Enza Russo, Il Registro Contabile Di Un Segretario Regio Della Napoli
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View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk brought to you by CORE provided by Repositori d'Objectes Digitals per a l'Ensenyament la Recerca i la... Enza Russo Il registro contabile di un segretario regio nella Napoli aragonese siècles Reti Medievali Rivista, 14, 1 (2013) <http://rivista.retimedievali.it> ??????????????????????????????????????????????. ?????????????????????????? a cura di ??????????????????????????????? Firenze University Press 1 Reti Medievali Rivista, 14, 1 (2013) <http://rivista.retimedievali.it> ISSN 1593-2214 © 2013 Firenze University Press DOI 10.6092/1593-2214/356 Il registro contabile di un segretario regio della Napoli aragonese di Enza Russo 1. Antonello Petrucci Qualche anno fa, in un contributo sull’importanza acquisita alla corte napoletana dalla figura del segretario regio in epoca aragonese, è stato messo a fuoco, grazie a eloquenti fonti documentarie e letterarie, l’autorevole ruolo politico assunto da Antonello Petrucci fin dai primi anni della dominazione ferrandina1, sebbene la collocazione periferica del Regno di Napoli non ne abbia favorito un’analisi comparativa con l’esperienza dei segretari di altre monarchie europee. Nato a Teano da una modesta famiglia di contadini, il Petrucci si era formato ad Aversa (di qui la denominazione di Antonello di Aversa) presso il notaio Giovanni Ammirato, il quale, colpito dalla precocità del suo ingegno, lo presentò a Joan Olzina, uno dei segretari del re di Napoli Alfonso V d’Aragona (1443-1458), che lo introdusse nella scrivania regia2. Ben presto ottenne altri uffici: nel 1455 fu nominato sigillatore del grande sigillo pen- 1 G. Vitale, Sul segretario regio al servizio degli Aragonesi di Napoli, in «Studi storici», 49 (2008), 2, pp. 293-321. 2 Per una biografia dettagliata del Petrucci si veda L. Volpicella, Note biografiche, in Regis Ferdinandi primi instructionum liber: 10 maggio 1486-10 maggio 1488, Napoli 1916, pp. 398- 404). Per un approfondimento sul suo coinvolgimento nella congiura che i baroni del Regno ordirono contro Ferrante nel 1484 si veda E. Scarton, La congiura dei baroni del 1485-87 e la sorte dei ribelli, in Poteri, relazioni, guerra nel regno di Ferrante d’Aragona. Studi sulle corrispondenze diplomatiche, a cura di F. Senatore e F. Storti, Napoli 2011, pp. 213-290; rimangono comunque importanti i seguenti lavori: La Congiura de’baroni del regno di Napoli contra il re Ferdinando I, a cura di S. D’Aloe, Napoli 1859; Per la storia della congiura dei baroni: documenti inediti dell’archivio estense, 1485-1487, a cura di G. Paladino, Aquila 19252; La congiura de’ baroni del Regno di Napoli contra il re Ferdinando primo e gli altri scritti, a cura di E. Pontieri, Napoli 1964. Reti Medievali Rivista, 14, 1 (2013) <http://rivista.retimedievali.it> 415 [2] Enza Russo dente, il massimo strumento di autenticazione dei documenti emessi da e per conto del re, e poi percettore dei connessi diritti, nonché conservatore dei re- gistri della cancelleria regia. Ma l’ascesa più significativa del Petrucci si col- loca nella fase iniziale del regno di Ferrante (1458-1494), il quale, dopo aver- gli riconosciuto le cariche conferitegli dal padre, lo nominò segretario e ne fece uno dei personaggi eminenti del suo entourage3. Formalmente addetto alla redazione e registrazione della corrispondenza del re, di fatto, in virtù della fiducia e della familiarità di cui godeva presso il sovrano, era impiegato nelle attività più disparate, svolgendo anche funzioni di grande responsabi- lità. Pertanto non sorprende che, in anni cruciali della guerra di successione che investì il Regno di Napoli poco dopo la scomparsa di Alfonso, Ferrante lo incaricasse di svolgere, sul campo di battaglia, attività di cassa per suo conto4. Estendendo così le sue competenze anche all’ambito dell’amministra- zione finanziaria, tra il 14 giugno del 1462 e il 16 novembre dell’anno succes- sivo il Petrucci riportò in un registro, da un lato, le entrate della corona per- venute nelle sue mani, dall’altro, le spese che contestualmente effettuava5. Il testo non è pervenuto fino a noi ma il suo contenuto fu trascritto all’interno di una quietanza che la Regia Camera della Sommaria, il supremo organo di controllo finanziario del Regno, rilasciò al Petrucci nel 1467, dopo aver vagliato il registro, definito liber pecuniarum6. L’atto liberatorio ratifi- 3 A meno di un mese dalla morte del Magnanimo, il cortigiano Fermano Antici da Recanati poteva già osservare in una lettera al fratello: «questo signore non fa contu de segretario nullo se non de taliani, et de taliani non ci è altri che facia faciende che Mase de Jerifalco et Antonello de Aversa» (Dispacci sforzeschi da Napoli, a cura di F. Senatore, vol. 2, Salerno 2004, p. 43, nota 12). Il Petrucci ricoprì anche uffici temporanei, come quello di guardiano dei porti, di notaio della credenza della dogana di Napoli, di presidente della Camera della Sommaria (1460), di luogotenente del Gran Cancelliere (1462). Con l’acquisto di vasti possessi feudali, entrò nei ranghi del grande baronaggio regnicolo. Il Volpicella ne ha ricostruito anche il patrimonio immobiliare napoletano grazie agli atti, oggi distrutti, della vendita dispostane da Ferrante in seguito all’arresto (L. Volpicella, Confisca e vendita dei beni di Antonello de Petruciis e Francesco Coppola conte di Sarno, rei di lesa maestà, in «Archivio storico per le province napoletane» [d’ora in poi «ASPN»], 15 [1890], pp. 647-653). 