115 allorchq io stato igrometrico era 0,5~: e tuttavia nel primo caso s'impiegavano soil 0,315 chilogrammetri al secondo, men- lre nel secondo fu necessario il lavoro di 0,380 chilogrammetri. Si trova inoltre che ai gradi di umidit'~ relativa 0~36; 0,49; 0,~; 0~69, corrispondono i valori 0,0t64; 0,0180 ; 0,016~; L 0,0143 del rapporto --tra il lavoi'o e l'intensit.~. Laoude ri- = sulta questo fatto , chela macchina di Holtz ~ piu economica nelle giornate umide che neile ascitJtte. Nella pros~itna adunanza darb la spiegazione di questo fenomeno, e dimostrerb che le correnti delle macehine elet- tricheseguono la legge di Ohm~ come tutte le altre corren- ti elettriche.

SOPRA UN NUOVO INTERRUTTORE E SUL SUO USO IN ALCUNE ESPERIENZE DI INDUZIONE; PER R. FELICI.

t. Nel corso di a|euni miei studi~ sulle azioni e|ettriche ma- nifestate da un coibente soggetto all'azione a distanza di un corpo elettrizzato~ pensai che mi potevano es.~ere utili, e forse anche indispensabili, alcune esperienze sulla variabile intensit/t delle correnti iadotte dal magnetismo di una massa di ferro dolce, durante il piccol tempo the essa impiega ad acquistare od a perdere il magnetismo indotto da una forza esteriore, ehe subitamente r o cessa di agire; e fino dail'anno seorso feci alcune prove con un interruttore atto ad aprire od a chiu- dere dei circuiti ad intervalli brevissimi di tempo. Avevo una spirale voltaica per magnetizzare uu cilindro di ferro dolce; il quale poi magneti~andosi, e smagnetizzandosi, induceva una corrente in un' altra spirale separata dalla prima. Andai modiflcaudo 13 forma di quel mio interruttore, a misura che le esperienze me ne aceennavano i difetti; ed ora che mi pare sempliee, esatto e di un uso , 1o descrivo. tl6 Appareechi dello stesso genere furono gih ideati e adope- raft, dall'ltelmholtz per Io studio dell'extracorrente in ua circui- to voltaieo (1), dal Blaserna per Io stato variabile delle corren- ti di induzione (-9.2), e flnalmente in questi ultimi giorni dal Cazin per 1o stesso seopo (3). L'interruttore dell'Helmholtz si eompone di una tavoletta orizzontale sulla quale stanno due piecole leve, ciaseuna delle quail 6 mobile iu un piano verticale e attorno ad un pernio che passa per il suo mezzo, all'incirca. Quando sono orizzontali, quelle leve stanno vieine ira Ioro, e lungo la stessa linea retta. Una terza leva, un poco pif~ grande, e pure in simil modo im- perniata sulla stessa tavoletta 6 mobile ia un piano verticale, no~'male a quello nel quale si possono muovere le prime due. Questa ultima lena pub imprimere un rapido movimento alle altre due, cadendo a un tratto sullr loro estremit'~ vicine. Tut- tee tre le leve portano dei fili conduttori, le di cui estremit~. emergendo od immergendosi entro vaschette piene di mereurio, in ogni urto d/tto della leva maggiore, ehiudono od aprono dei circuiti ad intervalli brevissimi di tempo, che sono misurati dalle deviazioni di un galvanometro. L'interruttore del Blaserna 6 formato da uu eilindro, the pub ruotare con velocitY, costante e pif~ o meno grande attor- no al suo asse. La supertleie del cilindro 6 in parte conduttri- ee e in partr isolante, come nei eomuni interruttori, ma con assai miglior disposizione. Della molle posano su quella super- fieie, e quando il cilindro ruota e vi striscia sotto, esse chiu- dono ed aprono periodicamente i eireuiti, ad intervalli di tempo uguali e calcolabili coaoseendo la velocita e le grandezze degl'in- tervalli, alteraativamente eonduttori ed isolanti, del eilindro. Nell' apparecchio del Cazin la caduta di un peso serve a chiudere ead aprire i eircuiti facendo urtare una molla contro delle parti metalliche, od immergendo entro uu vaso pieno di mereurio un' asta portata vertiealmente da quel peso medesimo.

(1) Ann. di Pogg. 1851 pag. 515. Die Lehre yon Galv. und Elektromagn. yon G. Wiedemann, zweiter Band. 1865 pag. 741, (2) Archives 1870. (5) Ann. de Chim. et de Phys. t874. 1t7 Can gli apparecchi dell'llelmholtz e del Cazin, per ogni ca- duta della leva o dot peso, si osserva nel galvanometro ,no d~viatione impulsiva dovuta ad una quantit'~ di elettricith svi- luppata dopo un date tempo, decorso dall'istante delia ehiusura o della apertura del circuito voltaico, e durante un date inter- vallo di tempo. Con l'appareechio del Blaserna si osserva nel gaivanometro una deviazione flssa, dovuta a quella quantit'~ ri- prodotta periodicamente ua note numero di voile al minute so- condo; perch6 la rotazioae continua del cilindro ripete perio- dicameute le chiusure e 1~ aperture dei circuiti. I1 mio interrut- tore sarebbe del genere di quello dell'Helmholtz, da cui per6 dif- ferisce moltissimo. Dobbiamo altresi ricordare ehe l'Helmholtz in aleune sue pih recenti esperienze adoper6 un pendolo, il quale cadendo per eseguire una oseillazione incontrava con dei piccoli ounei flssati oriztontalmente lunge la sun asta due leve molto leggere, che servivaao a chiudere o ad aprire dei cireuiti eel mezzo coasue- to delle vasehette di mercurio (t).

2. La flgura t. (Tar. HI) rappresenta in prospettiva il mio interruttore, e la flgora 2. ne d/~ la proiezione orizzontale, ab 6 uua grosset lastra di ferro fuse, largo 0%20, lunga 0%97. Ha nel sue mezzo una fenditura ff larga 0m,03, lunga 0%23, che pus- sa ira due pilastrini S S di forte stall fusi can la lastra. Qne- sta parte, che 6 la base dell'appareechio, 6 di ferro fuse, e non di ottone per una solo ragione di eeonomia. ll 6 una grossa sbarra di ottoue lunga 0%28. Essa una specie di leva a braccia uguali, girevole interne all'asse orizzontale OO, e peso sui r che stanno sui pezzi SS. M,M, sono sostegni di ottone alti 0m, I6 di grosse pareti, e di un sol pezzo a squadra. Di tall sostegni se ne possono aver quattro almeno ; due da uu late, e due dall' nitro late della fendi- turn. Sou tenuti al posto con viti; e delle guide permettono di colloearli a distanze convenienti dal centre dell'apparecchio, muo- vendoli parallelamente alia fenditura, e al piano verticale in

