di Giugliano in UNITA’ DI PROGETTO (Infrastrutture Base Nato – PIU EUROPA)

Interventi stradali per il collegamento della nuova Base NATO (art. 4 punto 1 da A) a G) della Deliberazione CIPE del 03/08/2011)

Relazione archeologica

(immagine tratta da simo capecchi – in viaggio col taccuino – http://inviaggiocoltaccuino.blogspot.it/2011_03_01_archive.html)

dott.ssa Daniela Citro arch. Emilio Castaldo

Interventi stradali per il collegamento della nuova Base NATO – Relazione archeologica

INDICE

Premessa p. 3

1. Definizione del territorio p. 3

1.1. Lineamenti geologici p. 4 1.2. Inquadramento geomorfologico p. 6 1.3. Assetto idrogeologico p. 6 1.4. Analisi paesaggistica p. 8 1.5. Aspetti naturalistici p. 8

2. L’evidenza archeologica p. 9 2.1. L’Ager Campanus p. 9 2.2. p. 12 2.3. Il territorio liternino p. 16 2.4. La via Domitiana p. 18 2.5. Il Lago Patria p. 20 2.6. Il litorale Domizio p. 23

3. La Base NATO p. 24

4. Il quadro vincolistico p. 25

5. Le aree di intervento: tipologia e caratteristiche p. 26

6. Indagini geo-archeologiche preliminari e in corso d’opera p. 26

BIBLIOGRAFIA p.

Allegato – Tavola con ubicazione delle evidenze archeologiche nell’agro Liternino e degli interventi di controllo archeologico sovrapposti al progetto esecutivo

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Premessa Nell’ambito della realizzazione del progetto esecutivo relativo agli “ Interventi stradali per il collegamento della nuova Base NATO” (art. 4 punto 1 lettere da A) a G) della Deliberazione CIPE del 03/08/2011) bandito dal Comune di è stata elaborata una relazione geo-archeologica allo scopo di fornire elementi utili circa l’assetto archeologico e geologico dell’area e in base al potenziale archeologico valutato, programmare delle indagini preventive alle opere a farsi o dei controlli in corso d’opera. Tutte le attività saranno concordate con la Soprintendenza competente e saranno mirate alla ricerca di eventuali evidenze di interesse archeologico e alla ricostruzione del paesaggio antico. In questa prima fase è stata eseguita una ricerca bibliografica, grazie alla quale sono state desunte tutte le informazioni necessarie alla conoscenza del territorio interessato dagli interventi oggetto di gara. Questi ultimi sono stati analizzati nel dettaglio e in base alle loro caratteristiche è stato possibile prevedere diverse tipologie di indagini: carotaggi e saggi geo-archeologici preventivi e controllo in corso d’opera in caso di scavo. Gli interventi archeologici sono stati ubicati planimetria di progetto allegata.

1. Definizione del territorio L’area in esame (Fig. 1) ricade nel comune di Giugliano in Campania, riportata nell’IGM 184 IV NW – Lago Patria in scala 1:25.000 e nel Foglio 183-184 Isola D’Ischia – Napoli della Carta Geologica d’Italia in scala 1:100.000. É collocata nel settore centro-occidentale della Piana Campana, a NE del distretto vulcanico dei Campi Flegrei, corrispondente alla fascia “esterna” flegrea. Il territorio comunale di Giugliano in Campania è parte integrante dell’area metropolitana partenopea, che conta circa 117.963 abitanti; si sviluppa a nord dei Campi Flegrei, con una superficie di 94 kmq, un’altitudine di 104 m s.l.m. e 97.000 abitanti; compreso tra l’Agro Napoletano e la Bonifica del Basso è circondato dalle colline di Marano a nord, dal Lago Patria a ovest e a sud giunge fino al litorale Domitio.

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Fig. 1 – Piano Regolatore Generale del comune di Giugliano (1985 - da Studio di Fattibilità 2009)

1.1. Lineamenti geologici La zona stabile rispetto ai fenomeni di subsidenza che interessano il Distretto Vulcanico Flegreo- Napoletano, è situata all’esterno del bordo nord-occidentale della “Caldera dei Campi Flegrei” formatasi in seguito a due collassi legati alle eruzioni dell’Ignimbrite Campana avvenuta circa 39.000 anni BP e del Tufo Giallo Napoletano, datata 15.000 anni BP (Fig. 2). La successione stratigrafica del sottosuolo è sostanzialmente costituita da terreni piroclastici sciolti, in giacitura primaria e rimaneggiata, talvolta umificati, composti dai prodotti delle eruzioni flegree appartenenti alla cosiddetta “Serie Urbana Recente” e subordinatamente vesuviane, degli ultimi 12.000 anni. Ad essi si intercalano depositi riferibili a fasi di rimaneggiamento e pedogenizzazione passanti in prossimità della fascia costiera a sedimenti di transizione, palustri e marini. Questa successione poggia sul substrato ascrivibile alla facies incoerente del Tufo Giallo Napoletano, 3° ciclo dell’attività vulcanica dei Campi Flegrei, caratterizzata da prodotti eruttati con meccanismo deposizionale da flusso piroclastico e distribuiti con spessori ridotti in aree medio-distali dalla città di Napoli. Dal punto di vista litologico il Tufo Giallo si presenta, in conseguenza del processo di zeolitizzazione post- deposizionale, in forma litoide semicoerente di colore giallo (cappellaccio) e incoerente di colore grigio

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(). Allontanandosi dalla zona centrale dei Campi Flegrei, la facies litoide diminuisce di spessore lasciando il posto alla facies incoerente, il cui spessore aumenta 1 (Fig. 3).

Fig. 2 - Carta morfostrutturale dell’area flegreo-napoletana in cui sono indicati i movimenti del suolo (da Orsi et al. 2004)

Fig. 3 - Stralcio della Carta Geologica in scala 1:100.000 – Foglio 183-184 – Napoli – Isola d’Ischia con indicazione dell’area di studio

1Bartoli, Palomba 2010, pp. 5-9.

