De Là Del Mur Di Delio Tessa Franco Brevini
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LIE15_DEF 09-11-2007 14:56 Pagina 319 L’è el dì di Mort, alegher! De là del mur di Delio Tessa franco brevini 1. Genesi e storia. 1.1. «Una vergogna della critica italiana». Un lettore raffinato come Pietro Paolo Trompeo, non certo sospet- tabile di tendenziosità meneghina, scriveva nel 1950 che se è necessario studiare il greco per leggere Saffo, bisogna imparare il milanese per ca- pire Tessa1. Il lusinghiero apprezzamento dell’illustre francesista roma- no riesce quanto mai caratteristico della critica tessiana: isolati, autore- voli giudizi, provengano essi da Croce o da Pasolini, da Linati o da Men- galdo, da Fortini o da Isella, campeggianti in un panorama di generale indifferenza. Tanto che ancora nel 1978, presentando Tessa nella bene- merita antologia Poeti italiani del Novecento, Mengaldo poteva denun- ciare nel «disinteresse per questo poeta, uno dei più grandi del nostro Novecento senza distinzione di linguaggio, una vergogna della critica ita- liana»2. È noto come nel corso degli anni Sessanta-Settanta si sia consumata la crisi della vecchia storiografia letteraria fondata sulle riviste e sui grup- pi, all’origine del primato accordato alla linea novecentesco-ermetica, dalla «Voce» a Ungaretti. La ripresa di interesse verso Tessa, culminata nella fondamentale edizione critica delle poesie allestita da Dante Isella nell’85, si colloca in quel clima di rinnovamento degli studi. Si rendeva finalmente possibile, come annotava Fortini nel 1977, il recupero di quan- to di espressionistico, plurilinguistico e dialettale si è manifestato negli scorsi sessant’anni3. Eppure, se oggi le poesie di Tessa tornano a essere accessibili, dopo una lunga assenza dalla scena editoriale, se nessuno dubita più del valo- re del poeta milanese, la sua opera stenta ancora a trovare un’adeguata considerazione critica. Continuano infatti a mancare, non si dice una buona monografia, ma indagini più ravvicinate dei suoi testi. Per non di- LIE15_DEF 09-11-2007 14:56 Pagina 320 320 L’è el dì di Mort, alegher! De là del mur di Delio Tessa re di vistose discriminazioni tuttora vigenti nel dosaggio degli spazi an- che all’interno di pregevoli opere manualistiche: a fronte delle molte pa- gine riservate a figure pur rilevanti come Saba, Ungaretti e Montale, li- quidare Tessa in una paginetta, come accade in una certa storia lettera- ria, pare francamente un po’ riduttivo. Una responsabilità nella scarsa sollecitudine della critica verso l’o- pera di Tessa, almeno fino all’edizione Isella4, è spettata tuttavia al cat- tivo stato delle stampe. Per decenni i suoi libri sono risultati introvabi- li. Tessa è autore dalla vena non copiosa: il corpus della sua produzione in versi, quale è consegnata al volume einaudiano dell’85, L’è el dì di Mort, alegher! De là del mur e altre liriche, comprende solo trentanove te- sti distribuiti in un arco di tempo di circa un trentennio. Ma soprattut- to Tessa mostrò, almeno inizialmente, una singolare reticenza alla pub- blicazione dei suoi versi5. Sappiamo che il primo e unico volume che vi- de la luce vivente l’autore, L’è el dì di Mort, alegher! («È il giorno dei Morti, allegri!»), apparve da Mondadori nel 19326 solo dietro le insi- stenze dell’amico Luigi Rusca, ai tempi direttore generale della casa mi- lanese («el Rusca col me liber», come ha ricordato Isella, è uno degli Delio Tessa Nato il 18 novembre 1886 a Milano, compie gli studi presso il liceo Beccaria; nel 1911 si lau- rea in giurisprudenza presso l’Università di Pavia. Aveva cominciato, nel frattempo, a dedi- carsi alla poesia, mostrando anche vivo interesse per il cinema e la musica; negli stessi an- ni (1909-12) si innamora di una giovane pianista, una passione avversata dalla famiglia di lei e di cui porterà memoria lungo il corso della sua vita. Mentre frequenta l’Accademia scientifico-letteraria, di cui segue le lezioni di filosofia, intraprende la carriera legale, eser- citando la professione di avvocato e di giudice conciliatore. Non riuscendo a ricavarne gua- dagni sufficienti, decide di affiancarvi, dagli anni Trenta in poi, l’attività giornalistica, dap- prima svolta in collaborazione con la stampa locale, poi, dal 1935, con alcuni giornali tici- nesi – per i quali scrisse anche di critica cinematografica – e con la Radio della Svizzera ita- liana. L’anno successivo, inoltre, iniziò a collaborare all’«Ambrosiano», dove comparvero in quel periodo gli articoli di importanti letterati del tempo: Tessa volle intitolare le sue cro- nache, che descrivevano la vita cittadina, Ore di città (pubblicate postume nel 1984 a cura di Dante Isella). La sua cultura letteraria risentí fortemente dell’influenza della lezione dei grandi poeti mi- lanesi, anzitutto di Porta, dei cui versi fu pubblico declamatore; altri debiti espressivi