A dieci anni dalla scomparsa del grande studioso nedetti, aveva offerto al venticin- quenne Contini l’occasione di una Dante Isella recensione (il saggio intitolato Co- me lavorava l’Ariosto), che di fatto e la letteratura lombarda in dialetto inaugurava la critica delle varian- ti; dove, alla domanda “Che signi- ficato hanno, per il critico, i mano- Il magistero svizzero ti, minute, abbozzi a stadi diversi scritti corretti degli autori?”, era di Gianfranco Contini di mano dell’autore o altrimenti at- data una risposta che così prende- testati”, costituisse uno dei contri- va avvio: “Vi sono essenzialmen- Concludendo il 12 giugno 1978 buti più originali della cultura ita- te due modi di considerare un’o- la prolusione al suo insegnamento liana degli ultimi decenni “al rin- pera di poesia: vi è un modo, per di letteratura italiana dalla cattedra novamento della critica letteraria dir così, statico, che vi ragiona at- del Politecnico Federale di Zurigo, e all’attività della più scaltrita filolo- torno come su un oggetto o risul- Dante Isella dichiarava di sentire gia testuale”. Alla base di ciò sta “la tato, e in definitiva riesce a una de- vivo il ricordo della Friburgo de- radicale rimotivazione dei rapporti scrizione caratterizzante; e vi è un gli anni 1944-1945, in mezzo all’Eu- tra critica e filologia”, operata ver- modo dinamico, che la vede qua- ropa distrutta: “Ne sorge un senti- so la fine degli anni Trenta da Gian- le opera umana o lavoro in fieri, e mento di riconoscenza per questa franco Contini 1). In altra sede Isella tende a rappresentarne drammati- terra svizzera, alla quale vorrem- definirà sinteticamente la “rivitaliz- camente la vita dialettica. Il primo mo poter restituire, almeno in par- zazione” di tale rapporti: “Non più stima l’opera poetica un ‘valore’; il te, con il nostro impegno di oggi, una filologia giustapposta, in suddi- secondo, una perenne approssima- il bene che ne abbiamo ricevuto”. tanza servile, alla critica; bensì una zione al ‘valore’” 3). Il metodo di ana- Nella prolusione, sul tema Le va- critica e una filologia, già separate lisi viene poi applicato da Contini rianti d’autore (critica e filologia), in casa, ricongiunte in una indistin- nel Saggio d’un commento alle cor- egli rilevava come lo studio di testi guibile unità, di princìpi e di meto- rezioni del Petrarca volgare, stam- letterari, di cui sono documentate do” 2). pato nel 1943; e sarà raffinato nelle “redazioni duplici o plurime egual- La pubblicazione nel 1937 dei Implicazioni leopardiane del 1947 mente originali, correzioni più o Frammenti autografi dell’Orlando (pensate come risposta epistola- meno estese, spesso anche appun- Furioso, curata da Santorre Debe- re alla lettura variantistica condot-

38 La fotografia, scattata da Gianni Antonini a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, ritrae Gianfranco Contini (qui con l’inseparabile basco) in compagnia di Dante Isella, in un’affollata via Manzoni a Milano (si ringrazia Silvia Isella per avercela messa a disposizione). Contini, nato a Domodossola nel 1912, si era laureato in lettere nel 1933 all’Università di Pavia con una tesi su Bonvesin de la Riva, e si perfezionò poi a Torino con Santorre Debenedetti e quindi a Parigi. Nel 1937-1938 insegnò letteratura francese a Pisa. “L’Università di Friburgo lo chiamò nel 1938 sulla cattedra di filologia romanza, appena lasciata da Bruno Migliorini. Memorabili nei ricordi degli allievi diretti e indiretti – da Dante Isella a D’Arco Silvio Avalle, da Romano Broggini a Giorgio Orelli e Giovanni Pozzi […] – i corsi tenuti fino al 1952” (citiamo dalla scheda a lui intestata nel Dizionario Biografico degli Italiani, redatta da Paola Italia). In una conversazione a Radio Tre Rai del giugno 2006 (pubblicata da Alias. Supplemento settimanale de “Il Manifesto”, 2 settembre 2012) Isella dichiara che l’aver seguito i corsi di Contini “aveva significato l’apertura su una funzione della cultura diversa da quella che avevo potuto in qualche modo fare mia durante i primi anni di università a Milano. Contini, in un momento in cui il mondo era a soqquadro, introduceva un senso di assoluto rigore, di una moralità nel lavoro – anche nella vita, ovviamente, ma nel lavoro – che poteva essere veramente il modello per una rigenerazione della nostra società così approssimativa e pressappochista”; e a proposito del ruolo di Contini nella Resistenza, alla quale partecipò come membro del Partito d’Azione, sottolineava come “il nostro studio era in stretta coerenza con idee che potevano anche conquistarci”, al fine “di una ricostruzione del nostro Paese al nostro ritorno”. Nel 1997 Isella ha pubblicato il carteggio di Con- tini con Eugenio Montale (Eusebio e Trabucco, Milano, Adelphi Edizioni). ta da Giuseppe De Robertis sull’au- degli anni Trenta” (sono del 1928 italiana alla fondazione dello strut- tografo di A Silvia): dove le singo- le Stilstudien). Ma mentre per la turalismo critico”. le correzioni non sono considerate critica stilistica, non altrimenti Dal 1938 Contini insegnava fi- atomisticamente, in base a criteri che per la critica estetica, “il testo lologia romanza a Friburgo. Isel- di gusto, ma come “spostamenti in è qualcosa che rinvia ad altro da la era nato nel 1922 a Varese, dove un sistema”, che “perciò involgono sé […] E di ‘etimo spirituale’ par- frequentò il Ginnasio-Liceo Erne- una moltitudine di nessi con gli al- la infatti lo Spitzer”, la critica del- sto Cairoli, iscrivendosi poi a Mila- tri elementi del sistema” 4). le varianti di Contini attua “il pas- no alla Facoltà di Lettere classiche; Nella prolusione zurighese saggio dal campo della linguistica allievo ufficiale a Cerveteri (il suo Isella osservava altresì come Con- storica, in cui rientra la Stilkritik reggimento di fanteria “era addet- tini si fosse confrontato subito con spitzeriana, al campo della lingui- to alla difesa degli aeroporti a nord la stilistica di Leo Spitzer, cioè con stica strutturale, di Ginevra e ma- di Roma” 5)), nel tragico settem- “la proposta critica più nuova che gari di Praga, venendo intorno bre 1943 rientra avventurosamen- veniva suggestivamente avanza- agli anni Quaranta a proporsi co- te a Varese e, guadata la Tresa, ri- ta, proprio dall’interno degli stu- me il contributo più originale e ol- para in Svizzera. Dopo il passaggio di filologico-linguistici, a cavallo tremodo tempestivo della cultura in alcuni villaggi lucernesi, giunge

39 a Friburgo nel gennaio 1944, inter- vadano le pagine dei ‘raccontini’, in nato militare nel campo universita- coincidenza con la migliore auten- rio di Villa Beata al Guintzet; fra gli ticità dello scrittore, e si diradino assistenti c’era lo scrittore e critico nella ‘cornice’; ovvero come la for- Giansiro Ferrata, che lo invitò ad te colorazione regionale dell’auto- andare a sentire Contini. “Contini biografia del primo Altrieri (1868) per me era soltanto il prefatore del- si attenui nell’Altrieri del 1881. le poesie di Sinisgalli, non era al- Isella lavorerà sul Dossi anche tro […] mi ricordo che seguii quel- nei decenni successivi, curando l’e- le prime lezioni affascinato, addi- dizione delle Note azzurre nel 1964 rittura come trasferito dal mondo (dopo un’edizione privata allestita della realtà lacerata in cui eravamo, nel 1955), e di altri libri tra il 1972 in un mondo severo in cui avvertii e il 1988, fino alla raccolta nel 1995 che qualche risposta poteva venire dell’intera opera letteraria. Nell’in- incontro alla nostra attesa” 6). Isel- troduzione a La Desinenza in A la ne seguì il corso sulla critica stili- (Einaudi, 1981), dato atto che die- stica di Vossler e di Spitzer e quello tro ogni pagina si intravede o si so- sui dialetti dell’antico francese; e, spetta una particolare lettura, Isel- già prima, le lezioni sui rapporti tra la esamina più da vicino i rappor- cronaca ed epica nella Spagna del- ti con i dialettali lombardi, in par- le origini, sul Cycle de Guillaume, ticolare i rinvii allusivi al Maggi, su Peire Cardenal. Rientra in Italia alla Sposa Francesca del Lemene, nel luglio 1945, dopo l’esame con- al Porta; l’elemento dialettale vi è clusivo di Filologia romanza. spesso impiegato in un “gioco di in- Alberto Carlo Pisani Dossi (in arte Carlo Dossi, qui ritratto in una fotografia giova- trecci semantici”, per ottenere “un nile del 1867) nacque nel 1849 a Zene- massimo di concentrazione concet- vredo, nell’Oltrepò pavese; il padre, Giu- tosa”: e in ciò è operante la lezione seppe, di famiglia nobile pavese, eserci- del Maggi, “con le sapienti, prezio- Carlo Dossi tava a Milano la professione di ingegnere- se ‘incatenature’ dei suoi testi mi- architetto. La biografia di Carlo è rico- 7) struita minuziosamente, anno per anno, Già a Friburgo Isella aveva pen- lanesi” . Ma il rapporto principa- da Dante Isella in premessa al volume sato a un tema di letteratura lom- le è col Porta; in un intervento del Opere (Milano, Adelphi, 1995, pp. LXV- barda per la tesi di laurea e, data 1970, Isella affermava che in Lom- XCI), dove sono ampliate le Notizie bio- l’impossibilità di accedere ai ma- bardia è dato verificare la “perfetta grafiche e bibliografiche, già pubblicate nell’edizione delle Note azzurre (Milano, noscritti di Porta, la scelta era ca- parità e intercambiabilità” della tra- Adelphi, 1964). Carlo, compiuti gli studi duta su Dossi. La tesi viene discus- dizione dialettale e della tradizione classici a Milano, si laurea in legge a sa all’Università di Firenze nella in lingua “proprio all’altezza della Pavia nel 1871. Nel 1866 aveva dato alle primavera del 1947, relatori Atti- Scapigliatura, quando il rifiuto del- stampe il suo primo lavoro, “già unito, in quest’impresa, all’amico Luigi Perelli, lio Momigliano e Bruno Migliorini; la cultura ufficiale, da parte dell’a- che, natura complementare alla sua, avrà verrà stampata solo nel 1958, nei vanguardia letteraria del tempo, fedele per tutta la vita”; nel 1868 pub- “Documenti di Filologia” della Ric- si concreta in un Dossi (cioè nello blica L’Altrieri – nero su bianco, a cui ciardi, sotto il titolo La lingua e lo scrittore più squisito di tutta la sua fanno seguito la Vita di Alberto Pisani (1870), i Ritratti Umani, dal calamajo di un stile di Carlo Dossi. Isella procede generazione) col dare il ricambio medico (1873), La Colonia Felice (1874), allo spoglio linguistico delle singo- all’estenuata lezione manzoniana La desinenza in A (1878), Goccie d’in- le opere del Dossi, suddividendo attraverso il recupero dell’espres- chiostro (1880), Amori (1887). Nel 1872 le voci in categorie: lombardismi, sionismo del Porta” 8). si era impiegato a Roma al Ministero degli Esteri, ma si dimise dopo un anno, rien- voci non comuni consonanti con il trando a Milano; riprende nel 1877 la car- lombardo, voci di altri dialetti, for- riera diplomatica, come funzionario, a me personali dell’autore, permuta- Roma, del Ministero. Diventa collabora- zioni (dal transitivo all’intransitivo, tore di Francesco Crispi. Nel 1892 sposa dall’aggettivo al nome, e viceversa), Carlotta Borsani, da cui avrà tre figli; nello stesso anno viene inviato a Bogotà forme italiane rare, latinismi, forme Nella Presentazione del volume (Colombia) come console generale, e tre straniere. Tutte le voci sono raccol- Carlo Porta. Cinquant’anni di la- anni dopo ad Atene, con lo stesso inca- te in appendice nel Glossario dos- vori in corso (Einaudi, 2003), in cui rico. La passione archeologica “lo porta siano, che consente di cogliere nel ha raccolto gli scritti più importan- a raccogliere in Grecia, non meno che a Roma e in Colombia, un vasto e prezioso suo insieme l’entità del fondo dia- ti da lui dedicati al maggior poe- materiale”, a cui si dedicherà dopo il col- lettale lombardo nella mescidazio- ta milanese, Isella svela che il suo locamento a riposo nel 1901. Restaura la ne linguistica dell’espressionismo primissimo incontro con Porta fu casa di Corbetta (Milano), dove trascorre del Dossi. Isella analizza specifica- propiziato “in età ginnasiale dal do- gli ultimi anni, “occupato altresì a con- durre a termine la costruzione della splen- mente la funzione del pastiche, rile- no di un’edizione delle sue poesie. dida villa del Dosso”, presso Como, dove vando ad esempio come nella Vita Per un giovane dialettofono, intro- muore nel 1910. di Alberto Pisani i lombardismi in- dotto nella conoscenza dell’italiano

