itinerario 4 LE VIE DELLO SPIRITO Fonte Avellana .

L’itinerario si sviluppa per circa 40 km da Fonte Ufficio Informazioni e Accoglienza Turistica Avellana al di Scheggia e Pascelupo: I.A.T. del Comprensorio le strade a bassissimo impatto di traffico, Alto Chiascio via della Repubblica, 15 - Gubbio attraversano la dorsale umbro-marchigiana tel. 075 9220693 entro gole rocciose e scoscesi versanti montuosi, [email protected] che creano atmosfere rarefatte e scenari di rara I.A.T. Appennino Umbro Via Consolare Flaminia bellezza. Oltre a tali paesaggi incontaminati, , km 190 il percorso tocca alcuni siti tra i più importanti tel. 075 9145224 per quanto riguarda la spiritualità e l’edilizia [email protected] sacra tra e . Comune di Scheggia e Pascelupo piazza Luceoli 1 La bussola tel. 075 9259722 1. Fonte Avellana [email protected] 2. Isola Fossara Badia di Sitria e abbazia di S. Emiliano in Congiuntoli 3. Perticano su prenotazione 4. Pascelupo tel. 075 9259722 5. Scheggia www.comunescheggiaepascelupo.it Infopoint Parco Regionale del Monte Cucco Villa Anita via Matteotti 52, tel. 075 9177326 [email protected] [email protected] Monastero della Santa Croce di Fonte Avellana via Fonte Avellana 1 tel. 0721 730261 www.fonteavellana.itANCONA [email protected] 1 5 2 Scheggia 4 3 Sigillo Gualdo Tadino Fiuminata

69 4. Le vie dello spirito Per chi viene da Sassoferrato si prosegue in re dello stesso secolo viene ceduto in direzione Pergola fino ad incontrare il bivio commenda, ed inizia il suo declino fino per Serra S. Abbondio, dove si svolta: rag- al 1700; nel XIX secolo subisce le sop- giunta Serra, si prende a sinistra seguendo pressioni napoleonica e italiana. Alle per Fonte Avellana. celle dei primi eremiti, probabilmente di tipo capannicolo, si sostituiscono a Monastero di S. Croce partire dall’XI secolo le strutture edili- di Fonte Avellana zie in pietra: la chiesa con la cripta, il Incastonato in una piccola vallata alle chiostro, la sala capitolare, lo scripto- pendici del Monte Catria, il monastero rium, le celle, la foresteria e la biblio- è immerso in un contesto naturalisti- teca. Papa Giulio II, commendatario del co che dona un’atmosfera sospesa nel monastero, amplia il complesso, facen- tempo. Il luogo scelto per l’eremo, si do raddoppiare il numero delle celle, trova vicino ad una sorgente ed è ricco alzare il piano di calpestio, e realizzare di alberi di nocciolo, da cui deriva il finestre lungo le murature. toponimo di “avellana”. I primi eremiti Tra i vari ambienti è sicuramente lo di origine eugubina, probabilmente si scriptorium, quello che colpisce più insediano già nel X secolo, ispirando- l’attenzione, sia per la bellezza, sia per si alla predicazione di S. Romualdo, la rarità. Il ricco patrimonio librario molto attivo nel territorio, dove fonda oggi è conservato in gran parte nella alcune abbazie, la più vicina delle quali Biblioteca Apostolica Vaticana, men- è quella di Sitria. Il nucleo originario tre a Fonte Avellana rimangono undici del monastero è comunque da attribu- manoscritti. La prima costruzione risa- irsi a S. Pier Damiani, arrivato a Fonte le all’XI secolo, ma viene sostituita e Avellana nel 1035. A lui si devono la probabilmente ampliata nel XII. Il cor- biografia di S. Romualdo e una Regu- po di fabbrica risulta sporgente rispet- la vitae eremiticae, in cui sostiene un to a tutto il complesso, garantendone ideale di eremitismo molto rigoroso e una buona esposizione, ed è orientato quasi autonomo rispetto alla vita ceno- perfettamente in senso nord-sud, con- bitica. Fondatore della Congregazione sentendo di utilizzare la luce come in degli avellaniti, promuove il ruolo spi- una meridiana. L’ambiente di forma rituale e culturale del monastero ren- rettangolare è coperto da una grande dendolo celebre fino ai nostri giorni. volta a botte, ribassata nel XV secolo Lo stesso Dante, che probabilmente lo e riscoperta nel 1958; sulle pareti si visitò, ne parla nella sua Commedia. aprono dieci finestre disposte su due Alla notorietà si accompagna anche registri. Vicino allo scriptorium, si tro- un grande prestigio socio-economico. va la sala intitolata a S. Giovanni da nel 1325 diviene abbazia, ma sul fini- Lodi: edificata per il culto viene in real-

