UNIVERSITÀ DI PISA Dipartimento Di Filologia, Letteratura, Linguistica
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk brought to you by CORE provided by Electronic Thesis and Dissertation Archive - Università di Pisa UNIVERSITÀ DI PISA Dipartimento di Filologia, Letteratura, Linguistica Corso di laurea magistrale in Lingua e Letteratura italiana Tesi in Letteratura italiana Pasticciaccio e Gattopardo: due casi letterari per il grande schermo Relatore: Candidata: Chiar.mo Prof. Giorgio Masi Chiara Parrini Correlatore: Chiar.mo Prof. Lorenzo Cuccu ANNO ACCADEMICO 2012/2013 «Cinéma, Cinéma Oh che grande utilità Sol per te, sol con te Son felice come un re» Alla mia «casina di cristallo» INDICE AVVERTENZA 4 INTRODUZIONE 5 CAPITOLO I Il Gattopardo e Il Pasticciaccio 7 1.1 La strana coppia che detestava i luoghi comuni 7 1.2 «Una specie di Lollobrigido, di Sofío Loren» 14 1.3 «E lui se la rideva sotto i baffi» 30 CAPITOLO II «È un lavoro di artigianato» 49 2.1 Verso il film 49 2.2 Il cinema è opera di collaborazione 56 2.3 Il progetto 59 2.4 Elementi della comunicazione visiva: ambienti, musiche e opere d’arte 64 2.5 Un romanzo al cinema 72 2.6 Cinema e politica 92 CAPITOLO III Progetto cinema 94 3.1 «L’oblio momentaneo del male» 94 3.2 Romanzo e trattamento a confronto 103 3.3 «Andassero a fare in culo questi intellettuali cretini» 115 3.4 L’occasione per un poliziesco 122 3.5 I personaggi 132 3.6 Cinema e politica 140 CAPITOLO IV Due matrimoni fortunati: letture incrociate 143 BIBLIOGRAFIA 154 FILMOGRAFIA Ringraziamenti 3 AVVERTENZA Le edizioni dei romanzi seguite nel presente lavoro sono: G. Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo, Nuova edizione riveduta a cura di Gioacchino Lanza Tomasi, Universale Economica Feltrinelli, Milano, 2012 e C. E. Gadda Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, prefazione di Pietro Citati, Garzanti Editore, Milano, 2013. La sceneggiatura del film Il Gattopardo a cui si fa riferimento è Il film “Il Gattopardo” e la regia di Luchino Visconti, a cura di Suso Cecchi D’Amico, Cappelli Editore, Bologna, 1963, («Dal soggetto al film, Collana cinematografica»), pubblicata a ridosso dell’uscita del film e consistente in un compromesso tra sceneggiature preesistenti. Mi sono avvalsa, perciò, anche di una parte di materiale visionato presso l’Archivio Visconti (Fondazione Gramsci) e di uno studio, da poco pubblicato, di A. Anile e M. G. Giannice (Operazione Gattopardo – Come Visconti trasformò un romanzo “di destra” in un successo di “sinistra”, Le Mani, Edizioni, Genova, 2013). Nel volume i due autori fanno notare come, tra soggetti, scalette e sceneggiature, le principali versioni scritte del film fossero addirittura dieci 1 , raggruppate da loro in sei fasi, e mettono in evidenza i tagli strategici, che corrispondono a circa dieci minuti di film, eseguiti dallo stesso regista sul negativo originale. Il DVD di cui mi sono servita è il cofanetto Il Gattopardo – il capolavoro di Luchino Visconti, collana «I grandi classici restaurati», Medusa Video, 180 min., 2001. Ho inoltre assistito al film restaurato grazie alla Cineteca di Bologna, alla Titanus e alla Film Foundation di Martin Scorsese uscito nel novembre 2013, con il documentario allegato di Alberto Anile e Gabriella Giannice. La sceneggiatura di Un maledetto imbroglio di Germi, Giannetti e De Concini (1959) a cui si fa riferimento è stata recuperata presso la Biblioteca Luigi Chiarini del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Il DVD utilizzato è Un maledetto imbroglio, versione restaurata, The Mediaset collection, Cinema Forever, 109 min., 2004. 1 Nessuno delle scalette e delle sceneggiature corrisponde in toto al film realizzato. 4 INTRODUZIONE Il Pasticciaccio di Gadda e Il Gattopardo di Lampedusa costituiscono un binomio significativo nel panorama letterario del Novecento. Pubblicati a distanza di un anno l’uno dall’altro (nel 1957 il romanzo dell’ingegnere e nel successivo quello del principe), i due romanzi si rivelarono fin dalla loro comparsa inclassificabili e sfuggenti. Gadda e Lampedusa si dimostrarono capaci di osservare la realtà con uno sguardo attento, spregiudicato e carico di ironia. Estranei ai dibattiti e alle polemiche contemporanee, esterni alle cerchie letterarie e semisconosciuti, ebbero la possibilità di osservare il mondo scevri da pregiudizi, da filtri ideologici o provincialismo. Nel primo capitolo mi sono soffermata sulle due opere letterarie. Un avvicinamento motivato non dall’intenzione di sottoporre a un riesame le principali interpretazioni critiche, ma dalla volontà di analizzarne i rapporti con le rispettive riscritture cinematografiche. Nel secondo capitolo ho indagato il percorso che ha condotto alla realizzazione della pellicola viscontiana. Sono stati esaminati i motivi della scelta, l’avvicinamento al film, il