(I) ~onatsberichte .... ldaggio i~71. 1t8 cui ~ girevole la sbarra ll. Nella figura 1. due di quei soste- gni compariscono tronchi nella base, per lasoiar vedere gli al- tri due, dall'altra parte della fenditura. I~ necessario aver pre- sente che essi sono da lastee di ebonite isolati fra loeo e dalla base dell'appareechio. Ogauao dei sostegni M, porta an pezzo che insieme col suo sosteguo M ~ disegnato a porte hello flgura 3. In questa figura A 6 una lastra di ottone alia 0=,08, larga 0~,05. L L un' asta di aceiaio~ o leva, luoga 0%08, girevole in un piano ~el.ticate attorno al pernio o fisso nel!a lastra, m, a~ % un pezzo di ottone entro ii quale passa a forte pressione l'asta o leva L L, la di eui estremit'3 p termina a bietta, con una porte uu poco curva. Quel pezzo m, ~ ~ saldato e serrato alia sbarretta L L con viti; perch~ preme molto ehe quel pezzo e la sua leva L L facciano un tutto ben solido, onde non vi sian ritardi sensibili nella propagazione di ua movimeato dall'uno all'ultra. 11 pezzo m, n ha an serrafili n, e pub posar~ soila superflcie piano ss del pezzo the .gli sta di fronte. 9, ~ una lastra di ebanite fissa alia lastra A. Essa so- stiene un pezzo di ottone P, il quale ha un foro v t the 1o attraversa verticalmente, il pezzo q,t'~ formato da una te- sta 9 cilindrica, la quale hello direzionB del suo asse ha per appendiee uu gumbo, o ciliodretto pifi sottile v,t ehe passa a pressione nell' anzidetto foro del pezzo P. II gumbo v t termina a modo di rite, per stringerlo al pezzo P col dado d. Vi ~ pure un serraflli r, uuito al pez~o metallico P. La testa q ha ua pic- colo foro, entro il quale si pub introdurre e. serrare con una rite un fllo conduttore. La molla z preme l'asta L L, e perei6 preme la parte pia- no del pezzo m, ~ sulla soperficie piano s~ s del pezzo q, quau- do i'asta non ~ sostenuta dai gancio c, come si vede nella figura. La lastra vertieale A 6 fermata con viti sopra di un pe~zo che scorre a coutisse lungo la porte verticate det suo sostegao M. Tutti i quattro sostegni M sono, eoi pezzi che abbiamo de. seritti, perfettamente uguali fra Ioro. Eccetto the i due pezzi M the sono alia dritta, hello figura t. haono il pezzo A collocato come si vede hello figaro 3. aclla quale la leva o L si muove t19 coo la sua estremit'h p dall' alto at basso per iuterrompere il sue co[..atto in s, s con la parte metaUica P sostenuta dalt'eba- nite; .entre ehe alia siuistra della figura !. i due sostegni M hanno il pezzo A collocate in mode, the per intorrompere quello stesso eontatto la leva o L deve muoversi dal basso all'alto. y~ y soao ghiere che scorroao a pressione lunge le brae- eia della leva l,l e possooo starvi solidamente fermate con vi- ii a pressione. Ciaseuua di esse porta lateralmente due piccoli ciliadretti di avorio e con l'asse di aeeiaio. Girando la leva l, l attorno al sue asse O O, nel verso del- la freeeia, quei cilindretti ineoutrano le estremita p dell6 le- ,Je o L, e tolgono rapidamente le eomunieazioni eonduttrici Ira quelle leve" e le patti metalliehe dei pezzi sostenuti dall'ebanite. Per ri,nettere la leva l, l nella sua primiera posizione, gli si fa complete un iotiero giro; il ehe 6 permesso dalla fendi- turn ~ f. Si pub anche, mere6 una facile avvertenza, far retro- eedere la ieva l,l senza fargli deserivere un giro intiero. Quella fenditura f, f ha pure Io scope di dar passaggio al- l'asta di ua pendoloehe si potrebbe avvitare perpendicolarmente alia leva l, I e nel mezzo di questa. Con questo pendolo si po- trebbe imprimere alia leva l,l una velocitY, ed una forza eostaute, dipendente dall'altezza da cai eadrebbe il pendolo. Allora sotto all'appareechio dovrebbe esservi un congegno alto ad impedirt; la ricaduta del pendolo. Io non ne he mai fatto use per era, ma potrh essere utile in vari casi. Noi duaqu~ abbiamo un mode per aprire dei cireuiti, i di cui fill eonduttori comunichino eel serrafili r ed n, oppure r ed h dei sostegai M. h 6 uu serrafili ehe sta nella base del so- steguo, e che perci5 comuniea sempre con la leva o L, e con tutta la parle metallica the non 6 sostenuta dull' ebonite 9. 51el potremo aprir quei eireuiti tutti hello stesso istante, oad intervalli di tempo misurabili nel mode eho or era diremo. Per assieurare bene il eontatto metallieo, vi 6 la molla z, ehe deve esser forte assai; perb nou route da generar troppa resistenza all'urto della leva l l. Ma questa leva 6 molto solida; e sieeomr porta seeo e il grave eiliudro Q e uu eontrappeso eentrato verso I'altro estremo delle asse 0 O, basra dar con ia 120 mane al sistema poea veloeitfi, di rotazioae, per alzare quelle leve senza provare aleuna reazione sensibile nell'istante dell'urto centre le leve o L, e senza ehe vi sia ritardo sensibile, o, per meglio dire, discontinuitfl di mote. Per imprimere quella velocit~t si afferra con la mane la parte centrale del eilindro Q, viciua all' asse, inserendo ie dita fra i raggi di quel r che si veggono nella figura ~i. Senza abbandonar con la mane il eilindro, si gira come so fosse una chiave, o un manubrio qualunque; e baster/t poca forza. Si pu5 variare la veloeit5 della leva, ma moderatamente. Per variare efflcacemente 1' iatervallo di tempo ira le interruzioni dei cir- cuiti, conviene alzare le leveo L, col lore pezzi A, sui soste- gni M. Perch/~ il combaciamento fra le superficie di contatto sin il pih perfetto possibile, si allenta il dude d, e si gira interne al sue asse il cilindretto q, in mode che la sun parte pinna s, s si eonfrichi, con del flnissimo smeriglio e una goceia di acqua, centre la superflcie piana del pezzo m unite all' ebanite. Poi con un pennello o con una pelle nuova di guanto, ai ripuliscono quelle superflr L' tlelmholtz feee mettere delle lastrine di ore in alcuni pezzi the urtandosi fra di lore stabilivano le eomu- nicazioni dei circuiti, e credo the abbia ratio beaissimo, ma helle mie esperienze per era mi ~ bastato quell' aazidetto arti- flcio per assicurare i coatatti. Prima di deserivere come si possono stabilire istantanea- mento Io chiusure dei eircuiti, diciamo del mode per misurare i tempi.

