STUDIO AGROFORESTALE DOTT. BONFIGLIOLI GLORIA DOTT. RENIERI GIANLUCA

COMUNE DI

LOCALITÀ: SAN CARLO

Tenuta S. Carlo Società semplice agricola

RELAZIONE PAESAGGISTICA

ATTUAZIONE DI INTERVENTI DI TAGLIO FITOSANITARIO A CARICO DI PIANTE DI PINUS PINEA

Grosseto, febbraio 2019

I TECNICI STUDIO AGROFORESTALE

DOTT. FOR. GLORIA BONFIGLIOLI

FOR. IR. GIANLUCA RENIERI

VIA ROMA, 3 - 58100 GROSSETO - P.I.: 01414810539 Tel: 340/8439791 - 340/8439242 INDICE 1 . Premessa...... 2 2 . Inquadramento geografico e amministrativo...... 2 3 . Quadro di riferimento progettuale...... 3 3.1 . Inquadramento vegetazionale e analisi del patrimonio arboreo ed arbustivo presente...... 3 3.1.1 . Gli scolitidi...... 6 3.1.1.1 . Tomicus destruens (Wollaston)...... 7 3.1.1.2 . Ips sexdentatus Borner...... 8 3.1.1.3 . Orthotomicus erosus Wollaston...... 10 3.2 . Descrizione della tipologia di intervento...... 10 4 . Inquadramento vincolistico...... 13 4.1 . Vincolo paesaggistico...... 13 4.2 . Vincolo idrogeologico...... 17 5 . Quadro di riferimento programmatico...... 18 5.1 . Piano di indirizzo territoriale...... 18 5.2 . Gli strumenti urbanistici di programmazione comunale...... 24 6 . Effetti conseguenti alla realizzazione dell'intervento e mitigazione dell'impatto...... 33 7 . Allegati...... 34

Allegato 1: Planimetria topografica dell’area oggetto d’intervento (scala 1:5000) Allegato 2: Planimetria catastale dell’area oggetto d’intervento (scala 1:4000) Allegato 3: Documentazione fotografica Allegato 4: Fotoinserimenti

1 1 . PREMESSA

Con la presente gli scriventi tecnici hanno inteso predisporre gli atti volti a conseguire l’autorizzazione ad effettuare INTERVENTI DI TAGLIO FITOSANITARIO A CARICO DI ALCUNE PIANTE DI PINUS PINEA, i boschi oggetto della presente sono di proprietà della Tenuta S. Carlo Società semplice agricola – Strada Prov.le 40 della Trappola, 147/A – Grosseto – P.IVA 01311100539.

2 . INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E AMMINISTRATIVO

L’azienda Tenuta San Carlo Società Semplice Agricola è situata nel di Grosseto lungo la Strada Provinciale della Trappola. L’Azienda è un’azienda biologica caratterizzata da un’alternanza di zone umide, bo- schi a dominanza di Pino domestico, seminativi e prati/pascoli ed è in parte ricompresa all’interno del Parco Naturale della Maremma. L’azienda ha da sempre avuto una forte connotazione zootecnica con alle- vamento di bestiame allo stato brado. Al momento attuale sono presenti in azienda 25 capi di bestiame: 5 equini e 20 bovini Oltre alle attività agricole e zootecniche, l’azienda gestisce diretta- mente un agriturismo.

2 3 . QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE

3.1 . INQUADRAMENTO VEGETAZIONALE E ANALISI DEL PATRIMONIO ARBOREO ED ARBUSTIVO PRESENTE

I boschi oggetto della presente, sono ubicati all’interno del Parco Regionale della Maremma, in un’area compresa in quella tipica fascia boscata a pineta, tra la Strada P.le n. 158 delle Collacchie, che continua con la Strada P.le della Trappola, ed il mare e che si sviluppa sull’area litoranea dei comuni di Grosseto e Castiglione della Pescaia. La morfologia dei terreni è pianeggiante, con presenza di laschi ed aree depresse nella parte sud occidentale della proprietà, in prossimità del mare.

