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Memorie della Accademia delle Scienze di Torino

Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche

Serie V, Volume 38, fasc. 3

ACCADEMIA DELLE SCIENZE DI TORINO 2014

Memorie Morali_32mi - seg 1 ACCADEMIA DELLE SCIENZE DI TORINO Via Accademia delle Scienze, 6 10123 Torino, Italia

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In copertina: Busto di Pietro Luigi Albini nel Loggiato del Rettorato, Università degli Studi, Torino.

ISSN: 1120-1622 ISBN: 978-88-99471-01-9 Busto di Pietro Luigi Albini nel Palazzo Civico di Vigevano. Ringraziamenti

Un vivo ringraziamento va anzitutto all’Accademia delle Scienze di Torino, all’Ar- chivio della Universitätsbibliothek di Heidelberg e alla Biblioteca Norberto Bobbio, Sezione Patetta – Antichi e Rari, Università degli Studi, Torino, che hanno autorizzato la pubblicazione delle lettere di Albini, di Sclopis e di Mittermaier conservate nei loro archivi. Inoltre, nell’impossibilità di ringraziare individualmente le persone che con grande attenzione e cortesia hanno contribuito a queste ricerche, un altrettanto vivo ringrazia- mento va alle seguenti istituzioni: Archivio di Stato, Brescia; Archivio Storico Comunale, Vigevano; Ateneo – Accademia di scienze, lettere ed arti, Brescia; Bayerische Staatsbibliothek, Monaco di Baviera; Biblioteca Centrale dell’Università degli Studi, Milano (nelle sue molteplici ramificazioni); Biblioteca del Circolo Filologico Milanese, Milano; Biblioteca Civica Carlo Negroni, Novara; Biblioteca Civica Queriniana, Brescia; Leopold-Wenger-Institut für Deutsche Rechtsgeschichte der Ludwig-Maximilian- Universität, Monaco di Baviera; Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, Torino.

Ringrazio inoltre la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica, a Roma, che – attraverso la loro biblioteca, i loro archivi e soprattutto attraverso il loro personale, tanto competente quanto disponibile – hanno contribuito alla soluzione di numerosi dubbi ed hanno messo a disposizione vari importanti documenti. Desidero infine esprimere la mia personale gratitudine alla Alexander von Humboldt- Stiftung di Bonn, per l’appoggio che mi ha concesso anche per questa ricerca.

Credits 1. Archivio Storico Comunale, Vigevano. 2. Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, Torino. 3. Heidelberg University Library, Heidikon, Mittermaier, 53093-43079-360. Acc. Sc. Torino Memorie Sc. Mor. 38, 3 (2014), pp. 5-301 DIRITTO E STORIA DEL DIRITTO

I carteggi di Pietro Luigi Albini con e Karl Mittermaier (1839-1857). Alle origini della filosofia del diritto a Torino

Memoria del Socio corrispondente MARIO G. LOSANO* presentata nell’adunanza del 10 giugno 2014 e approvata nell’adunanza del 9 giugno 2015

Riassunto. Il giurista piemontese Pietro Luigi Albini (1807-1863) ebbe un’intensa corrispondenza con il conterraneo Federico Sclopis e con il tedesco Karl Josef Anton Mittermaier. Le circa settanta lettere dei due carteggi sono in italiano: anche quelle di Mittermaier, ammiratore dell’Italia. Sclopis mise Albini in contatto con Mittermaier, e quest’ultimo dal 1843 al 1857 scambiò con Albini molte notizie sulle nuove pubblica- zioni e sull’organizzazione degli studi giuridici. Albini faceva parte della commissione per la riforma dell’università in Piemonte, cosicché il modello tedesco influì sull’inse- gnamento del diritto a Torino e, poi, sull’Italia unita dopo il 1861. Il presente scritto completa la Memoria su Albini pubblicata nel 2013 e dedicata alla sua vita e alle sue opere. Nelle prossime pagine, il § 2 tratteggia il dibattito europeo sulle riforme costituzionali, giuridiche e carcerarie intorno alla metà dell’Ottocento; il § 3 illustra l’innesto di elementi tedeschi sul modello culturale prevalentemente francese del Piemonte, mentre il § 4 illustra la vasta rete epistolare di Mittermaier. A testimonianza della stima di Mittermaier per Albini il § 5 ricorda la positiva recen- sione che Mittermaier dedicò nel 1850 alla Storia del diritto in Italia di Albini. Il § 6 ricostruisce l’affiliazione di Albini all’Ateneo di Brescia e il § 7 documenta gli stretti rapporti di Albini con la sua città natale, Vigevano. Il § 8 offre notizie su altre lettere di Albini, spesso ignote. I punti salienti dei due carteggi sono illustrati nel § 9 (sulle 26 lettere tra Albini e Sclopis) e nel § 10 (sulle 47 lettere tra Albini e Mittermaier). Segue poi la trascrizione di entrambi i carteggi, con numerose note. Quattro appendici concludono la presente Memoria. La prima contiene la tradu- zione in italiano della recensione di Mittermaier alla Storia del diritto in Italia di Albini; la seconda, la recensione di Albini a un libro di Mittermaier sulla legislazione penale; la terza, la relazione parlamentare di Albini sui non cattolici; la quarta, la bibliografia commentata di circa 60 opere di Albini.

PAROLE CHIAVE: Ateneo, accademia in Brescia; Codificazioni pre-unita- rie; Diritto penale, riforme; Enciclopedia giuridica; Filosofia del diritto, Storia della; Mittermaier, Karl; Non-cattolici, diritti politici dei; Parlamento subalpino; Sclopis, Federico; Università di Torino, Storia della; Vigevano, nell’Ottocento.

* Professore emerito di Filosofia del diritto e di Introduzione all’Informatica giuridica nell’Uni- versità del Piemonte Orientale «Amedeo Avogadro»; e-mail: [email protected] 6 Mario G. Losano

Abstract. The Piedmontese jurist Pietro Luigi Albini (1807-1863) pursued an exten- sive exchange of correspondence with his fellow countryman Federico Sclopis and the German Karl Josef Anton Mittermaier. The seventy-odd letters comprising the two ex- changes are written in Italian, including even those written by Mittermaier, who was an admirer of . Sclopis introduced Albini to Mittermaier who, between 1843 and 1857, exchanged a large amount of information with Albini concerning new publica- tions and the organisation of legal studies. Albini was a member of the Commission on University Reform in , with the result that the German model exerted an in- fluence on the teaching of in , and subsequently in the united Italy after 1861. This study completes the Memoria on Albini published in 2013 and is dedicated to his life and works. Specifically, § 2 will sketch out the European debate on constitu- tional, legal and prison reform around the middle of the Nineteenth Century; § 3 will illustrate the grafting of German elements onto the predominantly French culture of Piedmont, whilst § 4 will illustrate Mittermaier’s vast letter-writing network. As testa- ment to Mittermaier’s esteem for Albini, § 5 will focus on the positive review dedicated by Mittermaier to Albini’s Storia del diritto in Italia in 1850. § 6 will recount Albini’s affiliation with the «Ateneo» of Brescia whilst § 7 will document Albini’s close links with the city of his birth, Vigevano. § 8 will consider other letters written by Albini, which are often disregarded. The salient points of the two exchanges of correspondence will be illustrated in § 9 (on the 26 letters between Albini and Sclopis) and in § 10 (on the 47 letters between Albini and Mittermaier). Finally, a transcript of both exchanges of correspondence will be provided, including numerous annotations. This Memoria will be concluded by four appendices, the first containing a transla- tion into Italian of the review written by Mittermaier of Albini’s Storia del diritto in Italia, the second Albini’s review of a book penned by Mittermaier on criminal legislation, the third Albini’s parliamentary report on non-Catholics and the fourth an annotated bibliography on the around 60 works authored by Albini. KEYWORDS: Ateneo, academy in Brescia; Codifications, prior to 1861; Criminal law, reforms; Legal encyclopaedia; Legal philosophy, history of; Mittermaier, Karl; Non- catholics, political rights of; Parliament of the Kingdom of Piedmont; Sclopis, Federico; University of Turin, history of; Vigevano, in the XIX century.

1. INTRODUZIONE. Gli studi su Pietro Luigi Albini Nel marzo del 2013 l’Accademia delle Scienze di Torino aveva ricorda- to il consocio Pietro Luigi Albini (Vigevano, 15 giugno 1807 – Torino, 18 marzo 1863) nel centocinquantenario della sua scomparsa1. Questa Memoria ritorna a lui per presentare i suoi carteggi con Federico Sclopis e Karl Mittermaier: in totale una settantina di lettere che coprono il suo venten-

1 Mario G. Losano, Gli inizi della filosofia del diritto all’università di Torino: Pietro Luigi Albini (1807-1863), testo presentato dapprima nell’adunanza del 5 marzo 2013 (Atti dell’Accademia delle Scienze di Torino, Classe di Scienze Morali, vol. 147, Torino 2013, p. 116) e pubblicato poi nelle Memorie: Alle origini della filosofia del diritto a Torino: Pietro Luigi Albini (1807-1863). Con due documenti sulla collaborazione di Albini con Mittermaier, Memorie della Accademia delle Scienze di Torino, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche (Serie V, vol. 37, fasc. 2), Accademia delle Scienze, Torino 2013, 104 pp. Memoria d’ora in poi citata come: Losano, Albini 2013. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 7 nio più operoso, dal 1839 al 1856, cioè dalla pubblicazione del libro che lo presentò alla comunità scientifica agli anni di poco anteriori alla sua morte prematura. Mentre Mittermaier è ancora internazionalmente noto e studiato, Federico Sclopis (1798-1878) rimane oggi in ombra, mentre ai suoi tempi fu una figura di primo piano in Piemonte – via via come avvocato generale dello Stato (cioè Procuratore generale), ministro e Presidente del Senato – con vasti legami all’estero. Oltre ai contatti scientifici come quello con Mittermaier, fu «designato rappresentante d’Italia nel Congresso degli Arbitri che in Ginevra doveano giudicare della seria controversia sorta fra l’Inghilterra e gli Stati Uniti d’America per gli aiuti dati all’Alabama; fu scel- to a Presidente di quel gravissimo Collegio e pronunciò il lodo che evitò una guerra orribile fra le due potenze marittime del mondo»2. Avevo sottolineato la rilevanza di Albini per l’insegnamento dell’enciclo- pedia giuridica3 e, poi, della filosofia del diritto a Torino e, al tempo stesso, il silenzio seguito alla sua scomparsa nel 1863: scomparsa avvenuta in un momento di radicali trasformazioni per le istituzioni torinesi nel contesto dell’unità d’Italia. Infatti in quegli anni la capitale passò da Torino a Firenze e l’Accademia delle Scienze passò dal Ministero degli interni torinese a quel- lo dell’istruzione a Firenze, cosicché la commemorazione di Albini non ebbe luogo, pur essendo stata annunciata dal Segretario Perpetuo della Classe morale, Gaspare Gorresio. Nei decenni successivi di Albini si occuparono soltanto gli specialisti4. Nel 2013 si è manifestato un rinnovato interesse per questo giurista prudente ma aperto al liberalismo, legatissimo alla sua Vigevano (allora

2 Antonio Manno, L’opera cinquantenaria della R. Deputazione di storia patria di Torino. Notizie di fatto storiche, biografiche e bibliografiche sulla R. Deputazione e sui deputati nel primo mezzo secolo dalla fondazione, Bocca, Torino 1884, p. 377. Sclopis, Affaire d’Alabama. Discours prononcé par le Président du Tribunal d’arbitrage à la 7e séance de ce tribunal le 27 juin 1872, Imprimerie Vérésoff et Garrigues, Genève 1872, 7 pp. 3 Su questa disciplina oggi scomparsa: Stefania Torre, L’«Introduzione enciclopedica alle scienze giuridiche»: parabola di un insegnamento, in Aldo Mazzacane – Cristina Vano (eds.), Università e professioni giuridiche in Europa nell’età liberale, Jovene, Napoli 1994, pp. 151- 192, scritto in cui il nome di Albini ritorna più volte. Inoltre: Sara Parini Vincenti, L’educazione del giurista: l’abbandono di un’arte per la conquista della scienza, ovvero l’introduzione enciclo- pedica alla facoltà politico legale, in Maria Gigliola di Renzo Villata (ed.), Formare il giurista. Esperienze nell’area lombarda tra Sette e Ottocento, Giuffré, Milano 2004, pp. 365-401. 4 Agli scritti ricordati in Losano, Albini 2013, va aggiunta la tesi di laurea di Annamaria Clinco, discussa nell’a.a. 1986-1987 nella Facoltà di Giurisprudenza di Torino: «Ricerche sul giurista Pier Luigi Albini», inedita. 8 Mario G. Losano piemontese) e a quella terra allora di frontiera: «La Lomellina: una ri- gogliosa mesopotamia stretta fra il Po, il Ticino e il Sesia. Una terra fatta d’acqua, eternamente in bilico fra l’emisfero lombardo e quello piemontese»5, il che significava, nell’Ottocento, in bilico fra due regni combattenti, il piccolo Regno di Piemonte-Sardegna e l’Impero d’Au- stria-Ungheria. Ma questo forte radicamento valeva per gli affetti, non per i concetti: Albini era infatti in contatto con la Germania e, in parti- colare, con Karl Joseph Anton Mittermaier, la cui fama internazionale eguagliava allora quella di Savigny6. Ad Albini Elisa Mongiano ha dedicato una puntuale voce nel Dizionario Biografico dei Giuristi Italiani7 e Gian Savino Pene Vidari ne ha analizzato il contributo all’insegnamento della storia del diritto e della filosofia giuridi- ca nel contesto della facoltà torinese, soprattutto nel periodo pre-unitario. Così lo ritrae nel suo vasto saggio, in cui le idee e le opere di Albini ritorna- no più volte: «Albini, sensibile all’influenza rosminiana, era già noto come docente autorizzato dalla Facoltà in area novarese ed aveva approfondito la problematica dell’Enciclopedia del diritto. L’attenzione per i problemi dell’istruzione lo avvicinò poi politicamente anche a Lorenzo Valerio, ma sul piano scientifico era legato a Federigo Sclopis, all’epoca personalità assor- bente in Piemonte nel campo della storia giuridica, con consistenti relazioni culturali internazionali: penso che l’inizio dell’insegnamento universitario torinese di Albini possa essere stato consigliato proprio da Sclopis, che – alto magistrato ed autore di opere di storia giuridica molto apprezzate ben oltre il Piemonte – non si considerava interessato all’insegnamento universitario»8. I riferimenti a Federico Sclopis e alle sue relazioni internazionali (in parti-

5 Umberto De Agostino, Il brigante e la mondina. Lomellina 1902, Frilli, Genova 2013, p. 7; cfr. p. 50, nota 138. 6 La produzione scientifica di Mittermaier è documentata in Luigi Nuzzo, Bibliographie der Werke Karl Josef Anton Mittermaiers, Klostermann, Frankfurt am Main 2004, 137 pp. Sulla sua tentacolare corrispondenza cfr. Lars Hendrik Riemer, Das Netzwerk der «Gefängnisfreunde» (1830-1872). Karl Josef Anton Mittermaiers Briefwechsel mit europäi- schen Strafvollzugsexperten, Klostermann, Frankfurt a.M. 2005, vol. 1, XIV-1070 pp.; vol. 2, XXX-1071-1908 pp.; d’ora in poi citato così: Riemer, Das Netzwerk. 7 Elisa Mongiano, Albini, Pietro Luigi,inDizionario Biografico dei Giuristi Italiani, Mulino, Bologna 2013, p. 28 s. Viene così aggiornata l’analoga voce di Roberto Abbondanza nel Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 2, pp. 9-11. 8 Gian Savino Pene Vidari, Studi e fonti per la storia della Università di Torino, in Clara Silvia Roero (ed.), Dall’università di Torino all’Italia Unita. Contributi dei docenti al Risorgimento e all’Unità, Deputazione Subalpina di Storia Patria – Università degli Studi di Torino, Torino 2013, p. 9, nota 42. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 9 colare con il badense Karl Mittermaier) ci introducono così ai due carteggi integralmente pubblicati nella presente Memoria, che completa così la già citata Memoria del 2013. Le due Memorie sono infatti complementari. La Memoria del 2013 offre una sintesi della vita e delle opere di Albini: una sintetica biografia precede le analisi delle sue principali opere sulla filosofia del diritto, sulla storia del diritto, sulle libertà del cittadino e sul diritto positivo, seguite da un accenno alla sua breve attività parlamentare; viene poi ricordato il contesto storico e culturale in cui si snodarono i carteggi con Sclopis e Mittermaier, pub- blicati alla fine di queste pagine. Infine lo scambio culturale tra Piemonte e Germania, di cui Albini e Mittermaier furono protagonisti, è attestato da due documenti tradotti dal tedesco: la recensione di Mittermaier al Saggio analitico di Albini9 e l’articolo di Albini sulla procedura penale in Piemonte, pubblicato anonimo e in tedesco nella rivista di Mittermaier10. La presente Memoria ritorna su alcuni di questi temi per integrarli con nuovi dati, sempre però in forma sintetica per lasciare spazio ai due carteg- gi. Per questa ragione i commenti su singole opere, persone o eventi sono ridotti allo stretto necessario e riportati nelle note alle singole lettere. Nelle pagine che seguono, il § 2 tratteggia lo scenario di fondo su cui si svolgono i carteggi, cioè il dibattito europeo sulle riforme costituzionali, giuridiche e carcerarie intorno alla metà dell’Ottocento (e l’Appendice II riporta la rela- zione parlamentare di Albini al progetto di legge sui diritti civili e politici dei non cattolici); il § 3 illustra l’innesto di elementi tedeschi sul modello culturale prevalentemente francese del Piemonte, mentre il § 4 accenna alla vasta rete epistolare di Mittermaier, concentrandosi sui suoi corrispondenti italiani. A ulteriore testimonianza della stima di Mittermaier per Albini il § 5 ricorda la positiva recensione che Mittermaier dedicò nel 1850 alla Storia del diritto in Italia di Albini (recensione qui tradotta per intero nell’Appen- dice I). Il § 6 ricostruisce la poco nota affiliazione di Albini all’imperial regio Ateneo di Brescia e il § 7 documenta i rapporti di Albini con la sua città na- tale, Vigevano, mentre il § 8 offre ulteriori notizie su altre lettere di Albini. I due successivi paragrafi illustrano invece i punti salienti dei due carteggi qui pubblicati: il § 9 è dedicato alle 26 lettere del carteggio di Albini con Sclopis, promotore del contatto fra il giurista vigevanese e Mittermaier, e il § 10 alle Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 1 di 4 Volta 9 Losano, Albini 2013, pp. 75-83: Appendice I: La recensione di Karl Mittermaier al Saggio analitico di Albini. 10 Losano, Albini 2013, pp. 84-101: Appendice II: Sul procedimento penale in Piemonte esposto da un giurista pratico del Regno di Sardegna. 10 Mario G. Losano

47 lettere del carteggio di Albini con Mittermaier. Segue poi la trascrizione di entrambi i carteggi. Quattro appendici concludono la presente Memoria.L’Appendice I con- tiene la traduzione in italiano della recensione di Mittermaier alla Storia del diritto in Italia di Albini; l’Appendice II, la recensione di Albini al libro di Mittermaier Die Strafgesetzgebung in ihrer Fortbildung;l’Appendice III, la re- lazione di Albini al progetto di legge sui Diritti civili e politici agli accattolici; l’Appendice IV, la bibliografia delle opere di Albini o, meglio, una proposta di bibliografia, perché alcuni scritti di Albini vennero pubblicati in riviste locali difficilmente reperibili.

2. Il dibattito europeo sulle riforme costituzionali, giuridiche e carcerarie La prima metà dell’Ottocento in Europa è caratterizzata dalle innovazio- ni prodotte dall’invasione napoleonica, seguite dal tentativo di restaurare l’Antico Regime e, infine, dall’avvento delle riforme liberali, in un susseguir- si di eventi che coinvolgono più Stati europei. Nella penisola italiana, alla frammentazione statale corrispondeva anche una frammentazione norma- tiva, entrambe fondate su una secolare tradizione municipale e regionale. Contro questa frammentazione si scontravano le nuove pulsioni unitarie, che aspiravano a un’unificazione tanto politica quanto giuridica. Lo stesso piccolo Piemonte non era unitario dal punto di vista giuridi- co. Nel 1720, col Trattato dell’Aja, la Spagna aveva ceduto la Sardegna ai Savoia, in cambio della Sicilia: poiché il controllo della Sardegna comporta- va il titolo di Re, i Savoia divennero anche «Re di Sardegna». Quel trattato stabiliva inoltre la reversibilità del titolo regale alla Spagna, se i Savoia si fos- sero estinti, e – a salvaguardia dei feudatari aragonesi insediati in Sardegna – il divieto di alterare la struttura feudale della proprietà terriera dell’isola. Le riforme napoleoniche non toccarono questo assetto perché Napoleone occupò il Piemonte, ma non la Sardegna11 . Infine, la Liguria venne annessa al Regno di Sardegna nel 1815 per decisione del Congresso di Vienna. Un forte impulso al superamento della frammentarietà italica venne dall’invasione napoleonica della penisola: dal 1796 al 1799 i vari Stati italiani dovettero recepire codici e leggi che, imposte dalla Francia, azzeravano le

11 Sulle intricate conseguenze anche internazionali create dalle peculiarità sarde, cfr. Narciso Nada, Dallo Stato assoluto allo Stato costituzionale. Storia del Regno di Carlo Alberto dal 1831 al 1848, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Torino 1980, pp. 123-128. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 11 consuete polemiche localistiche12. Le leggi romane, le ordinanze, le consue- tudini generali e locali, gli statuti e i regolamenti decadevano con l’entrata in vigore del Codice civile napoleonico per i dipartimenti italiani. Questo inizio di unificazione giuridica non poteva essere cancellato dalle successive polemiche tra liberali e conservatori, cioè tra fautori del razionalismo illumi- nista quale fondamento dei nuovi codici e i sostenitori dello storicismo quale fondamento delle teorie giuridiche della restaurazione. Questo radicale mutamento era però accompagnato da conflitti altret- tanto radicali. Per averne un esempio basta gettare uno sguardo tra i soci dell’Accademia torinese. Vi troviamo il conte Federico Sclopis, liberale moderato ben introdotto a Corte, per il quale la codificazione di origine napoleonica andava considerata positivamente, perché «così commendevole per lo spirito di equità che vi abbonda, e per la precisione del dettato» e per- ché «aboliva la precedente legislazione incompleta e confusa»13. Ma, negli stessi anni faceva parte della stessa sezione accademica anche il savoiardo Joseph de Maistre, baluardo dei restauratori, tanto che un sovrano conser- vatore come Carlo Felice di Savoia sciolse nel 1828 l’associazione «Amicizia Cattolica» che ne propagava le idee. Joseph de Maistre venne sepolto nel Panthéon di Parigi, ma fu ostile alla Francia perché patria d’una rivoluzione dal «caractère satanique»: «Je ne suis pas français, je ne l’ai jamais été et je ne veux pas l’être»14.

12 Un’analisi tanto della resistenza quanto della collaborazione al dominio francese, fon- data sugli archivi francesi e piemontesi, è in Michael Broers, Napoleonic Imperialism and the Savoyard Monarchy, 1773-1821. State Building in Piedmont, Mellen, Lewiston (NY) 1977, XII-582 pp. (con molti errori di stampa). Lo stesso autore estende quest’analisi all’intera penisola: The Napoleonic Empire in Italy, 1796-1814. Cultural Imperialism in a European Context?, Palgrave Macmillan, Basingstoke 2005, XVII-368 pp. 13 Federico Sclopis, Storia della legislazione italiana dalla Rivoluzione francese (1789) a quel- la delle riforme italiane (1847), Pomba, Torino 1840-44, 3 vol.; il passo citato è nel vol. III, Parte I (1864), p. 160. Lo stesso vol. III, Parte I, pp. 274 ss., dà ampie notizie sul Codice civile piemontese del 1837: cfr. infra, p. 18 ss. Sclopis cita per esteso il giudizio di Mittermaier sul codice penale del 1840: «Valendoci delle considerazioni d’uno de’ più illustri criminalisti d’Europa, il signor consigliere Mittermaier, professore all’università di Eidelberga, che pub- blicò un esame critico di questo codice», ivi, p. 297. Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 1 di 3 Volta 14 Così nelle Considérations sur la France del1796(inŒuvres complètes. Contenant ses œuvres posthumes et toute sa correspondance inédite, Slatkine, Genève 1979 [ristampa dell’edizione del 1884-86], vol. 1, p. XVIII): De Maistre era infatti suddito sabaudo perché nato nel 1753 a Chambéry, città che si separò dal Regno del Piemonte soltanto nel 1860. 12 Mario G. Losano a) Le riforme costituzionali Le aspirazioni al rinnovamento politico presero corpo nelle costituzioni che i moti rivoluzionari imposero ai regimi monarchici ritornati al pote- re dopo il Congresso di Vienna. Le singole carte nazionali possono essere ricondotte a tre modelli. Il primo è quello progressista della Costituzione spagnola di Cadice del 1812, la più aperta ai principi liberali e ispirata ai movimenti intellettuali e costituzionali della Gran Bretagna, degli Stati Uniti d’America e della Francia. Il secondo modello modello è quello moderato, di stampo inglese, approvato in Sicilia nel 181215. Il terzo modello è quello monarchico adottato dalla Francia nel 1814, che limitava quanto più pos- sibile le concessioni liberali per salvaguardare i privilegi della monarchia. Le rivoluzioni del 1820-23 e quelle del 1848 cercarono di realizzare uno di questi modelli, in un complesso gioco europeo nel quale il Piemonte andò acquisendo crescente rilevanza politica. Sulle radici del costituzionalismo in Spagna e in Italia esiste una vasta e documentata ricerca di Jens Späth, che confronta l’evoluzione costituzionale in Spagna, nel Regno delle Due Sicilie e in Piemonte16. Sull’accidentato percorso del costituzionalismo europeo si snodano le vite, le opere e le corrispondenze delle persone che popolano queste pagine. In quelle vite gli eventi che sembrano di storia locale si rivelano spesso riflessi di avvenimenti europei e le misure legislative che sembrano di portata specifica discendono da mutamenti istituzionali e politici di livello europeo. Anche se non sarà possibile enunciarle, queste connessioni internazionali non vanno di- menticate nel considerare gli eventi individuali e locali descritti nelle prossime pagine, che si limitano al contesto in cui operava Pietro Luigi Albini. Le rivoluzioni liberali iniziarono nel Regno delle Due Sicilie nel 1820 e si estesero al resto d’Europa: al Portogallo nel 1820, allo Stato della Chiesa

15 Andrea Romano (ed.), Il modello costituzionale inglese e la sua recezione nell’area mediter- ranea tra la fine del 700 e la prima metà dell’800. Atti del seminario internazionale in memoria di Francisco Tomás y Valiente, Giuffrè, Milano 1998, XVII-1084 pp. (in particolare, Elisa Mongiano, Cesare d’Azeglio a Prospero Balbo. La «suggestione» del modello costituzionale inglese nelle riflessioni di un conservatore piemontese, pp. 993-1016). 16 Jens Späth, Revolution in Europa 1820-23. Verfassung und Verfassungskultur in den Königreichen Spanien, beider Sizilien und Sardinien-Piemont, sh-Verlag, Köln 2012, 517 pp.; bibliografia alle pp. 466-511. Cfr. anche Martin Kirsch – Pierangelo Schiera (eds.), Denken und Umsetzung des Konstitutionalismus in Deutschland und in anderen europäischen Ländern in der ersten Hälfte des 19. Jahrhunderts, Duncker & Humblot, Berlin 1999, 272 pp. (uni- co contributo su uno Stato italiano: Werner Daum, Historische Reflexion und europäische Bezüge. Die Verfassungsdiskussion in Neapel-Sizilien 1820-21, pp. 239-272). I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 13 e al Regno di Piemonte-Sardegna nel 1821. Nel 1814 in Piemonte la re- staurazione – accolta dapprima con una gioia «pure et sans nuages», come scriveva un nobile di sentimenti liberali17 – cedette ben presto il passo alla delusione della borghesia e di una parte della nobilità, perché il ritorno alle leggi pre-napoleoniche danneggiava economicamente la prima e le epura- zioni nell’apparato statale e militare incidevano negativamente sullo status sociale della seconda. Si andavano così diffondendo sentimenti favorevoli a una costituzione in varia misura liberale, assecondati da società segrete ma avversati da Vittorio Emanuele I e dalla sua corte. Il Piemonte, pensato al Congresso di Vienna come Stato cuscinetto tra la Francia e l’Impero Austro-Ungarico, iniziava a rivelarsi un elemento politico autonomo e destabilizzante18. Gli impulsi liberali portarono alla rivoluzione del 1821, all’abdicazione di Vittorio Emanuele I, cui succe- dette Carlo Felice che, assente da Torino, assegnò la reggenza al principe Carlo Alberto, aperto alle idee liberali. I suoi genitori, del ramo dei Savoia- Carignano, avevano aderito al regime francese ed erano emigrati in Francia, dove nel 1798 era nato Carlo Alberto, che nel 1814 divenne ufficiale dell’e- sercito napoleonico. Ritornato a Torino come unico erede al trono, ricevette un’educazione conservatrice che cercò di cancellare quella liberale impar- titagli in precedenza. Tutta la sua vita fu caratterizzata dall’ambiguità che scaturiva anche da questi contrastanti impulsi educativi. I rivoluzionari si incontrarono con lui, lo coinvolsero nei loro piani e, infine, il 13 marzo 1821 Carlo Alberto concesse una costituzione ispirata a quella spagnola di Cadice del 1812: vi si prevedeva tra l’altro un’unica Camera elettiva (quindi senza una Camera Alta nobiliare e conservatrice) e una codificazione civile, commerciale e penale. Carlo Felice si oppose nettamente a questa svolta liberale: dichiarò ribel- li i «costituzionalisti» e pose fine alla breve reggenza (durata dieci giorni) di Carlo Alberto, che a sua volta ritirò l’appoggio agli insorti. Le promes- se della costituzione del 1821 erano così svanite. Questo comportamento

17 «Le Piémont était le seul État d’Italie dans lequel la joie pour le rétablissement de la Monarquie fût pure et sans nuages» (Emanuele Pes di Villamarina, La révolution piémontaise de 1821 ed altri scritti. A cura di Narciso Nada, Centro di Studi Piemontesi, Torino 1972, p. 4).

18 I condizionamenti della politica estera del piccolo Piemonte, chiuso tra Francia e Austria- Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 1 di 2 Volta Ungheria, sono stati paragonati a quelli della piccola Cecoslovacchia del 1980, chiusa tra Nato e Patto di Varsavia: Narciso Nada, Dallo Stato assoluto allo Stato costituzionale. Storia del Regno di Carlo Alberto dal 1831 al 1848, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Torino 1980, p. 21. 14 Mario G. Losano contraddittorio caratterizzò tutta vita politica di Carlo Alberto e alimentò una variegata storiografia che lo tratteggia come «italo Amleto»19, alimentata anche dalle dure condanne da lui inflitte ai mazziniani e dal suo sostegno diretto ai legittimisti francesi, spagnoli e portoghesi. Il risultato pratico di questi eventi fu l’insuccesso della rivoluzione liberale, la decadenza della costituzione, un allarmato controllo sul Piemonte da parte dell’Austria e l’e- silio di molti liberali20. I dispacci dei diplomatici austriaci a Torino riflettono la crescente apprensione per l’evoluzione politica del regno sabaudo21. Già dopo la ri- voluzione napoletana del 2 luglio 1820 e l’emanazione della costituzione il 7 luglio, il plenipotenziario a Torino scriveva a Metternich: «L’événement arrivé a Naples attire l’attention du Ministère piémontois. Il existe certai- nement un ferment révolutionnaire dans toute l’Italie, et la fièvre jaune est moins épidémique que la funeste manie constitutionnelle»22. Alla vigilia del 1848 l’allarme era aumentato: «Turin est devenu un foyer d’intrigue contre l’Autriche, sous le pretexte de sauver l’indépendance de l’Italie»23. Nel cruciale periodo dal 1844 al 1848 il plenipotenziario austriaco a Torino fu Karl Ferdinand Buol-Schauenstein, «il quale, per un fatale destino, – come sottolinea Nada con riferimento alla Seconda guerra d’indipendenza del 1859 – si troverà a gestire la politica estera dell’Impero asburgico nel 1859, compiendo errori di valutazione e di scelta che furono determinanti nel trascinare il suo paese alla sconfitta e nell’aprire invece la strada al suc- cesso del movimento nazionale italiano»24. Poco tempo dopo, la rottura era consumata : «Je dois m’acquitter du bien pénible devoir d’annoncer a V. A. que le Roi s’est décidé à donner une

19 Una rassegna ragionata dei principali scritti a favore o contro Carlo Alberto è in Nada, Dallo Stato assoluto allo Stato costituzionale, cit., pp. 5-20. 20 Sugli esuli piemontesi: Giorgio Marsengo, Dizionario dei piemontesi compromessi nei moti del 1821, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Torino 1982-1986, 2 voll. 21 È possibile seguire in dettaglio le informazioni tra Torino e Vienna perché, nelle Fonti per la storia d’Italia, Narciso Nada ha curato la pubblicazione dei documenti su Le relazioni diplomatiche fra l’Austria e il Regno di Sardegna, Istituto Storico per l’Età Moderna, vol. 1 (1814-1820), Roma 1964, XIII-560 pp.; vol. 2 (1820-1822), Roma 1968, XIII-504 pp.; vol. 3 (1822-1830), Roma 1970, XIV-405: vol. 4 (1830-1848), Roma 1997, XV-334 pp. 22 Il Ministro plenipotenziario a Torino Ludwig Joseph Starhemberg a Clemens Metternich, Turin, 23 juillet 1920, in Nada, Le relazioni diplomatiche, cit., vol. 2, p. 23. 23 Karl Ferdinand Buol-Schauenstein a Metternich, 28 Septembre 1847, in Nada, Le rela- zioni diplomatiche, cit., p. 137. 24 Nada, Le relazioni diplomatiche, cit., vol. 4, p. X s. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 15

Constitution représentative»25. Un lungo dispaccio successivo descrive la situazione in Piemonte e le conseguenze che è necessario trarne: «La pré- cipitation avec laquelle le Roi Charles-Albert a accordé des institutions représentatives à son pays, a causé un étonnement général»26. In margine, Metternich scrive di suo pugno una nota dura ma acuta: «La haine pour l’Autriche est dans le Roi Charles-Albert le produit de vues ambitieuses. Ces vues son liées, dans son for intérieur, à une grande pusillanimité. Le Roi étant dominé par deux sentiments opposés dans leur essence, sert de jouet au vent qui souffle et il partage ainsi le sort des girouettes»27. Di fron- te a una situazione politicamente così compromessa, al plenipotenziario non restava che consigliare la soluzione più radicale: «J’ose résumer ma pensée en peu de mots. La nécéssité d’une intervention armée me semble devenir de jour en jour plus urgente. Il s’agit de combattre le radicalisme et son chef Charles-Albert»28. La Prima guerra d’indipendenza era ormai alle porte. In Piemonte molti conservatori avevano assunto posizioni più possibi- liste sull’emanazione d’una costituzione. Nei primi decenni dell’Ottocento anche tra i nobili andava facendosi strada la percezione dell’ineluttabilità dell’avvento delle costituzioni. Il conservatore e cattolico tradizionalista Cesare d’Azeglio scriveva già nel 1820 al cognato Prospero Balbo che – di fronte alla «costituziomania che come un morbo contagioso si è diffusa per tutta l’Europa» – «è meglio imbarcarci volontariamente», perché «una costituzione conceduta avrà le condizioni volute dal re»29. Insomma, se una costituzione ha proprio da essere, per il marchese Cesare d’Azeglio è più prudente che la scrivano i nobili piuttosto che i liberali.

25 Buol a Metternich, 8 février 1848, in Nada, Le relazioni diplomatiche, cit., p. 277 s. 26 Buol a Metternich, 18 febbraio 1848, in Nada, Le relazioni diplomatiche, cit., pp. 283- 287, con note ms di Metternich. 27 Ivi, p. 254, nota 1. 28 Buol (a conclusione del dispaccio), ivi, p. 287; ma i rapporti internazionali erano chiari a Metternich: «Ce n’est pas Charles-Albert qui en est le chef, c’est Lord Palmerston appuyé par le fanatisme libéral» (p. 287; nota 3 ms di Metternich). 29 Il testo di d’Azeglio è in Eugenio Passamonti, Cesare Tapparelli d’Azeglio e Vittorio Alfieri, «Giornale storico della letteratura italiana», 1926, p. 287 s., discusso da Elisa Mongiano, Cesare d’Azeglio a Prospero Balbo. La «suggestione» del modello costituzionale inglese nelle Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 1 di 1 Volta riflessioni di un conservatore piemontese, in Andrea Romano (ed.), Il modello costituzionale inglese e la sua recezione nell’area mediterranea tra la fine del 700 e la prima metà dell’800. Atti del seminario internazionale in memoria di Francisco Tomás y Valiente, Giuffrè, Milano 1998, p. 996 s. 1

16 Mario G. Losano

Nel clima rivoluzionario degli anni intorno al 1848 l’emanazione di una costituzione appariva ormai come il male minore per i conservatori e come il primo passo verso un regime liberale per i progressisti. Ma in Piemonte non si convocò un’assemblea costituente: il re nominò un «Consiglio di confe- renza» che predispose il testo della costituzione, poi concessa ai sudditi: «Il termine ‘costituzione’ non piaceva, perché sapeva troppo di rivoluzione. Si preferì quindi il termine meno evocativo di ‘Statuto’, più legato alla tradizione italiana delle autonomie comunali […]. Anche questa scelta lessicale appa- rentemente minima è sintomatica del clima di ansia in cui nacque la Carta fondamentale del Regno di Sardegna e poi del Regno d’Italia»30.Questo era dunque il clima politico e sociale in cui nacque lo Statuto Albertino del 1848, da allora in poi punto di riferimento per i liberali non solo piemontesi. Dopo il 1849 e dopo la sconfitta delle rivoluzioni liberali, lo Statuto non venne revocato e il Piemonte «fu l’unico Stato della penisola in cui non vi furono processi politici né repressioni. Anzi, Torino divenne il rifugio di mol- tissimi esuli (forse oltre trentamila) dagli Stati assolutisti, tra cui Francesco De Santis, Pasquale Stanislao Mancini, Ruggero Bonghi. In questo modo il vecchio regno di Sardegna divenne il moderno Piemonte costituzionale»31. La nuova struttura istituzionale doveva ora adeguare ai principi del- lo Statuto l’eterogenea legislazione fatta di ricordi napoleonici, di relitti restauratori e di norme locali, spesso diverse fra la Sardegna e il «Regno di Terraferma», nel quale a sua volta l’area ligure era soggetta a norme di- verse dall’area piemontese. Infatti il regno di Piemonte-Sardegna era nato per aggregazioni successive, ciascuna delle quali aveva lasciato le sue tracce nell’organizzazione sociale e giuridica32.

30 Giorgio Rebuffa, Lo Statuto albertino, Il Mulino, Bologna 2003, p. 34. 31 Giorgio Rebuffa, Lo Statuto albertino, cit., p. 34. In realtà, verso gli esuli non si nutri- vano soltanto sentimenti positivi. Nonostante le spese di guerra e le generali difficoltà, «le Piémont fait de grands progrès»; però «les progrès seraient plus rapides si nous n’avions un tas de soi-disant émigrés politiques, qui sont venu à la curée des emplois; gens sans de bonnes études, arrogants et qui se sont emparés de la presse périodique pour se poser en maîtres ès-sciences, politiques et lettres, tandis qu’il ne savent que bavarder. Il y a bien quelques émi- grés hommes de vrai talent mais ils sont en si petit nombre qu’ils ne peuvent racheter le mal qui nous font les autres» (Vegezzi-Ruscalla a Mittermaier, Torino, 19 marzo 1856, in Anna Capelli, Il carcere degli intellettuali. Lettere di italiani a Karl Mittermaier (1835-1865), Franco Angeli, Milano 1993, p. 303). 32 Nada, Dallo Stato assoluto allo Stato costituzionale, cit., Sardegna, p. 123 s. 2

I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 17

b) Le riforme legislative: le codificazioni pre-unitarie I mutamenti istituzionali dell’Ottocento comportarono un continuo sovrapporsi di adattamenti legislativi alle nuove situazioni politiche che andavano susseguendosi nei vari Stati europei: agli interventi innovati- vi dell’epoca napoleonica seguirono, anche a livello infracostituzionale, i tentativi della restaurazione per ripristinare almeno in parte la legislazione pre-napoleonica. Però i tempi erano ormai radicalmente mutati: come si è visto, le idee liberali portarono alle rivoluzioni degli anni Venti e alle succes- sive repressioni che, anche se temperate da concessioni, culminarono con l’anno rivoluzionario del 1848. Le legislazione napoleonica venne accettata e applicata in Italia perché le critiche di origine romantico-storicistica ebbero meno presa in Italia che in Germania: «Il ceto intellettuale della penisola sembra aver reagito meno positivamente degli altri ambienti culturali d’oltr’Alpe [cioè tedeschi] alle affermazioni romantiche ed alle impostazioni della Scuola storica del diritto demolitrici e contestatrici dell’intero sistema posto in essere duran- te l’egemonia rivoluzionaria e napoleonica in quasi tutto il continente. E ciò, probabilmente, per la diversa natura e la differente aggregazione della società italiana rispetto a quella tedesca e per il modo di concepire i rela- tivi rapporti sociali nei due ambienti culturali e politici, tra loro per nulla affini»33. Il fatto che il Code Napoléon fosse stato applicato negli Stati della federazione renana non modificò il generale atteggiamento tedesco di diffi- denza verso la codificazione34. Basti una rievocazione, senza alcuna pretesa di completezza, delle inno- vazioni legislative che si accumularono in Piemonte prima dell’unità d’Italia. Nella penisola italiana l’accettazione dello Stato legislatore – in sostituzione della tradizione, intangibile perché fondata su una monarchia voluta da Dio – continuò anche dopo il 1814, quando con la restaurazione l’Austria ristabilì la sua influenza sul Lombardo- e, indirettamente, sulla Toscana: in-

33 Carlo Ghisalberti, Unità nazionale e unificazione giuridica in Italia. La codificazione del diritto nel Risorgimento, Laterza, Roma – Bari 1979, p. 196. Le pp. 197-204 sono dedicate all’esame del conservatorismo di vari autori della Scuola storica del diritto e, in particolare, di Savigny (e sua critica alla codificazione austriaca: pp. 209-212). 34 Elisabeth Fehrenbach, Traditionale Gesellschaft und revolutionäres Recht. Die Einführung des Code Napoléon in den Rheinbundstaaten, Vandenhoeck & Ruprecht, Göttingen 1974, 226 pp.; Reiner Schulze (ed.), Rheinisches Recht und europäische Rechtsgeschichte, Duncker & Humblot, Berlin 1998, 327 pp. (mit CD-ROM: Datenbank zur rheinischen Judikatur im frü- hen 19. Jahrhundert. Die Rechtssprechung der Appellationsgerichte Trier, Köln und Düsseldorf 1803-1819).

Memorie Morali_32mi - seg 2 18 Mario G. Losano fatti le innovazioni legislative legate al Codex Theresianus dimostravano che era possibile anche una codificazione non rivoluzionaria. Il codice penale austriaco venne emanato nel 1803, il codice civile nel 1811, quello di pro- cedura penale nel 1816. Essi vennero subito applicati al Lombardo-Veneto. A questo punto, il fatto che ricorresse alla codificazione anche uno Stato importante come l’Austria, e per di più politicamente antifrancese e sosteni- tore della restaurazione, predisponeva una parte rilevante degli Stati italiani a emanare dei codici, abbandonando le posizioni della Scuola storica del di- ritto. Di qui la diversa evoluzione legislativa dell’Italia e della Germania nei decenni successivi. D’altra parte, il ricorso ai codici era ormai così affermato, che essi vennero emanati anche in aree che non avevano subìto la diretta influenza napoleonica, come il Canton Ticino o la Sicilia, che era sempre rimasta sotto il controllo dei Borboni. Nell’Italia della restaurazione permaneva dunque una propensione alla codificazione, tuttavia era venuto meno l’impulso unificante proveniente dalla Francia. Per questo gli Stati pre-unitari furono caratterizzati da una produzione codicistica intensa, ma non coordinata: perciò in questa sede non è possibile rendere conto dell’attività legislativa del Ducato di Parma e Piacenza, del Ducato di Modena, del Granducato di Toscana, dello Stato Pontificio e del Regno delle Due Sicilie, ma conviene concentrare l’attenzio- ne sul Regno di Piemonte-Sardegna. Qui la restaurazione fu radicale. Vittorio Emanuele I con l’editto del 21 maggio 1814 abrogò tutte le disposizioni emanate durante l’annessione del Piemonte all’Impero francese e ripristinò la farraginosa normativa ad essa anteriore (costituzioni regie, statuti locali, decisioni giudiziarie e diritto comune), il tutto senza prevedere alcuna norma transitoria e provocando quindi una generalizzata situazione di incertezza giuridica per i rapporti sor- ti sotto il dominio della normativa francese, ovviamente del tutto diversa. Se si aggiunge che Genova e la Liguria godevano di una normativa distinta (con i codici civile e commerciale napoleonici che restavano sostanzialmente in vigore)35, è facile immaginare le ragioni del crescente e generale malconten- to, che sarebbe sfociato nella rivoluzione liberale del 1820-21. Con l’ascesa al trono di Carlo Alberto nel 1831 le riforme codicisti- che promesse dalla costituzione del 1821 vennero finalmente realizzate: il Codice civile venne emanato nel 1837 (ed entrò in vigore il 1° gennaio 1838), quello penale nel 1839 (ed entrò in vigore il 15 gennaio 1840), quello di

35 In Sardegna nel 1827 era entrata in vigore una raccolta di Leggi civili e criminali per Regno di Sardegna, che di codice aveva solo il nome: Codice Feliciano. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 19 commercio nel 1842, quello di procedura penale nel 1847, mentre quello di procedura civile venne portato a compimento nel 1854 dal successore di Carlo Alberto, Vittorio Emanuele II36. Fu una stagione legislativa eccezio- nale, i cui lunghi tempi di elaborazione erano dovuti anche all’opposizione dei conservatori. A simbolo delle polemiche suscitate dal codice civile del 1837 può assurgere la polemica tra Portalis – il giurista che aveva contri- buito al Code Napoléon – e Sclopis, che pur si era opposto alle concezioni anticodicistiche di Savigny37. Il giurista francese criticava soprattutto l’ab- bandono del laicismo del Code Napoléon, sostituito dal riconoscimento del cattolicismo come religione di Stato e dai privilegi concessi a quella Chiesa; invece Sclopis difendeva le misure del codice piemontese dichiarando che il richiamo alla morale cristiana rafforzava le disposizioni giuridiche. Quella di Sclopis era anche una difesa d’ufficio: infatti a quel codice egli aveva contri- buito con le norme sulle acque e sul diritto d’autore, innovative rispetto allo stesso Code Napoléon. In Piemonte la fiorente risicoltura e la crescente in- dustrializzazione esigevano la costruzione di canali e una precisa ripartizione dell’acqua con una normativa che attirò l’attenzione anche di Mittermaier38. Però il Code Napoléon non si discostava dalla regolamentazione di origine romanistica, mentre il codice sabaudo regolava le acque per l’irrigazione

36 Un panorama esauriente è in Gian Savino Pene Vidari, Studi sulla codificazione in Piemonte, Giappichelli, Torino 2007, 307 pp. Sul codice di procedura penale, cfr. p. 169, nota 98. 37 Jean Étienne Marie Portalis, Quelques observations à l’occasion d’un Code civil pour les États de S.M. le Roi de Sardaigne nouvellement promulgué, «Revue de législation et de juris- prudence», 1838, poi in Académie de Sciences morales et politiques, Mémoires, II, 2, Paris 1839, pp. 155 ss.; 1844, pp. 245 ss. Federico Sclopis, Remarques sur le nouveau Code civil de S.M. le Roi de Sardaigne, et sur quelques critiques dont il a été l’objet, «Revue de législation et de », Paris 1838. 38 Nella «Kritische Zeitschrift für Rechtswissenschaft und Gesetzgebung des Auslandes» (1838, Bd. 10, pp. 331-341), Mittermaier recensisce Das Civilgesetzbuch für das Königreich Sardinien von 1837, insbesondere die Vorschriften desselben über Wasserrecht (continuando lo scritto Das Civilgestzbuch für das Königreich Sardinien von 1837, 1838, Bd. 10, pp. 118-134; un terzo articolo annunciato per il numero successivo non sembra essere stato pubblicato). Cfr. gli scritti di Mittermaier in Losano, Albini 2013 (p. 65, nota 138): Ueber den neuesten Stand der Ansichten über die zweckmässigste Gesetzgebung im Bezug auf das Wasserrecht. Als Vorbemerkung zu den nachfolgenden Aufsätzen des Grafen Sclopis und des Herrn Giovanetti. Von Mittermaier, XV, 1844, n. 3, pp. 382 pp.; Betrachtungen über die piemonte- sische Gesetzgebung in Betreff der Wässerungsgerechtigkeiten. Von Herrn Friedr. Sclopis, XV, 1844: n . 3, pp. 391 ss.; Entwurf eines Gesetzes über die Benutzung des Wassers. Von Herrn Ritter Giovanetti, Präfekturrath und Advokaten in Novara, XV, 1844: n. 3, pp. 466. Cfr. anche Federico Sclopis, Storia della legislazione italiana dalla Rivoluzione francese (1789) a quella delle riforme italiane (1847), Pomba, Torino 1864, vol. III, Parte I (1864), pp. 283-285. 20 Mario G. Losano e come forza motrice tenendo conto delle esigenze economiche allora più moderne: per questa ragione esso venne preso a modello da Russia, Francia, Germania, Portogallo e Cile39. Anche in Francia il problema era sentito e un articolo del 1843 richiama espressamente Sclopis «et son remarquable travail sur la législation piémontaise en matière d’irrigation, traduit en alle- mand» nella rivista di Mittermaier40. Infine, Portalis criticava come violazione della divisione dei poteri l’aver attribuito al Re il potere di interpretare le norme oscure, mentre Sclopis – valutando la situazione concreta del Piemonte – avvertiva come più garan- tista l’azione regia rispetto a quella dei magistrati, spesso reazionari. Molte critiche, non solo di Portalis, possono essere considerate fondate. Infatti il codice civile del 1837 era nato in una società con forti tensioni con- servatrici ed aveva dovuto trovare formule di compromesso, che potevano offrire un appiglio per limitare o distorcere l’applicazione delle sue norme. Tuttavia esso aveva il merito di chiudere la parentesi oscurantista dei sovrani che avevano preceduto Carlo Alberto e di preparare l’unificazione legislativa futura: infatti, dopo l’unificazione, il codice civile sabaudo venne esteso a tutta l’Italia in attesa di essere sostituito dal codice civile del 1865.

c) Albini e la legge sui diritti civili e politici dei non cattolici All’inizio del 1848 il governo sabaudo sviluppò un’intensa attività legislativa. Il 4 marzo 1848 entrò in vigore lo Statuto del regno, che il preambolo definiva «Legge fondamentale perpetua ed irrevocabile della Monarchia sabauda». Lo accompagnava una produzione legislativa sor- prendente perché – oltre alle resistenze interne già ricordate – era intanto in corso anche la Prima guerra d’indipendenza: per questa ragione alcuni atti legislativi sono firmati non da Carlo Alberto, assente per le operazioni militari, ma dal suo luogotenente, il principe Eugenio di Savoia-Carignano. Si susseguivano norme per adeguare le istituzioni al nuovo Statuto, per fi- nanziare la guerra in corso, per espellere la Compagnia di Gesù e le Dame

39 Laura Moscati, In materia di acque. Tradiritto comune e codificazione albertina, Fondazione Sergio Mochi Onory per la storia del diritto italiano, Roma 1993, pp. 253-298. Gian Savino Pene Vidari, Note sui rapporti tra codice sardo e codice cileno sul regime delle acque,inAndrés Bello y el derecho latino-americano, La Casa de Bello, Caracas 1987, pp. 425-436. 40 Esquirou de Parieu, De la loi du 29 avril 1845 sur les irrigations, dans ses rapports avec la législation actuelle sur les cours d’eau, «Revue de Législation et de Jurisprudence. Publiée sous la direction de M. L. Wolowski, et de M. Troplong […], 1845, n. 3, p. 10 s. [pp. 5-56]. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 21 del Sacro Cuore, per dichiarare l’unione al Piemonte di alcuni Stati della penisola e per soccorrere le famiglie dei morti in guerra. Qui di seguito ci si concentrerà sulle attività normative che più direttamente coinvolsero Albini. L’eccezionalità della situazione rese necessario attribuire i pieni poteri al re Carlo Alberto: «Nella suprema necessità di provvedere istantaneamente alla difesa dello Stato coi mezzi più solleciti ed efficaci […] Art. unico. Il Governo del Re è investito durante l’attuale guerra della indipendenza di tutti i poteri legislativi ed esecutivi: e potrà quindi per semplici Decreti Reali e sotto le risponsabilità [sic] Ministeriale, salve le instituzioni constituzio- nali, fare tutti gli atti che saranno necessari per la difesa della patria, e delle Nostre instituzioni»41. Questo decreto venne revocato, a guerra finita, da una norma di esemplare concisione proposta da Albini e già ricordata nella precedente ricerca: «La legge del 2 agosto ultimo passato sulla concentrazio- ne dei poteri legislativi ed esecutivi nel governo del Re è abrogata. – Torino, 22 ottobre 1848»42. Lo Statuto era entrato in vigore il 4 marzo 1848. Sempre a marzo si ap- provarono le leggi sulla milizia comunale, sulla libertà di stampa, nonché la legge elettorale; altre seguirono nei mesi successivi43. Un editto del 17 marzo regolava le elezioni, aprendole a tutti i cittadini: tuttavia la sua for- mulazione suscitò incertezze nei riguardi di cittadini non cattolici44. Per gli ebrei e i valdesi erano ancora in vigore le limitazioni imposte dalle Lettere Patenti del 1816 di Vittorio Emanuele I. Gli ebrei dovevano vivere nei ghet- ti e non potevano avere proprietà immobiliari, mentre i valdesi potevano esercitare professioni ed avere proprietà immobiliari soltanto nelle loro valli. A entrambe le minoranze erano vietati tanto il proselitismo quanto i matrimoni con i cattolici. Le riforme napoleoniche consentirono a ebrei e valdesi l’acquisto di proprietà immobiliari, che essi riuscirono a conservare dopo la Restaurazione ricorrendo a prestanome cattolici ma incontrando

41 Decreto Luogotenenziale del 2 agosto 1848, n. 759, in http://www.dircost.unito.it/root_ subalp/docs/1848/1848-759.pdf. 42 Losano, Albini 2013, p. 51: il testo legislativo è in http://archivio.camera.it/resources/ are01/pdf/CD1100020275.pdf#nav. 43 L’elenco delle norme emanate nel 1848 e i relativi testi sono in: http://www.dircost.unito. it/root_subalp/1848.shtml. 44 Regio editto del 17 marzo 1848, n. 680, Regolamento per l’elezione dei deputati,art.1,c. 1: «Nell’ammettere i cittadini all’esercizio dei diritti elettorali non si ha riguardo alle disposizio- ni speciali relative ai diritti civili e politici, di cui taluno possa essere colpito per causa della re- ligione che professa», http://storia.camera.it/img-repo/ods/2013/06/25/CD1710000003.pdf. 22 Mario G. Losano frequenti difficoltà, di cui si occupò lo stesso Albini (Nota sull’effetto della legge che vieta agli Ebrei l’acquisto di beni stabili,cfr.App.IV,Bibliografia, 1843). Tre ragioni frenavano l’emancipazione di queste minoranze: la pres- sione contraria del Vaticano, la religione cattolica come religione di Stato e, infine «l’intromissione continua dei rappresentanti inglesi e prussiani in favore soprattutto dei Valdesi, per cui ogni concessione da parte sua [cioè di Carlo Alberto] sarebbe apparsa come un atto di debolezza verso le potenze straniere»45. Già nel febbraio del 1848 erano stati riconosciuti i diritti civili e politici dei valdesi e, a marzo, seguirono quelli degli ebrei (con le lettere patenti sulle quali si tornerà tra poco). Subito Vegezzi-Ruscalla scriveva a Mittermaier: «Veuillez faire connaître à l’Allemagne une résolution qui devra faire un grand plaisir. Le roi a admis à la jouissance des droits civils les protestants des vallées de Pignerol […]. Faites que les journaux de l’Allemagne protestante apprennes les conséquences de nos institutions libérales; qu’ils conseillent à la Prusse, la protectrice jusqu’ici de nos vaudois (ainsi se nomment nos pro- testants), de ne pas seconder l’Austriche pour nous ôter nos institutions»46. La legge elettorale si presentava come il necessario completamento dello Statuto emanato pochi giorni prima, e infatti ad esso si richiama l’ampio preambolo della legge stessa: «Dopo aver stabilito le basi del Governo rap- presentativo, fu Nostra prima cura di affrettare il momento in cui, radunate le Camere, il Nostro popolo fosse chiamato ad usare in beneficio della patria di tutte le libertà che gli abbiamo assicurato. […] Ci siamo indotti per una parte a partecipare il dritto di eleggere a quel maggior numero di cittadini che fosse compatibile colle condizioni di un Governo sinceramente rappre- sentativo, ed abbiamo lasciato per l’altra appieno libera agli elettori la scelta dei Deputati. Portiamo ferma fiducia che venendo per tal modo liberamente e pienamente espresse tutte le opinioni e i desiderii della Nazione, il concor- so della Camera elettiva, cogli altri poteri dello Stato, varrà a perfezionare e rassodare quegli ordini costituzionali, sui quali debbe fondarsi la prospe- rità della Patria, la sicurezza della nostra Corona, la libertà dei cittadini»47. In particolare, l’art. 1 precisava che «nell’ammettere i cittadini all’esercizio

45 Narciso Nada, Dallo Stato assoluto allo Stato costituzionale. Storia del Regno di Carlo Alberto dal 1831 al 1848, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Torino 1980, p. 122, nota 80. Cfr. anche i numerosi studi nel «Bulletin de la Société d’Histoire Vaudoise». 46 Giovenale Vegezzi-Ruscalla a Mittermaier, Torino, 28 febbraio 1848, in Capelli, Il carcere degli intellettuali, cit., p. 294. 47 Il testo integrale del Regio editto n. 680 è in: http://www.dircost.unito.it/root_subalp/ docs/1848/1848-680.pdf. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 23 dei diritti elettorali non si ha riguardo alle disposizioni speciali relative ai diritti civili o politici, di cui taluno possa essere colpito per causa del culto che professa». La formulazione tortuosa di questa clausola protettiva fornì il pretesto per tentare di limitarne l’applicazione. Gli avversari del suffragio universale rilevavano una contraddizione nello Statuto Albertino, che dichiarava religione di Stato la religione cattolica48, ma al tempo stesso asseriva l’eguaglianza dei cittadini49. Anche su questa ambiguità si fondavano i tentativi di limitare nella legislazione ordinaria la libertà di religione concessa con lo Statuto. I diritti civili erano già stati espli- citamente riconosciuti ai valdesi con la Regia Patente del 17 febbraio 1848 («I Valdesi sono ammessi a godere di tutti i diritti civili e politici de’ nostri sudditi, a frequentare le scuole dentro e fuori dell’università, ed a conseguire i gradi accademici)50 ed agli ebrei con la Regia Patente del 29 marzo 1848, con una formulazione che suscitò altri dubbi interpretativi: «Gli israeliti re- gnicoli godranno dalla data della presente di tutti i diritti civili e della facoltà di conseguire i gradi accademici, nulla innovato quanto all’esercizio del loro culto, ed alle scuole da essi dirette»51. Quest’ultima norma, infatti, menziona i diritti civili, ma non a quelli politici. A questa patente faceva seguito quella del principe Eugenio di Savoia Carignano del 15 aprile 1848 che, come luo- gotenente in assenza del re, ammetteva gli ebrei al servizio militare52. Nel contesto delle riforme elettorali del 1848, i conservatori e i catto- lici tentavano di limitare i diritti delle minoranze non cattoliche presenti in Piemonte, nonostante i due editti a favore degli ebrei e dei valdesi. Per

48 «La Religione Cattolica, Apostolica e Romana è la sola Religione dello Stato. Gli altri culti ora esistenti sono tollerati conformemente alle leggi» (art. 1). Questa formulazione (che sembra escludere la separazione fra Stato e Chiesa) suscitò numerose polemiche: su quelle collegate ad Antonio Rosmini, cfr. Giorgio Campanini, Rosmini e lo «Stato Cattolico»: l’art. 1 dello Statuto Albertino, in Franco Esposito – Umberto Muratore (a cura di), Rosmini e il Piemonte. Studi e testimonianze, Edizioni Rosminiane, Stresa 1994, pp. 161-196. 49 «Tutti i regnicoli, qualunque sia il loro titolo o grado, sono eguali dinanzi alla legge. Tutti godono egualmente i diritti civili e politici, e sono ammissibili alle cariche civili, e militari, salve le eccezioni determinate dalle Leggi» (art. 24). 50 Il testo integrale delle Regie lettere patenti n. 673 è in: http://www.dircost.unito.it/root_ subalp/docs/1848/1848-673.pdf. 51 Il testo integrale del Regio decreto n. 688 è in: http://www.dircost.unito.it/root_subalp/ docs/1848/1848-688.pdf. Sulle norme per l’emancipazione di ebrei e valdesi in Piemonte, promosse da Roberto d’Azeglio: Giacomo Martina, Pio IX e Leopoldo II, Pontificia Università Gregoriana, Roma 1967, pp. 220-223, e il Cap. IV su La lotta per l’emancipazione ebraica. 52 Il testo integrale del Regio decreto n. 700 è in: http://www.dircost.unito.it/root_subalp/ docs/1848/1848-700.pdf. 24 Mario G. Losano eliminare questi ostacoli il deputato Riccardo Sineo, co-autore della legge elettorale del 17 marzo 1848, presentò nello stesso anno un progetto di legge sui Diritti civili e politici agli accattolici, del quale fu relatore Albini, come deputato al Parlamento subalpino53. L’importanza di questo progetto, il fatto che esso fosse accompagnato dalla relazione di Albini e, infine, la difficoltà di reperire il testo di que- sta relazione rendono opportuna la riproduzione dell’intervento di Albini nell’Appendice III. Esso infatti è incluso nella raccolta a stampa dei Documenti parlamentari, i quali – a differenza dei Resoconti parlamentari – non sono an- cora digitalizzati54. Nominato relatore soltanto un’ora prima della presentazione del pro- getto alla Camera, Albini insiste soprattutto sull’eguaglianza dei cittadini dichiarata dallo Statuto: infatti, essendo i non cattolici «soggetti ora a tutti i pesi dei cittadini, è conforme a giustizia che non siavi differenza fra essi e gli altri in quanto ai diritti ed ai vantaggi». Inoltre, di fronte al processo di unificazione dell’Italia, Albini chiede ai deputati: «Mentre molti popoli, rinunciando alla loro individualità politica, si sono aggregati a noi, mentre altri stanno pure per formare con noi una sola famiglia politica, mentre in quelli e in questi trovasi un numero considerevole di non cattolici, avremmo noi esitato a proclamare questo principio dell’eguaglianza civile e politica dei cittadini?». Per queste ragioni Albini presenta, e la Camera approva, «una disposizione generale ed assoluta per tutti i cittadini che professano una religione diversa da quella cattolica». Il progetto approvato dalla Camera dei Deputati passò poi al Senato. La relazione con cui esso vi fu presentato costituisce un’integrazione e un commento

53 Faustino De Gregorio, La legislazione sardo-piemontese e la reazione cattolica (1848- 1861). Con particolare riferimento al dibattito parlamentare. Introduzione di Sandro Fontana, Rubbettino, Soveria Mannelli 1999, 358 pp. (con una vasta appendice di documenti soprat- tutto legislativi riprodotti in fac-simile, pp. 211-348). Le pp. 75-80 esaminano l’interven- to di Albini sul progetto Sineo, Diritti civili e politici degli accattolici, in aula il 7 giugno 1848 (Documenti Parlamentari, Camera dei Deputati, sessione 1848, Biblioteca Camera dei Deputati, Roma, p. 64: a p. 75 di De Gregorio, nota 165). Nel mio testo conservo la grafia «accattolici», per quanto oggi inconsueta, perché corrisponde a quella del progetto di legge. Invece il testo approvato il 19 giugno 1848, n. 735, che dovrebbe essere un decreto luogote- nenziale, non reca alcun titolo e inizia solo con l’indicazione «Eugenio, ecc. ecc.». 54 I dati bibliografici completi sulla relazione di Albini inclusa negli Atti del Parlamento Subalpino, Botta, Torino 1855, p. 64 s., cfr. infra, nota introduttiva all’Appendice III. Ringrazio la Biblioteca della Camera dei Deputati per queste indicazioni e per avermi messo a dispo- sizione il testo tratto dal volume a stampa sopra citato, conservato nella Biblioteca della Camera dei Deputati. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 25 al testo di Albini perché il relatore Giuseppe Stara, già primo presidente della Corte d’Appello di Genova, oltre a condividere gli argomenti addotti da Albini, ebbe anche più tempo per formularli con la dovuta ampiezza. Egli riprese quindi il tema dell’eguaglianza fra i cittadini e rispose poi in quattro punti alle critiche rivolte al progetto, proponendone infine «l’adozione pura e semplice». Il tema dell’eguaglianza fra i cittadini è dettato dalla «presente condizio- ne dei tempi», cioè dall’atmosfera liberale: «Sotto un Governo che proclamò il gran principio dell’uguaglianza di tutti i cittadini dinnanzi alla legge, – sostiene Stara, – era pur giusto e conveniente, che si facessero il più presto scomparire dalla nostra legislazione quelle odiose esclusioni, fondate sulla disparità dei culti, le quali prendendo radice o nell’ignoranza, o nell’intol- leranza dei tempi e dei Governi che le introdussero, più non potrebbero conciliarsi con i lumi del secolo, e colla libertà e larghezza del nostro reggi- mento. – Membri tutti di una medesima famiglia, tutti soggetti ai medesimi pesi e carichi dello Stato, ragione e giustizia richiede, che tutti i cittadini sieno egualmente ammessi a godere dei medesimi diritti, sì civili, che politici, e tutti partecipino in egual modo ai medesimi vantaggi senza riguardo alla differenza del culto che ciascuno professa». Alle «obbiezioni sovra le quali ebbe ad aggirarsi la discussione» della proposta, il senatore Stara contrappose quattro argomenti che si rivelarono decisivi. Anzitutto è inconsueto che una legge ordinaria sia preceduta da un preambolo, ma «la specialità del caso» lo rende necessario per la «più chiara intelligenza della legge stessa». In altre parole, la nuova legge doveva eliminare del tutto i dubbi lasciati aperti dalla precedente legislazione. In secondo luogo, le patenti regie avevano già stabilito che «sì i valdesi che gl’israeliti» fossero «ammessi al pieno godimento» dei diritti civili e politi- ci, ma la proposta di legge in discussione riguardava non soltanto loro, ma «tutti i cittadini che non professano la religione cattolica». In terzo luogo, veniva respinta l’obiezione che «la disposizione novella contenesse un’inter- pretazione non puramente dichiarativa, ma più presto estensiva delle leggi anteriori»: però quella formulazione della proposta legislativa, precisa Stara, era stata adottata proprio per evitare ogni ulteriore dubbio. In quarto luogo, la proposta non derogava agli articoli 24 e 40 dello Statuto55 (che rinviavano alle leggi sullo stato e sulle capacità dei cittadini), ma modificava soltanto le specifiche norme del Codice Civile allora vigente.

55 Il testo dell’art. 24 è a p. 23, nota 49; art. 40: «Nessun Deputato può essere ammesso alla Camera, se non è suddito del Re, non ha compiuta l’età di trent’anni, non gode i diritti civili e politici, e non riunisce in sé gli altri requisiti voluti dalla legge». 26 Mario G. Losano

Il Senato accettò queste precisazioni e la proposta divenne legge il 19 giu- gno 1848: «Volendo togliere ogni dubbio sulla capacità civile e politica dei cittadini, che non professano la Religione cattolica, – Il Senato, e la Camera dei Deputati hanno adottato, – Noi in virtù dell’autorità delegataci abbiamo ordinato ed ordiniamo quanto segue: Art. unico. La differenza di culto non forma eccezione al godimento dei diritti civili e politici, ed all’ammissibilità alle cariche civili e militari»56. d) Le riforme carcerarie Un settore specifico della legislazione ordinaria di cui si occuparono Albini e Mittermaier riguarda la legislazione penale e, in particolare, il regi- me carcerario. L’Ottocento aveva ereditato dal secolo precedente i fermenti libertari culminati nella dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1789 e un si- stema di repressione della devianza fondato più sulle pene afflittive che sulla privazione della libertà personale. L’opera di John Howard del 177757 indus- se molti intellettuali europei ad affrontare in una prospettiva sovranazionale il problema della riforma dell’esecuzione penale, inaugurando un approccio di «cosmopolitica internazionalità»58 che caratterizzerà gli sviluppi di quel- la disciplina. Sino ad allora l’esecuzione penale si svolgeva in carceri che, in realtà, erano ricoveri per gli emarginati: non solo delinquenti, ma anche discoli, vagabondi, orfani, psicotici e mendicanti. «Questo istituto, – così si autodefiniva una prigione di Brno, – non è un luogo di punizione, ma un ente caritatevole di buon governo»59. Si discussero e si tentarono in pratica vari sistemi di riforma carceraria,

56 Il testo integrale del Decreto luogotenenziale n. 735 è in: http://www.dircost.unito.it/ root_subalp/docs/1848/1848-735.pdf. 57 John Howard, The State of the Prisons in England and Wales. With Preliminary Observations, and an Account of Some Foreign Prisons and Hospitals, Eyres, Warrington 1777, 489 pp. I cataloghi tendono a omettere «and Hospitals», termine invece significativo per le istituzioni di quell’epoca. 58 Franz von Holtzendorff, Wesen, Verhältnisbestimmungen und allgemeine Literatur der Gefängniskunde, in Holtzendorff – Eugen von Jagemann, Handbuch des Gefängniswesens, Richter, Hamburg 1888, p. 25. 59 «Eine wohltätige Policeyanstalt»: Hannes Stekl, Österreichs Zucht- und Arbeitshäuser 1671-1920. Institutionen zwischen Fürsorge und Strafvollzug, Oldenbourg, München 1978, p. 100 (che già nel sottotitolo sottolinea che si tratta di «istituzioni tra il ricovero e l’esecuzione penale»). Nell’universo settecentesco delle discipline, la scienza della «Policey» si occupava del diritto pubblico, del fisco e dell’economia, sconfinando quindi nella «Kameralistik»: di- scipline destinate a scomparire nell’ordinamento ottocentesco dei saperi. Fig. 1. Contatti personali e postali tra esperti europei dell’esecuzione un’antipatia dichiarata (come fra Julius e Bérenger) o di una rilevan- penale prima del Marzo 1848. Vengono presi in considerazione i con- te interruzione dello scambio epistolare (come fra Jebb e Aubanel); tatti epistolari e gli incontri personali ad esclusione di quelli avvenuti «?» i rapporti incerti: è certo che Mittermaier e Suringar non erano nei congressi internazionali. Il segno «+» indica i rapporti compro- in contatto epistolare, però Suringar visitò Mittermaier a Heidelberg vati; «(+)» i rapporti che possono essere ipotizzati come altamen- nell’estate del 1844, come attesta una lettera del 16 settembre 1844 te verosimili; «(-)» un rapporto che sembra improbabile a causa di di Cornelis Anne den Tex, professore di diritto ad Amsterdam. 28 Mario G. Losano ma due modelli statunitensi dominavano il dibattito internazionale e ritorna- vano anche negli autori qui esaminati. Dal 1823 venne introdotto ad Auburn (New York) il «sistema del silenzio», che prevedeva celle individuali per la notte e lavoro diurno in grandi capannoni, dove bisognava osservare il si- lenzio assoluto: la violazione di questa regola era punita con la fustigazione. Nel 1829 a Filadelfia (in Pennsylvania) venne adottato il sistema della «de- tenzione individuale»: il detenuto dormiva e lavorava nella cella e l’ora d’aria si svolgeva in appositi spazi. Questi due modelli vennero a lungo discussi e soprattutto il primo venne adottato in Europa, producendo uno scambio di idee e di esperienze che, con varia intensità, andava dalla Norvegia alla Sicilia e dalla Polonia alla Spagna, come documenta la rete epistolare che fa capo a Mittermaier. In realtà, gli studiosi della riforma dell’esecuzione penale erano in con- tatto non solo con Mittermaier, indubbio punto di riferimento per tutti, ma anche fra di loro, come dimostra la tabella predisposta da Riemer (fig. 1). In essa, su entrambi i lati sono disposti i nomi degli stessi dodici corrisponden- ti, permettendo così di mettere in luce i rapporti fra tutti i partecipanti alla rete60. L’applicazione del modello reticolare alle corrispondenze sta rivelan- dosi un metodo fruttuoso di indagine che qui non è possibile approfondire. Basti quindi il richiamo a un altro studio sulle reti di corrispondenza che, dopo il fallimento della rivoluzione tedesca del 1848, si svilupparono fra gli emigranti democratici, socialisti e comunisti esiliati in Svizzera, negli Stati Uniti ovvero a Parigi, Londra e Bruxelles. Continuando una tradizione ti- pica nel mondo borghese tedesco, quegli scambi di lettere contribuirono a plasmare le idee dei movimenti liberali, nazionalistici e dei lavoratori61. I rapporti epistolari tra i riformatori delle carceri venivano rafforzati da incontri personali, favoriti anche dai congressi sulle riforme carcerarie: in- fatti i partecipanti non solo prendevano contatto con colleghi d’ogni Stato, ma pubblicavano e facevano poi circolare anche i propri resoconti, come quelli del 1842 pubblicati a Padova dalla «Quarta riunione degli scienziati italiani»62.

60 Riemer, Das Netzwerk der «Gefängnisfreunde» (1830-1872), cit., vol. 1, p. 27, Tabella 2: Contatti personali e postali tra esperti europei dell’esecuzione penale prima del Marzo 1848 [Vormärz]. Uno dei dodici esperti inclusi nella tabella è Petitti di Roreto. 61 Jürgen Herres – Manfred Neuhaus, Politische Netzwerke durch Briefkommunikation: Briefkultur der politischen Oppositionsbewegungen und frühen Arbeiterbewegungen im 19. Jahrhundert, Akademie-Verlag, Berlin 2002, 379 pp. 62 Diario della quarta Riunione degli Scienziati Italiani convocati in Padova nella seconda metà del settembre 1842, Tipografia Provinciale Penada, [Padova 1842,] 156 pp. Fra i 514 I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 29

Benché l’incontro fosse formalmente dedicato alle scienze, i temi sociali si affacciavano già nel discorso di apertura, inteso «a provare la maggior perfezione dello stato sociale essere specialmente congiunta al progredi- mento delle Scienze Fisiche e Matematiche» (p. 11). Così, nella «Sezione di Scienze Mediche» si affrontavano i problemi del sistema carcerario. Vennero presentati alcuni volumi sulle riforme carcerarie63, mentre il programma annunciava: Questioni igieniche proposte dal conte Petitti risguardanti la riforma delle carceri (p. 36), tema cui vennero dedicate tre sedute d’un dibat- tito più volte definito «vivissimo»: «Il conte Petitti, richiesto da Presidente, espone di nuovo in breve in che consista il sistema Auburniano […]. Nello sviluppo delle particolarità del detto sistema hanno una vivissima e dotta parte il Presidente, [Giacinto] Mompiani, Petitti, [Giovanni] Rampinelli e altri»64. Come conclusione del dibattito si propose di formulare una fusione dei sistemi auburniano e filadelfiano, da presentare «al Quinto Congresso Scientifico di Lucca del venturo anno 1845» (p. 100). Infine, «il sig. prof. [Francesco] Orioli è invitato a leggere il rapporto della Commissione da lui presieduta, la quale fu incaricata di esaminare le Questioni igieniche re- lative alle carceri prendendo in considerazione i due sistemi Filadelfiano e Auburniano». Tanto il titolo quanto l’impostazione di questo rapporto ri- torna sul confine tra temi scientifici e temi sociali: infatti la Commissione «fedele al mandato che voi le deste non esaminò que’ sistemi che nella rela- zione loro colla Igiene»65. Congressi come questo incrementavano la circolazione delle idee e il di- battito fra esperti, come mostra una lettera di Petitti di Roreto a Mittermaier: «Il faut que je vous informe avec détail de ce qui s’est passé pour que vous à

partecipanti elencati nell’Indice alfabetico dei membri del IV Congresso degli Scienziati ita- liani in Padova (pp. 138-150) si trovano alcuni nomi ricorrenti nel presente scritto, come Bernardino Bertini, Preside della Facoltà medica di Torino (n. 48), Luigi Fornasini dell’A- teneo di Brescia (n. 200), Carlo Ilarione Petitti di Roreto dell’Accademia di Torino (n. 345), nonché vari scienziati, medici e ufficiali provenienti dal Piemonte. 63 Vennero presentati i libri di Giacinto Mompiani, Delle carceri e del modo di migliorar- ne gli effetti a vantaggio dei prigionieri (p.155)eSul lavoro de’ fanciulli nelle manifatture, Dissertazione del conte Carlo Petitti, Torino 1841 (p. 154). 64 Diario della quarta Riunione degli Scienziati Italiani, cit., Seduta Terza della Commissione per l’esame delle Questioni igieniche dei Sistemi penitenziari delle Carceri, 25 settembre, p. 98 s. La discussione continuò il 26 settembre, nella Seduta Quarta (p. 99 s.) e il 27, nella Seduta Quinta (p. 100). 65 Diario della quarta Riunione degli Scienziati Italiani, cit.: il rapporto (senza titolo) è alle pp. 113-116. 30 Mario G. Losano votre tour puissiez tenir la presse allemande au courant de ce qui est arrivé»66. Nikolaus Julius, uno stretto amico di Mittermaier, partecipò al congresso di Padova lamentando però che i desiderati approfondimenti fossero stati ostacolati dalla varietà dei temi e dall’eccessiva affluenza: «800 persone, e neanche tutte medici ed esperti del sistema carcerario»67. Ciononostante, di quell’incontro vennero pubblicati due resoconti, uno di Mittermaier stesso68 e l’altro di Julius, che contiene la critica sopra riportata69. Questo fervore di studi si traduceva anche in riforme pratiche dei vari sistemi carcerari, con tempi e modalità diversi nei vari Stati dell’Italia pre- unitaria. Essi affrontarono il tema delle riforme carcerarie con un certo ritardo rispetto agli altri Stati dell’Europa occidentale anche a causa delle loro vicende interne, poiché, come si è detto, essi passarono dall’occupazio- ne napoleonica alla restaurazione, poi alla rivoluzione del 1821 e, infine, allo Statuto Albertino del 1848. In concreto, tuttavia, «un vasto rinnovamento del sistema carcerario venne affrontato, prima dell’unità d’Italia, soltanto dal Regno di Piemonte- Sardegna e dal Granducato di Toscana»70, «with Piedmont adopting the Auburn system and Tuscany embracing the Philadelphia system»: «as in the case of many other improvements and changes in Italian society before uni- fication, the Kingdom of Sardinia-Piedmont led the way in prison reform, initiating extensive improvements in the material conditions of its prisons during the Restoration era»71.

66 Petitti di Roreto a Mittermaier, Torino, 25 ottobre 1842, in Capelli, Il carcere degli intel- lettuali, cit., p. 234. 67 Nikolaus Heinrich Julius, Gefängniss-Discussionen in Italien, «Jahrbücher der Gefängnißkunde und Besserungsanstalten», 1843, p. 160 s. Anche Petitti di Roreto conferma quest’affluenza: «Je fis la lecture en présence de 800 personnes» (cfr. supra, nota 66). 68 Mittermaier sul congresso di Padova: Das Ergebniss der Berathungen auf dem Congresse der Gelehrten in Padua im Bezug auf das Pönitentiarsystem, «Jahrbücher der Gefängnißkunde und Besserungsanstalten», 1843, pp. 146-159. 69 Cfr. supra, nota 67. 70 Riemer, Das Netzwerk, p. 1307. 71 Susan B. Carrafiello, «The Tombs of the Living». Prisons and Prisons Reform in Liberal Italy, Lang, New York 1998, p. 13 (libro derivato dalla tesi dottorale di Susan B. Carrafiello, «The Tombs of the Living». Prisons and Prisons Reform in Italy, 1861-1915,NewYork1992, II-236 pp.). Il titolo di questo libro riprende quello d’un discorso di Filippo Turati, I Cimiteri dei vivi (Per la riforma carceraria). Discorso sul bilancio degli Interni pronunziato alla Camera dei Deputati il 18 marzo 1904, Camera dei Deputati, Roma 1904, 28 pp. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 31

Dopo l’aumento delle detenzioni intorno al 1820, Carlo Alberto intrapre- se una serie di riforme: «Abolì la tortura e ordinò la redazione di un nuovo codice penale che entrò in vigore nel 1839, ridusse molto le condanne ai lavori forzati e simmetricamente fece delle pene detentive il tipo di pena più rilevante. Con la patente del 20 dicembre 1834 venne introdotta fra i detenuti la separazione per sesso». Infine, due patenti regie del 9 febbraio 1839 costituirono «la base delle riforme che fecero del Piemonte lo Stato esemplare in Italia del sistema carcerario orientato al silenzio, secondo il mo- dello ginevrino»72. Il modello del silenzio venne però abbandonato intorno al 1850, con un progressivo passaggio alla detenzione in celle singole. Carlo Alberto aveva ordinato la costruzione di tre carceri modello. Nel 1850 erano terminate quelle di Oneglia e di Alessandria, ma l’alto numero di decessi in quest’ultima impose un ripensamento e, dal 1857, la costru- zione di nuove carceri a Torino e Genova. Queste riforme procedettero lentamente anche perché, a causa delle tre guerre d’indipendenza (1848-49, 1859, 1866) e dell’unità d’Italia, era sopravvenuto un minor interesse e una minor disponibilità di fondi73. «Si les révolutions de 1848, – scrive Vegezzi- Ruscalla, – n’étaient pas venues à absorber les trésors de bien d’états et à désordonner la société, la reforme pénitentière n’aurait pas fait en Europe une halte qui durera malheureusement bien de temps»74. La situazione italiana è così riassunta da Riemer: «Alla fine degli anni Trenta dell’Ottocento, con un certo ritardo [rispetto ad altri Stati europei], anche in Italia iniziò un dibattito sulle carceri. Iniziato dal sardo-piemonte- se Petitti, che a lungo ebbe una posizione centrale nella rete europea degli esperti dell’esecuzione penale, questo tema occupò ben presto numerosi dotti italiani, nel quadro dei congressi scientifici di Firenze (1841), Lucca (1842) e Padova (1843). Tuttavia solo due Stati dell’Italia settentrionale realizzarono vaste riforme: il Piemonte introdusse un sistema del silenzio secondo il modello ginevrino, per il quale la costruzione e il regolamento del carcere modello di Alessandria ebbero rilevanza internazionale. Un de- cennio più tardi il Granducato di Toscana sotto l’influenza di Carlo Peri

72 Riemer, Das Netzwerk, p. 1309 s. 73 Per una sintesi della situazione italiana si veda l’«excellent brief study on Italian prisons» (Carrafiello, «The Tombs of the Living», cit., p. 3) di Guido Neppi Modona, Carcere e società civile,inStoria d’Italia, vol. 5 (2), Einaudi, Torino 1973, pp. 1903-1998. Inoltre Giuseppe Nalbone, Carcere e società in Piemonte (1770-1857), Fondazione Camillo Cavour, Santena 1988, 222 pp. 74 Vegezzi-Ruscalla a Mittermaier, Torino, 18 febbraio 1856, in Capelli, Il carcere degli in- tellettuali, cit., p. 300. 32 Mario G. Losano introdusse l’isolamento in modo più completo che negli altri Stati europei. Riforme degne di nota ebbero luogo in altri Stati italiani soltanto dopo l’u- nificazione del 1861». Nel dibattito sulla riforma carceraria, per i giuristi italiani – e in particolare per quelli degli Stati più riformatori, cioè il Piemonte e la Toscana – i punti di riferimento furono soprattutto la Francia e la Germania. In quest’ultima, lo studioso di riferimento era Mittermaier, che a metà dell’Ottocento gode- va di una consolidata fama internazionale. «Complessivamente, – conclude Riemer, – il gran numero di corrispondenze su temi carcerari intercorse tra Mittermaier e gli italiani sembra essere un’eccezione [rispetto alla sua intera corrispondenza], da ricondurre non da ultimo alla sua simpatia personale per la penisola italiana»75.

3. Il Piemonte tra il modello culturale francese e quello tedesco Il modello culturale dominante nel Piemonte ottocentesco fu quello fran- cese. Un modello ambivalente, di amore-odio nel Risorgimento, di odio dal Risorgimento alla Prima Guerra Mondiale, infine più d’amore che d’odio nella fase del fascismo e dell’antifascismo. «Alla fine di tutta l’avventura risorgimentale, se una rivoluzione si è fatta in Italia, la si è fatta contro i fran- cesi […]. L’unità d’Italia è stata condotta a termine in alleanza coi prussiani e grazie alla debolezza, poi alla sconfitta, della Francia»76. Un modello anzitutto dal punto di vista linguistico: lo Statuto Albertino prevedeva il bilinguismo parlamentare («La lingua italiana è la lingua officia- le delle Camere. È però facoltativo di servirsi della francese ai membri, che appartengono ai paesi, in cui questa è in uso, od in risposta ai medesimi», art. 62) e gli atti parlamentari erano redatti nella lingua usata in ciascun intervento. In particolare in Piemonte «il francese era lingua ufficiale [al pari dell’italiano] e, nei ceti più elevati, come lingua culturale predominava addirittura sull’italiano», tanto che per Cavour l’italiano rimase «una lin- gua di scuola, alla quale dovette faticosamente ritornare negli anni della vita parlamentare»77. D’altra parte, questa dipendenza culturale era spesso

75 Riemer, Das Netzwerk,p.43. 76 Paolo Viola, La Francia vista dall’Italia: appunti per una discussione,inAgostino Giovagnoli – Giorgio Del Zanna, Il mondo visto dall’Italia, Guerini, Milano 2004, p. 75. Le tre fasi citate nel testo corrispondono ai tre punti dell’intervento di Viola. 77 Francesco Marin, Die «Deutsche Minerva» in Italien. Die Rezeption eines Universitäts- und Wissenschaftsmodells 1861-1923, SH-Verlag, Köln 2010, 410 pp.; il passo citato è a p. 76; contiene anche, alla nota 150, la citazione su Cavour tratta da Rosario Romeo, Cavour e I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 33 sentita anche come un peso: Albini e Mittermaier lamentano che troppa le- gislazione del Piemonte era soltanto un’imitazione di quella francese78. La filosofia dominante era l’eclettismo di Victor Cousin, la cui opera sull’istruzione in Germania contribuì a indirizzare l’attenzione del Piemonte verso gli Stati tedeschi, tanto che ad essa si richiamava anche la commissione inviata dal Piemonte in Germania per studiarne l’organizzazione dell’inse- gnamento79. Analoga funzione di indirizzo ebbe nel 1833 la traduzione in italiano dell’opera di Lerminier sulla storia del diritto80. In conclusione, fu la dominante cultura francese a indirizzare l’interesse del Piemonte verso la Germania. Sul piano geopolitico, il disegno austro-ungarico di controllare la peni- sola italiana si scontrava con il progetto del Piemonte di unificarla sotto la dinastia dei Savoia, progetto realizzato con le tre guerre d’indipendenza de- stinate ad allontanare l’Austria dalla penisola. È quindi comprensibile che, per il Piemonte, il modello tedesco non fosse quello austriaco, anche se erano regolari i rapporti culturali fra i due Stati e, in particolare, fra il Lombardo- Veneto e il Piemonte. Un esempio è la presenza di Albini nell’ambiente culturale bresciano e la sua nomina alla locale accademia, l’Ateneo (cfr. in- fra, § 6). Anche la Germania era frammentata in più Stati, nei riguardi dei quali – da parte italiana e, soprattutto, piemontese – esistevano simpatie o preclu- sioni. Il filologo classico Wilamowitz aveva soggiornato in Italia subito dopo l’unificazione della Germania e subito dopo il trasferimento della capitale italiana. A Roma lo colpiva la curiosità popolare davanti a questi forestieri che si aggiravano copiando le iscrizioni antiche e parlando un italiano più il suo tempo, Bari 1969. Il volume è dedicato al periodo che va dal 1861 al 1923 (anno della riforma Gentile), ma esamina anche il periodo immediatamente anteriore. Ampia bibliografia alle pp. 379-405. 78 Per esempio, Albini a Mittermaier, 10 dicembre 1854, p. 220, «È giusta la censura che fate al nostro Codice di procedura civile d’essersi troppo attenuto al Cod. francese. Ma pur- troppo è questo uno dei difetti che guastano per lo più le riforme legislative ed amministrative del nostro paese, il malvezzo d’imitare spesso servilmente quello che si è fatto in Francia». 79 Cfr. Losano, Albini 2013, p. 7, nota 2, su Victor Cousin, Rapport sur l’état de l’instruc- tion publique dans quelques pays de l’Allemagne (1831) e p. 11, nota 15, sui tre volumi di Luigi Parola e Vincenzo Botta, Del pubblico insegnamento in Germania (1851). Cfr. anche

Salvo Mastellone, Victor Cousin e il Risorgimento italiano. Dalle carte dell’Archivio Cousin, Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 2 di 8 Volta Le Monnier, Firenze 1955, 252 pp. 80 Eugène Lerminier, Introduction générale à l’histoire du droit, Hauman, Bruxelles 1830, XVI-399 pp.; trad. it.: Introduzione generale alla storia del diritto, Trani, Napoli 1833, 438 pp., e successive edizioni. 34 Mario G. Losano che corretto: quella era però ancora l’Italia dei dialetti, e per questo «il no- stro italiano ci procurò più volte l’onore di essere presi per piemontesi». Infine per Wilamowitz «era conforme allo spirito del tempo che si venisse salutati ovunque con rispettosa gioia come ‘prussiano’; invece non si deve usare ‘tedesco’, che significa austriaco. Soprattutto gli ufficiali italiani mo- stravano sentimenti camerateschi. Quando la valuta tedesca sostituì quella prussiana, il cambiavalute non voleva accettarla: ‘non è prussiano’»81. In realtà, questa distinzione non era sempre così rigorosa. «J’affectionne les allemands, – scrive Vegezzi-Ruscalla, – qui m’ont comblé de finesses pen- dant mon séjour en Autriche et en Bavière, je les honore comme les plus avancés dans les sciences sans orgueil et sans faire le bruit de nos voisins»82, cioè dei francesi. Ma il tono cambia con il 1848 e l’avvicinarsi della Prima guerra d’indipendenza: «Irrité et scandalisé de l’ignorance de beaucoup de mes compatriotes relativement à l’Allemagne qu’on confond avec l’Autriche, j’ai voulu justifier votre grande nation que j’aime et je honore. Après avoir publié un long article intitulé Che cosa è l’Austria dans notre “Antologia Straniera” […], j’en ai publié un autre anonyme dans la “Concordia” de Turin»83. L’interesse per il modello culturale tedesco crebbe e divenne dominante dopo una serie di eventi storici che andarono raffreddando i rapporti con la Francia e che di conseguenza portarono il Piemonte e, poi, il nuovo Stato italiano a distanziarsi sempre più dal modello francese, che comunque re- stava un importante punto di riferimento. La delusione dei patrioti italiani verso la Francia iniziò con la cessione francese di Venezia all’Austria nel 1797 con il trattato di Campoformio, proseguì con il mancato appoggio alla rivoluzione napoletana del 1799, crebbe con l’appoggio francese allo Stato della Chiesa contro la Repubblica Romana nel 1849 e culminò nel 1859 con l’interruzione unilaterale francese (sancita dal trattato di Villafranca) della comune guerra contro l’Austria, in violazione del trattato franco-piemonte- se. Infine la sconfitta della Francia a Sedan nel 1870 suggellò la decadenza del modello francese e la progressiva conversione al modello tedesco non

81 Ulrich von Wilamowitz-Moellendorf, Erinnerungen 1848-1914, Koehler, Leipzig 1928, p. 160, nota 2. I termini in corsivo tra virgolette semplici sono in italiano nell’originale tedesco. Wilamowitz soggiornò in Italia dal 1872 al 1874, con un’interruzione dal marzo al maggio 1873 in Grecia. 82 Giovenale Vegezzi-Ruscalla a Mittermaier, Torino, 24 gennaio 1841, in Capelli, Il carcere degli intellettuali, cit., p. 287. 83 Vegezzi-Ruscalla a Mittermaier, Torino, 28 febbraio 1848, in Capelli, Il carcere degli in- tellettuali, cit., p. 293. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 35 solo in Piemonte, ma anche nel mondo, dal Brasile al Giappone. D’altra parte l’Italia era accomunata al modello tedesco anche da alcune affinità storiche: le invasioni napoleoniche, i moti del 1848 e la tarda unificazione nazionale84. Dopo Sedan, la diffusa opinione pubblica piemontese che opponeva Francia e Germania come modelli culturali può essere sintetizzata in una frase di Nicola Marselli, ufficiale e docente alla Scuola Superiore di Guerra di Torino, scritta «mentre era ancora intrecciato il dramma franco-germa- nico, e non dopo la catastrofe» di Sedan, e inclusa nel capitolo intitolato La Francia e la Prussia al cospetto della Civiltà: «La Prussia è ancora obesa per istituzioni feudali e per eccesso di militarismo. Ma guardatela da un al- tro punto. […] Ora parliamoci schietto e confessiamo pure che la sostanza dei principi dell’89 [cioè della Rivoluzione Francese] vive più in pace con una nazione che alimenta le Università, ove regna da sovrana la libertà della scienza, anzi che con una che ha fatto da sentinella al Papa; che l’essenza del- la Civiltà trovasi più in armonia con un popolo sobrio che vede l’istruzione diffusa in tutte le sue classi, anzi che con uno che ha permesso la schiavitù del pensiero e la distruzione della libertà d’insegnamento; che il progresso dei tempi moderni è penetrato meglio in un esercito che crea per il nobile l’obbligo della istruzione, anzi che in quello che statuisce pel contadino il diritto a diventar generale. Datemi Moltke, Room, ecc. ed io perdono loro i von, datemi Bismarck e io gli fo grazia di esser conte. E che vorreste che io chiamassi più civile un democratico asino, che un aristocratico studioso, laborioso e che si fa ammazzare per il suo paese? La Civiltà si trova dove regnano la libertà del pensiero, la diffusione dell’istruzione, la sobrietà nei costumi, la moralità nelle amministrazioni, la fede in un principio ideale, la disciplina nell’Esercito, e in tutti il sentimento del dovere, in tutti quel medesimo rispetto ai diritti dell’autorità che questa deve avere per i diritti del popolo»85.

