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Festeggiamenti Sant’Anna 2013 (Ri)

Non venga mai meno la memoria

Da anni ormai il Comitato è solito iniziare la “novena” di prepara- zione alla festa di S. Anna nel ricordo delle vittime della tragica al- luvione del settembre 1862. Lo fa con la celebrazione di una S. Messa e deposizione di una corona sulla lapide fatta erigere nel 1990 dopo anni di assoluto e incomprensibile silenzio. Cerimonia di per sé semplice ma doverosa in quanto collegata a una delle pagine più do- lorose e tristi della storia locale. Il rischio della dimenticanza e della perdita della “memoria storica” è purtroppo oggi sempre più ricor- rente. Passando dinanzi a quella lapide capita un po’ a tutti, più o meno consapevolmente, di non rivolgervi neppure uno sguardo; ep- pure quella “pietra” non è stata murata lì “per caso”, è essa a ricor- dare a tutti l’immane tragedia che colpì il paese nella notte dal 4 al 5 settembre 1862. L’inedito “documento fotografico” che da quest’an- no sarà presente in quel sito renderà visivamente più immediata la straordinarietà di quell’alluvione di cui si scrisse che a “memoria d’uomo non si ricordò né la più spaventevole, né la più funesta”. Il “racconto” di quella notte di “rovine e di lutti” – di cui, chi vorrà, può ac- quisirne una più ampia conoscenza consultando i riferimenti bibliografi- ci indicati - è stato presentato già in altri opuscoli editi dal “Comitato S. Anna” in anni precedenti insieme ad altre “notizie” riguardanti la “Confraternita”, la Statua, il restau- ro dell’altare nella Collegiata e, più in generale, le iniziative promosse nel tempo. Restavano da conoscere quelle riferite a “Chiesa e Convento di S. Anna”; l’attuale edizione - seb- bene nelle linee essenziali - intende sopperire a questa mancanza. Le profonde “ferite” dell’alluvione

Cosa accadde nella notte dal 4 al 5 settembre 1862 è lo stesso sindaco Giuseppe Mannetti a descriverlo nella relazione del 19 settembre 1862 inviata al Prefetto della Provincia di L’Aquila Giuseppe Tirelli per segnalare i danni causati dal triste evento. “Il fiume Velino, che traversa l’abitato di questo , crebbe a dismisura ele- vandosi coll’immenso volume delle sue acque a ben cinque me- tri sul livello ordinario. L’impe- tuosa corrente investì all’improv- viso le contrade del villaggio, e in tre ore dalle 11 p.m. alle 2 a.m. ebbe distrutto il quartiere, che giacente sulla sinistra del fiume co- steggiava dai due lati la strada nazionale dell’Umbria (…) Non si può immaginare lo straziante spettacolo di padri, madri e figliuoli, che vedevano ad ogni istante avvicinare inevitabilmente una morte così spaventevole. Al cupo scroscio di ogni cosa, che ruinava nelle acque, cento lumi apparivano alle finestre, e disperate grida si levavano chiedenti soccorso”. E come dimenticare il dramma vissuto dalle famiglie di agricoltori e ope- rai? “Essi - continua la relazione - oggi vagano pel Comune in cerca di un tozzo di pane, di un lacero vestito e di un rico- vero qualunque. E benché non sia chi di loro non senta commiserazione, pure il soccorso è oltremodo scarso al bisogno, poiché ogni famiglia se non lamenta la perdita dei parenti, risente sempre in un modo o nell’altro le funeste conseguenze dell’alluvione”. E ancora: “Per estrema sciagura il Comune è rima- sto privo di ogni commercio (…) Sospesa ogni industria, la miseria minaccia di crescere ogni giorno più a danno della popolazione”. Gravissimi i danni: perdita di 39 vite umane, 29 case con Chiesa e Conven- to di S. Anna abbattuti, masserizie e provvigioni portate via, campi - fino ad allora verdeggianti di alberi, di viti, di ogni genere di prodotti - allagati, raccolti distrutti. Dopo quel tremendo flagello “della ridente coltivazione non rimane testimonio, che qualche tronco di albero spezzato in mezzo a un deserto di melma o di ghiaia”. In- somma Antrodoco, “uno dei paesi più industriosi della Provincia aquilana”, era materialmente in ginocchio e ve- deva tra l’altro cambiato definitiva- mente il volto di una sua contrada. Saprà risollevarsi da quella emergenza lentamente e faticosamente grazie alla solidarietà di tanti “fratelli” e ai generosi aiuti giunti da ogni parte d’Italia e perfino dall’Estero. La grave perdita