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1.2. Inquadramento geomorfologico La pianura ubicata a sud del Volturno presenta oggi un profilo sostanzialmente piatto lievemente inclinato verso il mare (Fig. 4). Le ricerche geoarcheologiche condotte nella zona hanno mostrato che la morfologia dei luoghi in antico era varia e accidentata, con modesti rilievi che dovevano condizionare i drenaggi e i deflussi delle acque. Le bonifiche antropiche hanno nel tempo modellato e livellato le asperità, modificando di conseguenza le forme di occupazione del territorio e la viabilità. Ciò è dimostrato dai rinvenimenti archeologici intercettati a quote differenti in ragione delle ondulazioni degli antichi paleosuoli 2.

Fig. 4 - DTM dell’area del golfo di Napoli con indicazione dell’area oggetto del presente studio

1.3. Assetto idrogeologico La fascia costiera della Campania comprende distretti vulcanici e grandi pianure in cui affiorano essenzialmente depositi quaternari piroclastici ed alluvionali, il loro grado di permeabilità è molto variabile in relazione alla granulometria (Fig. 5).

2 Ruffo 2010, p. 142.

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Gli acquiferi sono interessati da una circolazione idrica sotterranea a più falde sovrapposte, derivanti dal susseguirsi di litotipi a diverso grado di permeabilità, alimentate dalla stessa sorgente nutrita da acque di infiltrazione diretta e dagli apporti laterali degli adiacenti massicci carbonatici (Monte Maggiore, Monti Tifatini, Matese, Monti di Durazzano). L’area Domizia in particolare è caratterizzata da una pianura che degrada dolcemente verso il mare, il cui reticolo

Fig. 5 – Schema idrogeologico della Piana Campana (da Corniello 1988) idrografico si contraddistingue per le opere antropiche di bonifica (Regi Lagni) realizzate in tempi storici e di recente. La presenza in superficie e nel sottosuolo, di materiali ad elevata permeabilità per porosità determina l’infiltrazione delle acque nel sottosuolo e la formazione di una copiosa falda sotterranea. In chiave idrogeologica, i litotipi presenti nel sottosuolo possono essere ascritti a tre differenti complessi, ciascuno con proprie caratteristiche di permeabilità: - Piroclastici e detriti alluvionali incoerenti con medio bassa permeabilità per porosità, a causa della presenza di una considerevole componente cineritica. - Tufi delle varie formazioni (grigio e giallo) con basso grado di permeabilità per porosità ed elevato per fessurazione, ma limitato nello spazio. - Lave e scorie, presenti in profondità in tutta l’area flegrea, caratterizzate da una buona permeabilità per porosità e fessurazione 3.

3 Studio di Fattibilità 2009, pp. 28-30.

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1.4. Analisi paesaggistica L’area ricade nell’unità di paesaggio “Pianura Campana a colture intensive” i cui caratteri essenziali sono: - terreno piano, fertilissimo, con una straordinaria intensità di colture variate con piante arboree ed erbacee; - fitto popolamento costituito da insediamenti sparsi sia radi che compatti che attualmente stanno progressivamente urbanizzando casualmente la campagna. I suoli sono costituiti da uno spesso mantello di tufi vulcanici che garantiscono un’elevata fertilità naturale con possibilità di colture redditizie. Il paesaggio è solcato da fossi e alvei anche antropici che drenano le acque superficiali e da pozzi che agevolano l’irrigazione dei campi. Attualmente svariate colture erbacee si accompagnano a quelle legnose; il paesaggio è sempre più o meno verdeggiante grazie alle fertilità dei suoli e al clima mite dell’inverno 4.

1.5. Aspetti naturalistici Le comunità vegetali che si sviluppano al limite della spiaggia sono caratterizzate da rade piante annuali quali il ravastrello o la lappola, il convolvolo e la santolina. Lungo il restrospiaggia, sulle dune di sabbia proliferano l’ammofila o lo sparto. Verso l’entroterra, in corrispondenza di un substrato ricco di humus si sviluppa la macchia mediterranea caratterizzata da timo, oleandro, corbezzolo, ginestra a cui sono associati Pino Aleppo, Pineastro, Leccio, Quercia da sughero, Roverella. Presso paludi e acquitrini si sviluppa la tipica vegetazione idrofila costituita da giunchi e cannucce di palude. Nelle zone meno umide, in assenza di acqua stagnante, in antico si sviluppavano boschi di salici bianchi, pioppi bianchi e neri, ontani napoletani, olmi e dove l’umidità si riduceva ulteriormente si potevano insediare boschi di leccio e macchia mediterranea. Le zone umide sono inoltre un ottimo rifugio per molte specie di avifauna stanziale, speci svernanti e migratorie che in esse trovano facile rifugio nei canneti e abbondanza di cibo (pesci, insetti, piante) 5.

4 Studio di Fattibilità 2009, pp. 30-33. 5 Studio di Fattibilità 2009, pp. 37-38.

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2. L’evidenza archeologica I dati raccolti negli anni utili alla ricostruzione dell’occupazione di quest’area in età antica non sono molti. Le uniche attestazioni sono costituite da rinvenimenti di età preistorica nei pressi dell’attuale via Madonna del Pantano, da materiali di facies Gaudo recuperati in alcune cave di pozzolana presso Masseria Spida e da depositi di asce del Bronzo Antico nell’area del Lago Patria, riferibili al “secondo orizzonte dei ripostigli” o alla fase di poco successiva 6. In età arcaica questa zona rientra nella paralia , la fascia costiera della Campania, sulla quale si estende la presenza greca e l’influenza della di Cuma. Per l’età romana invece si dispone di testimonianze archeologiche più consistenti 7.

2.1. L’Ager Campanus (Fig. 6)

Fig. 6 – L’Ager Campanus (da Istituto Italiano di Archeologia)

Alla fine del III sec. a.C. tutte le comunità presenti nell’area furono coinvolte dalle vicende della guerra annibalica in Campania. La conclusione del conflitto nel 211 a.C., con la debellatio di , determinò un nuovo assetto e una nuova forma del territorio rispetto al periodo precedente. Nel 194 a.C., la fondazione delle colonie costiere di Volturnum, Liternum e Puteoli rappresenta un’ulteriore riduzione del territorio

6 Adinolfi 1982; Bailo Modesti, Salerno 1998; Marzocchella 1979; Albore Livadie 1985; Albore Livadie 2005, p. 190. 7 Bartoli, Palomba 2010, pp. 10-11.

