Iiiiiiinterviste & Commenti
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24COM01A2401 ZALLCALL 11 23:02:36 01/23/97 IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII pagina l’Unità Venerdì 24 gennaio 1997 2 IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII IntervisteIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII &IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII CommentiIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII IL LIBRO Esce oggi «La sinistra nell’Italia che cambia» di Massimo D’Alema UALE sinistra nel mon- conservatrici e se andrà oltre la logi- do della globalizzazio- ca tradizionale delle coalizioni che ne e nell’Italia post-de- rispondeva a una situazione di non- mocristiana? Esce oggi, ricambio. La questione sta domi- presso Feltrinelli, uno nando il dibattito di queste settima- Q snello libro di Massimo ne, come si è visto al congresso del D’Alema curato da Roberto Gualtie- Ppi e si vede nelle assemblee pi- ri («La sinistra nell’Italia che cam- diessine. Che cosa ha da essere bia») in cui sono raccolti, assieme quel «di più dell’Ulivo» rispetto alla ad un saggio introduttivo, interventi coalizione classica è affermato con in gran parte inediti che, nel loro in- una certa cautela dallo stesso D’A- sieme, ci offrono le basi analitiche lema, e questo secondo me si spie- dell’azione politica del segretario ga non tanto con la presenza di del Pds. Di più: definiscono il profi- idee diverse sulla prospettiva di lun- lo culturale di un pensiero politico go periodo quanto con la proble- che, pur valendo per immediate im- maticità e fluidità dello scenario po- plicazioni pratiche, liquida la vulga- litico immediato. Ma intanto l’Ulivo ta di un D’Alema «freddo tattico» (a deve dare il meglio di sé nell’opera cui egli stesso ha concesso qualco- di governo e, tramite l’agire coordi- sa con la sua insistita esaltazione 24COM01AF01 nato delle sue componenti, nella della «téchne»). Sono pagine ispira- 5.0 capacità di coinvolgere nel proces- te ad una esplicita dialettica tra una so ricostruttivo la parte avversa sen- concezione neo-socialistica e un’a- 27.0 za di che c’è il rischio della non ri- nalisi senza pregiudiziali metodiche forma e di quello che D’Alema (sociologiche, strutturali, valoristi- chiama «collasso istituzionale» che che). E che di necessità assumono ridarebbe fiato alle opposte tenden- una dimensione temporale con- ze del consociativismo e della spal- grua, quella della fase storica e del- lata plebiscitaria. E il rischio che l’a- la transizione. Proprio per questo, bdicazione della politica e l’ostru- prima di richiamare i principali con- zione del canale delle decisioni si tenuti dei testi, mi permetto un con- saldi con un radicale declassamen- siglio al lettore: inizi la lettura non to dell’economia così che il sogno dal primo capitolo ma dalla parte ulivista di un novello «modello rena- seconda «Cinquant’anni di vita ita- no» s’infranga nella nuova divisione liana». Cioè, si parta dalle radici. internazionale del lavoro imposta E le radici sono nell’intreccio set- dalla globalizzazione. tantennale tra storia nazionale e Sono queste le motivazioni della storia del comunismo italiano il cui strategia pidiessina che fissa i suoi acme è indicato negli ultimi anni capitoli connessi: Europa, nuove ‘70 con la crisi del modello nazio- istituzioni della democrazia, nuovo nale postbellico e con quella che Welfare, rinnovamento unitario del- viene indicata come la «sconfitta MassimoD’AlemamentrefirmadegliautografiadalcuniragazziaPiazzaMontecitorio FilippoMonteforte/Ansa la sinistra democratica. Ognuno di storica della sinistra». questi assi contiene un È in quegli anni che le nucleo di rivoluzione due storie, coessenzia- culturale, cioè un supe- li nel loro rapporto di ramento e non un sem- opposizione e necessi- plice aggiornamento di tà, perdono l’occasio- culture storicamente ne di conciliarsi per accumulate. Per esem- dare luogo a una fase «Sinistra, non è l’ora di aver paura» pio, D’Alema attribui- nuova di compimento sce alla integrazione della rivoluzione de- europea anzitutto il si- mocratica non più violentata dalle ne della centralità dc produca la messo riformatore, profilo della formatore. Da cui dipendono la ri- gnificato di una necessità fisico-di- costrizioni della guerra fredda e del Alla vigilia del congresso del Pds D’Alema pro- crisi dell’unità del paese; che una strategia sociale, questione della forma delle istituzioni, l’assetto