84 Su questo parallelismo cfr. per esempio Wolfgang Altgelt, Vorlesung: die nationale Einigung Italiens und Deutschlands 1848-1871, Minifanal, Bonn 2014, 241 pp.; Edmondo Montali, Unità e libertà nell’Europa delle nazioni: i Risorgimenti italiano e tedesco a confronto, Ediesse, Roma 2012, 103 pp. (testo in italiano e tedesco). Dopo i Risorgimenti altri eventi accomunarono i due Stati: le due guerre mondiali, il fascismo e il nazismo, gli anni di piombo. 85 Nicola Marselli, Gli avvenimenti del 1870-71 Studio politico e militare, Loescher, Torino 1871, vol. 1, p. 17 s. Un giudizio analogo si incontra in un articolo del francese Laboulaye Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 2 di 7 Volta del 1845, cfr. Mittermaier ad Albini, Heidelberg, 30 gennaio 1846, p. 156, nota 76. Su questo cambio di modelli culturali e, in generale, sul confronto tra Italia e Germania la letteratura è così estesa, che devo limitarmi a pochi titoli: Klaus Heitmann, Das italienische Deutschlandbild in seiner Geschichte. Bd. I: Von den Anfängen bis 1800, Winter, Heidelberg 2003, 486 pp.; 36 Mario G. Losano

La simpatia per la Germania si manifestava anche nella vita privata. Rimasto vedovo nel 1843, Vegezzi-Ruscalla per le sue due figlie cerca un’i- stitutrice «non in Francia perché non nutro grande affetto a quel paese, sì in Germania che amo assai», e chiede a Mittermaier se egli «conoscesse qualche badese cattolica d’intemerati costumi»86. Anni dopo la corrispon- denza ci informa che l’istitutrice tedesca, «une badoise», è Torino: «M.lle de Lenchsenring a été institutrice de M.lle de Berkheim, le ministre du Grand Duc». D’altra parte, tra il personale di casa c’era già una tedesca: «Ma cuisi- nière est une allemande italienne, c’est à dire de nos communes allemandes du Mont-Rosa. Vous voyez donc que je prouve par les faits combien j’aime l’Allemagne»87. In quest’atmosfera non sorprende che l’organizzazione dell’insegnamen- to universitario piemontese considerasse con crescente attenzione il modello tedesco, che si riflette anche nello scambio di notizie e di dettagliati piani di studio nel carteggio tra Albini e Mittermaier. Esso è un buon esempio

Bd. II: Das lange neunzehnte Jahrhundert (1800-1915), 2008, 743 pp. (particolarmente rile- vante per i temi qui trattati il lungo capitolo Deutschland als Kulturmacht im Ottocento,pp. 109-597; Bd. III, 1: Das kurze 20. Jahrhundert (1914-1989). Italien gegen Deutschland: Der Erste Weltkrieg, 2012, 303 pp. (in particolare: § 196, Il metodo tedesco: Die Rebellion gegen die deutsche Wissenschaft, pp. 154-162); Gustavo Corni – Christof Dipper (eds.), Italiener in Deutschland im 19. und 20. Jahrhundert. Kontakte, Wahrnehmungen, Einflüsse, Duncker & Humblot, Berlin 2012, 579 pp.; Anna Maria Voci, La Germania e Cavour: diplomazia e storiografia, Edizioni di Storia e letteratura, Roma 2011, XVII-258 pp.; Gian Enrico Rusconi – Hans Woller (eds.), Parallele Geschichte? Italien und Deutschland 1945-2000, Duncker & Humblot, Berlin 2006, 574 pp.; Christof Dipper (ed.), Deutschland und Italien 1860-1960. Politische und kulturelle Aspekte im Vergleich, Oldenbourg, München 2005, VIII-284 pp.; Gustavo Corni, Il modello tedesco visto dall’Italia, in Agostino Giovagnoli – Giorgio Del Zanna, Il mondo visto dall’Italia, Guerini, Milano 2004, pp. 34-54 (sintesi dal Risorgimento alla riunificazione del 1989); Ezio M. Gray, Germania in Italia, Ravà, Milano 1915, 38 pp.; Ugo Ojetti, L’Italia e la civiltà tedesca, Ravà, Milano 1915, 31 pp. Infine, nel dopoguerra, 212 tesi molto articolate propongono – in tedesco, pp. 7-71, e in italiano, pp. 72-134 – come insegnare nelle scuole la storia dei rapporti italo-tedeschi superando le distorsioni causate dalle ditta- ture appena rimosse: [Georg Eckert, ed.], Tausend Jahre deutsch-italienischer Beziehungen. Die Ergebnisse der deutsch-italienischen Historikertagungen in Braunschweig (1953), Goslar (1956), Siena (1957), Bamberg (1958) und Erice (1959), Limbach, Braunschweig 1960, 223 pp. 86 Vegezzi-Ruscalla a Mittermaier, Torino, 13 dicembre 1843, in Capelli, Il carcere degli intellettuali, cit., p. 292. 87 Vegezzi-Ruscalla a Mittermaier, Torino, 28 febbraio 1848, in Capelli, Il carcere degli intel- lettuali, cit., p. 293. L’«allemande italienne» apparteneva con ogni probabilità alla comunità tedesca dei Walser, ancor oggi esistente nella Valle d’Aosta. Enrico Rizzi è autore di numerose pubblicazioni in italiano e tedesco sui Walser. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 37 di questa interazione, ma il loro scambio di informazioni è soltanto uno dei tasselli d’un mosaico ben più vasto: infatti dagli anni Trenta dell’Ottocento gli studiosi italiani cercavano negli Stati tedeschi tanto un modello di scienza quanto un modello di didattica per la scienza – cioè sia un metodo d’inda- gine, sia un’organizzazione della ricerca88 – al fine di rinvigorire la scienza e le università dell’Italia. «Già prima del marzo 1848 (Vormärz) erano sta- ti recepiti alcuni testi fondamentali sulle università tedesche, da Cousin a Savigny»89. A Cousin si è accennato poco sopra, mentre l’interesse per Savigny è documentato anche dalle lettere in cui Albini annuncia a Sclopis di aver tradotto alcune opere di Savigny o valuta altre traduzioni di questo autore pubblicate in Italia, nonché dalle lettere di Savigny a Sclopis conser- vate all’Accademia delle Scienze di Torino90. L’apertura verso la Germania si rafforzò dopo l’unità d’Italia, nel tenta- tivo di creare una «scienza italiana» che potesse concorrere con la scienza tedesca o, almeno, esserle paragonabile. La trasformazione del mondo uni- versitario italiano con l’unità nazionale è oggetto dell’esauriente ricerca del 2010 di Francesco Marin, che «si concentra sulle scienze dello spirito e sulle scienze giuridiche. Queste materie avevano un’importanza capitale nel defi- nire l’identità del nuovo Stato nazionale ed erano particolarmente rilevanti dal punto di vista ideologico. Esse sono quindi un buon punto d’osserva- zione per esaminare il dibattito sulla recezione della “scienza tedesca” in

88 Al centro del dibattito era il modello humboldtiano dell’università tedesca: Rainer Christoph Schwinges, Humboldt International. Der Export des deutschen Universitätsmodells im 19. und 20. Jahrhundert, Schwabe, Basel 2001, X-503 pp.; Mitchell G. Ash (ed.), German Universities Past and Future: Crisis or Renewal?, Berghahn, Providence (RI) 1997, XX- 260 pp.; tradotto col titolo: Mythos Humboldt: Vergangenheit und Zukunft der deutschen Universitäten, Böhlau, Wien et al. 1999, 268 pp. 89 Marin, Die «Deutsche Minerva» in Italien, cit., p. 15. Questa convergenza ottocentesca viene meno con la Prima Guerra Mondiale: «Per le relazioni italo-tedesche, gli anni 1914-18 rappresentano la più profonda frattura verificatasi tra i due paesi a nord e a sud delle Alpi dal- la fine del medioevo» (Klaus Heitmann, Das italienische Deutschlandbild in seiner Geschichte. Das kurze 20. Jahrundert (1914-1989) – Band III, 1: Italien gegen Deutschland: Der Erste Weltkrieg, Winter, Heidelberg 2012, p. 7). 90 I reciproci interessi e contatti tra Savigny e numerosi studiosi di vari Stati italiani, spesso traduttori delle sue opere, sono documentati con precisione in tre opere di Laura Moscati: Da Savigny al Piemonte. Cultura storico-giuridica subalpina tra la Restaurazione e l’Unità, Carucci Editore, Roma 1984, 361 pp. (il capitolo su Traduzioni, studi, incontri per la recezione di Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 2 di 6 Volta Savigny include un dettagliato paragrafo su I tentativi di Albini, pp. 169-180; cfr. anche infra, § 9); id., Italienische Reise. Savigny e la scienza giuridica della Restaurazione, Viella, Roma 2000, 200 pp.; id., Il carteggio Hänel – Baudi di Vesme per l’edizione del Codice Teodosiano e del Breviario Alariciano, Fondazione Sergio Mochi Onory, Roma 1987, 347 pp. 38 Mario G. Losano

Italia»91. Con riferimento agli studi giuridici, le numerose traduzioni di ope- re tedesche pubblicate in Italia confermano questo diffuso interesse per la Germania92. Tuttavia nell’Italia appena unita non era facile riformare le università, perché le 19 università pre-unitarie provenivano da sei Stati diversi93 e in esse si intersecavano l’antichità delle origini e le differenze dei modelli or- ganizzativi risalenti ai vari Stati. Si trattava d’una frammentazione difficile da superare anche perché era il riflesso settoriale di un problema generale: come a livello centrale la debolezza del nuovo Stato unitario impedì di in- trodurre un modello federale di organizzazione territoriale, così le resistenze locali ostacolarono una razionalizzazione e fusione delle università esistenti. La struttura organizzativa del nuovo Stato unitario era dunque caratterizzata da una centralizzazione incompiuta. Il Regno di Piemonte-Sardegna aveva iniziato già prima del 1848 a di- scutere di una radicale riforma universitaria ed era riuscito a portarla a compimento solo nel 1859 con la Legge Casati, destinata a reggere l’intero insegnamento nell’Italia unita (quindi non solo l’università) sino alla riforma Gentile del 192394. L’evoluzione delle riforme universitarie piemontesi esigerebbe una ricer- ca apposita, una cui prima sintesi si trova nella Storia di Torino del 200095.

91 Marin, Die «Deutsche Minerva» in Italien, cit., p. 13. 92 Maria Teresa Napoli, La cultura giuridica europea in Italia. Repertorio delle opere tradotte nel secolo XIX, Jovene, Napoli 1987, 3 vol. 93 Sulla fase unitaria delle università italiane: Gian Paolo Brizzi et al. (eds.), Storia delle università italiane, Sicania, Messina 2007, 3 voll.; Ilaria Porciani (ed.), L’università tra Otto e Novecento: i modelli europei e il caso italiano, Jovene, Napoli 1994, XII-398 pp.; Luigi Franchi, Le fonti della legge Casati, Università di Modena, Modena 1928, 28 pp.; Francesco A. Genovese, La riforma delle facoltà di Giurisprudenza e l’introduzione dell’Ordinamen- to giudiziario nelle università italiane (1859-1865), in Aldo Mazzacane – Cristina Vano (eds.), Università e professioni giuridiche in Europa nell’età liberale, Jovene, Napoli 1994, pp. 115-149. 94 Dell’applicazione di questa legge a Vigevano si occupò attivamente Albini (cfr. § 7). Il conte (1798-1873), podestà di Milano sotto l’Austria, favorì l’unione tra Lombardia e Piemonte e nel 1848 divenne Presidente del Consiglio del Regno di Sardegna. Nei pochi mesi tra il luglio 1859 e il gennaio 1860 in cui fu ministro della pubblica istruzione emanò l’importante legge che porta il suo nome. Cfr. Antonio Maria Orecchia, Gabrio Casati. Patrizio milanese, patriota italiano, Guerini, Milano 2007, 364 pp. 95 Marco Violardo, Università ed accademie: le scienze giuridiche, economiche, storiche, fi lo- sofiche, filologiche,inStoria di Torino, vol. 6: La città nel Risorgimento (1798-1864), Torino, Einaudi 2000, pp. 618-642. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 39

Come esempio di questi interventi si consideri la riforma dell’insegnamento del diritto del 1848, che riguardava anche la filosofia del diritto, allora inse- gnata sotto il nome di «principii razionali del diritto»:

In virtù dell’autorità a noi delegata, sulla relazione del Ministro Segretario di Stato per l’Istruzione pubblica, abbiamo ordinato ed ordiniamo quanto segue: Art. 1. Nell’Università di Torino il diritto commerciale s’insegnerà d’ora innanzi nel terzo anno di corso. 2. L’insegnamento della teoria delle prove civili e criminali è unito a quel- lo della procedura civile e penale. Questo insegnamento complessivo, che comprenderà tutto il diritto giudiziario, cioè la dottrina della organizzazione giudiciaria, quella della procedura, e quella delle prove, si darà nel 4° e 5° anno di corso. 3. Al quinto anno del corso ordinario verrà aggiunto l’insegnamento degli elementi del diritto amministrativo. 4. L’insegnamento dei principii razionali del diritto cesserà di far parte del corso ordinario per essere compreso nel corso completivo96. 597. Nel corso completivo s’insegnerà dallo stesso professore alternativa- mente in un anno il diritto costituzionale, e nell’altro il diritto pubblico ed internazionale. Il Ministro Segretario di Stato per l’istruzione pubblica è incaricato dell’e- secuzione del presente decreto, che sarà comunicato al Controllo generale.

Torino, addì 31 maggio 1848. – Eugenio di Savoia98.

Al periodo immediatamente anteriore alla Legge Casati si riferiscono le commissioni per la riforma dell’insegnamento universitario di cui fece parte Albini e i dibattiti cui egli fa riferimento nel suo carteggio con Mittermaier.

96 «Il 5 agosto 1846 un nuovo regolamento articolava la facoltà [di giurisprudenza] in un corso ordinario e in un corso “completivo”. Il corso ordinario, di 5 anni, fissava a 12 le materie obbligatorie […]. Il corso “completivo”, destinato alla formazione dei futuri docen- ti universitari, comprendeva il Diritto pubblico e internazionale, il Diritto amministrativo, l’Economia politica». La materia equivalente alla filosofia del diritto passava quindi a questo corso «completivo» o superiore, per il quale non erano previsti esami (come nel corso ordi-

nario), ma un premio annuale a chi avesse composto la miglior dissertazione sulle materie del Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 2 di 5 Volta corso (Violardo, Università ed accademie, cit. alla nora precedente, p. 628 s.). 97 Per un errore di stampa nell'originale, il numero 4 è seguito dal numero 6 e manca il numero 5. 98 Decreto Luogotenenziale n. 739 in: http://www.dircost.unito.it/root_subalp/docs/1848/1848-739.pdf. 40 Mario G. Losano

4. La rete mondiale di Mittermaier e i corrispondenti italiani Gli interessi di Mittermaier si estendevano ai principali rami dell’intero diritto e la sua tentacolare corrispondenza – finora pubblicata solo in par- te – coinvolgeva studiosi non soltanto dell’Europa, ma anche dell’America tanto settentrionale quanto meridionale99. Mittermaier era il nodo centrale di questa corrispondenza, ma ciascuno dei suoi corrispondenti era a sua volta il nodo centrale di un’altra rete epistolare, come si vede nella figura 1 a p. 27. Alla corrispondenza Mittermaier affiancava un’infaticabile attività di organizzatore della cultura accademica attraverso le riviste scientifiche100 e della cultura politica, attraverso l’attività giornalistica in cui chiedeva la collaborazione anche di Albini, come si vedrà nel § 10. I corrispondenti italiani di Mittermaier erano più di 220101. In particolare, «Mittermaier intrattenne rapporti epistolari con alcuni tra i massimi esponenti della cultura e della politica piemontese del tempo, da Federigo Sclopis, a , a Giacomo Giovanetti, a Luigi Cibrario e molti altri anco- ra, ma ebbe un dialogo particolarmente fitto e durevole con Petitti di Roreto»: a quest’ultimo lo legavano numerose affinità intellettuali e politiche, ma anche un comune destino «che afflisse entrambi, a distanza di pochi mesi, con la perdita dei loro primogeniti»102. Mittermaier si dedicò per quasi cinquant’anni alla riforma carceraria, tema particolarmente vivo intorno alla metà dell’Otto- cento, e la sua corrispondenza su questo argomento è oggi documentata da centinaia di lettere raccolte in due volumi, una parte dei quali si occupa dei corrispondenti italiani, però in modo asimmetrico rispetto agli altri103.

99 Gli articoli della rivista coprivano un’area geografica ancora più vasta, come si vede in Reinhard von Hippel, Register über die Kritische Zeitschrift für Rechtswissenschaft und Gesetzgebung des Auslandes, Keip, Goldbach 1998, XLII-215 pp.: indice di grande utilità ma di non facile uso, cfr. Hinweise zur Benutzung, pp. XL-XLII. Nel registro per Stati, Italien, Sardinien (p. 118 s.) è separato da Italien, Piemont (p. 118). Nell’indice degli autori recensiti si trova «ALBERTI, Caroli» (in realtà il Re Carlo Alberto, come promotore degli Historiae Patriae Monumenta), ma non Albini, nonostante le due recensioni di Mittermaier (Losano, Albini 2013, Appendice I; nel presente volume, Appendice II). Oggi il testo integrale della rivista è reperibile in Internet. 100 Losano, Albini 2013, p. 67: «La capacità di organizzatore culturale di Mittermaier si riflette anche nella promozione di tre riviste che coprono i principali campi del diritto, il “Neues Archiv des Criminalrechts”, l’“Archiv für civilistische Praxis” e […] la “Kritische Zeitschrift für Rechtswissenschaft und Gesetzgebung des Auslandes”». 101 Riemer, Das Netzwerk, cit. p. 1315. 102 Capelli, Il carcere degli intellettuali, cit., p. 155, dove dettaglia le affinità tra i due giuristi. 103 Riemer, Das Netzwerk, cit., in particolare: Italien, vol. 2, pp. 1307-1355. Il curatore pre- I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 41

Infatti, mentre per gli altri Stati il curatore tedesco trascrive le singole let- tere, per l’Italia si rifà al volume di Anna Capelli, Il carcere degli intellettuali, nel quale erano già state pubblicate le lettere di sei importanti riformatori del sistema carcerario. Rinviando a quel volume per il testo integrale delle lettere, Riemer si limita a riassumerne in tedesco il contenuto e a premet- tere una nota biografica per ciascuno dei corrispondenti. Essi sono Carlo Ilarione Petitti di Roreto (1790-1850, con 29 lettere fra il 1837 e il 1843)104; Giovenale Vegezzi Ruscalla (1799-1865, con 12 lettere fra il 1839 e il 1856); Giovanni Eandi (1791-1848, con 9 lettere fra il 1840 e il 1842), Primo Ronchivecchi (con 14 lettere fra il 1841 e il 1845), Carlo Torrigiani (1807- 1865, con 3 lettere fra il 1841 e il 1851), Carlo Peri (con 31 lettere fra il 1849 eil1865)105. Alcuni di questi nomi ritornano nelle lettere pubblicate nella presente Memoria. Albini, meno coinvolto nel dibattito penitenziario, è citato una sola volta a proposito dei travagliati invii postali da Torino a Heidelberg via Ginevra, grazie ai buoni uffici del direttore della «maison pénitentiaire» di Ginevra, Christophe Aubanel, che scriveva a Mittermaier: «J’ai reçu ce matin votre paquet pour Turin qui partira tout de suite. […] J’ai reçu au commencement de cette semaine un paquet de Turin pour vous probablement de Mr. le Prof.r Albini. […] J’ai encore reçu hier deux autres paquets de Turin pour vous ensorte que après demain Lundi je vous ferai un gros envoi»106.

5. Le recensioni di Mittermaier su Albini L’interesse di Mittermaier per Albini non si era esaurito con la recensio- ne del Saggio analitico del 1840 (già tradotta nella precedente Memoria su Albini)107, ma tornò a manifestarsi dieci anni dopo con la recensione d’uno mette una sintesi dei movimenti di riforma carceraria nei singoli Stati dell’Italia pre-unitaria (pp. 1307-1315), cui seguono i riassunti delle lettere. 104 Il testo di queste lettere è contenuto tanto in Capelli, Il carcere degli intellettuali, cit., pp. 170-270 (lettere nr. 1-55), quanto in Paola Casana Testore (ed.), C. Ilarione Petitti di Roreto, Lettere a L. Nomis di Cossilla ed a K. Mittermaier, Centro di Studi Piemontesi, Torino 1989, pp. 387-486. Riemer segue il testo più recente, cioè quello di Anna Capelli. 105 Riemer omette invece la più esile corrispondenza di altri cinque riformatori, presenti nel volume di Anna Capelli: Alessandro Pinelli (2 lettere), Giuseppe Saleri (5 lettere), Luigi

Fornasini (2 lettere), Aurelio Puccini (1 lettera) e Nicolò Lami (4 lettere). Su Giuseppe Saleri Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 2 di 4 Volta e su Luigi Fornasini cfr. anche § 6. 106 Aubanel a Mittermaier, Ginevra, 18 giugno 1853, in Riemer, Das Netzwerk, cit., p. 1659. 107 La recensione di Karl Mittermaier al Saggio analitico di Albini venne pubblicata col ti- tolo: Juristische Encyklopädie in Italien. Angezeigt von Mittermaier, in «Kritische Zeitschrift 42 Mario G. Losano scritto storico di Albini: recensione pubblicata in due puntate su una rivi- sta di Heidelberg108 e integralmente tradotta nell’Appendice I della presente Memoria. Mittermaier attesta ancora una volta la sua stima per Albini, anche se, come si vedrà, non lesina le critiche: «Albini si colloca fra i più notevoli dotti italiani, che – con la sua enciclopedia giuridica e con molti lavori minori sulla filosofia e sulla storia giuridiche – si è affermato come studioso saldamente preparato dal punto di vista tanto filosofico quanto storico e, al tempo stes- so, come pensatore sottile, versato anche nelle esigenze di un efficace studio universitario del diritto» (cfr. infra, Appendice I, p. 237). Mittermaier inizia la recensione tracciando egli stesso una sintesi del- la storia giuridica della penisola italiana dalla fine dell’impero romano al Medioevo, mettendone in luce tre caratteristiche: l’impossibilità di risalire, come in altre storie giuridiche, alle consuetudini dei popoli autoctoni, perché in Italia invece delle consuetudini si trovava già un diritto altamente elaborato come il diritto romano; la frammentazione localistica seguita alla decadenza dell’impero, che ostacolava la stesura di una storia unitaria; infine, l’innesto del diritto germanico e canonico sulla prassi romanistica preesistente nel- la variegata realtà politica italiana. Mittermaier, come germanista, sottolinea l’importanza dell’apporto germanico al diritto italiano. Al termine d’una ras- segna bibliografica sulle storie settoriali del diritto nate dalla frammentazione territoriale italiana, Mittermaier affronta punto per punto gli Elementi della storia del diritto in Italia di Albini, opera che «che può essere definita il primo manuale di una storia giuridica di questo tipo» (p. 237): un’opera cioè che unifica queste disperse storie dei diritti locali d’Italia. Secondo il suo costume di mediatore culturale, Mittermaier anzitutto espone in dettaglio la struttura dell’opera, con precisi rinvii alle pagine di- scusse, ed esprime poi il suo giudizio e le sue riserve. Nelle osservazioni critiche, che non è qui possibile riprendere singolarmente, si colloca in pri- mo piano il Mittermaier germanista nella duplice veste giuridica e politica che caratterizzava quasi tutti i germanisti tedeschi di quell’epoca. Come giu- rista germanista rivendica il peso del diritto germanico nella formazione del diritto italiano: «L’intera concezione del diritto italiano dipende dal fatto che si accetti la continuazione del diritto romano nelle province (Provinzialen), oppure si riconosca che dalla fusione del diritto romano e longobardo sia für Rechtswissenschaft und Gesetzgebung des Auslandes», 1840, Bd. 12, pp. 468-475. La tra- duzione in italiano fatta dallo stesso Albini è in Losano, Albini 2013, Appendice I, pp. 76-83. 108 Albini, Elementi della storia del diritto in Italia [..], «Heidelberger Jarhbücher für Literatur N. F.», 1850, pp. 425-432 e 433-437. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 43 nato un nuovo diritto o, almeno, che in alcuni rapporti il diritto longobardo abbia sostituito il diritto romano» (p. 239 s.): e Mittermaier, naturalmente, si dichiara seguace di quest’ultima corrente. L’attenzione al diritto germanico lo porta anche a formulare alcune cri- tiche al testo di Albini («Abbiamo forti dubbi sulla sua opinione secondo cui il diritto romano era il diritto comune secondo cui ci si regolava in tut- ti i negozi giuridici borghesi», p. 241), ovvero a rilevare alcune carenze: «L’invasione degli Ostrogoti non avrebbe dovuto essere trascurata» (p. 238). Come germanista politico, nelle ultime righe della recensione sottolinea come l’aspirazione che accomuna gli italiani e i tedeschi di quegli anni sia l’unità nazionale. L’Italia «– come la Germania – è lacerata in entità politi- che dalle tendenze opposte e contrastanti con l’anelito popolare all’unità, mentre è unificata da una grande coscienza nazionale ed ha fedelmente con- servato tanti splendidi elementi di coesione» (p. 245).

6. Albini e l’Ateneo di Brescia Nel 1842 Albini venne nominato socio onorario dell’Ateneo di Brescia, istituzione fondata nel 1802 che dal 1808 prese il nome di «Accademia di Scienze, Lettere, Arti e Agricoltura del Dipartimento del Mella», dal nome del piccolo fiume che scorre vicino a Brescia. Poiché nel 1810 un decreto napoleonico aveva stabilito che solo i capoluoghi regionali potessero avere un’«Accademia» e che nelle altre città le analoghe istituzioni dovessero chia- marsi «Atenei», l’accademia bresciana prese il nome che conserva ancora oggi: «Ateneo – Accademia di scienze, lettere ed arti». Nella sua opera del 1844 Degli atti nulli o rescindibili in generale, Albini si presenta come socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino e anche come «Socio d’onore dell’I.R. [Imperial Regio] Ateneo di Brescia». Quest’ultimo comprendeva allora 40 soci attivi, 220 soci onorari e 11 udito- ri109, provenienti non solo dai vari Stati italiani, ma anche da oltralpe, come ad esempio lo stesso Karl Mittermaier. L’accurato dizionario bio-bibliogra- fico dei soci, curato da Pierfranco Blesio, rende conto di questa presenza internazionale ed è disponibile in Internet110. La documentazione su Albini

109 Archivio di Stato di Brescia (AsBs), Archivio Ateneo, Busta 29, Atti amministrativi 1843-

1844, fasc. 43-1843: Prospetto statistico dell’Ateneo di Brescia per l’anno 1842. Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 2 di 3 Volta 110 Pierfranco Blesio, Compendio bio-bibliografico dei Soci dell’Accademia del Dipartimento del Mella, poi Ateneo di Brescia, dall’anno di fondazione all’anno bicentenario (1802-2002); http://www.ateneo.brescia.it/compendio-bio-bibliografico-dei-soci-dellateneo-dallanno-di- fondazione-allanno-bicentenario-1802-2002/. Su Albini indica tra l’altro: «N. 482, del 44 Mario G. Losano

è scarsa, anche perché i soci onorari non avevano obblighi di presenza. Nell’archivio storico dell’Ateneo, oggi conservato all’Archivio di Stato di Brescia111, non ho trovato una proposta o presentazione per la nomina di Albini (anche se è probabile che il presentatore sia stato Giovan Battista Pagani, il cui nome tornerà tra poco), né gli Atti dell’Ateneo contengono pubblicazioni di o su Albini. Qualche notizia su questa sua affiliazione si rica- va da un gruppo di cinque lettere112, conservate nella Biblioteca Queriniana di Brescia e inviate a Giovan Battista Pagani, censore dell’Imperial Regio Ateneo113. Una lettera di Albini del luglio del 1840 dà notizie più precise sulla sua nomina e sui rapporti di amicizia con Pagani, iniziati probabilmente nel 1838. Più indiretti erano invece i rapporti con il presidente Giuseppe Saleri, ricordato come apostolo degli asili d’infanzia insieme con Ferrante Aporti114

Registro dei Soci», p. 16 s. Il sito dell’Ateneo spiega che il Compendio «è un repertorio inedito ancora in fase di completamento; infatti il Lettore si renderà conto che alcune voci risultano essere più ricche di altre, altre ancora incomplete per mancanza di documentazione certa. Al fine e nella speranza di poter ottenere utili indicazioni per completare, aggiungere, correggere quanto riportato nelle singole schede, è stato deciso di mettere il tutto in libera consultazione». Cfr. anche Giuliano Fenaroli, Il primo secolo dell’Ateneo di Brescia, 1802- 1902, Apollonio, Brescia 1902, 482-XLVIII pp. 111 Roberto Navarrini [sic], L’archivio storico dell’Ateneo di Brescia, Ateneo, Brescia 1996, p. 124: elenca il contenuto della Busta 28, Atti amministrativi 1841-1842; e della Busta 29, Atti amministrativi 1843-1844, buste esaminate poco oltre. 112 Brescia, Biblioteca Civica Queriniana, «Pietro Luigi Albini, 5 lettere (1840-1845) a Gian Battista Pagani», collocazione: Aut. cart. 237: 1.Vigevano, 12 luglio 1840; 2. Novara, 1° gen- naio 1844 (con postilla di Pagani); 3. Vigevano, 17 aprile 1844; 4. Novara, 21 novembre 1844; 5. Novara, 25 aprile 1845. 113 Una nota biografica, scritta mentre Pagani era ancora in vita, lo indica come «I.R. Conservatore dell’Ufficio delle Ipoteche di Brescia» (Vincenzo Peroni, Biblioteca Bresciana, Forni, Bologna 1968, vol. 3, 1818-1823, p. 222; anche in Indice Biografico Italiano, Saur, München 2007, scheda I, 726, 169-170). Oltre che di diritto si occupò di esperimenti agrari e fu autore di poesie, meritando così di essere ascritto all’Ateneo di Brescia e all’Accademia degli Unanimi di Salò. Con Giammaria Febrari tradusse Lo spirito del Codice Napoleone di Jean-Guillaume Locré (Bettoni, Brescia 1806-1811, 4 voll). Notizie più estese e bibliografi a nel Compendio di Blesio, p. 43, nota 110. 114 Giuseppe Saleri (1783-1851), laureatosi in giurisprudenza a Pavia, insegnò a Brescia diritto civile nel Liceo e poi, privatamente, diritto politico. Preferì la professione di avvo- cato all’insegnamento, anche se Pavia gli offrì per due volte una cattedra. Due volte cen- sore dell’Ateneo, ne fu presidente per sei bienni consecutivi. Ad Albini lo univa lo studio dei problemi sociali e della riforma penitenziaria. Fu promotore degli asili d’infanzia (Paolo Guerrini, Ferrante Aporti e Giuseppe Saleri, «Pro Infantia», 23-30 aprile 1937; «Scuola Italiana Moderna», 30 aprile-14 maggio 1927; Angiolo Gambaro, I due apostoli degli asili I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 45 e come lo studioso italiano dalle «posizioni più affini a quelle di Mittermaier, per la sua aspirazione ad inserire le moderne strutture penali all’interno di un più globale progetto di istituzioni educative o rieducative, volte a garan- tire i diritti dei singoli e a difendere la sicurezza e la stabilità della società nel suo complesso»115. In quella lettera Albini informa che l’avv. Pozzi-Vanone e Signora, in viaggio per Venezia, hanno «divisato di fare sosta in codesta deliziosa città», cioè in Brescia: «Mi prendo la libertà di raccomandarli alla S.V. animato da quella cordialità e gentilezza di cui io ebbi tante prove or sono due anni, quando ebbi la fortuna di fare la sua conoscenza e di godere più volte della preziosa sua compagnia». Vengono poi le notizie sull’Ateneo bresciano: «La prego di presentare i miei ossequi all’illustre Presidente avv. Saleri, della cui conoscenza sono debitore a Lei, e dal quale pure ricevetti tante gentilezze. Ritengo che tanto la S.V. come il suddetto Sig. Presidente avranno ricevuto a suo tempo le lettere, che poco dopo avuta la nomina da Lei notificata, della quale mi onorò codesto I.R. Ateneo, mi diedi premura di loro inviare coi dovuti ringraziamenti. Ove il diploma fosse preparato potrebbe la S.V. avere la bontà di consegnarlo al suddetto mio amico», cioè all’avvocato Pozzi-Vanone116. Tuttavia il duplicato del diploma arriverà quattro anni dopo: «Ho ricevuto il diploma che Ella ebbe la bontà di farmi spedire per duplicato originale e l’annessa lettera del Presidente unitamente alla sua»117. Sulla data della nomina di Albini all’Ateneo vi è qualche incertezza, per- ché la lettera di Albini del 1840 appena citata dà la nomina come avvenuta, mentre i documenti ufficiali dell’Ateneo indicano come data della nomina il 6 marzo 1842: «Elenco dei nuovi soci d’onore dell’Ateneo di Brescia eletti nella sessione accademica del giorno 6 di marzo 1842: Albini Pietro Luigi, Novara, Avvocato e professore di diritto nella università di Novara; autore

infantili in Italia,inFerrante Aporti e gli asili nel Risorgimento, Torino 1937, pp. 331 ss.) e venne elogiato da Gioberti (Epistolario, ed. naz., I, pp. 54 ss.). A Francoforte, nel congresso del 1845 per la riforma penale, le sue proposte vennero apprezzate e l’anno successivo fu nominato presidente onorario del congresso stesso (Indice Biografico Italiano, Saur, München 2007, scheda II, 536, 235-236, 237-238); Ernesto Codignola, Pedagogisti ed educatori, in: Enciclopedia bio-bibliografica italiana, 1939, p. 353 [con dati fattuali come nel precedente]. Inoltre (cfr. p. 43 e nota 110) Fenaroli, Il primo secolo dell’Ateneo di Brescia, cit., pp. 380-382 eilCompendio di Blesio. Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 2 di 2 Volta 115 Capelli, Il carcere degli intellettuali, cit., p. 331. 116 Albini «Al Chiarissimo Avv. Pagani censore dell’IR Ateneo», Vigevano, 12 luglio 1840. 117 Albini a Pagani, Vigevano, 17 aprile 1844. Le date di questa e della lettera citata alla nota precedente sono inequivocabili. 46 Mario G. Losano del Saggio analitico sul diritto e sulla scienza ed istruzione politico-legale»118. Questa data è confermata da due lettere ufficiali, anch’esse del 1842. In una, «l’Eccelsa Presidenza di Governo ha dichiarato di confermare anche le no- mine del Sr. Pietro Luigi Albini di Novara, e del Marchese Roberto Azeglio di Torino in soci d’onore di questo Ateneo. Tanto si partecipa per intelli- genza e successiva direzione»119. Nell’altra lettera, il presidente dell’Ateneo Saleri comunica ad Albini che «il corpo accademico di questo Ateneo tra i nuovi soci d’onore da ultimo eletti, ha nominato la S.V.» per i suoi meriti «nelle scienze politico-legali» e gli invia il «decreto di nomina unitamente a un esemplare degli ultimi commentarj e dello statuto accademico»120. Nel frattempo i rapporti di amicizia si erano consolidati e Albini poteva sottoporre all’amico bresciano anche un «affare assai delicato» di natura non accademica: «Un’assai ricca damigella di Vigevano venne chiesta in isposa per un bresciano», e di questo promesso sposo si vuole sapere proprio tutto: la professione, il carattere, il numero dei fratelli e lo stato del patrimonio. Anche se la vicenda si dipana fra due Stati diversi, il mondo della buona borghesia è piccolo: la damigella vigevanese è infatti la cognata del già men- zionato avvocato Matteo Pozzi-Vanone; e Pagani esegue prontamente121. In seguito Albini, che aveva promosso la pubblicazione di alcuni scritti di Pagani, ne spiega la ritardata pubblicazione: «Posso finalmente assicu- rare la S.V. che il suo discorso fra non molto uscirà in luce negli Annali di Giurisprudenza di Torino»122. Tre mesi dopo conferma che gli Annali, «dei quali sono anch’io collaboratore», pubblicheranno «senza far la menoma variazione, a meno che la censura vi trovasse qualcosa che non le andasse a genio, il che non credo»123. Ma la censura non ha colpe nel ritardo: in realtà, «si era perduto l’esemplare che Ella aveva mandato a Torino. Vi mandai tosto l’altro che Ella mi aveva graziosamente favorito»; comunque, «questi

118 Archivio di Stato di Brescia (AsBs), Archivio Ateneo, Busta 29, Fasc. I, Ateneo 1844. 119 Archivio di Stato di Brescia (AsBs), Archivio Ateneo, Busta 29, fasc. I, anno 1844, Brescia, 27 luglio 1842, N. 14874/791: «Alla Presidenza dell’Ateneo, Brescia. A completo esaurimento del di Lei rapporto del 12 aprile 1842, N.° 31». 120 Giuseppe Saleri a Pietro Luigi Albini, Brescia, lettera N. 84, 1° agosto 1842 (AsBs., Archivio Ateneo, Busta 29, fasc. I, anno 1844). Gli Atti dell’Ateneo vengono pubblicati con il titolo di Commentari. 121 Albini a Pagani, Novara, 21 novembre 1844, con nota in margine di Pagani: «Scritto all’avv. Pozzi-Vanone il 28 nov. 1844». 122 Albini a Pagani, Novara, 1° [gennaio] del 1844 (con postilla di Pagani sul pagamento delle copie degli Annali). 123 Albini a Pagani, Vigevano, 17 aprile 1844. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 47

Annali di Giurisprudenza procedono molto lentamente»124. Il ritardo nella pubblicazione dell’articolo continua anche l’anno dopo, ma almeno sono state approntate le bozze. Inoltre «La sua proposta l’ho fatta pubblicare nell’“Iride Novarese” e nel “Monitore Torinese”»125. Nella quinta e ultima lettera Albini annuncia titubante un ritardo nel presentare un suo contributo all’Ateneo: «Non ho potuto pensare che ora al soggetto da proporre pel programma biennale[126] di codesto ateneo secondo l’invito fattomi con lettera della Presidenza pervenutami il 27 scorso marzo. Invece d’inviare la lettera direttamente alla Presidenza stimo bene di diriger- la alla S.V. Preg.ma perché ove Ella credesse che il mio argomentare non sia tollerabile o non meritevole di essere presentato al corpo accademico, vorrei che tralasciasse di dar corso alla lettera, tanto più che probabilmente sarà trascorso il termine utile»127. Questa lettera del 1845 sembra annunciare una collaborazione scientifica di Albini con l’Ateneo bresciano, ma non ne ho trovato traccia.

7. Albini e la «città di Vigevano, mia patria»128 Lo stretto legame di Albini con Vigevano, sua città natale, si manifesta anche nella sua costante partecipazione alle vicende amministrative di quel municipio, di cui fu consigliere comunale. La sua attività come elemento di congiunzione tra quel municipio e la capitale si svolse parallelamente alla sua carriera scientifica e durò tutta la sua vita. Vigevano ne onorò la memo- ria dedicandogli una via nel 1966129, mentre già il 16 luglio 1863 il Consiglio Municipale aveva deliberato la costruzione d’un monumento, realizzato dallo «scalpello d’altro illustre Concittadino», Giovan Battista Garberini

124 Albini a Pagani, Novara, 21 novembre 1844. 125 Albini a Pagani, Novara, 25 aprile 1845. 126 Da questa proposta sembra non esser derivata alcuna collaborazione scientifica con l’A- teneo. Il riferimento al «programma biennale» è dovuto forse al fatto che, per la prima volta, il volume dei Commentari pubblicato nel 1847 unifica i testi di due anni, cioè il 1845 e il 1846. In seguito vi saranno altri volumi doppi, anche se di regola la cadenza dei Commentari è annuale. Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 2 di 1 Volta 127 Albini a Pagani, Novara, 25 aprile 1845. 128 Quest’espressione è usata da Albini nelle lettere a Mittermaier datate Novara, 8 dicembre 1843; Novara, 22 luglio 1845 e Torino, 21 ottobre 1854. 129 Consiglio Comunale di Vigevano, Delibera n. 152 del 28 dicembre 1966. 2

48 Mario G. Losano

(1820-1898), e inaugurato tre anni dopo130. Il monumento, qui riprodot- to a pagina 3, è collocato nello scalone d’ingresso al Palazzo Comunale di Vigevano e le parole ad esso apposte riflettono, anche se in forma un po’ contorta, la stima dei suoi concittadini:

A Pier Luigi Albini da Vigevano Che ai primi slanci del patrio Risorgimento Lo studio dell’italico diritto Plaudito insegnante nell’Ateneo torinese Con calmo pensiero sposava Nel giure unendo L’antica alla nuova civiltà Decretò unanime con atto 16 luglio 1863 Questo Consiglio Comunale Il collega rimpiangendo onorando il filosofo.

Il discorso inaugurale del sindaco è pronunciato «colla riconoscenza di riverente discepolo» (p. 9) e ripercorre le varie fasi della carriera e delle ope- re di Albini, ricordando il suo contributo alla riforma degli studi superiori, nel quale – «uniformandosi agli esempi della Francia, del Belgio e massime della Germania» – «giungeva persino, con ardimento che invero dir si po- trebbe temerità riflettendo alle condizioni politiche di quell’epoca, a parlare di Libertà d’Insegnamento» (p. 5; sullo scritto di Albini, cfr. Bibliografia, Appendice IV, 1860). Sottolinea poi il legame alla città natale:

Non è a dire perciò con quanto interesse, nella quiete delle autunnali va- canze solito a qui trascorrere, prendesse viva parte all’andamento della cosa pubblica, e negli atti del Consiglio si riscontrano varie sue pregiate Memorie dettate in varie circostanze nell’interesse dell’amata sua Città: di questo amo- re Egli diede poi la più splendida prova in quel mirabile libro (Della sede naturale e propria delle Autorità Provinciali nella Lomellina [cfr. Bibliografia, 1851)]) in cui tutta trasfuse l’anima del buon cittadino, e che forma al certo il più bel monumento, che lo raccomandi all’affetto e alla riconoscenza del paese natio (p. 7).

130 Addì 3 giugno 1866 (Festa Nazionale) inaugurandosi nel Palazzo Municipale il monu- mento Albini. Parole pronunciate dal Sindaco P. L. Bretti, [s.l., s.d., ma Tipografia Nazionale, Vigevano 1866], 10 pp. Pier Luigi Bretti fu sindaco di Vigevano dal 1864 al 1876. Il testo è conservato all’Accademia delle Scienze di Torino: Misc 686 (22). Una fotografia del mo- numento, collocato all’inizio dello scalone d’ingresso al Palazzo Comunale di Vigevano, si trova in Piero Dini – Francesca Dini, Giovan Battista Garberini pittore e scultore, Rotary Club Vigevano-Mortara, [Arti Grafiche Nuova Stampa Rapida, Trento], p. 187 (ASCV, Libri, I-4-7). 3

I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 49

Negli anni intorno alla metà dell’Ottocento il progressivo consolidarsi dell’unità italiana portava anche a ridisegnare il territorio, modificando la tradizionale distribuzione di uffici e competenze: a ciò si riferiva il Sindaco citando lo scritto di Albini sulla Lomellina. Quando fu in discussione il pro- getto di legge per questo riassetto amministrativo, sorse una polemica tra Vigevano e Mortara, e Albini prese le difese della sua città, ma non per motivi campanilistici: «La questione per se stessa e per le sue immediate conseguenze è d’interesse locale, – scriveva Albini nel 1851, – ma pei prin- cipii coi quali debb’essere risolta, per le ragioni che taluni vorrebbero far prevalere, acquista un interesse generale»131. Anche se Vigevano era allora una delle città più importanti della zona – con più di 15.000 abitanti e un promettente inizio di industrializzazione – finì per uscire svantaggiata dalla riforma, come si vedrà anche a proposito della (mancata) istituzione di un liceo pubblico. Infine il territorio venne organizzato su tre livelli: Provincia di Pavia, Circondario di Lomellina, Città di Vigevano. I documenti sull’attività vigevanese di Albini si trovano oggi nell’Ar- chivio Storico della Città di Vigevano (ASCV), mentre non si trovano suoi manoscritti o lettere nella Biblioteca Civica Lucio Mastronardi, dove sono presenti otto suoi testi pubblicati tra il 1839 e il 1854. L’esame dei verbali dei Consigli Comunali e delle lettere con i vari enti e uffici è un meritorio compito che spero verrà svolto dai cultori di storia locale, mentre il presente scritto illustra soltanto alcune attività esempla- ri di Albini a favore della sua città132. Altri documenti potrebbero trovarsi presso la Fondazione Vandone di Vigevano133, per la quale Albini predispo- se lo Statuto e scrisse un rapporto in occasione d’una verifica da parte di una commissione regia. Qui di seguito vengono esaminati in breve alcuni documenti sulla sua presenza nel Comizio Agrario (lett. a) e nell’Accade-

131 Proemio, p. 3 s., in Albini, Della sede naturale e propria delle autorità provinciali della Lomellina. Considerazioni di P. L. Albini, Coi tipi di Antonio Spargella e C., Vigevano 1851, 67 pp. Cfr. Bibliografia, 1851, con ulteriori dati sulla contesa. 132 Come prima indicazione, oltre ai verbali dei Consigli comunali, andrebbe esaminata la corrispondenza del Comune: p. es., ASCV, Parte Antica, Minute di lettere della città, Copia lettere 1831-1851 (nn. 1357-1376); ASCV, Transizione – Sezione Registri, Minute di lettere della città, Copia lettere 1849-1863 (nn. 1048-1082). 133 Il testamento del vigevanese conte Luigi Vandone della Castellana (1812-1853) dispone- va che fossero «mantenuti agli studii presso l’Università di Torino undici giovani, cioè due addetti alla facoltà legale, due alla teologia, due alla medicina e chirurgia, due alle belle lette- re, due alla filosofia ed uno alla matematica», http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/ soggetti-produttori/ente/MIDB000D9B/.

Memorie Morali_32mi - seg 3 50 Mario G. Losano mia Letterario-Artistica (lett. b), mentre i suoi sforzi per istituire un liceo a Vigevano vengono documentati più in dettaglio (lett. c).

a) Albini e il Comizio Agrario. Alcune attività di Albini sono legate alla sua notorietà locale ed esulano dall’ambito degli studi giuridici, come ad esempio la sua partecipazione alle attività di promozione dell’agricoltura locale: «L’Ill.ma Direzione centrale di Torino, – scrive Albini nel 1844, – mi ha fatto l’onore di proclamarmi membro dell’Associazione Agraria, e […] la S.V. mi ha ascritto al Comizio vigevanese»134. Questo Comizio Agrario venne riconosciuto nel 1870 come «Stabilimento di pubblica utilità»135. L’Associazione Agraria pubblicava una «Gazzetta Agraria» che, come spie- gava un prospetto a stampa, si proponeva di «stampare periodicamente una tabella del prezzo corrente delle derrate sui principali mercati dello Stato». Essa promuoveva anche l’organizzazione dei produttori e la partecipazio- ne a fiere e manifestazioni, come ad esempio la «pubblica esposizione» da tenersi in Genova in concomitanza con il sesto incontro degli scienziati ita- liani nel settembre 1846136. Si ha notizia di un intervento di Albini in questo campo, in realtà lontano dai suoi interessi, nel Comizio Agrario del 1844137. Queste organizzazioni ebbero una notevole rilevanza locale e, con l’intensi- ficarsi della lotta di classe tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, rappresentarono la controparte padronale rispetto alle leghe bracciantili e contadine138.

b) Albini e l’Accademia Letterario-Artistica. Più vicina agli interessi di Albini era invece l’Accademia Letterario-Artistica, fondata nel 1858. Il suo

134 Albini a Gerolamo Sacchetti (Segretario del Comizio Agrario di Vigevano), Vigevano, 28 gennaio 1844: Comizio Agrario, Lettere avute 1844-46 (ASCV, Archivio di Transizione, Sez. 3a registri, n. 302). 135 Regio Decreto del 17 gennaio 1870: Regio decreto con quale il Comizio Agrario del Mandamento di Vigevano è legalmente costituito ed è riconosciuto come Stabilimento di pub- blica utilità. 136 Sull’organizzazione della produzione: Circolare a stampa, datata «Torino, 12 dicembre 1846», sulla fondazione della «Società Anonima per l’Esportazione dei Vini Indigeni». Sulla partecipazione a manifestazioni: Circolare a stampa, senza data, della «Direzione della pub- blica esposizione di Genova di industrie, manifatture, prodotti agricoli e orticultura alla pre- senza dell’ottavo congresso degli scienziati italiani» (ASCV, cfr. supra, nota 134). 137 Non ho trovato il corrispondente numero della «Gazzetta Agraria». 138 Questa funzione dei Comizi Agrari è rievocata nel contesto di un recente noir delizio- samente localistico: Umberto De Agostino, Il brigante e la mondina. Lomellina 1902, Frilli, Genova 2013, p. 73. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 51 presidente Vincenzo Boldrini ne inviò gli Statuti anche a Massimo d’Azeglio, presidente del Circolo degli Artisti a Torino, ricordando che gli Statuti vige- vanesi erano «calcati in gran parte su quelli eccellenti della Società Torinese da Lei tanto degnamente presieduta»139. Lo stesso presidente comunica ad Albini la sua nomina a quell’accademia.

Mi è di sommo onore, e di viva gioja insieme, annunciarle che questa pa- tria Accademia Letterario-Artistica, sulla proposta della Sezione Letteraria, nominava la S.V. Ill.ma in sua adunanza generale del 28 corr.te ottobre a pro- prio socio onorario. Mi permetto di considerare questo fatto come un lieto evento per l’Acca- demia, che costituitasi da un anno col concorso della più educata gioventù intese, ed intende giovare al miglioramento intellettuale e morale della no- stra amata città, onde svincolatasi una volta dai tardi ed individuali interessi del passato, concorra con la potenza delle sue forze al progresso generale della nazione. Ora essa non poteva dare migliore attestato di tali intenti, che coll’appel- lare la S.V. Chiarissima nell’elenco dei suoi soci onorarj, come quel cittadino che coi profondi studi onora altamente la patria. La S.V. Ill.ma farà ragione de’ speciali motivi, che fanno a me, suo discepolo, maggiormente apprezzare la nomina, che ho il vantaggio di annunciarle. Mentre le presento un esem- plare degli Statuti Sociali ho il distinto pregio di rassegnarmi, Della S.V. Ill.ma – Dev.mo obb.mo Servitore, – Boldrini Pres.te 140.

Albini inviò all’Accademia le sue pubblicazioni, e la lettera di ringra- ziamento, nella sua conclusione, dimostra che i colleghi vigevanesi erano al corrente dei suoi rapporti con Mittermaier: «La Sezione di Letteratura di quest’Accademia, della cui direzione sono incaricato, accolse con viva compiacenza il distinto dono che Ella volle fare di tutte le di lei opere, ri- conoscendo in esso il costante amore di un ottimo concittadino alle cose nostre, ed acquistando nello stesso tempo un prezioso materiale di studio, ornamento alla patria nostra, ed oggetto dell’ammirazione di distinti ingegni dell’Europa»141. Ancora più esplicito sarà il discorso del sindaco pronuncia- to inaugurando il monumento di Albini: «Il suo nome suonava riverito non

139 Vincenzo Boldrini, Vigevano, 12 giugno 1858: presentazione degli statuti a vari enti, Lettera n. 2. L’invio a Massimo d’Azeglio avvenne il 6 luglio 1858, Lettera n. 3 (ASCV, Archivio di Transizione, Sezione 3a, Registri, n. 297. In particolate, Copia-lettere, n. 4, qua- derno rilegato, pp. n.n.). 140 ASCV, cfr. supra, nota 139: Copia-Lettere, n. 4, lettera n. 49. 141 Stefano Boldrini ad Albini, 21 novembre 1859: ASCV, cfr. supra, nota 139: Copia-Lettere, n. 4, Lettera n. 51. 52 Mario G. Losano solo in Italia, non solo in Francia, ma anche nella dotta Germania, col cui dottissimo Mittermaier trovavasi in epistolare corrispondenza»142. Tuttavia questa associazione ebbe vita breve, perché tra l’ottobre e il novembre 1861 si sciolse e venne sostituita dalla «Nuova Società Letterario- Artistica» o anche «Società del Casino Letterario-Artistico». La qualifica di socio «onorario» non imponeva particolari oneri ad Albini, cosicché anche a Vigevano come a Brescia la sua presenza nella locale accademia non sembra aver lasciato tracce.

c) Albini per un Liceo in Vigevano. L’attività di Albini a favore dell’istru- zione secondaria a Vigevano è ben documentata, perché il rimodellamento territoriale di cui si è accennato all’inizio di questo paragrafo imponeva an- che a quella città alcune limitazioni che essa non era disposta ad accettare senza almeno discuterle: in particolare, le si negava d’esser sede di un liceo. Contro questa decisione si batté invano Pietro Luigi Albini, con una passio- ne derivantegli – per usare le sue parole – dall’«amore del mio paese nativo in cui ebbi la mia educazione ed istruzione». Alcune sue lunghe e dettagliate lettere sono raccolte in un faldone intito- lato «Atti in merito al progetto della instituzione di un Liceo in Vigevano»143, perché la nuova struttura amministrativa del Regno e, in particolare, la legge di riforma degli studi del 13 novembre 1859144, prevedeva la presenza di un liceo classico soltanto nelle città capoluogo di provincia, mentre Vigevano, come si è visto, non era riuscita ad imporre la sua candidatura. L’insistenza delle richieste vigevanesi si spiega anche con il fatto che dal liceo si accedeva direttamente all’università e quindi la sua assenza da Vigevano obbligava gli studenti destinati a costituire la futura classe dirigente a spostarsi in altre cit- tà. Per ottenere questo «insegnamento compiuto d’istruzione secondaria» il

142 Discorso del sindaco Pier Luigi Bretti, citato a p. 48, nota 130. 143 ASCV, Archivio di Transizione (Peroniana), Serie 9 – Istruzione pubblica, n. 28: nella busta 28, fasc. 6 (interamente dedicata al «Liceo») si trovano i documenti citati nelle note seguenti. 144 Il «Regio decreto contenente l’ordinamento della Pubblica Istruzione e del Personale insegnante» del 13 novembre 1859, n. 3725, è noto anche come «Legge Casati», dal nome del ministro che la promosse. Poiché venne approvata negli anni della Seconda guerra d’in- dipendenza, in base ai poteri straordinari del Governo non venne approvata dal Parlamento, ma è formalmente un «regio decreto», anche se di fatto è una legge di notevoli dimensioni (circa 400 articoli) che presenta un impianto centralizzato di stampo prussiano. Rimase in vigore anche dopo il 1861, nell’Italia unificata, e venne sostituita solo nel 1923 dalla «ri- forma Gentile». Il testo è in parte riprodotto in: http://www.dircost.unito.it/root_subalp/ docs/1859/1859-3720.pdf. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 53 sindaco di Vigevano aveva chiesto ad Albini di intervenire presso il Ministro, a Torino, e Albini così gli riassumeva la situazione:

«È degna d’ogni commendazione la sollecitudine di codesto municipio» per «avere un insegnamento compiuto d’istruzione secondaria»; ma «il non essere stata codesta città costituita capoluogo di circondario come tutte le ra- gioni lo avrebbero richiesto, pone la nostra città in una condizione anormale, non trovandosi il centro d’amministrazione del circondario ove è la maggior massa di interessi, di affari e di popolazione, e s’incontreranno non lievi dif- ficoltà per avere in essa un Ginnasio ed un Liceo a spese dello Stato o per lo meno con notevoli sussidi del medesimo. Tuttavia è d’uopo che il Municipio non tralasci nessuna cura per riuscirvi, e potrà essere utile la cooperazio- ne del Vescovo e dell’amministrazione del Collegio Saporiti. Io certamente non mancherò di adoperarmi in tutto quel poco ch’io valga per secondare quest’ottimo divisamento del Municipio e per amore del mio paese nativo in cui ebbi la mia educazione ed istruzione, e pel dovere che mi impone l’ufficio di consigliere comunale di cui venni onorato dal voto dei miei concittadini. Incomincerò pertanto dimani e dopo a tenere parola con il Sig.r Ministro della Pubblica Istruzione. In seguito a questa conferenza vedremo quello che meglio converrà fare e in particolare se sarà fin d’ora il caso di mandare qui una commissione per tale oggetto. Le presento i miei rispetti e mi pregio di professarmi della S.V. Ill.ma Dev.mo ed Umil.mo Serv.re – Pietro L. Albini145.

Una decina di giorni dopo Albini aveva già incontrato il ministro Gabrio Casati e, nella lettera in cui comunicava l’esito deludente dell’incontro, de- lineava anche una possibile soluzione alternativa del problema, attraverso l’istituzione di un liceo privato.

Ill.mo Signor Sindaco, Ieri ho conferito con il Sig.r Ministro della Pubblica Istruzione intorno all’oggetto pel quale la S.V. mi aveva scritto. Ma mi rincresce di doverle si- gnificare che il risultato non fu quale io avrei desiderato. Il Ministro mi fece osservare, non essere possibile che dovendosi già necessariamente stabilire due Licei nella Provincia, uno cioè a Pavia, capoluogo della Provincia, l’altro a Voghera, il Governo si assuma il peso di un terzo a Vigevano, massime in vicinanza come trovasi a quello di Novara e a quelli di Milano. Mi disse che la città di Vigevano avrebbe continuato ad avere pel Ginnasio i sussidi che ha attualmente dal Governo, [e] che potrebbe anche istituire un Liceo, però bisognerebbe che lo facesse a proprie spese. Ma sebbene non sia obbligato a retribuire i professori coi medesimi stipendi che assegna il Governo, dubito

145 Albini al Sindaco di Vigevano (Avv. Giuseppe Casale), Torino, 8 dicembre 1859: ASCV, cfr. p. 52, nota 143. 54 Mario G. Losano

assai che la nostra città massime nell’attuale sua condizione economica sarà in grado di sostenere questa spesa. Potrebbe quindi il municipio nomina- re una Commissione la quale si rechi qui e faccia le opportune istanze al Ministro della Pubblica Istruzione e prenda con esso i concerti che occorra- no per ordinare il meglio che si possa la pubblica istruzione in codesta città, ma credo che l’istituzione di un Liceo a spese dello Stato non sia sperabile. Una delle imprese a cui dovrebbe ora essere principalmente rivolta l’attenzione di chiunque desidera la prosperità [?] di codesta città per otte- nerla il più presto possibile è il prolungamento della strada ferrata a Milano. Quest’opera si dovrebbe promuovere con molta alacrità, perché parmi ne debba ridondare non poco utile al nostro paese, il quale non dee ormai poter confidare che in se e nelle proprie risorse. Mi torna grato il presentarle i miei rispetti e di professarmi coi sentimenti della più distinta stima, della S.V Ill.ma – Dev.mo e att.mo Serv.re – Albini146.

Poiché il problema sentito come più urgente era quello del liceo, l’invito di Albini – che aveva una visione non solo municipale della politica locale – ad occuparsi del collegamento ferroviario con Milano non ebbe seguito sul momento, mentre invece il suo invito a continuare la pressione sul ministero a Torino venne subito messo in pratica dal Consiglio Comunale, nei cui atti si legge: «Seduta del 12 dicembre 1859. Nomina d’una Commissione per ottenere dal Governo lo Stabilimento di un Liceo» e, in particolare, «unani- me nomina a membri componenti la Commissione: [vari nomi e] Avv. Cav. Albini Pietro». Il verbale della seduta riassume la situazione creata dalla legge di riforma dell’insegnamento:

Il Sig.r Sindaco rappresenta al Consiglio, che con la nuova legge 13 9mbre p.p. sul riordinamento della pubblica istruzione si stabilisce che l’inse- gnamento secondario è di due gradi, essendo quello del 1° grado dato ai stabilimenti particolari sotto il nome di Ginnasi in tutte le città Capo Luoghi di Provincia, ed anche nelle Città Capo Luoghi di Circondario, e quello del 2° grado è assegnato ad altri stabilimenti denominati Licei, dei quali ve ne sarà uno almeno per ciascuna Provincia. Che sarebbe utile che entrambi gli stessi stabilimenti venissero eretti in Vigevano». Fra le ragioni a favore di questa proposta, si ricordava che «Vigevano ha una popolazione che tocca i 18 mila abitanti» ed era «così la più popolata della provincia, dopo Pavia, avendo inoltre da pochi anni ampliato i suoi fabbricati in modo da contenere una popolazione molto maggiore».

Per dare maggior peso alla commissione, ad Albini venne affiancato anche

146 Albini al Sindaco di Vigevano, Torino, 21 dicembre 1859: ASCV, cfr. p. 52, nota 143. Sulla Legge Casati, cfr. p. 52, nota 144, e p. 38 s. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 55 il marchese Apollinare Rocca Saporiti, figura di primo piano nell’istruzione e nella beneficenza vigevanese147, che con ragione vedeva messa in pericolo dalla riforma l’esistenza stessa del Collegio-Convitto che portava il nome della sua famiglia. Albini si era già occupato nel 1844 dell’istituzione di que- sto collegio, chiedendo a Mittermaier come fosse organizzata in Germania l’istruzione pre-universitaria e ricevendone una sollecita risposta148. Albini e Saporiti si recarono dunque dal Segretario Generale del Ministero della Pubblica Istruzione «poiché erasi fatto intendere che il Ministero non sarebbe stato alieno dal concorrere allo stabilimento di scuole tecniche in- vece delle scuole liceali». Si apriva così una nuova possibilità, ampiamente documentata nell’archivio vigevanese149. Era chiara l’intenzione del mini- stero di ridurre i licei e di favorire l’istruzione tecnica: in una circolare il ministro esorta i Comuni a tenere «il prudente consiglio di non determinarsi alla spesa di scuole classiche di primo grado, innanzi di avere ponderata- mente esaminato se per avventura non tornasse loro più proficuo lo aprire invece scuole tecniche, per le quali il Governo continuerebbe ad assegnare i sussidi finora attribuiti alle scuole ginnasiali regie»150. Essendo questo l’indirizzo politico, la richiesta vigevanese d’un liceo continua a rimanere inesaudita: la risposta del ministero è che solo una mo- difica legislativa renderebbe possibile l’istituzione di un liceo governativo a

147 Apollinare Rocca Saporiti (morto nel 1880) ereditò dallo zio Marcello la scuola di lati- nità e filosofia e la sezione per notai dell’Università di Genova, trasferendola dal palazzo di famiglia al vasto e solenne edificio neoclassico del «Collegio-Convitto Saporiti», che ancora oggi ospita i licei classico e scientifico e le scuole professionali di Vigevano. Il Collegio venne chiuso nel 1859 con la Legge Casati e solo nel 1868 Vigevano tornò ad avere un ginnasio, ri- prendendo così una tradizione che risaliva al Medioevo. Dal 1889 il liceo-ginnasio è intitolato al patriota Benedetto Cairoli (1825-1889), unico dei cinque fratelli sopravvissuto alle guerre risorgimentali. Ricordo del conte Apollinare Rocca Saporiti, marchese della Sforzesca: morto il giorno XVI febbrajo MDCCLXXX, Tipografia Galli e Raimondi, Milano 1880, 106 pp. 148 «Per un legato a presso di mezzo milione di franchi fatto a questa città da un ricco Signore (il Marchese Saporiti) si dovrà fra poco erigere un collegio per l’istruzione della gioventù sino alla filosofia. […] Vorrei pertanto avere qualche notizia dei sistemi adottati in cotesti paesi ove vi ha tanta attività e tanto fervore di studi, per vedere se mai mi riuscisse di far introdurre pel nuovo collegio almeno qualche miglioramento del sistema d’istruzione» (Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Vigevano, 30 marzo 1844). Le spiegazioni di Mittermaier giunsero con la lettera del 26 aprile 1844. 149 ASCV, Archivio di Transizione (Peroniana), Serie 9 – Istruzione pubblica, n. 28: nella busta 28, fasc. 1-5 (interamente dedicata alla «Scuola Tecnica»). 150 «Ministero della Pubblica Istruzione, Torino, addì 12 agosto 1860, Oggetto: Studi Liceali, Ginnasiali e Tecnici. Circolare n. 84», firmata «Il Ministro Terenzio Mamiani»: ASCV, cfr. p. 52, nota 143. Cfr. anche p. 59, nota 156. 56 Mario G. Losano

Vigevano. Ma Albini non demorde: «Sebbene il Segretario Generale ci ab- bia promesso che avrebbe preso nota delle nostre rimostranze sarà tuttavia, per quanto a me pare, non inutile che il Consiglio Comunale faccia pervenire al Governo una rappresentanza nella quale siano esposte le peculiari condi- zioni in cui trovasi codesta città, le quali richiederebbero lo stabilimento di un Liceo sussidiato almeno dallo Stato»151. L’interesse di Albini per l’istituzione del liceo è particolarmente vivo: poi- ché nel frattempo è stato eletto un nuovo sindaco, Albini stesso gli ricorda i termini del problema, chiedendogli che le istituzioni cittadine facciano «le opportune e più vive istanze per lo stabilimento di un Liceo in codesta città mantenuto a spese dello Stato». Alle ragioni già esposte nelle precedenti istanze egli aggiungerebbe ora «che la città ha contribuito per la concorrente di L. 180/m alla costruzione dell’attuale Collegio Saporiti affinché servisse anche alle pubbliche scuole»; che la Fondazione Saporiti e la Fondazione Persani vennero istituite «sulla corrente certezza che in codesta città non sarebbero mancate le scuole che abilitano in modo immediato agli studi universitari, che se si fosse potuto prevedere l’innovazione radicale fatta all’ordinamento degli studi secondari dalla legge 13 9mbre 1859, o quelle fondazioni non si sarebbero fatte, o sarebbero state in tutt’altro modo». In questa lettera Albini torna ad esporre in dettaglio altre numerose ragioni a favore di Vigevano e dei «popolosi borghi» del suo intorno, «talché nel viaggio di pochi chilometri si trova agglomerata una massa di 40 o più mila abitanti, sufficiente per se sola a fornire un contingente bastevole a tutti i gradi degli studi secondarii». Constatata l’irremovibilità del ministero, Albini cerca soluzioni alterna- tive che conducano però al risultato desiderato: «Quello che posso dirle confidenzialmente si è che in seguito a mia proposta è probabile si stabilisca- no due licei nella provincia: era questo il primo passo per rendere possibile che Vigevano ne avesse uno. Ora la questione penderebbe tra Pavia e Vigevano. Io non tralascio di adoperarmi per disporre le cose in favore del- la nostra città, per la quale sarebbe di capitale importanza l’avere il Liceo. Procuri adunque che il Consiglio Comunale e la Giunta provvegga al più presto possibile per fare all’uopo i passi opportuni e non si lasci passare questa settimana»152.

151 Albini a Carlo De Benedetti (Presidente della Giunta Municipale), Torino, 8 febbraio 1860 (3 facciate): ASCV, cfr. p. 52, nota 143. 152 Albini al nuovo Sindaco di Vigevano, Torino, 12 marzo 1860 (4 facciate): ASCV, cfr. p. 52, nota 143. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 57

Dall’inizio delle trattative per il liceo è intanto trascorso mezzo anno. Le elezioni comunali hanno portato a un nuovo sindaco, il professor Ferrari Trecate, di cui Albini loda l’«illuminato patriottismo». Il nuovo sindaco gli comunica il 15 maggio 1860 che il ministro pensa di modificare la legge Casati e che un parlamentare di Mortara intenderebbe porre la candidatura di quella città come sede del futuro liceo. Albini subito gli precisa la vicenda del liceo vigevanese in una lunga lettera qui riprodotta per intero, sia perché sintetizza l’intera vicenda, sia perché attesta (con i suoi dettagli e le sue insi- stenze) la passione con cui Albini continuava ad affrontare quella trattativa dalle ormai scarse speranze.

Ill.mo Sig.re, Facendomi a rispondere alla pregiat.ma sua del 15 corr.te dicuiEllamiha onorato, mi permetta che innanzi tutto io mi rallegri colla S.V. Ill.ma per la sua elezione a sindaco di codesta città, alla quale riuscirà certamente utile col suo senno, colla sua operosità e coll’illuminato suo patriottismo. Venendo all’oggetto pel quale Ella mi ha scritto, siccome il complesso della sua lettera mi fa dubitare che non le siano noti alcuni fatti che risalgono a qualche mese addietro, trovo opportuno accennarglieli. Non le parlerò della conferenza che, per incarico del suo predecessore, il Sig.r Marchese Saporiti ed io eb- bimo col Segretario Gen.le del Ministero della pubblica istruzione nei primi giorni del cambiamento del ministero, né di quello che io ebbi intorno al medesimo affare col Ministro Casati, che non lasciarono molto a sperare lo stabilimento di un Liceo a Vigevano. Le dirò bensì che in seguito io aveva avuto dal di Lei predecessore un incarico simile a quello da Lei datomi nella succennata lettera. Anzi il Sig.r Sindaco Casale mi aveva esposto le ragioni per le quali credeva che Vigevano dovesse avere un liceo, ed erano ragioni di molto peso. Poco dopo il Consiglio Superiore venne consultato sul numero dei Licei e sulle città nelle quali do- vrebbero stabilirsi. Una sola era stata proposta dalla Commissione incaricata di riferire al Consiglio intorno a questo affare per la provincia di Pavia, ed era designata per sua sede Voghera. Io proposi che due Licei si avessero a stabilire in questa provincia per aprire l’uscio ad ottenere che uno venisse in- stituito a Vigevano come la città più importante della provincia dopo Pavia. La proposta dei due Licei venne adottata. Poi messosi in discussione dove si avesse a stabilire l’altro Liceo, la questione pendette tra Pavia e Vigevano. Io ho fatto valere tutte le ragioni che militano in favore della nostra città; la mia proposta trovò appoggio fra i più autorevoli, ma una maggioranza comun- que debolissima si pronunciò per Pavia. Siccome però il voto del Consiglio non era che consultivo, scrissi subito all’Anziano della Giunta municipale facendogli vedere essere venuto il momento di agire con ogni energia ed attività presso il Ministero a fine di riuscire nell’intento. Indicai anzi alcune ragioni da aggiungersi a quelle che erano state esposte nella nota mandatami dal Sindaco. Faceva osservare che era urgente di presentare una deliberazio- 58 Mario G. Losano

ne o memoria ben ragionata al Ministero a questo proposito, mandando a tal uopo una Deputazione. D’allora in poi, e saranno trascorsi due mesi, io non seppi più nulla. Che il deputato di Mortara si valga della sua qualità, che lo mette facil- mente in relazione coi Ministri e faccia impegni per lo stabilimento di un liceo a Mortara è probabilissimo. Ma non mi sembra che sia questa una pro- posta che abbia a sottoporsi al Parlamento, essendo un affare puramente amministrativo. Purtroppo bisogna riconoscere che la nostra città fu gravemente pregiu- dicata col non essere fatta capo luogo di circondario, come ogni ragione di equità e di convenienza amministrativa esigeva. Né mi farebbe meraviglia che fosse posposta anche in questo a Mortara, se non si trova modo di far valere le ragioni che Vigevano ha gravissime e giustissime di avere, massime poi in confronto a Mortara, un Liceo. Dal canto mio io ho fatto pel mio paese natio tutto quel poco che era in mio potere. Avrei forse potuto fare di più, se i miei concittadini mi avessero posto in condizione di parlare e di agire con maggior efficacia. Ma non pare che in generale essi abbiano molta confidenza in me. Che si abbiano ancora modificazioni alla legge del 13 9bre 1859 sulla pub- blica istruzione pare certo, ma io non so se queste modificazioni cadranno sul numero e sulla instituzione dei Licei e sul sistema dell’istruzione secondaria. Del resto il Municipio dee certamente non tralasciare ogni mezzo per otte- nere lo stabilimento di un Liceo. E se due debbonsi stabilire nella Provincia io credo che Vigevano avrebbe tutte le ragioni per averne uno, non essendo- vi centro nella provincia che dopo Pavia possa starvi a fronte sotto nessun rapporto. Ma, come già dissi al di Lei predecessore, se non può ottenere dal Governo lo stabilimento di un Liceo, l’interesse della città e de’ suoi instituti di istruzione esige assolutamente che lo fondi a sue spese. La nostra città non dee ormai confidare che in se stessa e valersi della libertà per trarre tutto il maggior profitto dai proprii mezzi. La massima parte delle cose che io le venni esprimendo sono, come Ella può agevolmente comprendere, confidenziali; ne farà pertanto quel pruden- te uso che nella sua saviezza crederà più conveniente. Mi è grata questa occasione per presentarle i miei rispetti e le proteste della mia più distinta stima e profferendomi in quel poco in cui mi creda valevole a servirla, mi pregio di professarmi Della S.V. Ill.ma – Dev.mo ed att.mo Ser.re ed Amico – Albini153.

Pochi giorni dopo il sindaco Ferrari Trecate attribuisce alla Commissione i poteri per trattare col Ministero l’eventuale spesa per il liceo a carico par-

153 Albini a Prof. Giuseppe Ferrari Trecate (nuovo sindaco di Vigevano), Torino, 18 [o 28] maggio 1860 (4 facciate, con l’annotazione: «Confidenziale»): ASCV, cfr. p. 52, nota 143. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 59 ziale del comune154. In questa prospettiva il comune cerca l’appoggio della Curia vescovile (che aveva sede a Vigevano) e di un’importante istituzione culturale della città, il Collegio Saporiti. Anche quest’ultimo temeva gli ef- fetti dell’«infausta legge» di riforma dell’istruzione pubblica ed esprimeva quindi il suo totale appoggio alle iniziative municipali: «La fiducia che V.S. Ill.ma esprimeva nel suo pregiato foglio 19 corrente mese, non poteva esse- re più fondata, poiché il Collegio Saporiti dà la massima importanza allo Stabilimento di un Liceo in questa città, unico mezzo per evitare i gravissimi danni che ci sono minacciati dalla infausta legge 19 novembre 1859»155. Le rimostranze contro l’«infausta legge» non avevano però origine sol- tanto nel vigevanese, e il ministero di Torino dovette emanare una circolare tranquillizzante. In quelle rimostranze municipali, «più che una querela d’in- teressi speciali che si estimano offesi, – vi si legge, – il Governo del re volle riconoscere una nuova testimonianza di quel generale amore del bene della istruzione che, particolarmente in questi ultimi dodici anni di vita libera, fa delle antiche Provincie del regno mirabile impulso a ravvivare ogni genere di studi». Per sette pagine il ministero spiega i vantaggi insiti nel nuovo or- dinamento della pubblica istruzione e sintetizza la ratio legis richiamandosi anche all’esperienza del Lombardo-Veneto, da poco annesso al Piemonte:

Queste considerazioni dovevano naturalmente guidare il Legislatore al doppio fine, di diffondere quanto possibile le scuole elementari e tecniche a benefizio del popolo, e per contrario di scemare gli istituti del secondo grado d’Istruzione classica, facendone più vigorosi e quindi più efficaci e fruttuosi gli studi. Ed in quest’ultino concetto, oltre all’esempio porto dalle nazioni più civili e savie, lo confortava quello delle Provincie Lombarde, dove, se gli studi classici ebbero a mantenersi in qualche fiore sotto l’uggia del princi- pato straniero, ciò appunto si deve al picciol numero dei Licei ed alla loro bontà che dall’esser pochi proveniva. Con tali intendimenti venne dettato il Titolo III della legge 19 novembre 1859156.

154 Ferrari Trecate a Albini, Vigevano, 9 giugno 1860: «Oggetto: Commissione per lo stabili- mento del Liceo». Il Consiglio Comunale del 6 giugno 1860 istituisce la Commissione con «il potere per trattare anche le spese a carico del Comune»: ASCV, cfr. p. 52, nota 143. 155 «Amministrazione del Collegio Saporiti in Vigevano» al Sindaco, 28 giugno 1860: ASCV, cfr. p. 52, nota 143. 156 «Ministero della Pubblica Istruzione, Torino, addì 12 agosto 1860, Oggetto: Studi Liceali, Ginnasiali e Tecnici. Circolare n. 84», firmata «Il Ministro Terenzio Mamiani»: ASCV, cfr. nota p. 52, nota 143; cfr. anche p. 55, nota 150. Il Titolo III, Dell’istruzione secondaria classica, regolava il ginnasio e il liceo. 60 Mario G. Losano

La vicenda del liceo vigevanese si concluse nell’arco di quattro anni. Dall’autunno del 1860 si intensificarono i contatti tra il Comune, da un lato, e il Collegio Saporiti e la Curia Vescovile, dall’altro, associando al tema del liceo anche la discussione per un istituto tecnico. Tuttavia non si trovano più tracce dell’attività di Albini, la cui salute andava declinando. Alla fine del 1862 il Comune decise l’istituzione del liceo, ma ad anno scolastico inoltrato, scontrandosi così con l’opposizione del ministero157. Nell’autunno del 1863 il Consiglio Comunale constatava la difficoltà di reperire i fondi per finanziare direttamente un liceo e pertanto il nuovo sindaco, Carlo De Benedetti, met- teva a verbale «che nelle condizioni attuali del Municipio non si trova per ora in grado di sostenere la maggiore spesa che sarebbe posta a suo carico per l’e- rezione del Liceo, la quale proposta messa ai voti era dal Consiglio adottata». Nella stessa seduta si valutò l’«istituzione di un Liceo privato»158. Ma Albini non poté partecipare all’epilogo di questa vicenda per la quale si era prodigato: la morte lo aveva colto cinquantaseienne il 18 marzo 1863.

8. Lettere sparse di Pietro Luigi Albini Nel preparare i due carteggi qui pubblicati era inevitabile incontrare altre lettere e carte di Albini. I due precedenti paragrafi hanno descritto le cinque lettere inedite relative all’Ateneo bresciano (§ 6) e la documen- tazione sull’attività di Albini nell’amministrazione comunale di Vigevano (§ 7). Di altre lettere si rende ora conto per delineare meglio il mondo di Albini, senza tuttavia la pretesa di ricostruire l’intera rete dei suoi cor- rispondenti: vengono commentate qui di seguito le tre lettere a Gazzera e Plana conservate all’Accademia delle Scienze di Torino, oltre a quelle indirizzate a Scolpis; le lettere a Negroni conservate a Novara e quella di Rosmini; fra gli archivi oggi non accessibili vengono ricordati l’Archivio Saleri, a Castenedolo, e quello del tribunale di Casale Monferrato.

Oltre al carteggio con Sclopis, qui pubblicato, l’Accademia torinese con- serva tre lettere sui rapporti fra Albini e l’Accademia stessa, tutte scritte in uno stile molto formale. La prima, nel 1839, è diretta all’abate Costanzo Gazzera, Segretario perpetuo dell’Accademia, in occasione dell’entrata di

157 Verbale del consiglio Comunale, «Seduta del 6 novembre 1862. Sessione d’autunno. Istituzione di un Liceo privato»: ASCV, cfr. p. 52, nota 143. L’istituzione di un liceo privato poneva il problema della sua equiparazione ai licei regi. 158 «Città di Vigevano. Seduta delli 3 ottobre 1863. […] 2. Istituzione di un Liceo privato»: ASCV, cfr. p. 52, nota 143. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 61

Albini nell’Accademia stessa: «Tanto grato quanto inaspettato fu per me l’annuncio datomi dalla V.S. Chiar.ma col pregiat.mo foglio del 7 corr.te che cotesta R. Accademia sulla proposizione dei Chiarissimi Sig.ri Accademici Cav. Cibrario e Conte Sclopis si è degnata di nominarmi socio corrispon- dente». Nella lettera il nome di Gazzera non figura come destinatario, ma è deducibile da questo riferimento: «Ove lo stile richiedesse che io rendessi le dovute grazie alla stessa R. Accademia direttamente per mezzo di lettera al Presidente di essa, sarei a pregare V.S. Chiar.ma onde volesse avere la com- piacenza di significarmelo»159. Sempre a Gazzera Albini comunica, nel 1847, l’invio di «questi miei opuscoli: Degli atti nulli o rescindibili; Enciclopedia del diritto; Storia del diritto in Italia (Parte prima)»160. Infine nel 1857 ringrazia il Presidente dell’Accademia, Giovanni Plana, per avergli comunicato «che questa R. Accademia mi ha eletto a far parte dei suoi membri residenti e che S.M. si è degnata di approvare questa elezione»161.

Le otto lettere a Carlo Negroni (1819-1896), conservate nella Biblioteca Civica di Novara, vennero inviate tra l’ottobre del 1839 e il marzo del 1840162, in concomitanza con la pubblicazione del Saggio analitico e con il trasferimento della residenza di Albini da Vigevano a Novara. Le incomben- ze spesso spicciole che costellano queste lettere non devono sorprendere, perché era la vita stessa di quei tempi a richiedere un continuo reciproco appoggio; inoltre Albini era allora un trentenne in ascesa, mentre Negroni aveva appena vent’anni. I temi centrali sono alcuni problemi pratici connessi con il trasferimento a Novara e, soprattutto, la diffusione del Saggio analitico

159 Albini a Gazzera, Vigevano, 11 dicembre 1839, Archivio Accademia delle Scienze di Torino, cart. 32775. 160 Albini a Gazzera, Torino, 6 maggio 1847, Archivio Accademia delle Scienze di Torino, cart. 32773. Ulteriori dati sulle tre pubblicazioni sono in Bibliografia, rispettivamente negli anni 1844, 1846, 1847. 161 Albini a Plana, Torino, 15 giugno 1857, Archivio Accademia delle Scienze di Torino, cart. 32774. 162 L’elenco delle lettere di Albini a Negroni nella Biblioteca Civica di Novara richiede alcune minime integrazioni: 1. Vigevano, 19 ottobre 1839. 2. Vigevano, 8 [gennaio] 1840 [non 1820] [data del timbro postale]. 3. [Vigevano,] s.l, s.d., ma 11 [non 10] gennaio 1840 [data del timbro postale]. 4. Vigevano, 14 gennaio 1840. 5. Novara, 5 febbraio 1840. 6. Novara, 14 febbraio 1840. 7. Novara, 9 aprile 1840. 8. Novara, 16 marzo 1840: Nell’elenco della biblioteca novarese l’ordine delle lettere 7 e 8 è invertito rispetto alle date, perché la lettera 7 del 9 aprile è collocata dentro la lettera del 16 marzo 1840, forse a causa delle sue piccole dimensioni: si tratta infatti di un biglietto di sole 8 righe (Biblioteca Civica Carlo Negroni, Novara, Inventario Carte Negroni, Cartella 16: Lettere di Albini a Negroni). 62 Mario G. Losano appena pubblicato, nonché le esitazioni di Albini nell’accettare la cattedra universitaria a Torino. I problemi della ricerca d’un alloggio si esauriscono nella prima lettera: «Vi rendo molte grazie della premura con cui eseguite le mie commissioni, massime riguardo all’alloggio»; quanto al contratto d’affitto, «vi do piena facoltà di concludere l’affitto nel miglior modo che possiate, beninteso che siavi anche il luogo ove riporre la legna» (19 ottobre 1839). La diffusione del Saggio analitico stava molto a cuore ad Albini, che ne informava Carlo Negroni l’8 gennaio 1840, affiché il libro debitamente rile- gato giungesse nelle mani del Re:

Carissimo Amico, Il voto della gioventù, m’intendo della gioventù né vana né leggera, della gioventù premurosa di una solida istruzione, che conosco presente a quello che è chiamata ad operare od almeno a cooperare, io lo apprezzo assaissimo. Fummi perciò gratissimo l’intendere dalla gentilissima vostra lettera che per alcuni giovani il mio libro sia stato di qualche profitto, che io abbia ottenuto uno dei fini che erami proposto: quello che pareami probabile di poter otte- nere. I più insigni scienziati dello Stato degnaronsi testimoniarmene la loro approvazione con graziosissime lettere, oltre l’inaspettata testimonianza di lode che piacque alla R. Accademia delle Scienze di darmi. Vi notifico, se pure non avete ancora parlato col Sig.re Motta, che ho dato a lui la commissione di far legare una copia del mio saggio per essere presentato a S.M. Ve lo notifico perché il Sig.re Motta mi disse che avrebbe parlato con voi onde andare assieme a commettere questa legatura e perché vorrei pregarvi a sollecitarla e ritirare il libro tosto che fosse terminato. Anzi avrei a pregarvi di portarlo al Conte Alessandro Saluzzo, Presid. dell’Accademia delle Scienze, assieme all’altra copia che vi trasmetterò partendo dimani col mezzo del ve- locifero di Motta. Appena avrete ricevuto quell’altra copia mi farete piacere a chiuderla coll’altra destinata a S.M. in un solo piego, suggellarlo con ceralac- ca, mettendovi sulla coperta l’indirizzo che porrò qui sotto, e quindi portarlo al predetto Presidente a mio nome. Avvertite [?] perciò che appena sappiate il giorno in cui sarà pronta la copia per S.M. avete a farmi il piacere di significarmelo, affinché io possa prevenire S.E. il Conte Saluzzo, e la mia lettera giunga prima o circa allo stesso giorno in cui voi porterete al medesimo le mentovate due copie. Scusatemi trattando con voi liberamente non ho scrupolo di darvi di quando in quando dei disturbi. Continuatemi la vostra benevolenza che io apprezzo assai, ed abbiatemi in ogni evento per vostro sincero amico, Albini

Le lettere si infittiscono. Due giorni dopo la precedente, il 10 gennaio 1840, Albini scrive: «Vi rammento di nuovo di farmi sapere quando la copia desti- nata a S.M. sarà in punto per essere recata al Conte Saluzzo»; e il 14 gennaio I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 63 le incombenze epistolari sono equamente divise tra la Corte e gli artigiani: «Siccome Motta mi scrisse che la nota copia sarebbe stata probabilmente in pronto per giovedì, perciò scrissi quest’oggi stesso al Conte Saluzzo che avrebbe ricevuto le due copie venerdì o sabato di questa settimana. Onde potreste portargliele venerdì. Mi farete piacere di dire a Motta che mi noti- fichi la spesa della legatura. Gli Annali di Statistica nell’ultimo num. hanno accennato al mio Saggio con un articolo breve ma molto sensato ed assai per me onorevole». Il volume di Albini era destinato anche ad altri membri della Casa Reale: «Col mezzo del velocifero di Motta mando due copie del mio Saggio,una legata, l’altra da far legare per essere presentata a S.A.R. il Duca di Savoia, il quale per un accidente che non occorre qui narrare non l’ha ancora, mentre il Duca di Genova suo fratello l’ha già avuta. Dalla legatura di quella che fu destinata a S.M. potete regolarvi per questa» (14 febbraio 1840). Il trasferimento a Torino connesso con la sua chiamata a quell’università preoccupò Albini al punto da fargli prendere in considerazione la rinuncia alla cattedra stessa (che però alla fine conservò: cfr. p. 69, nota 189). Nel periodo in cui era propenso alla rinuncia, Albini pensò a Negroni come al suo possibile successore, e circolarono le voci cui si riferisce la lettera del 9 aprile 1840:

Certamente parlando in amichevole confidenza col Teol.° Zanotti del mio divisamento (del quale sarà difficile ch’io receda) di lasciare la cattedra, ho esternato il mio desiderio che voi [subentraste?] a me e l’intenzione che ave- va di parlarne all’uopo con chi potrebbe avere parte nella nomina del mio successore. L’amore che io ho per voi, la persuasione che voi sareste attivis- simo ad esercitare con onore e con felice successo le funzioni della carica mi suggerivano questo pensiero. Ma non era appunto che un mio pensiero che io teneva con me con animo di tentare occorrendo il caso di dare la prima spinta onde venisse posto in atto e se l’esternai nol feci certamente perché fosse a voi palesato o a chicchessia, anzi mi fece meraviglia e mi spiacque quando seppi che questo mio pensiero era a voi noto. Non già che io volessi fare di ciò un mistero. Ma il far nascere in altrui, massime nell’animo di un giovane, delle aspettazioni lusinghiere quando non si ha il potere di sod- disfare ad esse, quando mille accidenti le possono deludere, quando chi le fa nascere non si trova nemmeno in grado di operare efficacemente a farle avverare e tutto al più non può avere che buona volontà, era cosa per nulla affatto conveniente. Perciò io era ben lungi dal pensare che il Teol.° Zanotti avesse a parlarvene. Parendomi una di quelle cose da non palesarsi se non a tempo opportuno, e da chi poteva essere solo giudice di questa opportunità. Ed io infatti riserbavami, come occorrendo mi riservo, di rendervi avvertito, onde possiate fare passi opportuni onde riuscire nell’intento. 64 Mario G. Losano

Ma poiché vidi che prima del tempo siete stato fatto consapevole di questo mio pensiero, ho stimato bene di aprirvi l’animo mio affinché non facciate su quanto udiste più fondamento di quello [che] le circostanze permettono, e la natura stessa della cosa comporta.

Infine l’interesse di Albini per gli interventi sociali e per l’istruzione po- polare si manifesta in una garbata critica rivolta a un articolo del suo giovane corrispondente:

Ho ricevuto il numero delle Letture popolari ove trovasi il vostro articolo che mi avevate annunciato. Vi so moltissimo grado della premura che mo- strate a mio riguardo. Ho trovato il vostro articolo scritto assai bene e in modo da mostrare che siete già molto avanti nello studio della nostra lingua. Avrei però desiderio che in vece delle lodi date alla cont. Bellini[163], sebbene giustissime, aveste preso occasione di aggiungere qualche cosa sulla impor- tanza ed utilità degli asili d’infanzia. So che anche su di questo si è già scritto assai, e si dovrebbe aver già detto abbastanza. Tuttavia, trattandosi d’institu- zione per certi rispetti nuova, e che vuol esser messa ad esecuzione con certe cautele, e che trova o può trovare contrasti od opposizione nei pregiudizi, nelle abitudini, nell’inerzia stessa, alcuni cenni potevano tornare opportuni.

Albini inviò un esemplare del suo Saggio analitico anche ad Antonio Rosmini. In Piemonte la libertà di stampa concessa dallo Statuto Albertino «permise al rosminianesimo un’espansione e un’incidenza altrove, in que- gli anni, sconosciute»164 e numerose voci si levarono a favore di Rosmini nel corso della «polemica rosminiana»165, quando il 7 marzo 1888 il Santo

163 Giacomo Giovanetti aveva fondato con la contessa Giuseppa Tornielli Bellini (1776- 1836) un complesso scolastico per l’istruzione professionale dei giovani, inaugurato a Novara nel 1837 e comprendente scuole elementari ed istituti e scuole tecniche, divenute poi, dopo varie riforme, «Istituto Bellini di arti e mestieri», Istituto Magistrale e Liceo, ancora oggi esistente a Novara. Sulla contessa Bellini: Laura Junot d’Abrantès, Vite e ritratti delle donne celebri d’ogni paese, continuata per cura di letterati italiani, Ubicini, Milano 1839, vol. 5, p. 359-362 (voce: Contessa Giuseppa Bellini nata Tornielli, scritta da Adele Jarry de Mancy). «Mancando uno studio completo sulla figura e l’opera del Giovanetti, si vedano le appro- fondite pagine di S. La Salvia, Giornalismo Lombardo: Gli «Annali Universali di Statistica» [1824-1844], Roma, 1977, pp. 351-363), che pone anche in rilievo il collegamento tra intel- lettuali lombardi e piemontesi» (Moscati, Da Savigny al Piemonte, cit., p. 253, nota 179). Cfr. Albini a Mittermaier, Torino, 14 dicembre 1846, p. 167, nota 94. 164 Francesco Traniello, Cattolicesimo conciliatorista. Religione e cultura nella tradizione lombardo-piemontese (1825-1870), Marzorati, Milano 1970, pp. 154 ss. 165 Giuseppe Tuninetti, La «questione rosminiana» in Piemonte dal 1830 al decreto post I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 65

Uffizio condannò 40 proposizioni tratte dalle opere di Rosmini perché «non sembravano consone alla verità cattolica». Nell’Università di Torino intro- dussero il pensiero di Rosmini tre religiosi docenti di filosofia: Andrea Sciolla, Pietro Corte e Michele Tarditi. Inoltre il rapporto tra Albini e Rosmini pote- va essere facilitato dalla comune appartenenza all’Accademia delle Scienze di Torino166. All’invio del Saggio analitico Rosmini rispose con una lettera di apprezzamento:

A Pietro L. Albini a Novara Illustrissimo Signore, Riceva i miei ringraziamenti del cortese regalo ch’Ella mi fece del suo Saggio Analitico sul Diritto ecc. dal quale bene intendo quant’è il suo sapere e la rettitudine del suo giudizio. Ella seppe percorrere vastissimo campo di scienza in breve volume, dedurre con buona logica la serie delle verità, im- primere da per tutto un sentimento morale, che è la cosa più preziosa che si possa desiderare in un libro, s’egli deve essere utile. E aggradisca i sentimenti della mia distintissima stima, co’ quali mi onoro di essere, Ill.mo signore, suo umil.mo e dev.mo servo – A. Rosmini p. Stresa, 5 febbraio 1845167.