9 / 9 Interventi stradali per il collegamento della nuova Base NATO – Relazione archeologica pertinente la città di Capua. Nello stesso periodo saranno istituite le dieci praefecturae di Capua, , , Volturnum, Liternum, Puteoli, Acerrae, , , (Fest. L. 262). A partire dal II sec. a.C. la pianura campana è ormai pienamente romanizzata e dotata di strutture che dureranno anche nei periodi successivi. In quest’ambito è da segnalare la definizione di un articolato sistema stradale capace di collegare in maniera efficace i vari centri della piana, associato a tracciati minori e diverticoli di collegamento tra i principali assi stradali che dovevano completare il quadro delle percorrenze. La realizzazione delle strade si accompagna al disegno dei grandi catasti le cui tracce sono ancora percepibili nel territorio attuale. Questi interventi sono scanditi in un arco temporale che trae origine alla metà del II sec. a.C. quando si struttura l’ ager Campanus che sancisce l’annessione al demanio di Roma e la trasformazione in ager publicus di gran parte della fertile pianura. Interessò un ampio settore della piana sviluppata a sud del Volturno, inglobando i territori di Atella, Capua e in parte Casilinum , estendendosi a nord poco oltre il fiume Volturno, a sud oltre l’attuale città di Giugliano, a est fino al centro moderno di Maddaloni, a ovest oltre l’odierna Villa Literno 8. Tutta la pianura risultò regolarmente scandita con assi ortogonali con orientamento quasi perfettamente N-S (N-0° 40’ W), centurie quadrate di 20 actus (lati da 704 a 709 m) racchiudenti una superficie di circa 200 iugera (50 ettari). Dall’Ottocento è attivo un dibattito scientifico circa una discordante valutazione dei tempi di realizzazione della scacchiera agraria e sulla presenza di un’eventuale sovrapposizione di interventi ripetutisi nel tempo. Affidarsi alle fonti è comunque rischioso, ad esempio la notizia di una duplice assegnazione di terreni, di epoca sillana e di età cesariana, tramandata dal Liber Coloniarum (Lib. Col. Lach. 231) da cui dipende la tesi di una sovrapposizione sul terreno di due catasti successivi nel tempo, pressoché coincidenti nell’orientamento e nelle caratteristiche formali (Ager Campanus I e Ager Campanus II 9) è stata più volte confutata e mostra i limiti delle fonti 10 . All’interno del comune di Giugliano è possibile individuare alcuni allineamenti di strade che ricalcano lo schema della centuriazione dell’ Ager Campanus (Fig. 7): Corso Campano, Via Giardini, Via Santa Rita da Cascia e Via Marconi delimitano una centuria in cui sono anche visibili gli allineamenti che costituiscono la ripartizione della centuria in quattro parti 11 (Fig. 8).

8 Atlante 1989, tavv. VI-VIII; Quilici Gigli 2003; Quilici Gigli, Rescigno 2003; Quilici, Quilici Gigli 2004, pp.158-160. 9 Choquer et al 1987, D’Isanto 1993. 10 Ruffo 2010, pp. 198-204. 11 De Carlo 2010, pp. 7-8.

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Fig. 7 – Centuriazione Ager Campanus I (da Couquer – Vallat 1987)

Fig. 8 – Centro storico di Giugliano con indicazione della centurai superstite e delle sue ripartizioni interne (da De Carlo 2010)

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2.2. Liternum Nel luogo in cui fu dedotta la colonia di Liternum doveva esistere un insediamento di tipo paganico, attestato da tombe databili al IV-III sec. a.C. e dai resti di un tempio 12 . Alla fine del 197 a.C. fu approvata la proposta del tribuno della plebe C. Atinius (Liv. 32, 29, 3-4) di istituire la colonia civium Romanorum di Liternum con il trasferimento di 300 famiglie di coloni, a sostegno del vasto programma di Scipione di fondare delle coloniae maritimae lungo le coste campane e lucane, per presidiare e limitare le distribuzioni di ager publicus (probabilmente i tradizionali 3 iugeri a testa) 13 . La colonia fu dedotta nel 194 a.C. 14 dai triumviri Ti. Sempronius Longus, M. Servilius Geminus e Q. Minucius Thermus (Liv. 34, 45, 1-2) alla foce del fiume Volturni Liternique (Liv. 32, 29, 3) nel territorio tolto a Capua (Liv. 34, 45, 2), su un banco tufaceo in una zona paludosa e arenosa (Liv. 22, 16, 4) sulla sponda sinistra della Literna Palus (Stat. Silv. 4, 3 66), a controllo di un approdo fluviale-lagunare 15 , le cui strutture portuali, banchine e magazzini sono state localizzate probabilmente a nord ovest del foro 16 . Liternum era nota, già in antico, per il soggiorno di Scipione che nel 185 o 184 a.C. si ritirò dalla vita pubblica nel suo fondo liternino dove morì nel 183 a.C. (Liv. 38, 52, 1; 38, 53, 8; 45, 38, 7). La villa e il suo heroon 17 furono visitati fino all’epoca flavia da Livio (38, 56, 3), Seneca (ep. 86, 1) e Plinio (Nat. Hist. 16, 44; 16, 234). La villa, non lontano dal mare (Val. Max. 2, 10, 2), doveva avere l’aspetto di un fortilizio con turres , mura, una cisterna e un balneolum (Sen. ep. 86, 4); nel suo fondo Scipione coltivava personalmente (Sen. ep. 86, 5) olivi. Al tempo di Seneca e Plinio la villa e i fondi di Scipione erano proprietà del liberto Vetulenus Aegialus che vi produceva vino, olio (è celebrato per i nuovi metodi di coltivazione che associavano gli oliveti e i vigneti agli olmi), miglio e fave (Pli. Nat. Hist. 14, 49; Sen. ep. 86, 14-21). Alla fine del II – inizi I sec. a.C. fu realizzato un anfiteatro al di fuori della porta meridionale. La città fu danneggiata dalle scorrerie dei pirati prima del 67 a.C. fino a quando fu conferito a Pompeo l’incarico di risolvere il problema (Cic., de imp. Cn. , 12, 33; Plut., Pomp. 24, Flor., I, 41, 6); dalle guerre civili dell’età triumvirale e soprattutto da quella contro Sesto Pompeo che nel 38 a.C. devastò la flotta tra Formia e Cuma (Cass. Dio 48, 46, 1) e che rifugiò le bande di pirati al suo servizio presso la silva Gallinaria , sul litorale di Liternum (Strab. 5, 4, 4). Fonti di reddito per la colonia erano la pesca nel lago e la sabbia, fine e bianca, utilizzata per la produzione di prodotti in vetro, attestata presso le mura occidentali dell’abitato, lungo la riva del lago, dal rinvenimento di uno scarico, databile al I sec. d.C., di numerosi frammenti di contenitori in argilla di forma

