Dalla sorgente alla foce Talvolta ma erroneamente denominato Acquosa perché abbondante di acque, è un piccolo fiume del , affluente del Sacco.

Nasce dal monte La Monna dei (da due sorgenti: Capo Cosa, 1185 m, Caporelle, 934 m entrambe nel territorio di Guarcino) e per larga parte scorre nel territorio di Alatri e di , attraversandole interamente.

Termina il suo corso come affluente di destra del fiume Sacco in territorio di .

In territorio alatrense il fiume Cosa riceve da destra le acque del torrente Le “Pentime” (che attraversa le frazioni di Collelavena e di Porpuro) nei pressi della cabina Enel che si trova sulla strada per la vicina Collepardo 300 m prima del bivio per la frazione di Carano; poi si unisce con il fiume Fiume dopo il depuratore ubicato 500 m prima della chiesa de La Fiura provenendo da Carano. Il bacino del Cosa è compreso nei seguenti termini:

A nord-ovest, dagli Altipiani di Arcinazzo al Vermicano, gli Ernici che fanno da spartiacque con il bacino dell'alto Aniene;

A nord e a nord-est, dal Vermicano al monte Ginepro, e da Monte Ginepro a monte Passeggio gli Ernici che fanno da spartiacque con il bacino dell'alto ;

A est e sud est, i monti Maggiori che fanno da spartiacque con la valle dell'Amaseno;

A sud, la media valle del Sacco, attraverso la piana di Osteria di Alatri;

A ovest, una serie di piccoli rilievi che fanno da spartiacque con il bacino del medio Sacco. Le acque del vecchio fiume, opportunamente regimentate dai nostri progenitori, hanno favorito anche la nascita di piccoli e grandi opifici per la molitura dei cereali e per la produzione di pellame e carta. Recenti studi associano la macerazione degli "stracci" di stoffa che venivano utilizzati per produrre la carta come la causa scatenante della peste ottocentesca che ha decimato la popolazione di Frosinone e molte famiglie che vivevano lungo il Fiume Cosa.

Fra gli impianti per la lavorazione dei cereali, che operavano lungo il fiume sin dalla seconda metà del 1800, annoveriamo anche i due mulini di Pietro Papetti, mentre i resti di alcune altre mole, di più piccole dimensioni, sono ancora visibili nel tratto finale del fiume, prima della confluenza nel Sacco. Mentre, la "Mola Bisleti", fra le più importanti del fiume Cosa, si trovava nel territorio di Alatri, nell'omonima contrada. Lungo il fiume Cosa fin dall’antichità sono nate e hanno prosperato popolazioni quali gli Ernici e i Volsci, queste civiltà, pur avendo una storia pluri centenaria, sono poco conosciute. Lungo il percorso del fiume Cosa sono “emersi” resti di questi popoli. Miti e riti delle acque sono giunti prossimi a noi e aspettano di essere raccolti e riconiugati al presente. Antichi resti della civiltà contadina sopravvivono in feste popolari ancora oggi. Il fiume è patrimonio idrogeologico, paesaggistico, economico e culturale, un “Bene Comune” da preservare, godere e tramandare alle future generazioni. IIS. S. PERTINI ALATRI Classi V C - III C ITE