Rivista fondata da Luciano Pasquali Anno XXI•n.12•Dicembre 2016 Mensile Tecnico Scientifico € 4,50 Sped. Abb. Post - D.L. 353/2003 E.S.S. Editorial Service System (conv. In L. 27/02/2004 n.46) art.1 Fondazione Dià Cultura comma 1, Aut. N.C/RM/036/2010

PORTUS. ARCHEOLOGIA ALLE PORTE DI ROMA

Editoriale: . Il mare, il fiume, il grano Portus Traiani, mentre l’insieme dei due porti era ricordato 1 come portus uterque o Portus Augusti et Traiani, ma già alla fine del II sec. d.C. la città era nota solo come Portus. Lo scalo L’antica città di Porto – i cui resti sono raggiungibili marittimo, che soprattutto sotto Settimio Severo fu oggetto imboccando la via Portuense in direzione di Fiumicino – si di numerosi interventi edilizi, acquisì un’importanza sempre sviluppò in conseguenza della creazione dei bacini portuali maggiore, pur continuando a dipendere per diverse funzioni di Claudio e Traiano in prossimità di Roma, concepiti per sia da Ostia sia da Roma fino al IV sec. d.C. quando con risolvere l’annoso problema – tale già dalla fine dell’età Costantino (nel 313 o 314) Porto ottenne piena autonomia repubblicana – dell’approvvigionamento del grano, che e prese il nome di civitas Flavia Costantiniana Portuensis avveniva soprattutto via mare. Il porto fluviale di Ostia (la (o più comunemente Portus Romae o Portus Urbi). Sempre “porta d’accesso” a Roma dal Tevere), infatti, era da tempo nello stesso periodo, la città, sede di una fiorente comunità divenuto insufficiente a soddisfare da solo le esigenze cristiana, divenne diocesi e fu probabilmente cinta da dell’Urbe, sempre più ingenti; il porto di Pozzuoli, invece, mura, più volte restaurate. Nel 408 Porto fu saccheggiata approdo del grano egiziano, si trovava troppo distante dalla dai Goti di Alarico (che nel 410 distrussero la stessa Roma) capitale per garantire l’arrivo dei rifornimenti durante i mesi ma, nonostante i gravi danni subiti, nel 425 fu costruita invernali, quando i trasporti si facevano molto più difficoltosi. la Porticus Placidiana, un portico disposto lungo la sponda Portus doveva, pertanto, consentire il collegamento prima destra della Fossa Traiana, dedicato a Placidia, sorella di alla città di Ostia, poi alla megalopoli, terminando nel Onorio e madre dell’imperatore Valentiniano III. Anche porto di Testaccio (Emporium) e assicurando il nutrimento alle nuove distruzioni operate dai Vandali di Genserico alla città. Nel 42 d.C., dunque, l’imperatore Claudio si era nel 455 seguì una fase di ripresa con la ricostruzione e il risolto – nonostante il parere sfavorevole dei tecnici (Cassio restauro degli impianti portuali, ormai limitati al solo bacino Dione, Hist. Rom., 60,11) – a realizzare un porto circa 2 di Traiano. Dopo le guerre gotiche (535-553), durante le miglia a nord della foce del Tevere, utilizzato come via quali la città fu alternativamente base di operazioni militari d’acqua per il trasporto delle merci. Il bacino portuale fu per le truppe imperiali (comandate da Belisario prima e da realizzato con un grande sbancamento sulla terraferma e Narsete poi) e per i Goti (di Vitige nel 536, di Totila nel innalzando in mare il faro e due moli; fu poi collegato al 545 e nel 549), Porto decadde progressivamente. Ma un Tevere mediante alcuni canali o fossae che dovevano servire territorio mantiene sempre traccia dei segni della storia di anche a ridurre il pericolo di inondazioni per Roma in caso di chi lo ha vissuto, anche dopo secoli d’oblio, e la lettura di piena del fiume e a contenere il fenomeno dell’interramento questi segni è il fondamento della conoscenza e dell’identità del bacino. I lavori, interrotti nel 46 d.C., furono completati di chi quel territorio lo vive oggi: la popolazione locale – probabilmente da Nerone nel 64. In prossimità del che, imparando a conoscere e ad amare la propria storia, complesso, noto come Portus Augusti Ostiensis o Portus diventa parte attiva nell’opera di conservazione e tutela del Ostiensis, si sviluppò un piccolo insediamento abitato dagli proprio patrimonio – e i turisti, che oltre al piacere di una addetti ai servizi e all’amministrazione del sito commerciale vacanza romana, possono cominciare a vivere l’esperienza e anche da imprenditori. Il porto di Claudio non dovette di un viaggio nell’antichità appena scesi dall’aereo, a pochi comunque risultare troppo sicuro costruito com’era presso chilometri da Fiumicino. Qui si apre l’ingresso al parco la foce di un fiume (e quindi contro i precetti del celebre archeologico di Portus, confluito per la sua straordinaria architetto Marco Vitruvio Pollione, autore tra il 29 e il 23 importanza nel nuovo Parco Archeologico di Ostia Antica. a.C. del trattato De Architectura), e soggetto al fenomeno A questo splendido sito archeologico – 65 ettari di storia dell’insabbiamento, tanto da indurre l’imperatore Traiano e natura che raccontano a chi ne varca l’accesso uno a progettare una ristrutturazione dell’intero impianto, degli aspetti più vitali e sorprendenti della città di Roma, completando l’opera precedente con la costruzione di il commercio via mare e via fiume, e la cui valorizzazione un secondo porto interno, e quindi più riparato, di forma è dovuta alla proficua collaborazione di tante realtà esagonale (ritenuta dai progettisti la foggia più sicura dal pubbliche e private qui tutte rappresentate e coordinate dalla punto di vista strutturale e senza dubbio la più idonea allo Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’Area Archeologica svolgimento contemporaneo delle operazioni di attracco centrale di Roma e dal Parco Archeologico di Ostia Antica – è delle navi, carico/scarico e trasporto delle merci), che fu dedicato il nuovo numero di Forma Urbis che speriamo potrà completato probabilmente intorno al 112. Il nuovo bacino accompagnare più lettori possibile alla scoperta del Parco, era collegato al porto di Claudio mediante un canale al del suo museo e, soprattutto, della propria storia. cui imbocco fu eretto un nuovo faro. Per ridurre il pericolo di interramenti, il canale di comunicazione con il Tevere, la Fossa Traiana (odierno canale di Fiumicino), che sfruttava Simona Sanchirico, Direttore editoriale di Forma Urbis probabilmente parte delle precedenti canalizzazioni, Fondazione Dià Cultura fu scavato all’esterno del porto esagonale, al quale si raccordava tramite un canale trasversale. Il collegamento con Roma era inoltre garantito dalla via Portuense. Un Nota bibliografica piano urbanistico unitario, influenzato dalla forma del A. Cioffarelli, M.T. NaTale, Via Portuense, : da Porta Portese a Isola bacino, fu alla base della ripartizione degli impianti portuali Sacra, Roma 1993 e dei vari edifici, che probabilmente inglobarono parte delle P. VerduChi, l. Paroli, Il Porto di Traiano, Roma 2015, sul sito www.archeoroma. beniculturali.it costruzioni precedenti. La nuova struttura, porto fluviale di “Per una visita all’area archeologica del Porto di Traiano”, sul sito del MiBACT - Roma ma anche magazzino della capitale, prese il nome di Direzione Generale Archeologia 2 Insieme per l’Archeologia

Forma Urbis

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Editoriale: Portus. Il mare, il fiume, il grano 1 di Simona Sanchirico

Portus nel Parco Archeologico di Ostia Antica 5 di Alfonsina Russo

Portus: un paesaggio per il futuro 6 di Renato Sebastiani

L’École française de Rome nella ricerca e nella valorizzazione di Portus 12 di Catherine Virlouvet

La British School at Rome a Portus: ricerca, formazione e comunicazione 14 di Simon Keay

Portus nel suo territorio: il ruolo del Comune di Fiumicino 16 di Esterino Montino

La Fondazione Benetton e il progetto Navigare il territorio 17 di Marco Tamaro

“Portus. Tiberio e la perla del mare”. Un fumetto per conoscere 20 di Paolo Calicchio

Dal museo al museo: il progetto del nuovo Museo delle Navi 23 di Stefano Borghini, Cristina Collettini, Maria Teresa Donzelli, Renato Sebastiani con approfondimenti di Stefania Pietrini, Franca Tortora

Portus: finestra della Roma imperiale sul Mediterraneo 27 di Simon Keay con approfondimenti di Camilla Panzieri, Sabrina Violante

Il paesaggio di Portus 35 di Gabriella Strano

I Grandi Magazzini cd. di Traiano 38 di Evelyne Bukowiecki

Le Terme della Lanterna 41 di Camilla Panzieri, Giovanni Ricci, Renato Sebastiani, Raffaella Fiorentino

Indagini a sud ovest della Stazione dismessa di Porto 44 di Lisa Traversi, Fabrizio Felici

Portus in età tardoantica e medievale 48 di Mauro Maiorano

Strutture tardoantiche nei pressi dell’episcopio portuense 51 di Cristian D’Ammassa, Antonio Manna

Il ruolo di Aeroporti di Roma nella valorizzazione del patrimonio culturale 56 di Stefano Porro 4 In copertina: Grandi Magazzini di Settimio Severo (BSR, S. Keay) FORMA VRBIS. Itinerari nascosti di Roma antica Mensile Tecnico-Scientifico fondato da Luciano Pasquali Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Roma n°548/95 del 13/11/95 Direttore responsabile Silvia Pasquali Direttore scientifco Claudio Mocchegiani Carpano Direttore editoriale e curatore scientifco Simona Sanchirico Consulente editoriale Chiara Leporati Redattori Chiara Leporati, Laura Pasquali, Francesco Pignataro, Simona Sanchirico Impaginazione e grafca Giancarlo Giovine per la Fondazione Dià Cultura Traduzione e servizi editoriali per l’edizione in lingua inglese Jennifer A. Delare ([email protected]) – Delare Language Solutions Comitato scientifco d’onore Silvia Aglietti DAI - Istituto Archeologico Germanico di Roma, Fondazione Dià Cultura; Giovanna Alvino già Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria Meridionale; Luca Attenni Museo Civico Lanuvino, Museo Civico di Alatri; Giovanni Attili “Sapienza” - Università di Roma, Fondazione Dià Cultura; Wouter Bracke Academia Belgica; Elena Calandra Istituto Centrale per l'Archeologia; Gianfranco De Rossi Espera Srl; Paola Di Manzano Soprintendenza Archeologia di Roma; Giuseppina Ghini Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria Meridionale; Dario Giorgetti Università degli Studi di Bologna; Michel Gras Accademia dei Lincei; Emanuele Greco Saia - Scuola Archeologica Italiana di Atene; Leonardo Guarnieri CoopCulture; Pier Giovanni Guzzo Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte; Ettore Janulardo Università degli Studi di Bologna; Bruno La Corte già Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico del Nucleo Polizia Tributaria di Roma della Guardia di Finanza; Eugenio La Rocca “Sapienza” - Università di Roma; Enzo Lippolis “Sapienza” - Università di Roma; Daniele Manacorda Università degli Studi di Roma Tre; Raffaele Mancino Reparto Operativo del Comando dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale; Federico Marazzi Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa”, Napoli; Paolo Moreno Università degli Studi di Roma Tre; Davide Nadali “Sapienza” - Università di Roma; Valentino Nizzo Direzione Generale Musei - MiBACT, Fondazione Dià Cultura; Carlo Pavia già Direttore di Forma Urbis; Francesco Pignataro Fondazione Dià Cultura; Massimiliano Quagliarella già Sezione Archeologia del Reparto Operativo del Comando dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale; Silvana Rizzo Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo; Massimo Rossi già Comandante II Sezione del Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico del Nucleo Polizia Tributaria di Roma della Guardia di Finanza; Marco Santucci Università degli Studi di Urbino, Fondazione Dià Cultura; Vincenzo Scarano Ussani Università degli Studi di Ferrara; Giovanni Scichilone Loyola University of Chicago; Patrizia Serafin Petrillo II Università degli Studi di Roma Tor Vergata; Elizabeth J. Shepherd Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione- Aerofototeca Nazionale; Christopher Smith British School at Rome; Mario Torelli Accademia dei Lincei; Catherine Virlouvet École française de Rome; Giuliano Volpe Università di Foggia Editore Laura Pasquali per la E.S.S. - Editorial Service System Amministrazione e segreteria E.S.S. - Via di Torre S. Anastasia, 61 - 00134 Roma, tel. 06 710561 - Fax 06 71056230 Redazione: linea editoriale, progetto scientifco e veste grafca Fondazione Dià Cultura, www.diacultura.org; [email protected]; C/o Siaed S.p.A. 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La Fondazione Dià Cultura partecipa commossa al dolore dei familiari del suo Distributore per l’Italia Press-di Distribuzione Stampa e Multimedia Srl - 20090 Segrate (MI) caro Presidente Avv. Claudio Honorati, venuto a mancare lo scorso 24 novembre. Nessuna parte della presente pubblicazione può essere riprodotta in alcun modo “Grazie, Presidente, per il tempo che ci hai dedicato, per i saggi consigli con cui senza il consenso scritto dell’Editore ci hai guidato in questi anni e per la tua presenza costante ma discreta. Non ti Finito di stampare nel mese di Dicembre 2016 © Copyright E.S.S. Editorial Service System dimenticheremo mai”.

Con affetto, Simona, Laura, Francesco, Chiara, Giancarlo, Irene, Alessandra, Paolo Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana Portus nel Parco Archeologico di Ostia Un’incredibile concentrazione di testimonianze storiche, 5 Antica un comprensorio allo stesso tempo porta di ingresso di di Alfonsina Russo* Roma e grande patrimonio per un territorio litoraneo con quasi mezzo milione di abitanti, che ospita il principale aeroporto internazionale del Paese. Il numero monografico di Forma Urbis su Portus, racconta Il primo compito del Parco Archeologico di Ostia Antica è sotto le diverse angolazioni della ricerca, della gestione e quello di integrare e mettere a regime questo patrimonio, valorizzazione, una parte importante del patrimonio del creando un sistema capace di essere punto di riferimento nuovo Parco Archeologico di Ostia Antica, recentemente per il territorio con una funzione di aggregazione sociale, istituito con la riforma del Ministero dei Beni e delle Attività uno stimolo al suo sviluppo culturale ed economico. Culturali e del Turismo. La creazione del Parco come Il Parco deve caratterizzarsi come strumento di ricerca istituto autonomo conferma l’importanza attribuita al e di produzione culturale. Un luogo di formazione principale comprensorio archeologico del litorale romano, multidisciplinare e uno stimolo economico, a partire dalla sua stessa capacità di sostenersi, mantenendo il carattere di bene pubblico e attirando investimenti pubblici e privati. A Portus, che costituisce la parte settentrionale del territorio del Parco Archeologico di Ostia Antica, con la stretta integrazione tra ricerca, formazione e valorizzazione, si stanno concretamente sperimentando le forme con cui si possono perseguire questi obiettivi. La ricerca, svolta in stretta collaborazione tra l’Amministrazione, la British School at Rome, l’Università di Southampton, l’École française de Rome e altri istituti, si è rivelata non solo uno strumento di conoscenza ma anche un mezzo importante di valorizzazione: field school, scavi aperti, conferenze, produzione di materiale divulgativo, supporti alla visita e alla comprensione storica, tour virtuale, modelli 3D. I risultati e le ricadute della ricerca hanno alimentato i progetti didattici, impostati e realizzati con la Fondazione Benetton, Aeroporti di Roma, il Comune di Fiumicino, la rete scolastica Eco-Schools. Il progetto “Navigare il territorio”, attraverso un ricco programma di laboratori, eventi, visite a tema curate dalle “piccole guide”, i bambini delle scuole di Fiumicino, ha fatto dell’area archeologica demaniale del Porto di Traiano il luogo di un felice esperimento di collaborazione tra pubblico e privato, e del patrimonio in essa contenuto un punto di riferimento culturale per il territorio. Una collaborazione che ha permesso di incrementare qualitativamente e quantitativamente la possibilità di fruizione del sito da parte dei cittadini, giovani in primo luogo. Il protocollo d’intesa, siglato a settembre 2016 con Aeroporti di Roma, prevede l’allestimento dell’area a verde del molo settentrionale del Porto di Claudio, 1. Portus. Magazzini Severiani tra il Museo delle Navi e l’aeroporto e dei percorsi di connessione con questo ultimo. Il progetto verrà realizzato interamente da Aeroporti di Roma che ne cureranno anche per troppo tempo rimasto marginale nelle politiche di la manutenzione e rappresenta il primo passo concreto valorizzazione del nostro patrimonio culturale. per rendere fruibile Portus alle migliaia di passeggeri che Si tratta di un insieme di aree archeologiche di estremo transitano nello scalo aeroportuale romano. Il Museo valore. Ostia antica, la Necropoli di Porto all’Isola Sacra, delle Navi, i cui lavori per la riapertura sono ripresi, sarà la basilica di S. Ippolito, la Fossa Traiana e Portus, il un altro prezioso tassello del lavoro intrapreso per dare al complesso dei porti imperiali di Claudio e di Traiano con Parco Archeologico di Ostia Antica il posto che merita nel il Museo delle Navi. Questo patrimonio è la testimonianza panorama culturale italiano e internazionale. giunta a noi dell’infrastruttura portuale più importante del Mediterraneo antico e di una grande città, Ostia, i cui resti permettono di comprendere cosa poteva essere il cuore *Alfonsina Russo amministrativo e commerciale dello scalo marittimo di Direttore ad interim del Parco Archeologico di Ostia Antica Roma antica. 6 Portus: un paesaggio per il futuro di Renato Sebastiani*