12 Atti Taranto 1995, pp. 584-5. 13 Camodeca 1991, pp. 13-16; Salmon 1969, pp. 97-99. 14 Fu fondata insieme a Volturnum e Puteoli (Liv. 34, 45). 15 Esistente nel 215 a.C. quando il console Sempronius Gracchus spostò il suo esercito da presso Liternum per tenere sotto controllo il territorio di Capua, passata ad Annibale (Liv. 23, 35, 5). 16 Gargiulo 2007, p. 311. 17 Il famoso verso “ Ingrata patria, ne ossa quidem mea habes ” che sarebbe stato inciso sul sepolcro di Scipione fu probabilmente costruito da Valerio Massimo sulle parole di Livio 38, 53, 8: “ ne funus sibi in ingrata patria fieret ” (Camodeca 2010, p. 15).

12 / 12 Interventi stradali per il collegamento della nuova Base NATO – Relazione archeologica cilindrica con incrostazioni di blu alessandrino ( caeruleum ), verosimilmente usati come crogioli per la fusione del pigmento e la sua vetrificazione 18 . Nel 113-116 d.C. Liternum entra nel programma alimentare di Traiano e commemora l’avvenimento dedicando all’imperatore una statua nel foro. Nel II sec. d.C. è certificata una concentrazione di epigrafi pubbliche; all’età antonina si datano due statue rinvenute dietro la scena del teatro. Verso la metà del III sec. d.C. sotto Gordiano III, fu ristrutturato un edificio monumentale del foro. Dalla sua iscrizione si deduce che Liternum a quel tempo era una colonia imperiale ( Augusta Literninorum ). Le dediche pubbliche nel foro a Caracalla nel 212-3 e nel 258-260 al figlio di Gallieno, Cesare Salonino testimoniano l’attenzione dell’ordo cittadino alle vicende del potere imperiale. Prova della pratica di culti orientali sono il sacello per riti iniziatici per il culto della Mater Deum e la statua di Artemide Efesia rinvenuta nel teatro 19 . La città nel tardo impero è ancora vitale, sono documentati restauri e interventi di manutenzione al teatro, all’anfiteatro e al balneum Veneris , restaurato nel IV sec. d.C. Aree dell’abitato probabilmente abbandonate, in questo periodo sono destinate a necropoli: presso il limite occidentale della città è attestato un enchytrismos 20 , nell’angolo S-O del foro sono state rinvenute delle tombe “alla cappuccina” 21 e tombe tarde si ritrovano presso il Capitolium e nel teatro 22 . A causa delle scorrerie barbariche e del crescente impaludamento dell’area nel V-VI sec. d.C. l’abitato è quasi completamente abbandonato. Papa Pelagio I (556/561) nell’epistola 22 del 558-9 cita l’ ecclesia Liternina o Patriensis 23 , a riprova che per un periodo Liternum fu sede vescovile. La diocesi liternina però è già scomparsa nella seconda metà dell’VIII sec. quando il vescovo di Napoli Stefano II trasla da Liternum a Napoli le reliquie di S. Fortunata 24 , forse conservate nella piccola basilica paleocristiana scavata nel 1933 in località Varcaturiello lungo la via Domitiana , appena a sud della città. La zona di Patria 25 fu per secoli dominata da acquitrini e malaria, nel 1343 il Petrarca non poté raggiungere Literno per vedere la tomba di Scipione invece vi riuscì, nel 1526 o 36, L. Alberti. La situazione fu affrontata dapprima con le bonifiche vicereali dei Regi Lagni (antico Clanis ) condotte dall’architetto D. Fontana, poi nel primo Ottocento con quelle borboniche e infine negli anni ’30 del 900 con gli appoderamenti dell’Opera Nazionale Combattenti, che risolsero definitivamente il problema dell’impaludamento 26 .

18 Gargiulo 1998, pp. 61-65; Gargiulo 2002, pp. 205-206; Gargiulo 2008, p. 42. 19 Gargiulo 2008, pp. 24-25. 20 Gargiulo 2008, p. 53. 21 Atti Taranto 2003, p. 894. 22 Chianese 1936. 23 Calvino 1969, p.73 s. 24 Calvino 1969, pp. 111-118. 25 Gli antiquari napoletani facevano risalire il nome Patria dalla presunta scoperta di un frammento dell’epigrafe sepolcrele di Scipione. Secondo Silvestri il nome potrebbe derivare dalla reinterpretazione di Latria con il significato di paludoso, argilloso designativo della Literna Palus. 26 Camodeca 2010, pp. 25-26.