3. 0 Nella figura ~. si vede ia sirena di Froment, gib. troppo nota pereh~ io sia qui obbligato a descriverla. Quella sirena non fu disegnata nella*figura 1. per non complicar troppo que- sta figura, e per lasciar vedere le altre parti dell'apparecchio. Nella figura si vede come ~ sosteauta la sirena e il mode di regolar la sua posizione relativamente al eilindro. All' aneora della sirena ~ saldata ana sottile, elastica e non troppo stretta lamina T, the termina in punta ed ~ curva. Quella punta T pub toceare leggermente la superfieio levigatissima ~d affumi- 121 cata del cilindro. Quando la sirena suona, la lamina T vibra con l'aneora in un piauo parallelo al eilindro, e nei senso della sua larghezza, senza as, ere aleuna ~ibrazione sua propria. La scelta delle dimensioni, della tempra e delia eurvatura della lamina si fa presto, mediante un poeo di pratiea dell' appareeehio. Nella mia sirena, le elettro-ealamite sono luughe 0m,033. L'an. corn sopravanza di aleuni millimetri col sun estremo superiore le due elettro-ealamite; e il suono the pub ,'endere dipende quasi intieramente dalle sue dimensioni. Essa 6 posta in azione da tre o quattro coppie alia Bunsen; perch6 bisogna ehe la la- mina vibri con forza, e non sin troppo pieeola I" ampiezza della sua vibrazione. La mia sirena dava ordinariamente il do~ di 512 vibrazioni semplici; oppure il do4, mutando I'ancora. 11 eilindro ha un raggio di 0m,09, ed 6 lungo 0m,03. 11 pezzo W (/qy. tr.) sostieue la sireua, e pu6 avvieinarla eonvenientemente al eilindro. In questa figura si vede una rite the posa con la sun estremitf| ben rotonda sopra ua piano me- tallieo orizzontale, ben levigato e flsso. Quest' ultimo pu'5 anehe essere fatto con una lastra di ~'etro, e serve con quella rite per eondurre la punta T a toceare leggermente la superfieie affumi- eata del eilindro. K 6 una specie di ganeio ehe serve a reggere la sirena quando-non si vuol the la punta T toeehi il eilindro, e quando si ~ gif~ regolata 1' anzidetta rite. La sirena 6 mobile iatorno 1' asse fisso XX, (/~y. ~..), e pub seorrere lungo quel- l'asse, parallelo al eilindro. Regolaado 13 forza della pila, ed aleune viti della sirena si riesce ad ottenere uu suono puro e eostante. Un piccolo eangiamento nella forza della pila non in- fluisee su quel suono. Si determina quel suono con un sonometro, o con uu altro istrumento qualunque, e poi liberando la sirena dal ganeio K, si fa ehela punta T toeehi il eiliudro. Quando la sireua taee, essa seorrendo lungo 1' asse X X disegua sulla superfieie del ei- lindro una linen tetra, ehe con un poeo di attenzione si pub render sottilissima e lueida. A quest" ultimo oggetto vuolsi ehe il sostegao W possa aggiustarsi facilmente e mantet~er I' asse XX parallelo al eilindro. Si fa poi agire la sirena, e si aseolta seil suono ~aria quando la punta toeca o no il eilindro. Tal $orie ~. Vo|. XIL 10 t2-2 variazione pu6 essere insensibite~ ma ~on 5 mai superiore ad un mezzo tone. Finalmente si fa girare il cilindro; e se tatto 6 ben dispost% non vi 6 sensibile variazione di tuoao.

4. Lo leve eL possono collocarsi, come gi~ 1o avwrtimmo, a diverse altezze sui sostegoi M. Quelle sui sostegoi M a dritta nella figura 1. e che sono urtate nel mote discendente della leva II, possono alzarsi fine ache il lore pernio o sia a livello dell' asse O0, ma non sarebbe conveniente di alzarle maggior- mente; posson per6 abbassarsi.Le leve eL alia sinistra in quella figura possono abbassarsi~ fine al livello pure di quell' asse, ma possono alzarsi. Dalla velocit~ della leva l l, e specialmente dalla posizione deile les'e eL, dipende l'intervallo di tempo ira le interruzioni dei circuiti. Supponiamo. cho sian due sell i cireuiti da interrompersi. Ai|ora i due eapi di ua cireuito si fermano l'uno al serrafili r, e l' nitro al serrafili n o al serrafili the 6 nella base del soste- gno (fig.' 3.). La stessa cosa si fa col capi dell" altro circuito e con un altro sostegno M. Quindi si opera nel mode segaente : !. 0 Si pone la leva II con uno de' suoi cilindretti di ave. rio e a eontatto della parte curva p diuna delle o L. I1 siste- ma 6 piuttosto grave e ben equilibrat% talmentech6 la lova ll rimane in quella posizione da se. 2.0 Si abbassa la sirena senza farla suonare, e avendola gib. ben preparata con la punta della sun lamina T, faeendola scorrere lunge I' asse XX~ le si fa tracciare ann linea tetra sul cilindro affamicato. 3. 0 Si rialza la sirena, che prende da s6 il gancio K. Poi si mette la leva U con uno de' suoi cilindretti di avorio a con- tatto similmeate con 1" altra leva eL, dalI' altra parte dell'appa- reeehio; ed abbassando di nuovo la sirena le si fa tracciare sul cilindro un" altra linen retta. ~.~ Si rialza la sirena~ e movendola lunge 1' asse XX si sceglie il luogo eve ia saa panta vibrando dovrh tracciare sol cilindro in movimento la sua eurva sinuosa, come in certe espe. rienze di acustica. Via via spostaado la sirena~ nel torso delle 4~3 esperienze se ne potranno tracciar molts di queile cu~'ve sul ci- lindro; e facendo girare di 90, o di 180 gradi questo cilindro, interne 1' asse 00, indipendentemente dalla leva II, si perth ran- tare ia parte della superfieie affamicata she riman sotto a quella puata T. E si potrh, dope un eerto numero di esperienze levare il eilindro per ripulirlo ed affumiearlo di nuovo. 5. 0 Si disports la leva II a una certa distanza angolare dalla estremitb, p della prima delle leve eL che deve esser eol- pita. Si riabbassa la sirena e si fa suonare; e poi giraudo la leva ll iatorno al sue asse 00, si apcono i due eircuiti, rial- zando sueeessivamente le leve eL. Non avendolo abbandonato con la mane, il sistema si ferma pose dope aver interrotto il seeondo eireuito. 6. ~ Si fa taeere la sirena, e si rialza. I1 8aneio K la preade da s~, senza the 1' esperimentatore se ne alia pensiero~ e gli impedisee di rieadef'e. Dope si soutane sul eilindro, osser- vaodo le sinuositY, traeeiate dalla sirena she sono compress fra le anzidette lines rette, le vibrazioni e le frazioni di ~ibrazione, ossia ii tempo deeorso Ira le due iaterruzioni dei eireuiti. Prima di fare le esperieaze ~arb. bene di far passare uaa eorrente per il eireuito delia spirals seeondaria e della bussola ed osservare se eangia la indieazione della bussola premendo con forza centre il piano s,s la leva eL. Si potrh in el6 far use della stessa eorrente di induzione, era premendo era no quella leva. Se in quel mode si scoprisse she il eontatto in s,s non fosse perfotto eoaverrebbe ripulire bene le superfieie di eon- tatto, e, se fosse neeessario, aumeotar la forza della leva z; ma sar'5 sempre molto utile di eonfriear il pezzo q centre la parts piana del pezzo she gli sta di centre anehe senza adoperare smeriglio, some dianzi dieemmo. Conviene anehe avvertire she pub per avventura temersi uu eangiamento temporario nelle resistenze dei eireulti nel tempo in eui la leva eL si muove; pereh~ la eorrente, sia quella delia pila o quella di induzione, passa per il pernio interne al quale gira quella leva. E veto she la detta leva eomuniea con la parts metallica del sostegno M anehe per mezzo della molla z, ma questa molla in quel tempo striscia sulla leva; e per non a~er dubbi io feel saldare un eerie file conduttore, piegalo in spirale, con una sun estremith in un punto di quelta leva, e con I'altra estremitit in un punto della laslra A sulla quale sta la leva. Per valutare le frazioni di ~ibrazione si pub osservare ad oeehio nude, o con una lente sempliee, come io son costretto a far sempre, perehe son presbite, e si pub far use di un piccolo regolo diviso almeno in mezzi millimetri. Si pub infine adottare il mode ehe torna pi6 eomodo alresperimentatore, ecl a se- r del grade di esattez.za ehe si vuol raggiungere. Ma quelte frazioui di vibrazione si valutan sempre con esattezza con un piccolo microscopio, consistente in un solo tube reunite di un obbiettivo di poeo ingrandimento, e di un oeulare con micro- metro. Questo tube va montato di faccia alia sirena dall' ultra porte del cilindro, in guisa da peter esser disposto normalmente al cilindro, e da peter muoversi parallelamente all'asse O0. Tutto ei5 non fu indicate helle figure. Finalmente si pub aspettare a far con tutto I' agio quella misura, dope aver terminata una serie di esperienze, e trae- clara una serie di quelle curve. (;osi si diminuir~ I' errore pos- sibile per una variazione della pila. II eilindro Q 6 forte con una grossa lamina perch,, non si alteri sensibilmente quando 6 risealdato per affamicarlo. Con- ,~iene ehe si infili sull'asse O 0 e si unisea al sistema solidamen- re, earle non possa menomamente ruotare indipendentemente dall'asse e dalla leva ll. Perci6 egli ha un disco D eentrale the porto, parallelamente all' asse O O, qnattro piuoli grossi e eorti, the entrauo in quattro fori di un nitro disco centrato e unite con quel medesimo asse; e quei due disehi eombaeiano esattamente fro lore, stretti da un dude a rite dalla porte op- posta, cio~ dalla porte ehe sta di fronte all'esperimentatore. I~ utile ehe sia fatto con una grossa lamina, auche per poterlo ri- toeeare al tornio qaando per un lunge use avesse sofferto qual- ehe ~ariazione di forma.