Questo contatto diretto non sembra però aver avuto seguito, come conferma anche Gioele Solari: «L’Albini non ebbe rapporti personali e famigliari col Rosmini, nel cui epistolario troviamo una sola lettera del 5 feb- braio 1845 all’Albini»168, cioè quella appena citata. Nell’archivio del Centro Internazionale di Studi Rosminiani di Stresa sono state schedate finora le lettere di Rosmini, ma non quelle a lui dirette: in mancanza di un catalogo o di un elenco non è quindi possibile accertare se vi siano conservate una o più lettere di Albini a Rosmini. Invece Albini operò con il gruppo raccolto intorno al pedagogista di orientamento rosminiano Giovanni Antonio Rayneri, che «non rappresentò

obitum del 1888, in Franco Esposito – Umberto Muratore (a cura di), Rosmini e il Piemonte. Studi e testimonianze, Edizioni Rosminiane, Stresa 1994, pp. 41-78. 166 Rosmini alla Reale Accademia delle Scienze di Torino, Stresa, 27 luglio 1846: in occa- sione della ristampa della sua Antropologia, Rosmini si sente «debitore per essere stato elet-

to a farne parte» (Epistolario completo di Antonio Rosmini-Serbati, Giovanni Pane, Casale Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 3 di 8 Volta Monferrato 1892, vol. IX (1844-1846), p. 599 – N° 5662). 167 Epistolario completo di Antonio Rosmini-Serbati, cit., Lettera 5282, p. 221. 168 Gioele Solari, La vita e il pensiero civile di Giuseppe Carle, Bocca, Torino 1928, p. 26, nota 3 (Memoria della R. Accademia delle Scienze di Torino, Serie II, vol. LXVI). 66 Mario G. Losano soltanto un cenacolo d’interessi pedagogici e culturali, ma collaborò attiva- mente all’elaborazione della legislazione scolastica piemontese del 1848, le cui principali caratteristiche furono la laicizzazione del sistema scolastico e la conseguente sottrazione alla Chiesa di qualsiasi controllo in materia edu- cativa, anche se continuava ad essere previsto l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole d’ogni ordine e grado»169. Rayneri, dopo l’esperienza della rivista «L’educatore primario», fondò la «Società d’istruzione e d’edu- cazione», di cui fecero parte «docenti universitari come il giurista Albini»170.

Nell’archivio che fu di Giuseppe Saleri – presidente dell’«Ateneo» di Brescia, sul quale cfr. § 6 – è conservata una lettera di Albini a Saleri, datata Novara, 19 marzo 1840; potrebbe trattarsi del ringraziamento che Albini menziona nella lettera a Pagani del 12 luglio 1840: «Ritengo che tanto la S.V. come il sud.o Sig. Presidente avranno ricevuto a suo tempo le lettere che poco dopo la nomina da Lei notificata, della quale mi onorò codesto I.R. Ateneo, mi diedi premura di loro inviare coi dovuti ringraziamenti»171.La lettera a Saleri, benché conservata nella Biblioteca Fornasini, a Castenedolo presso Brescia172, è purtroppo inaccessibile perché questa istituzione privata è oggi chiusa al pubblico. Le notizie finora pubblicate rivelano l’interesse di questo archivio. Nel 1904 Gaetano Fornasini pubblicò dieci lettere dirette «all’avv. Giuseppe Saleri mio avo materno», come si legge nella dedica al volume173. Anna Capelli – che aveva ancora potuto accedere all’archivio – rileva che nel carteggio di Mittermaier sono ben rappresentati i piemontesi e i toscani, mentre manca- no i romani e i napoletani e, infine, «gli scrittori lombardi sono rappresentati

169 Giorgio Chiosso, Rosmini e i rosminiani nel dibattito pedagogico e scolastico in Piemonte (1832-1855), in Esposito – Muratore (a cura di), Rosmini e il Piemonte, cit., p. 103. 170 Chiosso, Rosmini e i rosminiani, cit., p. 107; Albini viene ricordato anche come membro della redazione del «Giornale della Società d’istruzione e d’educazione» (p. 108, nota 1). 171 Cfr. supra, p. 45, nota 116. 172 Una descrizione complessiva di questo archivio è in Giovanni Scarabelli, Due opere sco- nosciute ed inedite di G. B. Guadagnini, «Brixia sacra. Memorie storiche della Diocesi di Brescia», IX, 1974, pp. 46-51. 173 Nozze Defranceschi – Navarini. Dieci lettere inedite d’uomini illustri a Giuseppe Saleri giureconsulto e filantropo bresciano pubblicate a cura di Gaetano Fornasini, Canossi, Brescia 1904, XXX pp., conservato alla Biblioteca Queriniana di Brescia. Oltre a una biografi a di Saleri, contiene nelle note singole notizie anche sulle sue posizioni politiche: egli venne infatti chiamato a Vienna quando si pensava ad uno statuto per le terre italiane dell’impero, statuto che però non venne realizzato. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 67 soltanto da due scrittori bresciani, il giurista Giuseppe Saleri e il medico Luigi Fornasini, che non possono certamente dar conto dello spessore del dibatti- to locale, profondamente influenzato dal pensiero di Carlo Cattaneo»174.Di Giuseppe Saleri traccia una quadro biografico e riproduce cinque lettere a Mittermaier, così come di Luigi Fornasini riporta precise notizie biografiche e due lettere a Mittermaier175. La stessa autrice ha anche preparato un Inventario della carte Saleri, che elenca 216 documenti – tra cui l’inaccessibile lettera di Albini – oltre ad altre di Ferrante Aporti, Pasquale Stanislao Mancini e Carlo Petitti di Roreto176. Sulle orme di Anna Capelli, anche Riemer ritorna su Luigi Fornasini e Giuseppe Saleri (Das Netzwerk, cit. a p. 8, nota 6). Data l’importanza di questo archivio, in cui sono confluite le carte di alcu- ne importanti famiglie bresciane, lo si è ricordato qui brevemente, nell’attesa che torni ad essere accessibile.

Albini esercitava la professione di avvocato presso il tribunale di Casale Monferrato, però la Biblioteca Civica Giovanni Canna di questa città non conserva suoi documenti. Inoltre oggi non è possibile accertare se qual- che documento di o su Albini sia conservato nell’Archivio del Tribunale di Casale, perché nel 2015 esso venne accorpato al Tribunale di Vercelli, cosic- ché – al momento della stesura di queste pagine – quell’archivio non è più disponibile a Casale, ma non è ancora disponibile a Vercelli.

9. Analisi del carteggio di Albini con Sclopis Il carteggio pubblicato alla fine di queste pagine si compone di 15 let- tere di Albini a Sclopis (scritte dal 1839 al 1846 e conservate nell’Archivio dell’Accademia delle Scienze di Torino177) e di 11 lettere di Sclopis ad Albini

174 Capelli, Il carcere degli intellettuali, cit., p. 16; ma, continua l’autrice, un’analisi «del di- battito locale trova invece la sua collocazione nel testo che precede l’edizione del carteggio», testo che è una vera e propria monografia di 160 pp. 175 La nota biografica su Luigi Fornasini (1813-1893) è in Capelli, Il carcere degli intellettua- li, cit., pp. 342-349, mentre le 2 lettere a Mittermaier sono alle pp. 349-352. La nota biografi ca su Giuseppe Saleri (1783-1851) è alle pp. 329-334, mentre le 5 lettere a Mittermaier sono alle pp. 335-341; su Saleri cfr. anche la p. 44, nota 114. Come già indicato alla p. 41, note 104 e

105, Riemer, Das Netzwerk, cit., non riassume le lettere di questi due autori. Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 3 di 7 Volta 176 Anna Capelli, La questione penitenziaria nel Risorgimento: il carteggio inedito di Giuseppe Saleri, «Storia in Lombardia», 1987, pp. 99-164. L’inventario è alle pp. 160-164. 177 Tre di esse sono pubblicate da Laura Moscati, Da Savigny al Piemonte, cit., pp. 299-304: Albini a Sclopis, 12 dicembre 1839; 17 dicembre 1839; 2 novembre 1840. 68 Mario G. Losano

(scritte dal 1840 al 1846 e conservate nella Biblioteca Patetta dell’Università degli Studi di Torino178). Sulla loro base è ora possibile completare le brevi notizie pubblicate nel mio precedente studio su Albini179. In esso si era descritto come il poco più che trentenne Albini avesse inviato nel 1839 il suo primo libro, il Saggio ana- litico sul diritto, al settantenne conte Sclopis, che lo aveva accolto con favore. L’autorevole appoggio di Sclopis aprì ad Albini le porte dell’Accademia del- le Scienze di Torino e lo stesso Sclopis lo mise in contatto con Mittermaier, che pubblicò un’elogiativa recensione del Saggio analitico sul diritto180.Le lettere qui pubblicate documentano come Sclopis abbia appoggiato gli inizi della carriera universitaria di Albini, ma si arrestano già nel 1846. La breve durata di questa corrispondenza è resa in certa misura enigmatica, come si vedrà tra poco, dal tenore di una delle ultime missive di Albini e forse non se ne può spiegare l’interruzione soltanto con i sempre più pressanti impegni giudiziari e, poi, politici di Sclopis181. L’attenzione dei due studiosi si concentra sulle grandi opere storico- giuridiche pubblicate in quegli anni in Germania e, in particolare, sulla produzione di Savigny, un autore che ricorre più volte nella loro corrispon- denza. Albini vorrebbe pubblicare una sua «traduzione dell’operetta di Savigny sulla vocazione della nostra età alla legislazione etc.»182, che era allora oggetto di vivaci discussioni per la sua posizione contraria alla codificazione. Per questo Albini aggiunge: «Vi farei forse alcune note, o vi premetterei un discorso». Sclopis era però uno dei critici di Savigny e gli sconsigliò quindi di pubblicare quella traduzione. «In verità io sono ben lungi dal consentire con Savigny sulla questione dei codici e dall’ammettere l’opinione da Lei confutata», risponde Albini, i cui commenti «avrebbero appunto avuto per iscopo di confutare le opinioni alquanto esagerate in questa parte del dotto

178 Università degli Studi di Torino, Biblioteca Norberto Bobbio, Sezione Patetta, Fondo Albini, Lettere di F. Sclopis. 179. Losano, Albini 2013: sui rapporti di Albini con l’università di Torino, pp. 54-57; con l’Accademia delle Scienze, pp. 57-60. 180 Appendice I. La recensione di Karl Mittermaier al Saggio analitico di Albini, in Losano, Albini 2013, pp. 76-83. 181 Sclopis divenne avvocato generale presso il Senato del Piemonte (1844-1847) e, dal 1847, Primo presidente onorario del Magistrato d’appello di Piemonte; a queste cariche seguirono ben presto cariche ministeriali in Piemonte e, dopo l’unità d’Italia, quella di senatore a Roma. 182 Lettera di Albini a Sclopis, Vigevano, 12 dicembre 1839; cfr. p. 37 e nota 90. L’opera cui si fa riferimento è Friedrich Carl von Savigny, Vom Beruf unserer Zeit für Gesetzgebung und Rechtswissenschaft. Dritte Auflage, Mohr, Heidelberg 1840, IX-197 pp. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 69

Prussiano». Le ragioni di Sclopis, conclude Albini, «mi dissuadono del met- tere ad effetto il mio divisamento»183. La loro attenzione si spostò sull’opera storica di Savigny pubblicata nel 1834: «Certamente la storia del diritto romano del lodato autore è opera per ogni rispetto di maggior momento e di maggiore utilità e riesce molto inte- ressante»; e di essa Albini aveva già tradotto due volumi184. Sclopis gli segnala invece un’altra opera di Savigny, più recente: «Si è ricevuta una copia del tomo primo di una nuova opera di Savigny sul sistema del diritto (che Ella sa essere stata acclamata come capolavoro di questo insigne giureconsulto); io cerco di far opera perché sia tradotto»185. Però Albini non conosce ancora quell’opera, «attesa la scarsità di buoni libri legali presso di noi e la difficoltà di avere i libri tedeschi»186. Di alcune riviste francesi, continua Albini, «non ne ebbi mai fra le mani alcun fascicolo» e di altri «giornali giuridici stranieri non ho veduto che il fascicolo del giornale di Eidelberga che V.S. ebbe la gentilezza di comunicarmi alcuni mesi fa»187,cioèilfascicoloconlarecen- sione di Mittermaier al libro di Albini. Subito Sclopis gli invia una serie di indicazioni bibliografiche e si dichiara disponibile a fargli avere altri fascicoli della rivista di Mittermaier, che egli riceve «frequentemente»188. Allo scambio d’informazioni scientifiche si accompagnano anche le no- tizie pratiche sulla carriera accademica di Albini, che Sclopis sta favorendo efficacemente, benché lo stesso Albini riveli alcune incertezze nel seguirla perché essa imporrebbe un suo trasferimento da Vigevano189. Egli era infatti molto legato alla sua città natale per motivi famigliari e forensi, ed era quindi restio ad abbandonarla. Col 1844 subentra una discontinuità nella corrispondenza che sembra

183 Lettera n. 3, Albini a Sclopis, Vigevano, 17 dicembre 1839, p. 85 . 184 Ivi; l’opera cui si fa riferimento è Friedrich Carl von Savigny, Geschichte des Römischen Rechts im Mittelalter. Zweite Ausgabe, Mohr, Heidelberg 1934, 3 voll. 185 Lettera n. 5, Federico Sclopis a Pier Luigi Albini, Torino, 28 settembre 1840, p. 89; l’opera cui si fa riferimento è Friedrich Carl von Savigny, System des heutigen Römischen Rechts. Erster Band, Veit, Berlin 1840, L-429 pp. 186 Lettera n. 6, Albini a Sclopis, Vigevano, 2 novembre 1840, p. 90. 187 Lettera n. 7, Albini a Sclopis, Novara, 5 maggio 1841, p. 92. 188 Lettera n. 8, Sclopis ad Albini, 6 maggio 1841, p. 94.

189 Lettera n. 6, Albini a Sclopis, Vigevano, 2 novembre 1840: «Le aveva parlato della mia Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 3 di 6 Volta determinazione di lasciare la cattedra. Ora mi reco a premura di dirle che in seguito alle Sovrane disposizioni notificatemi dal M[agistrat]o della Riforma sul principio di ottobre ho creduto bene di continuare nell’incominciata carriera» (p. 90). Cfr. anche la lettera a Carlo Negroni, p. 63 s. 70 Mario G. Losano dovuta alla perdita di alcune lettere: infatti dal 1844 al 1846 si susseguono sei lettere del solo Sclopis, mentre le risposte di Albini riprendono normalmen- te nel 1846, quando, dopo un incontro con il Marchese Alfieri, Sclopis lo informa che «si pensa a proporre la S.V. per il doppio insegnamento dell’en- ciclopedia e della storia del diritto»190. Ma questo è anche l’anno in cui il carteggio si interrompe in modo enigmatico. Albini scrive che «una circostanza per me rilevantissima» è il luogo dell’in- segnamento, cioè se esso avrà luogo «nell’università o qui in provincia»191. Sclopis lo rassicura con una cordialità sincera, ma pochi giorni dopo riceve da Albini una lettera scritta di getto, sotto l’impulso d’una forte irritazio- ne192. In essa Albini protesta con asprezza contro l’ingiustizia che ritiene di aver subìto, poiché gli vengono assegnate due cattedre, ma solo come sup- plente, e quindi con uno stipendio ridotto, e perciò fa presenti le sue ragioni che si fondano sui rassicuranti colloqui avuti con gli uffici, sul quindicennio d’insegnamento pregresso e sugli «incomodi» del trasloco193. Allo stato attuale dei documenti è difficile dire se questo contrasto sia stato la causa del raffreddamento dei rapporti fra i due, se non addirittu- ra della loro interruzione. Infatti Albini è risentito per il fatto che Sclopis abbia mostrato la sua lettera di doglianze al Marchese Alfieri, e Sclopis inter- preta questa critica come una «taccia d’indiscrezione che tornerebbe sopra di me», mentre egli non poteva rendersi «traduttore di un testo» pieno di «vedute personali»: proprio per questo l’aveva presentato direttamente al Marchese Alfieri. Dalla risposta di Sclopis, controllata ma ferma, traspare una certa presa di distanza e anche la formula di commiato è più formale che nelle precedenti lettere194. Un mese dopo, Albini riprende la corrispondenza con il consueto tono riguardoso per inviargli il suo nuovo volume sull’enciclopedia giuridica e Sclopis risponde positivamente a questa sua lettera: questa risposta non è conservata ma si desume dalla successiva lettera di Albini. Poi gli archivi tacciono: è di nuovo una lacuna nella documentazione oppure è la fine del rapporto fra i due, iniziato nel 1839?

190 Lettera n. 20, Sclopis ad Albini, Torino, 4 luglio 1846, p. 113. 191 Lettera n. 21, Albini a Sclopis, 6 luglio 1846, p. 114. 192 Lettera n. 23, Albini a Sclopis, il 18 luglio 1846, p. 116. 193 Lettera n. 23, Albini a Sclopis, Novara, 18 luglio 1846, p. 116. 194 Lettera n. 24, Sclopis ad Albini, 4 agosto 1846, p. 118. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 71

10. Analisi del carteggio di Albini con Mittermaier L’altro carteggio pubblicato alla fine di queste pagine si compone di 29 let- tere di Albini a Mittermaier (scritte dal 1843 al 1856 e conservate nell’Archivio della Universitätsbibliothek di Heidelberg) e di 18 lettere di Mittermaier ad Albini (scritte dal 1843 al 1855 e conservate nella Biblioteca Patetta dell’Uni- versità degli Studi di Torino195). Mittermaier scrisse queste lettere in italiano, lingua che aveva imparato da bambino perché, orfano di madre, era stato affidato a un precettore che gli aveva instillato la passione per questa lingua. Nel 1843, la prima lettera di Mittermaier ad Albini è una vera e propria dichiarazione di italofilia: «Io sono principalmente in[n]amorato d’Italia e fu la settima volta, che ho fatto il viaggio per l’Italia, e ho ricevuto nuove pro- ve, che l’Italia è il paese ove si trovano i più eccellenti elementi di prosperità, e ove si sente fortunato nella società degli uomini, i quali san[n]o sì bene riunire la sublimità delle idee colla profondità e colla cordialità, che ispira grande fiducia»196. Questa passione per l’Italia indusse Mittermaier a scrive- re l’unico suo libro non giuridico, intitolato Delle condizioni d’Italia197. Esso non è la tradizionale rassegna di monumenti classici o rinascimentali visitati nel corso del Grand Tour, ma una descrizione della realtà dell’Italia preuni- taria, scritta per correggere i molti pregiudizi sull’Italia diffusi in Germania. Poiché avevo già tracciato nel 2013 un sintetico quadro dell’intenso legame tra Mittermaier e l’Italia nonché sui suoi rapporti con Albini198, l’analisi si può ora concentrare sul contenuto del loro carteggio. Queste lettere presentano un particolare interesse culturale perché Albini chiede costantemente informazioni tanto sui libri di storia e fi losofi a giuridiche pubblicati in Germania, quanto sull’ordinamento delle univer- sità tedesche; e Mittermaier risponde con franchezza ai quesiti, fornendo sintetici giudizi su importanti opere di quegli anni. Inoltre le notizie sull’or- ganizzazione dell’insegnamento del diritto nelle università tedesche, ricevute

195 Una di queste lettere di Mittermaier ad Albini (Heidelberg, 24 novembre 1843), è pub- blicata da Laura Moscati, Da Savigny al Piemonte, cit., pp. 305-307. 196 Mittermaier ad Albini, 24 novembre 1843, in Moscati, cit., p. 306; infra, p. 131. 197 Italienische Zustände, geschildert von Dr. C. J. A. Mittermaier, Geheimenrathe und Prof. in Heidelberg, Mohr, Heidelberg 1844, 280 pp.; subito tradotto in Italia: Delle condizioni d’I- talia, del Cav. Carlo dr. Mittermaier, consigliere intimo e professore a Eidelberga con un ca- Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 3 di 5 Volta pitolo inedito dell’autore e con note del traduttore. Versione dell’abate Pietro Mugna, Lipsia (Hirschfeld) – Milano – Vienna (Tendler e Schäfer) 1845, VI-251 pp. 198 Cfr. il paragrafo Mittermaier «ammiratore della bella Italia», in Losano, Albini 2013, pp. 60-72. 72 Mario G. Losano anche attraverso Mittermaier, ispirarono le proposte di Albini sulla riforma universitaria a Torino, stabilendo quindi un contatto diretto tra le riforme piemontesi e il modello tedesco. Ma i quesiti pedagogici non si arrestano qui. Albini chiede anche «un cenno sui sistemi che credete più commendevoli d’istruzione elementare in Germania»199: un’istruzione che in Piemonte lasciava molto a desiderare, tanto che anche il benevolo Mittermaier ne critica i cattivi libri, i cattivi maestri e i cattivi salari200. La causa occasionale fu un lascito importante alla città di Vigevano, affinché si costruisse una scuola. Albini viene incaricato di occuparsene perché attento a questi problemi, tanto che anni dopo entrò a far parte sia della «Società d’Istruzione e d’Educazione», fondata nel 1849, sia della redazione del suo «Giornale d’Istruzione e d’Educazione», che con- tribuì al dibattito democratico sulla scuola elementare e preparò il terreno al regolamento delle scuole elementari del 1853. Della scuola secondaria superiore si occupava invece la «Rivista delle Università e dei Collegi», cui collaborava anche Albini201. Questo interesse per il rinnovamento dell’edu- cazione nasceva da un vivace dibattito filosofico e pedagogico influenzato dalla cultura tedesca202. Un aspetto della «Società d’Istruzione e d’Educazione» si ricollega alle ripetute prese di posizione di Albini a favore della libertà d’insegnamento, cioè del fatto che all’insegnamento pubblico doveva affiancarsi anche quello privato (tema cui Albini dedicherà uno scritto nel 1860203): «la Società spe- rava di poter assumere nella vita scolastica piemontese quel ruolo e quella funzione che, ad esempio, esercitavano le grandi società educative di altri paesi (ed il pensiero correva anzitutto all’Inghilterra) dove le numerose e po- tenti organizzazioni private gestivano anche le scuole e svolgevano un ruolo propulsivo sul piano delle politiche dell’istruzione»204.

199 Il quesito è in Albini a Mittermaier, Vigevano, 30 marzo 1844, p. 134; e la risposta in Mittermaier ad Albini, Heidelberg, 26 aprile 1844, p. 136. 200 Mittermaier, Delle condizioni d’Italia, Tendler, Vienna 1845: critica l’istruzione elementa- re in Piemonte, p. 201, e loda invece quella del Lombardo-Veneto, p. 269. 201 Giorgio Chiosso, Carità educatrice e istruzione in Piemonte. Aristocratici, filantropi e preti di fronte all’educazione del popolo nel primo ’800, Società Editrice Internazionale, Torino 2007, p. 167 e n., p. 257. 202 Sulla filosofia: Giovanni Gentile, Storia della filosofia italiana. A cura di Eugenio Garin, Sansoni, Firenze 1969, vol. 2, pp. 87-126; sulla scuola: Piero Gobetti, Risorgimento senza eroi, Baretti, Torino 1926, pp. 320-343 (Nel cap. La scuola in Piemonte prima del 1844). 203 Cfr. Losano, Albini 2013, § 6, a, pp. 38-43; e Bibliografia, Appendice IV. 204 Chiosso, Carità educatrice e istruzione in Piemonte, cit., p. 152. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 73

La corrispondenza tra Albini e Mittermaier è una miniera di notizie d’o- gni genere perché, da un lato, Albini non esita a chiedere al suo illustre corrispondente le informazioni più diverse e, dall’altro, perché la natura pri- vata della lettera (nonostante la censura) permetteva di esprimere giudizi netti che probabilmente non si sarebbero affidati alle stampe in forma così recisa. I due corrispondenti affrontano così singoli autori (e la valutazione della loro visione della filosofia del diritto è ravvivata anche da rapidi giudizi politici); passano in rassegna l’organizzazione dell’insegnamento universita- rio del diritto (ma anche della scuola, come si è visto); analizzano la funzione di materie come la filosofia del diritto e l’enciclopedia giuridica e, un po’ dovunque, lamentano la difficoltà di far circolare libri e lettere fra due Stati come l’Italia e la Germania, ancora frammentati in Stati ereditati dal medio- evo, anche se ormai in procinto di unirsi in Stati nazionali. Le lettere di Albini affrontano argomenti minimi e temi massimi. A volte esprimono soltanto dubbi sull’esatta traduzione in italiano di termi- ni giuridici tedeschi, come Mord e Totschlag, assassinio e omicidio205. Altre volte Albini, come membro del comitato per la riforma degli studi di giuri- sprudenza nel Piemonte, desidera sapere come sono organizzate le facoltà giuridiche nei vari Stati tedeschi e Mittermaier gli risponde: «Volontieri vi darò notizie, ma lo farò in lingua tedesca, perché so che voi sapete bene il tedesco»206. Altrove Mittermaier spiega diffusamente come organizzare l’in- segnamento del diritto penale, allora oggetto di un vasto dibattito207. Nei giudizi su autori rilevanti come Johann Kaspar Bluntschli o Friedrich Julius Stahl si manifesta l’indirizzo liberale moderato di entrambi i corrispon- denti, indirizzo che in Mittermaier assume spesso la forma di incitamento allo studio del diritto germanico. A metà Ottocento, infatti, in Germania i liberali insistevano sull’inserimento di elementi del diritto germanico nel- la legislazione e nella codificazione, mentre i conservatori si schieravano a favore di un’impostazione fondata ancora sul diritto romano208: per questo nel primo parlamento liberale dell’intera Germania, nella Paulskirche di Francoforte, la presenza dei giuristi germanisti era dominante. Questa polemica di fondo emerge anche nella valutazione dei due au-

205 Lettera n. 8, Mittermaier ad Albini, 3 dicembre 1844, p. 140. 206

Lettera n. 3, Mittermaier ad Albini, 24 novembre 1843, p. 131. Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 3 di 4 Volta 207 Lettera n. 18, Mittermaier ad Albini, 17 marzo 1846, p. 162. 208 Questi contrasti ebbero riflessi sulla formulazione dei progetti del codice civile tedesco, ostacolati dapprima perché troppo romanistici, cosicché si giunse tardi a una soluzione sod- disfacente: il Codice civile tedesco (BGB) entrò in vigore il 1° gennaio 1900. 74 Mario G. Losano tori sopra ricordati, su cui Albini chiedeva notizie: «Io stimo molto il libro di Bluntschli, – rispondeva Mittermaier, – il quale è un uomo di profondo sapere e d’un gran senso pratico. Il più grande difetto dello studio di diritto in Germania è la estrema predilezione per il diritto romano e la indifferenza colla quale si coltiva il diritto germanico. […] Bluntschli conosce il diritto germanico e perciò il suo libro è meglio che quello di Stahl, che non è uomo prat e non conosce il diritto germanico e non ama i progressi della libertà»209. Anche in altre lettere di Mittermaier affiorano i suoi sentimenti liberali: «Ho fatto venire dal libraio Tendler in Milano i fascicoli del nuovo giornale in Torino: Antologia, ma il libraio mi scrive che la censura di Milano non ha dato la permissione di spedire questo libro né la storia del C. Balbo e di La Farina. Questa non è la vera arte di governare e d’ispirar la fiducia dei popoli»210. Mittermaier, nel Baden, era anche un politico di prima grandezza e non limitava quindi alla corrispondenza privata l’espressione delle sue idee po- litiche: «Da luglio si pubblica in Heidelberg una gazzetta Deutsche Zeitung […]. Sarei molto grato se lei vorrebbe [sic] darmi notizie di tempo in tempo sui progressi [delle] nuove istituzioni nel Piemonte, perché mi fa piacere di far conoscere in Germania tutto [quello] che fa onore all’Italia»211.La «Deutsche Zeitung» «fu il principale organo di stampa del liberalismo costi- tuzionale durante la rivoluzione [del 1848]. Come nessun altro giornale essa collegava i dotti politici della Germania sud-occidentale con la borghesia economica renana. In ciò consisteva la sua eccezionale importanza per la formazione di un’opinione pubblica liberale e nazionale nei tempi immedia- tamente anteriori alla rivoluzione e durante lo svolgimento della rivoluzione stessa»212. In realtà, fra i politici Mittermaier era criticato per la sua tendenza ad evi- tare nette prese di posizione. Quando entrò nel parlamento di Francoforte aveva già più di dieci anni di esperienza politica nel parlamento del Baden, ma la sua arrendevolezza nel dibattito politico era ormai proverbiale. I suoi colleghi riconoscevano i suoi meriti scientifici, ma anche le sue debolezze politiche: il «tanto debole quanto dotto» Mittermaier, «buono ma scriteriato

209 Lettera n. 3, Mittermaier ad Albini, 24 novembre 1843, p. 131. Nella stessa lettera rico- nosce che Stahl è un «uomo molto ingegnoso». 210 Lettera n. 21, Mittermaier ad Albini, 16 gennaio 1847, p. 168. 211 Lettera n. 22, Mittermaier ad Albini, 30 giugno 1847, in particolare p. 171, nota 103. 212 Sabine Freitag (ed.), Die Achtundvierziger. Lebensbilder aus der deutschen Revolution 1848-49, Beck, München 1998, p. 249. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 75

(urteilloser)», sostenevano, «si era imposto la mediazione tra il sì e il no come compito della sua vita»213. Mittermaier era invece un grande organizzatore della cultura politica. Amico dell’acceso liberale e nazionalista Georg Gottfried Gervinus – famo- so per essere stato uno dei «Göttinger Sieben», cioè uno dei sette professori espulsi nel 1837 dall’università per aver protestato contro l’abolizione della costituzione hannoverana – gli affidò la direzione della «Deutsche Zeitung», che Marx chiamava la «Gervinus-Zeitung» tout court. Mittermaier invitò anche Albini a dargli «notizie di tempo in tempo sui progressi delle nuove istituzioni nel Piemonte, perché mi fa piacere di far conoscere in Germania tutto quello che fa onore all’Italia», informandolo che «sono collaboratori più di 300 uomini di Stato, professori ecc.» e che il giornale si rivolge «all’o- pinione pubblica moderata ma progressiva»214. Gervinus fu anche una delle figure di primo piano del parlamento della Paulskirche, assertore d’un federalismo radicale che voleva applicare dalla Scandinavia alla Sicilia215. La sua visione comparatistica della politica indu- ceva Gervinus a vedere analogie tra le rivoluzioni avvenute in Inghilterra e in Francia e quanto sarebbe potuto avvenire in Germania; tuttavia un vero e proprio scontro rivoluzionario era per lui inevitabile solo dove «grandi e compatte masse popolari» si scontrano con sistemi politici rigidi come quelli di Spagna e Italia216. Mittermaier favorì anche la chiamata all’università di Heidelberg di Robert von Mohl, il giuspubblicista liberale che nel 1848, in concomitan- za con l’apertura del parlamento di Francoforte, pubblicò sulla «Deutsche Zeitung» un progetto di costituzione federale per la Germania. Inoltre le idee di Mittermaier influenzarono il riformista Friedrich Hecker (1811- 1881) che, formatosi nel clima della facoltà di Heidelberg, difese le posizioni liberali nella Seconda Camera del Baden, di cui Mittermaier fu presidente.

213 Karl Biedermann, Erinnerungen an der Paulskirche, Mayer, Leipzig 1849, p. 368. 214 Cfr. Mittermaier ad Albini, Heidelberg, 30 giugno 1847, p. 171, nota 103, con ulteriori notizie sulla «Deutsche Zeitung». 215 Gangholf Hübinger, Georg Gottfried Gervinus. Historisches Urteil und politische Kritik, Vandenhoek & Ruprecht, Göttingen 1984, 257 pp. L’innovatrice concezione di Gervinus d’u- na storia universale fondata sull’emancipazione globale dall’Est europeo alle Indie occidenta- li (p. 259 s.) è formulata nella sua Einleitung in die Geschichte des neunzehnten Jahrhunderts Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 3 di 3 Volta del 1852. 216 I tre articoli di Gervinus su questo tema si trovano nella «Deutsche Zeitung», 11 febbraio 1848, n. 42, sull’Italia; 12 febbraio 1848, n. 43, sulla Spagna; 13 febbraio 1848, n. 44, sulla Germania. 76 Mario G. Losano

In particolare, Hecker doveva a Mittermaier la conoscenza del costituziona- lismo nord-americano, poiché Mittermaier era in corrispondenza anche con numerosi studiosi dei giovani Stati Uniti d’America217. Infine, Albini e Mittermaier condividevano una visione liberale sulla fun- zione sociale della filosofia del diritto: «Il vostro rimprovero della ordinanza austriaca che ha soppresso la cattedra di filosofia del diritto, – commentava Mittermaier, – è molto giusto. I difensori di questa legge dicono per giustifi- carla che in Austria gli studenti e molti giudici hanno seguito troppo (come dicono) i principi della filosofia del diritto nell’interpretazione dei Codici, invece d’aver ricorso al diritto romano e alla storia; il legislatore voleva to- gliere questo abuso, sopprimendo lo studio della filosofia del diritto. Ma mi pare che questo è solamente un pretesto: il vero motivo mi pare esser tale, che non si ama lo sviluppo dello spirito filosofico, che esamina e critica la legislazione; si vuole più una obbedienza cieca»218. Per concludere, una lettera di Mittermaier esprime il modello organiz- zativo dell’insegnamento universitario che Albini avrebbe poi cercato di realizzare in Piemonte. Ecco il passo di Mittermaier relativo alla filosofia del diritto, intesa come studio critico del diritto: «È certo che si dà in tutte le uni- versità questo insegnamento, ed il corso è obbligatorio per gli studenti. Le lezioni sono intitolate o Naturrecht,oRechtsphilosophie, e [vi] sono diverse maniere di dare queste lezioni; in molte università è un professore di diritto, il quale professa queste lezioni principalmente collo scopo più giuridico, e come introduzione allo studio del diritto; in poche università il Professore della Philosophia è il Professore del diritto naturale. Generalmente si crede che questa seconda maniera non è buona». Le lezioni di filosofia del diritto possono essere «una introduzione allo studio (questo si fa in Heidelberg)», mentre altrove sono rivolte agli «studenti, che conoscono già il diritto posi- tivo. Queste lezioni sono più una critica filosofica del diritto positivo e […] della politica»219.

Non resta ora che passare ai due carteggi, le cui note forniscono quelle notizie puntuali che sarebbe stato inopportuno includere nelle precedenti pagine di considerazioni generali. Ai due carteggi seguono quattro appen-

217 Sabine Freitag (ed.), Die Achtundvierziger. Lebensbilder aus der deutschen Revolution 1848-49, cit., p. 49; cfr. in particolare il capitolo di Sabine Freitag, Friedrich Hecker: Der republikanische Souverän, ivi, pp. 45-62. 218 Lettera n. 41, Mittermaier ad Albini, 1° novembre 1854, p. 216. 219 Lettera n. 13, Mittermaier ad Albini, 7 agosto 1845, p. 150. I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1856) 77 dici: tre di documenti: – una recensione di Mittermaier ad Albini, una di Albini a Mittermaier e una relazione parlamentare di Albini – e una quarta contenente la bibliografia di Albini. Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 3 di 2 Volta

I CARTEGGI DI ALBINI CON SCLOPIS E MITTERMAIER Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 3 di 1 Volta 3

Busto di Federico Sclopis di Salerano, marmo, seconda metà del sec. XIX. Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, Torino. 4

Carteggio tra Pietro Luigi Albini e Federico Sclopis (1839-1846)

Le 15 lettere di Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis qui trascritte sono conservate nell’Archivio dell’Accademia delle Scienze di Torino, nel subfon- do Carteggi, con una loro numerazione progressiva da 24381 a 24397, la quale non corrisponde però al loro ordine cronologico. Quest’ultimo è ri- pristinato nella misura del possibile nella presente trascrizione. Le 11 lettere di Federico Sclopis a Pietro Luigi Albini sono conservate nella Biblioteca Norberto Bobbio, Sezione Patetta, dell’Università degli Studi di Torino. In realtà la lettera del 5 luglio 1844 – pur riferendosi ad Albini e a lui inviata – è indirizzata a Primo Ronchivecchi. L’insieme delle 26 lettere costituisce un carteggio omogeneo, nonostante alcune lacune. Nella trascrizione sono stati tacitamente corretti gli errori materiali; le parole mancanti o di dubbiosa lettura sono fra parentesi quadre, mentre le parole ricostruite perché distrutte da macchie o da lacerazioni della carta sono fra uncini. Ove possibile vengono riportate le date dei timbri postali per una corretta datazione della singola lettera.

Fonti: Archivio dell’Accademia delle Scienze di Torino. Corrispondenza di S. E. il Conte Federico Sclopis di Salerano. Sulla camicia: «Albini (Prof. Pietro Luigi) (dal 1839 al 1846). 24381-97: 2 s.d.; Vigevano, 12 dic. 1839, Vigevano, 29 sett. 1846 (24397) Vigevano 27 febbr. 1844. Documenti n. 15. Legato Sclopis». Biblioteca Norberto Bobbio, Sezione Patetta, dell’Università degli Studi di Torino.

Memorie Morali_32mi - seg 4 82 Mario G. Losano

1. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, s.l., s.d. [ma 1839]

Questa lettera rappresenta il primo contatto di Albini con Sclopis ed è stata scritta con ogni probabilità nel 1839, data di pubblicazione del Saggio analitico sul diritto e sulla scienza ed istruzione politico-legale, che consta di 360 pp. e non è quindi un «opuscolo» come si legge nella lettera: tuttavia questa espressione può essere uno dei frequenti understatements che Albini usa parlando di sé e delle sue opere. L’Accademia delle Scienze non pos- siede lettere anteriori fra i due corrispondenti, né constano opere di Albini anteriori al Saggio analitico sul diritto, che è la prima opera presente nella Bibliografia, all’Appendice IV. I due corrispondenti non si conoscevano ancora di persona: in questa let- tera Albini si presenta infatti a Sclopis come «persona affatto alla S.V. Ill.ma sconosciuta» e in quella del 12 dicembre 1839 scrive: «Mi auguro l’occasione di conoscere di presenza V.S. Chiar.ma».

Persona affatto alla S.V. Ill.ma sconosciuta, giovane senza nome nella Repubblica letteraria, nella quale Ella meritamente occupa un posto distin- to, ardisco presentarle in questo opuscolo il risultato di alcuni miei studi sopra un argomento della massima importanza sociale. Convinto che Ella alla profondità delle cognizioni, massime nella scienza legale, accoppia non minore gentilezza d’animo, la quale non va mai disgiunta dal vero sapere, porto fiducia che la S.V. Ill.ma sarà per aggradire questo tenue sì ma sincero attestato della stima che le professo, e che acquistai per la lettura dei dotti non meno che eleganti suoi dettati, coi quali Ella si rendette nel nostro Paese benemerito della scienza del diritto. Io presento questo mio lavoro con quella temenza con cui uno scolaro porge un saggio de’ suoi studi al maestro, più coll’intendimento di sentir- ne il suo avviso, e di conoscere quello che sarebbesi potuto o dovuto fare, che colla coscienza di qualche merito del medesimo. Mi recherei a troppo grande ventura, ove V.E. Ill.ma avesse la bontà (consentendolo le sue gravi occupazioni) di farmi conoscere i difetti, e gli errori, nei quali possa io essere incappato, tanto più che ardirei credere il mio scritto non del tutto sprege- vole, ove si fosse meritato l’onore di un suo esame, e della sua critica. Non voglio però intrattenerla di più colle mie parole, e rubarle più oltre un tempo per Lei troppo prezioso. Prego pertanto V.S. Ill.ma a voler aggradire i miei ossequi e i sentimenti della più alta stima e considerazione, mentre mi reco ad onore di dichiararmi della S. V. Ill.ma Dev.mo ed umil.mo Serv.re – Pietro Luigi Albini Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis 83

2. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Vigevano, 12 dicembre 1839

Il destinatario Federico Sclopis è desunto dall’indirizzo. La data della let- tera è coerente con la nomina di Albini a socio dell’Accademia delle Scienze di Torino, avvenuta il 5 dicembre 1839. Laura Moscati ha pubblicato que- sta lettera, insieme con quelle pure dirette a Sclopis del 17 dicembre 1839 (cfr. infra, lettera n. 3) e del 2 novembre 1840 (cfr. infra, lettera n. 6), in Da Savigny al Piemonte. Cultura storico-giuridica subalpina tra la Restaurazione e l’Unità, Carucci Editore, Roma 1984, pp. 299-304. Fra la sua trascrizione e quella che segue vi sono poche e minime differenze, che comunque non influiscono sul senso del testo.

Io stava per rispondere a V.S. Chiar.ma intorno alla profferta da lei sì graziosamente fattami nel preg.mo suo foglio del 13 scorso novembre, quan- do contro ogni mia aspettazione ricevetti la notizia ufficiale che cotesta R. Accademia delle Scienze sulla proposizione di V.S. Chiar.ma e del Sig.r Cav.re Cibrario1 erasi degnata di nominarmi a socio corrispondente. Certamente io non avrei potuto bramare più lusinghiero e soddisfacente compenso pel mio tenue lavoro di questa sì solenne testimonianza con cui mi volle onorare così illustre consesso. Mi permetta adunque, Ill.mo Sig.r Conte, che io le professi il debito della mia più sincera e viva riconoscenza per un tratto così singolare di carità e premura a mio riguardo, che mi procacciò un tal onore. Gliene rendo quindi le grazie che so e posso maggiori. E mi reco a somma ventura di aver avuto occasione di conoscere in Lei una di quelle rare persone nelle quali non si sa se sia maggiore la gentilezza dell’animo, ovvero l’ingegno e il sapere. Di buon grado accetto la cortese sua profferta di mandare ad Eidelberga una copia del mio Saggio, che vedrò di farle tenere verso la fine della ventura settimana2. Sebbene per la scarsa cognizione che ho della lingua tedesca io abbia contezza delle poche opere legali che a grande stento mi riuscì di far venire dalla Germania, non ho però alcuna relazione con quei dotti perso- naggi, la quale mi sarebbe venuta assai in acconcio per procurarmi maggiori e più accurate notizie sullo stato e sui sistemi di insegnamento legale di quel- le celebri università. Le so quindi moltissimo grado della sua profferta. E poiché veggo Ella esser così bene animata per l’avanzamento della

1 Luigi Cibrario (1802-1870), storico della monarchia sabauda e più volte ministro, faceva parte dal 1830 dell’Accademia delle Scienze di Torino. 2 Inizia così il contatto fra Albini e Karl Mittermaier, allora professore a Heidelberg. Ricevuto il Saggio analitico sul diritto e sulla scienza ed istruzione politico-legale, Mittermaier ne scrisse una recensione poi tradotta in italiano da Albini: cfr. p. 87, nota 11. 84 Mario G. Losano nostra scienza al che, parmi, gioverebbe assai la cognizione delle opere le- gali d’Alemagna, almeno delle più insigni, le aprirò l’animo mio e le dirò, che avrei quasi divisato di pubblicare una mia traduzione dell’operetta di Savigny sulla vocazione della nostra età alla legislazione etc.3 quando le mie occupazioni mi permetteranno di rivederla. Poiché la traduzione è già da parecchi mesi terminata, ma io l’aveva fatta più per mio esercizio e per mia istruzione, che coll’intendimento di pubblicarla. Se però a questo mi deter- minassi vi farei forse alcune note, o vi premetterei un discorso4. Non le faccia meraviglia se le scrivo da Vigevano, poiché ottenni dall’Ec- cell.mo M[agistra]to della Riforma la facoltà di trattenermi in patria sino a febbraio per diversi affari. Mi abbia per iscusato se ho prolungato la lettera forse più del dovere. Mi auguro l’occasione di conoscere di presenza V.S. Chiar.ma e di manifestarle personalmente i sensi della mia gratitudine e della mia stima. Aggradisca intanto i miei più sinceri ossequi, e mi consideri, la prego, quale mi reco ad onore di rassegnarmi di V.S. Ill.ma Dev.mo ed umil.mo Serv.re – P.L. Albini.

3 FriedrichCarlvonSavigny,VomBerufunsererZeitfürGesetzgebungundRechtswissenschaft. Dritte Auflage, Mohr, Heidelberg 1840, IX-197 pp. Sui tentativi di traduzione cui Albini ac- cenna anche nelle lettere seguenti, cfr. Introduzione, p. 37, nota 90, e p. 68, nota 182. 4 Sclopis dissuase Albini dal portare a compimento questa traduzione (cfr. la lettera seguen- te), che venne realizzata nel 1847 a Napoli: Federigo Carlo de Savigny, Della vocazione del nostro secolo per la legislazione e la giurisprudenza. Prima versione sulla terza edizione tedesca del 1840 per Luigi Lo Gatto e V. Janni, Reale Tipografia Militare, Napoli 1847, VIII-144 pp. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis 85

3. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Vigevano, 17 dicembre 1839

Questa lettera, insieme con quelle del 12 dicembre 1839 (cfr. supra,let- tera 2) e del 2 novembre 1840 (cfr. infra, lettera 6), è pubblicata da Laura Moscati, Da Savigny al Piemonte. Cultura storico-giuridica subalpina tra la Restaurazione e l’Unità, Carucci Editore, Roma 1984, p. 301 s. Cfr. la pre- messa alla lettera precedente.

Colgo l’occasione con cui Le trasmetto la copia del mio Saggio, secondo che le dissi nell’ultima mia5, per ringraziare la S.V. Ill.ma per la premura e bontà con cui si compiacque di rispondere colla preg.ma Sua del 14 dic.bre6 all’ulti- ma mia lettera, e dirmi il suo avviso sul divisamento che le aveva manifestato. In verità io sono ben lungi dal consentire con Savigny sulla questione dei codici e dall’ammettere l’opinione da Lei confutata. Le annotazioni che io intendeva aggiungere alla traduzione avrebbero appunto avuto per iscopo di confutare le opinioni alquanto esagerate in questa parte del dotto Prussiano. Pareami che non poche riflessioni del medesimo potessero tornar opportune per la miglior comprensione dei codici. Ma le sue riflessioni le trovo giu- ste ed assennate e mi dissuadono del mettere ad effetto il mio divisamento. Certamente la storia del diritto romano7 del lodato autore è opera per ogni rispetto di maggior momento e di maggiore utilità e riesce molto interessan- te. Specialmente per l’Italia avea io diffatti posto mano anche alla traduzione di questa, anzi ne ho tradotto quasi due volumi. Ma altre occupazioni me ne distolsero e dirò anche la sua lunghezza me ne ritrasse. Ora però sarebbe inutile, quando pure avessi il tempo, che la ripigliassi, perché sono stato assicurato che uscirà (se pure non è ancora uscita) una traduzione a Napoli8. Ho in pronto un articolo piuttosto lungo sul possesso e sulle azioni pos- sessorie, che fra breve conto di mandare agli Annali di Giurisprudenza se pure vorranno ammetterlo9. M’attenni però al diritto positivo. Se non lo

5 Èl’esemplaredelSaggio analitico destinato a Mittermaier, cfr. nota 2 della precedente lettera, p. 83. 6 Questa lettera di Sclopis ad Albini non è conservata. 7 Friedrich Carl von Savigny, Geschichte des Römischen Rechts im Mittelalter. Zweite Ausgabe, Mohr, Heidelberg 1934, 3 voll. 8 Friedrich Carl von Savigny, Il diritto romano. Prima versione italiana col confronto della legislazione delle due Sicilie del giudice Ciro Moschitti, [s. editore], Napoli 1847-1855, 3 v. in un tomo. 9 Albini, Cenni sulla natura del possesso, e sui mezzi giuridici di difenderlo, «Annali di Giurisprudenza», 1840, n. 5, pp. 193-232, continuato nel numero successivo: VI, 1840, n. 6, pp. 282-232. 86 Mario G. Losano mando prima a V.S. Chiar.ma, che pur mostra per me tanta bontà ed amore- volezza, per cui mi sento l’animo vivamente commosso, l’unico motivo che me ne ritrae si è il timore di riuscirle importuno e di sembrare che io voglia abusare della di Lei bontà. Accolga, Ill.mo Sig.re, i miei ossequi. La prego a continuarmi la Sua bene- volenza di cui mi ha già dato sì solenni prove, e s’assicuri che troverà almeno in me un animo capace a sentirne tutto il pregio, e che io terrò per segnalato favore ogni qualvolta Ella mi vorrà onorare di qualche Sua lettera, oltre al vantaggio che ne ritrarrò a mia istruzione. Suo dev.mo ed um.mo Serv.re – P. L. Albini Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis 87

4. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Vigevano, 25 settembre 1840

Nell’inventario dell’Accademia delle Scienze questa lettera è indicata come «senza data»; in realtà, la data è presente alla fine della lettera stessa: «Vigevano, 25 7bre [settembre] 1840».

Sperava che, nella gita ch’io feci a cotesta capitale poco oltre alla metà dello scorso luglio avrei avuto il piacere di conoscere personalmente V.S. Ill.ma e testimoniarle i sentimenti della stima e della gratitudine che nutro per Lei. Ma la mia aspettazione restò delusa, poiché Ella trovavasi allora in villa. E per la brevità del tempo ch’io stetti costì e per le occupazioni che aveva non potei mettere ad effetto il divisamento che aveva fatto di appagare il mio desiderio venendo a vedere V.S. alla sua villeggiatura. Le sia pertanto testimonio questo foglio della mia buona volontà e del dispiacere che provai di non aver potuto fare una visita che tanto mi stava a cuore. Seppi dal Sig.r Conte Petitti10 che il celebre Mittermajer [sic] ha dato un giudicio sul mio Saggio in un giornale tedesco, che Ella tiene11. Ove non le fosse grave, sarei a pregar V.S. se volesse mandarmi il fascicolo in cui si parla del mio libro. In tal caso potrebbe consegnarlo al latore della presente mio amico il Sig.r Teol.o Zanotti Prefetto degli studi di questa città. Le saprei sommamente grato di questo favore e sarebbe mia premura di rimandarglielo al più presto possibile. Mi è consolante il vedere che i principali giornali d’Italia (ad eccezione di quelli del Piemonte che non ne hanno ancora fatto cenno) ne hanno dato un giudizio assai favorevole, e segnatamente il Giornale scientifico letterario di Bologna (fasc. di genn. e febbr. del corr.te anno)12.Etantopiùciòmiriesce

10 Carlo Ilarione Petitti conte di Roreto (1790-1850), politico liberale e intellettuale di spic- co nel Risorgimento, era stato chiamato all’Accademia delle Scienze di Torino nel 1839, cioè nello stesso anno in cui ne divenne socio anche Albini. Di qui le possibilità di contatto diretto fra i due studiosi. 11 Mittermaier aveva recensito positivamente il Saggio di Albini: Juristische Encyklopädie in Italien. Angezeigt von Mittermaier, «Kritische Zeitschrift für Rechtswissenschaft und Gesetzgebung des Auslandes», 1840, Bd. 12, pp. 468-475. Il manoscritto rimasto inedito della traduzione fattane da Albini, intitolato Giudizio del Sig. Mittermaier sul Saggio ana- litico sul diritto e sulla scienza ed istruzione politico-legale di P. L. Albini, è pubblicato come Appendice I in Mario G. Losano, Alle origini della filosofia del diritto a Torino: Pietro Luigi Albini (1807-1863). Con due documenti sulla collaborazione di Albini con Mittermaier, Memorie della Accademia delle Scienze di Torino, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche (Serie V, vol. 37, fasc. 2), Accademia delle Scienze, Torino 2013, pp. 75-82. Questa Memoria verrà d’ora in poi citata come: Losano, Albini 2013. 12La recensione si apre riportando per esteso il titolo del libro di Albini e il motto di un 88 Mario G. Losano grato perché quelli che ne scrissero non mi conobbero che col leggere il mio libro. Nel Progresso però (n. 50), come forse Ella pure aveva veduto, il Sig.r Cusani ha criticato, per altro con tutta l’urbanità, il mio sistema di filosofia del diritto13. Sentirei anzi volontieri il giudizio di V.S. Ill.ma su questa critica, e specialmente in questa parte, se pure Ella ha un momento di ozio per oc- cuparsi di ciò. Che non vorrei esserle importuno. Aggradisca pertanto, Chiar.mo Sig.r Conte, i miei rispetti e mi creda, qua- le colla più distinta considerazione ho l’onore di professarmi Della Ill.ma S.V. – Dev.mo e um.mo Serv.re – Pietro L. Albini Vigevano, 25 7bre [settembre] 1840.

«Autore Chinese»: «A leggere la prima volta un buon libro io n’ho il piacere che havvi a tro- vare un buon amico»: «Giornale letterario scientifico italiano», vol. I, anno II, gennaio-marzo 1840, pp. 99-105; «sarà continuato». Essa si propone «una breve disamina di quest’opera, che molto abbiamo a cuore, e che dovrebbe a nostro avviso correre per le mani de’ giovani studenti, per quelle de’ professori delle scienze morali, e più anche per le mani di coloro i quali hanno la direzione degli instituti, e delle università» (p. 100). 13 Nella rivista di Napoli «Il progresso delle scienze, lettere ed arti», Anno IX, vol. XXV, pp. 247-256 (al n. 10 della parte di recensioni intitolata «Rivista Scientifica-Letteraria») S. Cusani recensisce in dettaglio il Saggio analitico di Albini e conclude urbanamente con que- sta critica: «Il punto di vista da cui parte non è che il solo in armonia collo stato delle scienze filosofiche del nostro tempo, e […] da questo aspetto considerato, il libro ha certamente un’importanza in Italia, dove non ancora s’era lasciato il mal vezzo del principio dell’utilità nell’ordine pratico. Ma che considerato ne’ particolari egli è privo di quella vigoria che nasce da una forte concezione del subbietto, e che si svolge con impronta propria e individuale. Del resto noi lo raccomandiamo come degno d’esser letto da chi vuole innalzarsi fino al concetto del Leibniz nella via della giurisprudenza» (p. 256). Di questo Cusani non ho dati: probabil- mente discendeva da una famiglia di giuristi napoletani, fra cui Marcello Papiniano Cusani (1690-1766) insegnò anche nell’università di Torino: «Giunto a Torino nel 1724, questi vi svolse un’attività intensa e valida, che lo portò subito a coprire la carica di prefetto agli studi. Vi restò fino al 1730, quando decise di andarsene […] in seguito alle misure restrittive della libertà d’insegnamento e religiosa, imposte da Carlo Emanuele III» (s.v., Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 31). Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis 89

5. Federico Sclopis a Pietro Luigi Albini, Torino, 28 settembre 1840 Pregiatmo Signor Professore,

Io sperava di avere il piacere di vederLa, particolarmente in questa occasione dell’Unione degli scienziati in Torino14, e voleva consegnarLe personalmente il fascicolo ricevuto alcuni giorni sono dal Chiarmo Prof. Mittermaier, dove si parla degnamente del suo bel saggio15. Ora adempio il suo desiderio consegnandolo al S. Teologo Zanotti. Non mi è capitato sott’occhio l’articolo del Progresso, di cui ella mi fa cenno16, ma cercherò di vederlo per aprirle quindi candidamente l’animo mio. Del resto mi permetta che Le aggiunga, come più vecchio di Lei in siffatte pratiche, che non si dee troppo abbandonar l’animo di chi scrive dietro il vario sentenziare dei giornali, i quali nell’attuale condizione di cose sono piuttosto organi pazienti delle opinioni dei compilatori che non imparziali interpreti di un positivo giudizio pubblico. Non dee stupire che i nostri periodici abbiano tenuto silenzio sul suo libro se osserva come interrotto ed inesatto sia il loro metodo di render conto delle opere che escono alla giornata. Si è ricevuta una copia del tomo primo di una nuova opera di Savigny sul sistema del diritto17 (che Ella sa essere stata acclamata come capolavoro di questo insigne giureconsulto); io cerco di far opera perché sia tradotto, cre- dendo che i nostri studi possano egregiamente giovarsene. Ella non rimetta intanto il nobile ardore che la muove ad occuparsi nel campo delle più vaste discipline legali, e gradisca gli atti del più distinto ossequio con che me la raffermo Div.mo obb.mo Ser.e Federigo Sclopis Torino, 28 7bre 1840.

14 La Seconda Riunione degli Scienziati Italiani si svolse a Torino dal 15 al 20 settembre 1840. La circolare d’invito è in Losano, La macchina da calcolo di Babbage a Torino, Olschki, Firenze 2014, fig. 21; gli atti sono contenuti nel volume: Relazioni intorno alla Seconda riunio- ne degli scienziati tenuta in Torino nel 1840 e di quanto fu trattato nelle varie sezioni e torna- te, coll’esatto elenco dei componenti la suddetta riunione, Presso Pompeo Magnaghi Editore, Torino 1840, 142 pp. 15 Cfr. nota 11. 16 Su «Il Progresso», cfr. p. 88, nota 13. 17 Friedrich Carl von Savigny, System des heutigen Römischen Rechts. Erster Band, Veit, Berlin 1840, L-429 pp. 90 Mario G. Losano

6. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Vigevano, 2 novembre 1840

Questa lettera, insieme con quelle del 12 dicembre 1839 (cfr. supra,let- tera 2) e del 17 dicembre 1839 (cfr. supra, lettera 3), è pubblicata da Laura Moscati, Da Savigny al Piemonte. Cultura storico-giuridica subalpina tra la Restaurazione e l’Unità, Carucci Editore, Roma 1984, p. 303 s. Cfr. la pre- messa alla lettera 2.

Le restituisco, facendogliene mille ringraziamenti, il fascicolo del giornale tedesco che V.S. Ill.ma ebbe la bontà di mandarmi18. Come già le dissi nell’al- tra mia che le scrissi verso la metà dello scorso mese19, sono stato vivamente commosso nel leggere l’onorevole giudizio che il celebre Sig.r Mittermaier ha dato sul mio libro. Io prego V.S. affinché, avendo occasione di scrivergli, gliene testifichi la mia riconoscenza. Ho letto colla massima soddisfazione il primo volume della sua Storia della legislazione italiana20 che V.S. si compiacque di donarmi e che io tengo per un segno della sua preziosa benevolenza verso di me. Ella ha dato mano ad un’opera di cui mancava l’Italia e di cui eravi grande bisogno. Gli studi storici era maturi per un lavoro di tal sorta. E V.S. ha provveduto opportuna- mente a questo bisogno in quel modo che dovevasi aspettare dal suo ingegno e dal suo sapere. Mi piacquero particolarmente i capi sulle leggi municipali e feudali. Il suo stile chiaro e schietto sì bene appropriato alla severità storica aggiunge pregio alla intrinseca utilità del lavoro. Spero che non vorrà ritar- dare lungamente il compimento dell’opera pubblicando le altre due parti della sua storia secondo il piano così giudiziosamente tracciato. Sarà questo certamente il desiderio di tutti quelli che amano le solide ed utili cognizioni. Non conosco ancora l’opera del Sig.r Savigny di cui ella mi fa cenno21. E attesa la scarsità di buoni libri legali presso di noi e la difficoltà di avere i libri tedeschi, V.S. si rende benemerito dei nostri studi, promovendone la traduzione. So che il mio amico Teol.o Zanotti22 le aveva parlato della mia determina- zione di lasciare la cattedra. Ora mi reco a premura di dirle che in seguito

18 Il fascicolo conteneva la recensione di Mittermaier al libro di Albini: cfr. supra, nota 11. 19 Manca la lettera di Albini di metà ottobre 1840. 20 Si tratta del primo volume (Origini) di Federigo Sclopis, Storia della legislazione italiana, Pomba, Torino 1840, XVI-265 pp. Sul secondo volume, cfr. p. 100, nota 43. 21 Nel 1840 venne pubblicato il primo dei nove volumi di Friedrich Carl von Savigny, System des heutigen romischen Rechts, Veit, Berlin 1840-1856. 22 L’Abate Zanotti era prefetto degli studi di Vigevano. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis 91 alle Sovrane disposizioni notificatemi dal M[agistrat]o della Riforma sul principio di ottobre ho creduto bene di continuare nell’incominciata carrie- ra. Poiché, in forza delle accennate disposizioni Sovrane, lo stipendio sarà fra breve notevolmente aumentato, sebbene con aumento anche di lavoro, e i Professori delle scuole universitarie saranno d’ora innanzi di nomina Regia. Il che oltre ad accrescere lustro ai medesimi pare che dia all’impiego mag- giore stabilità. La prego ad aggradire i miei ossequi e i sentimenti della distinta stima coi quali mi riprotesto Della S.V. Ill.ma – Dev.mo e obb.mo Serv.re – Albini Vigevano, 2 9bre 1840. 92 Mario G. Losano

7. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Novara, 5 maggio 1841

Il catalogo dell’Accademia delle Scienze indica che questa lettera venne datata «Vigevano», mentre il ms indica «Novara».

Nelle città di provincia oltre agli altri svantaggi s’incontra anche quello di potere difficilmente e stentatamente tener dietro ai progressi delle scienze. Qui, sebbene siavi per buona ventura un Gabinetto letterario piuttosto ben fornito di giornali, non ve ne ha uno che ci tenga al fatto dei progressi delle scienze politico-legali principalmente presso le nazioni ove queste scienze sono più in fiore, e ci porga notizia dei libri che vanno mano mano uscendo intorno a tali scienze. I due giornali di giurisprudenza che abbiamo, come V.S. ben vede, non mirano che alla pratica forense; dell’avanzamento della scienza non si prendono pressocché nessun pensiero. Sperava che gli Annali di giurisprudenza dedicassero alcune pagine anche a questo scopo. Ma la mia speranza rimase delusa. Se si eccettuano alcuni articoli (è da lamentare che siano pochi) dettati da V.S.: con quella dottrina e giustezza di criterio di Lei propria, il rimanente a nulla giova per progredimento della scienza nostra. Io pertanto, che in mancanza di giornali patrii, bramerei di averne uno straniero, il quale servisse a tenermi informato dei progressi della scienza le- gale e dei libri che vengono in luce specialmente in Francia e in Germania relativi alla medesima, ho pensato di rivolgermi alla S.V. Ill.ma che in mezzo alle sue occupazioni di magistrato, con tanto vantaggio dei nostri studi ed onore della nazione, non tralascia di tener dietro ai passi che fa la scienza nostra e di avere piena contezza della letteratura giuridica straniera, e pregarla onde volesse avere la bontà di indicarmi quel giornale che a suo giudizio fosse più acconcio al fine sovraindicato. So esservi in Francia una Revue de légis- lation étrangère,ilDroit23. Ma io non ne ebbi mai fra le mani alcun fascicolo. Di giornali giuridici stranieri non ho veduto che il fascicolo del giornale di Eidelberga che V.S. ebbe la gentilezza di comunicarmi alcuni mesi fa24.

23 I titoli sono imprecisi. La prima rivista potrebbe essere la «Revue étrangère et française de législation, de jurisprudence et d’économie politique. Par une réunion de jurisconsultes et de publicistes français et étrangers», che Jean Jacques Fœlix pubblicava a Parigi dal 1837. Questa rivista era nota ad Albini: cfr. la lettera di Albini a Mittermaier, Novara, 5 aprile 1843: «Ho visto annunciato nella Revue di Fœlix una vostra opera sull’Italia» (cfr. infra, Carteggio Albini/Mittermaier, Lettera n. 1, p. 126, nota 8). La seconda rivista è verosimilmente «Le Droit. Journal général des tribunaux», assorbito poi da «Le Droit. Journal des tribunaux, de la jurisprudence, des débats judiciares, et de la législation» (1835-1938): cfr. p. 94, nota 30. 24 Riferimento al fascicolo della «Kritische Zeitschrift für Rechtswissenschaft und Gesetzgebung des Auslandes», con la recensione di Mittermaier ad Albini: cfr. supra, nota 11. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis 93

Sono persuaso che Ella mi avrà per iscusato della libertà che ardisco prendermi seco Lei. Sentirei con piacere se alcuno siasi incaricato della traduzione della recen- te opera di Savigny di cui Ella mi fece altra volta cenno25. Ove fosse ancora da tradursi e l’opera non fosse lunga, non sarei lontano dal prendermene io l’assunto, quando cioè qualche librario volesse incaricarsi della stampa. Spero che Ella non tarderà ad appagare il desiderio degli amici dei buo- ni studi, pubblicando il rimanente della sua bella Storia della legislazione italiana26. Avrà già veduto il nuovo ordinamento dell’istruzione legale delle univer- sità della Toscana, piuttosto ampio, sebbene mi sembri mancante ancora di qualche ramo importante. E presso di noi possiamo sperare fra breve una riforma nell’insegnamento legale? Ma io mi avveggo che abuso della sua bontà. Finisco questa 27 pregandola di aggradire i miei ossequi e continuarmi la sua benevolenza, mentre coi sentimenti della più profonda stima, mi raffermo di V.S. Ill.ma – Dev.mo e umil.mo Serv.re – Pietro L. Albini Novara, 5 maggio 1841.

25 Probabilmente Savigny, System des heutigen romischen Rechts: cfr. p. 90, nota 21. Quest’opera venne tradotta da Vittorio Scialoja solo a partire dal 1887 e venne pubblicata a dispense a Torino, riunite poi in otto volumi: Sistema del diritto romano attuale, Unione Tipografico-Editrice, Torino 1887, 8 voll. 26 Cfr. p. 90, nota 20. 27 Lacerazione della carta. 94 Mario G. Losano

8. Federico Sclopis a Pietro Luigi Albini, Torino, 6 maggio 1841

Timbro postale sul retro: «Torino, 6 maggio».

Chiarissimo e river.mo Signor mio, Mi è sempre gratissima l’occasione di poter essere in relazione con Lei, mio river.mo Signore, e soprattutto se posso lusingarmi che le mie parole ed i miei scritti s’impieghino al servizio di una persona che particolarmente stimo ed onoro, quale ella è, chiar.mo Sig.r Professore. Io divido con Lei il rammarico di vedere nel nostro paese, e potrebbesi quasi anche dire in tutta Italia, negletto lo studio della scienza della legisla- zione e del diritto considerato come parte di scienza sociale. Le cause di tanta trascuranza sono molte ed inamovibili. Si è cercato di fare qualche cosa ma non riuscì a bene, non so se di più per colpa dei tempi e degli uomini, degli estensori dei giornali che non si pigliano gran pensiero della scienza, ovvero del pubblico che troppo male seconda le cure dei giornalisti. Ma lasciamo la querela e veniamo al fatto. Il miglior giornale che io conosco come espressione del moto progressivo di studi legali storici e politici è quello intitolato «Giornale di legislazione e di giurisprudenza straniera» che si pub- blica in Eidelberga diretto dagli illustri Mittermaier e Zachariae28. Di questa pubblicazione io ricevo frequentemente i fascicoli, e mi farò un piacere di comunicarli a V.S. Chiar.ma quando ciò Le aggradi e mi indichi la persona che potrebbe essere mezzo di regolare comunicazione in Torino. In Parigi si pubblicano oltre alla famigerata «Gazzette des Tribunaux»29 che non fa al proposito nostro, un giornale, cioè le Droit foglio quotidiano30,

28 Nel 1840, la «Kritische Zeitschrift für Rechtswissenschaft und Gesetzgebung des Auslandes» (cit. supra, nota 11) indica nel frontespizio: «herausgegeben von Mittermaier und [Heinrich Albert] Zachariä», in collegamento con una schiera di studiosi, fra cui Capei a Siena, Carmignani a Pisa, Niccolini a Napoli, Salvotti a Verona, Sclopis a Torino. 29 La «Gazette des tribunaux. Journal de jurisprudence et des débats judiciaires» si pubbli- cava a Parigi dal 1825. Non è spiegato perché fosse «famigerata» (con doppia sottolineatura), ma era una pubblicazione propensa più alla cronaca nera che all’esegesi giuridica: da un omi- cidio passionale in essa descritto trasse spunto Stendhal per il suo romanzo Le rouge et le noir del 1830-31; inoltre un passo nei Memoires d’un touriste del stesso autore riporta un dibattitto giudiziario (tratto dalla «Gazette» del 7 febbraio 1838) sul valore d’una fanciulla, misurato sulla sua dote. Insomma, questa era la fama di quella gazzetta: «Vous ne croyez, vous, qu’aux horreurs de la cour d’assise. Peuh! On ne voit au grand jour de la Gazette des Tribunaux que les mélodrames sanglants de la vie, et les acteurs, d’immondes scélerats, sont lâches comme les couteaux ou bêtes comme le poison qu’ils emploient» (Émile Gaboriau (1832-1873), Le dossier 113: http://www.lire-des-livres.com/le-dossier-113/24/). 30 Verosimilmente «Le Droit. Journal général des tribunaux», assorbito poi da «Le Droit. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis 95 dissertando per aperçus sulle notizie del giorno, storielle ecc., ma che mi pare di non gran momento nell’indirizzo [?] scientifico. La Revue de législation étrangère, diretta dall’avv. Fœlix31, ragguaglio assai compiuto degli atti le- gislativi che si pubblicano nei paesi esteri, soprattutto in Germania e nel Belgio, ed arricchiti talvolta da articoli importanti sopra materie di uso attua- le come delle eccellenti osservazioni fornite dal Mittermaier sulla letteratura in materia di lettere di cambio. In terzo luogo v’ha la Revue de législation et de jurisprudence, di cui è editore il Consigliere Wolowsky32, raccolta di me- morie originali e di giudizi d’opere scritti da uomini di chiaro grido come p. es. Troplong, [illeggibile]33, Portalis ecc. Questo giornale34 è forse più eleva- to nelle sue vedute, ma quello di Fœlix mi pare più ricco di fatti e di novità. Un giovine avvocato s’era tolto di tradurre il libro di Savigny35. Ma sgo- mento dalla difficoltà e dalla lunghezza del lavoro so che l’ha dimesso. Le sarà nota la traduzione che ne ha dato a Parigi il Sig. Guenoux di cui il primo volume uscì dalle stampe sul finire dell’anno scorso36. Finora non è comparso, anche dell’originale, che il primo volume, ma parmi che dovran- no almeno ascendere a quattro o sei dal modo in che la materia è disposta

Journal des tribunaux, de la jurisprudence, des débats judiciares, et de la législation» (1835-1938). 31 Il complesso titolo della rivista pubblicata dal 1837 al 1843 da Jean Jacques Gaspard Fœlix era «Revue étrangère et française de législation, de jurisprudence et d’économie poli- tique. Par une réunion de jurisconsultes et de publicistes français et étrangers», qui semplifi- cato da Sclopis in «Revue de législation étrangère». 32 «Revue de législation et de jurisprudence. Publié sous la direction de M. L[ouis] Wolowski, Avocat à la Court Royale de Paris, par une réunion de magistrats, de professeurs et d’avocats français et étrangers» (dal 1835). Questa rivista pubblicò anche articoli di Sclopis: p. es., Lettre de M. le Comte Sclopis de Turin, 1836, p. 392 s., su cinque costituzioni romane conservate a Torino; Essai historique sur la législation italienne, 1843, p. 665 ss. Un’analisi dettagliata del contenuto e della finalità della rivista è in Patrick Canto, La Revue de législa- tion et de jurisprudence: 1835-1853, Lyon 1999, 473-LXIV pp. (Thèse de doctorat), con ampia bibliografia, pp. 459-472. 33 Il secondo nome è illeggibile e anche il confronto con gli indici della rivista non ha per- messo di individuare il nome d’un collaboratore che potesse coincidere con i caratteri del manoscritto. 34 Nel ms si legge abbastanza chiaramente «generale». 35 Si tratta del System des heutigen Römischen Rechts, cfr. p. 90, nota 21. 36 Savigny, Traité de droit romain. Traduit de l’allemand par Charles Guenoux, Firmin Didot, Paris 1840, IX-421 pp. La seconda edizione del 1860 è stata ristampata in fac-simile da Éditions Panthéon-Assas, Paris 2002, VI-532 pp.) con una prefazione di Hervé Synvet. 96 Mario G. Losano nel primo37. Se Ella brama di aver sott’occhio l’originale me lo farò prestare dall’Accademia delle Scienze che lo ritiene e glielo manderò, affinché possa servirsene per qualche [..]. 38. Mi si è detto che si vuol fare qualche cangiamento nell’insegnamento del diritto nella nostra università, ma credo sarà cosa per nulla estesa, ed inoltre io non so altro che quanto mi pervenne dalla voce pubblica. Negli atti della nostra Accademia delle Scienze si è inserito un vasto pro- gramma di studi legali trasmessoci dal prof. Carmignani, di cui avrò l’onore di inviarLe presto un esemplare39. [Dopo queste righe nella parte superiore, il foglio reca al centro l’indi- rizzo «Al Chiarissimo Avvocato Prof. Pietro L. Albini – Novara» e continua nelle due righe a fondo pagina:] Sempre disposto a servirLa e con particola- rissima stima mi creda sempre Suo Divot.mo obb.mo Servitore Federigo Sclopis

37 L’edizione completa del System des heutigen Römischen Rechts di Savigny consta di otto volumi. 38 Il testo non continua nella pagina seguente ed è quindi incompleto nell’originale. È im- probabile che Sclopis avesse qui inserito una pagina sciolta, perché questa lettera occupa quattro facciate di un unico foglio ripiegato, sul cui lato esterno è direttamente scritto l’indi- rizzo di Albini. 39 Giovanni Carmignani, Cenni per un nuovo programma di completo e sistematico inse- gnamento del diritto,inMemorie della Reale Accademia delle Scienze, Seconda Serie, 1841, vol. III-2, pp. 113-186. Memoria presentata il 21 gennaio 1841. Memoria commentata da Albini, 1841, cfr. Bibliografia, Appendice IV. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis 97

9. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Novara, 10 dicembre 1841 Riceverà domani da un mio fratello che trovasi costì agli studi il libro che V.S. ebbe la bontà di prestarmi. Per cui le fo i più vivi ringraziamenti. Mi sono preso la libertà di ritenermi ancora il fascicolo del Giornale di giuri- sprudenza di Eidelberga ch’Ella mi favorì40, per prendermi alcune memorie. Giacché finora ebbi così poco tempo a mia disposizione che potei appena scorrerne gli articoli più importanti. Ove però V.S. desideri di averlo, non ha che a significarmelo, che io glielo farò tenere subito. Procurerò ad ogni modo di inviarglielo fra breve, ché non vorrei abusare della bontà sua e del favore che mi fa di comunicarmi libri che così facilmente non si possono avere. Mi credo ora in dovere di giustificarmi presso la S.V. per non averle dato alcuna risposta intorno al sistema delle appellazioni, su cui ella mi aveva fatto l’onore di richiedermi del mio avviso. Il motivo della mia mancanza si fu, che appena giunto a casa stetti alcuni giorni alquanto incomodato di salute. Poi mi sopravvennero le occupazioni della scuola un[iversitaria] in quest’anno: più gravi delle due lezioni di cui vennero i Professori delle pro- vincie incaricati secondo il nuovo regolamento. Vi si aggiunsero alcuni lavori urgenti nel foro. Per cui non aveva alcun ritaglio di tempo in libertà. Ora poi non mi troverei in grado di esporle il mio sentimento, qualunque potesse essere, perché non ho presente con quella precisione che sarebbe necessaria, la base del suo sistema, e la formola di Poisson41, alla quale mi pare fosse principalmente appoggiato. Per cui non mi arrischio a parlarne per tema di parlarne a sproposito. Una sola riflessione mi prenderei la libertà di fare, di cui Ella terrà quel conto che crederà: mi pare che nel suo sistema sarebbe tolto il vantaggio di una seconda discussione, la quale potrebbe in molti casi massime complicati tornarsi utile anche per le deliberazioni, ossia pei giudicati pronunziati ad unanimità di voti. Ma forse nel suo sistema sarà rimediato il difetto dell’attuale sistema, che tra i votanti per lo più non v’è che un solo, il relatore, che sia bene informato della causa, o per lo meno in grado (supposta la capacità) di avere approfondita la questione. Mi abbia per iscusato se per avventura questa mia osservazione sia fuori di proposito.

40 È sempre la «Kritische Zeitschrift für Rechtswissenschaft und Gesetzgebung des

Auslandes», con la recensione di Mittermaier ad Albini: cfr. p. 87, nota 11. Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 4 di 8 Volta 41 Siméon Denis Poisson (1781-1840) scrisse il saggio Recherches sur la probabilité des juge- ments en matière criminelle et en matière civile, la cui prima edizione del 1837 è oggi ristam- pata: Gabay, Paris 2003, IX-415 pp. Una «formula di Poisson» è applicata anche in statistica ma, in assenza della lettera di Mittermaier, è difficile accertare a che cosa si riferisca Albini. 98 Mario G. Losano

Forse la sua opera sull’autorità giudiziaria servirà di base o di preludio ad un trattato sulla competenza dei tribunali dello stato, lavoro che io chiederei a lei, se lo credesse opportuno e utile. Io prego la S.V. Ill.ma a continuarmi la sua benevolenza della quale mi tengo sì grandemente onorato ed a risguardarmi quale coi sentimenti del più distinto ossequio mi raffermo Di S.V. Preg.ma – Dev.mo Serv.re – Pietro Luigi Albini Novara, 10 xbre 1841. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis 99

10. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Novara, 30 aprile 1842 Avrei dovuto scriverle molto prima d’ora onde rendere alla S.V. Ill.ma le dovute grazie per dono che si compiacque di farmi del suo libro Dell’autorità giudiziaria42. Ma ho voluto prima leggerlo. L’ho letto quindi con la massima soddisfazione sia per quell’ordine e per quella lucidità d’idee, che forma uno dei pregi di tutti i suoi scritti, sia per la giustezza delle opinioni e per la novità di alcune viste sopra punti rilevantissimi. Con questo suo nuovo pregevolissimo lavoro ha sparso molto lume, ed insegnamenti sommamente utili in una materia gravissima ed acquistato nuovi diritti alla riconoscenza di chiunque abbia a cuore l’incremento della scienza del diritto. Le quali cose io non dico già con avviso di tributare a Lei una lode quantunque me- ritata; giacché non avrebbe buon garbo e saprebbe di presunzione la lode data da un meschino discepolo al maestro, ma unicamente per manifestarle i sentimenti che la lettura di questa sua opera ha destato nell’animo mio. Ove non sia da altri prevenuto avrei divisato di rendere conto del suo libro negli Annali di giurisprudenza. Aggradisca Sig.r Conte i miei ossequi[,] mi continui la sua preziosa bene- volenza riguardandomi sempre quale mi pregio di essere della S.V. Ill.ma – Dev.mo Serv.re – Pietro Luigi Albini Novara, 30 aprile 1842.

42 Uno scritto intitolato Dell’autorità giudiziaria non è reperibile, né è menzionato nell’elen- Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 4 di 7 Volta co pressoché completo delle opere di Sclopis di Antonio Manno, L’opera cinquantenaria della R. Deputazione di storia patria di Torino. Notizie di fatto storiche, biografiche e bibliografiche sulla R. Deputazione e sui deputati nel primo mezzo secolo dalla fondazione, Bocca, Torino 1884, pp. 377-384. Cfr. anche Introduzione, p. 7, nota 2. 100 Mario G. Losano

11. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Vigevano, 21 febbraio 1844 Oltremodo riconoscente io mi professo alla S.V. Ill.ma pel dono che ella ebbe la bontà di farmi del secondo volume della sua Storia della legislazione italiana43, sia pel pregio del dono in sé, sia perché esso mi è prova di sua be- nevolenza verso di me. E la benevolenza di quelle rare persone, nella quali, come nella S.V., non si sa se debbasi più ammirare l’eccellenza dell’ingegno e del sapere, o la gentilezza dell’animo io per me la tengo uno dei più dolci e cari conforti della vita. Ho letto col massimo piacere questo secondo vo- lume della sua bella Storia. E o si guardi all’importanza delle materie e alla loro distribuzione, o si guardi alla maniera con cui sono trattate è un libro per ogni rispetto pregevole, che si legge con diletto insieme e con profitto. Due prerogative non facili a trovarsi accoppiate in opere di questo genere. È ammirabile l’ordine e la lucidità di idee con cui procede l’esposizione di materie spesso intralciate, e quella dignitosa severità di stile, che tanto mi piace nei suoi scritti. Le quali cose io dico non già con intendimento di en- comiare, il che sarebbe in me presunzione, mentre il merito di Lei è troppo superiore alle mie lodi, ma unicamente per manifestarle l’impressione che ha fatto sull’animo mio il suo libro. Ora avrei a pregare V.S. Ill.ma di un favore, che volesse cioè avere la bontà di esaminare un capitolo d’una mia dissertazione sulla nullità giuridica usci- ta già in parte nel Notaio e che fra breve intendo pubblicare separatamente44. Questo capitolo [è] tratto dagli effetti della convalidazione degli atti nul- li o rescindibili, argomento che presenta qualche questione assai scabrosa. Quindi prima di avventurarmi al giudizio del pubblico confido nella sua gentilezza e bontà per ottenere scusa della libertà che mi prendo. Aggradisca, Ill.mo Sig.r Conte, i miei ossequi, e i miei sentimenti della pro- fonda stima con i quali mi è grato di affermarmi della S.V. Ill.ma Dev.mo e umil.mo Serv.re – Pietro Albini – Vigevano, 21 febbraio 1844.

43 Si tratta del secondo volume (Progressi) di Federigo Sclopis, Storia della legislazione ita- liana, Pomba, Torino 1844, XV-284 pp. Sul primo volume, cfr. p. 90, nota 20. 44 Albini, Degli atti nulli o rescindibili in generale, ovvero Teoria delle nullità giuridiche se- condo il Codice Civile Albertino, Merati, Novara 1844, 187 pp. Raccolta di alcuni articoli pub- blicati sulla rivista di Novara intitolata «Il Notajo»: «Presi il divisamento di unirne le membra sparse in vari fascicoli e pubblicarlo in un volumetto con alcune variazioni ed aggiunte, che mi parve opportuno di farvi» (Prefazione, p. 1 n.n.). Sui vari articoli che precedettero quest’o- pera e sulla sua 2a ed. del 1852, cfr. p. 102, note 46 e 47 e Bibliografia, Appendice IV. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis 101

12. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Vigevano, 27 febbraio 1844

Nell’inventario dell’Accademia delle Scienze questa lettera è indica come «senza data»; in realtà, la data è indicata alla fine della lettera stessa: «Vigevano, 27 febbraio 1844».

Veramente prima di mandare alla S.V. Ill.ma il manoscritto che nell’ult.a mia la pregava di esaminare voleva attendere che Ella me ne desse licenza45. Ma siccome il tipografo mi sollecita, mi prendo la libertà di mandarglielo senza aspettare oltre, confidando nella sua gentilezza che non me ne farà rimprovero se ricorro a chi tanto mi avanza di sapere onde aver lume e direzione. Spero adunque che Ella mi farà il favore d’indicarmi ciò che di erroneo o di meno esatto riscontrasse in questo mio scritto, o credesse doversi aggiun- gere. Di che io le sarò gratissimo. Le rinnovo i miei ossequi e le proteste di quella stima non meno sincera che profonda che mi è grato di professarle. Pietro Albini Vigevano, 27 febbraio 1844. Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 4 di 6 Volta 45 Da questa e dalle successive lettere non è chiaro se Albini abbia inviato a Sclopis il mano- scritto di un articolo destinato a confluire nel futuro volume, ovvero il manoscritto dell’intero volume Degli atti nulli o rescindibili in generale, che verrà pubblicato in quello stesso 1844. Cfr. p. 100, nota 44 e p. 102, nota 46. 102 Mario G. Losano

13. Federico Sclopis a Pietro Luigi Albini, Torino, 12 marzo 1844

Sulla busta, timbro postale del 13 marzo.

Chiarissimo e pregiat.mo Signor Avvocato, Ella mi farebbe torto se potesse dubitare del vivo interessamento che prendo in tutto ciò che viene dalla Sua penna, epperò La prego a non mai più parlare di licenza quando si tratta di procurarmi non un carico ma un favore. Il Suo manoscritto che contiene il Suo articolo della Teoria delle nullità giuridiche46 e si aggira sugli effetti della convalidazione degli atti nulli o re- scindibili non mi è arrivato che quattro giorni fa (agli 8 del corrente), epperò assai dopo la data della preg.ma di Lei lettera che l’annunziava. Temendo di frapporre dilazioni che Le riescano d’incomodo credo bene di cominciare a scriverLe e di aspettare per rimandarLe il ms ch’Ella m’accenni se io debbo farlo per occasione particolare o per la via della posta. Io la prego di accettare gli schietti miei complimenti per il modo con che Ella ha sciolto una materia in giurisprudenza difficilissima. Mi piace assai il metodo della trattazione che ricorda quello usitato nei trattati di diritto romano del S.r di Savigny, e che congiunge ad una pratica intensità di con- siderazioni un ordine logico di deduzioni che ci riporta alla precisione della teoria. Parmi che nella disposizione dei punti i più dubbiosi l’opinione di Lei stia dal lato il più forte, e non mi discosterei dal suo sentire anche colà dove prende a dissentire con avversari degni di moltissimo riguardo, come al n. 105 e [seguenti?]47. Per dimostrare tuttavia come io abbia proceduto

46 Con il titolo Teoria delle nullità giuridiche Albini aveva pubblicato sei articoli sulla rivista «Il Notaio». Non è quindi chiaro se egli avesse inviato a Sclopis il manoscritto di uno di questi articoli o il manoscritto dell’intero volume Degli atti nulli o rescindibili in generale (cfr. p. 100, nota 44) e la Bibliografia, Appendice IV. 47 Non è facile ricollegare i riferimenti di Sclopis a precisi passi di Albini. Sclopis afferma d’aver ricevuto da Albini il «manoscritto che contiene il Suo articolo della Teoria delle nullità giuridiche»: dunque non il volume sulla Teoria delle nullità, ma il manoscritto forse degli articoli del «Notaio» o forse quello preparatorio del volume. I riferimenti di Sclopis sono incompatibili con la numerazione dei paragrafi nel volume, perché essa ricomincia ad ogni capitolo, mentre possono corrispondere alla numerazione della rivista «Il Notaio» del 1843, nel quale i sei articoli di Albini presentano una numerazione progressiva dei paragrafi da 1 a 116 (cfr. Bibliografia, 1843). Però il riferimento al «manoscritto» suscita l’ulteriore dubbio che la numerazione progressiva dei paragrafi possa essere non definitiva, e quindi che i rinvii di Sclopis non corrispondano esattamente neppure a quelli degli articoli stampati nel 1843. In base al contenuto sembra comunque certo che le osservazioni di Sclopis si riferiscono agli ultimi paragrafi del sesto articolo (nn. 105-111, cioè alla parte finale del Capitolo VI del Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis 103 pensatamente nel leggere il suo scritto le sottoporrò qui alcuni pensieri che mi corsero all’animo mentre io lo leggevo. Volendo dare il maggior sviluppo alla teoria della ratifica non sarebbe forse stato utile di entrare in qualche spiegazione sui fondamenti ai quali s’appoggiano48 gli atti di ricognizione e di conferma (art. 145 o 145 s. del nostro Cod. Civ.)49? Si sa che in questa parte il diritto civile moderno è stato egregiamente modificato dal diritto canonico, e soddisferebbe per avventura ad alcuno il trovare qualche ragguaglio in proposito che indicando lo spirito come si usa dire di quelle innovazioni varrebbe a chiarirne le conseguenze. Così pure servirebbe non dico già a maggior compimento dell’opera, che non ne ha bisogno, ma al suo ornamento il mettere qualche parola di più nello spiegare la diversa ragione per cui la legge non può mai retroagire, mentre ciò non è inadatto [?] alla volontà dell’uomo. Nella controversia sull’opinione del Sig. Troplong50 parmi che non sarebbe senza utilità d’in- sistere nello spiegare co l’effetto dell’ipoteca sia un accessorio (uno de’ natu<…)> del contratto e forse in proposito delle ragioni dei terzi Ella potrebbe consultare il trattato del Sig. Dupin des droits des tiers51, il quale

volume Teoria delle nullità, 1844). Il n. 105 è contenuto nel sesto articolo a pp. 686-688 (ar- ticolo che diviene il Capitolo VI del volume del 1844), mentre il n. 106 contiene una critica a Troplong: «Seguendo il sistema di Troplong alla proposta questione si dovrebbe rispondere affermativamente. Ma un tal sistema non mi sembra conciliabile coi principj generali del di- ritto, né colle disposizione del Cod. civ. Ecco le ragioni che a così pensare mi inducono» (p. 690 dell’articolo e p. 153 del libro); segue nel n. 108 un’ampia disamina della dottrina e delle sentenze dei tribunali anche francesi (corrispondente al § 10, pp. 156-159 della Teoria delle nullità, 1844). 48 Albini si occupa della ratifica in più punti del volume sulla Teoria delle nullitàeinpar- ticolare a partire da p. 154, che corrisponde al n. 108, p. 691, del sesto articolo («La ratifi ca espressa è in sostanza una convenzione»). 49 Questi articoli si trovano nella Sezione V (Delle seconde nozze) del codice civile sabaudo del 1837 e regolano i rapporti economici tra i coniugi e gli eredi con un complesso sistema di divieti e di eccezioni. 50 A p. 153 Albini critica Raymond-Théodore Troplong, Des privilèges et des hypothèques ou commentaire du Titre VI, Livre III du Code Civil, Meline, Bruxelles 1844, XLVII-702 pp. (ci cui cita i n. 495 e 96) ed espone poi in dettaglio il proprio punto di vista. Cfr. anche p. 164, dove espone «le obiezioni che si possono fare alle nostre tesi» desumendole «da un giurecon- sulto di grande autorità, dal signor Troplong, che sostiene con calore e colla solita sua energia l’opinione contraria alla nostra». Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 4 di 5 Volta 51 Il testo citato da Sclopis è in: André Marie Jean Jacques Dupin, Lois commerciales, ex- traites de la collection in 4°, dite du Louvre, et du Bulletin des Lois. Recueil composé par Mr. Dupin, Guillaume, Paris s.d., la cui Seconda Parte si intitola: Lois concernant les droits des tiers. 104 Mario G. Losano però non tengo ora sott’occhio né perciò posso dirle positivamente se sia per riuscirle positivamente di qualche vantaggio. Per amore di quella chiarezza anche sovrabbondante ed eccessiva ma che non si può mai pregiare abba- stanza negli scritti didascalici, taluno Le richiederebbe forse di far sentire al N. 11152 che la prescrizione decennale parte dall’epoca in cui l’alienante avrebbe potuto di per sé esperire dell’eccezione di nullità o rescissione. Ma tutte queste mie osservazioni sono ciancie. Quello che non è ciancia è il me- rito intrinseco e vero del lavoro di V.S. Chiarissima alla quale porgendo le mie più sincere congratulazioni mi raffermo Suo divot.mo obb.mo Servitore Federigo Sclopis.

52 Nel sesto articolo, il n. 111 verte «sugli atti dei minori o degli interdetti rescindibili per causa di semplice lesione secondo l’art. 1397 del Cod. civ.» (p. 697). Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis 105

14. Federico Sclopis a Pietro Luigi Albini, Torino, 5 luglio 1844

La data è confermata dal timbro postale: 5 luglio.

