Dalle Virtù Militari Alle Virtù Civili: La Formazione Del Soldato in Europa Tra Sette E Ottocento

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Dalle Virtù Militari Alle Virtù Civili: La Formazione Del Soldato in Europa Tra Sette E Ottocento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE DOTTORATO DI RICERCA IN SCIENZA POLITICA E ISTITUZIONI IN EUROPA, XXVIII CICLO. Tesi di dottorato Dalle virtù militari alle virtù civili: la formazione del soldato in Europa tra Sette e Ottocento. Tutor Candidato Ch.mo Prof. Pasquale Matarazzo Dott.ssa Marianna Tedesco Coordinatore Ch.mo Prof. Marco Musella ANNO ACCADEMICO 2014-2015 INDICE Introduzione p. 1 Capitolo primo Dalla histoire- bataille alla guerra come fatto sociale: il dibattito storiografico tra Otto e Novecento 1.1 La storia militare tra politica, cultura e società 18 1.2 Dai «War and Society studies» ai recenti contributi storiografici 27 Capitolo secondo Educare alle virtù tra antico regime e rivoluzione 2.1 La virtù civile 39 2.2 Il citoyen armé nella Francia di fine Settecento 43 2.3 L’esercito prussiano: una macchina agli ordini del re 62 2.4 La tradizione militare sabauda e la moderna ideologia del merito 71 2.5 La rifondazione della morale nel Regno di Napoli: dal privilegio alla virtù 98 Capitolo terzo Le riforme militari nell’età napoleonica 3.1 Une masse de granit : la pedagogia dell'onore in Francia 133 3.2 Tra lealtà monarchica e onore nazionale: la vicenda prussiana 148 3.3 La formazione delle élites militari negli stati italiani 162 Capitolo quarto La svolta della Restaurazione: religione ed obbedienza passiva 4.1 Il nuovo ordine di Vienna 181 4.2 Soldats obéissants 185 4.3 L’autentica coscienza prussiana 194 4.4 Una “forza atta a correggere i popoli”: l’esercito piemontese 202 4.5 Dal soldato-suddito al soldato che pensa: la proposta di Luigi Blanch 220 FONTI A STAMPA E FONTI EDITE 251 BIBLIOGRAFIA 260 Introduzione La profonda crisi in cui ormai da anni versa l’Europa non è certo solo economica, ma risulta aggravata dalla incompiuta integrazione politica dei suoi membri. E’ a tutti evidente che l’Unione europea per realizzarsi davvero deve andare oltre i primari obiettivi finanziari e fiscali prefissati e procedere alla costruzione di una comune cittadinanza, consapevole della propria identità sostenuta principalmente da un sistema di valori condivisi. E’ sembrato, pertanto, interessante riflettere in merito a questioni attuali come la riconsiderazione del legame tra etica e politica ovvero la promozione delle virtù civiche in ambito sociale ed economico. Del resto l’esperienza maturata nel mio percorso di studi mi ha portato a concentrare l’attenzione su alcuni temi della storia costituzionale che emergono appunto con maggiore evidenza nei periodi di crisi dei vecchi equilibri di potere o di trasformazione della società civile: uno di questi è proprio la riqualificazione della morale e del suo rapporto con la politica, il diritto e l’economia. Nel diciottesimo secolo luoghi per eccellenza di promozione di un rinnovato sistema di virtù morali e politiche, elaborato ed espresso nel linguaggio dei Lumi, divennero scuole, collegi e soprattutto, le accademie militari, vere e proprie palestre di educazione sia militare che civile per la loro essenziale funzione pedagogica. La storiografia ha più volte evidenziato che la storia degli eserciti, portata fuori dall’ambito ristretto della storia militare, può veramente permettere di individuare nelle milizie lo specchio della società perché ne rivela non solo l’organizzazione statale, l’indirizzo politico ed il modello di sviluppo economico, ma anche il livello di crescita intellettuale e morale. 1 Ripercorrendo le fasi salienti della storia militare della tarda età moderna è possibile, infatti, individuare momenti di svolta nell’elaborazione delle diverse tipologie di esercito corrispondenti proprio a periodi di forti trasformazioni culturali, politiche ed economiche della società civile. Non a caso si è deciso di considerare una periodizzazione lunga, focalizzando l’attenzione sul periodo storico che va dai decenni finali del Settecento fino alla prima metà dell’Ottocento. Si tratta di un periodo caratterizzato insieme da continuità e soprattutto da forti elementi di discontinuità e di rottura con il passato. Prendendo avvio dalla seconda metà del Settecento, attraverso la Rivoluzione francese – confermatasi vero spartiacque tra momenti storici diversi – e l’età napoleonica, si giunge agli anni della Restaurazione e alla cesura del 1848, per indagare un intervallo temporale ampio e gravido di avvenimenti significativi, nel quale si registrano profonde trasformazioni anche nell’etica militare, i cui valori portanti tendono ad assumere una connotazione sempre più civile. Lo studio della vasta storiografia sul tema consente di verificare come sia stata per molto tempo prevalente una impostazione narrativa e fattuale, orientata a