40 soltanto sui banchi delle classi ele- mentari, fu una lettura sorprenden- te, accompagnata dalla meraviglia che la poesia (Pascoli o Leopardi imparati a conoscere in quegli an- ni) potesse parlare anche con i suo- ni e i modi del proprio mondo fami- liare”. Dopo la laurea sul Dossi, Isella pone mano all’edizione critica del Porta, lavorando sulla ricca docu- mentazione autografa, presente per la parte più significativa nella Raccolta Portiana, istituita nel 1909 all’Archivio Storico Civico di Mi- lano per iniziativa di Gaetano Cre- spi, che aveva ottenuto i materiali posseduti dai discendenti di Por- ta e dal figlio di . Per quasi un secolo e mezzo Porta aveva conosciuto una fortuna inin- terrotta, ma le innumerevoli edi- zioni che si erano susseguite testi- moniavano una tradizione ‘vulgata’ mediocre, da cui la parola del po- eta, scriverà Isella, “esce alterata o compromessa” 9). Il linguista tici- nese Carlo Salvioni si era accinto per primo all’impresa di restituire attendibilità testuale all’opera por- tiana, ma poté solo avviarla; e aveva ritenuto prioritario stabilire le da- te di composizione dei testi, per of- La cronologia della vita di Carlo Porta (1775-1821) è presentata da Dante Isella nell’edi- frire un’edizione basata sull’ordina- zione delle Poesie (Mondadori, “I Meridiani”, 1975 e 2000). Peraltro nel Ritratto dal vero mento cronologico. Isella constata di Carlo Porta (Milano, Amilcare Pizzi, 1973), Isella aveva offerto una biografia per imma- l’impercorribilità di questa strada, gini in una bellissima realizzazione editoriale, ricca di riproduzioni in facsimile di mano- sia perché spesso non è possibi- scritti e stampati (realizzata grazie alla liberalità di Angiola Maria Migliavacca, presidente della ditta Davide Campari). Vi sono compresi diversi ritratti del Porta: quello giova- le una datazione rigorosa, sia per- nile, firmato A. Monnet, della raccolta Asciamprener; un disegno eseguito da Giuseppe ché Porta ritornava sui suoi testi, Bossi intorno al 1805 e andato perduto; il disegno firmato da Giuseppe Longhi e datato con correzioni anche a distanza di 1818; le tre incisioni ricavate dal disegno del Longhi, rispettivamente per opera di Ioseph anni: in particolare, quando negli Brodtmann, di Paolo Caronni e di Pietro Anderloni; un pastello tratto sempre dal dise- gno del Longhi; la tempera di Feodor Antonovic Bruni; e naturalmente (a p. 193) il cele- anni 1813-1815 riunì le sue poesie, bre ritratto del Bossi qui riprodotto (olio su tela, cm 65×50, conservato a Milano, Museo prima in un quaderno cartaceo, poi di Milano). (1777-1815), “pittore di successo, colto scrittore d’arte, in un altro più ‘solenne’ e pergame- grande collezionista, raffinato bibliofilo, affascinante uomo di mondo, fu uno degli intel- naceo (denominati rispettivamen- lettuali più attivi e ammirati […] della Milano napoleonica”: così Isella nella scheda che gli dedicò nel catalogo della mostra Varon, Magg, Balestrer, Tanz e Parin… La letteratura in te B e A dal Salvioni), non si limitò lingua milanese dal Maggi al Porta, tenuta alla Biblioteca di Brera nel 1999. In occasione a ricopiarle, ma le ritoccò e ammo- delle nozze di Eugenio di Beauharnais, il Bossi gli indirizzò nel 1806 le ottave Adress de dernò il dialetto. Tutta la sua pro- Menegh Tandoeuggia al Prenzep Eugeni, alle quali prestò la sua collaborazione il Porta; duzione fino a quegli anni assume che per la Ninetta del Verzee trasse ispirazione da un altro componimento del Bossi, le ottave El Pepp perucchee (entrambi i testi del Bossi sono riprodotti da Isella in alle- nei due quaderni un aspetto sin- gato alle Poesie portiane, pp. 1029-1037 e 1065-1070 dell’edizione 2000). La morte del cronico: di qui la decisione di Isella Bossi fu pianta dal Porta nel sonetto “L’è mort el pittor Boss! Jesuss per lu!”. di presentare come primo nucleo dell’opera portiana il loro contenu- to. Vi è poi un terzo quaderno (C), vescovo di Pavia), che tagliò fogli, edizione di B, indirizzata al figlio in cui Porta trascrisse la sua produ- inchiostrò e raschiò testi. Grazie a Giuseppe, con un diverso ordine zione dalla metà del 1815 al settem- quella che lui stesso definisce una di successione dei testi. Isella offre bre del ’16 (più un testo del luglio “faticosa carpenteria”, Isella poté dunque il contenuto determinabi- ’17). Senonché i tre quaderni, do- ricostruire il contenuto dei primi le di A (numerando le poesie da 1 a po la morte dell’autore, furono ma- due, stabilendo che B rappresen- 50), seguite dalle sei di B che l’au- nomessi per ragioni moralistiche ta una fase anteriore ad A e che A tore non travasò in A (51-56), e da dal canonico Luigi Tosi (il futuro si configura come una specie di ri- quelle di C (57-71).