Il sistema dei porti di Claudio e di Traiano rappresenta una delle più grandi infrastrutture del Mediterraneo antico. Un gigantesco porto, costruito per dotare Roma di uno scalo migliore, dimensionato alle necessità della città, capace di superare i limiti del più antico scalo fluviale di Ostia e rispondere alla lontananza di Puteoli (Pozzuoli), l’altro grande scalo marittimo dell’Urbe. Impressionante per dimensioni e complessità, il sistema portuale romano era una struttura logistica complessa dal punto di vista tecnico e amministrativo, capace di funzionare per secoli, garantendo il flusso di persone e merci in entrata e in uscita da Roma e l’approvvigionamento di quella che per i suoi tempi era una vera megalopoli. Un sistema capace di fornirci indicazioni anche oggi. Portus non è solo questo. Le sue rovine sono parte di una storia che è continuata con caratteri differenti nei secoli, e sono parte di un paesaggio di grande suggestione che si presenta ai nostri occhi. In pochi luoghi come a Portus si fa realtà concreta il concetto di paesaggio come spazio geografico dove la storia umana si sviluppa nel reciproco condizionamento con la natura. I 33 ettari dell’area archeologica demaniale del Porto di Traiano, acquisiti dallo Stato all’inizio degli anni ’90 del secolo scorso, sono stati bonificati dalla pubblica amministrazione; il patrimonio archeologico restaurato; recuperato e curato l’importante patrimonio ambientale, frutto della bonifica della fine degli anni ’20; allestiti circa 6 km di percorsi che permettono diverse tipologie e tempi di visita. A questo non ha corrisposto nel tempo la capacità di investire nella risorsa più preziosa: le persone. L’allora Soprintendenza archeologica di Ostia è stata lasciata senza sufficiente personale e risorse, il parco non è riuscito a decollare. Per anni è stato curato e mantenuto ma è rimasto quasi sempre chiuso, reso fruibile solo dalla volontà caparbia della collega che ne cura la parte naturalistica e delle poche colleghe assegnate al Museo delle Navi, l’altro grande “malato” che oggi si cerca di recuperare (cfr. l’articolo di BorghiNi et Alii in questo numero). Quale presente e specialmente quale futuro per questo paesaggio? Il presente e il futuro hanno tre nomi: ricerca, formazione e valorizzazione. Portus è divenuto un centro internazionale di ricerca storico- archeologica e di formazione, grazie in primo luogo al sapiente intuito di Lidia Paroli, insigne studiosa, per molti anni direttrice dell’Area archeologica e naturalistica del Porto di Traiano. I gruppi di studio francese, inglese e italiano hanno allargato le conoscenze sulla struttura e lo sviluppo del porto imperiale e della città. Sono state poste le basi su cui poggiano i progetti di ricerca attuali sui porti romani del Mediterraneo, sui magazzini e le strutture di stoccaggio nel mondo antico, sul sistema logistico Ostia/ Portus – Tevere - emporium/Testaccio. La Field School del Portus Project, il Portus Massive Open Online Course (MOOC), dell’Università di Southampton di diversi paesi. L’obiettivo del Parco Archeologico di Ostia e la Scuola tematica internazionale sui magazzini romani Antica, erede della Soprintendenza Speciale per il Colosseo dell’Atelier Archéologique Ostie-Portus sono una realtà e l’Area archeologica centrale di Roma, è di creare, insieme formativa internazionale a cui hanno già partecipato giovani a questi partner di ricerca europei, un centro internazionale 7

1. Pianta di progetto dell’organizzazione delle aree demaniali di Portus per la fruizione pubblica di formazione che faciliti l’accesso all’offerta già esistente legare direttamente e stabilmente la formazione scientifica e promuova nuovi progetti formativi sulla geoarcheologia, dei giovani studiosi a quella didattica dei più giovani, sulla gestione dei parchi archeologici naturalistici, sul ragazze e ragazzi, bambine e bambini che, negli ultimi tre restauro. Allo stesso tempo la nostra ambizione è quella di anni, hanno letteralmente affollato l’area archeologica e 8 naturalistica demaniale del Porto di Traiano, grazie ai progetti realizzati in collaborazione con la Fondazione Benetton, gli Aeroporti di Roma-ADR, il Comune di Fiumicino e la Rete Progetto Tirreno Eco-Schools, le associazioni culturali del territorio: il progetto “Navigare il territorio”, quelli scolastici del Comune, le migliaia giovani voci che hanno animato laboratori archeologici e naturalistici, visite guidate, teatro, giochi e tanto altro. Il progetto “Nel segno dell’art. 9 Il Porto di Traiano si racconta agli studenti”, promosso dall’Assessorato alla cultura del Comune di Fiumicino, che coinvolge ogni anno studenti delle scuole medie inferiori e i loro insegnanti attraverso incontri, visite al Porto di Traiano e un concorso fotografico con cui ragazze e ragazzi raccontato il “loro” paesaggio di Portus. La storia a fumetti “Portus. Tiberio e la perla del mare,” (cfr. l’articolo di CaliCChio in questo 3. Il molo settentrionale del porto di Claudio dopo la pioggia

con una grande passione e una grande professionalità) e dei giovani operatori, altrettanto bravi e appassionati, messi a disposizione dalla Fondazione Benetton e ADR ha permesso di aprire l’area come non si era potuto fare prima, di offrire servizi culturali, laboratori, visite, trasporti, navette dall’aeroporto, traghetto da Roma lungo il Tevere, che hanno portato i visitatori dai 2.700 del 2013 ai 20.332 di questo 2016 che ancora deve terminare. Non si tratta solo di numeri assoluti, pur significativi. Si tratta di una grande area archeologica e naturalistica che da luogo marginale sta diventando sempre più un punto di riferimento culturale del territorio, di un esperimento riuscito di collaborazione pubblico-privato, della traduzione pratica positiva del compito istituzionale di valorizzazione culturale del MiBACT con i suoi uffici periferici. Solo luci? No, ci sono molte ombre. Non solo perché non ci sono ancora le condizioni per aprire l’area archeologica demaniale tutti i giorni o perché mancano servizi oggi essenziali per la corretta fruizione di questo bene di tutti. Manca ancora il sistema. Quel sistema che riconnetta Portus a Ostia attraverso Isola Sacra; il sistema portuale antico come i Romani l’avevano concepito e realizzato. Si tratta di ricreare un legame fisico: viabilità interna a isola Sacra, trasporti leggeri via terra, un servizio via fiume 2. Pianta dei porti di Claudio e Traiano da S. Keay e l. Paroli, che unisca la banchina di Ostia antica a Portus. Si tratta Portus and its hinterland, Rome 2011 di riaprire presto il Museo delle Navi, “ingresso nord” di

numero) dedicata ai giovani, prima, si spera, di una serie. “Navigare il territorio”, di cui scrive sempre in questo numero il Direttore della Fondazione Benetton, Marco Tamaro, progetto integrato di formazione, ricerca e sperimentazione rivolto alle giovani generazioni, il cui fine è offrire esperienze concrete di educazione alla cittadinanza attiva, alla promozione della cultura e alla valorizzazione del proprio territorio, coinvolgendo il mondo della scuola, in un percorso di “educazione tra pari”, dove i ragazzi possono collaborare tra loro. Nel 2016, 229 classi coinvolte, 92 laboratori didattici, visite guidate per 129 classi, 8 spettacoli teatrali, 200 ore di didattica frontale. L’attività didattica è stato un motore che ha chiamato dentro il Porto di Traiano i cittadini, giovani e adulti. Il lavoro comune del personale del MiBACT (scarso ma 4. Daini a Portus nell’area della basilica portuense 9

5. Portus. Spettacoli teatrali nel colonnato di Claudio

7. Portus. Concorso di pittura (foto F. Tortora)

6. Corsa podistica nel portico di Claudio 8. Il futuro si guarda a Portus

Portus. A questo va unito un sistema integrato di visita e Bibliografia essenziale di comunicazione che si sta progressivamente costruendo. In questo modo ci si potrà rivolgere sempre meglio al a. BruSChi (a cura di), Portus, Ostia antica, via Severiana. Il sistema archeologico paesaggistico della linea di costa di Roma imperiale, Macerata 2015 territorio tra Ostia e Fiumicino, complesso e frammentato, S. Keay, M. MilleTT, l. Paroli, K.STruTT, Portus. An Archaeological Survey of the Port coinvolgere con le istituzioni e le associazioni culturali, of Imperial Rome 1998-2001, Archaeological Monographs of the British School at Rome 15, London 2005 gli operatori turistici, consolidare e concretizzare S. Keay, l. Paroli (eds.), Portus and its Hinterland: Recent Archaeological Research, il dialogo con la parte privata che gestisce il bacino Archaeological Monographs of the British School at Rome, London 2011 S. Keay (ed.), Rome, Portus and the Mediterranean, Archaeological Monograph of esagonale di Traiano. the British School at Rome, London 2012 È questo il contributo che Portus può dare da subito al g. lugli, g. filiBeCK, Il porto di Roma imperiale e l’Agro Portuense, Officine dell’Istituto Italiano d’Arti Grafiche, Bergamo 1935 nuovo Parco Archeologico di Ostia Antica. M. MaioraNo, l. Paroli, La Basilica Portuense: scavi 1991-2007, Borgo San Lorenzo (FI) 2013 V. MaNNuCCi, Il parco archeologico naturalistico del Porto di Traiano: metodo e progetto, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali – Soprintendenza *Renato Sebastiani Archeologica di Ostia, Roma 1992 o. TeSTaguzza, Portus: illustrazione dei Porti di Claudio e di Traiano e della città di Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’Area Archeologica Porto a Fiumicino, Roma 1970 Centrale di Roma/Parco Archeologico di Ostia Antica Per il Tour virtuale di Portus: www.tour.portusproject.org 10

Portus. Il bacino esagonale di Traiano dai Grandi Magazzini Severiani (foto F. Tortora) 11 12

1. La Strada Colonnata, principale asse di circolazione nei cd. Grandi Magazzini Traianei (© P. Groscaux, Centre Camille Jullian)

L’École française de Rome nella ricerca e comprensione della vita dell’Urbs in epoca antica. nella valorizzazione di Portus Dalla metà degli anni 2000, l’EFR è presente sul di Catherine Virlouvet* territorio di Portus con specifici interventi di ricerca. Uno studio geomorfologico fu avviato nel quadro di una collaborazione tra École, l’allora Soprintendenza L’interesse dell’École française de Rome (EFR) per il archeologica di Ostia e Maison de l’Orient et de la complesso portuale antico di Ostia-Portus risale a molto Méditerranée - CNRS (Lione). L’indagine geoarcheologica tempo addietro. L’École ha, infatti, una tradizione di studi dell’équipe condotta da Jean-Philippe Goiran (CNRS), di storia urbana e i porti di Roma sono essenziali per la basata su sondaggi a carotaggio continuo, aveva allargato all’insieme del territorio della foce del Tevere, 13 per capire le sue evoluzioni e il rapporto con il fiume sulla lunga durata, con particolare interesse per l’epoca antica. L’indagine è rimasta in ogni caso molto legata alla conoscenza di Portus. Nel 2009, si è incentrata sui canali del porto imperiale. Altri carotaggi sono venuti a completare, in seguito, lo studio archeologico dei magazzini di Traiano, il secondo progetto d’indagine francese recente, intrapreso dal 2009 al 2012. Questo immenso complesso di stoccaggio, allestito dall’epoca claudia all’epoca severiana, esteso su circa 5,5 ettari, è situato a sud del canale di comunicazione tra il porto di Claudio e quello di Traiano. Lo studio, svolto in collaborazione tra l’Università di Aix-Marsiglia, la Soprintendenza Speciale per l’archeologia di Roma (SSCol) e l’EFR, s’inseriva nel quadro di un programma sullo stoccaggio nel mondo greco-romano finanziato dall’agenzia nazionale della ricerca francese. La ricerca è consistita in un esame accurato delle tecniche costruttive, dei sistemi di circolazione di persone e merci all’interno del complesso, con saggi in varie cellae per individuare i metodi di conservazione; un particolare interesse è stato rivolto alla facciata portuale dei magazzini e al loro rapporto con i moli. Una monografia di questo studio è in preparazione sotto la direzione di Evelyne Bukowiecki (EFR), Milena Mimmo e Renato Sebastiani (SSCol). Oggi, attraverso il gruppo di ricerca diacronico e interdisciplinare Roma-Tevere-Litorale, che coinvolge BSR, EFR, SSCol e il nuovo Parco archeologico di Ostia antica, “Sapienza” - Università di Roma, e Università di Roma Tre (CROMA), Portus è al centro delle ricerche di valorizzazione e accessibilità del patrimonio culturale e naturale promosso da questo programma. Dal 2017, attraverso il programma Ostia-Portus, hub del Mediterraneo antico, in partenariato tra BSR, EFR, SSCol e Parco di Ostia, “Sapienza” - Università di Roma, Università di Southampton, sono previste nuove indagini di terreno per migliorare le conoscenze e la presentazione didattica del sito al pubblico.

*Catherine Virlouvet Direttrice dell’École française de Rome

Per saperne di più:

Chronique des activités archéologiques in MEFRA, 120- 1, 2008, pp. 217-228; 121-1, 2009 pp. 314-317; 122-1, 2010 pp. 263-266 e 303-309; 123-1, 2011, l’obiettivo di chiarire alcuni elementi essenziali: pp. 288-294 e 351-359. · il paesaggio naturale anteriore alla sistemazione Chronique des activités archéologiques de l’École claudiana del porto; française de Rome, 2012 · la configurazione del porto stesso, con il posizionamento degli ingressi; www.cefr.revues.org/286 e www.cefr.revues.org/267 · il livello del mare in epoca antica e la profondità del porto. www.romatevere.hypotheses.org A partire dal 2008 questo studio è stato condotto in collaborazione con la British School at Rome (BSR) e www.cirili.hypotheses.org 14 La British School at Rome a Portus: l’Accademia Britannica è stata la base strategica per lo ricerca, formazione e comunicazione sviluppo del progetto, stimolando e facilitando quel lavoro di Simon Keay* comune con i colleghi italiani che è stato fondamentale per la buona riuscita del progetto fino ad oggi. Gli obiettivi della prima fase del Portus Project vennero Il coinvolgimento dell’Accademia Britannica (British School stabiliti sulla base della valutazione dei risultati delle at Rome) nella ricerca archeologica a Portus risale almeno prospezioni geofisiche; si decise di intraprendere scavi al 1998, quando lo Scrivente (docente dell’Università di archeologici al centro del complesso portuale, nel settore Southampton) e Martin Millet dell’Università di Cambridge, orientale del Palazzo Imperiale, e in un grosso edificio con l’appoggio di Anna Gallina Zevi, Soprintendente ai Beni rettangolare contiguo al Palazzo, che oggi possiamo Archeologici di Ostia, di Lidia Paroli della Soprintendenza identificare come i Navalia, gli arsenali imperiali del porto. Archeologica di Roma e l’incoraggiamento del Direttore Dopo questa prima serie di indagini, con l’arrivo di dell’Accademia, Andrew Wallace-Hadrill, avviarono un Christopher Smith come Direttore dell’Accademia programma di prospezioni geofisiche su una superficie Britannica, il Portus Project ha aperto una nuova fase

1. Portus. La facciata del Palazzo Imperiale verso il bacino di Claudio (Portus Project)

di circa 200 ettari nell’area del porto e degli immediati di scavo del Palazzo imperiale e, in collaborazione dintorni. I risultati di queste prospezioni hanno fornito con Angelo Pellegrino della Soprintendenza Speciale nuovi dettagli su edifici già individuati in passato da Lugli, per i Beni Archeologici di Roma, di interventi per la da Lanciani e da altri, ma anche rivelato nuovi canali e conservazione delle strutture ancora in piedi sulla altri elementi di infrastrutture finora sconosciute. facciata nord del Palazzo. Dopo il completamento e la pubblicazione delle prospezioni Dal 2014 si è avviata una ulteriore nuova fase di geofisiche, lo Scrivente, oggi Research Professor of collaborazione con il responsabile dell’area di Portus, Archaeology all’Accademia Britannica, inaugurò la prima Renato Sebastiani. Con il lavoro integrato tra l’Accademia fase del Portus Project (2007-2011), finanziata dal Arts & Britannica, la University of Southampton e la Soprintendenza Humanities Research Council, in stretta collaborazione con Speciale per il Colosseo e l’Area archeologica centrale di la Soprintendenza Archeologica di Ostia (SBAO), con la Roma e oggi del nuovo Parco Archeologico di Ostia Antica Cooperativa Parsifal, con una rete di collaboratori italiani, è stato sviluppato un programma di ricerca ai cui obiettivi francesi, spagnoli e inglesi, e anche con la collaborazione conoscitivi si sono affiancati quelli formativi, attraverso la del Duca Sforza Cesarini. A partire da questo momento, Portus Field School e la preparazione del Portus Massive digitalmente, e sulla grande versatilità del modello sas di 15 computer grafica, un genere di visualizzazione. Il lavoro fino ad oggi si è concentrato sulla creazione di modelli 3D del Palazzo Imperiale, degli Arsenali (i Navalia) imperiali e dell’edificio oggi noto come Grandi Magazzini di Settimio Severo. Il tipo di approccio e l’alta precisione della modellazione permettono di visitare “virtualmente” ciascuno degli edifici in uno qualsiasi di sei periodi di occupazione, che vanno dall’età traianea fino al VI sec. d.C. La modellazione 3D ha anche reso possibile proporre ricostruzioni alternative degli edifici e di aggiornarle costantemente man mano che nuove informazioni vengono alla luce. 2. Modello 3D del Porto di Traiano (Portus Project, Artas Media) Dal momento che i modelli ricostruttivi sono strettamente basati sulle evidenze archeologiche, essi hanno un importante “after-life” come fonte di ricerca sulla funzione Open Online Course (MOOC), e quelli di valorizzazione di edifici specifici. e divulgazione attraverso un percorso virtuale per pc e La seconda fase della modellazione 3D ha visto questi tre mobile, il Portus Tour www.tour.portusproject.org. edifici inseriti nel più ampio contesto generale di Portus Il Portus Tour è stato inoltre progettato in modo da essere e di Isola Sacra, elemento che ci aiuta a comprendere uno strumento di supporto al “Archaeology of Portus” meglio le relazioni tra gli edifici stessi e tra questi e molte MOOC, che continua a formare migliaia di persone da più di 110 paesi, sul sito di Portus, sul suo posto nella storia e nella cultura romana, sui metodi che usiamo per registrare, conservare e interpretare i dati archeologici. Link al MOOC: www.futurelearn.com/courses/portus.

