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‘Taxe Percue’ ‘Tassa Riscossa’ - Padovap. CPoste.m. Italiane s.p;a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 - DCB Padova Abbonamento annuo: Italia  30,00 - Estero  60,00 - Fascicolo separato  6,00 rivista distoria artecultura ANNO XXXI FEBBRAIO 2016

ISSN 1120-9755 belvest.com

Men’s Collection Spring / Summer 2016

MADE IN ITALY

BELVEST_Padova_Campagna SS16_210x295_TB.indd 1 26/01/16 17:53 3 Editoriale

4 La mia Padova... Matteo Righetto

6 Mario Volpato, a cent’anni dalla nascita Gilberto Muraro

10 Francesco Capodilista e l’eredità Scrovegni Francesca Zen Benetti

15 Palazzo Dondi dall’Orologio in via Carlo Leoni Roberta Lamon

19 La visita di Marino Sanudo a Galeotto Marzio in Montagnana Giacomo Moro

25 Padova, città di organi e di organari Alberto Sabatini

28 Pietre e destino. Palazzo Priuli a Piove di Sacco Luca Piva

32 L’ultima contessa di famiglia Alessandro Pasetti Medin

38 Sculture di Pietro Baratta al Museo Diocesano e nel duomo vecchio di Monselice Simone Guerriero

41 Rubriche

55 Indice dell’annata 2015

Rivista bimestrale • Anno XXXI • Fascicolo 179 • Gennaio-Febbraio 2016 Indice dell’annata 2015 ARTICOLI Maggiolo P., Padova, Zava S., I monumenti ai caduti D’Annunzio, la guerra 177 36-42 della Grande Guerra di fasc. pag. Padova e provincia 177 48-50 Angarano A., La biblioteca Marchesi L., Andrea Moschetti dell’Orto e la storia e il salvataggio del Zuin A., Padova e il Corano 175 23-25 dell’iconografia botanica 174 37-40 patrimonio artistico 176 36-38 Marconato R., Antonio Augello A., Giovanni Fortin, BIBLIOTECA parroco degli Internati 175 14-18 Baratella, umanista e poeta 173 27-29 Baldan B., L’Orto botanico di Marcucci R., L’erbario AA.VV. La pittura di Bepi Modolo Padova, patrimonio dell’Orto di Padova 174 31-33 (P. Tieto) 178 48 dell’umanità 174 20-23 Marcucci R., Piante dalle Agostinacchio M., Tra ponte e Banzato D., La lezione di trincee 177 22-24 selciato. 26 temi per mia Donatello 175 9-13 Melardi R., Ancora su Onofrio madre (S. Ramat) 175 47 Baradel V., Gli anni padovani Gabrieli a Padova 175 19-22 Anzini A., Confessioni 2000 del giovane Casorati 178 29-32 Mondini M., Padova tra (R. Pagliani) 174 50 Biguzzi S., La Padova di interventismo e neutralismo 176 13-15 Arslan A., Il rumore delle perle Cesare Battisti 176 16-20 Morbiato L., Il “teatrino” di legno (M. Zago) 178 42-43 Baratella A., Foscara Billanovich L., La grande padovano di Carlo guerra vista con gli occhi Mazzacurati 173 12-16 (G. Ronconi) 173 44-45 del vescovo Luigi Pellizzo 176 30-35 Nezzo M., La tutela delle opere Bazzi A. - Breda O., Respiro profondo (P. Tieto) 173 49-50 Bonetto J., Massoni e d’arte durante la Grande massoneria a Padova 173 17-22 Guerra 177 25-28 Bernabei A.M., Passio (M. Mazzocca) 174 51 Bordignon F., La strage Ongaro G., Andrea Vesalio a dell’11 novembre 1916 al 500 anni dalla nascita 173 23-26 Bolzonella E. - Sernini M., torrione della Gatta 177 29-32 Pavan P., Il “fiore” di Mario Guida AGI. Scout per sempre (E. Martellozzo) 173 48-49 Bregantin L., Le “Note di Botta in via Pescarotto 175 28-31 guerra” del volontario Pavan P., Stefano Marchetti, Bottin F. (cur.), Alberto da Guido Solitro 177 46-47 l’ultimo bizantino 178 37-40 Padova e la cultura degli agostiniani (P. L. Bernardini) 174 44 Buonanno I., Per colpa di un Pavan Dalla Torre U., candelabro 173 35-39 Boureux M., Chiara per sempre L’assistenza ai mutilati ed (A. Augello) 173 49 Cappelletti E.M., L’Orto invalidi di guerra a Padova 177 43-45 botanico “satellite” 174 4-10 Bugaro R., Effetto domino Pievani T., La coevoluzione tra (M. Zago) 178 43-44 Carlesso L., L’interventismo le piante e l’umanità 174 16-19 padovano 176 10-12 Caliaro L., Ali. Dall’Adige al Pozzato P., Padova nella Brenta (A. Espen) 174 48-49 Cavalli C., Donatello svelato. Grande Guerra 177 6- 8 Capolavori a confronto 175 6- 8 Ceccato M.G., Magnificat Ramat S., Tornando su (C. Frison) 175 50 Cenghiaro E., Il Museo storico Rebellato poeta 173 40-42 della Terza Armata 177 51-53 Cenghiaro E. - Zanetti P.G. Rezzadore A., Sull’iconografia Zava S., Padova e la Grande Clementi M., Roberto de del chiostro maggiore di Guerra 177 54 Visiani, un grande prefetto Santa Giustina 178 12-16 nell’Orto botanico 174 34-36 Chemotti S., La passione di una Rippa Bonati M., Padova, figlia ingrata (M. Zago) 174 47-48 Di Gilio A., La vita derlla città capitale sanitaria della alla vigilia della guerra 176 6- 9 Grande Guerra 176 39-43 Cherubini R. - Bertoli M., La ragazza del muschio bianco Donvito V., La Grande Guerra Ronconi G., Lino Lazzarini, (P. Maggiolo) 174 52 nelle memorie della Padova e personaggi di ieri 178 6-11 Biblioteca civica 176 47-51 Dalla Costa P. - Carraro N. Salce I., L’arte ferita 176 52-54 (cur.), Una questione del Espen A., La nuova biblioteca Simone G., Il gruppo ’900 (P. Maggiolo) 178 49 di Cervarese S. Croce 175 39-42 nazionalista di Padova Daniele A. (cur.), Gli scrittori e Faccioli A., Padova e le durante la Grande Guerra 176 21-23 la Grande Guerra 177 54 distruzioni filmate 177 33-35 Strappazzon G., Il giardino Daniele Toffanin M.L., L’attesa Ferro S., Bruno Gorlato e i della biodiversità 174 11-15 perlata di stelle e rugiada (P. luoghi dell’impossibile 175 32-33 Susa A., Le ferrovie della Pavan) 174 52 Gaffarini P. M. - Baggio P., Una Veneta a Padova 178 23-28 De Iuliis C., L’Architemario (P. analisi di Patavium 175 26-27 Susa A., Illuminazione pubblica Pavan) 174 50-51 Gazzetta L., La mobilitazione a Padova 173 30-34 Dei Tos, Etica ed economia femminile a Padova 177 9-12 Veronese F., Patavium nell’organizzazione sanitaria Girotto V., Un porto fluvio- opulentissima. Padova (A. Augello) 178 50 lagunare di Patavium a Lova nell’età di Augusto 173 4- 8 Dviri M., Un mondo senza noi di Campagna Lupia 178 20-22 Vettorato V., La riforma (M. Davi) 178 44 Gullì S., Giovanni Fattori a monetaria di Augusto 173 9-11 Boselli A.M. - Caravello G. - Palazzo Zabarella 178 33-36 Villani M., Le nuove serre Baroni A., L’Everest tra Lamon R., Gli orologi del dell’Orto botanico 174 24-30 sogno, avventura e scienza Palazzo della Ragione 178 17-19 Zamperlin P. - Pizzati A. L., Le (A. Augello) 174 52-53 Lenci A., La presenza militare scuole padovane nella Fogo L., Il millennio di casa nella Padova della Grande Grande Guerra 177 13-16 d’Este (P. Maggiolo) 178 49-50 Guerra 176 24-26 Zanardi M.C., La “follia” Fontana A., Venezia. La verità Longhin A., Donne in guerra 176 27-29 della guerra 176 44-46 delle maschere (P.L. Bernardini) 178 45 Maggiolo P., Giuseppe Zanella P., Giornali e Aliprandi: il fervore di una giornalisti a Padova nella Franceschetti P., Dal taccuino vita 175 34-38 Grande Guerra 177 17-21 d’un padovano (F. Fignani) 174 51-52 55 Indice dell'annata 2015

Il Santo. Rivista francescana, Scuderi A., L’uomo di Keriot 170 racconti in bottiglia. 2014-2015 (M. Zago) 178 48 (G. Gorini) 174 48 Il Liceo Modigliani interpreta I sentieri di una città. UCAI Specchi R., Soli Deo gloria Danubio di Magris (A. Costa) 178 55 Padova (M. Mazzocca) 178 47-48 (G. Criscenti) 173 47 Cominetti a Villa Simes di La Rosa T., Il dovere di vivere Terra d’Este. Rivista di storia e Piazzola (V. Baradel) 174 55-56 (M. Zago) 173 46 cultura, 46 e 47 (M. Zago) 173 50 Franco Murer e le porte della Locorvo G., Dove sta andando Trolese F.G.B., S. Giustina di Grande Guerra (P. Tieto) 178 54-55 maresciallo? (L. Cesarini) 174 49-50 Padova (P. Tieto) 175 44-45 Immagini della Grande Guerra Magnano di San Lio G., Il Zanetti P.G., Paesaggi agrari (R. Lamon) 176 55 deserto di Giobbe (O. Longo) 175 49 della pianura veneta I quartieri ricordano la Grande Martellozzo E. (cur.), I da (A. Espen) 173 45-46 Guerra (G. Punzo) 176 55 Camposampiero nel Medioevo Il silenzio delle mani veneto (V. Martellozzo) 174 44-45 (M.L. Biancotto) 173 52 INCONTRI Massaro M., L’amministrazione Marta Celio alla Libreria comunale di Saonara negli Cinque sinfonie di bene Pangea (A. Borsatti) 174 56 anni della Prima Guerra (G. Ronconi) 175 50 Paola Caenazzo (S. Jessi Ferro) 175 54 Mondiale (M. Davi) 178 49 Concorso “Federico Viscidi”, Questa è guerra! (R. Lamon) 174 54-55 Massaro M.N. (cur.), Cesare XXVII edizione (P. Maggiolo) 178 51 Susanna Travani. Suggestivo Pollini. Studi e documenti La Grande Guerra nelle fonti (G. Ronconi) 175 46-47 effetto “luminescenze” della Biblioteca civica (A. Augello) 173 52 Mazzo A., Il sapore delle origini (R. Lamon) 175 50-51 Vinicio Boscaini (M. Vascon) 178 53-54 (A. Augello) 178 49 La poesia inquieta di Patrizia Mazzon D., L’insostenibile Invernizzi (A. Augello) 173 1-52 ambiguità dell’eros (G. Piardi) 173 47-48 La simmetria originale tra OSSERVATORIO Mueller D., Il Salone… al volo poesia e racconto. Silvio (R. Lamon) 178 45-46 Ramat (S. Chemotti) 175 52-53 Datei S., Complesso Rotonda 178 52-53 Nanni L., Gymel. Racconti Nostalgia per i manicaretti dei Moro G., Amici della Biblioteca 1970-71 - 2013 (P. Carlucci) 178 47 nonni (A. Augello) 178 50-51 universitaria di Padova 178 53 Pace E., La città del Santo Nutrire il pianeta: energia per Trainotti M. - Stucchi P., XXXI (R. Pagliani) 175 48-49 la vita nel rispetto degli Corso “Conosci la tua città” Pagliani R., Brandelli (E. Lizzi) 173 49 animali (F. Zanetti) 178 51 e Progetto “Alternanza scuola lavoro” 178 52 Pietrogrande E. (cur.), Paolo Liguori al teatro Ruzante Trentaquattro case del Fascio (G. Peretti) 178 51-52 (A. Dalla Caneva) 175 47-48 Quale idea per Padova? PRIMO PIANO Pietrogrande E. - Rabacchin A. - (A. Augello) 174 53-54 Dalla Caneva A., Plans for Scuola materna “Luigi Gui”. Billanovich L., Luigi Pellizzo the historic centre of , Inaugurazione (G. Ronconi) 175 51 vescovo di Padova Italy (P. Pavan) 178 44 Verso il grande Bo (M. Zago) 175 51-52 (G. Ronconi) 175 43-44 Pozza M., L’imbarazzo di Dio Malavasi S. (cur.), A tavola nel (G. Ronconi) 175 48 convento del Santo (P. Scarpi) 178 41-42 Prosdocimo D. (cur.), Tra piazze INTERVENTI Silvano G. (cur.), La Scuola e quartieri annunciando il della Carità a Padova Vangelo (G. Ronconi) 174 45-46 Bertoli M. - Cherubini R., (G. Ronconi) 174 43-44 Emozioni all’Orto botanico 174 42 Quaderno di 25 anni. Gruppo giardino storico Casetta P., Hawthorne e l’Orto botanico di Padova 174 41 dell’Università di Padova SPIGOLATURE (M. Zago) 178 46 Ronconi G., L’addio di Andrea Romanato G.P., Pio X Calore 173 43 La Rosa T., L’8 febbraio 173 51 (R. Frison Segafredo) 175 45-46 Rossella M., Amanti amori (S. Ramat) 178 46-47 MOSTRE TEATRO Rossi C., Le necropoli urbane di Arte e storia delle pavimentazioni I cent’anni di vita della Padova romana (S. Pesavento in marmo di basiliche e chiese Filodrammatica Città di Este Mattioli) 174 46-47 padovane 175 54 (G. Peretti) 174 54 Sato G., Geografia interiore Bruno Gorlato. Annunciazioni. In ricordo di Lele Fanti (L. Nanni) 173 48 Opere 1960-2014 174 56 (G. Peretti) 175 53-54

La redazione della rivista ringrazia quanti hanno collaborato all’annata del 2015, e in particolare gli studiosi che hanno accolto l’invito di partecipare con un loro contributo ai fascicoli dedicati al nuovo Orto botanico e a Padova nella Grande Guerra, qualifi- cando sempre più la rivista con interessanti approfondimenti. Un grazie anche ai lettori, dai più affezionati, che la seguono da ormai trent’anni, a chi si è aggiunto più di recente e si è propo- sto di conservarla e di sottoscriverne l’abbonamento. È possibile rinnovare l’abbonamento anche presso la nostra sede di via Arco Valaresso 32, aperta al mattino (sabato escluso), dove sono a disposizione gratuitamente le copie arretrate e il volume Contributo alla storia della Cattedrale di Padova nell’età di Giotto e della Cappella Scrovegni, di mons. Claudio Bellinati, primo della serie dei “Quaderni di Padova e il suo territorio”, che pro- seguirà con la pubblicazione Antichi edifici padovani, raccolta di brevi saggi del compianto Andrea Calore realizzata col contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che generosamente sostiene le nostre iniziative.

56 PrimoBiblioteca piano

l’articolato percorso di pro- PADOVA, CARA SIGNORA... Primo piano duzione scientifica dedica- to dall’autore alla città del Santo nell’età ‘repubblica- na’ valutandone con lucidità Sante Bortolami l’impatto nel quadro della Urbs antiquissima coeva storiografia medievi- et clara stica italiana ed europea. Studi su Padova I saggi raccolti sono otto, nell’età comunale apparsi in diverse colloca- a cura di Marco Bolzonella, zioni editoriali dal 1985 al Cleup, Padova 2015, pp. 483. 2008; tre di questi sono degli anni Ottanta del secolo scor- Questa raccolta di scrit- so, due degli anni Novanta, ti, pubblicata per iniziativa tre del primo decennio del del Dipartimento di Scien- Duemila. Non sono stati rie- ze Storiche, Geografiche e diti in ordine cronologico dell’Antichità dell’Univer- ma suddivisi in due sezioni sità di Padova, ha voluto tematiche. onorare a cinque anni esatti La prima parte della sillo- dalla scomparsa la figura di ge – intitolata Società, isti- Sante Bortolami, professore tuzioni e politica a Padova ordinario di Storia medioe- tra XII e XIV secolo – com- vale nell’Ateneo patavino, prende i seguenti articoli: morto il 3 novembre 2010 Fra “alte domus” e “popu- all’età di 63 anni. Il volu- lares homines”: il comune me raccoglie una selezionata di Padova e il suo sviluppo ma significativa parte della prima di Ezzelino; ‘Honor quarantennale produzio- civitatis’: società comuna- ne scientifica dello storico le ed esperienze di governo padovano ed inoltre delinea signorile nella Padova ezze- con sufficiente chiarezza il liniana; Politica e cultura modo di intendere la ricer- nell’import-export del per- ca di Bortolami evidenzian- sonale politico itinerante di done il rigoroso, continuo governo dell’Italia comuna- approfondimento del sapere le. Il caso di Padova comu- storiografico accanto ad una nale; Da Rolandino al Mus- incessante attività di scavo sato: tensioni ideali e senso spazio è dedicato, in ‘Honor La seconda sezione – La archivistico. Il volume è della storia nella storiogra- civitatis’, alla rilettura della “città di pietra”. Lo spa- stato presentato martedì 3 fia padovana di tradizione dominazione ezzeliniana su zio urbano di Padova nel novembre nell’Aula Magna “repubblicana”. Padova: un ventennio (1237- Medioevo comunale – anno- del Dipartimento dai pro- Bortolami, attraverso que- 1256), esaminato senza vera i saggi: Minoritismo e fessori Jean-Claude Maire sti saggi, analizza in linea pregiudizi in una fittissima sviluppo urbano fra Due e Vigueur, già ordinario di generale il progressivo con- ricostruzione da cui emerge Trecento: il caso di Pado- Storia medioevale nell’Uni- solidamento istituzionale e la revisione delle preceden- va; Acque, mulini e folloni versità di Roma Tre, e Gian politico del comune pado- ti interpretazioni in senso nella formazione del pae- Maria Varanini, ordinario di vano nelle sue diverse fasi unicamente ‘tirannico’ di saggio urbano medioevale Storia medioevale nell’Uni- storiche, dalle origini (il 13 quell’esperienza di governo (secoli XI-XIV): l’esempio di versità di Verona. maggio 1138 fa la sua com- protosignorile. Non superfi- Padova; Il castello ‘carra- Nella premessa si segna- parsa per la prima volta in ciale ma integrata alla per- rese’ di Padova tra esigenze la la presenza di una ricca città un collegio di dicias- fezione con la «social histo- di difesa e rappresentazione Tabula memorialis – segno sette consoli) sino alle soglie ry», nel quarto saggio della simbolica del potere (secoli eloquente dell’affetto che dell’età carrarese (a partire prima sezione Da Rolandino X-XV); “Spaciosum, immo amici, studiosi e docen- dal 1338 il predominio poli- al Mussato, l’indagine sulla speciosum palacium”. Alle ti nutrivano nei confron- tico cittadino fu prerogati- storiografia e sull’ideologia origini del palazzo della ti del professore padovano va esclusiva della famiglia di Padova comunale. Un Ragione di Padova. Il cen- – e della Bibliografia degli dei da Carrara). Minuta compito svolto attraverso la tro focale dell’indagine, in scritti di Sante Bortolami è, soprattutto in Fra “alte lente d’osservazione privi- precedenza posto sulla «città comprendente 159 titoli, in domus” e “populares homi- legiata rappresentata dalla vivente», passa ora alla massima parte riguardanti la nes”, l’analisi prosopogra- biografia e dalle opere di «città di pietra» secondo un storia del Veneto, del Trenti- fica tanto delle parentele Rolandino da Padova e di fortunato motto, coniato da no e del Friuli nel Medioevo. che componevano il ceto Albertino Mussato: ossia i Eugenio Dupré Theseider, In questa sezione introdut- dirigente comunale quanto più colti ed impegnati croni- molto caro a Bortolami. Una tiva al corpo principale del degli strati medio-bassi della sti-intellettuali della città di analisi sempre saldamen- libro spiccano poi i contribu- popolazione sia urbana sia Antenore in età ‘repubblica- te ancorata ad un capillare ti di Giovanni Luigi Fontana del ‘contado’, legata da mol- na’. Merita, infine, almeno esame della documentazio- e di Gian Maria Varanini. Il teplici interessi alla società un cenno l’analitico sguardo ne edita e inedita, che diri- primo autore, già Direttore cittadina. Uno studio di par- posto da Bortolami in Poli- ge con decisione il proprio del Dipartimento e promo- ticolare rilevanza – come più tica e cultura sulla notevole punto d’osservazione non, tore dell’impresa sin dalle volte sottolineato anche in circolazione dei podestà di in maniera troppo semplice, battute iniziali, traccia un altre circostanze dall’autore Padova – incisiva soprattut- sulla realtà edilizia e monu- personale ricordo del Col- – indispensabile a «svelare to nell’Italia nord-orientale mentale cittadina, bensì sullo lega. Gian Maria Varani- […] intrecci umani» grazie – tra seconda metà del XIII sviluppo e sulla metamor- ni, da lunga data amico di a «pazienti riscontri su fonti secolo e primo decennio del fosi dello spazio urbano e Bortolami, nel suo Padova trascurate» per non inseguire Trecento e sulla cultura di suburbano durante la lunga comunale nell’itinerario di «modelli delle classi dirigen- governo dell’élite padovana stagione compresa all’incir- ricerca di Sante Bortolami, ti cittadine medioevali affa- nel medesimo arco crono- ca tra X e XV secolo, spec- ripercorre con attenzione scinanti ma astratti». Ampio logico. chio fedele dell’accresciuta 41 Primo piano - Biblioteca

analizza le trasformazioni La dura e perentoria rispo- comunali attendibili, l’esito economiche, sociali e poli- sta degli agrari alle agitazio- delle prime elezioni ammi- tiche che hanno interessato ni aprì la strada al fascismo, nistrative e i risultati del i distretti di Montagnana, che nella Bassa si connotò referendum istituzionale, che Este, Monselice e Conselve sotto forma di una precoce fotografano una Bassa spic- nella prima metà del Nove- agrarizzazione destinata a catamente repubblicana, in cento. L’opera, magistral- emarginare la componente netta controtendenza con i mente curata e coordinata da rivoluzionaria e piccolo-bor- dati elettorali della provincia Francesco Selmin, è frutto ghese del movimento fonda- di Padova. della collaborazione con vari to da Mussolini. È necessa- Il volume è corredato da autori che hanno redatto i rio, tuttavia, sottolineare che un vastissimo apparato ico- quindici saggi di cui si com- anche nella Bassa il fasci- nografico, costituito da oltre pone il volume: Silvia Pio- smo presentò, specie nella duecento immagini suppor- van (Bonifiche, alluvioni e sua seconda fase, aspetti tate da dettagliate didascalie lavori sui fiumi, Nella Gran- indubbiamente moderniz- che assumono la piena digni- de guerra, con F. Selmin, e zanti: basti citare l’iniziativa tà di documento storico, L’Adige nella seconda guer- per l’eliminazione dei caso- dando vita a una narrazione ra mondiale), David Celet- ni, la realizzazione di bor- ininterrotta. Completano l’o- ti (Le campagne nel primo ghi rurali integrati, la nuova pera le appendici cronologi- potenza economica e poli- Novecento), Francesco Sel- impronta urbana dettata che e statistiche e un robusto tica dell’istituto comunale. min (Tra industria e artigia- dalle forme dell’architettu- dizionario biografico, che Una lettura importante che nato, L’ultimo viaggio del ra razionalista e l’esperienza offre il profilo di ventisette insegna come nel particolare Duce nella Bassa e La Resi- culturale del gruppo futurista personaggi che hanno lascia- contesto di sviluppo demo- stenza), Livio Zerbinati (Il monselicense. to la loro impronta nella sto- grafico ed urbanistico della socialismo in età giolittiana: Le pagine dedicate all’in- ria novecentesca della Bassa civitas comunale (Padova tra pragmatismo e utopia), dustria ricostruiscono le padovana. ad inizio Trecento con i suoi Liviana Gazzetta (Alle ori- più importanti esperienze Il taglio divulgativo dei 30-35.000 abitanti era uno gini dello stato sociale: Il imprenditoriali sboccia- testi e dei documenti unito dei dieci-quindici poli urba- protagonismo femminile), te a Este e Battaglia all’al- al rigore storiografico della ni più popolosi d’Italia) l’o- Davide Gobbo (Il biennio ba del nuovo secolo, senza ricerca e delle fonti ico- perazione di rimodulazione rosso e l’avvento del fasci- tralasciare alcune attività nografiche rende la lettura del profilo edilizio ed archi- smo e Il fascismo al potere), minori tipiche della Bassa, dell’Atlante assai gradevo- tettonico cittadino ebbe una Franco De Checchi (L’emi- quali la selezione e la rac- le e destinata a un pubblico valenza carica di simboli e grazione e Casoni, borghi colta delle erbe (Solesino) non solo di addetti ai lavo- contenuti pure per il com- rurali e Case del Fascio) e e la lavorazione delle carni ri, ma anche di studenti, di plesso intreccio delle rela- Carlo Monaco (La nascita suine (Montagnana). Si trat- appassionati cultori di storia zioni umane e sociali. della Repubblica). tò, peraltro, di un’industria- locale e di tutti coloro che si Questi solidi contributi di Il saggio d’apertura trac- lizzazione circoscritta ad avvicinano con curiosità alle storia padovana, destinati a cia, sulla scorta di una alcune realtà locali, troppo vicende storico-economiche durare nel tempo e sempre suggestiva documentazio- limitata per mutare l’identità del Novecento accadute in contraddistinti da una eccel- ne fotografica, un quadro della Bassa, che continuava questo lembo meridionale lente capacità espositiva – essenziale dell’idrografia a conservare le peculiarità della provincia padovana. anche se in alcuni casi di della Bassa e delle opere che di un’area agricola caratte- Franco De Checchi non facile fruibilità a moti- caratterizzarono la nuova rizzata dalla presenza di un stagione delle bonifiche, diffuso latifondo e di grandi vo del fittissimo intreccio avviate nel primo dopoguer- masse bracciantili. Ampio tra fonti ed interpretazioni ra grazie alla manodope- spazio trovano nel volu- CORPUS – sono “ancora una volta – ra di migliaia di braccianti me le visite del Duce (in DELL’EPIGRAFIA ha sottolineato Varanini – un locali; lavori che, tuttavia, primis a Este, Monselice e MEDIEVALE DI PADOVA titolo di vanto per la Pado- non furono sufficienti per Candiana), ben documenta- 1. Le iscrizioni medievali va repubblicana”, nella sua combattere efficacemente te dalle cronache dell’epo- dei Musei Civici di Padova - esperienza di grande comune il problema dell’endemi- ca, la guerra partigiana, le Museo d’Arte Medievale e cittadino pienamente inserito ca disoccupazione, causa stragi nazifasciste e i mici- Moderna nella società medievale, ita- principale del persistente e diali bombardamenti sulla liana ed europea. a cura di Franco Benucci, consistente flusso migrato- linea dell’Adige. Il saggio Cierre Edizioni, Caselle di Som- Marco Bolzonella rio che si sviluppò su rotte conclusivo racconta invece macampagna (Vr) 2015, pp. diverse da quelle tardo-otto- le vicende politiche dell’im- 348. centesche. Anche nel campo mediato dopoguerra, i primi Biblioteca della produzione agricola difficoltosi tentativi di for- Opera unica nel panora- furono avviate ampie tra- mare delle amministrazioni ma degli studi storici loca- sformazioni, tra le quali vale li, il libro è il risultato di un ATLANTE STORICO la pena ricordare l’introdu- lungo e appassionato lavoro DELLA BASSA PADOVANA zione di una nuova coltura di raccolta di informazioni, Il primo Novecento industriale, la barbabietola di traduzione e di cataloga- a cura di Francesco Selmin da zucchero, cui si accom- zione delle “scritture espo- Edizioni Cierre, Caselle di Som- pagnò l’insediamento degli ste” conservate nelle col- macampagna 2014, pp. 294. zuccherifici. I miglioramenti lezioni dei Musei Civici di in campo agricolo non riu- Padova, svolto da un gruppo scirono tuttavia a stempe- interdisciplinare di docenti, A distanza di un anno rare le tensioni sociali già ricercatori e tecnici dell’U- dalla pubblicazione del esplose nella seconda metà niversità degli Studi di Pado- primo volume dell’Atlante dell’Ottocento e che dilaga- va. La pubblicazione racco- storico della Bassa Pado- rono tra scioperi e proteste glie una prima serie di studi vana, in cui venivano svi- lungo tutta la prima metà del condotti nell’ambito del pro- luppate diverse tematiche Novecento, raggiungendo getto CEM (Corpus dell’E- riguardanti il nostro Otto- l’apice nel primo dopoguerra pigrafia Medievale di Pado- cento, è ora disponibile durante il cosiddetto “bien- va), articolato in tre sezio- questo secondo volume, che nio rosso”. ni: Le iscrizioni dei Musei 42 Biblioteca

Arricchiscono il testo gli Emilio Camporese Il traffico consentito allo- interessanti saggi introdut- Franco De Checchi ra per l’intero “labirinto” tivi di Elisabetta Gastaldi, Giuliano Ghiraldini del centro storico di Padova che dedica alcune note alla PADOVA ANNI ’50-’60 appare come un elemento Il volto della città moderna propulsore delle innume- formazione delle collezioni negli anni revoli funzioni e iniziative lapidarie dei Musei Civi- del boom economico assunte da una città che, ci e alla loro importanza Grafiche TP, Loreggia 2015, pp. per le sue tradizioni, deve quali uniche testimonianze 79, ill. coniugare antico e moderno. superstiti di edifici religiosi Il libero transito delle auto- e civili scomparsi, di Dona- È assai probabile che per mobili, il passeggio compo- to Gallo, autore di uno stu- buona parte dei lettori di sto e dignitoso dei padovani, dio di carattere storico che “Padova e il suo territorio” le belle vetrine dei negozi, le immagini pubblicate in le strade pulite e ordinate intreccia le fonti epigrafiche fanno rimpiangere un’epoca con la conoscenza dei per- questo catalogo non siano affatto una novità. Per chi che tuttora viene condannata sonaggi e degli avvenimenti l’ha in qualche modo speri- per gli errori compiuti sul a cui fanno riferimento, e di mentato, quello degli anni piano urbanistico, ma che ha Nicoletta Giovè Marchioli, ’50 -’60 fu un periodo dif- reso Padova orgogliosa del Civici, proposte nel presente che traccia un’analisi pale- ficile da scordare, così vici- proprio dinamismo e di uno volume, Le iscrizioni della ografica dei sistemi di scrit- no alle traversíe dell’ultima sviluppo ottenuto grazie alla città, attualmente consultabi- tura utilizzati nel periodo guerra e tuttavia così deter- capacità d’impresa e alla li nel sito del Corpus (http:// preso in considerazione. minato nel frapporre una formidabile tenacia della cem.dissgea.unipd.it), e Le netta distanza tra i ricordi di popolazione lavoratrice. Grazie allo studio dei Paolo Maggiolo iscrizioni del Santo. materiali lapidei, condotto fatti drammatici e luttuosi e Si tratta di un lavoro non un nuovo modo di affrontare solo interessante ed esau- da Simone Benchiarin e Cri- la vita: improntato all’otti- riente per la quantità di noti- stina Stefani del Dipartimen- mismo. zie raccolte, ma anche nuovo to di Geoscienze dell’Uni- Che fosse un periodo di Antonio Barolini per impostazione metodolo- versità degli Studi di Pado- forte ripresa economica, Cronistoria gica e per risultati. Il volu- va, è stato inoltre possibile contrassegnato da una gene- di un’anima me è infatti un vero e pro- ricavare ulteriori informazio- rale volontà di produrre e Atti dei convegni prio registro anagrafico dei ni sugli aspetti petrografici e da un atteggiamento fidu- di New York e Vicenza vari reperti lapidei, lignei e conservativi dei reperti esa- cioso in tutto ciò che reca- a cura di Teodolinda Baroli- metallici, databili dal X al va il marchio della moder- ni, Società editrice fiorentina, XV secolo. La puntuale e minati. nità, lo si comprende dalle Firenze 2015, pp. 340. attenta analisi di ogni iscri- L’insieme delle infor- significative inquadrature zione è stata certo la fatica mazioni riportate fanno di che gli ideatori del volumet- Il volume, che raccoglie più grande e più meritoria di questo testo un irrinunciabi- to hanno raccolto con cura gli atti di due convegni Franco Benucci, responsabi- le punto di riferimento per scegliendo fra le più belle (tenutisi rispettivamente a le anche dell’intero progetto tutti gli storici. Per conosce- ed eloquenti cartoline del New York e Vicenza) dedi- di ricerca, fatica comunque re queste iscrizioni, infatti, tempo. Per tutte basterebbe cati ad Antonio Barolini ampiamente ripagata dai non è più necessario anda- forse l’immagine di pagina (1910-1971) nel primo cen- risultati ottenuti; le iscri- re all’Archivio di Stato o 25, con la prospettiva di via tenario della nascita, e curati zioni sono di per sé aride, Emanuele Filiberto foto- dalla figlia del poeta vicen- ma quando, come in questo in biblioteca, poiché tutte grafata in pieno giorno da tino, Teodolinda, una delle caso, si riesce a contestua- le notizie che le riguardano un punto elevato di piazza maggiori studiose di lette- lizzarle, dando concreta visi- sono facilmente reperibili Garibaldi. Si noti l’estrema ratura italiana attive negli bilità storica agli uomini e nelle relative schede. vitalità dell’arteria: percor- Stati Uniti, legata al Veneto agli eventi del passato che le Il libro, che è essenzial- sa da gente indaffarata e da perlomeno da un duplice, e hanno prodotte, acquistano mente opera di consultazio- veicoli d’ogni sorta che si fondamentale nesso, l’esser un fascino particolare. ne, è dotato di una serie di spostano nel cuore di un figlia di Antonio e l’occu- Il catalogo è composto da apparati che ne semplificano “sistema” alimentato da un pare una cattedra intitolata a 75 schede per ciascuna delle vortice di attività che inte- Lorenzo da Ponte, offre una quali, oltre alla sezione tec- e ne favoriscono l’utilizzo, ressa le banche, gli uffici, le serie di motivi di interesse. nica con i dati fisici, conser- dallo schema che riporta per scuole, nonché aziende ed Per intanto, riapre la vicen- vativi e paleografici di ogni ciascuna segnatura topogra- esercizi commerciali le cui da critica del poeta, a lungo singolo reperto e alla trascri- fica la relativa indicazione insegne andiamo a scovare, obliato, e offre di tale ritor- zione del testo epigrafico, inventariale alla cataloga- non senza nostalgia, osser- no d’interessi un primo ed fanno seguito ampi regesti zione delle epigrafi per cate- vando una per una le cartoli- assai ricco assaggio. Inoltre, bibliografici e un’accurata goria, genere e condizione ne del catalogo. dischiude alla conoscenza ed esauriente ricostruzione sociale, ed è completato da delle carte Barolini, in varie critica delle circostanze che riprese donate dalla famiglia hanno segnato il percor- una corposa bibliografia e alla Bertoliana di Vicenza, so conservativo di ciascu- da un indice delle voci epi- e che costituiscono un note- na “pietra”, nonché la sua grafiche. volissimo lascito spirituale certa o presunta collocazio- Nel DVD allegato si tro- e letterario ancora in gran ne originaria. Ogni epigrafe vano le immagini riprese da parte da indagare. Finalmen- costituisce infatti un inscin- Antonio Zanonato e dallo te, offre a studiosi ed amanti dibile binomio di monumen- stesso Franco Benucci, gra- della letteratura un ritratto, to e documento, di reperto zie alle quali è possibile per quanto imperfetto, dello archeologico e di testimo- cogliere anche il più picco- scrittore, del poeta, dell’an- nianza scritta ed è quindi tifascista e dell’esule volon- una delle fonti principali per lo particolare dell’apparato tario in America, autore di conoscere in maniera diretta figurativo e dell’iscrizione di libri poetici e narrativi del e approfondita i più diver- ogni reperto, favorendone la tutto meritori di una risco- si aspetti della nostra storia leggibilità. perta, e che a suo tempo atti- locale. Roberta Lamon rarono l’attenzione critica, 43 Biblioteca