41 Fatta questa scelta, era conse- reciproca: evidentemente il Grossi bardia il più profondo moto di rin- guente che l’ordinamento di tut- fece trascrivere il quaderno Viglez- novamento della cultura, dell’ar- te le altre poesie rispecchiasse gli zi, approntando un ipotetico mano- te e, prima ancora, della vita mora- svolgimenti successivi della tra- scritto x (andato perduto), che ser- le italiana: una storia illustre, di re- dizione dell’opera portiana. Nel vì dapprima per il redattore del ma- spiro, nonché nazionale, europeo”. 1817 Francesco Cherubini pubbli- noscritto di Grosseto e fu poi invia- È ricostruita quindi la vicenda in- ca, come dodicesimo volume della to alla tipografia di Lugano. Per la tellettuale, e nel contempo stilisti- sua “Collezione delle migliori ope- seconda parte, si dimostra inve- ca, del Porta: dal tentativo di tradu- re scritte in dialetto milanese” una ce che l’edizione di Lugano deri- zione dantesca alla fase razionali- raccolta di cinquanta poesie, tren- va direttamente dal manoscritto di stica, agli anni tra il 1812 e il 1816, totto delle quali già presenti nei Grosseto. Nell’ordinamento dell’e- che vedono la creazione dei perso- quaderni BAC; le altre dodici di- dizione Isella si succedono quindi naggi di Giovannin Bongee, della ventano nell’edizione Isella i nume- gli apporti del quaderno Viglezzi Ninetta e del Marchionn di gamb ri 72-83, a cui fanno seguito cinque (89-111), quelli dell’edizione 1821 avert (coi quali per la prima volta testi stampati dal Porta tra il 1816 (112-119), quelli dell’edizione di nella letteratura italiana viene por- e il ’19 in singoli opuscoli (84-88). Lugano (120-129). Le poesie 130- tata “la testimonianza autentica di Tutti i componimenti dal numero 163 corrispondono ai contributi tutta una folla di uomini rimasti 89 in poi si devono alla trasmissio- delle edizioni più recenti (seconda sempre senza volto, ai margini tan- ne postuma. Porta muore il 5 gen- metà dell’Ottocento e primi decen- to della vita civile quanto dell’inte- naio 1821, del dicembre è l’edizio- ni del Novecento). resse dei poeti laureati”); seguiran- ne curata dal Grossi, che ristam- Stabilito in questo modo l’ordi- no la satira del Miserere e della po- pa quaranta testi della Cherubini e, namento delle poesie, per quanto lemica anticlassicista, e negli ulti- pur disponendo di moltissimi ma- riguarda i testi, data l’inattendibi- mi anni la poesia di denuncia, con teriali inediti, ritenne, nella partico- lità della tradizione a stampa, Isel- La nomina del cappellan, La pre- lare situazione politica del 1821, di la, in tutti i casi in cui c’è una te- ghiera e il Meneghin biroeu. aggiungere poche cose; tre testi fu- stimonianza autografa, si attiene a Poco dopo Isella identifica l’at- rono da lui attinti a un quaderno re- questa. Nel gennaio 1954 anticipa to di nascita della poesia portiana, datto, prima del dicembre 1821, da i risultati a cui è giunto, pubblican- rintracciando alla Biblioteca Am- Cesare Viglezzi. Quaderno che era do presso La Nuova Italia di Firen- brosiana l’almanacco per il 1793 El stato ignorato dal Salvioni e di cui ze un’edizione in due volumi delle Lava piatt del Meneghin ch’è mort, Isella individua l’importanza, so- Poesie, che contiene i soli testi (in che pubblica nel 1960 (il Meneghin prattutto in relazione alla Raccol- quanto destinata a “una più vasta è il poeta milanese Domenico Ba- ta di poesie inedite, uscita a Lugano cerchia di lettori”) ma è arricchi- lestrieri, morto nel 1780, nel qua- nel 1826, con la falsa indicazione ta di tavole con le vedute milane- le Porta riconobbe il suo maestro “Italia”, predisposta in modo me- si di Gaspare Galliari. Tra l’ottobre ideale). Del 1967 è l’edizione del- diato dallo stesso Grossi e di fonda- del ’55 e il novembre del ’56 esco- le Lettere del Porta, del 1973 la re- mentale importanza: venivano di- no, nella Biblioteca di Studi Supe- alizzazione editoriale che ne illu- vulgati a stampa per la prima volta riori della stessa editrice, i tre vo- stra la biografia, Ritratto dal vero di sia la Ninetta del Verzee (che Isella lumi dell’edizione critica, con l’in- Carlo Porta. Ricorrendo nel 1975 il colloca al n. 34, in quanto occupava troduzione, gli apparati filologici a secondo centenario della nascita, nel quaderno A pagine sforbiciate piè di pagina e le note ai testi (dove Isella ripropone le Poesie nei Me- dal Tosi), sia il Meneghin biroeu di si discutono problemi relativi alla ridiani Mondadori, corredandole ex monegh. Entra in gioco a questo cronologia, all’attribuzione, etc.). I anche della traduzione in prosa ita- punto anche un manoscritto della componimenti sono 165 (gli ultimi liana e aggiungendo il Lava piatt. Biblioteca Chelliana di Grosseto, due tratti da manoscritti), a cui fan- Del quale, nel saggio introduttivo di cui Isella apprende l’esistenza no seguito gli abbozzi e frammenti ora ampliato, esamina il taglio nar- da una lettera indirizzata nel 1908 (166-278), le poesie italiane, le dub- rativo connaturato all’impiego del- da un professore del Ginnasio di bie e le apocrife. la sestina e altri tratti stilistici: vi si Grosseto a Gaetano Crespi. Il ma- L’edizione commentata delle affaccia già il pastiche linguistico, noscritto di Grosseto e l’edizione Poesie, uscita nel 1958 presso Ric- che avrà poi una funzione stilistica di Lugano sono due copie gemelle, ciardi, viene ristampata l’anno suc- fondamentale nel Porta maggiore, entrambe costituite da due parti: la cessivo senza il corredo dei sedi- con la contrapposizione sia di isti- prima ripete il contenuto del qua- ci disegni di Renato Guttuso; so- tuti linguistici tra loro diversi, sia, derno Viglezzi, la seconda è mes- no fornite anche Brevi norme per all’interno dell’unico istituto del sa insieme con componimenti de- la lettura dei testi milanesi. Il sag- dialetto, di livelli distinti; e in pro- sunti da diversi manoscritti. Risul- gio introduttivo muove dall’affer- posito Isella rileva che ciò postu- ta però che per la prima parte il ma- mazione che Porta “va considera- la in Porta una lettura diretta del noscritto di Grosseto e l’edizione di to fianco a fianco con gli scrittori Maggi (il Balestrieri, continuatore Lugano sono legati fra loro da erro- di maggiore statura che, tra la fine del Maggi, non ne ereditò questo ri comuni, estranei al Viglezzi, e va del Settecento e i primi vent’anni aspetto). In appendice è offerto il pure esclusa una loro dipendenza dell’Ottocento, attuarono in Lom- saggio del Salvioni Fonetica e mor-

42 fologia del dialetto milanese, tratto dalle carte del linguista, che lo con- cepì in vista dell’edizione, non re- alizzata, di Porta 10). Una seconda edizione nei Meridiani uscirà nel 2000, accresciuta di quattro testi rinvenuti di recente e comprenden- te altresì gli abbozzi e i frammen- ti; del Meneghin biroeu di ex mone- gh viene qui dato il testo sulla ba- se dell’autografo ritrovato da Aure- lio Sargenti. Nella sua relazione, intitolata La poesia del Porta, che introdusse il convegno del bicentenario 11), Isel- la approfondisce l’analisi stilistica e metrica, individuando ad esem- pio il modulo generativo bipola- re dell’endecasillabo portiano e le tensioni dinamiche che ne deriva- no; nonché gli effetti fonosimbo- lici che il Porta seppe trarre dal- la sopravvivenza in milanese della distinzione tra vocali brevi e voca- li lunghe. Quando nel 1984 riuni- rà i suoi studi di letteratura lombar- da nel volume I Lombardi in rivol- ta, lo arricchirà con l’ampio saggio inedito Porta e Manzoni, Porta in Manzoni, dove analizza quegli sti- lemi portiani (come le serie verba- li di più di tre addendi o il catalogo nominale) che risultano operativi, con varianti di esecuzione, nel ro- manzo manzoniano.

Carlo Maria Maggi Nel volume Lirici del Settecen- to del 1959, curato da Bruno Ma- ier per “La Letteratura Italiana. Sto- ria e Testi” di Ricciardi, la sezione dedicata a Balestrieri e a Carl’An- tonio Tanzi è affidata a Isella; che, a Nell’Introduzione all’edizione critica delle Poesie del Porta (Firenze, La Nuova Italia, 1955-56; riprodotta in Carlo Porta. Cinquant’anni di lavori in corso, Torino, Einaudi, proposito del primo (Isella redige- 2003) Isella si sofferma a lungo sulla fondamentale Raccolta di poesie inedite, uscita rà anche la scheda Balestrieri per il a Lugano nel 1826 con la falsa indicazione “Italia”, edizione che ebbe peraltro diverse Dizionario biografico degli Italiani, contraffazioni. Essa ebbe ripercussioni sui rapporti tra la Svizzera e Vienna. Nell’ago- vol. 5°, 1963), osserva: “il dialetto, sto del 1826 la polizia austriaca intercettò una lettera di Teresa Kramer Berra (che a Milano teneva “uno dei più celebri salotti liberali”), diretta da Milano all’avvocato Pie- come strumento espressivo, si af- tro Peri di Lugano, in cui si accennava all’affare “delle poesie milanesi”. La lettera fu tra- fina, si arricchisce e insieme si di- smessa a Vienna, che ordinò al governatore di Milano, conte Strassoldo, di avviare inda- stende in una naturalezza discorsi- gini; le informazioni assunte dal capo della polizia Torresani accertarono la pubblicazione va che gli conferisce il carattere di a Lugano di una raccolta di poesie del Porta, alcune delle quali offensive per “l’Augustis- sima Casa d’Austria”: da qui “immediate rimostranze dello Strassoldo al Landamano del una lingua letteraria e insieme par- Ticino G.B. Quadri”. Responsabile della stampa era la tipografia Vanelli, che era stata lata”. fondata nel 1822 dal farmacista ticinese Giuseppe Ruggia, dal Peri, da Giuseppe Vanelli A tale data Isella è già alle pre- e da Antonio Airoldi, “da uomini cioè del partito liberale luganese”. Con ricerche all’Ar- se con l’edizione critica del Tea- chivio di Stato di Bellinzona (aiutato da Giuseppe Martinola) Isella diede un seguito all’e- pisodio diplomatico, pubblicando le risposte del Governo ticinese, nel 1827, al Mini- tro milanese del Maggi, che uscirà stro d’Austria, in merito sia alla Raccolta di poesie inedite del Porta che a un libro di Giu- nel 1964 da Einaudi, nella “Nuova seppe Pecchio; si veda al riguardo il contributo La stampa luganese delle ‘Inedite’, nel raccolta di classici italiani annota- citato volume Carlo Porta del 2003.