Modelli 3D per studiare e raccontare Portus

Uno degli obiettivi principali degli scavi archeologici svolti nell’ambito del Portus Project (www.portusproject.org) è stato quello di produrre ricostruzioni architettoniche degli edifici romani, per comprenderne meglio il carattere e la funzione in diversi periodi durante la vita del porto. Questo lavoro è stato realizzato in una stretta collaborazione tra il Portus Project e Grant Cox di Artas 4. Portus. Modello 3D del colonnato della facciata del palazzo media (www.artasmedia.com). imperiale (Portus Project, Artas Media) In una fase iniziale, si è deciso di creare modelli di computer grafica, piuttosto che disegni statici di elevati o assonometrie che sono stati utilizzati a Portus, in passato, altre strutture del porto, così come tra i bacini, i canali e in particolare da Gismondi e Testaguzza. La ragione il mare. di una scelta di questo tipo poggiava sul fatto che, sin La collaborazione con i colleghi della École française de dall’inizio del progetto, i dati di scavo erano stati registrati Rome (Evelyne Bukowiecki e Remy Fabro) che lavorano su un modello 3D dei cd. Grandi Magazzini di Traiano, e l’inclusione del loro modello preliminare all’interno della nostra visualizzazione complessiva di Portus, ha aperto la strada allo sviluppo di un modello flessibile per il sito archeologico nel suo complesso. Si auspica che un opportuno protocollo di intesa tra le istituzioni che già collaborano positivamente – Parco Archeologico di Ostia Antica, BSR-Accademia Britannica, École française de Rome – assicurerà le condizioni perché il modello 3D di Portus sia continuamente aggiornato da tutti gli studiosi che lavorano sul sito, arricchendone così il valore come strumento per la ricerca e come risorsa per la formazione e la divulgazione.

3. Portus. Modello 3D del fronte del palazzo imperiale (Portus *Simon Keay Project, Artas Media) University of Southampton - British School at Rome 16 Portus nel suo territorio: il ruolo del economico importante come Aeroporti di Roma, che si Comune di Fiumicino trova all’interno del contesto archeologico, in una parte di Esterino Montino* del vecchio bacino del porto di Claudio dove c’è il Museo delle Navi, purtroppo ancora chiuso. Sono state fatte scoperte di rilievo e interesse internazionale, grazie alla Un patrimonio archeologico unico al mondo, su cui il British School di Roma e all’Università di Southampton. Comune di Fiumicino sta puntando per una nuova idea Abbiamo dunque portato un vento nuovo, suscitando di sviluppo territoriale e su cui continuerà a scommettere un rinnovato interesse sociale. Oggi, infatti, ci sono anche in futuro: siamo nel sito di Portus, parte integrante associazioni e comitati che si muovono attorno a questi della Città di Fiumicino e dei suoi 24 chilometri di costa, siti, come il Comitato Promotore Sistema Archeologico nelle immediate vicinanze dell’aeroporto Leonardo da Integrato Ostia Fiumicino. E poi voglio ricordare le tante Vinci dove, solo nel 2015, sono transitati circa 40 milioni figure professionali che lavorano su questo terreno, la di passeggeri. Si tratta della più grande infrastruttura Fondazione Benetton che ha organizzato l’iniziativa portuale dell’antichità. Una visita al suo interno, la “Navigare il territorio” con visite e laboratori, le migliaia vista del colonnato, dei magazzini e dei resti del porto di studenti protagonisti di visite, laboratori e ricerche. Un romano, permettono di fare un salto nel Passato, non movimento che ha portato dai 2.700 visitatori del 2013 solo quello del nostro territorio, ma dell’Umanità ai 20.332 dei primi dieci mesi del 2016. Promozione

1. Visite didattiche ai magazzini severiani

intera. All’epoca dei Romani, grazie ai porti di Claudio a parte, sono stati diversi e molto concreti gli interventi e Traiano, Fiumicino era la porta di Roma e oggi messi in campo per migliorare l’accessibilità all’area continua ad esserlo, anche tenendo conto della presenza archeologica. Il collegamento fluviale con l’Archeoboat, dell’aeroporto. Non valorizzare la risorsa più importante da Fiumicino o da Roma; l’Archeobus, ovvero il bus che abbiamo, culturale ed economica, sarebbe navetta che dal Terminal 3 mette in collegamento stata una grande occasione sprecata. E così questa aeroporto e scavi. Servizi che intendiamo migliorare Amministrazione, sin dal momento del suo insediamento, in futuro, arrivando a Ostia Antica passando per la nel mese di giugno del 2013, si è concentrata proprio Necropoli dell’Isola Sacra. Chiudo citando altri importanti sulla valorizzazione e sulla promozione del sito, in provvedimenti che testimoniano il cresciuto interesse una visione completamente rinnovata dei rapporti tra verso il sistema archeologico del litorale: l’inserimento i soggetti che interagiscono attorno a quest’area. Da nelle azioni cardine della Regione Lazio con le relative un lato abbiamo intrecciato un rapporto nuovo con la possibilità di risorse specifiche e l’istituzione, da parte del Soprintendenza Speciale per i beni archeologici di Roma, Ministero, del Parco Archeologico di Ostia Antica. che ci ha consentito di ottenere grandi risultati, dall’altro ci siamo relazionati con la parte privata di Portus, ovvero *Esterino Montino la famiglia Sforza Cesarini, in una visione integrata Sindaco di Fiumicino dei sistemi, coinvolgendo al contempo un soggetto La Fondazione Benetton e il progetto cesura fisica che nel tempo ha creato le condizioni per un 17 Navigare il territorio isolamento dell’aeroporto dal suo contesto. di Marco Tamaro* Per l’avvio del processo si è scelto di partire dal mondo della scuola: Navigare il territorio nasce come progetto integrato di formazione, ricerca e sperimentazione con la L’area archeologica dei porti imperiali di Claudio e Traiano finalità di offrire esperienze coinvolgenti di educazione alla è stata a lungo dimenticata dalla collettività, riuscendo cittadinanza attiva, alla promozione della cultura, della a sopravvivere grazie allo slancio generoso di alcuni salute, e alla tutela e valorizzazione del proprio territorio, dipendenti del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali coinvolgendo secondo una visione sistemica il mondo della e del Turismo che hanno curato il luogo e continuato scuola dall’infanzia fino al livello della scuola secondaria a garantirne l’apertura almeno per gli appassionati di di primo e secondo grado. La finalità dell’iniziativa è di archeologia e per gli istituti di ricerca – per lo più stranieri condurre gli alunni ad acquisire attitudini sociali e civiche, – che non hanno mai smesso di manifestare interesse per comportamenti responsabili all’interno di un’idea di questo luogo unico. La collocazione dell’area a ridosso “educazione tra pari”, dove i ragazzi di varie età possono dell’aeroporto internazionale di Fiumicino ha creato le collaborare tra loro per produrre un comune lavoro di condizioni per l’avvio del progetto denominato Navigare valorizzazione del proprio territorio che possa diventare il territorio, in considerazione anche dell’appartenenza stimolo per tutta la cittadinanza. Visite guidate, laboratori allo stesso gruppo sia di Aeroporti di Roma, società che presso le scuole e nell’area archeologica, aperture al gestisce l’aeroporto, sia della Fondazione Benetton Studi Ricerche. Nata negli anni ’80, la Fondazione Benetton si è caratterizzata sin da subito per un lavoro innovativo nel campo del paesaggio, partecipando in modo attivo al processo culturale che porterà all’adozione della Convenzione Europea del Paesaggio e sviluppando, nel corso degli anni, un’esperienza originale rispetto al variegato mondo dei beni culturali. Il dialogo con la scuola ha rappresentato fin dall’inizio una parte importante del lavoro della Fondazione, nella convinzione che sia necessario offrire agli studenti elementi formativi improntati alla costruzione di una coscienza collettiva attenta e partecipe alle trasformazioni del paese in cui si vive. In questa direzione va il Progetto Concorso Nazionale dedicato all’Articolo 9 della Costituzione Italiana, collaborazione con il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca e con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, che in quattro anni ha coinvolto circa 50.000 studenti in tutta Italia. Il dialogo con Aeroporti di Roma, avviato dal 2013, ha permesso di dar vita a un “cantiere” di sperimentazione alla scala territoriale, in un territorio quale quello di Fiumicino che mostra con grande evidenza i segni di 1. Navigare il territorio, laboratori didattici uno sviluppo disordinato, con il principale scalo aereo nazionale nel ruolo di elemento attrattore, motore della crescita economica dell’area in assenza di adeguati pubblico nei fine settimana e progressivo coinvolgimento strumenti di indirizzo urbanistico, fenomeno tristemente della comunità locale, si sono via via arricchite di proposte noto nel nostro paese. Il “cantiere” è partito dalla ricerca adatte al coinvolgimento di tutte le persone, e il tutto è degli elementi originali dell’area urbana di Fiumicino, per documentato nel sito dedicato: www.navigareilterritorio.it. provare a ridefinirne un nuovo senso attraverso la storia Il progetto Navigare il territorio è promosso dalla del luogo, districando i fili intrecciati dai diversi processi Fondazione Benetton Studi Ricerche, da Aeroporti di evolutivi, con un’attenzione particolare ai beni culturali. Roma e dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo e Sin da subito l’area dei porti imperiali si è dimostrata l’Area archeologica centrale di Roma del MiBACT (a cui particolarmente adatta – hub commerciale dell’antichità è subentrato da pochi mesi il nuovo Parco Archeologico vicino a un hub moderno, senza elementi di rilevanza di Ostia Antica), in collaborazione con la Città di archeologica di grande appeal, in relazione al contesto Fiumicino e la Rete scolastica “Progetto Tirreno – Eco- in cui è inserita – che ha assunto, nel corso del tempo, Schools” di Fiumicino. anche in forza delle sue vicissitudini proprietarie e del La semplice elencazione dei partner del progetto rivela un lungo periodo di oblio, i caratteri di un’area naturalistica altro punto di forza dell’iniziativa: raccogliere attorno a un di pregio, una sorta di parco urbano archeologico. processo di valorizzazione del territorio, attraverso i beni Luogo ideale quindi per avviare una sperimentazione culturali, attori diversi, appartenenti a mondi che spesso volta a restituirlo alla collettività, occasione di dialogo tra stentano a trovare forme di dialogo costruttivo in quanto l’aeroporto e il territorio esterno ai recinti di filo spinato, portatori di interessi diversi. Dialogo che necessita di 18 codici comuni e spazi di mediazione. Si è rivelato decisivo in questo contesto il carattere della Fondazione Benetton, che le ha consentito nel tempo di affermarsi come luogo libero di riflessione e confronto, in dialogo continuo con il mondo delle amministrazioni pubbliche responsabili della tutela dei beni culturali e del paesaggio, con l’Università e il mondo dell’impresa. L’area di Portus è diventata un cantiere per sperimentare soluzioni equilibrate di valorizzazione dei beni culturali, compatibili con le esigenze di tutela e di equilibrio economico. La questione si incardina nel dibattito sull’economia dei beni culturali, che vede in David Throsby uno degli esponenti più autorevoli della disciplina. A proposito della fruizione turistica Throsby afferma che “il turismo occupa un posto alquanto insolito in relazione alle industrie culturali. Nel senso più ampio del termine 3. Navigare il territorio, le piccole guide

politiche di sostenibilità, una sorta di password buona per redimere tutte le conseguenze negative della post modernità. La questione economica si intreccia fortemente con quella della vocazione del luogo-Portus, la cui identità va conosciuta e salvaguardata. Utile in questo caso il riferimento alla scuola di Giacomo Becattini, laddove indica che innovazioni e investimenti non sono proponibili ovunque siano solo assicurati requisiti di tipo fisico e infrastrutturale: “Da ciò la conclusione che chi arriva dopo deve costruirsi lentamente la sua strada nei settori produttivi che godono di lasciti storici importanti [...] Con ciò si apre la strada al recupero dell’idea liberatoria che ogni paese

2. Navigare il territorio, laboratori per i più piccoli

il turismo, sia nazionale che internazionale, possiede una dimensione culturale. I motivi che spingono i consumatori a viaggiare in posti nuovi potrebbero essere semplicemente lo svago o la curiosità, ma le esperienze vissute quando raggiungono la loro meta sono innegabilmente da ascriversi al contesto culturale e sono ricche di messaggi culturali che possono o meno essere compresi e apprezzati. Persino i turisti in vacanza in località che si caratterizzano per un tipo di esperienza turistica standard senza alcun legame con il luogo o la regione che le ospita sentono di essere parte di un qualche tipo di ambiente culturale, anche se l’esperienza che vivono è preconfezionata e omologata. Inoltre il turismo, inteso in senso culturale, è un processo a due direzioni, con diversi tipi di interazione culturale, alcuni positivi e altri negativi, che vanno dai visitatori alla comunità ospite e viceversa”. Ma è lo stesso Throsby a raccomandare cautela circa i possibili effetti negativi del turismo, quando afferma che “il danno fatto a luoghi culturali, la congestione delle strutture e dei servizi, uno sviluppo inadeguato dell’industria alberghiera o dell’intrattenimento in aree sensibili dal punto di vista culturale e via dicendo, sono tutti esempi di modi in cui la ricerca di guadagni finanziari da parte dell’offerta turistica potrebbe avere conseguenze culturali negative”, da cui il richiamo successivo alla necessità di attuare 4. Navigare il territorio, le piccole guide 19

5. Navigare il territorio, scavo didattico

– e poi anche molte sue aree interne – costruisce nei secoli un patrimonio di conoscenze, di attitudini, di valori, in breve una cultura e, talvolta, un senso di identità che lo/a rendono relativamente più adatto/a partecipare all’agone interlocale con certe produzioni anziché con altre”. Le soluzioni non possono dunque essere standardizzate, ma vanno pensate in relazione a un determinato specifico territorio/paesaggio, che va studiato in ogni sua componente prima di proporre azioni di valorizzazione. Il paesaggio dell’area archeologica dei porti di Claudio e Traiano, come un quadro, racconta a chi lo guarda il carattere del suo autore, dei molti che nel corso del tempo 6. Navigare il territorio, scavo didattico hanno creato, modificato, interpretato il territorio abitato da una comunità. Così come per un quadro, la lettura può risultare difficoltosa, o per mancanza di codici adeguati in chi guarda o perché il messaggio è dissonante, manca di quell’armonia che ha fatto grandi e immortali certi capolavori della storia dell’arte, parte integrante del patrimonio dell’umanità che, in quanto tale, va conservato per le future generazioni. Navigare il territorio ha acceso una luce su un luogo che rischiava di venir rimosso dalla memoria collettiva nella sua identità di grande porto dell’antichità, nascosto tra viadotti invadenti e visibile solo a pochi. Il lavoro fatto in questi mesi dimostra che esiste una via per la costituzione di una grande area aperta alla fruizione collettiva e che una richiesta in tal senso esiste e merita di essere coltivata.

*Marco Tamaro 7. Navigare il territorio, teatro Direttore della Fondazione Benetton Studi e Ricerche 20 “Portus. Tiberio e la perla del mare”. Un fumetto per conoscere di Paolo Calicchio*