5. Nei primi tempi di questr mie prove, ii mio interrutto- re era pur eomlm3to da uoa leva 1 l, da un cilindro Q e da una tirena, mail rimancnte era d'altra forma. Salle ghiere y dalla parte eve era stanno qnei cilindretti di avorio, crane al- lora fissate detle lamine di ottone, parallele al piano di rota- ziune della le~'a I l. Ouesta non urtava centre la estremit'a p della leva o L, ma con le sue estremit/~ l ed I urtava centre i ganei c, che tenevano alzata la levao L~ onde questa rieadet, a e chiudeva un circuit,), col sue contatto sul piano s s. Ometto di dese,'ivere comptetameute come tutte le nitre parti dell' ap. parecchio eran disposte. Dirb solo the nella estremit'a p di ciaseu- na leva o L, vi era una pieeola molla, o indice, che nella espe- ricnza striseiava con la sua punta sulla lamina fissa sulla ghie- ra y, e ehe era affumieata. La linea cosi tracciata su quella lamina da quell'indiee, dovea comporsi di due porzioni di cir- eoli i di cui raggi erano disuguali~ ma col lore cet)tro comune sull' asse di rotazione 00. Uaa di quelie porzioni era traeeiata prima ehe la leval l ineontrasse il gancio c, e l'altra dope la caduta della leva o L a partire dal primo istante dell' urto. Quelle due parti di cireoli eraa riuaite da una terza curve, com- posta da due movimenti circolari e eontemporanei. Vole~'o vedere semi riesciva di precisare con quelle curve l'istante in cui si stabilivano realmente i confetti. Ma vidi che I'artilieio non era buono; e fra le nitre rose mi accorsi the la cnrva traceiata sulla anzidetta lamina dall'indice collocate in p, sulla levao L, era una curve sinuosa, e non un arco di circolo, come avrebbe depute essere se la levao L non si fosse posta a vibrate dope I" urto, aprend,o ,:os'~ e ehiudendo per diverse ~olte rapidissimamente Io stesso eircuilo. Non mi ,'iesei d'impedire quel mote ~ibratorio, ma forse ei perdei troppo presto la speranza e la pazienza. Fra le altre prove, misi sotto il piano s,s della gomma elastica, delle pie- cole molle, oppure del piombo, e posi anche, tanto per veder- ne I'effetto su quel mote, della pasta e della eera molle sullo stesso piano s, s ; ma non riescii a nulla, e la leva vibrava sem- pre. Vero 6 the quelle vibrazioni diminuivano di ampiezza, e tanto pid quanto pi/t debole era I'urto. Feel altre prove con una molla la quale era fissa sopra un sostegno analogo ai sostegni M, e chiudeva od apriva il eireui- 1~6 to striseiando sopra la lamina di eui ho gih parlato dianzi, e the era fissata sul pezzo y. Cos~ potea essere dcterminabile I'istante in cui quefla mOlla iaeontrava la lamina, e l'istante in eui la laseiava. ~on saprei asserire se quella molla si po- nesse o dO a ~ibrare dope aver ideontrata la lamina ; dir6 sul- tanto cite ne abbandonai I'uso, pereh~ i resnltati numeriei dells esperienze dipendevano sensibilmente dalla veloeita con eui si operavano i contatti. Bisperando di peter far eostruire il mio appareeehio, in mode eosl esatto da superare le diffleolth di quelle cause di errors, volli eseludere quells cause con la dispositions seguente.

6. II cireuito della pila, (fig-3.)~ haun eap~ nel serrafili ~" e I'altro nel serraflli h della base del sostegnn. Cosi finn a the la leva o L posa sul piano s~s il circuito della pila ~ chiuso. Abbiasi era la spirals che si vuol fare istantaneameute invade- re dalla corrente della pila, e mettiamo uu cape del sun file nel ~erraflli r~, e l'all.ro stretto nel fore del pezzo q del pezzo metallieo P, retto dall'ebanite. Seil eontatto in s, s ~ bene stabilito, non cireolerb, nella spirals she una correate affatto iasensibile, a meno the non si tratti di molts topple alia Bunsen; e quando si vorr'~ chiudere il eircuito, nan si fara she aprire il eontatto in s,s colpendo la estremita p della leva o L. Quando per6 si tratta di una for- te eorrente, la d~rivazione della spirals pub esser sensibile; ma ci si rimedia prendeudo due di quei sostegui M, e con Io stes- so artiflcio. Allora ~i uuiscono i serra~li n e q ai serrafili n e q di ua nitro sostegno M, per mezzo di due fill eondnttori : e invece di porte i due capi della spirals ai serrafili ~t e q del primo sosteguo ( nel quale sono i capi della pila ) si pongono ai serrafili hed v del secondo sosteguo, ggli 6 evidente chese torna meglio, si posso,~ porte i capi del circuito della pila do- ve era son quelli della spirals seeondaria e ,~iceversa. Cosi av- visas she se vi ha una derivazione un poco troppo forte della eorrente della piia, essa eircola fra i due sostegni, e non de passa uua parte sensibile nella spirale. Le leve o L dei due so. stegni devono esser r nello stesso istantr della leva l I. 427 {2on la precedente disposizione, non avevo alcuna eorrente sensibile nella spirale della pila, flno a the le leve o L non cran sposlate dalla leva ll; anehe quando avevo otto eoppie alia Bunsen, ed una bussola di Weber~ di gran modello, eostruita dal Ruhmkorff. La figura 5. rappresenla con dei semplici tratti come sono ill quella disposizione il eircuito della pila, quello della spirale in cut deve passar la eorrente della pila stessa, le leve o L sui Iota pezzi P, e i fill anzidetti ehe uniscono fra loro i due so- stegai. Nella stessa flgura ~ anehe rappresentato il eircuito di uua seeonda spirale coueentrica alia prima, ma isolata da essa. Questa seeonda spirale ha ieapi del suo ilia, urtiti ai serraflli di uu altro sostegno, al quale yunna pure i capi del ilia della bussola destinata a misurare la eorrenta indotta dalla spirale ~'oltaiea. Se la lcva o L di questo sostegno non toeea il piano s, s del suo pezzo P~ tale corrente non pub circolare nella bus. sola: cosl il cireuito della bussola ~ aperto a partite dall'istan, te in eui la leva l, 1 colpisee la le~'a o I, di quel eircuito. Spero di aver fatta una deserizione sufficientemente chiara del mio interruttore : ed ora non mi festa ehe a deserivere al- curie esperieuze, al solo oggetto di far vedere il grado di esat- tezza the pub csser raggiunto con quell' appareeehio, e quanta ne sia l'uso facile e pronto.