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Il sito di Liternum fu definitivamente dimenticato 27 tanto che l’antiquaria napoletana 28 era convinta che la colonia fosse da ubicare presso il villaggio di pescatori a Torre di Patria e la villa di Scipione fosse da ricercare presso vico di Pantano, oggi Villa Literno. Nel 1885 in occasione dell’impianto di una vigna in proprietà D’Antona fu rinvenuta un’epigrafe pubblica della colonia e del sito della città, nei pressi di un tratto di una via antica basolata 29 . Dal 1930 al 1936 furono condotti degli scavi sistematici finalizzati al ritrovamento della villa e della tomba di Scipione, iniziati in occasione del bimillenario augusteo, a cura dell’ispettore onorario G. Chianese per conto del Soprintendente A. Maiuri. Dall’esplorazione venne alla luce l’intero foro; il Capitolium tetrastilo su alto podio situato lungo il lato occidentale del foro, databile al periodo della fondazione (194 a.C.); la Basilica a navata unica con semicolonne, posizionata a sud del Capitolium , di età repubblicana; il teatro risalente al periodo imperiale e numerose tabernae disposte sui tre lati porticati della piazza (Figg. 9-10). Il Chianese individuò inoltre un tratto di circa 300 m delle mura occidentali parallele alla sponda sinistra del Canale Patria, aventi un rifacimento più esterno databile all’età imperiale, rilevato in un tratto intercettato nel 1995 30 e probabilmente la porta settentrionale della città. Dal dopoguerra al 1990 non furono più effettuate indagini presso il sito, fatta eccezione per un saggio aperto nel 1956 in proprietà Di Nardo (ex D’Antona) nella metà meridionale della città romana, in cui furono rinvenuti alcuni frammenti di epigrafi, di marmo colorato e un tratto della necropoli con tombe di tufo e uno scavo effettuato negli anni ’60 del 900 dalla International Society della NATO nell’area delle tabernae lungo il lato nord del foro, durante il quale fu recuperata un’epigrafe funeraria protoimperiale. Dagli anni ’90 del 900 ad oggi la Soprintendenza Archeologica ha ripreso una regolare attività di esplorazione e tutela del territorio anche se in una situazione compromessa dall’espansione edilizia. Negli ultimi vent’anni sono stati individuati nella zona a nord-ovest del foro, presso il canale di foce che collega il lago Patria al mare, degli ambienti con pavimenti mosaicati, marmi e decorazioni pittoriche da riferire a delle strutture termali pubbliche o ad una ricca domus , collocabili in un arco cronologico compreso tra il I e il V sec. d.C. Più a nord, a ridosso delle mura occidentali, dei probabili magazzini di età repubblicana ubicati nella zona portuale sorreggevano con poderose volte un’area sacra databile al II sec. a.C., delimitata da un porticus triplex aperto verso il lago, con sul lato settentrionale un piccolo tempio su podio probabilmente realizzato al di sopra di un tempio arcaico, di epoca assai precedente alla colonia 31 . Nell’angolo SO del foro è stata rinvenuta parte dell’antica pavimentazione in lastre di tufo e nel lato nord sono stati indagati gli ambienti forse commerciali prospicienti un asse viario perpendicolare alla Domitiana 32 . Alle spalle del foro è indiziata la presenza di un asse viario parallelo alla Domitiana 33 mentre

27 Camodeca 2010, pp. 26-29. 28 Pratilli 1745, pp. 184-185; Carletti 1787, pp. 285-288. 29 Avena 1885, p. 82. 30 Atti Taranto 1995, p. 584. 31 Atti Taranto 1995, pp. 584-5. 32 Atti Taranto 2003, p. 894. 33 Gargiulo 2008, p. 12.

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200 m a sud del foro presso l’ex Hotel Le Palme sull’attuale via Domitiana sono stati individuati i resti di: due insulae delimitate da strade urbane inquadrabili al momento dell’impianto della colonia; un grande edificio probabilmente pubblico di I-II sec. d.C.; abitazioni e botteghe in vita fino al tardo impero. A 30 m sono stati portati alla luce i resti di un canale fognario che attraversa una strada in direzione E-O, obliterato alla fine del III sec. d.C. 34 100 m più a sud del foro sono stati esplorati gli ambienti di un quartiere meridionale impiantato nel II sec. a. C. e occupato da officine artigiane in età tarda 35 . Ad est dell’anfiteatro e a sud dell’abitato sono sistemate le necropoli ad inumazione: circa 160 tombe del tipo a cassa, alla cappuccina, ad enchytrismos databili tra la seconda metà del II e il III sec. d.C. 36 Una necropoli monumentale è stata localizzata poco più a sud lungo il tracciato della Domitiana , da essa proviene la funeraria di Dexia Rufa di età giulio-caludia. In località Spasaro, sul lago, in una zona di confine tra la Literna Palus e l’ Ager Campanus è stato scoperto un edificio con piscina databile all’epoca della fondazione della colonia grazie alla tecnica muraria a telaio e alla presenza di ceramica campana A, è stato identificato con un santuario italico probabilmente legato ad un culto ctonio, segnalato dalla presenza di ex voto riproducenti vitelli 37 (Fig. 11).

Fig. 9 – Rilievo assonometrico del Foro redatto dalla Soprintendenza Archeologica (da Di Fraia 2012)

Fig. 10 – Il Parco Archeologico di Liternum

34 Gargiulo 1999, p. 161; Atti Taranto 1994, p. 690. 35 Atti Taranto 2006, p. 246. 36 Gargiulo 2008, pp. 42-52. 37 Atti Taranto 2007, p. 814; Gargiulo 2008, p. 13.

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Fig. 11 – Ricostruzione dell’antica colonia di Liternum e del territorio circostante

2.3. Il territorio liternino Intorno al II sec. a.C. la fascia costiera doveva essere sabbiosa e palustre (Liv. 22, 16, 4; Val. Max. 5, 3, 2b; Stat. Silv. 4, 3, 66; Sil. It. 7, 278; Sil. It. 6, 653-4), il territorio verso l’interno, invece, non molto ampio, doveva essere sfruttato per la produzione agricola, almeno di olio e vino; ad esso erano connesse numerose villae . Nel 63 a. C. il territorio di Liternum è incluso nella proposta di legge agraria di P. Servilio Rullo che prevedeva distribuzioni fondiarie per la plebe (Cic., de lege agr. 2, 25, 66). Anche il console C . Claudius Marcellus , primo marito di Ottavia aveva una villa a Liternum , nel 49 a.C. vi ospitò Servio Sulpicio Rufo che da Minturnae era diretto a Cumae (Cic., Att. 10, 13, 2, del 7 mag. 49). Villae produttive, non lontano dal mare, sono state rinvenute nell’immediato suburbio orientale della colonia, in località Pagliarone 38 e in località Torre Magna 39 ; il primo impianto è riferibile all’età repubblicana ma hanno continuità di vita fino al tardo impero 40 . I due stanziamenti dovevano essere collegati da un percorso viario orientato SO-NE, coincidente con un’attuale strada interpoderale, lungo il quale sono state