70 4. Le vie dello spirito tà utilizzata come ambiente di disbrigo due altari barocchi ai lati della navata, dello scrittorio, e poi come anticamera sono dedicati a S. Albertino e a S. Vit- della residenza degli abati. La biblio- toria, sormontato, quest’ultimo da una teca è ospitata in una tela di G. Francesco Ferri. Il coro e l’or- sala dell’XI secolo, originariamente gano risalgono alla metà dell’Ottocen- dedicata ai pellegrini. Oggi ospita circa to. Gli ambienti dedicati alla clausura settemila volumi, mentre nella biblio- non sono ovviamente visitabili, ma se teca antica collocata nella sezione della ne può avere un’idea nel sito web del clausura, si conservano circa venticin- monastero. Si tratta di ambienti succes- quemila volumi dal XV al XIX secolo. sivi alla fabbrica romanica, realizzati Il chiostro risale alla costruzione voluta per lo più tra XVII e XVIII secolo. Oggi da S. Pier Damiani, e presenta arcate a il monastero, ancora estremamente tutto sesto, e coperture a crociera, fatta attivo anche culturalmente, propone ai eccezione per due archi ogivali origi- suoi visitatori soggiorni a carattere spi- nari, che si pensa siano stati desunti da rituale ed offre prodotti medicamentosi architetture viste in occasione di pelle- naturali, preparati secondo le tradizioni grinaggi in Terra Santa. Intorno al chio- stro alcuni elementi interessanti: il por- monastiche, nella sua antica farmacia. tale di accesso al refettorio, in legno di Da Fonte Avellana si segue per Scheggia noce splendidamente intagliato e risa- e per la Badia di Sitria, che è raggiugibile lente alla seconda metà del XVI secolo, anche a piedi attraverso un suggestivo sen- i resti di una fontana ed un progetto tiero. trecentesco disegnato e firmato dall’ar- chitetto eugubino Gattapone, l’affresco Isola Fossara: nella lunetta soprastante l’accesso alla badia di S. Maria di Sitria clausura, datato 1593 e riproducente Collocata in uno splendido scenario l’unione della congregazione avellanita naturale, la Badia di Sitria, rappresen- con quella camaldolese di fronte alla ta anch’essa un esempio di architettura Madonna con il Bambino. Nella sala capitolare di forma rettangolare e coperta da un voltone a botte a tutto sesto, si conservano tracce di affreschi del XIV secolo, in pessime condizioni, a causa dell’utilizzo di questo ambiente come magazzino, legnaia e addirittura forno per il pane. La cripta è l’am- biente più antico e affascinante: risale al X secolo ed è costruita a ridosso della roccia viva, che affiora su una delle pareti. Si conser- vano i due bracci del transetto, ma non la navata unica, a causa della costruzione del- la basilica al livello superiore. Quest’ultima viene iniziata nel 1171 e consacrata nel 1193. Presenta un impianto a croce latina, con nava- ta unica e presbiterio rialzato. Il Crocifisso sopra l’altare è opera di Francesco Tirabo- schi del 1567, mentre i 71 4. Le vie dello spirito romanica di grande interesse. La fonda- zione romualdina è del 1014, quando il santo ravennate costruì qui alcune celle molto rudi- mentali in pietra e legname. L’edifi- cazione del mona- stero risale invece al 1018-1020: qui sono state ospitate alcune tra le per- sonalità più impor- tanti dell’ordine camaldolese, tra cui lo stesso S. Pier Damiani, priore di archetti trilobati. Nel catino absidale è Fonte Avellana e grande intellettuale. visibile un affresco settecentesco ripro- Lo stesso S. Romualdo vi ha soggior- ducente una Crocifissione. La chiesa è nato per circa sette anni. Il cenobio dotata di una eccellente acustica, moti- diviene importante e acquisisce pos- vo per cui viene spesso utilizzata nella sedimenti, fino ad essere però ceduto stagione estiva per concerti di musica in commenda nel 1451 da papa Nicolò sacra e non solo. L’edificio adiacente V. I beni di Sitria, nel 1836 vengono doveva ospitare la sacrestia e forse la incamerati da Gregorio XVI ed asse- sala capitolare. Attualmente è in corso gnati a Fonte Avellana. La struttura, di ristrutturazione. semplice e rigorosa è composta da due corpi di fabbrica, di cui uno è quello Da Sitria si prosegue fino a Isola Fossara della chiesa, e l’altro è ciò che rimane dove si svolta per Sassoferrato. del cenobio. La chiesa a croce latina presenta Perticano: abbazia di un’unica navata e presbiterio rialzato, S. Emiliano e S. Bartolomeo cui si accede da una scala. Al di sot- in Congiuntoli to è situata una bella cripta sorretta da L’abbazia benedettina sorge alla con- una sola colonna. L’altare è sorretto da fluenza del Rio Freddo con il Senti- tredici colonnine che formano degli no, e probabilmente per questo moti-