7. Per ~'erilleare se I'intev'ruttorc ~ esatto volli adoperarlo per veriflcare la nota legge di Pouillet sulla proporzionalitfi. fra le deviazioni impulsive dell" ago, e le durate del pa6saggio " della corrente nella bussola, quando quelle durate sono picco- lissime di fronte al tempo impiegato dall'ago a spostarsi sensi- bilmente dalla sua posizione di quiete, e gli angoli corrispon- dentia quelle deviazioni sono put pieeolissimi. Quella legge d'altronde quasi di per se stessa evidente. Disposi il circuito della pila come gib. Io indieammo nella figura 5., fuorch6 in quella flgura sono iadicati due cireuiti di- stiuti e delle spirali~ mentre nel presente easo non ,,'i souo spi- rail e vi ~ un sol circuito. La esperienza comincia quando le leve o L posano tutte e t'28 due sui lore piani s,s. La Icva ll chiude il circuito, eio6 manda la corrente della pila nella bussola abbassando contemporanea- mente le leve eL che sono disegnate alia sinistra nella figura 5, e Io apre urtando la ieva eL disegnata alia dritta nella figura stessa. Avevo due pile alia Bunsen per la bussola di Weber, e tre per la sirena. Questa mi dava il la di t~80 vibrazioni sempliei. Avevo due soil girl di file per la corrente nella bussola. Et'a file coperto di gomma, ehe avevo passato interne alia bussola per non adoperare ii file proprio di questo istrumento. Variavo i tempi operando come gia ho avvertito. Mi assicuravo di tempo in tempo delia costaaza della cor- rente, iaducendo con essa una eorrente in una spirale che era unita al file proprio della bussola, e ehe era vieiaa ad un' ultra spirale ehe facevo pereorrero dalla eorrente, staeeando per al- euni istanti i eapi del file delia pila dai serrafili dew interrut- bore. Non posse a,~ar giudieato esattameate dei tempi fine al deeimo di una vibrazione, pereh~ non feel use del mieroseopio ehe deserissi, ma pet chi 6 pratico di questo 8euere di espe- rienze basterh la tavoletta seguente. Lo speeehio della bussola era a 2m,20 dall' obbiettivo e dai cannoeehiale della bussola.

Bu~8ola Vlbrazioni Rapporti

Ul 0,90 1,30 t,67 2 l,tO 1,80 ,64 3 ! ,85 3,10 4,67 2,30 3,80 t ,65 5 3,00 5,00 1,67 6 f*,lO 6,70 1,63 7 5,80 9,h0 !,6/, 8 6,~0 10,50 9 7,60 t2,60 t,66 t0 7,85 13,10 1,67 tl 9,20 1 ~,90 t ,62 t2 9,20 15,00 J ,63 13 t 3,20 21,50 1,63 t4 13,60 22,~0 1,65 129 La ~. colonna mostt'a i rapporli fra i humeri della 2. e della ";. Tall rapporti sono costanti, almet~o con tulle l' appros- simazione permessa, non potendo garantir~ ia esattezza della seeonda decimale in quelle colonne; e d' altronde non 6 possi- bile valutar la seconds decimale hells lettura della bussola. A tulle rigore quei numeri rappresenterebbero le coordinate di una linea retta che passa a piecolissima distaeza dell' origine; e quella distanza sarebbe minore di 0,0t, ma non potrebbe per le ragioni anzidette valutarsi" esattamente. II valore di quells distanza rappresenterebbe quelto dell'extracorrente del circuito del galvanometro al chiudere del eircuito. L'ltelmholtz, eel sue eitato lavoro, aw'erti per il primo ehe, generalmente parlando, eonviene fare nile deviazioni della bussola, o del galvanometro, la eorrezione per la influenza di quells extracorrente, quando si vuole servirsene per la determi- nazione di tempi pieeolissimi; e diede una formula per fare quells correzione. Ma nella nostra precedente esperienza pare the quella correzione sia traseurabile. In ogni case si vede che il nostro interruttore pub ser~ire a determinate esperimentalmente il valore di quells extraeor- rente. Per quest' ultimo scope !' ilelmholtz eonsiglia di adope- rare un gal~,anometro la di eui resistenza sia grande, rispetto a quella della pila e del resto del circuito; e consiglia di fare in mode che nell'atto dell'apertura del circuito della pile si ehiuda un circuito, composto del galvanometro e di un file di resistenza uguale a quella della pila. Qui aggiungo uu" altra tavola col resultati di un'aitra espe- rienza simile alia precedente, e fatta dal mio amice Dolt. L. Donati. Si a~eva un solo elemento alia Dat~iell. 130

Bussola Sirena

1 1,30 2,60 2 t,O0 2~00 3 0,50 t~16 t~ 0,25 0,52 5 0,~0 0,89 6 0,80 1,70 7 2,80 5,60 8 ~60 3,00 9 2,83 5,70 10 6,70 9,20 II 1 ~,20 28,50 t2 9,50 'l 9,00