43 edizioni settecentesche: due, com- prensive di testi italiani e milane- si, uscite col titolo Poesie varie a Ve- nezia (probabilmente un falso luo- go, ma in realtà stampate alla mac- chia a Milano) nel 1700-1701 e nel 1708; due a Milano dallo stampa- tore Malatesta col titolo Comedie e rime in lingua milanese nel 1701 e nel 1711. Vi è poi la Raccolta copio- sa d’Intermedj del 1723 (con la fal- sa indicazione di Amsterdam, ma di Milano), che contiene anche te- sti del Maggi ed è significativa per- ché pone rimedio a luoghi corrot- ti delle Malatesta. Quanto alla tra- dizione manoscritta, a cui Isella ag- giunge il contributo di tre codici rintracciati per la prima volta, è ri- masto l’autografo di una sola com- media, Il falso filosofo, rispetto al quale le altre testimonianze scado- no a un ruolo secondario. Per le al- tre tre commedie e per i restanti te- sti, Isella dovette procedere a un complesso lavoro di ricostruzione, basandosi sulla totalità delle testi- monianze a stampa e manoscritte, queste ultime spesso parziali. Cia- scuna commedia poneva problemi specifici, estremamente intricati, per poter ricostruire i rapporti tra i testimoni e configurarne lo sche- ma. Non possiamo qui riferire i ri- sultati del lavoro di Isella; basti ac- cennare sommariamente al solo caso del Falso filosofo: oltre all’au- L’edizione delle Poesie del Porta, con 16 disegni di Renato Guttuso, uscì presso Ric- tografo, conservato alla Bibliote- ciardi nel 1958. Il supplemento settimanale de “Il Manifesto”, Alias Domenica, del 2 set- ca di Brera (che presenta carte in- tembre 2012 ha pubblicato una conversazione con Dante Isella, tenuta a Radio Tre Rai nel giugno 2006. In essa Isella rievoca fra l’altro la sua amicizia con Guttuso, che comin- terfogliate, nel corso dell’elabora- ciò a frequentare nel 1956, durante i soggiorni del pittore nella villa di Velate, presso zione, in aggiunta o in sostituzione Varese, che la moglie di Guttuso aveva ereditato. Nel 1958 Raffaele Mattioli (il banchiere di brani soppressi e di fogli recisi), ‘umanista’ della Banca Commerciale Italiana, che nel dopoguerra aveva fra l’altro dato sono stati censiti altri cinque mano- vita alla collana “La Letteratura Italiana – Storia e Testi” dell’editore Ricciardi) accettò l’i- dea di un’edizione di Porta commentata da Isella; il quale propose Guttuso come illu- scritti, fra cui lo zibaldone Murato- stratore, suscitando la sorpresa di Mattioli. Non era una proposta campata in aria: “nei ri, che contiene pochi abbozzi auto- miei incontri con Renato lui voleva che gli leggessi dei testi di Porta di cui era entusia- grafi frammentari, con lezioni ante- sta […] sapeva a memoria degli interi pezzi […] era la proposta di un conoscitore vero riori rispetto al braidense. Dall’au- della poesia di Porta. Alla fine Mattioli si rassegnò all’idea di Guttuso, col quale non aveva avuto mai rapporti”. Guttuso fece circa 110-115 disegni, “e andammo da Mat- tografo di Brera derivano due tioli, nel suo ufficio in piazza della Scala, e lì Renato, che sudava dall’emozione, si era rami: da uno dipende la prima edi- messo l’abito bello […] squadernò sul tappeto dello studio tutti questi disegni mera- zione di Venezia; dall’altro discen- vigliosi […] e se ne scelsero sedici per quella edizione”. Alla sua amicizia con Guttuso de una famiglia di testimoni, del- Isella accenna ovviamente anche in altri luoghi: si vedano in particolare i contributi ora raccolti nel volume Amici pittori. Da Guttuso a Morlotti (Prefazione di Pier Vincenzo Men- la quale fanno parte i quattro ma- galdo; Milano, Archinto, 2018). noscritti non autografi e la prima Malatesta. L’ipotesi è che i due ra- mi discendano da due copie distin- ti”. La situazione testuale si presen- Inattendibile il Cherubini, che nel- te, cavate dall’autografo in momen- tava ancora più compromessa di la sua “Collezione” arrivò addirit- ti diversi dell’elaborazione; ipotesi quella del Porta. Maggi non pub- tura a sostituire con voci correnti ritenuta preferibile, per vari moti- blicò la sua produzione dialettale, molte parole antiquate, per rende- vi, a quella di un archetipo comu- né il Muratori, rientrato da Milano re l’autore intellegibile al pubblico. ne, copia dell’autografo. Il testo da- a Modena, poté curarne l’edizione. Occorreva considerare le quattro to da Isella è basato sull’ultima le-

44 zione dell’autografo, e l’apparato registra la storia interna dell’ela- borazione. L’autografo consente al- tresì di stabilire l’usus scribendi del Maggi, che viene pertanto restau- rato anche nelle altre commedie e negli intermezzi autonomi; è rico- struita poi la successione cronolo- gica, tra il 1694 e il 1699. Oltre alla traduzione l’edizione offre un com- mento, comprensivo anche di note linguistiche, che costituiscono, co- me rileverà Mengaldo, “un contri- buto di prim’ordine alla grammati- ca storica del milanese”; il glossa- rio, che in trecento pagine registra esaustivamente il milanese popo- lare e selettivamente quello italia- nizzato delle dame, è definito, nel medesimo articolo, il più cospicuo contributo alla conoscenza del mi- lanese dopo i vocabolari ottocente- schi 12). Nell’Introduzione Isella esamina lo sviluppo del teatro dialettale del Maggi, rilevando come nelle prime due commedie, Il Manco male e Il Barone di Birbanza, sia ancora pre- sente la dimensione del dramma musicale e della commedia dell’ar- te e si dia un plurilinguismo oriz- zontale (accanto al milanese, inser- ti di italiano, bolognese, veneziano, genovese). Nelle ultime, I consigli di Meneghino e Il falso filosofo, si ri- duce il numero delle scene e si di- mezza quello degli attori; prologhi e intermezzi crescono in ampiezza e si dà un plurilinguismo vertica- le, circoscritto a Milano e struttu- rato in base ai livelli sociali: il mila- nese popolare, il milanese italianiz- , nato a Milano nel 1630, fu allievo delle scuole di Brera, condotte zato (che veniva chiamato “lingua dai Gesuiti e compì gli studi diritto civile e canonico all’Università di Bologna. Nel 1656 corrente” o “parlar finito”) e l’italia- sposò Anna Maria Monticelli, che gli diede undici figli. “L’amicizia del conte Bartolo- no. Si riduce l’interesse per il gio- meo Arese gli valse nel 1661 la nomina a membro della Segreteria del Senato di Milano, co scenico e si perviene a un “fram- di cui l’Arese era il presidente”, carica che tenne per tutta la vita, con grande presti- gio (così Isella nella Nota bio-bibliografica contenuta nell’edizione delle Rime milanesi, mentismo lirico impaginato in un Milano-Parma, Fondazione Pietro Bembo-Ugo Guanda editore, 1994). Dal 1664 rico- contesto teatrale”, dove l’impianto prì anche la cattedra di latino e greco alle Scuole Palatine. Scrisse libretti, in lingua, per teatrale trova la sua giustificazio- recite nel Real Teatro di Milano e per rappresentazioni offerte dal conte Arese o dal conte ne nel rapporto funzionale con gli Vitaliano Borromeo nelle case in città o nelle ville rispettivamente di Cesano e dell’Isola Bella (Lago Maggiore). Sempre in lingua sono le Rime varie, uscite a Firenze nel 1688, di squarci lirico-narrativi. Mentre nel ispirazione spirituale e religiosa: ristampate più volte in pochi anni, ebbero grande suc- Manco male si aveva la diffrazione cesso, come rilevò Ludovico Antonio Muratori; quando questi venne a Milano, nel 1695, del punto di vista dell’autore in vari si legò in stretta amicizia col Maggi e, l’anno dopo la morte, avvenuta nel 1699, stampò ruoli, ma preferibilmente in quello a Milano la Vita di Carlo Maria Maggi. Le commedie dialettali, rappresentate su palco- scenici come quello del Collegio dei Nobili, tenuto dai Gesuiti, si datano tutte agli ultimi di Dicearco, “cavaliere virtuoso”, cinque anni di vita dell’autore. L’edizione di Isella (qui si riproduce la copertina del primo nelle ultime commedie la scelta ca- volume), contiene, oltre alle quattro commedie (Il Manco male, Il Barone di Birbanza, I de su due personaggi popolari: Me- consigli di Meneghino, Il falso filosofo), gli intermezzi e l’atto unico Il Concorso de’ Mene- neghino da comparsa diventa pro- ghini. “Il suo teatro milanese”, scrive Isella nel catalogo della mostra braidense del 1999, “è opera di quegli anni estremi e anticonformisti, concepito com’è in servizio di un pre- tagonista, portavoce del Maggi, ciso programma di riforma letteraria e morale”; e sarà esso che procurerà al Maggi il che inventa poi il personaggio di titolo di ‘padre della letteratura milanese’, che gli attribuirà già la generazione degli Acca- Beltramina. Meneghino e Beltra- demici Trasformati, dal Balestrieri al Parini.