72 4. Le vie dello spirito vo prende anche la denominazione di to di abbandono che ne causa incuria Congiuntoli. E’ una splendida e solen- e crolli. Negli anni ‘70, la Soprinten- ne costruzione dalle forme romanico- denza ai Monumenti dell’Umbria ne gotiche. La fondazione rimane piut- restaura la chiesa, una volta acquisi- tosto incerta. Probabilmente esisteva tane la proprietà, mentre gli ambienti già nell’XI secolo, e molti presumono relativi al cenobio ancora di proprietà che il primo nucleo sia stato edifica- privata, rimangono in disuso. La strut- to poco prima del 1000. Con il tempo tura compatta ed elegante, è costituita l’abbazia acquisisce beni e proprietà, dalla chiesa che fa corpo unico con le anche grazie ad alcune donazioni, tali strutture relative al monastero. Sulla da garantire un certo benessere. La facciata si eleva una torre con probabi- decadenza inizia come quasi sempre li funzioni difensive, mentre adiacente accade con la pratica della commenda. alla chiesa si trova quello che doveva Tra i suoi abati commendatari si ricor- essere il primo oratorio dei monaci, da anche il noto cardinale Bessarione, che presenta una navata unica, con probabilmente intorno al 1450. Già nel copertura a botte. Da questo si accede 1439 i beni dell’abbazia sono stati uniti al chiostro, molto rimaneggiato, dove al Capitolo della Cattedrale di . si conserva un’elegante acquasantiera Con le soppressioni del 1810 e del 1860, con archetto trilobato. il centro monastico viene spogliato di La chiesa, di impianto romanico ma tutte le proprietà ed entra in uno sta- con elementi che rimandano già alle

Il Monte Cucco

Tutto il territorio del comune di Scheggia, fa parte del Parco del Monte Cucco e ospita alcune autentiche meraviglie naturalistiche come la Gola del Corno del Catria e la Valle delle Prigioni; in località Valdorbia si segnala anche la presenza di un sito geo-paleontologico di importanza mondiale per la stratigrafia appenninica, mentre il Monte Calvario che sovrasta la città di Scheggia, è una delle tappe del cosiddetto Sentiero Italia che passa per tutto l’Appennino. La forra del Rio Freddo invece, raggiungibile da Val di Ranco attraverso un sentiero, è un’angu- sto “canyon” scavato dal torrente originando cascate e laghetti lungo le balze rocciose, che si possono seguire accom- pagnati da una guida esperta, tra due ripi- dissime pareti rocciose. Si tratta di un sito di interesse comunitario e sicuramente rappresen- ta una delle attrattive naturalistiche più sug- gestive e significative del Parco e del territorio.