Barolini. La profonda reli- a partire dalla prima guerra pegno e capacità di eroismo, giosità di Barolini ha aspetti risorgimentale. cose di cui ancora ci sarebbe per dir così “mediterranei”, È quello che avviene fra bisogno. che lapparentano con tradi- i protagonisti della famiglia Ruggiero Marconato zioni “popolari”, e primor- Armano di Cittadella, che diali, ove si nutre un diffi- fecero della loro bella casa dente, moderato, trattenuto nel centro storico un luogo e rispettoso sospetto verso a vocazione patriottica per Alessandro Cabianca la Chiesa romana. Splendi- oltre un secolo e per molti CINQUECENTO di, taluni versi del Barolini compagni di lotta, centro di Papi, Duchi, Eretici legati a quel suo familiare irradiamento della Resisten- e Mariuoli mondo marino, che giova, za nel cittadellese e in tutta Gruppo 90 - ArtePoesia, Padova qui, in chiusura, riportare: la fascia pedemontana vicen- 2014, pp. 236. “Se un buffo di vento/Ti tina e trevigiana. solleva/E ti sostiene lonta- I primi furono gli antena- Il romanzo, ambientato no/Sulle onde dei mari/E ad ti Giobatta e Francesco (tra nella prima metà del XVI altre rive ti trasporta,/Non l’altro pittore), che combat- secolo, ritrae in un’epoca essere sterile petalo o bar- terono nel 1848 contro gli affascinante ma anche tur- baglio di luce/Che si dissol- Austriaci; poi è la volta di bolenta della storia italiana. ve nell’aria/Ma, come pol- Martino, che seguì Giusep- Siamo in un periodo di deca- line, dove cadi/Affonda la a tacer d’altri, di un Mon- pe Garibaldi nella spedizio- denza morale della Chiesa, nuova radice/E cresci nova ne del 1860 divenendo uno vi è la riforma luterana, vi tale, con cui Barolini fu a speranza/E virgulti e nuove dei rari garibaldini dell’alta lungo in stretto contatto, di foglie/E il mondo sempre sono le lotte tra Ducati e un Pasolini e d’un Pampalo- padovana. Altri familiari si Principati, le invasioni degli medesimo/Contempla intor- distinsero con onore combat- eserciti francesi e imperia- ni, e che assai recentemen- no e stupendo/E consuma tendo durante i tragici even- te hanno trovato un inter- l’agro-dolce/Liquore della li, la conquista di importanti prete fine ed acuto in Sil- ti di Caporetto nella prima possedimenti veneziani nel diletta vita,/Cara ebbrezza guerra mondiale. Mediterraneo e di territori vio Ramat. Forse, il denso fino all’estremo.” Ma fu il secondo grande volume avrebbe dovuto Paolo L. Bernardini dell’Impero da parte della includere una sia pur breve conflitto che mise in luce potenza ottomana, le scorre- ma dettagliata e schematica l’eroismo degli Armano, sia rie dei Turchi. durante le vicende belliche Lo scrittore inizia raccon- bio-bibliografia dell’autore, Antonio Armano per consentire un miglior sia nel periodo della Resi- tando la burrascosa vita di Ritratto stenza. L’autore racconta con orientamento tra i saggi, di famiglia un giovane contadino, scaltro ma soprattutto per collocare malinconia le tristi vicen- e dinamico, Furfarello, che del primo e secondo de della guerra in Grecia e immediatamente, attraverso Risorgimento lascia la dura vita dei campi semplici coordinate crono- della violenza di Cefalonia, per quella di soldato “al ser- patrio cui prese parte e da cui uscì logiche, l’opera e lo scritto- Memorie di Antonio Armano vizio di un grande Capitano”, re nei tempi suoi, cosa non miracolosamente illeso. il Duca di Perugia Malatesta superstite di Cefalonia Condotto in Germania, fu sempre agevole vista, tra e partigiano Baglioni. Il suo intimo scopo l’altro, l’alternanza di sedi adibito a vari lavori fino al è quello di difendere le terre di lavoro e di vita del poeta. Biblos, Cittadella 2014, pp 157. rientro in patria nel 1944, in dove egli è nato, ma, come si Molti i motivi di interes- seguito agli accordi fra Mus- accorge, durante la difesa di se del volume, che, spe- Non capita spesso di avere solini e Hitler. Fuggito dalla Firenze, che gli sforzi suoi e rabilmente, riporteranno fra le mani un libro come Repubblica Sociale, si diede dei compagni sono resi vani all’attenzione, e non solo quello di Antonio Armano, alla macchia, partecipando dallo stesso capitano, che dei critici e degli studio- sulla sua famiglia di patri- attivamente alla lotta parti- fa aprire le porte della città si, l’opera del Barolini. zi e di patrioti. Perché si giana. all’esercito dell’imperatore Per chi scrive queste rive, incontrano molte biografie Il volume prosegue nar- Carlo V per riportare i Medi- storico dei mondi medi- di partigiani, delle loro gesta rando le vicende della guerra ci a Firenze, diviene diserto- terranei, immediatamente e del loro eroismo, spesso partigiana nel cittadellese e re e tra avventure e disavven- percepibile è il legame col portato fino al sacrificio facendo chiarezza su inter- ture d’ogni genere approda a mare e coll’acqua, legame estremo; ma si leggono rara- pretazioni personali, mac- Gubbio. di famiglia, discendente mente memorie di famiglie chiate di ideologia, di alcu- È in questa graziosa citta- com’era di una antica fami- che hanno lottato per la pro- ni storici che descrissero la dina umbra che Furfarello, glia veneta cui la Serenissi- pria nazione per un secolo e lotta partigiana a posteriori e impegnato in quel momen- ma aveva dato in privativa, mezzo: una specie di eredi- in forma teorica. to a risolvere problemi di pare, il trasporto marittimo tarietà dell’amor patrio, con- Non posso qui descrivere fame e alla ricerca di lavo- dell’oro. Il legame con l’ac- diviso nella stessa famiglia, tutti gli episodi che si susse- ro, incontra Nerina, giovane qua, per un poeta che trovò che ha espresso dei patrioti guono e che fanno di questo serva alla corte ducale, di cui rifugio prima nella laguna libro una pagina illuminan- si innamora e con la quale, veneziana, poi sulle rive te su un periodo tragico e pur tra intrighi, tradimenti e dell’Hudson, maestose e costruttivo del nostro territo- traversie, nel tempo metterà fastose, talvolta, si perce- rio, a cominciare dai rapporti su famiglia. Ma questo degli pisce senza fatica, presen- stretti e amichevoli dell’au- amori è uno dei movimentati te com’è perfino nei titoli tore con alcuni protagonisti, intrecci che costruiscono il delle raccolte poetiche, il come Gavino Sabbadin. romanzo, che trasforma fatti Veliero sommerso, il Viag- Da questo libro si ricavano e personaggi reali in fatti e gio col Veliero Spiridone. moltissime notizie e informa- personaggi inventati, descri- Parzialmente ne parla, ma ci zioni su Cittadella, prima e vendo un vivere gaudente, saremmo aspettati trattazio- dopo la seconda guerra mon- pericoloso, improvviso, bru- ne più ampia, Maria Luisa diale; esso rende onore al suo tale. Ardizzone in questo volu- autore per la precisione delle A Gubbio risiede con i me, ma tale legame fondan- descrizioni sempre puntuali figli Eleonora Gonzaga, te con il mare già lo aveva e per la franchezza dei sen- moglie del Duca di Urbi- intuito ed evidenziato Sil- timenti. In questa famiglia no, Francesco Maria I Della vio Ramat nel fondamenta- degli Armano si coglie “onor Rovere, uomo d’arme, di le saggio Il poeta Antonio di patria”, coraggio nell’im- potere, di amori. Eleonora è 44 Biblioteca

nazioni lo attendono. Con la avvertita nella sua pregnanza gio, / Come dopo il naufra- descrizione di un ultimo suo etica al punto da acquisire gio, / Un superstite lupo di viaggio da Venezia a Gubbio una sua quasi missione evan- mare. con Nerina e i figli, termina gelica: Dioniso-Cristo. Maria Teresa Vendemiati il romanzo che si può defini- Tutto o quasi lo scibile re come un insieme coinvol- filosofico, antropologico, gente di storie e di avventure sociologico, politico attra- che fanno rivivere un secolo verso la registrazione dei Ariel Viterbo carico di drammi e di fasci- dibattiti delle co-ricerche TÓCCHI no. Scritto in modo vivace dell’inesauribile bibliogra- Cleup, Padova 2014, pp. 60. e scorrevole, con pagine fia, attraverso la storia delle avvincenti, il romanzo meri- ormai famose e per lo più Ariel Viterbo, nato a Pado- ta di essere letto. defunte riviste degli anni va, vive in Israele, lavora Livia Cesarin ’60 e ’70, in Italia in Europa alla Biblioteca Nazionale e financo negli Stati Uniti, d’Israele a Gerusalemme, viene percorso e ripropo- ma continua a utilizzare l’i- sto con acutezza di indagi- taliano per comunicare e Toni Negri ne e coinvolgente passione scrivere. Di questo legame Storia dal narratore. Una galleria con l’italiano ultimo frutto donna che la tradizione tra- di un comunista di operai-intellettuali, intel- manda come pia e amorevo- è questo Tócchi, un libro di Salani Editore, Milano 2015. lettuali-operai. Sfilano per- poesie piccolo per formato, le, ma lo scrittore la rappre- sonaggi, nomi, vicende più senta bigotta, impegnata a ma ricco di suggestioni. “Il mio Dioniso sarà sem- note e meno note, si acca- La lirica di apertura, Scri- difendere la Chiesa di Roma vallano notizie, si intricano dalle pericolose eresie d’ol- pre fratello del Cristo, folle vo, vuole avere un tono pro- e creativo dio dei poveri”. rapporti, scontri, opinioni, grammatico: scrivere signi- tralpe. amori, delusioni: un panora- Gubbio non è così tran- Ma chi è il comunista Anto- fica “dare forma alla paura” quilla come si potrebbe nio Negri? È innanzitutto un ma vastissimo che rivela la e “catturare l’onda / un atti- immaginare. Vi accadono narratore che si racconta e pulsione onnivora dell’auto- mo prima / dello scoglio”. fatti gravi di violenze e di racconta di sé variando con- re, una capacità assimilato- Stando a queste immagini, la soprusi tra gli abitanti tanto tinuamente il punto di vista: ria straordinaria, una curio- poesia, dunque, coglie quel che il Bargello deve pren- quando infatti la tensione sitas infinita. D’altra parte che sta “prima” dell’accade- dere drastici provvedimenti. per l’eccezionalità o degli sin dalle prime battute Toni re usuale delle cose e cerca Furfarello, che in un intral- eventi, o delle emozioni, o Negri ci offre la rassegna di di dare forma, espressione lazzo c’è di mezzo, riesce a dei personaggi non consen- un suo Pantheon letterario compiuta, a questa man- uscirne fuori. E’ un giovane te all’attore di rivivere con che svaria in tutte le lettera- canza. È, infatti, ricorrente di bell’aspetto, intraprenden- pacato distacco la sua storia, ture di tutti i tempi per poi nelle poesie di questo libro te, coraggioso, industrioso l’io viene sostituito dal lui. evolversi e comprendere gli un senso di incompiutez- e con quel tanto di mariuo- L’arte affabulatoria dell’io ambiti più diversi del sapere. za o di inadeguatezza, che lo da essere scelto dal Duca si stempera nella prosaicità Tuttavia le pagine indub- si concreta in immagini o quale aiutante e armiere di – per quanto convulsa – del biamente più toccanti di espressioni paradossali, talo- fiducia. dibattito, del resoconto, della questa vasta partitura riman- ra ossimoriche, che sembra- Ma la situazione cambia registrazione, del manifesto. gono quelle della I sezione: no una delle cifre stilistiche all’improvviso: muore Papa Un io narratore quindi che, dall’Andarsene (splendida più ricorrenti e più visibili: Giulio II Della Rovere e seguace del dio dell’evento la figura della madre) allo “Brindo / col calice vuoto” viene eletto Leone X della (il caro buon Maestro Carlo Stato di natura, alla Conver- (Brindisi); “Muri di nuvo- famiglia dei Medici. In fret- Diano!) assimilato al Cri- sione. Ma poi, e qui sta il le / nel tuo cielo” e “spar- ta e furia Francesco Maria sto, folle e creativo Dio dei pregio di questo Bildungsro- gere sulle onde / gocce di abbandona Gubbio e il suo poveri, arriva a concepire la man: nell’infittirsi delle trat- sole” (Il tuo volo); “In un Ducato per raggiungere le lotta armata come macchi- tazioni strettamente filoso- attimo / diventerai / padrona terre dei Gonzaga portando na produttiva di soggettivi- fico-politico-sociologiche / di tutto quello / che non con sé famiglia ed esercito. tà per la quale va da sé che si insinua talora un parti- avevo” (Conquista); “orolo- Per il Duca Della Rovere allo Stato, così come è, non colare, una storia, un senti- gi / in ritardo / che segna- inizia una vita diversa. Abile basterà subire semplici cam- mento, una riflessione, una no / sempre / l’ora esatta” uomo d’arme com’è, viene biamenti, ma sarà soggetto dolente constatazione che (Credo); o, infine, quasi sfo- scelto dalla Serenissima a quei capovolgimenti che cancella per un istante il ciando nell’enigma, “Non ho come Governatore Generale coincidono con l’estinzione, freddo ragionatore, il den- kender Macher più freddo / quando ascol- ed egli inizia una politica di l’estirpazione: Lo Stato si per consen- to / le tue gambe / raccon- rafforzamento della Repub- abbatte non si cambia. Per- tire al lettore di riconquistare blica e di alleanze. ché il rovello che consuma l’uomo, den Menschen, con A fianco del Della Rove- il giovane Toni sin dall’a- i suoi sensi di colpa, con il re Furfarello ha modo di dolescenza è, quasi techne suo entusiasmo, con i suoi conoscere le raffinate corti alypias, la ricerca di una rimpianti con le sue certez- italiane ed europee. È alla libera produzione di sogget- ze e incertezze. Perché né corte di Francesco I che il tività che si configura ini- il dolore né tantomeno la Duca incontra Lorenzino de’ zialmente come uno spasmo- morte possono essere messi Medici, un giovane toscano dico impulso verso la fuga, da parte, seppur da un Cat- dai modi eleganti, che su l’allontanamento da un’in- tivo Maestro, che patisce nel consiglio del Della Rovere fanzia dolorosa rattristata lutto immenso l’inspiegabile si stabilirà a Venezia. Ma dalla morte che, pubblica o sacrificio del fratello Enri- gli avvenimenti precipitano. privata, si abbatte e infieri- co, e l’assurdo omicidio del Siamo nel febbraio del 1548, sce, annienta e spegne ogni giudice Alessandrini, prote- due sicari uccidono Loren- armonia dell’esistenza. E poi stando il suo odio profondo zino all’uscita della chiesa nel prosieguo degli anni che per chi uccide, così da ritro- di San Polo. Furfarello assi- maturano, il fine a cui tende vare in quel Cristo-Dioniso, ste da lontano al delitto, ma nella sua Weltanschaung sarà che scioglie gli affanni nella essendo stato riconosciuto proprio la soggettivazione condivisione con gli ultimi, dai sicari si getta in acqua e della forza lavoro che si attua la tenacia per ricominciare. fugge. Altri disagi e peregri- nella rivolta anticapitalista, E subito riprende il viag- 45 Biblioteca tarmi di fughe / finite in un della propria attiva, magari ve i giornali radio trionfa- abbraccio” (Mattino). Anche appassionata partecipazione listici soprattutto quando le procedendo da queste poche da protagonista. sorti militari e politiche vol- citazioni (che, comunque, Benito Lorigiola, nota gevano in realtà al peggio, e costituiscono già un reperto- e stimata figura di docen- poi Il Corriere della sera e rio significativo per questo te e di storiografo, in que- la Domenica del Corriere, il smilzo canzoniere), non mi sta recente pubblicazione Corriere dei piccoli, il Vitto- sembra si possa derubricare ha brillantemente dribblato rioso, Topolino, il corrobo- questa poesia come un ritor- i due scogli approdando ad rante olio di merluzzo. Ma no veramente fuori tempo una narrazione in cui rac- si poteva pure ammalarsi di massimo di codici espressivi conta suggestivamente un scarlattina, malattia allora ermetici. Qui non siamo di mondo…“raccontandosi”. assai temuta e curata in tre fronte all’assolutezza della Emerge nelle pagine la successive degenze nel laz- parola che fissa con preci- realtà singolare e irripetibile zaretto. sione icastica l’essenza (si spera) dei bimbi nati a E però, alternate alle “nubi dell’esperienza umana, ma metà degli anni trenta del bianche”, o grigie, passa- alla rivelazione del negativo Novecento, piombati di no le grosse “nubi nere”, dell’esistenza stessa, della lì a poco nel turbine delle i prodotti della guerra che sua ineffabilità. La parola seconda guerra mondiale, sconvolgono i bambini per non è cifra di una visione prendendo coscienza prema- i loro impressionanti effetti totalizzante, ma esito di una turamente di una precarietà all’Arcella, durata dal 1939 distruttivi: i bombardamen- sottrazione di senso. Così tra esistenziale in bilico tra la al 1943. ti degli alleati, soprattutto la scoperta di una dimensio- voglia di vivere e la paura di In quella cornice tempora- quelli sull’Arcella con deci- ne esistenziale negativa e la morire. le ci stanno i fatti quotidiani ne e decine di vittime, tra- forma espressiva che ne dà Anche a Padova quell’in- vissuti dai ragazzini del quar- gedie isolate ma non meno conto si determina una rela- fanzia visse in un contesto tiere, i giochi tradizionali e penose come il massacro zione dinamica che cerca di reso incerto dall’impreve- quelli di recente invenzione, di una famiglia dovuto ad spingersi là dove la comuni- dibile svolgersi di eventi quasi tutti all’aperto e con una bomba fuori bersaglio cazione “normale” non può indotti dal conflitto nelle materiali o supporti di gran- piombata nella corte di un avventurarsi pena l’assurdità comunità civili. E i confi- de semplicità (alcuni maschi- casolare; poi le rappresaglie e l’incomunicabilità. ni allora labili tra le zone li, altri femminili, ma a volte dopo l’8 settembre, i truci Non c’è, tuttavia, auto- periferiche non ancora urba- anche unisex per partecipa- scontri tra i fascisti e i par- commiserazione né la sua nisticamente massificate e zione corale) tigiani nelle fasi finali del forma più spinta, l’auto- le campagne limitrofe con- L’autore ricorda la sua conflitto prima della Libera- compiacimento. Piuttosto sentivano la partecipazione ammirazione per le presta- zione. E la famiglia Lorigio- nella poesia di Ariel Viter- promiscua ad attività e riti di zioni certo più svelte ed ele- la passò ulteriori guai finché bo c’è una continua richie- origine diversa: per i ragazzi ganti delle bambine nel salto non si concluse la vicenda sta di amore, anche con una delle aree rurali a quelli cit- della corda, nello “scalone” giudiziaria del capofamiglia: certa passionalità: “Quan- tadini; per i bambini di città che, peraltro, lui sapeva il babbo dell’autore era un do il cuore tace / parlano le a quelli propri delle usan- imitare con una certa mae- fascista convinto della prima dita, / con tocchi di pianista ze agricole. E lì era ancora stria; poi altri appassionanti ora. Convinto ma non fana- / senza tastiere da accarez- notevole la presenza degli cimenti tra i maschietti con tico. Epurato dopo il crollo zare” (L’attimo del grido); animali, non solo domesti- arnesi “di una certa perico- del regime, gli fu riconosciu- “Lasciati sfiorare / dalla ci o da cortile, che rende- losità”: due per tutti, l’ar- to, grazie ad una testimo- punta / del mio desiderio” vano espliciti, ai piccoli, i co con le frecce e le fion- nianza, un gesto umanitario (Lasciati sfiorare). rapporti tra essi e gli umani de, capaci di diventare delle nei confronti di resistenti La poesia di Viterbo vor- nonché i segreti della loro armi usate soprattutto nei catturati negli ultimi giorni rebbe colmare il vuoto che natura relativi alla lotta per momenti in cui si esprime di guerra dalle camicie nere; la ragione coglie nell’esse- la sopravvivenza. una qualche crudeltà infan- infatti aveva portato dei re con il darsi dell’esistenza Dentro la scenografia con- tile nei confronti di minu- viveri ai prigionieri lasciati stessa: “Però lo sai bene / tra tinuamente mutevole di tale scoli animali (far saltar via senza cibo. E ciò contribuì il verso dimenticato / e quel- panorama segnato da una la coda alle lucertole, infil- a ridurre di molto la deten- lo sparito / c’è posto solo / suprema emergenza scorre il zare i ranocchi con le frec- zione prevista per i militanti per il verso / che stai scri- filo rosso della vicenda dei ce costruite con le stecche fascisti. vendo” (Traversi). Lorigiola e dei loro parenti degli ombrelli). Un’ultima nota simpati- Mirco Zago e amici, narrata da Benito Simpatiche riesumazioni ca. Benito Lorigiola apre e con lucida rievocazione di su questo registro di giochi, chiude il suo memoriale con ricordi dapprima registrati di burle di sfide tra ragazzi- due quadretti poetici. I suoi singolarmente e ora cuciti ni occupano una consistente incontri silenziosi nei campi Benito Lorigiola sapientemente in un affre- parte del libro, mentre sullo dietro casa con un ramarro, NUBI BIANCHE sco di vasto respiro. Che sfondo si raccontano incon- con rapidi sguardi di reci- NUBI NERE poi, tolte storie di specifi- tri e appuntamenti di sempre proca curiosità; e, infine, Un’infanzia di guerra ca appartenenza parentale, con la vita normale, accom- la liberazione di un uccel- Adle Edizioni, Padova 2015, molti accadimenti simili pagnati spesso da qualche lino, ferito da una fionda- pp. 241. attraversarono la vita di altre imprevisto o comunque da ta malandrina ma ancora in famiglie popolari o picco- timori dovuti allo stato di grado di volare, cui l’autore, Tra le righe dei romanzi lo borghesi. Capitava, a mo’ guerra: l’inizio spesso ritar- pentito, usò molti riguardi. autobiografici stanno spes- d’esempio, di cambiare più dato dell’anno scolasti- Un gesto liberatorio per il so in agguato due insidie: volte abitazione per le più co, la prima Comunione e volatile, un addio all’infan- la prima è che l’autore narri diverse urgenze: economi- Cresima, le uova colorate zia per uno dei ragazzi che troppo o con malcelata che, per ricerca di maggior a Pasqua, le proiezioni al aveva respirato il clima di enfasi di sé, annebbiando i sicurezza o per sopravvenu- cinema parrocchiale. Altri un conflitto totale. Elabo- fatti corali dentro i quali ha ta condizione di inabitabili- appuntamenti rituali di quel rando poi esperienze che pure svolto ruoli di rilievo; tà in seguito ai danni subi- tempo scandito dalle mode avrebbero davvero contri- la seconda, opposta, è una ti dai bombardamenti. Ma obbligatorie imposte dal buito alla costruzione di una eclatante proposta di impor- nel racconto di Lorigiola la regime come le adunate dei personalità giovanile consa- tanti eventi collettivi al residenza più significativa balilla e dei figli della lupa. pevole e matura. punto di mortificare il peso fu quella di via Danieletti, Sullo sfondo le colonie esti- Angelo Augello 46 Biblioteca

Antonio Gusella nuova canonica, una passeg- Giovanni Rattini Foglie al vento giata: casi minimi che assu- Tutti giù per terra Poesia mono un colore particolare Ed. Tracciati, Padova 2014, pp. Tip. Rigoni, Piove di Sacco riemergendo dal pozzo del 147. 2015, pp. 50. passato dopo che una mano d’uomo aveva provato a dare Passare dalle attività di Questo volumetto, edito loro una forma e un senso retrovia del volontariato nel mese di aprile del 2015, annotandoli sulla pagina di esperto alle “operazioni in contiene una scelta di versi un quaderno. Talvolta l’om- trincea” produce in un uomo del sacerdote piovese don bra della storia irrompe in maturo, pur allenato ad offri- Antonio Gusella (1876- questo tranquillo orizzonte re con discrezione e con spi- 1964) raccolti e ordinati da lasciando tracce più dram- rito umanitario parte del suo Paolo Tieto, appassiona- matiche, come avviene, nel tempo a sostegno di difficol- to depositario e custode di 1943, in occasione della tà motorie, indigenze econo- tante preziose conoscenze rimozione dai campanili miche, disabilità, condizioni legate al paese dove è nato delle campane destinate ad di solitudine altrui, rilevanti e ha trascorso la sua operosa essere fuse e trasformate in novità nella vita: un po’ in esistenza, che si è conclusa cannoni, o del terribile terre- quella pratica e quotidiana, nello scorso mese di agosto. moto di Agadir, che dà spun- assai di più in quella psico- Don Gusella fu per molti to a riflessioni di tono leo- logica e spirituale. incrociando, nelle loro spon- decenni un personaggio pardiano sulla natura. Altret- La forte esperienza sul tanee confidenze, storie di familiare all’interno dell’al- tanto leopardiano, e virgilia- campo apre orizzonti di con- vita complicate, cariche di lora ben circoscritta comuni- no, è il sentimento del pae- sapevolezza prima ignora- sofferenze fino all’approdo tà locale: latinista, elegante saggio, che costituisce una ti circa i rovesci, gli insulti alle condizioni di inattività, conversatore, coinvolgente delle note più apprezzabili della malasorte, le ingiu- di senza casa e senza futu- declamatore di pagine lette- di questa voce poetica: che stizie, insomma i patimenti ro. Quella situazione viene rarie, portava con naturalez- sia un sereno chiar di luna rivelati da molti percorsi esi- identificata con la desolante za nelle case dei Piovesi il invernale o lo spaventoso stenziali umani con risvolti parola generica di “barbo- dono della sua fine cultura, incombere di un temporale dolorosi e però, in qualche ne” che dice, ma non spiega, ricevendone in cambio con- notturno, su tutto si stende caso, con apprezzabili quote la caduta sociale di una per- siderazione e cordiale acco- il sicuro conforto della fede, di dignitosa sopportazione e sona travolta da eventi che glienza. Oggi pochi ricorda- portatrice di inesauribile di redenzione . non ha più saputo o potuto no il suo nome e la sua alta speranza. Questo è, grossomodo, controllare. Barboni dunque, figura, che sarebbero cadu- La struttura dei componi- l’impianto del racconto dav- non si nasce, si diventa. ti per sempre nell’oblio se, menti, aggiornata sul model- vero coinvolgente di Gio- Il titolo di questo rac- sulla spinta di curiose circo- vanni Rattini che, per dieci conto carico di compassio- stanze, delle quali dà conto lo dell’Ermetismo, si affi- ne, mimando “Tutti giù per da a versi molto concisi e anni, si è dedicato all’assi- la postfazione redatta da stenza di un vasto campio- terra”, sta a dire il dramma una discendente del sacer- al metro libero, che segue di questi “pugili” finiti al un ritmo lento ed interrot- nario di persone messe al dote, Paolo Tieto non fosse tappeto da varie forme di tappeto quasi sempre con stato indotto ad aggiungere to; curiosamente, a questi scarse o quasi nulle possi- caratteri novecenteschi sono fallimento dovute ad occa- questo ulteriore capitolo alla sioni perse o mai avute, scel- bilità di risollevarsi. E tanto sua collezione di pubblica- accordati un vocabolario e te improvvide, crolli econo- spensierata è la filastrocca zioni di argomento piove- una sintassi molto più tradi- mici dovuti per lo più alla “Girotondo, girotondo casca se, sorrette da un bagaglio zionali, ottocenteschi, in uno perdita del lavoro, disgre- il mondo…” nel gioco dei di esperienze di prima mano strano connubio che man- gazione dei nuclei familiari, bambini, tanto è penoso l’e- che arricchivano la sua salda tiene alla scrittura una piena esiti distruttivi di quelle non pilogo nel girotondo ben più erudizione con il sapore trasparenza di significato. poi tanto rare congiure della complesso e insidioso della della vita vissuta. Probabilmente il sacerdo- sfortuna che mettono in cir- vita adulta. Rattini narra con Le poesie di don Gusel- te piovese non ebbe mai il colo una disgrazia dopo l’al- notevole efficacia dieci sto- la sono pezzi d’occasione proposito di dare alle stampe tra. L’avventura di Giovanni rie di queste persone senza dettati dai fuggevoli eventi questi fogli sparsi, che non incomincia il 4 ottobre 2004 dimora in cerca di un pasto della quotidianità: una ricor- furono ispirati dall’ambi- (felice coincidenza: ricorre caldo e di un letto sul quale renza religiosa, un episodio zione di gloria letteraria ma la festa di San Francesco), riposare. Intrecci delle più di vita ecclesiastica, l’arri- dal desiderio di conservare quando egli varca per la varie combinazioni esisten- vo della nuova stagione, un il ricordo di fugaci episodi prima volta il cancello delle ziali ascoltate con partecipa- matrimonio, un anniversa- di vita, ingentilito da una Cucine Economiche popo- zione emotiva in due lustri di rio, l’inaugurazione di una forma educata e composta: lari di Padova con il cuore prezioso servizio volontario. letti oggi, valgono per la un po’ in tumulto. È l’av- Angelo Augello loro capacità di condurci in vio di una insolita partita: un mondo geograficamen- l’incontro con suor Lia e le te vicinissimo, cronologica- sue consorelle Elisabettine Chioggia mente non remoto, ma molto che gestiscono quest’opera Rivista di studi e ricerche n. 47, diverso dal nostro: umili di carità. Poi le pratiche di ottobre 2015, pp. 212. myricae che conservano il iniziazione al servizio: la gusto del tempo andato. consegna dell’indispensabile C’è molta patavinità nel n. Realizzato con esempla- grembiule bianco, le istru- 47 di “Chioggia”, il seme- re cura tipografica, il volu- zioni e i primi preziosi con- strale di cultura edito dal metto, che reca in copertina sigli dei volontari già esperti comune di Chioggia, che si un disegno inedito di Orfeo nell’attività. apre con un articolo sull’il- Tamburi, contiene le sugge- Nell’arco di dieci anni, lustre preumanista Alber- stive riproduzioni di alcuni l’autore di questa narrazio- tino Mussato. L’autore è manoscritti e di un vibrante ne ha lavorato alla distri- Luca Lombardo, un giovane ritratto a olio del religioso in buzione dei pasti passando ricercatore dell’Universi- abito talare, opera fra le più tra le parole, gli sguardi, i tà americana “Notre Dame” felici del pittore Giuseppe sorrisi, i lamenti, la fame, che sta preparando l’edizio- Mastellaro. la stanchezza, la rabbia di ne critica delle sue Epistole Luca Piva tanti sfortunati avventori, latine. D’interesse padovano 47 Biblioteca