45 mina non sono che travestimenti in commedie del Maggi, nonché l’e- stanza fonica e timbrica” del dialet- maschera del dialetto milanese. Si same interno del testo, consento- to, può definirsi “un raffinato con- dà un sistema di opposizioni stili- no a Isella di smentire l’opinione di certo rusticale”. stiche, in cui il milanese popolare è Cesare Vignati, che l’aveva ritenu- la voce della moralità, mentre il mi- ta opera giovanile, e di assegnar- lanese italianizzato è la trascrizio- ne la composizione agli ultimi an- ne “di un mondo di tronfie soprav- ni di vita del Lemene. La tradizione Biagio Bellotti, Carlo Angiolini, vivenze feudali”. Isella postula un della Sposa Francesca si basa su un Lancino Curzio Maggi nuovo, che scopre il dialet- unico manoscritto, non autografo, to come “espressione genuina di dei primi anni del Settecento (alla Debiti nei confronti sia della un mondo di incorrotti valori mora- Biblioteca Comunale di Lodi) e su Sposa Francesca sia delle comme- li”; un Maggi che anticipa i temi e i sei stampe. Secondo la ricostruzio- die milanesi del Maggi si riscon- problemi della cultura illuministica ne di Isella, il manoscritto e l’edi- trano nella commedia Il maritag- lombarda e la cui opera si prolun- tio princeps del 1709 sono testimo- gio di Mommina ovvero La signo- ga nella satira di Parini e nella poe- ni indipendenti l’uno dall’altro, ma ra paesana, scritta nel dialetto di sia di Porta . dipendono da un unico antigrafo, Busto Arsizio, tra la metà del set- Nella rivista “Studi secenteschi” probabilmente una copia fatta alle- timo e l’ottavo decennio del Set- del 1965 Isella pubblica le Rime stire dall’autore. Tutte le stampe ri- tecento, dal pittore Biagio Bellot- milanesi del Maggi, trentacinque petono il testo della prima, salvo la ti. Muovendo da un lavoro inizia- componimenti attestati dalle quat- seconda, nella quale si riconosce to da Bruno Grampa (e interrotto tro edizioni settecentesche e da il risultato di una collazione tra la dalla sua morte nel 1979), Isella nel scarsissimi manoscritti; nell’intro- princeps e un altro testimone, iden- 1980 ne cura l’edizione, annotando- duzione alla loro ristampa del 1985 tificabile con lo stesso manoscritto la soprattutto sotto l’aspetto lingui- nella Biblioteca di Cultura Lombar- laudense. Isella decide di attenersi stico; il testo è ricostruito sulla ba- da delle Edizioni Can Bianco di Pi- al testo della princeps, correggen- se di tre manoscritti ottocenteschi, stoia (poi di nuovo nel 1994 nella dolo, dove è necessario, con il testo discendenti da un unico antigrafo, collana della Fondazione Bembo del manoscritto. che però difficilmente potrebbe es- / Guanda e nel 2006 da Garzanti), La sua edizione presenta la tra- sere l’autografo. Isella si sofferma in particolare sul duzione in prosa italiana e un com- Nel 1977 Gianfranco Folena, fa- duplice registro stilistico che esse mento denso di osservazioni fo- cendo ricerche al British Museum presentano, tra ‘idillio borghese’ e netiche, grammaticali e lessica- sulle discussioni fra rossinisti e ‘lettera familiare’. Nel 1997 pubbli- li sul lodigiano del Lemene, an- bellinisti che si svolsero a Milano cherà il prologo in dialetto milane- che in rapporto al milanese e ad tra il 1831 e il 1832, dopo la prima se, che introduce La farsa musica- altri dialetti (bergamasco, cremo- della Norma di Bellini alla Scala, si le, messa in scena nel 1664, attri- nese, piacentino, veneto); è com- era imbattuto in un anonimo com- buendolo con sicurezza alla pater- pletata dalle Concordanze. “Frutto ponimento in sestine milanesi, inti- nità del Maggi 13). squisito della più raffinata cultura tolato La Norma resiada (cioè ‘con- letteraria tra barocco e rococò, La trastata’), stampato nel 1832. Isella, sposa Francesca è una delle più bel- interpellato, ne identificò l’autore le commedie del nostro teatro”: co- in Carlo Angiolini, ricostruendo- sì prende avvio la Prefazione di Isel- ne la vicenda biografica. Nel 1980 Francesco de Lemene la, dove si legge anche che è “uno pubblicò il testo, insieme con altri Terminate alla metà degli anni dei pochissimi testi, prima dell’Ot- due, pure in sestine, dello stesso Sessanta le fatiche intorno al Mag- tocento, che, scritto da penna nobi- autore: La Galleria De-Cristoforis e gi, Isella lavorerà a lungo sul Pari- le, ci dia la rappresentazione, stiliz- la Lettera de Meneghin a Cecca sul ni, approntando l’edizione critica zata ma non distratta, di una comu- cunt de M. Malibran-Garcia. del Giorno, uscita nel 1969, e quella nità artigiano-contadina dell’antica Alla miscellanea In ricordo di Ce- delle Odi (1975); il volumetto L’offi- provincia italiana”. Dal punto di vi- sare Angelini. Studi di letteratura e cina della “Notte” e altri studi pari- sta stilistico il pastiche del Maggi filologia, del 1979, Isella contribu- niani, del 1968, comprende anche è totalmente estraneo al Lemene; isce con Lo sperimentalismo dia- la sua prolusione all’insegnamento che, sempre a differenza del Mag- lettale di Lancino Curzio e compa- di letteratura italiana all’Università gi, non arriva a identificarsi con i gni, pubblicando una corona di so- di Pavia 14). Fa poi seguito, nel 1979, personaggi popolari; questi sono ti- netti, contenuti in un codice della l’edizione critica della Sposa Fran- pi comuni, “vengono dalla strada” e Biblioteca Nazionale di Parigi e in cesca di Francesco de Lemene (nel- l’autore “non li vuole campioni del- un Magliabechiano della Naziona- la medesima collana in cui era usci- la sua moralità”. La struttura del- le di Firenze (copia del primo); ri- to il Teatro milanese del Maggi); i la commedia è “calibratissima”, il salgono alla fine del Quattrocento frequenti contatti di questa com- Lemene mette a frutto la sua espe- e hanno come bersaglio satirico il media in dialetto lodigiano (pub- rienza di autore di testi in lingua poeta Baldassarre Taccone, can- blicata a Lodi nel 1709, cinque an- per la musica, così che la Sposa celliere di Ludovico il Moro. I te- ni dopo la morte dell’autore) con le Francesca, anche per la “ricca so- sti, trascritti da copisti non in gra-

46 do di comprenderli, risultano gua- sti, ponendo per l’oscurità di molte lezioni grossi problemi di restauro e di interpretazione. L’ottavo sonet- to, che manca alla corona, fu indi- viduato nel 1986 da Renato Marchi in un codice della Nazionale Vitto- rio Emanuele di Roma. Quattro so- netti sono in milanese, uno in dia- letto italianizzato, uno in bergama- sco, due in lombardo rustico. Isel- la riproporrà la serie integra, con l’apparato e con nuovi riferimenti linguistici, in apertura della sua ul- tima raccolta di saggi, Lombardia stravagante. Testi e studi dal Quat- trocento al Seicento tra lettere e arti (Einaudi, 2005) 15).

Delio Tessa (e Carlo Emilio Gadda) Nell’antologia Poeti italiani del Novecento (del 1978, nei Meridiani Mondadori) Mengaldo presentava cinque testi del Tessa, definendo il poeta milanese “uno dei più grandi del nostro Novecento senza distin- zione di linguaggio”; e ancora: “Co- me mostra allo stato puro la straor- dinaria De là del mur, Tessa è l’uni- co dialettale del Novecento che sia giunto a un uso propriamente sur- realistico ed onirico del dialetto”. Tessa (1886-1939) aveva pubblica- Il frontespizio della Sposa Francesca di Francesco de Lemene, del 1709. Il Lemene to in vita una sola raccolta, L’è el dì (Lodi 1634-1704) studiò legge all’Università di Bologna, ma si laureò a Pavia nel 1655; svolse incarichi pubblici per la città di Lodi (fra l’altro rappresentandola ufficialmente a di Mort, alegher!, nel 1932 da Mon- Milano, con la carica di ‘Oratore’, nel 1672-1673), e si dedicò soprattutto alla poesia e dadori. Franco Antonicelli e Fortu- alla musica. Nel 1680, sopravvissuto a una grave malattia, distrusse gran parte della sua nato Rosti curarono nel 1947 le Po- produzione poetica profana. Nel 1684 pubblica il Dio, una serie di sette trattati, in forma esie nuove e ultime (editrice De Sil- di sonetti ed inni, con riferimenti alla Summa theologica di San Tommaso; alle favole per musica di argomento pagano (quali Il Narciso, La Ninfa Apollo e L’Endimione) suben- va, Torino), comprendenti sia il li- trano la cantate devote. La sua poesia in lingua fu oggetto di un’acuta analisi critica bro che Tessa non era riuscito a da parte del gesuita milanese Tommaso Ceva, che pubblicò nel 1706 le Memorie d’al- pubblicare, De là del mur, sia una cune virtù del signor conte Francesco de Lemene con alcune riflessioni su le sue poe- scelta di altre sedici liriche; dopo sie. Isella pubblica l’edizione della Sposa Francesca nel 1979; nella Prefazione inseri- sce quest’opera dialettale del Lemene nella vicenda del teatro comico, vigoroso in Italia di che uscirono sporadicamente in come espressione delle diverse società e lingue regionali: dal Ruzante al Machiavelli, dal rivista pochi inediti, per iniziativa Maggi al Goldoni, alla commedia borghese o verista dell’Ottocento. La commedia lodi- del Rosti o di Luigi Rusca, e si ebbe giana del Lemene “appartiene a questo rigoglioso repertorio e ne costituisce anzi una nel 1960 la riedizione di L’è el dì di delle migliori riuscite”. Isella immagina che essa sia stata presente al Goldoni in alcune scene della Bottega del caffè e del Bugiardo, ma pensa soprattutto “al modello che può Mort, alegher! presso Scheiwiller. avergli offerto una nuovissima pièce d’ambiente come la nostra per le sue commedie di Nel 1969, in un articolo sulla ri- campielli e di baruffe”. vista “Strumenti critici”, Isella, ana- lizzando una poesia di Tessa, di da- ta alta, La pobbia de cà Colonetta, Pobbia anticipasse di quasi vent’an- testo scrive infatti che nelle ricer- che lo stesso autore dichiarava “re- ni i risultati più maturi del poeta. che per recuperare l’identità di luo- miniscenza pascoliana”, ne mostra- Già allora pensava all’edizione di ghi e uomini che compaiono nelle va la completa autonomia rispet- tutte le poesie, che uscirà nel 1985 poesie “ci sono tornate di grande to al modello della Quercia cadu- da Einaudi, nei Supercoralli, col ti- utilità le note stese, su nostro invi- ta; accostandola ai versi della Mort tolo L’è el dì di Mort, alegher! De là to, da Fortunato Rosti in servizio di della Gussona, rilevava come la del mur e altre liriche; nella Nota al quest’edizione (citate con la sigla