Studiare la storia a scuola leggendo un fumetto e ripercorrere l’epopea romana della costruzione della più grande infrastruttura portuale del Mediterraneo antico con gli occhi di un ragazzo di 20 anni: è questo l’ambizioso intento del progetto educativo scolastico e divulgativo denominato “PORTUS storia di un porto, storia di una città”, ideato e fortemente voluto dell’Assessorato alla Scuola del Comune di Fiumicino, a cui va anche il merito di aver valorizzato giovani talenti del territorio, disegnatori e sceneggiatori, nonché scrittori del comix italiano, con la consulenza scientifica di Renato Sebastiani, responsabile dell’area archeologica di Portus, il quale ha curato l’aspetto documentale del progetto. “Portus. Tiberio e la perla dei mari” è un volume di 50 pagine a colori, il primo di una probabile serie di episodi, la cui sezione fondamentale è rappresentata dalle 40 pagine di cartone animato che narra delle imprese di un bambino, ragazzo, uomo, Tiberio Claudio Eutycus, e della sua famiglia; un protagonista realmente esistito e sepolto nel suo monumento funebre sulla -Severiana, all’interno della splendida, quanto poco conosciuta ai più, necropoli romana di Isola Sacra, nel Comune di Fiumicino. Un personaggio vero, dunque, la cui vita, dallo studio archeologico effettuato, coincide con lo sviluppo dell’area portuale romana imperiale di Ostia-Portus. Tiberio, forse discendente di liberti, di verosimile origine greco- ellenistica, potrebbe impersonare il fermento della società imprenditoriale e commerciale romana del I sec. d.C.; infatti le due metope ai lati della sua iscrizione funeraria, in cui si presenta come costruttore e proprietario nonché inquilino, insieme alla moglie Claudia Mnemonide e alla sua famiglia, di quella tomba a camera, ci suggeriscono quali dovevano essere le sue attività principali. In una lo si vede mentre governa un piccolo vascello a remi, con dei vogatori, forse uno di quei lenuncoli di cui dovevano essere pieni il litorale e i canali di prossimità e collegamento del porto fluviale di Ostia col porto di Claudio e di Traiano e con il Tevere, sulle cui acque scivolavano le merci che arrivavano dalle province dell’impero fino a Roma. Nell’altra metopa la raffigurazione di un mulino con il tipico animale da soma e la grossa macina di pietra legata alla trasformazione del grano in pane, caratteristica della vicina Ostia, città dei grandi magazzini, gli horrea. Tiberio sarebbe un mercante, importatore e trasportatore di cereali, che dalla condizione di liberto e probabilmente aiutato da quella dea fortuna amata e celebrata dalla società romana, la cui sorte e dinamicità era costantemente legata al rischio e all’audacia, è uno degli attori di quel mondo cosmopolita che ruotava attorno all’impianto portuale di Roma imperiale. Questa la storia. Poi la fantastoria che tratteggia Tiberio bambino al ritorno da un viaggio a bordo di una nave da carico e reduce da una tempesta disastrosa in cui perde il padre, inghiottito dai flutti, come tanti marinai e mercanti prima di lui. Il naufragio è, come insegna la mitologia romana, e come rivelerà Nautia, la sacerdotessa del tempio di Ercole, a Tiberio, il frutto del volere degli dei in un pantheon tipicamente animato da sentimenti anche 1. Portus. Tiberio e la perla del mare (Tavole) troppo umani. In questo caso l’ostilità di Nettuno, dio del 21 mare, verso Tiberio, che si traduce in una vera e propria persecuzione da parte di Tritone, figlio di Nettuno, al punto di divenire fobia di Tiberio per il mare. La stessa profezia di Nautia, oltre a confermare l’aspetto negativo del sentimento divino nemico agli Eutichi, predice anche una grande impresa per Tiberio, una lunga, ricca vita per lui e la sua famiglia, e l’incontro conclusivo con l’imperatore Marco Ulpio Traiano, dalle cui mani Tiberio riceverà onorificenze e parole di gratitudine. La seconda scena si apre con Tiberio che, oramai ragazzo, lavora al porto come scaricatore di merci ma anche piccolo trasportatore di granaglie da Portus all’emporium di Roma, lungo il Tevere. Sullo sfondo, da una parte, i magazzini portuali e le navi da carico nel bacino immenso del porto di Claudio, ma anche la città di Ostia con le sue insulae, le sue tabernae in cui i marinai e gli operai, come Tiberio, consumavano il poco tempo libero e i pasti veloci. All’improvviso, e sempre per opera della dea Fortuna, l’incontro con Claudia, la sua futura compagna di vita mortale ed eterna. Claudia, vivace ed esuberante fanciulla dai grandi occhi verdi e dai capelli rossi e voluminosi. Claudia che, al contrario delle fredde matrone romane, schiave della loro rigida nobiltà e ricchezza, esibisce una passionalità rilevante e un carattere forte che lasciano abbagliato Tiberio, alle prese fino allora con i rimorsi del passato, l’indifferenza del presente e le paure per l’incerto futuro. Tra i due sboccia l’amore. Ma ecco ancora lo zampino degli dei, che interferiscono con le sorti umane in una perenne dialettica di umano- sovrumano, naturale-metafisico, a spiegare l’assalto di Claudia da parte di gigantesche e malefiche murene che la feriscono a morte. Tiberio, disperato, ricorre alla magia di Nautia, sacerdotessa di Ercole, il semidio amico dell’uomo, la quale gli ricorda la profezia e lo esorta all’azione. Tocca a lui finalmente affrontare le sue paure, il suo destino, il mondo divino avverso se vuole salvare la sua amata. Tocca a lui combattere e trasformare quel ragazzo operaio del porto in un eroe capace di affrontare le forze sovrumane. Tocca a lui andare oltre se stesso e brandire le armi di Ercole per sconfiggere il proprio destino e la maledizione che incombe su di lui, sulla sua Claudia e sulla sua discendenza. La scena ora si sposta in mare. Tiberio è sul suo piccolo vascello, il suo amico di una vita. Ha vinto le sue paure. Ha chiesto perdono al padre e veleggia celere verso Tritone e Nettuno. È deciso ad affrontarli con i poteri e le armi di Ercole. Si libera di Tritone immediatamente ed eccolo al cospetto di Nettuno. Un uomo con armi di semidio dinnanzi all’onnipotenza divina. Si svela il mistero dell’odio di Nettuno per gli Eutichi. Il padre di Tiberio aveva rapito, per amore, molti anni prima, la figlia del dio; la madre di Tiberio è dunque di stirpe divina. Ma Nettuno vuole la sua vendetta e la sua preda. Non basta il padre preso molti anni addietro. Adesso desidera anche il figlio a risarcimento del tolto. In possesso di Nettuno la perla del mare. Un oggetto misterioso e magico che attribuisce al possessore l’abilità di fare fortuna nel commercio e nella vita o quella di salvare la vita a un proprio congiunto. E Nettuno gioca la sua carta: Tiberio dovrà scegliere: la vita di Claudia in cambio della sua. Sarà Tiberio l’ennesimo uomo avido che aspira, senza talento, al potere, passando sopra gli affetti, ai sentimenti e alla vita? Tiberio sceglie 22 portuale di Claudio e Traiano. Trovano spazio nelle schede anche spiegazioni, appositamente studiate per bambini di quinta elementare, e dunque molto semplici, riguardanti la storia della Necropoli della Via Flavia- Severiana e un’analisi dei commerci, delle navi romane e delle anfore da carico. Nel testo a fumetti sono inseriti vocaboli in latino, con un piccolo glossario e traduzione; e sono anche inseriti riferimenti puntuali alla vita quotidiana del cittadino romano del I sec. a.C.: le credenze religiose, il matrimonio romano, accenni alla monetazione imperiale, molto importante anche per la riproduzione delle strutture architettoniche del Porto Romano, oltre che una verosimile ricostruzione dello skyline del porto, dei magazzini, del palazzo imperiale, delle navi e del leggendario Faro di Fiumicino. Il progetto ha ottenuto l’alto patrocinio del MiBACT, della Soprintendenza Speciale per il Colosseo e del Parco Archeologico di Ostia antica, il patrocinio della Presidenza della Regione Lazio e il patrocinio della Città di Fiumicino.

*Paolo Calicchio Assessore allo Sport del Comune di Fiumicino

“Tiberio e la perla dei mari” Sceneggiatura: Giacomo Pucci; disegni: Valerio Chiola; colori: Debora Pacifico; grafica: 4DRG

2. Portus. Tiberio e la perla del mare (Tavole)

l’amore per Claudia, offrendo se stesso in cambio della guarigione di lei. Ma compirà il miracolo di salvare anche se stesso, riuscendo a liberarsi dai vortici di Nettuno e sciogliendo, momentaneamente, l’incantesimo mortale della vendetta del dio del Mare. La terza e ultima scena vede Tiberio e Claudia molti anni dopo, oramai adulti e realizzati, insieme alla loro famiglia felice mentre si recano, su invito del Prefetto del porto a colloquio con l’Imperatore Traiano, vincitore di guerre lontane e costruttore del nuovo porto di Roma, più sicuro per gli attracchi delle navi onerarie e più funzionale per la Città Eterna. L’imperatore lo attende nel leggendario palazzo dalle cento colonne, sulle rive del mare, insieme ad Apollodoro di Damasco, il fido ingegnere delle imprese militari e civili dell’imperatore stesso. Conferisce a Tiberio la più alta delle onorificenze per un uomo del suo tempo: il medaglione imperiale a conferma della gratitudine di Roma e delle ottime qualità imprenditoriali della famiglia Eutica e di Tiberio. La profezia si compie nella generale consapevolezza che il giusto ha sempre la sua meritata ricompensa, in vita e oltre la vita. Perché Tiberio e la sua discendenza verranno per sempre ricordati come modello del corretto civis romanus. L’ultima pagina ritrae il sepolcro dove Tiberio riposa, in pace con gli Dei, insieme alla sua amata Claudia Mnemonide. Il libro a fumetti è parte integrante del progetto educativo destinato, a titolo gratuito, ai bambini delle elementari del Comune di Fiumicino, ed è corredato da schede conoscitive sulla storia della città di Ostia, e il sistema 3. Portus. Tiberio e la perla del mare (Tavole) Dal museo al museo: il progetto del 23 nuovo Museo delle Navi di Stefano Borghini*, Cristina Collettini*, Maria Teresa Donzelli*, Renato Sebastiani*

Il Museo delle Navi romane si trova oggi su un ciglio della via Alessandro Guidoni a Fiumicino, asse stradale che collega le strutture aeroportuali alla rotatoria di Piazza Umberto Nobile, punto di smistamento del traffico automobilistico che, dall’aeroporto o dalla A91, distribuisce verso gli insediamenti di Fiumicino, Isola Sacra e Ostia. Niente farebbe pensare oggi che in realtà le strutture del piccolo museo poggiano su un terreno alluvionale che ha insabbiato il bacino del principale porto del Mediterraneo 1. Fiumicino 1 durante lo scavo 1959 (Archivio Parco antico, e che ospita cinque imbarcazioni di età romana nel Archeologico di Ostia antica) luogo del loro ritrovamento. In un primo tempo il padiglione che costituisce il museo venne costruito e usato come deposito e laboratorio di divisione degli spazi a terra, una sorta di contenitore delle restauro per i relitti delle navi, rinvenuti tra il 1958 e il 1965 imbarcazioni, strutturato in modo da poter osservare le durante i lavori di costruzione dell’aeroporto internazionale navi senza ostacoli visivi. Leonardo da Vinci. Gli scafi furono trattati a lungo con In questo quadro concettuale, il nuovo intervento si resine e vennero restaurate le parti lignee danneggiate. concentrerà sul recupero strutturale dell’edificio, in Il Museo, costruito a partire del 1966, è stato concepito particolare la copertura, il completamento delle rifiniture come un grande contenitore lungo 33.5 m e largo 22 delle superfici murarie e il rifacimento della pavimentazione. m. Sul lato sinistro si trova un piccolo blocco aggiunto, Saranno eliminati alcuni elementi lignei di divisione adibito a uffici e locali di servizio. dello spazio della sala espositiva, in modo da ridurre La struttura portante è costituita da un telaio in acciaio, la formazione di organismi nocivi alla conservazione il tetto a falde è caratterizzato da testate a padiglione e dei reperti e da permettere la nuova organizzazione del la tamponatura esterna in muratura è interposta tra le percorso di visita. campate. Al suo interno, le navi sono sorrette da telai La sostituzione degli infissi perimetrali esistenti con in metallo costituiti dal minor numero possibile di pezzi, altri di minor conduttività termica, insieme a una in modo da mantenere in posizione ottimale e sicura i corretta climatizzazione, contribuiranno all’efficienza delicati elementi lignei delle imbarcazioni. del microclima interno, alla salvaguardia del materiale Il museo venne inaugurato nel 1979 e presentava un ospitato e al benessere climatico dei visitatori. allestimento di avanguardia per i tempi, con strumenti Esternamente verrà modificata l’area d’ingresso sia nella interattivi e una esposizione di materiali che raccontava pavimentazione antistante che nell’apertura di accesso non solo la tecnica della costruzione navale in età al museo, al fine di renderla più funzionale e allo stesso romana, ma anche le rotte, i porti e la rete commerciale tempo un elemento caratterizzante il museo stesso al suo del Mediterraneo antico. ingresso: un portale semplice, in muratura incorniciato Chiuso nel 2002 per motivi strutturali, il museo conserva da nastri in vetro, a creare un significativo impatto visivo ancora le sue navi mantenute e protette nel tempo. Nonostante e ottimizzando la semplicità geometrica dell’edificio. diversi interventi eseguiti nel corso degli anni il museo non è Le pareti perimetrali, all’esterno, saranno rivestite in ancora agibile in sicurezza ed è chiuso al pubblico. L’obiettivo che ci siamo posti è di riaprirlo il più rapidamente possibile con un nuovo allestimento, restituendo alla collettività un patrimonio prezioso e un importante strumento culturale. Il progetto prevede due fasi distinte: il recupero e il nuovo allestimento della struttura esistente con la riapertura del museo al pubblico; il successivo ampliamento con una nuova struttura che aumenti la capacità espositiva e comunicativa del Museo delle Navi.

Prima fase: allestimento e riapertura del museo esistente

Il progetto di ristrutturazione e allestimento dell’edificio esistente è stato pensato nel rispetto dell’impostazione 2. Fiumicino 1 e 2 al momento della sistemazione nel Museo delle originaria del museo: un grande hangar con una Navi 1979 (foto Archivio Parco Archeologico di Ostia antica R4485-6) 24 travertino, materiale ampiamente utilizzato nell’antica Roma come elemento strutturale ed estetico. La scelta del rivestimento delle pareti esterne è stata determinata come completamento della valorizzazione dello stabile, concorrendo all’armonia complessiva del successivo ampliamento della struttura. Il nuovo progetto di allestimento attraverso l’uso della tecnologia, resa il più possibile avvolgente ed emotivamente coinvolgente, vuole tentare di riportare le navi conservate all’interno dello spazio museale al loro originario ambiente marino. L’intervento prevede la realizzazione di un percorso in quota dotato di passerelle su entrambi i lati lunghi del museo, i quali, oltre a costituire un camminamento in grado di fornire una vista privilegiata delle navi dall’alto e un colpo 4. Museo delle Navi. Vista esterna prima fase d’intervento d’occhio unitario e d’insieme sulle stesse, costituisce il (rendering M. T. Donzelli) sostegno per una serie di apparati multimediali pensati per proiettare sulle pareti al di sotto della passerella stessa, una serie di contenuti multimediali utili alla visita, a cui si affiancano grandi pannelli e le vetrine con i materiali che accompagnano il racconto.

5. Prima fase di intervento. Vista interno 1 (rendering M. T. Donzelli)

3. Foto del molo settentrionale di Claudio con il Museo delle Navi

I contenuti multimediali, la storia di Portus, il sistema di rete portuale dell’impero, la storia della navigazione e delle tecniche costruttive navali, potrebbero essere attivati direttamente dai visitatori semplicemente con il loro movimento fisico all’interno dei corridoi laterali del museo. Un sistema di sensori o di rilevatori di movimento potrebbero quindi far innescare la proiezione dei contenuti sulla parete che si trova immediatamente di fronte al visitatore, coinvolgendolo in una sorta di fruizione ludica, alla scoperta dei contenuti proposti dai curatori. 6. Prima fase di intervento. Vista interno 2 (rendering M. T. Donzelli) Tuttavia, in assenza del movimento dei visitatori, le strumentazioni andrebbero a proiettare, senza soluzione di continuità, una sorta di gigantesco “screensaver” costituito da due panorami in grado di occupare l’intero sviluppo trovarsi veramente sulla linea di galleggiamento della delle due pareti laterali del museo, con le ricostruzioni cresta del mare, come la carena di un imbarcazione. virtuali delle strutture dei moli settentrionale e meridionale Sotto gli scafi delle navi antiche, effetti di luce basati del Porto di Claudio, visti dal suo stesso bacino. Due sui colori, sui giochi d’ombra prodotti dalle caustiche lunghe quinte teatrali in grado di riproporre il paesaggio dell’acqua e su effetti sonori di sciabordio, accompagnano antropico scomparso dell’antico porto. Un animazione la visita. L’intento è quello di ricostruire virtualmente ed della superficie marina realizzata con un effetto di camera emotivamente l’ambientazione portuale in cui le navi erano a cavallo del pelo dell’acqua, darebbe la sensazione di originariamente collocate. Il tutto con un triplice scopo insieme archeologico, scoperta con il visitatore che è invitato a percorrere l’intero 25 architettonico e museografico: riprodurre le condizioni spazio espositivo per rivelarne i contenuti narrati. topografiche di un sito profondamente mutato e del tutto trasformato nel tempo, contestualizzando i ritrovamenti navali all’interno del loro originario ambiente marittimo, Seconda fase: ampliamento del museo da una parte; dilatare virtualmente fino a un’ideale linea di orizzonte esterna l’angusto spazio architettonico del piccolo L’intervento di ampliamento dell’attuale Museo delle museo, dall’altra; infine, instaurare un rapporto ludico e di Navi mira, come già detto, ad accrescerne la capacità espositiva e comunicativa. Il progetto vuole creare uno spazio caratterizzato da funzioni espositive e ludico- didattiche rivolte ai più giovani. Contemporaneamente ha l’ambizione di diventare un polo museale che si presenti come luogo di offerta culturale e formativa centrale per il territorio di Fiumicino, del litorale romano e per la caratterizzazione dell’aeroporto come hub culturale. Il nuovo museo ha l’ambizione di rafforzare, inoltre, il ruolo di centro di ricerca a livello nazionale e internazionale che già caratterizza il complesso di Portus. La seconda fase prevede la realizzazione di un nuovo edificio, concepito come un insieme di volumi articolati, ognuno caratterizzato dallo svolgimento di attività diverse,

7. Prima fase di intervento. Vista interno 3 (rendering M. T. Donzelli)

10. Seconda fase: Pianta

uniti da un percorso interno che mette in relazione le differenti funzioni: 8. Prima fase: pianta 1. un blocco espositivo in due corpi, polivalente e quindi facilmente trasformabile negli allestimenti, fino a poter diventare lo spazio per accogliere nuovi relitti di navi; 2. un blocco adibito in parte a uffici, in parte a spazi ludico-didattici e a un laboratorio per la realizzazione di modelli; 3. un blocco destinato a servizi per il pubblico (caffetteria, negozio, servizi igienici, ecc.); 4. una sala per conferenze, l’elemento rappresentativo della nuova struttura, geometricamente contraddistinta dalla sua forma esagonale che richiama la conformazione dell’antico Porto di Traiano. Nello stesso blocco sono inglobati gli spazi riservati a mostre temporanee, che cingono la parte centrale del volume, dedicata specificamente a convegni. Questo spazio è pensato in modo che le mostre siano visibili anche dall’esterno grazie alle superfici vetrate perimetrali. Questo volume inoltre 9. Museo delle Navi. Vista esterna seconda fase d’intervento identifica e accompagna l’ingresso della nuova struttura. (rendering M. T. Donzelli) Architettonicamente gli elementi che compongono 26 il complesso si presentano come forme compatte porti imperiali di Claudio e Traiano (ca. 35 ettari di parco spezzate da superfici trasparenti. Il rivestimento archeologico demaniale) ma dell’insieme del nuovo prevalentemente in metallo color rame rievoca un Parco Archeologico di Ostia Antica, alla cui funzione di materiale molto utilizzato nell’antichità, compresa l’età centro culturale del litorale romano e di luogo privilegiato romana. L’inserimento di superfici in travertino aggiunge di comprensione del principale sistema infrastrutturale all’insieme un materiale a contenuto storico rimanendo romano, ci auguriamo possa dare un grande contributo. in sintonia con la struttura esistente. Il progetto del nuovo Museo delle Navi non ha dunque solo l’obiettivo, fondamentale, di riaprirlo al pubblico, ma *Stefano Borghini, *Cristina Collettini, *Maria Teresa Donzelli, ha anche l’ambizione di renderlo un punto qualificante di *Renato Sebastiani un comprensorio di grande valore naturalistico e storico. Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’Area Archeologica Il Museo è la “porta nord” non solo del complesso dei Centrale di Roma/Parco Archeologico di Ostia Antica