Pregiat.mo e riverit.mo Signore, Insieme ai ringraziamenti che io Le debbo per le gentilissime congra- tulazioni che Ella mi porge e che mi riescono gratissime sapendo ch’esse procedono da quella parzialità dell’animo suo verso di me della quale infi - nitamente mi compiaccio e mi onoro, io la prego di gradire pure quelli che anticipatamente le offrivo per il dono ch’Ella mi annuncia del Suo opuscolo delle nullità giuridiche53. Non solamente accetta ma utile mi riuscirà codesta opera appunto in vista delle incombenze del mio nuovo officio e quindi più viva ne risulta la mia gratitudine. Qui compiegato V.S. Chiar.ma troverà una lettera per il Sig.r Cavaliere Ronchivecchi54, uno dei fautori del giornale inti- tolato Annali di Giurisprudenza, giornale che io credo defunto non avendo da tanti mesi il medesimo più dato segno di vita. Ed anzi nell’occasione che Ella si reca a Firenze sarei a pregarLa di voler cenare col Sig.r Dottore Napoleone Pini55 che era il Segretario della Direzione di quel giornale, e di volergli presentare i miei complimenti e dirgli che siccome il giornale suddetto si trova in tale ritardo da far dubitare della sua esistenza, così io, valendomi della riserva condizionata che aveva apposto alla per me pro- messa cooperazione al medesimo, intendo di ritirarmi da ogni impegno in proposito. Mille scuse se Le do questa seccatura, ma la provata amicizia da Lei dimostratami mi fa ardito a sperare ch’ella vorrà essere indulgente alla

53 Cfr. p. 100 ss., note 44-47, e Bibliografia, Appendice IV. 54 La lettera di Sclopis a Ronchivecchi è riportata dopo la presente al n. 15. 55 Napoleone Pini (1806-1860, da non confondere con il posteriore ed omonimo malacolo- go), socio ordinario dell’Accademia dei Georgofili a Firenze, fu un giurista con spiccati inte- ressi per l’economia. Egli collega liberalismo e liberismo nel saggio Della libera manifestazione e diffusione delle opinioni come complemento necessario all’effettuazione del dogma della uni- versale libera concorrenza, Niccolai, Firenze [1842?], 15 pp. I suoi interessi politici e giuridici sono documentati in altri suoi scritti: La costituente italiana. Discorso tenuto al circolo politico di Firenze nell’adunanza del 6 decembre [sic] 1848, [Firenze 1848], 8 pp.; Sul progetto intorno alle associazioni e riunioni per un fine politico, Niccolai, Firenze 1848, 15 pp.; Manuale di giu- risprudenza per uso e comodo dei praticanti, Niccolai, Firenze 1861, 422 pp. La sua vita e le sue Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 4 di 4 Volta opere vennero commemorate da Celso Mazzucchi, Elogio del Dottor Napoleone Pini letto nell’a- dunanza del 20 settembre 1863, in «Continuazione degli Atti della R. Accademia economico- agraria dei Georgofili di Firenze», Nuova Serie, vol. decimo, Gabinetto Viesseux, Firenze 1863, pp. 470-492. 106 Mario G. Losano forse soverchia mia arditezza. AugurandoLe un felicissimo viaggio godo di riprotestarmi quale veramente Le sono Divot.mo obb.mo Servitore Federigo Sclopis

PS. Mi duole di non avere in Bologna corrispondenti per mandar loro la chiestami commendatizia. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis 107

15. Federico Sclopis a Primo Ronchivecchi, Torino, 5 luglio 1844

Sull’indirizzo: «al Chiarissimo e Gent.mo Signor il Sig. Cavaliere Ronchivecchi, Firenze»; nell’Archivio della Biblioteca Patetta registrata come: «lettera di Federico Sclopis a Pietro Luigi Albini, Torino, 5 luglio 1844».

Riverit.mo e Chiarissimo Signor Cavaliere56, Memore della somma cortesia dimostratami in tante occasioni dalla S.V. Ill.ma vengo ad implorarne nuovamente gli effetti in pro d’un mio amico, il Sig.r Professore Pietro Albini, che si reca a Firenze. Il Sig.r Albini che avrà l’onore di presentarsi a Lei con questa mia è tra i nostri giovani giureconsulti quello che ha dato migliore e più splendido saggio di dottrina pubblicando un trattato politico-legale in cui seppe unire altezza di concetti e convenien- za di esposizione, vastità di dottrina ed opportunità di applicazione. Io mi fo ardito pertanto di raccomandarle questo mio dotto amico nella fiducia che nessuna migliore guida avrei potuto ad esso procurare per le direzioni opportune a ben vedere codesta città oltre ogni altra bellissima in questa nostra penisola. E mi consolo altresì pensando come Ella prenderà idea van- taggiosa dei dotti piemontesi avendo innanzi a Lei per rappresentante il Sig.r Professor Albini. Nell’offrire alla S. V. Ill.ma i miei anticipati ringraziamenti per l’accoglien- za che Le piacerà di fare al mio raccomandato, la prego di avermi sempre quale col maggior ossequio mi rassegno di Lei riverit.mo Signor Cavaliere Divot.mo obb.mo Federigo Sclopis

56 Il funzionario pubblico toscano Primo Ronchivecchi, benché molto conservatore, era però interessato al miglioramento del sistema carcerario. Su questo tema fu in corrispondenza con Mittermaier: 14 delle sue lettere sono elencate in forma riassunta in Riemer, Das Netzwerk der Gefängnisfreunde (1839-1872), cit., vol. 2, pp. 1339-1343 (che le desume dalle 31 lettere pubblicate da Anna Capelli, Il carcere degli intellettuali. Lettere di italiani a Karl Mittermaier, Franco Angeli, Milano 1993, pp. 367-411, con notizie biografiche su Ronchivecchi, pp. 360- 367). La rottura di Ronchivecchi con i riformatori liberali avvenne quando pubblicò l’apo- logia del sistema carcerario austriaco Sulla prigione dello Spielberg e sullo stato attuale d’altre prigioni. Alcuni cenni sull’origine, e progresso del miglioramento nella disciplina dei stabilimen- ti penitenziarj in Inghilterra, e in America. […], Fabris, Firenze 1844, X-205-XIV pp. Infelice Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 4 di 3 Volta scelta di argomento: da più di dieci anni l’Italia risorgimentale conosceva la durezza del car- cere dello Spielberg attraverso Le mie prigioni di Silvio Pellico, il patriota che vi era stato rinchiuso dal 1822 al 1830. A Metternich si attribuisce il detto che quel libro mite, pubblicato nel 1832 e diffuso in tutta Europa, fosse costato all’Austria più che una battaglia perduta. 108 Mario G. Losano

16. Federico Sclopis a Pietro Luigi Albini, Torino, 5 settembre 1844

Nel catalogo della Biblioteca Patetta questa lettera è datata «6 settembre 1844». Invece il timbro postale indica: «5 settembre», e il timbro d’arrivo «Novara 6 settembre». Anche la data ms corrisponde al «5» nella consueta grafia di Sclopis.

Chiarissimo Signor Professore, Le rendo distintissime grazie del suo dotto e opportunissimo trattato degli atti nulli e rescindibili in generale57 che ho ricevuto ieri insieme colla gentilissima lettera di V.S. Chiar.ma del 3 del corrente58. Mi duole che il mio indirizzo al Cavaliere Ronchivecchi sia stato inutile per Lei, e che l’assenza di quello l’abbia impedita di fare una relazione che Le sarebbe stata assai gradita. Poiché gli Annali di giurisprudenza Toscana hanno cessato d’esistere io mi terrò tutus in conscientia nel dismettere ogni pensiero di cooperarvi. La nostra povera Italia letterata va troppo spesso soggetta a cotali velleità di produzioni che accusano del pari la non curanza del pubblico e la leggierez- za [sic] dei dotti. Per la trasmissione dell’articolo al Mittermaier59 io non conosco altri mezzi che quello della posta, costosissimo quando non si tratti d’una sempli- ce lettera, e quello della Diligenza che è comodo e sicuro massime facendo capo da Ginevra. Rinnovandole l’espressione della mia gratitudine per il bel dono del libro che, come già ebbi a dirle, mi sarà utilissimo, La prego di gra- dire gli atti della particolarissima mia stima con che mi pregio di raffermarmi di V.S. Chiar.ma Divot.mo obb.mo Servitore Federigo Sclopis

57 Cfr. p. 97 s., note 40-42 e Bibliografia, Appendice IV. 58 La data «3 del corrente» non è chiara; comunque non risulta conservata nessuna lettera di Albini a Sclopis del mese di settembre 1844. 59 L’articolo di Albini verrà pubblicato anonimo con il titolo Über das Strafverfahren in Piemont, «Kritische Zeitschrift für Rechtswissenschaft und Gesetzgebung des Auslandes», XVIII, 1846, pp. 17-42. La traduzione italiana si trova in Losano, Albini 2013, Appendice I. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis 109

17. Federico Sclopis a Pietro Luigi Albini, Torino, 12 gennaio 1846

Timbro postale: 12 gennaio.

Chiarissimo e [illeggibile] Sig.r Professore, Dal Sig.r Presidente, Capo dell’Università, mi viene data notizia esse- re stata la S.V. Chiarissima messa in piena disponibilità di potersi recare a Torino onde far parte della Commissione da S.M. nominata per esaminare e proporre un piano di riordinamento del corso di studi legali in questa Università60. Desiderando io di corrispondere almeno colla prontezza dello zelo all’onore che mi venne fatto d’essere chiamato a presiedere alla predetta Commissione, bramerei d’intraprendere il più sollecitamente che sia possi- bile la serie dei nostri lavori. Mi rivolgo pertanto alla conosciuta gentilezza di V.S. Chiar.ma pregandola di farmi noto quando Ella potrà trovarsi in Torino al fine sovrindicato, e la prevengo che tengo a di Lei disposizione un esemplare del Programma sta- tomi trasmesso dal summentovato Sig.r Presidente agli Studi. Nella fiducia di poterla quanto prima vedere ed assistere all’egregia coopera- zione ch’Ella sarà per contribuire alla preclara missione affidata alla R[egia] Commissione, mi è singolarmente gradito di potermi riaffermare co’ sensi del più distinto ossequio Divot.mo obb.mo Servitore Federigo Sclopis Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 4 di 2 Volta 60 Albini comunica subito a Mittermaier questa nomina: «Sono stato da parecchi giorni no- minato dal Re a membro di una Commissione creata per l’ordinamento degli studi legali sotto la presidenza dell’egregio Sig.r Conte Sclopis Avv. Gen.le di S.M.» (15. Albini a Mittermaier, Novara, 20 gennaio 1846, p. 155). 110 Mario G. Losano

18. Federico Sclopis a Pietro Luigi Albini, Torino, 13 aprile 184661 Sig.r Professore Gentilissimo e Chiar.mo, Desiderando anzitutto d’aver notizie della sua sanità, io vengo a cercarne presso di Lei, e spero che avrò un riscontro che mi toglierà d’ogni inquietu- dine a tal riguardo. E veramente mi sarebbe di pena il sapere ch’Ella abbia sofferto per la mia soverchia insistenza nell’accelerare il corso del nostro la- voro, ma mi confido che l’incomodo sofferto non sarà stato che passeggiero e non le avrà tolto di recarsi in patria in seno alle amorevolezze domesti- che che sono pur sempre la prima dolcezza della vita per chi sa sentirle ed apprezzarle. Il Marchese Alfieri62 mi ha detto iersera che intende di far stampare il progetto co’ relativi motivi, e le istruzioni. Credo che il numero delle copie sarà ristretto e non oltrepasserà le cento, ma tuttavia si può supporre che il lavoro piglierà quindi alquanto di pubblicità, epperò mi par conveniente che i rispettivi autori ricevano le stampe prima che siano liberate e vi facciano, nei termini però d’una rigorosa discrezione, quelle correzioni ed aggiunte che nelle parti accessorie stimeranno opportune. Ecco vedo, mio egregio signore, che le toccherà ancora di occuparsi un pocolino di que’ suoi scritti, i quali non abbisognano certamente di conferma63, ma soltanto d’essere cor- rettamente typis subiecta fidelibus. Tostoché si avranno le prove, io pregherò il Capo dell’Università di spedirgliele per la posta sotto coperta64, ed Ella avrà la compiacenza di rimandarle corrette il più prontamente possibile. Gradisca intanto gli attestati della mia devota amicizia cui riunisco distin-

61 La data manoscritta non è chiara, ma può essere determinata con precisione attraverso i timbri postali. Lettera su carta intestata: «Uffizio dell’Avvocato Generale di S. M. presso il R. Senato di Piemonte». Catalogata nella Biblioteca Patetta come: 13 aprile 1846, e anche la data ms può essere letta «13 aprile 1846». Timbro postale: 15 aprile; timbro postale di arrivo: 15 aprile. Accanto all’indirizzo: «In caso di assenza del Sig.Albini raccomandata per il recapito al Sig. Avv.to Negroni» (sul quale cfr. p. 111, nota 66). 62 Cesare Alfieri di Sostegno (1799-1869), dopo una brillante carriera diplomatica, fu – tra l’altro – magistrato per la riforma degli studi e nel 1847, quando venne ri-istituito il Ministero della pubblica istruzione, ne fu il primo titolare. Il busto nel palazzo del Rettorato dell’uni- versità di Torino ricorda che «servì la patria con probità antica e con intelligenza dei tempi». 63 ‘Conferma’ o ‘censura’: lettura dubbia. 64 Equivalente all’espressione di spedizione «sotto fascia», espressione ricorrente più volte nel carteggio e illustrata per esteso a p. 144, nella nota 49 alla lettera di Albini a Mittermaier, 9 maggio 1845. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis 111 tamente i Sig.ri Cav. Giovanetti65 ed Avv. Negroni66, mi saluti D. Giuseppe Avogadro67 e mi creda quale mi professo Obb.mo Att.mo Serv.e Federigo Sclopis

65 Su Giacomo Giovanetti cfr. p. 167, nota 94. 66 Carlo Negroni (1818-1896) divise la sua vita soprattutto fra Vigevano e Novara. In quest’ultima città fu collega di Albini sia come avvocato, sia nell’insegnamento di diritto e procedura civile Lo sostituì nell’insegnamento della storia del diritto finché la facoltà non venne accentrata a Torino. Fu membro del Parlamento Subalpino nella VI e VII legisla- tura e, infine, nel 1890 divenne senatore del Regno d’Italia (sulle sue cariche politiche, cfr. Senato della Repubblica, ). Dopo il 1880 si occupò attivamente di letteratura. Fu anche membro dell’Accademia delle Scienze di Torino. Su di lui, Maria Carla Uglietti (ed.), Carlo Negroni e il suo tempo, 1819-1896. Atti del Convegno di Studi nel centenario della morte (7 marzo 1997), Interlinea Edizioni, Novara 2000, 238 pp., con ampia bibliografia, pp. 225-237. 67 Giuseppe Avogadro (morto a 56 anni il 17 ottobre 1870, come si legge sulla sua tomba) discendeva da una nobile famiglia di Novara. Il “D.” premesso da Mittermaier al suo nome potrebbe far pensare a un religioso, ma un’indagine presso l’Archivio Diocesano rivela che non esisteva un religioso con questo nome. Si tratta con ogni probabilità del Giuseppe Avogadro che fu Capitano di Cavalleria e patrono dell’Orfanotrofio Avogadro. Nel 1871 la Guida di Novara di Giuseppe Lenta sostituisce la menzione del “fu cav. Avogadro Giuseppe” con quella dei “Fratelli Avogadro”, come lui residenti nel Palazzo Avogadro dell’allora Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 4 di 1 Volta Contrada dei Fiori, oggi Via degli Avogadro, in Novara. Ringrazio per queste informazioni la Signora Anna Prandina della Biblioteca Civica Negroni di Novara. Sulle ramificazioni della famiglia Avogadro a Novara e Vercelli, cfr. Francesco Cognasso, Storia di Novara, Lazzarelli, Novara 1992, XXXVI-619 pp. 4 112 Mario G. Losano

19. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Vigevano, 16 aprile 1846 Ringrazio con la massima sincerità dell’animo mio la S.V. Ill.ma dell’amo- revole premura che mostra a mio riguardo, e in risposta alla grad.ma sua del 13 ricevuta però appena questa mattina m’affretto ad assicurarla che della mia malattia non mi rimane ormai che la rimembranza. Per verità la scossa del viaggio mi aveva abbattuto più di quello che non avrei aspettato. Ma mediante il risposo di alcuni giorni ho quasi interamente ricuperato le mie forze. Di maniera che mi trovo ormai nel mio stato normale. Mi è grato l’intendere che si voglia far stampare il progetto coi motivi. Poiché questo mi sembra un buon presagio pei lavori della Commissione. Per la verità, i motivi essendo stati scritti assai precipitosamente abbiso- gneranno certamente di qualche correzione. Ed io attenderò le prove delle stampe per occuparmene con tutta sollecitudine. Mi parrebbe poi anche conveniente che, dovendosi massime stampare, vi si aggiungessero due righe di conclusione per non lasciare questi motivi così monchi. Oggi io ritorno a Novara, e domani o dopo scriverò l’abbozzo di questa conclusione (che aveva intenzione di fare, e che tralasciai unicamente per mancanza di tempo) e lo manderò a Lei, ond’Ella e il Sig.r Marchese Alfieri veggano se meriti la loro approvazione e credano opportuno di farlo aggiungere ai motivi. Aggradisca, egregio Sig.r Conte, i miei ossequi e i sentimenti della pro- fonda stima che le professo, e mi consideri quale ho l’onore di rassegnarmi della S.V. Chiar.ma – Dev.mo e obb.mo Ser.re – Albini Vigevano, 16 aprile 1846. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis 113 5

20. Federico Sclopis a Pietro Luigi Albini, Torino, 4 luglio 1846

Timbro postale: 4 luglio; «dopo la partenza»: timbro di arrivo: 6 luglio.

Pregiatissimo e riveritissimo Signor mio, Con molta mia soddisfazione ho udito questa mattina dal Marchese Alfieri che essendo prossima l’attuazione del noto progetto di riordinamen- to degli studi legali si pensa a proporre la S. V. per il doppio insegnamento dell’enciclopedia e della storia del diritto, staccandosi da questa le istituzioni canoniche per unirle coll’insegnamento della storia del diritto68. Non occor- re che io Le dica quanto mi sia grato il vedere avverato il mio pronostico, e consapevole dell’attività sempre spiegata dalla S.V. non esitai ad assicurare il suddetto Presidente della Riforma che Ella non avrebbe fatto la menoma difficoltà nell’assumere questo doppio impegno a cui è in caso di soddisfare egregiamente. In questo stato di cose e massime per trattarsi d’insegnamento nuovo, parmi che sarebbe spediente ch’Ella facesse una gita a Torino per ab- boccarsi col prelodato Sig.r Marchese ed intendere il programma del doppio corso. Mi dispiace d’esser cagione di disturbo, ma non voglio risparmiarle un incomodo che può giovare all’avviamento della sua nuova carriera. Le raccomando il più rigoroso segreto su tutto quanto le scrivo e mi professo divotamente Suo att.mo Servitore, – F. Sclopis

68 Albini comunica a Mittermaier la chiamata alle due cattedre nella lettera del 14 agosto 1846, p. 165.

Memorie Morali_32mi - seg 5 114 Mario G. Losano

21. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, 6 luglio [1846]

La data e il destinatario Conte Sclopis sono desunti dall’indirizzo, che reca il timbro postale: «6 luglio», probabilmente del 1846. Albini si chiede se «il doppio insegnamento per il quale sarei proposto debba aver luogo nell’Uni- versità o qui in provincia»; i due insegnamenti dovevano essere l’enciclopedia giuridica e la filosofia del diritto. Nell’Archivio Storico dell’Università di Torino si trova la seguente registrazione: «10 ottobre 1846: patente di nomi- na a professore reggente» (Patenti e cariche [coll: II.2], p. 286 s.).

Non fa d’uopo che io Le dica se siami riuscita gradita la notizia che la S.V. Riv.ma si compiacque parteciparmi colla graditissima sua del 4 corr.te ricevuta questa mattina. Comprendo tutta la gravità e la difficoltà dell’incarico che si pensa di affidarmi. Il comprenderlo però mi sarà d’incitamento a fare ogni mio potere per adempierlo nel modo più conveniente per quanto le mie for- ze il consentano. Tanto più che io non saprei né potrei in altro miglior modo corrispondere alle premure delle quali mi veggo onorato dal Sig.r Marchese Alfieri e dalla S.V. e come mostrarmene non del tutto immeritevole, che coll’adempiere nel miglior modo e collo zelo che per me si potesse maggiore i doveri dell’ufficio del quale mi professerei debitore all’uno e all’altro. Né posso dissimularle, egregio Sig.r Conte, che ciò che alquanto mi rincuora ac- cettando il proposto incarico si è il pensare che massime per ciò che riflette la storia del diritto, Ella che in tale materia è sì valente maestro, non vorrà negarmi la sua assistenza e i suoi consigli. La di Lei lettera però mi lascia incerto sopra una circostanza per me rilevantissima, cioè se il doppio inse- gnamento per il quale sarei proposto debba aver luogo nell’Università o qui in provincia, ciò che peraltro mi parrebbe poco probabile. Se non temessi d’essere importuno o indiscreto esprimerei il desiderio di uno schiarimento su questo proposito. Comunque sia però riconosco giustissimo il di Lei suggerimento di fare una gita costì e intendermi col Sig.r Marchese Alfieri. Verrò quindi al prin- cipio o alla metà della ventura settimana e mi sarà sommamente grato di rivedere V.S. Pregiat.ma e di trattenermi qualche poco con Lei. Frattanto voglia aggradire i miei ossequi e i sentimenti più sinceri della mia stima e devozione, coi quali mi pregio di affermarmi della S.V. Riv.ma dev.mo e obb.mo Serv.re – P. L. Albini Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis 115

22. Federico Sclopis a Pietro Luigi Albini, Torino, 6 luglio 1846 Carissimo e Chiarissimo Signore, Oh questo poi non me l’aspettavo, mio caro professore!, ch’Ella potesse supporre che le si volesse destinare un insegnamento in provincia. Stia dun- que certo che il divisamento è di collocarLa in Taurinensi Regio Archigymnasio dov’Ella avrà campo di farsi pregiare quanto vale. Parmi che non sarebbe male ch’Ella scrivesse due righe al Sig.r Marchese Alfieri per accennargli che ha ricevuto la mia comunicazione confidenziale, che è pronto ad incaricarsi del doppio ramo d’insegnamento e che verrà a Torino nel corso della ventura settimana per ricevere le direzioni ulteriori che le occorrerà [?] di avere. Colla speranza adunque di vederla fra non molto mi raffermo sincerissimamente Aff.mo Serv.re Federigo Sclopis 116 Mario G. Losano

23. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Novara, 18 luglio 1846

La data è confermata dal timbro postale. Scritta di getto sotto l’effetto dell’ingiustizia patita, questa lettera è molto meno controllata delle pre- cedenti nel tono e nella grafia, il che si riflette anche nell’irregolarità della sintassi e nella scarsa decifrabilità di non poche parole.

Mi rincrebbe moltissimo ieri di non averle potuto parlare. E per supplirvi mi prevalgo dell’amorevole premura che Ella ha per me per scriverle tosto e confidarle la sorpresa e il dispiacere che provai per alcune notizie che rilevai da una conferenza avuta con il Cav. Re ieri. Da quanto egli mi disse ho argui- to che io non sarò nominato che reggente la cattedra che mi viene affidata. Poco m’importerebbe del titolo se questo non avesse per conseguenza una notevole diminuzione dello stipendio non sarebbe [illeggibile] ammesso, il quale nel nuovo ordinamento che si è fatto o si sta per fare, per quanto ho potuto congetturare, sarà forse minore di quello che per l’addietro era assegnato ai professori delle due [cattedre?] instituite69. Per verità mi ripu- gnava entrare in trattative pecuniarie, mi sarebbe sembrato d’aver l’aria di contrattare. Sapeva peraltro che, come mi avevano assicurato alcuni profes- sori, l’onorario minimo dei professori di legge era di L. 9.500. Non poteva supporre che trattandosi di rilevare70 la facoltà legale lo si volesse assotti- gliare. Da un discorso tenuto con il Cav. Re alcuni giorni prima parevami potere tener per certo che il mio trattamento non sarebbe stato inferiore a questo minimo, trattandosi specialmente di un doppio insegnamento. Mi confermava in ciò pensando che il Detto avrebbe tenuto conto dei 16 anni da me impiegati nella pubblica istruzione dal 1830 a questa parte, e che avrebbe avuto qualche riguardo agli incomodi e ai danni inseparabili da una traslocazione, massime imprevista, di domicilio, a parte anche quelle con- siderazioni che il magistrato non è tenuto di calcolare. Queste riflessioni mi parevano sufficienti per tranquillarmi. Ma veggo che mi sono inganna- to, e che la mia riservatezza su questo particolare torna a mio discapito. Se avessi ciò preveduto mi sarei probabilmente accontentato della pensione che mi sarebbe stata assegnata per la cessazione delle scuole provinciali, e della oscurità tranquilla della provincia. Ora non mi resta che pregare V.S. Pregiat.ma che, ove non le rincrescesse e non le fosse d’incomodo, volesse fare di ciò parola al Sig.r Marchese Alfieri, onde ottenere che avessi almeno intiero lo stipendio assegnato alla cattedra che mi verrebbe affidata. Quando

69 L’intera frase è oscura, come se nella stesura fossero state omesse alcune parole. 70 Nel senso di ‘dare rilievo’. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis 117 veggo che l’università va studiando mezzi per risparmiare qualche centinaio di lire sopra uno stipendio non molto pingue, non mi sembra più indecoroso il chiedere equo compenso di onorate fatiche. La supplico a scusarmi della mia libertà e importunità. Ma non so se le sembrerò troppo ardito confessandole ingenuamente, che tanta è l’affabilità e la cortesia ond’Ella mi onora, che talvolta mi dimentico della distanza che per tanti aspetti mi separa da Lei e mi sembra di parlare ad un amico. Ed è quello che mi accadde scrivendo la presente. Aggradisca Signor mio Riv.mo i sentimenti della profonda mia stima e vo- glia considerarmi sempre di Lei –Dev.mo e obbl.mo Serv.re – Albini Novara, 18 luglio 1846.

PS. L’unica ragione che mi si addusse della reggenza fu che questo si pratica anche pel Prefetto del Collegio delle provincie. Questa ragione però non mi pare molto appagante. 118 Mario G. Losano

24. Federico Sclopis a Pietro Luigi Albini, Torino, 4 agosto 1846

Timbro postale: 4 agosto; timbro d’arrivo: 5 agosto.

Preg.mo Sig.r Professore, Il Sig. Marchese Alfieri ha benissimo accolto le spiegazioni che la S.V. Chiarissima mi ha comunicato ultimamente e credo che non tarderà molto ad uscire la nomina dei professori che finora non si è renduta pubblica per nessuno. Mi duole che V.S. aggiunga che era ben lungi dal pensare che le sue ri- mostranze dovessero essere presentate al Marchese Alfieri come trovavansi. Questa taccia d’indiscrezione che tornerebbe sopra di me non mi sembra fondata e spero che Ella se ne farà ragione ove si compiaccia di riflettere che la Sua lettera era tutta concepita di considerazioni speciali, di riguardi parti- colari, di posizioni e di vedute personali. Io non potevo rendermi traduttore di un testo di cui avrei alterato la precisione riducendolo in altre parole, e quindi ho stimato, e non posso ricredermi, che il miglior partito fosse quello di rendere la lettera accessibile al Marchese Alfieri, il quale finalmente non ha fatto altro che rispondere con efficacia di buon volere, con schiettezza di sentimenti e con franchezza uguale a quella di che V.S. aveva fatto uso nelle sue prime osservazioni. Gradisca mio riveritissimo Signore i nuovi attestati del mio sincero ossequio. Suo divot.mo servitore F. Sclopis Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis 119

25. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Vigevano, 7 settembre 1846 Mi parrebbe poco perdonabile presunzione il mandar alle stampe il mio trattatello d’enciclopedia del diritto senza prima sottoporlo all’esame di per- sona capace a darne un giudizio valevole a tranquillarmi71. Egli è perciò che io confidando nella gentilezza e benevolenza, e nell’amore che Ella ha per la scienza, mi rivolgo a Lei e la prego a non volermi negare il favore di esamina- re i tre fascicoli che mi prendo la libertà di trasmetterle a dirittura [sic] senza chiederne licenza perché il tempo incalza e aveva promesso al Sig.r Marchese Alfieri che verso la metà di questo mese avrei trasmesso al Magistrato della Riforma una parte del trattato. Questi fascicoli ne comprendono la metà e forse più. Nel comporre questo lavoro non ho potuto a meno di valermi di ciò che avevo scritto nel Saggio analitico, ma ho variato [e] resecato molte cose ed aggiuntene alcune altre. Specialmente il primo capo non m’appaga molto. Ma la brevità del tempo ed altre occupazioni che mi incalzano non mi per- misero di rifarlo. Ella vedrà se sia scusabile [?]. Vi sono alcune definizioni come quelle del diritto, della legge civile, del delitto che si scostano alquanto dalle definizioni che si danno comunemente e sull’esattezza delle quali dubi- to assai, in ispecie di quella della legge civile (§ 25 bis). La prego a suggerirmi quelle correzioni e variazioni che Ella ravvisasse opportune. Parlando dei [sic] fonti del diritto nei Regi Stati non mi parve opportuno l’omettere quelli concernenti la Sardegna: ma non ho trovato né persona né libro che mi indicasse quali leggi siano colà in vigore in fatto di procedura e di materia penale. Se ella potesse favorirmi queste notizie Le sarei molto grato. Mi parrebbe un’omissione troppo grave che in un’enciclopedia del diritto accennando i fonti del diritto nazionale non si facesse cenno delle leggi che regolano una parte considerevolissima dello Stato. In questa settimana spero che avrò il piacere di vedere il Sig.r Marchese Alfieri che interverrà al congresso generale agrario della Lomellina72. Le anticipo i miei ringraziamenti per la bontà che V.S. Chiar.ma avrà, io spero, di dare un’occhiata al mio manoscritto, e d’aiutarmi co’ suoi lumi e consigli a correggerne i difetti, tanto più che io, ch’ebbi l’onore di prender

71 Albini, Enciclopedia del diritto, ossia Introduzione generale alla scienza del diritto, Mussano, Torino 1846, 224 pp. 72 Albini partecipava a quell’incontro come socio del Comizio Agrario di Vigevano (cfr. Introduzione, § 7, a). Maggiori informazioni in Giacomo Maleta Plezza, Discorso d’inaugura- zione del quarto Congresso generale della Associazione agraria in Lomellina, detto in Tortona il 9 settembre 1846, Tipografia Ferrero, Vertamy e C., Torino 1846, 16 pp. 120 Mario G. Losano parte al riordinamento degli studii legali [,] ho più stringente obbligo di fare ogni mio potere pel felice riescimento della sua applicazione. Le presento i miei ossequi e la prego di continuare a risguardarmi quale mi pregio di affermarmi – della S.V. Ill.ma – Dev.mo ed obbl.mo Serv.re – Albini Vigevano, 7 settembre 1846. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis 121

26. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Vigevano, 29 settembre 1846 Prevalendomi della facoltà datami dalla S.V. Ill.ma nell’att.a sua e della di Lei profferta d’occuparsi di nuovo del mio manoscritto mi fo grata premura di ritornarglielo73. Alla metà di questo mese ho mandato al Sig.r Marchese Alfieri la copia del detto manoscritto che [io] aveva ritenuto per farvi quelle notazioni che la S.V. mi avesse per avventura suggerito. Finora non ebbi alcuna risposta, né mi fu rimandato il manoscritto. Pel giorno 15 ottobre conto di essere costì onde Ella potrà ritenere questo manoscritto finché ven- ga io stesso a ritirarlo. Allora sentirò da Lei le correzioni che fosse necessario od opportuno di fare al mio lavoro. Esso però trovasi al medesimo punto: essendoché mi mancò assolutamente il tempo per occuparmene più oltre. Non so comprendere, conoscendo ormai imminente l’anno scolastico[,] non mi sia stata ancora mandata notizia officiale della mia nomina. Mi riuscì molto grata la notizia datami dalla V.E. Chiar.ma della decorazio- ne di cui vennero insigniti dal nostro Sovrano Giraud74 e Mittermaier. Gradisca i miei ossequii e i sentimenti della profonda stima e sincera gratitudine che le professa – Il suo dev.mo ed obbl.mo Serv.re – Albini Vigevano, 29 settembre 1846.

73 È il manoscritto dell’Enciclopedia del diritto, che sarà pubblicato in quello stesso anno. Cfr. supra, nota 71. 74 Giraud (di incerta lettura): Charles Giraud, autore dell’Essai sur l’histoire du droit français au Moyen Age (Videcoq, Paris 1846, 2 voll.), che era in contatto con Sclopis, o forse il pedagogista Gregorio Girard di Ginevra, che aveva contatti diretti con Bon Compagni e Roberto d’Azeglio? Karl Joseph Anton Mittermaier (1787-1867). Il carteggio fra Pietro Luigi Albini e Karl Mittermaier (1843-1857)

Le 29 lettere di Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier sono conservate nell’Archivio della Universitätsbibliothek dell’Università di Heidelberg. Le 18 lettere di Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini sono conservate nella Biblioteca Norberto Bobbio, Sezione Patetta dell’Università degli Studi di Torino. Di queste ultime, una lettera di Mittermaier ad Albini (Heidelberg, 24 novembre 1843, p. 131), è pubblicata da Laura Moscati, DaSavignyal Piemonte. Cultura storico-giuridica subalpina tra la Restaurazione e l’Unità, Carucci Editore, Roma 1984, pp. 305-307. Negli archivi l’ordine delle lettere è non sempre quello cronologico, che è invece ripristinato nella sequenza delle lettere qui trascritte. Nella trascrizione sono stati tacitamente corretti gli errori materiali, men- tre le parole mancanti o di dubbiosa lettura sono poste fra parentesi quadre. Le parole ricostruite a senso, là dove la carta è lacerata o macchiata, sono poste fra uncini.

Fonti: Handschriftenabteilung der Universitätsbibliothek Heidelberg. Signatur: Heid. Hs. 3468,2 (29 Briefe von Pietro Luigi Albini an Karl Joseph Anton Mittermaier, aus den Jahren 1843-1857). Biblioteca Norberto Bobbio, Sezione Patetta dell’Università degli Studi di Torino, Lettere di K.J.A. Mittermaier. 124 Mario G. Losano

1. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Novara, 5 aprile 1843

Nel carteggio mancano le lettere iniziali di Mittermaier. Albini nella let- tera del 10 novembre 1843 (infra, n. 2) apprende che «da alcuni mesi» gli è stata inviata «una sua lettera, ch’io non ricevetti», mentre Mittermaier nella lettera del 24 novembre 1843 (infra, n. 3) lamenta lo smarrimento d’una sua lettera di «cinque mesi fa», cioè intorno al giugno 1843, con la quale invitava Albini a collaborare alla «Kritische Zeitschrift für Rechtswissenschaft und Gesetzgebung des Auslandes».

Egregio mio amico, Eccomi finalmente ad attendere la mia parola. Assieme alla presente vi mando il mio opuscolo Degli atti nulli etc1. e l’annunciatovi articolo sulla procedura penale in Piemonte2. Ho tardato più di quello che avrei voluto per poter aggiungere alcune notizie sulle esperienze fatte in seguito alla leg- ge 11 gennaio 18403. A grande stento e coll’aiuto di qualche mio amico, e segnatamente dell’avv. Buniva4 a Torino ho potuto avere le poche notizie, di cui [sic] vedrete compendiate alla fine dell’articolo. Una delle principali difficoltà che ho incontrato per procurarmi più ampie notizie si fu che il Governo ha dato gli ordini per formare una statistica criminale per cinque anni successivi alla pubblicazione della legge e non si voleva quindi che altri prevenisse anche solo in parte questo lavoro. L’avv. Buniva di Torino, che da quanto mi disse vi ha fatto tenere una copia del suo Codice penale sardo

1 Degli atti nulli o rescindibili in generale, ovvero Teoria delle nullità giuridiche secondo il codice civile albertino di P. L. Albini; con una nota sull’effetto della legge che vieta agli Ebrei l’acquisto di beni stabili, Coi tipi di F. Merati e Compagno, Novara 1844, 187 pp. Per un’ana- lisi di questo scritto cfr. Losano, Albini 2013, § 6. 2 Albini si riferisce al suo articolo sul diritto penale in Piemonte, pubblicato nella rivista di Mittermaier e tradotto nell’Appendice II in Losano, Albini 2013: Über das Strafverfahren in Piemont, «Kritische Zeitschrift für Rechtswissenschaft und Gesetzgebung des Auslandes», XVIII, 1846, pp. 17-42. 3 La legge dell’11 gennaio 1840 (sur les changements en matière pénale) è in «Raccolta degli Atti di Governo di Sua Maestà il Re di Sardegna, VIII, Torino [18 40], n. 289, pp. 1-11: «La legge riguardava alcune disposizioni sulle competenze dei Magistrati supremi e dei Tribunali inferiori, nonché su alcune forme di procedura penale, in attesa che il codice penale appena promulgato fosse posto in vigore» (Laura Moscati, Da Savigny al Piemonte. Cultura storico- giuridica subalpina tra la Restaurazione e l’Unità, Carucci Editore, Roma 1984, p. 306, nota 3). 4 Giuseppe Buniva fu avvocato e docente all’università di Torino di enciclopedia giuridica e storia del diritto. Come consigliere comunale si occupó dell’insegnamento scolastico e uni- versitario. Autore di Enciclopedia del diritto ossia introduzione generale alla scienza del diritto. Ad uso degli studenti del primo anno di leggi, Paravia, Torino 1850, 339 pp. (2a ed.: 1853, 304 pp.) e di trattati giuridici. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 125 spiegato etc.5, desidererebbe che voi aveste la bontà di dar su questo lavoro il vostro giudizio o nel vostro giornale o in altro. Vi sarebbe molto grato se il suo libro venisse per tal modo onorato. Qualche tempo fa ebbi a trattare in una nota la questione sulla misura dei reati6 intorno alla quale sono dissenzienti i criminalisti. Avrei caro di sentire il vostro parere sopra un pensiero da me manifestato su questo argomento. Voi conoscete meglio di me i diversi sistemi dei criminalisti su di ciò. I due sistemi che a mio avviso sciolgono meglio la questione sono quelli di Rossi e di Carmignani7. Tuttavia il primo che studiandosi di conciliare il principio morale col principio politico pone il criterio per giudicare della gravezza relativa dei reati nell’importanza del dovere violato, modificata poi dal male relativo ossia sociale, il secondo che attenendosi al principio politico deduce la misura del reato dalla grandezza del danno sociale prendendo per dato il danno materiale onde determinasi anche la forza morale del delitto, mi sembra che rendano la questione assai complicata e la soluzione non ab- bastanza chiara. Ora non sembra egli, che si potrebbe stabilire una norma più semplice e più certa desumendola dagli oggetti stessi sui quali il delitto va a colpire? Il delitto toglie, distrugge o minaccia un bene tutelato dall’au- torità sociale. Perché adunque non si potrebbe stabilire per principio, che la gravezza dei delitti deesi misurare dal valore maggior o minore dei beni garantiti dall’autorità sociale che vengono da essi colpiti? Cioè che il delitto oggettivamente considerato è tanto più grave, quanto più grande e apprez- zabile si è il bene cui va a colpire. I beni garantiti dall’autorità sociale sono facilmente determinabili, come anche non ci può essere grande difficoltà di

5 Il codice penale spiegato in ciascuno dei suoi articoli con annotazioni ed esempi da Giuseppe Buniva e Gustavo Paroletti, Tipografia Cassone e Marzorati, Torino 1842, 272 pp. 6 Non è chiaro a quale articolo sulla misura dei reati si riferisca Albini, poiché su questo tema non ho trovato suoi scritti del 1843 o anteriori. 7 Il trattato di Pellegrino Rossi (1787-1848) era stato pubblicato in Francia (Traité de droit pénal, Sautelet et al., Paris 1829, 3 voll.) e poi tradotto in italiano (Trattato di diritto penale. Seconda versione italiana […] per l’avvocato Efisio Onnis, Tipografia Nazionale, Cagliari 1857, 765 pp.). Mittermaier prese posizione sulle teorie di Rossi in una puntata dell’articolo Beurtheilung der neuesten criminalistischen Schriften, «Neues Archiv des Criminalrechts», 1830, pp. 532-541 (in cui analizza il Traité di Rossi); e p. 548: se il legislatore «applica il principio utilitaristico, potrà applicare quella pena che serve meglio come deterrente o come garanzia della sicurezza; se invece applica il principio di giustizia, vedrà la pena sol- tanto come un male meritato dal reo, senza considerare la deterrenza o la sicurezza, e allora il legislatore è guidato dalle caratteristiche della giusta pena da noi indicate esponendo le concezioni di Rossi». Il pisano Giovanni Carmignani (1768-1847), una delle principali figure italiane del diritto penale classico, pubblicò la Teoria delle leggi sulla sicurezza sociale, Tipografia dell’Ariosto, Napoli 1843, 3 voll. 126 Mario G. Losano classificarli secondo la rispettiva loro importanza, per es. il bene della civile associazione sotto una determinata forma, il bene dell’esistenza, dell’inte- grità della persona, dell’onore, della proprietà etc. Questo principio, se non erro, avrebbe il vantaggio 1° d’essere semplice, certo, e non arbitrario[;] 2° di circoscrivere la sfera del diritto penale entro i suoi limiti [;] 3° d’es- sere in accordo col principio morale, perché il dovere e per conseguenza il male morale consistente nella sua violazione è più grave secondo che è più grande il bene che si ha da rispettare, [e] col principio politico del danno sociale, perché il danno sociale dee crescere in ragione della stima che si fa del bene che venne tolto, distrutto o minacciato dal delitto [;] 4° si spieghe- rebbe perché lo stesso delitto in diversi tempi o in diversi paesi possa essere più o meno severamente punito, perché il medesimo bene può essere diver- samente valutato in luoghi e tempi diversi. Nella stima però dei beni vi ha i suoi principii, e vi furono e ci possono essere alterazioni che non intenderei in nessun modo di giustificare [;] 5° Si distinguerebbe il titolo di ciascun delitto secondo la differenza specifica desunta dalla diversità specifica dei beni fra di loro e agevolerebbe una classificazione naturale dei delitti. Oltre a ciò il medesimo principio servirebbe a giudicare della rispettiva gran- dezza delle pene e a classificarle: poiché la pena è diminuzione di bene o irrogazione di male sensibile, ed anche la pena va a colpire alcuno di quei beni che sono tutelati dall’autorità sociale. Voi pertanto che nelle materie criminali alla profondità delle cognizioni teoriche accoppiate con mirabile armonia tanta giustezza di criterio pratico ditemi con schiettezza se queste mie idee, che ho abbozzate, siano in tutto o in parte giuste oppure erronee o difettose. Crederei che mi si potesse fare meritato rimprovero, se avendo la fortuna d’essere in corrispondenza col primo criminalista d’Europa, non ne approfittassi per trarne qualche ammaestramento. Ho visto annunciato nella Revue di Fœlix una vostra opera sull’Italia8. Se avessi saputo che voi avevate per le mani un’opera simile mi sarei procurato io l’onore di tradur- la. Ma ne è già annunciata una traduzione italiana nello stesso giornale e mi è stato detto che se ne farà un’altra in Torino. Per verità noi siamo per lo più giudicati così male o con tanta leggerezza dagli stranieri, che sarà certamente accolta con universale favore un’opera ove l’Italia e gli Italiani saranno giudicati con imparzialità e con senno. Quest’opera renderà il vo-

8 Nel 1844 Mittermaier pubblicò Italienische Zustände, Mohr, Heidelberg 1844, 280 pp. (cfr. Introduzione, p. 71, nota 197 e Losano, Albini 2013, pp. 60-62). La «Revue étrangère et française de législation, de jurisprudence et d’économie politique» venne pubblicata a Parigi da Jean Jacques Gaspard Fœlix (1791-1843) dal 1837 al 1843, e quindi doveva contenere l’annuncio della futura pubblicazione di Mittermaier in uno degli ultimi numeri. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 127 stro nome già altamente stimato in Italia, più accetto e più caro agli Italiani. Ho scritto un breve articolo nel «Giornale di giurisprudenza»9 qui in Novara per render conto della magistrale vostra opera sui progressi della legislazione penale10. Veggo che la mia lettera eccede ormai i limiti del convenevole. Aggradite, egregio Signore, i sentimenti della mia stima ed amicizia ed abbiatemi sempre Vostro aff.mo dev.mo Albini Novara, 5 aprile 1843. P.S. Ho ricevuto il vostro opuscolo sulle ingiurie11.

9 A Novara non si pubblicava alcuna rivista intitolata «Giornale di giurisprudenza», a meno che Albini intendesse riferirsi alla rivista novarese «Notaio», che ha come sottotito- lo «Giornale di giurisprudenza notarile». Però l’annata 1843 (nella quale Albini pubblicò i sei articoli sulle nullità, cfr. Bibliografia, 1843) non contiene un suo scritto sul volume di Mittermaier. 10 Nel 1841 era stato pubblicato il Beitrag 1 dell’opera: Mittermaier, Die Strafgesetzgebung in ihrer Fortbildung geprüft nach den Forderungen der Wissenschaft und nach den Erfahrungen über den Werth neuer Gesetzgebungen, und über die Schwierigkeiten einer Codifikation, mit vorzüglicher Rücksicht auf den Gang der Beratungen von Entwürfen der Strafgesetzgebung in constitutionellen Staaten, Winter, Heidelberg 1841, VIII-309 pp. Il Beitrag 2 venne pubbli- cato nel 1843. 11 Mittermaier, Zur Lehre über Iniurien der Schriftsteller, «Annalen der deutschen und aus- ländischen Criminal-Rechts-Pflege» (Hitzig’s Annalen), 1838, pp. 329-338. Nello stesso anno Mittermaier aveva anche recensito il libro di Joseph Pierre Chassan, Traité des délits et contraven- tions de la parole, de l’écriture e de la presse. Tome premier, Videcoq – Reiffinger, Paris – Colmar 1837, XXVI-732 pp.; Mittermaier, Französische Gesetzgebung über Ehrenkrankungen und Pressvergehen, «Kritische Zeitschrift für Rechtswissenshaft und Gesetzgebung des Auslandes», 1838, pp. 159-165. Versione italiana di Carlo Adinolfi: Mittermaier, Intorno alla dottrina delle ingiurie penali, «Continuazione delle Ore solitarie, ovvero Giornale di scienze morali legi- slative ed economiche accresciuto di un’appendice di conoscenze universali e de’ memoriali accademici italiani» (Napoli), 1845, pp. 145-172, 408-419, 513-545. 128 Mario G. Losano

2. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Novara, 10 novembre 1843

I timbri postali «Novara 10 nov.» e «Heidelberg 15 Nov. 43» si trovano sul retro del medesimo foglio della lettera, insieme con l’indirizzo: «À Monsieur le Chevalier Mittermaier Professeur de droit à l’Université de Heidelberg».

Chiar.mo Sig.r Cav.re Egli è già molto tempo, che io aveva in animo di scrivere alla S.V. Ill.ma. Ma avendo saputo che Ella in questo autunno sarebbe venuto a Torino, ed assicurato dal Sig.r Valerio12 che me ne avrebbe dato avviso, viveva nella fiducia di appagare il mio desiderio di fare la conoscenza di un personaggio di sì alto merito, e manifestarle a voce i miei sentimenti della sincera ammi- razione e gratitudine che io ho verso di Lei. Ma questa mia fiducia rimase con mio grande dispiacere delusa. Ora crederei di commettere troppo grave mancamento verso la S.V. Chiar.ma se più differissi a scriverle, tanto più che con mia sorpresa seppi dall’Avv. Negroni13, che Ella mi ha prevenuto ono- randomi sino da alcuni mesi fa d’una sua lettera14, ch’io non ricevetti, il che mi spiace sommamente, e m’impone un dovere assoluto di scriverle onde giustificarmi presso la S.V. del mio silenzio, e non sembri ch’io abbia fatto poco o nessun conto di un atto di tanta gentilezza. Mentre anzi avrei accolto col più vivo trasporto l’avventurata occasione di mettermi in corrispondenza con un uomo di tanto ingegno e di tanta dottrina, e così benemerito della scienza legale, come è la S.V. Mi permetta pertanto, egregio signor Professore, che adempiendo ora ad un dovere, a cui avrei dovuto soddisfare molto prima, le renda i dovuti

12 Il politico piemontese Lorenzo Valerio era in contatto con Mittermaier. Intervenne nel dibattito sulla riforma carceraria, asserendo – secondo l’opinione allora più diffusa – che le condizioni carcerarie dovevano essere inferiori al tenore di vita della parte più bassa della popolazione, da cui proveniva la maggioranza dei condannati (Atti parlamentari, Camera dei Deputati, Decisioni, 8 giugno 1854, p. 966). Dal 1837 al 1841 diresse la rivista «Letture popolari», in cui Giovenale Vegezzi Ruscalla pubblicò l’articolo Sulla riforma delle carceri (1839, pp. 113-115). Con il titolo «Letture di famiglia» la rivista continuò poi dal 1842 al 1847. Fu anche direttore di «Concordia», pubblicato a Torino dal 1848 al 1850. Valerio è più volte menzionato nel carteggio fra Mittermaier e altri italiani (cfr. Anna Capelli, Il carcere de- gli intellettuali. Lettere di italiani a Karl Mittermaier, Franco Angeli, Milano 1993, pp. 128n, 226, 227n, 228, 273, 294, 295n, 320). Cfr. anche le corpose introduzioni a Lorenzo Valerio, Carteggio 1825-1865, a cura di Luigi Firpo, Guido Quazza, Franco Venturi, Fondazione Luigi Einaudi, Torino 1991-2010, 5 voll. 13 Su Carlo Negroni cfr. p. 11, nota 66 alla lettera di Sclopis a Albini, Torino, 13 aprile 1846. 14 In questa lettera perduta Mittermaier invitava Albini a collaborare alla sua rivista: cfr. Mittermaier ad Albini, 24 novembre 1843. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 129 ringraziamenti per l’onore che Ella mi ha fatto di render conto con sì grande esattezza del mio Saggio sul diritto nel riputatissimo Giornale di giurispru- denza e legislazione15 da Lei diretto, e degli elogi che ebbe la bontà di fare di questo mio lavoro, elogi, che in bocca di un giureconsulto filosofo pari suo, e in un paese ove ha tanta copia di libri eccellenti nelle materie legali, basterebbero a compensarmi delle mie fatiche. Le sono pure gratissimo delle onorevoli menzioni che ella si compiacque di fare di me nella pregiatissima sua dissertazione sullo stato della scienza del diritto in Italia, che lessi con tanta soddisfazione negli «Annali di Statistica» di Milano16, nella quale oltre alla finezza del criterio ammirai la piena conoscenza che la S.V. ha dei nostri autori. Questa bella dissertazione potrebbe servir d’esempio a quelli che in- tendono parlare delle cose d’Italia. Sapendo che il profondo sapere è ordinariamente unito a somma gentilez- za e cortesia, mi prendo la libertà di chiederle un favore. Nella «Bibliothèque univ[erselle]» di Ginevra vidi accennata con lode un’opera recente del Prof. Bluntschli, Die neuere Rechtsschule der deutschen Juristen17. Se la S.V. voles- se avere la bontà di dirmi il suo giudizio su questo libro che avendo qualche pregio le sarà certamente noto, mi farebbe cosa molto grata. Poiché ove fosse atto a dare esatta contezza dello stato attuale della scienza del diritto in Alemagna non sarei lontano dall’indurmi a tradurlo. Anche sull’opera di Stahl, Die Philosophie des Rechts nach geschichtlicher Ansicht18, sentirei vo-

15 Il Saggio analitico sul diritto e sulla scienza ed istruzione politico-legale di Pietro Luigi Albini (Vitali, Vigevano 1839, 360 pp.) venne recensito nell’articolo Juristische Encyklopädie in Italien. Angezeigt von Mittermaier, «Kritische Zeitschrift für Rechtswissenschaft und Gesetzgebung des Auslandes», 1840, Bd. 12, pp. 468-475. La traduzione fatta da Albini di questa recensione è pubblicata in Losano, Albini 2013, Appendice I. 16 Nel 1842 Mittermaier aveva pubblicato Über die Fortschritte der juristischen Literatur und den Zustand des Rechtsstudiums in Italien. «Kritische Zeitschrift für Rechtswissenschaft und Gesetzgebung des Auslandes», 1842, pp. 136-169, 398-426, 556-584; 1843, pp. 137-172, 300-329, 453-475. Aveva poi ripreso questo scritto in Intorno ai progressi della letteratura giuridica e sullo stato dello studio del diritto in Italia, «Annali universali di viaggi, geografia, storia, economia pubblica e statistica», 1842, n. 71, pp. 291-308; n. 72, pp. 20-29, 145-155, 254-271. 17 Johann Kaspar Bluntschli, Die neueren Rechtsschulen der deutschen Juristen. Beyel, Zürich 1841, 75 pp. (cfr. inoltre: Zweite, mit Reformvorschlägen erweiterte Auflage, 1862, VIII-102 pp.).

18 Friedrich Julius Stahl, Die Philosophie des Rechts nach geschichtlicher Ansicht, Erster Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 5 di 8 Volta Band, Die Genesis der gegenwärtigen Rechtsphilosophie, Mohr, Heidelberg 1830, XVI-262 pp.; Zweiter Band, Christliche Rechts- und Staatslehre, Mohr, Heidelberg 1833, vol. 1, XVI- 344 pp.; 1837, vol. 2, XVI-431 pp. Quest’opera venne tradotta nel 1843 da Pietro Torre (cfr. p. 188, nota 134). 130 Mario G. Losano lentieri il suo parere. La prego di perdonarmi se la prima volta che le scrivo le riesco forse importuno e indiscreto. Spero che Ella mi avrà per iscusato se le scrivo in italiano. Non conoscen- do abbastanza la lingua tedesca per poterla scrivere correttamente, anziché adoperare la lingua francese preferii di servirmi della mia propria lingua, sapendo che Ella la conosce. Pongo termine a questa mia lettera già troppo lunga, pregandola di voler aggradire i miei ossequi, e i sentimenti dell’al- ta stima ed ammirazione che ho per Lei e coi quali mi reco ad onore di dichiararmi Della S.V. Ill.ma Dev.mo e umil.mo Ser.re Pietro Luigi Albini Novara, 10 novembre 1843. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 131

3. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 24 novembre 1843

La lettera è indirizzata «Al chiarissimo Signore P. Albini Avvocato – Novara Regno di Sardegna», che Albini nella lettera successiva chiede di mutare in «Piemonte». Laura Moscati ha pubblicato questa lettera in Da Savigny al Piemonte. Cultura storico-giuridica subalpina tra la Restaurazione e l’Unità, Carucci Editore, Roma 1984, pp. 305-307. Fra la sua trascrizione e quella che segue vi sono poche e minime differenze, che comunque non influiscono sul senso del testo.

Chiarissimo Signore! La vostra lettera mi ha fatto il più grande piacere. È già lungo tempo che ho bramato d’entrare in relazione scientifica con voi. Sono pochi scrittori, i quali mi hanno ispirato una sì profonda stima, come voi. Il vostro libro dimostra dapertutto l’uomo di grande ingegno e di molte conoscenze. Tutto che ho inteso parlare in riguardo del Signore Albini, ha fatto grande onore a voi. Io domando prima, se l’uomo, col quale io vorrei essere in relazione, sia uomo di cuore. Tutti i miei amici in Torino hanno parlato con entusiasmo dell’eccellente carattere del Sig. Albini. Ecco Signore la ragione per la quale la vostra lettera mi ha recato gran piacere, promettendomi che ho trovato un uomo di più, che posso stimare ed amare. Vi ringrazio molto per la vostra lettera. Ho scritto a voi, cinque mesi fa, pregandovi di farmi il piacere d’essere collaboratore del mio gior- nale: Zeitschrift für auslaendische Gesetzgebung. Voi sapete che molti italiani mi fanno l’onore di collaborare a questo giornale. Sarei fortunato se potessi sperare d’ottenere la vostra permissione d’indicare il vostro nome nel nume- ro dei collaboratori. Mi duole che la mia lettera è smar[r]ita; non so la cagione, ma adesso non voglio ritardare la mia risposta per potere ripetere la mia preghiera. Tempo è, che tutti quelli che amano i progressi dell’umanità e riconoscono l’impor- tanza d’una fratellanza degli scrittori d’ogni nazione, si riuniscono per la propagazione delle idee del progresso. Io sono principalmente in[n]amorato d’Italia; fu la settima volta, che ho fatto il viaggio per l’Italia, e ho ricevuto nuove prove, che l’Italia è il paese ove si trovano i più eccellenti elementi di prosperità, e ove si sente fortunato nella società degli uomini, i quali san[n] o sì bene riunire le sublimità delle idee colla profondità e con una cordialità, che ispira grande fiducia. Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 5 di 7 Volta Se voi volete onorarmi dei vostri articoli per il giornale, sarà facile di tro- var materie degne d’esser trattate per voi. Per esempio sarebbe una materia importante di rendere conto delle esperienze fatte in Sardegna sulla legge di 132 Mario G. Losano

11 gennaio 1840 (sur les changements en matière pénale)19. Per me io non sono gran a[m]miratore di questa legge20. Voi volete conoscere il mio avviso sui libri di Bluntschli e Stahl. Io stimo molto il libro di Bluntschli, il quale è un uomo di profondo sapere e d’un gran senso pratico. Il più grande difetto dello studio di diritto in Germania è la estrema predilezione per il diritto romano e la indifferenza colla quale si coltiva il diritto germanico. La scuola storica è fondata troppo sul princi- pio di conservazione; ma non conosce assai i grandi bisogni e la differenza delle nostre istituzioni e costumi in opposizione del diritto romano. Si può provare che già nel medio evo dappertutto il diritto romano fu mescolato e modificato per il diritto germanico. Bluntschli conosce il diritto germanico e perciò il suo libro è megli che quello di Stahl, che non è uomo prat e non conosce il diritto germanico e non ama i progressi della libertà. Nella speranza di avere spesso nuove di voi, sono colla profonda stima vostro obbediente Mittermaier – prof.

19 Sulla legge dell’11 gennaio 1840 (sur les changements en matière pénale) cfr. la lettera di Albini a Mittermaier del 5 aprile 1843, p. 124, nota 3. 20 Nella lettera del 26 aprile 1844 (cfr. infra, lettera 6) Mittermaier spiegherà la ragione dei suoi dubbi su quella legge. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 133

4. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Novara, 8 dicembre 1843

Il timbro postale indica «Novara 8 dec.», mentre il timbro d’arrivo a Heidelberg non è leggibile. L’indirizzo è sul retro del medesimo foglio della lettera: «À Monsieur le Chevalier Mittermaier Professeur de droit à l’Uni- versité de Heidelberg».

Chiarissimo Sig.r Cav.re La stima e la benevolenza di quegli uomini che per la potenza dell’ingegno e la vastità delle cognizioni non meno che per l’elevatezza e la nobiltà dei sen- timenti rinnalzano sul comune degli uomini è uno dei beni e dei conforti della vita ch’io tengo in maggior pregio. Voi quindi, egregio Sig.r Professore, che tra questi illustri occupate così distinto luogo, potete comprendere quanto io apprezzi le testimonianze di stima e di benevolenza che con modi così gentili mi date nella vostra lettera. Tanto più che i sentimenti che in essa esprimete svelano in voi uno di quegli animi, cui basta conoscere per amare con riverente affetto, in cui le prerogative dell’ingegno sono rese più splendide e più rispetta- bili dalle doti del cuore, senza le quali le prime hanno per me poco valore. Né esito a dirlo francamente, perché veggo che anche Voi la pensate così. Queste cose io dissi non con animo di lodarvi, che sarebbe cosa superflua, ma unica- mente per aprirvi l’animo mio, e farvi conoscere che io mi reputo sommamente fortunato d’aver fatto nella vostra amicizia un acquisto così prezioso. Io aveva divisato di comprendermi tra gli associati al vostro «Giornale»21, onde tener dietro al progresso della nostra scienza. Voi invece mi proponete di annoverarmi tra i collaboratori del medesimo. La proposta è per me trop- po onorevole e non posso quindi a meno di accettarla di buon grado e di esservene anzi grato. Procurerò di mandarvi qualche articolo. Quest’anno per motivi di salute mi fu concessa la dispensa dalle occu- pazioni della cattedra. Onde fra pochi giorni mi trasferirò alla vicina città di Vigevano, mia patria, ove mi tratterrò attendendo al foro. Se mi vorrete onorare di vostre lettere mi farete un segnalato favore. Mi perverranno più sicuramente indicando il Piemonte invece del Regno di Sardegna. Vi ringrazio del vostro giudizio sopra Bluntschli e Stahl. La lettura che vado facendo della Filosofia del diritto di quest’ultimo mi conferma la giusti- zia del vostro giudizio. Aggradite i sentimenti della mia distinta stima e credetemi, quale mi pre- gio di professarmi mo mo re

Dev. e aff. vostro Ser. ed amico Albini Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 5 di 6 Volta Novara, 8 xbre [dicembre] 1843

21 Cioè la «Kritische Zeitschrift für Rechtswissenschaft und Gesetzgebung des Auslandes». 134 Mario G. Losano

5. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Vigevano, 30 marzo 1844

Il timbro postale indica «Vigevano», il timbro d’arrivo «Heidelberg 4 Apr. 44». L’indirizzo è sul retro del medesimo foglio della lettera: «Herrn Ritter Mittermaier Geheim. Hofrath und Professor der Rechte in Heidelberg».

Chiar.mo Sig.r Cav.re Sono persuaso che avrete ricevuto la mia risposta alla graziosissima vostra lettera del 25 novembre p.p.22 con cui io vi dicevo che accettava di buon grado la proposta di cui avete voluto onorarmi di far figurare il mio nome oscuro fra gli insigni collaboratori del vostro giornale (Zeitschrift für auslän- dische Gesetzgebung). Aveva anzi divisato di mandarvi un articolo sulla recente opera dell’Egregio Sig.r Conte Sclopis sulla Storia della legislazione italiana di cui ho ricevuto, non ha molto, il secondo volume23. Ma non aven- do il suddetto Giornale, nel dubbio, che si fosse già in esso reso conto di quest’opera, ho stimato bene di prevenirvi di ciò. Nel caso pertanto che del- la medesima non siasi ancora parlato nel vostro Giornale mi farete il favore di darmene avviso e di dirmi anche se debbo mandarvi l’articolo per mezzo della posta. Avvertite però che io ve lo manderei in italiano. Perché conosco troppo imperfettamente il tedesco per poterlo scrivere in questa lingua. Mi chiamerei fortunato se conoscessi il tedesco come voi conoscete l’italiano. Nella Revue de législation di Fœlix ho visto annunziata una nuova vostra opera sui progressi della legislazione penale24,chedalcennocheivineè fatto si arguisce essere lavoro d’alta importanza e degno del vostro ingegno e del vostro sapere. Io mi rallegro sinceramente con voi, Sig.r Cav.re,che promovete così efficacemente il perfezionamento della scienza del diritto penale, così vergognosamente qui trascurato. Ora io vengo ad importunarvi con una richiesta. Ove non vi fosse gra- ve, vi sarei molto grato se voleste avere la bontà (con tutto vostro comodo però) di darmi un cenno sui sistemi che credete più commendevoli d’istru- zione elementare in Germania, di quell’istruzione cioè che è preparatoria all’istruzione superiore scientifica, indicandomi le materie che s’insegnano e

22 La lettera di Mittermaier porta la data del 24 novembre (cfr. p. 131), ma Albini si riferisce forse alla data in cui la ricevette. 23 Federico Sclopis, Storia della legislazione italiana, Pomba, Torino 1840-1857, 3 vol. Albini si riferisce al secondo volume (Progressi) di Federigo Sclopis, Storia della legislazione italiana, Pomba, Torino 1844, XV-284 pp. 24 Sull’opera di Mittermaier sul diritto penale, cfr. supra,nota9allaletteradiAlbinia Mittermaier, Novara, 5 aprile 1843. Sulla rivista di Fœlix, cfr. supra, nota 8. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 135 il metodo che si pratica25. Vi dirò il motivo, per cui bramerei queste notizie. Per un legato a presso di mezzo milione di franchi fatto a questa città da un ricco Signore (il Marchese Saporiti26) si dovrà fra poco erigere un collegio per l’istruzione della gioventù sino alla filosofia. I nostri sistemi d’istruzione elementare, ad onta dei miglioramenti che si sono fatti ultimamente, sono ancora assai difettosi ed imperfetti. Vorrei pertanto avere qualche notizia dei sistemi adottati in cotesti paesi ove vi ha tanta attività e tanto fervore di stu- di, per vedere se mai mi riuscisse di far introdurre pel nuovo collegio almeno qualche miglioramento del sistema d’istruzione. Spero che la mia intenzione mi farà perdonare l’importunità e l’indiscretezza mia verso di voi. Aggradite pertanto i miei ossequi e in mezzo alle vostre occupazioni ri- cordatevi di avere in me una persona che ha per voi il più sincero affetto e la più profonda stima. Vostro dev.mo ser.re ed amico Avv. to Albini Vigevano, 30 marzo 1844.

25 Sull’interesse di Albini anche per l’istruzione elementare e secondaria e sulla sua parteci- pazione ad associazioni e riviste che se ne occupavano, cfr. Introduzione, § 9. Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 5 di 5 Volta 26 Il marchese Marcello Saporiti lasciò ai Barnabiti il proprio palazzo di Vigevano, passato poi al nipote Apollinare Rocca Saporiti, che diede un forte impulso al Collegio-Convitto Saporiti. Il palazzo è oggi sede del liceo «Benedetto Cairoli». Ulteriori notizie nell’Introduzio- ne, § 7, e, in particolare, p. 55, nota 147. 136 Mario G. Losano

6. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 26 aprile 1844 Chiarissimo Signore! Ritornando d’un viaggio trovo la vostra lettera di 30 marzo e ve ne rin- grazio. Mi fa sempre gran piacere d’aver lettere d’un uomo che stimo tanto, perché conosco bene [il] vostro amore per la scienza, la nobiltà del vostro carattere e [la] vostra erudizione. Il nostro giornale del quale voi siete colla- boratore sarebbe molto onorato se voi voleste inserire un articolo. [Per ciò] Che riguarda l’articolo sull’opera del Conte Sclopis, Storia della legislazione italiana, il primo volume di quest’opera è già criticato pel giornale27; ed io ho fatto il [sic] promessa al S. Sclopis di fare un articolo sul secondo volume; questo articolo è scritto e sarà inserito nel prossimo fascicolo28. Vi propongo d’onorare il nostro giornale di un articolo sulla nuova leg- ge di Sardegna sulla procedura penale. Sarebbe utile di far conoscere agli stranieri l’esperienze fatte nella vostra patria in riguardo di questa legge, della quale io non sono contento, perché non amo questo sistema del juste milieu29; sono convinto che sia un gran passo verso la perfezione, ma non

27 Il primo volume di Sclopis venne pubblicato nel 1840 e subito recensito da Mittermaier, Rechtsgeschichte Italiens. 1) Storia della legislazione italiana di Federigo Sclopis. Torino 1840. 2) Storia della Monarchia di Savoia di Luigi Cibrario. Vol. I. Torino 1840, «Kritische Zeitschrift für Rechtswissenschaft und Gesetzgebung des Auslandes», 1841, p. 90-107. 28 Mittermaier, Italiänische Rechtsgeschichte. [Besprechung von] Storia della legislazione italiana di Federigo Sclopis. Vol. II. 1844, «Kritische Zeitschrift für Rechtswissenschaft und Gesetzgebung des Auslandes», 1845, pp. 69-80. 29 Mittermaier si riferisce alla legge legge dell’11 gennaio 1840 (sur les changements en matière pénale) (cfr. p. 124, nota 3 in Albini a Mittermaier, Novara, 5 aprile 1843). Nella «Monarchia di Luglio», dal 1830 al 1848 il «Parti de la Résistance» propugnava una politica borghese e moderata di centro-destra, nota come «juste milieu». Il termine venne recepito anche in Germania, dove uno dei temi dibattuti negli anni Trenta fu quello dell’interven- to filantropico a favore dei detenuti, criticato dagli avversari perché attenuava il carattere punitivo della pena detentiva: «La scienza carceraria, dalla metà degli anni ’30, si distanziò sempre più chiaramente dal “juste milieu” dei filantropi amici delle carceri, col quale era prima strettamente connessa sul piano tanto personale quanto oggettivo»; si sostituì «l’uma- nità sentimentale» con la ragione, «compiendo così il passaggio dal movimento filantropico a un’anticipazione delle moderne scienze sociali» (Riemer, Das Netzwerk, p. 57). Secondo Nikolaus Julius, col «filantropico juste milieu» «non si cava un ragno dal buco» («mit dem man keinen Hund aus dem Ofen lockt»: Julius a Mittermaier, 6 giugno 1834, in Riemer, Das Netzwerk, p. 559). Un esempio di posizione di «juste milieu» sulla questione dei giurati è in Thierry Carpent, Willibald Alexis [1798-1871], intellectuel du «juste milieu». Histoire, droit et politique dans l’Allemagne du XIX siècle, Lang, Bern – Berlin 2002, XVI-351 pp. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 137 basta; mi pare anche esser molto pericoloso di dare la facoltà ai giudici30 di condannare secondo l’intimo convincimento; al meno io chiedo le guaren- tiggie [sic], le quali non trovo nell’obbligazione dei giudici di dare i motivi esatti sulla questione di fatto. [Per ciò] Che riguarda le notizie, le quali voi bramate sulla istruzione elementare in Germania, non sono certo di quali siano le notizie che voi cercate. In Germania l’espressione ‘elementare’ comprende l’insegnamento nelle scuole comunali, nel leggere, scrivere, l’aritmetica ecc. Mi pare che voi parlate [sic] delle scuole superiori, le quali si chiamano in Francia éco- les moyens [sic]; in Germania queste scuole sono conosciute sotto i nomi Gymnasien o Lyzeen. Mittelschulen qui sono cinque o sei o sette classi; per ogni classe è nominato un professore; qui si insegna la lingua latina, greca, la storia, la mitologia, storia della letteratura, storia naturale, eloquenza e poesia, matematica, fisica, la lingua francese, ed il disegno, al fine la filo- sofia (logica metafisica etica, storia della filosofia e diritto naturale). Ogni allievo è obbligato di passar un esame che decide, se può essere ammesso all’università. Mi duole che non conosco meglio le notizie che voi bramate avere. Addio Signore: credete che sarò sempre disposto di scrivervi. Ho l’onore di essere Vostro ob[b]ediente Mittermaier Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 5 di 4 Volta

30 Mittermaier scrive univocamente «giudizi» invece di «giudici»: a partire dalla presente lettera questa correzione viene tacitamente inserita nel suo testo. 138 Mario G. Losano

7. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Novara, 26 novembre 1844

Il timbro postale indica «Novara 26 nov.», mentre il timbro d’arrivo a Heidelberg non è leggibile. L’indirizzo è sul retro del medesimo foglio della lettera: «À Monsieur le Chevalier Mittermaier Conseiller et Professeur de droit à l’Université de Heidelberg».

Egregio sig.r Cav.re Avete certamente motivo di lagnarvi di me che ad onta dell’onore che m’avete fatto di annoverarmi tra i collaboratori del vostro Giornale e delle vostre richieste non vi ho mandato ancora alcun mio scritto. Vengo pertanto ora a significarvi che ho in pronto un articolo per vostro giornale sullo sta- to attuale del processo penale in Piemonte31. Di buon grado avrei appagato il vostro desiderio intorno agli esperimenti qui fatti intorno alla legge 11 Gennaio 184032. Ma per fare un lavoro che avesse qualche pregio mi sarebbe abbisognato il soccorso degli avvocati fiscali Provinciali, degli uffici degli avvocati dei Poveri e degli avvocati fiscali generali e sarebbe stato diffici- le il trovare in tanti luoghi persone abbastanza compiacenti per rispondere atuttelemiedomande.Ifattiamenotieacuiioebbipartenonerano sufficienti a fornirmi materiali per un lavoro che corrispondesse al vostro desiderio. Ho quindi stimato meglio di esporre succintamente lo stato della nostra procedura penale, ove ho fatto cenno anche della mentovata legge, la quale ha fatto quello che potevasi nelle nostre circostanze ottenere. Ricordo che il nuovo codice penale che si sta preparando introdurrà notevoli mi- glioramenti nella procedura penale. Mi riservo, quando esso comparirà, di darne contezza nel vostro giornale. Bramerei che mi sapeste dire se l’indica- to articolo debba mandarvelo per la posta, oppure per qualche altro mezzo più economico che mi sapreste suggerire. Sono intento a leggere la recente vostra opera Die Strafgesetzgebung in ihrer Fortbildung33. Ho terminato il primo volume ammirando la ricchezza delle cognizioni positive, e la profon-

31 Cfr. p. 124, nota 2. 32 Sulla legge dell’11 gennaio 1840, cfr. p. 124, nota 3. 33 La recensione di Albini è riprotta in Appendice II, alla cui nota introduttiva si rin- via. Il testo recensito è Mittermaier, Die Strafgesetzgebung in ihrer Fortbildung. Geprüft nach den Forderungen der Wissenschaft und nach den Erfahrungen über den Werth neuer Gesetzgebungen, und über die Schwierigkeiten der Codification, mit vorzüglicher Rücksicht auf den Gang der Berathungen von Entwürfen der Strafgesetzgebung in constitutionellen Staaten, Winter, Heidelberg: Band 1, 1841, VIII-309 pp.; Band 2, 1843, III-299 pp. (talora i cataloghi indicano con 399 il numero complessivo di pagine di quest’ultimo volume: si tratta di un errore di stampa sull’ultima pagina, che dopo p. 298 indica 399 invece di 299). Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 139 dità e giustezza delle indagini e delle riflessioni che rendono questo vostro lavoro sommamente istruttivo. Non ho potuto capire la differenza che passa fra Mord e Todtschlag34 che veggo indicati come due delitti distinti, mentre i dizionari presentano questi due vocaboli come sinonimi. Sperava di vedervi nel congresso di Milano35, ma la mia speranza restò delusa. Aggradite i sentimenti della mia più sincera amicizia. Aff.mo vostro Albini Novara, 26 novembre 1844.

34 A differenza dell’ordinamento italiano, che conosce solo l’omicidio, ancora oggi il codice penale tedesco distingue due forme di omicidio volontario: Mord e Totschlag (Todtschlag nella grafia ottocentesca). L’uccisione con modalità efferate è Mord, assassinio (art. 211 cod. pen. ted.); ogni altra forma di uccisione ricade nel Totschlag, omicidio (art. 212 cod. pen. ted.). Si discute se si tratti di due reati autonomi ovvero se il Totschlag sia il reato di base e il Mord una sua qualificazione: la soluzione accettata può influire sulla commisurazione della pena. 35 Nel settembre 1844 si era tenuta a Milano la «Sesta riunione degli scienziati italiani». Il programma prevedeva dibattiti sulle sole materie scientifico-naturalistiche, anche se un congresso di scienziati «italiani» prima dell’unità d’Italia assumeva un immediato valore po- litico. Infatti Carlo Cattaneo, nel volume che preparò per gli «studiosi delle scienze naturali» partecipanti a quel congresso, alle notizie sui dati naturalistici aggiunse anche quelli «civili», offrendo «una raccolta di notizie su quella regione d’Italia, naturalmente e civilmente da altre Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 5 di 3 Volta distinta, a cui per singolari circostanze rimase circoscritto il nome già sì vasto e variabile di Lombardia» (Carlo Cattaneo, Notizie naturali e civili su la Lombardia, Giuseppe Bernardoni di Giovanni, Milano 1844, vol. I, p. VI s.). Data la natura del congresso, negli elenchi dei partecipanti non figurano nomi di studiosi delle discipline umanistiche. 140 Mario G. Losano

8. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 3 dicembre 1844 Chiarissimo Signore! Ho ricevuto la vostra amabile lettera del 26 novembre e ve ne ringrazio molto. Riceverò col gran piacere l’articolo sullo stato del processo penale nel Piemonte e vi prego di spedirlo per la posta delle lettere36, e d’ag[g]iungere alla vostra lettera: avrò cura allora che l’articolo sarà tradotto bene. Se piace di farlo in lingua francese sarò molto obbligato, è difficile di trovare qui uo- mini che conoscano assai la lingua italiana, ed io sono tanto tormentato per molti affari che non posso tradurre l’articolo. Se sarà possibile di procurar notizie sul numero degli affari nei quali si fa uso del mezzo offerto per la legge di 1840 di far citare i testimoni all’udienza l’importanza dell’articolo sarà aumentata, ma dipende tutto da voi. Ditemi anche nella vostra prossima lettera se il vostro nome potrà essere nominato come autore dell’articolo. Avrò l’onore di spedirvi una copia del fascicolo del giornale che contiene il vostro articolo. Ho pubblicato anche una dissertazione sulla materia delle ingiurie (materia tanto difficile ed importante)37. Mi fa piacere di spedire anche una copia del mio libro38. Il vostro giudizio sul mio libro Die Strafgesetzgebung39 mi onora molto e mi fa gran piacere. In sei mesi sarà pubblicato il mio libro sulla procedura crimi- nale sviluppata in tutti i paesi d’Europa40. Avrò l’onore di spedire una copia. Voi domandate, qual sia la differenza del Mord e Todschlag. Mord è la signi- ficazione che corrisponde alla espressione assassinat in francese, ou l’homicide commis avec délibération et préméditation. Todschlag (le mot français meurtre è l’omicidio commesso nel impetus (come i Romani dissero) senza premeditazione). [Ci] Si occupa molto in Germania dei nuovi codici penali. Se vi farà pia- cere di possedere questi nuovi Codici non mancherò di spedire una copia. Aggradite i sentimenti della mia profonda stima colla quale sarò affez.mo d e v o t . Mittermaier

36 Questa espressione ritorna più volte per invitare a servirsi del servizio postale e non della diligenza o di altri mezzi. 37 Cfr. p. 127, nota 11. 38 Nella lettera seguente Albini ringrazia «dell’offerta che mi fate di due vostre nuove opere sulle ingiurie, e sulla procedura criminale». 39 Su Mittermaier, Die Strafgesetzgebung in ihrer Fortbildung, cfr. p. 127, nota 10. 40 Mittermaier, Das deutsche Strafverfahren in der Fortbildung durch Gerichts-Gebrauch und Landes-Gesetzbücher und in genauer Vergleichung mit dem englischen und frazösischen Straf- Verfahren. In zwei Theilen, Mohr, Heidelberg 1845, Erster Theil, VIII-635 pp.; questa quarta edizione venne completata nel 1846. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 141

9. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Novara, 1° gennaio 1845

Il timbro postale indica «Novara 1 genn.», il timbro d’arrivo «Heidelberg 7 Jan. 45». L’indirizzo è sul retro del medesimo foglio della lettera: «À Monsieur le Chevalier Mittermaier Conseiller et Prof.r de droit Heidelberg».

Chiar.mo Sig.r Cav.re ed amico preg.mo Volgerò, come desiderate, in francese l’annunciato articolo41 per mandar- velo il più presto che potrò, perché tra pur le due cattedre di diritto penale e di diritto canonico che esigono due lezioni al giorno, tra pur le preoccupazioni del patrocinio e gli impegni che ho con alcuni giornali e qualche altra incom- benza che tratto tratto mi sopravviene, mi trovo ora specialmente sovraccarico di lavoro. All’articolo non apporrò che le lettere iniziali del mio nome42. Vi rendo infinite grazie dell’offerta che mi fate di due vostre nuove opere sulle ingiurie, e sulla procedura criminale43: le accetterò col massimo piace- re, sia per l’istruzione che da esse ne ritrarrò, sia come testimonianza della vostra amicizia per me preziosissima e della quale mi tengo sommamente onorato. Presso di noi accadde ora una novità che promette un grande migliora- mento nella pubblica istruzione. Venne nominato alla carica di Presidente Capo delle Regie Università (in sostanza ministro dell’istruzione pubblica) il marchese Alfieri di Sostegno44 appartenente ad una delle famiglie più cospicue del Piemonte, e ciò che più importa uomo assai colto, amico del progresso bene inteso e che conosce i bisogni del tempo e del nostro paese. Tutti i buoni accolsero con plauso questa nomina e si attendono utili riforme nella pubblica istruzione che assai ne abbisogna, massime nella facoltà lega- le. Anche S.M. è animata dalle più eccellenti intenzioni per cui giova sperare ottimi risultati. Vi manderò un mio opuscolo recentemente pubblicato, Teoria delle nulli- tà giuridiche secondo il Codice Albertino45. Veramente l’argomento e il modo

41 Cfr. supra, p. 124, nota 2. Non è stato possibile accertare se l’articolo sia stato inviato in italiano o in francese. Esso venne pubblicato anonimo, come indicato nella lettera. 42 In realtà l’articolo venne pubblicato anonimo con l’indicazione: «Esposto da un giurista pratico del Regno di Sardegna»; cfr. Losano, Albini 2013, Appendice II. 43 Cfr. p. 127, nota 11, per lo scritto sulle ingiurie, e p. 140, nota 40, per quello sulla pro- Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 5 di 2 Volta cedura criminale. 44 Su Cesare Alfieri di Sostegno (1799-1869) cfr. la lettera di Albini a Sclopis, 13 aprile 1846, p. 110, nota 62. 45 Cfr. p. 100, nota 44. 142 Mario G. Losano pratico con cui l’ho trattato non può interessare gran fatto giureconsulti stranieri, pure se mai le vostre occupazioni vi permettessero di onorarlo di un’occhiata, sentirò volentieri il vostro giudizio. Aggradite i miei più cordiali saluti e i sentimenti della mia stima ed amicizia. Aff.mo e dev.mo vostro Albini Novara, il 1° del 184546.

46 Con scrittura abbastanza chiara la data è indicata così: «il 1° del 1845». Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 143

10. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 9 maggio 1845 Chiarissimo amico, Ho ricevuto il vostro importante articolo sulla procedura penale del Piemonte e la copia del vostro bel libro degli atti nulli e rescindibili. Gradite, vi prego, l’espressione della mia gratitudine. Il vostro libro è scritto con mol- ta sagacità e chiarezza e contiene molte importanti idee sulla materia molto difficile. Il vostro articolo sulla procedura è eccellente; egli dà una giusta e chiara idea della procedura e le sperienze e le proposizioni, le quali avete proferito, meritano l’attenzione di ciascun giurisconsulto. Vi ringrazio mol- to. L’articolo sarà tradotto fedelmente e stampato nel fascicolo nuovo del giornale. La vostra lettera non parla della copia del mio libretto sulle ingiurie; ho spedito una copia 4 mesi fa al S. Bertini47, dottore in Torino, per voi. Prego d’informarvi sulla sorte di questa copia. In 4 settimane sarà stampata la mia opera sulla procedura penale, avrò l’onore d’offrire a voi una copia di que- sto libro in segno di profonda stima ed amicizia; ma vi prego d’indicare una persona in Milano, alla quale potrei spedire il mio libro destinato per voi. La comunicazione della nostra Germania con l’Italia è tanto difficile, che l’unico mezzo per farvi pervenire sicuramente un libro è di spedire la copia a un corrispondente di voi in Milano. Non conosco il libro del quale scrivete nella vostra lettera, Codice penale sardo dell’avv. B. (non potei leggere il nome)48; farò con gran piacere un ar- ticolo su questo libro, se avrò una copia. In questo momento sono occupato d’un lavoro sullo stato della giurisprudenza penale in Italia. Sarebbe molto importante per me se potessi avere in breve la copia; ma prego che il vostro amico spedisca la copia, che destina per me, al Conte Sclopis, e non invece

47 Bernardino Bertini (1786-1857) – medico dell’Ospedale maggiore di Torino e delle carce- ri torinesi – aveva presentato come «Chevalier B. Bertini, conseiller à la faculté de médicine, à Turin» una relazione al congresso di Bruxelles del 1847: Communication de M. le chevalier Bertini sur le régime des prisons en Piémont,inDébats du congrès pénitentiaire de Bruxelles, Deltombe, Bruxelles 1847, p. 130 s. In altre lettere Bertini invia i suoi saluti a Mittermaier, col quale era in contatto. Giovanni Eandi, nella lettera a Mittermaier del 14 novembre 1840, comunica che «M. Bertini y a joint aussi un petit paquet, et m’a en même temps consigné la lettre que je m’empresse de vous adresser ci-jointe» (Capelli, Il carcere degli intellettuali, cit., p. 312; Bertini è citato una ventina di volte). È menzionato anche nella lettera del 4 marzo Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 5 di 1 Volta 1856 del medico francofortese Johann Georg Varrentrapp a Mittermaier: «In Sardegna non conosco personalmente altri che Bertini, grazie al quale spero di essere informato dei più recenti sviluppi» della riforma carceraria (Riemer, Das Netzwerk, cit., p. 798). 48 Si tratta del commento dell’avvocato Giuseppe Buniva: cfr. p. 124 s., note 4 e 5. 144 Mario G. Losano 5 per la posta delle lettere; ho pagato per la copia che avete spedito sulle nul- lità, 6 franchi, bensì va spedito sotto fascia49. Aspetto con gran impazienza la statistica penale che si prepara; vi prego, se sarà pubblicata, di procurarmi una copia o almeno di darmi la nuova della pubblicazione, affinché possa procurarmela per gli amici di Torino. La quistione della misura dei delitti è la più importante, ma preparando il Codice penale per il Gran Ducato di Baden nell’anno 183650 tutti i mem- bri della commissione legislativa hanno trovato difficoltà di dedurre tutte le leggi penali da un certo principio. Il danno politico del delitto non fornisce un principio, perché tutto dipende dall’arbitrio del legislatore. In Germania l’opinione la più riconosciuta è quella, che il principio di giustizia debba

49 Nell’originale, «sotto faccia» è un probabile errore per «sotto fascia», espressione ricor- rente più volte nel carteggio. Questo modo di spedizione più economico era diffuso a metà Ottocento in tutta la penisola italiana, dal Lombardo-Veneto alle Due Sicilie: «Spedizioni sotto fascia a croce. § 16. Le circolari, le distinte o liste di prezzi, le polizze o cedole di borsa, i libri e le brochures, le produzioni musicali ed altri effetti a stampa o litografati, come pure i campioni di merci, che vengono spediti sotto fascia o legatura in croce ed affrancati all’atto dell’impostazione, sono ammissibili per l’inoltro colla posta-lettere solo quando non eccedano il peso di 2 sunti» («Regolamento sui diritti di porto delle Imp. Regie Poste», nella Raccolta degli atti dei Governi di Milano e Venezia e delle disposizioni emanate dalle diverse autorità […], Imperial Regia Stamperia, Milano 1842, vol. 1, p. 36). Ovvero, per gli atti giudizia- ri: «Le lettere saranno messe sotto fascia, contrassegnate di proprio carattere da’ Giudici che le spediscono» (Cap. IX, Delle spese per porto di lettere, e della stampa delle sentenze. Dal Decreto per le spese giudiziarie emanato a Napoli il 16 agosto 1819 da Ferdinando I, in Rosario Ventimiglia, Collezione delle leggi dei reali decreti sovrani rescritti regolamenti e delle ministeriali risguardanti la Sicilia dal 1817al 1838[…], Stamperia all’Insegna del Leone, Catania 1839, vol. 1, p. 354). Corrisponde all’invio «sous bande» o «unter Kreuzband»: «Je vous enverrai […] sous bande par la poste une longue lettre» (Petitti di Roreto a Mittermaier, Torino, 25 ottobre 1842, in Capelli, Il carcere degli intellettuali, cit., p. 234). Questo invio più economico non garantiva il segreto della corrispondenza perché la spedizione sotto fascia era aperta, cioè leggibile per tutti (anche per la censura: «Il libraio mi scrive che la censura di Milano non ha dato la permissione di spedire questo libro né la storia del C. Balbo e di La Farina»: Mittermaier ad Albini, 16 gennaio 1847, p. 168. Di qui, in tutt’altro contesto, l’avvertimento: «Per tutte le comunicazioni postali delle logge [massoniche] sia abbandonato anche per gli stampati il sistema della spedizione sotto fascia: giacché le spedizioni di atti non suggellati possono mettere in imbarazzo alcuni fratelli» («La Civiltà Cattolica», 18 dicembre 1882, Cronaca Contemporanea, p. 607, con riferimento al Congresso massonico di Milano del novembre 1882). 50 Rainer Schröder (ed.), Entwürfe für das Strafgesetzbuch des Großherzogtums Baden Karlsruhe 1836 und 1839, Keipp, Frankfurt a.M. 1989 (paginazione irregolare perché ri- produce in fac-simile i progetti del codice penale del 1836 e del 1839, nonché le osserva- zioni della Commissione legislativa su quest’ultimo). La prefazione di Rainer Schröder (Kodifikationsgeschichte Strafrecht – Großherzogtums Baden, pp. VII-XXXIX) ripercorre la storia della legislazione penalistica del Baden ottocentesco. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 145

6 guidare il legislatore, in tal guisa, che la pena debba essere proporzionata alla culpabilità [sic] e al merito del delinquente; per trovar la giusta misura dei delitti e delle pene noi partiamo prima dal principio oggettivo riguardan- do al valore dei beni tutelati per l’autorità sociali; il valore maggiore d’un bene domanda anche la pena più forte minacciata al delitto, che contiene un assalto a questo bene, ma il legislatore trova tre difficoltà: 1) non esiste un principio sicuro e fondato sulla ragione per apprezzare il valore dei beni; è tutto arbitrario di decidere se il bene della proprietà o il bene dell’onore, o quello della morale pubblica abbia più valore. 2) [Vi] sono molti delitti, i quali non attaccano certi diritti o beni, e.g. il delitto di resistenza pubblica, spergiuro, incesto. 3) In tutti i delitti, i quali intaccano certi beni esiste però la più grande diversità; il furto, il furto con armi, la rapina; il carattere ogget- tivo non può decidere tutte le specie di un delitto. Mi pare, che l’unico rimedio per assicurare l’applicazione delle giuste pene e una giusta graduazione è di lasciar un vasto campo alla prudenza dei giudici; ho trovato in tutti i codici moderni il grande difetto, che il minimo è troppo alto. Avrò l’onore chiarissimo amico d’indirizzarvi un estratto delle mie lezioni sulla misura dei delitti51. Sarò fortunato se avrò la vostra approvazione per- ché ho la più profonda venerazione per voi. Aggradite l’espressione dei sentimenti della vera stima, colla quale sarò sempre vostro dev. Mittermaier

51 Pubblicazione non identificabile: cfr. p. 125, nota 6.

Memorie Morali_32mi - seg 6 146 Mario G. Losano

11. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Novara, 7 giugno 1845 Egre. Cav.re Mi riuscì di molta sorpresa e dispiacere l’intendere dalla preziosissima vostra lettera del 10 maggio p.p. che abbiate dovuto pagare 6 franchi per l’opuscolo che vi mandai. Se avessi potuto prevedere ciò ve l’avrei fatto per- venire per altro mezzo. Questo mi servirà di lezione per un’altra volta. L’alto concetto che ho del vostro sapere e la schiettezza del vostro carattere mi rendono sommamente pregevole e caro il giudizio che avete avuto la bon- tà di dare intorno al mio opuscolo sugli atti nulli52. Mi fu pure gratissimo l’intendere che abbiate creduto meritevole della vostra approvazione il mio articolo sullo stato del processo penale in Piemonte53. Poiché a dirvi il vero temeva che lo avreste trovato troppo arido e gretto. Riguardo al vostro opuscolo sulle ingiurie mi pare d’avervi accennato in calce all’ultima mia che mi era pervenuto e l’ho letto con molta mia soddi- sfazione ed istruzione. Ho scritto un breve articolo per render conto della magistrale vostra opera sui progressi della legislazione penale, che uscirà in uno dei prossimi fascicoli del Notaio54, giornale di giurisprudenza che esce in questa città, non avendo visto che i giornali d’Italia ne abbiano fatto cenno. Sono riconoscentissimo della vostra gentile offerta di mandarmi la recen- te vostra opera sulla procedura penale e il sunto delle vostre lezioni intorno alla misura dei reati55 e le aggradirò col massimo piacere tanto più che come dite benissimo le comunicazioni librarie tra l’Italia e la Germania sono piene di difficoltà per modo che non fu che a grande stento e con molta spesa che io potei procurarmi le poche opere tedesche che io tengo. Potrete inviare le dette opere a Milano al Sig. Evergete Martini, contrada Monforte n. 254. Quando abbiate terminato l’altra opera che mi annunciate intorno allo stato

52 Per lo scritto di Albini sugli atti nulli, cfr. p. 100, nota 44. 53 Per lo scritto di Albini sul processo penale in Piemonte per la rivista di Mittermaier, cfr. supra. 54 Il titolo in tedesco contiene alcuni errori di stampa, rettificati nell’Appendice II,nel- la quale viene riprodotta questa recensione di Albini a Mittermaier: Notizie di libri. Die Strafgesetzgebung in ihrer Vorbildung geprüfte etc. Von Dr. A. Mittermajer. La legislazione pe- nale esaminata ne’ suoi progressi, ecc., del cav. Prof. Mittermajer. Eidelberga, presso Winter 1841-43, «Il Notajo. Giornale di giurisprudenza compilato da una società di avvocati e di Notaj», Novara – Dalla Tipografia Editrice di Pasquale Rusconi, Anno VI (Nuova Serie) [1845], pp. 363-367. 55 Sull’opera di Mittermaier sulla procedura penale, cfr. p. 124, nota 2. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 147 della giurisprudenza in Italia56 spero che mi farete il favore di mandarmi an- che una copia di questa. Abbiatemi per iscusato della libertà che mi prendo. L’amore della scienza e del mio paese, il pregio in cui tengo le vostre opere e la vostra persona, che mi è soprammodo cara sebbene non abbia la fortuna di conoscere di presenza, mi saranno di giustificazione. Avrete già ricevuto o riceverete fra breve l’opera di cui vi ho fatto cenno dell’avv. Buniva e Paroletti sul Cod. Pen. Sardo57. L’avv. Buniva mi scrive che ve l’ha trasmessa per mezzo di un suo amico che ve l’avrebbe fatta tenere da Strasburgo senza costo di spesa. Quando le vostre occupazioni ve lo permetteranno siatemi cortese di vostre notizie, che mi sono così preziose, e ve ne sarò gratissimo. Coi senti- menti della più profonda stima e sincera affezione mi affermo Aff.mo vostro Albini Novara, 7 giugno 1845.