73 4. Le vie dello spirito architetture gotiche, internamente si di Gubbio, e poi da Urbino, sotto la articola in due navate asimmetriche, cui giurisdizione entra nel 1396. Dopo divise da arcate poggianti su colonne essere stato annesso allo Stato Ponti- ottagonali. Quella nord ovest risale al ficio nel XV secolo, entra a far parte 1285-87, come ricorda un’epigrafe sul- dello Stato Italiano. Nei pressi sorge il la parete esterna della Chiesa. La luce suggestivo eremo di S. Girolamo. Noto penetra attraverso eleganti monofore, anche come eremo di Monte Cucco, è e la copertura ricostruita con i restauri monastero di clausura in cui i monaci del Settanta, è in travature lignee. sono tornati a vivere l’esperienza ere- Alle pareti si conservano tracce di mitica. affreschi ormai illegibili a causa delle Abbarbicato su uno sperone roccioso intemperie; il grande affresco situato a strapiombo sulla piccola valle del alle spalle dell’altare maggiore e stac- Rio Freddo, l’eremo sorge sul versante cato nel 1907, si trova ora nella Pina- orientale del massiccio di Monte Cuc- coteca Civica di Fabriano e riproduce co, immerso in una natura selvaggia una Madonna in trono con Bambino, e incontaminata. E’ un monastero di S. Emiliano e S. Caterina d’Alessan- carattere rupestre, che offre uno spac- dria. Opera del Maestro di S. Emiliano, cato della storia e della spiritualità di costituisce un bellissimo esempio di questo territorio che nel Medioevo è scuola umbro-marchigiana, degli inizi stato prediletto da eremiti ed asceti, sia del Trecento, e dimostra come le novi- per la conformazione del paesaggio,

tà giottesche siano state assimilate in che rendeva solitari e talvolta inacces- quest’area anche grazie alla mediazio- sibili i luoghi prescelti per la medita- ne dei maestri riminesi. zione, sia per l’abbondanza di risorse naturali. L’eremo viene fondato nell’XI Da qui si prosegue svoltando a destra per secolo, ma al 1521 risale l’atto giuri- Pascelupo, e una volta raggiunto il paese di dico di fondazione da parte del Beato Perticano, si mantiene la stessa direzione. Prima di arrivare a Pascelupo, sulla sini- Paolo Giustiniani della Congregazione stra si può imboccare a piedi un sentiero Camaldolese di Monte Corona, congre- che conduce all’eremo di S. Girolamo, che gazione alla quale si deve la riapertura domina l’angusta valle. del monastero nel 1992, in seguito ai restauri iniziati circa un decennio pri- Pascelupo: eremo di S. Girolamo ma. Il castello di Pascelupo, ad impianto La costruzione romanica è costituita da circolare viene fondato nel XIII come tre corpi di fabbrica principali, da una presidio, utilizzato prima dal comune serie di piccole strutture secondarie, 74 4. Le vie dello spirito dentemente ne aveva concesso la giurisdi- zione a Gubbio. Agli inizi del Trecento è documentata tra i pos- sedimenti del mona- stero di Fonte Avella- na, per poi passare ai Montefeltro nel 1384. Sotto il ducato di Urbino, fino all’estin- zione della casata dei , Scheggia entra nell’orbita dello Stato Pontificio fino al 1860, anno in cui viene annessa al regno d’Italia e assegnata alla regione Umbria. Solo nel 1878 costitui- oltre alle originarie grotte dei monaci, rà unico comune con Pascelupo. e ad una cella di preghiera isolata, par- Dell’insediamento medievale del zialmente scavata nella roccia. Castello, rimangono la Torre Civica, che oggi ospita gli uffici municipali e Superata Pascelupo, piccolo borghetto pano- l’unica delle due porte di accesso ori- ramico, si prosegue in direzione Scheggia, attraversando sempre splendidi paesaggi e ginarie. Si segnalano inoltre la chie- selvaggi scenari, a tratti quasi dolomitici. sa di S. Antonio Abate del 1665 e la chiesa intitolata ai Santi Filippo e Scheggia Giacomo. All’interno di quest’ultima si Abitata fin dall’antichità, in età pro- conservano una Mater Misericordiae in tostorica si colloca nel territorio dei Venerazione, una Madonna del Rosa- popoli che forse qui hanno un rio, attribuita al pittore cinquecentesco luogo di culto dedicato al Giove Gra- Pierangelo Basili, una Crocifissione del bovio delle tavole eugubine. Luogo 1658 attribuita a Carlo Brozzi, e due non documentabile a differenza inve- pale raffiguranti i santi cui è dedica- ce del tempio di Giove Appennino di ta la chiesa. All’interno della chiesa età romana, che trova testimonianze di Monte Calvario da segnalare un bel itinerarie ed epigrafiche, ma colloca- crocifisso ligneo del 1500. zione ancora incerta. La città di Scheg- gia, comunque è citata dalle fonti iti- nerarie come Ad Ensem o mutatio ad Haesis: si tratterebbe di una stazione di posta lungo la via consolare Flami- nia, in prossimità dell’omonimo passo di Scheggia, il più agevole dei valichi appenninici (632 m). Distrutto con la guerra greco-gotica, il sito romano di Scheggia viene proba- bilmente abbandonato, mentre già in età tardo-antica si ha notizia del cen- tro bizantino di Luceoli, da collocarsi tra Pontericcioli e . Una volta andato in rovina anche quest’ultimo, presumibilmente nel IX-X secolo, si viene sviluppando un nuovo insedia- mento, il Castello, edificato nell’XI secolo e denominato Schiza, dalla parola greca che indica un bivio. È nel 1163 che compare per la prima volta il termine Scheggia, in un diplo- ma di Federico Barbarossa, che prece- Centro storico di Scheggia 75 4. Le vie dello spirito Le tipicità e continuare ancora per circa 400 m, dove si incontra un altro bivio, sulla Pecorino di montagna destra, da lasciare. Ora il sentiero pro- Tante tipologie di saporiti formaggi cede su prato. Al tornante, continuare prodotti con latte ovino possono esau- sulla destra (il sentiero di sinistra entra dire i vostri succulenti desideri. Pecori- nel bosco e scende) fino ai pascoli di ni freschi e stagionati derivati da latte Pian Cerreto. All’ex edificio per cavalli crudo, conciati con foglie di noce e di (in rovina), si costeggia il recinto sul castagno, affinati in botte. Sono pro- lato destro (quindi con recinto sulla dotti anche formaggi vaccini da con- sinistra) scendendo di poco per incro- sumare freschi, come le cosiddette for- ciare il secondo sentiero che va in mette, che sono una specialità tradizionale reperibile in tutto il territorio umbro. Patata di Campitello Rinomata patata dalla buccia rossa e polpa soda, particolar- mente indicata per preparare gli gnocchi; viene coltivata sugli altopiani e all’interno del- le conche intermontane. Pochi rimangono i produttori ed è reperibile solo in piccole quan- tità.