con- trasse con le tendenze decadentiste degli ambienti letterari della città e con la scapiglia- tura. Improntò la sua poesia all’osservazione e alla rappresentazione della vita popolare, da cui ricavò materia linguistica e ispirazione tematica: il frutto di questo lavoro è visibile an- che nell’opera, inedita, Frasi e modi di dire del Dialetto milanese. Nel 1932 l’editore Mondadori stampa L’è el dí di Mort, alegher!,l’unico testo pubblicato in vita, dove alla raffigurazione dell’ambiente quotidiano milanese si sovrappongono gli even- ti tragici della Prima guerra mondiale. De là del mur, suo ultimo libro di poesie, apparve do- po la sua morte, avvenuta il 21 settembre 1939 a Milano. LIE15_DEF 09-11-2007 14:56 Pagina 321 Genesi e storia 321 enuegs che infastidiscono il poeta-ciclista sul fango della «Comasna»)7. Già questa reticenza, come vedremo, ci fornisce un primo dato inter- pretativo. Le milleseicento copie del volume mondadoriano uscivano accompa- gnate da un «testo esplicativo in lingua» assai corrivo, di probabile fat- tura editoriale. Non si trattava di una vera traduzione, ma di un «ri- scontro» inteso a evitare note e glossario. Fortunato Rosti lo sostituí con una nuova versione di propria mano, quando ristampò la raccolta nel 1960, accompagnandola con una nota di Emilio Guicciardi8. Malgrado il prestigio del primo editore, la raccolta di Tessa non ebbe tuttavia né echi di critica, né fortuna di mercato (l’autore stesso allude in Il buon gobbetto, in Ore di città9, alla «tristezza in cui verso da anni nel sapere che quasi tutta l’edizione è rimasta nel gobbo della Mondadori»). Non molto diversa la sorte della successiva ristampa presso un piccolo edito- re come Scheiwiller. Da un’Autopresentazione a Radio Monteceneri del 1935 (ora in Criti- che contro vento)apprendiamo del progetto di un nuovo libro di versi: «Avevo intenzione di pubblicare una nuova raccolta di miei recenti ver- si e già tutto era pronto ma poi vi ho rinunciato»10. Negli anni successi- vi gli accenni al nuovo libro si moltiplicano. In Parlando con loro (poi in Ore di città), una prosa risalente al 1937, il fiuto dei librai milanesi Bal- dini e Castoldi viene provato dal fatto che gli avveduti commercianti-edi- tori «il mio nuovo libro di poesie non lo vorrebbero neanche a ammaz- zarli...»11. Che Tessa ci avesse quanto meno ripensato è testimoniato an- che da un articolo dell’«Ambrosiano» dello stesso anno, non raccolto in Ore di città e intitolato Questa sera a Bagutta. Nel testo, firmato con lo pseudonimo Illius, Tessa osserva: «Se mi capitasse di pubblicare un al- tro volume lo vorrei con questa fascetta: “Un libro d’eccezione! – que- sto autore non è mai stato premiato”»12. La dicitura sarebbe poi stata suggerita dal poeta per la promozione di De là del mur, come ricorda l’An- tonicelli nell’edizione di Poesie nuove ed ultime13. Un più esplicito riferimento all’opera inedita cade in una lettera del- l’anno precedente all’editore Formiggini, di cui ha dato notizia Renzo Cremante14. Il documento è interessante per più ragioni. Intanto perché Tessa accenna alle famose «pagine del dicitore», lo «specialissimo com- mento» che il poeta aveva preparato per i suoi versi: «Nel progetto del mio nuovo volume di poesie avrei abbandonato il sistema delle tradu- zioni per sostituirlo con una sorta di disco-pagina a fronte del testo. Es- LIE15_DEF 09-11-2007 14:56 Pagina 322 322 L’è el dì di Mort, alegher! De là del mur di Delio Tessa sa sarebbe un po’ di tutto e cioè: traccia per il dicitore, traduzione e il- lustrazione della lirica». Inoltre perché il poeta menziona la Poesia della Olga, che avrebbe do- vuto già figurare nella prima raccolta, sottolineando il parallelismo con il capolavoro portiano: «Nel volume verrebbe inclusa la “Poesia della Ol- ga” che ritengo sia quanto di meglio io ò saputo immaginare e fare. Car- lo Porta nella sua “Ninetta” à cantato la “tosa de Casin” e io la “Ruf- fiana”». Tuttavia la raccolta, che ad un tratto sembrò persino dovesse appari- re presso un editore di Lugano, evidentemente per la polemica verso il regime, non vide mai la luce durante la vita del poeta. Le due sole poe- sie a essere stampate dopo L’è el dì di Mort, alegher! furono La giornata de me zio pescaú de Lacciarella15 e Finester16. Tessa morí nel’39 e le sue carte passarono all’amico Fortunato Rosti, il quale già nel ’41 informa il ticinese Piero Bianconi che Einaudi si sa- rebbe assunto l’iniziativa di ripubblicare il corpus poetico tessiano. In realtà il libro, con il titolo Poesie nuove ed ultime, apparirà solo nel ’47 LIE15_DEF 09-11-2007 14:56 Pagina 323 Genesi e storia 323 ̇ Eugenio Spreafico, Dolori (La sagra dei morti), 1886. Mon- za, Musei Civici. da un altro editore torinese, De Silva (presso cui l’anno seguente apparirà la seconda edizio- ne di Sera di Virgilio Giotti), per le cure del Ro- sti e di Franco Antonicelli.