56 Probabilmente Mittermaier, Italiänische Rechtsgeschichte. Über den neuesten Stand der Forschungen in Italien in Bezug auf die Geschichte der Verbreitung des römischen Rechts in Italien, «Kritische Zeitschrift für Rechtswissenschaft und Gesetzgebung des Auslandes», 1846, pp. 417-433; 1847, pp. 144-153. 57 Sul libro di Buniva e Paroletti, cfr. p. 125, nota 5. 148 Mario G. Losano

12. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Novara, 22 luglio 1845

Il timbro postale indica «Novara 22 lugl.», mentre il timbro d’arrivo a Heidelberg non è leggibile. L’indirizzo è sul retro del medesimo foglio della lettera (con lacerazioni dovute al sigillo): «À Monsieur le Chevalier Mittermaier Conseiller Professeur de droit Heidelberg».

Egregio mio amico! Approfittando della vostra bontà ed amicizia mi prendo la libertà di pre- garvi di un favore. Sino dall’anno scorso avevo cercato inutilmente a Milano l’opera di Schenkl, Institutiones iuris ecclesiastici, ed. X Landshut 183058.Un libraio si era incaricato di farmela pervenire. Ma dopo avermi fatto aspetta- re quasi un anno mi disse che non poteva averla perché il negozio del suo corrispondente era sotto sequestro. Ne feci ricerca a Torino [e] in Svizzera, ma senza profitto. Sarei quindi a pregarvi che ove la si trovasse costì quest’o- pera voleste farmi il favore di provvedermela e di mandarla a Milano al mio amico che vi ho indicato nell’ultima mia. In quanto al prezzo probabilmente il librario potrà o direttamente o indirettamente avere corrispondenza con Meinecke [?] figlio59 od altro libraio tedesco a Milano al quale io sborserei l’importare dell’opera. Oppure alcuno dei librai tedeschi di Milano potrà agevolmente col mezzo di qualche suo corrispondente far tenere a voi il de- naro. Mi sarebbe caro di avere anche lo scritto di Wening, Ueber die Mängel und Gebrechen der jurist. Lehrmethode, Landshut 182060. Quando voi, che dal mio libro sul diritto e sull’istruzione politico-legale61 potete quasi co- noscere lo stato delle mie cognizioni su questo argomento, credeste che l’accennato scritto potrebbe essermi utile e si trovasse costì, vi pregherei a

58 Mauri de Schenkl, Institutiones iuris ecclesiastici Germaniae inprimis et Bavariae ac- comodatae, Krüll, Landshut 1823, due voll. Non ho trovato una «ed. X» del 1830; esiste un’undicesima edizione: Manz, Regensburg 1853, 2 voll. 59 Non menzionato da Marino Berengo in Intellettuali e librai nella Milano della Restaurazione. (Presentazione di Mario Infelise, Franco Angeli, Milano 2012, 388 pp.; ri- stampa dell’edizione del 1980) che, con un nome assonante, cita soltanto il libraio Giovanni Meiners, il quale però si occupa «prevalentemente di spartiti musicali» (p. 118, n. 76). 60 Propriamente Johann Nepomuk von Wening-Ingenheim (1790-1831): Johann Nepomuk Wening, Ueber die Mängel und Gebrechen der juristischen Lehrmethode, und die nothwendi- gen, unserer Zeit entsprechenden Einrichtungen derselben. Mit besonderer Rücksicht auf die Universität Landshut. Freimuthige Ansichten und Vorschläge, Weber, Landshut 1820, 72 pp. 61 È il Saggio analitico sul diritto e sulla scienza ed istruzione politico-legale di Albini, che Mittermaier aveva recensito: cfr. Introduzione, p. 41, nota 107. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 149 mandarmelo colla stessa occasione e farei tenere il prezzo o al libraio o a voi nel su indicato modo o in quell’altro che voi mi indicaste più pronto e più sicuro. Ove adunque senza vostro incomodo possiate procurarmi i detti libri ve ne sarei grato. Il secondo però soltanto caso che voi lo giudichiate di tal merito che valga la pena di farlo venire così da lontano. Di un altro favore sarei a pregarvi, che mi fareste però con tutto vostro agio. Bramerei conoscere qual sia lo stato dell’insegnamento della filoso- fia del diritto nelle università d’Alemagna: cioè se questo insegnamento sia adottato in tutte le università, in qual parte del corso abbia luogo e per qual tempo duri, qual sia il modo quali i pregi e i difetti di questo insegnamento, qual sia il sistema di filosofia del diritto dominante etc. Vi prego a perdonarmi se l’amore della scienza e il desiderio di alzare una voce, forse inutile almeno per ora, pel miglioramento degli studi giuridici nella mia patria, mi rende importuno a voi, e forse mi fa abusare della vostra bontà, mio veneratissimo amico. Vi rinnovo i sentimenti della mia profonda stima e vi prego di continuar- mi la vostra benevolenza e di considerarmi Aff.mo e dev.mo vostro Albini Novara, 22 luglio 1845. 150 Mario G. Losano

13. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 7 agosto 184562 Egregio mio amico! Partendo il 15 agosto per far un nuovo viaggio per la bella Italia e per assistere al congresso di Napoli non ritarderò la risposta alla vostra amabile lettera del 22 luglio. Vi dirò quindi che non ho mai ricevuto l’esemplare dell’opera del vostro amico Codice penale Sardo spiegato; mi duole, ché l’esemplare è smarrito, [manca qualche parola nell’originale] occupato d’un articolo pel Giornale sul- lo stato del progresso del diritto criminale in Italia avrei voluto parlar anche dell’opera del vostro amico. Se potete procurarmi un esemplare dell’opera, vi sarò grato, ma prego di non spedirlo pella diligenza o la posta di lettere, perché le spese sono troppo grandi. Spedite al Signor Sclopis o al libraio Tendler63 in Milano. Voi bramate aver l’opera di Schenkl, Institutiones iuris ecclesiastic. e l’opera di Wening; queste due opere non si trovano più nella libreria, ma si prepara in questo momento una nuova edizione dell’opera di Schenkl. Questa edizione sarà molto arricchita e rivista; se sarà finita vi spedirò una copia. L’opera di Wening è una piccola dissertazione, ma questo autore ha pub- blicato [nel] 1821 un’opera più estesa sulla enciclopedia di diritto; questa è meglio, e mi farà piacere di farvi regalo d’un esemplare di questa opera di Wening64. Passando per Milano rimetterò gli esemplari al libraio Tendler in Milano. Ho pubblicato anche il mio libro: Über Mündlichkeit. Anklagsprincip65. Io bramo di far regalo di una copia di questa opera all’amico Albini; se è possibile (la dogana italiana mi fa paura) rimetterò una copia al Tendler, altrimenti la spedirò al Tendler per la diligenza. (Affrancando il pacco sino a Milano.)

62 Le due facciate sono di difficile lettura perché l’inchiostro è passato da una pagina all’altra. 63 Tendler e Schaeffler erano importanti librai a Vienna e avevano pubblicato anche l’e- dizione italiana di Italienische Zustände di Mittermaier (cfr. Introduzione, p. 71, nota 197). Essi aprirono «una loro grande sede a Milano in Galleria De Cristoforis» (Marino Berengo, Intellettuali e librai nella Milano della Restaurazione, cit. a nota 65, p. 322). Questo punto d’appoggio venne meno nel 1846: «Questo maledetto uomo non risponde più e non vuole, come pare, incaricarsi delle spedizioni» (Mittermaier ad Albini, Heidelberg, 30 gennaio 1846, p. 157). 64 Su Wening, cfr. p. 159, nota 82. 65 Cfr. p. 152, nota 68. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 151

Voi bramate conoscere lo stato dell’insegnamento della filosofia del di- ritto nelle università di Germania. È certo che si dà in tutte le università questo insegnamento, ed il corso è obbligatorio per gli studenti. Le lezioni sono intitolate o Naturrecht,oRechtsphilosophie, e [vi] sono diverse maniere di dare queste lezioni; in molte università è un professore di diritto, il qua- le professa queste lezioni principalmente collo scopo più giuridico, e come introduzione allo studio del diritto; in poche università il Professore della Philosophia è il Professore del diritto naturale. Generalmente si crede che questa seconda maniera non è buona; in molte università si professa[no] le lezioni del diritto naturale al [illeggibile] gli studiosi di diritto al principio degli studi di diritto per dar una introduzione allo studio (questo si fa in Heidelberg), in altre università le lezioni sono più profonde e destinati [sic] per gli studenti, che conoscono già il diritto positivo. Queste lezioni sono più una critica filosofica del diritto positivo e [illeggibile]zionale vera del giudizio, e della politica. Non posso dire qual sia il sistema dominante della filosofia del diritto in Germania. Nessuno è riconosciuto. Lungo tempo il sistema di Hegel fu molto stimato, ma negli ultimi anni non gode gran reputazione. Un buon libro di filosofia del diritto è quello di Stahl (professore in Berlino; uomo molto ingegnoso) sulla filosofia del diritto. Altri libri stimati sulla politica sono quelli di Dahlmann, Politik, e Pfizer per le idee sul governo66. Un libro che vi dà un colpo d’occhio sulla storia dei sistemi del diritto naturale fu pubblicato titolo Die Perioden der Rechtsphilosophie, von Rossbach, Regensburg 184267. Addio chiarissimo amico! Passerò fra breve vicino da voi per l’Italia. Mi duole che non posso abbracciarvi. Gradite l’espressione di profonda stima del vostro tutto obed. Mittermaier

66 Su Stahl, cfr. p. 129, nota 18. Friedrich Christoph Dahlmann, Die Politik, auf den Grund und das Maß der gegebenen Zustände zurückgeführt, Weidmann, Leipzig 1847, VIII-362 pp. (prima ed.: Dieterich, Göttingen 1935, Band 1. Staatsverfassung – Volksbildung); è stato pub- blicato solo il primo volume. Paul Achatius Pfizer, Gedanken über Recht, Staat und Kirche, Hallberger, Stuttgart 1842, Teil 1: XXII-458 pp.; Teil 2, 356 pp.; su quest’ultimo autore: Rainer Schöttle, Politische Theorien des süddeutschen Liberalismus im Vormärz. Studien zu Rotteck, Welcker, Pfizer, Murhard, Nomos, Baden-Baden 1994, X-352 pp. 67 Johann Joseph Roßbach, Die Perioden der Rechtsphilosophie, Manz, Regensburg 1842, VI-313 pp. Wilhelm Heinrich Winning è talora indicato come secondo autore anche. Testo digitalizzato nella Bayerische Staatsbibliothek. 152 Mario G. Losano

14. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Novara, 8 dicembre 1845

Il timbro postale indica «Novara 9 dic.», mentre manca il timbro d’arrivo a Heidelberg. L’indirizzo è sul retro del medesimo foglio della lettera (con lacerazioni dovute al sigillo): «Mr le Chev. Charles Mittermaier Conseiller et Profr de droit à l’Université de Heidelberg».

Mio egregio amico, È già qualche tempo che volevo scrivervi, ma le mie occupazioni facen- domi procrastinare da un giorno all’altro mi ridussero sino ad oggi. Ho letto colla massima soddisfazione la vostra opera Die Mündlichkeit, das Anklageprincip, etc.68, [e] l’esposizione che avete fatto dei diversi sistemi di procedura penale, delle discussioni dei corpi legislativi su questo rile- vantissimo argomento. Poiché ciò che riguarda le norme più sicure intorno ai giudizii criminali è d’un interesse universale. E riesce quindi utilissimo il conoscere i tentativi fatti presso i diversi Stati per raccogliere gli avvisi [sui] problemi che presenta questa parte della legislazione. Avete quindi reso un grande servigio allo studio comparato delle leggi. La parte però della sud- detta opera che più vivamente mi interessa e fu per me e lo sarà a molti altri di gradevolissimo profitto sono gli ultimi otto paragrafi69. Avete trattato le

68 Mittermaier, Die Mündlichkeit, das Anklageprincip, die Oeffentlichkeit und das Geschwornengericht in ihrer Durchführung in den verschiedenen Gesetzgebungen dargestellt und nach den Forderungen des Rechts und der Zweckmäßigkeit mit Rücksicht auf die Erfahrung der verschiedenen Länder geprüft, Cotta, Stuttgart – Tübingen 1845, VIII-419 pp. Il § 12 contiene un’analisi della procedura penale nei vari Stati preunitari: Perfezionamento della procedimento penale pubblico e orale in Italia, pp. 82-102. Per il Piemonte (pp. 100-102) Mittermaier cita i timori popolari rispetto all’oralità, così come li si trova accennati anche nel- le lettere di Albini. Nello stesso anno Mittermaier pubblicò anche la quarta edizione di un’al- tra sua opera processualistica, completamente rivista rispetto alle precedenti e dedicata alle esigenze della difesa nei nuovi ordinamenti; in essa menziona anche le sue esperienze pratiche e riporta in appendice quattro casi pratici: Anleitung zur Vertheidigungskunst im deutschen Strafprozesse und in dem auf Mündlichkeit und Oeffentlichkeit gebauten Strafverfahren, mit den Eigenthümlichkeiten der Vertheidigung vor Geschwornengerichten, mit Beispielen.Vierte, durchaus umgearbeitete und sehr vermehrte Ausgabe, Manz, Regensburg 1845, XII-360 pp. La V Sezione è dedicata alle memorie difensive, e si divide in una parte storica e in una giuridica. 69 Gli «ultimi otto paragrafi» cui si riferisce Albini riassumono i problemi dell’introduzione dell’oralità nel processo penale; però in Mittermaier la numerazione dei paragrafi nell’indice discorda da quella del testo. Per una serie di errori tipografici, i paragrafi sono otto nell’in- dice, cioè da 21 a 28, mentre il testo finisce col § 27, perché nel testo il § 22 è stato numera- to con 21 una seconda volta, alterando così la successiva numerazione: § 21, Rückblick auf den gegenwätigen Stand der Ansichten über Umgestaltung des Strafprozesses. Verhältnis des englischen und französischen Strafverfahrens. Hindernisse und Schwierigkeiten bei Abfassung Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 153 questioni più importanti e più ardue della procedura penale con una saga- cità e con una giustezza di criterio pratico che mi ha altamente colpito e che basterebbe a dare una prova dell’acume del vostro ingegno e della vastità delle vostre cognizioni. Interessantissima è la discussione sul giurì.Emifu sommamente grato il trovarmi d’accordo con voi sull’opinione che mi era formata intorno al giurì, sebbene la scarsità della cognizioni che io avevo e dello studio da me fatto su questo punto mi inducesse a parlarne con molta riserva. Fra breve renderò conto di questa vostra opera, la quale merita troppo d’essere conosciuta e d’essere studiata da tutti quei ai quali sta a cuore il perfezionamento dei metodi di procedura penale e da quelli segnatamente che possono aver parte ed influenza nella formazione delle leggi. Stimo opportuno l’annunciarvi una legge importante pubblicata non ha molto dal nostro Governo, cioè il R[egio] Editto 11 settembre p.p.70 con cui si è stabilito che a partire dal Gennaio 1850 saranno esclusivamente autoriz- zati nei Regi Stati i pesi e le misure secondo il sistema metrico decimale. Con questa unità di pesi e misure, con cui il governo fa cessare quella moltiplicità di pesi e misure che variavano ad ogni passo con grave incaglio delle contrat- tazioni e con frequente pregiudizio dei contraenti, il Governo ha soddisfatto almeno per quanto riguarda il nostro Stato al voto dei più assennati e ad un bisogno sempre più vivamente sentito per l’aumento del commercio e dell’industria. Il provvedimento è limitato agli Stati di terraferma e quindi non si estende all’Isola di Sardegna perché probabilmente tale miglioramen- neuer Strafprozeßgesetzbücher; § 22, [21 nel testo, come il precedente] Zusammenhang der neuen Einrichtungen des Strafprozesses mit der Gerichtsverfassung; § 23, [22 nel testo] Mündlichkeit des Strafverfahrens. Durchführung dieses Grundsatzes und Beschränkungen des- selben nach den verschiedenen Gesetzgebungen; § 24, [23 nel testo] Verhältnis des Anklage- und des Untersuchungsprinzips; § 25, [24 nel testo] Staatsanwaltschaft; § 26, [25 nel testo] Oeffentlichkeit der Verhandlungen; § 27, [26 nel testo] Geschwornengerichte; § 28, [27 nel testo] Verhältniß der Mündlichkeit zur Urtheilsfällung durch rechtsgelehrte angestellte Richter (Mittermaier, Die Mündlichkeit, das Anklageprincip, p. 152, nota 68, pp. 198-419). 70 Regio Editto con il quale S.M. stabilisce che i pesi e le misure del sistema metrico decimale saranno esclusivamente autorizzati nei suoi Stati di terraferma a partire dal 1° gennaio 1850, attribuisce alla Segreteria di Stato per gli affari dell’Interno la direzione del personale e la sor- veglianza della fabbricazione, e dà alcune disposizioni transitorie ed altre nella stessa materia. In data 11 settembre 1845,inRaccolta degli atti del Governo di Sua Maestà il Re di Sardegna, Volume Decimoterzo dal 1° gennaio a tutto dicembre 1845, Stamperia Reale, Torino [1846], pp. 323-333. Seguono le dichiarazioni che l’editto è stato registrato presso i Senati di S.M. in Torino, Nizza, Genova e Casale, nonché presso la Regia Camera dei Conti, pp. 334-338. Come «misura di solidità particolarmente destinata alla legna da ardere» nell’art. 1 viene introdotto lo «stero», pari a un metro cubo e oggi caduto in disuso. 154 Mario G. Losano to sarebbe ancora intempestivo per questa parte del Regno non pur anco preparato a questa innovazione. Si è differita saviamente a mio avviso la pie- na esecuzione della legge sino al 1850 affinché in questo intervallo il popolo si famigliarizzi e si avvezzi al nuovo sistema. Al quale oggetto si sanciscono nella stessa alcune disposizioni che ne preparano e ne facilitano la diffusio- ne. Per es. che intanto nell’enunciazione, nelle citazioni, nei trasporti, nei libri catastali, nelle spedizioni di certificati e di estratti relativi a catasti si debba sopprimere il ragguaglio degli antichi pesi e misure coi nuovi (art. 6). Stabilite delle multe ai notai ed altri pubblici uffiziali che omettano questi ragguagli (art. 8). Dal gennaio poi del 1850 in avanti è vietati [sic] negli atti pubblici e privati ogni denominazione di pesi e misure diversa da quella stabilita dalla stessa legge (art. 6). Riflettendo che voi tenete dietro con tanto amore ai progressi della legisla- zione anche presso le altre nazioni ho creduto non vi sarebbe stato discaro, che io vi facessi cenno di questa recente legge che reca un miglioramento importante alla legislazione della mia patria. Mi prendo la libertà di ricordarvi dell’opera di Schenkl, Institutiones iuris Eccles.71, onde abbiate la compiacenza, tosto che ne sia pubblicata l’ultima edizione, di cui mi faceste cenno, di mandarmela a Milano a Tendler72, a cui farò sborsare il prezzo della medesima. Continuate ad amarmi e rammentate d’avere in me una persona che vi professa la più grande stima congiunta alla più sincera affezione. Il vostro amico Albini Novara, 8 dicembre 1845.

71 Cfr. p. 148, nota 58. 72 Cfr. p. 150, nota 63. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 155

15. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Novara, 20 gennaio 1846

Il timbro postale indica «Novara 20 genn.», il timbro d’arrivo «Heidelberg 15. Jan. 46». L’indirizzo è sul retro del medesimo foglio della lettera: «À Mr le Chev. Charle Mittermaier Conseiller intime etc. Prof.r de droit à l’Univer- sité de Heidelberg».

Amico venerat.mo Vi chieggo primamente scusa se senza nemmeno attendere una vostra let- tera in seguito all’ultima mia vi vengo ad importunare con un’altra. Ma vi sono spinto da un motivo particolare. Sono stato da parecchi giorni nominato dal Re a membro di una Commissione creata per l’ordinamento degli studi legali73 sotto la presidenza dell’egregio Sig.r Conte Sclopis Avv. Gen.le di S.M. Per adempiere nel miglior modo che per me si potrà a questo incarico vorrei pregarvi di un favore[:] di darmi un ragguaglio del sistema d’insegnamento legale di cotesta università e di quelle altre università della Germania che voi credete in questa parte meglio organizzate, o di mandarmi i regolamenti relativi all’istruzione legale. In questo secondo caso vi sarà forse più comodo di farli tenere a Milano a Tendler74, donde io avrò facile mezzo di averli. Confido nella vostra amicizia e nella gentilezza dell’animo vostro, come an- che nello zelo vostro per la scienza legale per isperare da voi scusa della libertà che mi prendo. Se mai il Conte Sclopis (nessun altro a Torino poteva con più avvedimento essere scelto a presidente di questa Commissione) vi avesse già fatta la stessa domanda, allora vi risparmierei l’incomodo di soddi- sfare alla mia. Mentre allora spero che il Conte Sclopis mi comunicherebbe i regolamenti che avesse avuto da Voi. Una volta i Tedeschi venivano a istruir- si nel diritto nelle università d’Italia, ora noi per progredire ci troviamo nella necessità d’imparare dalle vostre università il modo di ordinare specialmente gli studi legali in modo consentaneo ai bisogni dei tempi e ai progressi della scienza. Aggradite, mio egregio amico, i sentimenti della distinta stima ed affezio- ne per voi ed onoratemi di vostre nuove. Dev.mo ed aff.mo vostro Albini Novara, 20 gennaio 1846.

73 I lavori di questa commissione si conclusero nel 1848 con il Decreto Luogotenenziale n. 739, menzionato nell’Introduzione, p. 39 e nota 97. 74 Cfr. p. 150, nota 63. 156 Mario G. Losano

16. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 30 gennaio 1846. Rispettabile amico! Pare che la mia corrispondenza cogli amici italiani non è più sicura; alme- no lettere che ho scritto agli amici di Firenze e di Napoli non sono arrivate; al fine di dicembre ho scritto una lunga lettera a voi75, ma la vostra lettera del 20 genn. non ne parla. Mi duole molto. Voi bramate notizie sullo stato degli studi legali nelle università in Germania e mi annunci che siete stato nominato membro d’una commissione per l’ordinamento degli studi legali. Questa nominazione mi fa gran piacere e dimostra che la vostra pa- tria favorisce i progressi; vorrei volontieri indirizzare a voi tutto c riguarda [il] nostro studio legale, non conosco le funzioni della vostra commissione e in tal gui che potrebbe esser utile a voi. Il governo francese ha incaricato [nel] 1845 uomini distinti per visitare le università in Germania e di render conto; il governo ha indirizzato a me più di 100 questioni sulla organizzazione degli studi; ho risposto a queste questioni [e] voi troverete nella Revue de Législation par Wolowski 1845, III, p. 28976, molte notizie sulle nostre università. Credo che sarebbe utile se

75 Questa lettera di Mittermaier non è reperibile. 76 Édouard Laboulaye, Quelque réflexions sur l’enseignement du droit en France, à l’occa- sion des réponses faites par les facultés proposées par M. le Ministre de l’instruction publique, «Revue de Législation et de Jurisprudence. Publiée sous la direction de M. L. [Louis François Wilhelm Raymond] Wolowski, et de M. Troplong […], 1845, n. 3 (Juillet-Décembre), pp. 289-370. Il ministro aveva richiesto alle università francesi di esprimersi sulla riforma degli studi giuridici. Mentre le università della «province» erano state guardinghe, Parigi «répond par un NON absolu a toute proposition de changement» (p. 291). Su questo rifiuto prende posizione l’appassionato articolo di Laboulaye, grande ammiratore delle università tedesche e critico della situazione francese: «Toute l’Allemagne, l’Autriche exceptée, a répudié peu à peu le système que règne encore chez nous » (p. 299). Unica eccezione in Francia è «Strasbourg, qui doit à son voisinage de l’Allemagne des lumières et une expérience toutes particulières» (p. 290). I singoli titoli richiamano la Germania anche nella terminologia (§ 2. De la liberté d’études (Lehr- ou Hoerfreyheit en Allemagne, pp. 299-318; § 4. De la liberté du professorat (Lehrfreyheit), pp. 331-355); il piano di studi di Bonn viene riportato con ogni dettaglio (pp. 309-313). Il confronto è impietoso: in Germania «L’enseignement du droit criminel est l’objet de deux cours distincts: droit criminel, procédure criminelle, accompagnée d’un practicum ou exercices pratiques sur l’instruction et le jugement des procès criminels. Chacun de ces cours dure un semestre à quatre leçons par semaine. A vingt semaines de travail utile, cela fait cent soixante heure de leçons. A Heidelberg, M. Mittermaier consacre à cet enseignement onze à douze heures par semaine, soit deux cent vingt à deux cent quarante heures par semestre. A Paris, on prétend y consacrer, et très-suffisamment, un semestre à trois heures de leçons par semaine; c’est à peu près soixante heures» (p. 294, nota 3). Si giunge così a una constazione finale (che coincide con quella del piemontese Nicola Marselli, Introduzione, p. 35): «Chose Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 157 il S. Conte Sclopis e la commissione vorebbe [sic] indirizzare anche notizie sull’organizzazione a parecchi professori in Germania. Se la commissione vuol onorarmi di questioni, non ritarderò la mia risposta. Non esiste un libro che contiene notizie esatte in riguardo dello studio in tutte le università di Germania, e perciò non posso spedirvi un libro. Mi duole che non posso più spedire pacchi agli amici in Italia per mez- zo di Tendler in Milano; questo maledetto uomo non risponde più e non vuole, come pare, incaricarsi delle spedizioni. Non ho dimenticato il libro di Schenkl jus eccles.77 ma la nuova edizione non è stampata ancora e la pre- cedente è esaurita. Mi occupo d’un nuovo libro del diritto penale78. Voi ne avrete una copia, ma la mia salute non è buona: molti affari ed affari distruggono le forze dello spirito e del corpo. Procuratemi se siete a Torino [le] tavole della statistica criminale e fate i miei complimenti al S. Conte Sclopis, al quale ho spedito (3 mesi fa) un pacco ed una lettera, ma senza aver risposta. Conservate per me i sentimenti d’amicizia e disponete in ogni occorrenza del vostro fedele serv. Mittermaier

[Sulla pagina seguente:] Se vedete i S. Bertini e Valerio79 in Torino, vi prego di dire loro che aspetto con impazienza le notizie sulla Generala in Torino80.

bizarre! En Allemagne, sous des gouvernements absolus, les études sont complètement libres et en dehors de l’action de l’État. En France, dans un pays libre, c’est tout le contraire, et le gouvernement tient tout dans sa main» (p. 317). 77 Cfr. p. 148, nota 58. 78 Probabilmente la 14a edizione del manuale di diritto penale: Mittermaier, Lehrbuch des gemeinen in Deutschland gültigen peinlichen Rechts […], Heyer, Giessen 1847, XXIV-878 pp. 79 Su Bernardino Bertini, cfr. p. 143, nota 47; su Lorenzo Valerio, cfr. p. 128, nota 12. 80 La riforma carceraria del 1839 adibì La Generala, una cascina seicentesca di Mirafiori, nei sobborghi di Torino, a «penitenziario industriale-agricolo detto della Generala» con 300 celle individuali («cubicoli»), per tenere i «minori discoli» separati dagli adulti e per avviarli ai lavori agricoli o industriali. Tra chi li assisteva va ricordato anche San Giovanni Bosco. Dal 1935 questo penitenziario mutò di nome ma non di funzione, ed è ancora oggi attivo come Istituto Penale Minorile Ferrante Aporti. Cfr. Roberto Audisio, La Generala di Torino. Esposte, discoli, minori corrigendi, 1785-1850, Fondazione Camillo Cavour, Santena 1987, 236 pp. 158 Mario G. Losano

17. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 11 marzo 1846

Il timbro postale indica «Torino 11 mar.», il timbro d’arrivo «Heidelberg 10. Mrz. 46». L’indirizzo è sul retro del medesimo foglio della lettera: «À Monsieur le Chev. Ch. Mittermaier Conseiller intime et Professeur de droit à l’Université de Heidelberg». Il testo di questa lunga lettera è di difficile lettura perché nell’originale l’in- chiostro è passato da una pagina all’altra e perché, nel copiare l’«istruzione», la grafia di Albini si rivela spesso affrettata e quindi oscura.

Mio veneratissimo Amico! Mi duole assaissimo che siasi smarrita la lettera che nella ultima vostra del 30 gennaio mi dite d’avermi scritto. Me ne rincresce sommamente perché le vostre lettere sono per me un dono così prezioso, che mi fa veramente dispetto il vedermene per tal modo privato. Il conte Sclopis mi lesse la let- tera che gli avete scritto in risposta ai quesiti che vi aveva proposto81.Mifu oltremodo soddisfacente il vedere che la mia opinione che avevo manifestato nella Commissione fosse d’accordo colla vostra. Mi spiace che nel riordinamento degli studi legali di cui ci occupiamo siasi assegnato al diritto e alla procedura criminale un tempo a mio avviso insufficiente a darne anche solo gli elementi. Si è fissato cioè per questo in- segnamento un solo anno con tre lezioni alla settimana. Notate che il nostro anno scolastico è di otto mesi, dei quali sei s’impiegherebbero nell’insegna- mento del diritto penale, due in quello della procedura. Non veggo come si possa in 96 lezioni insegnare convenientemente l’una e l’altra materia. Io aveva proposto che si dedicasse un intero anno scolastico al diritto penale con cinque lezioni alla settimana e per la procedura criminale si fa- cessero dal medesimo professore di diritto penale due lezioni alla settimana e che si impiegassero i tre ultimi mesi dell’anno con tre o quattro lezioni alla settimana. Ma la mia proposta dovette soccombere sotto il peso della mag- gioranza, né valsero le mie ragioni. La Commissione ha determinato che si facciano delle istruzioni che ser- vano di norma nell’insegnamento di ciascuna materia. A dirvi il vero io non credo che queste istruzioni possano riuscire di una grande utilità. Tuttavia ri- usciranno per lo meno innocue se, come io ho proposto, siano fatte in modo

81 La lunga lettera in francese, in cui Mittermaier spiega a Sclopis l’organizzazione de- gli studi universitari di diritto in Germania, è conservata nell’Archivio dell’Accademia delle Scienze di Torino (AsST, Carte Sclopis, n. 27448-49) ed è stata pubblicata da Laura Moscati (Da Savigny al Piemonte, cit., pp. 308-312). Il suo contenuto coincide in larga parte con la successiva lettera ad Albini del 17 maggio 1846, pp. 162-164. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 159 da poter servire di guida, non mai di vincolo o di inciampo al Professore. Io sono stato incaricato di fare quelle per l’insegnamento dell’Enciclopedia e metodologia del diritto civile e del diritto penale, prevalendomi anche dei lumi che mi diedero le enciclopedie di Wening82,diFalck83,di[illeggibile]; mi attenni principalmente al metodo che ho seguito nel mio Saggio sul di- ritto, che è in sostanza un’Enciclopedia e metodologia legale distinguendo l’enciclopedia interna dall’esterna. Sebbene il Conte Sclopis abbia appro- vato l’istruzione che ho fatto con questo sistema, desidererei però di sentire anche il vostro giudizio. Ho tracciato l’abbozzo dell’istruzione relativa all’insegnamento del diritto penale. E questa permettete che, qual trovasi ancora informe, ve la trascrivo qui sotto perché desidero che voi facciate su di essa le vostre osservazioni critiche. Vi pregherei di mandarmele al più presto possibile aggiungendo quei suggerimenti che il vostro ingegno e la vostra dottrina ed esperienza specialmente in questa materia mi potranno dare. Se potrò differirò a pre- sentare l’istruzione sul diritto penale sino a tanto che avrò la vostra risposta. Aggradite, mio ottimo amico, i sentimenti più sinceri della mia inalterabile stima ed amicizia. Aff.mo vostro Albini Torino, 11 marzo 1846. …..84 1. Tutta la dottrina del diritto penale si può dividere in due parti, generale e speciale. 2. La parte generale dee comprendere le teorie sui reati e sulle pene in genere. Innanzi tutto è d’uopo determinare colla massima accuratezza la no- zione del reato, od offesa sociale, e analizzarne gli elementi. Siccome non v’ha azione civilmente punibile senza una legge statale che tale la dichiari, fa

82 Johann Nepomuk Wening, Lehrbuch der Encyklopädie und Methodologie der Rechtswissenschaft, Weber, Landshut 1821, 435 pp., seguite da Berichtigungen und Zusätze e Druckfehler, 3 pp. n.n. 83 Il riferimento è alla quarta edizione dell’opera di Niels Nikolaus Falck, Juristische Encyklopädie auch zum Gebrauche bei akademischen Vorlesungen, Bösenberg, Leipzig 1839, XVI-317 pp. Dopo la morte dell’autore, la successiva edizione venne curata da Rudolf Jhering: Nach des Verfassers Tode herausgegeben von Rudolf Jhering. Fünfte, verbesserte Ausgabe, Verlags-Magazin, Leipzig 1851, VI-332 pp. (le pagine III-VI sono occupate dalla prefazione di Jhering, datata «Kiel, 8 luglio 1850»). 84 I puntini di sospensione sono nell’originale. Sullo stesso foglio Albini continua trascri- vendo il suo progetto di «istruzione», nel quale però la numerazione dei singoli punti non è sequenziale: la trascrizione conserva questi errori, segnalandoli. 160 Mario G. Losano d’uopo dimostrare l’origine, la necessità e la natura della legge penale positi- va, i principi razionali sui quali debb’essere fondata, i limiti entro i quali vuol essere circoscritta, fin dove s’estenda la forza della legge penale in quanto al territorio e in quanto alle persone (qui cadrà in acconcio di parlare dei rap- porti internazionali in materia penale), la diversità dell’ufficio del legislatore da quello del giudice, le regole d’interpretazione della legge penale. 3. Considerato l’elemento oggettivo del reato converrebbe esaminare l’ele- mento soggettivo, cioè il concorso dell’intelligenza, della libertà e della volontà dell’agente nel commetterlo. È quindi questo il luogo per esporre la teoria dell’imputabilità, le regole dell’imputazione, la teoria del dolo e della colpa etc. 4. L’ordine delle idee condurrà a ragionare delle cause scusanti od atte- nuanti il reato, delle cause morali e fisiche, che influendo sull’intendimento o sulla volontà escludono o diminuiscono l’imputazione. 4. [ripetizione nell’originale del numero precedente] Dopo di che sarà op- portuno che si proceda a trattare la scabrosa questione della misura dei reati e quindi della loro classificazione e divisione. 5. Viene in seguito la teoria del tentativo e del concorso di più persone a commettere un reato. 6. Esaminato il reato sotto tutti i suoi aspetti e ne’ suoi stadii si potrà considerarne le conseguenze giuridiche. 5. [ripetizione nell’originale del numero precedente] Il reato può essere ri- guardato come fatto punibile ecomefattoprevenibile. Si presentano quindi due ordini di mezzi con cui la società può allontanare i delitti, o diminuirne per quanto è possibile il numero: i mezzi repressivi e i mezzi preventivi. Sebbene i mezzi preventivi debbano essere posti in opera prima dei re- pressivi, pure siccome questi hanno più diretta e più immediata relazione con i reati, converrà che s’incominci a trattare di questi. 6. [ripetizione nell’originale del numero precedente] Il fondamento del diritto di punire, la natura e lo scopo della pena, le diverse specie di pene e la loro relativa efficacia ed opportunità, la scelta delle medesime, la loro proporzione coi reati, come il lasso [corso?] del tempo possa esimere dalla pena, cioè la prescrizione, forniscono importantissima materia a trattarsi. Del diritto di grazia si dovrà pure qui far parola. 7. Non si dovrà omettere di dar contezza ai giovani dei diversi sistemi penitenziari, dei risultamenti che se ne hanno, dell’influenza di questi sistemi sul diritto penale. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 161

8. Nell’esporre questa parte generale si dovrà accennare ogni qual volta si presenti l’occasione come il codice penale abbia sciolto i problemi che presenta la scienza e chiarire quelle disposizioni che abbisognano d’inter- pretazione. Questa parte del trattato dovrà essere un commento al libro 1° del Cod. pen. 9. Esposta la dottrina filosofica e politica sui reati e sui mezzi repressivi in generale sarà necessario che si esponga almeno sommariamente quella dei mezzi preventivi, del diritto cioè di polizia. Siccome però le nozioni ge- nerali su questo argomento saranno date nell’Enciclopedia, perciò converrà intrattenersi più sulla parte positiva, a meno che si credesse più opportuno il trattarne parlando delle contravvenzioni. Sarà però importante il toccare dei limiti fra il diritto penale e quello di polizia, esaminando la natura e il carattere dei mezzi repressivi e dei preventivi, e la loro relativa efficacia. 10. Per rapporto alla parte speciale del diritto penale occorrono molte osser- vazioni. Il Cod. pen. traccia la via da tenersi dal Professore e le materie che dee trattare. Prevalendosi dei principi esposti nella prima parte riuscirà agevole lo spiegare la dottrina particolare a ciascun comune delitto o contravvenzione e dare un breve ma succoso commentario del lib. 2° e 3° del Cod. pen. 11. Il Professore però non deve limitarsi a questo ma toccare nei luoghi opportuni e ogni qual volta l’ordine delle idee lo consenta quelle altre leggi che al diritto penale propriamente detto appartengono, per es. il Cod. pen. militare e il diritto di polizia. Dovrà farne cenno almeno tanto che basti onde i giovani le conoscano e sappiano coglierne lo spirito e l’economia, evitando di entrare nel diritto amministrativo. 12. Il trattato non potrà essere che elementare, e assai ristretto, massime dovendo abbracciare tutta la materia nel modo or ora indicato. Non si dovrà però omettere di toccare per quanto sarà possibile tutte le questioni più importanti e le teorie degli autori più insigni, e di prevalersi dei progressi che ha fatto ultimamente la scienza del diritto penale in Italia, in Francia e specialmente in Germania. Poiché i trattati scolastici non raggiungono il loro scopo se non presentano ai giovani l’ultimo stato della scienza. …85 Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 6 di 8 Volta

85 I puntini di sospensione sono nell’originale. Con questa pagina termina la lettera dell’11 marzo 1846 e il progetto di «istruzione» di Albini sul diritto penale. 162 Mario G. Losano

18. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 17 marzo 1846

Lettera con qualche incertezza nella formulazione e nella grafia, scritta mentre Mittermaier era ammalato. Due delle tre facciate sono scritte anche sui bordi.

Chiarissimo Amico, Non ritarderò la mia risposta a vostri quesiti. Mi fa piacere di poter con- tribuire ai progressi della scienza in un paese che amo sinceramente. Mi duole che la Commissione non vuole fissare più lezioni al corso di diritto penale e procedura penale. Le mie lezioni sul diritto criminale domandano sette lezioni alla settimana in un semestre di cinque mesi. Pel corso della pro- cedura criminale ho quattro lezioni alla settimana nel semestre. Senza questo numero di lezioni è impossibile di dare buone lezioni del diritto criminale. Per me non amo le istruzioni, per le quali si vuol dare una norma nell’in- segnamento del diritto. Se la Commissione vuole che le istruzioni servano di guida al Professore affinché conosca le intenzioni del governo concernente le qualità, le quali richiede il governo, e che si fida all’arbitrio e al buon senso del Professore, quelle istruzioni non saranno dannose; ma non vorrei obbligare il Professore. I punti che vi proponete per l’istruzione dell’insegnamento del diritto pe- nale sono ben meditati e fanno onore all’autore che li propone; permettetemi di proferire il mio avviso differente in parecchi punti; una lunga esperienza di 36 anni (spazio che sono Professore) dà forse qualche autorità. 1. domando prima che il Professore sviluppi nella introduzione delle sue lezioni i principi fondamentali del diritto penale nel suo rapporto al diritto civile, e pubblico, e che esponga poi la storia del diritto penale secondo il diritto romano, canonico e germanico, e che dimostri i progressi di questo diritto nelle legislazioni moderne d’Italia, Francia, Germania. 2. Al fine il professore svilupperà i principi del codice del suo paese. 3. L’essenziale è per me un trattato dei principi del diritto penale e dell’o- rigine del diritto di punire – scopo della pena, principi dell’estensione del diritto, principi per riconoscere qual sia il carattere d’un fatto punibile, poi principi della misura e giusta proporzione della culpabilità [sic] e della pena. Tutte le teorie scientifiche sul diritto penale saranno qui esposte e esaminate, il dovere del Professore è di sviluppare che la legislazione pe- nale debb’essere fondata su due basi: 1) il fondamento assoluto stabilito per la filosofia del diritto ed i principi della giustizia; 2) sul fondamento Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 163 relativo e politico che le leggi penali siano corrispondenti ed in armonia con i bisogni e collo stato politico, sociale e morale del popolo pel quale la legislazione è destinata. Questa esposizione è la più utile per insegnare bene agli studiosi d’ap- prezzare giustamente la legislazione penale e d’approfondire il suo spirito. I materiali per questa esposizione sono forniti per la storia, la politica e la esperienza e lo studio della natura umana. 4. [Per quel] che tocca gli altri §§ proposti da voi, sono tutto del vo- stro avviso, ma vi prego d’insistere che, se si decide di dare istruzioni al Professore, d’incaricarlo che il professore sviluppi in ogni materia p. es. l’imputabilità, tentativi, da prima i principi generali fondamentali della ma- teria in questione, poi la storia dimostrando in qual maniera questi principi sono stati sviluppati nelle legislazioni principali ed al fine l’esposizione della dottrina secondo il Codice, interpretando le disposizioni del Codice e espo- nendo tutte le questioni. L’essenziale dovere del professore è di sviluppare il senso scientifico (filosofico e storico) degli studenti e di prepararli alla pratica. Mi fa gran piacere di sapere che voi e il S[ignor] C[onte] Sclopis sono membri del- la Commissione. Vi prego infinitamente se potete di preparare un articolo per il nostro giornale sui lavori della Commissione; il vostro nome non sarà nominato86. Spero di poter indirizzarvi fra breve una copia d’una nuova opera, della quale sono occupato in questo momento, ma sono molto ammalato, 14 gior- ni fa, e tutti i miei lavori sono interrotti. Gradite l’espressione di profonda stima del vostro obbediente

Mittermaier

Presentate i miei rispetti al Sig. C. Sclopis. Ditegli, vi prego, che ho rice- vuto il pacco spedito, ma che questo pacco non contiene le lettere di famiglia che Valerio ha promesso al S. Sclopis per spedirle a me, né meno ho ricevuto due opuscoli [continua sul margine sinistro del foglio 3:] che Valerio ha comessi [sic] al S. Sclopis. Vorrei ben aver [quello] che manca, principalmente le lettere Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 6 di 7 Volta

86 La rivista di Mittermaier pubblicava alcuni contributi dall’Italia senza il nome dell’auto- re; così era avvenuto anche per l’articolo di Albini Sul procedimento penale in Piemonte: cfr. p. 9, nota 10; p. 108, nota 59 e Losano, Albini 2013, Appendice I. 164 Mario G. Losano di famiglia. Se conoscete Valerio, ditegli anche che lo prego di spedirmele. Se il mio salute [sic] sarà migliorato voglio occuparmi d’un articolo per la Gazzetta d’Augusta sullo stato della scienza in Italia secondo lo spirito e le pubblicazioni dei giornali pubblicati in Italia87. Sarei molto riconoscente a voi se volete [sic] mandarmi un [continua sul margine sinistro del foglio 2:] elenco dei giornali scientifici che sono pubblicati in Torino o in altre città del Regno. Il mio amore per l’Italia mi spinge di distruggere i pregiudizi propagati di nuovo sullo stato desolante della scienza in Italia.

87 Non ho trovato un articolo di Mittermaier pubblicato sulla «Allgemeine Zeitung» di Augsburg, cioè Augusta. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 165

19. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 14 agosto 1846

Il timbro postale indica «Novara 15 agos.», il timbro d’arrivo «Heidelberg 29. Aug. 46». L’indirizzo è sul retro del medesimo foglio della lettera: «Mr le Chev. C. Mittermaier Conseiller intime Professeur de droit Président de la Seconde Chambre etc. Heidelberg».

Amico mio veneratissimo! Non vorrei che credeste ch’io mi fossi dimenticato di voi avendo tardato finora a scrivervi. Ho differito a scrivervi per potervi dare qualche notizia positiva sull’esito del progetto di riforma degli studi legali presentato dalla Commissione di cui aveva l’onore di far parte, ed un ragguaglio sulle parti principali di questa riforma. Essendo stato poco tempo fa a Torino il Conte Sclopis mi ha detto che vi ha trasmesso una copia stampata del detto Progetto onde ora non mi rimane che significarvi che il Regolamento proposto dalla Commissione venne approvato dal Re con leggiere [sic] modificazioni sul sistema degli esami. Intorno alla medicina legale il Re si è riservato di prov- vedere. Il Regolamento andrà in esecuzione col prossimo anno scolastico. Le scuole universitarie nelle provincie sono tolte eccettuate quelle di Ciambery [sic] e di Nizza Marittima che sono conservate pei primi due anni del corso. Sentirò volentieri il vostro parere su questo ordinamento degli studi legali in Piemonte. Nell’ultima adunanza della commissione mi è riuscito di far rimediare almeno in parte al troppo scarso tempo che si era assegnato al diritto penale col separare la procedura e la dottrina della prova, unendo la prima alla procedura civile, la seconda alla teoria generale delle prove. Veggo che si sono disgiunte materie che avrebbero dovuto insegnarsi uni- tamente. Ma non ho potuto ottenere che venisse allargato alquanto il limite posto all’insegnamento del diritto penale, che occuperà quindi l’intiero anno scolastico, che annuendo all’accennata separazione. Mi parve però minor inconveniente l’insegnar separatamente queste materie, che il mutilarne o guastarne l’insegnamento entro limiti troppo angusti. Vi dirò in confidenza che io sono designato a professore di Enciclopedia e di storia del diritto nell’università di Torino88. Finora però non ho la nomina ufficiale. Per cui vi raccomando per ora il segreto. Bramerei di sentire da voi se vi pare che il modo in cui sono trattate e distribuite le materie nel mio Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 6 di 6 Volta 88 La chiamata alle due cattedre è il tema delle lettere di Sclopis ad Albini del 4 luglio 1846 (p. 113) e del 6 luglio 1846 (p. 115), nonché di Albini a Sclopis del 6 luglio 1846 (p. 114) e del 18 luglio 1846 (p. 116), quest’ultima colma di insoddisfazione per gli aspetti pratici della chiamata (cfr. Introduzione,§9). 166 Mario G. Losano

Saggio analitico sul diritto89, quando però si togliessero i cenni storici sull’i- struzione legale, gli ultimi quattro capi del libro 3°, fosse ritoccato in alcuni punti e venisse fatta qualche aggiunta, specialmente sul diritto positivo, bra- merei, dico, sentire da voi se, con questi cambiamenti, il mio libro potrebbe servire per un trattato scolastico di enciclopedia legale. Veramente il mio lavoro non mi pare che si scosti gran fatto nella sostanza e nella forma dalle Enciclopedie di Falck e di Wening90 e di altri. Tuttavia mi sarebbe caro l’ave- re il vostro sentimento, il quale ove concordasse col mio sarei più tranquillo. Permettete che, sebbene tardi, io mi congratuli con voi della vostra no- mina a Presidente della seconda camera91. In questa nuova carica in cui il Sovrano e la nazione rendono solenne testimonianza al vostro merito, avrete occasione d’impiegare i vostri talenti a maggior lustro e beneficio del vostro paese. Gradire, egregio mio Signore ed amico, i sentimenti della mia inalterabile stima ed abbiatemi sempre Per aff.mo e dev.mo vostro – Albini Torino, 14 agosto 1846.

89 Effettivamente l’Enciclopedia del diritto di Albini venne ricavata dal Saggio analiti- co sul diritto: cfr. lettera di Albini a Sclopis del 7 settembre 1846 (p. 119); su quest’opera Introduzione, § 4, a, e Bibliografia, Appendice IV. 90 Enciclopedie di Falck e di Wening: cfr. p. 159, note 82 e 83. 91 Mittermaier fu eletto per due volte Presidente della Seconda Camera del Baden: dal 1833 al 1840 e dal 1846 al 1849. La «Badische Ständeversammlung» – esistente dal 1818 al 1918, con sede a Karlsruhe – fu il parlamento bicamerale del Granducato del Baden. Benché la Prima Camera fosse la camera alta della nobiltà o delle persone da essa indicate, la Seconda Camera godette di maggiore notorietà perché fu uno dei parlamenti più liberali della Germania prima della 1848. La seconda presidenza di Mittermaier cadde nel tormentato periodo della rivoluzione liberale del Baden. Cfr. Wolfgang von Hippel, Revolution im deut- schen Südwesten. Das Großherzogtum Baden 1848/49, Kohlhammer, Stuttgart 1998, 408 pp. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 167

20. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 14 dicembre 1846

Il timbro postale indica «Torino 14 dic.», mentre il timbro d’arrivo a Heidelberg è solo parzialmente leggibile: «dez. 46». L’indirizzo è sul retro del medesimo foglio della lettera: «Mr le Chev. C. Mittermaier Professeur de droit Président de la Chambre des Députés à Heidelberg».

Egregio Cav.re ed amico preg.mo Ho ricevuto giorni sono l’opera di [illeggibile] coll’annessa dissertazione che aveste la gentilezza d’inviarmi. Leggerò molto volentieri quest’opera che dalla sola distribuzione delle materie mi sembra un lavoro di molta impor- tanza e merito. Io vi sono oltremodo grato di questo favore che mi prova che io vivo nella vostra memoria. Sperava di avere contemporaneamente una vostra lettera, ma la mia speranza restò delusa. Vi ho scritto una lunga lettera sino dal mese di luglio o d’agosto ove fra le altre cose si annunciava la mia promozione a Professore di storia ed enciclopedia del diritto in questa università. Ma probabilmente quella lettera andò smarrita92. Nel mese ven- turo terminerò di pubblicare il mio trattatello d’Enciclopedia del diritto93 e mi recherò a premura d’inviarvene una copia. Il nuovo regolamento degli studi legali in questa università è posto in esecuzione e le cose procedono assai bene. Oggi mando al Cav. Giovanetti94 il fascicolo che ricevetti insieme ai libri suindicati. Aggradite i miei rispetti e i sentimenti della mia più sincera stima ed amicizia. Aff.mo e dev.mo vostro – Albini Torino, 14 dicembre 1846.

92 La lettera giunse invece a destinazione ed è conservata a Heidelberg: cfr. p. 165, Albini a Mittermaier, Torino, 14 agosto 1846. 93 Albini, Enciclopedia del diritto, ossia Introduzione generale alla scienza del diritto, Tipografia di Enrico Mussano, Torino 1846, 224 pp. 94 Il senatore liberale Giacomo Giovanetti (1787-1849) studiò con particolare attenzione il regime delle acque e fu consulente in questo campo anche di vari governi stranieri. La sua opera più nota venne scritta per incarico dei francesi: Du régime des eaux et particulièrement des celles qui servent aux irrigations, Imprimerie Royale, Paris 1844, III-208 pp. (tradotto a Venezia e Napoli). Fu uno dei corrispondenti di Mittermaier: «Mittermaier intrattenne rapporti epistolari con alcuni tra i massimi esponenti della cultura e della politica piemontese del tempo, da Federigo Sclopis, a Luigi des Ambrois, a Giacomo Giovanetti, a Luigi Cibrario e molti altri ancora, ma ebbe un dialogo particolarmente fitto e durevole con Petitti di Roreto» (Capelli, Il carcere degli intellettuali, cit., p. 155; cfr. anche pp. 172n, 269n.). Attento Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 6 di 5 Volta alle vicende economiche del suo territorio (scrisse Della libera estrazione della seta greggia in Piemonte, 1834, e Delle risaie novaresi, 1828 e Novara 1937), collaborò con la contessa Tornielli Bellini all’istruzione tecnica dei giovani fondando un istituto d’arti e mestieri, ancora oggi esistente a Novara (cfr. Introduzione, p. 64, nota 163). 168 Mario G. Losano

21. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 16 gennaio 1847 Chiarissimo mio amico! Sento il bisogno di parlar con voi almeno per mezzo d’una lettera e colla speranza che la lettera sarà rimessa a voi. Pare che la vostra lettera, che indicate nella vostra ultima, sia smarrita; almeno non l’ho ricevuta; mi duole molto perché ogni segno di vita di voi mi fa piacere. Vi amo e stimo, apprezzando bene il nobile cuore, gli eccellenti sentimenti e le profonde conoscenze dell’amico Albini. Gradite, vi prego, le mie congratulazioni in riguardo alla vostra nominazione in Torino; potete qui far molto bene e ren- der servizi alla scienza. Sapete ch’io amo la bella Italia e principalmente la vostra patria, con la quale sono adesso in una gran intima relazione per la nominazione, della quale mi ha creduto degno [il] vostro Sovrano95. Mi duole che i Sovrani italiani non comprendano assai la necessità d’una unione intima per proteggere i veri bisogni d’Italia, e di favorire i progressi. Mi pare che l’Austria – o meglio il S. Metternich [ – ] sono nemici della Sardegna. In Germania il Re di Sardegna è molto stimato; si rende giustizia alle sue nobili intenzioni; si aspetta molto d’una unione del vostro Sovrano e del Pontefice. Ho voluto far qualche articolo sullo stato attuale delle cose italiane e principalmente sui progressi fatti nel Piemonte, ma disgraziata- mente mi mancano le notizie. Ho fatto venire dal libraio Tendler in Milano i fascicoli del nuovo giornale in Torino: Antologia96, ma il libraio mi scrive che la censura di Milano non ha dato la permissione di spedire questo libro né la storia del C. Balbo e di La Farina. Questa non è la vera arte di governare e d’ispirar la fiducia dei popoli. Ho passato l’anno scorso in una grande agitazione: molti lavori della Presidenza della Camera, molte noje ed affanni hanno distrutto il mio salute [sic], e non posso sperare che sarà ristabilito. Aspetto con impazienza la nuova edizione della vostra Enciclopedia.Ho per voi molte belle dissertazioni che potrei spedire a voi; ma indicatemi pri- ma un corrispondente di voi al quale poter spedire il pacco. Son completo anche d’un nuovo lavoro sul diritto criminale97, che vi spe- dirò anche. Vi prego di darmi notizie sulle nuove pubblicazioni nella vostra

95 Si tratta probabilmente dell’onorificenza cui si fa cenno nella lettera di Albini a Sclopis, Vigevano, 29 settembre 1846: «Mi riuscì molto grata la notizia datami dalla V.E. Chiar.ma della decorazione di cui vennero insigniti dal nostro Sovrano Giraud e Mittermaier» (p. 121). 96 Nel 1846 l’editore Pomba di Torino aveva pubblicato il primo numero della rivista «Antologia italiana. Giornale di scienze, lettere ed arti». 97 Forse la 14a edizione del manuale di diritto penale: cfr. p. 157, nota 78. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 169 patria in materia di diritto e storia. Si parla d’un nuovo progetto di un codice di procedura criminale98. Non è speranza che sarà pubblicato fra breve? Non sarà possibile d’aver notizie della statistica criminale della vostra patria? Fate i miei complimenti ai S. Sclopis, Petitti, all’eccellente Valerio, e Bertini, Buoncompagni. Aspetto da lungo l’opera del Buoncompagni sulla filosofia del diritto99. Conservate per me i sentimenti d’amicizia e credete che sarò sempre colla profonda stima Vostro tutto devoto Mittermaier

98 In quello stesso 1847 venne promulgato un nuovo codice di procedura criminale per il Regno di Piemonte: cfr. Introduzione, p. 18 s. «Coll’intendimento di aprire un più lar- go campo alla difesa, e tranquillare viemmaggiormente l’animo de’ Giudici, già per Lettere Patenti dell’11 gennaio 1840 Noi recammo alcune sostanziali modificazioni nel procedimento in materia penale, riserbandoci d’introdurre in un Codice di procedura penale quegli ulte- riori miglioramenti che Ci fossero dall’esperienza consigliati. […] Noi portiamo fiducia di porgere col codice cui Ci siamo disposti di dare sanzione, un nuovo argomento della Nostra perseverante sollecitudine nel condurre a termine l’opera della legislazione che abbiamo in- trapreso fin dal principio del Nostro Regno» (Regio editto col quale S.M. ordina che il Codice di procedura criminale abbia forza di legge dal 1° maggio 1848. In data 30 ottobre pubblicato il 1° dicembre 1847,inRaccolta de’ Regi Editti, Manifesti ed altre Provvidenze dei Magistrati ed Ufficii pubblicati nell’Anno 1847, Stamperia Peirani e Ferrero, Torino s.d. 1847, vol. XI, Serie V, p. 467). Isidoro Soffietti, Il codice di procedura criminale sardo del 1847-48: dai modelli a modello, «Rivista di storia del diritto italiano», LXXX, 2007, pp. 431-443. 99 Il libro cui si riferisce Mittermaier venne pubblicato l’anno dopo: Carlo Bon-Compagni di Mombello, Introduzione alla scienza del diritto ad uso degli italiani, Tipografia della Svizzera Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 6 di 4 Volta Italiana, Lugano 1848, XXX-524 pp. Mittermaier scrive «Buoncompagni», ma il nome esatto è Boncompagni o, come in questo e in altri volumi, Bon-Compagni. Cfr. anche il suo più tardo Del metodo nella scienza del diritto. Discorso detto nell’Accademia di filosofia italica, Tipografia Ferrero e Franco, Torino 1852, 25 pp. 170 Mario G. Losano

22. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 30 giugno 1847 Chiarissimo amico! È lungo tempo che non ho più nuove di lei. Ho fatto una raccolta di libri che vorrei spedire a lei, p. es. una copia del mio manuale del diritto criminale100, un libro nuovo d’Enciclopedia del diritto101;manonsoperqual mezzo posso dirigere il pacco. Lei può sicuramente indicarmi una perso- na in Ginevra colla quale è in relazione. Se saprò l’indirizzo non ritarderò la spedizione. Aspetto anche la copia della sua Enciclopedia del diritto, la quale m’ha promesso. Tutta la mia corrispondenza cogli amici in Torino è interrotta. Ho spedito (5 settimane fa) un pacco al S. Sclopis, un altro al S. Petitti, ma non ricevendo una risposta mi pare che le lettere sono smarrite. Prego d’informarsi se vede uno di questi Signori. Perdoni se le presento una preghiera. Ho ricevuto da Chambéry il bi- glietto qui giunto che mi indica che sia al Bureau des Postes una lettera per me che non sarà spedita per défaut d’affranchissement. Lei conosce sicu- ramente una persona a Chambéry la quale vorrebbe incaricarsi di pagare per la somma di 50 centimes affinché la lettera sia spedita a me. Sarò il suo debitore e non ritarderei di rimborsarla. Si parla molto adesso in Germania della bella Italia, si ama ed ammira il nuovo Pontefice102, e si spera che la sua patria non sarà indietro [sic]. So che i progressi lenti ma sicuri, ben fondati sulle basi morali, conduco- no al ben essere del popolo. Non sono esaltato o impaziente: ogni progresso mi fa il più gran piacere. Da luglio si pubblica in Heidelberg una gazzetta

100 Cfr. p. 157, nota 78. 101 Potrebbe trattarsi del volume di Alexander Friedländer, Juristische Enzyklopädie oder System der Rechtswissenschaft, Groos, Heidelberg 1847, X-144 pp. Oppure di quello di Karl Theodor Pütter (1803-1873, professore a Greifswald), Der Inbegriff der Rechtswissenschaft oder Juristische Enzyklopädie, Reimer, Berlin 1846, XXXVI-321 pp. 102 Il Pontefice Pio IX venne eletto nel conclave del 1846, nonostante l’opposizione dell’Au- stria perché considerato su posizioni liberali, come dimostrarono infatti le sue prime misure. La sua proposta di istituire un’unione doganale fra gli Stati italiani pre-unitari preludeva a un’unione federale dell’Italia, nella versione neoguelfa di Vincenzo Gioberti (cui si contrap- poneva il federalismo laico o neoghibellino di Carlo Cattaneo). L’insurrezione romana del 1848, in cui venne ucciso il capo del governo pontificio Pellegrino Rossi, lo obbligò a lasciare Roma, dove Mazzini nel 1849 istituì l’effimera Repubblica Romana, stroncata dall’intervento francese. Ristabilito il potere pontificio, la sua politica mutò radicalmente e il suo Sillabo del 1864 sintetizza la sua condanna per ogni forma di liberalismo. Infine Roma venne occupata dalle truppe piemontesi il 20 settembre 1870 e il Papa si considerò prigioniero dello Stato italiano. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 171

Deutsche Zeitung103 sotto la direzione di Gervinus, Klentze104 edime105, sono collaboratori più di 300 uomini di Stato, professori ecc. Noi bramiamo di dar un nuovo [illeggibile] all’opinione pubblica moderata ma progressiva. Sarei molto grato se lei vorrebbe [sic] darmi notizie di tempo in tempo sui progressi [delle] nuove istituzioni nel Piemonte, perché mi fa piacere di far conoscere in Germania tutto [quello] che fa onore all’Italia. Se lei conosce un nuovo libro pubblicato negli ultimi mesi in Italia e degno dell’attenzione generale, prego d’indicarmi il titolo. Addio, chiarissimo amico, sarò fortunato se ricevo fra breve una risposta da lei. Sarò sempre con profonda stima suo devotiss. Mittermaier

103 Cfr. Introduzione, p. 74 s. Nei brevi anni della rivoluzione liberale, questo giornale – che il 1° luglio 1847 si presentò fin dal titolo con un programma di unità nazionale – raccolse i più noti rappresentanti di quella tendenza ed ebbe una diffusione pantedesca. Tuttavia non sopravvisse al fallimento del parlamento liberale della Paulskirche nel 1849 e terminò la sua attività nel 1850. In quei pochi anni «diede uno stabile fondamento programmatico al libe- ralismo nazionale», divenne anche organizzativamente «il più moderno quotidiano di lingua tedesca» e «creò una rete di comunicazioni che si estendeva su tutti gli Stati tedeschi e giun- geva sino alla metropoli europee» (Ulrike von Hirschhausen, Die Deutsche Zeitung, in Frank Engehausen – Armin Kohnle (eds.), Gelehrte in der Revolution. Heidelberger Abgeordnete in der deutschen Nationalversammlung 1848-49, Verlag Regionalkultur, Ubstadt-Weiher 1998, p. 209). Sull’attività politica di Mittermaier, nel volume ora citato: Frank Engehausen, Karl Mittermaier, pp. 93-120; e su Gervinus, Armin Kohnle, Georg Gottfried Gervinus, pp. 11-40. Per un’ulteriore analisi: Ulrike von Hirschhausen, Liberalismus und Nation. Die ‘Deutsche Zeitung’ 1847-1850, Droste, Düsseldorf 1998, 347 pp.; Konrad Dussel, Deutsche Tagespresse im 19. und 20. Jahrhundert, Münster, LTI 2004, III-272 pp. 104 Non risulta invece tra gli iniziatori della «Deutsche Zeitung» un nome riconducibile al

«Klentze» indicato nella lettera di Mittermaier. Il saggio di Engehausen, citato nella nota pre- Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 6 di 3 Volta cedente, contiene una riproduzione della prima pagina della «Deutsche Zeitung» con i nomi dei redattori, tra cui non figura quello di Klentze (o un nome simile). 105 Su Georg Gottfried Gervinus, uno dei «Göttinger Sieben», cfr. Introduzione, p. 75. Sull’attività di Gervinus nella «Deutsche Zeitung», cfr. supra, nota 103. 172 Mario G. Losano

23. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 4 giugno 1850

Il timbro postale indica «Torino 4 giu.», il timbro d’arrivo «E.B. 7. Jun. 50». L’indirizzo è sul retro del medesimo foglio della lettera: «Mr le Chev. C. Mittermaier Professeur de droit etc. Heidelberg (G. Duché de Baden)».

Onorand.mo Sig.re ed amico preg.mo Aveva ricevuto i vostri saluti dal Cav. Mancini106. Ieri ricevetti l’artico- lo107 che avete avuto la compiacenza di scrivere sulla mia Storia del diritto108. L’avete esaminato con quell’accuratezza e con quell’acume che vi distingue e colla superiorità e larghezza di vedute d’un uomo di vasti e profondi studi. È per me lusinghiero il giudizio che avete recato su questo mio lavoro ad onta de’ suoi difetti da attribuire in parte anche alla ristrettezza del tempo nel quale dovetti compierlo per dare una qualche guida ai giovani, che altri- menti ne sarebbero rimasti affatto privi. Se avrò a fare una seconda edizione non mancherò certamente di approfittare delle osservazioni critiche che as- sai opportunamente e giustamente avete fatto sopra diversi punti. Qui si è rivolto il pensiero a riordinare l’organizzazione universitaria. Si sono a tal fine eccitate le facoltà a proporre le riforme che credessero oppor- tune. Io sarei a pregarvi che mi voleste far il favore di indicarmi qual sia il sistema di esami seguito nelle università di Germania, quale ne sia la forma, come si componga il giurì o la commissione per gli esami, quali norme e cautele si osservino, su quali materie versino, con quelle osservazioni che credereste opportuno di fare. Io aveva proposto che prima di metter mano alla riforma degli ordini universitarii si mandasse qualche persona esperta a studiare i sistemi d’orga- nizzazione universitaria del Belgio, dell’Olanda e della Germania. Io penso che questo sarebbe uno dei mezzi più acconci per procurarsi le cognizioni necessarie onde introdurre nell’università le riforme richieste dalle attuali condizioni dei tempi. Ma non pare che si voglia adottare una tale proposta.

106 Pasquale Stanislao Mancini (1817-1888), importante internazionalista e più volte mini- stro, è uno dei corrispondenti di Mittermaier che Anna Capelli, Il carcere degli intellettuali, cita una cinquantina di volte. 107 Mittermaier, recensione ad Albini, Elementi della storia del diritto in Italia (cfr. nota successiva) in «Heidelbergische Jahrbücher der Literatur. 5. Abtheilung: Philologie, Historie, schöne Literatur und Kunst», 1850, pp. 425-432, 433-437. Qui tradotto nell’Appendice I. 108 Albini, Elementi della storia del diritto in Italia dalla fondazione di Roma sino ai nostri tempi e nella monarchia di Savoia in particolare, Torino, Mussano 1847, 316 pp. Testo «per uso degli studenti di leggi della regia Università di Torino». Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 173

Accogliete i sentimenti della mia più sincera amicizia e della più profon- da stima con cui mi affermo Dev.mo ed aff.mo vostro Albini Torino, 4 giugno 1850. Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 6 di 2 Volta 174 Mario G. Losano

24. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 14 giugno 1850

Una parte della lettera è scritta in tedesco, ma in caratteri latini; nella pre- sente trascrizione ae, oe, ue sono stati sostituiti da ä, ö, ü, oggi correnti. Il testo tedesco è tradotto alla fine della presente lettera.

Chiarissimo amico! Spero che avete ricevuto la copia del mio articolo sulla vostra opera Storia del diritto in Italia109. Mi duole molto che i miei amici in Torino mi hanno dimenticato. Mancini ha promesso di spedir un articolo pel mio giornale; ho ritardato la stampa per poter inserire l’articolo, ma invano. Non ho ricevuto fin ora una lettera di lui, e l’articolo. Il Sig. Conte Sclopis ha promesso di farmi aver nuove leggi e dissertazioni, ma niente. Voi bramate aver notizie sul sistema degli esami seguito nelle università in Germania. Volontieri vi darò notizie, ma lo farò in lingua tedesca, perché so che voi sapete bene il tedesco. Ein gleichförmiges System der Universitäts- Prüfungen giebt es in Deutschland nicht. An den meisten Universitäten, z.B. in Baden, Preussen, Hannover, Mecklenburg, Sachsen werden keine Prüfungen auf Universitäten gehalten, der Lehrer trägt seine Collegien vor, und überlässt es dem Studenten, ob er etwas lernen will; dagegen sind die Staatsprüfungen streng, welche entweder sogleich nach beendeten Universitätsstudien gemacht werden (z.B. in Baden) oder erst nach zwei Jahren Praxis bei einem Gerichte (z.B. in Bayern). Die Staatsprüfung wird von einer Behörde, welche aus höheren Richtern besteht, gemacht und zwar so daß der Candidat aus allen Fächern der Rechtswissenschaft sehr schwere Fragen schriftlich beantworten muß, oder daß er wie in Baden Akten zuge- theilt bekommt, um darüber eine Relation (rapport) zu machen. Ferner daß eine schwierige Rechtsfrage ihm gegeben wird, um darüber eine Abhandlung zu schreiben, worauf er aus aller Hauptfächern der Jurisprudenz schriftlich Fragen beantworten muß und dann am Schlusse eine mündliche Prüfung bestehen muß. In anderen Ländern dagegen, z.B. in Bayern, in Hessen, in Mecklenburg muß der junge [illeggibile] bis er seine Studien geschlossen hat, auf der Universität eine Prüfung bestehen, und dann examiniren alle Professoren unter dem Vorsitze eines von der Regierung ernannten Commissar. Die Prüfung erstreckt sich auf alle Hauptfächer – römisches Recht, deutsches

109 La recensione di Mittermaier è qui tradotta in italiano nell’Appendice I: Rechtsgeschichte Italiens, «Heidelberger Jahrbücher der Literatur», 1850, n. 27, pp. 425-432; 1850, n. 28, pp. 433-437. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 175

Recht, canonisches Recht, Civilprozeß, Criminalrecht, Criminalprozeß, Staatsrecht und Völkerrecht. Wenn der Candidat die Prüfung ordentlich besteht, so wird er zur Praxis zugelassen, und erst ein oder in anderen Staaten nach zwei Jahren macht er die Staatsprüfung. Nur der Candidat wel- cher die juristische Doctorwürde erlangen will, muß eine strenge Prüfung an der Universität bestehen, eine Abhandlung bearbeiten und auf einigen Universitäten öffentlich disputieren. Ich weiß nicht, ob Ihnen diese Nachrichten über Deutschland genügen. In Bezug auf Belgien mache ich Sie aufmerksam, daß Sie die Einrichtung aus den Gesetzen pour l’enseignement supérieur v. 27. September 1835, modi- fiée par la loi de 15 Juillet, leicht ersehen können110.InbezugaufHolland (Pays Bas) finden Sie Treffliches in Blondeau œuvre sur l’organisation de l’enseignement du droit en Hollande, Paris 1846111. Ich habe nun auf drei Universitäten gelebt und bin zu folgenden Ansichten über die beste Beförderung des juristischen Studiums gekom- men: 1) Während der Studienzeit beschränkt sich der Professor nur auf seine Vorträge und hält keine Prüfung; 2) Am Schluße des Studiums ei- nes Candidaten macht er auf der Universität öffentlich aus allen wichtigen Fächern eine Prüfung; 3) Darauf soll er in die Praxis bei einem Gerichte; 4) Nach einer Praxis von ein oder zwei Jahren muß er eine strenge Staatsprüfung bestehen. Ecco chiarissimo amico le notizie che io posso dare, non sapendo qua- li particolari della organizzazione in Germania potrebbero interessarvi. Mi troverete sempre pronto di darvi tutte le informazioni. Se vedrete il S. C. Sclopis o Mancini fate i miei complimenti e dite al primo che gli sarò molto grato se avrò lettere e nuove pubblicazioni della vostra patria, che prego di procurarmi il nuovo rapporto sul Crétinisme en Savoye112, dite al S. Mancini che io aspetto il suo articolo sull’Italia. Gradite l’espressione di profonda venerazione del vostro fedele amico Mittermaier

110 Sull’organizzazione delle Università in Belgio, cfr. Pieter Dhondt, Un double compromis. Enjeux et débats rélatifs à l’enseignement universitaire en Belgique au XIXe siècle, Academia Press, Gent 2011, IV-486 pp. (bibliografia pp. 407-474). 111 Hyacinthe Blondeau, Mémoire sur l’organisation de l’enseignement du droit en Hollande Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 6 di 1 Volta et sur les garanties d’instruction juridique exigées dans ce pays des aspirants à certaines fonctions ou professions, Videcoq, Paris 1846, 208 pp. 112 Rapport de la commission créée par S.M. le Roi de Sardaigne pour étudier le crétinisme, Imprimerie Royale, Turin 1848, XXVIII-224 pp. 176 Mario G. Losano

6 [Traduzione del passo in tedesco] In Germania non esiste un sistema omogeneo di esami universitari. Nella maggior parte delle università – per esempio nel Baden, in Prussia, in Hannover, nel Meclemburgo e in Sassonia – non si fanno esami nelle università: il docente tiene le sue lezioni e lascia allo studente la decisione se vuole studiare o no. Invece sono severi gli esami di Stato, che vengono soste- nuti o subito alla fine dei corsi universitari (p. es. nel Baden), oppure dopo due anni di praticantato presso un tribunale (p. es. in Baviera). L’esame di Stato si svolge davanti a un collegio composto da giudici di rango elevato e il candidato deve rispondere per iscritto a domande assai difficili su tutte le materie giuridiche, oppure, come nel Baden, riceve degli atti sui quali deve scrivere una relazione. Inoltre gli viene sottoposta una difficile questione giuridica, sulla quale deve rispondere per iscritto a quesiti su tutte le materie giuridiche. Infine deve sostenere un esame orale. Invece altrove – per esempio in Baviera, nell’Assia o nel Meclemburgo – chi ha concluso l’università deve sostenere nell’università un esame davanti a una commissione composta da tutti i professori sotto la presidenza di un commissario di nomina governativa. L’esame ha per oggetto tutte le prin- cipali materie: diritto romano, diritto tedesco, diritto canonico, procedura civile, diritto penale, procedura penale, diritto pubblico e diritto interna- zionale. Se il candidato ha superato regolarmente l’esame viene ammesso al praticantato e solo dopo un anno (o, in altri Stati, dopo due anni) sostiene l’esame di Stato. Soltanto lo studente che vuole ottenere il titolo di dottore in giurisprudenza deve superare un severo esame all’Università, deve elaborare una dissertazione e, in alcune università, sostenere una discussione pubblica. Non so se queste notizie sulla Germania le sono sufficienti. Per quanto concerne il Belgio richiamo la sua attenzione sul fatto che lei può facilmente desumere l’ordinamento previsto dalle leggi pour l’enseignement supérieur del 27 settembre 1835, modifiée par la loi de 15 Juillet [supra, nota 110]. Sull’Olanda (Paesi Bassi) trova eccellenti informazioni nell’opera di Blondeau sur l’organisation de l’enseignement du droit en Hollande, Paris 1846 [supra, nota 111]. Io ho vissuto in tre università e sono giunto alle seguenti conclusioni sulla miglior forma di favorire lo studio del diritto: 1. nel periodo degli stu- di universitari il professore si limita a tenere le sue lezioni e non fa esami; 2. Il candidato, alla fine dei suoi studi universitari, sostiene pubblicamente nell’università un esame su tutte le materie rilevanti; 3. In seguito svolge il praticantato presso un tribunale; 4. Dopo un praticantato di uno o due anni deve sostenere un severo esame di Stato. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 177

25. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Vigevano, 23 agosto 1852 7 Senza timbri postali perché probabilmente recapitata a mano durante il soggiorno di Mittermaier a Torino, come si vede anche nell’indirizzo sempli- ficato: «Al Chiarissimo Sigr Cav.re Prof.re Carlo Mittermaier, Torino».

Chiar.mo Sig. cav.re ed amico onorand.mo Io stava per scrivere alla S.V. Chiar.ma e riprendere la corrisponden- za nostra sì lungo tempo interrotta, quando seppi con mia dolce sorpresa dall’egregio mio collega il Cav. Mancini che Ella sarebbe stata costì sul fi- nire di questo mese. Mi dolse però vivamente che dovendo io partire alla metà del mese non potessi trattenermi per vederla e godere della preziosa sua compagnia, ciò che mi sarebbe stato oltremodo caro. Se alcuni impegni non me lo impedissero mi recherei costì appositamente. Non potendo però soddisfare al mio desiderio in persona voglio almeno visitarla per lettera e testimoniarle almeno per iscritto il mio ossequio e l’amicizia che le professo sincerissimamente. Sarei anzi a pregarla di un favore. Sto per pubblicare alcune mie lezioni sulla pena di morte e sulla sua abolizione113. Vorrei pregarla a permettermi di dedicarla alla S.V., ad aggradire questo tenue attestato della stima che ho per suo ingegno, pel suo sapere e per le doti dell’animo suo, non meno che della riconoscenza che nutro per l’amicizia di cui mi onora. Se il mio nome avesse autorità bastevole a ciò, vorrei che la mia dedica fosse l’espressione della simpatia dei professori dell’università torinese per uno dei luminari delle università germaniche e in particolare dei professori della facoltà legale per un autore così benemerito delle scienze giuridiche114. Se avessi potuto trovarmi costì durante la sua dimora avrei anche potuto far mio pro delle cognizioni della S.V. intorno allo stato della questione della pena di morte specialmente in Germania. La prego di non attribuire a dimenticanza o a noncuranza il mio lungo silenzio. Egli è che negli ultimi due anni mi sentiva la salute così guasta e af- fievolita che ne era attristatissimo. Mi trovava costretto a interrompere tratto tratto le mie lezioni sebbene non siano che due per settimana. In tale stato non le dee far meraviglia il mio silenzio. Da alcuni mesi però a questa parte la mia salute si è alquanto migliorata.

113 Albini, Della pena di morte, Spargella, Vigevano 1852, 111 pp.; su quest’opera cfr. Losano, Albini 2013, § 6, b, pp. 43-48; Bibliografia, Appendice IV. 114 La dedica a Mittermaier è riprodotta in Losano, Albini 2013, p. 44.

Memorie Morali_32mi - seg 7 178 Mario G. Losano

Aggradisca, Chiar.mo Signore, i sentimenti del mio più distinto osse- quio, mi continui la sua benevolenza e mi consideri sempre quale mi pregio affermarmi Della S.V Chiar.ma Dev.mo Serv.re ed aff.mo amico Pietro Albini Vigevano, 23 agosto 1852. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 179

26. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 25 dicembre 1852

Il timbro postale indica «PT de Beauvoisin, 29 déc. 52», il timbro d’ar- rivo «E.B. Heidelberg 30. Dez. 52». L’indirizzo è sul retro del medesimo foglio della lettera (con lacerazione dovuta al sigillo): «Mr le Chevalier C. Mittermaier Conseiller intime Professeur de droit à l’Université de Heidelberg (G.D. de Baden)».

Onorand.mo e preg.mo amico Ho comunicato tosto la preziosissima vostra dell’11 corr.te ricevuta il 18115 all’egregio nostro Mancini, persuaso che dovevagli tornar grato il vedere quanto affetto voi gli portiate, affetto che si rivela principalmente dal timore d’essere dimenticato da un amico che si ha in grandissimo pregio. Mancini però non è di coloro che pongono in non cale l’amicizia, molto meno poi un’amicizia per ogni titolo così preziosa com’è la vostra. Egli vi scriverà forse in questa stessa settimana. Ad ogni buon conto vi dirò ch’ei fu per molto tempo ammalato ed è questo il principal motivo del suo silenzio. Per al- tro egli vi ha mandato un pacco di libri per la via di Ginevra dirigendoli al Sig.r Aubanel116, fra i quali trovansi anche le due copie delle mie lezioni sulla pena di morte117. Mi duole assai che non vi siano ancora pervenute. Desiderava di sentire il vostro parere sul modo con cui ho trattato questa questione. Mi è grato d’intendere che vi stiate occupando di un lavoro su questo soggetto così importante e spero che quando l’abbiate pubblicato sarete cortese del favore di mandarmene una copia118. Gli scritti che avete in pronto per trasmettermi uniteli ai libri, che Mancini mi dice che avete a mandargli. Ricevete i miei più vivi e sinceri ringraziamenti per tanta vostra bontà. Desidero moltissimo vedere i due rapporti che mi annunciate sulla pena di morte. In quanto alla Gazzetta dei Tribunali di Genova119 Mancini mi dice d’es-

115 Lettera non reperita. 116 Christophe Aubanel (1789-1871) diresse dal 1825 al 1842 il penitenziario modello di Ginevra e fu un protagonista del dibattito internazionale sulla riforma carceraria (Capelli, Il carcere degli intellettuali, cit., nota biografica a p. 176). 117 Sul libro di Albini sulla pena di morte, cfr. p. 177, nota 113. 118 Di Mittermaier esistono una trentina di articoli sulla pena di morte ed è quindi difficile stabile a quale scritto si riferisca questa lettera. 119 Il titolo originario di questa importante rivista per giuristi pratici era: «Gazzetta de’ [poi: dei] tribunali, ossia raccolta di sentenze con note ed osservazioni, articoli di vario diritto, cro- naca del Parlamento, atti officiali e notizie giornali giuridiche». Il Consiglio di Direzione, in Genova, era affiancato da un Comitato Corrispondente di Torino, di cui faceva parte Albini, 180 Mario G. Losano sersi già messo d’accordo coi Redattori perché mandino a lui i numeri di ciascun mese ed egli avrà modo di farveli avere senza spesa. Mi rincresce soltanto che Mancini mi abbia prevenuto e mi abbia tolto così il piacere di rendervi questo piccolo servigio. Il progetto di legge sul matrimonio120 fece naufragio in Senato, sebbene la Commissione, ossia l’Ufficio Centrale del Senato, avesse grandemente modi- ficato il progetto ministeriale accolto già dalla Camera dei deputati. Essendo stato rigettato (colla maggioranza di un voto) il primo articolo, in cui si con- teneva il principio cardinale che informava tutta la legge, il Ministero ha e da Collaboratori, fra cui l’unico straniero è Mittermaier («Gazzetta dei tribunali» (Genova), 1855, p. 1). Un bilancio dei propositi e delle attività della rivista è in: Il nostro programma, «Gazzetta dei tribunali» (Genova), 1856, pp. 1-3. Con lo stesso titolo questa rivista veniva pubblicata anche in numerose altre città: di conseguenza, se la città non è indicata, diviene difficile localizzare un articolo. 120 «Il più rilevante e completo tra i disegni di legge in materia [di matrimonio civile] fu comunque portato alla discussione in Parlamento, dal Guardasigilli Bon Compagni, nella primavera successiva. Il testo era composto di 126 articoli, nel primo dei quali si legge espres- samente che «il matrimonio nelle sue relazioni con la legge civile è un contratto, essa quindi prescrive le forme della sua celebrazione, dispone sulle qualità e condizioni di chi lo contrae, sulla sua validità e sugli effetti civili che ne derivano»; a ciò si aggiunge che «essa lascia intatti i doveri che la religione impone, e protegge a un tempo l’osservanza dei medesimi e la libertà delle coscienze». Approvato dalla Camera il 5 luglio 1852, venne invece respinto dal Senato, dopo una relazione del tutto negativa pronunciata, il 6 dicembre dello stesso anno, dal Senatore Demargherita [Luigi Francesco, 1783-1856] a nome della commissione incaricata dell’esame» (Chiara Valsecchi, In difesa della famiglia? Divorzisti e antidivorzisti in Italia tra Otto e Novecento, Giuffrè, Milano 2004, p. 6). L’opposizione al matrimonio civile fu violenta: «Il disegno di legge del guardasigilli Carlo Boncompagni di Mombello, articolato e ‘moderato’ nei toni fin dall’art. 1» citato poco sopra, «è respinto alla fine dell’anno dal Senato piemontese, influenzato – non c’è da stupirsi – dal movimento d’opinione pubblica e dalla gerarchia ecclesiastica assai poco propensa al riguardo: basti ricordare la posizione di radicale contrasto assunta da Pio IX nella nota lettera del 19 settembre 1852» inviata al re Vittorio Emanuele II, secondo cui quella legge «invade i diritti inalienabili» della Chiesa e «praticamente parifica il concubinato al sacramento del matrimonio, sanzionando legittimo l’uno come l’altro» (Gigliola di Renzo Villata, Il matrimonio civile. Diritto, politica e religione tra avvocati ‘impegnati’ prima e dopo l’Unità, in Stefano Borsacchi – Gian Savino Pene Vidari (eds.), Avvocati protagonisti e rinnovatori del primo diritto unitario, Il Mulino, Bologna 2014, p. 125 s.; anche sulle polemiche seguite alla lettera pontificia, pp. 123-166). Il Sillabo di Pio IX condanna il matrimonio civile (cfr. p. 170, nota 102). L’oppositore più in vista fu Antonio Rosmini con lo scritto del 1851 Sulle leggi che riguardano il matrimonio de’ cristiani (in Opere edite e inedite, Cedam, Padova 1972, vol. XLIV, 187 pp.). Il matrimonio civile in Italia venne infine accolto nell’art. 93 codice Pisanelli del 1865: «Il matrimonio deve essere celebrato nella casa comunale e pubblicamente dinnanzi all’ufficiale dello stato civile del comune, ove uno degli sposi abbia domicilio o residenza». Sul matrimonio nel codice Pisanelli, cfr. la sopra citata Chiara Valsecchi, pp. 1-131. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 181 ritirato il progetto, annunciando che l’avrebbe presentato di nuovo nella ventura sessione. Dovendo presentare al Consiglio Superiore di pubblica istruzione, del qua- le da un anno fo parte come membro straordinario, alcune modificazioni al sistema attuale d’insegnamento legale, senza per altro alterarne le basi, e facen- do parte di una commissione incaricata di un progetto di legge per ridurre le due università di Sardegna a una sola121, avrei caro di valermi dei vostri lumi e suggerimenti. Mi prendo quindi la libertà di rivolgervi alcune domande. Vorrei che mi diceste se credete che un corso biennale di diritto romano (l’anno scol. è di 8 mesi) con quattro lezioni alla settimana sia sufficiente, massime essendo preceduto da un corso elementare di quattro mesi circa, e in un paese dove il diritto romano non è che un elemento sussidiario, oppure se sia necessario od almeno molto utile l’estenderlo ad un triennio, ritenuto peraltro un insegnamento distinto dalla storia del diritto romano. Se credete di molta utilità ed importanza un corso di Enciclopedia del diritto secondo il metodo ad un dipresso che venne da me adottato, e se sia sufficiente un corso di tre mesi con 5 lezioni per settimana. Se credete sufficiente un corso triennale di Cod. Civ. con quattro lezioni per settimana. Sarà però meglio che io vi ponga sott’occhio il quadro della distribuzione delle materie ch’io intenderei proporre, onde possiate darmene il vostro parere. 1° anno. – 1°. Elem. di diritto Rom. e can. – 2° elem. di diritto civ. – 3° Enciclopedia del diritto (3 mesi), Storia del diritto (3 mesi). Cinque lezioni per settimana per cadauna materia. 2° anno. – Diritto penale (4 lez. per settimana); Proced. Pen. (2 lezioni per settimana); Cod. civ. (4 lezioni per settimana); diritto can. (id.); Filosofia del diritto (3 lez. settimanali).

121 Il «Regio decreto contenente l’ordinamento della Pubblica Istruzione e del Personale insegnante» del 13 novembre 1859, n. 3725 («Legge Casati»): prevede per la Sardegna la sola università di Cagliari: «Art. 47. L’Istruzione superiore ha per fine di indirizzare la gioventù, già fornita delle necessarie cognizioni generali, nelle carriere sì pubbliche che private in cui si richiede la preparazione di accurati studii speciali, e di mantenere ed accrescere nelle di- verse parti dello Stato la coltura scientifica e letteraria. Art. 48.Essasaràdataanormadella presente Legge nelle Università di Torino, di Pavia, di Genova e di Cagliari, nell’Accade- mia scientifico-letteraria da erigersi in Milano, e nell’Istituto universitario da stabilirsi per la Savoia nella città di Ciamberì. Art. 39. L’insegnamento superiore comprende cinque Facoltà, cioè: 1° La Teologia; – 2° La Giurisprudenza; – 3° La Medicina, – 4° Le Scienze fisiche, matematiche e naturali; – 5° La Filosofia e le Lettere. L’Istituto universitario di Ciamberì sarà costituito da una Facoltà di Filosofia e di Lettere, e dalle Scuole universitarie già prima esistenti in quella città. Nell’Accademia di Milano saranno dati gli insegnamenti proprii della Facoltà di Filosofia e di Lettere, oltre agli altri contemplati all’art. 172». 182 Mario G. Losano

3° anno. – Cod. civ. – diritto Rom. – diritto can. – filosofia del diritto – diritto commerciale. 4° anno. – Cod. civ. – diritto Rom. – diritto giudiziario – diritto commer- ciale – diritto costituzionale ed amministrativo. 5°anno.–Dir.Rom.–cod.civ.–Dirittogiudiziario–dirittoamministrativo. Nel sistema attuale avvi [sic] il grave difetto che né la filosofia del diritto né il diritto costituzionale sono materie obbligatorie nemmeno per ottenere il dottorato! Per [illeggibile] l’insegnamento della prima riesce quasi inutile. Oltre a ciò non s’insegna la procedura penale, il diritto commerciale non occupa che un anno scolastico con tre lezioni per settimana; il diritto am- ministrativo è angustiato negli stessi limiti. Quattro corsi annuali di diritto romano e di diritto canonico e due corsi quadriennali paralleli di Cod. Civ. assorbono il tempo e il luogo ad altre materie del pari o più indispensabili. Un altro difetto del sistema attuale è di ridurre tutti i corsi d’insegna- mento a tre sole lezioni per settimana, mentre io credo che per le materie positive, come il diritto civile, il diritto romano, il diritto canonico il pro- fessore possa fare senza grave incomodo, come si faceva per l’addietro, cinque lezioni per settimana, altrimenti è impossibile il dare un insegna- mento alquanto compiuto. Inoltre egli è mestieri che il professore si metta in frequente comunicazione con gli studenti. Ma qui molti cred quando il professore fatto la sua chiacchierata dall’alto d122 e diretto di tanto in tanto qualche interrogazione ai giovani, ha compiuto il suo ufficio. Alcuni spingono la tenacità al vecchio sistema sino a credere inutile un insegnamento apposito della filosofia del diritto e della storia del diritto! … alla metà del secolo 19°! Veggo che ci vorrebbe ben altro che le poche modificazioni sovrindicate per rilevare gli studi giuridici presso di noi e dar loro quell’impulso che è richiesto dalla ragione dei tempi e dalle instituzioni libere, non meno per dare alla cara gioventù piena di ardore e fornita delle più eccellenti qualità un acconcio indirizzo. Ma che volete? Mi fa pena il dirlo, ma è pur troppo vero, ogni innovazione alquanto ardita, ogni idea di libertà d’insegnamento per la maggior parte del corpo insegnante è una stravaganza… Ora poi spe- cialmente non occorre neppur parlare di queste cose. Sarà molto se si otterrà di correggere i più gravi errori del sistema attuale i quali impediscono che l’insegnamento che in effetto si fa produca quei risultamenti che se ne deb- bono aspettare. Vorrei anche sapere quante lezioni si danno ordinariamente da ciascun professore nelle università di Germania.

122 Lacerazione del foglio. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 183

[Sei righe sul margine sinistro] Perdonatemi, mio ottimo amico, se io ve- ramente abuso della vostra bontà e vi distraggo dalle vostre occupazioni colle mie domande e con questa lunga tiritera. Ma l’amore della scienza e del progresso dell’istruzione e il desiderio di giovarmi dei vostri lumi var- ranno a scusarmi presso un uomo che tanto ha fatto e tanto fa tuttora per l’incremento degli studii giuridici. Mi lusingo anche di riuscire a piegare alcuni coll’autorità del vostro [nome]123 e dell’esempio delle vostre universi- tà; sebbene la caparbietà di certuni non si lascia vincere né dalle ragioni né dall’autorità. Aggradite i miei più cordiali saluti e i più fausti auguri che invio colla massima effusione del cuore e abbiatemi per Aff.mo e dev.mo vostro Albini Torino, 25 dicembre 1852.

123 Manca una parola nell’originale. 184 Mario G. Losano

27. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 6 maggio 1853

Il timbro postale indica «Torino 6 mag.» e «PT de Beauvoisin, 11 Mai», il timbro d’arrivo «E.B. Heidelberg 12. Mai». L’indirizzo è sul retro del medesimo foglio della lettera (con ampia lacerazione): «Monsieur le Chevalier Mittermaier Conseiller intime Professeur de droit à l’Université de Heidelberg».

