Dante Isella E La Letteratura Lombarda in Dialetto
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A dieci anni dalla scomparsa del grande studioso nedetti, aveva offerto al venticin- quenne Contini l’occasione di una Dante Isella recensione (il saggio intitolato Co- me lavorava l’Ariosto), che di fatto e la letteratura lombarda in dialetto inaugurava la critica delle varian- ti; dove, alla domanda “Che signi- ficato hanno, per il critico, i mano- Il magistero svizzero ti, minute, abbozzi a stadi diversi scritti corretti degli autori?”, era di Gianfranco Contini di mano dell’autore o altrimenti at- data una risposta che così prende- testati”, costituisse uno dei contri- va avvio: “Vi sono essenzialmen- Concludendo il 12 giugno 1978 buti più originali della cultura ita- te due modi di considerare un’o- la prolusione al suo insegnamento liana degli ultimi decenni “al rin- pera di poesia: vi è un modo, per di letteratura italiana dalla cattedra novamento della critica letteraria dir così, statico, che vi ragiona at- del Politecnico Federale di Zurigo, e all’attività della più scaltrita filolo- torno come su un oggetto o risul- Dante Isella dichiarava di sentire gia testuale”. Alla base di ciò sta “la tato, e in definitiva riesce a una de- vivo il ricordo della Friburgo de- radicale rimotivazione dei rapporti scrizione caratterizzante; e vi è un gli anni 1944-1945, in mezzo all’Eu- tra critica e filologia”, operata ver- modo dinamico, che la vede qua- ropa distrutta: “Ne sorge un senti- so la fine degli anni Trenta da Gian- le opera umana o lavoro in fieri, e mento di riconoscenza per questa franco Contini 1). In altra sede Isella tende a rappresentarne drammati- terra svizzera, alla quale vorrem- definirà sinteticamente la “rivitaliz- camente la vita dialettica. Il primo mo poter restituire, almeno in par- zazione” di tale rapporti: “Non più stima l’opera poetica un ‘valore’; il te, con il nostro impegno di oggi, una filologia giustapposta, in suddi- secondo, una perenne approssima- il bene che ne abbiamo ricevuto”. tanza servile, alla critica; bensì una zione al ‘valore’” 3). Il metodo di ana- Nella prolusione, sul tema Le va- critica e una filologia, già separate lisi viene poi applicato da Contini rianti d’autore (critica e filologia), in casa, ricongiunte in una indistin- nel Saggio d’un commento alle cor- egli rilevava come lo studio di testi guibile unità, di princìpi e di meto- rezioni del Petrarca volgare, stam- letterari, di cui sono documentate do” 2). pato nel 1943; e sarà raffinato nelle “redazioni duplici o plurime egual- La pubblicazione nel 1937 dei Implicazioni leopardiane del 1947 mente originali, correzioni più o Frammenti autografi dell’Orlando (pensate come risposta epistola- meno estese, spesso anche appun- Furioso, curata da Santorre Debe- re alla lettura variantistica condot- 38 La fotografia, scattata da Gianni Antonini a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, ritrae Gianfranco Contini (qui con l’inseparabile basco) in compagnia di Dante Isella, in un’affollata via Manzoni a Milano (si ringrazia Silvia Isella per avercela messa a disposizione). Contini, nato a Domodossola nel 1912, si era laureato in lettere nel 1933 all’Università di Pavia con una tesi su Bonvesin de la Riva, e si perfezionò poi a Torino con Santorre Debenedetti e quindi a Parigi. Nel 1937-1938 insegnò letteratura francese a Pisa. “L’Università di Friburgo lo chiamò nel 1938 sulla cattedra di filologia romanza, appena lasciata da Bruno Migliorini. Memorabili nei ricordi degli allievi diretti e indiretti – da Dante Isella a D’Arco Silvio Avalle, da Romano Broggini a Giorgio Orelli e Giovanni Pozzi […] – i corsi tenuti fino al 1952” (citiamo dalla scheda a lui intestata nel Dizionario Biografico degli Italiani, redatta da Paola Italia). In una conversazione a Radio Tre Rai del giugno 2006 (pubblicata da Alias. Supplemento settimanale de “Il Manifesto”, 2 settembre 2012) Isella dichiara che l’aver seguito i corsi di Contini “aveva significato l’apertura su una funzione della cultura diversa da quella che avevo potuto in qualche modo fare mia durante i primi anni di università a Milano. Contini, in un momento in cui il mondo era a soqquadro, introduceva un senso di assoluto rigore, di una moralità nel lavoro – anche nella vita, ovviamente, ma nel lavoro – che poteva essere veramente il modello per una rigenerazione della nostra società così approssimativa e pressappochista”; e a proposito del ruolo di Contini nella Resistenza, alla quale partecipò come membro del Partito d’Azione, sottolineava come “il nostro studio era in stretta coerenza con idee che potevano anche conquistarci”, al fine “di una ricostruzione del nostro Paese al nostro ritorno”. Nel 1997 Isella ha pubblicato il carteggio di Con- tini con Eugenio Montale (Eusebio e Trabucco, Milano, Adelphi Edizioni). ta da Giuseppe De Robertis sull’au- degli anni Trenta” (sono del 1928 italiana alla fondazione dello strut- tografo di A Silvia): dove le singo- le Stilstudien). Ma mentre per la turalismo critico”. le correzioni non sono considerate critica stilistica, non altrimenti Dal 1938 Contini insegnava fi- atomisticamente, in