Accoglienza a un luogo, un riconoscimento reciproco, anche se diverse di Stefania Pietrini, Franca Tortora (Parco Archeologico di Ostia Antica) sono le professionalità e soprattutto le persone. Affinché le idee-sogno si trasformino sempre più in realtà siamo convinte che ognuno di noi debba essere coinvolto e L’Accoglienza è una delle specifiche del nostro profilo riconosciuto professionalmente anche nel suo piccolo ruolo. professionale, quella che, secondo noi, più rappresenta il A testimonianza di quanto detto finora ci piace riportare senso del nostro lavoro. una frase presa dalla mail inviataci da una visitatrice: “(...) Svolgere la propria attività in un sito archeologico, Invito il Ministero a ricordarsi di questi loro dipendenti straordinario sotto tutti gli aspetti come Portus, aiuta perché è anche attraverso loro che cresce la passione per certamente a essere ben disposti verso il pubblico che ci la cultura e la bellezza del nostro paese e dare più risorse viene a trovare. Ma anche la possibilità di collaborare nel agli stessi per poter gestire questi siti archeologici che, corso degli anni, più di trenta, con funzionari del Ministero senza persone di questo livello, sarebbero completamente disponibili, aperti e innovativi, ci ha permesso di conoscere spenti e senza vita, solo storia (…)”. e acquisire il senso dell’Accoglienza e di maturare in un lavoro apparentemente semplice e poco gratificante. La nostra crescita è iniziata lentamente, attraverso piccoli progetti e imparando a conoscere e ad analizzare idee ed esigenze nostre e dei visitatori. Il primo piccolo passo, siamo negli anni ’90 del secolo passato, è stato trovare un interlocutore disposto a promuovere un sito conosciuto solo da pochi addetti ai lavori. Così, procedendo a passi via via più grandi, sono iniziate una serie di collaborazioni con istituzioni, associazioni, enti che hanno dato luogo a manifestazioni culturali, eventi sportivi, stagioni teatrali e progetti dedicati alle scuole. Le iniziative, i progetti che hanno consentito all’area archeologica del Porto di Traiano di vivere e a noi di costruire concretamente il nostro lavoro. Abbiamo 1. Visite guidate nell’ambito del progetto “Navigare il territorio” studiato il nostro sito, imparato sul campo, applicato ciò che apprendevamo, sperimentando le tante forme possibili dell’Accoglienza. Il cammino è continuato, non sempre con passi sicuri, ma è continuato. Proprio dalle iniziative dedicate alle scuole arriviamo, tra gli altri, a un successo recente: “Navigare il Territorio”, progetto che concretizza la nostra idea- sogno di accogliere il pubblico fornendo una serie di stimoli alla conoscenza che possano indurre chi ha partecipato a voler tornare, a portare altre persone, a divulgare, a scrivere. In concreto a condividere e proteggere uno dei luoghi che compongono il nostro Patrimonio Culturale. Inoltre quest’ ultima esperienza ci ha insegnato che, per realizzare un buon prodotto, è necessario avere un obiettivo comune, una comune passione, una comune appartenenza 2. Il casale Torlonia, sede dei laboratori didattici (foto F. Tortora) Portus: finestra della Roma imperiale Beni Archeologici di Roma (adesso il Parco Archeologico 27 sul Mediterraneo di Ostia Antica), la British School at Rome e l’University di Simon Keay* of Southampton, porta avanti un articolato progetto di indagini archeologiche in particolare nell’area del cosiddetto Palazzo Imperiale e i Navalia, al centro del Portus, le cui vestigia si stagliano ancora oggi a ridosso complesso portuale, con lo scopo di comprendere meglio dell’attuale aeroporto di Fiumicino, fu il principale il funzionamento dell’intero insediamento portuale e porto marittimo della Roma imperiale e svolse un ruolo ricostruire su basi scientifiche la frenetica vita commerciale fondamentale nell’approvvigionare la Capitale di alimenti del porto marittimo, come doveva apparire ai viaggiatori e merci provenienti da tutto il Mediterraneo, tra la metà antichi che vi attraccavano per raggiungere Roma. del I e il VI secolo d.C. Del primo impianto portuale, ampio 200 ettari, e risalente A Rodolfo Lanciani (1868) si deve il primo resoconto all’imperatore Claudio ma inaugurato sotto Nerone, dettagliato sulle rovine di Portus, al quale fece seguito sono ancora oggi visibili alcuni tratti dei moli, il piccolo

1. Rodolfo Lanciani. Pianta di Portus 1868 una serie di studi archeologici, inclusi quelli di Giuseppe bacino interno (Darsena) e il Portico, dalle caratteristiche Lugli e Goffredo Filibeck (1935). Otello Testaguzza (1970) “colonnacce”, che in origine si affacciava direttamente sul documentò poi i resti del porto di Claudio venuti alla luce porto, oggi completamente interrato. Del sito del famoso negli anni Sessanta del secolo scorso, durante i lavori faro, citato da Plinio e raffigurato su monete, rilievi e per la realizzazione dell’aeroporto. In tempi a noi più mosaici romani, rimane poco. Due canali mettevano vicini la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Ostia in comunicazione il porto di Claudio con il Tevere per (MaNNuCCi 1992) prima e una indagine geofisica estensiva consentire di trasbordare i carichi dalle navi, provenienti (Keay et Al. 2005) poi hanno riportato l’attenzione della da tutte le province dell’Impero, sulle imbarcazioni fluviali ricerca scientifica sull’intero complesso portuale, che nel che risalivano fino a Roma, andando così a completare il momento di massima estensione arrivò a coprire circa già esistente porto fluviale di Ostia Antica, posto a 3 km di 3,5 kmq. distanza verso sud. Sulla sponda sud del canale principale Il Portus Project (www.portusproject.org) dal 2007 ad oggi, (la cosiddetta Fossa Traiana, attuale Canale di Fiumicino) in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per i dove si trova Isola Sacra, sorgevano un insediamento e 28

2. Pianta di Portus (Portus Project)

una necropoli connessi a Portus e attraversati dalla via Flavia, che collegava Portus a Ostia Antica. Il secondo bacino (32 ettari) dalla caratteristica forma esagonale fu costruito dall’imperatore Traiano (probabilmente tra il 110 e il 117 d.C.), su progetto forse del fidato architetto Apollodoro di Damasco; era molto vicino a quello di Claudio al quale era connesso, insieme alla Darsena, attraverso un canale interno. Tutt’intorno al bacino sorse una serie di nuovi imponenti edifici tra cui un tempio, il Palazzo Imperiale, altri edifici amministrativi ad esso associati, un probabile cantiere navale, la navalia imperiale. Il Palazzo Imperiale era un complesso unico che copriva circa 3.4 ettari e dominava i bacini di Claudio e Traiano. I recenti scavi del Portus Project hanno dimostrato che l’edificio era concepito su scala veramente imperiale, con un magnifico colonnato sulla facciata occidentale (Terrazza di Traiano) e, al primo piano, una sequenza di peristili e complessi termali che erano architettonicamente innovativi e lussuosamente decorati. Attività specifiche svolte in questo complesso forse hanno incluso la coordinazione del movimento delle navi fra i bacini di Claudio e Traiano, la allocazione di ormeggi per navi transmarine, lo scarico dei carichi e i loro trasferimenti ai magazzini, il pagamento delle tasse etc. Non ci sono evidenze sicure di chi potesse essere ubicato nell’edificio; una possibilità era quella del procurator annonae ostis, un ufficiale attestato per la prima volta sotto Traiano, e che, normalmente, si ipotizzava fosse stanziato a Ostia. Un’altra possibilità è quella del procurator utriusque portu, attestato 3. Panoramica aerea degli scavi del palazzo imperiale (Portus Project) per la prima volta nel 247 d.C. e che, secondo ipotesi 29 recenti, era responsabile per la vigilanza e il controllo dei due grandi bacini a Porto. I Navalia imperiali erano un altro complesso, ubicato direttamente a est del Palazzo imperiale. Era di forma rettangolare e di grandi dimensioni (240 m X 58 m), costituito da tre grandi sezioni, ognuna delle quali era suddivisa in una sequenza di un corridoio, tre navate strette, un corridoio e una navata ampia; le navate erano usate per la costruzione o riparo di navi da guerra. I recenti scavi suggeriscono che l’edificio era alto circa 27 metri. Vi erano anche vari edifici commerciali e diversi magazzini, come i Grandi Magazzini di Traiano (cfr. l’articolo di BuKowieCKi in questo numero; BuKowieCKi, 4. Palazzo imperiale, scavi 2015, mosaico giardino (Portus Project) BoeTTo 2010). Il nuovo complesso portuale fu connesso a Roma attraverso la realizzazione di un ulteriore canale (il Canale Romano) e il prolungamento della via Campana, ovvero Portuense; fu inoltre collegato a Ostia Antica per mezzo di un nuovo canale che correva parallelo alla via Flavia, fino alla bocca del Tevere. Seguirono altre importanti fasi di sviluppo e cambiamento nella seconda metà del II sec. d.C., quando a Portus furono costruiti i cosiddetti Magazzini di Settimio Severo e molti edifici preesistenti furono restaurati o ampliati. Altri importanti interventi edilizi sono attestati a Portus nel corso del IV sec. d.C., mentre Ostia Antica iniziava il suo declino, in particolare la prima fase della Basilica Portuense, la prima chiesa cristiana documentata a Porto e recentemente scavata sotto la direzione di Lidia Paroli 5. Proposta ricostruttiva dei Navalia (Portus Project) (MaioraNo, Paroli 2013). L’intensa attività commerciale del

6. Resti del portico di Claudio

7. Il bacino esagonale del Porto di Traiano (BSR, S. Keay) 30

9. Vista della terrazza monumentale del palazzo imperiale 8. Pianta ricostruttiva del palazzo imperiale (Portus Project) (Portus Project, S. Keay)

10. Grandi Magazzini di Settimio Severo (BSR, S. Keay)

porto è documentata fino alla metà del V sec. d.C., come Procopio, autore bizantino. All’indomani di tali guerre, con dimostrato dallo studio della ceramica di importazione, la stabile presenza bizantina, il Palazzo Imperiale e le zone rinvenuta nei recenti scavi archeologici che mostrano una circostanti al centro del porto vennero deliberatamente generale diminuzione dei commerci e una contrazione demoliti e il cuore amministrativo spostato nella zona dell’estensione del porto fra il bacino di Traiano e il intorno alla Basilica Portuense, che vide così una nuova Tevere. A seguire la realizzazione del circuito delle mura fase di splendore, anche se in scala più modesta e che (cosiddette Costantiniane), che racchiusero tutti gli edifici continuò ad essere frequentato almeno fino al XIII secolo, intorno al bacino di Traiano e il lato occidentale della come attestano le recenti ricerche condotte in quest’area. Darsena che si affacciava sul bacino di Claudio verso Questi i luoghi che raccontano la storia del porto della 480 d.C. L’intento era ovviamente quello di proteggere Roma imperiale come oggi riusciamo a ricostruire grazie dagli attacchi provenienti dal mare la parte più interna all’analisi puntuale della moderna ricerca scientifica; gli del porto per garantire l’attività commerciale e quindi gli stessi luoghi di cui godiamo l’incanto nel percorso di visita approvvigionamenti fondamentali per Roma. al sito di Porto. Sappiamo poi che nel VI secolo d.C. il bacino di Claudio era già piuttosto insabbiato e gli edifici cominciavano ad essere abbandonati e occupati dalle sepolture. Ciononostante il *Simon Keay porto fu teatro di varie scaramucce tra Ostrogoti e Bizantini Università di Southampton/British School at Rome durante le Guerre Gotiche (535-553 d.C.), raccontate da Approfondimenti I cd. Grandi Magazzini Severiani 31 di Camilla Panzieri (Archeologa)

Il vasto edificio in opera laterizia (190 X 130 X 25 m circa) risale, in base ai bolli laterizi rinvenuti nelle fondazioni, all’età degli Antonini e non dei Severi come si era ritenuto in passato. Il complesso fu edificato in almeno due riprese, dopo che furono demolite strutture precedenti di scarsa entità. La planimetria dei magazzini presenta una forma a L squadrata, con il lato corto parallelo e adiacente alla banchina del bacino esagonale e quello lungo parallelo al canale di imbocco. Le coperture dei vani sono costituite da massicce volte a crociera. Sulla base della capacità portante dei muri e dei pilastri nonché della presenza di diverse rampe di scale si può ipotizzare che la costruzione 1. Carta con localizzazione siti avesse più di un piano.

Portico di Claudio di Camilla Panzieri (Archeologa)

Questo monumentale portico è stato messo in luce nel 1933 durante i lavori di bonifica fatti eseguire dal principe Giovanni Torlonia. In base alle caratteristiche delle colonne, costituite da più rocchi di travertino lasciati intenzionalmente sbozzati e non rifiniti, lo si può attribuire all’epoca di Claudio. Infatti questo tipo di trattamento delle superfici di elementi architettonici trova stretti paralleli con monumenti di Roma risalenti all’età di Claudio (Porta Maggiore e le arcate del Tempio di Claudio sul Celio). L’imponente struttura definiva in maniera monumentale il fronte occidentale del porto di Claudio; presenta una pianta a forma di T poiché si congiunge con un’ampia via colonnata, larga circa 8 m, che corre in direzione est-ovest. Il complesso fu ristrutturato in età traianea (II sec. d.C.) e poi severiana (III sec. d.C.) quando venne inglobato in un grande magazzino in opera laterizia. Uno dei due bracci del portico, le cd. Colonnacce, fu chiuso ai due lati e divenne dunque una sorta di atrio monumentale verso il complesso di edifici destinati all’immagazzinamento delle merci. 3. Grandi Magazzini severiani

Era possibile accedere agli ambienti di stoccaggio direttamente dal porto esagonale, oppure attraverso uno spazio aperto, dal canale di imbocco del porto. Inoltre i vani erano serviti da un ampio corridoio, aperto sull’area centrale con finestre e porte alternate che successivamente vennero tamponate. In età tardoantica le mura difensive della città si impostarono in parte sul perimetro esterno del lato occidentale dei magazzini, rinforzato all’interno con una fodera muraria in opera vittata che comunque non sembra abbia compromesso l’utilizzo dell’edificio. Intorno alla metà del V secolo il complesso, presumibilmente ancora in funzione, subì dei danni causati dall’instabilità del suolo e forse da eventi sismici.

2. Portico di Claudio 32 Ninfeo di Sabrina Violante (Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’Area Archeologica Centrale di Roma)

Nel corso delle indagini condotte nel 1991-1992 dirette da Lidia Paroli, furono riportati alla luce un tratto del canale trasverso su cui si affacciavano edifici di epoca tardoantica e altomedievale, un ninfeo monumentale che testimonia la trasformazione in senso residenziale di questo settore urbano in età tardoantica e una grande 4. La darsena basilica paleocristiana. Il ninfeo mostra caratteristiche riconducibili ad epoca tardoantica: la forma semicircolare con nicchie, attestata La Darsena in fontane di IV sec. d.C., e l’uso di materiali marmorei di Camilla Panzieri (Archeologa) di reimpiego. L’edificio restò in uso probabilmente fino al tardo VII - inizi VIII secolo, periodo al quale sembrano risalire Con questo termine si indica un vasto bacino rettangolare le prime fasi di spoliazione e abbandono, indicate (230 X 48 m circa) che fa parte dell’originario progetto dal riempimento all’interno della fontana, nel quale del porto di Claudio, con funzione di bacino interno, ma sono state rinvenute crustae marmoree, ossa animali e che fu realizzato durante il principato di Nerone, così come ceramiche. Le ultime fasi di obliterazione delle strutture testimonia il rinvenimento di un bollo laterizio recante il sono al pieno IX secolo, mentre successivamente l’area nome di Lucius Iulius Rufus, console nel 67 d.C. Tuttavia la dell’edificio viene rioccupata da una sepoltura databile Darsena ha conosciuto almeno due grandi fasi costruttive, tra la fine del IX e il X secolo. una di età neroniana e una successiva risalente all’epoca Come ipotizzato da Lidia Paroli, data la stretta vicinanza, traianea. Va inoltre ricordato che le banchine del bacino l’edificio potrebbe far parte del complesso residenziale vennero rifoderate con una cortina laterizia in età severiana. tardoantico attestato nell’area successivamente Le ricerche sulla Darsena non sono state ancora pienamente occupata dalla basilica, una domus dei primi decenni del sviluppate. La profondità è stimata intorno agli 8 metri, ma IV secolo (320-330 d.C.). Se così fosse, tuttavia, le due non è stato possibile stabilire se il fondo fosse pavimentato strutture devono avere avuto destini differenti: infatti, già come il bacino esagonale e parte della Fossa Traiana. È nell’ultimo quarto del IV secolo la domus nell’area della certo tuttavia che le sponde, analogamente al Porto di basilica viene coinvolta nella grande ristrutturazione che Traiano, erano costruite a “scarpa” in modo da attenuare porta alla realizzazione di un’aula di rappresentanza il moto ondoso. Il bacino, a giudicare dalle dimensioni o di culto articolata in tre navate (MaioraNo, Paroli e dalla tipologia delle bitte d’ormeggio, era destinato 2013, n. 36, in part. pp. 61-79: edificio 13), mentre ad accogliere imbarcazioni di piccolo cabotaggio ed il ninfeo sembra restare apparentemente in uso fino al era utilizzato verosimilmente come rimessaggio delle tardo VII secolo, periodo a cui risalgono le prime fasi imbarcazioni destinate alla navigazione fluviale. di abbandono.