Chiarissimo e onorand.mo amico Distratto da diverse cure ed interessi di famiglia per i quali dovetti re- carmi a Vigevano e che mi conturbarono l’animo assai ho tardato finora a rispondere alla vostra del 24 marzo124. Il giudizio che avete recato sulle mie lezioni intorno alla pena di morte, dando anche la sua parte alla vostra be- nevolenza, non poté che riuscirmi oltremodo grato. Nel nostro paese è così poca la parte che le classi anche istruite prendono a una questione di questa natura sebbene sì di grande importanza anche per l’influenza che la sua so- luzione esercita su tutta la legislazione penale, che finora la stampa periodica non ha neppur fatto cenno del mio opuscolo. Il pubblico per altro fu vivamente scosso dal miserando caso avvenuto nell’ultima esecuzione capitale, che ebbe luogo in Marzo. Nel porre il corpo del giustiziato nella bara si riconobbe che era ancora vivo. Somministratigli alcuni soccorsi aprì gli occhi, ma non proferì alcuna parola; dopo due ore circa spirò. Questo fatto diede luogo ad alcune interpellanze al Ministro di grazia e giustizia nella Camera dei deputati sul modo di esecuzione della pena capitale. L’Accademia medico-chirurgica a richiesta del Ministro anzi- tutto fece diversi esperimenti sopra dei cani onde vedere se fosse più pronta e men dolorosa la decapitazione della strangolazione; nel qual punto, come era da aspettarsi, gli accademici furono divisi di opinione. Infine il Ministro di grazia e giustizia presentò alcuni giorni fa un progetto di legge alla Camera dei deputati col quale si mantiene l’esecuzione della pena capitale col laccio, ma da eseguirsi nelle carceri in cui sono custoditi gli inquisiti contro i quali fu pronunciata la condanna. Si prescriverebbe inoltre che il cadavere del giustiziato venisse esposto in determinati luoghi pubblici. Si propose pure l’abolizione delle pene accessorie della berlina e dell’[illegibile] e l’aggrava- zione alla pena di morte pei condannati per causa di parricidio. Veramente mi pare che si potrebbe fare qualche cosa di più, ridurre almeno il numero dei delitti capitali. Tuttavia l’abolizione della pubblicità dell’esecuzione della pena capitale mi sembra un passo assai significante verso l’abolizione della

124 Lettera di Mittermaier non conservata. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 185 pena stessa, massime se si pone mente allo stato dell’opinione dominante in questo paese sopra cotal punto. Voleva spedirvi i numeri della Gazzetta dei Tribunali dello scorso trime- stre. Ma siccome mi mancavano parecchi numeri, avendoli chiesti all’ufficio di spedizione corrispondente con quello di Genova, mi fu detto che erano stati ritirati tutti quelli del trimestre per vostro conto dal Cav. Mancini. Ho quindi sospeso per non fare una doppia trasmissione. Mi saprete dire se li avete ricevuti. Era andato parimenti dalla R. Cancelleria per farmi dare una copia del progetto del Codice di procedura civile125, non potendosi avere altrimenti. Ma riconobbi che vi era già stato trasmesso. La vostra lettera pubblicata sull’ultimo numero della Gazzetta dei Tribunali126, ove fate così giuste ed assennate osservazioni, mi accerta che l’avete ricevuto. Avrei desi- derato che aveste toccato il punto degli arbitramenti ammessi dal Progetto. Mi sembra questa un’innovazione di molta importanza e oltremodo liberale. Pure era avversata da autorevoli personaggi specialmente della Magistratura. Avrei visto volentieri che la vostra voce, che è di tanto momento, fosse in- tervenuta ad appoggiare questo provvedimento. Non veggo in verità alcuna ragione per la quale, ammettendosi gli arbitramenti in materia commerciale, come li ammette il nostro Codice di Commercio, non si abbiano ad ammet-

125 Art. 1: «Il Codice di procedura civile […] è approvato […] ed avrà esecuzione nelle anti- che e nelle nuove Provincie dei Nostri Stati cominciando dal giorno primo di maggio mille ot- tocento sessanta», Codice di Procedura Civile per gli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Stamperia Reale, Torino 1859. Emanato con il Regio Decreto del 20 novembre 1859, n. 3786, insieme con il codice penale (id., n. 3783) e il codice di procedura penale (id., n. 3784): questa intensa attività legislativa si svolse in concomitanza con la Seconda guerra d’indipendenza. Sulla sua complessa storia cfr. Francesco Aimerito, La codificazione della procedura civile nel regno di Sardegna, Giuffrè, Milano 2007, 333 pp. Inoltre: Francesco Aimerito, Urbano Rattazzi avvo- cato, uomo politico, ministro e la codificazione della procedura civile in Piemonte alla vigilia dell’Unità, «La Pazienza. Rassegna dell’ordine degli Avvocati di Torino», 2008, pp. 37-42; e, per la fase anteriore: id., Per un codice di procedura civile del Regno di Sardegna. Problemi del processo e prospettive di riforma nel Piemonte della Restaurazione, Fondazione Sergio Mochy Onori, Roma 2001, 492 pp. 126 Sul progetto di codice di procedura civile. Lettera del Prof. Mittermaier al Prof. P. S. Mancini, «Gazzetta dei Tribunali» (Genova), 1853, pp. 281-284: «Fu chiesto da alcuni il mio avviso sul progetto di Codice di procedura civile, che il Ministero sta per presentare alle Camere Piemontesi; e quantunque io non possa ora disporre di materiali sufficienti per addi- venire a un ponderato esame del soggetto, mercé il confronto con le altre legislazioni esistenti e l’osservazione delle esperienze fatte altrove; pure l’amichevole desiderio, l’amore antico che io porto alla vostra Italia, e il progresso in cui da alcuni anni il Piemonte si è spinto, m’indu- cono a comunicarvi su codesto proposito alcune osservazioni » (p. 281). Nello stesso anno altre due lettere di Mittermaier vennero pubblicate in margine all’articolo di Mittermaier, Questione dell’imputabilità nel foro criminale, cfr. p. 187, nota 131. 186 Mario G. Losano tere nelle materie civili. Vi sarò molto grato se mi spedirete le dissertazioni legali di cui mi fate cenno nell’ultima vostra […]127 ntro la prossima settimana vi spedirò […] di recente intitolato Il diritto di punire e la tutela [129 averlo letto per intero e in modo da poterne dare un giudizio ponderato. Comunque sia ve lo manderei onde conosciate il movimento scientifico del nostro paese in una disciplina nella quale mi siete maestro. Sui carceri penitenziari di Alessandria e di Oneglia130 pubblicò alcuna statistica. Non ci sono che alcuni rapporti fatti dalla Commissione che sopraintende a questi stabilimenti, rapporti che, da quanto mi fu detto, non sono molto esatti e che non furono pubblicati. Tuttavia conoscendo qualche membro di questa Commissione vedrò di procurarmi le notizie che mi sapranno dare. Non so capire che fatalità pesi sulle lettere di Mancini, il quale mi disse non molti giorni sono di avervi scritto. Abbiate cura, mio egregio e venerato amico, della vostra salute. Gli uo- mini pari vostri ne hanno un dovere affatto speciale verso gli amici, verso la scienza, verso il loro paese, lo hanno pel bene dell’umanità. Fate che in un’altra vostra io abbia più soddisfacenti nuove della vostra preziosa salute. Aggradite i sentimenti della mia inalterabile amicizia e devozione e credetemi Aff.mo vostro Albini Torino, 6 maggio 1853.

127 L’ampia lacerazione del foglio ostacola la lettura delle righe seguenti. 128 Francesco Poletti, Il diritto di punire e la tutela penale, Tipografia degli Artisti, Torino 1853, 404 pp. Recensione di A. Pinelli in «Gazzetta dei tribunali» (Genova), 1853, pp. 326-328. 129 La lacerazione del foglio impedisce di sapere se Albini avesse scritto «confermo di averlo letto per intero» oppure «confermo di non averlo letto per intero». 130 Il comune ligure di Oneglia fu sede dal 1846 di un importante penitenziario, distrutto durante la Seconda guerra mondiale. Nel 1923 il comune di Oneglia venne fuso con quello di Porto Maurizio e altri minori per formare il nuovo, unico comune di Imperia. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 187

28. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 12 maggio 1853

[Sul margine superiore:] «13 M[aggio] Ho ricevuto la vostra lettera del 6 maggio: veda l’ultima [pagina]».

Chiarissimo amico! Ho indirizzato a voi sei settimane fa, una lettera, pregandovi di spedir a me i fascicoli della Gazzetta dei Tribunali di Genova, che la Direzione ha indirizzato per me a voi. Ho inteso che il mio articolo sulla questione di imputabilità è stampato nella Gazzetta dei Tribunali131 e la Direzione del giornale brama aver la continuazione del mio articolo; ma non avendo una copia del primo articolo non posso occuparmi della continuazione. Vi prego dunque di spedirmi fra breve i numeri della Gazzetta dei Tribunali. Ho inteso anche che il governo ha presentato alle Camere un progetto del codice di procedura civile132 anche con un exposé dei motivi, ed un progetto

131 Mittermaier, Questione dell’imputabilità nel foro criminale, «Gazzetta dei tribunali» (Genova), 1853, pp. 145-147 e pp. 577-581, con in nota una lettera di Mittermaier del 12 gen- naio 1853, in cui annuncia «ancora due articoli sulla questione, e spero di poter comunicare un’importante causa criminale nella quale la questione d’imputabilità fu trattata» (p. 145). Un’altra sua lettera del 4 agosto trasmette «il secondo articolo sulla questione della imputabi- lità» (pubblicato a pp. 577-581) e annuncia: «Fra breve spedirò altri due articoli per dar una giusta idea dello stato delle ricerche fatte in materia d’imputabilità» (p. 577). Questi ulteriori articoli non sembra siano stati pubblicati. «La Compilazione», cioè la redazione della rivista, scriveva infatti nel numero del 7 maggio 1853 (p. 289): «Intanto che stiamo attendendo dal Professore Mittermaier gli articoli che devono far seguito a quello stampato nel nostro nume- ro 16 dell’anno corrente» (cioè quello alle pp. 145-147), pubblichiamo «il seguente lavoro in ordine alla identica materia»: Esperienze sopra gli effetti del nuovo Codice penale, riguardanti l’imputazione, pp. 289-290; 297-298; 305-307; (continuazione e fine) 313-314. Nel numero anteriore del 4 maggio 1853 era stato pubblicato: Sul progetto del Codice di procedura civile. Lettera del Prof. Mittermaier al Prof. Mancini, cfr. p. 185, nota 126. Venne pubblicato anche un «Voto pro veritate» firmato da Mittermaier e datato «Heidelberg, 24 settembre 1853» sulla compensazione delle ingiurie: «Gazzetta dei tribunali» (Genova), 1853, p. 702, a comple- mento dell’articolo di Pasquale Stanislao Mancini, Della compensazione delle ingiurie secondo il Codice penale sardo, pp. 697-702. Nel 1855 venne pubblicato un articolo di Mittermaier – Tentativo del reato di procurato aborto secondo la giurisprudenza moderna e i risultati delle indagini scientifiche, «Gazzetta dei tribunali» (Genova), 1855, pp. 431-435; 439-441; 447-451; 455-457 – e la redazione avverte: «Stiamo attendendo la continuazione degli articoli dello stes- so Professore annunciati nella sua prefazione pubblicata nel nostro giornale, anno VI [1854], p. 643»: ma nell’annata 1854 alla pagina indicata non si trova alcun testo di Mittermaier. 132 Sul codice di procedura civile per il Piemonte, cfr. p. 185, nota 126; Introduzione,§2, b; Aimerito, p. 185, nota 125. 188 Mario G. Losano d’una legge sull’esecuzione della pena di morte. Occupato in un lavoro sulla procedura civile bramo molto di far uso del codice piemontese, e vi prego di procurarmi una copia del progetto con exposé des motifs133 e di spedirla [illeggibile]. Il Professore Torre134 in Genova mi scrisse che ha indirizzato per me al S. Mancini 1) una copia del codice penale di Malta135 e 2) una copia del libro di Poletti136 sul diritto criminale. Come il S. Mancini non si occupa più di me, io vi prego di ritirare questi due libri dal Mancini e di spedir a me nel pacco colle altre cose. Spedite o al Sig. Aubanel (in Ginevra), o se si può fare direttamente a me per la diligenza. Pagherò volontieri tutte le spese. Ho per voi due libri: 1) Philosophie der Gerechtigkeitspflege von Roßbach (un buon libro sul- la filosofia del diritto)137; 2) Leistungen der Italiener in den letzten Jahren in Bezug auf Rechtsphilosophie138. Se volete vi regalerò questi libri con le altre dissertazioni, ma domandate prima al Sig. Pisanelli al quale ho spedito un pacco per la diligenza, se non ha pagato troppo alla diligenza. Posso soltanto affrancare sino ai confini ed affrancare anche il mio pacco per voi.

133 Non ho trovato un exposé per il codice di procedura civile piemontese. L’exposé des mo- tifs allora punto di riferimento si riferiva non al Piemonte, ma al Cantone di Ginevra: Pierre François Bellot, Exposé des motifs sur la loi de procédure civile pour le Canton de Genève, Sestié, Genève 1821, 238 pp.; 2a ed. 1837; sulla sua rilevanza cfr. Aimerito, La codificazione della procedura civile nel regno di Sardegna, cit., p. 106, nota 208. 134 Pietro Torre, professore alla Facoltà di Giurisprudenza di Genova, tradusse vari scritti di Karl Mittermaier (tra cui quello citato a p. 193, nota 145) e di altri autori tedeschi, per esempio Julius Stahl, Storia della filosofia del diritto, Favale, Torino 1853, XXII-660 pp.: cfr. p. 129, nota 18. 135 Fra il 1853 e il 1856 Mitteraier scrisse vari articoli sul diritto maltese, in parte tradotti anche in italiano. 136 Sull’avvocato torinese Francesco Poletti, cfr. p. 186, nota 128. 137 Johann Josef Roßbach, Die Philosophie der Gerechtigkeitspflege mit steten Beziehungen auf die gerichtlichen Institutionen civilisierter Völker wissenschaftlich und praktisch entwickelt, Halm, Würzburg 1852, IV-186 pp. 138 Con questo titolo è pubblicato un articolo in tre puntate di Carl Röder, professore a Heidelberg con Mittermaier: Ueber die neueren Leistungen der Italiener auf dem Felde der Rechtsfilosofie [sic] überhaupt, und zunächst über Tolomei’s Corso elementare di diritto na- turale o razionale, III voll., Padova 1848, «Kritische Zeitschrift für Rechtswissenschaft und Gesetzgebung des Auslandes», 1853, pp. 62-101 (cita Albini a p. 80); pp. 229-259; pp. 333-370 (cita Albini a p. 360). Karl Roeder (1806-1879) è autore anche di Grundzüge des Naturrechts oder der Rechtsfilosofie, Winter, Leipzig 1860-63, 2 voll. (2a ed.). Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 189

Ho ricevuto un bel lavoro scientifico del Giorgi sulla filosofia del dirit- to139. Mi pare che questo Giorgi è un uomo d’ingegno. Ho fatto inserire al Giornale (milanese) delle scienze politiche-legali del Po un articolo sullo stato attuale della legislazione penale in Germania140. Non so se avete questo giornale; se no vi spedirò una copia del mio articolo. La scienza del diritto non ha fatto molti progressi nell’ultimo anno. Solamente il diritto romano è molto cultivato [sic]. Se desiderate aver nuove dissertazioni vi spedirò. Non dimenticate, vi prego, le mie domande. Il silenzio di Mancini pro- duce in me un doloroso sentimento. Almeno spero, che noi saremo fedeli amici. Sarò sempre tutto devot. Mittermaier

[Sul margine superiore della prima pagina:] 13 M[aggio] ho ricevuto la vostra lettera del 6 maggio; veda l’ultima [pa- gina di questa lettera, dove Mittermaier continua così:] Indirizzando la [presente] lettera ricevo la vostra lettera del 6 M[aggio]. Vi sono molto obbligato; voi siete l’unico amico fedele che mi resta in Torino. Mancini non ha spedito niente. Di nuovo vi prego di occuparvi della spedizione: 1) della copia del progetto del codice di procedura; 2) Codice di Malta; 3) Numeri della Gazzetta dei Tribunali. Ho scritto un articolo sul codice di procedura, secondo i voti

139 Nel 1852-53 Alessandro De Giorgi aveva pubblicato due volumi sulla filosofia del dirit- to: Saggio sui principi fondamentali del diritto filosofico e in particolare sulla teoria del diritto penale, Sicca, Padova 1852, XV-301 pp.; Esame di diritto filosofico ossia del sistema e delle dottrine esposte nella terza edizione francese del «Cours de Droit Naturel, ou de Philosophie du Droit» del Prof. H. Ahrens, Sicca, Padova 1853, 376 pp. (una successiva ed. contiene l’appendice: Con un’analisi degli errori in quel corso racchiusi circa la religione, del P. Angelo Bisogni, All’Uffizio della Biblioteca Cattolica, Napoli 1854, «edizione napoletana eseguita sulla originale di Padova»). 140 Mittermaier, Intorno alle attuali condizioni della scienza e della legislazione penale in Germania, «Giornale per le scienze politico-legali compilato da Luigi Po e Felice Bellone» (Milano), 1852, pp. 747-762; continuato poi Intorno alle attuali condizioni della scienza e della legislazione penale in Germania e alle esigenze a ciò relative, «Gazzetta dei Tribunali» (Milano), 1853, pp. 197, 201-202, 747; 1954, pp. 545-546; 553-554, 57-560. In questo periodo Mittermaier pubblicò anche Sui progressi della legislazione tedesca intorno al processo crimi- nale, e sulle esperienze fatte negli anni dal 1848 al 1853, «La Temi. Giornale di legislazione e giurisprudenza» (Firenze), 1855, 4, pp. 733-738; 1856, 14-22, 134-142, 298-303; 485-493. 190 Mario G. Losano coperta dal sigillo> e del Mancini nel mese di settembre; Mancini tiene il manoscritto, ma non so niente [di quello] che Mancini ha disposto. Questa non è una condotta degna d’un amico. Avrei voluto visitar di nuovo questo anno l’Italia, ma adesso [rinuncio?], non potendo sperar [di] trovare gli amici in Torino colla eccezione di voi. M. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 191

29. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 2 giugno 1853

Il timbro postale indica «Torino 2 giu.» e «PT de Beauvoisin, 5 Juin 53», il timbro d’arrivo «E.B» e «Heidelberg» non leggibili. L’indirizzo è sul retro del medesimo foglio della lettera: «Mr le Chev. Mittermaier Professeur de droit à l’Université de Heidelberg».

Carissimo e rispettatissimo amico Ritengo che a quest’ora avrete ricevuto una lettera di Mancini, il quale vi scrisse otto o dieci giorni fa, dopo cioè ch’io ricevetti la gratissima vo- stra del 12 p.p. Egli mi disse che quindici giorni addietro vi aveva mandato il pacco contenente i numeri della Gazzetta dei Tribunali di Genova dello scorso trimestre, come pure il numero in cui era stampato il vostro artico- lo141. Potrebbe darsi che a quest’ora abbiate ricevuto questo pacco. In caso contrario avvertitemene che vedrò di mandarveli io unitamente al nume- ro del trimestre corrente. Intanto io vi spedirò domani o dopo l’opera del Poletti142, una memoria sull’applicazione della pena di morte di due profes- sori della facoltà medico-chirurgica della nostra università e la prima parte della storia della università di Torino, che vi manda l’autore, il Prof. Bona143. Manderò a prendere da Mancini, che non me l’ha ancora rimesso, il Codice di procedura di Malta e l’unirò a detti libri. Invierò il pacco come voi dite al Sig. Aubanel a Ginevra, perché corrispondenza diretta con Eidelberga non esiste. Piuttosto mi servirò di un’altra diligenza per Ginevra per vedere se sia più diligente nel recapito dei pacchi. Pisanelli144 giorni sono non aveva ancora ricevuto nulla. Comunque sia mandatemi pure i libri di cui mi fate cenno che ve ne sarò molto grato. Pare impossibile che con tanta facilità di comunicazioni sia così malagevole avere

141 Nella «Gazzetta dei Tribunali» di Genova Mittermaier pubblicò nel 1853 tre articoli, tutti citati alla p. 187, nota 131: Questione della imputabilità nel foro criminale, pp. 145- 147; Sul progetto di codice di procedura civile, pp. 281-284 (sotto forma di lettera a Mancini); Esperienze sopra gli effetti del nuovo Codice penale, riguardanti l’imputazione, pp. 289-290; 297-298; 305-307; 313-314. 142 Sull’opera di Francesco Poletti, Il diritto di punire, cfr. p. 188, nota 136. 143 Sullo scritto dei medici Berruti e Demaria, cfr. p. 197, nota 151; Bartolomeo Bona, Della Costituzione dell’università di Torino dalla sua fondazione all’anno 1848. Memoria storica, Parte 1: Dalla fondazione dell’università fino al 1730, Stamperia Reale, Torino 1852, 162 pp. 144 Giuseppe Pisanelli (1812-1879) fu autore del primo codice di procedura civile del Regno d’Italia (1865) e ministro della giustizia. Sull’influenza di Mittermaier su Pisanelli, cfr. Erik Jayme, Grußwort. Mittermaier und Italien, in Wilfried Küper (ed.), Carl Joseph Anton Mittermaier. Symposium 1987, Decker & Müller, Heidelberg 1988, p. 16 (e anche nota 83); Capelli, Il carcere degli intellettuali, cit., pp. 42n, 440 e n. 192 Mario G. Losano un pacco di libri, mentre arrivano regolarmente alla loro destinazione tante merci. Se avete questo felice pensiero di onorare l’Italia e in particolare Torino di una vostra visita in quest’anno deh! non vi distolga dall’effettuarlo per timore che i vostri amici di qui vi abbiano dimenticato, che non è vero. Io specialmente poi bramerei tanto di vedervi. Poiché non potei vedervi che pochi minuti a Milano mentre voi ed io eravamo sulle mosse di partire, avrei tanto caro di trattenermi con voi. Avrei intenzione di chiedere un congedo alla fine di Luglio. Poiché come vi dissi altra volta, da qualche tempo la mia salute è assai alterata e vorrei anticipare di qualche poco le ferie onde riposare. Avrei in animo di por mano a qualche lavoro, ma appena le forze mi reggono alle occupazioni più necessarie, e quando mi provo ad ecce- dere certi limiti nell’applicazione ne sento subito grave pregiudizio. Il che mi rattrista assai. Voglio tuttavia sperare mediante qualche cura o alcuna precauzione di riacquistare vigore e non lasciar trascorrere il resto della mia vita affatto inutile. Aggradite i miei più cordiali saluti e consideratemi in ogni evento Aff.mo e dev.mo vostro Albini Torino, 2 giugno 1853. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 193

30. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 3 giugno 1853

Il timbro postale indica «Torino 7 mar. 53» e «Diritto Sardo Estero», il timbro d’arrivo «E.B. 10. Mrz. Cur. H.» e «Heidelberg 11. Mrz.»: quindi queste date non corrispondono alla data apposta da Albini. L’indirizzo è sul retro del medesimo foglio della lettera: «Monsieur le Chev. Mittermaier Professeur de droit etc. Heidelberg».

Car.mo e veneratissimo amico Ho ricevuto il Rapporto sulla pena di morte e il vostro scritto sullo stato della legislazione d’America145 intorno a questa importantissima questione. Vi sono riconoscentissimo dell’invio di queste due interessanti pubblicazioni. Ho già dato una corsa [sic] al vostro scritto e vi ho trovato con grandissima soddisfazione una copia di notizie di fatto molto rilevanti e che sporgono gran luce sopra questa questione. Il progetto del Codice di procedura civile è finito ma non è ancora stato presentato al Parlamento. Due anni [or] sono si era presentato al Senato il titolo riguardante i giudici di Mandamento. Ma non mi pare che sia venuto nemmeno in discussione. Era intenzione del Ministro Galvagno146 di proporre alle Camere che il nuovo Codice venisse posto in esecuzio- ne provvisoriamente, salvo poi a fare in seguito quelle modificazioni che l’esperienza avesse suggerito. Ma essendo poi egli uscito dal Ministero non si parlò più nemmeno di questa provvisoria esecuzione del Codice di procedura civile. Il progetto di questo Codice è stampato, ma le co- pie si ritengono dal Ministero. Se mi riuscirà d’averne una ve la manderò unitamente al lavoro della Commissione di Legislazione sulla legge del matrimonio e al rapporto del Senatore Della Margherita147 sul medesimo argomento.

145 Mittermaier, Über den gegenwärtigen Zustand der Gesetzgebung in Nordamerika, in Bezug auf die Aufhebung der Todesstrafe, «Archiv des Criminalrechts Neue Folge», 1853, pp. 57-73, trad. it.: Sullo stato attuale della legislazione dell’America del Nord riguardo all’abolizione della pena di morte, «Gazzetta dei Tribunali» (Genova), 1856, pp. 277-279, 285-287. Questa traduzione di Pietro Torre venne ripubblicata in «Eco dei Tribunali» (Venezia), 1857-58, pp. 429-431. Non è stato possibile identificare il «Rapporto sulla pena di morte». 146 Il senatore Giovanni Filippo Galvagno (1891-1874) fu più volte ministro. Sindaco di Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 7 di 8 Volta Torino nel momento del trasferimento della capitale a Firenze, promosse l’industrializzazione della città per evitarne la crisi economica. 147 Il senatore Clemente Solaro della Margherita (1792-1869) fu un politico di rilievo, radi- calmente conservatore e avversario di Cavour. Cfr. p. 180, nota 120. 194 Mario G. Losano

Ricevo duplicati i numeri della Gazzetta dei Tribunali. Ritenendo quindi che una serie sia destinata per voi ve li manderò di trimestre in trimestre come mi avete detto. Avete pur troppo ragione di lamentare la debolezza e la superficialità degli studi giuridici presso di noi, danno tanto più da deplorare ove si con- sideri [sic] le eccellenti disposizioni della nostra gioventù. Il sistema attuale dei nostri studi giuridici sia pei suoi intrinseci difetti sia pel modo di sua esecuzione che li aggrava, invece di sollevare con opportuni sussidii i me- diocri ad emulare gli ingegni più potenti, si direbbe che miri ad abbassare questi al livello di quelli e a provocare l’istruzione superficiale e leggera che è la peste della società ed una delle cause dei mali che la travagliano. Ma mi convinco sempre più che i nostri studi universitari non si ridesteranno e non riprenderanno quello sviluppo senza del quale non è pensabile un progresso scientifico se non mediante la concorrenza, ossia la libertà d’insegnamen- to148. Sono persuaso che a quest’ora avrete ricevuto lettera da Mancini, il quale era dolentissimo che il ritardo o lo smarrimento delle lettere vi avesse indotto a pensare che ei si fosse dimenticato di voi. Mi sarà grato di sentire il vostro giudizio sulle mie lezioni interno alla pena di morte. Continuatemi la preziosa vostra benevolenza e quando le vostre oc- cupazioni ve lo consentano siatemi cortese di vostre lettere. Aggradite le assicurazioni della mia più sincera stima e consideratemi sempre Aff.mo e dev.mo vostro Albini Torino, 3 giugno 1853.

148 Le idee qui esposte da Albini troveranno espressione nell’opuscolo del 1860 sulla libertà d’insegnamento: cfr. Losano, Albini 2013, § 6, a, pp. 43-48; e Appendice IV, Bibliografia. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 195

31. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 6 giugno 1853 Carissimo Amico! Ho ricevuto ieri la vostra lettera del 2 ed una lettera del Professor Torre in Genova. Quest’ultima lettera accresce il mio sentimento doloroso; quat- tro settimane fa che la Direzione della Gazzetta dei Tribunali di Genova ha spedito al Mancini un pacco per me, e non c’è dubbio che Mancini ha rice- vuto il pacco, nel quale si trova anche la copia del Codice di Malta, e però Mancini ritarda la spedizione del pacco a me, o almeno ritarda di rimetterlo a me. Ho bisogno del Codice di Malta per un lavoro scientifico. Scrivete nella vostra lettera che ho ricevuto probabilmente una lettera di Mancini; no, chiarissimo amico, non ho ricevuto una lettera, e non la ricevo. Ho ri- nunciato col cuore molto afflitto ai sentimenti di amicizia del Mancini. Non ho meritato questa condotta. Mi indirizzo ancora una volta alla vostra gentilezza pregandovi di aver cura di spedir a me un pacco di libri al Signor Aubanel; principalmente 1) Il pacco che contiene il Codice di Malta, e generalmente il pacco spe- dito dalla Direzione della Gazzetta in Genova al Mancini per me. Prego di ritirare il pacco dal Mancini, che non può ritenerlo; 2) Una copia del nuovo progetto del Codice di procedura civile coll’ex- posé des motifs. Sono persuaso che il S. ministro Buoncompagni149 o il Conte Sclopis vi darà una copia per me; 3) I numeri della Gazzetta dei Tribunali di Genova; 4) Memoria sulla esecuzione della pena di morte. Ho letto che una com- missione di Professori di medicina ha fatto un rapporto e che il ministro ha proposto un progetto di legge alle camere. Procuratemi prego tutti questi materiali; 5) Il libro del Poletti (se non mi inganno) sul diritto di punire150; 6) Notizie sulla casa penitenziaria ad Alessandria (avete promesso in una lettera). Prego di spedir tutto per la diligenza al S. Aubanel. Spedirò un pacco di libri che vi regalerò al S. Aubanel. Mi duole che il S. Pisanelli non ha ricevuto il mio pacco. Ho spedito lo [sic] un mese fa. L’uffizio della Posta assicura che ha spedito il pacco a Torino; il S. Pisanelli, al quali mi raccomando, potrà informarsi o alla doga- na, o all’uffizio della diligenza o del Corriere in Torino ed incaricar questo Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 7 di 7 Volta

149 Rectius, Boncompagni: cfr. p. 169, nota 99. 150 Sull’opera di Francesco Poletti, Il diritto di punire, cfr. p. 186, nota 128. 196 Mario G. Losano uffizio di ritirar dall’uffizio della diligenza in Chambéry o in Ginevra il pacco. Sarebbe un gran piacere per me di abbracciarvi in Heidelberg; fate, vi prego, questo viaggio; sarà per me il più gran piacere di significare a voi la mia vera amicizia; prometto che avrete molto piacere in Heidelberg. Sotto le circostanze attuali, vedendo che gli amici in Torino mi hanno dimenticato, non faccio il viaggio in Italia. Il mio amore per l’Italia e per gli Italiani è profondo e però – questo silenzio di tutti gli amici in Torino. Meno voi – l’unico e fedele. Venite dunque a vedermi in Heidelberg. Gradite l’assicurazione della vera amicizia del vostro Mittermaier Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 197

32. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 23 giugno 1853

Il timbro postale di partenza indica «Torino 23 Giu. 53»; il timbro postale d’arrivo indica «E.B. 27 J» e «Heidelberg 26. Jun. 53». L’indirizzo è sul retro del medesimo foglio della lettera: «Monsieur le Chevalier Mittermaier Professeur de droit à Heidelberg, G. Duché de Baden». Secondo questi timbri la lettera sarebbe quindi del 1853, e non del 1859 come indica l’annotazione dell’Archivio di Heidelberg, fondata sulla poca chiarezza della data manoscritta in testa alla lettera, dove sembra potersi leggere «1859». Tuttavia, confrontato con altri numeri di questi manoscritti, quel «1859» si conferma un «1853».

Carissimo amico! Saranno dodici giorni o quindi che vi ho trasmesso un pacco contenente il Codice penale di Malta, la memoria dei Prof.i Demaria e Berruti151 sull’e- secuzione della pena capitale, il libro di Poletti152 e la storia dell’università di Torino del Prof. Bona153. L’ho indirizzato a Ginevra al Sig.r Aubanel franco di porto. Mi sono prevalso di un ufficio di diligenza diverso da quello di cui si servì finora Mancini per vedere se la trasmissione riusciva più sicura e più pronta. Stava aspettando lettera da voi per essere accertato che il pacco vi fosse stato recapitato. Giacché tenendo in pronto una copia del Codice di proced. civ. per questo Regno che ottenni dal Ministero di grazia e giustizia e i numeri della Gazzetta dei Tribunali usciti finora in quest’anno ch’ebbi qualche difficoltà ad avermi, perché mi assicuravano che vi erano stati in- viati: prima di mandarvi questo nuovo pacco desiderava aver notizia da voi che avevate ricevuto il primo. Stimo pertanto opportuno di scrivervi affin- ché non ascriviate a mia noncuranza il ritardo. Finora io non ho ricevuto i libri che nelle due ultime vostre mi annunziavate. Il Consiglio superiore della pubblica istruzione ha nominato una commissione, della quale fo parte anch’io e v’entra pure Mancini, per esaminare il progetto da me presentato di alcune modificazioni all’attuale ordinamento degli studi legali, di cui mi pare avervi fatto cenno in altra mia. Si tratterebbe principalmente di re- stringere alquanto l’insegnamento del Cod. civ. al quale ora si consacrano due corsi quadrimestrali paralleli, l’insegnamento del diritto romano, che ha

151 Sul modo da preferirsi nell’applicazione della pena di morte. Cenni dei professori Secondo

Berruti e Carlo Demaria, Marzorati, Torino 1853, 45 pp. All'origine di questo scritto è il Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 7 di 6 Volta «miserando caso» esposto da Albini nella sua lettera a Mittermaier del 6 maggio 1853, p. 184. Cfr. anche p. 199, nota 157. 152 Sul libro di Poletti, cfr. p. 186, nota 128. 153 Su questa storia dell’Università di Torino, cfr. p. 191, nota 143. 198 Mario G. Losano un corso quadriennale, per far luogo ad alcune altre materie della massima importanza, come il diritto costituzionale, la filosofia del diritto, l’economia politica, il diritto internazionale, materie che ora hanno dei corsi non obbli- gatori. Il diritto privato, conseguenza del vecchio sistema, domina ora da tiranno nell’insegnamento giuridico ed occupa tale estensione da non lasciar luogo quasi ad alcun’altra materia. Lo stesso diritto penale ha una parte ristrettissima e non proporzionata alla sua importanza e vastità, non avendo che un corso annuale di 90 lezioni incirca. Tali modificazioni vi parranno ne- cessarie e troppo conformi alle esigenze dell’istruzione giuridica per trovare opposizioni. Eppure non potreste immaginare gli ostacoli che si fanno da al- cuni accesissimi difensori del vecchio sistema. Credo tuttavia che si formerà una maggioranza favorevole alle proposte modificazioni. Giacché mi sembra che un corso quadriennale di Codice civile sussidiato da un corso trienna- le di diritto romano e da un corso elementare di diritto civile possa essere più che sufficiente per una solida istruzione nel diritto. Mi pare anzi che in nessun’altra università si dia un insegnamento così esteso del diritto privato. Il Prof. Bona desidererebbe che faceste annunziare su qualche giornale di costà il suo libro, che mi sembra avere non lieve merito. Attendo una vostra lettera che mi accenni che vi sia pervenuto il pacco suindicato per inviarvi senza indugio l’altro. Conservatemi la vostra benevolenza e credetemi colla massima effusione del cuore, aff.mo e dev.mo vostro – Albini Torino, 23 giugno 1859 [rectius: 1853]. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 199

33. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 29 giugno 1853 Chiarissimo Amico! Ho ricevuto il pacco di Torino spedito dal S. Aubanel. Nel pacco ho trovato il Codice di Malta, libri di Sclopis, Poletti, Chiaves154, Castiglia155, Bona, il rapporto dei medici e le copie della Gazzetta dei Tribunali. Gradite, vi prego, l’assicurazione della profonda gratitudine per tutte le vostre premure. Spero che il mio pacco coi libri per voi, spedito da Ginevra, come mi scrive [il] S. Aubanel, il 19 giugno, sarà arrivato in Torino. Mi farà piace- re di regalarvi di tempo in tempo nuove pubblicazioni di Germania, che possono aver qualche valore per voi. La via della spedizione per cura del Aubanel è il più sicuro [sic]; almeno Aubanel mi prometteva di incaricarsi volontieri di tutte le spedizioni. Vi prego anche di indirizzare (senza af- francarlo, sperando che si può spedir di tal guisa) il pacco di libri per me all’Aubanel; ho gran interesse di procurarmi la copia del Codice di proce- dura156, ma vi prego di spedir anche a me l’Exposé des motifs, col quale il Ministro ha presentato il progetto del Codice alle Camere, e il rapporto della Commissione delle due Camere sul progetto. Vorrei anche aver la legge o il progetto di legge sardo sulla esecuzione della pena di morte. È una cattiva opinione, se si crede che gli effetti degli scandalosi avvenimenti, che accadevano in Torino, possono [essere] tolti per la suppressione della pubblicità157. La diffidenza sarà più accresciuta e lo scandalo più grande, se non esiste pubblicità. Fate i miei rispettosi complimenti al S. Professore Bona; sono molto ob- bligato per la sua gentilezza, non tralascerò di far un rapporto in un giornale sul suo libro158.

154 Grafia non chiara, ma potrebbe trattarsi dell’avvocato e politico (futuro deputato, mini- stro dell’interno e senatore) Desiderato Chiaves, Il giudice del fatto negli Stati sardi. Istituzioni all’uffizio del giurato e manuale teorico-pratico per esercitarne le funzioni, Fontana, Torino 1853, VIII-179 pp. 155 Grafìa non chiara: è probabilmente l’avvocato e scrittore siciliano Benedetto Castiglia (1811-1877), autore prolifico, critico di Rosmini e politico liberale deputato al Parlamento del 1848. 156 È il codice di procedura civile allora in discussione: cfr. supra, nota 130. 157 Il dibattito sulla pena di morte era stato inasprito dal «miserando caso» di un’esecuzione Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 7 di 5 Volta avvenuta a Torino nel 1853, in cui il condannato era sopravvissuto per breve tempo: «Nel por- re il corpo del giustiziato nella bara si riconobbe che era ancora vivo» (Albini a Mittermaier, Torino, 6 maggio 1853, p. 184; cfr. p. 197, nota 151 e Losano, Albini 2013, p. 44 s.). 158 Sul libro di Bartolomeo Bona, cfr. p. 191, nota 143. 200 Mario G. Losano

Dite al Mancini che gli regalerò una copia d’un nuovo libro molto impor- tante: Kaltenborn, Kritik des Völkerrechts159, e d’altre dissertazioni. Spedirò all’Aubanel. Dite al Mancini che sarò sempre lo stesso fedele amico malgra- do il suo silenzio. In riguardo dello studio del diritto romano sono sempre persuaso, che senza profondo studio del diritto romano tutti gli altri studi legali non hanno un vero fondamento, ma desidero egualmente che si studi il diritto germanico e la filosofia del diritto. Un buon libro mi pare essere quello di Giorgi, Saggio sui fondamenti della filosofia penale160. Addio, caro amico. Non parlate del S. Pisanelli se ha ricevuto il pacco. L’ufficio della posta assicura d’aver spedito. Mi farebbe il più gran piacere se potessi abbracciarvi ad Heidelberg. Sono sempre colla profonda stima Devotiss. Mittermaier

159 Karl Kaltenborn von Stachau, Kritik des Völkerrechts nach dem jetzigen Standpunkte der Wissenschaft, Mayer, Leipzig 1847, VIII-316 pp. 160 Sul volume di Alessandro De Giorgi, Saggio sui principi fondamentali del diritto filosofico e in particolare sulla teoria del diritto penale, Sicca, Padova 1852, XV-301 pp., cfr. p. 189, nota 139. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 201

34. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 24 luglio 1853

Il timbro postale indica «PT de Beauvoisin, 28 Jul.», il timbro d’arrivo «E.B. Heidelberg 29 Jul.». L’indirizzo è sul retro del medesimo foglio della lettera: «Mr le Chev. Mittermaier Professeur de droit etc. Heidelberg».

Carissimo e preg.mo amico Oggi invio al Sig.r Aubanel161 un pacco contenente il Progetto del Cod. di proced. del Regno Sardo, la relazione e le modificazioni proposte dalla Commissione della Camera dei Dep. che vennero accolte, la relazione della Commissione della Camera sul progetto di legge per l’esecuzione della pena capitale. Spero che questo pacco vi perverrà come il precedente. Giorni sono ho chiesto a Pisanelli162 se aveva ricevuto il pacco di cui mi avete fatto cenno. Ma fino allora non aveva ricevuto nulla, anzi stava aspettando rispo- sta ad una sua lettera. Nelle due ultime vostre lettere gentilmente mi invitate a recarmi costì. Mi sarebbe sommamente caro di venirvi a vedere, massime che non ebbi il piacere di vedervi alla sfuggita qualche minuto a Milano mentre entrambi eravamo in procinto di partire. Non è affatto improbabile che nella seconda metà di agosto mi risolva a fare una gita a Heidelberg. È già gran tempo che ho questo desiderio. Ma ora per un motivo ora per un altro non potei mai effettuarlo. Se potrò sbrigarmi di alcuni affari che mi tengono legato, questa volta mi sarà dato di appagare questo mio desiderio. Il pensiero di abbrac- ciare un amico pel quale ho tanta stima ed affetto come siete voi mi riempie di gioia. Egli è con questa speranza che v’invio i miei più cordiali saluti, [illeggibile] m’avrete sempre Aff.mo e dev.mo vostro Albini Torino, 24 luglio 1853. Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 7 di 4 Volta

161 Su Christophe Aubanel, cfr. p. 179, nota 116. 162 Su Giuseppe Pisanelli, cfr. p. 191, nota 144. 202 Mario G. Losano

35. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 4 dicembre [1853]

Nella data, l’anno è omesso da Mittermaier, ma è ricostruibile con certezza dai timbri postali: fra gli altri, «Heidelberg, 4. Dez.», «Verbano, 7 Dic. 53» e «Torino, 8 Dic. 53».

Chiarissimo amico! Sento di mio dovere di non ritardare più l’espressione della mia gratitu- dine per la spedizione del pacco, che debbo alla vostra gentilezza, 3 mesi fa. Vi ringrazio molto. Non sono contento del progetto del Codice della procedura civile, osservando che si trova una troppo grande imitazione del Codice francese, il quale è sicuramente indietro ai progressi della legislazio- ne: ma però lo studio di questo progetto è importante per me, bramando di poter seguire lo sviluppo di tutte le legislazioni in Europa. Disgraziatamente la dissoluzione del Parlamento è un gran ostacolo alla revisione dei codici. È difficile per uno straniero d’apprezzare bene la condizione d’una altra nazione; e mi duole che ci sono molte gazzette in Germania che hanno la tendenza di propagar false nuove, o far rapporti meno fedeli sul Piemonte; io, che amo e conosco la vostra patria non sarò ingannato e credo di giudicar giustamente se temo che il partito reazionario, nemico della costituzione, ed il partito clericale sono in conspirazione di caluniar [sic] il Piemonte e di distruggere le basi della libertà. Sono stato nelle ultime vacanze nel Belgio come membro del Congresso di Statistica; ho veduto di veduta [sic] che il Belgio è veramente uno Stato fortunato, ove un Re savio, che ama e protegge fedelmente la Costituzione, è in ottima armonia col suo popolo, che ama il Re; si fa grandi progressi; anche la moralità del popolo è buona: si gode la piena libertà, ma con un vero sen- so legale. Ho indirizzato a voi una dissertazione sulla filosofia socratica [?], ma bramo di testificarvi la mia amicizia regalandovi nuove pubblicazioni di Germania in materia di diritto; fatemi il piacere, in qual ramo della scienza di diritto bramate aver nuove pubblicazioni ed avrò cura di spedirvi tutto [quello] che potrà esser utile a voi. Vi prego anche di scrivermi se negli ultimi mesi siano pubblicati libri importanti sul diritto o statistica o storia in Piemonte, e di darmi una no- tizia. È per me un piacere di far conoscere per mezzo del mio giornale le nuove pubblicazioni legali d’Italia; sono l’unico giureconsulto che si occupa di questo studio. Vi prego ugualmente di domandare al nostro amico Mancini [se] ha rice- vuto il mio pacco che ho spedito nel mese di Settembre, la mia lettera scritta al principio di Novembre, se Mancini vuole che gli spedisca il pacco di libri Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 203 e dissertazioni che ho offerto a lui e se può e vuole spedire a me fra breve le opere postume di Carmignani163. La Direzione del Giornale di Genova (Gazzetta dei Tribunali) ha scritto che ha indirizzato per me numeri della Gazzetta al Sig. Mancini. Prego di domandargli se ha ricevuto le gazzette. Fu pubblicato in Milano un libro di Grassi sul diritto naturale164 ed una rifutazione degli errori del Ahrens165. Che è il vostro avviso su questi libri? Generalmente non [ci] si occupa adesso in Germania molto della fi losofi a di diritto; si studia molto il diritto romano e [si] prepara[no] libri per la prati- ca; ma non sono contento dello spirito di questi libri; non trovo qui la vera vita scientifica, che esamina i principi. Addio, chiarissimo amico! Fatemi il piacere di onorarmi d’una lettera e siate persuaso che sarò sempre colla profonda stima Vostro devot. Mittermaier

163 Per opere postume di Giovanni Carmignani (1768-1847) Mittermaier intende forse gli Scritti inediti, pubblicati in sei volumi tra il 1851 e il 1852 dall’editore Giuseppe Giusti di Lucca. 164 L’opera di Grassi verte sul diritto naturale di Heinrich Ahrens ma in appendice contiene anche la critica di Padre Bigoni a quella teoria: tuttavia Mittermaier si riferisce con certezza a più opere, poiché chiede il parere di Albini «su questi libri», che potrebbero essere quello di Angelo Bigoni, citato alla nota seguente, e quello di Alessandro De Giorgi, Esame del diritto filosofico, ossia del sistema e delle dottrine esposte nel corso di diritto naturale di E. Ahrens. Con un’analisi degli errori in quel corso racchiusi circa la religione del P. Angelo Bigoni, All’Uffizio Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 7 di 3 Volta della Biblioteca Cattolica, Napoli 1854, 474 pp., citato a p. 189, nota 139. 165 È probabilmente il volume di Angelo Bigoni, Analisi degli errori circa la religione. Contenuti nella traduzione italiana del corso di diritto naturale o filosofia del diritto del prof. E. Ahrens, stampato in Milano nel 1851-52, Sicca, Padova 1853, VIII-131 pp. 204 Mario G. Losano

36. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 2 marzo 1854 Chiarissimo amico! Sono passati due mesi che non ho ricevuto una risposta alle mie lettere indirizzate ai S. Sclopis e Mancini. Voi siete l’unico amico che mi fa l’onore di scrivere a me: ve ne ringrazio sinceramente. Noi Tedeschi abbiamo alme- no la buona qualità di star fedeli ai nostri amici, e finora ho creduto che gli Italiani conoscevano la stessa fedeltà; disgraziatamente non posso fare que- sta esperienza. Mi tormento per indovinare qual la cagione del cambiamento dei sentimenti di amicizia dei S. Mancini, Sclopis ecc. in riguardo di me. Voi sapete che sono stato l’unico giureconsulto in Germania che ha fatto [di] tutto per distruggere i pregiudizi propagati in Germania [su quello] che concerne lo stato della scienza in Italia; ho fatto un rapporto sulle nuove pubblicazioni legali d’Italia nei miei giornali. Ho avuto il piacere di osser- vare che i miei rapporti hanno prodotto l’interesse dei miei compatrioti e svegliato l’attenzione alle pubblicazioni d’Italia. Ma tutto questo si cangia: non posso più procurarmi le nuove pubblicazioni, principalmente quelle del Piemonte, che ha fatto importanti progressi nella legislazione. Mi indirizzo alla vostra gentilezza di procurarmi le pubblicazioni impor- tanti del Piemonte; vi rimborso volontieri tutte le spese che avrete. Domani spedirò un pacco di libri al S. Aubanel, che avrà la bontà di spedirlo per la diligenza a voi. Troverete nel pacco un importante libro: Darstellung der Rechtsphilosophie des Hugo Grotius, von Hartenstein166; Encyclopédie de droit, par Roussel167. Permettete a me di regalarvi questi libri. In questo momento si stampa un libro sulla filosofia del diritto del S. Knapp168. Vi spedirò una copia, se la stampa sarà finita. Voi bramate un libro sulla storia del diritto; potrei spedir copia del libro di Zoepfl169;mami pare che ho spedito già quattro anni fa una copia della prima edizione a voi. Scrivetemi se avete ricevuto; se no, rispedirò. La Direzione della Gazzetta dei Tribunali di Genova mi scrive che ha indirizzato per me molti numeri della Gazzetta al Signor Mancini; fatemi

166 Questo scritto fa parte delle Abhandlungen der Königlichen Sächsischen Gesellschaft der Wissenschaften: Gustav Hartenstein, Darstellung der Rechtsphilosophie des Hugo Grotius, Weidmann, Leipzig 1850, pp. 486-545. 167 Adolphe Roussel, Encyclopédie du droit, Delfosse, Bruxelles 1843; 2a ed. 1871, XIII-538 pp. 168 Ludwig Knapp, System der Rechtsphilosophie, Enke, Erlangen 1857, VI-246 pp. 169 Heinrich Zoepfl, Deutsche Rechtsgeschichte, Krabbe, Stuttgart 1858, XIII-1021 pp. È la «dritte, durchaus umgearbeitete, vermehrte und verbesserte Auflage». Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 205 il piacere di ritirare questi fogli dal Mancini e di spedirli in un pacco al Sig. Aubanel in Ginevra per me. Vi prego anche di procurarmi 1) il rapporto del Senato sul progetto del Codice di procedura civile; 2) il progetto di legge sulla revisione del Codice penale, e rapporti della Camere; 3) progetto della legge sull’organizzazione giudiziaria, coi rapporti. Vi prego anche di comprar per me libri ultimamente pubblicati nel Piemonte in materia del diritto criminale, o procedura civile. Prometto di rimborsarvi subito l’ammontare del prezzo dei libri. Speditemi prego il pac- co al Sig. Aubanel in Ginevra. Troverete anche nel pacco una copia d’un libro importante: Dogmen- geschichte des Privatrechts, von Roßhirt, Heidelberg 1853 170. L’autore è il mio collega; il libro < … > anche gran valore per l’Italia, dimostrando come nel medio evo il gius canonico in ar- monia colle idee del diritto longobardo ha modificato e migliorato il diritto romano. Vi prego di inserire in un giornale di Torino o di Genova un breve articolo su questo libro171. Un altro libro (grosso volume) è pubblicato un mese fa, pel S. Warnkoenig, Encyclopaedie des Rechts172. L’autore ha sviluppato in questo libro lo stato attuale di tutti i rami della scienza del diritto. Aspetto i vostri comandi. Il prezzo è di dieci franchi. Se volete comprar per me nuove pubblicazioni della vostra patria posso rimborsare le vostre spese pagando il prezzo del libro di Warnkoenig. Fatemi il piacere di onorarmi fra breve d’una risposta.

[Continua sul margine sinistro, con una lacerazione dovuta al sigillo:] Se potete indicarm ragione del cambiamento menti d’a- micizia di Sclopis e Mancini rdo di me, vi prego di comunic tutto che <...>. Sarò sempre <...> colla profonda stima tutto di V. Mittermaier

170 Su Roßhirt, Dogmen-Geschichte des Civilrechts, cfr. p. 213, nota 194. 171 Albini annunciò a Mittermaier il 21 ottobre 1854 l’invio della recensione alla «Gazzetta dei Tribunali» di Genova (cfr. p. 213 s.), ma la pubblicazione conteneva errori di stampa così gravi, da obbligare Albini a disconoscere quel suo scritto (cfr. infra, Albini a Mittermaier, 21 Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 7 di 2 Volta novembre 1854, p. 218 s.). 172 Leopold August Warnkoenig, Juristische Encyclopädie oder organische Darstellung der Rechtswissenschaft mit vorherrschender Rücksicht auf Deutschland, zum Gebrauch bei Vorlesungen und zum Selbststudium, Enke, Erlangen 1853, XII-572 pp. 206 Mario G. Losano

37. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 11 marzo 1854

Il timbro postale indica «Torino 11 Mar.», il timbro d’arrivo «E.B. Heidelberg 14 Mrz.». L’indirizzo è sul retro del medesimo foglio della lette- ra: «Mr le Chevalier C. Mittermaier Professeur de droit Heidelberg».

Egregio amico, Rispondo tosto alla car.ma vostra del 2 corrente ricevuta ieri l’altro. Vi sarò molto grato se avrete la compiacenza di mandarmi le opere di cui mi fate cen- no, quella eziandio di Warnkoenig, Encycloplaedie des Rechts173. Indicatemi come debba rimborsarvi dei dieci franchi [illeggibile] di questa. Non ebbi la Storia del diritto di Zoepfl174. Tanto più mi premerebbe di averla perché mi sto occupando della seconda edizione della mia Storia del diritto175 e quindi mi tornerebbe molto opportuna. Ho parlato poi ancora al Conte Sclopis il quale mi disse d’avere in pronto un grosso volume dei monumenti della storia patria176 e che l’avrebbe rimes- so a me fra pochi giorni perché ve lo faccia tenere. Intendeva appunto di mandarvi il progetto di riorganizzazione giudizia- ria e quello di alcune modificazioni al nostro codice penale sui reati contro la religione: ma avendo questa mattina incontrato Mancini mi disse che ve li aveva spediti insieme ai numeri della Gazzetta dei Tribunali. Il Rapporto della Commissione del Senato sul Cod. di Proc. Civ. non è ancor fatto. Potrò mandarvi il progetto di riordinamento generale della pubblica istruzione presentato giorni sono alla Camera dei deputati. Questo progetto intro- durrebbe riforme assai importanti[:] vi sarebbe adottato il principio della libertà d’insegnamento177. Ma temo che prima che sia discusso e approvato trascorra lungo tempo e la pubblica istruzione presso di noi avrebbe biso- gno di pronti provvedimenti. Lasciando le cose nello stato attuale che è una

173 Su Warnkoenig, Juristische Encyclopädie, cfr. nota precedente. 174 Su Zoepfl, Deutsche Rechtsgeschichte, cfr. p. 204, nota 169. 175 Nel 1854 Albini, aveva iniziato a pubblicare la Storia della legislazione in Italia dalla fondazione di Roma sino ai nostri tempi; il libro cui si riferisce la lettera è la seconda edizione del vol. 2: Legislazione del Medio Evo e dell’età moderna. Sommariamente esposta da P. L. Albini. II ed. migliorata ed accresciuta, Tip. Antonio Spargella e Comp., Vigevano 1856, pp. 117-396. Cfr. Bibliografia, Appendice IV. 176 Monumenti della storia patria: cfr. p. 210, nota 185. 177 Sulla libertà d’insegnamento Albini pubblicò qualche anno dopo Della libertà d’inse- gnamento e dei doveri che essa impone. Discorso detto dal prof. Albini il 19 novembre 1860 per la riapertura del corso di filosofia del diritto nella Regia Università di Torino, Tip. Spargella e F[iglio], Vigevano 1860, 22 pp. Cfr. Bibliografia, Appendice IV. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 207 specie di anarchia l’istruzione non può che andare sempre più decadendo. Pare che non si comprenda abbastanza l’importanza e l’urgenza che vi è di ordinare e d’invigorire l’istruzione nei suoi diversi rami. Non si riflette abba- stanza seriamente alle conseguenze lente sì ma profondamente funeste che reca nelle parti più vitali della società l’istruzione trascurata, male ordinata o cattiva. Il Progetto d’organizzazione giudiziaria presentato dal Ministro Rattazzi178 incontra gravi opposizioni nella Camera e fuori di essa a tal che io credo che verrà ritirato o modificato dal nuovo Ministro di Grazia e Giustizia. Ché Rattazzi passa probabilmente al Ministero dell’Interno, resosi vacante per le dimissioni del Conte San Martino. Vi manderò i trattati sebbene non ancora compiuti sul diritto giudiziario del mio collega Prof. Pescatore179 che sono di un merito non comune, li cre- do anzi una delle pubblicazioni di maggior importanza del nostro paese in materia legale. È peccato che siano ancora incompiuti. È uscito in quest’an- no un Commento teorico-pratico del Cod. di Proced. criminale dell’avv.o Giuriati180, un emigrato. Ma è un lavoro meschinissimo, sono note prive qua- si affatto di valore scientifico ai singoli articoli. Talché non mi pare che valga la pena di mandarvela. Si sta ora pubblicando il Corso di diritto commerciale dell’avv. Parodi181, distinto Professore dell’università di Genova, che è un’o- pera di pregio considerevole. Ancora però non è uscito che il primo volume e saranno tre. Quando sia compiuta ve la manderò. In quanto al cambiamento di cui vi lamentate in Mancini e Sclopis essi veramente protestano che hanno per voi gli stessi sentimenti d’amicizia d’u-

178 I ministri menzionati sono Urbano Rattazzi (1808-1873), importante politico risorgi- mentale che organizzò il territorio del regno piemontese secondo un centralisno di stampo napoleonico, e Gustavo Ponza, conte di San Martino (1810-1876), alto funzionario ammini- strativo e senatore dopo l’unità d’Italia. 179 L’opera era stata pubblicata originariamente dal 1831; in questa lettera del 1854 Albini si riferisce probabilmente alla ristampa: Matteo Pescatore, Teoria del diritto giudiziario. Lezioni dell’avvocato collegiato Pescatore, Ferrero e Franco, Torino 1849, 246 pp.; ovvero alla secon- da edizione di: Diritto giudiziario: Teoria, Fory e Dalmazzo, Torino 1851, 152 pp., che è parte del suo Diritto giudiziario. 180 Domenico Giuriati, Commento teorico-pratico al Codice di procedura criminale degli Stati Sardi con le leggi posteriori e le sentenze del magistrato di cassazione, Libreria Torri – Libreria

Sociale, Novi – Torino 1853, XII-668 pp. Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 7 di 1 Volta 181 Cesare Parodi, Lezioni di diritto commerciale, Presso Rosa Lavagnino-Parodi, Genova 1854-1857, 4 voll.; Albini si riferisce probabilmente al vol. 1, 1854, 287 pp. La «Gazzetta dei Tribunali» (Genova) recensì il primo volume (1853, p. 779) e il secondo (1855, p. 76 s.); del terzo si annuncia solo la pubblicazione (1856, p. 196). 208 Mario G. Losano na volta. Ma forse le distrazioni della vita politica dell’uno, le occupazioni molteplici dell’altro, cioè di Mancini, sono forse la causa dell’interruzione o 7 della lentezza della loro corrispondenza. Pel resto permettetemi che vi dica che queste vostre lagnanze per la freddezza degli amici e per la loro trascura- tezza nel mantenere la corrispondenza accrescono in me la simpatia per voi, perché mi sono prova della squisitezza del vostro sentire e mi fanno vedere in voi uno di quei rari uomini pei quali l’amicizia è un affare importante della vita. Per voi poi la corrispondenza degli amici oltre a soddisfare ad un bisogno <…>182 serve anche al culto della scienza, che per della vostra tempra è una seconda vita. Gradite, mio egregio amico, l’assicurazione della mia più profonda stima e della più sincera amicizia. Aff.mo vostro Albini Torino, 11 marzo 1854.

182 Lacerazione del foglio. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 209

38. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 15 maggio 1854

8 Il timbro postale d’arrivo indica «E.B. Heidelberg 18. Mai». L’indirizzo è sul retro del medesimo foglio della lettera: «Mr le Chevalier C. Mittermaier Conseiller intime Professeur de droit Heidelberg, G. Duché de Baden».

Amico carissimo! Mi reco a premura di rispondere alla grat.ma ultima vostra per dire che ho ricevuto il Warnkoenig e Zoepfl183. Riteneva anzi di avervelo accennato nella mia precedente e d’avervene fatto i miei ringraziamenti. Supplisco ora se ho tralasciato allora di farlo. Dimani o dopo spedirò al Sig. Aubanel il pacco di cui vi faceva cenno nell’altra mia. Oltre ai volumi che mi vennero rimessi dal Conte Sclopis vi mando il progetto di legge sulla pubblica istruzione, il 1° vol. delle lezioni di diritto commerciale del Prof. Parodi184,[illeggibile] di dissertazioni per l’esame di aggregazione alla Facoltà legale. Ho tardato per potervi unire il Rapporto della Commissione del Senato sulle modificazioni al Cod. penale, ma finora non è pubblicato. Se mi aveste indicato i numeri della Gazzetta dei Trib.li che vi mancano ne avrei scritto alla Direzione per poterli avere. Si fanno gli studi necessari per avvisare al modo d’introdurre il sistema dei giurati anche pei delitti comuni, mentre ora non si pratica che pei rea- ti di stampa. Mi sembra che la soluzione dell’arduo problema dipenda dal trovare tal maniera di [indicazione?] che la scelta cada sopra persone che all’indipendenza uniscano la capacità necessaria per esercitare il nobile e delicato ufficio. Il sistema di considerare indistintamente tutti gli elettori ca- paci ad essere giurati rimettendone alla sorte la designazione non mi sembra un sistema molto razionale nelle presenti condizioni sociali. La ristrettezza del tempo mi vieta di intrattenermi più oltre con voi come desidererei. Vogliate aggradire i sentimenti del mio più sincero affetto e con- siderarmi sempre Aff.mo e dev.mo vostro Albini Torino, 15 maggio 1854.

183 Su Warnkoenig, cfr. p. 205, nota 172; su Zoepfl, cfr. p. 204, nota 169. 184 Su Parodi, cfr. p. 207, nota 181.

Memorie Morali_32mi - seg 8 210 Mario G. Losano

39. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 23 luglio 1854 Chiarissimo amico! Sento il dovere di ringraziarvi per la gentilezza alla quale debbo la vostra lettera del 15 maggio e la spedizione d’un pacco che ho ricevuto il 4 settem- bre fa. I due volumi Monumenta historiae patriae sono molto importanti185. Mi occupo d’un articolo nel quale darò un estratto, per dimostrare che la storia del diritto trova in questi volumi notizie sullo sviluppo del diritto romano. Sono molto obbligato per la comunicazione dei progetti di legge in ma- teria criminale, principalmente quello sulle modificazioni ed aggiunte al Codice penale del 15 Febbr. 1854186. M’avete comunicato il rapporto del- la Commissione della Camera dei Deputati, ma non ho la relazione della Commissione del Senato. Trovo nella gazzette che questa relazione è già pre- sentata, e che la legge è pubblicata. Questa legge ha il più gran interesse per noi, perché contiene disposizioni con riguardo ai delitti dei ministri di culto. Noi abbiamo nel nostro conflit- to dell’arcivescovo questi delitti in gran numero187. E vi prego di spedire a me sotto fascia188 una copia della legge e la relazione della Commissione del Senato. Anche l’altra legge – modificazioni al Codice di procedura crim. – è importante. Avete spedito la relazione della Com[mmissione] del Senato e della C[amera] dei Deputati, ma vorrei avere anche la legge. Avete spedito il progetto della legge sui giurati; non so se le relazioni sono presentate, e la legge è pubblicata. Vi prego di spedirmi tutto [quello] che è pubblicato su questo progetto.

185 Si tratta dei Monumenta historiae patriae edita iussu regis Caroli Alberti, opera in vari volumi editi a Torino dal 1836. Non è stato possibile accertare quali siano i due volumi rice- vuti da Mittermaier. 186 La legge del 23 giugno 1854, n. 1730, Aggiunte e modificazioni al codice penale,sicom- pone di 8 articoli. 187 Nell’esercizio dei diritti di protezione e controllo da parte del governo del Granducato del Baden sulla Chiesa cattolica, dal 1851 si svolgeva un’aspra polemica tra il governo e Hermann von Vicari, arcivescovo di Friburgo di Brisgovia. Gli organismi ecclesiastici non volevano più sottostare al controllo statale, per esempio nell’istruzione dei religiosi e nell’am- ministrazione patrimonale, incontrando la decisa opposizione della Seconda Camera, di in- dirizzo liberale. Il conflitto, noto anche come «Badischer Kulturkampf», si risolse nel 1876. Kurt Aberls, Lesebuch und nationale Bildung im Badischen Kulturkampf, «Rottenburger Jahrbuch für Kirchengeschichte», 1996, pp. 43-64. Sul parroco cattolico e scrittore loca- le (Heimatscriftsteller) Heinrich Hansjakob (1837-1916): Hansjakob und der badische Kulturkampf, Morstadt, Kehl 1981, 101 pp. 188 Sotto fascia: cfr. p. 144, nota 49. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 211

Mi duole che il ministro ha seguito troppo nel progetto sui giurati il si- stema francese. Perché non si prende per modello la legge inglese, che è più giusta? Mi occupo d’un gran lavoro sul sistema penitenziario in Svezia e negli Stati Uniti189; ho una raccolta di materiali che nessun altro possiede. In riguardo alla vostra patria tengo le nuove opere e rendiconti, ma tro- vo in una gazzetta che la «Società pel patrocinio dei giovani liberati» ha pubblicato (1853) un rendiconto190; sarò infinitamente obbligato se volete procurarmi i rapporti della società. In questo momento si stampa qui un nuovo libro del S. Knapp sulla filo- sofia del diritto191; sarà un libro originale – forse con estravaganze, ma merita la vostra attenzione, e se volete vi regalerò una copia. È pubblicato in Bruxelles un libro, Philosophie du droit publique, par le Marquis Soria de Crispan, traduit de l’italien192, in otto volumetti. Pare

189 L’unico scritto in cui compaiono questi due Stati è quasi una piccola monografia (che giustifica il definirlo un «gran lavoro» nella lettera): Mittermaier, Über den gegenwär- tigen Standpunkt der Strafgesetzgebung mit Prüfung der neuesten Gesetzgebungsarbeiten in Oesterreich, Preußen, Baiern, im Königreich Sachsen, in der Toskana, Modena, Piemont, in der Schweiz, im Königreich der Niederlande und in Schweden, «Archiv des Criminalrechts Neue Folge», 18, 1856, pp. 228-267, 326-368. 190 Non ho trovato il rendiconto della «Società reale pel [anche: di] patrocinio dei giovani liberati dalle case d’educazione correzionale e di pena», che perseguiva le seguenti finalità: «Proprio perché consapevoli che molti buoni propositi concepiti in carcere naufragano “per difetto di cauto e utile collocamento” al lavoro, alcuni intraprendenti benefattori, animati dal conte Carlo Ilarione Petitti di Roreto ed incoraggiati dal governo, hanno costituito la Società di patrocinio dei giovani liberati della Generala. [Sulla Generala, cfr. p. 157, nota 80]. Ne fanno parte soci paganti, i quali erogano un contributo annuale (utile ai patrocinati “per il compimento dell’istruzione industriale [... ] per soccorrerli se cadessero malati, per incorag- giarli con qualche premio a perseverare nel vivere onesto e occupato”) e soci operanti, dispo- sti a «ricevere alla loro uscita dalla Casa di Educazione Correzionale, a collocare, invigilare e soccorrere [ ... ] i giovani liberati e a render conto alla Società dei risultati delle loro cure» (http://www.museotorino.it/resources/pdf/books/20/files/assets/downloads/page0121.pdf, p. 118). Cfr. anche Giuseppe Buniva, Sulla Società reale di patrocinio dei giovani liberati dal carcere, Paravia, Torino 1847, 12 pp. (estratto da «Gazzetta dell’Associazione Agraria», 1847, n. 15); Ilarione Petitti di Roreto, Saggio sul buon governo della mendicità, degli istituti di bene- ficenza e delle carceri, Torino, Bocca, 1837, vol. II, pp. 499-503. 191 Su Knapp, System der Rechtsphilosophie, cfr. p. 204, nota 168. 192 Diego Soria de Crispan, Philosophie du droit publique, suivi d’un traité de droit consti- tutionnel, Vanderauvera, Bruxelles 1854, 9 voll. Ristampato da Nabu Press nel 2010. Questa «terza edizione» consta di nove volumi (non di otto, come indicato nella lettera), ciascu- no di 250-300 pp. : Mittermaier comunque conosceva con precisione l’opera, perchè invia a Mohl «i volumetti 8 e 9 di Soria de Crispan», lettera di Mittermaier a Mohl, 12 ottobre 1854, in Dorothee Mussgnug (ed.), Der Briefwechsel Karl Josef Anton Mittermaier und Robert von Mohl, Klostermann, Frankfurt a.M. 2005, p. 259). Su Soria de Crispan si hanno poche notizie; 212 Mario G. Losano che l’autore fu professore in Napoli. Il libro è bello e contiene bellissime ricerche. Sarei fortunato se potessi indirizzarvi di tempo in tempo tutte le pub- blicazioni in Germania che potrebbero aver interesse per voi. Ditemi che bramate. Nelle ultime settimane il mio salute [sic] ha sofferto molto. Sento bene che i molti affanni di famiglia ed i lavori eccessivi hanno distrutto la base della sanità e non posso [che] sperare che il buon Dio mi accordi la grazia di poter eseguire i miei progetti. Fate i miei complimenti al S. Sclopis e Mancini. Ho scritto al Mancini, un mese fa, ma non risponde. Mi duole. Sarò sempre tutto il vostro Mittermaier

Non dimenticate la mia domanda a un riguardo delle nuove leggi [conti- nua sul margine sinistro:] il nuovo Codice di procedura civile sarà pubblicato e prego di farmi pervenire una copia. Vi rimborserò le spese.

anche una recensione all’opera sopra citata lo qualifica «professeur de droit public en Italie»: «Journal historique et littéraire», 21, 1er août 1854, pp. 178-182 (vi si critica la parte Principe de la pénalité. Peine de mort). Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 213

40. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 21 ottobre 1854

Il timbro postale indica «Torino 21 Ott.», il timbro d’arrivo «Basel, 24. Oct. 54» e «E.B. Heidelberg 24. Okt.». L’indirizzo è sul retro del medesi- mo foglio della lettera: «Mr le Chevalier Ch. Mittermaier Conseiller intime Professeur de droit Heidelberg, G. Duché de Baden».

Car.mo e preg.mo amico! Prima di partire di qui, or son due mesi, vi spedii franchi per la posta il Codice di procedura civile e un esemplare della legge portante alcune disposizioni di diritto penale. Non vi ho scritto allora perché dovetti improv- visamente lasciare la capitale e recarmi a Vigevano mia patria ove trovavasi gravemente ammalata una mia sorella. La malattia durò a lungo e mi tenne in molta apprensione. Finalmente ebbi la consolazione di vedere la sorella guarita. Per altro tra per questo motivo e per altre cure domestiche le mie vacanze furono assai tristamente passate e non potei procurarmi quel riposo e quel sollievo di cui aveva estremo bisogno. Per cui la mia salute non si trova in stato molto soddisfacente. Negli ultimi giorni delle mie vacanze ho scritto l’articolo che aveva pro- messo sull’opera importantissima del vostro egregio collega il Sig. Rosshirt193. Oggi o domani lo manderò alla Gazzetta dei Tribunali di Genova onde sia stampato al più presto e ve ne manderei qualche copia194. Mi rincresce d’a- ver tardato ancora, ma me ne avrete per iscusato a motivo delle circostanze indicate. Ho eccitato l’avv. Bollati che ha fatto la traduzione della Storia del dirit- to romano di Walter ed ora si occupa d’una accuratissima traduzione della Storia del diritto romano di Savigny195 della quale sono già pubblicate due

193 Su Roßhirt cfr. p. 214, nota 196. 194 La recensione venne stampata a novembre – Pietro Luigi Albini, Bibliografia. Rosshirt, Dogmen-geschichte des civil rechts (Storia delle massime del diritto civile), «Gazzetta dei Tribunali» (Genova), 1° novembre 1854, pp. 665-668 – e già gli errori di stampa nel tito- lo annunciano l’incuria redazionale che susciterà il disconoscimento dell’articolo da parte di Albini. Egli scrive a Mittermaier: «Con mio stupore e dispiacere, oltre all’omissione di qualche periodo», l’articolo venne stampato «con tali errori e scorrezioni da renderlo in alcuni luoghi inintelligibile, anzi in un periodo si mutò il senso affermativo in negativo!»; quindi «mi veggo obbligato a non riconoscere quell’articolo» (Albini a Mittermaier, 21 novembre 1854, p. 218). 195 Non ho trovato la traduzione di Emanuele Federico Bollati di Saint-Pierre della «Storia del diritto romano di Walter» (Ferdinand Walter, Geschichte des römischen Rechts bis auf Justinian, Weber, Bonn 1834, XII-901 pp.). Invece nello stesso anno in cui Albini scrisse que- sta lettera vide la luce l’«accuratissima traduzione» di Savigny: Friedrich Karl von Savigny, Storia del diritto romano nel Medio Evo. Prima versione dal tedesco corredata di note e giunte 214 Mario G. Losano dispense, a tradurre anche l’opera del Sig. Rosshirt196, che servirebbe a mio avviso di complemento per molti aspetti alla Storia di Savigny e sembra di- sposto ad assumersi questo incarico. Ne avrei molto piacere perché l’opera di Rosshirt merita d’essere conosciuta e studiata specialmente in Italia. Credo che avrete ricevuto un’opera di recente pubblicata dall’avv. Boggio supplente alla mia cattedra intitolata La Chiesa e lo Stato197, opera di non poco pregio segnatamente pei documenti che vi vanno annessi. Mi disse che ne aveva rimesso un’esemplare a Mancini perché ve la spedisse. Ho visto annunciato sui giornali che nelle università austriache era stata soppressa la cattedra di filosofia del diritto o per lo meno, secondo la notizia data da qualche giornale, si tolse l’obbligazione dell’esame su questa mate- ria. Amerei di sentire più precise notizie su questa innovazione e il vostro parere su questo particolare. Quelli che qui avversano gli studi di filosofia del diritto, e non sono pochi, non tralasceranno di trar partito da questo provvedimento per sostenere il loro assunto. In Torino sono circa già tre mesi che abbiamo il cholera198. Le vittime che va facendo per buona sorte sono poche in proporzione della popolazione, e la maggior parte nei sobborghi. Questa insistenza però non lascia d’inquie-

inedite dall’avvocato Emmanuele Bollati, Gianini e Fiore, Torino 1854-57, 3 voll. Albini ne recensì il primo volume sempre nel 1854: cfr. Bibliografia, Appendice IV. Bollati annunciò a Savigny che stava traducendo per intero l’opera, a differenza della traduzione di Guenoux (cfr. p. 95, nota 36), criticato per aver «ridotto in troppo angusti limiti un’opera così volumi- nosa». Gli proponeva di «riunire in soli tre volumi i 6 dell’originale tedesco» e, nel caso che Savigny pensasse a una terza edizione dell’opera, chiedeva «l’onore di fregiarne il volgariz- zamento intorno a cui mi sto ora adoperando» (lettera di Bollati a Savigny, Torino, 21 agosto 1852, pubblicata in Laura Moscati, Da Savigny al Piemonte, cit., pp. 316-320). 196 Conrad Eugen Franz Roßhirt (1793-1873) si occupò di diritto romano e diritto penale, ma non ho trovato alcuna sua opera tradotta in italiano. Albini proponeva la traduzione del volume di Roßhirt, Dogmen-Geschichte des Civilrechts, Mohr, Heidelberg 1853, V-520 pp. Testo digitalizzato: http://reader.digitale-sammlungen.de/resolve/display/bsb10740676.html 197 Pier Carlo Boggio, La Chiesa e lo Stato in Piemonte. Sposizione [sic] storico-critica dei rapporti fra la S. Sede e la corte di Sardegna dal 1000 al 1854. Compilata su documenti inediti, Sebastiano Franco, Torino 1854, 2 voll. Boggio, nato nel 1827, professore di diritto costitu- zionale e deputato, morì nella battaglia di Lissa (1866). 198 Questa terza epidemia di colera in Europa, dopo quella degli anni Trenta e quella del 1848-49, provocò in Italia circa 300.000 morti e si estinse nel 1856. Cfr. Eugenia Tognotti, Il mostro asiatico. Storia del colera in Italia. Prefazione di Giovanni Berlinguer, Editori Laterza, Roma – Bari 2000, XIII-282 pp.; Rosanna Roccia – Rosanna Maggio Serra, 1835. Emergenza Cholera-Morbus. Il voto della città alla Consolata, Archivio Storico della Città di Torino, Torino 2003, 286 pp. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 215 tare. Erasi proposto di differire per questo motivo l’apertura dell’universi- tà. Ma finora nulla si è deciso in proposito. E credo che non vi sarà novità, massime che, stando le cose come sono, non mi sembra che ci sia motivo sufficiente per questa proroga. Accogliete, mio egregio amico, i miei più cordiali saluti e credetemi in ogni evento Dev.mo e aff.mo vostro Albini Torino, 21 ottobre 1854. 216 Mario G. Losano

41. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 1° novembre 1854

L’indirizzo, sullo stesso foglio del testo, è accompagnato dai timbri postali «Heidelberg, 2. Nov.» e «Verbano, 7 Nov.»

Chiarissimo amico! Tutte le vostre lettere mi fanno gran piacere e, per procurarmi spesso notizie di voi, sento il dovere di non ritardare la risposta alla vostra ama- bile lettera del 20. Ho pensato molto a voi, durante i due mesi passati: la maledetta malattia, che regnava nella vostra patria, mi ha ispirato la paura, che il cholera potrebbe essere anche [una] minaccia al caro amico Albini. Ringrazio al buon Dio che ha protetto la vostra preziosa vita. Nel mese di agosto ho avuto il gran piacere di vedere il Conte Sclopis colla Contessa in Heidelberg; ho passato colla amabile famiglia un giorno delizioso, tormentato solamente pel dolore che Sclopis non ha voluto tratte- nersi più lungo tempo. Spero che anche il caro Albini mi farà il piacere di far visita a Heidelberg. Farò tutto per testificargli la gioja di possederlo. La vostra lettera parla che avete spedito a me una copia del Codice di procedura civile, e che dovrei avere una copia del libro di Boggio, La Chiesa e lo Stato199. Non ho ricevuto questi due libri, ma ho ricevuto sotto fascia una copia della legge di modificazione del Codice penale200. Ho comunicato al collega Roßhirt che avete scritto [d’]impegnarvi al suo libro. Roßhirt prende una grande soddisfazione che voi, uomo tanto distin- to che sa apprezzare il merito di un tale lavoro, avete lodato il suo libro. Roßhirt si occupa di un nuovo libro sulla storia del medio evo201. Il vostro rimprovero della ordinanza austriaca che ha soppresso la catte- dra di filosofia del diritto è molto giusto. I difensori di questa legge dicono per giustificarla che in Austria gli studenti e molti giudici hanno seguito troppo (come dicono) i principi della filosofia del diritto nell’interpretazione dei Codici, invece d’aver ricorso al diritto romano e alla storia; il legislato- re voleva togliere questo abuso, sopprimendo lo studio della filosofia del diritto. Ma mi pare che questo è solamente un pretesto: il vero motivo mi pare esser tale, che non si ama lo sviluppo dello spirito filosofico, che esami-

199 Cfr. p. 214, nota 197. 200 Legge di modifica del codice penale: cfr. p. 210, nota 186; «sotto fascia»: cfr. p. 144, nota 49. 201 Riferimento forse al secondo volume, mai pubblicato, di Conrad Franz Roßhirt, Geschichte des Rechts in Mittelalter, Kirchheim, Mainz 1846; ne era stato pubblicato solo: Theil 1, Canonisches Recht, VIII-648 pp. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 217 na e critica la legislazione; si vuole più una obbedienza cieca. Per me sono persuaso che nessuno sarà un vero giureconsulto, se non è portato per la filosofia e la storia del diritto. So bene che molti uomini di Stato (anche in Francia) sono nemici della filosofia. Rispetto molto il diritto romano, ma lo studio esclusivo di questo diritto è dannoso. Fra breve spero di poter spedire a voi una copia della nuova pubblica- zione del S. Knapp [sulla] filosofia del diritto202. La stampa sarà terminata in un mese; vi spedirò anche altre nuove pubblicazioni. Ho inteso che Mancini e Scialoja sono occupati di pubblicare un commentario del nuovo Codice di procedura civile203; ditemi se hanno pubblicato già un fascicolo. Potrei comunicare al Mancini (al quale prego di ricordarmi) molto importante materiale. Gradite l’assicurazione di profonda stima con la quale sono tutto il vostro Mittermaier

202 Cfr. p. 204, nota 168. 203 Mittermaier si riferisce probabilmente al volume pubblicato nell’anno di questa lettera, il 1854: Codice di procedura civile per gli Stati Sardi con la indicazione delle sorgenti da cui furono ricavate le sue disposizioni e con le relazioni ufficiali del Governo e delle Commissioni parlamentari seguito dal formulario di tutti gli atti del nuovo procedimento ne’ giudizj civi- li per servire al commentario compilato dagli avvocati Pasquale Stanislao Mancini, Giuseppe Pisanelli, Antonio Scialoja, Unione Tipografico-Editrice Torinese, Torino 1854, 267, 251 pp.; dal 1855 seguì il più vasto Commentario del codice di procedura civile degli Stati sardi, con la comparazione degli altri codici italiani, e delle principali legislazioni straniere. Compilato dagli avvocati e professori di diritto Pasquale Stanislao Mancini, Giuseppe Pisanelli, Antonio Scialoja; con la collaborazione di parecchi giureconsulti del Piemonte e di altri Stati d’Italia, Unione Tipografico-Editrice Torinese, Torino 1855-1862, 7 voll. 218 Mario G. Losano

42. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 21 novembre 1854

Il timbro postale indica «Torino 21 Nov.», il timbro d’arrivo «E.B. 24. Nov» e «Heidelberg 25 Nov.». L’indirizzo è sul retro del medesimo foglio della lettera: «Mr le Chevalier C. Mittermaier Conseiller intime du G. Duc. De Baden Professeur de droit à l’Univ. de Heidelberg, G. Duché de Baden».

Le gentili ed amorevoli espressioni dell’ult.ma vostra del 1° corr.te a mio riguardo mi scesero oltremodo gradite al cuore poiché mi provano l’affet- to che avete per me e che mi è uno dei più dolci conforti della mia vita. Veramente fummo bersagliati dal cholera che dalle grandi città si estese ad infestare anche i più piccoli paeselli mietendo ove un maggiore ove un mi- nore numero di vittime. Tranne però Genova e in qualche piccolo borgo non fece negli altri luoghi un grave male né destò molto timore. Ora è quasi interamente cessato. Voglia il Cielo che nella prossima primavera non abbia a ridestarsi come da alcuni si teme. Fu pubblicato come vi assicurava nell’ultima mia l’articolo da me scrit- to sull’opera dell’egregio vostro collega il Prof. Rosshirt sulla Gazzetta dei Tribunali di Genova204. Ma con mio stupore e dispiacere, oltre all’omissione di qualche periodo, con tali errori e scorrezioni da renderlo in alcuni luoghi inintelligibile, anzi in un periodo si mutò il senso affermativo in negativo! Di maniera che non avendo i Redattori della detta Gazzetta né pubblicato una mia nota nella quale correggeva i su accennati errori né ristampato l’articolo corretto come ne li aveva richiesti, mi veggo obbligato a non riconoscere quell’articolo. Se mai vi fu trasmesso il numero della Gazzetta nel quale esso contenevasi, vi prego a sopprimerlo. Poiché mi rincrescerebbe molto che per avventura venisse quell’articolo riportato come si trova in altri giornali, o andasse nelle mani del Sig. Rosshirt. Per rimediare a quest’inconvenien- te e alla scortesia dei Signori della Gazzetta dei Tribunali, farò pubblicare l’articolo corretto sopra un altro giornale nella ventura settimana e ve ne manderò qualche copia. Mi raccomando intanto a voi onde impediate che l’articolo della Gazzetta dei Tribunali sull’opera del Sig. Rosshirt venga fatto conoscere o riportato costì da altri giornali. Non so capire come non abbiate ricevuto la copia del Cod. di proce- dura civile, che mi presi premura d’inviarvi subito, e che per la corriera di Bonafoux spedii franco di porto a Ginevra al Sig. Aubanel.

204 Le tormentate vicende dell’articolo di Albini su Rosshirt iniziano con la lettera di Mittermaier ad Albini del 2 marzo 1854, p. 204, e continuano con la lettera di Albini a Mittermaier del 21 ottobre 1854, p. 213. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 219

È vero che Mancini, Pisanelli e Scialoja hanno posto mano alla pubbli- cazione di un Commentario del detto Codice205[:] ne è già uscita la prima dispensa. Son certo che ne spediranno una copia a voi. Corre voce di una sospensione all’attuazione del mentovato Codice di procedura civile per al- cune difficoltà finanziarie alle quali per altro si avrebbe dovuto provvedere in tempo. Vi sarò grato se avrete la compiacenza di mandarmi l’opera sulla filosofia del diritto di Knapp206 di cui mi fate cenno nella car.ma vostra. Accogliete le proteste della mia affezione e credetemi quale con tutta l’effusione del cuore mi raffermo Obb.mo ed aff.mo vostro Albini Torino, 21 novembre 1854.

205 Il commentario venne pubblicato l’anno dopo: cfr. p. 217, nota 203. 206 Su Knapp, System der Rechtsphilosophie, cfr. p. 204, nota 168. 220 Mario G. Losano

43. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 10 dicembre 1854

Lettera senza indicazioni postali. La data è poco chiara: «10 dec 1854», che si può leggere anche: «10 del 1854». Anche in base al contesto è prefe- ribile la prima lettura.

Chiarissimo e pregiat.mo amico Vi chieggo mille scuse se ho tardato tanto tempo a rispondere alla gentil. ma vostra del 4 dic. p.p. Ma sia per affari domestici che mi disturbarono assai, sia per diversi affari forensi che mi assorbirono molto tempo nello scorso mese e le altre occupazioni, andai procrastinando sino ad oggi. È giusta la censura che fate al nostro Codice di procedura civile d’essersi troppo attenu- to al Cod. francese. Ma purtroppo è questo uno dei difetti che guastano per lo più le riforme legislative ed amministrative del nostro paese, il malvezzo d’imitare spesso servilmente quello che si è fatto in Francia. Il Progetto di legge di recente presentato al Parlamento sull’organizzazione giudiziaria è esso pure in gran parte una copia dell’organizzazione giudiziaria francese. Se desiderate di averlo ve ne manderò una copia. Entro questo mese verrà pure presentato un progetto di legge sull’ordina- mento della pubblica istruzione e da quanto mi è stato detto è fondato sopra principi liberali. Sarà ammessa la libertà d’insegnamento con alcune cautele. Ci sarà cioè concorrenza tra l’insegnamento officiale e l’insegnamento pri- vato207. Ma chi sa quando il progetto verrà discusso e chi sa quando verrà effettivamente adottato e messo in esecuzione. Perché oltre alle lentezze ine- vitabili del sistema parlamentare, il partito contrario a queste innovazioni e che è potente non mancherà di suscitare ostacoli e difficoltà d’ogni maniera. Vi sono molto grato della vostra offerta di mandarmi alcuna delle opere importanti che siansi pubblicate in Germania sul diritto. Preferirei quelle sulla filosofia del diritto se fossero d’un merito distinto. Mi farete però il piacere di indicarmi l’ammontare della spesa. Essendo già un favore il man- darmele. Importanti pubblicazioni sulla storia del diritto o sulla statistica al presente non ve ne sono. È annunciata un’opera di La Farina sulla contesa tra il Sacerdozio e l’impero208, ma finora non è pubblicata.

207 È il tema dello scritto di Albini del 1860, v. Bibliografia, Appendice IV; cfr. Losano, Albini 2013, pp. 38-43. 208 Giuseppe La Farina, Storia delle contenzioni fra la podestà ecclesiastica e la podestà civile dai tempi di Gregorio VII sino a’ nostri giorni, Società Editrice Italiana, Torino 1853, vol. 1, 325 pp. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 221

Conosco l’opera di De Giorgi sui principi fondamentali del diritto209 e l’ho trovata un lavoro di molto pregio. In particolare le sue indicazioni sul diritto di punire mi paiono assai degne di considerazione. È questo il giu- dizio che mi sono formato di questo scritto da una rapida lettura che finora vi ho potuto fare. Mancini e Pisanelli hanno ricevuto entrambi il pacco che avete loro inviato. In quanto alle opere postume di Carmignani210, Mancini mi ha detto che le ha chieste a Pisa dagli eredi dell’autore e appena le abbia si premurerà di mandarvele. Mi piacque molto il rendiconto che ha dato il Prof. Roeder sulle recenti opere pubblicate in Italia in materia di filosofia del diritto211. Questo pre- gevole e coscienzioso lavoro dà un’idea giusta dello stato attuale di questa scienza in Italia. La cura che si ha costì dagli uomini più dotti di tener dietro al movimento scientifico degli altri paesi e di saperlo giudicare prova quanto sia costì progredito lo spirito scientifico. Continuatemi egregio amico la vostra bene volenza e siatemi cortese di vostre lettere che mi sono oltremodo care e preziose e siate certo dei senti- menti dell’inalterabile amicizia e della profonda stima che vi professa L’aff. mo e dev.mo vostro Albini Torino, 10 dec. [?] 1854.

209 Alessandro De Giorgi (1814-1878), Saggio sui principi fondamentali del diritto filosofico e in particolare sulla teoria del diritto penale, Sicca, Padova 1852, XV-301 pp. Cfr. p. 189, nota 139. 210 Cfr. p. 221, nota 210. 211 Sul rendiconto del Prof. Roeder, cfr. p. 188, nota 138. 222 Mario G. Losano

44. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 5 marzo 1855 Chiarissimo amico! Se sarei [cioè: fossi] in Torino mi farebbe gran piacere di far spesso visite all’amico Albini, e far conversazione con lui; ma vivendo lontano da voi sono obbligato di far uso delle lettere per avere informazioni di voi, e sento il bi- sogno di sapere qualche cosa di voi: se avete sofferto un qualche male questo maledetto inverno per freddo, se avete preso parte alle grandi discussioni politiche e religiose che agitano la vostra patria212. Il mio salute [sic] fu per due mesi in cattivo stato; almeno [sic; cioè: nemmeno] poteva studiare e oc- cuparmi dei lavori scientifici. Desidero testificarvi di nuovo la mia amicizia e farvi un regalo; ma prima bisogna aver la vostra risposta, se non possedete già il libro che bramo offrirvi. Ho pubblicato nell’anno 1847 la settima edizione del mio libro: Grundsätze des deutschen Privatrechts213, in due grossi volumi. In questo li- bro si trova il sistema del diritto germanico, la storia e la pratica sempre in comparazione del diritto sviluppato in Germania, con quello di Francia, Inghilterra, Italia ecc. Mi pare che questa opera potrebbe esser utile a voi e mi farà piacere di spedirvi una copia se volete. Sapete che vi sono non dubito che ci sono migliori214 opere sul diritto germanico che il mio [libro],

212 Il conflitto sulle ricchezze della Chiesa durava da tempo ed era ripreso con intensità dopo la pubblicazione del libro di Pier Carlo Boggio, La Chiesa e lo Stato in Piemonte dal 1000 al 1854 (cfr. p. 214, nota 197), per culminare poi nel dibattito parlamentare che portò all’approvazione della legge sulla soppressione delle comunità religiose: «La legge 878 del 29 maggio 1855 ha per oggetto la “soppressione di comunità religiose e di stabilimenti ecclesiastici, ed altri provvedimenti per migliorare le condizioni dei parroci più bisognosi”. Essa viene defi- nita come “la quarta delle grandi leggi piemontesi” (il regno d’Italia nascerà soltanto sei anni dopo), dopo la legge Sineo (1848 [«Diritti civili e politici degli accattolici»: cfr. Introduzione, §2,c e Appendice II]), e quelle Siccardi (1850 [L. 1013, sull’abolizione del foro ecclesiastico; L. 1037, sull’abolizione delle leggi penali per l’inosservanza di alcune feste religiose]). In effetti, è di fronte ad una “grande legge” che ci si trova, sia per il dibattito provocato, sino alla crisi de Governo Cavour-Rattazzi che l’aveva proposta, sia per le conseguenze di lungo periodo, visto che le leggi sull’asse ecclesiastico, sulla sua sostanziale confisca (1862), la sua eversione (1864) e devoluzione al demanio (1866) trovano la loro base giuridica proprio nella legge Cavour-Rattazzi» (Faustino De Gregorio, La legislazione sardo-piemontese e la reazio- ne cattolica (1848-1861). Con particolare riferimento al dibattito parlamentare, Rubbettino, Soveria Mannelli 1999, p. 148; quest’opera d’impianto cattolico contiene anche i testi legisla- tivi, vari documenti correlati e un vasta bibliografi a). 213 Mittermaier, Grundsätze des deutschen Privatrechts mit Einschluß des Handels-, Wechsels- und Seerechts. 7., völlig umgearbeitete und sehr vermehrte Auflage, Manz, Regensburg 1847, Bd. 1, XII-724 pp.; Bd. 2, VI-872 pp. 214 Ripetizione nell’originale. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 223 ma troverete almeno che sono stato il primo che cercava di coordinare in un sistema i vecchi materiali, e d’analizzare le leggi e costumi di tutti i popoli germanici. Aspetto i vostri comandi. Tra breve sarà pubblicato il primo volume della sua [?] opera: Geschichte des Staatsrechts215; saranno tre volumi e sarà un libro importante, sviluppan- do tutte le idee del diritto pubblico nei paesi d’Europa e America. Nessun scrittore ha radunato una sì ricca letteratura che Mohl. Il mio collega Roeder ha pubblicato un bel libro: Grundgedanken und Bedeutung des römischen und germanischen Rechts, Leipzig 1855216. Roeder ha offerto di indirizzare a voi una copia del suo libro, e potrei spedirla nel pacco che contiene la copia del mio libro. Fatemi il piacere di scrivermi. Ho avuto il piacere di vedere il S. Sclopis colla sua moglie in Heidelberg [nell’] agosto 1854. Il S. Sclopis mi ha scritto 6 settimane fa che mi spedirà per mezzo di Aubanel un pacco di libri, ma non ho ricevuto qualcosa. Desidero molto avere il commentario di Mancini al codice di procedura civile, non solamente la prima dispensa217. Ho scritto al Mancini tre mesi fa, ma senza aver risposta. Fategli i miei complimenti e ditegli che lo prego di spedire a me le seguenti [cioè: successive] dispense. Scrivetemi anche se nessun libro importante è pubblicato in Torino in ma- teria di diritto. La Germania fa i più ardenti voti per il Piemonte; l’alleanza del Piemonte con Francia ed Inghilterra fu molto lodata; la gran questione è se il governo potrà star fermo in materia delle differenze religiose con Roma. Ditemi che pensate: può il governo sperare che l’opinione della maggioranza del popolo è pel governo, e che fa il Clero? Sono però molti preti come [illeggibile] che approvano la condotta del governo. Anche noi nel Baden abbiamo sofferto molto pel conflitto coll’Arcivescovo218. Addio, chiarissimo amico, sono sempre devot. e aff.mo Mittermaier

215 La parola «sua» (poco leggibile) sembra riferirsi a Mohl, menzionato poco dopo. Infatti Robert von Mohl iniziò nel 1855 la pubblicazione dei suoi tre volumi: Die Geschichte und Literatur der Staaswissenschaften. In Monographien dargestellt, Enke, Erlangen 1855, vol. 1, XVI-599 pp.; 1856, vol. 2, XII-602 pp.; 1858, vol. 3, XV-851 pp. (ristampati da Akademische Druck- und Verlagsanstalt, Graz 1960, 3 voll.). 216 Karl David August Röder, Grundgedanken und Bedeutung des römischen und germa- nischen Rechts. Zur Vermittlung der historischen und philosophischen Rechtsansicht und zur Empfehlung rechtsvergleichender Vorträge, Breitkopf & Härtel, Leipzig 1855, IV-137 pp. 217 Cfr. p. 217, nota 203. 218 Riferimento al Badischer Kulturkampf, cfr. p. 210, nota 187. 224 Mario G. Losano

45. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 31 gennaio 1856

Il timbro postale di partenza è poco chiaro; il timbro postale d’arrivo indica «»Basel 3. Feb.» e «Heidelberg 4. Feb.». L’indirizzo è sul retro del medesi- mo foglio della lettera: «Mr le Chevalier Ch. Mittermaier Conseiller intime Professeur de droit à l’Université de Heidelberg, G. Duché de Baden».