In qaesta ultima esperienza furono valutate molto meglio che nella prima le frazioni di vibrazione. I~ manifesta la pro- porzione eostante fra le indicazioai della bussola, e quelle del- la sirena, e par sempre che, helle uccennate eondizioni, sia tra- seurabile la influenza dell'extraeorrente. Col mio iuterruttore si elude la difficolth di chiudere ua cireuito seQza ineontrare le cause di errore di cui parlammo. Cib potrb, essere utile nella generalith dei casi, ma non sara possibile a farsi quando converr~ che il cireuito sin non solo non percorso dalla corrente, ma sia anche realmente aper- to. Quest'ultimo ease mi si present6 studiando come ~aria la intensitb, della corrente indotta da uu cilindro di ferro dolce, al r o al cominciare dell' azione della spirale ~oltaiea. Ma prima di passare a quel case ~ convenieate il vedere con ua altro esempio quanta regolarit/~ si puo ottenere helle indicazio- ni del nostro interruttore, quando per chiudere uu circuito si pub far uso delVartiflcio sopra descritto. 8. Si tratti per esempio, di osservare come varia la inten- sith della corrente indotta dal ciliodro di ferro dolce che 6 nei- l'iaterao di una spirale voltaica, sopra una seconda spicale eoa- eentriea a queila prima~ e a partite dall'istante in cui si chiude il eircuito della pile. Per la corrente della pile avevo una spi- Iql rale di 0m,08 pel diametro esterno, e di 0m,0~, per l'interno, ed aita 0'n,13. IL suo fllo, eoperto di seta, era grosso 0m,016. At- toruo a questa spirale, per formate la spirale aeeondaria desti- nata alla eorrente indotta dalla prima, erano avvolti quattro atrati di filo grosso 0%01 e eoperto di gomma; ed ogni strato era di ~O giri. II tubo su eui era avvolto il filo della spirale primaria, era di tame ma con una fenditura lougitudinale, per impedirvi le eorrenti di induzione. Nella eapacita eiliudriea e interna di tal eoppia di spirali, pouevo un eilindro di ferro dolce, chela riem- piva quasi interameute~ avvolto da una tela eoibeute. I,a spi- rule interua, eio6. la seeoudaria, era nel eireuito della bussola; e con tre eoppie alia Bunsen per la spirale primaria ottenevo circa ,10 divisioni del regolo della bussola, quando vi era ii ferro dolce; e eirea einque divisioni per la eorrente indotta dalla sola spirale p~.imaria sulla seeondaria. Questa ultima eor- rente indotta presenta ua easo assai pia sempliee a studiarsi del primo i,1 eui vi 6 I'aziono del ferro, a menu ehe non sin eomplicato da disposizioni speeiali dei eireuiti, da gran numero di giri nelle spirali, e da grandi resistenze. E il nostro inter- ruttore si presta assai bene a tall studi. E di per s6 evidente ehela eorrente ehe eireola nella bus- sola durante Io stato variabile del magnetismo, dipende in ogni istante da altre cause nitre ehe dalla sempliee azione del ferro sulla spirale seeondaria; giaeeh~ quest'ultima sara anehe sog- getta all'azione diretta della spirale primaria, e questa risenti- r~ la reazione de l ferro, e della stessa spirale secondaria. Tut- te quaste reazioni influiranno suUa durata della magnetizza~io- ne e della smagnetizza~ioue, e sulla legge ira il tempo e la variazione del momento magnetieo del ferro. Feel aleune esperienze per verifleare quale influenza sensi- bile doyen reel mio easo attribuirsi nile eorrenti indotte nella massa stessa del ferro dolce. Per tale seopo ripetei ie esperien- ze ehe or urn deseriverb, e nelle quail adoprai quel eilindro massiecio di ferro, con un eilindro perfettamente uguale a quel- 1o, ma diviso Iongitudinalmente in quattro spieehi, da due piani ad angolo retto passanti per il suo asse. Talora que' spieehi erano separati fra loro da un aottile strato eoibente, e talora 132 non avean quello strato; anzi, per rendere piO sieuro il con- tatto metallico, erano stretti interponendoxi dei fogli ben lisci e stesi di stagnuola. Misi anche in luogo di quel cilindro, un altro cilindro si- mih; ma lotto con baechette di ferro separate fro loro di cir- ca due millimetri; e talora faeevo la esperienz:t in quel modo, talora versavo del mercurio per riempire gli intervalli fra quel- le bacchette, e renderli conduttori. I resultati che ottenni resta- rono press" a poco gli stessi; sin the l'ossero conduttori o no gli intervalli fi'a le diverse p:trti dells massa del ferro: il che, a dic il vero, mi so,'prese alcun poeo. Osservai bensi che, come era ds pret'edersi, la velocit~t dells magnetizT.azione o della sma- gnetizz~zione aumentavs a misura the Is massa del ferro era divisa ia maggior nnmet'o di pat'ti, distanti fra loro, iavece di formate un tutto massiceio ; e che quando il circuito della spit'ale secon- daria era aperto, quella veloeita fu maggiore di quando era chiuso. E infatti nota la influenza dell'astuccio metallico che si pone nei noti apparecchi ad uso medico, per graduate la inten- sit~ di aleuni effetti fisiologici. E tale influenza par debba es- sere, io parit'~ di cireostanze, assai maggiore di quella della spirale secondaria che descrissi; perch6 Is resistenza dell'astuccio 6 molto pi~. piccolo di quella della spirale. Per6 avverto the qui non intendo parlare the incidental- mente di tall incomplete esperienze.

9. Con uua disposiziose di circuiti uguale a quella dianzi iadicata, faeendo agire I'ioterruttore chiudevo il circuito della spirale primaria ossia Io faeevo istantaneamente percorrere dalla corrente della pila; e dopo un brevissimo intervallo di tempo aprivo il eircuito della spirale secondaria e della bus- sola. (~osi ottenevo la somma delle correnti elementari, indotte durante quell'inter~.allo di tempo; e variando la grandezza di quell'intervallo col modi the gi/l 11o descritti, ottenevo via via dei numeri diversi, dalla sirena e dalla bussola, e potevo con quei humeri costruire una eurva, clio essendo molto regolare mi assicurava nuovamente della esattezzs del mio interruttore. Ma aprendo ii circuito indotto dopo aver chiuso l'indueen- 133 te ave~o la somm3 deile correnti indotte dal ferro dolce, pifi la somma delle correnti indotte dalla spirale primaria sulla se- condaria ; e ~'olcndo saper la prima somma mi con~eniva saper la seconda. Per tale oggetto, e a fine di a~er una prima ap- prossimazione hello s!udio del f,.nomeno, ripetevo senza il ferro dolce, e con le sole spirali primaria e secondaria, le esperienze fatte col ferro dolce nolle spirali ; cosl ottenevo un" altra cnr~a ehe mi dava le correziotli d3 fa~si alle deviazioni della bussola, onde quelle deviazioni rappresentassero, per approssimazioue almeno, le somme delle correuti elementari indotte dal solo ferro dolce. Ma ultimamet~te feci in nitro modo che mi ispirb maggior fiducia. La sola esperieo~a forse non potrit mai dare con asso- luta esattezza it valore di quella corre~ione, ma potr/~ raggiu,~- gere quel valore con molta approssimazione, non trascurando clte delle induzioni di iuduzioni, ossi3 di uu ordine minore di quelle che sono studiate. Ecco quell'ultimo modo. Presi uu' altra coppia di spirali, simile alia prima gib. descritta, e misi hello stesso circuito della pila le spirali interne ossia le primarie di ogni coppia ; e misi similmente le due spiraZi seeoudarie hello stesso eircuito della bussola, ma in modo chele induzioni delle due coppie di spi. rail si neutralizzassero perfettamente nella bussol3, quando in nessuna dellc due era il cilindro di ferro dolce. Avevo quattro topple alia Bunsen. Le cur~e che ottenni si approssimavano molto a quelle rap- presentate generahnente dalla f~rmula seguente, eeccttuandone per5 i valori di t minori di 2,00. F = a(l __--bt).

F sarebbe proporzionale alia somma delle correnti indotte, nel tempo t, contato dull' istante delia chiusura del eircuito vol- taico; bed o: sono eostanti, e per comoditb, di calcolo presi c~--= I0 nolle riduzioni in humeri. I~ da osser~'arsi che quella formula coincide nella forma con quella data dall'Helmholtz per la determinazione della intcnsiffl della eorrente nel primo istante della ehiusura del cireuito della pilo. Eeeo i resultati numeriei di una sola esperienza, avendo seelto per b il valore 0,10. Fr indiea i valori di F ottenuti dalla formula, avendo a-= 31,00.