4 Per la legittimazione della successione di Ferrante al trono si vedano G. Galasso, Il Regno di Napoli. Il Mezzogiorno angioino e aragonese (1266-1494), in Storia d’Italia, diretta da G. Galasso, vol. 15, Torino 1922, pp. 92-97, ed E. Pontieri, L’eredità napoletana di Alfonso il Magnanimo, in Pontieri, Per la storia del Regno di Ferrante I d’Aragona re di Napoli. Studi e ricerche, seconda edizione riveduta e accresciuta, Napoli 1969, pp. 51-58. 5 L’inizio della compilazione del registro coincide con la rimobilitazione delle truppe aragonesi dopo il ricovero invernale, per dare inizio alla seconda campagna di guerra in Capitanata, ancora controllata dagli Angioini (F. Senatore e F. Storti, Spazi e tempi della guerra nel Mezzogiorno aragonese. L’itinerario militare di re Ferrante [1458-1465], Salerno 2002, p. 238). Non è possibile stabilire se e in quale misura abbia influito sull’interruzione dell’incarico del Petrucci la morte di uno dei più strenui oppositori di Ferrante, il potente principe di Taranto Giovanni Antonio Del Balzo Orsini, avvenuta proprio il 16 novembre del 1463, quando cominciò a diffondersi la sensazione che presto la guerra sarebbe finita (cfr. Dispacci sforzeschi da Napoli, vol. 5, a cura di E. Catone, A. Miranda e E. Vittozzi, Salerno 2009, pp. 508-510). 6 Per uno studio organico sul funzionamento e le competenze della Sommaria nel quadro dell’apparato amministrativo regnicolo si veda R. Delle Donne, Burocrazia e fisco a Napoli tra XV e XVI secolo. La Camera della Sommaria e il Repertorium alphabeticum solutionum 416 Reti Medievali Rivista, 14, 1 (2013) <http://rivista.retimedievali.it> Il registro contabile di un segretario regio [3] cava sinteticamente anche l’approvazione dei conti contenuti in altri tre regi- stri presentati dal Petrucci in Sommaria, relativi alla sua carica di percettore dei diritti del grande sigillo e dei giudici e maestri giurati del Regno7: segnatamente, il primo riguardava la Va indizione del ciclo corrente (1457- 1458), che coincise grosso modo con l’ultimo anno di vita del Magnanimo8; il secondo faceva riferimento alle indizioni VIa-Xa (1458-1463), ma mancava dei dati dell’VIIIa, in quanto le relative scritture erano andate perdute du- rante la battaglia di Sarno del 7 luglio 1460 («quo libri et scripturae predicti anni octavi amissae fuerat in conflictu Sarni»); il terzo era relativo alle indi- zioni XIa-XIIIa (1463-1466). Per maggiore chiarezza, nel corso dell’esposizione chiameremo il liber pecuniarum R1 e i tre registri del grande sigillo rispettivamente R2, R3 e R4. 2. La fonte Attualmente conservata presso l’archivio dell’abbazia della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni, la quietanza è un manoscritto originale pergame- naceo (260x370mm) in buono stato di conservazione, costituito da 61 fogli con cartulazione in numeri arabi, collocati in alto a destra sul recto di cia- scuno di essi9. La scrittura, vergata da un'unica mano sia sul recto che sul fiscalium Regni Siciliae Cisfretanae, Firenze 2012 (Reti medievali E-book, 17), all’url www.ebook.retimedievali.it, in particolare le pp. 74-119. Nel 1475 la Sommaria emise una quietanza della stessa tipologia in favore di Pascasio Diaz Garlón, percettore generale delle pecunie della corte, guardarobiere maggiore e castellano di Castelnuovo: i frammenti sopravvissuti, conservati presso l’Archivio di Stato di Napoli, hanno consentito a Mario Del Treppo di ricostruire i flussi in entrata (questi solo in parte per la presenza di alcune lacune) e in uscita che interessarono la cassa del Garlón tra il dicembre del 1463 e il gennaio del 1465 (M. Del Treppo, Un ritrovato libro del Percettore generale del regno di Napoli, in Dentro e fuori la Sicilia, a cura di P. Corrao e E.I. Mineo, Roma 2009, pp. 295-317). In entrambi i casi, l’autore in senso diplomatistico della quietanza è il re, mentre i soggetti delle operazioni, il Petrucci e il Garlón, sono espressi alla terza persona singolare. 7 Per avere un’idea di come fossero questi registri, bisogna guardare l’unico esemplare superstite della serie Sigillorum Summariae Magni Sigilli, compilato dallo stesso Petrucci nell’anno indizionale 1469-1470 (cfr. Fonti aragonesi, vol. 3, a cura di B. Mazzoleni, Napoli 1963, pp. 45- 158): costituito da 155 fogli, esso riporta, in 1120 partite, gli introiti connessi ai diritti di cancelleria, con l’indicazione del destinatario-contribuente e della natura dell’atto spedito (littera concessionis, littera investiturae, littera capitaniae, ecc.); solo le ultime 16 poste riguardano le spese, legate alla retribuzione dei segretari e dei cancellieri e all’acquisto del materiale necessario alla cancelleria.