5. Il Ninfeo 33

Portus. Portico di Claudio (foto F. Tortora) 34

Portus. Autunno nei cd. Grandi Magazzini di Traiano (foto F. Tortora) dei profili ondulati e dei rilievi alti una ventina di metri, di 35 conseguenza l’impaludamento di tratti di pianura costiera e i processi di interramento della zona con il progressivo allontanamento del Porto di Traiano dal mare. Sappiamo che nel XV secolo, all’inizio dell’età moderna, l’intero bacino era ormai completamente insabbiato e trasformato in palude. Le indagini geognostiche recenti hanno evidenziato nell’area del porto di Claudio e in quella di Traiano le componenti sabbiose-limose-argillose del terreno stratificate in modo diverso a seconda si tratti di riporti marini o fluviali. Un terreno altamente impermeabile che non facilita il deflusso delle acque meteoriche o alluvionali e che anche ultimamente ha reso necessari interventi di drenaggio di superficie per l’irregimentazione e smaltimento delle acque in esubero. Nel 1924 Giovanni Torlonia, con l’intento di trasformare il sito in tenuta agricola modello, diede inizio a quelle opere di bonifica idraulica e di piantumazione che trasformarono radicalmente l’area quale noi possiamo vederla, nelle sue linee essenziali, ancora oggi (fig. 2). All’enorme importanza archeologica del sito si accompagna quella naturalistica. Il patrimonio arboreo sebbene “costruito” nei primi anni del XX secolo può senza dubbio considerarsi storico. Le specie impiegate sono di tipo comune, ampiamente diffuse 1. Portus. Area del Portico di Claudio nel territorio nazionale, specie ben adattabili al clima e

Il paesaggio di Portus di Gabriella Strano*

Il parco archeologico del Porto di Claudio e Traiano si caratterizza per il forte connubio tra il sistema delle architetture dell’antico impianto portuale, oggi allo stato di rudere, il patrimonio arboreo e la presenza degli specchi d’acqua, in una unità armonica resa suggestiva dalle tracce che il tempo ha impresso sulle antiche vestigia e dell’ambiente creato con la bonifica delle paludi nei primi decenni del 1900. L’insieme forma un paesaggio di grandissimo valore culturale e naturale. La storia ha forgiato e fuso gli elementi 2. Portus. Il casale Torlonia nell’area archeologica e naturalistica demaniale di Portus e li ha magistralmente rinaturalizzati (fig. 1). Il parco sorge sul terreno di sedimentazione che in circa duemila anni si è depositato nell’antico bacino portuale. L’impianto, fin dalla nascita, ha sofferto il problema dell’insabbiamento: grandi quantità di detriti fluviali e marini si andavano a depositare lungo la costa aumentandone la linea e alzando i fondali. Pur non essendo chiaro quando il processo di insabbiamento bloccò definitivamente gli accessi ai bacini di Claudio e Traiano, questo doveva essere a uno stadio molto avanzato nel Medioevo. Il periodo di clima più caldo sopravvenuto tra l’800 e il 1200, definito Optimum Climatico medievale, avrebbe provocato un parziale scioglimento dei ghiacci polari e continentali col conseguente innalzamento del livello dei mari. È evidente che la presenza del cordone di dune alluvionali litoranee formatesi in età storica per azione del Tevere ha reso difficoltoso il deflusso delle masse d’acqua dei 3. Tamerici (Tamarix gallica) nell’area archeologica e naturalistica fiumi nel mare. Le dune, oggi scomparse, presentavano demaniale di Portus 36 un’area pesantemente inselvatichita per la presenza di vegetazione infestante che ne rendeva pressoché impossibile l’accesso e che crescendo a ridosso o dentro i manufatti antichi ne pregiudicava la stabilità, soffocando altre specie di grande importanza botanica (fig. 5). Quando si parla di piante infestanti bisogna sottolineare che, in accordo con la definizione data dal Terminology Commitee of the Weed Science Society of America, “possono considerarsi infestanti nell’accezione di specie vegetali presenti laddove non sono desiderate”. Nel parco rivestono carattere di infestanti piante che in altri contesti, e in alcuni ambiti del parco stesso, sono di importante valenza paesaggistica. Il criterio adottato per la sistemazione del Parco archeologico 4. Portus. Pioppi davanti alla facciata del Palazzo Imperiale è stato quello di consentire la lettura dell’antico impianto portuale nel rispetto e nella valorizzazione dell’importante patrimonio arboreo. Nella prima fase d’intervento sono al substrato, in grado di svolgere compiti ben precisi, ad state eliminate le superfetazioni e i materiali in abbandono esempio come diaframma di protezione dai venti marini presenti nell’area, recisi gli alberi morti in pianta e quelli (tamarix gallica) o come l’Eucalyptus globulus adatte ad con patologie irreversibili. Interventi di potatura e di bonifica assorbire l’acqua in eccesso nel terreno (fig. 3). hanno alleggerito le chiome, eliminato i rami spezzati, liberato Le uniche linee estetiche e geometriche riconoscibili i fusti e le chiome dai rampicanti. Sono state sacrificate sono quelle dei filari di alberi, Platanus ibrida, Cupressus piante insistenti sulle murature solo nei casi di intervento di sempervirens, Pinus pinea, Quercus ilex, Eucalyptus consolidamento e restauro, e in tempi sincronici a questo. globulus, lungo i viali e intorno alla darsena. Eliminare le radici infiltrate nei muri o negli intonaci senza Alla tenuta agricola “modello” è seguito un uso improprio intervenire tempestivamente sul recupero della muratura dell’area quale zoo-safari e l’abbandono fino al momento aumenta la disgregazione e crea dei percorsi privilegiati per dell’acquisizione al Demanio dello Stato. l’acqua piovana. Nei primi anni di lavoro inevitabilmente si è La vegetazione seminaturale che si trova nel parco, anche creata una situazione di alterazione degli equilibri ecologici se notevolmente depauperata, è strettamente collegata a che si erano andati formando soprattutto nell’ultima fase quella che si trovava nella zona e nelle aree circostanti di abbandono. Le alberature avevano sviluppato un forte nel passato. Appartiene soprattutto ai lecceti mesofili: indirizzo verso l’alto. Le folte chiome fungevano anche da lecci, allori, viburni e, nelle zone più umide, alla serie sostegno reciproco riducendo così il bisogno di sviluppo dei boschi igrofili con salici e pioppi (fig. 4). Plinio il dell’apparato radicale. Nel momento dell’alleggerimento giovane, vissuto proprio negli anni della costruzione dei delle parti aeree si sono verificati crolli di alberature con porti imperiali, nella sua lettera all’amico Gallo descrive difetti nell’impianto radicale. Gli interventi successivi sono la sua villa Laurentina a 17 miglia da Roma e parla dei stati mirati a garantire la maggior sicurezza possibile in boschi che vede dalla sua finestra verso il mare. Oltre alla ordine di stabilità della pianta, soprattutto di quelle poste vegetazione arborea erano presenti gli arbusteti sclerofilli lungo i viali di percorrenza. sempreverdi di lentischi, siliquastri e corbezzoli. La chiave di lettura della sistemazione è stata quella di La situazione che si presentava all’inizio dell’intervento mantenere una vegetazione bassa a carattere prativo di riqualificazione della zona demaniale come Parco in quelle aree dove prima era il mare per consentire, in Archeologico Naturalistico (1997-1998) era quella di un’area ormai completamente interrata, la spazialità dello sguardo e l’idea delle acque nel bacino portuale (fig. 6). Un accorgimento simile, ma con applicazione quasi opposta, è stato adottato nell’antica darsena dove è stata mantenuta la vegetazione palustre, composta da canne (Arundo donax), cannuccia (Phragmites australis), tife (Typha angustifolia) e giunchi (Juncus effusus), che aveva preso possesso dell’ambito riproponendo la visione degli antichi stagni che componevano il paesaggio prima della bonifica della fine del XIX secolo; un ecosistema di notevole valenza biologica e paesaggistica nonché sensoriale: le canne ondeggiando al vento ricordano il movimento e il rumore del mare. La presenza di zone umide e, nello specifico, il biotopo acquatico nella grande darsena sono uno dei fattori più importanti, e che necessitano di attenzione e tutela, per la difesa della biodiversità nel parco archeologico oggi e nel suo sviluppo futuro. Una parte della darsena rientra nella 5. Portus. Bonifica demaniale dopo l’esproprio dell'area dell’ex fascia di rispetto del SIC (Siti di Interesse Comunitario), zoosafari (1997-98) inoltre il sito comprende oltre i propri confini “aree core” ovvero “aree di interesse naturalistico già sottoposte a 37 vincoli e normative”, caratterizzate nel suo intorno da un “area buffer”, ovvero “serbatoi di naturalità a contatto con aree core con presenza di flora, fauna e vegetazione di notevole interesse conservazionistico e biogeografico” e con la Zona a Protezione Speciale (ZPS) IT6030026 istituita ai sensi della direttiva comunitaria 79/409/CEE “Uccelli” e 2009/147/CE all’interno della Rete Natura 2000. Dal punto di vista strettamente naturalistico un altro aspetto di notevole interesse è costituito dai boschetti di leccio e dall’associazione subigrofila ad alloro (Laurus nobilis) e fico selvatico (Ficus carica), di grande interesse per il suo carattere di relitto terziario; è presente in tutta l’area archeologica ma, per il suo carattere di infestante, dannosa per le strutture murarie antiche, viene contenuta 6. Portus. Canale d’ingresso al Porto di Traiano con interventi di bonifica ordinaria. È stata mantenuta tutta la vegetazione che incombe nei piani superiori dei magazzini portuali in quanto zone industriali, artigianali e commerciali accelerando in archeologicamente totalmente perduti, intervenendo maniera incontrollata il processo di urbanizzazione. solo nelle situazioni di grave appesantimento delle volte Il parco archeologico con i suoi 33 ettari di area a verde con rischio di crolli o cedimenti. La vegetazione che vi si rappresenta una sacca ambientale, un importante sistema da è sviluppata è quella tipica dell’areale: mirto, lentisco salvaguardare per lo sviluppo degli ecosistemi, l’abbondanza e phyllirea, divenendo frammento prezioso di quella e la distribuzione degli organismi e la biodiversità nel contesto evoluzione biologica naturale potenziale a cui tende un’area dell’ambiente protetto che racchiude, di cui beneficiare non sottoposta a interventi antropici. Un puntuale intervento come mitigatore degli impatti ambientali sul territorio. di consolidamento strutturale, in parte già attuato, permette Lo dimostrano anche le recenti analisi sulla presenza della di preservare i manufatti dai danni degli apparati radicali e vegetazione di tipo lichenica, epilitica, come verrucaria la conservazione di entrambe i patrimoni. marmorea, Gyalecta jenasis, Lepraria incana, e d e p i f i t i c a c o m e Le grandi alberature presenti nel parco sono attualmente diploicia canescens che ha avuto un importante incremento 2.200, piantate nel periodo della bonifica, 1924-1930, rispetto a quella registrata agli inizi degli interventi di bonifica in grande prevalenza pini (Pinus pinea) (fig. 7) e hanno demaniali del 1998. Il periodo dell’abbandono aveva raggiunto il massimo stadio di accrescimento; gli esemplari favorito lo sviluppo di una folta vegetazione fanerogamica, vengono monitorati col metodo VTA (Visual Tree Assessment: che riducendo drasticamente la luminosità aveva impedito valutazione visiva dell’albero su basi biomeccaniche) per la la colonizzazione dei licheni, notevolmente condizionati diagnostica di patologie e problemi di stabilità per garantire dal fattore illuminazione. L’incremento degli ultimi anni è la sicurezza del bene e dei fruitori del Parco. Nell’area è confortante poiché è ormai ben accertata l’importanza dei presente la vegetazione igrofila con esemplari di pioppo licheni come bioindicatori della qualità dell’aria sia con la bianco (Populus alba), pioppo nero (Populus nigra), salice loro presenza che, ancor più, con la loro assenza. bianco (Salix alba). È una vegetazione importante tipica delle zone umide e con presenza di canali o fiumi. La sua presenza costituisce un importante corridoio biologico, *Gabriella Strano frammenti del pioppeto-saliceto si rinvengono fin nel centro Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’Area Archeologica di Roma e tornano a essere sviluppati nell’area nord della Centrale di Roma/Parco Archeologico di Ostia Antica città, per ricollegarsi poi al tratto extraurbano del Tevere. Nella sistemazione del Parco, in cui la dualità archeologico-naturalistico tende a diventare un unicum, l’introduzione degli elementi atti all’accoglienza e alla sicurezza dei fruitori sono stati oggetto di accurate scelte per contestualizzare i materiali utilizzati con quelli propri, storici, del luogo: il tufo e il travertino per le panchine e le fontanelle, il legno riciclato dalle potature per la messa in opera delle staccionate dendromorfe con cui sono stati messi in sicurezza gli argini del canale interno, il cd. Traianello, fanno sì che il bisogno primario della sicurezza e della funzionalità non interferisca con la difesa della naturalità del sito. Non dimentichiamo che il Parco insiste su un territorio che nel corso del XX secolo ha subito una vera e propria aggressione edilizia. Dalla costruzione del grande aeroporto di Roma Leonardo da Vinci e con il Piano Regolatore Generale del 1962 l’area litoranea a nord del Tevere è stata destinata alla realizzazione di infrastrutture, 7. Pini a Portus 38 I Grandi Magazzini cd. di Traiano della Fossa cd. Traiana fino all’estremità nord del lungo di Evelyne Bukowiecki* molo nord-sud. La monumentalità di questa lunghissima facciata marittima, ricordata da una moneta di Nerone del 64 d. C. (fig. 3), era sicuramente la prima cosa che le navi Nel cuore del sistema portuale voluto da Claudio in arrivo avvistavano, dopo il faro (fig. 4). e completato da Traiano e dai suoi successori, un Il complesso di stoccaggio sembra svilupparsi prima monumento emblematico dell’ambizione imperiale per simmetricamente a un asse centrale segnato dalla il nuovo porto di Roma è molto bene rappresentato dai Strada Colonnata (fig. 5) e poi da due assi secondari, Grandi Magazzini cd. di Traiano. Un recentissimo studio quali la Darsena a nord e il cortile erroneamente ha permesso di capire meglio l’estensione di questo battezzato “Foro olitorio”, a sud. Nei corpi di fabbrica gigantesco complesso di stoccaggio che sembra abbia est-ovest del complesso, possiamo osservare un altro occupato l’intera piattaforma artificiale delimitata dal asse di simmetria materializzato da un largo e lungo Canale d’accesso a nord, dal Canale di Comunicazione corridoio centrale, verosimilmente scoperto, delimitato Traverso a est, dalla Fossa cd. Traiana a sud e dal lungo dal muro di fondo delle celle. Questo ampio spazio di

1. Localizzazione dei Grandi Magazzini cd. di Traiano nel sistema portuale di Portus (© M. Mimmo, da Gismondi)

molo a ovest che disegna la facciata monumentale del porto circolazione, dove è pensabile si svolgessero numerose verso il mare (fig. 1). In effetti, completando la sua funzione attività legate al funzionamento quotidiano dei magazzini fondamentale di accoglienza, stoccaggio e redistribuzione (contabilizzazione e controllo della merce, organizzazione delle merci provenienti dall’intero impero e destinate alla della distribuzione verso le celle, stoccaggio provvisorio), sua capitale, Roma, il complesso di stoccaggio era anche permetteva di accedere alle celle di stoccaggio, grazie ai dotato, almeno nel suo primo impianto, quello di Claudio, numerosi passaggi nord-sud regolarmente disposti lungo il di un apparato decorativo particolarmente monumentale. corridoio centrale e sistematicamente affiancati alle rampe Colonne di travertino in bugnato, stile tipico dell’estetica di accesso al piano superiore. Le celle di stoccaggio del dell’epoca, erano disposte lungo le banchine esterne ma corpo di fabbrica ovest, verso il Portico di Claudio, erano, anche lungo quelle del bacino interno, la Darsena (fig. in un primo tempo, sviluppate solo al piano terra, mentre 2), e lungo gli altri portici che si sviluppavano davanti alle dopo la metà del secondo secolo venne installato un celle di stoccaggio. A ovest, nella zona chiamata Portico secondo livello con le rispettive rampe d’accesso. di Claudio, una colonnata leggermente più massiccia Il cantiere di costruzione di questo complesso di stoccaggio correva davanti ai magazzini, sviluppandosi dalle sponde in ambito portuale è stato sicuramente molto complesso perché i costruttori hanno dovuto affrontare e sfidare un 39 ambiente naturale particolarmente ostile tra mare, fiume e palude. La potentissima e articolata rete di fondazioni dell’impianto è stata installata seguendo una planimetria generale che, nonostante le numerose fasi di costruzione, restauro e ricostruzione subite dal monumento, è sempre stata più o meno rispettata durante la sua lunghissima vita. Sono state prima costruite le lunghe fondazioni in corrispondenza degli allineamenti principali (banchine, facciate, muri di fondo delle celle) sui quali vennero addossati gli allineamenti minori (muri divisori e passaggi trasversali) per creare una piattaforma particolarmente coesa e solida. 2. Ricostruzione parziale della facciata sud dei magazzini Le strutture ancora oggi visibili riguardano solo la metà intorno alla Darsena (© Fotogrammetria e ricostruzione 3D, settentrionale dell’impianto che ricopriva una superficie Rémi Fabro, EFR-ArkoD) totale di 5,5 ettari. Lo studio accurato dei resti ancora in piedi e spesso nascosti nella fitta vegetazione che caratterizza il sito archeologico di Portus (fig. 6) ci ha permesso di restituire l’essenziale dell’organizzazione interna del monumento (fig. 7). Possiamo stimare un totale

5. Ricostruzione parziale della facciata marittima con la Strada Colonnata (© Fotogrammetria e ricostruzione 3D, R. Fabro, 3. Sesterzio di bronzo di Nerone (64 d.C.) commemorante EFR-ArkoD) l’inaugurazione del porto di Portus (© Moneta conservata al British Museum) di 150 celle di stoccaggio di circa 90 m2 al pian terreno, e la presenza di numerose rampe e scale ci permettono di restituire un piano superiore e raddoppiare questo numero. Così, solo in questa parte settentrionale del monumento, possiamo stimare la superficie totale disponibile per lo stoccaggio intorno ai 27.000 m2. A titolo comparativo, ricordiamo che le 160 celle di stoccaggio sui due livelli dei Grandi Horrea di Ostia, uno dei maggiori magazzini dell’altro porto marittimo di Roma, totalizza solo 6.400 m2 di superficie di stoccaggio. Il sistema solidale di fondazioni a compartimenti ha determinato la dimensione media delle celle di stoccaggio intorno ai 13,5-14 m X 6-6,5 m. La conservazione di alcune imposte di volta permette inoltre di ipotizzare un’altezza massima delle celle a 7-8 m sotto la volta. Tutte le celle presentano un accesso unico e piuttosto largo (intorno ai 2,60 m) e le soglie, sempre sopraelevate, 4. Ricostruzione del colonnato della facciata marittima, vista presentano le impronte dei perni disposti in modo tale da dal Portico di Claudio (© Fotogrammetria e ricostruzione 3D, consentire l’apertura delle porte verso l’interno, così da R. Fabro, EFR-ArkoD) facilitare la movimentazione delle merci e la circolazione 40