47 tato questo (Isella lo riferisce nel- la citata Nota al testo): nel 1939 le carte di Tessa erano passate nel- le mani del Rosti (e Isella racconta che durante le incursioni aeree su Milano, negli anni di guerra, que- sti scendeva nel rifugio di casa por- tandole sempre con sé in due vali- gie: la gente pensava che vi tenesse le argenterie di famiglia); il Rosti consegnò i materiali che doveva- no servire per l’edizione del 1947 all’Antonicelli, che ne negò poi la restituzione (nel 1951 alla lettera in proposito di Antonio Greppi, Sinda- co di Milano e Presidente del Co- mitato per le onoranze del Tessa, rispose rivendicando a sé e all’edi- trice De Silva il diritto di prosegui- re a stampare gli scritti di Tessa; il volume del 1947 era in effetti an- nunciato come il primo, ma rimase senza seguito). Isella non ebbe mo- do né di studiarle né, morto l’Anto- nicelli, di reperirle. Il fondo Rosti, trasmesso, do- po la morte del possessore, a Car- lo Milanesi, restava comunque im- portante, data la sua consistenza, e Isella poté usufruire di diversi au- tografi tessiani, come risulta dagli apparati critici della sua edizione 16). Il fondo contiene anche uno scarta- faccio linguistico, Frasi e modi di dire del Dialetto milanese, con ol- tre cinquecento registrazioni, per le quali Tessa indica quasi sempre i nomi degli informatori: un contri- è un altro degli scrittori lombardi lungamente studiati da Dante Isella. Nato buto alla conoscenza del milanese a Milano nel 1886, il Tessa vi frequentò il Liceo Beccaria e si laureò in legge a Pavia nel 1911. Fu “giudice conciliatore […] e avvocato di modesta clientela”, come scrive novecentesco, che sarà pubblicato Isella nella Notizia biografica compresa nell’edizione da lui curata nel 1985 di L’è el dì nel 2004 dal Centro di dialettologia di mort, alegher! De là del mur e altre liriche, Torino, Einaudi, dove in copertina è ripro- e di etnografia di Bellinzona, a cura dotto Interno del pittore Aroldo Bonzagni. Appassionato di musica e di cinema, eserci- di Isella; il quale osserva nella Pre- terà dall’inizio degli anni Trenta un’attività giornalistica, dapprima su fogli di provincia, poi in giornali del Canton Ticino e alla Radio della Svizzera Italiana; nel 1936 Carlo Linati sentazione che “la più autentica cul- lo introdurrà a “L’Ambrosiano”, un quotidiano milanese “che in quegli anni riuniva molte tura linguistica del Tessa si nutre delle migliori firme della nostra letteratura”. In appendice all’edizione del 1985 Isella offre […] soprattutto degli apporti popo- una Bibliografia delle prose giornalistiche di Delio Tessa. Fu anche un “ammirato dicitore lari e talora gergali degli ambien- di poesia”, preparava le sue dizioni “come si preparerebbe un concerto”. Morì nel 1939 per un’infezione a seguito di un ascesso dentario. Per comprendere Tessa, scrive Isella, ti, tra prostituzione e malavita, con serve “conoscere l’assidua consuetudine dell’uomo con gli emarginati della società, la cui egli ebbe umana consuetudine, sua religiosa tolstoiana simpatia con prostitute, belle di notte, ladri della vecchia Vetra e anche per la sua professione di av- del Bottonuto, ambienti dove coltivò discretamente lunghe, fedeli amicizie, dove trovò vocato e di giudice conciliatore”. insieme con la lingua i temi della sua poesia”; i personaggi del Tessa hanno tutti “una Nell’edizione delle poesie, cor- loro precisa identità reale” e ad essi il commento dell’edizione 1985 fornisce puntigliosa- mente i necessari riscontri. redata di traduzione e commen- to, specialmente linguistico, a piè di pagina, ciascun componimento R)”: il Rosti morì nel 1974. Peraltro re notizie tessiane, soprattutto re- è seguito da una nota con informa- nel 1979 Isella anticipò da Scheiwil- lative ai manoscritti, di cui si potrà zioni minuziose e analisi metrica. ler un volumetto, Alalà al pelleros- “avvantaggiare l’edizione comple- Già nella relazione La linea espres- sa. Satire antifasciste e altre poesie ta delle poesie del Tessa già in cor- sionistica lombarda (presentata disperse, nella cui premessa rivolge so di avanzata preparazione”. Non al convegno romano, del gennaio a tutti i lettori l’invito a comunica- ebbe però alcun risultato. Era capi- 1984, L’espressionismo linguistico

48 nella letteratura italiana)17), Isella, affermando che il Tessa “appartie- ne di pieno diritto, come nessun al- tro nostro scrittore, al clima dell’e- spressionismo europeo in senso anche strettamente storico”, aveva anticipato in sintesi considerazioni sulla strumentazione linguistica e sulla tecnica narrativa. Ora nell’In- troduzione offre un’analisi partico- lareggiata. È esaminata la ricerca timbrico-ritmica, “nutrita di un’e- sperta educazione musicale”, in un Tessa attento all’esecuzione orale del testo poetico e sensibile (do- po l’inevitabile incontro con la po- esia pascoliana e la frequentazione dei simbolisti francesi) alla lezione di Ungaretti. Sotto un altro aspet- to, Isella osserva che Tessa dovet- te “sperimentare assai presto l’im- possibilità di tenere in piedi le sal- de e ordinate strutture narrative di un Porta, fondate su un solido do- minio razionale della realtà”; già nella prima grande composizione, Caporetto 1917, che risale al 1919, la struttura narrativa, in cui il pia- no dell’io narrante non è che uno dei molti piani che si intersecano nel tempo e nello spazio, può es- sere accostata “alla pittura ‘simul- tanea’ di un Boccioni”; e può esse- re richiamata anche la tecnica ci- nematografica, “ben nota al Tessa L’autoritratto di Giovan Paolo Lomazzo qui riprodotto (olio su tela, cm 56×44, con- servato a Milano nella Pinacoteca di Brera) è analizzato da Dante Isella nell’Introdu- che del cinema fu un ammirato- zione all’edizione dei Rabisch (Torino, Einaudi, 1993, pp. XVI-XXIV) e da Francesco Por- re appassionato”. La complessità zio nella scheda compresa nel catalogo della mostra tenuta a Lugano, Rabisch. Il grot- strutturale della narrazione si com- tesco nell’arte del Cinquecento. L’Accademia della Val di Blenio Lomazzo e l’ambiente plica mediante la contrapposizione milanese (Milano, Skira, 1998, pp. 179-180). Al piede vi è la scritta a lettere maiuscole: Zavargna Nabas Vallis Bregni et P[auli] L[omatii] Pi[c]t[o]r 15[..], “volendo con essa sot- dei livelli linguistici, ed è qui che il tolineare che si tratta di un doppio autoritratto, come pittore e come compare Zavar- Tessa “mostra da grande poeta di gna, abate della Valle di Blenio”. La carica di abate dell’Accademia, fondata nel 1560, fu sapere far sua la lezione del più ge- assunta dal Lomazzo nel 1568. Il nome accademico Zavargna è formato sul verbo mila- niale pastiche portiano”. nese zavajà, ‘canzonare, burlare’. Il tirso attorto d’edera ricorda Bacco e pure “l’ambi- guo sorriso del volto, oscuramente dionisiaco” riconduce alla sfera bacchica (Isella). “Il Tessa scrisse anche una sce- cappellaccio di paglia e la pelle di capretto […] significano umiltà; la corona di alloro e la neggiatura in versi milanesi per un vite simboleggiano il dominio perpetuo dell’‘Abate’ e il furore poetico ispirato dal vino”; il film, Vecchia Europa; edita da Cri- compasso “sostituisce i pennelli perché indica la parte speculativa connessa al disegno stina Sacchi nel 1986, fu ripresa da (proporzione, prospettiva, ecc.)”; nel medaglione appuntato sul cappello “è raffigurato il galigliogn (galeone), il recipiente ricolmo di vino e ornato di foglie di vite che Lomazzo Isella per un progetto del Piccolo e soci celebrano più volte nei Rabisch e associano alla galea di Bacco”. Fonte icono- Teatro di Milano, realizzato con la grafica del Lomazzo è “un prototipo di matrice giorgionesca, il Pastore con flauto noto messa in scena di Giuseppina Ca- in numerose versioni e attribuito almeno in un caso a Sebastiano del Piombo”; e l’in- rutti nella stagione 2002/03. Nella quietante espressione del Zavargna, “che fa pensare a uno stato di ebbrezza, richiama pubblicazione approntata dal Pic- anche il cosiddetto Busto di Bacco riferito al Boltraffio della Biblioteca Reale di Torino”. A sua volta il dipinto del Lomazzo sembra preparare “l’autoritratto come ‘Bacchino colo (Vecchia Europa. Piero Mazza- malato’ del Caravaggio” (Porzio). rella racconta e interpreta una sce- neggiatura di Delio Tessa) è com- preso il testo con traduzione e no- pe di collaboratori, si impegna poi sull’espressionismo linguistico, te di Isella; che lo riproporrà nelle nell’allestimento di tutta l’opera Isella ricordava come Contini, che edizioni Archinto. dello scrittore, pubblicata sotto la già nel ’34 aveva colto la contami- Sono degli anni 1981-1982 le pri- sua direzione tra il 1988 e il 1993, nazione espressiva di Gadda “in me pubblicazioni di testi di Gadda in cinque volumi, da Garzanti. Nel tutta la sua portata teorica”, collo- curate da Isella, che, con un’équi- suo intervento al citato convegno casse Gadda, introducendone nel

