Van Der Graaf Generator
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Ti ricordi Syd? Van Der Graaf Generator 15 Aprile 2015 Van Der Graaf Generator – H To He Who Am The Only One Van Der Graaf Generator, gruppo rock progressive inglese formato da Peter Hammill (voce, tastiere, chitarra), Hugh Banton (organo, basso all’organo), David Jackson (flauto ma famoso per il suo doppio sax) e Guy Evans (batteria). Caso comune per molte band inglesi del genere, il primo successo lo hanno conosciuto proprio in Italia grazie a frequenti concerti e a collaborazioni con gruppi italiani. Famosa tra tutte, la loro performance al festival pop di Villa Pamphili nel 1972. Ma il grande e immediato riscontro in Italia di questo genere non può essere riportato solo all’attività di questi gruppi qui da noi. C’è l’educazione italiana alla musica classica e alla melodia, l’attenzione alla scrittura dei brani, la predisposizioni virtuosismi strumentali. Tutti ingredienti che nel progressive rock sono basilari. Non è un caso che l’altra terra di conquista sia stata la Germania. La band prende il nome dal generatore di Van de Graaff, strumento usato per accumulare una quantità di carica elettrica in un conduttore. Il sound dei VDGG è una combinazione di psichedelica, jazz, classica e avanguardia con dinamiche musicali innovative che passano da atmosfere lente, calme e tranquille a impennate feroci e pesanti. Un mondo decisamente diverso anche nei testi che abbandonano folletti, elfi e favole spaziali per descrivere disturbi e inquietudini dell’uomo reale, una sorta di lato oscuro del progressive ma proprio per questo terribilmente affascinante. Nel 1970 i VDGG erano ancora alla ricerca del successo nonostante il lavoro fatto per lanciarli dalla celebre etichetta specializzata in progressive rock Charisma. Ma evidentemente era solo questione di tempo se Robert Fripp in persona, reduce dal successo del primo album dei King Crimson scomoda la sua chitarra per suonare in un brano del nuovo albumo H To He Who Am The Only One, disco compiuto e impeccabile in tutti i suoi 5 brani, tra i quali la melanconica e pianistica “House with no door” – secondo chi scrive il loro capolavoro assoluto -, la inquietante e romantica “Lost” e l’aggressiva “Killer”. H To He è un disco nel quale prende piena forma e coscienza il sound cupo e drammatico, ma sempre estremamente raffinato e non scevro da efficacissime aperture melodiche. In verità molti indicano nell’ancora successivo Pawn Hearts la loro opera migliore. Questione di gusti, sono due lavori di altissimo livello. Durante l’incisione dell’album il bassista Nic Potter lasciò la band e l’organista Hugh Banton suonò il basso nei due brani non ancora terminati, successivamente nei concerti Banton provvide a suonare i pedali del suo organo per ovviare alla mancanza del bassista. Ancora oggi mettere sul piatto H To He Who Am The Only One, regala un forte scossa emotiva fatta di forti e imprevisti cambi di direzione ed è il vinile che se possibile acuisce ancora di più queste sensazioni con le sue profondità ma anche con le sue imperfezioni. Profondo e imperfetto esattamente con il suono dei VDGG lontano dalla ricerca della perfezione anche tecnica come invece succede per gruppi come Pink Floyd e Yes, gruppi che decisamente vanno ascoltati con impianti digitali..