Funghi Gli incontaminati habitat del parco del Monte Cucco regala- no meravigliosi funghi sponta- nei in ogni stagione micologica. Itinerari escursionistici 3.2 Da S. Emiliano a Montelago Tempo di percorrenza: ore 2.20 Dislivello: 500 m Difficoltà: E Cartografia: - CM Esino-Frasassi 1:50.000 - Kompass 664 1:50.000 Gubbio-Fabriano diagonale sinistra fino alla sterrata: si scende al “Lago”, si passa il ruscello e si Lasciare l’auto nei pressi del bivio tra risale all’edificio dove è posto il tabel- la S.S. Arceviese e la S.P. per Pertica- lone della rete sentieristica. Con breve no dove partono due sentieri. Il 153B discesa si va a Montelago. Per il ritorno che sale verso Pantana (per immettersi ore 0.40. nella rete escursionistica di Monte le Siere) ed il 133 che porta a Montela- 2.5 Eremo di San Girolamo go nella rete escursionistica del Monte Tempo di percorrenza: ore 0.30 della Strega. Dislivello: 150 m Difficoltà: T All’altezza dell’abbazia, sulla destra, Cartografia: - Sentieri del Parco in direzione di Isola Fossara, imboc- del M. Cucco 1:25.000 care l’evidente tratturo, con sbarra, che sale le pendici di Monte Foria. Si In auto, entrare dentro Perticano segue sempre il tracciato principale, a costeggiando Rio Freddo fino al bivio tratti sconnesso e melmoso, tralascian- (tabelle) per Case il Sasso. Parcheggiare do alcune deviazioni secondarie fino al nel poco spazio disponibile nei pressi primo pianoro con evidente pietrone del bivio, quindi, a piedi, scendere a bianco. Case il Sasso (incrocio con i sentieri che Lasciare il sentiero che va sulla destra portano, sulla destra nella valle delle 76 4. Le vie dello spirito