F Fc Fe --F

t 2,00 ! ,00 I l,t~4 +O,tt~. 2 2,50 13,23 t 3,56 +0,33 3 "2,80 1 ~.,50 I t~,7"2 +0,t2 t~ 2,70 t t~,65 ~0,30 5 3,70 17,&O 17,77 -t-0,37 6 t~,20 19,25 19,2 t ~0,04 7 5,00 21,43 2t,19 --0,24 8 5,10 21,70 2t,/i.2 --0,28 9 5,55 22,60 2:2,36 --0,24 t0 6,50 2r%90 2~,,06 --0,74 I1 7,10 25,65 2~,95 +0,30 12 7,~0 "25,80 25,36 --O,t~4

A misura ehe t diminuisee e per valori miaori di 2,00 i valori di F dati dalla esperienza aumentaao meao rapidamente di quelli dati della formula ; ossia, ci5 ehe torna a dir Io stesso, la veloeith della magnetizzazione e meno rapida nei primi istanti, ehe dope la durata di circa due vibrazioni. E quella tendeaza dei valori di F a ereseere nei primi tempi della esperienza meno rapidameate ehe nel aeguito, apparisee anehe nel quadro preee- dente. Con uu poeo pill di pazienza delia mia si potr~t deter- minare un valore di b pel quale diminuiseano le differenze Fc--F, ma credo ehe non potr~t mai sparire quella anzidetta tenderize, relativamente ai valori di F. Si rifletta per6 ehe la veloeit'.h della magaetizzaziot,e do- veva essere, speeialmente nei primi tempi, diminuita dalla azio- ne esereitata sul eilindro di ferro dolce dalla apirale seeondaria, eve eireolava la eorrente indotta. Per assieurarmi della eostanza della pile osaervavo di tem- po in tempo nella bussola la deviazione a, dovuta alia somme inticra delle eorrenti indotte, da t ~--0 a t ~ ~. t35 Del resto io credo che si pub rappresentare, assai pih c- sattamente, con una formula che coutenga due quantitY, espo- nenziali, inveee di una sola come si vede nella formula prece- dente, i resultati numerici delia precedente esperieuza, e per tutti i valori di t. Ma noi qui volemmo soltanto dare al lettore un criterio per giudicaro dell'audameato generale del feuome- no, e della regularitY, nel modo di fanzionare dell'apparecchio.

tO. In ultra e~perienza volli togliere il cilindro di ferro dolce alia influenza e dei circuito della pila, ~ di quello della bussola, aprendo il cireuito della pila mentre era aperto quel secondo, cio6 quello della spirale seeondaria, ma chiuden- do quest'ultimo dopo un certo intervallo di tempo. Cos'~ ave- vole somme delle correnti indotte dalie variazioni di quella quantit'~ di magnetismo, ancora esisteute alla fine di quell' in- tervallo. Allora non avevo bisogno ehe di due soil sostegni M, l'uno per aprire il cireuito della pila, e l'altro per chiuderr il eircui- to della spirale secondaria. Ma non potendo pi~ chiudere que- sto cireuito con l'artificio che adoperai per chiadere quello del- la pila, fissai duo eorte molle di ottooe, sufficientemente forti, sui pezzo P sostenuto dull'ebonite (/'/9. 3.), I" una a dritta e l'altra a sinistra della leva o L, e det pezzo m; in guisa chela leva o L alzandosi per l'urto della grande leva l l, incontrasse le patti superiori di quelle molle. Queste passavano al disopra della leva oL a lie~issima distanza, ma set~za tocearla, quando quella leva posava orizzontalmeute sul pezzo sostenuto dull'ebo- nite. Tra la superficie metallica s,s e il pezzo m della leva, stava una laminetta di ebonite, nude il circuito non po.tesse ehiudersi the pel eontatto della leva con quelle molle. La leva o L alzandosi toeeava le due molle ad un tempo, e vi rimanea stretta. Mi assicurai che I'intervallo che potea rimanere fra la leva e le molle era pi~ the snfficiente per escluderc ogoi cor- rente. La fignra 7. mostra quest' ultimo disposizione, osser- rata stando con l'occhio nella direzione orittontale della leva o L, quando questa non toeea le molle. Misi due molle inveee di una, per mautenere la leva sempre hello stesso piano verti- t36 eale, e per la speranza di e~'itare, almeno in parte, gli errori prox'enienti dalIe vibrazioni delle molle. I numeri che ottennidall'interruttorc, con questo modo di chiudere un circuito, furon ben lur, gi dalressere regolari come quelli delle espcrienze precedenti. Per le stesse indicazioni della bussola, cio/'~ pei medesimi va[ori di F, i vaTori di t non erau pib. sensibilmente gli stessi, c le Ioro differenze arrivavaao uoa di rado alia metfi, della durata di uua vibrazione della, di /~80 vibrazioni semplici. Le csperienze che descrissi per verificare la proporzioualit:'l fra le deviazioni dell'ago ed i tempi, dut'ante i quail riman chiuao il circuito delia pila e della bussola, diedero dei risul- tati troppo precisi, per poter ora supporre che lc irregolarit5 dei resultati "dell'ultima esperienza possano derivare da altra cosa, fuorch/~ dalla imperfezione del modo ultimamente usato per chiudere il circuito della spirale secondaria. E ncppure pub credersi the quelle irregolarit/~ dipendano dal genere delle cor- renti di induzione~ perchb, col valori numeriei della tavola del paragrafo 9. o ai pub costruire una eurva regolarissima, senza aleuna ineertezza troppo sensibile, nei limiti degli errori che. avrb commesai valutaudo le frazioni di vibrazione, o leggendo le iadicazioni dells bussola. Avvertiamo ancora un' ultra causa di errore. Chiudeudo il circuito in quell'ultimo modo narrato, non si possono couture i tempi dall'istante in cui avcebbe realmente luogo il conlatto, fra la leva oL e le molle, se questo contatto si stabilisse istantaueamente con tutta la perfezionc dovuta. Iu- fatti quando si pongono le leve oL dei pezzi M in modo che la leva II le incontri tutte e due hello stesso istante ( in guisa che le linee rette traeciate dalia sirena, come 1o dicemmo gi'~ si sovrappongauo esattameDte ) non si ottie~e nella ultima esperienza narrata una deviazione dell'ago uguale ad a; cio~ non si ha nella bussola la somma iutiera delle correnli ele- mentari indotte da l-- 0 a I ~---~, come quando si apre il cir- cuito della pila, mentre sta continuamente chiuso il circuito della bussola. Per ottenere tutta la deviazione a, conviene disporre le lex'e oL in modo che il circuito della bussola si chiuda prima 137 che si apra il circuito della pile, per un intervalla di tempo the nella mia esperienza non poteva essere miuore della durata di mezza vibrazioae, ossia di circa uu millesimo di minute se- condo. Ed ~ molto probabile ehe tal ritardo dipenda dalla ve- locitY, con la quale si urtano le patti metalliehe ehe servoao a chiudere il eireuito. L'Helmholtz aw'ertl nel sue eitato lavoro ua ritardo d'altro genere. Era il ritardo eagionato dal tempo neeessario per ia propagazione del movimento lunge una parte di arctic, delle levc del sue interruttore. Si comprende come un ritardo di quel genere debba a tutto rigore esister sempre, ma non era sen- sibile nel mio appareeehio, e si sarebbo manil'estato nelle espe- rienze del paragrafo 7.

tt. Devo anche avvertire un'altra possibile cause di errore, quando si fa use del mercuric per aprire un circuito. Facevo delle esperienze, partendo dalla posizione in cui 6 chiuso eil cireuito della pile e quello della spirale seeondaria e delia bussola. Aprivo prima il circuito della pile, e dope quello della bussola; e pe~ el6 fare non avevo bisogno ehe di due sole leve eL, ossia di due soil sostegni M. Non avendo ehe ad aprir circuiti, non avevo neppur bisogno di rieorrere ad artiflei speciali. Per ottenere la somma a totale, indotta durante il tempo the helle formule b, espresso da t ~= ~, lasciavo stabilmente ehiuso il circuito della bussola; e talora aprivo il cireuito della pile levando un file cooduttore da una vasehetta di mercurio~ e talora o con la leva dell'iaterruttore o pih semplieemente con un dito dave un urto alia leva o L the chiudeva quei circuito. Ottenai costante- mente una deviazione dell'ago di alcun poeo maggiore con quel- l'ultimo mode, ehe col primo; e maggiore di una quantith pie- cola relativamento ad a~ ma molto sensibile, e forse variabile con la velocit~ coo la qualo toglievo dal mercuric quel file conduttore.