è anche l’articolo di Sandra chivio, sui cognomi di Pel- zionali dell’Università di Casellato, Carlotta Betto e lestrina. Strettamente legati Padova, nato tre anni fa dalla Paola Nicolosi sui cataloghi alla città sono gli interventi ex Facoltà di Scienze poli- storici e i reperti sotto alco- Giorgio Aldrighetti sul patri- tiche, in una continuità qui ol dei Camaleonti conservati monio araldico delle chiese illustrata dalla Prefazione presso il Museo di Zoologia di Chioggia,di Sergio Rava- di Antonio Varsori, diretto- dell’Università di Padova, gnan sulla lapide in onore di re del nuovo dipartimento, e impegnate nell’individuazio- don Giuseppe Ballarin, edu- dall’Introduzione di Gianni ne dell’esemplare di Cama- catore di giovani, e di Mar- Riccamboni, ultimo presi- leonte, catturato circa 133 gherita Colombo, che pub- de della precedente Facoltà anni fa dal Canestrini. Maria blica un estratto della sua tesi di Scienze politiche, di cui Zanetti recensisce invece il dedicata alla fossa Clodia e il libro ripercorre appunto la volume di Pier Giorgio Tioz- alla navigazione antica nel storia iniziale. zo Gobetto su Lina Merlin, territorio di Chioggia. Istituita con la riforma la senatrice che si è battu- La rivista ha voluto ricor- Gentile del 1923, la Scuola ta sui diritti della donna, a dare i contributi scientifici di Scienze politiche e socia- cui Chioggia ha dedicato una del concittadino Silvio Gri- li dell’Università di Padova, piazzetta lungo il Corso del guolo, spentosi il 25 febbraio gliela rese più sopportabile. autonoma ma complementa- popolo, la principale via del 2015 e, in chiusura, un’ana- È risaputo infatti che, nono- re alla Facoltà di Giurispru- centro storico. lisi di tre opere di Francesco stante la guerra e le atroci- denza, apre nel dicembre Il del periodico è stato pre- Permuniam su Chioggia. tà di quelle segregazioni, gli 1924, fortemente voluta da sentato poco prima di Nata- Cinzio Gibin ufficiali tedeschi comandanti Corrado Gini, demografo e le presso la Sala Maggiore dei lager avevano un occhio primo docente di statistica a del Municipio di Chioggia. di attenzione per la musica e Padova, anche se vero fon- Negli interventi di Erminio Aldo Valerio Cacco i musicisti e, quanto a can- datore e principale artefice Boscolo Bibi si è occupato di Patrizio Zanella zoni, in testa alla hit para- fu Donato Donati, coadiuva- due leoni marciani in pietra Un clarinetto de stava, su tutti i fronti, Lili to da Giulio Alessio, Nino d’Istria che nel 1380 durante nel lager Marlene. E, manco a dirlo, Tamassia, Francesco Carne- la Guerra di Chioggia furo- Diario di prigionia 1943-45 Cacco fu spesso invitato a lutti e altri. È la terza in Italia no portati come bottino di Ed. del Messaggero, Padova intonarne il motivo insieme a dopo quelle di Pavia (genna- guerra a Genova da Trieste 2015, pp 135. ad altre canzoni italiane. Ma io 1924) e di Roma (marzo e da Pola. Matteo Doria è il suonatore vigonzino allie- dello stesso anno). Nata per invece intervenuto sul pittore Aldo Valerio Cacco, uno tava soprattutto i compagni “la preparazione ai pubblici Antonio Marinetti (1719- dei militari italiani sopravvis- di prigionia, tanto entusia- impieghi, alle libere attività 1796) detto il Chiozzotto di suti al disumano regime dei sti delle sue prestazioni da sociali, alle funzioni politi- cui ha proposto i lavori desti- campi di internamento nazi- donargli spesso parte delle che” (suoi fiori all’occhiello nati alla stampa, le famose sti, è morto l’ottobre scor- loro razioni di viveri a com- saranno i corsi di perfeziona- teste di carattere, con illu- so. Come molti soldati delle penso dei momenti di sollie- mento per i segretari comu- strazioni di opere conser- nostre Forze armate, dopo vo che donava, pur velati di nali e provinciali e per i fun- vate in vari musei italiani l’8 settembre 1943 egli rifiu- nostalgia per la lontananza zionari dei consorzi di boni- ed europei. Gina Duse si è tò di aderire alla Repubblica da casa e l’incertezza delle fica) la Scuola risentì ben soffermata sull’esperienza di Salò, il secondo disperato sorti future. presto, già a partire dal 1925, dell’associazione di pesca- fascismo costruito attorno a E appassionanti sono gli di uno stretto controllo poli- tori “Scarpena”, fondata nel Mussolini sotto protezione appunti raccolti nel volume tico del fascismo, che vole- 1987, offrendo uno spaccato tedesca. Venne deportato in “Un clarinetto nel lager”, va farne luogo di formazione storico-culturale della città. Germania, prima nel lager scritto a quattro mani da della sua nuova classe diri- All’interno del fascicolo vi Furstenberg am Oder poi a Cacco e dallo storico Patrizio gente. Accanto alla vecchia sono altri interventi merite- Mittelbau-Dora. Cacco tra- Zanella, che proprio a genna- scuola dei liberali Alessio e voli di lettura: Virgilio Gior- scorse due anni nelle terribili io 2015 le Edizioni Messag- Tamassia prevalse il fasci- mani scrive dei primi piro- condizioni di quella prigio- gero Padova avevano ristam- smo di matrice nazionalista scafi a vapore a Chioggia e, nia anomala che trasformava pato in una edizione rivista e di Alfredo Rocco, Alber- più in generale, della tratta lo status di militare interna- ampliata. Inserendo anche un to Asquini, Corrado Gini, Trieste-Venezia. Di Emilio to in quello di un maltrattato puntuale commento storico Lando Landucci, Marco Salgari e delle sue vicende “lavoratore civile” al servizio sugli IMI (Internati Militari Fanno e dello stesso Dona- scolastiche presso l’Istituto del Reich, bollato come ex Italiani) per meglio compren- ti. Nel 1933 la Scuola si tra- nautico di Venezia parla Feli- dere ciò che la storiografia ce Pozzo, mentre Loriano alleato traditore e quindi sot- sformò in Facoltà di Scienze toposto a continue angherie e spesso ha trascurato sul sacri- politiche, e le scienze sociali Ballarin propone una ricerca, ficio di centinaia di migliaia fondata su documenti d’ar- vessazioni. si ridussero al solo insegna- Ma la sua storia fu davvero di italiani “con le stellette”, mento della statistica demo- singolare. Cacco aveva sem- non pochi dei quali non fece- grafica. Il fascismo divenne pre avuto predisposizione ro ritorno dai campi di con- argomento prevalente dei per la musica. Avendo potu- centramento. corsi e delle tesi di laurea, to tenere con sé, anche dopo Angelo Augello quasi tutte dedicate al corpo- la cattura e l’avvio al campo rativismo o alla politica colo- di concentramento gli effet- niale e demografica del regi- ti personali, disponeva, pur Giulia Simone me. Le leggi razziali videro nella nuova penosa situazio- Fascismo in cattedra la facoltà ben allineata con ne, del suo amato clarinet- La Facoltà di Scienze l’“energica politica razzista” to, un “Sonora” con le note politiche di Padova dalle del rettore Anti e pronta a del quale allietò non solo i origini alla Liberazione liquidare sbrigativamente il suoi compagni di baracca (1924-1945) preside Donato Donati (che ma anche i tedeschi. Era lo University Press, Padova 2015, rifiutò le dimissioni antici- strumento che egli suona- pp. 181. pate e venne perciò dichia- va nella banda di Ponte di rato decaduto), e con lui Brenta a pochi chilometri da Si tratta del primo volu- Marco Fanno e Adolfo Ravà. San Vito di Vigonza e che in me della collana del Dipar- Eppure la fascistizzazione un certo senso, nel lager gli timento di Scienze politiche, non riuscì del tutto. Dalla salvò la vita , o quantomeno, giuridiche e studi interna- Facoltà di Scienze politi- 48 BibliotecaBiblioteca - Musica

1964, ha dato l’occasione con il territorio in cui svol- due fra i membri più atti- per una rivisitazione della se le sue ricerche. E’ stato vi all’interno del sodalizio, sua attività di docente e di infatti definito un “territo- Lidia Maggiolo e Luciano ricercatore. La collana sto- rialista” perché dove ope- Nanni, sono apparsi, nel rico-scientifica Epistolario rava ha sempre cercato di giro di alcuni mesi, il tre- Veneto, edita dal Leggio comprendere le dinamiche dicesimo e il quattordicesi- Libreria Editrice di Chiog- della società e di mettersi in mo numero dei Quaderni. gia, gli ha dedicato il setti- relazione. Vi trovano spazio, alternati mo volume. Le considerazioni testé a note linguistiche e storio- Almeno tre sono state le svolte appaiono in tutta grafiche, i brani di una qua- considerazioni generali che pienezza nelle novantatré rantina di collaboratori, non hanno indotto ad accogliere lettere pubblicate a cura di solo padovani. il suo nome nella collana: la Elena Canadelli giovane sto- Nel grande mare della capacità di unire la ricerca rica della scienza che lavo- poesia contemporanea, dove di base a quella applicata; la ra presso il Dipartimento di non è sempre facile distin- sua attenzione verso la sto- Biologia dell’Università di guere la qualità vera dalle ria e la filosofia della biolo- Padova. Sua l’introduzione, “produzioni” occasionali di gia; la sua capacità di diven- dove ripercorre l’attività di autori fasulli o quanto meno tare organico al territorio in organizzatore della ricerca bizzarri, la serietà e la tra- che di Padova non uscirono cui svolgeva le ricerche. e della didattica del docente dizione della Formica Nera in realtà gerarchi di spicco. Per quanto riguarda il padovano. intervengono a garanzia del E se molti allievi di questa primo punto è da dire che Suddivise per fondi archi- livello artistico e letterario “palestra di regime” furono D’Ancona ha seguito vari vistici, il libro presenta let- di quanto viene qui stampa- volontari in guerra e molti filoni di ricerca (embrio- tere di D’Ancona destinate to e divulgato. aderirono poi alla repubbli- logia, ecologia, idrobiolo- a Reinhard Dohrn, Sandro Paolo Maggiolo ca di Salò, non mancarono gia, oceanografia) fornendo Ruffo, a Giuseppe Monta- quelli che scelsero invece la contributi determinanti dal lenti, ai Rettori dell’Univer- lotta per la libertà: ad esem- punto di vista scientifico; sità di Padova e al Consiglio pio, tra i docenti, Norberto laddove ha raggiunto livelli Nazionale delle Ricerche. Bobbio, che sarà arrestato di alto valore scientifico è Il libro presenta una ricca Musica nel 1943 e, tra gli studenti, stato nel campo della biolo- documentazione iconografi- Ettore Luccini. Quattro allie- gia riproduttiva e sui rappor- ca che ricostruisce il percor- vi di Scienze politiche mori- ti preda-predatori nei pesci, so scientifico di D’Ancona. rono nella Resistenza, e ben Come nei precedenti volumi Marco Angius indagini condotte con la col- nuovo Direttore tre di loro (Renato Del Din, laborazione del suocero Vito sono presenti una bio-biblio- Andrea Paglieri e Luciano grafia di D’Ancona, gli studi Artistico e Volterra per la parte mate- su di lui, e due reprint di sue Musicale della Dal Cero) ebbero la meda- matica. Nondimeno, egli glia d’oro al valor militare. opere a stampa. Il lavoro Fondazione OPV non ha mai tralasciato di si chiude con un opportu- Dopo la guerra la Facoltà occuparsi degli aspetti appli- padovana di Scienze politi- no indice cronologico delle L’Orchestra di Padova cativi della ricerca: bene lo lettere che affianca quello e del Veneto festeggia la che, come le altre in Italia, sanno i pescatori chioggiotti a venne chiusa perché troppo dei nomi. Il volume restitu- 50 Stagione concertistica e i vallicoltori del veneziano isce così un’immagine non 2015/2016 con la nomina compromessa con il fasci- e del Polesine. A Chioggia smo. La sua storia riprenderà scontata di colui che fu uno del maestro Marco Angius a nel 1948. Il libro è basato su nel 1940 fondò la Stazione dei maggiori biologi italiani Direttore Artistico e Musi- una vasta e scrupolosa ricer- idrobiologia ancora oggi un della metà del Novecento. cale. Marco Angius è tra i ca negli archivi dell’Ateneo importante centro di ricerca Cinzio Gibin direttori d’orchestra italiani di Padova e nell’Archivio dell’Università di Padova. più richiesti del momento. Centrale dello Stato, ed oltre Sul secondo punto è da Interprete di riferimento per alle vicende accademiche, dire che egli lasciò un’e- il repertorio contemporaneo, redità che dovrebbe essere ha collaborato con le prin- ampiamente ricostruite, pre- ripresa al fine di avere una Gruppo Letterario sta grande attenzione agli Formica Nera cipali istituzioni ed enti liri- aspetti ambientali e umani; visione più complessa e pro- Quaderni padovani ci italiani oltre a una serie si ricordano fatti e figure di blematica della zoologia e di poesia e tecnica, di debutti internazionali di docenti e studenti, con accu- più in generale delle scienze 13 (marzo 2015) assoluto prestigio (con l’En- della vita: quella di occu- semble Intercontemporain di ratezza documentaria e vigile Cleup, Padova 2015, pp. 40. sensibilità. Completano l’o- parsi degli aspetti storici e Parigi, con la Tokyo Philhar- filosofici di cui è portatrice monic Orchestra, con l’Or- pera le appendici che rias- Quaderni padovani sumono schematicamente la la disciplina. chestre Philarmonique de Infine, il suo rapporto di poesia e tecnica, Nancy, con l’RCM Orche- successione dei docenti e dei 14 (settembre 2015) corsi della Facoltà, e la ricca stra di Londra, con l’Her- e interessante appendice ico- Cleup, Padova 2015, pp. 44. mes Ensemble di Anversa, nografica. con l’Orchestre de chambre Mariarosa Davi È buona consuetudine di de Lausanne ). Ricopre dal questa rivista segnalare le 2011 la carica di coordinato- pubblicazioni del Gruppo re artistico e direttore princi- Formica Nera che nel 2016 pale dell’Ensemble Giorgio ha raggiunto il lusinghiero Bernasconi presso l’Acca- Lettere di traguardo di settant’anni di demia del Teatro alla Scala Umberto D’Ancona onorata presenza nel cerchio e affianca alla sua attività (Fiume 1896 - Marina di Romea magico della poesia. Fon- direttoriale una ricca produ- 1964). dato a nel 1946, il zione saggistica. Angius ha a cura di Elena Candelli, Gruppo si trasferì a Padova diretto l’Orchestra Naziona- “Il Leggio” Libreria Editrice, nel 1971, e dal 1998 figura le della Rai di Torino, con Chioggia 2015, pp. 230. tra le associazioni culturali cui effettuerà una tournee in cittadine che seguono con Russia il prossimo ottobre. Il cinquantesimo della interesse e che sostengono Nel 2007 ha vinto il Premio morte di Umberto D’An- le iniziative di “Padova e Amadeus per Mixtim di Ivan cona, avvenuta il 24 agosto il suo territorio”. A cura di Fedele e inciso oltre venti 49 MusicaBiblioteca - Incontri

XXVI CORSO DI AGGIORNAMENTO Incontri SUL GIARDINO STORICO “GIULIANA BALDAN ZENONI-POLITEO” - 2016 Serata-concerto Aspetti letterari, storici, filosofici, architettonici, economici, di alto livello botanici e ambientali. in memoria di Paesaggi insulari: dai luoghi ai processi culturali. don Fernando Pilli dischi tra cui Luci mie tradi- trici di Sciarrino, L’imbalsa- • 21 Gennaio, ore 16.00 aula H, piano terra del Fiore di Botta: Una serata dedicata alla matore di Giorgio Battistel- Insularità e idea di giardino: evoluzione di un tipo geografi- musica per ricordare un li, Die Schachtel di Franco co tra natura e arte - F. Vallerani. uomo colto e sacerdote Evangelisti, Pierrot lunaire • 28 Gennaio, ore 16.00 aula H, piano terra del Fiore di Botta: esemplare: don Fernando di Schönberg, Checkpoint di Isole e arcipelaghi come figure di giardini e paesaggi. Un Pilli, nel terzo anniversario Michele dall’Ongaro (con itinerario attraverso luoghi storici e contemporanei - A. della sua scomparsa. Il 17 OPV), In red di Nicola Sani Lambertini, T. Matteini. ottobre scorso, nella parroc- fino alla recente incisione • 4 Febbraio, ore 16.00 aula F, I piano del Fiore di Botta: Gli chiale di Vigodarzere, si è dell’Arte della fuga di Bach endemismi delle isole: dai cacciatori di piante agli studi rinnovato il tributo di ami- (con OPV) nella orchestra- scientifici e al collezionismo - con E. Accati, F. Fronza, S. cizia e di riconoscenza da zione di Hermann Scher- Marchiori, P. Giulini. parte di uno stuolo di amici chen. • 11 Febbraio, ore 16.00 aula F, I piano del Fiore di Botta: Il che beneficiarono del cari- «Sono particolarmen- giardino necessario dell’isola di Pantelleria - G. Barbera. sma poliedrico di questo te onorato dell’incarico • 18 Febbraio, ore 16.00 aula F, I piano del Fiore di Botta: Le prete che fu anche, e non in – spiega Angius – perché chinampas della Valle del Messico. Memorie di un paesag- subordine, un vero artista. ottenuto sul campo, parten- gio culturale lacustre precolombiano - F. Panzini. Don Fernando amava do dal lavoro quotidiano • 25 Febbraio, ore 16.00 aula F, I piano del Fiore di Botta: L’i- definire la musica “moto- con l’Orchestra in proget- sola del desiderio: Funne. Le ragazze che sognavano il mare re liturgico” come preghie- ti innovativi e non comuni. - K. Bernardi, A. Costa. ra fatta bene, canonica nei Proprio all’Orchestra va il • 3 Marzo, ore 16.00 aula F, I piano del Fiore di Botta: Le testi, quindi “sacra” proprio mio primo pensiero perché isole: laboratorio a cielo aperto dell’evoluzione - T. Pievani. perché al servizio della pre- considero questo incari- • 10 Marzo, ore 16.00 aula F, I piano del Fiore di Botta: La ghiera, non fine a se stessa. co un’opportunità preziosa Réunion, o l’Eden snaturato. Un’isola del Patrimonio mon- E aveva iniziato anche que- di crescita comune offren- diale di fronte al cambiamento dei suoi paesaggi e dei suoi sta formazione in semina- do tutta la mia competen- ambienti - S. Briffaud. rio, poi l’aveva perfezionata za e dedizione. Ci attende • 17 Marzo, ore 16.00 aula F, I piano a del Fiore di Botta: Isole negli anni scrivendo nume- un percorso intenso in cui nella corrente: dal mito alla letteratura e al cinema - C. rosi brani per solisti e coro intendo porre al primo posto Donà, L. Morbiato. in collaborazione con Fio- gli obiettivi musicali, cul- • 7 Aprile, ore 16.00 aula F, I piano del Fiore di Botta: Insula- rella Benetti. Alcuni sono turali e umani per la dif- rità e costruzione del paesaggio. L’arciduca Luigi Salvatore stati scelti per attente ese- fusione di un bene italiano d’Asburgo Lorena nell’isola di Maiorca - H. Schwendinger. cuzioni nel corso della sera- di assoluto rilievo com’è • 14 Aprile, ore 15.00-18.00. Seminario di studi in collabora- ta come “Ascendit Deus” l’Orchestra di Padova e del zione col Centro per il restauro, il recupero e la valorizzazio- (soprano Muyumi Matsuo- Veneto». ne dei parchi storici e degli alberi monumentali: Governare i all’organo Maddalena Mura- II cartellone 2016 ospiterà cambiamenti nella vegetazione dei parchi e giardini storici: ri; quest’ultima ha proposto alcuni tra i direttori e soli- nuove opportunità per la ricerca. Visita della villa e del giardino Revedin Bolasco a Castelfranco Veneto (Treviso) poi “Canone” di Johann sti più apprezzati della scena dopo i recenti restauri con P. Semenzato, L. Montecchio, M. Pachelbel). internazionale oltre che dello Levorato, B. Ricatti, F. Romaro. Hanno fatto seguito altre stesso Angius, mentre debut- composizioni decisamente teranno a Padova le bacchet- • 21 Aprile, ore 16.00 aula F, I piano del Fiore di Botta: L’iso- rievocative delle preferen- te di Bruno Aprea, Carlo la-giardino e i giardini delle isole - A. Pietrogrande. • 28 Aprile, ore 14.30-18.00. Seminario di studi e visita in ze tematiche espresse dal Rizzari (assistente del mae- collaborazione con l’Assessorato all’Edilizia comunale, sacerdote. Infatti, ne sono stro Antonio Pappano all’Or- monumentale, Manutenzioni, Verde e parchi urbani, Arredo state eseguite alcune scrit- chestra dell’Accademia urbano, Acque fluviali: Gli orti urbani di Padova: isole verdi te da lui dalla Cappella che Nazionale di Santa Cecilia), nel cuore della città - G. Barbariol, S. Datei, E. Ostanel. porta il suo nome e quel- Giampaolo Pretto (direttore • 5 Maggio, ore 16.00 aula F, I piano del Fiore di Botta: lo della Benetti: “Esultate d’orchestra e Primo flauto Oggetti geografici, oggetti simbolici: isole e insularità in Deo” e “Ave Maria” con dell’Orchestra della RAI di Geografia Culturale - F. Cavallo. le tonalità del basso Luigi Torino). Accanto a loro quat- • 6-7 Maggio, viaggio di studio: “Isole” nel Parmense: il Varotto e l’armonia di quat- tro giovani star: i direttori Labirinto di Franco Maria Ricci, il Museo Guatelli, il Casi- tro voci dispari. Min Chung (26 febbraio) e no dei Boschi di Carrega - L. Morbiato, U. Rovaldi. Nella rievocazione di Ben Gernon (8 Aprile) e la • 12 Maggio, ore 16.00 aula F, I piano del Fiore di Botta: Sulle quest’anno, i suoi cantori pianista Leonora Armellini tracce del mirto dei mori: un’avventura tra libri, giardini e hanno voluto riproporre un (26 febbraio). DNA - J.T. Rojo, F. Dalla Vecchia. suo studio edito nel 1987, Straordinaria sarà invece • 19 Maggio, ore 14.30-18.00, visita: I Colli Euganei: isola un Saggio sull’umanesi- la presenza di due inter- botanica nella Pianura Padana. Il Giardino di villa Petro- mo che riflette (lo ricorda preti femminili di gran- belli e Ca’ Mura a Bertipaglia (Padova) - C. Villani, S. in prefazione Luigi Bizzot- dissimo fascino come Cri- Chiesa. to) la passione di don Fer- stina Zavalloni (voce dei • 26 Maggio, aula F, I piano del Fiore di Botta: Il futuro delle nando per la società, per il “Folksongs” di Berio) il 29 isole minori della laguna di Venezia - Tavola rotonda conclu- mondo, per il creato, muo- gennaio e Chiara Muti (voce siva con G. Caniato, G. Marabini, Associazione Poveglia per vendo dalla sua missione di recitante nell’Arlesienne di tutti, L. Zampieri, M. Cunico. sacerdote intento a declinare Bizet) il 6 Maggio. Voca- • 13-17 Giugno, viaggio di studio: L’arcipelago toscano fra agli uomini la “Parola” per le sarà anche il contributo scoperte e ritorni - M. Cunico, C. Lunardi, L. Morbiato, A. eccellenza. Il suo pensiero dei solisti dell’Accademia Pietrogrande. contenuto ora in un agile del Teatro alla Scala e del volumetto dato alle stampe Coro del Friuli Venezia Giu- Coordinatore responsabile del corso: A. Pietrogrande - Diret- con il titolo “Quale uomo?” lia preparato da Cristiano tori del corso: F. Chiesura Lorenzoni, F. Dalla Vecchia, Fon- è lucido e incoraggiante: Dell’Oste. datore: P. Giulini. “Tutti siamo coscienti che i l nostri tempi sono di tumul- 50 IncontriBiblioteca - Mostre

nità”. E in proposito non si può non rammentare che il CIRCOLO STORICI PADOVANI “LUIGI ZANINELLO” prete umanista, divenuto poi Conferenze: Sala Anziani del Comune di Padova - ore 16,30 rettore del duomo dei mili- tari di Padova in via San • Sabato 6 febbraio: Silvia Zava, storica dell’Arte contempora- Prosdocimo, fu anche cap- nea: “De Chirico a . Sviluppi e influenze della metafisica pellano militare. Vocazione in Italia e all’estero”. salda, studi brillanti, apertu- • Sabato 13 febbraio: Gianluiigi Peretti, docente di Lettere: “La ra all’ascolto delle anime su particolare vicenda dell’irredentista trentino Cesare Battisti”. versanti pastorali molteplici: • Sabato 20 febbraio: Klaus Mueller, dell’Istituto di Cultura dalla parrocchia ai reparti Italo-Tedesco di Padova: “Weimar: piccola capitale culturale dell’Esercito, per assiste- della Germania”. re i soldati nei tempi in cui vigeva il servizio di leva • Sabato 27 febbraio: Pier Luigi Zanetti, docente di Agraria: tuose trasformazioni. La obbligatoria, primo impat- “L’orto agrario e la Cattedra di Agricolutura della Università: paura è anche conseguen- to, talora problematico, dei un primato poco conosciuto di Padova”. za della miseria spirituale giovani in divisa alla prima che rende desertico l’animo esperienza sociale lontani da umano. Il nuovo umanesi- sono stati offerti al pubbli- visione delle opere prescelte casa. era garantita dalla spaziosità mo radica l’uomo nella sua Nel corso della serata- co “pezzi” celebri come il vita e nel suo tempo ma che Largo di Handel, Toccata dell’ambiente, dall’appro- concerto, che era stata di L. Boelmann, “Domine priata distribuzione dei libri è aperto alla fecondazione aperta con la brillante ese- Deus” di Poulenc, il Gloria in cinque sezioni (Dibattito del fermento spirituale, reli- cuzione della Sonata in Sol di S.Ursula di Haydn e – in e Propaganda; Lo Scontro; gioso e del fine trascendente Minore per oboe e arciliu- omaggio al nuovo vescovo La Guerra nell’Arte e nella e divino. Solo nella dimen- to di Antonio Vivaldi da di Padova, monsignor Clau- Letteratura; Il Sostegno civi- sione della persona di Cri- parte di Giuseppe Nalin e dio Cipolla, che avrebbe le; Padova in guerra) e dalle sto l’uomo stesso ritrova la di Pierluigi Polato del Grup- fatto il suo ingresso ufficiale corrette modalità di presenta- sua grandezza, la dignità e i po Sans Souci, apprezzati in diocesi il giorno seguen- zione. La notevole affluenza valori propri della sua uma- interpreti di musica antica, te – la composizione “Ecce di pubblico, attento e discre- sacerdos magnus” compo- to, non ha affatto pregiudi- cato la possibilità di con- CENTRO TURISTICO GIOVANILE GRUPPO “LA SPECOLA” sta proprio da don Fernando al tempo dell’ingresso del durre con agio la visita, ma Via A. Aleardi, 30 - Spazio Incontri - via della Paglia 21 - 35122 Padova ha contribuito a sottolineare cellulare 3405522764 -info: www.ctgveneto.it - mail: [email protected] vescovo Franceschi e per l’ordinazione di monsignor l’interesse della cittadinanza Caporello. Rosanna Perozzo per un tema che, a distanza XXXII corso “conosci la tua città” - 2016 ha recitato una sua toccante di un secolo dallo scoppio PADOVA ROMANA poesia scritta subito dopo la della guerra, consente di 28 gennaio-20 aprile 2016 - ore 17,15 morte di don Fernando. essere trattato in una prospet- Padova, Sala Paladin - Palazzo Moroni Angelo Augello tiva storica sufficientemente ampia ad illuminarlo della • Giovedì 28 gennaio: Presentazione e lezione introduttiva Dal luce dell’obiettività. Venetorum angulus alla Patavium romana, L. Braccesi e F. Ve- La veste tipografica degli ronese parlano del loro ultimo libro. esemplari esposti, risalenti • Giovedì 4 febbraio: Gli scavi archeologici in città, E. Pettenò. Mostre agli anni di guerra, ha ben • Giovedì 11 febbraio: Padova romana e le sue infrastrutture, P. testimoniato – nella povertà Zanovello. dei materiali e nella esiguità • Giovedì 18 febbraio: Padova romana nelle sale del Museo, F. 1914-1918: delle illustrazioni – quanto Veronese. limitati fossero all’epo- PAGINE DI GUERRA ca i mezzi economici, e di • Giovedì 25 febbraio: Gli edifici perspettacolo: tracce visibili e Scenari, interpretazioni e conseguenza editoriali. Ma tracce invisibili, M. Bressan. implicazioni del conflitto la dimessa veste editoriale • Giovedì 3 marzo: Le necropoli e la ritualità funeraria, C. Ros- fra i libri della Biblioteca faceva risaltare moltissimo si. universitaria i contenuti, risparmiando al • Giovedì 10 marzo: Tito Livio: uno storico padovano alla corte visitatore la distrazione di di Augusto, T. Ricchieri. La visita alla Mostra, alle- apparati iconografici eccessi- • Giovedì 17 marzo: “Aquae patavinae”: l’area termale euga- stita presso la sala di lettura vi. Fra i libri di maggior inte- nea, C. Destro. della Biblioteca universita- resse è opportuno ricordare ria di via San Biagio nella il saggio di Henry Hamil- • Giovedì 7 Aprile: Padova underground. Il progetto, i risultati, sola giornata di domenica M. Gamba e P. Mozzi. ton Fyfe, Follia collettiva, 11 ottobre 2015, ha offerto tratto da un articolo appar- * * * un’interessante panoramica so nella “National Review” Visite ore 15.30 (i dettagli saranno forniti in prossimità delle di pubblicazioni relative alla (1916), in cui l’autore riflette date): Grande Guerra nella ricor- sull’atteggiamento menta- Martedì 23 febbraio: Museo civico, le sale romane e le sale della renza dei cento anni dall’in- le del popolo tedesco, tanto via Annia (Gruppo La Specola). tervento italiano nel conflitto profondamente convinto Martedì 15 marzo: Museo di Scienze archeologiche e d’arte: le del ’15-’18. L’esposizione di dover fondare un nuovo collezioni dal territorio (A. Menegazzi). contemplava una ricca scelta mondo da smarrire il senso di testi, quasi esclusivamen- della realtà: concetto questo Giovedì 31 marzo: “Patavium invisibile”, passeggiata archeolo- te coevi al periodo bellico, assolutamente attualizzabi- gica: Sagrato del Santo, Prato della Valle, via Umberto I, pon- provenienti dai vari fondi le anche al periodo nazista. te S. Lorenzo, ponte Altinate, via Zabarella, via del Santo (A. della Biblioteca universitaria. Estremamente interessante Ruta Serafini). Unica eccezione era costi- è apparso anche il volume Giovedì 14 aprile: Visita alla sede della Società Archeologica tuita dalla presenza degli Origini e cause della rotta di Veneta e ad alcuni luoghi di Padova sotterranea: Torre Medoa- inediti appunti di Vita mili- Caporetto di Ferruccio Palla- cense, Banca Antoniana, Gancino (P. Candiani e S. Tuzzato). tare curati dal tenente Luigi veri (1919), e suggestivi gli Mercoledì 20 aprile: Visita al Museo della Centuriazione Roma- Franceschini, prestati nella appunti di medicina castren- na di Borgoricco (S. Cipriano). circostanza dalla famiglia se del clinico Maurizio Asco- Sabato 7 maggio: Gita finale ad . Rossi-Sonzogno. La possi- li (Conferenze ai medici in bilità di prendere comoda guerra), che spaziano dalla 51 BibliotecaMostre