progetto, le intenzioni iniziali e gli elementi necessari alla realizzazione filmica estranei alla pagina scritta, come quelli iconici e musicali. Nell’affrontare la sceneggiatura sono state messe in evidenza le riletture di alcuni passi lampedusiani e la rimozione di alcuni capitoli del romanzo; ho riportato le scene, tagliate personalmente da Visconti dal negativo originale, rilevate da Anile e Giannice nello studio Operazione Gattopardo (2013). Se il lavoro eseguito sul testo fu attento e accurato, e l’intenzione iniziale quella di rimanerne fedeli il più possibile, il film conseguì poi una sua evidente autonomia. Visconti riuscì a conferire alla pellicola il proprio stile, la propria idea estetica: la raffinata ironia lampedusiana scompare quasi del tutto, per lasciare spazio alla rappresentazione sontuosa e nostalgica di un mondo al tramonto. 5 Nel terzo capitolo, prima di esaminare il lavoro di Germi, Giannetti e De Concini, mi sono concentrata sul trattamento realizzato da Gadda per la Lux-film, che si colloca tra l’uscita su «Letteratura» e quella in volume del Pasticciaccio. Il palazzo degli ori è stato utile per poter osservare come lo stesso autore avesse elaborato l’argomento pensando a un mezzo comunicativo come il cinema. Uno scritto che prevedeva la semplificazione dell’intera materia, l’individuazione dell’assassino, non comprendendo, invece, la moltiplicazione dei piani del reale, il sistema aperto e il delirio verbale che caratterizzeranno il romanzo. Dopo aver confrontato il trattamento con l’edizione in volume e aver visto come la prosa di Gadda fosse stata influenzata dalla pratica cinematografica, sono passata al rapporto che si stabilì tra lo scrittore e il regista Germi: una collaborazione quasi inesistente, ma con alcuni episodi significativi. Sono stati osservati il motivo di avvicinamento al testo letterario e l’iniziale volontà di sfruttare il romanzo per un film che divenisse un poliziesco all’italiana. Ho esaminato le rielaborazioni dei personaggi che furono mantenuti e sottolineato invece le grandi assenze, così da comprendere con quale sguardo e in quale modo si fosse guardato alla fonte letteraria. Il raffronto tra i due grandi registi è legittimato proprio dal fatto che entrambi si confrontarono con due testi di fondamentale importanza nel panorama letterario novecentesco. L’interesse verso le loro operazioni emerge per la diversa concezione della letteratura come possibile fonte cinematografica e per il differente approccio alla materia romanzesca. Ho perciò ritenuto degno di attenzione il lavoro di appropriazione e reinterpretazione di questi due registi molto lontani fra loro, che, nell’avvicinarsi ai capolavori letterari, riuscirono ad affermare la propria libertà e indipendenza dalla pagina scritta. 6 CAPITOLO I IL GATTOPARDO E IL PASTICCIACCIO 1.1 La strana coppia che detestava i luoghi comuni Negli anni Cinquanta del secolo scorso la letteratura italiana deve confrontarsi con la situazione creatasi nel paese dopo il conflitto: l’eredità della guerra e la necessità di ricostruzione. Il mutato clima culturale mette in discussione il ruolo e la funzione stessa dell’intellettuale. Per quest’ultimo si prospetta come fondamentale la questione dell’impegno. Il generale ripensamento letterario vede il modificarsi dei temi, degli atteggiamenti, il rafforzarsi della militanza e delle prese di posizione, la manifestazione di opinioni mai prive di pregiudizi di parte. La realtà sociale diviene uno dei temi prevalenti della letteratura. La memorialistica di guerra, i racconti partigiani, i testi che affrontano esperienze realmente vissute, che rispecchiano le condizioni dei tempi, si fanno centrali nel panorama italiano. Il termine «neorealismo» fu usato da A. Bocelli1 nel tentativo di identificare la corrente letteraria che cominciò ad affermarsi in Italia intorno al 1930 e che intendeva esprimersi con una rappresentazione analitica, cruda e drammatica di una condizione umana travagliata; utilizzando un linguaggio calato il più possibile nella realtà e «aderente all’oggetto». L’uscita di opere neorealistiche si concentra 1 A. Bocelli in «Il Mondo», 10 marzo 1951, in G. Getto.- G. Solari, Il Novecento, Cultura- Letteratura- Società, Minerva Italica, Bergamo, 1980, p. 127. 7 tra il 1945 e i primi anni ’50, con un progressivo impoverimento della tendenza. Nel 1945 escono Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi, Uomini e no di Vittorini, Il quartiere di Pratolini; nel ’48 La casa in collina di Pavese e così via, fino ad arrivare nel ’50 alla pubblicazione di La luna e i falò di Pavese e Contadini del sud di Scotellaro. In questi anni il problema del rinnovamento del romanzo italiano è centrale nel dibattito letterario. Vittorini si proponeva di elaborare nuove soluzioni, di ricercare un linguaggio che comunicasse al lettore la natura