Mio egregio amico! Forse il mio lungo silenzio vi avrà fatto sospettare che io mi sia dimenti- cato di voi. Mi ricrescerebbe che vi fosse caduto nell’animo un tale sospetto sul mio conto. Mi è troppo cara e preziosa la vostra amicizia, ho troppi mo- tivi per amare ed apprezzare una persona che riunisce sì rari talenti e tanto tesoro di dottrina colle più eccellenti doti del cuore per potervi dimenticare. Per altra parte avrò certo altri difetti ma non quello dell’incostanza negli affetti e in particolare nell’amicizia che è il più prezioso di tutti. Se pertanto potete rimproverarmi di aver tralasciato lungo tempo di scrivervi, non credo di meritarmi il rimprovero di avervi dimenticato. Vi dirò pertanto che dopo avere nella scorsa estate maritata la sorella che aveva ancora in casa, nell’autunno ho preso moglie. Ho unito la mia sorte colla figlia d’un distinto avvocato di Vercelli. Con questo cambiamento di stato con tutte le sequele che trae seco non vi farà meraviglia se la nostra corrispondenza soffrì interruzione, e mi avrete spero per iscusato. L’attuale nostro Ministro della pubblica istruzione aveva divisato d’in- trodurre notevoli riforme nell’insegnamento legale. Aveva chiesto il parere della Facoltà legale219, che adottò con alcune modificazioni il progetto di una Commissione della quale io aveva fatto parte che avrebbe recato con- siderevoli miglioramenti, massime per rapporto agli esami. Ma il progetto incontrò gravi opposizioni nel Consiglio Superiore, in cui prevale l’elemen- to stazionario. Talché il Ministro, non avendo voluto adottare le proposte del medesimo Consiglio che sarebbero state tutt’altro che un miglioramen- to e un progresso, si limitò a rendere obbligatorio il corso completivo pel conseguimento del dottorato che prima non lo era220. Il corso completivo comprende la filosofia del diritto, il diritto costituzionale, l’economia po- litica e il diritto internazionale. Ridusse pure a due anni il corso di diritto canonico che era di tre, e a tre quello di diritto romano che era di quattro.

219 Uno di questi pareri venne pubblicato nell’«Irnerio» di Bologna e ripreso nella «Gazzetta dei Tribunali» (Genova), 1855, pp. 527-532: Luigi Maccaferri, Varii metodi usati nell’insegna- mento del diritto nell’Università di Bologna dai Glossatori ai giorni nostri. 220 Sulla natura del corso «completivo» cfr. Introduzione, p. 39, nota 4; nota 96. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 225

Intanto si discute in Senato un progetto di legge per l’amministrazione supe- riore della pubblica istruzione. Ho visto nella Gazzetta dei Tribunali di Genova il vostro giudicio sopra due opere di molta importanza, una di Blakey, l’altra dell’illustre Mohl221. La seconda mi sembra in special modo interessante. Se non potrò procu- rarmela per mezzo di un negoziante di libri tedeschi che ha aperto qui un deposito vi scriverò perché abbiate la compiacenza di mandarmela. Ho visto anche annunziata qualche tempo fa un’opera di Warnkoenig, Delineatio phi- losophiae juris. Bramerei sapere se sia un’opera affatto nuova, oppure se sia la riproduzione della Doctrina juris philosophica aphorismis distincta dello stesso autore, stampata da molti anni222 e che io tengo di già. Quando fosse una nuova opera, mi farei venire anche questa. Attenderò quindi che me ne diate contezza. Mi sto occupando della seconda edizione della mia Storia della legisla- zione in Italia223 e siccome vi fo diversi cambiamenti di non lieve momento, appena sarà finita ne manderò una copia a voi, mio ottimo amico, e al vostro egregio collega il Prof. Rosshirt. Insieme alla presente vi spedisco affran- cate due copie di un opuscolo d’un mio concittadino ed amico, intitolato

221 Albini aveva appena ricevuto la «Gazzetta» del 26 gennaio con l’articolo di Mittermaier, Le ricerche che si sono fatte in Germania ed in Inghilterra sullo sviluppo delle opinioni scienti- fiche relative al Diritto Pubblico, «Gazzetta dei tribunali» (Genova), 1856, pp. 57-59. Le «due opere di molta importanza» sono i primi tentativi d’una storia globale della politologia, il pri- mo frammentario, il secondo incompiuto: Robert von Mohl, Die Geschichte und Literatur der Staatswissenschaften. In Monographien dargestellt, Enke, Erlangen 1855, 3 voll. («Il motivo per cui presento qualcosa di incompleto è che non posso fare di più», data la vastità della ma- teria, vol. I, p. VI); Robert Blakey, The History of Political Literature from the Earliest Times, Bentley, London 1855, 2 voll. Il vol. 1 esamina gli scritti politologici dal Nuovo Testamento al 1400; il vol. 2 quelli dal 1400 al 1700, offrendo un quadro non solo della Gran Bretagna, ma anche di Francia (Cap. III), Italia (Cap. IV), Germania (Cap. V), Spagna e Portogallo (Cap. VI). Gli altri volumi annunciati nella Preface, p. VIII, non sono stati pubblicati. 222 Leopold August Warnkoenig, Philosophiae juris delineatio. Edito altera penitus retrac- tata, In Bibliopolio Francisci Fues, Tubingae 1855, IV-202 pp. Nella Praefatio Warnkoenig si richiama a una sua «più breve esposizione della dottrina filosofica del diritto» pubblicata 25 anni prima, cioè nel 1830. Effettivamente in quella data pubblicò la Doctrina juris philo- sophica aphorismis distincta in usum scholarum, Mayer, Aquisgrani 1830, XII-201 pp., di cui il volume del 1855 è la seconda edizione riveduta. Quest’ultimo volume venne spedito ad

Albini poco dopo; cfr. Bibliofrafia, Appendice IV. Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 8 di 8 Volta 223 In quell’anno Albini aveva pubblicato: Legislazione del Medio Evo e dell’età moderna. Sommariamente esposta da P. L. Albini. II ed. migliorata ed accresciuta, Spargella, Vigevano 1856, pp. 117-396, come secondo volume della sua Storia della legislazione in Italia dalla fondazione di Roma sino ai nostri tempi. 226 Mario G. Losano

Cosmos. Saggio o tentativo d’una teoria elettro-chimica del mondo224.Non sono competente a recar giudizio sul merito intrinseco di questo scritto. Ma parmi lavoro che meriti di essere esaminato. Sarei pertanto a pregarvi di dare una di queste copie ad alcuno dei Professori di codesta od altra università intelligenti di queste materie, affinché ne dia il giudizio su qualche giornale, se pure lo crede lavoro di qualche merito. Accogliete, mio onorat.mo amico, i sentimenti e le proteste della mia più sincera amicizia e i miei più cordiali saluti e credetemi sempre Aff.mo e dev.mo vostro Albini Torino, 31 gennaio 1856.

224 Gerolamo Ferrari, Cosmos. Saggio o tentativo d’una teoria elettro-chimica del mondo, [s.e.], Venezia 1855, VII-48 pp. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 227

46. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 13 agosto 1856

Senza indicazioni postali; in basso a destra: Al Chiar.mo Sig. Cav. Prof. Mittermaier – Eidelberga

Egregio amico mio! Si presenterà a voi con questa mia l’avv.o Enrico Precerutti, Professore di diritto civile nella nostra università. Zelante cultore delle scienze giuridiche desidera di fare la conoscenza personale di uno fra gli uomini più insigni che la illustrano colla voce dalla cattedra, colla penna nei libri, che staranno monumento non perituro del vostro ingegno e della vostra dottrina. Conoscerete in questo mio amico e collega uno dei più valenti Dottori aggregati alla Facoltà legale di Torino in cui le esimie doti del cuore vanno a pari con quelle della mente. Egli è l’autore dell’opera Elementi di diritto civile patrio225, della quale io vi ho poco tempo fa inviato un esemplare e che ritengo avrete ricevuto giacché l’aveva trasmessa affrancata per la posta. Mi duole assai di non poter essere compagno al Prof. Precerutti ed appa- gare il desiderio che ho da lungo tempo vivissimo di farvi una visita. Tanto più che il conversare qualche tempo con uomini pari vostri l’animo si ritem- pra ed acquista maggiore lena e vigore nell’arduo cammino della scienza. Ma debbo tenermi pago di accompagnare coi miei voti il Prof. Precerutti e di rinnovarvi le più sincere proteste della mia profonda stima e dell’inalterabile mio affetto per voi, onorandissimo mio amico. Dev.mo ed aff.mo vostro Albini Torino, 13 agosto 1856.

PS. Il Prof. Precerutti vi rimetterà un esemplare della seconda edizione della mia Storia della legislazione226. Mi riservo di mandarne anche una co- pia all’esimio Prof. Rosshirt.

225 Enrico Precerutti, Elementi di diritto civile patrio, Speirani e Tortone, Torino: vol. 1,

1855, 407 pp. (II ed. 1861); vol. 2, 1856, 439 pp. (II ed. 1861). «Si presenta come un interes- Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 8 di 7 Volta sante quadro delle istituzioni di diritto privato vigenti nella monarchia subalpina alla vigilia della codificazione unitaria» (Carlo Ghisalberti, Unità nazionale e unificazione giuridica in Italia. La codificazione del diritto nel Risorgimento, Laterza, Roma – Bari 1979, p. 299, nota 10). 226 Cfr. p. 206, nota 175; Bibliografia, Appendice IV. 228 Mario G. Losano

47. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 26 giugno 1857

L’annotazione d’archivio reca un non chiaro «1857», mentre la data mano- scritta sembra essere: «26 giugno 1853». Il foglio non ha indicazioni postali perché la lettera fu recapitata a mano, ma la data del 1857 è confermata an- che dal contenuto: vi si cita un libro del 1855 e una legge emanata in quello stesso 1857.

Chiar.mo e onorand.mo amico, Quantunque sia molto tempo che vi ho scritto non crediate che ciò pro- venga da noncuranza o dimenticanza. La vostra amicizia mi è troppo cara e preziosa perché io possa dimenticarla o tenerla in poco conto. Ho tardato a scrivervi per approfittare della gentilezza dell’egregio Sig.r Kapoustine227, Professore di diritto internazionale all’università di Mosca, il quale si tratten- ne lungo tempo qui, recatosi a visitare altre università d’Italia ora ritornato sta per ripartire e passando per costà si offerse graziosamente di portarvi una mia lettera. Un mese e più fa, sentendo che il mio collega Mancini doveva inviarvi un pacco di libri gli ho consegnato un mio opuscolo testé pubblicato – Principi di filosofia del diritto228 – affinché l’unisse agli altri libri che v’inviava. Spero che l’avrete avuto. Inviai pure un esemplare di questo opuscolo agli egre- gi Sig.ri Prof.i Rosshirt e Roeder229 per mezzo di un giovane avvocato che si recava da coteste parti. Desidererei sapere se i due esemplari siano stati recapitati. Importanti leggi, come forse avrete rilevato dai giornali, furono votate

227 Il riferimento alla docenza di diritto internazionale a Mosca fa pensare che ‘Kapoustine’ sia la trascrizione fonetica francese del nome del giurista russo Mikhail Nikolaevicˇ Kapustin (1828-1899), laureato alla Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Mosca e dal 1850 titolare della cattedra di diritto internazionale in quell’università. Dal 1870 fu direttore e professore del «Liceo Giuridico Demidov» a Jaroslavl’, dove acquisì grandi meriti nello svi- luppo dell’istruzione giuridica in Russia, istituendo 13 nuove cattedre, invitando al Liceo noti giuristi, fondando la biblioteca giuridica e la rivista giuridica di quel Liceo, nella quale si pubblicavano opere scientifiche di professori e studenti del Liceo stesso. Alle sue lezioni di diritto internazionale partecipò anche il futuro (e ultimo) zar Nicola II. Come funzionario del Ministero della Pubblica Istruzione diresse dal 1883 il «Distretto d’istruzione» di Derpt (Dorpat in tedesco, oggi Tartu in Estonia) e dal 1891 il distretto di San Pietroburgo. Fu auto- re di numerosi scritti di diritto internazionale e civile, nonché di storia del diritto, come per esempio le Istituzioni di diritto romano, pubblicate a Mosca nel 1881. Devo queste informa- zioni alla cortesia di Daniil Tuzov, professore all’Università di San Pietroburgo. 228 Principii di filosofia del diritto per P.L. Albini Avv.° e professore di leggi nella R. Università di Torino, Spargella, Vigevano 1857, 156 pp.; cfr. Bibliografia, Appendice IV. 229 Su Rosshirt, cfr. p. 214, nota 196; su Röder, cfr. p. 188, nota 138. Il carteggio di Pietro Luigi Albini con Karl Mittermaier 229 in questa sessione dal nostro Parlamento. In occasione della legge sull’or- ganizzazione dell’amministrazione della pubblica istruzione venne stabilito il principio della libertà d’insegnamento230. Ma correrà ancora molto tempo prima che venga attuato. Si è pronunciato l’affrancamento delle enfiteusi, come pure l’affrancamento delle piazze di procuratore, e dichiarato libero l’esercizio di questa professione. Voi sapete che presso di noi i procuratori o causidici sono quelli che rappresentano le parti litiganti avanti ai tribunali e finora ve n’era un numero fisso in ogni città sede di un Tribunale o di una Corte d’Appello e le piazze evocate dal Governo costituivano una proprietà di chi le aveva acquistate. La libertà però dell’esercizio di questa professione non fu stabilita che in massima. Si dovrà fare un’altra legge per recarla in atto e regolarla. Fu pure di recente proclamata la libertà dell’interesse del denaro che fu vivamente contrastata nell’una e nell’altra Camera. La legge fu vinta con assai piccola maggioranza in Senato e nella Camera elettiva. Vennero fatte alcune modificazioni al Codice penale. Oggi se potrò avere le relazioni sui progetti di queste modificazioni231 le consegnerò al prelodato Sig.r Professore che spero avrà la compiacenza di portarvele. Non potendole avere oggi mi riservo di mandarvele in altra occasione. Sul principio dell’anno scolastico si sono fatte alcune variazioni nell’in- segnamento della facoltà legale, ma di non molta importanza. Vennero incorporati nel corso ordinario gli insegnamenti di Filosofia del diritto, dell’economia politica, del diritto internazionale e del diritto costituzionale, si è allargato a due anni il corso di diritto penale e commerciale. Ma si re- strinsero ad un solo corso annuale, che si riduce a sette mesi con tre lezioni per settimana, quelli di Filosofia del diritto e di diritto internazionale che erano biennali e per i quali era necessario un più ampio sviluppo. Per cui queste variazioni a mio avviso non hanno migliorato l’insegnamento legale. Si è inoltre creduto di sopprimere l’insegnamento dell’Enciclopedia del di- ritto, della quale non si volle riconoscere l’importanza e l’utilità.

230 Legge del 22 giugno 1857, n. 2328, Riordinamento dell’amministrazione superiore del- la pubblica istruzione. L’art. 1 affronta subito l’argomento: «L’insegnamento è o pubblico o privato. Il Ministro della Pubblica Istruzione governa il primo e ne promuove l’incremento, sopravveglia il secondo a tutela della morale, dell’igiene, delle istituzioni dello Stato e dell’or- dine pubblico». Sono previste «scuole pubbliche affidate a corporazioni religiose riconosciu- te» (art. 5), i cui docenti dovranno avere le qualificazioni previste per le scuole pubbliche. La formazione di scuole private è rinviata a leggi speciali (art. 7). Nelle scuole pubbliche, l’art. 7 Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 8 di 6 Volta prevede: «la religione cattolica sarà fondamento dell’istruzione e dell’educazione religiosa», mentre «per gli acattolici ne sarà lasciata la cura ai rispettivi parenti». 231 In realtà, nel passare alla terza pagina della lettera, Albini ripete «relazioni», invece di scrivere «modificazioni», come sembrerebbe richiedere il senso della frase. 230 Mario G. Losano

Vi lascio per recarmi all’università a dare gli esami, ufficio assai noio- so e che assorbe molte ore della giornata. Aggradite, egregio mio amico, i miei più cordiali saluti. Continuatemi la vostra benevolenza e credetemi inalterabilmente Aff.mo e dev.mo vostro Albini Torino, 26 giugno 1857. APPENDICI Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 8 di 5 Volta

APPENDICE I Recensione del 1850 di Karl Mittermaier alla Storia del diritto di Albini

Questa recensione venne pubblicata in due puntate negli «Heidelberger Jahrbücher der Literatur». La prima puntata – 1850, n. 27, pp. 425-432 – si apre con il titolo in italiano dell’opera recensita, leggermente semplificato rispetto alla forma riportata nella bibliografia di Albini (Appendice IV). La seconda puntata – 1850, n. 28, pp. 433-437 – è intitolata Rechtsgeschichte Italiens. Il titolo corretto della rivista è quello qui indicato, mentre la biblio- grafia di Luigi Nuzzo indica «Heidelbergische Jahrbücher der Literatur» (Luigi Nuzzo, Bibliographie der Werke Karl Josef Anton Mittermaiers, Klostermann, Frankfurt am Main 2004, p. 17). Nella traduzione sono tacitamente corretti gli errori materiali tanto nelle singole parole quanto nei titoli dei libri e nei nomi propri. Il titolo delle numerose opere citate viene riprodotto come in Mittermaier, rinunciando anche a ulteriori precisazioni bibliografiche. Tuttavia in caso di imprecisione fuorviante nell’originale, il titolo corretto è riportato in nota. La suddivisione in capoversi dell’originale è rispettata, salvo un unico caso indicato in nota.

Elementi della storia del diritto in Italia dalla fondazione di Roma sino ai nostri tempi e nella monarchia di Savoia in particolare, del professore Albini, per uso degli studenti di leggi della Università di Torino. Torino 1847.

Nessun paese presenta per lo storico tanta difficoltà quanto l’Italia. Anche se un solido punto di partenza per la storia del diritto di questo paese è costituito dal diritto romano, che pervade tutti gli Stati d’Italia e che fondò l’omogeneità di certe strutture amministrative e giudiziarie, di certi costumi e di certe leggi, tuttavia là dove inizia la vera e propria storia del diritto italiano si manifesta ben presto una tale incertezza di rapporti e una tale molteplicità, da rendere difficile risalire a certi elementi comuni. La storia giuridica italiana si può far iniziare dal momento in cui, dopo la decadenza dell’impero romano, l’elemento germanico divenne prevalente nella formazione del diritto, facendo sorgere un diritto specifico dalla lotta fra l’elemento germanico e quello romano. A differenza di chi scrive una Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 8 di 4 Volta storia del diritto tedesco, francese o inglese, lo storico dell’Italia non ha il compito di seguire una popolazione locale nel suo sviluppo giuridico, co- minciando con il periodo del diritto consuetudinario nel quale il carattere 234 Mario G. Losano popolare autoctono si palesa nel modo più puro, in cui la coscienza po- polare, manifestandosi in specifiche istituzioni e idee giuridiche, garantisce così un punto di partenza, cosicché si tratta solo di descrivere lo sviluppo del diritto nazionale sotto le varie influenze. Nella stesura della storia del diritto italiano lo storico non deve occuparsi d’una storia del diritto consue- tudinario: l’originaria popolazione dell’impero romano divenne omogenea nel corso dei secoli, e – per quanto interessante [425|6] e pregevole possa essere per lo storico l’indagine sulla storia delle stirpi originarie – lo storico del diritto avrebbe ben poco da guadagnare se, per scrivere una storia del diritto italiano, si occupasse del diritto degli antichi Latini, dei Pelasgi e degli Etruschi. Infatti là dove inizia la storia del diritto italiano troviamo un popolo che era al culmine della civiltà e, in particolare, della cultura giuridi- ca: esso possedeva un diritto comune completamente sviluppato, capace di regolare ogni rapporto, scaturito dalla cultura del mondo antico, elaborato con la massima raffinatezza ed eternamente degno d’ammirazione come ca- polavoro d’acutezza analitica. Dopo la decadenza dell’impero romano, su questa popolazione romana se ne stratificò una nuova: la popolazione germanica. E, col suo dominio, giunsero al potere anche nuovi elementi della formazione del diritto. Il cristianesimo (che sotto i Romani non era riuscito a modificare il rigido spirito delle istituzioni appartenenti all’antichità, né ad alterare i costumi dei Romani, ma che aveva soltanto potuto introdurre alcune mitigazioni), nei nuovi regni germanici fondati in Italia trovò un sostegno nell’incondizionata devozione dei nuovi cristiani, nella pietas e nella fede con cui i Germani si attenevano alle dottrine dei loro modelli e nella protezione dei re germanici, dei quali i sacerdoti cristiani divennero consiglieri. In Italia il cristianesimo divenne un elemento centrale nella formazione del diritto. Gli editti e le or- dinanze dei re costituirono una nuova e copiosa fonte di diritto per i recenti Stati germanici d’Italia. Però i conquistatori germanici portarono con sé an- che un gran numero di istituzioni che vennero ulteriormente sviluppate nei nuovi regni e vi presero piede, in parte sostituendo, in parte trasformando, in parte infrangendo il predominio del diritto romano. La commistione del- le concezioni giuridiche romane e germaniche generò così quella generalis consuetudo, che si formò dapprima in Italia e che poi, con la diffusione del diritto romano nelle varie parti d’Europa, divenne il diritto comune. Una storia di questo diritto è un’impresa di estrema importanza, ma an- che di estrema difficoltà. Purtroppo pochi italiani si rendono chiaramente conto dell’importanza d’un tale diritto. Lo scrivente, che in vari viaggi in tut- te le parti dell’Italia attuale ha avuto occasione di conoscere da vicino tanto Appendice I – Recensione di Mittermaier a Albini 235 gli studiosi del diritto quanto i giuristi pratici dell’Italia, ha spesso [426|7] lamentato la scarsa attenzione che si presta alla formazione di questo diritto italiano, che noi andiamo cercando nei diritti formatisi in Italia dall’arri- vo dei conquistatori germanici fino al XVI secolo, nelle opere degli antichi giuristi italiani, nella congerie degli statuti e constitutiones, nelle decisioni giudiziarie e nel diritto canonico. Quando parliamo del diritto italiano, siamo consapevoli che non si tratta del diritto di uno Stato indipendente, cioè di un diritto tenuto insieme da una forza comune e da un comune potere legislativo. Ovunque troviamo una frammentazione dell’impero in tanti Stati retti da sovrani indipendenti ed in innumerevoli Comuni indipendenti. Questo accresce le difficoltà dello storico italiano del diritto, il cui compito consiste nel cercare gli elementi comuni. – Può sembrare che questi elementi comuni si possano trovare nei potenti regni longobardi; ma è noto che questo Stato si dissolse, che i potenti dominatori franchi assoggettarono anche l’Italia, che dopo la frammenta- zione anche di questo Stato essi cercarono di far valere il proprio potere sull’Italia come parte di un impero, ma che questo fu un impero solo appa- rente, perché la sua realizzazione fallì a causa del crescente potere dei Papi che come potenze temporali scesero in campo contro l’imperatore, a causa del potere di singoli signori che seppero rendersi indipendenti nei loro ter- ritori e a causa della fiorente crescita delle ricche città. In questa molteplice frammentazione lo storico del diritto italiano deve però soffermarsi su certi elementi centrali della formazione giuridica acquisendo prospettive unifica- trici importanti sia per la sua storia giuridica, sia per lo sviluppo giuridico dell’intera Europa. Questi elementi unificanti si trovano nel diritto canonico che ebbe origine in Italia, nella prassi elaborata dai tribunali ecclesiastici, nell’origine della scienza giuridica in Italia nel Medioevo e, infine, in certi elementi comuni del diritto riscontrabili negli statuti comunali italiani, nono- stante le differenze anche rilevanti nei particolari. È nel diritto canonico che le idee giuridiche germaniche ricevettero il loro riconoscimento e sviluppo grazie a una legislazione che, commista con principi e forme romanistiche, si estendeva all’intero mondo cristiano. Si può dimostrare (come ha fatto in modo eccellente Pieri nel suo scritto [427|8] De usu juris longobardici apud ecclesiastic. Florent. 1744) che i Papi si appoggiarono a concezioni germa- niche, soprattutto longobarde, facendo così sorgere nuovi statuti giuridici (ricordiamo la dottrina dello spolium), così come fu il diritto canonico a Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 8 di 3 Volta modificare vari principi di diritto romano sotto l’impulso di molteplici co- stumi germanico-cristiani (Rocco, Jus canonicum ad civilem jurisprudentiam perficiundam quid attulerit, Panormi 1839). E forse qualcuno ignora che fu- 236 Mario G. Losano rono le opere dei giuristi italiani del Medioevo quelle attraverso cui il diritto romano si diffuse in Europa secondo le opinioni formulate da quei giuristi, richiamandosi alla consuetudo generalis? Però quella consuetudo generalis altro non era che la vita e la concezione del diritto germanico, cui si attene- vano quei giuristi. Era verso l’Italia e le sue università cui si dirigevano come in pellegrinaggio i giovani del mondo colto, e così le idee dei celebri docenti universitari, per esempio di Bologna, si diffondevano in altri paesi, e il forte interscambio delle città commerciali italiane con le città di altri Stati, i traffici vivaci con esse, nonché l’abitudine dei commercianti tedeschi di trattenersi spesso a lungo in Italia per conoscerne le consuetudini, fecero sì che molti precetti degli statuti comunali italiani passassero ad altri paesi. Per lo storico del diritto italiano si apre così un magnifico campo d’indagine. Lamentiamo quindi doppiamente di non possedere una completa storia giuridica d’Italia, benché esistano materiali preziosi per costruirla. La storia giuridica italiana più significativa è quella per la Sicilia di Rosario Gregorio, Considerazioni sopra la storia di Sicilia, Palermo 1831, 4 voll. Partendo da molti documenti precedentemente inediti, essa contiene una descrizione dello sviluppo del diritto approfondita in molti aspetti specifici, con tutte le influenze politiche e sociali dei tempi più antichi. Tuttavia le circostanze della Sicilia erano così peculiari che non le si può generalizzare per tutta l’Italia e quindi bisogna es- sere assai prudenti nell’usare quest’opera nella stesura di una storia giuridica italiana. Vi sono alcune buone storie del diritto di singoli Stati. Eccellente per chiarezza di svolgimento e ricchezza di dettagli è la storia giuridica del conte Sclopis, Storia della legislazione italiana, Torino, 1840, vol. 1; 1844, vol. 2. Inoltre la storia di Lucca di Gigliotti, Dissertazioni sopra la legislazione luc- chese, Lucca 1817. Forti, se una vita più lunga avesse permesso a quest’uomo di genio di completare le sue ricerche, avrebbe fornito un ottimo lavoro nella sua opera (pubblicata solo dopo la sua morte) Libri due delle istituzioni civi- li, Firenze 1841. [428|9] Per il Piemonte il conte Sclopis ha fornito un’opera di valore con il suo scritto La storia della antica legislazione del Piemonte, Torino 1833. Significative storie del diritto di singole città sono contenute in Verri, De ortu et progressu juris Mediolanensi, Milano 1717 e Rezzonico, Delle origini e delle vicende del diritto municipale in Milano, Milano 1846; su Novara, Giovanetti, Degli statuti novaresi, Novara 1820; su Mantova, il con- te Arco, Delle economie politiche del munic. di Mantova, 1843-46, 2 voll.1;e

1 [Quest’opera sembra constare di un solo volume: Carlo d’Arco, Nuovi studi intorno alla economia politica del Municipio di Mantova a’ tempi del Medio Evo d’Italia, Negretti, Mantova 1846, 168 pp.] Appendice I – Recensione di Mittermaier a Albini 237 inoltre Cibrario, Della economia politica del Medioevo, Torino 1842, 3 voll., e Storia della monarchia di Savoia, Torino 1841, 2 voll.; Ricotti, Storia delle compagnie di ventura in Italia, Torino 1844, 4 voll.; Winspeare, Storia degli abusi feudali, Napoli 1811, nonché infine gli scritti sulle storie delle singole città italiane, arricchiti da vaste raccolte di documenti: in tutte queste opere lo storico del diritto italiano trova copioso materiale che esige soltanto di essere sistematizzato. Salutiamo quindi con gioia l’opera sopra indicata del Signor Albini, che può essere definita il primo manuale di una storia giuri- dica di questo tipo. Albini si colloca fra i più notevoli dotti italiani, che – con la sua enciclopedia giuridica e con molti lavori minori sulla filosofia e sulla storia giuridiche – si è affermato come studioso saldamente preparato dal punto di vista tanto filosofico quanto storico e, al tempo stesso, come pensatore sottile, versato anche nelle esigenze di un efficace studio universitario del diritto. Da anni è attivo con successo come professore nell’Università di Torino, dopo aver in- segnato a Novara. Albini conosce anche le ricerche dei giuristi tedeschi e le usa valutandole autonomamente. – Il suo libro è pensato tanto ad uso degli studenti, quanto come manuale per le lezioni di storia del diritto e contiene perciò formulazioni comprensibilmente brevi, spesso concentrate in accenni destinati ad essere sviluppati nelle lezioni. Anzitutto desideriamo presentare la struttura dell’opera ai nostri lettori. L’autore divide la materia in tre pe- riodi: 1. dall’anno 753 a.C. fino al 565 d.C.; 2. dal 566 al 1500; 3. dal 1500 al 1848. Il primo periodo contiene una dettagliata descrizione della storia del diritto romano, che non è qui necessario illustrare ulteriormente, perché l’esposizione dell’autore – per quanto molto chiara, mettendo in evidenza tutti i punti di interesse nella formazione del diritto romano, accompagnata da sottili osservazioni sulle cause del suo sviluppo – non può interessare il lettore tedesco [429|30] che conosce a sufficienza i ricchi risultati degli studi tedeschi sulla storia del diritto romano. A onore dell’autore si deve però dire che ha fatto buon uso dei lavori tedeschi. Affrontando il diritto del se- condo periodo, l’autore descrive (pp. 111-120) la situazione dell’Italia sotto il susseguirsi delle dominazioni dei Greci, dei Longobardi e dei Franchi; si sofferma sulle caratteristiche delle raccolte giuridiche presso i singoli popoli germanici (pp. 120-129) e descrive l’essenza del feudalismo in Italia (pp. 129-141); presenta un panorama della situazione politica e morale dell’Italia

dal IX al XII secolo (pp. 143-151); si sofferma sulla storia dei Comuni e dei Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 8 di 2 Volta loro statuti (pp. 151-172), sullo spirito della monarchia così come si è svi- luppata in Italia e come si è affermata con le sue costituzioni, specialmente in Puglia, in Sicilia e a Milano (pp. 173-180); infine si sofferma in particolare 238 Mario G. Losano sulla monarchia dei Savoia (pp. 180-188). Dedica un apposito capitolo alla descrizione della legislazione commerciale, industriale ed agricola nell’Italia di quel tempo (pp. 188-199) e un capitolo successivo al diritto canonico (pp. 199-218); un altro ancora alle strutture giudiziarie e processualistiche italia- ne (pp. 219-231), concludendo con un panorama della scienza giuridica di quel tempo (pp. 231-243). Il terzo periodo si apre con la descrizione dello sviluppo della natura e dei principali mutamenti nella legislazione degli Stati italiani nel XVI sec. (pp. 244-251). Il secondo capitolo (pp. 278-292) descri- ve i progressi della legislazione fra il 1814 e il 1848 e il terzo (pp. 293-299) i progressi della scienza giuridica dal 1789 al 18482. Soffermiamoci ora criticamente sul contenuto dell’opera a partire dal secondo periodo, dal momento che abbiamo già detto perché non prendia- mo qui in considerazione il contenuto della prima parte sul diritto romano. Ciononostante siamo dell’avviso che l’autore avrebbe fatto meglio a limitare questa prima parte soltanto alla descrizione della situazione giuridica italiana a partire dal tempo delle invasioni dei popoli germanici. Ammettiamo che la storia dell’epoca romana è anche parte della storia d’Italia, tuttavia, in base alle nostre osservazioni già riportate, l’esigenza d’una storia giuridica italiana si manifesta soltanto a partire dal momento in cui l’Italia entra a far parte degli Stati germanici con il suo diritto plasmato dalla mescolanza di elementi romani e germanici. Infatti l’elemento romanistico diviene nazional-italiano attraverso i rapporti politici, consuetudinari e borghesi [430|1] con l’ele- mento germanico e lo sviluppo di questa situazione lo rende una parte dello sviluppo complessivo della vita giuridica germanica. Si sarebbe provveduto meglio alle esigenze dello studio universitario se la storia del diritto roma- no avesse fatto parte delle lezioni di diritto romano e se, ricollegandosi ad esse, il docente di storia del diritto italiano avesse potuto presupporne la conoscenza nel proprio uditorio. Non intendiamo però criticare l’autore su questo punto, perché egli tiene conto delle particolari caratteristiche ed esi- genze dell’università in cui insegna, e probabilmente ha ritenuto necessario includere anche il diritto romano nell’ambito delle sue lezioni sulla storia del diritto italiano. L’autore inizia a descrivere la situazione giuridica del secondo periodo in Italia con la conquista da parte dei Longobardi. Ci sembra che qui vi sia una lacuna, perché l’invasione degli Ostrogoti non avrebbe dovuto essere trascurata, anche se il nuovo regno venne distrutto dai Greci, e l’influenza di Teodorico fu significativa. Questo re, come scrive Balbo nella sua Storia

2 [L’a capo che segue non è presente nell’originale tedesco.] Appendice I – Recensione di Mittermaier a Albini 239 d’Italia, fu «il più civile e il più grande dei re romano-barbari» (p. 81)3;il suo editto venne elaborato con una particolare attenzione e predilezione per il diritto romano e quindi sono corrette (anche se l’autore va forse troppo oltre) le opinioni espresse da Glöden nella sua opera Das römische Recht im ostgothischen Reiche, Jena 1843; però quell’editto contiene anche elementi germanici, che non passarono in Italia senza lasciar traccia. Né si deve qui trascurare la feconda ricerca del nostro preciso e instancabile connaziona- le Hänel4, con la sua pregevole opera Lex Romana Visigothorum, Lipsiae 1848, p. XCI s. Ma fu il diritto longobardo ad avere l’importanza maggiore e più duratura nel fondare una nuova situazione giuridica in Italia. A ra- gione l’autore si sofferma (p. 113) sulla recente e vivace polemica relativa alla situazione giuridica generata in Italia dal diritto longobardo, polemica che coinvolge Balbo, Troya, Capponi, Rezzonico, La Farina, Manzoni e al- tri. Lamentiamo tuttavia che l’autore, dopo aver riportato le varie opinioni, aggiunga soltanto (p. 115): non è nostro compito affrontare questa dottrina oscura e complessa. A nostro giudizio, invece, il docente deve comunica- re ai suoi uditori la sua convinzione autonomamente raggiunta su un tema così importante, tanto più che [431|2] l’intera concezione del diritto italiano dipende dal fatto che si accetti la continuazione del diritto romano nelle pro- vince (Provinzialen), oppure si riconosca che dalla fusione del diritto romano e longobardo sia nato un nuovo diritto o, almeno, che in alcuni rapporti il diritto longobardo abbia sostituito il diritto romano. Di quest’ultima opinio- ne è anche l’estensore di questa recensione e gli risulta facile dimostrare sulla base di documenti che nella pianura e nei castelli costruiti o occupati dai Longobardi vigeva solo il diritto longobardo, che le sue istituzioni e costru- zioni giuridiche ben presto permearono l’intera attività giuridica, mentre sparivano le istituzioni amministrative e giudiziarie dei Romani e gli stessi ecclesiastici trovavano ragionevole regolare secondo il diritto longobardo le loro faccende mondane. L’autore richiama correttamente (p. 117) quali ef- fetti sulle situazioni giuridiche vennero prodotte in Italia dalla dominazione dei Franchi. Nel capitolo sulle leggi dei barbari l’autore accenna brevemen- te alle raccolte dei singoli popoli; ma lamentiamo che l’autore non abbia messo in luce lo spirito degli editti dei singoli re longobardi né le principali

3 [In italiano nel testo.] Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 8 di 1 Volta 4 [Gustav Friedrich Hänel (1792-1878) nacque e insegnò a Lipsia, mentre Mittermaier visse prevalentemente nel Baden. In questo confronto tra autori italiani e tedeschi, Mittermaier lo definisce suo «connazionale» (Landsmann) intendendo il termine in senso lato, come «con- nazionale» (cioè tedesco) più che «conterraneo» (badense o sassone).] 240 Mario G. Losano strutture longobarde. Giustamente tratta della personalità dei diritti (p. 127) e della professio juris successivamente introdotta. Sarebbe stato opportuno 8 che l’autore avesse esposto le considerazioni in base alle quali la professio ha luogo, essendovi molti documenti di questo tipo (cfr. Morbio, Storie dei municipi italiani). Si sarebbe così visto come la professio del diritto romano si facesse sempre più rara e come, a partire dal X-XIII secolo, gli abitanti di- chiarassero di voler vivere secondo la lex longobardorum. È curioso che in un documento dei Monumenta historiae patriae (vol. I, pp. 286-407) una per- sona agisca secondo la Lex Italiae, che di certo significa Lex longobardorum. L’autore offre poi una buona descrizione del feudalismo (pp. 129 ss.) ed a ragione osserva che – se si escludono il Piemonte per il suo rapporto con la Francia e la Sicilia per l’influenza dei Normanni – nel resto d’Italia il feudalismo non poteva essere tanto radicato quanto in altri paesi, cosicché in Italia non si può provare la correttezza del principio «nulle terre sans seigneur». L’autore indica la causa di questa situazione tipicamente italiana nel prolungato influsso del diritto romano e nel carattere democratico dei Comuni italiani5. [432|33]

Lamentiamo inoltre che l’autore non abbia utilizzato due opere massima- mente illuminanti sulla storia del feudalismo in Italia: Winspeare, Storia degli abusi feudali, Napoli 1811, e Dragonetti, Origine dei feudi nei regni di Napoli e Sicilia, Palermo 1842. Non presteremo troppa attenzione all’influenza del diritto romano, poiché è certo che in Italia già anticamente avvenivano pre- stazioni di beni (Güterverleihungen) che non dovevano essere giudicate in base al diritto romano. È invece importante il secondo motivo, cioè il potere dei Comuni, dovuto soprattutto al fatto che in Italia nessun signore poté applicare con forza e durevolezza l’idea di un potere feudale superiore con le sue ramificazioni. Infatti l’idea degli imperatori tedeschi (che cercarono di applicare anche in Italia le idee feudali) nelle costanti lotte con i loro avversari dovette cedere il passo allo spirito libertario e indipendente dei Comuni e al potere pontificio. Inoltre, nel trattare del feudalesimo, l’autore avrebbe dovuto prestare attenzione ai risultati delle note ricerche tedesche sul vero carattere dei libri feudorum, nonché allo sviluppo delle lotte tra le varie corti feudali d’Italia, specialmente tra i feudatari di Piacenza e di Milano, e che potevano anche essere ricondotte al fatto che l’uno voleva

5 [La prima parte della recensione termina qui con le parole «Schluß folgt». La seconda parte si apre con l’intestazione della rivista («Heidelberger Jarbücher für Literatur», 1850, n. 28) e il titolo Rechtsgeschichte Italiens (storia del diritto italiano), seguito dalla parola «Schluß», conclusione.] Appendice I – Recensione di Mittermaier a Albini 241

accentuare più dell’altro l’influenza del diritto romano. Nel panorama sulla situazione politica e morale dell’Italia dei secoli IX-XII, molto ben scritto, l’autore avrebbe dovuto sviluppare meglio il tema (da lui solo accennato) 9 dell’origine e del peso dell’idea secondo cui gli imperatori tedeschi erano i continuatori dell’impero romano: avrebbe trovato le concezioni passate in Schard, Synt. de imperiali jurisdictione,Bas.15666. Non avrebbe dovuto essere trascurato neppure il De Monarchia di Dante, con l’acuto saggio di Carmignani in proposito7. L’autore ha messo bene in luce l’influenza della Chiesa sulla civiltà del Medioevo. A ragione l’autore si sofferma sul punto principale [433|4] della storia italiana del Medioevo, cioè sulla fioritura dei Comuni italiani. Peccato che non abbia potuto utilizzare due recenti opere tedesche: Bethmann-Hollweg, Ursprung der longobardischen Städtefreiheit in Mittelalter, Bonn 18468, e [Karl] Hegel, Geschichte der Städteverfassung von Italien seit der Zeit der römischen Herrschaft bis XII Jahrhundert, Leipzig 1847, 2 voll. Lo spirito democratico della costituzione nella lotta delle sin- gole potenti famiglie che miravano al potere; l’ira dello spirito partigiano che spingeva le città italiane dalla parte ora dei Guelfi, ora dei Ghibellini e che provocava guerre sanguinose contro l’imperatore, contro singoli princi- pi e contro altre città, accendendo nel contempo all’interno la guerra civile; la ricchezza delle città, nonostante tutte queste lotte, grazie al fiorire del commercio e dell’industria, e l’incentivazione degli enti di istruzione: ecco i tratti caratteristici della vita cittadina di quei tempi, in cui lo spirito associa- tivo generò grandi imprese, il potere dei Comuni, ma anche quella curiosa situazione che in nessun altro paese d’Europa fu così significativa, la quale – grazie ai vincoli di collaborazione per cui gli abitanti di una città, senza distinzione di ceto, convivevano fraternamente – generò quella commistione di ceti che, a differenza di altri paesi, impedì il predominio di singoli ceti sugli altri9. L’autore descrive molto bene lo spirito degli Statuti delle città italiane (pp. 163-166), però abbiamo forti dubbi sulla sua opinione secondo cui il diritto romano era il diritto comune secondo cui ci si regolava in tutti i negozi giuridici borghesi. Non sappiamo come le prove storiche si possa-

6 [Il titolo completo è Simon Schard, De jurisdictione, auctoritate et praeeminentia imperiali ac potestate ecclesiastica, deque juribus regni et imperii, variorum auctorum scripta, qui ante his temporibus vixerunt, Oporinus, Basiliae 1566, 914 pp.] 7 [Giovanni Carmignani, La Monarchia di Dante Alighieri, Nistri, Pisa 1865, VI-37 pp.] 8 [Il titolo completo è Moritz August von Bethmann-Hollweg, Ursprung der lombardischen Städtefreiheit in Mittelalter. Eine geschichtliche Untersuchung, Marcus, Bonn 1846, 209 pp.] 9 [Questa frase lunga 16 righe non è chiara.]

Memorie Morali_32mi - seg 9 242 Mario G. Losano no conciliare con questa opinione. Per esempio, negli Statuti di Benevento del 1228 (in Borgia, Storia di Benevento,vol.2,p.18210), il Papa dichiara espressamente che i giudici devono pronunciarsi «secundum consuetudi- nes approbatas, et legem longobardam, eis deficientibus secundum legem Romanam». Inoltre Obertus ab Orto, celebre feudista e Console a Milano ai tempi di Federico Barbarossa, affermava: «aliae causae dirimuntur jure romano, aliae vero legibus longobardicis, aliae secundum regni consuetudi- nem». Similmente il Liber Consuetudinum Mediolanens. (Rezzonico, Delle origini e delle vicende del diritto municipale in Milano, p. 18) espone i tre diritti esistenti l’uno accanto all’altro: il diritto romano, quello longobardo e la lex municipalis. In tutte le nostre opere di storia giuridica ritorna la lacuna sull’importanza del diritto romano nell’Italia del XIII secolo: che allora non fosse un diritto comune [434|5] risulta chiaramente dal confronto con i do- cumenti dell’epoca. L’autore offre poi, a p. 175, una corretta descrizione sul rapporto e sulla posizione dei diversi ceti nell’Italia medievale, coordinando- la a p. 177 con la descrizione delle ordinanze dei principi, con la peculiarità che esse entravano in profondità in tutti i rapporti giuridici, enunciando disposizioni arbitrarie e modificando in particolare gli statuti secondo la loro volontà. Una fonte particolarmente ricca è quella delle ordinanze dei prin- cipi in Piemonte. L’autore disponeva qui di un ottimo lavoro preliminare nell’opera già ricordata del Conte Sclopis sulla storia della legislazione del Piemonte e nelle documentate indagini di Cibrario. L’autore offre infine una chiara sintesi che tiene correttamente conto di tutte le epoche (pp. 181-187). Egualmente chiara è l’esposizione della storia del diritto commerciale in Italia (pp. 188-198), di cui vengono messi in rilievo tutti i punti salienti. Un’indagine particolareggiata si occupa giustamente dell’evoluzione del diritto ecclesiastico11 nel Medioevo (pp. 199-210), tema ben trattato anche

10 [Il titolo completo è Stefano Borgia, Memorie istoriche della pontifizia città di Benevento dal secolo VIII al secolo XVIII, divise in tre parti, Salomoni, Roma 1764, vol. 2, XXIV-449 pp.] 11 [Mittermaier traduce con «geistlich» (religioso) il termine «Diritto ecclesiastico» che dà il nome al Cap. IX del libro di Albini. Nella presente traduzione uso il termine originale di Albini, che però con esso indica «la legislazione interna della Chiesa», e non il diritto dello Stato che regola i suoi rapporti con la Chiesa, secondo la definizione attuale di diritto eccle- siastico: «La Chiesa cristiana […], – scrive Albini, – doveva col tempo sviluppare i germi fecondi che in se contenea, e senza alterare la sua costituzione essenziale assumere quell’or- ganizzazione e introdurre quegli ordini che meglio fossero acconci al compimento della sua divina destinazione» (p. 199). «Oltre alle altre materie ecclesiastiche, il regolamento dei beni e redditi ecclesiastici offrì ampio oggetto alla legislazione della Chiesa» (p. 202). Poiché i sacramenti intervengono sullo stato civile delle persone, Albini illustra «l’influenza che la Chiesa esercitò sulle parti almeno principali del diritto sociale» (p. 206). Infine, confuta le Appendice I – Recensione di Mittermaier a Albini 243 dal conte Sclopis nella sua Storia della legislazione italiana (vol. 2, pp. 87 ss.). Sarebbe stato desiderabile che l’autore – come Laferrière nella sua eccellen- te storia del diritto francese, vol. 3, pp. 437-47312 – si fosse soffermato più a lungo su singoli punti rilevanti: l’evoluzione dell’essenza della gerarchia, l’evoluzione dell’importanza del diritto canonico come diritto universa- le, quasi un diritto internazionale, e ciò in tempi carenti d’una protezione esterna contro i delitti dei potenti, quando la posizione di arbitro del Papa rappresentava un potere forte. Non sarebbe dovuta mancare l’indagine sulla posizione del diritto canonico rispetto al diritto tedesco, e la prova di quanto spesso quel diritto facesse propria la visione germanica del diritto, portan- do così a contatto istituti giuridici romanistici e germanici. Ha fatto bene l’autore a descrivere nel § 108 l’influenza del diritto canonico sulla civiltà e la sua tutela dei più deboli; e giustamente il § 109 sottolinea come certi rim- proveri spesso rivolti alle pretese e all’abuso del potere spirituale possano essere attenuati se si tiene conto della crudezza dei tempi e dell’arbitrio del potere secolare. Nel capitolo sulle istituzioni giudiziarie e processuali del Medioevo (pp. 219 ss.) vengono giustamente messi in rilievo il formarsi del processo inquisitorio attraverso le istituzioni canoniche (e, aggiungiamo noi, germaniche), l’affermarsi [435|6] del frequente ricorso al giuramento davan- ti al tribunale e il generarsi di nuove strutture giudiziarie, come il sistema dell’appello. Il capitolo Delle vicende della scienza del diritto (p. 231) descrive i noti effetti della scoperta dei manoscritti delle Pandette e la fioritura delle uni- versità italiane. Siamo dell’idea che in questo capitolo non sarebbero dovute mancare almeno alcune brevi notizie sui principali indirizzi della letteratura giuridica medievale, cioè almeno un accenno alla natura e alle finalità dei Glossatori, alle teorie dominanti nel diritto pubblico, così come vennero presentate da Tommaso d’Aquino, da Egidio Colonna (o Romano), da Dante e da Bartolo. Tra tutti gli scrittori recenti, solo Forti – nei suoi Libri due del- le istituzioni civili, vol. 1, pp. 34-38 – ha esposto nel loro insieme i sistemi questi autori che tanto influirono sulle concezioni giuridiche successive. Né sarebbe dovuto mancare un accenno agli autori che difesero egregiamen- te la validità del diritto longobardo contro il diritto romano e, grazie alle accuse di «usurpazione dei diritti della potestà civile» (p. 209) ed elenca le fonti delle norme della Chiesa d’Occidente (pp. 210-218).] 12 [Firmin Laferrière, Histoire du droit civil de Rome et du droit français, Joubert, Paris 1846, vol. 1, XLVIII-502 pp. (in vari volumi); ristampato più volte con il titolo modificato; per esempio: Essai sur l’histoire du droit français depuis les temps anciens jusqu’à nos jours y compris le droit public et privé de la Révolution Française, Guillaumin, Paris 1885, 2 voll.] 244 Mario G. Losano loro approfondite conoscenze di quest’ultimo, indicarono i collegamenti più opportuni fra il diritto germanico e quello romano, contribuendo in modo determinante alla formazione della consuetudo generalis nel Medioevo. A questa schiera, oltre a Marinus de Caramanico e Andrea d’Isernia, va ascrit- to soprattutto il giurista Bonello da Barletta in Puglia, advocatus fiscalis dell’Imperatore Federico. Ancora di recente gli è stato tributato il meritato elogio in una piccola biografia pubblicata a Napoli13. Nella terza parte l’autore descrive gli influssi sulla formazione del diritto italiano a partire dal 1500. È questo il tempo della legislazione, che si mani- festò in parte nella massa delle Constitutiones, in parte nella revisione degli Statuti. Viene qui ben descritto l’andamento della legislazione nei singoli Stati, e solo avremmo desiderato che l’autore avesse sviluppato di più la natura e le direttrici principali della legislazione di quel tempo. Soprattutto sarebbe stata necessaria la descrizione della situazione giuridica dell’Italia nel XVI secolo, in particolare con riferimento al diritto romano, che a par- tire da quest’epoca (con la scomparsa del diritto longobardo) assurse alla dignità di diritto comune attraverso l’opera di giuristi che conoscevano solo il diritto romano e attraverso le Constitutiones dei principi. L’autore offre una buona descrizione dei mutamenti del diritto penale (p. 252), sul quale [436|7] gli scrittori italiani esercitavano da tempo un’influenza migliorativa (p. 252), i mutamenti nel sistema giudiziario (p. 256) e nel diritto ecclesia- stico (geistlich)14 (p. 262). Nel descrivere lo svolgimento di questi progressi della scienza giuridica in Italia (p. 266) l’autore richiama con ragione il gra- ve disagio subentrato specialmente in Italia, dove nei secoli XVI e XVII si insinuò nei tribunali l’abitudine di decidere le liti non in base al peso degli argomenti, bensì in base al numero degli autori che potevano essere addotti a favore dell’una o dell’altra tesi. Infine l’autore si sofferma sull’influenza della legislazione francese in Italia durante la dominazione francese: il diritto nazionale ne avrebbe sofferto, anche se non si può disconoscere che, grazie alla legislazione francese, alcune idee progressiste fecero breccia in quella italiana. È noto che anche in quei tempi non mancarono in Italia uomini che

13 [Probabilmente [Luigi Volpicella], Notizie della vita e delle opere di Andrea Bonello cele- bratissimo giureconsulto del secolo decimoterzo, s.l., s.d., 19 pp. Benché anonimo, l’opuscolo è sicuramente attribuibile grazie alla dedica a stampa: «A Teresa Bonelli sua dilettissima madre Luigi Volpicella questa vita per lui scritta di un illustre personaggio della stirpe di lei con gra- to e devoto animo offeriva». Ripubblicato col titolo Della vita e delle opere di Andrea Bonello giureconsulto del decimoterzo secolo, Fibreno, Napoli 1872, 81 pp. e ristampato da Jovene, Napoli 1980, IX-81 pp.] 14 [Cfr. nota 11.] Appendice I – Recensione di Mittermaier a Albini 245 non seguivano ciecamente la legislazione francese, che ne riconoscevano i pregi ma che si sforzavano di adattare la legislazione straniera al carattere e alle esigenze degli italiani. Proprio nella Napoli di quei tempi erano attive ri- levanti personalità che operavano in questa direzione. Con un buon quadro dei diversi sistemi legislativi che si combattevano in Italia dal 1814 (p. 278) e con una storia della legislazione italiana a partire da quegli anni si conclude l’opera di Albini, della quale raccomandiamo lo studio a chi desidera un panorama concentrato della storia giuridica italiana. Esprimiamo soltanto il desiderio che l’autore, di cui conosciamo la vasta cultura e lo spirito aperto all’indagine filosofica e storica, voglia prendere la decisione di elaborare in un’opera più vasta (come il già citato Laferrière nella sua eccellente opera sulla Francia15) la storia della sua patria, che – come la Germania – è lacerata in entità politiche dalle tendenze opposte e contrastanti con l’anelito popolare all’unità, mentre è unificata da una grande coscienza nazionale ed ha fedelmente conservato tanti splendidi elementi di coesione. Mittermaier

15 [Cfr. p. 243, nota 12.]

APPENDICE II Recensione di Albini a Die Strafgesetzgebung in ihrer Fortbildung di Mittermaier

Albini si riferisce esplicitamente a questa recensione scrivendone a Mittermaier il 26 novembre 1844, p. 138 (cfr. anche la nota 33). La recen- sione venne pubblicata nella rivista «Il Notajo. Giornale di giurisprudenza compilato da una società di avvocati e di Notaj», Novara – Dalla Tipografia Editrice di Pasquale Rusconi, Anno VI (Nuova Serie) [1845], pp. 363-367. All’inizio di questa recensione, il titolo in tedesco dell’opera di Mittermaier contiene alcuni errori di stampa. La grafia del nome «A. Mittermajer» è dovu- ta o al riferimento al terzo nome (Karl Josef Anton), o a un errore di stampa; l’uso del «j» è costante anche in altre parole di questo testo per indicare la i intervocalica. Il titolo corretto è: Karl Mittermaier, Die Strafgesetzgebung in ihrer Fortbildung geprüft nach den Forderungen der Wissenschaft und nach den Erfahrungen über den Werth neuer Gesetzgebungen, und über die Schwierigkeiten der Codification, mit vorzüglicher Rücksicht auf den Gang der Berathungen von Entwürfen der Strafgesetzgebung in constitutionellen Staaten, Karl Winter, Heidelberg: vol. 1, 1841, VIII-309 pp.; vol. 2, 1843, III-299 pp. Sull’errata paginazione di quest’ultimo volume, cfr. la già citata nota 33 a p. 138. Nel 1845 si pubblicò in Italia una traduzione parziale del testo di Mittermaier qui esaminato, in un’opera in più volumi e tomi: Scritti ger- manici di diritto criminale raccolti e tradotti da F[rancesco Antonio] Mori, Nanni, Pisa – Livorno 1845-1847: il testo in esame è nel volume II, tomo 4: Dissertazioni tratte dall’opera Die Strafgesetzgebung in ihrer Fortbildung: Della codificazione penale e delle sue difficoltà, pp. 3-54. Nel 1987 l’intero originale tedesco venne ristampato in un unico volume: Keip, Frankfurt a.M. 1987, 619 pp.

Notizie di libri Die Strafgesetzgebung in ihrer Vorbildung [sic] geprüfte etc. Von Dr. A. Mittermajer [sic]. La legislazione penale esaminata ne’ suoi progressi, ecc., del cav. Prof. Mittermajer. Eidelberga, presso Winter 1841-43.

Ora che questo giornale, sebbene sotto il medesimo modesto nome, pro- cura di allargare la sfera della sua attività ed elevarsi a più nobile e più alta meta, non parrà strano che s’attenti di far cenno anche di un’opera di diritto penale. 248 Mario G. Losano

Il Notajo aborrendo, come ogni uomo onesto e schivo d’impostura, dal mal vezzo di coloro che tanto più sono larghi nel promettere, quanto meno sono scrupolosi nell’attenere la promessa, ambisce all’onore di essere tra que’ pochissimi che parchi di profferte, fanno più di quello che promettono. Crediamo che un tal sistema dovrebbe essere almeno pei giornali il metodo più sicuro ed acconcio per far fortuna. Ma lasciamo da parte i preamboli, che forse sono già troppi, e veniamo all’opera, che intendiamo piuttosto annunciare, che analizzare. Il signor Mittermajer, nome che niuno il quale coltivi la scienza del diritto può ignorare senza biasimo, ha fatto prova in quest’opera della potenza del suo ingegno, non meno che delle vastità delle sue cognizioni. [363|4] Dopo avere toccato brevemente dell’importanza della legislazione pena- le e delle sue attinenze coi progressi dell’umanità, toglie a ragionare dello svolgimento e dei progressi della legislazione penale ai tempi nostri presso le nazioni più colte d’Europa, e nell’America Occidentale (§§ 1, 17 della prima parte). Passa quindi a discorrere della codificazione delle materie criminali e delle difficoltà ch’essa incontra tanto nelle monarchie, quanto negli stati costituzionali. Con somma sagacità e con quella mirabile giustezza di pratico criterio, senza cui non si possono né dettare buone leggi, né bene applicarle, stabilisce eccellenti principii e norme di penale legislazione sull’esposizione legislativa di fatti costitutivi di reati, sulla scelta migliore delle pene, sulla gravezza delle disposizioni penali, sulla natura e sugli effetti delle pene infa- manti (Part. 1, §§ 18, 19, 20, 21 e 26). Meritevoli di particolare considerazione sono le indagini dell’illustre Autore sui rapporti delle leggi penali propria- mente dette con quelle di polizia, ove traccia anche i limiti entro i quali vogliono essere circoscritte le trasgressioni ossia i delitti di polizia (§ 24). La perspicacia, il senno, non meno che l’esperienza dell’Autore si appalesa nella discussione intorno ai rapporti dell’ufficio del giudice criminale colla legge, e sull’autorità e latitudine che conviene lasciare al giudice nell’applicazione della legge penale. Egli mostra l’influenza che esercitar dee l’organizzazione giudiziaria sulla determinazione dei limiti più ampii o più ristretti da asse- gnarsi all’autorità del giudice criminale. Con solide ragioni [364|5] confuta l’opinione di coloro che vorrebbero o togliere interamente, o di soverchio restringere l’autorità e l’arbitrio del giudice nell’applicare la legge penale1.

1 Torna qui opportuna l’osservazione dell’insigne signor Nicolini (professore di dirit- to penale ed avv.o generale del Re presso la corte suprema di Napoli), che quando la legge parla d’arbitrio non vuol dire potestà senza consiglio, o sia capriccio, ma prudenza e ragione. Questione di diritto, vol. II, pag. 3. Fare dei giudici, come vollero alcuni, tante macchine che applichino la legge colla precisione con cui la sfera di un oriuolo segna le ore, è un mo- Appendice II – Recensione di Albini a Mittermaier 249

Mette in luce i gravi inconvenienti che questa soverchia restrizione produce nell’amministrazione della giustizia penale, e come sia causa feconda d’in- giuste sentenze. Accenna il modo in cui l’arduo problema sia stato sciolto dalle vecchie e dalle nuove legislazioni; e guidato da sani principii teorici di legislazione e dall’esperienza stabilisce le norme da seguirsi dalla legge affine di dettare le sue disposizioni, in maniera che sia lasciata al prudente arbitrio del giudice la necessaria latitudine onde poter pronunciare, secondo l’infinita varietà dei casi, una pena giusta. La civil società, dice l’A., quando vien commesso un reato non ha già diritto che esso venga colpito con un determinato grado di pena, ma può solo esigere, che sia applicata al reo una pena giusta. Dunque [365|6] la disposizione della legge penale vuol essere ordinata per modo che il giudice sia in istato di pronunciare questa pena giusta (pag. 251). La legge che inceppa con pene assolute, o con restrizioni non del tutto necessarie il prudente arbitrio del giudice fa sì che in molti casi si trovi nell’impossibilità di pronunciare una pena giusta, proporzionata cioè alla gravezza del reato. Con molti fatti ed esempj somministrati dagli annali giudiziarj conferma l’A. il suo assunto. Egli censura giustamente il recente progetto di un codice penale per l’Ungheria, in quanto che scostandosi dal sistema di tutti gli altri codici, non fissa che il grado massimo della pena, sebbene lo reputi degno di commendazione per altri aspetti (§ 14, part. 2). A nostro avviso è questa una delle parti più degne di attenzione e più istrut- tive dell’opera. E non solo i legislatori, ma anche i giudici vi troverebbero di utilissimi ammaestramenti. Chiude la prima parte col trattare del diritto di grazia ne’ suoi rapporti colla legislazione e coll’ufficio del giudice. Nella seconda parte l’A., dopo aver accennato le relazioni della scien- za colla legislazione penale, e ragionato in generale dell’efficacia dei nuovi codici, dei loro difetti e delle cause di essi sottopone ad esame i codici pe- nali d’Austria, di Wirtemberg [sic], di Sassonia, di Prussia, di Brunswik, di Annover2, di Baden, di Turgovia, d’Assia, di Vaud, il progetto di cod. penale strare di non conoscere che cosa sia legge e retta applicazione di essa. Fate che nei giudici sia scienza e integrità, e poi l’arbitrio, ossia quella latitudine che segnatamente nelle materie penali conviene di necessità ad essi lasciare, sarà l’unico mezzo per evitare solenni e reali ingiustizie, sotto il velo della legalità e di una giustizia apparente. [Non ho potuto consultare l’opera indicata da Albini, sulla quale le indicazioni bibliografiche sono discordanti. Il titolo corretto dell’opera di Nicola Niccolini (1772-1857) è Le questioni di diritto, Laurich, Napoli 1870; una successiva edizione (Jovene, Napoli 1887) consta di 884 pp. L’Enciclopedia Italiana Treccani (1934) gli dedica una voce, indicando per le Questioni di diritto le edizioni «Napoli 1835-1841, voll. 6; II ed., Livorno 1844; 3a ed. Napoli 1869», e segnalando i suoi contatti con Savigny e con Mittermaier.] 2 [La grafia corretta di alcuni nomi è la seguente: Württemberg, Hannover, Brunswick 250 Mario G. Losano d’Ungheria. Colla scorta dei principii della scienza del diritto penale e della politica criminale, non che coi dati della statistica esamina gli [366|7] esperi- menti e i risultati di queste nuove legislazioni presso ciascuna nazione, e mira a far conoscere quali più, quali meno s’accostano a quel grado di perfezione, cui la legislazione procurar deve di aggiungere affine ottenere il suo intento (§§ 9, 14). Collo stesso metodo espone i progressi ultimi della legislazione penale in Francia, nel Belgio, nelle provincie Renane, in Inghilterra, fa le sue osservazioni critiche sul nuovo progetto di cod. pen. per l’Inghilterra stessa e per l’Olanda (§§ 15, 17). Non tralascia di far notare i rapporti e l’influenza che ha il sistema penitenziario sulla legislazione penale. Ognuno può age- volmente comprendere qual corredo di cognizioni, qual vigore di mente, qual elevatezza di vista si richiegga per mettere ad esame critico tutte le le- gislazioni penali d’Europa, e della parte più colta dell’America. Quest’opera fa conoscere gli ultimi progressi che fece la scienza del diritto penale con- frontati collo stato del diritto penale positivo presso le nazioni più civili. Il rapidissimo cenno che ne abbiamo fatto avrà, se non altro, il vantaggio di mostrare a quale altezza ora si elevi la scienza del diritto, che abbraccia quel sistema di principii che sono norma e lume ai legislatori e ai veri giurecon- sulti di tutti i paesi, e di cui le legislazioni positive di ciascuna nazione non formano che una parte dei corollarii e dell’applicazione. Avv o Albini

è la forma inglese di Braunschweig: p. es., Das Criminal-Gesetz-Buch für das Herzogthum Braunschweig, Vieweg, Braunschweig 1840, 376 pp.] APPENDICE III

Albini relatore del progetto di legge sui Diritti civili e politici agli accattolici

La relazione di Albini è tratta dagli Atti del Parlamento Subalpino. Sessione del 1848 dall’8 maggio al 30 dicembre 1848. Raccolti e corredati di note e di documenti inediti da Amedeo Pinelli e Paolo Trompeo, Tipografia Eredi Botta, Torino 1855, p. 64 s. Segue in questi stessi Atti la «Relazione della Commissione al Senato, 17 giugno 1848, Stara, relatore» (p. 65), che sviluppa le ragioni su cui si fonda il progetto di legge e propone la sua approvazione senza modifiche. Per l’inquadramento dell’intera discussione e per un com- mento al contenuto della relazione di Albini alla Camera e di Stara al Senato, cfr. Introduzione, § 2, c, pp. 22-26. I lavori parlamentari sono disponibili in rete (http://storia.camera.it/ lavori#nav). Però in corrispondenza alla seduta del 7 giugno 1848 il Progetto Sineo è solo annunciato (http://storia.camera.it/regno/lavori/leg01/sed021. pdf), mentre l’intervento di Albini è menzionato nella tornata dell’8 giugno 1848 (http://storia.camera.it/regno/lavori/leg01/sed022.pdf). Il testo com- pleto di Albini è però contenuto non nei «resoconti» digitalizzati, bensì nei «documenti» che non sono ancora in rete: lo si trova infatti nel volume de- gli Atti del Parlamento Subalpino qui sopra citato. Devo alla cortesia della Biblioteca della Camera dei Deputati la fotocopia del testo a stampa qui riprodotto. Il testo sotto riportato conserva la grafia dell’originale anche nell’incon- sueto termine ‘accattolici’ (che venne ben presto abbandonato); è però sembrato opportuno unificare in ‘diritto’ o ‘diritti’ i termini che, nell’origi- nale, oscillano tra ‘dritto’ e ‘diritto’.

DIRITTI CIVILI E POLITICI DEGLI ACCATTOLICI Progetto di legge del deputato Sineo, letto il 7 giugno 1848.

Visto il dubbio mosso al senso dell’ultimo alinea del n° 1 dell’articolo 1 della legge elettorale; Abbiamo dichiarato e dichiariamo che in quanto al diritto di eleggibilità, come nell’esercizio di ogni altro diritto politico, havvi perfetta uguaglianza fra tutti i cittadini, senza distinzione di culto. 252 Mario G. Losano

DIRITTI CIVILI E POLITICI AGLI ACCATTOLICI

Relazione fatta alla Camera l’8 giugno 1848 dalla Commissione composta dei deputati Troglia – Fraschini – Ferraris – Notta e Albini relatore. SIGNORI – Incaricato dalla Commissione nominata per esaminare il pro- getto di legge del deputato Sineo, mi reco ad onore di riferire alla Camera il voto della medesima, e di presentarvi il progetto di legge che la Commissione ha creduto di proporvi modificando nella forma piuttosto che nella sostanza il progetto dell’avvocato Sineo. Poche parole io dirò in appoggio di questo progetto di legge, sia perché in esso adempiesi, io penso, un voto presso- ché generale almeno nella parte più colta e più assennata della Nazione; sia perché, quand’anche avessi voluto sviluppare le ragioni che militano a favore della proposta di legge di cui trattasi, mi sarebbe mancato il tempo materiale, essendo stato nominato a relatore poco più di un’ora fa; ond’io spero che la Camera non mi darà carico dei difetti d’una relazione scritta precipitosamente. La disuguaglianza dei diritti per disparità di culto derivava in parte da ignoranza e da intolleranza religiosa, in parte da ragioni politiche, ed era avvalorata da lunga abitudine. Il crescere della civiltà e i progressi delle scienze giuridiche e politiche per cui vennero distrutti tanti pregiudizi e tanti errori, più o meno funesti, e si andò riordinando la società civile sopra le sue vere basi, ha rimesso altresì in luce quanto fossa ingiusta insieme e dannosa alla società la degradazione civile in cui vivevano in molti Stati gli accattolici. È ormai una verità ammes- sa da tutti che i diritti che chiamansi civili non sono altro in sostanza che i diritti stessi ingeniti od acquisiti dall’uomo in quanto sono riconosciuti e protetti dall’autorità sociale; che per conseguenza è un’offesa all’umanità e alla giustizia il negarli ad alcuni cittadini o il non riconoscerli in essi unica- mente, perché professano un culto diverso da quello della massima parte dei cittadini o che le leggi dello Stato dichiarano dominante. I diritti politici poi consistono nella partecipazione ai pubblici poteri o per lo meno al diritto di nominare quei che sono destinati ad esercitarli. Ma lo scopo ultimo dei diritti politici non è altro infine se non quello di assicurare il meglio che si possa il pieno e libero esercizio dei diritti individuali, onde ognuno svolger possa le sue facoltà ed ottenere col sussidio della società il conseguimento dei legittimi suoi fini. Ond’è evidente che i diritti civili sono in sostanza la radice, o, direm meglio, il fondamento precipuo dei diritti politici. Non v’ha dunque ragione per cui nello stato normale della società, al quale dobbiamo accostarci il più che sia possibile, debbansi negare ai membri d’uno Stato i Appendice III – Albini e la legge sui non cattolici 253 diritti civili e politici per la sola ragione della diversità del culto. Quindi è che noi vedemmo negli ultimi tempi andar scomparendo presso i popoli più colti queste diseguaglianze tra i cittadini. Presso di noi, dopo la promulgazione dello Statuto, in quanto ai valdesi, vennero essi con legge espressa pareggiati agli altri cittadini nel godimento dei diritti civili e politici. Riguardo agli ebrei, emanò il Decreto R. del 29 di marzo 1848 che li ammette ai diritti civili e ai gradi accademici. In forza dell’art. 1 della legge elettorale essi hanno la qualità di elettori, perché ai diritti elettorali sono ammessi i cittadini senza distinzione di culti. Ma, per ciò che concerne gli altri diritti politici, a questa assemblea sono note le quistioni più d’una volta elevatesi in proposito. Alcuni pensano che dalle disposizioni insieme combinate dello Statuto, della legge elettorale, e del succitato Decreto Reale risulti, se non secondo la lettera, almeno se- condo lo spirito di queste leggi, essere gl’israeliti ammessi al godimento di tutti i diritti politici. Altri invece sono d’avviso che, secondo l’attuale stato della nostra legislazione, gli israeliti godono bensì dei diritti civili nella loro pienezza, ma dei diritti politici hanno quelli soltanto che sono ad essi no- minatamente concessi, e per conseguenza mancano in particolare di quello dell’eleggibilità. Per lo meno la cosa presentasi assai dubbia. Egli sembra sotto ogni aspetto conveniente il togliere ogni dubbiezza. Tanto più che, es- sendo gli ebrei soggetti ora a tutti i pesi dei cittadini, è conforme a giustizia che non siavi differenza fra essi e gli altri in quanto ai diritti ed a vantaggi. Ma poiché entravasi a toccare questa materia così dilicata [sic] e impor- tante, sarebbe egli stato conforme alle circostanze dei tempi ed ai principii che professa la Camera, se restringendosi a riconoscere negl’israeliti i di- ritti civili e politici, avesse mantenute, almeno implicitamente, altre simili esclusioni? giacché le nostre leggi non parlerebbero che degl’israeliti e dei valdesi. Sarebb’egli stato disdicevole che, riconoscendo la verità del grande principio di giustizia sociale dell’eguaglianza dei cittadini in faccia alla leg- ge civile e politica, la Camera avesse [64|5] esitato a farne un’applicazione generale, franca e sincera? mentre molti popoli, rinunciando alla loro indivi- dualità politica, si sono aggregati a noi, mentre altri stanno pure per formare con noi una sola famiglia politica, mentre in quelli e in questi trovasi un numero considerevole di non cattolici, avremmo noi esitato a proclamare questo principio dell’eguaglianza civile e politica dei cittadini? Egli è perciò che il progetto di legge che ho l’onore di sottoporre alle vostre deliberazioni contiene una disposizione generale ed assoluta per tutti i cittadini che pro- fessano una religione diversa da quella cattolica. 254 Mario G. Losano

PROGETTO DI LEGGE

Volendo togliere ogni dubbio sulla capacità civile e politica dei cittadini che non professano la religione cattolica, il Senato e la Camera hanno adot- tato, noi abbiamo ordinato e ordiniamo quanto segue: Articolo unico. La differenza di culto non forma eccezione al godimento dei diritti civili e politici ed all’ammessibilità [sic] alle cariche civili e militari.

DIRITTI CIVILI E POLITICI AGLI ACCATTOLICI Progetto di legge adottato dalla Camera li 8 giugno 1848, e comunicato al Senato il 15 giugno suddetto. (Vedi sopra il progetto della Commissione)

[Segue la «Relazione della Commissione al Senato, 17 giugno 1848, Stara, relatore», commentata nell’Introduzione, § 2, c, p. 25.] APPENDICE IV Bibliografia di Pietro Luigi Albini

I principali scritti di Albini sono ordinati cronologicamente e, all’interno dello stesso anno, i volumi autonomi precedono gli articoli di rivista o di miscellanee. Il rinvio da un testo all’altro avviene citando il titolo dell’opera e l’anno. Una maggiore completezza esigerebbe lo spoglio di riviste, spesso locali, per gli anni in cui Albini operò, cioè circa dal 1838 al 1864. È stato possi- bile consultare le annate complete del «Giornale della Società d’istruzione e di educazione» e del «Notaio» di Novara, mentre spesso le collezioni di altre riviste si sono rivelate lacunose. Ricorrendo a più biblioteche sareb- be forse possibile ricostruire le serie complete, per esempio, del «Giornale per le scienze politico-legali», della «Gazzetta dei Tribunali» di Milano e di Genova ovvero, passando ai fogli locali, dell’«Iride Novarese» e del «Monitore Torinese».

1839 Saggio analitico sul diritto e sulla scienza ed istruzione politico-legale.Di Pietro Luigi Albini, Avv. e Prof. di diritto nelle RR. Scuole Universitarie di Novara. Vol. unico. Coi Tipi di Pietro Vitali e Comp., Vigevano 1839, 360 pp.

Nel suo primo libro, Albini «non ha per iscopo di proporre nuovi sistemi, o di mettere innanzi peregrine teorie», ma «unicamente di dare una succinta esposizione di tutti gli oggetti, e di tutte le parti della scienza del diritto in consonanza allo stato attuale della medesima, di far conoscere la loro mutua corrispondenza o connessione, di apprendere segnatamente alla gioventù: che cosa sia la scienza del diritto» (p. 5). L’esemplare nella biblioteca dell’Accademia delle Scienze di Torino porta una dedica autografa all’Accademia stessa sulla copertina esterna, danneg- giata. Nell’esemplare conservato nella Biblioteca Patetta dell’Università di Torino, Fondo Albini, fra le p. 96 e 97 si trova il ms di Albini, Giudizio del Sig. Mittermaier su Saggio Analitico […] estratto dal Giornale critico di giurisprudenza e legislazione straniera di Eidelberga, fasc. di marzo 1840 (tra- duzione dal tedesco), facciate 8: traduzione pubblicata nell’Appendice I in Losano, Albini 2013, pp. 75-82. Esemplare digitalizzato: http://books.google.it/books?id=KPVQAAAAc AAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=o nepage&q&f=false 256 Mario G. Losano

1840 Cenni sulla natura del possesso, e sui mezzi giuridici di difenderlo, «Annali di Giurisprudenza. Raccolta mensile pubblicata da una società di avvocati», 1840, n. 5, pp. 193-232.

Oltre che al Codice civile albertino, Albini si richiama allo scritto sul pos- sesso di Savigny. Giacomo Giovanetti critica questa prima parte dell’articolo: «poiché il C. C. ha tolta ogni forza di legge alle sentenze (art. 17)» e poiché quindi si deve credere «alla legge e alla ragione», sostiene (in contrasto con Albini) che spetta «ai Giudici di Mandamento la cognizione delle questio- ni di possesso annale concernenti le servitù discontinue» (Alcune postille a’ Cenni sulla natura del possesso, e sui mezzi giuridici di difenderlo. Postilla I, «Annali di Giurisprudenza», 1840, pp. 415-429; la citazione è a p. 416; a p. 429: «Sarà continuato», ma manca la continuazione).

Se dopo la pubblicazione del Codice Civile sia ancor ammissibile il possesso annale nelle servitù discontinue, o continue non apparenti, che hanno un’o- rigine anteriore al Codice stesso; e quindi se i Giudici di mandamento siano competenti a decidere le questioni che insorgano sopra tale possesso, «Annali di Giurisprudenza. Raccolta mensile pubblicata da una società di avvocati», 1840, n. 6, pp. 281-312.

Con questo articolo Albini risponde alle critiche della Postilla I di Giovanetti (cfr. supra), sia esponendo «le ragioni, sulle quali è fondata la mia opinione» , sia esaminando «gli argomenti contrarii» (p. 282). «Albini ri- prende il discorso incentrandolo soltanto sul fatto dell’ammissibilità o meno del possesso annuale nelle servitù discontinue, dopo la pubblicazione del Codice albertino» (Laura Moscati, Da Savigny al Piemonte. Cultura storico- giuridica subalpina tra la Restaurazione e l’Unità, Carucci Editore, Roma 1984, p. 176, nota 138).

Dei parti precoci e tardivi nei loro rapporti col diritto civile, «Annali di Giurisprudenza. Raccolta mensile pubblicata da una società di avvocati», 1840, n. 6, pp. 386-407.

«Una delle parti più importanti del diritto civile, in cui il legislatore non può discostarsi dalle leggi fisiche senza pericolo di offendere la giustizia […] si è quella che si riferisce alle regole necessarie per conoscere la legittimità o l’illegittimità del parto» (p. 386). Albini esamina le fattispecie della madre tu- trice e del tutore eletto, a partire dal diritto romano fino al codice albertino, Appendice IV – Bibliografia di Pietro Luigi Albini 257

che si discosta dal codice civile francese: secondo quest’ultimo, «il curatore del ventre alla nascita del postumo [diviene] di diritto protutore» (art. 393), col rischio che «si abbiano due protutori nella stessa tutela»,p.406.

1841 Cenni per un nuovo programma di completo e sistematico insegnamento del dritto [sic], del Cav. Giovanni Carmignani, Torino Stamperia Reale 1841, – Estratto dagli Atti della Reale Accademia delle Scienze di Torino, «Annali di Giurisprudenza. Raccolta mensile pubblicata da una società di avvocati», 1841, pp. 173-192.

Commento alla Memoria di Carmignani, cfr. lettera di Sclopis ad Albini, 6 maggio 1841, nota 39, p. 96.

Memorazione funebre. Detta da Pietro Luigi Albini nella Chiesa di S. Marco di Novara alle esequie di Gio. Battista Capelli Professore di Geometria nel Real Collegio di detta Città il dì 7 Agosto 1841, dall’«Iride Novarese», n. 32, 1841, 8 pp.

Rilegato al n. 7 con altri scritti nel volume miscellaneo «Albini, Scritti vari», 1847.

Terenzio Mamiani, Fondamenti della filosofia del diritto e singolarmente intorno alle origini del diritto di punire. Lettere del conte Terenzio Mamiani della Rovere e dell’avvocato Pasquale Stanislao Mancini, Stamperia di Antonio Agrelli, Napoli 1841, 180 pp.

Questa prima edizione non contiene ancora la prefazione di Albini, pre- sente nelle edizioni del 1853 e del 1875: cfr. infra. Oltre all’edizione del 1841 vanno ricordati due volumetti che non ho potuto vedere: Terenzio Mamiani, Fondamenti della filosofia del dritto [sic] e singolarmente intorno alle origini del dritto [sic] di punire: Prime lettere di Terenzio Mamiani della Rovere e Pasquale Stanislao Mancini, Jovene, Napoli 1844, CXLV pp. (quarta edizione accresciuta); Nuove lettere di Terenzio Mamiani della Rovere, Jovene, Napoli 1844, CIV pp. Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 9 di 8 Volta 258 Mario G. Losano

1842 Dell’autorità giudiciaria di Federico Sclopis, Torino, Stabilimento Tipografico Fontana, 1842, «Annali di Giurisprudenza. Raccolta mensile pubblicata da una società di avvocati», 1842, pp. 545-556.

Di alcune opinioni del Conte Federico Sclopis nella sua Opera Dell’autorità giudiciaria, «Annali di Giurisprudenza. Raccolta mensile pubblicata da una società di avvocati», 1842, pp. 59-84.

Questo articolo parrebbe la continuazione del precedente, però a p. 54 è indicato come autore “L[uigi] Ferraris”, mentre nell’indice del volume come autore è indicato “Albini”.

1843 Se il legato di una somma di danaro fatto dalla madre alla figlia sostituen- dovi altri due figli ove la legataria premorisse col padre in istato nubile e senza aver di tal somma disposto contenga un fedecommesso in contravvenzione al disposto delle RR. CC. – Sentenza del R. Senato di Casale in senso negati- vo. Confronto fra l’antica e la nuova legislazione della proposta materia, «Il Notaio. Giornale di giurisprudenza notarile», Novara, Tipografia Merati e Compagno, V, 1843, pp. 54-67.

Commento a sentenza firmato: Avv. Albini.

Teoria delle nullità giuridiche, «Il Notaio. Giornale di giurisprudenza no- tarile», Novara, Tipografia Merati e Compagno, Parte Seconda, Memorie legali e varietà, V, 1843, pp. 185-213; pp. 301-319; pp. 442-458; pp. 567-596; (Continuazione e fine, Art. V e VI) pp. 647-707.

Tutti gli articoli sono firmati: Avv. Albini. Gli articoli vennero raccolti nel volume Degli atti nulli o rescindibili in generale del 1844 (cfr. infra). Cfr. anche Losano, Albini 2013, p. 48 s. Cinque puntate di saggi corposi, di 1-19 paragrafi nella prima puntata (in- dicata come «Art. I», e così di seguito), di 20-28 nella seconda, di 29-41 nella terza, di 42-69 nella quarta, di 70-116 nella quinta (conclusa dalle pa- role: Fine della Teoria delle Nullità giuridiche) con riferimenti alla normativa, Appendice IV – Bibliografia di Pietro Luigi Albini 259

alla dottrina e alla giurisprudenza italiana e francese. In esergo: «En matière de nullités tout est important; car il s’agit de maintenir l’existence d’une chose, ou de la mettre au néant. Jamais sujet ne fut plus épineux! – Magnin» (Antoine Magnin, Traité des minorités, tutelles et curatelles […], part 1, cap. 32, n. 1140-41-42, Paris 1842; cit. da Albini a p. 209, nota 1).

Nota sull’effetto della legge che vieta agli Ebrei l’acquisto di beni stabili, «Il Notaio. Giornale di giurisprudenza notarile», Novara, Tipografia Merati e Compagno, V, 1843, pp. 708-724. Confluito poi in appendice al volume Degli atti nulli o rescindibili in gene- rale del 1844 (cfr. infra). Cfr. anche Losano, Albini 2013, p. 49 s. Il sottotitolo ricollega questo articolo al tema delle nullità, trattato nella V e VI puntata: «Se gli acquisti fatti dagli Ebrei contro il divieto contenuto nel § 1, cap. 5, tit. 8, lib. I delle RR. CC. siano colpiti da nullità assoluta». Infatti Albini inizia riferendosi all’avv. Mantelli, che nella sua Collezione (vol. VIII, p. 165 in nota), «accennando che io annovero tra gli atti colpiti da nullità assoluta gli acquisti di stabili fatti dagli Ebrei», dice «che una tale proposizione era degna di dimostrazione». Mantelli difende invece la validità degli acquisti con argomenti che Albini ritiene «di non lieve momento»; «onde però non si pensi, che io abbia enunciata avventatamente una proposizione» espone «le ragioni che mi fanno propendere per la nullità assoluta» (p. 708 s.). Il passaggio dal regime napoleonico a quello della Restaurazione aveva creato numerosi problemi giuridici agli ebrei che avevano acquisito beni im- mobili in base alle norme napoleoniche. Queste controversie si riflettono in vari articoli del «Notaio»: Felice Devecchi, Procura speciale – Patto d’Irre- vocabilità – Ebrei incapacità – Vendita palliata (RR. CC., § 1, tit. 8, cap. 3, lib. 1) – L’incapacità degli ebrei ad acquistare beni stabili è dessa assoluta?, «Il Notaio. Giornale di giurisprudenza notarile», Novara, Tipografia Merati e Compagno, III, 1841, pp. 273-277 (prende origine dalla sentenza del «Tribunale di Prefettura di Casale nella specie che riferisce il “Diario Forense” 17 aprile 1841», p. 274). Oppure, prendendo le mosse «dalla Giurisprudenza di Mantelli» (l’autore cui si riferisce anche da Albini): Promessa di vendita. – Corpo morale. Ebreo. – Mancanza d’autorizzazione. – Nullità. – Penale. Una promessa di vendita di stabili tra una Congregazione di Carità e un Ebreo, sen- za autorizzazione da ambe le parti per addivenirvi, è di nessun effetto anche relativamente alla penale pattuita, «Il Notaio. Giornale di giurisprudenza notarile», Novara, Tipografia Merati e Compagno, III, 1841, pp. 552-556 (si riferisce alla causa tra la Congregazione di Carità di Nizza Monferrato e Isacco Debarida, decisa dal tribunale di Casale il 9 novembre 1838). Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 9 di 7 Volta 260 Mario G. Losano

1844 Degli atti nulli o rescindibili in generale, ovvero Teoria delle Nullità giuri- diche secondo il Codice Civile Albertino di P. L. Albini Avvocato patrocinante avanti ai supremi magistrati; Professore di diritto ecclesiastico e di diritto penale; Socio corrispondente della R. Accademia delle Scienze di Torino; Socio d’onore dell’I.R. Ateneo di Brescia; con una nota sull’effetto della Legge che vieta agli Ebrei l’acquisto di beni stabili, Coi tipi di F. Merati e Compagno, Novara 1844, 187 pp.

Cfr. infra, II ed., 1852. Il volume raccoglie gli articoli sulle nullità giu- ridiche apparsi fino ad allora sul «Giornale di giurisprudenza intitolato il Notajo» di Novara: «Presi il divisamento di unirne le membra sparse in vari fascicoli e pubblicarlo in un volumetto con alcune variazioni ed aggiunte, che mi parve opportuno di farvi» (Prefazione, p. 1 n.n.). La Nota sull’effetto della Legge che vieta agli Ebrei l’acquisto di beni stabili è nettamente sepa- rata dal resto del volume: a p. 170 si legge infatti: «Fine della Teoria delle Nullità giuridiche» eap.171inizialaNota, la cui prima pubblicazione è nel «Notaio» del 1843. Questa prima edizione termina a p. 187, mentre la seconda edizione del 1852 include anche l’articolo pubblicato nel 1846 sul «Notaio»: La donna sigurtà. Commentario agli articoli 2054 e 2055 del codice civile (cfr. infra).

1845 Se per valersi della facoltà accordata dall’art. 578 del Codice Civile di ren- der comune il muro del vicino sia necessario dimostrare la proprietà del fondo contiguo, o basti averne il possesso. – Se le azioni popolari debbansi ritenere abolite. – Quattro questioni sull’interpretazione degli art. 578, 592 e 594 del Codice Civile, «Il Notajo. Giornale di giurisprudenza compilato da una so- cietà di avvocati e di Notaj», Novara – Dalla Tipografia Editrice di Pasquale Rusconi, Anno VI (Nuova Serie) [1845], pp. 15-38.

Se per causa dell’opera di pubblica utilità si rende necessaria l’espropriazio- ne di parte di un fondo, quella che rimane va soggetta a un danno che prima non soffriva […]. – Il pronunciare su questa indennità spetta ai Tribunali di Prefettura in prima istanza, e non ai Consigli d’Intendenza. – Il proprietario di un fondo per cui passa una nuova strada non è tenuto né alla costruzione Appendice IV – Bibliografia di Pietro Luigi Albini 261 né alla manutenzione dei ponti […], «Il Notajo. Giornale di giurisprudenza compilato da una società di avvocati e di Notaj», Novara – Dalla Tipografia Editrice di Pasquale Rusconi, Anno VI (Nuova Serie) [1845], pp. 39-58.

Notizie di libri. Die Strafgesetzgebung in ihrer Vorbildung geprüfte etc. Von Dr. A. Mittermajer. La legislazione penale esaminata ne’ suoi progressi, ecc., del cav. Prof. Mittermajer. Eidelberga, presso Winter 1841-43, «Il Notajo. Giornale di giurisprudenza compilato da una società di avvocati e di Notaj», Novara – Dalla Tipografia Editrice di Pasquale Rusconi, Anno VI (Nuova Serie) [1845], pp. 363-367.

Il titolo in tedesco contiene alcuni errori di stampa, rettificati nell’Ap- pendice II del presente volume, in cui viene riprodotta questa recensione di Albini a Mittermaier.

Dei contratti dei figli di famiglia in genere ed in ispecie del mutuo. Art. I. Il figlio di famiglia minore, «Il Notajo. Giornale di giurisprudenza compilato da una società di avvocati e di Notaj», Novara – Dalla Tipografia Editrice di Pasquale Rusconi, Anno VI (Nuova Serie) [1845], pp. 321-359.

Dei contratti dei figli di famiglia in genere ed in ispecie del mutuo. Art. II. Il figlio di famiglia maggiore, sua capacità di contrattare e limiti di essa, «Il Notajo. Giornale di giurisprudenza compilato da una società di avvocati e di Notaj», Novara – Dalla Tipografia Editrice di Pasquale Rusconi, Anno VI (Nuova Serie) [1845], pp. 385-399.

Dei contratti dei figli di famiglia in genere ed in ispecie del mutuo. Art. III. Del mutuo fatto ai figli di famiglia: nullità del medesimo, «Il Notajo. Giornale di giurisprudenza compilato da una società di avvocati e di Notaj», Novara – Dalla Tipografia Editrice di Pasquale Rusconi, Anno VI (Nuova Serie) [1845], pp. 449-470. Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 9 di 6 Volta

Dei contratti dei figli di famiglia in genere ed in ispecie del mutuo. Art. IV ed ultimo. Casi in cui il mutuo fatto al figlio di famiglia è valido da principio o può essere convalidato in seguito, «Il Notajo. Giornale di giurisprudenza 262 Mario G. Losano compilato da una società di avvocati e di Notaj», Novara – Dalla Tipografia Editrice di Pasquale Rusconi, Anno VI (Nuova Serie) [1845], pp. 533-547.

Osservazioni sulla dissertazione intorno alla ratifica degli atti nulli, «Il Notajo. Giornale di giurisprudenza compilato da una società di avvocati e di Notaj», Novara – Dalla Tipografia Editrice di Pasquale Rusconi, Anno VI (Nuova Serie) [1845], pp. 689-719.

Si riferisce all’articolo dell’ Avv. Antonio Mona, Ratifica degli atti nulli, 1845, pp. 501-526 della rivista «Il Notajo».

1846 Enciclopedia del diritto, ossia Introduzione generale alla scienza del diritto dell’Avv. e Prof. P. L. Albini, Tipografia di Enrico Mussano, Torino 1846, 224 pp.[+ 1 p. di errata corrige].

Riprende parti del Saggio analitico sul diritto del 1839. Cfr. Albini a Mittermaier, 11 marzo 1846, p. 159. Dopo la promulgazione dello Statuto Albertino, sembra che Albini vi abbia aggiunto le Modificazioni all’Enciclo- pedia del diritto in conformità al regime costituzionale, che non ho trovato.

Per l’inaugurazione della cattedra di Enciclopedia e Storia del diritto nella R. Università di Torino (6 novembre 1846), «Il Notaio», 1846, n. 7, pp. 456-485.