Secondo “I tipi forestali - Boschi e macchie della Toscana” i popolamenti di pino domestico aziendali sono inquadrabili nella tipologia 5.2 - Pineta dunale termomediterranea di pino domestico. Si tratta delle "pinete litoranee, che si concentrano lungo le spiagge e nelle pianure costiere adiacenti...costituiscono un insieme di boschi di grande importanza, non soltanto per l’azione protettiva e per la produzione dei pinoli, ma soprattutto perchè condizionano un paesaggio associato alle attrattive turistiche relative alla balneazione.

“Nella Maremma grossetana ... le temperature salgono ai livelli della fascia termomediterraea mentre le piogge estive, oramai scarse e incostanti, espongono le pinete delle dune a ricorrenti crisi di aridità.” Ne deriva una “Pineta di pino domestico di statura non alta (III e IV classe di fertilità) e sovente con chioma rada per le ricorrenti crisi di aridità.

3 Il sottobosco è per lo più rado e composto da cespugli di erica multiflora, lentisco, mirto, filliree, rosmarino. Più rari il leccio e il corbezzolo. Localmente presenti il ginepro coccolone e il ginepro fenicio; possibili addensamenti di macchie a erica arborea e corbezzolo dove l’umidità edafica è leggermente migliore ”. Tale formazione è classificata dagli autori come “PINETA DUNALE TERMOMEDITERRANEA DI PINO DOMESTICO” . Il pino è qui ospitato in cenosi pertinenti all’ass. Phillyreo angustifoliae-Ericetum multiflorae - Arrigoni, Nardi, Raffaelli 1985. Nelle aree più degradate il sottobosco è costituito da prati terofitici della classe Thero- Brachypodietea. Molto presumibilmente il tipo di bosco originario era rappresentato dalla “LECCETA TIPICA” ancorché indebolita dalla siccità più pronunciata e, quindi, arricchita da arbusti di macchia. E’ ... evidente un processo di infittimento del sottobosco a macchia, talvolta anche rappresentato dal solo rosmarino. Le specie indicatrici di tale tipologia sono, tra le arboree il pino domestico (Pinus pinea) e il leccio (Quercus ilex); tra le arbustive il rosmarino (Rosmarinus officinalis), i ginepri coccolone e fenicio (Juniperus macrocarpa e J. phoenicea), l'erica multiflora (Erica multiflora), la Daphne gnidium, il lentisco (Pistacia lentiscus), l'alaterno (Rhamnus alaternus), il mirto (Myrtus communis), la fillirea angustifoglia (Phillyrea angustifolia), lo stracciabrache (Smilax aspera) e, tra le erbacee, il Dorycnium hirsutum e la Rubia peregrina.

La vegetazione forestale dell’azienda, è prevalentemente costituita da pinete di pino domestico di diversa età e sviluppo e da vaste zone con vegetazione prevalentemente arbustiva soprattutto in corrispondenza del “Chiaro del Porciatti” area umida con zone acquitrinose permanenti e vaste aree suscettibili di allagamento durante la stagione autunnale ed invernale, quando le piogge sono più cospicue. La vegetazione delle aree umide è costituita da specie palustri, a cui si sostituiscono, nelle zone meno soggette ad allagamento, specie arbustive tipiche della macchia mediterranea quali: lentisco, fillirea, mirto, erica, ginestra, ginepro sabina e comune. Il grado di copertura di queste formazioni è molto variabile, a zone quasi prive di vegetazione si alternano aree con un denso strato arbustivo. Le aree pinetate circostanti il Chiaro del Porciatti, sono fustaie di pino domestico con piante di età variabile da 60 a 130 anni ed oltre, in genere distribuite per gruppi, ed intervallate da acquitrini. All’interno di questa formazione sono presenti gruppi e piante sparse di leccio, roverella, orniello, tamerice. La densità di questi popolamenti è in genere irregolare, il sottobosco è denso a prevalenza di ginepro sabina e comune. Le pinete che si trovano nella porzione centrale dell’azienda hanno un età media di circa 60 anni con presenza di individui ultracentenerai sia riuniti in gruppi che con piante sparse; sono presenti piante di leccio e