ti maestri della “pittura del colori dell’autunno. Il pitto- il passaggio dal Vedutismo BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI PADOVA vero”, molto apprezzati all’e- re veronese Angelo Dall’Oca al “Vero”. Dal tradizionale poca nelle esposizioni d’arte Bianca ambienta in piazza paesaggio concepito ancora 1914 - 1918 nazionali e internazionali. delle Erbe a Verona serene secondo una visione prospet- PaGine Di GUerra La prima sezione espone scene di genere con inedite tica canalettiana a quello en scene che hanno come pro- inquadrature dal taglio foto- plein air rivisto in un’otti- tagonista il popolo nella grafico. ca lirico-sentimentale, sulla sua quotidianità: nei quadri Napoleone Nani è una spinta delle innovazioni dei sono rappresentati i mestieri figura chiave nella svolta Macchiaioli, delle scuole caratteristici dell’epoca come verista della pittura veneta: la regionali del Sud d’Italia e il pescivendolo, il calzola- sua pennellata è minuziosa, degli Impressionisti. Fonda- Scenari, interpretazioni e implicazioni del conflitto io, le donne mentre lavora- precisa nella verosimiglian- mentale in tal senso è l’ap- fra i libri della Biblioteca Universitaria no al tombolo, i gondolieri, za fotografica, equilibrata porto del grande maestro DOmenica 11 OttObre 2015 Orario 10.00 - 19.30 ma anche scene agresti della nei colori e nelle gradazioni Guglielmo Ciardi che come Padova, Via san biagio, 7 tel. 049 8240211 e-mail: [email protected] campagna veneta e interni della luce sui vari piani. docente di pittura all’Acca- inGressO liberO domestici. In tutte le opere La seconda sezione è dedi- demia di Belle Arti di Vene- prevale il gusto per l’aneddo- cata al revival settecentesco zia forma intere generazioni to, il realismo e una grande che nell’Ottocento ebbe una di pittori. Ora il realismo si meningite alla malaria e al maestria nella resa pittorica. fortunata riscoperta sulla scia accompagna ad una pittura tetano. Fortemente indicativa I soggetti preferiti dagli di pittori importanti come più intimistica, in cui la pre- delle condizioni in cui i com- artisti sono legati a scene di Mariano Fortuny. Le imma- senza umana si attenua e la battenti vivevano la precarie- vita veneziana, ambientate gini preferite sono quelle di natura, interiorizzata, assur- tà del momento si è rivelata da Cecil Van Haanen davanti corteggiamento, di elegan- ge a rappresentazione di uno in particolar modo la lettu- alla bottega di un ciabattino ti comitive in passeggiata, stato d’animo universale, ra delle Norme per l’attac- e dal pittore triestino Giu- di amabili conversazioni in nelle opere di Pietro Fragia- co che il soldato di fanteria seppe Barison in un interno vesti settecentesche nei salot- como, o si carica di visioni deve tenere sempre presen- di cucina, dove un pesciven- ti borghesi o in piazza San silenziose, rarefatte, atempo- ti, tratte dal citato e prezio- dolo espone la cesta con il Marco. rali in quelle di Luigi Nono. so quaderno di Vita militare pesce. Nella mostra sono presenti Giuseppe Miti Zanetti, origi- dell’ufficiale Luigi France- Vittorio Emanuele Bres- opere della pittrice di fama nario di Modena, esplora gli schini. angoli più reconditi e remoti Storiograficamente la sanin e Silvio Giulio Rotta europea Emma Ciardi, che Mostra portava a rivalutare dipingono donne colte in un nelle sue tele ambienta sce- della città, dipinge utiliz- l’importanza dei sacrifici ita- momento di pausa dal lavoro nografiche e gioiose rappre- zando toni crepuscolari, luci liani nella prospettiva della al tombolo, mentre ascoltano sentazioni settecentesche, velate per restituire le traspa- vittoria, sia come impegno la lettura del giornale accan- inserite in lussureggianti renze della laguna. e volontà di popolo, sia per to al focolare domestico o scenari naturali. Il suo tocco Nella pittura dell’Otto- gli esiti sui vari fronti dello mentre controllano la propria pastoso e rapido è inconfon- cento il paesaggio è sentito scontro diretto con le truppe bimba che ha appena inizia- dibile ed è molto amato dai come “paesaggio dell’ani- nemiche. Dal punto di vista to a camminare. Il realismo collezionisti europei e d’ol- ma” alla ricerca incessante di di un’impressione personale dell’ambientazione è scan- treoceano. equilibri cromatici, di accor- l’esposizione, nel suo insie- dito dagli oggetti della cuci- La passione per l’arte set- di lineari e armonie del Vero. me, ha trasmesso la concreta na, dalle trasparenze del velo tecentesca è espressa anche La mostra si conclude percezione di quanto fosse che le donne stanno cucendo dalla ripresa dello stile del con la “Scuola di Burano” sostanzialmente e profon- e dall’armonia del colore e Canaletto. Artisti come Ippo- che agli inizi del Novecento damente lontana dai nostri della composizione. lito Caffi, Friedrich Nehrlich muove i primi passi rinno- tempi la dimensione stessa Leo Franz Ruben, origi- Nerly, Luigi Querena, Anto- vando profondamente lo stile della vita. nario di Praga, dipinge pia- nietta Brandeis, Rubens San- artistico. Pieretto Bianchi Federico Forattini cevoli souvenir di Venezia, toro rinnovano il Vedutismo dipinge l’isola lagunare con molto apprezzati dal colle- veneto e ci restituiscono un pennellate corpose, stese a zionismo dell’epoca soprat- volto romantico della città, larghe campiture piatte, dai tutto straniero, con raffigu- ritraendo non solo i luoghi colori accesi e luci brillan- razioni di giovani turiste in più conosciuti di Venezia, ti. Il linguaggio pittorico è l’armOnia Del VerO gondola che si godono un ma anche scorci nascosti e ormai moderno, come vedia- Vita e paesaggi tra terre tranquillo ozio in laguna. intime “vedute” dai suggesti- mo in Virgilio Costantini che e acque (1842-1932) Nella mostra si alternano vi effetti luministici. Questo chiude la mostra con l’im- Villa Contarini, Piazzola le scene bucoliche di gran- genere trova grande favore magine di tre donne su di un sul Brenta, 10 settembre - 30 de respiro di Luigi Cima, presso i turisti stranieri desi- balcone spalancato davanti novembre 2015. ambientate nei dintorni di derosi di riportare in patria ad una campagna lussureg- Villa di Villa bellunese, ai un’immagine di una tappa giante che prefigura la pittu- La mostra è stata curata paesaggi veristici di Noè significativa del loro “grand ra che verrà, alla ricerca di da Luisa Turchi e promos- Bordignon in cui trionfa la tour”. nuove armonie e di aspre dis- sa dalla Regione del Veneto campagna trevigiana nei Nell’ultima sala è indagato sonanze. nell’ambito di EXPO 2015. Rosina Torrisi La Villa è la sede perfetta Claudia Visentini per ospitare quadri che nar- rano la natura: immersa in un grandioso e scenografico SUSANNA TRAVANI parco con peschiere e un pic- colo lago, accoglie i visitato- Una vivace creatività si ri con un maestoso viale di afferma nei dipinti di Susan- magnolie centenarie. na Travani, esposti in autun- La mostra è dedicata alla no a Padova nella galleria pittura veneta di genere e di “La teca”, improntati su un paesaggio tra Otto e Nove- gusto dinamico-coloristico, cento. Copre un arco cro- fortemente coinvolgente sul nologico che va dal 1842 piano visivo ed emozionale. al 1932 con sessantacinque Le opere attestano l’impe- pregevoli dipinti di afferma- gno dell’artista nella speri- 52 BibliotecaMostre mentazione di un linguaggio Generazione va, astratto nel quale sapiente- generazione viene mente coniuga, come già Video-installazione, regia di nella sua produzione di tipo Denis Brotto. Museo della figurativo, razionalità com- Padova Ebraica, via delle Piazze positiva e sensazioni interio- 26, Padova. ri profondamente vissute. La pittrice che, dopo gli studi Generazione va, gene- presso l’Accademia di Vene- razione viene è una video- zia, ha partecipato con suc- installazione, della durata di cesso a collettive e allestito circa cinquanta minuti, che personali, ha portato avanti costituisce il nucleo centrale negli anni lo studio attento della visita al Museo della piena Padova», è l’iperbole diritto allo studio di pove- di vari aspetti della realtà Padova Ebraica, inaugu- con cui inizia la sua testi- ri, orfani e donne, è la bat- (vedute veneziane, paesag- rato lo scorso giugno. Non monianza Izhak Abravanel taglia sostenuta da Giacomo gi, ritratti) interpretandone si tratta di un’integrazione (Michele Modesto Casarin), Levi per impedire la chiusura il “significato” attraverso audiovisiva quale ci capita ambientata nel cimitero di della scuola femminile fon- immagini calate in sugge- ormai sempre più spesso di via Sorio. In quello di via data da un altro garibaldino stive atmosfere cromatico- trovare in qualsiasi mostra Wiel è situata la testimonian- di Padova, Pietro Scalcerle, e luminose. Proseguendo nel o museo. Né è semplice- za di Meir Katzenellenbogen che portava, e porta ancora il cammino di ricerca del valo- mente un video da visionare (Olek Mincer) che rievoca suo nome. re costruttivo ed espressi- più o meno affrettatamen- la decisione di Papa Giulio Ciò che colpisce mag- vo della luce, e del rappor- te. Il termine installazione III di dare alle fiamme tutte giormente in questa video- to tra luce e colori è giunta è quello più appropriato, in le copie dell’edizione critica installazione, oltre alla ben ad avvalersi del linguaggio quanto le immagini e i suoni del Mishè Torah di Maimoni- congegnata sceneggiatura di dell’astrazione e dell’uso che la compongono si inte- de che il MaHaraM di Pado- Adolfo Locci e Denis Brotto, di una ricca tavolozza per grano nella struttura archi- va aveva preparato e che due basata su una rigorosa docu- esprimere la vasta gamma tettonica che la accoglie. I editori veneziani avevano mentazione storica, è la qua- di sentimenti, nati da una visitatori hanno dapprima stampato. lità delle performances degli la possibilità di osservare i Una delle testimonianze attori. Non mancano sequen- numerosi oggetti della tra- più suggestive ha per prota- ze insidiose, come quelle dizione ebraica esposti nella gonista Jeudah Mahari Minz, in cui sono sceneggiati gli vasta sala della ex sinagoga morto a 103 anni nel 1508, incontri tra il rettore dell’U- tedesca, ricostruita negli anni che ricorda la sua impresa niversità di Padova, Vittorio novanta del secolo scorso, maggiore, la fondazione, nel Polacco, e Leone Wollen- dopo la distruzione causata 1460, della yeshivah, l’ac- borg, e tra Leone Romanin dall’attentato incendiario dei cademia talmudica, e rie- Jacur e Mons. Sarto, patriar- fascisti nel 1943. Si tratta di voca con accenti accorati ca di Venezia e futuro papa, oggetti relativi alla vita di e malinconici le «dispute», con il nome di Pio X. Ma la famiglia e di oggetti rituali che costituivano il metodo di recitazione misurata e sobria della sinagoga, che possono studio della scuola. Mentre le rende didatticamente effi- personale riflessione sulla essere esaminati con agio. egli parla, nelle varie apertu- caci nell’illustrare il ruolo vita stessa considerata nel A conclusione del percorso re del loggiato, si accendono di esponenti della comunità suo continuo e dinamico svi- è possibile prendere posto le immagini di vari altri luo- ebraica nelle istituzioni pub- luppo. Nei recenti lavori ad nella parte della sala adattata ghi ebraici: rami di vegeta- bliche e il clima di rispetto olio la prorompente vitali- a auditorium e assistere alla zione e il verde tenero del e stima reciproca stabilitosi tà dei colori giunge a creare video-installazione. fogliame si stagliano sullo con la chiesa cattolica, nei vortici cromatico-luminosi Su due pareti, nitide linee sfondo delle antiche pietre primi anni del secolo scorso. che fanno esplodere emozio- luminose disegnano un’ar- dandoci così la percezione Efficace e misurata la regia ni umane e stati d’animo a chitettura ordinata e armo- del trascorrere delle stagio- di Denis Brotto, anche in lungo meditati dalla pittri- niosa, un loggiato a doppia ni. La presenza a Padova di passaggi non facili, quando ce, che li traspone sulla tela fila di archi e colonne che figure intellettuali di spicco, si è trattato di amalgamare con tocchi precisi e veloci circoscrivono gli spazi in che hanno lasciato segni tan- le astrazioni dell’architettura avvalendosi di una sicurezza cui fanno la loro apparizio- gibili tanto nella vita della con le riprese dal vero e le espressiva, frutto di una con- ne personaggi e luoghi della comunità ebraica quanto in foto d’epoca con gli effetti solidata esperienza tecnico- Padova ebraica. Questa sim- quella cittadina, è dovuta al speciali dell’incendio e del biosi di personaggi storici e fatto che, unico al mondo, crollo della sinagoga tedesca, compositiva. Se la gioiosa in seguito all’attentato fasci- espansione dei colori,simili architettura dà consistenza l’ateneo patavino accettava plastica al duplice significa- l’iscrizione di studenti ebrei, sta del 1943, rievocato nella ad un fuoco d’artificio, testimonianza di Lea Nissim, in “Luci sulla città” tradu- to di «sinagoga», parola che che pertanto confluivano a prima di indicare il luogo Padova da tutta Europa. ottimamente interpretata da ce cromaticamente il senso Maria Grazia Mandruzzato. dell’illusoria felicità, creata del culto, definiva alla lette- Molte sono le testimonian- ra la comunità ebraica, allo ze dedicate al fitto intreccio Antonio Costa dai falsi miti della società stesso modo in cui il termine tra comunità ebraica e vita contemporanea, e il variega- «ecclesia» indicava, prima politica e sociale della città to caleidoscopio di “Raggi ancora che la costruzione e della nazione. Esemplare è nel turchino” sembra rias- architettonica, la chiesa inte- quella di Giacomo Levi Civi- ANIME VERDI sumere la molteplicità dei sa come comunità cristiana. ta (Mirko Artuso), che fu sin- Mostra fotografica desideri proiettati nella sfera Dalla presenza corale dei daco di Padova dal 1904 al di Francesco Danesin irraggiungibile dei sogni, il rappresentanti della comuni- 1910. Egli ricorda dapprima Padova, Galleria “La Rinascen- brulicante tessuto cromati- tà ebraica, si passa alle testi- la sua partecipazione, poco te”, 18-29 Novembre 2015. co di “Policromie autunnali” monianze che ciascuno dà più che adolescente, alla visualizza un atteggiamen- della propria vicenda, in una spedizione dei Mille, dalla La mostra è frutto di to di profonda ammirazione sorta di Spoon River della quale tornò con una meda- un’accurata selezione di per la bellezza della natura Padova ebraica. Il riferimen- glia al valor militare e con immagini tratte dal vasto che muta sembianze e colori to al capolavoro di Edgar un ritratto di Garibaldi con archivio fotografico realizza- nelle stagioni. Lee Masters viene sponta- dedica. Legato alle imprese to dall’artista padovano nel Laura Sesler neo. «Di cimiteri ebraici è garibaldine e agli ideali del corso di più di cinquant’anni 53 BibliotecaMostre di attività. Pur spaziando fra Presenze D’arte trics in Progress d’opera sopraggiunti nel diversi temi, egli ha sempre al «cantelinO» Azioni pittoriche, fotografiche, tempo. Le opere esposte, più creato immagini evocative Padova, 20-30 novembre 2015. poetiche… di Silvio De Campo di cento, dipinte con colo- coniugando con sapienza & Renata Galiazzo, Padova, ri acrilici su feltro, 50x70, e maestria l’uso del mezzo Galleria Samonà. hanno accolto i visitatori in fotografico. Nella splendida cornice modo garbato, vivace, accat- Non è solo l’armonia delle del Relais “Il Cantelino”, Una lavatrice, una di quel- tivante, scherzoso. forme e dei colori, e nem- in via Castelfidardo, è stata le dal grande oblò rotondo Le riflessioni sulla società meno il semplice gusto per allestita con successo la sulla parte anteriore che si multimediale in cui viviamo le proporzioni o il piacere di mostra di due artiste pado- trova in ogni casa, strumen- che produce costantemen- cogliere un attimo straordi- vane emergenti: le giovanis- to umile quanto mai, ma di te nuove scoperte e nuovi nario che ispirano il lavoro sime Anna Sedino e Chiara grande utilità, che Rena- cambiamenti, spesso diffi- di Danesin: c’è l’intenzione Schiesari. ta e Silvio avevano trova- cili e incomprensibili per di sollevare nell’osservatore Intrecci di colore è il tito- to abbandonata sul ciglio di chi non è addetto ai lavori, lo stupore e la magia evoca- lo che indica un metodo: un una strada. Renata, con la hanno condotto i due artisti te nel suo animo dalla con- metodo che costantemente sua piccola macchina vin- a immaginare possibili inter- templazione della natura e ricorre nei quadri realizzati tage, l’ha fotografata, ha cambiabilità tra macchina e l’intento di trasporre nell’im- inserito l’immagine nel com- uomo, tanto che questi due magine quanto di metafisi- puter, l’ha raddoppiata trac- aspetti possono giungere co e trascendente è possibile ciando linee ed ecco appari- a confondersi, a compene- ascrivere alla bellezza. re un volto con occhi, naso, trarsi, a intrecciarsi, a tra- Francesco Danesin si bocca. Perché non trasferire sformarsi. Ed ecco che nei occupa di fotografia da più di parti di questo “volto tecno- ritratti gli occhi sono diven- cinquant’anni, spaziando con logico” su ritratti di perso- tati oblò più o meno gran- grande versatilità dal repor- ne e scoprire ciò che poteva di, il naso e/o la bocca sono tage alla figura ambientata, accadere? stati ridotti a semplici linee dall’architettura allo still-life, È questa l’idea base che ha o sono scomparsi, la figura dalla fotografia scientifica condotto i due artisti a pro- e le vesti si sono ravvivate all’interpretazione fotografi- gettare TRICS, una raccolta nel cogliere un movimento, ca della botanica. In questo di oltre cento ritratti di amici un’espressione del volto, una ambito ha ricevuto nell’87, e conoscenti il cui volto, scelta di tonalità di colore. in occasione dell’uscita del sostituito da parti di lavatrici I due artisti oltre a dedi- volume Hortus Simplicium o caratterizzato da successi- carsi alle immagini e alla il Premio Pedrocchi. Così si ve elaborazioni, è cambia- pittura amano la poesia, esprimeva il critico Giorgio to, dando vita a personaggi la musica, gli incontri con Segato a proposito di questo nuovi, sottolineando alcuni amici e appassionati, ed ecco volume: “L’incantamento è aspetti del soggetto fotogra- che durante il periodo d’a- la dimensione su cui opera fato o togliendone altri. pertura della mostra lo spa- Danesin... ci aiuta a riscopri- Questa mostra, che si è zio espositivo si è animato re la condizione contemplati- tenuta in Galleria Samonà di incontri a cui hanno par- va: quella della sospensione tra Settembre e Ottobre dello tecipato numerosi e attenti del tempo, del respiro e del da Chiara Schiesari. Si tratta scorso anno ha impegnato visitatori. Una serata è stata pensiero verso la ‘memoria’ di opere di notevole impat- Silvio e Renata per più di dedicata alla lettura di poe- di immersione totale, di sen- to ove la base su cui viene tre anni e le due file di colo- sie di autori nuovi e meno sitività panica. Qui mezzi steso il colore è formata da ratissimi ritratti, esposti ai nuovi, alcuni giovanissimi, tecnici e raffinata professio- un originale intreccio di fili lati della lunga sala, hanno intervallata da dialoghi e nalità esecutiva servono la di lana, di strisce di stoffa, di raccontato il loro impegno musiche. ‘poesia’ la quale precede e fili elettrici. La tecnica della e i cambiamenti in corso Livia Cesarin ispira la visione dell’autore Schiesari dà luogo a effetti per tradursi in immagine da molto particolari, caratteriz- comunicare, partecipare, per zati da colori decisi come il denunciare anche a volte ma bianco totale, il blu cyan, il sempre come innamoramen- giallo, il rosso… Ne scatu- to ed instancabile meraviglia riscono immagini suggesti- di fronte alle stupefacenti ve, che attirano lo sguardo e risorse del mondo naturale nutrono lo spirito. alla cui vita partecipiamo”. Frammenti ricompo- 29 gennaio - 20 marzo Così si è espresso l’as- sti è invece l’espressione ariela bÖHm - la forma del pensiero sessore alla Cultura Matteo Galleria Cavour – piazza Cavour Cavatton presentando la che accompagna il debutto Info: ingresso libero - orario 10–13, 15-19 lunedì chiuso mostra: “È un piacere ripor- della collezione di gioiel- tare a Padova dopo molti li firmati da Anna Sedino: 6 febbraio - 13 marzo 2016 anni l’artista Danesin. Con creazioni ardite e di squi- 150 anni Di mUseO bOttacin la sua collezione di opere sita fattura realizzate attra- Palazzo Zuckermann – Corso Garibaldi 33 quasi ‘obbliga’, il visitatore verso il recupero di modesti 20 marzo - 19 giugno 2016 a soffermarsi ad ammirare la oggetti d’uso comune, quali minuterie metalliche, parti PasHeDU - Un artiGianO alla cOrte Dei natura e a riflettere su questo FaraOni immenso valore che abbia- di meccano, fascette in pla- Palazzo Zuckermann – Corso Garibaldi 33 mo il compito di proteggere stica. Cose umili, trascurate, e valorizzare”. insospettabili, sono chiamate 12 febbraio - 13 marzo Danesin ha pubblicato più a vivere una nuova dimen- tris D’arte di quaranta libri storico-foto- sione estetica grazie all’idea Galleria laRinascente – piazza Garibaldi grafici avvalendosi frequen- dell’artista la quale inter- Info: ingresso libero - orario de laRinascente temente della collaborazione preta e nobilita la “materia” 13 febbraio - 20 marzo del figlio Matteo, fotografo quotidiana trasformandola GUarDanDO il cielO: professionista, e di altri noti in ornamenti di grande per- Da GalileO al PiccOlO PrinciPe fotografi. È stato insigni- sonalità e di sorprendente Sala della Gran Guardia – piazza dei Signori to del Sigillo della Città di effetto decorativo. Info: Orario 9.30-12.30, 14-18, lunedì chiuso - Ingresso libero l.n. Padova. g.r. 54 Simone Guerriero

Sculture

di Pietro Baratta di al Museo Diocesano Simone Guerriero e nel duomo vecchio di Monselice

Due pregevoli ovali marmorei e quattro rilievi, già attribuiti ad Antonio Bonazza e a Giovanni Marchiori, “restituiti” allo scultore carrarese.

Tra le opere esposte nel Museo Diocesano indugio il nome di quest’artista, le parti- compaiono due pregevoli ovali a rilievo colari tipologie fisionomiche adottate per in marmo di Carrara, racchiusi da eleganti le due figure e, ancor di più, lo stile dise- cornici in marmo verde, raffiguranti i bu- gnativo che asseconda il linearismo delle sti di San Girolamo e di San Marco (figg. forme, tutti elementi precipui del linguag- 1-2). San Girolamo è raffigurato in veste gio di Baratta. Per i due santi ritratti nella di penitente, il corpo nudo ed emaciato, ri- coppia di ovali padovani, peraltro, è possi- preso nell’atto di percuotersi il petto con bile indicare precisi termini di confronto in una pietra mentre con lo sguardo fissa la analoghe figure appartenenti al repertorio croce; San Marco è, invece, colto in un dello scultore carrarese. Il volto del nostro atteggiamento di rapita contemplazione e San Marco va accostato, ad esempio, a tiene accanto la penna e il calamaio, attri- quelli di San Pietro nella chiesa di Santa buti dell’evangelista, posati su un cartiglio Maria dei Battuti a San Vito al Tagliamen- recante le prime parole della frase che un to e di San Giuseppe dell’altar maggiore angelo, secondo la leggenda, pronunciò della chiesa parrocchiale di Contarina2 indicando a Marco, approdato sulle isole (ma anche al santo omonimo della chiesa della laguna mentre navigava da Aquileia veneziana di San Sebastiano) o, ancora, al a Ravenna, il luogo del suo riposo eterno. volto del più tardo San Pietro posto nella Le due sculture, provenienti dalla chiesa facciata della chiesa veneziana dei Gesuiti. di Cornoleda nei colli Euganei, sono giun- Lo stesso vale anche per il San Girolamo, te in palazzo vescovile negli anni cinquan- nell’altro ovale padovano, il cui profilo, ta del secolo scorso, se non prima, e quindi come la stessa lavorazione dei dettagli del- depositate presso la Biblioteca capitolare la capigliatura e della barba, ritornano nel da dove sono state prelevate al momento San Paolo scolpito per l’altar maggiore del dell’allestimento del nuovo museo1. duomo di Bolzano3. Accompagnate da un’attribuzione ad An- Accanto alle due opere del Museo dioce- tonio Bonazza le due opere non mostrano sano, si segnalano in questa sede altre scul- in verità alcun rapporto con la produzione ture da riferire a Pietro Baratta e destinate dell’artista padovano, mentre, per contro, è dunque ad arricchire il catalogo dell’artista facile riconoscervi la mano di Pietro Barat- carrarese. ta (1659-1729), lo scultore carrarese attivo Si tratta dei quattro rilievi marmorei ora a Venezia per gran parte della sua carriera. incassati nelle pareti dell’abside della pie- Qualificano le due opere, e consentono fin ve di Santa Giustina, duomo vecchio, a da un loro primo esame di avanzare senza Monselice, di cui si ignora la provenienza 38 Sculture di Pietro Baratta al Museo Diocesano di Padova e nel duomo vecchio di Monselice

1. Pietro Baratta, San Girolamo, Padova, Museo Diocesano.

2. Pietro Baratta, San Marco, Padova, Museo Diocesano.

1 2 e per i quali è stato avanzato, in forma du- ta a tricorno ed è assorto in lettura men- bitativa, il nome di Giovanni Marchiori o tre alle sue spalle fa capolino da una porta si è comunque pensato a uno scultore a lui un fanciullo (fi g. 4); i restanti due rilievi vicino4. rappresentano due episodi della vita di Circa i soggetti di questi rilievi, in uno Sant’Agostino. Nel primo (fi g. 5) è rappre- vi è raffi gurato San Girolamo in veste di sentata la Meditazione di Agostino sotto penitente (fi g. 3), con in mano la pietra per un fi co ovvero l’episodio del Tolle, lege, battersi il petto e, come da tradizione ico- determinante per la sua conversione al nografi ca, lo sguardo rivolto verso il cro- cristianesimo, riportato nelle Confessioni cifi sso e il teschio, simbolo della caducità (8, 12, 29); qui si legge di come Agostino delle cose terrene; un secondo riquadro udì la voce di un bambino che gli diceva mostra una scena con un santo – di non “Tolle, lege, tolle, lege” (prendi e leggi) e, facile identifi cazione, ma forse si tratta di a questo invito, aprendo la Bibbia a caso San Filippo Neri – che indossa una berret- lesse: “Comportiamoci onestamente, come 3. Pietro Baratta, San Girolamo, Monselice, chiesa di Santa Giustina (duomo vecchio).

4. Pietro Baratta, Santo in lettura, Monselice, chiesa di Santa Giustina (duomo vecchio).

3 4 39 Simone Guerriero

5. Pietro Baratta, Meditazione di Agostino sotto un fico, Monselice, chiesa di Santa Giustina (duomo vecchio).

6. Pietro Baratta, Visione di sant'Agostino, Monselice, chiesa di Santa Giustina (duomo vecchio).

5 6 in pieno giorno: non in mezzo a gozzovi- vecchio di Monselice, suggerisce, anche glie e ubriachezze, non fra lussuria e im- in questo caso, fin da subito il nome di pudicizia (…) ma rivestitevi del Signore Pietro Baratta, indicazione che pare con- Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi fermata dalle stringenti affinità, sul piano desideri” (Romani 13, 13-14). Nell’altro compositivo e formale, che legano signifi- bassorilievo con protagonista il santo ve- cativamente i quattro riquadri ai rilievi con scovo di Ippona vi è la scena della Visione Episodi delle vita di Sant’Ignazio scolpiti di sant’Agostino, il quale, secondo la leg- da Baratta negli anni venti del Settecento genda popolare, mentre passeggiava lungo per l’altare dedicato al santo nella chiesa la riva del mare meditando sulla Trinità (il veneziana dei Gesuiti. cui simbolo è scolpito al centro delle nubi) l incontrò un bambino tutto intento a versare con una conchiglia l’acqua del mare in una piccola buca scavata nella sabbia, cercando invano di riempirla (fig. 6): fattagli notare dal santo l’inutilità dei suoi sforzi il bimbo – rappresentazione di Cristo – replicò “non più che per l’umana intelligenza cercare di penetrare il mistero che stai meditando” e scomparve. L’episodio descritto, che godrà 1) Ringrazio Carlo Cavalli per avermi gentil- di molta fortuna nella iconografia agosti mente fornito tali notizie. - 2) Per l’opera di San Vito al Tagliamento si veda niana, riprende un testo della Lettera apo- G. Ellerani, La Chiesa dei Battuti in S. Vito al Ta- crifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso gliamento, S. Vito al Tagliamento 1969, p. 14, ill. a p. 32; per la statua di Contarina si rinvia a S. Agostino e nel quale san Gerolamo discu- Guerriero, Per un repertorio della scultura veneta te con il vescovo di Ippona sulle capacità del Sei e Settecento. I, “Saggi e Memorie di Storia dell’Arte”, 33, 2010, p. 208, ill. a p. 214. umane di comprendere il mistero divino: 3) A. Bacchi, L. Giacomelli, Dai Carneri ai Sar- in un passo Agostino ricorda una rivelazio- tori: architetture d’altari e sculture, in Scultura in Trentino. Il Seicento e il Settecento, a cura A. Bac- ne divina con queste parole: “Augustine, chi, L. Giacomelli, Trento 2003, I, p. 156, fig. 104. Augustine, quid quaeris? Putasne brevi 4) C. Ceschi, Chiese, conventi e monasteri: una rassegna del patrimonio artistico tra Settecento e immittere vasculo mare totum?”. Ottocento, in Monselice. Storia, cultura e arte di Il linguaggio, sintetico e disegnativo, che un centro “minore” del Veneto, a cura di A. Rigon, contraddistingue questi rilievi del duomo Monselice 1994, p. 570, figg. 5-8, p. 590, nota 37. 40 Alessandro Pasetti Medin

di L'ultima contessa Alessandro di famiglia Pasetti Medin

Un pronipote ricorda Emilia Medin di Lastua, singolare figura di una Padova ormai scomparsa.