49 ’63 la Cognizione del dolore, nel qua- te della Valle di Blenio, e di tutti i rico Lombardo” del 1912. Nei 338 dro dell’espressionismo europeo, suoi fedeli soggetti, con la licen- endecasillabi del Cheribizo un in- con una particolarità: “Rispetto a za della Vallata’). La lingua facchi- namorato esibisce in dono alla sua tutta codesta agitazione, Gadda si nesca, in cui sono scritti gran par- donna un catino di cristallo di roc- distingue tuttavia per qualcosa di te dei testi (per lo più poetici, al- ca, descrivendone l’intaglio, opera ben caratterizzato, il copioso, se cuni in prosa), spiega l’abbando- di Annibale Fontana (altro ‘facchi- pur mobile, ricorso alle riserve dia- no nel quale sono stati lasciati per no’ del circolo del Lomazzo), in cui lettali”; e ciò all’interno di una let- quattro secoli, dovuto alla difficol- è rappresentata la città di Milano, teratura come quella italiana, che è tà di intenderli. All’esame di Isella, con le sue porte, i corsi d’acqua, le “l’unica grande letteratura naziona- che ne descrive nell’Introduzione magistrature, le cinquantotto oste- le la cui produzione dialettale fac- le marche specifiche, tale lingua si rie, le arti, le botteghe, i prodot- cia visceralmente, inscindibilmen- rivela essere il milanese “con una ti delle sue attività. Il testo del po- te corpo col restante patrimonio”. forte placcatura rustica e con gra- emetto, “composto in un lombardo Così che Gadda non è un’eccezio- fie particolari che ne sono il con- artificiale, solo intenzionalmente ne, ma piuttosto una funzione del notato più manifesto”. Non è suffi- bergamasco”, verrà pubblicato da sistema, quella che Contini chia- ciente supporre che i finti facchi- Isella, con traduzione e commento, mava la “funzione Gadda”. E Isella ni dell’Accademia avessero una fa- in Lombardia stravagante. osserva che con perfetta intercam- miliarità orale con i duri dialetti biabilità “si potrebbe parlare egual- dei facchini che scendevano a Mi- mente di una ‘funzione Dossi’ o di lano dalle valli dell’alta Lombardia una ‘funzione Porta’”. In altra se- e dell’attuale Canton Ticino; ma si La mostra braidense del 1999, de, adducendo un’esemplificazio- deve postulare che “conoscessero Fabio Varese, il Varon ne di voci, espressioni, costruzio- perlomeno qualche scritto dove i ni sintattiche, Isella rileva che nelle dialetti di quelle terre già avessero Va qui fatto, pur tra parentesi, pagine della Meccanica l’immagine trovato una loro autonoma forma- un telegrafico cenno al contempo- di una Milano ancora vivacemen- lizzazione grafica”. Isella analizza raneo impegno di Isella sul fronte te dialettofona, a metà del secondo altresì la concezione dell’arte pro- della letteratura in lingua. Del 1992 decennio del Novecento, è restitu- pria del Lomazzo (divenuto Aba- è l’edizione completa dei Romanzi ita dall’uso indiretto del milanese, te dell’Accademia nel 1568) e il si- e racconti di Beppe Fenoglio nella “assunto come ingrediente, non- gnificato dell’assunzione di Bacco Biblioteca della Pléiade (Einaudi- ché del dialogo, della lingua stes- a dio protettore del suo circolo di Gallimard), con il saggio introdut- sa della narrazione”; e, quanto al ri- artisti, con il riferimento alla teoria tivo La lingua del “Partigiano John- chiamarsi al Porta, se il più portia- delle nove sfere celesti presiedute ny”. Al 1985 e 1991 si datano due no dei libri di Gadda è certamente dai nove Bacchi e dalle nove Mu- saggi su Sereni, raccolti nel volu- l’Adalgisa, il capitolo IV della Mec- se (per la quale vengono richiamati me L’idillio di Meulan (comprensi- canica può dirsi “una sua matura il De occulta philosophia di Enrico vo anche di tre contributi montalia- anticipazione” 18). Cornelio Agrippa e la teologia orfi- ni); nel 1993 Isella cura con Clelia ca). I Rabisch, dati sulla base dell’e- Martignoni e commenta un’anto- dizione 1589, sono corredati di tra- logia delle poesie di Vittorio Sere- duzione e commento linguistico; ni per la scuola, tirata in quaranta- Isella traccia quindi, sotto forma di mila copie distribuite nelle scuole I Rabisch e il Cheribizo Schede, i profili di quindici accade- superiori della Provincia di Varese Nel 1993 Isella pubblica i Ra- mici, sette dei quali figurano tra gli e del Canton Ticino: iniziativa pro- bisch, opera di Giovan Paolo Lo- autori dei testi. mossa dal Lions Club Luino. L’edi- mazzo e di altri artisti (pittori, scul- La parte finale dell’Introduzio- zione critica delle Poesie di Sere- tori, intagliatori, ricamatori) suoi ne ai Rabisch era stata anticipata da ni, condotta da Isella su una straor- amici, travestiti da Facchini del- Isella nel suo contributo, Un acca- dinaria abbondanza di carte auto- la Val di Blenio; “il propellente ini- demico della “Valle di Blenio”: Ber- grafe, esce nel 1995 nei Meridiani ziale” per questo lavoro gli venne nardo Rainoldi, alla miscellanea Mondadori. Nel 1996 la “Nuova dall’interesse dimostrato dagli stu- Forme e vicende. Per Giovanni Poz- raccolta di classici italiani anno- denti del Politecnico di Zurigo per zi, del 1988. Dove sostiene l’infon- tati” dell’Einaudi ospita per la pri- un corso da lui tenuto nei primi an- datezza dell’attribuzione, fatta dal ma volta un classico del Novecen- ni Ottanta su antichi testi lombardi. Tanzi a metà del Settecento (in una to, in corrispondenza col centena- Il titolo dell’editio princeps, stampa- poesia sull’invenzione delle bosina- rio della nascita dell’autore: le Oc- ta a Milano da Paolo Gottardo Pon- te), del ruolo di protobosino stori- casioni di Montale col commento zio nel 1589, è Rabisch dra Acade- co a Bernardo Rainoldi; dimostra di Isella (un abbozzo di commento miglia dor Compà Zavargna, Na- invece come a quest’ultimo vada ai Mottetti era già apparso nel 1980 bad dra Vall d’Bregn, ed tucch i sù assegnata la paternità del Cheribi- nei Paralleli del Saggiatore). E poi fidigl soghitt, con ra ricenciglia dra zo, un poemetto stampato nel 1624 l’impresa manzoniana. Con alcune Valada (cioè ‘Arabeschi dell’Acca- e riproposto da Francesco Novati premesse: nel 1964, dopo che era- demia del Compare Zavargna, Aba- in un quaderno dell’“Archivio Sto- no riemersi in collezioni private mi-

50 Giovan Paolo Lomazzo nacque a Milano nel 1538. Nella scheda che a lui (come ad altri accademici) dedica in appendice all’edizione del 1993 dei Rabisch (qui si riproducono i due frontespizi della prima e seconda edizione, del 1589 e 1627, conservate presso la Biblioteca cantonale di Lugano), Isella informa che la sua formazione di pittore avviene, dal 1552, sotto la guida di Gian Battista Della Cerva, allievo di Gaudenzio Ferrari. Tra il 1568 e il 1571 compie un viaggio a Roma e a Napoli. Diventato cieco e costretto all’inattività come pittore, completò le opere letterarie che aveva avviato. Nel 1584 pubblica il Trattato dell’arte della pittura; e nel 1587 sette libri di rime in lingua, intitolati Grotteschi, su cui si veda la scheda di Silvia Longhi nel catalogo della mostra tenuta a Pavia Sul Tesin piantàro i tuoi laureti. Poesia e vita letteraria nella Lombardia spagnola (1535-1706), Pavia, Edizioni Cardano, 2002, pp. 142-147. I Rabisch, stampati per la prima volta a Milano da Paolo Gottardo Ponzio nel 1589, si dividono in due parti: la prima si apre con due componi- menti poetici che il Lomazzo dirige a Pirro Visconti Borromeo, seguiti da ventiquattro poesie di altri accademici (in vari idiomi: facchi- nesco, italiano, francese, spagnolo, latino, latino maccheronico, bolognese, genovese) e da testi in prosa facchinesca (sull’istituzione dell’accademia, cerimonie, statuti, nomi dei membri, ecc.). La seconda parte, introdotta da un altro frontespizio, contiene sessantacin- que testi poetici prevalentemente in facchinesco e per circa due terzi del Lomazzo; vi sono anche alcuni testi in milanese di Girolamo Maderno e Scipione Delfinoni. L’edizione è dotata di un breve vocabolarietto, cioè la Tavola della lingua di Bregno più oscura, con la toscana adietro per intenderla meglio. I Rabisch furono ristampati nel 1627 da Giovan Battista Bidelli, a trentacinque anni di distanza dalla morte del Lomazzo. lanesi i tomi postillati dal Manzoni Carlo Maria Maggi e il bicentena- toscana, recitato dai suoi studenti del Vocabolario della Crusca, Isella rio di quella di Parini. Isella pro- delle Scuole Arcimbolde nell’ago- ne aveva curato l’edizione, aprendo getta la mostra Varon, Magg, Ba- sto 1759, aveva disprezzato in ge- “la nuova fase degli studi linguisti- lestrer, Tanz e Parin… La lettera- nerale Milano e soprattutto il dia- ci manzoniani” 19); nel 1986 aggior- tura in lingua milanese dal Maggi letto milanese; gli rispose, fra gli na presso Adelphi, con un’aggiun- al Porta, realizzata dalla Biblioteca altri, il Parini, obiettando che le ta di inedite e disperse, l’edizione di Brera; nel titolo è ripreso il ver- lingue, di per sé, “sono tutte indif- delle Lettere di Manzoni curata da so con cui Porta in un sonetto indi- ferenti per riguardo alla intrinseca Cesare Arieti nel 1970 presso Mon- cava la linea della più illustre tradi- bruttezza o beltà loro” e che il mi- dadori. Già negli anni Settanta Isel- zione dialettale milanese. Nell’oc- lanese rispecchia la schiettezza e la la aveva progettato l’edizione criti- casione uscì il volume Bibliografia semplicità “della nostra nazione”; ca dei Promessi Sposi (dalla prima delle opere a stampa della lettera- facendosi storico della letteratura minuta all’edizione del 1827) in se- tura in lingua milanese, che docu- milanese dal Maggi ai suoi giorni, minari all’Università di Pavia, con- menta in successione cronologica, il Parini analizza con finezza com- tinuati in incontri alla Braidense rispecchiando il percorso della mo- ponimenti del Birago, del Tanzi e negli anni Ottanta; nel 1999 si pro- stra, gli autori milanesi dal Lomaz- del Balestrieri; e sostiene che la lin- filò la prospettiva della pubblicazio- zo all’età del Porta; le schede sono gua milanese ha potuto “mostrarsi ne e Isella poté costituire un’équipe redatte da Isella e da altri nove stu- capace di tutte le vere e più solide di studiose, pervenendo nel 2006 diosi, molti dei quali suoi allievi 21). bellezze della poesia”. all’edizione della Prima minuta Nella premessa, Ragioni di una Nella Bibliografia la scheda re- (1821-1823). Fermo e Lucia, cu- mostra, Isella prende le mosse dal- lativa a Fabio Varese (“questo Cec- rata da Barbara Colli, Paola Italia e la polemica che si sviluppò tra op- co Angiolieri milanese”) si deve ad Giulia Raboni 20). poste fazioni nel corso del 1760, su- Angelo Stella, che nel 1979, insie- L’anno 1999 costituiva insieme scitata dal barnabita Onofrio Bran- me con i suoi allievi Massimo Bau- il terzo centenario della morte di da, il quale nel dialogo Della lingua cia e Renato Marchi, pubblicò tren-