base a criteri che per la critica estetica, “il testo lologia romanza a Friburgo. Isel- di gusto, ma come “spostamenti in è qualcosa che rinvia ad altro da la era nato nel 1922 a Varese, dove un sistema”, che “perciò involgono sé […] E di ‘etimo spirituale’ par- frequentò il Ginnasio-Liceo Erne- una moltitudine di nessi con gli al- la infatti lo Spitzer”, la critica del- sto Cairoli, iscrivendosi poi a Mila- tri elementi del sistema” 4). le varianti di Contini attua “il pas- no alla Facoltà di Lettere classiche; Nella prolusione zurighese saggio dal campo della linguistica allievo ufficiale a Cerveteri (il suo Isella osservava altresì come Con- storica, in cui rientra la Stilkritik reggimento di fanteria “era addet- tini si fosse confrontato subito con spitzeriana, al campo della lingui- to alla difesa degli aeroporti a nord la stilistica di Leo Spitzer, cioè con stica strutturale, di Ginevra e ma- di Roma” 5)), nel tragico settem- “la proposta critica più nuova che gari di Praga, venendo intorno bre 1943 rientra avventurosamen- veniva suggestivamente avanza- agli anni Quaranta a proporsi co- te a Varese e, guadata la Tresa, ri- ta, proprio dall’interno degli stu- me il contributo più originale e ol- para in Svizzera. Dopo il passaggio di filologico-linguistici, a cavallo tremodo tempestivo della cultura in alcuni villaggi lucernesi, giunge 39 a Friburgo nel gennaio 1944, inter- vadano le pagine dei ‘raccontini’, in nato militare nel campo universita- coincidenza con la migliore auten- rio di Villa Beata al Guintzet; fra gli ticità dello scrittore, e si diradino assistenti c’era lo scrittore e critico nella ‘cornice’; ovvero come la for- Giansiro Ferrata, che lo invitò ad te colorazione regionale dell’auto- andare a sentire Contini. “Contini biografia del primo Altrieri (1868) per me era soltanto il prefatore del- si attenui nell’Altrieri del 1881. le poesie di Sinisgalli, non era al- Isella lavorerà sul Dossi anche tro […] mi ricordo che seguii quel- nei decenni successivi, curando l’e- le prime lezioni affascinato, addi- dizione delle Note azzurre nel 1964 rittura come trasferito dal mondo (dopo un’edizione privata allestita della realtà lacerata in cui eravamo, nel 1955), e di altri libri tra il 1972 in un mondo severo in cui avvertii e il 1988, fino alla raccolta nel 1995 che qualche risposta poteva venire dell’intera opera letteraria. Nell’in- incontro alla nostra attesa” 6). Isel- troduzione a La Desinenza in A la ne seguì il corso sulla critica stili- (Einaudi, 1981), dato atto che die- stica di Vossler e di Spitzer e quello tro ogni pagina si intravede o si so- sui dialetti dell’antico francese; e, spetta una particolare lettura, Isel- già prima, le lezioni sui rapporti tra la esamina più da vicino i rappor- cronaca ed epica nella Spagna del- ti con i dialettali lombardi, in par- le origini, sul Cycle de Guillaume, ticolare i rinvii allusivi al Maggi, su Peire Cardenal. Rientra in Italia alla Sposa Francesca del Lemene, nel luglio 1945, dopo l’esame con- al Porta; l’elemento dialettale vi è clusivo di Filologia romanza. spesso impiegato in un “gioco di in- Alberto Carlo Pisani Dossi (in arte Carlo Dossi, qui ritratto in una fotografia giova- trecci semantici”, per ottenere “un nile del 1867) nacque nel 1849 a Zene- massimo di concentrazione concet- vredo, nell’Oltrepò pavese; il padre, Giu- tosa”: e in ciò è operante la lezione seppe, di famiglia nobile pavese, eserci- del Maggi, “con le sapienti, prezio- Carlo Dossi tava a Milano la professione di ingegnere- se ‘incatenature’ dei suoi testi mi- architetto. La biografia di Carlo è rico- 7) struita minuziosamente, anno per anno, Già a Friburgo Isella aveva pen- lanesi” . Ma il rapporto principa- da Dante Isella in premessa al volume sato a un tema di letteratura lom- le è col Porta; in un intervento del Opere (Milano, Adelphi, 1995, pp. LXV- barda per la tesi di laurea e, data 1970, Isella affermava che in Lom- XCI), dove sono ampliate le Notizie bio- l’impossibilità di accedere ai ma- bardia è dato verificare la “perfetta grafiche e bibliografiche, già pubblicate nell’edizione delle Note azzurre (Milano, noscritti di Porta, la scelta era ca- parità e intercambiabilità” della tra- Adelphi, 1964). Carlo, compiuti gli studi duta su Dossi. La tesi viene discus- dizione dialettale e della tradizione classici a Milano, si laurea in legge a sa all’Università di Firenze nella in lingua “proprio all’altezza della Pavia nel 1871. Nel 1866 aveva dato alle primavera del 1947, relatori Atti- Scapigliatura, quando il rifiuto del- stampe il suo primo lavoro, “già unito, in quest’impresa, all’amico Luigi Perelli, lio Momigliano e Bruno Migliorini; la cultura ufficiale, da parte dell’a- che, natura complementare alla sua, avrà verrà stampata solo nel 1958, nei vanguardia letteraria del tempo, fedele per tutta la vita”; nel 1868 pub- “Documenti di Filologia” della Ric- si concreta in un Dossi (cioè nello blica L’Altrieri – nero su bianco, a cui ciardi, sotto il titolo La lingua e lo scrittore più squisito di tutta la sua fanno seguito la Vita di Alberto Pisani (1870), i Ritratti Umani, dal calamajo di un stile di Carlo Dossi.