Prendo a prestito il titolo di un brillan- ne fille en fleur – gli anni e gli abiti sono te memoir di Antonio Barolini, edito nel quelli descritti da Proust – Emilietta appa- 1968 e mai ristampato, per ricordare ai re molto elegante ma anche molto deter- padovani oltre il mezzo secolo di età una minata e quasi spavalda, ben diversa dalla figura singolare di donna indipendente, sorella minore, più mite e molto legata alla scomparsa centenaria nel 1988. madre. Emilia era la figlia primogenita di un Il marchese Brunoro de’ Buzzaccarini, matrimonio molto riuscito, quello tra lo amico e vicino di casa, ricordava come studioso di letteratura, impegnato docente il palazzo di borgo San Giovanni, poi via Antonio (1857-1930), discendente da un Euganea, fosse privo di stanze da bagno e antico casato dàlmata, e Antonietta nobile quindi al principio del secolo si scorgesse Brunelli Bonetti (1864-1942). Si conser- settimanalmente l’intera famiglia Medin, vano ancora, in famiglia, le lettere che il genitori in testa, che si recava ai vicini ba- giovane Antonio scriveva alla sua fidanza- gni pubblici. ta e pure dei teneri taccuini d’appunti, ai L’avita dimora, giunta loro dagli antena- quali fanno da coronamento ideale imma- ti Lion, familiari dei Carraresi, era molto gini di vari decenni dopo, che li vedono articolata e circondata da giardini, ma non in atteggiamenti scherzosi di gusto Belle eccedeva in confort: “Scale e scalete, busi Epoque, sempre affiatati e affettuosi, nella e buseti”, soleva dire mia nonna Elena, loro prediletta villeggiatura sui Berici. che sposandosi l’aveva lasciata per trasfe- A Emilia, detta Emilietta anche per la rirsi nella vicina Casa degli Specchi, ap- piccola statura, nata nel 1888, seguirono pena oltre il ponte di San Giovanni delle in meno di un lustro altri tre figli: Dataico navi. Lì almeno, nella chiarezza dell’im- (1889), Giovanni Battista (1891) ed Ele- pianto rinascimentale, le poche grandi na (1892), mia nonna materna. Chi li ha stanze si disponevano essenzialmente al conosciuti, rilevava una netta differenza piano nobile, senza ammezzati, scalette di di temperamento e inclinazioni tra i pri- servizio, terrazze e disimpegni che hanno mi due, più mondani e con spiccato senso però poi consentito, negli anni, di trasfor- estetico, e i minori, più tranquilli e mode- mare la casa di via Euganea in un comodo sti. Dataico fu un vero dandy, sempre ele- condominio. Si conservavano ancora certi gantissimo, con un tenore di vita brillante, paraventi neoclassici che uno degli ultimi una lunga permanenza a Londra come in- Lion disponeva intorno a sé, nel saloncino terior designer e poi una splendida casa da musica col doppio volume in altezza, sui Lungarni fiorentini, fino al trasferi- per evitare le correnti d’aria e creare un mento a Venezia, dove lavorò da Venini e angolino protetto, di immaginario tepo- scomparve sessantenne, mentre il fratello re: forse lo stesso, dedito alla puntigliosa, fu molto più sfortunato: combattente nella maniacale registrazione quotidiana di ogni prima guerra mondiale, ferito e insignito fenomeno atmosferico, che annotava un di medaglia d’argento al valore, morì di febbraio “oggi in tinello gradi 4”. ‘spagnola’ a meno di trent’anni, quattro Nella grande casa, i quattro fratelli vi- giorni prima della firma dell’armistizio. vevano, come era d’uso un tempo, coi ge- Già nelle fotografie giovanili, da jeu- nitori e numerosi parenti: nel corpo verso 32 L'ultima contessa di famiglia

Gruppo di famiglia Medin: Emilia è la figlia maggiore, al centro (foto Farina, Vicenza).

strada stavano gli zii, coppia senza figli, e nezia nella versione cinematografica di varie zie nubili; ad essi si aggiungeva poi Visconti. un certo numero di persone di servizio fis- Partirono precipitosamente, come mol- se, dalla cuoca alle cameriere al cocchiere ti, all’indomani della rotta di Caporetto, (una certa stanzina al piano terra è, nel ri- quando Padova divenne ‘capitale al fron- cordo di mia madre bambina, la stanza del te’, e si stabilirono a Firenze, dove il pa- còcio), mentre rango diverso avevano le dre contava numerose relazioni anche per istitutrici, le Fräulein d’oltralpe grazie alle i suoi studi sugli influssi culturali toscani quali i bambini appresero fin da piccoli il nel Veneto tra Medioevo e Umanesimo. tedesco, insieme all’italiano e al francese, Legatissimo alla sua regione, non vol- allora lingua internazionale. Novantenne, le mai accettare un trasferimento che gli Emilietta conversava in tedesco con vicini avrebbe schiuso, con la sua preparazione di tavola al ristorante e non perdeva un nu- e dedizione allo ricerca (sua è La storia mero del suo amato “Jours de France”, sul della Repubblica di Venezia nella poesia quale leggeva a puntate un certo romanzo, (1904), opera monumentale accompagna- facendo uso esclusivamente di una lente ta da oltre un centinaio di altre pubblica- d’ingrandimento tascabile, perché gli oc- zioni minori), la carriera universitaria: chiali eran roba da vecchi, come il bastone ebbe così la libera docenza nell’ateneo che evitò fino all’ultimo. patavino, per chiara fama, dopo decenni La grande guerra fu una cesura dram- di onorato insegnamento all’Istituto tecni- matica, che interruppe la quieta regolarità co Belzoni, a pochi passi da casa. In quei della vita familiare, con il padre chiuso mesi drammatici, da profughi sebbene di nello studio tra i prediletti libri, i thè po- lusso, Antonio ripensava all’eroica difesa meridiani, le visite in una ristretta cerchia di Venezia, che suo padre Dataico, asses- di amici e poi le villeggiature, con gite sore nella giunta rivoluzionaria di Daniele alla Madonna di Monte Berico e in bar- Manin, aveva vissuto settant’anni prima, e chetta al lago di Fimon: la montagna era- affermava con fede incrollabile “Venezia no gli altipiani trentini, ancora austriaci, a resisterà”. Lavarone dove soggiornò anche Freud, il A quel tempo Emilietta aveva già co- mare esclusivamente il Lido di Venezia, nosciuto il nobiluomo di famiglia dogale, con i suoi inconfondibili capanni sulla ben più maturo di lei, che fu la passione spiaggia, a tutti resi noti da Morte a Ve- di una vita: lo incontrò sedicenne, accom- 33 Alessandro Pasetti Medin

pagnando la madre che faceva visita alla Allo specchio nel 1916. madre di lui. Grande cacciatore, viaggiava dall’Africa nera al Polo e sistemò, con una sensibilità ben diversa dall’ambientalismo dei nostri giorni, una collezione zoologica con i suoi trofei nel palazzo di famiglia, vicino al Prato della Valle, dal dopoguerra sede di un istituto scolastico religioso. Si sposò dapprima con l’erede di una grande dinastia industriale lombarda, di cui rima- se prematuramente vedovo: alcuni cre- dettero che avrebbe impalmato Emilietta, passò invece a nuove nozze con un’altra nobildonna veneta, da lei naturalmente avversata e chiamata con lieve sprezzo ‘la croata’. Del resto, come chiariva ultrano- vantenne a me e a mio fratello leggermen- te a disagio, a lui piacevano molto le don- ne, specie se dotate di un buon patrimonio: lei al suo ci teneva, e “quel che volevo l’ho avuto ugualmente”. Così, vivendo ancora in famiglia, diceva alla madre che avrebbe fatto visita a un’amica veneziana, e corre- va a Parigi a incontrare lui, di ritorno dal Polo Nord. Non era bella ma molto curata, coquette il secolo prediletto. Non riesco a scorgerla come dicono i francesi, sempre ben trucca- nelle affollatissime foto del celebre ballo ta e pettinata, aggiornata in fatto di moda: in costume di casa Papafava per i sette se- negli anni Venti furoreggiava l’isola di coli dell’Università di Padova (1922), ma Brioni, e da lì tornò, ormai verso i qua- è chiaramente identificabile, in perfetto ranta, bionda platino, alla Jean Harlow. Al padre che, astraendosi per un attimo dai abito settecentesco, in un altro nella sala suoi studi, si meravigliava, rispose che era Rossini del Pedrocchi, tre anni più tardi. l’effetto del sole di Brioni e mantenne im- Dall’unica sorella, che aveva sposato perterrita la tonalità per mezzo secolo. in età matura un conoscente, l’avvocato Si preparava in realtà a prendere le redi- Adolfo Giro, ebbe la gioia di aver final- ni della famiglia: scomparsi il padre e un mente una nipote, fece compagnia fino fratello, lontano l’altro e non interessato all’ultimo all’anziana madre e poi fu inte- alla conservazione del patrimonio fami- ramente padrona della sua vita. La lunga liare, assunse responsabilità gestionali in- relazione con il nobiluomo era nota e tol- solite per le donne della sua generazione, lerata e durò praticamente fino alla scom- se non vedove: controllava fitti e raccolti, parsa di lui: a chi, ormai molto anziana, trattava con fattori e mediatori, fece co- la lusingava chiamandola “contessa dai struire case coloniche, iniziò importanti mille amori”, rispondeva asciutta che ce restauri al palazzo, del quale acquistò dai n’era stato uno solo e portava sempre con fratelli le quote di proprietà. orgoglio l’importante anello maschile, un Amante del diciottesimo secolo – nel gioiello russo venduto a Parigi dagli émi- 1929 si tiene a Venezia la grande mostra grés, che egli le aveva lasciato. del Settecento, alla quale seguirà l’apertu- La sua posizione nei confronti del regi- ra del museo di Ca’ Rezzonico – espunse me fu di probabile indifferenza, era una tutto ciò che non si conformava a questo donna ormai verso la mezza età che non canone stilistico: ciò che non esisteva, rientrava certo nei canoni di moglie e veniva ‘settecentizzato’ o evitato (non madre, viveva di rendita e non era quin- ebbe mai il televisore), ciò che mancava di tenuta ad alcuna forma di ossequio, che si copiava, in una sorta di continuità con poteva semmai esser riservato alla fami- 34 L'ultima contessa di famiglia

glia reale; non ricordo in realtà alcuna In costume settecentesco particolare nostalgia sabauda, anche se si al ballo al Pedrocchi è conservato un pesante bossolo in ottone del 1925. con la dedica di Emanuele Filiberto “alla Signorina Emilietta Medin”. Si giunge così agli anni drammatici della seconda guerra, in cui progressivamente, a fronte dell’infittirsi dei bombardamenti, spogliò il palazzo di via Euganea traspor- tando ogni cosa nella villa vicentina: gli oggetti di maggior pregio nascosti e mu- rati, da ultimo fece asportare perfino i ra- diatori dell’impianto di riscaldamento, che come i bagni – bellissimo uno art déco, rivestito di marmo – erano stati una sua realizzazione. Rimasta sola, si spostava la sera in una cantina prossima alla strada e simulava un ‘botta e risposta’ in dialetto tra due uomini, che mi rifece quarant’an- ni dopo, con voci cavernose. Quando, per dirla con Tomasi di Lampedusa, “le bom- be trascinate d’oltre Atlantico la cercaro- no e la distrussero”, casa Lion Medin era ormai un guscio vuoto, senza nemmeno le belle porte in radica, e la sua proprietaria dormiva su un lettino di ferro: la distruzio- pavimenti alla veneziana furono integrati, ne fu per fortuna solo parziale, ma fatico a i vetri legati a piombo com’erano, addirit- pensare cosa deve aver provato Emilietta, tura spuntò una trifora che mancava, co- uscendo dalla serra dove si era rifugiata e ronata dallo stemma Lion. E quando tutto che non offriva in realtà alcuna protezio- fu pronto, nel 1949, diede un gran ricevi- ne: l’intera facciata principale era crollata, mento, stampando il programma musicale scomparsa la cappellina dove si era sposa- della serata su foglietti originali del Set- ta la sorella, la balaustra in legno rococò tecento, probabilmente destinati alle buste del salone penzolava nel vuoto, mentre d’archivio, con lo stesso stemma. un’altra bomba, in fondo al giardino, ave- Difficile ricostruire, tanti anni dopo, la va colpito la rimessa. sua quotidianità: certamente gravitava Con una forza d’animo che è difficile molto sui vicini Buzzaccarini, nei giorni immaginare, fece subito costruire un muro di festa era spesso da loro, quasi più che lungo la strada, per proteggere quanto an- dalla sorella e dalla nipote. Amministra- cora era rimasto. E appena giunti gli Al- va i suoi beni, manteneva in perfetta effi- leati, si preparò con gran cura e si fece cienza l’amata dimora, con restauri e spo- ricevere dal comandante americano, “un stamenti di mobili e oggetti documentati bellissimo uomo che parlava un ottimo da reportages fotografici di Danesin con francese”: a lui soltanto spiegò la sua si- addobbi floreali e argenti scintillanti, per tuazione di donna sola, con la casa grave- i quali si sarà ispirata alle riviste francesi mente danneggiata, che si metteva sotto la che collezionava, da “Connaissance des sua personale tutela. E l’ebbe: ufficiali an- Arts” a “L’Œil”. Divenne, con gli anni, gloamericani occuparono gli appartamenti una sorta di energica zia arbitra elegan- ancora abitabili, assicurandole una rendita tiarum, che dispensava alle giovani spose ed evitando lo scempio che in altri casi si consigli di arredamento e di vita vissuta, fece di edifici signorili incustoditi. Sempre favoriva incontri e trinciava giudizi im- sola, di fronte alla perplessità dei parenti, pietosi. Mantenne, anche in età avanzata, sacrificò gioielli e terreni per ricostruire, un’intensa vita sociale, con pranzi e cene, se possibile ancor più bella nelle difficoltà thè e bridge, qualche conferenza e concer- del dopoguerra, la sua casa: gli stucchi e i to (da giovane cantava, accompagnata al 35 Alessandro Pasetti Medin

Il salone di casa Lion Medin prima della seconda guerra mondiale (foto Danesin, Padova).

pianoforte dalla sorella): ai suoi pranzi, or- Una domenica, venne scippata per la se- ganizzati con immutabile regia nella sala conda volta in una via solitaria: un quoti- da pranzo dagli stucchi con tralci fioriti diano locale, colpito dall’età veneranda e e uccellini, l’orologio inglese a torre con dal personaggio coinvolto, mandò un gior- all’interno la ricevuta d’acquisto del Sette- nalista ad intervistarla: l’articolò s’intitolò cento, non mancava mai, oltre ad amici di “Che rabbia! Non compatisco quei villan- sempre, la giovane coppia da introdurre in zoni” e tutti la riconoscemmo immediata- società, qualche autorità civile – ad esem- mente, ancor prima di leggere il testo, in pio il prefetto con la consorte – o militare. cui dichiarava: “Mi è dispiaciuto soprat- Relazioni delle quali poi si avvantag- tutto per la giacca, di ottima lana e appena giava, per intercedere nei confronti di rimessa a posto dalla mia guardarobiera. qualcuno o per chiedere un favore: così, Quando ho visto quel giovane che correva su sua sollecitazione, il giovane ufficia- verso una moto con a bordo un altro, l’ho le tosco-romano che frequentava la ni- maledetto con tutta me stessa”. Diceva pote venne presto convocato dal proprio che ormai per sicurezza non portava più la superiore per sapere quali fossero le sue borsetta, ma sistemava il denaro altrove: intenzioni nei confronti della signorina. era col tempo divenuta così piccola, che Le nozze poi seguirono, coronate da un ci chiedemmo se la volta successiva non elegante pranzo nella casa di via Euganea l’avrebbero prelevata tutta intera. sotto la sua direzione, ed Emilietta ebbe i Quando rifece il documento, che era per suoi pronipoti: venne a Roma per la mia lei unicamente il passaporto, utilizzò una nascita, trascorse un periodo prolungato a foto di almeno vent’anni prima, adorna del Bolzano, quando un decennio dopo nac- suo amato renard argenté – queste e molte que mia sorella. Era ormai ben oltre gli altre parole le pronunciava esclusivamen- ottanta, ma con la sua tempra riusciva a te in francese – e raccontò compiaciuta seguire dei bambini e a far shopping nei che il funzionario incaricato le aveva au- migliori negozi dei Portici bolzanini. gurato buon viaggio. 36 L'ultima contessa di famiglia

Non mancava mai alla messa domenica- le del Duomo, qualcuno la ricorda ancora salire, senza naturalmente bastone e sem- pre con i suoi tacchetti, le scale dell’in- gresso laterale, allora privo di ringhiera corrimano: all’uscita passavo a prenderla, per un pranzetto nel tradizionale ristorante ‘da Dotto’, ormai da molti anni scomparso. Faceva infatti praticamente un solo pasto regolare, la sera nemmeno uno spuntino: si ritirava del resto molto presto e si alza- va all’alba. Un giorno però in cui era sola, cadde all’uscita del ristorante e si fratturò il femore: aveva novantaquattro anni, ma dopo l’operazione si esercitò con un girello e in capo a due settimane ritornò a casa. Era particolarmente impaziente, non volendo perdere la fioritura delle rose Barni che coincideva con l’apice della sua stagione di pranzi (lei però parlava di ‘colazioni’). Sembrava sempre più uno spiritello, Il grande salotto dopo la i suoi capelli assunsero tonalità sempre ricostruzione postbellica più artificiali e qualcuno la paragonò alla (sullo sfondo il salone, marchesa d’Urfé nel Casanova di Fellini. con la nuova porta Teneva molto alla continuità del nome ad arco) Medin e alla conservazione della sua ama- (foto Danesin, Padova) tissima casa, deposito di tante memorie: volle quindi adottare me e mio fratello, senza però esser mai chiamata ‘mamma’ non essendo noi orfani. Al nostro innocente “Come stai, zia?” rispondeva invariabilmente, piccata, che aveva una salute di ferro e che il medico le prediceva lunga vita. Sul ruolo della donna aveva idee sue, certo consapevole dei suoi privilegi e del fatto che quel che era valso per lei non era la norma, neppure a tanti anni di distanza. Quando una signora della società patavina si uccise con un colpo alla tempia, dispe- rata dopo aver visto il marito ormai con- vivente con l’amante, ci sorprese senten- La foto scelta per l’ultimo ziando che aveva fatto malissimo, l’arma passaporto (1976). l’avrebbe dovuta semmai dirigere verso la nuova coppia. ni – e parenti vicini e lontani, provenien- Si avvicinava ormai al secolo, traguar- ti da varie regioni, consapevoli di vivere do piuttosto inconsueto qualche decennio un’occasione rara e di render omaggio a fa, quando Saura girò il suo Mamà com- un pezzo di storia. pie cent’anni: vi si preparava con tenacia Se n’è andata pochi mesi dopo, forse col e determinazione, facendo ad esempio in- senso di aver raggiunto la mèta, coi suoi crementare la fornitura di corrente elettri- passetti da uccellino, lasciandoci molti be- ca perché tutte le stanze dovevano esser nefici e il ricordo di un gran carattere e di ben illuminate per il gran giorno. E così un’inflessibile eleganza. fu, festeggiata da amici – tutti più giova- l 37 Luca Piva

Pietre e destino. di Palazzo Priuli Luca Piva a Piove di Sacco

Contributo alla conoscenza del palazzo cinquecentesco, che costituisce uno dei monumenti architettonici più rilevanti della Saccisica.

Chi esce dal centro storico di Piove di Sac- episodi formali più rilevanti. Quattro gra- co seguendo la via porticata che si allon- dini, di larghezza decrescente, si solleva- tana dalla piazza del municipio andando no dalla pavimentazione lastricata, diste- verso mezzogiorno, giunge ad attraversa- sa lungo tutta la lunghezza del prospetto, re il perimetro dell’antico vallo cittadino per condurre ad un alto portale che reca in corrispondenza del varco che fino alla scolpito sulla chiave dell’archivolto un seconda metà dell’ottocento fu custodito grande mascherone, coronato e barbuto, dalla porta di Santa Giustina. Di qui in poi, nel quale si suole riconoscere le sembian- il primo tratto della strada che conduce a ze di Poseidone, dio del mare. Sopra di Pontelongo, e poi a Adria e al Polesine, esso si distende la schiera dei balconi, fra procede fiancheggiato da edifici ingentiliti i quali risalta la trifora centrale, anch’essa dagli accenti della antica scuola edilizia adorna al sommo delle lunette da protomi locale, minacciati dalle insidie del tempo maschili acconciate con fantasiose chiome e talvolta in stato di doloroso degrado, ed e cimieri; ancora più in alto si allineano altri edifici vestiti di forme mano a mano le finestre quadrate che diedero luce agli più anonime e sgrammaticate, dimentiche alloggi della servitù; da ultimo, corre l’or- di ogni regola d’armonia, costruiti a par- lo dentellato del cornicione. I capitelli ri- tire dalla seconda metà del secolo scorso. chiamano i requisiti dell’ordine tuscanico, L’episodio più stridente riguarda Palazzo in una variante piuttosto dimessa che ne Priuli, sul quale il trascorrere delle sta- sottolinea il carattere austero; fanno ecce- gioni ha accumulato ombre minacciose e, zione quelli del portale, arricchiti da una come le pietre assediate dal destino di un maggiore dovizia di modanature e dalla dramma piranesiano, rimane, a dispetto aggiunta del collarino sulla lesena, mentre degli oltraggi patiti dal tempo e dagli uo- sulle pareti laterali e su quella posteriore mini, ad affermare le ragioni di una proge- l’imposta degli archi che coronano le fine- nie di costruttori che vissero sotto il nostro stre è segnata solo dall’interrompersi della cielo in giorni lontani1. cornice piatta. Sul bianco della facciata Il complesso monumentale allinea lungo la decorazione è disposta con misura, così la via la dimora padronale, verosimilmen- che l’esito formale complessivo risulta te eretta nella seconda parte del sedicesimo determinato dalla partitura dei pieni e dei secolo e, collegate ad essa da due tratti di vuoti, calibrati su un modulo allungato di recinzione, due maestose barchesse, orien- marcato effetto ascensionale, che trova il tate ortogonalmente alla strada, aggiunte suo momento saliente nel coro dei balconi qualche decennio più tardi; verso setten- e delle balaustre del piano nobile. trione chiude la sequenza dei fabbricati la Ammirevole è il procedere delle articola- cappella gentilizia, consacrata nel 1713. zioni laterali. La vocazione al chiaroscuro Il palazzo principale posa sopra uno pittorico, caratteristica del classicismo ar- zoccolo, corrispondente al seminterrato. chitettonico veneto, si esprime a pieno nel- La facciata, suddivisa in tre piani, con- la robusta membratura di cornici, modana- centra sulla fascia verticale mediana i suoi ture, specchiature e lesene che movimen- 28 Pietre e destino. Palazzo Priuli a Piove di Sacco

1. Palazzo Priuli, il corpo centrale.

1 ta i due tratti di muro di cinta facendone ed evoluto, applicando criteri avanzati di qualcosa di simile a grandi quadri sbalzati ampiezza e luminosità tanto negli ambien- ad altorilievo, profondamente scavati dalle ti della residenza dominicale quanto in nicchie centrali, simili ad absidi mutevol- quelli degli annessi rustici, destinati all’al- mente colme di ombra e di luce, un tempo loggio dei braccianti, al ricovero degli at- sormontate da anfore. Qui come altrove la trezzi e degli animali e alla conservazione superficie dell’intonaco, che nacque candi- dei frutti della terra, che assolvevano, in do e che il tempo ha fiorito di innumere- forme d’una eleganza divenuta del tutto voli toni di bianco e grigio, è lacerata da desueta, ad una funzione corrispondente molte grandi ferite che, scoprendo la ricca a quella che l’economia odierna affida ai policromia dell’ammattonato, arricchisce capannoni industriali. l’effetto pittoresco facendo leva sull’insi- Da ultimo fu aggiunto agli spazi domesti- dioso fascino della decadenza. A capo dei ci anche un luogo di devozione: una cap- due segmenti di muro sorgono le barches- pella dalle forme concentrate e robuste che, se, alle quali conferiscono un fiero assetto costruita dopo più di un secolo, si armoniz- di dominato vigore l’accorto studio delle zò con naturalezza agli edifici precedenti, proporzioni, la severa corazza del bugnato, non ricalcandone i connotati stilistici ma il lento ruotare degli archi sopra i pilastri conciliando con giudizio continuità di stile tarchiati. Fungono da perno d’equilibrio e libera invenzione, in virtù di una scrupo- di ciascuna facciata le seducenti teste di losa considerazione del luogo che veniva a Apollo e Diana che decorano le chiavi di modificare. All’interno di questo tempiet- volta, inquadrate nella divaricazione delle to si sono celebrate funzioni religiose fino due pareti disposte a squadra: grandi, soli- alla vigilia dell’ultima guerra; oggi l’aula è de, perentorie; i loro volti trasmettono lo deserta, spogliata di tutti i paramenti e gli spirito di questa architettura, amica agli apparati liturgici; al posto della pala, che uomini tanto da rispecchiare nella materia a lungo raccolse le preghiere dei fedeli, si edilizia le loro sembianze, nobilitate dai vede un lembo di parete nuda che sovrasta canoni fisionomici della classicità. la mensa di un altare abbandonato. La concezione degli spazi interni dà Dietro le case, verso ponente, l’erba del conto della volontà di creare le condizioni parco arrivava fino al limitare dei campi, appropriate ad un vivere decoroso, salubre che furono messi a frutto dal lavoro di ge- 29 Luca Piva

2 3 nerazioni di contadini fino a che vi fu inse- cornici scavano profondi solchi d’ombra, 2. L'oratorio e la diato, nel 1953, un grande stabilimento si- fu posta ad abitare una statua d’Atlante. barchessa nord. derurgico, a suo modo altrettanto fecondo, Progettato con solenne compostezza, il 3. Barchessa sud. rimasto per qualche decennio a rappresen- coinvolgimento della pubblica via all’in- tare con rude eloquenza i lineamenti del terno dell’insieme monumentale non pare nuovo periodo storico. Spenti i fuochi del- essere stato gravato da brama di esibizio- la fonderia, rimosso il corpulento fabbri- ne né da vano estetismo, ma diede corpo cato, il terreno è divenuto da qualche anno alla assennata propensione, propria di un una deserta spianata di sterpaglie e rovine. patriziato illuminato, a condividere con la Schierate sul confine come sul valico che collettività il proprio cammino verso modi separa due territori stranieri, sei statue di di vita degni di una alta nozione di umani- dei e di ninfe ricordano il passaggio da tà. Queste architetture di ispirazione apol- queste contrade di uomini che coltivarono linea contribuì a trasportare nel contado la l’ambizione di modellare la loro terra e i voce della cultura venuta dalla capitale; loro costumi sulla fisonomia di una Arca- affidandosi alla capacità della bellezza di dia non del tutto remota né inaccessibile. Furono eseguite con rara maestria e poste educare al bene, ebbe un ruolo considere- sopra alti piedistalli all’inizio del diciot- vole nell’elevare i pensieri e le aspirazioni tesimo secolo, per recitare le loro favole di moltitudini di popolani, abitatori di ca- mitologiche e spargere sul paesaggio cir- soni fatti di paglia e fango, che poco sa- costante il conforto di una bellezza gratui- 4. Barchessa sud ta ed esemplare; il tempo trascorso sui loro (portone d'ingresso). corpi di pietra è stato tanto impietoso da mutarle nei tragici interpreti del compian- to di un passato che, prima ancora di an- dare perduto, sembra essere stato tradito. Fino ad alcuni decenni addietro questo importante nucleo edilizio era integrato da una ulteriore addizione che ne incrementa- va in misura significativa la portata urba- nistica. In un momento da collocare pre- sumibilmente fra il secolo diciassettesimo e il diciottesimo, sul lato opposto della strada fu realizzato un muro che per più di duecento anni corse parallelo al corteo delle case dei Priuli, inarcandosi in corri- spondenza del medesimo asse di simme- tria a formare una esedra; qui, custodita in 4 una edicola centinata sulla quale bugne e 30 Pietre e destino. Palazzo Priuli a Piove di Sacco

5. Poseidone.

6. Dafne, cinta posteriore.

5 6 pevano chiedere ai libri ma riconoscevano mo dopoguerra, ha precipitosamente volu- nelle aggraziate case di mattoni coperte di to escludere dalla pratica edilizia corrente coppi il modello, gravido di speranza, di le forme della insigne tradizione che nella un futuro nel quale i loro discendenti sa- nostra terra aveva nobilitato sia le abita- rebbero giunti a procurarsi più degne con- zioni patrizie che quelle più modeste, e dizioni di vita. finanche i luoghi di fatica come -le bar Negli anni settanta del novecento, con chesse e i primi opifici. Ridotto alla condi- il consenso delle autorità e l’acquiescen- zione di lingua morta, l’idioma figurativo, za della cittadinanza, questo incantevole in virtù del quale Falconetto, Sanmicheli angolo di paese fu irrimediabilmente stra- e Palladio avevano adeguato alle fattezze volto: smantellato il muro idoneo a sfida- delle nostre città e delle nostre campagne re i secoli, rotto per sempre il congegno le forme auree della Grecia e di Roma, delle corrispondenze che riecheggiavano ha conosciuto in breve la sorte che toc- dall’una all’altra sponda della strada, una ca ai vinti. Destituite dalla loro funzione invadente boscaglia di nuovi fabbricati fu originaria dai rivolgimenti della storia e opposta senza alcun criterio alle belle for- bisognose di onerosissime cure da parte me classicheggianti delle case dei Priuli, dei loro proprietari, simili a fragili fiori, incantevoli e anacronistiche, le ville della che sopravvivono afflitte da un contorno nobiltà veneziana rimangono a galleggiare di costruzioni estranee ed ostili. Mutilo sulla superficie di un passato irrevocabile, delle braccia e del globo, frusto, derelit- insidiate dal gorgo del tempo, destinate to, Atlante appare oggi non più ospite ma a consumarsi o a rimanere da esuli nella prigioniero nella sua nicchia: dirimpetto, loro terra divenuta straniera. impietrato sulla chiave di volta del portale maggiore, con oscuro cipiglio, Poseidone l osserva, e sembra spandere al vento un muto grido di biasimo. Prima che alla cupidigia di denaro, che non era stata meno accanita nell’età di An- drea Palladio, e prima che all’ignoranza 1) A. Zabbeo, Villa Priuli a Piove di Sacco, intesa come mancanza di cultura, sciagure “Padova e il suo territorio”, 140 (2009), pp. 20- 21. È in preparazione per iniziativa degli “Amici come questa sono da addebitarsi all’irrom- del Gradenigo” di Piove di Sacco, un volume mo- pere di una cultura che, a partire dall’ulti- nografico sul palazzo a cura della stessa Zabbeo. 31 Padova, città di organi e di organari

Padova, città di organi di e di organari Alberto Sabatini

Notizie storiche di un’arte antica, sacra e ricca di fascino, dal Medioevo ai tempi in cui fu attivo in città lo slesiano Eugenio Casparini, promotore della riforma barocca dell’organo nell’alta Italia.

Forse non tutti sanno che Padova è una te di tipo inamovibile, cioè fisso). La Basi- delle poche città italiane a poter vantare lica Cattedrale, tuttavia, doveva possedere un singolare ed importante primato nel già da tempo anche altri organi, più piccoli, campo degli strumenti musicali. di tipo “Positivo”: induce a crederlo il fat- Collocata proprio al centro del Veneto, to che, nei libri di amministrazione (Qua- una delle regioni più belle ed affascinanti derni della Sacrestia), sin dal 1338 figura dell’Italia settentrionale, la nobile ed anti- costantemente annotata la retribuzione a ca urbs patavina non solo è ricca di arte, di favore di un pulsator organorum. fede e di cultura, con l’antica e prestigiosa Pare, infine, che all’alba del Quattrocen- Università, ma anche di antichissime e ben to risuonasse un organo a canne anche nei radicate tradizioni artigiane nella costru- pressi di quella che è l’odierna enorme Ba- zione degli organi da chiesa; un’arte an- silica di Santa Giustina; lo asserirebbe una tica, sacra e ricca di fascino, portata avanti testimonianza non sospetta del Cavaccio, – tanto ieri quanto oggi – da illuminati e secondo la quale Andrea da Carrara, l’a- poliedrici artisti: gli organari. bate benedettino della comunità monastica Le più antiche testimonianze indirette padovana d’epoca rinascimentale, «musi- inerenti l’esistenza di organi a canne nella ca organa confecit»1; sembra che l’organo nostra città fanno riferimento alla Basilica fosse installato nel coro della piccola ed del Santo, dove pare fossero in uso pic- antica chiesa gotico-romanica – identifi- coli strumenti – forse di tipo “Portativo”, cabile all’incirca con quell’area che at- more medievale – già prima della fine del tualmente corrisponde al cosiddetto “Coro Duecento: lo parrebbe attestare la Vita di Vecchio” – «sulla parete nord in quella Sant’Antonio (denominata “Benignitas”), apertura rettangolare, ora murata, prospi- nella quale si legge che, l’8 aprile 1263, la cente la cappella di S. Sigismondo (oggi traslazione delle Reliquie del Santo dalla l’anticampanile)»2. chiesetta di Sancta Maria Mater Domini Le prime due testimonianze che ci atte- (luogo della prima sepoltura del Taumatur- stano con certezza la presenza di un organo go) alla nuova grande Basilica fu compiuta a canne nel territorio della città di Pado- «con la più splendida solennità, tra suonare va risalgono, invece, al 9 giugno 1436 e di organi, squillare di trombe, tintinnare di al 12 aprile 1493: la prima è costituita da cembali e armonioso canto di inni soavi». un contratto per la costruzione di un nuovo Ulteriori notizie sull’utilizzo di Organi a strumento per la Basilica del Santo da par- Padova in epoca prerinascimentale fanno te del «magister Georgius de Viena partis cenno alla Ecclesia Maior: l’arrivo in Cit- alemanie», ossia Giorgio d’Alemagna, un tà di un tal Marchetus (vel Marchetto da organaro dalle origini teutoniche residen- Padova) all’inizio del xiv secolo, con lo te a Tolmezzo3; la seconda è una scrittura scopo di «docere scholares cantare», deter- privata riguardante la fabbricazione di un minò una particolare attenzione per il buon organo di sei piedi armonici e sei registri funzionamento dell’organo della Cattedra- (file di canne, ossia timbri) per la Basilica le; infatti, nel novembre del 1305 viene benedettina di Santa Giustina ad opera di registrata una spesa di ben tredici denari «magister Leonardus […] de Salcipurch», grossi per accomodare un solaio dove pare ovvero Leonardo d’Alemagna, un altro fosse collocato lo strumento (probabilmen- organaro tedesco, ma residente a Padova, 25 Alberto Sabatini

che come tanti altri colleghi connazionali 1. Padova, Chiesa degli stava attendendo alla costruzione di nuovi Eremitani, strumenti e alla manutenzione degli stessi disegno dell'Organo 4 di Eugenio Casparini in alcune chiese della città . (anno 1674). Vale la pena ricordare che tra il 1400 ed il 1500 il Veneto e Padova furono un favo- revole punto di approdo per numerosi or- ganari non italiani contraddistinti dall’ap- pellativo “d’Alemagna”, forse perché nel Quattrocento il nostro territorio, nel campo dell’arte organaria, non era in grado di for- nire forze autoctone particolarmente con- vincenti nel proporre un modello di organo capace di esprimere uno stile compiuto e deputato a soddisfare le esigenze musicali dell’epoca; di qui la necessità di ricorrere quasi invariabilmente all’opera di artefici 1 stranieri, tecnicamente più preparati, che, giunti nell’Italia settentrionale per la via di periodo in cui fu incaricato di rifare en- Venezia e dei suoi intensi scambi commer- trambi gli organi esistenti: quello piccolo ciali, trovarono una discreta fortuna lavo- in Cornu Epistolae, secondo solo a quello rando nelle più importanti chiese. di Santa Maria Maggiore a Trento (realiz- Questa proliferazione dell’attività orga- zato successivamente dallo stesso Caspari- naria da parte di costruttori d’oltralpe, che ni nel 1686), avrebbe presentato una com- iniziò a conoscere una lieve ma inesorabile posizione fonica con 16 registri totali, tra flessione già alla fine del Quattrocento gra- i quali due Principali di 16 piedi (uno in zie all’opera artistica di alcuni organari to- legno di cipresso), un Fagotto in legno ed scani, andò a spegnersi quasi del tutto con una tastiera-manuale di 53 tasti. Nel con- i primi anni del Seicento5; fece eccezione tratto di costruzione si legge che l’organo la presenza a Padova dell’importante ed sarebbe stato costituito di «un somiero di emblematica figura del costruttore slesia- nuova inventione separato da tutti li regi- no Eugenio Casparini, oggi unanimemente stri, in le sue cellule, come per tutto di le- ritenuto il pioniere della riforma barocca gno di acipresso, et di larese». L’organo in dell’organo nell’alta Italia6. Cornu Evangelii invece, un titano di ben 28 Questo celebre artista della Slesia (nac- registri composto da due tastiere «di busso que a Sorau nel 1623), traferitosi a Vene- di cinquantatré tasti l’una» ed una pedalie- zia verso il quinquennio 1650-1655, dove ra di 18 tasti, avrebbe presentato, oltre ai pare abbia rinnovato l’organo della chiesa suaccennati registri, anche dei dispositivi di San Giorgio Maggiore, ebbe poi a Pa- d’effetto acustico e visivo singolarissimo, dova un ruolo importante per le complesse tesi ad imitare i ritmi, le voci e i sussurri vicende riguardanti gli strumenti musicali della natura: «Sole et Luna corrente indo- del culto cristiano nella Basilica del San- rati palmi due nel diametro, passando per to7: nel biennio 1661-1662 rinnovò ben la canna maggiore sonante con li campa- due dei quattro organi della basilica, rice- nelli, e cimbali. Stella corrente passa per vendo in seguito il compito di una regola- la seconda cana med.a grandezza indorata re manutenzione di tutti gli strumenti. Nel sonante a forza de cembali. Registri per il 1674, poi, costruì un nuovo organo per la Tamburo, e quatro canne à posta per esso. chiesa degli Eremitani (fig. 1), uno stru- Galandrin, Rosignolo, Anera, Grillo, et al- mento piuttosto corposo per quell’epoca, tre bizzarie». con un Ripieno su base 16 piedi sviluppa- Tra le novità apportate dal Casparini nel to sino alla Trigesimasesta ed un Flauto in padovano figurano la predisposizione in duodecima. alcuni dei suoi strumenti di una seconda La presenza dell’artefice slesiano nella tastiera e l’aver fornito la pedaliera di regi- città di Padova ci viene segnalata anche stri propri, grazie ai quali per la prima vol- nella Basilica di Santa Giustina grazie ai ta la pedaliera stessa si rese indipendente documenti compresi tra il 1679 ed il 1681, dalle voci superiori; fino ad allora questa 26 Padova, città di organi e di organari