Questo discorso venne pubblicato anche l’anno seguente (cfr. infra, 1847) come brochure autonoma. Albini si sofferma soprattutto sulla genesi e sul- la rilevanza dell’insegnamento dell’enciclopedia giuridica nelle università tedesche. La Storia di Torino ricorda che, nella riforma degli studi giuridici e umanistici del 1846-48, «una precisa funzione civile era poi demandata agli studi giuridici dalla classe politica subalpina, come si ricava dal tono e dal con- tenuto delle lezioni», e cita le p. 4 e 26 dello scritto di Albini, dove egli afferma che «l’Italia aveva precorso altre nazioni nelle scienze sociali e nei civili istituti» (Storia di Torino,vol.6:La città nel Risorgimento (1798-1864), Torino, Einaudi 2000, p. 629 e n.). Inoltre per la cattedra di diritto pubblico costituzionale le direttive ministeriali prevedevano: «le lezioni tre per settimana, le dottrine si desiderano liberali, non rivoluzionarie» (ivi, p. 630, nota 47). Appendice IV – Bibliografia di Pietro Luigi Albini 263

Über das Strafverfahren in Piemont, «Kritische Zeitschrift für Rechtswissen- schaft und Gesetzgebung des Auslandes», XVIII, 1846, pp. 17-42.

Articolo scritto da Albini su richiesta di Mittermaier, pubblicato in tede- sco sulla rivista di Mittermaier, ma anonimo per desiderio dell’autore stesso: cfr. Losano, Albini 2013, § 11, a; ivi tradotto nell’Appendice II. Albini, Sul procedimento penale in Piemonte, pp. 84-101.

La donna sigurtà. Commentario agli articoli 2054 e 2055 del codice civile, «Il Notajo. Giornale di giurisprudenza compilato da una società di avvocati e di Notaj», Novara – Dalla Tipografia Editrice di Pasquale Rusconi, Anno VII (Nuova Serie) [1846], pp. 1-32.

Il titolo, forse troppo ellittico, è spiegato dal successivo riferimento ai due articoli con cui il codice civile «restrinse la capacità di contrattare di cui godono le femmine, massime se non sono soggette alla potestà ma- ritale»: «Le donne non possono rendersi fidejussori, così l’art. 2054 del codice civile, od in altro simile modo assumersi le altrui obbligazioni, fuor- ché coll’autorizzazione del Tribunale di Prefettura» (p. 4). «Il divieto e le formalità di cui parlano gli art. 2054 e 2055 del codice civile non sono applicabili alle donne esercenti pubblicamente la mercatura, per ciò che concerne le materie commerciali» (p. 30). Poiché il dibattito su questo tema risale al senatoconsulto Velleiano del 46 d.C., l’articolo è denso di riferimenti al diritto romano. Questo articolo ritorna con il medesimo titolo in appendice al volume Degli atti nulli o rescindibili (cfr. 1852), pp. 188-214, nel quale le citazioni sopra riportate sono a p. 190 e p. 215.

I senati sono competenti a pronunciare sulle questioni di manutenzione e reintegrazione delle divise ed onorificenze dei beneficiati, che si esercitano anche nelle funzioni sacre. – Il fatto di avere portato tali divise ed esercitato tali onorificenze per più anni a vista, scienza e pazienza di quelli che avrebbero potuto opporvisi basta per ottenere la manutenzione e reintegrazione in pos- sesso delle medesime, «Il Notajo. Giornale di giurisprudenza compilato da una società di avvocati e di Notaj», Novara – Dalla Tipografia Editrice di Pasquale Rusconi, Anno VII (Nuova Serie) [1846], pp. 230-260. Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 9 di 5 Volta

Decisione del tribunale di Casale, che si riferisce all’abolizione nel 1826 di due vicarìe nella cattedrale di Novara e alle conseguenti dispute sul «diritto di portare una mozzetta con un distintivo particolare» e altri «diritti ono- 264 Mario G. Losano

rifici, come il portar le aste del baldacchino nella processione del Corpus Domini», e così via (p. 231).

Della prova degli sponsali nel foro civile. Articoli 106 e 107 del codice civile, «Il Notajo. Giornale di giurisprudenza compilato da una società di avvocati e di Notaj», Novara – Dalla Tipografia Editrice di Pasquale Rusconi, Anno VII (Nuova Serie) [1846], pp. 288-303.

Prolusione, «Il Notajo. Giornale di giurisprudenza compilato da una so- cietà di avvocati e di Notaj», Novara – Dalla Tipografia Editrice di Pasquale Rusconi, Anno VII (Nuova Serie) [1846], pp. 456-485.

Alla fine dell’articolo Riforma degli studi legali, p. 455: «Per cortesia dell’autore, avendone avuto l’assenso, pubblichiamo qui la prolusione al novello corso di enciclopedia e storia del diritto, apertosi nel novembre di quest’anno 1846 dal nostro Collaboratore P. L. Albini».

Traité du contrat de mariage ou du régime des biens entre époux, par Pierre Odier […], 3 vol., Paris 1847, «Il Notajo. Giornale di giurisprudenza com- pilato da una società di avvocati e di Notaj», Novara – Dalla Tipografia Editrice di Pasquale Rusconi, VII, [1846] (Nuova Serie), pp. 549-560.

La recensione è pubblicata soltanto con il titolo del libro, ma alla fine di essa si trova il nome: «Albini». In nota egli rinvia al proprio volume Degli atti nulli o rescindibili, 1844 e al saggio Osservazioni sulla dissertazione, 1845. Alcune note sono di Odier, altre di Albini, però distinguibili solo in base al loro senso. Il lavoro recensito è: Pierre Odier (1803-1859), Traité du contrat de mariage ou du régime des biens entre époux, J. Cherbuliez, Paris 1847, 3 voll. Nell’OPAC del Sistema Bibliotecario Nazionale (con riferimento alla Biblioteca dell’Accademia delle Scienze di Torino) il nome di Albini viene associato a questo titolo come «autore principale», ma si tratta evidentemen- te di un errore.

1847 Elementi della storia del diritto in Italia dalla fondazione di Roma sino ai nostri tempi e nella monarchia di Savoia in particolare, dell’Avv. Prof. P. L. Albini per uso degli studenti di leggi nella R. Università di Torino, Tipografia di Enrico Mussano, Torino 1847, pp. VIII-316. Appendice IV – Bibliografia di Pietro Luigi Albini 265

È la prima edizione del volume ristampato nel 1854 con marginali differen- ze nel titolo. «Il nostro assunto si limita necessariamente alla storia esterna del diritto. Egli è però evidente che è impossibile separarla affatto dalla sto- ria civile e politica; il lavoro si ridurrebbe allora ad un’esposizione arida, noiosa ed inintelligibile, sarebbe un’enumerazione di effetti senza l’indica- zione delle cause da cui derivarono. Il diritto è per lo più una conseguenza della condizione e delle vicende politiche di un popolo, e l’espressione del suo stato intellettuale e morale», p. VI. Alla fine della Prefazione Albini ri- chiama il proprio discorso Per l’inaugurazione della cattedra di Enciclopedia e Storia del diritto nella R. Università di Torino (6 novembre 1846), pubblicato ne «Il Notaio»: cfr. supra, 1846. Nel Fondo Albini della Biblioteca Patetta, Università di Torino, è con- servato un esemplare con fogli bianchi intercalati a quelli a stampa, con correzioni e aggiunte dell’autore: p. es., fra p. 214 e 215. Sempre nel Fondo Albini, un altro esemplare con uguale frontespizio è di pp. 316, perché dopo la p. 299 (Fine della terza parte e dell’opera) è aggiunto un Errata,p.300; mancano poi, perché strappate, le pp. 301-310; infine si trova l’indice a pp. 311-316, assente nell’altro volume qui bibliografato.

Per l’inaugurazione della cattedra di Enciclopedia e Storia del diritto nella R. Università di Torino. Discorso dell’Avvocato Professore P. L. Albini detto il 6 novembre 1846, Tipografia di Pasquale Rusconi, Novara 1847, 32 pp.

È il discorso del 1846 pubblicato in quello stesso anno sul «Notaio» (cfr. supra, 1846). Questa pubblicazione autonoma «è stata ritardata finora per cause affatto indipendenti dalla volontà dell’Autore», avverte una nota sul retro del frontispizio. L’esemplare dell’Accademia delle Scienze di Torino (Misc. 538/4) presenta nelle due pagine iniziali alcune piccole correzioni ma- noscritte probabilmente di Albini; nella prima riga a p. 3, «non vi ha scienza che eserciti più diritto e più immediata influenza sulla vita dei popoli», ove «diritto» è corretto in «diretta»; a p. 4 è inserito «di» nella frase «l’importan- za e l’estensione di tale scienza»;

Del bisogno speciale degli studii giuridici nei tempi presenti: prolusione per la riapertura del corso di Enciclopedia e storia del diritto detta il 6 dicembre 1847 nella R. Università di Torino, [s.l.: s.d., ma 1847] 14 pp.

Estratto da «Antologia italiana. Giornale di scienze, lettere ed arti», 1847, Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 9 di 4 Volta pp. 687-697. Inaugurando il secondo anno di insegnamento di Enciclopedia giuridica, Albini «sottolineava con fermezza la necessità di studi giuridici seri, per la formazione dei giovani che si accingevano a frequentare l’Ateneo torinese», indicato come alla pari delle altre università d’Europa (Moscati, 266 Mario G. Losano

Da Savigny al Piemonte, cit., p. 177). Per lui erano seri gli studi giuridici che non si limitassero alla pura istruzione professionale del giurista.

«Albini, Scritti vari» [1847]: Per l’inaugurazione della cattedra di Enciclopedia e storia del diritto nella R. Università di Torino. Discorso dell’Avvocato Professore P. L. Albini detto il 6 novembre 1846, Tipografia di Pasquale Rusconi, Novara 1847, 32 pp.

Rilegato al n. 1 – con altri 7 scritti – in un volume miscellaneo conservato nella Biblioteca dell’Accademia delle Scienze di Torino con la scritta «Albini, Scritti vari» soltanto sul dorso. Al suo interno, i singoli scritti sono inclusi in una sequenza che non corrisponde all’anno della loro pubblicazione: 2: Del bisogno speciale degli studii giuridici nei tempi presenti (1848); 3: Della Filosofia del Diritto (1850); 4: I tempi di guerra e gli studi (1850); 5: Progetto di riordinamento della Facoltà di Diritto (1849); 6: Dei difetti e della riforma della Pubblica Istruzione (1850); 7: Memorazione funebre (1841); 8: Della sede naturale e propria delle autorità provinciali (1851). Le dettagliate indicazioni bibliografiche su ciascuno di questi scritti si tro- vano in corrispondenza all’anno della singola pubblicazione. Nella Biblioteca Civica Lucio Mastronardi di Vigevano un altro volu- me miscellaneo contiene tre testi: Dei difetti e della riforma della Pubblica Istruzione, 1850 (indicato sopra con il n. 6); Della sede naturale e propria, 1851; Degli atti nulli e rescindibili, 1852.

1848 Del bisogno speciale degli studii giuridici nei tempi presenti. Prolusione per la riapertura del Corso di Enciclopedia e Storia del Diritto, detto il 6 dicembre 1847 nella R. Università di Torino, s.l. s.d. [1848?], 11 pp.

Rilegato al n. 2 con altri scritti nel volume miscellaneo «Albini, Scritti vari», supra 1847.

1849 I tempi di guerra e gli studi. Allocuzione agli Studenti di Storia e d’En- ciclopedia del diritto nella Regia Università di Torino il 7 novembre 1848, Estratto dal «Giornale della Società d’istruzione e di educazione», «Giornale della Società d’istruzione e di educazione», Anno I, 1849, Fascicolo 3-4-5 (febbraio-marzo 1849), pp. 92-99. Appendice IV – Bibliografia di Pietro Luigi Albini 267

Il 23 marzo 1849 la Prima guerra d’indipendenza si era conclusa con la sconfitta a Novara dell’esercito piemontese ed Albini esortava i suoi studenti a reagire alla generale atmosfera di sconforto dedicandosi gli studi universi- tari in previsione d’un futuro migliore. All’epoca in cui «Carlo Alberto prevenendo il bisogno dei tempi chia- mava il suo popolo a partecipare al potere supremo» con la costituzione e in cui al Piemonte si univano Lombardi e Veneti, «vicini popoli, da cui non ci divise la natura, ma antiche sventure e straniera prepotenza», fecero seguito «le amarezze delle perdite, i disastri della ritirata, e l’onta di patti umilianti», cioè uno stato «né di guerra né di pace» (p. 92 s.). In queste condizioni era difficile dedicarsi agli studi: eppure bisognava pensare al fu- turo, e Albini esortava gli studenti a tener fede al «dovere sociale» di istruirsi «perché ogni cittadino ha stretto obbligo di rendersi per quanto le sue forze il consentono, utile alla patria». Infatti «il tempo che corre, è tempo di crisi e non può lungamente durare: la guerra, la Diomercé, non sarà perpetua, le cose politiche si ricomporranno. Il Piemonte uscirà vittorioso da questa lotta in cui si è animosamente gettato, e l’Italia sarà libera e indipendente» (p. 95). Quell’Italia futura dovrà poter contare su una gioventù preparata. La conclusione esprime i sentimenti di Albini verso i suoi studenti: «Giovani onoratissimi! Sono 18 anni che io attendo all’istruzione della gioventù nelle discipline giuridiche. Nel corso di questo non breve periodo io non ebbi che a lodarmi del contegno che verso di me tennero i giovani che gli uni agli altri si succedettero, le testimonianze di affetto che da essi ebbi sono uno dei più dolci conforti della mia contristata vita» (p. 98 s.).

I tempi di guerra e gli studi. Allocuzione agli Studenti di Storia e d’En- ciclopedia del diritto nella Regia Università di Torino il 7 novembre 1848, Estratto dal «Giornale della Società d’istruzione e di educazione», «Giornale della Società d’istruzione e di educazione», Anno I, 1849, Fascicolo 3-4-5 (febbraio-marzo 1849), pp. 92-99.

Rilegato come estratto al n. 4 con altri scritti nel volume miscellaneo «Albini, Scritti vari», supra 1847. Questo testo coincide quindi con la pubbli- cazione originaria nel «Giornale della Società d’istruzione e di educazione» del febbraio-marzo 1849.

Proposta dell’avvocato professore Albini, «Giornale della Società d’istru- zione e d’educazione», I, 1849, fasc. 3-4-5, pp. 104-107. Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 9 di 3 Volta

Propone alla Società d’istruzione e d’educazione di «esaminare lo stato e gli ordini attuali della pubblica istruzione in tutte le sue attinenze e ne’ 268 Mario G. Losano

suoi diversi rami, [di] considerare le parti viziose e imperfette, e se e quanto contengano di utile e di buono» (p. 106 s.). A questo fine propone di istituire quattro commissioni, una per ogni livello di studi (elementare, secondario, professionale, universitario) che prepareranno una relazione sui risultati del- le proprie ricerche. Segue a p. 108 l’elenco delle persone che facevano parte delle quattro commissioni. Quella per l’Istruzione universitaria, di cui face- va parte Albini, dovrà «preparare il progetto di riforma delle leggi generali dell’Università. Altre Giunte verranno susseguentemente create per prepa- rare i progetti di riforme relativi alle singole facoltà». È in questo contesto che Albini scrisse nello stesso anno il Progetto di riordinamento della Facoltà di Diritto e dell’insegnamento politico-legale, commentato qui di seguito.

Progetto di riordinamento della Facoltà di Diritto e dell’insegnamento politico-legale. Relazione, Estratto dal «Giornale della Società d’istruzione e d’educazione», [Anno I], 1849, Dispense 15-18 [Tipografia Paravia, Torino 1849,] 38 pp.

Rilegato al n. 5 con altri scritti nel volume miscellaneo «Albini, Scritti vari», supra 1847. Il Progetto è firmato «Albini relatore» e datato «22 luglio 1849» a p. 37. I dati bibliografici sopra riportati sono indicati nell’ultima pagina n.n. dell’estratto, mentre non ho potuto vedere il fascicolo in que- stione perché la collezione rilegata del «Giornale della Società d’istruzione e d’educazione» nella biblioteca dell’Accademia delle Scienze di Torino (Per. 2169) è incompleta e, in particolare, passa dal Fascicolo 13-14 al Fascicolo 20-23, passando da p. 464 a p. 609. L’estratto – Misc. Sclopis 40 (10) – ricorda che la Commissione speciale per riformare l’insegnamento giuridico nell’Università, «avendo terminato il suo lavoro, risolvette di pubblicarlo affinché potesse essere conosciuto ed esaminato dai soci prima della discussione a cui il presente Progetto sarà sottoposto. La commissione componevasi dei professori [Michelangelo] Tonello, [L.A.] Melegari, Buniva ed Albini» (p. 1).

1850 Della Filosofia del Diritto. Discorso Proemiale detto dal Professore P. L. Albini il 15 dicembre 1849 nella R. Università di Torino, «Giornale della Società d’istruzione e di educazione», Anno II, 1850, Fascicolo 1 e 2 (genna- io), pp. 12-19; Fascicolo 3 e 4 (febbraio), Continuazione, pp. 65-70.

Anche questa prolusione è segnata dalla sconfitta di Novara e dalla morte in esilio a Carlo Alberto, il 28 agosto 1849. Tuttavia «egli è un conforto il Appendice IV – Bibliografia di Pietro Luigi Albini 269

sollevarsi dall’investigazione e dalla contemplazione delle più sublimi verità del giure e della politica onde acquistar lume, forza ed energia per coope- rare al compimento dei destini della società. Ché tal è infatti l’assunto della filosofia del diritto». Albini si propone di additare «come sia sorta, lenta opera dei progressi dell’umano sapere, la scienza della filosofia del diritto, qual ne sia l’importanza e l’utilità, quale l’ordine che mi propongo di tenere nel trattarla» (p. 12). Essa non va disgiunta dalla pratica: «Io penso pertanto che la filosofia del diritto mal risponda al suo scopo se non è trattata per modo che sia lume e guida ai legislatori, agli uomini di Stato e ai magistrati d’ogni ordine nell’esercizio dei rispettivi loro ufficii» (p. 17). Essa «appar- tiene all’ultimo stadio che percorre la scienza del giure nel suo progressivo sviluppamento»; a sua volta, la scienza del diritto si divide «in tre grandi rami»: «la giurisprudenza positiva, la storia del diritto, la filosofia del diritto, senza peraltro rompere la sua unità» (p. 18). Quindi il suo insegnamento ne esporrà la storia perché, «se la storia di una scienza è necessaria a rendere compiuto l’insegnamento di essa, nella filosofia del diritto la sua storia ha un’importanza speciale»; «in due parti adunque dividerò il mio insegnamen- to, una comprenderà la dottrina filosofica del diritto, l’altra la storia della scienza [giuridica]» (p. 65 s.). «Giovani egregi, lo spirito di Carlo Alberto veglia sopra di voi, fate che ei vi vegga intenti a far vostro pro dei tesori di scienza ch’ei vi aperse, onde vi sia lume e guida nella vita specialmente pubblica che vi attende» e, «superata la tremenda lezione delle recenti sventure», possiate dire: «Voi iniziaste l’im- presa dell’indipendenza nazionale, noi la compimmo» (p. 69 s.).

Della Filosofia del Diritto. Discorso Proemiale detto dal Professore P. L. Albini il 15 dicembre 1849 nella R. Università di Torino, «Giornale della Società d’istruzione e di educazione», Anno II, 1850, Fascicolo 1, Tipografia Paravia, Torino 1850, 15 pp.

Nella biblioteca dell’Accademia delle Scienze di Torino è presente come estratto, rilegato al n. 3 con altri scritti nel volume miscellaneo «Albini, Scritti vari», 1847.

Dei difetti e della riforma della pubblica istruzione nelle scienze giuridiche e politiche, «Giornale della Società d’istruzione e d’educazione», Anno II, 1850, Fascicolo 15, pp. 461-466; Fascicolo 16, Continuazione, pp. 497-501. Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 9 di 2 Volta Nel Fascicolo 15, all’articolo è premessa questa nota: «Questo grave e me- ditato lavoro, che non poté venire inserito nell’angusto nostro giornale a cui era destinato, merita almeno che se ne porga un saggio ed un cenno ai nostri 270 Mario G. Losano

soci. Cominciamo con l’esibirne il capo I, che riguarda il riordinamento ge- nerale dell’Università, riservandoci di dare un sunto degli altri quattro capi, che riguardano l’ordinamento particolare degli studi legali» (p. 461). Nel Fascicolo 16 il testo di Albini occupa le pp. 497-501, mentre il restante testo originario è riassunto (e stampato con carattere diverso) nelle pp. 501-504.

Dei difetti e della riforma della pubblica istruzione nelle scienze giuridiche e politiche. Pensieri di P. L. Albini, Estratto dalla «Rivista Italiana» – Dispensa del mese di giugno 1850, Paravia, Torino 1850, 80 pp.

Rilegato al n. 6 con altri scritti nel volume miscellaneo «Albini, Scritti vari», supra 1847.

I tempi di guerra e gli studi. Allocuzione agli Studenti di Storia e d’En- ciclopedia del diritto nella Regia Università di Torino il 7 novembre 1848, Estratto dal «Giornale della Società d’istruzione e di educazione», Fascicolo 4, Tipografia Paravia, Torino 1850, 8 pp.

Rilegato come estratto al n. 4 con altri scritti nel volume miscellaneo «Albini, Scritti vari», supra 1847. La pubblicazione originaria è in «Giornale della Società d’istruzione e di educazione», Anno I, 1849, Fascicolo 3-4-5 (febbraio-marzo 1849), pp. 92-99: cfr. supra, 1849.

Della filosofia del diritto: discorso proemiale detto [...]. il 15 dicembre 1849 nella r. Università di Torino, Estr. da «Giornale della Società d’istruzione e di educazione», a. 2, 1850, fasc. 1, Tip. Paravia e comp., Torino 1850, 15 pp.

1851 Della sede naturale e propria delle autorità provinciali della Lomellina. Considerazioni di P. L. Albini, Coi tipi di Antonio Spargella e C., Vigevano 1851, 67 pp.

Rilegato al n. 8 con altri scritti nel volume «Albini, Scritti vari», supra 1847. Albini prende posizione a favore di Vigevano nella polemica con Mortara «per concentramento delle autorità amministrative e giudiziarie nelle due Città della provincia, Vigevano e Mortara, la prima delle quali è sede del Vescovo e del Tribunale di prima cognizione, la seconda è sede dell’autorità amministrativa, ossia dell’Intendenza». Il Progetto di legge sull’Ammini- Appendice IV – Bibliografia di Pietro Luigi Albini 271

strazione Provinciale e Comunale «pone la massima che l’Intendenza e il Tribunale di prima cognizione debbano risiedere nello stesso luogo». Albini propone il trasferimento dell’autorità amministrativa da Mortara a Vigevano, e non del tribunale da Vigevano a Mortara. «La questione per se stessa e per le sue immediate conseguenze è d’interesse locale, ma pei principii coi quali debb’essere risolta, per le ragioni che taluni vorrebbero far prevalere, ac- quista un interesse generale» (Proemio, p. 3 s.). Albini ricorda il numero di abitanti di Vigevano (15.221) rispetto a Mortara (5.316) (p. 13); a Vigevano lavorano 3.097 operai (p. 14), mentre Mortara è un comune soltanto agrico- lo; inoltre «egli è un valsente che ammonta a quasi sette milioni di lire che Vigevano ha consecrato alla beneficenza e alla istruzione pubblica» (p. 16), situazione ben superiore a quella di Mortara. Concentrando tutte le autorità provinciali «nel centro vero e reale della Provincia», conclude Albini, «il Governo provvederà al bene di tutta la Provincia» (p. 62). Alla fine del vo- lume, due tabelle sciolte di 1 f. ciascuna: Stabilimenti di Pubblica Beneficenza ed Istruzione e Fabbriche e Manifatture. Nell’inaugurare il monumento ad Albini (cfr. Introduzione,§7,p.48)il sindaco di Vigevano si sofferma su questo scritto – che definisce «il più bel monumento, che lo raccomandi all’affetto e alla riconoscenza del paese na- tio» – e conclude: «Con quelle pagine il Prof. Albini entrò di vivo slancio e coraggiosamente nel midollo della questione, ne sviscerò con cura ed atten- zione ogni singola parte malgrado la spinosità dell’argomento, mise a nudo con inesorabile stringente logica le anomalie e le incongruenze dei sosteni- tori della tesi opposta e proclamò con tale ricco corredo di ragioni storiche, economiche, amministrative, e politiche i diritti di questa Città ad ottenere fin d’allora giustizia, da non lasciare alcun dubbio sull’esito finale della que- stione, qualora con mano ferma la si fosse voluta definitivamente risolvere» (Addì 3 giugno 1866 (Festa Nazionale) inaugurandosi nel Palazzo Municipale il monumento Albini. Parole pronunciate dal Sindaco P. L. Bretti, [s.l., s.d., ma Tipografia Nazionale, Vigevano 1866], p. 7 s.)].

Dell’ordinamento giudiziario dei Romani sino a Costantino il Grande. Cenni storici,inMemorie della R. Accademia delle Scienze di Torino, Stamperia Reale, Torino 1851, Serie II, Tomo XI, pp. 1-19.

Tra gli Elementi della storia del diritto in Italia, del 1847-48, e la Storia della legislazione in Italia, del 1854-57, Albini aveva pubblicato questa sintesi della parte iniziale degli Elementi. Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 9 di 1 Volta 1852 Degli atti nulli o rescindibili in generale ovvero Teoria delle nullità giu- ridiche secondo il diritto civile di P. L. Albini avvocato presso il Magistrato 272 Mario G. Losano di Cassazione, professore di filosofia del diritto nella Regia Università di Torino. Seconda edizione migliorata ed accresciuta di un commentario sulla nullità del mutuo fatto al figlio di famiglia e della obbligazione della donna 9 per altri, Tipografia Antonio Spargella e C., Vigevano 1852, 223 pp.

Cfr. supra,1a ed., 1844. Recensito in «Gazzetta dei tribunali» (Genova), 1853, p. 351 s.

Della pena di morte. Lezioni accademiche di P. L. Albini Avv.to e Professore di filosofia del diritto nella Regia Università di Torino, Tipografia di Antonio Spargella, Vigevano 1852, 111 p.

Il volume si apre con la dedica a stampa a Mittermaier, riprodotta alla Figura 5 in Losano, Albini 2013, p. 44: «All’insigne giureconsulto e professo- re | Cav. C. G. A. Mittermajer | Nome caro agli italiani | Onore dell’Università di Eidelberga | Celebrato dalla colta Europa | Fra i più chiari e valenti il- lustratori delle scienze giuridiche e segnatamente del diritto penale | Che all’acume dell’ingegno e alla vastità del sapere | Accoppia le più rare doti del cuore e le virtù del cittadino | Queste pagine | Dettate dall’amore del vero e dell’umanità | L’autore offre e dedica | Segno di affetto e di osse- quio | Testimonianza di grato animo | Per la benevolenza dell’uomo illustre». Scrivendo a Mittermaier, Albini precisa: «Se il mio nome avesse autorità bastevole a ciò, vorrei che la mia dedica fosse l’espressione della simpatia dei professori dell’università torinese per uno dei luminari delle università germaniche e in particolare dei professori della facoltà legale per un autore così benemerito delle scienze giuridiche» (Albini a Mittermaier, Vigevano, 23 agosto 1852, p. 177). L’esemplare dell’Accademia delle Scienze di Torino porta una dedica au- tografa dell’autore a Federico Sclopis.

Osservazioni critiche sul Progetto Pescatore, «Giornale della Società d’istruzione e d’educazione», 1852, pp. 17-28.

Albini continua la difesa della filosofia del diritto iniziata con gli articoli pubblicati nel 1849 sullo stesso periodico.

1853 Mamiani, Terenzio, Fondamenti della filosofia del diritto e singolarmen- te del diritto di punire. Lettere di Terenzio Mamiani e di Pasquale Stanislao Appendice IV – Bibliografia di Pietro Luigi Albini 273

Mancini. Quarta edizione accresciuta di quattro discorsi inediti del Mamiani sulla sovranità e di una prefazione del prof. P. L. Albini, Presso il Tipografo G. Cassone ed il Libraio G. Grondona, Torino 1853, XV-316-LXV pp.

1 0 La prefazione di Albini, Sull’importanza dello studio della filosofia del di- ritto, è alle pp. V-XV ed è datata «Torino, 23 luglio 1850»; segue un Avviso premesso nel 1841 alla edizione napolitana delle prime lettere,eiltestodi queste ultime, pp. 1-47; Intorno allo stesso subbietto lettere due in risposta di Pasquale Stanislao Mancini al Chiarissimo T. Mamiani della Rovere, pp. 54- 168; Nuove lettere di Terenzio Mamiani, pp. 171-316; concludono il volume i Discorsi di Terenzio Mamiani sulla origine e costituzione della sovranità,pp. V-LXV, seguiti da 2 pp. nn. di Sommarii. Non ho potuto vedere l’edizione postuma del 1875.

1854 Storia della legislazione in Italia dalla fondazione di Roma sino ai nostri tempi e in particolare nella monarchia di Savoja sommariamente esposta da P. L. Albini Avv.o e professore di filosofia del diritto nella R. Università di Torino. Seconda edizione migliorata ed accresciuta, Tipografia Antonio Spargella, Vigevano 1854, VIII-396 pp.

Per la prima edizione, col titolo Elementi della storia del diritto in Italia,cfr. supra,1847. Parte Prima: Legislazione Romana, pp. VIII-112, Parte Seconda: Storia della legislazione in Italia, 117-396 pp.; § 191. Primi bagliori di filosofia del diritto nel medio evo, p. 354 s.; § 192. Origine e progressi della scienza del diritto naturale, p. 355 s. L’esemplare dell’Accademia delle Scienze di Torino porta una dedica autografa dell’autore a Federico Sclopis.

Storia della legislazione in Italia dalla fondazione di Roma sino ai nostri tempi, e in particolare nella monarchia Savoja sommariamente esposta da P. L. Albini, Tip. Antonio Spargella e Comp., Vigevano 1854-1856, 2 voll. 1: Legislazione romana sommariamente esposta da P. L. Albini; 2: Legislazione del Medio Evo: dall’anno 566 dell’era cristiana sino alla fine del sec. 15; 2: Legislazione del Medio Evo e dell’età moderna sommariamente esposta da P.L. Albini; 3: Legislazione dell’età moderna: 1500-1848, P. L. Albini;

Memorie Morali_32mi - seg 10 274 Mario G. Losano

1: Legislazione romana sommariamente esposta da P. L. Albini,2a ed. mi- gliorata ed accresciuta, Vigevano: Tip. Antonio Spargella e Comp., 1854, 112 pp.

In Storia della legislazione in Italia dalla fondazione di Roma sino ai nostri tempi, 1854.

Recensione a: Friedrich Karl von Savigny, Storia del diritto romano nel Medio Evo. Prima versione dal tedesco corredata di note e giunte inedite dall’avvocato Emmanuele Bollati, Gianini e Fiore, Torino 1854, in «Gazzetta Piemontese», 15 novembre 1854, n. 270; 16 novembre 1854, n. 271.

Recensione del primo volume di quella che Albini definisce «una accu- ratissima traduzione della Storia del diritto romano di Savigny»: Albini a Mittermaier, Torino, 21 ottobre 1854, p. 213 e nota 194.

Bibliografia. Rosshirt, Dogmengeschichte des civil rechts (Storia delle mas- sime del diritto civile), «Gazzetta dei Tribunali» (Genova), 1° novembre 1854, pp. 665-668.

Nelle lettere a Mittermaier, Albini esprime più volte il proprio interesse per l’opera di Rosshirt. Purtroppo la sua recensione, inconsuetamente ampia per quella rivista, venne stampata con molti errori. Albini così ne scrive a Mittermaier: «Con mio stupore e dispiacere, oltre all’omissione di qualche periodo», l’articolo venne stampato «con tali errori e scorrezioni da renderlo in alcuni luoghi inintelligibile, anzi in un periodo si mutò il senso affermativo in negativo!»; quindi «mi veggo obbligato a non riconoscere quell’artico- lo» (Albini a Mittermaier, 21 novembre 1854, p. 218). Non sono riuscito a ricostruire se e dove Albini abbia ripubblicato in forma corretta questa recensione, secondo il suo desiderio espresso nella corrispondenza. Né oggi è possibile un’edizione critica dello scritto, poiché l’originale di Albini non è reperibile. L’opera di Rosshirt «riesce in particolar modo interessante per gl’Italiani, giacché la massima parte dei materiali, di cui l’autore si valse, appartengono all’Italia. […] Egli è mirabile vedere con quanta cura e con quanto amore egli abbia meditato sugli scritti dei nostri più insigni chiosatori e commentatori» (p. 665). «Non sapremmo quale altro libro, dopo La storia del diritto romano nel medioevo di Savigny, sia più di questo acconcio a dimostrare quanto debba la scienza del diritto all’operosità dei giuristi italiani del medio evo» (p. 668). Appendice IV – Bibliografia di Pietro Luigi Albini 275

1856 2: Legislazione del Medio Evo e dell’età moderna. Sommariamente esposta da P. L. Albini.2a ed. migliorata ed accresciuta, Tip. Antonio Spargella e Comp., Vigevano 1856, pp. 117-396.

In Storia della legislazione in Italia dalla fondazione di Roma sino ai nostri tempi, 1854.

1857 Principii di filosofia del diritto per P. L. Albini Avv.o e professore di leg- gi nella R. Università di Torino, Tip. Antonio Spargella e Figlio, Vigevano 1857, 156 pp.

La prefazione intitolata Scopo del libro è datata «Torino, novembre 1856». Con una bibliografia: Appendice. Biblioteca scelta di filosofia del diritto,pp. 151-153; Sulla storia della filosofia del diritto, pp. 153 s. Entrambe le biblio- grafie sono in ordine cronologico crescente; oggi esse sono utili anche per ricostruire le fonti di Albini. L’esemplare dell’Accademia delle Scienze di Torino porta la dedica dell’autore a Federico Sclopis.

1858 Del principio supremo del diritto,inMemorie della R. Accademia delle Scienze di Torino, Stamperia Reale, Torino 1859, Serie II, Tomo XVIII, pp. 1-18.

1859 Delle dottrine filosofiche sul diritto di Antonio Genovesi,inMemorie della R. Accademia delle Scienze di Torino, Stamperia Reale, Torino 1859, Serie II, Tomo XVIII, pp. 185-225.

Ne esiste anche un estratto con lo stesso titolo in una miscellanea dell’Ac- cademia delle Scienze di Torino con dedica autografa, sul retro, di Albini a Federico Sclopis.

1860 Della libertà d’insegnamento e dei doveri che essa impone. Discorso detto dal prof. Albini il 19 novembre 1860 per la riapertura del corso di filosofia del diritto nella Regia Università di Torino, Tip. Spargella e F[iglio], Vigevano 1860, 22 pp. 276 Mario G. Losano

L’esemplare dell’Accademia delle Scienze di Torino porta la dedica autogra- fa dell’autore a Federico Sclopis. Cfr. Losano, Albini 2013, § 6, a, pp. 38-43.

1861 Sunto delle lezioni sulla filosofia del diritto dette dal Prof. Cav. P. L. Albini nell’anno accademico 1860-61. Compilato da alcuni studenti, ad uso esclusi- vo de’ condiscepoli, Lit. Laudi, Torino [1861?], 273 pp.

Testo manoscritto litografato; dopo p. 273, Correzione degli errori fin qui occorsi in alcune copie,1p.,eCorrezione degli errori,1p.

Osservazioni nell’interesse dei signori Luigi ed avvocato Giuseppe fratelli Passerini di Mortara a difesa della sentenza dell’eccellentissima Corte d’Ap- pello di Casale, 2 luglio 1860, denunciata alla suprema Corte di Cassazione dall’amministrazione della Cassa ecclesiastica, Suprema Corte di Cassazione [a cura di Pietro L. Albini], V. Vercellino, Torino 1861, 24 pp.

Sul frontespizio: Se le case dei minori osservanti possono avere la proprietà degli edifici che servono alla loro abitazione e dei siti annessi.

Lezioni di filosofia del diritto date nella R.a Università di Torino dall’Avv.to Professore Cav.re P. L. Albini raccolte e compendiate ad uso esclusivo dei con- discepoli da Giambattista Ponzelini nell’anno accademico 1861-62, Presso Pietro De-Maria Librajo e Negoziante da Carta, [Torino 1861], 273 pp.

Il volume non è a stampa, ma è la litografia di un testo manoscritto: tecnica frequente dell’Ottocento per riprodurre questo tipo di dispense. La grafìa è di agevole lettura. Dopo il frontespizio sopra riprodotto, un occhiello reca il titolo: Della società in generale e dei principii razionali del diritto di famiglia e del diritto pubblico, che corrisponde all’effettivo contenuto del volume. L’esemplare dell’Accademia delle Scienze di Torino porta un’indicazione manoscritta utile per la datazione: «Depositato lì 28 dicembre 1861».

Relazione della Giunta composta da S. E. il Conte Sclopis, S. E. il Conte Cibrario e del Cav. Albini, Relatore, incaricata di esaminare il merito delle memorie presentate al concorso aperto dalla Reale Accademia delle scienze di Torino (Classe delle Scienze Morali, Storiche e Filologiche) per l’anno 1861,in Memorie della R. Accademia delle Scienze di Torino, Stamperia Reale, Torino 1864, Serie II, Tomo XXI, pp. V-XIX. Appendice IV – Bibliografia di Pietro Luigi Albini 277

Il tema del concorso invitava a «Investigare l’influenza del contratto enfiteutico sulle condizioni dell’agricoltura e sulla libertà personale dei col- tivatori, specialmente in Italia». Nonostante i meriti di ciascuna delle sei memorie presentate, la Giunta non ne premiò alcuna e prorogò il concorso «col medesimo programma, aumentando della metà il valore del premio già stabilito» (p. XIX). Questo scritto viene incluso nella bibliografia di Albini perché è verosimile che egli – non solo come «relatore», ma anche come socio del Comizio Agrario vigevanese – sia in realtà il principale autore o estensore di questo corposo giudizio, benché esso porti le firme anche degli altri due componenti della Giunta.

1875 Mamiani, Terenzio, Fondamenti della filosofia del diritto e singolarmen- te del diritto di punire. Lettere di Terenzio Mamiani e di Pasquale Stanislao Mancini. Quarta edizione accresciuta di quattro discorsi inediti di Terenzio Mamiani sulla sovranità e di una prefazione del prof. P. L. Albini, Coi tipi di Francesco Vigo, Livorno 1875, 409 pp.

Questo volume potrebbe essere la ristampa postuma dell’edizione del 1853. Non ho potuto vedere la prima edizione del 1841 (cfr. supra); Anna Capelli indica la data 1853 per la 4a ed. (Il carcere degli intellettuali. Lettere di italiani a Karl Mittermaier, Franco Angeli, Milano 1993, p. 336). Il volume si compone di varie parti con numerazione indipendente. In particolare: P. L. Albini, Sull’importanza dello studio della filosofia del diritto, pp. V-XV, con prefazione datata «Torino 23 luglio 1850». 278 Mario G. Losano

Scritti non trovati

Lezioni, litografate, pubblicate a Torino negli anni 1860-61 e 1861-62.

Studi critici intorno alle dottrine giuridiche di Giovanni Maria Lampredi e dei principali suoi contemporanei, inedito e incompleto.

Di questo testo dà notizia il Segretario perpetuo della Classe morale, l’in- dianista Gaspare Gorresio, nei verbali delle sedute noti come Sunti: Gaspare Gorresio, Il primo secolo della R. Accademia delle Scienze di Torino. Notizie storiche e bibliografiche (1783-1883), Paravia, Torino 1883, VIII-591 pp. Da essi risulta che nell’Adunanza del 14 maggio 1861 «il socio Cavaliere Albini cominciò la lettura d’un suo scritto che ha per titolo: Studi critici intorno alle dottrine giuridiche di Giovanni Maria Lampredi e dei principali suoi contem- poranei» (p. 82-84), continuandola poi nell’Adunanza del 20 giugno 1861 (pp. 89-91): scritto «che ei lasciò incompiuto» (p. 180) e che oggi risulta irreperibile. Su questo testo su Lampredi cfr. Losano, Albini 2013, § 3, p. 16, § 4, p. 30 e § 9, p. 59. Albini menziona Lampredi nella sua «Biblioteca scelta di diritto»: «Lampredi, Jus publicum universale, 1776. Vi ha una traduzione italiana di Difendente Sacchi con note, Milano 1828» (Principii di filosofia del diritto, 1857, p. 151).

Il catalogo della Biblioteca dell’Università degli Studi di Milano indica Pietro Luigi Albini, nato nel 1807, come autore di due comparse in una causa del 1801. I due scritti portano la firma «dott. Albini», evidentemente un omonimo, che nella catalogazione è stato erroneamente identificato con Pietro Luigi Albini: Eccezioni di Giuseppe Sepolina fittabile della possessione il noviziato dell’Ospedaletto contro le petizioni N. 1003. 1294. di caducità intentata dall’ex-frate Rosio Carrara procuratore generale del cittadino Gio. Battista Chevilly locatore, Milano, 1801, 5 pt.

Il faldone si trova presso la Biblioteca del Dipartimento di diritto privato e storia del diritto dell’Università degli Studi di Milano (67 XI C.081.28-29). Il fascicolo n. 28 si compone di testi a stampa non numerati: Le Eccezioni ecc., come nel titolo di questa voce bibliografica, con 2 ms della «Repubblica Cisalpina» e un testo a stampa: Pretura di Codogno. Risposta al libello n. 1003, 20 pp. nn., concluse dalla firma: «Dott. Albini»; seguono 8 pp. nn. a stampa di testimonianze; poi 2 pp. nn. a stampa a firma «Dott. Albini». INDICI

INDICE ANALITICO

Vengono riportati i principali argomenti trattati nell’Introduzione, nelle lettere e nelle quattro appendici. Sono esclusi i nomi di Stati e città ricorrenti con grande frequenza (Germania, Italia; Torino) e i toponimi contenuti nelle indicazioni bibliografiche, nei titoli degli scritti e nell’intestazione e datazio- ne delle lettere.

Il numero della pagina accompagnato da “n” indica che il lemma è men- zionato in nota; da “e n”, che il lemma è menzionato tanto nel testo quanto in nota; da “s”, che il lemma è presente anche nella pagina successiva, nel testo e/o in nota.

A B Accademia: Baden, 144 e n, 174-176, 239n, 250; – Letterario-Artistica, Vigevano, 49-52; – e «Badischer Kulturkampf», 210n, 223n. – delle Scienze, Torino, 37, 48n, 60 s, 68, Barletta, 244. 81-83, 87, 92, 101, 111n, 255, 257, 260, Baviera, 34, 174-176. 264-266, 268 s, 271-273, 275-278; Belgio, 174-176, 250: – degli Unanimi, Salò, 44n. – «Stato fortunato», 202. Vedi anche: Ateneo, di Brescia. Benevento, Statuti di, 242. Acattolici, Accattolici, v. Non-cattolici. Berlina, pena infamante, 184. Acqua, vedi: Norme sulle acque. Berlino, 151. Alabama, e Sclopis, 7. Biblioteca: Alessandria, carcere modello, 31, 186, 195. –Civica: «Amicizia Cattolica», Associazione, 11. – – Carlo Negroni, Novara, 61; Appello, giudizio di, 97. – – Giovanni Canna, Casale Monferrato, Arbitrato, 185 s. 67; Archivio: – – Lucio Mastronardi, Vigevano, 49; – Diocesano, Novara, 111n; – Fornasini, Castenedolo, 66n; – Saleri, Castenedolo, 60; – Patetta dell’Università di Torino, 68, 71, – Storico dell’Università, Torino, 114. 81, 107 s, 123, 255, 265; Asili infantili, 44 e n, 64 e n. – Queriniana, Brescia, 66n. Assia (Hessen), 250. Vedi anche: Universitätsbiblio- Ateneo, di Brescia, 9, 29n, 33, 43-47, 60, thek, Heidelberg. 66. Bologna, 106, 236. Atto nullo, v. Nullità giuridica. Borboni, dinastia, 18. Auburn (New York), 28; vedi anche: Brasile, 35. Modello Auburniano. Brescia, 9, 43-47, 66. Augusta (Augsburg), 164 e n. Brno, 26. Austria (Austria-Ungheria), 8, 13 s, 17 s, 33 Brunswick (Braunschweig), 250 e n. s, 38n, 76, 107n, 168, 170, 216, 250. Bruxelles, 28, 211. ‘Austriaco’, sinonimo di ‘tedesco’, 33 s. 282 Indice analitico

C 201 s, 205 s, 210, 212 s, 216 s, 218-220, 223, 256, 263; Cagliari, 181n. – – italiano, 191n; Canali, vedi: Norme sulle acque. Vedi anche: Procedura civile. Canton Ticino, 18. – penale piemontese, 9, 18 s, 124, 136, Capacità: 169n, 185n, 205 s, 207 e n, 209 s, 216; – civile e politica, v. Diritti civili e politici; vedi anche: Procedura penale. – giuridica della donna, 263. Colera (Cholera), epidemia a Torino, 214 e Carcere, v. Riforma carceraria. n, 218. Casale Monferrato, 153n: Collegio-Convitto Saporiti, Vigevano, 53, – Albini avvocato a –, 67, 111; 55 s, 59 s, 135n; vedi anche nell’Indice dei – Tribunale di –, 67, 259, 263: nomi: Rocca Saporiti, Apollinare. – – trasferito a Vercelli, 67. Comizio Agrario, Vigevano, 49 s, 119n, Censura, 46, 73 s, 110n, 144n, 168. 277. Centro Internazionale di Studi Rosminiani, Commissione per lo stabilimento d’un Stresa, 65. Liceo, Vigevano, 54-60. Chambéry (anche Ciamberì), 11n, 165, 170, Compagnia di Gesù, espulsione dal 181n, 196. Piemonte, 20. Chiesa, 19, 23n, 34, 66, 180n, 210, 222, Concubinato e matrimonio civile (Pie- 241-243; vedi anche: Diritto ecclesiastico; monte), 180n. Matrimonio civile; Stato della Chiesa. Congresso di Vienna, v. Vienna, Congresso di. Cile, 20 e n. Congressi degli scienziati italiani, v. Circolo degli artisti, Torino, 51. Riunioni degli scienziati italiani. Codificazione, 11, 13, 17-19, 73: Costituzionalismo, 76: – e traduzione di Savigny, 68 s, 85 e n. – nel Regno di Piemonte, 15 s; vedi anche: Codex Theresianus, 18. Statuto Albertino. Codice civile: – in Germania, 75 s. – austriaco, 18, 250; Costituzione, -i, 13-16, 202, 267: – napoleonico (Code Napoléon), 11, 17-19; – di Cadice, 12 s; – piemontese, 11n, 13, 18 s, 20, 26, 31, 103 – di Hannover, 75; e n, 256; – federale per la Germania, 75; – – e poi italiano, 20, 180n; – modelli di –, 12; – tedesco (BGB), 73n. – del Piemonte, 18; vedi anche: Statuto Codice di commercio: Albertino. – napoleonico, 18; Cristianesimo, e diritto nel Medioevo, 234 – piemontese, 13, 19, 185. s.; vedi anche: Chiesa; Laicismo. Codice Feliciano, 18n. Curia vescovile, Vigevano, 59 s. Codice penale: – austriaco, 18; – del Baden, 144 e n; D – del Piemonte, 11n, 18, 31, 124 s, 138, 143, Dame del Sacro Cuore, espulsione dal 150, 161, 185n, 205 s, 210, 216 e n, 229; Piemonte, 20. – dell’Ungheria, 249 s; Derpt, v. Tartu. – di Malta, 188, 197; Devianza, repressione della, v. Riforma – in Germania, 139n. carceraria. Codice di procedura: Dichiarazione dei diritti dell’uomo (1789), 26. – civile piemontese, 19, 33n, 169 e n, Diritti civili e politici, (Piemonte), 21-26, 185 e n, 187-191, 193, 195, 197, 199n, 251-254; vedi anche: Minoranze religiose. Indice analitico 283

Diritto, -i: Enfiteusi, 277. – amministrativo, 39 e n, 161, 182; Estonia, 228n. – d’autore (Piemonte), 19; Etruschi, 234. – canonico, 42, 103, 141, 162, 176, 182, 205, 224, 235, 238, 243; F – – come diritto universale, 243; – civile, 103, 119, 159, 162, 180n, 182, Federalismo: 198, 227 e n, 256; vedi anche: Codice – e unificazione (Italia), 38, 170n; napoleonico; – in Gervinus, 75 e n. – commerciale, 39, 182, 185, 207, 209, 229, Federazione Renana (Rheinbund), 17, 250. 238, 242; Filadelfia (Pennsylvania), 28; vedi anche: – costituzionale, 39, 182, 198, 214n, 224, Modello filadelfiano. 229, 262; Filosofia del diritto, 7 s, 39, 73, 133, 182, – ecclesiastico, 242-244; 189, 198, 217, 220 s, 229, 269, 272: – – nella terminologia di Albini, 242n; – come studio critico del diritto, 76; – germanico, 73, 132, 162, 200, 222 s; – suo insegnamento in Germania, 149-151; – – e italiano, 42 s, 233 s; – sua abolizione in Austria, 214-217. – – e romano, 73 s, 132, 233-236, 238 s, 243 s; Vedi anche: Riforma universitaria – internazionale, 39 e n, 176, 198, 224, (Piemonte). 228 s, 243; Firenze, 7, 31, 105 e n, 107, 156, 193n. – longobardo, v. Longobardo, -i, diritto. Fondazione, -i: – penale, 73, 124-126, 134 e n, 141, 157- – Saporiti, Vigevano, 56; 159, 161 s, 165, 168, 176, 181, 198, 213, – Persani, Vigevano, 56; 229, 244, 248, 250, 272; – Vandone, Vigevano, 49. – pubblico, 26, 39 e n, 176, 223, 243, 262, 276; Formula di Poisson, 97 e n. – – in Mohl, 223; Friburgo di Brisgovia, 210n. – romano, 42 s, 69, 73, 76, 181, 189, 197, Francia, 10-13, 18, 20, 32, 34-36, 48, 52, 200, 203, 216 s, 224, 233, 237 s, 241 s. 75, 92, 125n, 137, 156n, 161 s, 217, 220, Dorpat, v. Tartu. 222 s, 225n, 240, 245, 250; vedi anche: Ducato di Modena, 18. Modello, francese in Piemonte. Ducato di Parma e Piacenza, 18. Franchi, 235, 237, 239. Francoforte, 45n, 74 s. E G Ebrei, diritti degli, 21-24, 251-254, 259 s; vedi anche: Minoranze religiose, «Gazzetta Agraria», Vigevano, 50. emancipazione delle. «Gazzetta dei Tribunali», di Genova, 179 Economia politica, 39n, 198, 224, 229. s, 185-187, 189, 191, 193-195, 197, 199, Eguaglianza dei cittadini, 24-26, 251-254; 203-207, 209, 213 e n, 218, 224 s, 255, vedi anche: Minoranze religiose. 272, 274; vedi anche nell’Indice dei nomi: Eidelberga, v. Heidelberg. Roßhirt, Conrad. Emancipazione delle minoranze religiose Generala, La, penitenziario (Piemonte), (Piemonte), 22-24. 157e n, 311n. Enciclopedia del diritto (materia di insegna- Generalis consuetudo, diritto romano e mento), 7 s, 61, 70, 73, 119, 124n, 170, 181: germanico, 234 s. – cattedra di Albini, 113-118, 141, 165-167; Genova, 18, 25, 31, 50 e n, 55, 153n, 179 e – soppressione del suo insegnamento, 229; n, 181n, 185, 188 e n, 191, 195, 203-205, – trattato di Albini, 119, 121 e n, 166 s, 168, 207, 218, 225. 181, 262. Ghibellini, 241. 284 Indice analitico

Gesuiti, v. Compagnia di Gesù. «Juste milieu», teoria del, e riforma Giappone, 35. carceraria, 136 s. Ginevra, 7, 41, 108, 121n, 129, 170, 179 e n, 188 e n, 191, 196 s, 199, 205, 218. K Giurati (anche Giurì), nel processo, 136n, Kameralistik e Policey, 26n. 153, 209 s, 211. Karlsruhe, 166n. Göttinger Sieben (I sette docenti espulsi), 75, 171n; vedi anche nell’Indice dei nomi: Gervinus. L Gran Bretagna, 7, 12, 72, 222, 225n, 250. Laicismo, 19, 66, 170n. Granducato di Toscana, 18, 30-32: Lascito Saporiti per l’istruzione elementare, – e riforma degli studi giuridici, 93. 55, 72, 134 s, 137. Greci (nell’Italia medievale), 237 s. Latini, 234. Grecia, 34. Legge, -i: Greifswald, 170n. – Casati, 38 s, 55n, 52n; Guelfi, 241. – elettorale (Piemonte), 21 s; Guerra, -e: – penale e di polizia, 238; – d’indipendenza (Italia), 31, 33; – Siccardi, 222n; – – Prima – (1848), 15, 20 s, 34, 267; – Sineo, 222n; vedi anche nell’Indice dei – – Seconda – (1859), 14, 52n, 185n; nomi: Sineo, Riccardo; – – Terza (1866) –, 31. – sul matrimonio (Piemonte), 180 s, 193; – mondiale: – sulla soppressione delle comunità – Prima –, 32; religiose, 222n. – Seconda –, 186n. Legislazione penale, 26, 127, 134, 146 e n, 163, 184, 189, 248-250, 261: H – riforma degli studi e Istruzione di Albini, 158-164. Hannover, 75, 174-176, 250 e n. Vedi anche: Riforma carceraria. Heidelberg (Eidelberga), 11n, 27, 41 s, 69, Lex Romana Visigothorum, 239. 71n, 74-76, 83 e n, 92, 94, 97, 123, 151, Liceo di Vigevano e Albini, 52-60. 156n, 167n, 170, 188, 191, 196 s, 200 s, 216, Libertà: 223. – d’insegnamento (Piemonte), 72 e n, 194 e n, 206 e n, 220 e n, 229 e n; I – di stampa, legge sulla (Piemonte), 21; Imperia, 186n. – di religione (Piemonte), 23, 180n, 229 e n, 253; Imputabilità nel diritto penale, 187 e n. vedi anche: Chiesa; Non-cattolici. Inghilterra, v. Gran Bretagna. Liberalismo, 7, 74, 105n, 170 s. Ingiurie, scritto di Mittermaier su, 127 e n, Liguria, 10, 18. 140 s, 143, 146, 187n. Lingua italiana: Irrigazione, vedi: Norme sulle acque. – e lingua francese in Piemonte, 32 s; Israeliti, v. Ebrei. – nel carteggio Albini-Mittermaier, 71, 130; Istruzione di Albini e riforma degli studi – problemi di traduzione, 139-141. giuridici, 158-164. Lipsia, 239n. Italiana (lingua), v. Lingua italiana. Lodo sull’Alabama, 7. Lombardo-Veneto, 17 s, 33, 59, 144n. J Lomellina, 8, 119: – e Vigevano, 48 s, 270s; vedi anche: Vigevano. Jaroslavl’, 228n. Londra, 28. Indice analitico 285

Longobardo, -i, 235, 237-239, 242: Nullità giuridica, scritto di Albini su, 43, – diritto –, 43, 205, 239, 243 s; 61, 100 e n, 102-105, 108, 124, 127, 141 – regni, 235 s. s, 143 s, 146 e n, 258 s. Lucca, 29, 31, 203, 236. O M Olanda, 174-176, 250. Malta, codici di, 188 s, 191, 195, 197, 199. Oneglia, carcere modello, 31, 186 e n. Matrimonio civile (Piemonte), 180 s. Oralità, principio dell’– nel processo, 150, Meclemburgo, 174-176. 152 s. Milano, 53 s, 74, 129, 139 e n, 143 s, 146, Ostrogoti, 43, 238. 148, 150 e n, 154 s, 157, 168, 181n, 192, 201, 203, 237, 240, 242, 255, 278. P Milizia comunale, legge sulla (Piemonte), 21. Padova, 28 e n, 30 s. Ministri di culto, reati dei, 210. Panthéon, di Parigi, 11. Minoranze religiose, emancipazione delle, Parigi, 11, 28, 92n, 94 s, 126n: (Piemonte), 21-23; vedi anche: Ebrei, – e rifiuto della riforma universitaria, 156n. Valdesi. Parlamento: Modello, -i: – del Baden, 74, 76, 166 e n; – auburniano («del silenzio»), 28-31; – tedesco liberale (Paulskirche), 73-75 s, 171n; – culturali del Piemonte, 32-38; Pavia, 44n, 49, 54, 56 s, 181n. – filadelfiano («detenzione individuale»), Pelasgi, 234. 28-31; Pena, -e, 26, 31, 159 s, 184: – francese in Piemonte, 9, 11n, 18, 32-34, – misura delle, 125 s, 144-146, 248-250; 211, 220, 244 s, 257; – di morte, 177, 179 e n, 184 s, 188, 191, – – sua crisi, 34 s; vedi anche: Francia; 194 s, 199, 201; – reticolare (della corrispondenza), 27 s; – – scritto di Albini con dedica a – tedesco (e non austriaco), 33 s; Mittermaier, 272; Mord e Totschlag, problemi di traduzione, – – e «miserando caso» torinese, 184. 139 s. Vedi anche: Diritto, penale. Mortara, in competizione con Vigevano, Piacenza, 18, 240. 49, 57 s, 270 s. Pieni poteri regi, e loro revoca, 21. Mosca, 228n. Pisa, 221. Po, fiume, 8. N Polemica rosminiana, 65. Policey e Kameralistik, 26n. Napoli, 85, 167n, 212, 249n. Polonia, 28. Nizza Marittima, 153n, 165. Portogallo, 12, 20, 225n. Nizza Monferrato, 259. Porto Maurizio, 186n. Non-cattolici: Possesso: – e diritti politici, 9 s, 21-26; 251-254; – scritto di Albini sul –, 256; – e insegnamento della religione, 229n. – e azioni possessorie, 85 s. Vedi anche: Ebrei; Valdesi. Principi razionali del diritto, v. Filosofia del Normanni, 240. diritto. Norme sulle acque (Piemonte), 19 s, 167n. Procedura penale, 124n, 131s, 136, 141, Norvegia, 28. 152 s, 162, 176, 182: Novara, 45 s, 53, 60-66, 111 s, 127 e n, 236 s, – articolo di Albini, 9, 124, 138, 140, 143, 263, 267, 269. 146 e n, 163n; 286 Indice analitico

– giuria (anche Giurì), 153; Rivoluzione, -i, 11-14, , 16-18, 28, 30-32, 34 – principio dell’oralità, 150, 152 s. s, 74 s, 166n, 171. Vedi anche: Codice di procedura, Russia, 20, 228n. penale piemontese. Procedura civile, 39, 111n, 165, 176, 188; S vedi anche: Codice di procedura, civile San Pietroburgo, 228n. piemontese. Sardegna, 10, 18n, 119, 131 s, 136, 168, 181 Procuratore legale in Piemonte, 229. en. Prussia, prussiano, -i, 22, 32, 34 s, 174-176, Sassonia, 174-176, 250. 250: Savoia: – ‘prussiano’, e non ‘tedesco’, 33 s. – territorio, 181; vedi anche: Chambéry. Puglia, 237, 244. – dinastia, 10, 13, 33, 238. Scandinavia, 75. R Scuola storica del diritto, 17 s. Regnicoli, eguaglianza dei, (Piemonte), Sedan, battaglia di (1870), 34 s. 23n; vedi anche: Minoranze religiose. Senatoconsulto Velleiano, 263. Regno: Separazione fra Stato e Chiesa, 23n. – delle Due Sicilie, 12, 18, 144n; Servitù discontinue, 256. – di Piemonte e «Regno di Terraferma», 16; Sesia, fiume, 8. Religione: Sicilia, 10, 12, 18, 28, 75, 236 s, 240; vedi – e «Badischer Kulturkampf», 210n; anche: Regno delle Due Sicilie. – e discriminazione, 21n, 23-26; Sillabo di Pio IX, 170n. – e insegnamento della religione, 66, 229n; Sistema: – di Stato, 19, 22 s; – auburniano e filadelfiano, v. Modello – reati contro la –, 206. auburniano; Modello filadelfiano; Vedi anche: Libertà di religione, – metrico decimale, introduzione in Minoranze religiose; Separazione Piemonte, 153 s. fra Stato e Chiesa. «Società d’istruzione e d’educazione», 66 e n, Repubblica Romana (1849), 34. 72. Restaurazione, 11, 17 s, 21, 30: Spagna, 10, 12, 28, 75 e n, 225n. – in Piemonte, 13, Spedizione «sotto fascia», 110n, 144 e n. Rete epistolare di Mittermaier, 40 s. Spielberg, carcere austro-ungarico, 107 n. Riforma, -e: Stati Uniti d’America, 7, 12, 28, 76, 193, – carceraria, 26-32, 40 s; 211, 223, 248, 250. – – congressi sulla, 28 s; Statistica, 97n, 220: – – Generala, La, penitenziario (Piemonte), – criminale, 124, 144, 157, 169, 186, 202, 157e n, 311n; 220, 250. – – teoria del «juste milieu», 136 s; Stato della Chiesa, 12, 18, 34: – Gentile, 38, 52n; – e Santo Uffizio contro Rosmini, 65. – universitaria (Piemonte), 39, 71 s, 73, 155 Statuto Albertino, 16 e n, 20-25, 30, 32, 64, s, 158-167, 197, 220, 224, 268, 270 253, 262: – – piano di Albini per gli studi giuridici, 181 s. – ‘statuto’ e non ‘costituzione’, 16. Risorgimento (Italia), 32, 36n, 48, 87. Stero, unità di misura, 153n. Riunioni degli scienziati italiani, 28 s, 31, 50 Storia del diritto (materia d’insegnamento), 8 e n, 89 e n, 139 e n. s, 33, 61, 70, 111n, 113 s, 114n, 124n, 162, Riviste: 181 s, 204, 210, 217, 220, 228n, 233-245. – edite da Mittermaier, 40 e n; – cattedra di Albini, 113-118, 141. – giuridiche consigliate da Sclopis, 94 s. Strasburgo, 147. Indice analitico 287

Svezia, 211. V Svizzera, 28, 148. Valdesi,dirittidei,21-25,252-254;vedianche: Minoranze religiose, emancipazione delle. Vaud, Cantone di, 250. T Velleiano, senatoconsulto, 263. Tartu, 228n. Venezia, 34, 45, 167n. ‘Tedesco’, sinonimo di ‘austriaco’, 33 s. Vercelli, 224. Ticino, fiume, 8. Vigevano, 6 s., 9, 38n, 46, 47-60, 72, 84, Tortura, abolizione della, 31. 111n, 133, 135n, 184, 213, 270 s, Trattato, -i: – e Accademia Letterario-Artistica, 49 s; – dell’Aja, 10; – e Biblioteca Civica L. Mastronardi, 49, – di Campoformio, 34; 266; – di Villafranca, 34. – e Comizio Agrario, 49s, 119n, 277; Turgovia, Cantone di, 250. – e dubbi di Albini sul trasferimento a Torino, 62-64, 69 e n, 90 s; U – e ferrovia per Milano, 54; – e monumento ad Albini, 47 s; Uguaglianza dei cittadini, v. Eguaglianza – e riforma degli studi superiori, 48-60; dei cittadini. – e trasferimento di Albini a Novara, 61 s. Università: Vienna, Congresso di –, 10-13. – e storia dell’– di Torino, 197 e n; Voghera, in competizione con Vigevano, – riforma della (Piemonte), 38 s; 57. – – e commissione per –, 39, 109 e n, 112 s, 119 s, 155 e n; W – – e sistema tedesco degli esami, 172-176. Universitätsbibliothek, Heidelberg, 71, Walser, comunità tedesca in Piemonte, 36 123; vedi anche: Biblioteca. n. Unificazione e federalismo (Italia), 38: – nazionale in Italia e Germania, 43, 245.

INDICE DEI NOMI

Sono riportati, indicando anche le eventuali varianti, i nomi propri pre- senti nell’Introduzione, nelle lettere e nelle quattro appendici. Sono esclusi i nomi di Albini, Mittermaier e Sclopis, nonché i nomi propri apposti come firma alle lettere o presenti nella loro intestazione, ovvero contenuti nei titoli degli scritti citati nel testo o nelle note tanto dell’Introduzione quanto delle appendici.

Il numero della pagina accompagnato da “n” indica che il nome è men- zionato soltanto in nota; da “e n”, che il nome è menzionato tanto nel testo quanto in nota; da “s” che il nome è presente anche nella pagina successiva, nel testo e/o in nota.

A Barbarossa, v. Federico I imperatore, detto Il Barbarossa. Aberls, Kurt, 210n. Bartolo da Sassoferrato, 243. Abbondanza, Roberto, 8n. Bellini, contessa, v. Tornielli Bellini, Adinolfi, Carlo, 127n. contessa Giuseppa. Ahrens, Heinrich, 203 e n. Bellone, Felice, 189n. Aimerito, Francesco, 185n, 188n. Bellot, Pierre François, 188. Alfieri di Sostegno, marchese Cesare, 70, Benso, Camillo, conte di Cavour, 32 e n, 110 e n, 112-116, 118 s, 121, 141 e n. 222n. Alighieri, Dante, 241. Bérenger, Marcellin, 27. Altgelt, Wolfgang, 35n. Berengo, Marino, 148n, 150n. Andrea d’Isernia, 244. Berkheim, M.lle de, figlia di un ministro del Aporti, Ferrante, 44, 67. Baden, 36. Arco, conte Carlo d’, 236 e n. Berlinguer, Giovanni, 214n. Ash, Mitchell G., 37n. Berruti, Secondo, 197 e n. Aubanel, Christophe, 27, 41 e n, 179 e n, Bertini, Bernardino, 29n, 143, 157 e n, 169. 188, 191, 195, 197, 199-201, 204 s, 218, Bethmann-Hollweg, Moritz August von, 223. 241 e n. Audisio, Roberto, 157n. Bigoni, Angelo, 189n, 203n. Avogadro, Giuseppe, 111 e n. Biedermann, Karl, 75n. Azeglio, Cesare d’, 15 e n. Bismarck[-Schönhausen], Otto Fürst von, Azeglio, Massimo d’, 51 e n. 35. Azeglio, Roberto d’, 23n, 46, 121n.

Blakey, Robert, 225 e n. Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 10 di 8 Volta Blesio, Pierfranco, 41 e n, 44n. B Blondeau, Hyacinthe, 175 s. Balbo, Cesare, 74, 144n, 168, 238 s. Bluntschli, Johann Kaspar, 73 s, 129 e n, 132 s. Balbo, Prospero, 15. Boggio, Pier Carlo, 214 e n, 216 e n, 222n. 290 Indice dei nomi

Boldrini, Vincenzo, 50 e n. Cavour, v. Benso, Camillo, conte di Cavour. Bollati di Saint-Pierre, Emanuele Federico, Charles-Albert, v. Carlo Alberto. 213 s. Chassan, Joseph Pierre, 127n. Bona, Bartolomeo, 191 e n, 197-199. Chiaves, Desiderato, 199 e n. Bonafoux, corriere, 218. Chiosso, Giorgio, 66n, 72n. Boncompagni (anche Bon Compagni, Cibrario, Luigi, 40, 61, 83 e n, 167n, 237, Buoncompagni), di Mombello, 121n, 242. 169 e n, 180n, 195 e n. Clinco, Annamaria, 7n. Bonelli, Teresa, 244n. Codignola, Ernesto, 45n. Bonello, Andrea (ovvero: da Barletta), 244 Cognasso, Francesco, 111n. en. Colonna, Egidio (anche Egidio Romano), 243. Bonghi, Ruggero, 16. Corni, Gustavo, 36n. Bonaparte, Napoleone, v. Napoleone I, Corte, Pietro, 65. imperatore. Cousin, Victor, 33 e n, 37. Borgia, Stefano, 241 e n. Crawford, William, 27. Borsacchi, Stefano, 180n. Cusani, S., 88 e n. Bosco, Giovanni, santo, 157n. Cusani, Marcello Papiniano, 88n. Botta, Vincenzo, 33n. Bretti, Pier Luigi, 48n, 52n, 271. D Brizzi, Gian Paolo, 38n. Dahlmann, Friedrich Christoph, 151 e n. Broers, Michael, 10n. Daum, Werner, 12n. Buniva, Giuseppe, 124 e n, 143n, 147 e n, De Agostino, Umberto, 8n, 50n. 211n, 268. Debarida, Isacco, 259. Buol-Schauenstein, Karl Ferdinand, 14 s. De Benedetti, Carlo, 56n, 60. De Giorgi, Alessandro, 189n, 200 e n, C 203n, 221 e n. Cairoli, Benedetto, 55n, 135n. De Gregorio, Faustino, 24n, 222n. Campanini, Giorgio, 23n. Demaria, Carlo, 197n. Canto, Patrick, 95n. De Sanctis, Francesco, 16. Capei, Pietro, 94n. Del Zanna, Giorgio, 32n. Capelli, Anna, 16n, 22n, 34n, 36n, 40 s, Della Margherita, v. Solaro della Margherita, 45n, 66 s, 128n, 143n, 167n, 172n, 179n, Clemente. 191n, 277. Demargherita, Luigi Francesco, 180n. Capponi, Gino, 239. Des Ambrois, Luigi, 40, 167n. Carlo Alberto, di Savoia-Carignano, 13, 18- Devecchi, Felice, 259. 21, 31, 40n, 267, 269. Dhondt, Pieter, 175n. Carlo Emanuele III, 88n. Dipper, Christof, 36n. Carlo Felice di Savoia, 10, 13. Dini, Francesca, 48n. Carmignani, Giovanni, 94n, 96 e n, 125 e n, Dini, Piero, 48n. 203 e n, 221 e n, 241 e n, 257 Di Renzo Villata, Maria Gigliola, 7n, 180n. Carpent, Thierry, 136n. Dragonetti, Giacinto, 240. Carrafiello, Susan B., 30 e s. Duca: Casale, Giuseppe, 53n, 57. – di Genova, 63. Casana Testore, Paola, 41 n. – di Savoia, 63. Casati, Gabrio, 38 e n, 53, 57; vedi anche Ducpétiaux, Pauline-Marie, nata Delehaye, nell’Indice analitico: Legge Casati. 27. Castiglia, Benedetto, 199 e n. Dupin, André Marie Jean Jacques, 103 e n. Cattaneo, Carlo, 67, 139n, 170n Dussel, Konrad, 171n. Indice dei nomi 291

E Giorgi, v. De Giorgi, Alessandro. Giovagnoli, Agostino, 32n. Eandi, Giovanni, 41. Giovanetti, Giacomo, 40, 64n, 111n, 167 e Eckert, Georg, 36n. n, 236, 256. Egidio Romano, v. Colonna, Egidio. Girard, Gregorio, 121n. Engehausen, Frank, 171n. Giraud, Charles, 121e n, 168n. Esposito, Franco, 23n, 65 s. Giuriati, Domenico, 207 e n. Esquirou de Parieu, Felix, 20n. Glöden, Iwan von, 239. Eugenio di Savoia-Carignano, 20, 39. Gobetti, Piero, 72n. Gorresio, Gaspare, 7, 278. F Grassi [?], 203 e n. Falck, Niels Nikolaus, 159 e n, 166 e n. Gray, Ezio M., 36n. Febrari, Giammaria, 44n. Gregorio, Rosario, 236. Federico I imperatore, detto Il Barbarossa, 242. Guenoux, Charles, 65 e n, 214n. Fehrenbach, Elisabeth, 17n. Guerrini, Paolo, 44n. Fenaroli, Giuliano, 44 s. Ferrari, Gerolamo, 226n. H Ferrari, Giuseppe, 252. Hänel, Gustav Friedrich, 239 e n. Ferrari Trecate, Giuseppe, 58 s. Hansjakob, Heinrich, 210n. Ferraris, Luigi, 258. Hartenstein, Gustav, 204 e n . Firpo, Luigi, 128n. Hecker, Friedrich, 75 s. Fœlix, Jean Jacques Gaspard, 92n, 95 e n, Hegel, Georg Wilhelm Friedrich, 151. 126 e n, 134 e n. Hegel, Karl, 241. Fontana, Sandro, 24n. Heitmann, Klaus, 35n, 37n. Fornasini, Luigi, 29n, 41n, 67n. Herres, Jürgen, 28n. Fornasini, Gaetano, 66 e n. Hippel, Reinhard von, 40n. Forti, Francesco, 236. Hippel, Wolfgang von, 166n. Franchi, Luigi, 38n Hirschhausen, Ulrike von, 171n. Fraschini, Vittorio, 252. Holtzendorff, Franz von, 26n. Freitag, Sabine, 74n, 76n. Howard, John, 26 e n. Friedländer, Alexander, 170n. Hübinger, Gangholf, 75n.

G J Gaboriau, Émile, 94n. Janni, V., 84n. Galvagno, Giovanni Filippo, 193 e n. Jarry de Mancy, Adele, 64n. Gambaro, Angiolo, 44n. Jayme, Erik, 191n. Garberini, Giovan Battista, 47 s. Jebb, Joshua, 27. Garin, Eugenio, 72n. Jhering, Rudolf von, 159n. Gazzera, Costanzo, 60 s. Julius, Nikolaus Heinrich, 27, 30 e n, Genovese, Francesco A., 38n 136n. Gentile, Giovanni, 33n, 72n. Junot d’Abrantès, Laura, 64n. Vedi anche nell’Indice analitico: Riforma Gentile. Gervinus, Georg Gottfried, 75 e n, 171 e n. K Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 10 di 7 Volta Ghisalberti, Carlo, 17n, 227n. Kaltenborn, von Stachau, Karl, 200 e n. Gigliotti, Biagio, 236. Kapoustine, v. Kapustin, Mikhail Niko- Gioberti, Vincenzo, 45n, 170n. laevicˇ. 292 Indice dei nomi

Kapustin, Mikhail Nikolaevicˇ, 228 e n. Mastellone, Salvo, 33n. Kirsch, Martin, 12n. Mazzacane, Aldo,7n, 38n. Klentze [?], 171 e n. Mazzini, Giuseppe, 170n. Knapp, Ludwig, 204 e n, 211 e n, 217 e n, Mazzucchi, Celso, 105 n. 219 e n. Meinecke [?], libraio a Milano, 148. Kohnle, Armin, 171n. Meiners, Giovanni, libraio a Milano, 148. Melegari, Luigi Amedeo, 268. L Metternich[-Winneburg], principe Clemens, 14 s, 107 n, 168. Laboulaye, Édouard, 35n, 156n. Mittermaier, Karl Joseph Anton: La Farina, Giuseppe, 74, 144n, 168, 220 e – Rete epistolare di -, 40 s. n, 239. – Riviste giuridiche edite da -, 40 e n. Laferrière, Firmin, 243 e n, 245. – Recensioni ad Albini, 41-43. Lami, Nicolò, 41n. – «Deutsche Zeitung», giornale politico Lampredi, Giovanni Maria, 278. edito da -, 74, 170 s. La Salvia, Sergio, 64n. Mohl, Robert von, 75, 211n, 223 e n, 225 Lenchsenring, M.lle de, istitutrice presso en. Vegezzi-Ruscalla, 36. Moltke, Helmut Graf von, 35. Lenta, Giuseppe, 111n. Mompiani, Giacinto, 28 e n. Lerminier, Eugène, 33 e n. Mona, Antonio, 262. Locré, Jean-Guillaume, 44n. Mongiano, Elisa, 8 e n, 12n, 15n. Lo Gatto, Luigi, 84n. Montali, Edmondo, 35n. Losano, Mario G., 6n, 19n, 21n, 33n, 40n, Morbio, Carlo, 240. 42n, 71s, 87n, 9n, 124n, 126n, 129n, Moreau-Christophe, Louis-Mathurin, 27. 141n, 163n, 177n, 194n, 220n, 258, 263, Mori, Francesco Antonio, 247. 278. Moscati, Laura, 37n, 64n, 83, 85, 90, 123 s, Lucas, Charles, 27. 131, 214, 256, 265 s. Moschitti, Ciro, 85n. M Motta, impresario di velociferi (diligenze Maccaferri, Luigi, 224n. celeri), 63. Maggio Serra, Rosanna, 214n. Muratore, Umberto, 23n, 65 s. Magnin, Antoine, 259. Mussgnug, Dorothee, 211n. Maistre, Joseph de, 10 e n. Maleta Plezza, Giacomo, 119n. N Mamiani, Terenzio, 55n, 59n, 257, 273, 277. Nada, Narciso, 10n, 13-16, 22n. Mantelli, Cristoforo, 259. Nalbone, Giuseppe, 31n. Mancini, Pasquale Stanislao, 67, 172 e n, Napoleone I, imperatore, 10. 174 s, 177, 179 s, 186-191, 194 s, 200, Napoli, Maria Teresa, 38n. 202 s, 206-208, 212, 214, 217 e n, 219, Navarrini (o Navarini), Roberto, 44n. 221, 223, 228, 273, 277. Negroni, Carlo, 60, 110 e s, 128 e n. Manno, Antonio, 7n, 99n. – sua corrispondenza con Albini, 61-64. Manzoni, Alessandro, 239. Neppi Modona, Guido, 31n. Marin, Francesco, 32n, 37 s. Neuhaus, Manfred, 28n. Marino da Caramanico, 244. Nicola II, zar di Russia, 228n. Marselli, Nicola, 35 e n, 156n. Niccolini, Nicola, 94n, 248 s. Marsengo, Giorgio, 14n. Notta, Giovanni, 252. Martina, Giacomo, 23n. Nuzzo, Luigi, 8n, 233. Marx, Karl, 75. Indice dei nomi 293

O Q Oberto dall’Orto (Obertus ab Orto), 242. Quazza, Guido, 128n. Ojetti, Ugo, 36n. Odier, Pierre, 264. R Onnis, Efisio, 125n. Rampinelli, Giovanni, 29. Orecchia, Antonio Maria, 38n. Rattazzi Urbano, 207 e n, 222n. Orioli, Francesco, 29. Re, Università di Torino, 116. Rebuffa, Giorgio, 16n. P Rex, Cornelis Anne den, 27. Pagani, Giovan Battista, 44 e n, 46 s. Rezzonico, Francesco, 236, 239, 242. Palmerston, visconte Henry John Temple, Ricotti, Ercole, 237. 15n. Riemer, Lars Hendrik, 8n, 27 s, 30n, 32 e n, Parini Vincenti, Sara, 7n 40 s, 67 e n, 107n, 136n, 143n. Parodi, Cesare, 207 e n. Rizzi, Enrico, 36n. Parola, Luigi, 33n. Rocca Saporiti, Apollinare, 55 e n, 57, Paroletti, Gustavo, 125n, 147 e n. 135 e n.; vedi anche nell’Indice analitico: Passamonti, Eugenio, 15n. Collegio-Convitto Saporiti di Vigevano. Pellico, Silvio, 107n. Rocca Saporiti, Marcello, 55n, 135n. Pene-Vidari, Gian Savino, 8 e n, 19 s, 180n. Roccia, Rosanna, 214n. Peri, Carlo, 31, 41. Rocco, Giovanni, 235. Peroni, Vincenzo, 44n. Roeder, Karl David August, 188n, 221 e n, Pes di Villamarina, Emanuele, 13n. 223 e n, 228 e n. Pescatore, Matteo, 207 e n. Roero, Clara Silvia, 8n. Petitti di Roreto, Carlo Ilarione, 27, 29 e s, Romano, Andrea, 12n, 15n. 31, 40 s, 67, 87 e n, 144n, 167n, 169 s, Romeo, Rosario, 32n. 211n. Ronchivecchi, Primo, 41, 81, 105 e n, 107 s. Pfizer, Paul Achatius, 151 e n. Roon, Albrecht Graf von, 35. Pieri, Antonio Francesco, 235. Rosmini-Serbati, Antonio, 23n, 60, 64 s, Pinelli, Alessandro, 41n, 186 n. 199n. Pini, Napoleone, 105 e n. Roßhirt, Conrad Eugen Franz, 205 e n, 213 Pio IX, papa, 170 e n, 180n. s, 216 e n, 213 s, 216 e n, 218 e n, 225, Pisanelli, Giuseppe, 180n, 188, 191 e n, 227, 228 e n, 274. 195, 200 s, 217n, 219, 221. Roßbach, Johann Joseph, 151 e n, 188 e n. Plana, Giovanni, 60s. Rossi, Pellegrino, 125 e n, 170n. Po, Luigi, 189 e n. Roussel, Adolphe, 204 e n. Poisson, Siméon Denis, 97 e n. Rusconi, Gian Enrico, 36n. Poletti, Francesco, 186 e n, 188 e n, 191 e n, Rayneri, Giovanni Antonio, 66. 195 e n, 197 e n, 199. Ponza di San Martino, conte Gustavo, 207 e S n. Sacchetti, Gerolamo, 50n. Porciani, Ilaria, 38n. Saleri, Giuseppe, 41n, 44 e n, 46n, 60, 66 s. Portalis, Jean Étienne Marie, 19 s, 95. Saluzzo di Monesiglio, conte Alessandro, Pozzi-Vanone, Matteo, 45 s. Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 10 di 6 Volta 62 s. Precerutti, Enrico, 227 e n. Salvotti, Antonio, 94n. Puccini, Aurelio, 41n. Saporiti, v. Rocca Saporiti. Pütter, Karl Theodor, 170n. Savigny, Friedrich Carl von, 8, 17n, 19, 37, 294 Indice dei nomi

68 s, 85 e n, 89 s, 93 e n, 95 s. 102, 213 s, U 249n, 256, 274. Uglietti, Maria Carla, 111n. Scarabelli, Giovanni, 66n. Schard, Simon, 241 e n. Schenkl, Maurus von, 148 e n, 150, 154, V 157 e n. Valerio, Lorenzo, 8, 128 e n, 157 e n, 163 Schiera, Pierangelo, 12n. s, 169. Schöttle, Rainer, 151n. Valsecchi, Chiara, 180n. Schröder, Rainer, 144n. Vandone della Castellana, Luigi, 49 e n. Schwinges, Rainer Christoph, 37n. Vano, Cristina, 7n, 38n. Schulze, Reiner, 17n. Varrentrapp, Johann Georg, 27, 143n. Scialoja, Vittorio, 93n, 217 e n, 219. Vegezzi-Ruscalla, Giovenale, 16n, 22 e n, Sciolla, Andrea, 65. 31 e n, 34 e n, 36 e n, 41, 128n. Sclopis, Federico, 6. Ventimiglia, Rosario, 144n. Sineo, Riccardo, 24 e n, 251 s. Venturi, Franco, 128n. Solaro della Margherita, Clemente, 193 e n. Verri, Gabriele, 236. Solari, Gioele, 65 e n. Vicari, Hermann von, 210n. Soria de Crispan, Diego, 211 e n. Viola, Paolo, 32n. Späth, Jens, 12 e n. Violardo, Marco, 38 s. Stahl, Friedrich Julius, 73 s, 129 e n, 132 s, 188n. Vittorio Emanuele I di Savoia, 13, 18, 21. Stara, Giuseppe, 25, 251, 254. Vittorio Emanuele II di Savoia, 19, 180n. Stendhal, pseudonimo di Henry Beyle, 94n. Voci, Annamaria, 36n. Starhemberg, Ludwig Joseph, 14n. Volpicella, Luigi, 244n. Stekl, Hannes, 26n. Suringar, Willem Hendrik, 27. W Synvet, Hervé, 95. Walter, Ferdinand, 213 e n. T Warnkoenig, Leopold August, 205 s, 225 en. Tarditi, Michele, 65. Wening-Ingenheim, Johann Nepomuk von, Tendler, libraio a Vienna e Milano, 74, 150 148 e n, 150 e n, 159 e n, 166 e n. e n, 154 s, 157, 168. Wilamowitz-Moellendorf, Ulrich von, 34 s. Teodorico, re degli Ostrogoti, 238 s. Winning Wilhelm Heinrich, 151n. Tognotti, Eugenia, 214n. Winspeare, David, 237, 240. Tommaso d’Aquino, santo, 243. Woller, Hans, 36n. Tonello, Michelangelo, 268. Wolowski, Louis, 20n, 95 e n, 156 e n. Tornielli Bellini, contessa Giuseppa, 64 e n, 167n. Z Torre, Pietro, 129n, 188 e n, 195. Torre, Stefania, 7n. Zachariä, Heinrich Albert, 94. Torrigiani, Carlo, 41. Zanotti, teologo di Novara, 63, 87, 89 s. Traniello, Francesco, 64n. Zoepfl, Heinrich, 204 e n, 206 e n. Troglia, Francesco, 252. Troplong, Raymond-Théodore, 20n, 95, 103 e n, 156n. Troya, Carlo, 239. Tuninetti, Giuseppe, 65n. Turati, Filippo, 30n. Tuzov, Daniil, 228n. Indice delle illustrazioni 295

Indice delle illustrazioni

1. Busto di Pietro Luigi Albini nel Palazzo Civico di Vigevano...... 3 2. Busto di Federico Sclopis nel Museo Naz. del Risorgimento Italiano, Torino . . 80 3. Karl Joseph Anton Mittermaier (1787-1867) ...... 122 Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 10 di 5 Volta

INDICE DEL VOLUME 38, FASC. 3 (a.a. 2013-2014)

I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1857). Alle origini della filosofia del diritto a Torino di Mario G. Losano

Introduzione

1. Gli studi su Pietro Luigi Albini ...... 6 2. Il dibattito europeo sulle riforme costituzionali, giuridiche e carcerarie . . . . . 10 a)Leriformecostituzionali...... 11 b) Le riforme legislative: le codificazioni pre-unitarie ...... 17 c) Albini e la legge sui diritti civili e politici dei non cattolici ...... 20 d)Leriformecarcerarie...... 26

3. Il Piemonte tra il modello culturale francese e quello tedesco ...... 32 4. La rete mondiale di Mittermaier e i corrispondenti italiani ...... 40 5. Le recensioni di Mittermaier su Albini ...... 41 6. Albini e l’Ateneo di Brescia ...... 43 7. Albini e la «città di Vigevano, mia patria» ...... 47 8. Lettere sparse di Pietro Luigi Albini...... 60 9. Analisi del carteggio di Albini con Sclopis ...... 67 10. Analisi del carteggio di Albini con Mittermaier ...... 71

I carteggi di Albini con Sclopis e Mittermaier

Carteggio tra Pietro Luigi Albini e Federico Sclopis (1839-1846) . . . . . 81

1. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, s.l., s.d. [ma 1839] ...... 82 Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 10 di 4 Volta 2. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Vigevano, 12 dicembre 1839 . . . . . 83 3. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Vigevano, 17 dicembre 1839 . . . . . 85 4. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Vigevano, 25 settembre 1840. . . . . 87 298 Indice

5. Federico Sclopis a Pietro Luigi Albini, Torino, 28 settembre 1840 ...... 89 6. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Vigevano, 2 novembre 1840 . . . . . 90 7. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Novara, 5 maggio 1841 ...... 92 8. Federico Sclopis a Pietro Luigi Albini, Torino, 6 maggio 1841...... 94 9. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Novara, 10 dicembre 1841...... 97 10. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Novara, 30 aprile 1842...... 99 11. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Vigevano, 21 febbraio 1844 . . . . . 100 12. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Vigevano, 27 febbraio 1844 . . . . . 101 13. Federico Sclopis a Pietro Luigi Albini, Torino, 12 marzo 1844 ...... 102 14. Federico Sclopis a Pietro Luigi Albini, Torino, 5 luglio 1844 ...... 105 15. Federico Sclopis a Primo Ronchivecchi, Torino, 5 luglio 1844 ...... 107 16. Federico Sclopis a Pietro Luigi Albini, Torino, 5 settembre 1844 ...... 108 17. Federico Sclopis a Pietro Luigi Albini, Torino, 12 gennaio 1846...... 109 18. Federico Sclopis a Pietro Luigi Albini, Torino, 13 aprile 1846...... 110 19. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Vigevano, 16 aprile 1846 ...... 112 20. Federico Sclopis a Pietro Luigi Albini, Torino, 4 luglio 1846 ...... 113 21. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, 6 luglio [1846] ...... 114 22. Federico Sclopis a Pietro Luigi Albini, Torino, 6 luglio 1846 ...... 115 23. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Novara, 18 luglio 1846...... 116 24. Federico Sclopis a Pietro Luigi Albini, Torino, 4 agosto 1846...... 118 25. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Vigevano, 7 settembre 1846. . . . . 119 26. Pietro Luigi Albini a Federico Sclopis, Vigevano, 29 settembre 1846. . . . 121

Il carteggio fra Pietro Luigi Albini e Karl Mittermaier (1843-1857) . . . 123

1. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Novara, 5 aprile 1843...... 124 2. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Novara, 10 novembre 1843...... 128 3. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 24 novembre 1843...... 131 4. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Novara, 8 dicembre 1843...... 133 5. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Vigevano, 30 marzo 1844...... 134 6. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 26 aprile 1844 ...... 136 7. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Novara, 26 novembre 1844 ...... 138 8. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 3 dicembre 1844 . . . . 140 9. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Novara, 1° gennaio 1845 ...... 141 Indice 299

10. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 9 maggio 1845 . . . . . 143 11. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Novara, 7 giugno 1845 ...... 146 12. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Novara, 22 luglio 1845 ...... 148 13. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 7 agosto 1845 . . . . . 150 14. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Novara, 8 dicembre 1845 ...... 152 15. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Novara, 20 gennaio 1846...... 155 16. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 30 gennaio 1846 ...... 156 17. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 11 marzo 1846 ...... 158 18. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 17 marzo 1846. . . . . 162 19. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 14 agosto 1846 ...... 165 20. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 14 dicembre 1846 ...... 167 21. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 16 gennaio 1847 . . . . 168 22. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 30 giugno 1847 . . . . 170 23. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 4 giugno 1850 ...... 172 24. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 14 giugno 1850 . . . . 174 25. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Vigevano, 23 agosto 1852 ...... 177 26. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 25 dicembre 1852 ...... 179 27. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 6 maggio 1853...... 184 28. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 12 maggio 1853 . . . . 187 29. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 2 giugno 1853 ...... 191 30. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 3 giugno 1853 ...... 193 31. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 6 giugno 1853 . . . . . 195 32. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 23 giugno 1853 ...... 197 33. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 29 giugno 1853 . . . . 199 34. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 24 luglio 1853 ...... 201 35. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 4 dicembre [1853] ...... 202 36. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 2 marzo 1854...... 204 37. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 11 marzo 1854 ...... 206 38. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 15 maggio 1854...... 209 39. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 23 luglio 1854 . . . . . 210 40. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 21 ottobre 1854 ...... 213 41. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 1° novembre 1854 . . . . . 216 Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 10 di 3 Volta 42. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 21 novembre 1854 . . . . . 218 43. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 10 dicembre 1854 . . . . . 220 44. Karl Mittermaier a Pietro Luigi Albini, Heidelberg, 5 marzo 1855...... 222 300 Indice

45. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 31 gennaio 1856 ...... 224 46. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 13 agosto 1856 ...... 227 47. Pietro Luigi Albini a Karl Mittermaier, Torino, 26 giugno 1857 ...... 228

Appendici Appendice I Recensione del 1850 di Karl Mittermaier alla Storia del diritto di Albini . . . . 233

Appendice II Recensione di Albini a Die Strafgesetzgebung in ihrer Fortbildung di Mittermaier . 247

Appendice III Albini relatore del progetto di legge sui Diritti civili e politici agli accattolici ...... 251

Appendice IV Bibliografia di Pietro Luigi Albini ...... 255 1839...... 255 1840...... 256 1841...... 257 1842...... 258 1843...... 258 1844...... 260 1845...... 260 1846...... 262 1847...... 264 1848...... 266 1849...... 266 1850...... 268 1851...... 270 1852...... 271 1853...... 272 1854...... 273 1856...... 275 1857...... 275 Indice 301

1858...... 275 1859...... 275 1860...... 275 1861...... 276 1875...... 277 Scritti non trovati ...... 278

Indici Indice analitico ...... 281 Indice dei nomi ...... 289 Indice delle illustrazioni ...... 295 Indice generale ...... 297 Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 10 di 2 Volta

MEMORIE DELL’ACCADEMIA DELLE SCIENZE DI TORINO Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche

VOL. 37 (a.a. 2012-2013)

Fasc. 1: Dall’inganno di Ulisse all’arco di Apollo. Sul testo e l’interpretazione di Lucil. 836 M., di Claudio Faustinelli, 57 pp.

Fasc. 2: Alle origini della filosofia del diritto a Torino: Pietro Luigi Albini. Con due do- cumenti sulla collaborazione di Albini con Mittermaier, di Mario G. Losano, 104 pp.

Fasc. 3: Museo Egizio di Torino. Le opere e i giorni dal 1946 al 2000, di Silvio Curto, 48 pp.

VOL. 38 (a.a. 2013-2014)

Fasc. 1: La dispersione dell’autorità religiosa nell’Islam contemporaneo: dai tribunali al web, di Elisa Giunchi, 48 pp.

Fasc. 2: Renato Treves esule in Argentina. Sociologia, filosofia sociale, storia, di Carlo Nitsch, 240 pp.

Fasc. 3: I carteggi di Pietro Luigi Albini con Federico Sclopis e Karl Mittermaier (1839-1857). Alle origini della filosofia del diritto a Torino, di Mario G. Losano, 304 pp. Lavoro: 151063D Memorie Morali_32mi - Seg: 10 di 1 Volta 1 0

Autorizzazione del Tribunale di Torino n. 2686 del 13/04/1977 Iscrizione al R.O.C. n. 2037 del 30/06/2001

Finito di stampare nel mese di dicembre 2015