38 Atti Taranto 2007, pp. 812-813. 39 Gargiulo 2008, p. 13. 40 Camodeca 2010, pp. 16-17.

16 / 16 Interventi stradali per il collegamento della nuova Base NATO – Relazione archeologica rinvenute numerose tombe a cassa a riprova della sua origine preromana e della sua prosecuzione a N-E oltre l’asse stradale N-S (attuale Via Madonna del Pantano) in direzione della Via Consolare Campana 41 . Non è possibile definire con precisione l’estensione del territorio di Liternum in età imperiale (Fig. 12). A nord confinava con Volturnum anche se non doveva estendersi fino all’attuale Villa Literno (in antico Vico di Pantano) in cui era presente un vicus forse il vicus Feniculensis . A sud doveva confinare con Licola e Cumae 42 forse in corrispondenza di Hamae , sede di un santuario prima etrusco e poi italico in cui si svolgevano i culti preposti alla Magna Mater ; più problematico è individuare il confine verso l’ ager Campanus ubicabile presso la direttrice – Villa Literno 43 , o in alternativa al tracciato stradale di Madonna del Pantano che seguendo un orientamento N-S potrebbe essere identificato in una citazione del Chronicon Volturnense con la via Vicana quae ad Cumas pergit 44 . Anche se gli insediamenti liternini sembrano ricadere all’interno di una maglia centuriale regolare, ricostruibile da labili tracce, è probabile che questa zona marginale della piana non sia stata interessata dalla principale limitatio dell’ ager Campanus ma strutturata con un catasto autonomo 45 .

Fig. 12 – Il territorio di Liternum in età imperiale (da Camodeca 2010)

41 Ruffo 2010, p. 250. 42 Dal luogo di rinvenimento di due iscrizioni funerarie di II-III sec. con personaggi certamente legati a Liternum (CIL X 1882, CIL X 2426). 43 Camodeca 2010, pp. 18-20. 44 Gargiulo 2002. 45 Ruffo 2010, p. 250.

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2.4. La via Domitiana (Fig. 13) Grandi lavori di bonifica e irreggimentazione delle acque furono eseguiti negli ultimi anni di Nerone, tra il 65 e il 68 d.C., in funzione dell’ambizioso progetto di collegare il Portus Iulius di Puteoli e la foce del Tevere, verosimilmente il porto di Ostia, mediante un ampio canale largo tra i 60 e i 65 m (200-220 piedi) e lungo 160 miglia, denominato Fossa Neronis , sfruttando le lagune costiere di Lucrino e dell’Averno; l’opera fu poi abbandonata da Vespasiano 46 . Alcuni tratti del canale sono ben visibili nel settore meridionale dove è possibile ricostruire il suo percorso: procedendo da nord attraversava il Volturno passando a ovest di Volturnum , rientrava leggermente verso l’interno e costeggiava a ovest la Literna Palus ; tagliando l’istmo tra il lago e il mare passava a est di Liternum e procedeva verso Cumae 47 . Molte di queste opere, parte dell’argine interno che doveva prevedere un camminamento di servizio replicato lungo l’argine opposto, furono utilizzate per costruire la via Domitiana , lastricata a partire dal 95 d.C. (Dio Cass. 67,14,1). La strada migliorò i collegamenti con l’area flegrea. Doveva in ogni caso trattarsi di un tracciato preesistente, probabilmente di origine protostorica che sin dall’epoca arcaica aveva il compito di collegare i santuari del Lazio meridionale e della Campania settentrionale identificabile con un battuto stradale, ampio circa 3 m, con segni di carriaggi, intercettato a nord di Liternum e del canale Patria con orientamento N-S48 .

Fig. 13 – Il tratto dell’antica Via Domitiana all’interno del parco archeologico di Liternum

46 Camodeca 1997, pp. 198-199. 47 Ruffo 2010, pp. 250-252. 48 Gargiulo 2007.

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La strada larga 4,5 m (15 piedi) si staccava dall’Appia presso le Aquae Sinuessanae (moderna località Vagnole o Levagnole) e attraversava interamente la colonia di Liternum in senso N-S. Venendo da Cumae , lambiva la necropoli, l’anfiteatro, entrava in città, attraversava il foro e dopo circa 200 m usciva dalla porta settentrionale, valicava il canale Lago Patria in località Ponte del Diavolo (Fig. 14), con un ponte di cui rimane un pilone (la cosiddetta Pietra Alta) e attraversava una zona fortemente paludosa 49 e pericolosa 50 . A nord del ponte un edificio in opera mista sembra suggerire la presenza di una stazione di sosta a ridosso del punto di attraversamento fluviale mentre la costruzione di un ambiente sulla parte ovest del basolato attesterebbe il disuso di questo tratto in età tarda 51 .

Fig. 14 – Località Ponte del Diavolo con ricostruzione dell’attraversamento della Via Domitiana su IGM (da camodeca 2010) e vista dall’alto della stessa località oggi (da Google Earth)

49 Gargiulo 2007. 50 Agli inizi del II sec. d.C. sono ancora necessari interventi repressivi nei confronti dei briganti che vivevano nella pineta Gallinaria visto che il suo attraversamento costituiva un passaggio obbligato per arrivare da Sinuessa nei Campi Flegrei (Camodeca 2010, pp. 21-22). 51 Gargiulo 2007.