Prigioni, sulla sinistra a Passo della ta dell’escursionismo a Fabriano. Dal Porraia). Continuare diritti (segnavia 4 Passo si scende, si traversa Rio Freddo, per l’eremo) con una sterrata che, pri- si sale con il 17 fino ad incrociare il ma in piano poi con ripida e breve sali- sentiero 1 che collega Val di Ranco a ta, conduce all’ingresso del suggestivo Pian della Macinare, dove ci si dirige eremo (non visitabile) incastonato nella con direzione destra. Dal bell’anfite- parete. Il sentiero, poco prima dell’ere- atro prativo (con il Rifugio Mainardi mo, continua sulla destra e viene uti- aperto in stagione) si imbocca il 4 che lizzato, in discesa, nell’itinerario sotto passa per Fonte Acqua Passera, si con- descritto. tinua per sterrata per circa 1 Km e poi si scende sulla destra, sempre con il 4 2.3 Giro di Rio Freddo (mentre la sterrata continua con il 5). Il Tempo di percorrenza: ore 4.30 sentiero serpeggia verso valle, a tratti Dislivello: 860 m ripido, passa di fianco all’eremo e poi Difficoltà: E arriva a Case il Sasso. Cartografia: - Sentieri del Parco del M. Cucco 1:25.000 Itinerari cicloescursionistici Da Case il Sasso si supera sulla sinistra, segnavia 3, Rio Freddo su di una trave Isola Fossara - Catria - di legno. Attenzione nei periodi piovosi Fonte Avellana Lunghezza: 44 km e di piena perché, a volte, non si riesce Tempo di percorrenza: ore 4/5 a passare. Seguendo sempre il segna- Dislivello: 1951 m via 3 si sale al Vergatoio da dove con Difficoltà: medio-dura una carrareccia si raggiunge la parte superiore della valle dove, su di uno Si parte da Isola Fossara, direzione spuntone, si può ammirare il grande Scheggia, e una volta oltrepassata la complesso. suggestiva gola sul cui fondo scorre Solo ammirare perchè non è visitabile. il fiume Sentino si arriva al bivio da Si continua fino a giungere su di un prendere per Chiaserna. Dopo pochi crinale con bivio per il 19 (che scende chilometri si lascia l’asfalto e girando nella forra di Rio Freddo). Continuan- a destra si passa davanti la casa abban- do con il 3 si giunge a Fonte Acqua donata della forestale per iniziare una Ferrata, poi con la soprastante carra- lunga, ma pedalabile salita con pen- reccia al bivio con il 28 (che scende a denza che variano dal 6-8% di pen- Rio Freddo) ed infine a Passo della Por- denza per giungere dopo 14 km alla raia dove c’è la lapide commemorativa croce del monte Catria 1701 m (Dante di don Erminio Petruio, educatore ed 21° canto del Paradiso). Effettuata una uno dei principali artefici della nasci- meritata sosta si riprende la bici per 77 4. Le vie dello spirito

ripercorrere i primi chilometri già fatti dere dopo pochi chilometri a destra, in salita ed in discesa fino al bivio con l’indicazione Isola Fossara, salendo di Pian dell’ortica, dove si tiene la sini- nuovo per 3 km. Al termine si discende stra. Una serie di tornanti conducono finalmente incontrando sulla sinistra all’eremo di Fonte Avellana. Dopo una l’abbazia della Sitria sull’abitato di Iso- breve sosta si scende ancora per pren- la Fossara. Il gibbo e l’ermo

“Tra ‘ due liti d’Italia surgon sassi, e non molto distanti a la tua patria, tanto che ‘ troni assai suonan più bassi, e fanno un gibbo che si chiama Catria, di sotto al quale è consecrato un ermo, che suole esser disposto a sola latria” I versi di Dante restituiscono l’immagine senza tempo di questi luoghi in cui si preserva ancora un’atmosfera carica di suggestioni spirituali: nel XXI canto del Paradiso, il poeta fiorentino descrive infatti lo scenario del Monte Catria, definito gibbo, alle cui falde sorge l’eremo di Fonte Avellana. In quel loco fu’ io Pietro Damiano Proprio nello stesso canto vie- ne infatti ricordato tra gli spiri- ti contemplativi, S. Pier Damia- ni, priore del monastero della Santa Croce dal 1043, dottore della Chiesa di origine raven- nate, autore della Regula Vitae Eremiticae, e collaboratore di ben sei Papi.

Monastero di Fonte Avellana

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