La tragica e spaventosa alluvione non risparmiò “Chiesa e Conven- to di S. Anna”; l’inedita immagine (di seguito riprodotta) documen- ta ciò che restava in piedi di un “complesso” che soltanto fino a qualche ora prima si faceva ammirare per solidità e armonia di co- struzione. Quella “foto” è la testimonianza visiva di ciò che accadde in quella drammatica notte. La chiesa “di bella e solida costruzione, ricca di stucchi e di sette altari” fu edificata dalla comunità “per vo- to fatto in tempo di peste” - presumibilmente intorno al 1530 - sulla sponda sinistra del Velino, “nel così detto borgo” o “S. Agostino vecchio” (in quanto primitiva sede degli “agostiniani”). Essa “era come il santuario dei cittadini, che in folla accorrevano ogni mattina ad ascoltarvi la messa in sull’alba; e non mancavano la sera di visi- tarvi il SS Sacramento e la loro principal protettrice S. Anna” (di cui vi era una statua). Dalla Visita apostolica del febbraio 1574 (designato a compierla era stato il vescovo di Ascoli Piceno mons. Pietro Camaiani) si viene a sapere che era di proprietà del comune, risultava “abbastanza decorosa ma indegna di potervi celebrare” se non si fosse prima provveduto ad effettuare alcuni lavori (tutti indi- cati) e soprattutto a rimuovere dall’atrio la cappella sotto il titolo di S. Maria “divenuta un luogo quasi profano” posto com’era nei pressi del “passo regio” (cioè della dogana) e dove tra l’altro gli addetti a questo ufficio sbrigavano le pratiche. Si pensò bene di dare a quel luogo una sistemazione più decorosa e degna costruendovi vicino un convento. Nell’aprile 1612 ai “minori osservanti della provincia di S. Bernardino” fu concesso di realizzare la costruzione presso la Chie- sa di S. Anna, ceduta nel frattempo a tale scopo dall’amministrazio- ne civica. Non si trattò di un percorso facile e, per quanto strano possa sembrare, le difficoltà maggiori non furono tanto quelle eco- nomiche quanto quelle derivanti dai non felici rapporti fra le due comunità religiose presenti in paese: agostiniani (“Convento di S. Agostino”) e francescani (con l’erigendo “Convento S. Anna”). Nonostante l’opposizione e scontento dei primi si iniziarono i lavori e il convento fu realizzato in breve tempo grazie anche all’aiuto del- la popolazione, inten- zionata ad assicurare “il massimo splendore alla chiesa della patrona” che di fatto venne “rimaneggiata, impre- ziosita e dotata di un organo”. Il nuovo com- plesso disponeva di quattordici stanze oltre a vari locali (cantina, cucina, dispensa, libre- ria) e poteva ospitare una dozzina di frati. Questi seppero attirarsi le simpatie e la stima dei fedeli di Antrodoco e della stessa Curia. I vescovi, nei loro ricor- renti giri di visita, volentieri celebravano in S. Anna, soggiornando nel convento. Nel 1712, con la collegiata ancora inagibile a causa del violento terremoto del 1703, il vescovo Bernardino Guinigi tenne in S. Anna le cerimonie ufficiali della visita pastorale. E qui, “accolto onorevolmente”, prese alloggio anche il vescovo Mons. Gabriele Ferretti nel settembre 1828. “Poco dopo il suo arrivo è venuto a salu- tarlo con varie sinfonie la banda dei dilettanti cittadini e poi a riverirlo il Capitolo della Chiesa collegiata ed altre distinte perso- ne della città”. Il Convento di S. Anna fu soppresso in seguito alle leggi di G. Murat del 1809 e riaperto subito dopo la restaurazione. Bastarono i pochi minuti dell’alluvione per cancellare brutalmente quella secolare e be- nefica presenza; la violenza delle acque trascinò con sé le fra- gili pietre ma non ne seppellì la memoria. Al di là dell’impor- tanza storico - religiosa quella strut- tura rappresentava un prezioso spazio per chi, desideroso di un momento di raccogli- mento e di silenzio, vi si recava per rivolgersi con tenera e fiduciosa devozione alla “gran Madre di Dio” alla quale “gli antrodocani non ricorsero mai indarno nelle pubbliche e private calamità, nei pubbli- ci e privati bisogni”.