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2.5. Il Lago Patria (Figg. 15-16)

Figg. 15 -16 – Il Lago Patria: vista dall’alto e particolare

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Antica Literna Palus (Val. Max. 5, 3, 2; Stat. 4, 4, 28; Sil. 7, 278), ubicata nel territorio comunale di Giugliano (NA), rappresenta una delle più importanti zone umide della fascia costiera campana a pochi chilometri a sud della foce del fiume Volturno, lungo il litorale della piana campana tra la linea di costa e la Via Domitiana . Si tratta di una piccola laguna costiera salmastra forse di origine vulcanica, dalla pianta vagamente triangolare, ricadente nel comprensorio di bonifica del bacino inferiore del Volturno con una supeficie di 200 ettari circa 52 , lunga circa 2 Km e con una larghezza massima di circa 1,5 km e una profondità da 1,5 a 3 m (al centro del lago). Comunica con il mare attraverso un canale di foce a forma di imbuto lungo circa 1,5 km, profondo da 0,60 a 1 m; nel tratto terminale a 80 m dalla battigia e per circa 400 m, le sponde sono protette da banchine in calcestruzzo fondate su pali. Per effetto delle mareggiate, non essendo protetto da paratie, il canale tende a insabbiarsi. A circa 250 m dallo sbocco in mare si dirama il vecchio canale di foce che corre parallelamente alla costa per circa 2 km. La laguna è interessata da numerosi apporti di acque dolci: “Cavone Amore” che convoglia le acque pluviali di scarichi provenienti dalla zona a nord est della laguna; canale “Vena”, collettore di acque scolanti sollevate da un’idrovora a nord ovest del lago; acque dolci o debolmente salmastre sulla costa orientale in cui sfociano alcuni rigagnoli e tre sorgenti di acque dolci più a sud provenienti dal terrazzo tufaceo flegreo. Lungo le sponde del canale di foce fino al mare e lungo la costa sud orientale il lago s presenta fortemente urbanizzato mentre la parte restante del territorio è costituita da terreni coltivati e non. La zona è caratterizzata dalla seguente successione stratigrafica: - Limi sabbio-argillosi scuri presenti nell’ambiente di transizione - Sabbie e sabbie limose pertinenti la spiaggia sommersa e il sistema dunare costiero - Cineriti lapilliche, sabbie e paleosuoli dei depositi continentali e marini inferiori - Cineriti grigie scoriacee e tufo grigio a tratti compatto ascrivibile alla formazione vulcanica del Tufo Grigio Campano 53 . In passato il lago si estendeva oltre i suoi limiti attuali configurando un’ampia zona paludosa che fu bonificata a partire dal 1600 mediante un mirato sistema di regimentazione delle acque che deviò il canale Clanis . Esso in antico sfociava nel lago, così come si evince dal dettaglio dalla carta del cartografo olandese Blaeu (1645-1665) riguardante il Basso e Medio Volturno, dal litorale fino al Lago Patria (Fig. 17). Importante per la visione complessiva dello stato dell’arte della bonifica dei Regi Lagni in età vicereale è la carta realizzata con inchiostro acquerellato nel 1615 attribuita a Mario Cartaro e voluta dalla Commissione dei Regi Lagni. In essa è rappresentato il golfo dal Volturno alla foce del Sarno e sono rimarcate le aree di esondazione del fiume Clanio e del Lago Patria (Fig. 18).

52 Si raggiunge questa superficie includendo anche la parte meridionale dei canali di foce. 53 Studio di Fattibilità 2009, pp. 33-34.

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Fig. 17 - Da Willem Janszon Blaeu: Terra di Lavoro olim Campania Felix da Theatrum Orbis Terrarum, sive Atlas Novus in quo Tabulae et Descriptiones Omnium Regionum, Amsterdam, 1645-1665

Fig. 18 – M. Cartaro, Carta della bonifica dei Regi Lagni, 1615 (da Fiengo 1988)

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2.6. Il litorale Domizio (Fig. 19) Basso e sabbioso, compreso tra la foce del Volturno ad ovest e il lago Patria a est, con uno sviluppo complessivo di circa 50 chilometri; è stato interessato nel tempo da interventi antropici (dal secondo dopoguerra sono stati realizzati insediamenti abitativi senza alcuna normativa o programmazione urbanistica) che hanno comportato fenomeni erosivi dell’arenile e delle dune. La cartografia storica documenta le varie fasi di trasformazione del territorio retrostante le dune che attraverso opere di bonifica (secoli XVIII e XX – i Regi Lagni rete di bonifica inaugurata dai viceré spagnoli nel 1610, continuata in epoca borbonica e ripresa durante la prima metà del secolo scorso, con lo scopo di raccogliere le acque piovane e sorgive e di convogliarle dalla pianura a nord di Napoli, per oltre 56 km, da verso ,e e quindi al mare, tra la foce del Volturno e il Lago Patria) e grazie alle attività produttive ha perso le caratteristiche di acquitrino e zona umida (oggi presente solo nell’oasi Variconi) e lascia posto ad una pineta, ormai elemento caratterizzante del litorale 54 .

Fig. 19 – Il litorale Domitio (vista dall’alto)

54 Il Litorale Domizio in Le coste “sensibili” di Italia Nostra. Rapporto sul paesaggio costiero regione per regione. Libro bianco di Italia Nostra sulle coste italiane, 2010, pp. 19-20.

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3. La Base NATO Il Quartier Generale dell’Europa meridionale della North Atlantic Treaty Organization è stato trasferito alla fine del 2012 da Bagnoli, in cui era localizzato da 59 anni, a Lago Patria a causa dei mutamenti nel ruolo operativo della NATO e per l’esigenza di disporre di un comando improntato a maggiore razionalità. Il sito, di ultimissima generazione, moderno, adattabile e sicuro è noto come “Lago Patria”, ha preso il nome della frazione del comune di Giugliano in cui è stata realizzata la nuova struttura, già predisposta per future espansioni 55 . La scelta del luogo, offerto dal Ministero della Difesa, è stata dettata dalla volontà di trasformare dal punto di vista morfologico e socio-economico un territorio problematico, grazie all’arrivo di circa 2.500 persone e alla realizzazione di nuove infrastrutture con ricaduta sull’indotto occupazionale, scuole internazionali e impianti sportivi (Fig. 20). Sei edifici realizzati con tecnologie industrializzate, sono stati disposti secondo un accurato ritmo geometrico andando a costituire una cittadella che copre un’area di circa 86.000 mq 56 (Fig. 21).