pro- mensionale imposta dalla globaliz- bipolarismo ideologico. Il modello sinistra ancora timida nell’approc- giustizia, ecc.) appaiono nella loro duttivo e proprietario, il nuovo Wel- zazione, nella prospettiva non di Italia paga l’artificiosità del proprio pone, in un nuovo libro edito da Feltrinelli, la cio alle novità decada nel conserva- indubbia rilevanza, non solo imme- fare, la europeizzazione. Dunque una universale guerra permanente sviluppo (un’economia mista a de- torismo e nell’incapacità ad asso- diata, come un sottosistema di ri- c’è di che discutere, c’è di che te- tra potenze economicamente ag- ciso timbro statalistico incapace di sua analisi sulle radici della crisi italiana a fon- ciare il moderatismo democratico; cerche e di proposte, non tutte ri- matizzare rifiutando l’ottimismo gregate ma di un sistema-mondo superare il proprio dualismo, un che la devastazione finanziaria del- conducibili a unità, rispetto all’im- consolatorio come la paura dell’e- regolato da vincoli e istituzioni. Ma Welfare sorretto dal debito pubbli- damento dell’innovazione della sinistra per lo Stato dislochi in zona reazionaria pianto della linea politica che nei strema esposizione. siccome quel sistema sarà il frutto co, un sistema di potere autorefe- quel pezzo d’Italia che è cresciuto suoi fondamenti non appare conte- Il giudizio sulla crisi e sui suoi op- pursemprediunrapportodiforze renziale); e il comunismo italiano un’Italia europea, uno Stato riformato. nel debito pubblico e nell’inflazio- stata da nessuno dentro il partito. E posti sbocchi è articolato ma pur materiale e politico, occorre che paga la propria incapacità ad uscire ne; che lo Stato si presenti ancor non credo che si tratti dell’omaggio sempre ruotante sull’asse pericoli- l’Europa (regno della prima moder- dal bozzolo dell’«assedio reciproco» più permeabile alle suggestioni cor- (sincero o forzoso) a una linea opportunità. Anzitutto siamo anco- nità e dell’influsso socialistico) si e di una consociazione rassegnata porative e autoritarie. In ognuno dei «che ha vinto». Intanto è da dire che ra nel pieno della «crisi della politi- aggreghi come entità competitiva ad una democrazia protetta e senza ENZO ROGGI passaggi della vicenda politica suc- di quella linea fa parte la valutazio- ca», ma contrariamente al 1992-94 sia nel campo economico che in ricambio. D’Alema indaga il rappor- cessiva la riflessione e l’agire di D’A- ne della relativa gracilità della vitto- quello del modello sociale. È un esauste tutte le forze e le strutture maturità liberale della borghesia ita- si può ora tentare una ricostruzione to (un vero accumulo critico di cui lema appaiono ispirate a quell’in- ria; una gracilità che D’Alema sem- in avanti pur sapendo che, appun- originale recupero della nozione di non si ebbe tempestiva consapevo- del «caso italiano». liana, la mancata unificazione eco- sieme critico. Non solo l’analisi del- bra quasi porre a discrimine ricor- «civiltà europea» che ci consente di nomica del Paese, l’ambiguità del- to, i rapporti di forza reali non sono lezza) tra blocco del ricambio de- Qui è l’origine del tracollo del si- le ragioni più profonde della scon- dandoci che il 21 aprile non segna reggere alla sfida globale, di garan- l’integrazione cattolica nell’épos na- ottimi sia in ragione della spaccatu- mocratico e configurazione sempre stema politico della prima repubbli- fitta dei progressisti ma scelte come un’inversione del rapporto di forze tire le stesse prospettive nazionali e zionale (impressionante il collasso ra del Paese nel consenso, sia in ra- più anomala del modello economi- ca, di cui Tangentopoli è stata il l’appoggio al severo torchio del ri- nel Paese né rappresenta una rottu- di costruire un modello sociale la del partito cristiano nelle proprie gione dell’immaturità della struttu- co e sociale, rapporto che sarà alla clamoroso epifenomeno. Qui si si- sanamento finanziario e al governo ra profonda del processo di disgre- cui qualità sia segnata da un mo- metropoli), la devastazione etico- razione delle forze in campo. Non base non solo di una strisciante de- tua la concentrazione esplosiva di Dini, i molteplici tentativi di attivare gazione sociale (abbiamo vinto derno inveramento dell’ispirazione politica di un ramo del socialismo basta, anche se è indispensabile, generazione morale ma di dirom- fattori oggettivi e soggettivi che pro- un processo di riforma costituziona- nella politica, non ancora nella