51 tuno sonetti del poeta, morto nel- il “primo vocabolarietto milanese diabilmente amputata, sminuita”; la peste del 1630, avvalendosi di uscito per le stampe”: consiste in e che “la linea ‘dialettale’ non è che due manoscritti secenteschi del- una lista di 540 lemmi, disposti su una variante stilistica di una cultu- la Biblioteca Trivulziana e di uno due colonne (Parol Milanes a sini- ra unica, omogenea, solidale, qua- dell’Ambrosiana, redatto nel 1811 stra, Il loro significato a destra); di li siano i mezzi espressivi prescelti da Francesco Bellati; questi ave- questi solo 184 passano a formare da ciascuno scrittore in conformi- va trascritto ventitre sonetti (omet- una seconda lista, Esplicatione de tà al suo temperamento, alla parte tendone altri due) da un manoscrit- i vocaboli milanesi, che ne propo- assunta nell’attuazione di un pro- to secentesco, pure ambrosiano, di ne l’etimologia. Isella osserva che, gramma comune. E se mai si voles- cui si persero le tracce. Carlo Ca- mentre “per il latino non è raro che sero, o si potessero, stabilire del- rena lo ha rinvenuto, per l’appun- le proposte del Varon vadano nella le priorità, all’interno di una realtà to all’Ambrosiana, nella Miscella- direzione giusta, per il greco (falso tanto intimamente e strettamente nea Novarese di Lazaro Agostino essendo il presupposto di una de- implicata nei suoi elementi costitu- Cotta, e segnalato a Isella, che cu- rivazione diretta da quella lingua tivi, si dovrebbero riconoscere alla ra una nuova edizione del Varese di forme del dialetto milanese) gli linea ‘dialettale’, in anticipo (e pour nel 2002; riproposta tre anni do- accostamenti si fondano su fortu- cause) sulle realizzazioni ‘in lingua’ po in Lombardia stravagante, com- ite simiglianze esterne”. L’edizio- del medesimo sistema di valori”. prende dunque trentatré sonetti ed ne di Isella fonde le due liste in un Concludendo la relazione, identifi- è basata, per venticinque, sul ma- solo ordine alfabetico; e soprattut- cava gli elementi che connotano la noscritto ritrovato, che offre in ge- to, per ciascuna voce del Varon, do- civiltà lombarda: “realismo e mora- nerale un testo migliore. cumenta la storia, anteriore e suc- lità; diciamo anche, come variante A Milano usciva nel 1606, per i cessiva, registrandone le occorren- nominale di questi addendi, dispo- tipi di Giovanni Iacomo Como, il ze in autori e opere, da Bonvesin a sizione narrativa e tensione lirica”. Varon milanes de la lengua da Mi- Tessa (escluse ovviamente quelle A dieci anni dalla scomparsa, av- lan, e Prissian da de la par- voci, le cui attestazioni sono nume- venuta il 3 dicembre 2007, il lavo- nonzia Milanesa: nel titolo sono ri- rosissime). ro compiuto da Isella lungo la linea chiamati la scrittore latino Varro- Ma occorre accennare, di nuo- ‘dialettale’ lombarda si staglia in ne e il grammatico Prisciano; Ba- vo tra parentesi, agli ultimi lavori di prospettiva come un monumento lestrieri ne promosse una ristampa Isella su testi in lingua. In collabo- che non ha confronti. In chiusura nel 1750. Della seconda parte del li- razione con lo storico dell’arte Gio- della Presentazione, datata dicem- bretto (opera di Giovanni Ambro- vanni Agosti, pubblica nel 2004 le bre 2002, della raccolta dei suoi gio Biffi, nella quale si tratta per Antiquarie prospetiche romane, “fa- studi portiani, Isella si chiedeva: l’appunto della pronuncia del dia- ticose, involute, ma interessantis- “Quanto è lontano il tempo in cui il letto milanese) si occupò Giulio C. sime terzine dantesche che un pit- milanese del Porta si leggerà come Lepschy in un articolo sulla rivista tore ‘milanese’ amico di Leonardo leggiamo il greco di Omero?”. Va “L’Italia Dialettale” del 1965 (do- gli indirizza da Roma per descriver- detto che in ogni caso, in quel tem- ve dà il testo del Prissian); ristam- gliene le gloriose testimonianze ar- po sempre più vicino, i grandi poeti pandolo nei Saggi di linguistica ita- cheologiche come invito a visitar- milanesi solo grazie a Isella (come liana del 1978, offre il testo stabili- le” 22); l’impossibilità di attribuirle Omero grazie ai filologi alessan- to criticamente e corredato di tra- al Bramante era già stata sostenuta drini) potranno ancora essere letti duzione e annotazioni per opera da Isella nel contributo alla miscel- in un testo attendibile e adeguata- di Isella. Il Lepschy restituiva inol- lanea Operosa parva per Gianni mente compresi. tre la paternità del Varon a Ignazio Antonini, del 1996 (contributo ri- Felice Milani Albani, che rifece e accrebbe una guardante i burchielleschi “sonetti raccolta di parole milanesi stam- delle calze” del Bramante, nei quali pata dal Bartoli a Pavia (come vien l’autore “sa dare prova di un’abilità 1) Dante Isella, Le carte mescolate vec- chie e nuove, a cura di Silvia Isella detto nell’edizione del 1606); pro- linguistica e letteraria che in Lom- Brusamolino, Torino, Einaudi, 2009, babilmente autore di questa prima bardia, sulla fine del Quattrocen- pp. 7-28. stampa, di cui non si è mai rinvenu- to, è di lui e di pochissimi altri”). 2) Dante Isella, Un anno degno di essere to alcun esemplare, fu l’ossolano In quello stesso anno 2006, in cui vissuto, Milano, Adelphi, 2009, pp. 94- Giovanni Capis. a dicembre uscirà il Fermo e Lucia, 95. Nella miscellanea del 2002 L’Ac- Isella dà alle stampe in ottobre l’e- 3) Gianfranco Contini, Esercizî di lettura, cademia della Crusca per Giovan- dizione critica di Alcune poesie di Torino, Einaudi, 1974, p. 233. ni Nencioni, Isella pubblica i nove Ripano Eupilino, il suo estremo la- 4) Gianfranco Contini, Varianti e altra sonetti milanesi (il primo del Pris- voro pariniano. linguistica, Torino, Einaudi, 1970, pp. sian, sette del Varon e uno anoni- Nella relazione al congresso 41-52. 23) 5) Dante Isella, Un anno degno, cit., p. 69. mo), che nell’edizione del 1606 so- di Bari del 1970 Isella rilevava 6) Ivi, p. 34. no posti in apertura, dopo la dedi- che “senza la componente ‘dialet- 7) Ristampata da Isella nella sua raccolta ca dello stampatore. Li ripropone tale’, che meglio sarà da chiama- di saggi I Lombardi in rivolta Da Car- nel 2005 in Lombardia stravagan- re ‘espressionistica’ […] la cultu- lo Maria Maggi a Carlo Emilio Gad- te, dove ad essi fa seguire il Varon, ra lombarda risulterebbe irrime- da, Torino, Einaudi, 1984, pp. 245-257.

52 8) Nella relazione La cultura lombarda e Ennio Morlotti: “un omaggio al Pari- del progetto, Gli Sposi Promessi. Se- la letteratura italiana, tenuta al Con- ni in cui ci uniscono le nostre comuni conda minuta (1823-1827), a cura di gresso di Bari dell’Associazione Inter- radici lombarde” (così Isella, ringra- Barbara Colli e Giulia Raboni; si atten- nazionale per gli Studi di Lingua e Let- ziandone l’autore). de il terzo. teratura italiana (marzo-aprile 1970); 15) Si veda al riguardo la recensione di 21) Cade qui opportuno ricordare che ristampata da Isella, col titolo La cul- Paolo Bongrani, I tesori della “Lom- Isella ha diretto tesi di laurea e affi- tura letteraria lombarda, ne I Lombar- bardia stravagante”, “Giornale Storico dato ricerche su autori dialettali lom- di in rivolta, cit., pp. 3-24. della Letteratura Italiana”, CLXXXIII, bardi; a suoi allievi si devono le edizio- 9) Le poesie di Carlo Porta, Edizione cri- fasc. 603, 3° trimestre 2006. ni delle poesie milanesi del Grossi nel tica integrale a cura di Dante Isella, 16) Isella pubblicherà nel 1988 un’edizio- 1988, del Tanzi nel 1990, di Francesco Firenze, La Nuova Italia, 1954, vol. II, ne riveduta; del 1999 è la ristampa in Bellati nel 1996 e del Balestrieri nel p. 277. due volumi, sempre da Einaudi, nella 2001. Nel 2010 la Biblioteca di Bre- 10) Si veda l’introduzione di Isella alla “Collezione di poesia”. Altri autografi ra ha organizzato, dedicandola al ri- pubblicazione dello stesso saggio ne tessiani sono emersi di recente, come cordo di Isella e riprendendo una sua “L’Italia Dialettale”, XXXVIII, n. s. XV, i due quaderni affidati dal Rosti a Emi- idea, una seconda mostra, che prose- 1975, pp. 1-46. lio Guicciardi, il cui figlio, Luigi Ma- guiva cronologicamente la rassegna 11) Cfr. La poesia di Carlo Porta e la tra- ria, li cedette nel 2002 alla Biblioteca del 1999; e nell’occasione, in collabo- dizione milanese. Atti del Convegno di Comunale di Milano: cfr. Mauro No- razione con Metamorfosi Editore, ha studi organizzato dalla Regione Lom- velli, Delio Tessa. Abbozzi e inediti, Mi- pubblicato il volume “Rezipe i rimm bardia, Milano 16-17-18 ottobre 1975, lano, Palazzo Sormani, 2011. del Porta”. La letteratura in dialetto Milano, Feltrinelli, 1976. 17) Riproposta da Isella nella sua raccolta milanese dal Rajberti al Tessa e oltre, 12) Pier Vincenzo Mengaldo, La “disco- di saggi L’idillio di Meulan. Da Man- con schede relative a quaranta auto- verta” del Maggi, “Belfagor”, XXI, zoni a Sereni, Torino, Einaudi, 1994, ri (molte delle quali redatte, anche in 1966, pp. 563-592. pp. 138-164. questo caso, da allievi italiani e svizze- 13) Sotto il titolo “L’è pur la mala cossa ess 18) Per La meccanica in francese, nel volu- ri di Isella). servitor”. Un Prologo milanese del Sei- me L’idillio di Meulan, pp. 165-178. 22) Così nella Presentazione di Lombar- cento, nella miscellanea Feconde ven- 19) Così Luca Danzi nel volumetto Le po- dia stravagante, dove Isella ristampa ner le carte. Studi in onore di Ottavio stille del Manzoni al Vocabolario della il suo saggio introduttivo e il testo del Besomi, Bellinzona, Casagrande, pp. Crusca, che accompagnò nel 1998 l’e- poemetto. 419-428. sposizione dei tomi acquisiti dalla Bi- 23) Citata nella nota 8. 14) Il volumetto è arricchito di un dise- blioteca di Brera (p. 54). gno di girasoli della Brianza, opera di 20) Nel 2012 è uscito il secondo volume

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