t-~ Le esperienze fatte aprendo il cireuito della pila, e dope chiudendo quello della spirale secondaria, moatrano che helle condizioni generali delle mie esperienze (cio~ quando il ma- S~'ir 2. Vol. ~flL 11 ' 138 gnetismo ~ generato dall'azione diuna spirale voltaica entro la quale sta ua cilindro di ferro dolce ) all'aprirsi del circuito vol- taieo il ferro perde il suo magaetismo con uaa veloeit5, mag- giore di quella con ia qualo esso 1' acquista, quando si ehiude lo stesso eircuito: oio6 qaando la variaziotae nel magneti- smo avviene in preseaza diuna spirale sempre chiusa, sin la primaria o la seeondaria. Quel valore resterebbe sempre fi- nito e di quell'ordiae di grandezza ehe pus desumersi dalle nostre esperienze, quando non solameate .non vi fossero nel ferro, come non vi erano in una delle nostre esperienze, le eorrenti indotte da quelle spirali, ma non vi fossero neppure neila massa del ferro le eorrenti indotte dalla variatione dei suo stesso po- tenziale magnetieo~ dopo l'apertura del eireuito voltaieo7 Per rispondere a tal domanda forse aneora non possono bastare ie esperienze aeeennate nel paragrafo 8.; e d'altronde sar5 sempre impossibile di farle in modo da eseludere affatto quelle eorr~nti. Per6 non ~ forse fuor di ragione il riflettere ehe noi possiamo~ veto, considerate i fenomeni del magnetismo indipendeatemente da quelli delle eorrenti indotte, ma non possiamo asserire ehe in natura le variazioai di magnetismo possaao esistere indipea- dentemente da quelle eorrenti di induzione nel ferro stesso; e se tale indipendenza non potesse esistere, quella domanda nun potrebbe pif~ aver luogo. Nei primi tempi in eui eomineiai questo genere di esperienze, vale a dire mentre eereavo la forma migliore per il mio appareeehio, mi paten ehela legge con la quale varia col tempo la eorrente iadotta dalla sola varia- zione del magnetismo, al ehiudere del eireuito voltaieo apparisse dover esser sensibilmente diversa dalla iegge nel easo dell' aprirsi deilo stesso eireuito. 1 resultati numeriei della esperienza nar. rata nel paragrafo 10. non mi eonfermerebbero in quella opi- nione. Qui, lo ripeto, ebbi il solo scopo di far conoseere il mio interruttore, e di dare una idea suffieiente del grado di esat- tetza a eui esso pub eondurre. Esso dispensa dall ~ avere per le misure dei tempi un nitro galvanometro, oltre quello ehe deve misurare le quantita di elettrieit~; oppure offre un too- do pronto ed esatto per determinate la eorrezione da farsi 139 nel galvanometro the do~rebbe misurare quei tempi. Ridaee helle generalito, dei easi la chiusura all'aperture di un eir- cuito, eliminando aleuae possibili cause di errori, e pereib di- minuendo graudemente il numero delle esperieaze necessarie per avere dei valori medii esatti, e eoaft'outarli eoa le for- mule. Non ha parte alcuna eos't delicate ehe sia facile ad al- terarsi con l'uso o eel tempo~ e ehe riehieda 1' abilith di ua eostruttoro speeiale. Finalmente si pub con quell' interruttore misurare i tempi con un galvatlometro, come in quello dal- l'llelmholtz, inveee di adopter la sirena: ma credo the gene- ralmente si preferir~, sempre quest' ultima, quando si abbia suffieiente pratiea dell'appareeehio. I1 limite nella delieatezza di misure dell' appareeehio, di- pende molto come in tanti altri easi, della abilitfi, della pa- zienza e della pratiea dell'esperimentatore , ma anehe dalle maggiori o minori dimensioni delle diverse patti dell'apparee- ehio. Con le dimensioni ehe indieai, e auehe quando la sirena d'h il do~ di 102~. vibrazioni semplici, si possotlo ottenere sul ei- lindro delle sinuosit'~ assai iuughe e fine per peter valutarne il decline; con ua eilindro di muggier diametro, e adoperando il mieroscopio si potra spinger sempre piu oltre la delieatezza delle misure. Quaudo la bussola ~ seasibile allt~ eorreuti termoelettriehe, eonvien ehe le leveo L siano di ottone interamente: oppure eon~iene stendere sovra di esse un file, in mode ehe eseluda quelle eorrenti della bussola. Aggiuugendo, come gi'a 1o dieemmo~ ella leval i un pendolo, e, se eib fosse neeessario, reudendo pifi agevoli e delicate le molle ehe premono sulle altre leve, il nostro appareeehio potr5 servire come quello dell' ilelmholtz descritto nei Mo~mtsberichte del 1871. E nulla nelt'appareeehio nostro osterebbe per servirsi di quello stessb sistema di leve onde operare con del mereurio le ehiusure e le aperture dei eir- euiti. E si potrebbero aggiuugere delle viii di richiamo per regolare le leve e adoperare quel pendolo per la misura dei tempi, quando si fosser rese minime le perdite di forza viva del pendolo, per gli urti sulle leve, imitaudo eosi l'appareeehio del- l'llelmholtz. La forma generale del nostro interruttore si presta t~0 a tutti quei cangiamenti, che via via renderebbero l'apparec- chio capaee di valutare in frazioni di secondo sempre pih pio- cole l'iatervallo di tempo a decorrere ira gli istanti degli urti sulle leve, per interrompere o chiudere i cireuiti. Ma la esat- tezza delle misure dipende aneora dal modo col quale ~ possi- bile, a seconda dei casi, operare le chiusure e le aperture dei cireuiti, e da quel modo dipende il limite oltre il quale sareb- be inutile Io spinger pih oltre la delicatezza di misura per quel- l'intervallo di tempo. L'apparecchio fu costruito in Pisa dal sig. Mariano Pierucci.

~o,~OOO- -C.OOOo~

DESCRIZlO~E DEL GOMITOLO ELETTROMAGNETICO,E Ul QUALCHE ESPERIMENTO PER UTILIZZARLONELLA.COSTBUZiONE DELLE MACCHINE MAGNETO-ELETTflICHE; DEL DOTT. ANTONIO PACINOTTI.

1~ gi~ nota la clettro-calamita trasversale ad anello cho costrussi nel t860 cd adoperai come motore elettro-magne= tico e come maccchina magneto-elettrica (I); essa ~ stata adottata dal sig. Gramme in macchine magneto-elettriche sa- sai potenti (~). Ora mi propongQ di descrivere una modificazione di quella elettro-calamita trasversale che mentre cffce maggiori facilit~t di costruzione, pub dar luogo a parit'~ d'altre circo- stanze a corrente indotta pih energica e sensibilmente con- tinua nella porzione fissa del circuito. Ecco come mi si ~' presentata I'idea della nuova elettro-calamita. Supponiamo di aver costruito sopra un cilindro cavo di ferro una elettro-calamita trasversale anulare; e percib di

(1) Yedi Nuovo Cimento fascicolo di Ciugno t864. (~) Compte: Rendus de l'Aeademtr de: Sciences ~ Dec. 1872.