6. Vista panoramica della Darsena e della banchina est (© P. Groscaux, Centre Camille Jullian)

7. Sezione ricostruttiva delle circolazioni verticali nei corpi di 8. Tracce di suspensurae in una celle di stoccaggio (© P. fabbrica est-ovest (© Disegno, Rémi Fabro, EFR-ArkoD) Groscaux, Centre Camille Jullian)

del personale. La sopraelevazione delle soglie può essere I Grandi Magazzini cd. di Traiano sono sicuramente tra anche interpretata come protezione igienica rispetto ai i più grandi magazzini del mondo romano, se non il più corridoi antistanti che dovevano essere molto trafficati grande, ma la loro geniale e ambiziosa progettazione e dunque non sempre puliti. Rivestimenti in cocciopesto è certamente opera di Claudio. Traiano e la dinastia coprivano sia i muri e i pavimenti delle celle che degli Antonina hanno permesso di completare l’impianto ma, spazi di circolazione. La protezione delle celle contro nello stato attuale, nonostante le tracce importanti del l’umidità e contro le variazioni di temperatura era periodo tardo antico legate all’installazione del sistema assicurata dal grande spessore dei muri (sistematicamente di difesa intorno ai magazzini, quello che vediamo oggi di 90 cm), dalla presenza dei rivestimenti in cocciopesto, è soprattutto un monumento severiano, in cui l’apparato dall’aerazione degli ambienti tramite le porte larghe e decorativo è quasi completamente sparito a favore di una la contrapposizione di finestre disposte sia nella parte maggiore funzionalità del complesso di stoccaggio. superiore dei muri di facciata sia dei muri di fondo, ma anche grazie a sistemi di pavimenti sopraelevati, chiamate suspensurae (fig. 8), che assumono la funzione di vuoto *Evelyne Bukowiecki sanitario, impedendo la risalita per capillarità dell’umidità École française de Rome ma anche creando un cuscino d’aria a protezione delle variazioni di temperatura. databile al principato di Claudio, che verrà a costituire il 41 limite meridionale delle più tarde terme (fig. 3a). Risale invece all’età traianea la realizzazione di un muro in opera laterizia, edificato poco più a nord della banchina e con andamento ad essa parallelo (fig. 3b). È però con l’epoca adrianea che la fisionomia dell’area assume i connotati di uno spazio densamente edificato le cui costruzioni, poi largamente riutilizzate, costituiranno per così dire l’involucro entro cui si inseriranno le più tarde terme. Il nuovo edificio si sviluppa a est e ovest di un corridoio centrale con orientamento nord-sud e ingresso sul lato settentrionale. Nell’ala occidentale trovano posto due vani (A e B nella pianta), una cisterna e un corpo scala (fig. 3c). La tecnica edilizia adoperata vede ora l’adozione di murature in opera mista (reticolato e laterizio) con alcune aggiunte successive in opera laterizia ascrivibili alla fine del II-III secolo d.C. Piuttosto problematico, in assenza di incontrovertibili indicatori, è definire la destinazione d’uso di questi spazi sulla cui natura funzionale permangono ancora numerosi interrogativi. Senz’altro più chiaro è invece il quadro architettonico di fine III - inizi IV sec. d.C., quando cioè vengono allestite le terme (fig. 4). Il nuovo complesso è ancora servito dal corridoio centrale (Ambiente 6) che svolge la funzione di separazione e disimpegno tra il comparto occidentale (attualmente visitabile) e il settore orientale rimesso in luce solo parzialmente. Questo ambiente viene ora pavimentato con un mosaico a motivo geometrico bianco e nero (fig. 1. Veduta del corpo occidentale delle terme (foto M. Letizia) 5). L’aspetto generale dell’edificio, quale giunto sino a noi, è in realtà l’esito di una serie continua di aggiustamenti cronologicamente piuttosto ravvicinati tra loro di cui in Le Terme della Lanterna questa sede, per non parcellizzare troppo il racconto, non di Camilla Panzieri*, Giovanni Ricci*, Renato Sebastiani* si darà conto compiutamente in virtù anche del fatto che Raffaella Fiorentino** non hanno alterato consistentemente l’originaria orditura. Dall’ingresso principale (1) si accede sia al corridoio di servizio (Ambiente 2) sia al corridoio 6. Il primo era Le cd. Terme della Lanterna, situate sul molo interno che frequentato dal personale addetto all’alimentazione separa il canale di imbocco al bacino esagonale di Traiano dei praefurnia qui collocati, il secondo invece portava dal porto di Claudio, devono il nome al faro (lanterna) qui agli ambienti termali organizzati attorno a un vano di collocato e ancora visibile nei primi anni del Novecento disimpegno (Ambiente 16) con orientamento est-ovest. A come ricordato da G. Lugli (fig. 1). Il monumento, posto in nord di esso si trovavano le stanze riscaldate (Ambienti luce in seguito a scavi ottocenteschi documentati da Nibby e Canina, fu in diverse occasioni oggetto di studi più o meno accurati che ne misero in luce il carattere pluristratificato le cui fasi iniziali sono state fatte risalire all’età di Domiziano (fig. 2). A partire dal 2008 la Soprintendenza ha avviato un articolato progetto di riqualificazione mirato, per il momento, a rendere fruibile il corpo occidentale dell’intero complesso. Parallelamente a imprescindibili interventi di restauro è stato così possibile effettuare un riesame delle strutture esistenti che, corredato da mirati saggi di scavo, ha consentito di fissare alcuni caposaldi di cronologia assoluta a cui ancorare la scansione relativa derivante dall’analisi della sequenza strutturale. Volendo dunque ripercorrere a grandi linee la storia degli avvicendamenti edilizi che hanno avuto luogo e che hanno portato, tra la fine del III e gli inizi del IV sec. d.C., alla realizzazione del complesso termale, occorrerà partire dall’esame di costruzioni verosimilmente afferenti alla sfera portuale. Di esse l’elemento di maggior spicco è senza dubbio rappresentato dal sistema molo-banchina, 2. Planimetria delle terme di L. Canina (Archivio Lidia Paroli) 42

3. Schema evolutivo dell’area dall’età di Claudio all’epoca adrianea (R. Fiorentino)

4. Planimetria delle cd. Terme della Lanterna (R. Fiorentino) 18, 20 e 21) dotate di vasche in cui si possono forse 43 riconoscere le sedi del calidarium e del tepidarium. A sud sono invece collocate le stanze “fredde” provviste anch’esse di vasche a pianta semicircolare (Ambiente 13) e quadrangolare (Ambiente 14). Dall’ambiente 16 era inoltre possibile accedere a un’ulteriore vasca (Ambiente 15) situata all’estremità occidentale di esso. In questo caso si tratta di una struttura a pianta circolare, con ogni probabilità riscaldata come suggerirebbe il sistema di tubuli presente lungo le pareti. Se questa è dunque l’organizzazione delle stanze che occupano il corpo occidentale delle terme, poco si può dire relativamente al settore orientale. Di esso è attualmente visibile un unico ambiente con abside all’estremità settentrionale pavimentato con un mosaico bianco e nero a motivi geometrici e figurati con esagoni che inquadrano un fiore schematico e in un caso un volatile (fig. 6). L’impianto termale così congeniato rimase presumibilmente in funzione anche successivamente alla costruzione delle mura di cinta della città della fine del V sec. d.C. che, pur addossandosi al fronte nord del complesso, non ne causarono la defunzionalizzazione.

*Camilla Panzieri, Cooperativa Archeologia *Giovanni Ricci, Cooperativa Archeologia *Renato Sebastiani, Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’Area Archeologica Centrale di Roma/Parco Archeologico di Ostia Antica **Elaborati grafici a cura di Raffaella Fiorentino Cooperativa Archeologia

5. Veduta del mosaico nel corridoio 6 (foto Archivio Soprintendenza) 6. Veduta dall’alto dell’ambiente 7 (foto C. D’Ammassa) 44 Indagini a sud ovest della Stazione cementizio, costituito da scapoli di tufo sbozzati e dismessa di Porto malta grigia molto tenace, messe in opera all’interno di di Lisa Traversi*, Fabrizio Felici* cassaforme lignee di cui sono ben visibili le tracce. In base alle caratteristiche della struttura e ai confronti effettuati con edifici simili all’interno dell’area archeologica di Le indagini archeologiche preventive alla realizzazione di Portus, è stato possibile attribuire questa struttura all’età una nuova strada nel Comune di Fiumicino su una parte traianea. La cronologia di questa prima fase dell’edificio dismessa del tracciato della ferrovia Roma - Fiumicino è stata ulteriormente precisata dal bollo laterizio impresso hanno permesso, tra il 2014 e il 2015, di individuare su un mattone bipedale rinvenuto. La lettura del bollo è e indagare a sud-ovest della vecchia stazione di Porto i la seguente: [---]Fig(linae?) Cn(ei) Domiti / [Aga]thobuli. resti di un edificio di grandi dimensioni e alcune tombe a Agathobulus è noto da bolli delle figlinae Licinianae di fossa (fig. 3). Domitia Lucilla databili al primo quarto del II sec. d.C. Lo scavo stratigrafico di un’area di circa m 40 x 10 e l’analisi A una fase successiva (Fase II: III sec. d.C.) risale la prima tecnica delle strutture individuate, portano a distinguere modifica dell’edificio, con la realizzazione di ambienti forniti di suspensure (pavimenti poggiati su vespai) probabilmente per lo stoccaggio di granaglie. All’interno dell’ambiente più a sud si conserva una struttura in opera laterizia poggiata su di un piano in mattoni bipedali, di cui restano pochi frammenti e la preparazione in malta su cui sono ben leggibili le impronte dei bipedali asportati.

2. Dettaglio delle strutture

La struttura misura circa 20 cm di larghezza e si conserva per non più di 26 cm di alzato, corrispondenti a 4 ricorsi di mattoni e 5 ricorsi di malta. Parallelamente a questa 1. Vista generale delle strutture struttura, dovevano correre altri muretti distanti 50 cm circa l’uno dall’altro, su cui poggiava il piano dei bipedali: in questo modo si creava una pavimentazione rialzata su cui almeno tre periodi di frequentazione, suddivisibili in fasi, conservare all’asciutto le derrate alimentari. Nell’ambiente che abbracciano un arco cronologico che va dall’età più a nord non vi sono resti tangibili delle suspensure, ma romana all’età contemporanea (figg. 1, 2, 4). la presenza di un vuoto con lo stesso spessore dei muretti dell’ambiente sud fa ipotizzare che anche qui dovesse esserci una pavimentazione con le stesse caratteristiche. Periodo 1: età romana Contemporaneamente l’edificio veniva presumibilmente munito di una serie di contrafforti lungo le pareti nord- Nella prima fase (Fase I: età Traianea, II sec. d.C.) viene ovest e nord-est, dei quali restano le fondazioni realizzate realizzato un primo edificio rettangolare di cui è stato possibile in cassaforma con l’utilizzo di una malta di colore violaceo indagare solo l’angolo nord-ovest. Dell’edificio si conservano e meno consistente rispetto a quella utilizzata nella prima solo le fondazioni, nessuna traccia è rimasta dell’alzato. fase edilizia. A questa fase possiamo far risalire anche un Sono state individuate le fondazioni di tre strutture murarie pozzo, individuato al di fuori dell’edificio, scavato nella e due contrafforti, collegati al muro perimetrale nord-ovest. sabbia e rivestito da una ghiera di laterizi eterogenei per Le fondazioni, larghe circa 1 m, sono in conglomerato colore e spessore. Il pozzo, per motivi di sicurezza, è stato 45

3. Localizzazione dello scavo su CTR. Arch. R. Sandri Coop. Parsifal 46 scavato per non più di un metro, e dal riempimento non sono pervenuti materiali datanti (fig. 5). In una terza fase (Fase III: IV-terzo quarto del V sec. d.C.) l’edificio principale, risalente alla prima fase di età traianea, subisce nuovamente importanti modifiche: gli ambienti infatti vengono ridefiniti con la costruzione di alcuni muri che dividono l’ambiente a nord in almeno tre spazi più piccoli. Di tali strutture si conservano solo le fondazioni a sacco, costituite da scapoli di tufo e malta molto porosa di colore grigiastro. Nello stesso momento, probabilmente, vengono rafforzate le mura perimetrali dell’edificio, tramite la riempitura degli spazi posti tra i contrafforti preesistenti con malta e materiali edilizi eterogenei (laterizi, frammenti di marmo, porzioni di murature precedenti); in particolare, nel tratto compreso tra i contrafforti US 49 e 51, viene praticato un taglio, che in parte distrugge la cortina del pozzo preesistente, e 5. Vista generale area nord ovest con il pozzo viene riempito da diversi frammenti di marmo tra cui due basi di colonna in marmo bigio (fig. 6). Alla fine del V secolo (Fase IV: ultimo quarto del V-VI sec. (Tomba 1) o sulla preparazione della pavimentazione d.C.) l’area è ormai abbandonata, le strutture murarie asportata (Tomba 4). La copertura, dove conservata, vengono spoliate, forse perché situate al di fuori della cinta consisteva in frammenti di marmo, tegole o anfore muraria della città, e la pavimentazione dell’ambiente a appoggiate direttamente sull’inumato. Sono state sud viene asportata per essere riutilizzata come materiale individuate due fasi di deposizione, poiché in almeno due da costruzione. L’ultima fase di frequentazione antica è casi alcune fosse risultavano tagliare delle deposizioni testimoniata da una serie di tombe a fossa individuate precedenti (Tomba 3 tagliava la n. 2 e la tomba 6 nell’area sud del cantiere. Si tratta di tombe a inumazione tagliava la tomba 7), ma non possiamo escludere molto povere, alcune scavate nella sabbia (Tombe n. 2, ulteriori fasi più recenti data la rasatura effettuata in età 3, 5, 6, 7) e altre direttamente sulla cresta dei muri rasati moderna per la realizzazione della ferrovia. La necropoli

4. Pianta dello scavo Periodo 2: età rinascimentale (XVI secolo d.C.) 47

Dopo un lungo periodo di abbandono e di probabile impaludamento dell’area, l’unica traccia di una frequentazione del sito prima dell’età contemporanea è costituita dalla presenza di una serie di fosse che attraversano da nord-est a sud-ovest l’intera area. Le fosse presentano una forma rettangolare e si interrompono in prossimità delle strutture murarie antiche. All’interno, sul fondo dei tagli, si individuano degli approfondimenti concavi, per lo più circolari che hanno fatto ipotizzare che si tratti di fosse per piantumazione. Il riempimento era costituito da strati argillo-sabbiosi molto scuri, caratterizzati dalla presenza di frammenti di laterizi, marmi e ceramica, tra cui diversi frammenti di vasi in maiolica con decorazione a monticelli di età rinascimentale. 6. Basi di colonna

Periodo 3: età contemporanea doveva proseguire oltre il limite nord-ovest di scavo, essendo visibili lungo la sezione resti di almeno altre tre Nel 1878 viene completata la ferrovia Roma - Fiumicino deposizioni. Non sono stati rinvenuti elementi del corredo che passava esattamente al di sopra dell’area di scavo. né sono state individuate altre caratteristiche salienti nel Durante tali lavori possiamo ipotizzare che le strutture tipo di sepoltura che possano fornire dati precisi per la siano state ulteriormente rasate e parte delle sepolture datazione, ma la loro localizzazione subito a ridosso asportate. dell’edificio e soprattutto, in un caso, al di sopra della cresta rasata di un muro, ci fa ipotizzare che si tratti di deposizioni il cui arco cronologico deve essere compreso *Lisa Traversi, Parsifal Cooperativa di Archeologia tra il V e il VI secolo d.C. *Fabrizio Felici, Parsifal Cooperativa di Archeologia 48 Portus in età tardoantica e medievale La centralità di Porto alla fine dell’età imperiale è indicata in di Mauro Maiorano* modo emblematico dalla costruzione delle mura difensive verso la fine del V secolo, dopo che Goti (410 d.C.) e Vandali (455 d.C.) avevano occupato lo scalo marittimo L’abitato per privare la capitale dei mezzi di sostentamento. Come testimoniato dalle fonti, che lo descrivono al centro La progressiva affermazione della città di Porto nel corso di operazioni militari nei primi anni del conflitto greco- del II e del III sec. d.C. come principale scalo marittimo gotico (535-553 d.C.), il porto era ancora, tra la fine del del Mediterraneo per lo stoccaggio e lo smistamento V e il VI secolo, un centro molto attivo dal punto di vista dei beni di consumo destinati alla capitale dell’impero commerciale e rivestiva un ruolo strategico decisivo per il favorì la nascita e il rapido sviluppo intorno al bacino e controllo di Roma. alle strutture portuali di un tessuto urbano molto esteso Con la riduzione delle attività economiche e mercantili nel corso del periodo tardoantico e con l’affermarsi di modelli produttivi e commerciali che non richiedevano il supporto delle imponenti infrastrutture portuali, anche la città subì una notevole contrazione, pur conservando la stretta interdipendenza con Roma. Sulla base delle testimonianze archeologiche si può affermare che l’insediamento intorno alle sponde del bacino esagonale mantenne la sua vitalità, così come perdurò lo sfruttamento del sistema di canali di collegamento con il Tevere. L’abitato si concentrò maggiormente nell’area a ridosso del canale di Fiumicino che costituiva, insieme alla Portuense, la principale via di comunicazione con Roma. A protezione del centro furono più volte restaurate le mura difensive (con un intervento massiccio alla metà del IX secolo per fronteggiare le incursioni saracene); si diffusero tra V e VII secolo le aree funerarie all’interno delle mura e sul lato sud-ovest del bacino esagonale venne fondata una basilica cristiana tra la fine del IV e il primo trentennio del V secolo che rimarrà in funzione fino alle soglie del XIII secolo, catalizzando intorno a sé l’abitato e le attività della comunità portuense. Le vicende costruttive della basilica (probabilmente sede vescovile già dalla fine del IV-inizi del V secolo), i suoi arredi, la presenza di una vasca battesimale e, ancora di più, le tracce dell’intensa attività funeraria in essa svolta nel corso del medioevo, ci parlano di una comunità molto viva culturalmente anche se dedita prevalentemente a lavori umili e usuranti. Non mancano personaggi di alto rango, documentati dall’esistenza di sepolture privilegiate. Come testimonianza della capacità di aggregazione esercitata sull’abitato dall’edificio di culto, sopravvivono nelle vicinanze della chiesa resti di abitazioni di età altomedievale e tracce di impianti artigianali. L’esistenza, 1. La basilica portuense in una ripresa a bassa quota (foto insieme a questa basilica, di altri edifici religiosi M. Letizia) documentati dalle fonti letterarie ma non localizzati con certezza, fa di Porto un centro molto importante e fiorente ancora in età tardoantica e altomedievale. (oltre 70 ettari), animato da una popolazione residente Dalla seconda metà del IX secolo le testimonianze impegnata nelle molteplici attività connesse ai bisogni e archeologiche indicano una drastica riduzione delle al funzionamento di un grande e ricco scalo commerciale. attività di questo insediamento gravitante intorno alla La città portuale acquisì formalmente, agli inizi del IV sec. basilica a sud-ovest del bacino esagonale a vantaggio di d.C., per volere dell’imperatore Costantino, la dignità una generalizzata utilizzazione di tutta l’area circostante di civitas e vide quindi riconosciuta a tutti gli effetti una come spazio funerario. Questo fenomeno, che indica sua autonomia economica e amministrativa, segno del un territorio sempre meno adatto alle forme insediative perdurare, in questo periodo, della sua importanza in permanenti, è probabilmente anche il risultato dello relazione alle necessità della città di Roma, nonostante spostamento della sede vescovile da Porto alla chiesa la diminuzione dei traffici commerciali verso il centro del di S. Bartolomeo all’Isola Tiberina, attuato verso la fine Mediterraneo e lo spostamento del baricentro economico del IX secolo. L’abitato, sempre più rarefatto, sembra e mercantile verso Oriente. sopravvivere fino alla prima metà del XIII, quando si attestano ancora rare attività di utilizzo dell’edificio La presenza della sede vescovile sembra essere il 49 basilicale e dell’area circostante. presupposto delle ristrutturazioni eseguite nel corso del Il graduale impaludamento dell’area della città antica VI secolo: il pavimento dell’abside viene soprelevato e e la crescente difficoltà ad avviare qualunque forma di raccordato tramite gradini alla zona presbiteriale, ora sfruttamento agricolo del territorio, ormai malsano e nettamente distinta dalle navate tramite una recinzione impraticabile, sono alla base dell’abbandono pressoché che isola il settore antistante l’abside e si estende totale di questo come di altri vasti settori dell’Agro all’interno della navata centrale (solea). Al riassetto dello Portuense. Dopo una stasi e un’assenza di tracce spazio liturgico sono associati anche importanti modifiche nell’arco di tempo compreso tra XIV e XV secolo, forme di carattere strutturale, quali la costruzione di un nuovo di frequentazione puramente occasionale sono di nuovo annesso sul lato destro dell’abside e, soprattutto, il attestate nell’area della città di Porto nel corso del XVI e prolungamento dei colonnati e la costruzione di una XVII secolo. nuova facciata con ingresso monumentale tripartito sulla navata centrale. La basilica raggiunge in questa fase la lunghezza di 39 metri e non subisce sostanziali modifiche La basilica portuense nei secoli successivi. L’unica eccezione è l’inserimento