Fig. 20 – Il comando N.A.T.O. nell’ambito dei progetti previsti per la riqualificazione del territorio di Giugliano (da Studio di Fattibilità 2009)

55 Lago Patria, il nuovo comando della NATO – https://byebyeunclesam.wordpress.com/2012/11/26/lago-patria-il- nuovo-comando-della-nato/ 56 La NATO a Lago Patria - https://napolitans.corrieredelmezzogiorno.corriere.it/2010/11/02/la_nato_a_lago_patria/

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Fig. 21 – Il comando N.A.T.O.: vista dall’alto, ingresso e panoramica

4. Il quadro vincolistico Nella zona esaminata sono presenti vincoli paesaggistici e archeologici. Dal punto di vista paesaggistico ricadono nel territorio comunale 6 riserve naturali, 2 parchi regionali e 1 nazionale. il Lago Patria è individuato come Sito di Interesse Comunitario proposto (pSIC) in base alla Direttiva 92/43/CEE “Habitat” (IT8030018), è inserito nella rete “Natura 2000” e a livello regionale nella Riserva

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“Lago di Falciano – Foce Volturno – Costa di Licola”. È tutelato dalla Convenzione di Ramsar della Comunità Europea come zona umida di importanza internazionale 57 . I vincoli archeologici sono invece stati apposti sulla zona scavata e musealizzata dell’antica colonia di Liternum e presso gli insediamenti rurali intercettati in località Torre Magna e Masseria Pagliarone.

5. Le aree di intervento: tipologia e caratteristiche È possibile racchiudere l’insieme delle attività da svolgersi sugli assi viari oggetto del presente progetto in tre principali tipi di intervento: adeguamento, completamento e riqualificazione. Mentre nel caso delle arterie stradali previste per lo svincolo della SS7 Quater e forse in corrispondenza dell’accesso alla Base NATO si tratta di realizzazioni da eseguirsi ex novo . Ciascun intervento è stato classificato con un numero di categoria: CAT 1 ADEGUAMENTO VIA LAGO PATRIA CAT 2 NUOVO SVINCOLO DELLA SS7 QUATER CON VIA MADONNA DEL PANTANO CAT 2 B ADEGUAMENTO MADONNA DEL PANTANO CAT 3 CONNESSIONE TRA VIA STAFFETTA E VIA SIGNORELLE A PATRIA CAT 4 VIABILITA' ACCESSO ALLA BASE NATO

6. Indagini geo-archeologiche preliminari e in corso d’opera Dall’analisi dei dati esaminati è evidente che il territorio in esame è ricchissimo di evidenze, inquadrabili dall’età preistorica all’età tardo antica e oltre. Sostanzialmente presenta una vocazione agricola, anche se le numerose vie di comunicazione che lo solcano mettendo in contatto tra loro le più importanti città della Campania fa intuire che in passato doveva svolgere un ruolo di snodo e di collegamento soprattutto tra il Lazio meridionale e la Campania settentrionale. A parte la presenza della colonia di Liternum, l’agro circostante era costellato di numerosi insediamenti produttivi che beneficiavano della fertilità del suolo, della facilità dei collegamenti e della vicinanza ad una colonia marittima. Il progressivo impaludamento dell’area costiera dovette rendere impraticabili questi luoghi tanto da costringere la popolazione, in epoca storica, a spostarsi altrove. Sulla base delle considerazioni vulcanologiche, stratigrafiche, morfologiche e storico-archeologiche esposte sopra, visto l’alto potenziale archeologico della zona e tenuto conto delle diverse tipologie di interventi da effettuarsi, sono state previste tre tipi di operazioni: - nel caso di scavi e sbancamenti funzionali all’adeguamento delle strade, alla costruzione di rotonde, alla realizzazione di sottoservizi (acque bianche, illuminazione) per le CAT 1, 2B, 3 da eseguirsi su Via Madonna del Pantano e Via Lago Patria e comunque in ogni altra situazione di scavo e in

57 ENEA Sezione PROT-IDR 2002, pp. 1-13

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qualsiasi punto del progetto (scavo a sezione obbligata su Via Madonna del Pantano, Via Staffetta, Via Domitiana, Via Lago Patria, su tutte le rotonde e nuovo ingresso alla base NATO) si prevede il controllo archeologico in corso d’opera. - Per la CAT 2, preventivamente alla realizzazione del nuovo svincolo SS7 Quater (arteria stradale) e in prossimità della realizzazione di fondazioni profonde per la costruzione degli appoggi del viadotto, sono stati programmati n° 45 sondaggi stratigrafici , da eseguirsi a rotazione a carotaggio continuo, fino ad una profondità media di circa 10 m dal piano campagna. Sono stati disposti ad una distanza regolare, con interasse di 40 m, lungo tutto il percorso della costruzione ex novo . - Vista la presenza nelle vicinanze di evidenze archeologiche si ritiene opportuno pianificare, nella stessa zona - CAT 2 NUOVO SVINCOLO DELLA SS7 QUATER CON VIA MADONNA DEL PANTANO - un saggio archeologico stratigrafico delle dimensioni di almeno 12x12 m e approfondito fino allo sterile archeologico, fissato indicativamente a circa 5 m di profondità dal piano di campagna. - Un eventuale secondo saggio può essere inoltre predisposto in seguito all’analisi geo-archeologica delle carote stratigrafiche, qualora vi fosse qualche evidenza archeologica rilevante.

In questa sede si ribadisce che le indagini proposte andranno preventivamente concordate con il responsabile di zona della Soprintendenza competente e dunque potrebbero subire delle modificazioni.

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DOTT.SSA DANIELA CITRO

ARCH. EMILIO CASTALDO

CONCORRENTE OPUS COSTRUZIONI S.P.A . ARCHIVOLTO s.r.l. ABSIDE S.r.l . (CAPOGRUPPO) (MANDANTE) (MANDANTE)

PROGETTISTI INGEGNERIA E HMR INFRASTRUTTURE SAICO INGEGNERIA S.r.l. DOTT. GEOL. GIUSEPPE SVILUPPO s.r.l. S.r.l. (CAPOGRUPPO) REGA (MANDANTE) (MANDANTE) (MANDANTE)

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