particolare tastiera, da suonarsi con la sola 2. Görlitz, Chiesa dei Santi punta dei piedi, era stata relegata ad una Pietro e Paolo. Organo posizione di subordine, in quanto aziona- di Eugenio Casparini va soltanto le note più gravi della tastiera (anno 1703). con l’unione meccanica costante. Il somie- re preferibilmente adottato era del tipo “a tiro”, con un utilizzo di registri del tutto nuovi per l’organaria prettamente veneta: Flauti tappati, Flauti aperti, Flauti a cuspi- de, Cornetti, Trombe, Fagotti, Regali; per le canne in legno, riservate alle note più gravi, il legname utilizzato di preferenza era il larice ed il cipresso. Le casse armo- niche, destinate a racchiudere gli strumenti e a fonderne i suoni in un amalgama armo- nico, erano improntate alla ricchezza ar- chitettonica del Barocco: provviste di pro- spetti ornamentali scanditi da più campate contigue di canne, spesso venivano ritmate nella loro intangibile monumentalità dai 2 cosiddetti “organetti morti” (come nel caso della chiesa degli Eremitani), ossia da pic- 1) J. Cavacius, Historiarum coenobii D. cole campatine di canne mute aventi solo Iustinae libri sex, Venetiis, 1606, p. 190. 2) G. Prevedello, Regesto degli Organi in S. una funzione ornamentale. Giustina, in L’Organo della Basilica di S. Giustina L’ingegno e il metodo operativo del Ca- di Padova, Padova, Abbazia di S. Giustina, 1973, sparini ebbero grande successo a Padova p. 13. Pare che lo strumento sia rimasto in situ sino alla fine del xv secolo, quando il coro venne tanto da divenire ammirati dagli amanti ampliato. dell’arte organaria: numerosi furono gli 3) Il contratto stipulato nel giugno 1436 tra i aspiranti allievi che accorsero nella sua presidenti dell’Arca del Santo e «magister Georgius de Austria» venne però annullato di comune prodigiosa bottega nella speranza di po- accordo il successivo 10 settembre in favore di ter apprendere il mestiere di organaro con una nuova e molto più impegnativa scrittura. Con profitto; tra questi ebbero maggior fortuna quest’ultima l’organaro si obbligava a realizzare, tra il 1440 ed il 1442, ben due Organi: uno grande alcuni personaggi come Giacomo Turer, ed uno piccolo. Giuseppe Fontanarosa, Paolo Colberg e 4) Tra gli altri costruttori di origine teutonica è opportuno menzionare anche Antonio Delimani Michele Colberg che, abbracciando gli in- (Antonio Dilmani), Bartolomeo di Alemagna dirizzi stilistici portati dal loro maestro in (Matteo d’Alemagna) e Bernardo di Giovanni terra veneta, ebbero non poche commissio- Ambelga di Alemagna (Bernardo d’Alemagna, padre del precitato Dilmani). ni in città e nelle zone limitrofe per costru- 5) Occorre ricordare l’opera, ad esempio, di ire nuovi organi improntati sullo stile del Lorenzo di Giacomo da Prato: nel 1475 venne loro mentore. incaricato di costruire un nuovo organo per la chiesa degli Eremitani, da collocare in sostituzione L’importante e prolungato periodo ba- di quello costruito meno di quarant’anni prima rocco dell’arte organaria padovana termi- da Giorgio d’Alemagna. Rammentiamo pure nò subito dopo la costruzione dei due orga- Domenico di Lorenzo da Lucca, a cui nel 1479 fu commissionata la realizzazione di un nuovo organo ni della Basilica di Santa Giustina da parte per la Basilica del Santo «sine ornatu cum suis del Casparini: dal 1682 l’organaro slesiano manticibus eius magnitudinis, cuius est organum si trasferì per un certo periodo in Alto Adi- sancti Johannis de Viridaria. Et eius pulchritudinis cum eiusdem qualitatibus et registris sicut est ge e nel Trentino, dove trovò da far lavori a organus sancti Joannis» (poiché nel contratto si fa Merano e a Trento assieme al figlio Adamo riferimento all’organo della chiesa di San Giovanni Orazio. da Verdara in città, si potrebbe inferire che tale strumento fosse opera del medesimo organaro). Partì definitivamente dall’Italia intorno 6) L’operato del Casparini fu in stretta relazione al 1690 per fare ritorno in patria: colà rag- artistica con quello del gesuita fiammingo giunse il culmine della propria carriera re- Guglielmo Hermans, più attivo in altre zone del nostro Paese (Como, duomo, 1650; Genova, Santa alizzando, nel 1703, l’organo per la chiesa Maria in Carignano, 1656; Pistoia, chiesa del Santo dei Santi Pietro e Paolo a Görlitz (fig. 2). Spirito, 1669). Morirà il 12 settembre 1706 a Wiesa, nella 7) Gli anni padovani del Casparini furono allietati dalla nascita del figlio Adamo Orazio, avuto dal Slesia, sua patria d’origine. matrimonio contratto nel 1672 con la veneziana l Elisabetta Sportella. 27 La visita di Marino Sanudo a Galeotto Marzio in Montagnana

La visita di Marino di Sanudo a Galeotto Giacomo Moro Marzio in Montagnana

Il confronto tra le due redazioni dell’Itinerario per la Terraferma del Sanudo consente di attribuire il giusto rilievo all’incontro tra il nobile veneto e il maestro di retorica originario di Narni. Recenti documenti d’archivio impongono di spostare la tradizionale collocazione della casa dell’umanista.

L’umanista “eretico” Galeotto Marzio,1 se di fare appello a un Concilio (invocando originario di Narni, dopo il matrimonio nel frattempo la nullità delle misure ponti- fissò la sua residenza a Montagnana, città ficie), mentre sul piano militare l’impegno a cui rimase legato fino alla morte, nono- risultava sempre più oneroso, e richiedeva stanti i suoi numerosi viaggi in Ungheria e ripetute manovre fiscali straordinarie, es- qualche anno di docenza a Bologna.2 Nel sendo necessario fronteggiare una temibile 1483 vi ricevette la visita di Marino Sanu- coalizione di Estensi, Sforza, Aragona di do, ma non nell’edificio sito al n. 1 di via Napoli e Fiorentini. Dunque il controllo Berga, tradizionalmente noto come “casa del territorio e delle sue difese militari era di Galeotto Marzio”, che non fu mai la sua un obiettivo di primaria importanza e giu- dimora, bensì in una costruzione, ad oggi stificava ampiamente la missione di quei non rintracciabile, sulla Via Grande o Via magistrati. Maggiore, non molto lontano dalla Rocca La soluzione del conflitto ad ogni modo degli Alberi (nel tratto finale dell’attuale sarebbe giunta l’anno dopo, in seguito a via Matteotti). una rinuncia a obiettivi più ambiziosi, che Il 3 maggio di quell’anno, dunque, un al governo veneto fece accettare di buon sabato, Marino Sanudo era a Montagnana: grado la pace di Bagnolo, negoziata tra il una delle prime tappe del lungo viaggio suo comandante Roberto Sanseverino e il che compì nei domini di terra veneziani, al milanese Gian Giacomo Trivulzio, dopo seguito di una missione ufficiale di tre Sin- lunghe e inconcludenti trattative tra rap- daci di Terraferma. Era in corso la guerra presentanti diplomatici delle potenze im- contro Ferrara, e dopo i successi dell’anno pegnate. In quei patti si riconosceva a Ve- precedente le cose non si mettevano troppo nezia l’annessione del Polesine di Rovigo bene per la Serenissima.3 Il pontefice Sisto (con centri come Badia e Lendinara, oltre IV, inizialmente schierato al fianco della ovviamente al capoluogo), non però quella Repubblica, resosi poi conto che lasciare di altri importanti acquisti fatti sul cam- mano libera alla potenza marinara avreb- po (Adria, Comacchio, varie piazzeforti be creato serie difficoltà alle sue mire sulla in Puglia, ecc.): rinuncia compensata per Romagna a favore del nipote Girolamo Ri- altro dalla restituzione di zone della pia- ario, e anche intimorito dalle bellicose in- nura lombarda che erano cadute in mano tenzioni del re di Napoli Ferrante (suocero nemica (Asola, ad esempio; ma erano state del duca di Ferrara Ercole d’Este), aveva subite scorrerie fino a Sanguinetto, nella fatto un brusco voltafaccia intimando la Bassa veronese).4 Di conseguenza nel set- fine delle ostilità sotto pena di scomunica. tore di Montagnana l’Adige non avrebbe Per contrastare la minaccia di sanzioni reli- più segnato il confine, spostato più a Sud, giose Venezia si rivolse a una commissione e la stessa città murata della Bassa pado- di giuristi dello Studio padovano che deci- vana avrebbe perduto il ruolo di baluardo 19 Giacomo Moro

Medaglia coniata per Galeotto Marzio: recto e verso.

di prima linea, pur continuando a rivestire Anche se forse non ce n’è bisogno, ad una notevole importanza strategica per lo ogni buon conto per maggiore chiarez- stato veneziano. za propongo una parafrasi attualizzata, Ma torniamo al Sanudo e a quanto ci ha eliminando soprattutto i latinismi (che a lasciato scritto della sua tappa montagna- qualcuno ricorderanno forse analoghe ri- nese. Ricordiamo innanzitutto che il re- sorse espressive del grande Machiavelli): soconto di quel viaggio impegnò il nobile «In questa città abita Galeotto Marzio, che veneziano in un lungo lavoro di successive qualche tempo fa ha scritto un libro inti- riscritture, mai giunto a uno stadio defi niti- tolato De homine (‘Sull’uomo’); opera a vo, tanto che esso è noto in due testimoni: cui ha replicato dottissimamente Giorgio un manoscritto più antico, mutilo, conser- Merula di Alessandria, all’epoca titolare vato alla Biblioteca Nazionale Marciana di dell’insegnamento pubblico di grammatica Venezia (copre le tappe da Padova a Rez- a Venezia, che è stato anche mio maestro». zato, nel Bresciano); e uno integro ma an- Rinunciando all’illustrazione della po- cora imperfetto, appartenente alla Bibliote- lemica, tipicamente quattrocentesca, a cui ca Universitaria di Padova, dov’è registra- allude il Sanudo,7 vediamo quale fosse la to l’intero viaggio, da Padova ad Albona in veste di questo passo nella primitiva stesu- Istria.5 Le differenze sono a volte rilevanti: ra del codice marciano: «Or a dì 3 sabado in linea di massima si può dire che il fram- udimo messa sula piaza con il pretor, era mento marciano è più diaristico, con varie el dì de Sancta Croce, nel qual iorno zà annotazioni personali, lasciate poi cadere anno uno fu cridata et comenciata la gue- nell’intento di fare di quell’Itinerario un ra imenssa de Ferrara nela giexia di Santa promemoria di pubblica utilità. Anche il Maria piove di quel loco. Eravi ancor Ga- linguaggio, pur presentando in entrambi i leoto Marcio la cui fama tacerò; fece già testimoni la forte caratterizzazione vene- de Homine e per Georgio Merula, qui tunc ziana e la mescolanza di latino e volgare legieva publico ere a Venecia, sapientissi- che sono tratti ben noti a chi abbia anche me li fu resposto. Questa chiexia è gran- solo occasionalmente letto una pagina dissima, basteria ogni terra. Andati in loza, dell’autore, risulta meno capricciosamente facte le cride solite, etiam poi le inquisitio- mescidato nella redazione più recente. ne. Post prandium Pylades et io vi andemo Esemplifi cheremo queste differenze ap- a casa de Galeoto, eravi etiam Marco de punto con le righe dedicate al ricordo della Zipro amico nostro; visto la sua bibliothe- visita a Galeotto Marzio. Esse nel testo pa- ca et alcune opere compone di philosophia dovano dicono così: «In questa terra habita et vocaboli, ut ipse dixit, desperadi. Et dete Galeotto Martio che fece già De homine, et audientia. Io viti in loza, soto lo podestà, per Giorgio Merula alexandrino, qui tunc l’arma Sanuta del 1422, fu qui pretore Ma- legieva publice a Venecia et preceptore no- rino Sanuto sopra comemorato. Et dapoi stro, sapientissime li rispose».6 zenà parlamo con maistro Gabriel insano e 20 La visita di Marino Sanudo a Galeotto Marzio in Montagnana

mato. A dì 4, fu domenega, andamo a mes- sa a Santo Francesco, poi andadi in loza data audientia per toto el iorno. Io andai con li compagni mei a ballare».8 Righe che, in una versione aggiornata, possono leggersi così: «Sabato 3 maggio ascoltammo messa, insieme con il podestà, in piazza, nella chiesa arcipretale della cit- tà; il giorno è dedicato alla Santa Croce, e coincide con l’inizio dell’immensa guerra contro Ferrara, proclamata e avviata giusto un anno fa in questo stesso giorno. C’era anche Galeotto Marzio, di cui non voglio ricordare la [cattiva] fama di cui gode: qualche tempo fa ha scritto un libro inti- tolato De homine; e a quell’opera replicò dottissimamente Giorgio Merula, allora professore con pubblico stipendio a Ve- nezia. La chiesa è grandissima, e sarebbe adeguata a qualunque città. Ci recammo poi sotto la loggia, dove furono proclamati Montagnana. Edificio i soliti bandi, e svolte quindi le inchieste d'angolo all'inizio di via Berga, finora noto e [di competenza dei Sindaci di Terraferma]. creduto “casa di Galeotto Dopo pranzo, io e Gianfrancesco Boccardo Marzio”. [=Pylades], siamo stati a casa di Galeotto, e con noi c’era anche l’amico Marco da Cipro; abbiamo visto i libri che possiede e alcune opere che sta scrivendo, di soggetto filosofico e su parole, come disse lui, di cui si è perso l’uso comune. Ci fu anche [da parte del podestà] udienza [alle istanze dei privati]. Nella loggia, dove stava il pode- stà, ho visto esposta l’insegna della fami- glia Sanudo con la data del 1422, quando fu qui podestà Marino Sanudo, di cui ho parlato in precedenza.9 Dopo cena abbia- mo parlato con maestro [= grammatico o artigiano] Gabriele, un tipo del tutto fuori di testa. Il giorno 4, domenica, andammo a Montagnana. Elegante messa a San Francesco. E poi [i magistra- porta d'ingresso ti] recatisi alla loggia tennero udienza per dell'edificio. tutto il giorno. Io e i miei compagni invece chiesa di Montagnana (come indurrebbe a andammo a ballare». Come si nota dal confronto tra il testo pensare la vicinanza delle parole) e non in- del Sanudo e la mia parafrasi, sono stato vece a Venezia, nei luoghi deputati alla let- costretto a volte a inserire elementi chiari- tura dei pubblici proclami (Rialto, in par- ficatori e a spostare spesso l’ordine d’interi ticolare). E un’analoga vicinanza inganne- segmenti di frase, poiché le annotazioni vole ha fatto credere a qualcuno che Gale- dell’autore in questa prima versione era- otto Marzio abbia trattato i suoi ospiti con no trascritte di getto, senza troppa preoc- grande sicumera, riferendo dete audientia cupazione di dar loro un ordine sintattico all’umanista di Narni,10 mentre si tratta di perspicuo. Così, ad esempio, non ha sen- un termine tecnico, specificamente riferito so pensare che la dichiarazione di guerra alla funzione giurisdizionale del podestà, o al duca di Ferrara abbia avuto luogo nella pretore che dir si voglia, ed eventualmen- 21 Giacomo Moro

te dei tre Sindaci, nell’ambito delle loro parole di senso oscuro sia termini creduti competenze. Come del resto si dimostra inesistenti, tanto da costringere a prestiti chiaramente anche qualche riga più sotto, da altre lingue per esprimere concetti per dove andadi in loza data audientia (senza cui la lingua d’uso (in questo caso il latino) soggetto esplicito, come sopra dete) sem- risulti carente. brerebbe riferirsi anche al Sanudo e ai suoi E in effetti, nelle opere del Marzio en- giovani amici, che invece subito dopo sco- trambe queste direzioni di ricerca sono priamo che si godettero, da giovani quali chiaramente indicate: già in un passo della erano, il piacere dei balli di cui si animava- seconda Invectiva in Philelphum14 data- no nei giorni di festa le “ville padovane”.11 bile al 1465 dichiarava: nullius... discipli- Nel caso poi che questo rilievo non sembri nae sumus expertes: ... rhetoricam, artem sufficiente, si veda anche la frase immedia- poeticam tenemus ut ... iam desperata tamente successiva a dete audientia, dove in lucem eduxerimus (“non sono ignaro- il Sanudo ricorda con orgoglio di aver rico- di nessuna materia; ...quanto alla retorica nosciuto, nella loggia del palazzo cittadi- e alla poetica la mia competenza mi ha no (dove il pretore dava appunto pubblica consentito di chiarire molti punti ritenuti udienza), lo stemma familiare, dipinto o insolubili”). E più tardi, ma sempre ante- scolpito nel 1422, quando all’incarico di riormente all’incontro con il Sanudo, nel podestà di Montagnana era stato designato De homine (1472), comunicava di avere Marino Sanudo il Vecchio.12 Anche così la in mente un trattato generale di astrolo- transizione da una frase all’altra risulta un gia, con cui avrebbe reso chiaro a tutti che po’ inattesa, ma lo sarebbe certo infinita- anche in quel campo la lingua latina non mente di più se l’audientia fosse riferita a aveva bisogno di ricorrere a forestierismi presunti modi sussiegosi tenuti dal Marzio (docereque omnes latinam linguam non in- in casa sua. Del resto è ovvio che la visita digere in omni disciplinarum genere bar- del pomeriggio all’umanista dovette essere baris vocabulis).15 concordata la mattina, quando ci fu l’in- Chiarito così il senso del brano sanu- contro a messa: e ciò dimostra nel padrone diano nella primitiva versione più ampia, di casa un atteggiamento tutt’altro che so- possiamo sottolineare le molte informa- stenuto e scostante. zioni che sono state eliminate tra prima e Un’opposta e dissonante lettura, che per- seconda stesura (nell’intento, come s’è già ciò porta l’interprete a giudicare queste detto, di depurare il testo della componente righe “alquanto sconcertanti”, è stata data soggettiva), limitandoci a quelle relative al delle parole vocaboli... desperadi, dove in Marzio. Scompare innanzitutto l’accenno desperadi ha creduto di riscontrare la rap- all’incontro, o meglio ai due incontri per- presentazione di un Galeotto Marzio iso- sonali: uno di mattina alla messa, e uno lato e umiliato.13 In realtà anche qui non è dopo pranzo nella sua casa, con le scarne stata raggiunta la sintonia con il vero senso ma, come abbiamo visto, precise anticipa- del testo di Sanudo (e del Marzio, a cui il zioni sui lavori a cui si dedicava lo studio- patrizio veneziano attribuisce esplicita- so, e il ricordo di quella raccolta di libri che mente l’espressione: ut ipse dixit). Le cose merita la designazione di bibliotheca, e stanno ben diversamente, e il combattivo dunque doveva essere consistente (un pun- umanista di Narni a quella data non ave- to su cui spiace davvero che il Sanudo non va certo perso il suo spirito fiero e forse, a ci abbia lasciato qualche indicazione più tratti, anche un po’ spaccone. Ancor oggi, precisa) e rappresentare un motivo d’or- in filologia, si parla di locus desperatus goglio per il proprietario: alcuni volumi, per riferirsi a passi di un testo giudicati ir- prevalentemente nella giacitura di piatto rimediabilmente guasti: a proposito di cui caratteristica delle rappresentazioni coeve, cioè si è persa la speranza di recuperare la figurano nel verso di entrambe le medaglie lezione genuina. Applicato alla ricerca les- note col ritratto del Marzio, circondati da sicale (ambito d’indagine esplicitamente motti desunti da poeti a lui cari (Manilio, dichiarato, accanto ai problemi filosofici), Boezio). Scompare poi l’inciso reticente il latinismo ‘disperato’ usato dal Marzio e (e perciò quasi sicuramente negativo) sulla riferito dal Sanudo sta quindi a indicare sia fama, che con tutta verosimiglianza si ri- 22 La visita di Marino Sanudo a Galeotto Marzio in Montagnana

ferisce al processo inquisitoriale già subito dal Marzio e alla sua pubblica abiura: epi- sodio relativo agli anni 1477 e 1478, che Sanudo racconterà in una pagina delle Vite dei dogi, e su cui raccoglierà altro prezioso materiale in uno dei suoi manoscritti mi- scellanei, testimoni dell’onnivora curiosi- tà che lo contraddistingueva.16 Certo non si può escludere del tutto che la reticenza abbia invece un altro significato, di ge- nerica preterizione (“non starò ora a dire della fama di...”, perché è nota a tutti), ma il fatto che sia ricordato solo l’intervento polemico del Merula, maestro a Venezia del Sanudo, senza menzionare anche la dura replica del Marzio, mi fa propendere decisamente per l’altra valutazione. L’uni- co dato aggiunto nella versione più tarda quondam Nasimboni de Grompo, a nome Ultimo tratto è la dichiarazione di essere stato allievo proprio e di tre fratelli, affitta una casa in dell'antica via Grande, del Merula, forse segno del riaffiorare di quarteri Albarorum, confinante a W con lungo la quale si trovava ricordi giovanili a fronte dell’inarrestabi- quella di Galeotto Marzio.20 La dimora l'abitazione del Marzio. le avanzare del tempo. Ma soprattutto mi dell’umanista doveva dunque trovarsi nel pare degno di nota rilevare che, tra tutti segmento occidentale della strada, non questi tagli intesi a lasciare memoria solo troppo lontano dalla Rocca degli Alberi. di ciò che più tardi appariva all’autore l’es- Ad ogni modo questa rettifica non vale senziale di quel viaggio, sopravvivono il minimamente a ridimensionare il radica- nome del Marzio e quello dell’opera sua mento montagnanese del Marzio e dei suoi più importante fino allora edita. familiari, anzi semmai, proprio per il mag- Ma dove si trovava la casa del Marzio, gior prestigio dell’ubicazione della loro visitata nel pomeriggio dal Sanudo e dai residenza, contribuisce a enfatizzarne il suoi amici? A Montagnana, al n. 1 di via significato. E che si trattasse forse di qual- Berga, sorge un edificio a due piani, no- cosa più che un’abitazione modesta parva bilitato da un portale di elegante fattura sed apta mihi, da insegnante di humanae quattrocentesca scolpito in pietra di Nanto, litterae di provincia, suggeriscono le altre tradizionalmente noto come «casa di Gale- voci citate nella stessa cedola: cum curti- otto Marzio». vo et tegete atque orto. Essa comprende- Benché la vox populi sia stata autore- va dunque anche pertinenze non abitative, 17 volmente accreditata, essa però in que- cioè una corte, una tettoia e uno spazio de- sto caso non ha probabilità di cogliere nel stinato all’orticoltura. segno: la casa dell’umanista, è detto chia- Del resto il Marzio teneva in modo ramente in una cedola di dichiarazione fi- particolare a distinguersi dall’immagine scale, sorgeva super via Magna,18 cioè in convenzionale del maestro di grammati- qualche punto dell’asse viario principale ca, preoccupato solo della correttezza dei della città murata, da Porta Padova a Por- vocaboli e delle costruzioni sintattiche, ta Legnano, oggi designato con i nomi di come dichiarò nella polemica sostenuta via Carrarese nel primo tratto e poi di via con Giorgio Merula,21 e come dimostrò Matteotti, che in antico era chiamato com- nella concezione delle sue opere maggiori. plessivamente “via Grande”.19 Una mag- Se poi aggiungiamo le importanti relazioni giore, ma non assoluta, precisione nel defi- internazionali da lui intrattenute (in parti- nirne l’ubicazione ci consente un contratto colare, ma non solo, quelle con l’Ungheria di locazione registrato negli atti di Pietro dell’era hunyade), e i suoi notevoli investi- Gabella (lo stesso notaio di cui si servi- menti fondiari soprattutto nelle terre vicino va usualmente il Marzio), in cui si attesta all’Adige (Castelbaldo, Merlara ecc.),22 ne che venerdì 29 ottobre 1473 Rolando del risulta una figura fuori dagli schemi ordi- 23 Giacomo Moro

nari, d’indiscutibile vivacità e, pur se con meno umano nel De homine libri duo e nella Re- futatio a Giorgio Merula di Galeotto Marzio, in qualche tratto criticabile, meritevole anco- Galeotto Marzio e l’umanesimo italiano ed euro- ra di più approfondite ricerche. peo, cit., pp. 109-152, e le più brevi ma illuminanti indicazioni di Pastore Stocchi, op. cit., pp. 21 sgg. l 8) Sanudo, Itinerario, cit., p. 483. 9) Quasi certamente l’avo del cronista (cfr. il Repertorio dei patrizi..., in Sanudo, Itinerario, cit., p. 563). 10) G. Miggiano, Galeotto Marzio da Narni. Profilo biobibliografico. III, “Il Bibliotecario”, 35, 1993, pp. 61-108: 69. Anche la data è erroneamen- te indicata come 3 aprile (in realtà 3 maggio). I rilievi critici che di seguito si faranno riguardano per altro solo l’argomento qui trattato e non inten- dono sminuire il valore complessivo della ricerca, sviluppata in cinque densi interventi sulla stessa rivista. 11) Una caratteristica di lunga durata, se ancora 1) La calzante definizione è di M. Pastore Stoc- nel Seicento la vivacità di simili feste popolari col- chi, Profilo di Galeotto Marzio umanista eretico, piva Tommaso Campanella (cfr. la sua Poetica in in Galeotto Marzio e l’umanesimo italiano ed eu- Tutte le opere, I. Scritti letterari, a c. di L. Firpo, ropeo, Narni 1983, pp. 15-50. Per la biografia: G. Milano 1954, p. 409). Miggiano, voce in Marzio, Galeotto, “Dizionario 12) Diversamente da molte altre, questa notizia Biografico degli Italiani”, 71, Roma 2008, pp. 478- non scompare nella versione padovana, ma viene 484, con cui per altro non concordo a proposito di posta subito prima delle righe sul Marzio: «è una alcuni particolari, specialmente riguardo agli ulti- loza soto il palazo del pretore chome a Este, et le mi anni del Marzio. arme di tut’i potestati, et del 1422 fu qui pretore 2) I viaggi documentati in Ungheria sono sei, tra Marino Sanuto sopra comemorato». (Sanudo, Iti- il 1461 e il 1482 (e potrebbero essercene stati un nerario, cit., ibid.). Del resto «Dete audientia» altro paio per cui manca però ogni riscontro). A ricorre spesso, senza soggetto, nel resto della ver- Bologna insegnò retorica e poetica in due periodi: sione veneziana (ad es. pp. 480 e 482 dell’ed. cit.), dal 1463 al 1465 e dal 1473 al 1477. sempre riferito a udienze giudiziarie. 3) Della guerra di Ferrara trattò lo stesso Sa- 13) Miggiano, cit., ibid. nudo: Commentarii della guerra di Ferrara tra li 14) Affidata, come la prima, a circolazione ma- Viniziani e il duca Ercole d’Este, [a c. di L. Ma- noscritta; edite entrambe nel secolo scorso dallo nin], Venezia 1829. Una ricostruzione più ampia e studioso ungherese L. Juhász (Invectivae in Fran- ancora valida in E. Piva, La guerra di Ferrara del ciscum Philelphum, Lipsiae 1932); la citaz. a p. 11. 1482, 2 voll., Padova 1893-1894. Si veda anche la 15) G. Marzio, De homine, Torino 1517, c. sintesi, al solito acuta, datane da N. Machiavelli, XIIIv; l’opera stessa è piena di questi recuperi les- Istorie fiorentine, l. VIII, capp. xxii-xxvi. sicali, spesso contestati dal Merula. Quanto al testo 4) Su quella pace cfr. R. Cessi, La pace di Ba- astrologico esso non vide mai la luce: il Marzio ne gnolo dell’agosto 1484, “Annali triestini di diritto, trattò, ma non sistematicamente, nel De incognitis economia e politica”, XII, 1941-42, pp. 277-356. vulgo (1477-1478), opera che gli costò un proces- 5) L’itinerario del Sanudo, dopo le edizioni otto- so davanti all’Inquisizione di Venezia; e più tardi centesche del manoscritto padovano (Bibl. Univ., nel De doctrina promiscua (1489 ca.; edito postu- ms. 996, a stampa come Itinerario di M. Sanudo mo a Firenze nel 1548), in cui però cambiò posi- per la terraferma veneziana nell’anno MCCC- zione, giudicando imprescindibile in quel campo CLXXXIII, a c. di R. Brown, Padova 1847) e poi la dottrina e la terminologia degli autori arabi. di quello marciano (ms. It., VI. 277 [5806], pub- 16) M. Sanudo il Giovane, Le vite dei dogi blicato da R. Fulin, Frammento inedito dell’itine- (1474-1494), ed. critica e note a c. di A. Caracciolo rario in terraferma di M. Sanuto, Archivio veneto, Aricò, vol. I, Padova 1989, p. 101; e la lettera dal XXII/1, 1881, pp. 1-48), si legge ora in un’ed. cri- carcere del Marzio a Domenico Stella copiata nel tica complessiva e commentata: M. Sanudo, Itine- ms. marciano Lat. XIV. 267 (4344), c. 65r (edita in rario per la Terraferma veneziana, a c. di G.M. Sanudo, Itinerario.., a c. di R. Brown, cit., p. XIX). Varanini, Roma 2014 (sulle caratteristiche dei ma- 17) A. Borin, Note di storia montagnanese, noscritti si veda la Descrizione dei manoscritti..., Montagnana 1990, p. 317 (con rilievo grafico della di A. Ciaralli e G. M. Varanini, ivi, pp. 127-130); facciata). Con qualche cautela l’identificazione è il volume comprende anche saggi di A. Buonopa- registrata anche in M. T. Sambin De Norcen, L’ar- ne, M. Knapton, J. Law e dello stesso Varanini che chitettura residenziale del Rinascimento, in Mon- lo illustrano da distinte angolazioni. Da questa ed. tagnana. Storia e incanto, a c. di L. Olivato ed E. tutte le citazioni successive. M. Dal Pozzolo, Vicenza 2006, pp. 135-145: 138 6) Sanudo, Itinerario, cit., p. 194. Si noti l’ana- (con fotografie del portale). coluto «et per Giorgio ... li rispose», spia verosi- 18) Archivio di Stato di Padova [in seguito: milmente di un lavoro di adattamento ancora non ASPd], Archivio Civico Antico, Estimo 1418, compiuto (nel testo più antico figura correttamente tomo 169 (=170), c. 135r. «li fu risposto», cfr. più sotto). 19) Cfr. Sambin De Norcen, op. cit., p. 135. 7) Tutti i testi della polemica De homine libri 20) ASPd, Notarile, 8806, c. 77r. Mi pare fat- duo del Marzio (ed. orig. Venezia 1472), In librum to degno di ricordo che il contratto fu stipulato ad de homine Galeotti Narniensis opus del Merula bancum fenoris ser Ioseph ebreo. (ed. sine notis, Venezia 1474-1475 ca. in un volu- 21) Refutatio obiectorum in librum De homine, me miscellaneo), Refutatio obiectorum in librum ed. Torino 1517, cit., c. [LXXXr] e passim. De homine, risposta del Marzio (Bologna 1476), 22) Una prima ricognizione è stata proposta da conobbero due edizioni complessive a Milano nel A. D’Alessandro, Galeotto Marzio e la scelta di 1490 e a Torino nel 1517 (da quest’ultima saranno Montagnana: case, terre e libri, “Nuova Corvina”, fatte le citaz.). In proposito cfr. Z. Nagy, Il feno- 20, 2008, pp. 106-116. 24 Palazzo Dondi dall'Orologio in via Carlo Leoni

Palazzo Dondi di dall'Orologio Roberta Lamon in via Carlo Leoni

Notizie sul palazzo che sorge sull’area dove un tempo esisteva la casa di Jacopo Dondi, costruttore del primo orologio astronomico di Padova.