La basilica paleocristiana sorge in un settore della città densamente edificato fin dalla metà del I sec. d.C. Le indagini archeologiche mostrano che la sua costruzione è l’ultimo stadio di un graduale processo di trasformazione di edifici già esistenti, riadattati nel corso del tempo a nuove esigenze. Tale fenomeno mette in risalto la vitalità di questa parte dell’abitato, racchiusa tra il bacino esagonale a nord, il canale “trasverso” a sud, la via Portuense e la Fossa Traiana a est. Un ordinato programma di pianificazione urbana determina, dalla metà del I secolo, la costruzione di grandi edifici destinati all’immagazzinamento delle merci e alle attività mercantili e artigianali, che occupano progressivamente tutto lo spazio disponibile. Il collegamento tra i corpi di fabbrica è garantito da stretti corridoi ricavati dagli spazi di risulta. Agli inizi del IV secolo la realizzazione di un edificio di tipo residenziale determina una radicale trasformazione delle strutture presenti. Le modifiche, come avviene per la creazione delle domus tardoantiche di Roma e Ostia, consistono nell’eliminazione di una parte dei muri perimetrali delle precedenti unità edilizie e nella costruzione di nuovi ambienti comunicanti con gli edifici limitrofi. Importante testimonianza di questa fase sono i resti del ricco pavimento a mosaico bianco e nero e in opus sectile policromo trovati all’interno dell’ambiente principale. Alla fine del IV secolo il complesso viene ulteriormente 2. Ricostruzione ipotetica della basilica portuense nella prima trasformato con la costruzione di un’ampia aula suddivisa metà del V secolo (elab. grafica G. Irace, R. Loreti) in tre navate da due file di otto colonne. Il perimetro è in massima parte costituito dai muri dei magazzini di età imperiale, mentre sono realizzati ex novo sul lato est il muro nel corso dell’VIII secolo, all’interno della navata sinistra, di facciata e un portico. L’aula, sicuramente parte di un più di una vasca battesimale a profilo esagonale mistilineo vasto impianto per la presenza di collegamenti su ogni con rivestimento marmoreo, forse costruita in seguito lato, è forse già in questa fase destinata al culto cristiano. all’abbandono di un battistero esterno. La sua planimetria richiama infatti modelli basilicali coevi L’età altomedievale segna anche l’inizio delle pratiche di dell’area altoadriatica. Gran parte della pavimentazione sepoltura all’interno della basilica. Le tombe, dapprima dell’aula era a mosaico, di cui restano tracce soprattutto concentrate intorno alla vasca battesimale, si distribuiscono nella navata centrale e nella navata sinistra. successivamente nell’area del presbiterio e nel primo tratto Nella prima metà del V secolo (più probabilmente delle navate verso l’ingresso. intorno al 430 d.C.) l’edificio assume la forma basilicale Tra la fine dell’XI e gli inizi del XII secolo la fatiscenza canonica con l’inserimento sul limite nord-ovest dell’aula delle strutture portanti rende necessari estesi lavori di del IV secolo di un’abside semicircolare e di un ambiente consolidamento. Gran parte delle arcate del colonnato annesso. Le navate e la facciata dell’edificio precedente di sinistra viene rinforzata con pilastri che inglobano le rimangono inalterate e restano attivi i collegamenti con le colonne e sostengono nuovi archi. Alcune delle vecchie strutture circostanti. arcate del lato destro sono sostituite con murature continue. 50

3. Crollo strutturato delle arcate sud-occidentali rinvenuto all’interno dell’edificio (foto M. Letizia)

5. Portus. Domus terrinea con il focolare

Anche lo spazio presbiteriale viene modificato: la solea altomedievale è sostituita dalla schola cantorum più estesa nel centro della navata e al suo interno viene costruito l’ambone in muratura con rivestimento marmoreo. Fino alla prima metà del XIII secolo, insieme alla prosecuzione dell’uso cimiteriale, sono attestati molti lavori di manutenzione, rivolti per lo più a isolare la basilica dallo spazio circostante, soggetto già dal IX-X secolo al progressivo interramento. Dopo una fase di abbandono e dopo le prime attività di recupero degli arredi, dei rivestimenti marmorei e dei materiali edilizi, nel corso del XIV secolo si verifica il crollo di gran parte delle murature, forse a seguito di un evento sismico. Parte dell’imponente crollo delle arcate di sinistra si conserva nella metà sud-est della navata centrale.

4. Frammento di affresco della fine dell’XI-inizi del XII sec. con figura di santo, proveniente dalle arcate in crollo all’interno *Mauro Maiorano della basilica (foto G. Bordi) Archeologo Strutture tardoantiche nei pressi 51 dell’episcopio portuense di Cristian D’Ammassa*, Antonio Manna*

In un’area di Portus a ridosso dell’Episcopio, compresa tra la via Portuense moderna, la Fossa Traiana e il probabile tracciato dell’ultimo tratto del cd. Canale Trasverso che collegava il bacino portuale antico alla stessa Fossa Traiana, sono in corso delle indagini archeologiche, condotte da chi scrive con la direzione scientifica del Parco Archeologico di Ostia Antica (fig. 4). Nonostante l’esiguità dell’area finora indagata, lo scavo ha portato alla luce un discreto numero di strutture archeologiche, le quali, considerando il loro orientamento e la tipologia dell’impianto planimetrico, 1. Piano in battuto tardoantico sono confrontabili con i magazzini edificati attorno allo scalo portuale di età traianea. L’indagine per ora ha permesso di ricostruire una sequenza di interventi edilizi sulle strutture di magazzino, risalenti all’età tardoantica, con una serie di rimaneggiamenti di carattere funzionale che, nell’alto medioevo, comportarono un riutilizzo degli stessi a scopo abitativo. Questo confermerebbe l’ipotesi dell’esistenza di un modesto agglomerato di abitazioni altomedievali sito nelle immediate vicinanze dell’Episcopio, così come già proposto nei precedenti studi sull’area (CoCCia 2001, pp. 15-34).

I rinvenimenti 2. Tamponatura in opera incerta di un ambiente riconducibile Al di sotto di uno strato agricolo moderno, sul tetto degli alla cella di un magazzino interri che avevano progressivamente riempito gli ambienti dei magazzini di età imperiale, è stato portato alla luce un piano in battuto (fig. 1). Quest’ultimo presentava, a ridosso degli ingressi degli ambienti tamponati con muri in opera incerta (fig. 2), stipiti realizzati con materiale di reimpiego come rocchi di colonne, elementi architettonici in marmo e blocchi litici. Come riscontrato nelle indagini condotte tra gli anni ’90 e i primi di questo secolo (per una veloce disamina vd. Paroli 2013, pp. 365-375) nelle aree limitrofe alla vicina Basilica Portuense, è stato possibile anche in questo caso individuare interventi strutturali volti alla realizzazione di abitazioni mediante il riuso degli alzati in muratura di età imperiale e tardoantica e l’aggiunta di una copertura lignea (scandoliciae) (vd. TouBerT 1973, pp. 334-335). La presenza di abitazioni è anche confermata dai cartulari ecclesiastici (cfr. fedele 1898, pp. 510-512), i quali, accanto alle domus solaratae e alle domus terrinee, menzionano le griptae, ovvero degli ambienti di servizio talvolta sotterranei ricavati recuperando le strutture di età romana. I documenti menzionano, nello specifico, griptae poste al di sotto o a fianco di domus solaratae. Nella letteratura archeologica è menzionata una domus solarata risalente alla prima metà del IX secolo d.C. situata vicino al Canale Trasverso e dunque prossima alla nostra area di indagine (cfr. l. Paroli 2004, pp. 247-266). 3. Ambienti A e B 52

4. Individuazione dell’area soggetta a indagini su stralcio della Carta Archeologica di Porto redatta da P. Olivieri e A. Burgarella, 1979 (Archivio Disegni Parco Archeologico Ostia Antica n. inv. 5203) 53 54

7. Monete rinvenute in fase di scavo

5. Ambienti A e B

8. Panoramica del saggio di scavo posto sul versante O e rinvenimento del battuto medievale

Nella campagna di scavo 2015 sono stati intercettati due vani, denominati A e B (figg. 3 e 5), posti a una quota inferiore rispetto al piano di calpestio in battuto sopra descritto e verosimilmente utilizzati come scantinato. Il salto di quota di circa un metro era probabilmente superato con una scala lignea appoggiata sulla tamponatura dell’ingresso realizzata in opera incerta di tufelli. La prima indagine dei piani di frequentazione rinvenuti, formati da un battuto di terreno limoso, ha restituito materiale numismatico (fig. 7) riconducibile al VI sec. d.C., tra cui si segnalano due decanummi di Giustiniano I (527-565) nonché un peso monetale bizantino (Numismata). Non è da escludere che gli ambienti rinvenuti costituissero una gripta, essendo ricavati in strutture più antiche recuperando con esse piani di calpestio e riassetti interni dei vani di una fase di vita antecedente. 6. Panoramica del saggio di scavo posto sul versante O e In un secondo saggio di scavo, compiuto lungo il rinvenimento del battuto medievale versante O dell’area (figg. 6, 8), sono state messe in 55

11. Materiali rinvenuti negli strati di crollo delle strutture 9. Materiali rinvenuti negli strati di crollo delle strutture

10. Materiali rinvenuti negli strati di crollo delle strutture 12. Materiali rinvenuti negli strati di crollo delle strutture luce altre porzioni di battuto tardoantico, sul quale si conservano solo brevi tratti, copre e sigilla il livello poggiano, anche in questo caso, soglie realizzate altomedievale, aprendo una nuova fase della storia di con materiale di spoglio e che lasciano ipotizzare questo luogo. la presenza di un piccolo agglomerato di abitazioni lungo tutto il versante settentrionale. Gli strati di crollo associati hanno restituito materiale databile tra il *Cristian D’Ammassa, Archeologo IV e il VII sec. d.C., tra il quale spicca una piccola *Antonio Manna, Archeologo lucerna in sigillata africana D, anfore cilindriche di grandi dimensioni, anch’esse di produzione africana, e ceramica pettinata di tipo comune. Tra il materiale trovato negli strati che hanno Bibliografia essenziale successivamente coperto il piano battuto sopra S. CoCCia, “Il recinto fortificato dell’episcopio di Porto come epilogo di una crisi urbana”, in S. CaNCellieri (a cura di), L’episcopio di Porto presso Fiumicino. Metodo descritto, si segnalano un frammento di epigrafe e prassi nel restauro architettonico, Roma 2001, pp. 15-34 altomedievale, alcuni contenitori da trasporto africani P. fedele, “Carte del monastero dei SS. Cosma e Damiano in Mica Aurea. Con indice degli scrittori delle carte”, in Archivio della Società Romana di Storia Patria, (Africana II-III) e ceramica invetriata (forum ware), vol. 21, 1898, pp. 510-512 quest’ultima confermerebbe una cronologia pienamente l. Paroli, “Il porto di Roma nella tarda antichità”, in a. galliNa zeVi, r. TurCheTTi (a cura di), Le strutture dei porti e degli approdi antichi, Soveria Mannelli 2004, pp. 247-266 altomedievale di questo livello archeologico. l. Paroli, “Microstoria di un comparto urbano di Porto”, in N. agNoli, M. La fase altomedievale sembra coperta da un nuovo MaioraNo, l. Paroli (a cura di), La Basilica Portuense, scavi 1991 - 2007, Borgo S. Lorenzo 2013, pp. 365-375 battuto, la cesura di questa fase è fornita da un P. TouBerT, Le structures du Latium Médiéval. Le Latium méridional et la Sabine du nuovo battuto di epoca medievale avanzata, di cui IXe siècle à la fin du XIIe siècle, Roma 1973, pp. 334-335 56

1. Aeroporto di Fiumicino. Navigare il territorio, l'esagono informativo al Terminal 3 2. Bus navetta di Aeroporti di Roma

Il ruolo di Aeroporti di Roma nella perché, transitando da Fiumicino, è possibile ascoltare valorizzazione del patrimonio culturale i maestri del conservatorio di Santa Cecilia mentre si di Stefano Porro* esibiscono tra i passeggeri su splendidi pianoforti a coda, oppure ascoltare dal vivo l’Orchestra Italiana del Cinema. O, ancora, partecipare a dibattiti con scrittori, personaggi Nella competizione internazionale tra grandi aeroporti, dello spettacolo, della cultura e dell’impresa. un ruolo sempre più strategico è giocato dalla qualità “Navigare il Territorio”, di cui si è conclusa la seconda dei servizi offerti al passeggero. Il comfort, l’efficienza, edizione, è una delle esperienze più qualificanti tra quelle l’accoglienza, la cortesia, sono parte integrante appena descritte. Il suo pregio risiede nella sua complessità dell’esperienza di viaggio, sia che si tratti di una vacanza o e nell’avere un’anima “glocale”. Attraverso il lavoro della di una trasferta di lavoro. Per questo gli hub internazionali Fondazione Benetton e la collaborazione costante con il investono risorse significative per qualificare la propria Comune di Fiumicino, il Mibact, scuole e associazioni, è offerta e per renderla unica, sui generis, rispetto ai propri stato possibile valorizzare un sito di grandissimo rilievo competitor. In effetti, si torna più volentieri in un luogo dove storico-culturale, quale l’antico Porto di Roma, rendendolo si è vissuta un’esperienza piacevole. E uso volontariamente fruibile alla comunità locale, ma anche ai passeggeri la parola “luogo” per definire l’aeroporto: chi lavora in dell’aeroporto. Ogni attore in campo ha fatto la sua questo settore ha ormai perfettamente inteso la lezione parte, con grande passione, costruendo un patrimonio di del filosofo francese Marc Augé, che 25 anni fa inserì relazioni e supporto reciproco che rappresenta la vera cifra gli aeroporti nella categoria dei “nonluoghi”, definendoli di iniziative come questa. Grazie all’impegno congiunto come spazi scollegati dal territorio e incapaci di essere di archeologi, addetti aeroportuali, personale comunale, identitari, relazionali e storici. Oggi accade l’esatto esperti e tecnici della Fondazione, insegnanti e genitori contrario: la relazione con la cultura, le reti sociali e il delle scuole locali, si è attivata un’esperienza davvero territorio circostante e la qualificazione del proprio status innovativa e originale di partnership pubblico-privata. di “porta” verso un ecosistema complesso (fatto di storia, La sensazione è quella di aver partecipato alla costruzione di tessuto produttivo, di persone e di esperienze) sono di un valore importante, i cui effetti sulla qualità diventati alcuni degli elementi più qualificanti con cui un aeroportuale e sulle reti territoriali andranno ben oltre la grande scalo si presenta agli occhi del mondo. semplice durata del progetto. Il “Leonardo da Vinci” è l’aeroporto di Roma e dell’Italia, la principale via di collegamento da e verso il nostro Paese con il resto del globo. Visto con gli occhi del viaggiatore *Stefano Porro straniero è, dunque, l’infrastruttura di accesso verso la Direttore Relazioni Esterne e Affari Istituzionali ADR cultura classica e le particolarità del Belpaese. Ecco

4. Portus. Navigare il territorio. Auto elettrica di ADR al servizio 3. Bus navetta di Aeroporti di Roma dei visitatori www.romarche.it