ricostruire singoli e specifici episodi, un’ histoire-bataille modellata sui grandi personaggi (sovrani, principi, condottieri, strateghi), sulle azioni che li contraddistinguono (battaglie, guerre, conquiste, innovazioni tecniche e strategiche) e sulla dimensione temporale che vi corrisponde (avvenimenti, periodi brevi, vittorie e sconfitte), oltre che sulla forma espositiva che inevitabilmente ne discende (il racconto, le biografie). Solo a partire dalla seconda metà del XX secolo dalla classica storia delle operazioni militari si è passati all’analisi delle relazioni tra politica e guerra, alle interazioni fra società e istituzioni militari, all’economia delle guerre fino ad arrivare ad una rivisitazione dei temi anche apparentemente tecnici sugli armamenti. Dagli anni sessanta e settanta del Novecento sono 2 state inaugurate nuove tendenze, radicalmente innovative dal punto di vista metodologico in quanto protese ad analizzare i multiformi legami tra gli eserciti, lo Stato e la società civile. Si sono pertanto accumulate ricerche che hanno ricostruito la dimensione ideologica e culturale, nonché organizzativa, dell’istituzione militare, tentando di misurarne il peso politico ed economico in una prospettiva di lungo periodo e di collocarla al centro di una fitta rete di interrelazioni strutturali. Questo tipo di criterio multidisciplinare, che oggi caratterizza la ricerca storico-militare dell’età moderna e contemporanea, ha preso avvio soprattutto in ambito inglese e francese. Più tardi, anche la storiografia tedesca ha virato verso quello che si può senza dubbio definire il convinto passaggio dall’ histoire-bataille alla «War and Society studies ». La storiografia anglosassone ha imposto, in special modo per l’età moderna, il paradigma della “rivoluzione militare”. Dopo la fondamentale messa a punto di Geoffrey Parker, mirata a considerare la storia della guerra e degli eserciti inserita in una trama di relazioni complesse, numerose ed importanti ricerche hanno permesso di valorizzare aspetti fino a poco tempo fa sconosciuti o poco considerati 1 e di approfondire la conoscenza delle istituzioni militari. Nei decenni successivi, gli studi storico-militari hanno beneficiato di notevoli contributi, offerti anche da riviste che come «War and Society» hanno perseguito nuovi obiettivi di ricerca rispetto a quelli tradizionali , riconsiderando sotto diversi profili temi già affrontati al fine di superare la tradizionale settorializzazione della storia militare 2. Grazie a tale 1 Per una primo approccio si veda P. Del Negro, Guerre ed eserciti da Machiavelli a Napoleone, Roma- Bari 2001, p. 139. 2 La rivista, come si legge nell’editoriale di apertura del primo fascicolo, intende pubblicare saggi sulle cause, sull’esperienza e sull’impatto della guerra in tutti i continenti e per i vari secoli dell’età moderna e contemporanea, con particolare attenzione al più particolare rapporto fra guerra e società. 3 rinnovamento storiografico, le letture consolidate che relegavano il Settecento ad un ruolo marginale – in quanto periodo caratterizzato dalla decadenza dell'arte militare riscattata solo in parte dalle innovazioni apportate dalle guerre rivoluzionarie e napoleoniche – sono state ampiamente rivisitate dagli studiosi protagonisti della nuova stagione di ricerche che hanno evidenziato la necessità di non estromettere dalla riflessione di storia militare le proposte formulate dalla cultura illuministica sull'arte della guerra e le fondamentali riforme militari intraprese dai sovrani europei. Lavori come quello di John Gooch 3 hanno collegato l'affermarsi di nuovi ceti sociali ad un rinnovato modello di soldato, alle modifiche intervenute nei metodi di arruolamento delle truppe, negli armamenti e nelle tecniche belliche, nella struttura gerarchica e nella stessa composizione sociale degli eserciti. Ancora più recentemente, i contributi di T. Hippler 4 e J. P. Bertaud 5 si sono soffermati principalmente sulle trasformazioni prodotte in campo militare dai cambiamenti politici ed ideologici causati da eventi storici periodizzanti come la Rivoluzione e l’impero napoleonico. La storiografia militare italiana è arrivata in ritardo alle nuove suggestioni che venivano affermandosi sul piano internazionale, nonostante si fossero avuti precocemente sollecitazioni nel senso di ampliare l’indagine ai nessi tra esercito, istituzioni statali, dinamiche sociali, percorsi di formazione culturale, collocando la stessa in una prospettiva di lungo periodo. Già a partire dai primi decenni dell’Ottocento è infatti possibile ritrovarne le 3 G. Gooch, Soldati e borghesi nell’Europa moderna, Roma- Bari 1982. 4 T. Hippler, Citizenship and Discipline Popular Arming and Military Service in Revolutionary France and Reform Prussia (1789-1830) , Doctorat, S. dir. B. Strath, Institut Européen de Florence, 2002. Pubblicata in Francia con
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