Sant’Anna Nostra Advocata

Il tragico evento dell’alluvione aveva lasciato ferite profonde nelle cose e nell’animo dei cittadini. Ma cosa fare? La popolazione si rese subito conto che non poteva essere definitivamente tagliato il lega- me affettivo-devozionale con quel luogo. Un sentimento condiviso da tutti. Però, pur non mancando la disponibilità e la generosità del- la gente, il tempo sembrava scorrere inutilmente. Per un serie di motivi fu infatti impossibile ricostruire la chiesa; si cercò ugualmen- te di sovrapporre a quel triste ricordo un’immagine di speranza con una nuova statua di sant’Anna. Chi con maggiore determinazione fece proprio tale impegno fu don Dome- nico Blasetti (arcidiacono della Cat- tedrale di Rieti) che la commissionò a sue spese “per mantener viva sem- pre più la devozione dè suoi concit- tadini verso la loro protettrice”. Il 22 maggio 1864 l’opera era stata comple- tata dal signor Graziani professore di plastica di Faenza. Comprensibile la soddisfazione della gente di tutto il circondario che accolse “con acclamazioni universali di tri- pudio e di gioia” la statua. “E può dirsi con verità che la città di An- trodoco, se non ebbe, da che esiste, notte più nefasta di quella che volse tra il 4 e il 5 settembre 1862, non ebbe però giorni più lieti e di più cara memoria dei giorni 24 e 25 maggio 1864”. La speranza di ve- dere ricostruita la chiesa di S. Anna non era svanita del tutto; nel frattempo però si pose il problema di dove collocare la statua: nella Collegiata (dove era stata trasportata e come il clero desiderava) o - com’era desiderio dei cittadini - nella Chiesa di S. Agostino (luogo più vicino all’antica chiesa andata distrutta). Dopo tanto tergiversa- re si convenne di porla nella Collegiata, nell’altare a lei dedicato. Questo, alto mt. 5 e incassato nell’arcone della cappella aggettata dal muro, presenta una struttura architettonica complessa ed elaborata ben diversa da quella degli altri altari. Il trascorrere del tempo, il fu- mo delle candele e ancor più l’umidità l’avevano deteriorata ed evi- denti erano qua e là lesioni e scrostature; gli stessi colori risultavano alquanto sbiaditi e le tinte smorte. Il lavoro di restauro realizzato qualche anno fa (2009), rivelatosi in verità più difficoltoso del previ- sto, ha comportato oltre al risanamento e consolidamento degli into- naci anche la rimozione degli strati di pittura, dati in anni preceden- ti, “svelando” così molti elementi e dettagli inediti (fra cui la scritta “Deiparae mater”) non visibili prima. La “cappella” ha così riacqui- stato una nuova luminosità; fasce, fregi, rilievi e cornici - nella par- ticolarità delle decorazioni - appaiono più vivi grazie alla brillantez- za dei colori che nella diverse tonalità fanno risaltare tutta la ricchezza del complesso. La stessa singolare e delicatissima statua di S. Anna appare in una nuova luce e indubbia- mente “valorizzata” dal felice restauro. La devozione alla santa è una realtà secolare, forte e radicata nella popolazione tant’è che il periodo dei festeggiamenti - dal 17 al 26 luglio - è “sopravvissuto” al mutare delle mode e delle situazioni, garantendo continuità nella trasmissione di una così significativa tradi- zione. “S. Anna nostra advocata” (la scritta sopra la cappella) è l’appellativo, forte e suggestivo, con cui i fedeli hanno invocato da sempre la santa e con cui continuano ad invocar- La ed affidarsi a Lei con una “fiducia ereditata”. Una fiducia che rende più sereno e sicuro il cammino, pur faticoso, della vita. Ed è quello anche l’appellativo che si ritrova, siglato, nel- lo stemma del Municipio di Antrodoco. Ad una let- tura superficiale o al turista di passaggio le lettere “S. A. N. A.” sembrano non dire nulla; sono invece esse la sintesi del legame che deve unire comunità civile e comunità religiosa. È sui valori fondanti in- dicati dai SS. Gioacchino e Anna che “insieme” - nell’incontro fraterno e fattivo di tutti- si può rico- struire una speranza di giustizia, di solidarietà e di pace, uniche garanzie per il nostro “comune” futuro.