La storia di palazzo Dondi dall’Orolo- con Caterina di Gerardo da Tergola, ebbe gio, situato lungo l’attuale via Carlo Le- due figli maschi, Giangaleazzo, che nel oni, corre parallelamente a quella della 1404 sposò Nobile, figlia del grande me- famiglia che l’abitò almeno fin dal 1354. dico padovano Marsilio di Santasofia, e A questa data risalgono infatti alcuni atti Gabriele. I documenti d’archivio testimo- stipulati da Jacopus phisicus q. Isachi de niano che proprio a quest’ultimo e ai suoi Dondis nella propria casa, in contrada Pu- discendenti rimase la casa della contrada theo Mendoso.1 del Pozzo Mendoso; nel 1451 il figlio di Uomo di notevole ingegno, medico e Gabriele, Giovanni, denunciò infatti di grande scienziato, Jacopo Dondi è ricor- possedere una casa per proprio uso, po- dato soprattutto per esser stato l’artefice sta sotto S. Nicolò.4 Lo stesso immobile del grande orologio astronomico com- lo vediamo poi ripartito tra i tre nipoti di missionato da Ubertino da Carrara per la Giovanni, Gabriele, Antonio e Luigi. torre d’ingresso alla Reggia.2 L’orologio Nella polizza d’estimo presentata il 12 segnava non solo le ore, ma anche i giorni, gennaio 1561, Gabriele Dondi da Relogio i mesi, le fasi lunari e il corso annuale del dichiarava infatti di possedere una casa Sole lungo i segni dello zodiaco. La novità nella contrà di pozzo Mendoso, sotto S. della costruzione lasciò tutti meravigliati, Nicolò, confinante da una parte con il non solo per la precisione tecnica neces- Borgo delle Prie e dalle altre due con uno saria alla fabbricazione e al montaggio di e l’altro dei miei fratelli;5 seguiva un lun- un meccanismo così complesso, ma anche go elenco delle proprietà possedute a Pa- per la profonda conoscenza di più disci- dova e nel territorio, segno di una buona pline, indispensabili per la sua progetta- condizione economica. zione. Per questo motivo, a Jacopo venne Non è possibile ricostruire il comples- concesso il diritto di portare il cognome so degli edifici che in questo angolo della “dall’Orologio”, conservato poi dai suoi città costituivano la residenza di tale ramo discendenti.3 della famiglia Dondi, ma si può ragione- Nel 1327 Jacopo aveva sposato Zacca- volmente pensare che si trattasse di un rota di Daniele Centrago, appartenente a gruppo di case collegate tra loro, dotate una delle famiglie più antiche e nobili di delle relative pertinenze e di ampi spazi Chioggia, dove lo stesso Jacopo era cono- verdi. Le abitazioni dovevano esser state sciuto e apprezzato per la sua attività me- oggetto di una particolare cura da parte dica; dall’unione nacquero otto figli, tra i della famiglia che provvide a decorarne le quali Giovanni, docente all’Università di sale interne; durante le ultime operazioni Padova e di Pavia, grande amico di Fran- di restauro, compiute intorno al 1980, sono cesco Petrarca e autore del famoso astra- infatti venuti alla luce, nel salone centrale rium, il primo orologio planetario costru- e in una stanza adiacente, alcuni lacerti di ito in Occidente, di cui una copia è oggi affreschi di tradizione cinquecentesca che conservata al Palazzo del Bo. probabilmente facevano parte di un più Giovanni, sposatosi in seconde nozze vasto progetto decorativo. 15 Roberta Lamon

Pianta di G. Valle, particolare con la più antica proprietà Dondi prima della costruzione dall'attuale corso Milano.

Il prestigio acquistato nel ricoprire im- del Dotto e videro quindi la partecipazione portanti cariche all’interno dell’Universi- attiva di maestranze locali, che proprio nel tà e nelle istituzioni accademiche, oltre a periodo successivo alla peste del 1630 fu- quello derivato dai vari possedimenti, ave- rono protagoniste delle principali imprese va contribuito a fare della famiglia Dondi architettoniche padovane commissionate una delle casate più in vista della società da privati. padovana. Nel 1627 Galeazzo e i figli Le due ali seicentesche della facciata Angelo e Giacomo avevano fatto richiesta che prospetta su via Carlo Leoni presen- di essere aggregati al Consiglio della Cit- tano al piano terreno una serie di finestre tà, iniziando un percorso di affermazione inferriate, di cui una è stata trasformata in sociale che sarà seguito anche dai compo- portoncino d’ingresso; in asse si aprono nenti degli altri rami della famiglia.6 Nel al piano nobile undici finestre coronate da 1653, con Decreto del Senato e del Mag- timpani triangolari e all’ultimo piano al- gior Consiglio, i Dondi ottennero di essere trettante aperture più piccole. La facciata iscritti alla nobiltà veneta.7 La nuova po- termina con una cornice a dentelli agget- sizione sociale richiese la realizzazione di tanti che ben si accorda con la sobrietà de- una adeguata residenza, per cui la famiglia gli elementi decorativi sottostanti. Sul re- sentì la necessità di ristrutturare l’inte- tro dell’edificio, che comunque rimaneva ro complesso edilizio secondo i gusti e le destinato a due nuclei familiari distinti, si mode del tempo. trovavano ampi spazi verdi. Secondo Giovanni Battista Rossetti, La conferma viene ancora una volta da- l’architettura dell’attuale palazzo è da at- gli estimi: nella polizza presentata il 31 tribuirsi a Vincenzo Dotto (1572-1629), maggio 1684, quindi dopo il significati- il maggiore depositario del sapere archi- vo intervento di ristrutturazione, i fratelli tettonico padovano nei primi decenni del Angelo e Gabriele Dondi Horologgio de- Seicento.8 Con buone conoscenze di ma- nunciavano una casa di muro con corte e tematica, geografia e cartografia, Dotto si stalla per nostro uso e habitacione, posta dedicava all’architettura più per interesse e in Padova, in contrà di Borgo Schiavin.9 piacere personali che per necessità profes- La stessa situazione veniva dichiarata dal sionali. Egli progettò la facciata principale cugino Galeazzo con una casa dominicale sull’attuale via Carlo Leoni inglobando le con corte e stalla et orticello in contrà di strutture murarie preesistenti per dare uni- Borgo Schiavin, la quale confina a levante formità di rappresentazione celebrativa al con Gabriele e Angelo Dondi Horologgi e complesso degli edifici retrostanti. Il pa- a tramontana con la strada comune.10 lazzo sorse quindi dall’unione di più case, All’intervento di ristrutturazione esterno che non furono demolite, ma solo rimaneg- seguì un ricco programma decorativo delle giate per essere adattate alle nuove esigen- sale interne dell’edificio. Giovanni Battista ze. I lavori si svolsero però dopo la morte Rossetti riferisce infatti che le numerose 16 Palazzo Dondi dall'Orologio in via Carlo Leoni

stanze che componevano la residenza ab- bondavano di quadri di autori diversi: da Pietro Liberi a Federico Cervelli, da Luca Ferrari da Reggio a Giulio Carpioni, da Palma il Giovane a Pietro Vecchia, solo per citarne alcuni.11 Di particolare interes- se il dipinto del soffitto del salone al primo piano, al centro del quale spicca, in chiare forme celebrative, lo scudo Dondi, d’ar- gento alla banda d’azzurro doppio merla- ta. Durante l’ultimo intervento di ristruttu- razione è stato ritrovato l’elegante stemma in pietra che oggi chiude al centro il fregio ornamentale del camino nella sala all’ulti- mo piano. Nel corso del Settecento fu costruita, so- prattutto per dare maggiore staticità all’e- dificio, la finta facciata che unisce le due ali seicentesche, venendo così a chiudere il cortiletto centrale, sulla cui parete di fondo Palazzo si trova un grande orologio, incorniciato Dondi dall’Orologio dai resti di sottili lesene. Il suo meccani- in via Carlo Leoni. smo, non più funzionante, è conservato all’interno del palazzo; è composto da tre treni: uno per il movimento della lancetta segna ore nel quadrante esterno e gli altri due per il suono delle campane, uno per il suono delle ore e l’altro per i quarti d’o- ra. La struttura portante della macchina e le campane andrebbero collocate tra il XV e il XVI secolo, mentre le ruote dentate, i pignoni e lo scappamento sono di un’epoca successiva, intorno ai primi anni del XIX secolo. Tutto questo fa ritenere che l’orolo- gio, considerato un simbolo della famiglia, risalga al Cinquecento e che il suo mecca- nismo sia stato modificato e restaurato agli inizi dell’Ottocento, in occasione dell’in- L’orologio troduzione del metodo di contar le ore alla nel cortile prospiciente francese. Allo stesso periodo risale anche via Carlo Leoni. l’anello in pietra del quadrante esterno con le dodici ore in numeri romani.12 Le li ospitano due decorativi bassorilievi. In due campane, ora poste alla sommità della questa parte dell’edificio, pur rimaneggiata gabbia (fig. 4), in origine erano sorrette da nel corso degli anni, sono quindi ancora un’apposita struttura collocata sopra il tet- visibili alcuni elementi dell’originaria con- to e direttamente collegata al meccanismo figurazione cinquecentesca. tramite due fori sul soffitto; due tiranti ne Nel corso dell’Ottocento, l’aumento dei azionavano i rispettivi martelli per il rin- nuclei familiari che, per vincoli ereditari, tocco delle ore e dei quarti d’ora. coabitavano all’interno del palazzo aveva Nella parte inferiore della parete con reso necessaria una nuova modifica dell’e- l’orologio, il sottopassaggio centrale è af- dificio che venne innalzato nella parte sud fiancato da quattro pilastri incassati che per ottenere dei locali abitabili. A questi si sostengono una trabeazione con triglifi e accede attraverso la scala appositamente metope, mentre gli intercolumni latera- costruita e collegata a via Carlo Leoni dal- 17 Roberta Lamon

la porta d’ingresso ricavata modificando Meccanismo una delle finestre del piano terra.13 dell'orologio. Negli ultimi due secoli il complesso ha subito numerosi passaggi di proprietà con le inevitabili manomissioni: nel 1866 fu venduto da Alvise Dondi a Giovanni Pietro Smiderle, il cui figlio, Guido, tra il 1889 e il 1901 lo cedette a sua volta alla contes- sa Carolina Branca, sposata Dolfin Boldù. Nel 1938 ne divenne proprietaria la fami- glia Zambelli, che nel 1980 ne promosse un’impegnativa opera di restauro. La proprietà ha conservato la stessa con- formazione, suggerita anche dalla pian- ta del Valle del 1784, fino al 1950 circa, quando venne realizzato Corso Milano. Con l’apertura della nuova arteria stradale sparirono gli edifici annessi e lo spazio ver- de retrostante e fu elevata a facciata princi- pale quella che in precedenza si affacciava sul giardino. Il cambiamento comportò un ridimensionamento dell’originaria imma- 1041 V. Daniele ab Horologio, figlio di Gianga- leazzo e Nobile, dichiarava invece una casa drio gine del palazzo dai precisi contenuti di corte (Capitaniato) a S. Nicolò, dando così il nome celebrazione della famiglia Dondi, conte- Dondi dall’Orologio a un altro palazzo di Padova nuti che sono tuttavia ancora leggibili sulla e alla via su cui prospetta. 5) ASPd, Estimo 1518, b. 238, c. 167. Il Borgo facciata di via Carlo Leoni. Probabilmente delle Prie, o Pietre, coincideva con la strada che questo è uno dei motivi per i quali l’edifi- dal cantone dei Forzatè andava verso S. Pietro; era un luogo privo di abitazioni, dove si gettavano i cio, un tempo una delle residenze più pre- rovinazzi e le pietre. G. Saggiori, Padova nella sto- stigiose di Padova, non è segnalato dalla ria…cit. All’Archivio di Stato, nella stessa b. 238, quasi totalità delle guide della città. sono presenti anche gli estimi dei fratelli Antonio (c. 87) e Luigi (c. 170). La casa di quest’ultimo l guardava la piazzetta Forzatè, quindi ad est rispet- to a quelle dei fratelli. 6) ASPd, Archivio Civico Antico, Prove di No- 1) A. Gloria, L’orologio di Jacopo Dondi nella biltà, b. 65. Galeazzo era figlio del succitato Ga- Piazza dei Signori in Padova, modello degli orolo- briele Dondi da Relogio. gi più rinomati in Europa, in Atti e Memorie della 7) V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare ita- R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti in Pado- liana, vol. II, A. Forni Editore, Bologna 1981, pp. va, a. CCLXXXVI (1884-85), vol. I, Tip. Randi, 623. Padova, pp. 233-285, pp. 275-276. 8) G.B. Rossetti, Descrizione delle pitture, scul- Nel corso dei secoli, la zona fu indicata con ture ed architetture di Padova, con alcune osserva- nomi diversi: fino al 1500 circa era chiamata con- zioni intorno ad esse ed altre curiose notizie, Stam- trada del Pozzo Mendoso per la presenza dell’an- peria del Seminario, ed. III, Padova 1780, p. 340. tica famiglia dei Mendoxii e di un pozzo ad uso 9) ASPd, Estimo 1668, b. 189, polizza n. 2837. pubblico, poi prese il nome di Borgo Schiavin o 10) ASPd, Estimo 1668, b. 379, polizza n. 4401, Schiavino; nel 1900 assunse il nome di via Carlo c. 386v. Leoni in ricordo dello storico ed epigrafista, morto 11) G.B. Rossetti, Descrizione delle pitture…cit. nel 1874 in una casa di questa strada; G. Saggiori, 12) All’epoca della costruzione di questo orolo- Padova nella storia delle sue strade, B. Piazzon gio e per tutta l’età moderna, le ore della giornata stampatore, Padova 1972. venivano contate con il metodo detto “all’italiana”, 2) Nel 1390, a seguito di eventi bellici, questo venivano cioè contate da un tramonto al successi- orologio andò distrutto; tra il 1430 e il 1437, sul- vo e quindi erano di diversa durata perché dipen- la torre di Piazza dei Signori fu costruito l’attuale devano dal variare del giorno e della notte. Quan- orologio secondo il modello presentato da Novello do alla fine del Settecento fu introdotto l’orologio Dall’Orologio. “alla francese” o “oltremontano”, l’arco delle 24 3) Per tutto il Cinquecento la famiglia Dondi ore di una giornata fu diviso in 12 ore uguali di era conosciuta a Padova soprattutto con il secondo giorno, contate da mezzanotte a mezzogiorno, e in cognome. Nei documenti d’archivio viene infatti 12 ore uguali di notte, misurate da mezzogiorno a indicata solo come Relogio. mezzanotte. Di conseguenza, fu sostituito l’anello 4) ASPd, Estimo 1418, b. 89, c. 170. Per l’albe- in pietra suddiviso in 24 ore del quadrante esterno ro genealogico di questo ramo della famiglia sono dell’orologio con un altro con le 12 ore. state utilizzate le notizie riportate da A. Gloria, 13) F. Pecchini, La casa domenicale dei Dondi, L’orologio…cit., e da A. Frassini, Brevi Ricordi in “Scienza e Storia, Bollettino del Centro Inter- Storici sopra la famiglia Dondi Orologio, compi- nazionale di Storia dello Spazio e del Tempo”, n. lati nel 1877, ms. Biblioteca Civica di Padova bp 6, pp. 57-67. 18 Francesca Zen Benetti

Francesco Capodilista di Francesca e l'eredità Scrovegni Zen Benetti

Si ricostruiscono le vicende ereditarie del ricchissimo patrimonio degli Scrovegni dopo la morte di Pietro, ultimo della famiglia, e il trasferimento ai Capodilista della proprietà del palazzo dominicale e della cappella.

Nell’ormai classico Contributo alla storia Stato, bestiame e cavalli – beneficiaro- delle congiure padovane Arnaldo Segariz- no il figlio Pietro e il nipote Giacomo. Il zi chiude la sua circostanziata narrazione 27 giugno 1435 gli eredi pervennero alla della congiura antiveneziana del 1439 af- sua divisione in due parti di eguale entità, fermando che “essa segnò […] la fine del- una delle quali, quella di Giacomo, come la ricca e potente famiglia padovana [degli si è detto, venne sottoposta a confisca nel Scrovegni]”. Un’affermazione del tutto 1439. Quando, alla morte di Pietro nell’au- condivisibile se si considerano gli effetti tunno del 1443, fu reso noto il contenuto dirompenti del fallito complotto: inse- del suo testamento, nel quale egli – lascia- guito da una condanna a morte, Giacomo te all’unica figlia Caterina le briciole dei Scrovegni, che ne era stato il capo, trovò suoi beni – istituiva il ribelle Giacomo suo rifugio non già in Francia – come scrive erede universale, ne scaturì una complessa Segarizzi e ripetono altri – ma presso i vertenza giudiziaria dagli evidenti risvolti Visconti, a sostegno dei quali egli aveva politici. combattuto, e in terra veneta non avreb- Lasciamo ancora la parola al Segarizzi, be fatto più ritorno. Il forzato e definitivo che così ne ricostruisce i momenti salienti: esilio di Giacomo e la morte dopo qual- Alla morte di Pietro sorse grave lite per l’eredità ed i Dieci incaricarono Pasquale Malipiero, oratore che anno di Pietro, ultimo discendente a Ferrara, di consultare segretamente i dottori dello maschio, determinarono l’estinzione a Studio di Bologna, tenendo celati i nomi delle perso- Padova del ramo principale della famiglia, ne. Finchè, il 27 febbraio 1444, i Dieci deliberarono quello a cui appartennero Rinaldo, il ce- di confiscare i beni che per la morte di Pietro doveva- no passare a Giacomo in forza dei testamenti di En- lebre usuraio dantesco, e il figlio Enrico, rico senior e di Ugolino [ma, l’abbiamo visto, anche l’altrettanto celebre committente della dello stesso Pietro], salvo ciò che per lo statuto pado- cappella giottesca. vano toccava a Catterina figliuola di Pietro e moglie di Pataro Buzzacarini. A lei offrivasi di tenere l’in- Tra i provvedimenti adottati dalla Si- tera eredità purchè pagasse a Venezia 10000 ducati gnoria contro il suddito infedele ci fu la d’oro in cinque anni. Tra i beni spettanti a Catterina confisca dei beni. Era una misura punitiva era l’Arena [il palazzo di famiglia con l’annessa cap- che gli Scrovegni avevano già subito per pella], compresa la parte di Giacomo […]. France- sco Capodilista, procuratore di Catterina, chiese (18 ben due volte in età carrarese, che, se era marzo 1444) che si facesse qualche modificazione di valsa a fiaccare per alcuni decenni il po- forma alla parte del 27 febbraio, ciò che ottenne, e tere economico-finanziario della famiglia, così la nuova parte raccolse i pieni voti. incentrato sull’attività creditizia, e in pa- Fin qui il Segarizzi, nella cui narrazione rallelo il suo ruolo politico, non era peral- emergono fin d’ora come centrali nella vi- tro riuscita a impedirne la ricostituzione. cenda le figure di Caterina e del suo procu- Così il figlio di Enrico, Ugolino, poteva ratore Francesco Capodilista, che furono, ancora disporre – lo attesta una fonte del in effetti, i veri protagonisti dell’affaire 1375 – di magne divitie, ricchezze che Scrovegni. Su entrambi è utile spendere alla sua morte erano quantificabili in circa qualche parola. 100000 lire. Dell’immenso patrimonio di Caterina, figlia di Pietro e di Antonia Ugolino – costituito da immobili cittadi- dei conti di Arco, l’ultima ormai a Pado- ni, terre, mulini, pascoli, diritti decimali e va a portare il nome degli Scrovegni, era livelli nel Distretto, oltre che da titoli di stata data in sposa a Pataro di Francesco 10 Francesco Capodilista e l'eredità Scrovegni

Buzzacarini, membro di un casato che, già saldamente inserito ai vertici del ceto dominante all’epoca dei Carraresi, seppe conservare una posizione preminente an- che in età veneziana; negli anni Trenta e Quaranta del secolo XV Pataro e il fratel- lo Arcoano appartenevano a pieno titolo all’élite cittadina. La figura di Francesco Capodilista – per essere stata tra le eminenti del pieno Quattrocento padovano in campo politico e culturale – non abbisogna di molte pre- sentazioni. Sulle orme del padre Giovanni Francesco, insigne giurista, anch’egli per- corse una brillante carriera universitaria, esercitando nel contempo l’avvocatura; come il padre, che Venezia aveva voluto proprio ambasciatore presso il Papato e al concilio di Basilea, anche Francesco mise le proprie competenze giuridiche e diplo- matiche al servizio della Signoria. Nella vicenda giudiziaria che aveva preso avvio cappella giottesca, vale a dire il tempo, le Francesco Capodilista con la morte di Pietro Scrovegni, lo vedia- ragioni e le modalità del suo trasferimen- dei Transelgardi mo esercitare le funzioni di avvocato, ma to dalla famiglia Scrovegni ai Capodilista. (a sinistra), di lì a poco l’abile difensore dei diritti di in una miniatura Vediamolo dunque nel dettaglio1. Caterina comparirà in una nuova, inattesa del codice Capodilista La prima parte del rogito è un puntuale veste. In quello stesso anno 1444, infatti, (BP 954, c. 34) riepilogo dei fatti precedenti, che integra egli dichiarò nella propria denuncia fiscale della Biblioteca civica i beni “que fuerunt quondam spectabilis con nuovi, non marginali elementi la rico- di Padova. domini Petri de Scrovegnis pro parte sua struzione fattane dal Segarizzi: in un pri- tangente”: il palazzo dominicale all’Are- mo momento (in seguito al parere espres- na e altri immobili in città, oltre ad alcuni so dai giuristi bolognesi?) il Consiglio dei possedimenti in varie località del Pado- Dieci aveva deliberato che la sostanza del vano. Comproprietario dei beni già ap- defunto Pietro Scrovegni dovesse perveni- partenenti allo Scrovegni, come rivela la re al nipote, il ribelle Giacomo, ma, viene polizza d’estimo, era diventato Nicolò Sa- precisato, “non ad finem ut pro se capiat, vonarola, fratello dell’illustre medico Mi- sed ad finem ut fiscus illustris Dominii chele e tra i più attivi usurai sulla piazza auferatur ab eo tamquam ab indigno”. A padovana. Pertanto nello spazio di breve fronte di questa inopinata decisione era tempo – qualche giorno appena, come si intervenuta vigorosamente Caterina, la dirà – il Capodilista era passato dal ruolo quale era riuscita a provare i suoi maggio- di avvocato di Caterina a quello di deten- ri diritti rispetto al cugino. Con successiva tore dell’eredità di Pietro Scrovegni. È di parte il Consiglio aveva pertanto disposto tutta evidenza che dopo il 18 marzo – data la confisca dei beni ereditari, fatta salva dell’ultimo intervento del Consiglio dei la quota legittima spettante a Caterina, la Dieci menzionato dal Segarizzi – qualcosa quale avrebbe potuto godere anche del- che ci sfugge doveva essere accaduto. A la rimanente eredità, ma solo dietro pa- dirci che cosa è un atto notarile del 2 apri- gamento di 10000 ducati, rateizzabili in le 1444, che viene a colmare una vistosa cinque anni. Caterina, sempre rappresen- lacuna e a chiarire gli sviluppi successivi tata dal Capodilista, era allora giunta alla della vicenda. Il documento, soprattutto, decisione di accettare la legittima, ma di illumina un punto rimasto sinora oscuro rifiutare gli altri beni. I Dieci avevano re- negli studi di quanti si sono occupati del plicato seccamente “quod intentio Consi- complesso dell’Arena, e in primis della lii fuerat et erat quod aut prefata domina 11 Francesca Zen Benetti

acceptaret legitimam et emeret ressiduum divennero dunque i maggiori beneficiari bonorum pretio de quo supra aut totum dell’eredità e furono tenuti all’esborso dei amitteret et nichil haberet”. Posta di fronte 10000 ducati, sulla base degli impegni as- al categorico aut-aut, la donna si era piega- sunti con Caterina. ta pervenendo alla decisione di rinunciare Facciamo un passo indietro per ricon- all’intera eredità, legittima compresa. A siderare con maggiore attenzione il pun- questo punto, quando tutto sembrava per- to del documento in cui Francesco viene duto, a mutare radicalmente la situazione menzionato come genero di Caterina, per- era intervenuto un accordo tra Caterina e ché questo rapporto di affinità si presta ad i dottori Nicolò Savonarola e Francesco alcune, non irrilevanti considerazioni. La Capodilista. Il giurista padovano viene qui prima delle quali è riferibile ai sospetti di menzionato, per la prima volta, non già un’implicazione di Francesco nella con- come procuratore della donna, ma come giura del 1439, che gli erano costati un, “eiusdem domine Caterine gener”: marito pur blando, confino di due anni a Venezia, cioè di quella Gigliola o Ziliola, figlia di sospetti che allora possiamo forse rite- Pataro Buzzacarini, che egli sposò in se- nere fondati sulla (o rafforzati dalla) sua conde nozze, come riferiscono varie fonti, parentela acquisita con gli Scrovegni. La e tra esse l’autorevole Codice Capodilista, seconda riflessione attiene alle ragioni che le quali peraltro tacciono tutte il nome del- indussero Francesco ad assumere un onere la madre. L’accordo verbale venne messo tanto gravoso. Nella convinzione forse di per iscritto con il rogito del 2 aprile, dal concludere comunque un affare vantag- quale si apprende anche che Caterina ave- gioso, nonostante l’obbligo di esborso di va formalmente accettato le condizioni una somma elevatissima, imposta quale imposte dai Dieci e il 21 marzo aveva ac- condizione da Venezia? O si trattò piutto- quistato il resto dell’eredità paterna, come sto (o anche) di una risposta alle solleci- si può desumere, ritengo, dal riferimento a tazioni di Caterina e di Ziliola, che spera- un atto di vendita dei Capi del Consiglio vano con quell’audace triangolazione pro- dei Dieci in quella data. prietaria di mantenere in qualche modo i Gli accordi tra le parti prevedevano beni degli Scrovegni – tra i quali figurava- quanto segue: Caterina avrebbe goduto no la dimora avita e la cappella gentilizia della sua dote, già ricevuta dal padre, con- – all’interno della famiglia? È certo che il sistente in mille ducati in beni mobili. A Capodilista al momento dell’acquisto del lei sarebbe andata anche una veste “recha- “fisco Scrovegni” non era nelle condizioni mata de perulis”, che era stata la preziosa di affrontare un tale impegno finanziario, veste nuziale della madre Antonia e che tant’è che egli si associò nell’impresa il era appartenuta alla famiglia Scrovegni; ricco prestatore Nicolò Savonarola, con il avrebbe inoltre ottenuto, come legittima, quale aveva condiviso il confino venezia- “totam et integram villam Vigliani” com- no e, in qualche occasione, avuto rapporti prensiva di lavoratori dipendenti, bestia- d’affari. Si può fondatamente pensare che me, boschi, pascoli, fornace e giuspatro- Francesco non disponesse di molto dena- nato. I consistenti beni immobili che le ro, nonostante i diversi introiti che gli ve- toccarono rappresentavano un patrimonio nivano dall’insegnamento universitario e di tutto rispetto: la proprietà di Veggia- dalle sue attività di consulente giuridico e no, infatti, era stata valutata 11800 ducati di avvocato di successo, nè poteva attinge- nella spartizione ereditaria del 1435 e con re alle sostanze del padre, la cui gestione i suoi 500 campi costituiva da sola per Giovanni Francesco accentrava saldamen- estensione circa la metà dei possedimenti te nelle proprie mani. fondiari di Pietro. Se si considera poi che, Spesso indebitato e a caccia di quattrini di lì a poco, la donna avrebbe potuto go- – è quanto ci rivelano molte carte d’archi- dere anche dell’intera eredità materna, si vio – Francesco poteva però contare su un può delineare per lei un quadro di solida ragguardevole patrimonio immobiliare, ricchezza. all’interno del quale il palazzo dell’Arena Ma veniamo al nucleo del rogito, nel con l’annessa cappella rappresentava se quale leggiamo che Nicolò e Francesco non il ‘pezzo’ di maggiore valore venale, 12 Francesco Capodilista e l'eredità Scrovegni

sicuramente quello di maggiore prestigio. Eppure egli ne conservò la proprietà solo per brevissimo tempo. L’atto di cessione dell’Arena del 20 ot- tobre 1451 è già noto da tempo ed è stato da poco integralmente ripubblicato, e tut- tavia la sua rilettura fornisce lo spunto al- meno per una puntualizzazione: l’aliena- zione venne effettuata da Gabriele, a nome proprio e in quanto procuratore del fratello Francesco. Ciò significa che, dopo l’usci- ta di scena di Nicolò Savonarola, primo comproprietario – la cui funzione era stata verosimilmente quella di fornire un’anti- cipazione di denaro per l’operazione d’ac- quisto, – l’Arena era allora posseduta da entrambi i fratelli. C’è da chiedersi quali fossero le motivazioni di una vendita tanto frettolosa da parte di Francesco, che solo fratello di Ziliola. Ma una seconda ipote- L'imponente da pochi anni ne era entrato, faticosamen- si non è affatto da escludere: le difficoltà Palazzo Scrovegni te, in possesso. Anche in questo caso non finanziarie di Francesco, dipendenti, forse con la Cappella di si possono che proporre congetture, la pri- Giotto in una stampa in larga misura, anche dall’obbligo di pa- ottocentesca. ma delle quali è da porsi in relazione con il gamento del gravoso “fisco Scrovegni” lo nome e lo ‘status’ dell’acquirente. indussero verosimilmente a considerare la Ludovico Trevisan – protagonista di una possibilità di alienare quanto prima alme- folgorante carriera ecclesiastica percorsa no una parte dei beni ereditati, trovando all’ombra del papa Eugenio IV, il concitta- nel cardinale un acquirente disponibile. dino Gabriele Condulmer, e già detentore Si può allora ragionevolmente concludere di una lunga serie di benefici – dal 1440 che la vendita del complesso dell’Arena era anche cardinale e camerlengo di San- può ritenersi l’esito di due differenti, ma ta Romana Chiesa. Molto legato a Padova convergenti interessi. per i suoi trascorsi universitari, le sue pa- Con l’episodio della vendita della cap- rentele e le fitte relazioni, egli vi faceva pella si intrecciano strettamente le vicen- ritorno di tanto in tanto e in quelle occa- de del suo giuspatronato. Da un riesame sioni l’alto prelato, uomo dai formidabili della parte del Consiglio dei Dieci del 18 appetiti immobiliari, era solito accaparrar- marzo 1444 – contenente, secondo il Se- si case e terreni. È facilmente intuibile che garizzi, solamente alcune “modificazioni il principesco palatium dell’Arena, il più di forma” alla precedente delibera del 27 prestigioso della città, quello stesso che febbraio – veniamo a sapere di una mo- Michele Savonarola aveva enfaticamente difica o, meglio, integrazione, tuttaltro elogiato nel suo celebre Libellus solo qual- che formale, del seguente tenore: “quod che anno addietro, era il solo che il Trevi- iuspatronatus in ecclesia sive capella S. san potesse ritenere degno del suo rango. Marie in dicta domo sita ac cum honori- E a un personaggio di tale rango era forse ficentia consueta remaneat nostro Domi- difficile opporre un rifiuto, tanto più se nio.” Era una decisione sconcertante che dalla sua benevolenza potevano dipendere sanciva per la prima volta la separazione le carriere personali di alcuni membri del- della proprietà della cappella dal suo pa- la famiglia Capodilista: Antonio, nipote di tronato, il quale veniva lasciato alla Signo- Francesco, era in quegli anni familiare e ria. Il provvedimento dovette essere poco uditore del Trevisan, che accompagnò nel- gradito a Francesco Capodilista, perché il la sua trasferta padovana del 1451, e anche patronato – che attribuiva al suo detento- Gabriele era stato (o era ancora?) nell’en- re, tra altri diritti, anche quello di proporre tourage romano del cardinale, del quale all’autorità ecclesiastica il nome del retto- faceva parte pure Giorgio Buzzacarini, re (presentatio) – rappresentava un motivo 13 Francesca Zen Benetti

di sicuro prestigio per il patronus e la sua Alvise Foscari, e alla famiglia dei fratelli famiglia. Ma un’altra ragione dovette ren- veneziani sarebbe poi appartenuta l’Arena dergli poco accetta la delibera dei Dieci: sino al primo Ottocento. la chiesa, infatti, – che era stata edificata Ancor più intricata, se possibile, la vi- da Enrico Scrovegni “ad honorem et bo- cenda della cappella (o altare) di S. Cate- num comune civitatis Padue et ad reme- rina, una delle tre esistenti nella piccola dium anime sue” e, si può aggiungere, per chiesa di S. Maria dell’Arena, la cui do- essere simbolo, esibito, della potenza del tazione risale a un legato di Pietro Scro- casato – aveva assunto nel tempo anche la vegni. Nel suo testamento del 1435 egli funzione di cappella funeraria, dove aveva aveva lasciato trecento ducati da investirsi trovato sepoltura, tra altri, anche Pietro, il in proprietà nel Padovano ovvero in titoli padre di Caterina. La cappella come luo- di Stato le cui rendite dovevano essere uti- go della memoria familiare, dunque. Per lizzate per creare un beneficio in favore di queste ragioni, e forse anche per altre di un sacerdote che officiasse nella chiesa e natura prettamente economica, la decisa fosse subordinato al preposto. Il sacerdote reazione di Francesco Capodilista non si venne incaricato di celebrare nella cappel- fece attendere. la di S. Caterina e a proporne il nome do- In difesa del proprio diritto di patronato veva essere lo stesso titolare della chiesa. il giurista, che agiva ora nel nuovo ruolo Ciò in realtà non accadde, perchè dal 1462, di erede di Pietro Scrovegni, diede avvio anno in cui Francesco Trevisan cominciò ad un’aspra contesa che ebbe a contropar- a godere dei diritti proprietari dell’Arena, ti il doge Francesco Foscari – che alme- al 1472, data del suo accordo con i Ca- no in un’occasione aveva ‘presentato’ il podilista, la chiesa di S. Maria non ebbe nuovo rettore – e i Procuratori di S. Marco un rettore, essendo il patronato oggetto di de citra, i quali sostenevano «id ius ad se contesa, e a designare il titolare della cap- spectare» in virtù del testamento di Enri- pella di S. Caterina era lo stesso Trevisan. co Scrovegni, fondatore della chiesa di S. Difficoltà non mancarono neppure sulla Maria. Solamente il 4 marzo 1448 proprie- dotazione patrimoniale della cappella, il tà e giuspatronato furono finalmente riuni- cui onere toccava ai Capodilista, i quali, ti nelle mani di Francesco Capodilista, il da quanto si può intuire, si mostrarono quale ne godette, come si è visto, solo fino spesso restii ad ottemperare ai loro obbli- al 20 ottobre 1451. Il contrasto, momenta- ghi. Il 30 giugno 1467 Gabriele, procu- neamente sopito, riesplose con forza dopo ratore dei nipoti Annibale e Sigismondo la morte di Francesco tra i suoi eredi – i eredi di Francesco, dette esecuzione, forse figli Annibale e Sigismondo – e Francesco per la prima volta, alle disposizioni testa- Trevisan, nipote del cardinale, al quale era mentarie di Pietro Scrovegni, assegnando pervenuta la proprietà con atto di dona- al Trevisan quaranta campi a Montecchia, zione del 27 dicembre 1462. Da quanto si le cui rendite erano destinate al manteni- può arguire dai pochi dati accertati il 24 mento di un cappellano. Altri sporadici la- settembre 1472, dopo un decennio di reci- certi documentali lasciano intravedere che proche contestazioni, le parti pervennero i discendenti di Francesco continuarono a un compromesso: i due fratelli rinuncia- almeno fino al 1514, ma forse anche suc- cessivamente, a provvedere alla cappella- rono al patronato in favore del Trevisan, nia, la quale, in fondo, rimase nel tempo la tuttavia una clausola dell’accordo preve- sola testimonianza del brevissimo periodo deva che in caso di sua morte senza figli in cui i Capodilista, eredi degli Scrovegni, esso sarebbe tornato ai Capodilista (Ga- detennero la proprietà della “domus ma- briele e i due nipoti) e ai loro discendenti gna” e della cappella giottesca. “in infinitum”, mancando i quali, sarebbe passato ai nipoti dello stesso Trevisan. Le l circostanze contemplate da questa clauso- la non si verificarono perché nel 1475, ed 1) Un ampio stralcio del documento è leggibile è cosa nota, il Trevisan, ancora detentore nel contributo, che porta lo stesso titolo, pubblica- to in Amicitiae pignus. Studi storici per Piero del del giuspatronato, lo vendette, assieme Negro, Milano 2013, pp. 427-445, al quale rinvio alla cappella e al palazzo, a Giovanni e per tutti i riferimenti archivistici e bibliografici. 14 Gilberto Muraro

Mario Volpato, di a cent'anni Gilberto Muraro dalla nascita

La rivista ricorda uno dei promotori, a cui Padova deve molto per la sua crescita in diversi settori dell’economia.