ALBO D’ORO GIORNATA DEI NONNI

Sabato 30 luglio 2005 Nonna più anziana : Adriatico Lavinia Nonno più anziano : Nicoletti Domenico Coppia nonni “più giovane” : Gentile Stefania - Alonzi Pasquale

Sabato 30 luglio 2006 Coppia nonni “più anziana”: Mattei Fausta - Massenzi Italo “I nonni: un bene prezioso” (Concorso per alunni di Scuola primaria di I e II grado Provincia di Rieti)

Domenica 22 luglio 2007 “La memoria che resta”: a Ezio Carloni

Domenica 27 luglio 2008 “La foto diventa storia”: a Stocchi Umberto Riconoscimento a “Gruppo di lavoro missionario” “Il lavoro vissuto come forma di apostolato e di impegno sociale”

Domenica 27 luglio 2009 “Nel segno della solidarietà”: ai VV.FF Carosi Giulio - Romolo Gianni

Domenica 25 Luglio 2010 “All’alpino più anziano”: Nicoletti Gennarino (in occasione del X^ Raduno Intersezionale Alpini)

Domenica 24 Luglio 2011 Nonna più anziana: Castrucci Anna Nonno più anziano: Onofri

Domenica 22 luglio 2012 Nonna più anziana: Ciuffa Onorina Nonno più anziano: Serani Giuseppe Comitato Festeggiamenti “S. Anna” 2013 Boccacci Loreto - Battistini Leonino - Coletti Roberto - Faina Maria - Moldoveanu Florin - Serani Antonio

Per le “Notizie storiche” di riferimento:  La tragica alluvione di Antrodoco del 1862 (in una relazione inedita) a cura di Vincenzo Di Flavio - Edizioni “ ieri e oggi” - Roma 1989  Resoconto dei sussidi raccolti a favore dei danneggiati dall’alluvione del 4 set- tembre 1862 in Antrodoco - Aquila 1863 - Tip. Grossi  “La visita apostolica del 1573-1574” (a cura di Vincenzo Di Flavio) - Arti Grafi- che Nobili Sud (S. Rufina di Cittaducale / Ri ) - Giugno 2010  “Antrodoco nei documenti ecclesiastici del secolo di Carlo Cesi” a cura di Vin- cenzo Di Flavio - Secit Ed. Rieti 1987

Testo: Ridolfi Olivio Grafica: Acampa Ferdinando

Parrocchia Santa Maria Assunta Parroco: Tosti don Luigi

Il Comitato ringrazia: la popolazione, gli inserzionisti, le forze di polizia, la Schola Cantorum e gli operatori della “Misericordia”

Il comitato Sant’Anna ringrazia l’Associazione Culturale “Lin Delija” per la disponibilità nel pubblicare la foto del convento “Sant’Anna” (in copertina e all’interno) Programma Festeggiamenti

Mercoledì 17 luglio: ore 16.30 – esposizione statua “Sant’Anna” ore 17.00 – esibizione della banda A.C.M.A. per le vie cittadine ore 18.00 – inizio novena di preghiera ore 18.30 – Santa Messa a seguire deposizione corona d’alloro in località “Don Minozzi” e scoprimento della lapide commemorativa a ricordo delle vittime dell’alluvione del 4-5 settembre 1862

Giovedì 18 luglio: ore 18,30 – Santa Messa in suffragio per gli antrodocani prematuramente scomparsi in Italia e all’estero

Domenica 21 luglio, “Giornata dei nonni”: ore 8.00-18.30 – Santa Messa ore 11.00 – Santa Messa celebrata da S.E. Mons. Lorenzo Chiarinelli e cerimonia di riconoscimento ai nonni

Giovedì 25 luglio: ore 21,30: Spettacolo musicale (piazza del Popolo)

Venerdì 26 luglio, Santi Gioacchino e Anna: ore 8,00 – inizio tradizionale fiera ore 8,00-9,30-11,00 – Santa Messa ore 15,00 – arrivo del complesso bandistico “Città di Campobasso” ore 16,30 – esibizione del complesso per le vie cittadine ore 18,30 – Santa Messa solenne celebrata da S.E. Mons. Delio Luca- relli, Vescovo di Rieti, con la partecipazione della Schola Cantorum a seguire Solenne processione per le vie cittadine ore 21,00 – Gran Concerto lirico-sinfonico (piazza del Popolo) ore 24,00 – spettacolo pirotecnico