Il convegno organizzato il 25 novembre i problemi economici e da essi riceveva 2015 dalla Camera di Commercio di Pa- stimoli. Volpato riuscì così a dare contri- dova per ricordare Mario Volpato (Castel- buti di grande spessore agli ancor giovani baldo, 3.10.1915 - Padova, 21.1.2000) è filoni di studio della ricerca operativa e stato un segno di gratitudine verso chi ha della programmazione dinamica, che egli molto contribuito alla crescita della nostra applicò ai problemi di trasporto, di gestio- città negli ultimi decenni del Novecento, ne delle scorte, di programmazione della ma anche un’occasione per ripensare alla produzione. Soprattutto fu capace di intui- crescita stessa, a quella che c’è stata e so- re e sfruttare da pioniere le potenzialità dei prattutto a quella che potrebbe esserci se primi elaboratori elettronici nell’effettuare potessimo riprendere la capacità di visione simulazioni e nel fornire attraverso di esse e il coraggio di Volpato. In questo spirito la stima della probabilità dei fenomeni ho raccontato le tappe principali del per- studiati. corso umano di Mario Volpato nella rela- Come insegnante, Mario Volpato fu im- zione che ho avuto il privilegio di presen- pareggiabile. Aveva la capacità e l’orgo- tare a tale convegno e che riporto qui in glio di far capire le cose “anche ai sassi”: versione abbreviata1. probabilmente già da maestro elementare, Nato nel 1915 in una famiglia cattolica che a scuola usava organizzare simula- nel “rosso” paese di Castelbaldo, arrivò zioni di episodi storici per meglio impri- al diploma magistrale con il sostegno del merli nella mente degli scolari; di sicuro padre, un piccolo commerciante, ma an- all’Università, dove le sue lezioni creava- che lavorando come istitutore nel collegio no addirittura entusiasmo in tutti, bravi o in cui studiava. Da lì proseguì da solo, non bravi che fossero. Io ne sono un buon insegnando da maestro e nel frattempo testimone perché, da giovane matricola conquistando la maturità scientifica e una che si interrogava su cosa avrebbe fatto laurea con lode in matematica all’Univer- da grande, fui affascinato e contagiato da sità di Ferrara. Dopo l’intermezzo bellico quel corso di matematica che mi “insegnò – durante il quale divenne sottotenente ad insegnare”, trasmettendomi il gusto e del Genio, si legò in un matrimonio che gli strumenti della didattica. sarà lungo e felicissimo, offrì supporto al Un’altra importante esperienza univer- movimento partigiano – Mario Volpato sitaria di Mario Volpato fu quella di primo si avviò alla carriera universitaria che lo direttore dell’Istituto superiore di scienze portò nel 1958 alla cattedra di Matemati- sociali di Trento dal 1962 al 1968. La ca generale presso la Facoltà di Economia nuova laurea in sociologia, ottenuta dopo e Commercio di Ca’ Foscari e nel 1974 duri confronti con l’apparato ministeriale alla cattedra di Calcolo delle probabilità che voleva solo un indirizzo sociologico nell’Università di Padova. L’ incontro tra nell’ambito della facoltà di Scienze poli- matematica ed economia si dimostrò fe- tiche, doveva puntare, secondo Volpato, condo, con la matematica che illuminava alla formazione non già del filosofo-so- 6 Mario Volpato, a cent'anni dalla nascita

ciologo bensì dell’ingegnere-sociologo, dotato di un ampio strumentario analiti- co che lo rendesse un vero manager del sociale. Il 1968 decise altrimenti, almeno per un bel po’ di anni. Ma Volpato ebbe la soddisfazione di vedere premiati i suoi sforzi pionieristici perché Trento, finita la fase rivoluzionaria che lì fu davvero tale, arrivò presto ad essere un’universi- tà apprezzata per la serietà della ricerca e dell’insegnamento. Dall’università Mario Volpato non si staccò mai, neanche nei periodi di mag- gior impegno pubblico. La lasciò solo da pensionato settantenne, nel 1985, chiu- dendo in bellezza oltre 40 anni di vita ac- cademica, di cui 27 in cattedra. tutte le sedi nella centrale di elaborazione Intervento dati padovana, dove si potevano sfruttare di Mario Volpato Come amministratore pubblico in veste ai festeggiamenti di Presidente della Camera di commercio economie di scala, concentrare lo studio e l’applicazione di software innovativi, per Cesare Crescente, padovana dal 1970 al 1982, Mario Volpato primo presidente dimostrò una straordinaria lungimiranza individuare e realizzare prontamente i del Consorzio ZIP intellettuale, unita alla tenacia che viene servizi a valore aggiunto che la sensibi- (14 marzo 1976). dalla fede nelle idee. In tal modo egli riu- lità ai problemi economici suggeriva e la Gli sono accanto scì a dare a Padova, e attraverso Padova competenza informatica consentiva. Due il ministro al Paese, due innovativi strumenti di pro- nomi vanno qui ricordati con gratitudine Mariano Rumor gresso economico, l’Interporto e la società a spiegazione del successo di questa ini- e il sindaco di Padova nazionale di informatica delle Camere di ziativa di Volpato che all’inizio era dai più Ettore Bentsik. Commercio Cerved, su cui la nostra città giudicata temeraria. Quello dell’ing. Mi- vive ancora di rendita. chele Cinaglia, protagonista della ricerca e Egli aderì pienamente anche ad due altre gestione informatica nonché della softwa- iniziative che trovò già avviate: la Zona re house Cerved-Engineering creata nel industriale di Padova e l’Idrovia Padova- 1980 e controllata per il 60% da Cerved e Venezia; ma mentre ebbe la soddisfazione per il 40% dai manager; e quello dell’ing. di vedere un felice sviluppo della Zip, do- Enrico Salza, presidente della Camera di vette sull’altro fronte sopportare l’amarez- commercio di Torino e autorevole espo- za di una grande incompiuta. nente del sistema camerale italiano, che fu Su questi temi legati a Volpato vogliamo determinante nello sforzo di fare della so- ora riflettere per apprezzare il valore dei ri- cietà padovana il centro nazionale dell’in- sultati ottenuti ma anche per cercare di ca- formatica delle Camere di commercio. pire il da farsi, rendendo così omaggio nei Nel 1982 la direzione della Cerved fu fatti a quella ricerca incessante sul futuro spostata a Roma, nonostante la contrarie- che di Volpato fu la qualità più eccelsa. tà di Volpato, ma i semi piantati in terra padovana hanno continuato a dare buoni La società informatica Cerved. frutti. Essi concorrono a spiegare, assieme La Società Cerved spa2, costituita a Pa- all’eccellenza della Facoltà di Ingegne- dova nel 1974 e diventata centro nazionale ria e al sostegno alle startup fornito dal- nel 1976, fu il prodotto di tre fattori: una la Fondazione Cariparo e dall’Ateneo (in geniale intuizione sulle potenzialità dello particolare da Giovanni Costa, quando fu strumento informatico applicato al mondo prorettore incaricato dei rapporti universi- economico; una grande capacità organiz- tà-imprese), il persistente primato di Pado- zativa nella realizzazione e gestione della va in campo informatico. Si parla da qual- gigantesca banca dati; e una faticosa bat- che tempo di Soft City per indicare quella taglia di persuasione entro il sistema delle specie di distretto urbano dell’informatica Camere di Commercio per attrarre quasi che va dalla stazione ferroviaria alla zona 7 Gilberto Muraro

industriale e che potrebbe essere la base per trasformare Padova in una Smart City. Ma finora si tratta solo di un’aspirazione, ancora alla ricerca di un lucido disegno e di una forte volontà.

La zona industriale. Cerved fu importante anche per lo svi- luppo della Zip, creata alla fine degli anni ’50 dall’allora Sindaco Cesare Crescente che del Consorzio Zip fu presidente dal 1957 al 1973. Oltre al significativo impat- to diretto in termini di produzione di va- lore e occupazione, Cerved comportò una svolta nella storia della zona industriale, aprendola alle attività terziarie. Fu un’a- pertura non priva di contrasti, che anzi L’interporto. Mario Volpato in furono particolarmente vivaci quando si visita alla CERVED E veniamo al principale gioiello della avviò il centro cinese all’ingrosso. Scrissi con il Ministro del a suo tempo che la Zip era sempre tenuta Zip, l’Interporto, cui Mario Volpato assi- Lavoro Tina Anselmi a privilegiare i veri e propri insediamenti curò un rilevante sviluppo promuovendo e il direttore Cerved industriali ma che non doveva ostacolare tra l’altro l’insediamento nel 1975 dei Michele Cinaglia (1976). il centro cinese, per due buone ragioni: Magazzini generali e creando il terminal perché sarebbe stata una battaglia persa container. Inferiore nel Veneto solo all’In- a favore di qualche comune contiguo; e terporto di Verona per il volume di mer- perché tale insediamento offriva oppor- ci movimentate, l’Interporto di Padova è tunità di crescita essenziali in un mondo comunque tra i primi in Italia. Soprattutto in cui stava progressivamente riducendosi esso è leader nel ruolo di Mto, Multimodal l’occupazione nel settore manifatturiero transport operator, ossia nella vera e pro- e cresceva il ruolo della internazionaliz- pria intermodalità fra ferro e gomma. Si zazione. Non il centro cinese era nemico è infatti rivelato capace di aggregare nel dello sviluppo di Padova, scrivevo, sem- trasporto ferroviario tante piccole e medie mai lo era Veneto City che minacciava di imprese cui assicura comunque il servizio creare una superflua edificazione direzio- porta a porta attraverso la tratta stradale. nale e commerciale, deviando da Padova, Nel prossimo triennio, con una spesa di e in particolare dalla Zip, nuovi potenziali 12 milioni di euro, dovrebbe completare insediamenti di tale tipo. la rivoluzione digitale nelle operazioni, Oggi questa diatriba tra manifattura e ser- triplicando la capacità di movimentazione vizi appare superata, anche perché le due senza bisogno di massicci interventi fisici. categorie sono sempre più compenetrate. Ciò basta a far capire le economie di scala Resta la sfida per la Zip di aiutare l’evo- che esistono nella logistica e l’ineluttabile luzione del mondo produttivo; e non è una destino di tanti piccoli interporti italiani sfida semplice.Bisogna infatti passare dal- creati sull’onda di pressioni politiche lo- la semplice gestione urbanistica dell’area a cali. Nel lungo periodo bisognerà tuttavia una fornitura di servizi con alto contenuto risolvere i nodi cruciali della portualità intellettuale, evitando peraltro le tentazio- alto adriatica che oggi si dibatte nei con- ni dirigistiche perché il pubblico non può trasti tra Venezia, che ha il retroterra ma pensare di essere più bravo del privato nel non un porto adeguato e vuole rimediarvi prevedere e favorire l’evoluzione del mer- con un insediamento off-shore, e Trieste, cato. Conforta registrare che il Consorzio che ha un porto naturale ad alti fondali che governa l’area rappresenta un buon ma è carente di spazi di movimentazione contenitore giuridico, atto a favorire quel- a terra. Sarebbe bello se un unico decisore la collaborazione tra pubblico e privato da potesse tracciare il futuro dell’intera area cui deve nascere il futuro della Zip. altoadriatica, attuando le integrazioni o le 8 Mario Volpato, a cent'anni dalla nascita

specializzazioni necessarie per assicurare Mario Volpato firma al Nord Est e al Paese l’ottimo sfruttamen- l'atto costitutivo della to delle potenzialità portuali complessi- Società “Interporto merci di Padova Spa” ve. L’evoluzione del sistema aeroportua- il 6 giugno 1976. le veneto-friulano dà motivi di speranza in tal senso. Ma per i porti il percorso si preannuncia più accidentato. Nell’attesa, Padova deve continuare a perfezionare la propria capacità concorrenziale come cen- tro avanzato di logistica integrata e deve potenziare il collegamento con il porto ve- neziano.

L’idrovia. Rimane la grande incompiuta dell’i- in veste prevalente di canale scolmatore? drovia che nel pensiero di Mario Volpato A priori, non è corretto affermare né nega- doveva trasformare l’interporto di Padova re la convenienza sociale di un’opera del nel porto interno di Venezia. Era in origine genere, così come non si può dire a priori una felice intuizione, capace, se realizzata che mantenere anche l’obiettivo della na- subito, di aiutare lo sviluppo locale. Ma la vigabilità sia più conveniente del progetto mancanza di adeguati finanziamenti pro- di esclusivo canale scolmatore che po- trasse il completamento fino a renderlo trebbe essere realizzato e gestito con costi non più conveniente in uno scenario che molto inferiori. E’ necessario un nuovo nel frattempo era radicalmente mutato. studio che in tempi brevi dia delle fondate All’inizio degli anni ’90 era infatti chiaro valutazioni, interrompendo una storia che che lo sviluppo del Veneto si era realizza- è tornata a girare su se stessa. to non con le grandi industrie, concentrate in aree ristrette e dipendenti dai trasporti In conclusione, Mario Volpato ci ha pesanti, ma con un universo variegato di davvero dato un grande lascito di idee e piccole imprese sparse nel territorio; e che di opere, su cui siamo vissuti sin troppo Marghera, che vent’anni prima sembrava di rendita. È tempo che Padova riprenda già saturata, era in fase di abbandono e a pensare e a fare in grande, a comincia- aveva semmai un problema di riconversio- re dalle opere stesse di Volpato – l’inno- ne e di riuso degli spazi. Erano insomma vazione informatica, la Zip, l’Interporto caduti i due presupposti che mezzo secolo – che richiedono un lungimirante adegua- prima avevano giustificato il progetto. Da mento al futuro. qui il verdetto negativo espresso nello stu- l dio da me compiuto nel 1993 su incarico della Regione, verdetto confermato un de- cennio dopo dal prof. Senn della Bocconi. 1) Rinvio per approfondimenti all’ampia e Anche nell’incompiuta c’è tuttavia una rigorosa biografia realizzata, per volontà della positiva e importante eredità, rappresenta- Camera di commercio di Padova, da Lino Scalco, Mario Volpato-Maestro e pioniere tra ricerca, ta dal corridoio Padova-Marghera che può politica ed innovazione, Cleup, Padova 2002). essere utilizzato per realizzare per altra via Ebbi l’onore di redigerne la prefazione, alla quale mi rifaccio in più punti di questo scritto. Segnalo la fusione dell’Interporto di Padova con il ancora l’articolo di Francesco Paolo Sassi e Porto di Venezia. Penso precisamente ad Giovanni Castellani, Mario Volpato, maestro e una ferrovia che sia di proprietà dei due pioniere dell’informatica padovana, “ Padova e il suo territorio”, 89 (2001), pp.15-17. enti e abbia costi bassi di gestione grazie 2) L’acronimo ebbe vita stabile ma il contenuto alla esclusiva finalizzazione al trasporto si adattò all’evoluzione della società: nato come “Centro elettronico regionale veneto di merci su tratta breve, senza quindi gli one- elaborazione dati” divenne, su delibera del CdA ri legati agli standard di velocità e sicurez- del 28.11.1975, “Centri elettronici raccolta za del normale trasporto ferroviario. valutazione elaborazione dati” (Scalco, op. cit., p. 385) e poi ancora “Centri elettronici reteconnessi E che succederà del sogno della connes- valutazione elaborazione dati”, (Sassi-Castellani, sione idroviaria, che sta avendo un revival op. cit., p. 15). 9 Elena Daniele

La mia Padova...

Il padovano Matteo Righetto, col quale si apre questa nuova rubrica, una delle voci più interessanti della recente narrativa cit- tadina e italiana, dimostra una grande versatilità artistica e una notevole apertura a forme espressive di volta in volta diverse. Ha esordito dando vita, insieme a Matteo Strukul, al movimento Sugarpulp, con l’intenzione di superare le tradizionali rappre- sentazioni del Veneto grazie all’apporto di modalità espressive dirette e anticonvenzionali. Vanno in questa direzione i primi libri Savana padana e Bacchiglione Blues. Con il romanzo successivo, La pelle dell’orso, del 2013, dal quale è tratto un film per la regia di Marco Segato, con Marco Paolini, Righetto sceglie strade artistiche nuove, di grande forza emotiva. È appena uscito l’ultimo suo libro, Apri gli occhi.

Fortunatamente in tutta la mia vita ho Saranno stati venti, trenta persone. Tante. subìto un solo processo, tuttavia vi confes- E tutte concentrate su di me e i miei due so che quell’unica esperienza si è rivelata compagni di merende che in quel momen- piuttosto dura, anche perché mi sono tro- to si voltarono a guardarmi con uno sguar- vato sul banco degli imputati senza poter do da cernia lessata. contare su una vera e propria difesa. Bastò meno di un minuto per farmi per- Ciò nonostante, a distanza ormai di pa- dere ogni coordinata spazio-temporale e in recchi anni, posso dire di esserne uscito breve tempo mi ritrovai catapultato in un molto bene. A testa alta, come si usa dire altro mondo. in queste circostanze. Un mondo alla rovescia, un mondo folle Era il 30 ottobre del 1992 e il giorno se- e oltremodo affascinante. Un mondo dal guente la Chiesa cattolica avrebbe ufficial- quale mi feci immediatamente e piacevol- mente riabilitato Galileo Galilei, condan- mente travolgere. nato nel lontano 1633. Quella sera fui battezzato, come si usa Faceva già freddo e c’era una nebbia fit- dire, e attraverso una serie di riti il mio bel ta. cappello blu venne sverginato, depaupe- Mi era stato detto di presentarmi alle rato e privato del giglio (simbolo fioren- 21.00 di fronte a una nota taverna del tino) per essere trasformato in una vera e Ghetto e di portare con me un cappello propria feluca goliardica all’interno della goliardico di colore blu (prima di studiare quale venne infine versato il vino che do- lettere ho studiato giurisprudenza), pos- vetti bere secondo la tradizione iniziatica. sibilmente donatomi da una ragazza, ché Questo è tutto ciò che posso dire di avrebbe portato bene. quanto accadde quella sera e null’altro Arrivai puntuale all’appuntamento in posso rivelare del mio rocambolesco pro- compagnia di due miei ex compagni di cesso, poiché esso rimarrà sempre segreto. classe con i quali mi ero appena diplomato Così infatti vuole la tradizione. al liceo scientifico. Come ho già detto però, superai tale pro- Aspettammo qualche minuto senza sa- va a testa alta ed entrai così ufficialmente a pere bene che fare, finché un ragazzo ve- far parte della famiglia goliardica patavina stito con un saio colorato uscì dal locale cosicché, dalla sera alla mattina, l’anno in questione, ci salutò sommariamente, ci 1992 si tramutò nell’anno 770 a B.c. diede da bere un bicchiere di vino per uno Avevo vent’anni ma da quel giorno la e infine ci bendò. Poi ci prese per mano mia età sarebbe rimasta sempre la stes- e ci condusse dapprima all’interno della sa, perché come recita uno dei più celebri taverna e poi fin dentro una saletta priva- canti goliardici: “I goliardi hanno sempre ta, dalla quale provenivano canti ebbri di vent’anni, anche quando ne hanno di più.” vino e di vita. Iniziai a vivere un’esperienza universi- Quando entrai mi fu subito tolta la ben- taria unica e irripetibile, fatta di studio, ma da e davanti a me, dietro di me, intorno a anche di gioia, divertimento ed ebbrezza. me, assistetti a un tripudio di gioia e colo- Fatta di corsi, manuali e appelli d’esame, ri. I goliardi erano tutti seduti attorno a un ma anche di straordinaria socialità, spirito grande tavolo disposto a ferro di cavallo. di fratellanza e tradizione. Perché Goliar- 4 La mia Padova...

dia è cultura e intelligenza, piaccia o no ai Firenze, Urbino, Macerata, Sassari, e per- suoi detrattori benpensanti e ai loro pre- fino all’estero: Bruges, Gent, Madrid, Sa- giudizi perbenisti. lamanca. E la cosa più interessante riguarda il fatto Universa Universis Patavina Libertas! che attraverso quell’avventura affascinante Ovunque andassi infatti portavo sulle cominciai a vedere Padova come non l’a- spalle, ma soprattutto nell’anima, il senso vevo mai vista prima. Imparai a guardarla più profondo della patavinitas goliardica, da altre angolazioni, sotto altri punti di vi- con l’orgoglio di far conoscere ovunque i sta. Con uno spirito nuovo, soprattutto. nostri colori e la nostra tradizione, la vita- E quella che era sempre stata la mia città, lità delle nostre piazze, il colore della no- la città dove ero nato e cresciuto, la città stra lingua e delle nostre canzoni. che pure mi aveva dato tanto e che onesta- Per non parlare poi delle riunioni mente pensavo non avrebbe potuto darmi dell’Ordine che terminavano quasi sempre di più, che da quel momento mi apparve a notte fonda, seduti attorno alla fontana di ancora più bella e culturalmente più ricca. piazza delle Erbe, cantando sotto le stelle In essa infatti imparai ben presto a sco- con una chitarra in mano e una bottiglia prire una nuova anima, una nuova huma- di vino da condividere con gli altri. Tempi nitas. Apparentemente godereccia e dioni- felici. Non maneggiavamo smartphones e siaca eppure così misteriosa e profonda- non frequentavamo social media, né altre mente saggia. forme di alienazione collettiva virtuale. In ordine di tempo il primo grande ri- La nostra socialità era reale, piena di po- cordo che conservo (dopo quello del pro- esia e di passione, di fratellanza sincera, cesso), risale alla mia prima Feriae Matri- di mangiate e bevute colossali, di risate e cularum, durante la quale vinsi addirittura di pianti, di scherzi, di giochi e di vere e lo storico Palio dei Mussi che si svolgeva proprie imprese, come quella volta che da in una fastosa piazza dei Signori prima Gran Maestro organizzai la conquista di che la nostra società venisse soggiogata e Arquà Petrarca e, armati di spade di car- sottomessa al Pensiero Unico di animalisti tone ed elmetti di cartapesta, io e i miei fanatici e zoolatri di ogni risma. Dopo una confratelli in una notte d’estate assediam- fatica e uno sforzo ai limiti del collasso, mo ed espugnammo la città euganea (della complici le diverse ombre di rosso che quale sono tuttora sovrano, a casa conser- avevo in corpo, io e il mio pacifico musso vo ancora l’atto di conquista ratificato dal veneto tagliammo il traguardo per primi sindaco di allora). davanti a una piazza gremita di gente e il E quanti ragazzi e ragazze come me ho mio Gran Maestro ordinò a tutti i membri conosciuto, nel pieno della vita e della dell’Ordine di portarmi in trionfo per le spensieratezza, coi quali ho condiviso in vie del centro. Gaudeamus Igitur! una notte cose che molti giovani di oggi Mi appassionai così tanto alla goliardia non condividerebbero nemmeno nell’arco ed essa a me, che in pochi anni divenni di una vita passata insieme. Allora lo si dapprima Gran Maestro del mio Ordine, faceva perché si era giovani in un mondo l’Aquila Vinulenta, e poi addirittura vice che sentivamo già vecchio. Lo si faceva Tribuno, assumendomi così l’onore di por- perché avevamo la vita che ribolliva nel tare sulle spalle il prestigioso mantello blu sangue, avevamo l’innocenza della nostra con il bucranio bianco, vessillo ufficiale età e la certezza che del domani non vi sa- del Bo’ e orgoglio della nostra università. rebbe stata alcuna certezza. Goliardia magistra vitae est, si dice. E Eravamo mossi da quel grande spirito di per me fu proprio così. fedeltà che si cela nell’intimo dello spiri- Cominciai a girare l’Italia in lungo e in to goliardico: una sorta di consapevolezza largo, in un vorticoso e inebriante tour di d’amore per la storia della nostra città e trasferte che mi portò a conoscere e vive- per la storia della sua grandiosa università. re decine di feste goliardiche in altrettan- Se infatti amo Padova da sempre è perché te città, alcune delle quali rivali assolute sono padovano, ma se la amerò per sempre di Padova: dalle più vicine come Ferrara, è perché sono un goliarda padovano. Bologna e Trieste, fino a Torino, Siena, Matteo Righetto 5 Rivista di storia, arte e cultura dell’Associazione “Padova e il suo territorio”

Presidente: Vincenzo de’ Stefani Vice Presidente: Giorgio Ronconi Consiglieri: Salvatore La Rosa, Oddone Longo, Mirco Zago Direzione: Giorgio Ronconi, Oddone Longo, Mirco Zago Direttore responsabile: Giorgio Ronconi e-mail: [email protected] Redazione: Gianni Callegaro, Mariarosa Davi, Roberta Lamon, Paolo Maggiolo, Paolo Pavan, Elisabetta Saccomani, Luisa Scimemi di San Bonifacio Progettazione grafica: Claudio Rebeschini Realizzazione grafica: Gianni Callegaro Sede Associazione e Redazione Rivista: Via Arco Valaresso, 32 - 35141 Padova Tel. 049 664162 e-mail: [email protected] - www.padovaeilsuoterritorio.it c.f.: 92080140285

Consulenza culturale Antonia Arslan, Pietro Casetta, Francesco e Matteo Danesin, Pierluigi Fantelli, Francesca Fantini D’Onofrio, Sergia Jessi Ferro, Elio Franzin, Donato Gallo, Claudio Grandis, Giuseppe Iori, Salvatore La Rosa, Vincenzo Mancini, Maristella Mazzocca, Luciano Morbiato, Gilberto Muraro, Antonella Pietrogrande, Giuliano Pisani, Gianni Sandon, Francesca Maria Tedeschi, Rosa Ugento, Roberto Valandro, Maria Teresa Vendemiati, Francesca Veronese, Gian Guido Visentin, Pier Giovanni Zanetti Enti e Associazioni economiche promotrici Amici dell’Università, Amici di Padova e il suo territorio, Camera di Commercio, Cassa di Risparmio del Veneto, Banca Antonveneta (Gruppo Monte dei Paschi di Siena), Comune di Padova, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Regione del Veneto, Unindustria Padova Associazioni culturali sostenitrici Amici dell’Orchestra di Padova e del Veneto, Amissi del Piovego, Associazione Comitato Mura, In copertina: Il salone di palazzo Zucker- Associazione “Lo Squero”, Associazione Italiana di Cultura Classica, Casa di Cristallo, Comitato Difesa Colli Euganei, mann, attuale sede del Museo Bottacin (foto Comunità per le Libere Attività Culturali, di Giuliano Ghiraldini). Ente Petrarca, Fidapa, Gabinetto di Lettura, Gruppo del Giardino Storico dell’Università di Padova, Gruppo “La Specola”, Gruppo letterario “Formica Nera”, Italia Nostra, Istituto di Cultura Italo-Tedesco, Progetto Formazione Continua, Società “Dante Alighieri”, Storici Padovani, The Andromeda Society, UCAI, Università Popolare, U.P.E.L.

Amministrazione e Stampa Tipografia Veneta s.n.c. - Via E. Dalla Costa, 6 - 35129 Padova Tel. 049 87 00 757 - Fax 049 87 01 628 e-mail: [email protected] - [email protected] Autorizzazione Tribunale di Padova Registrazione n. 942 dell’11-4-1986 - Iscrizione al R.O.C. n. 25890 del 24-7-2015 Abbonamento anno 2016: Italia e 30,00 - Estero e 60,00 Fascicolo separato: e 6,00 - Arretrato e 10,00 c/c p. 1965001 «Tipografia Veneta s.n.c.» - Padova

Sped. in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Padova. Gli articoli firmati non impegnano la rivista e rispecchiano soltanto il pensiero dell’autore. Tutti i diritti di proprietà letteraria ed artistica sono riservati e sono estesi a qualsiasi sistema di riproduzione. Per loro conto, gli autori si assumono la totale responsabilità legale dei testi e delle immagini proposti per la stampa; eventuali riproduzioni anche parziali da altre pubblicazioni devono portare l’esatta indi- cazione della fonte. I manoscritti, le foto ed i disegni, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Quando nel giugno del 1986 veniva dato alle stampe il primo numero di “Padova e il suo territorio”, la nuova rivista, che raccoglieva l’eredità di una lunga e importante storia editoriale di pubblicazioni cittadine, che rimonta addirittura al 1927 e che ebbe per protagonisti Luigi Gaudenzio e Giuseppe Toffinin jr, si proponeva fin da allora, accanto alla irrinunciabile valorizzazione della tradizione culturale padovana, di essere testimone delle trasformazioni che avrebbero coinvolto la città, osservando e recensendo “tutto ciò che di notevole appare nella vita culturale della città e del suo territorio”, come veniva detto nell’editoriale di apertura di quel fascicolo. Negli anni da allora trascorsi sono sotto gli occhi di tutti i cambiamenti intervenuti in ogni ambito della vita cittadina, da quello urbanistico a quello sociale ed economico, da quello culturale a quello scientifico. Anche se non è stato sempre facile intuire il senso e la direzione di questo processo, “Padova e il suo territorio” ha comunque cercato di raccontarlo e di interpretarlo, offrendo ai lettori e a tutta la cittadinanza un ampio ventaglio di articoli e interventi che, visti oggi tutti insieme, costituiscono un patrimonio di documentazione e di spunti critici davvero ricco e prezioso. Chi voglia scrivere la storia di Padova di questo trentennio trova nella rivista materiali storici e culturali importanti. Nel frattempo anche la rivista è cambiata: all’elegante, ma rigoroso bianco e nero iniziale è subentrato il più accattivante colore, l’impaginazione è diventata più agile, nuove rubriche sono state create. Il compito di confrontarsi con il presente della città, però, non è venuto meno, anzi è diventato ancora più necessario di fronte alla complessità della nostra quotidianità. I trent’anni di vita della rivista, dunque, costituiscono un traguardo senz’altro importante, che “Padova e il suo territorio” vuole celebrare. Anzitutto, riprendendo l’iniziativa messa in atto dieci anni, per il ventennale delle rivista (dicembre 2006), preparando un fascicolo monografico, di prossima pubblicazione, che presenti uno spaccato della città attuale nei suoi molteplici aspetti, che sottolinei i cambiamenti e sappia dare possibili indicazioni per il futuro. Ai lettori, inoltre, incominciando da questo numero, vorremmo proporre anche uno spazio un po’ nuovo rispetto ai consueti articoli: abbiamo chiesto e chiediamo ad alcuni personaggi che si sono distinti in campi diversi della cultura e del sapere, di consegnarci un ricordo della “loro” Padova di oggi e di ieri. Sarebbe la prima volta che la rivista ospita pagine narrative, e speriamo che la novità possa risultare gradita. Senza venir meno alla sua impostazione tradizionale, che riteniamo sempre valida, l’obiettivo che ci prefiggiamo è di arricchire il contenuto della rivista accogliendo anche altre esperienze di scrittura, con l’auspicio che il risultato sia stimolante e apprezzato. Mirco Zago

La foto di copertina riproduce l’attuale sistemazione del salone al secondo piano di palazzo Zuckermann che ospita il Museo Bottacin, una collezione di numismatica (ma non solo) tra le più importanti d’Europa, donata al Comune di Padova 150 anni fa dal facoltoso commerciante Nicola Bottacin. Per celebrare l’evento il Comune ha promosso al piano terra dello stesso palazzo una mostra con una selezione delle opere più significative e una storia delle loro migrazioni dalla sede primitiva, nel Museo civico al Santo e degli eventi più salienti. Saranno esposte, tra gli altri oggetti artistici e di pregio, le preziose oselle veneziane, presentate al pubblico solo in rare occasioni.

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‘Taxe Percue’ ‘Tassa Riscossa’ - Padovap. CPoste.m. Italiane s.p;a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 - DCB Padova Abbonamento annuo: Italia  30,00 - Estero  60,00 - Fascicolo separato  6,00 rivista distoria artecultura ANNO XXXI FEBBRAIO 2016

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