4 roverella. La densità dei popolamenti è in genere regolare, il sottobosco arbustivo è denso nelle zone dove la copertura arboreea è minore, scarso e a chiazze dove in soprassuolo è più denso. Un giovane impianto di pino domestico di circa 4 ettari di superficie è stato realizzato in parte su terreni agricoli adiacenti alla pineta, in parte all’interno della stessa in una zona dove la copertura del soprassuolo adulto era molto lacunosa. La pineta localizzata in prossimità dei fabbricati di San Carlo ha un età media di circa 90 anni con presenza di individui più giovani ed alcune piante ultracentenarie. All’interno della pineta vi sono piante sparse di leccio e roverella alcune delle quali di grandi dimensioni. La densità è irregolare, a tratti in cui le piante si trovano a stretto contatto di chioma si alternano aree con chiarie di varia dimensione con vegetazione prevalentemente erbacea. Il sottobosco arbustivo è scarso per lo più diffuso a chiazze. Nell’azienda sono inoltre presenti diversi filari alberati con pino domestico, sia lungo la viabilità aziendale che all’interno dei campi.

Nelle pinete litoranee negli ultimi anni sono in atto attacchi di insetti specifici e/o generici che stanno portando le piante di pino domestico al disseccamento in tempi molto rapidi. Il deperimento delle pinete dovuto ad una serie di concause quali l’età dei soprassuoli, cambiamenti climatici con estati molto calde ed inverni miti, piovosità concentrata in periodi ristretti, salinizzazione ed ab- bassamento della falda freatica, infiltrazione di acqua marina nelle de- pressioni e nelle zone interdunali all’interno della pineta come conse- guenza dell’erosione costiera, ha causato una facilità di attacco da par- te di numerosi insetti e funghi patogeni che approfittano della minor vi- goria delle piante e che sono determinanti per il declino repentino della pineta. Tra le specie più importanti si ricordano gli scolitidi Ips sexdentatus Borner, Tomicus destruens (Wollaston) e Orthotomicus erosus Wollaston. Tuttavia, la principale causa dell’esplosione demografica di queste spe- cie nelle pinete mediterranee, può essere individuata nell’epidemica in- vasione della cocciniglia M. feytaudi, la quale con la sua opera di forte indebolimento a spese dei pini marittimi porta alle condizioni per lo sviluppo incontrollato delle altre specie. Le problematiche di natura en- tomologica non rimangono, così, relegate al pino marittimo, ma si esten- dono a tutti i pini mediterranei in quanto le specie favorite dall’atti- vità della cocciniglia sono polifaghe e possono facilmente colonizzare sia pini marittimi che, ad esempio, pini domestici. Le ripercussioni di queste dinamiche di infestazione costituiscono, quindi, un serio rischio per il paesaggio della costa Grossetana e, più in generale, di tutta la Toscana. Da non sottovalutare inoltre la problematica della enorme quantità di ma- teriale fortemente infiammabile che deriva da una parte dall’abbandono

5 colturale delle pinete che sono divenute di fatto impenetrabili e dall’altra dalla quantità di materiale secco presente. 3.1.1 . GLI SCOLITIDI

Gli scolitidi sono i coleotteri di maggiore importanza forestale per i danni che sono in grado di arrecare alle foreste e al legno. Le specie delle zone temperate comprendono soprattutto entità corticicole che utilizzano come sede riproduttiva il floema. Gli adulti penetrano nelle cortecce di alberi indeboliti (per questo sono definiti xilofagi “secondari”) praticando un foro di entrata in corrispondenza del quale viene scavata una piazzola, detta camera nuziale, in cui avviene di norma l'accoppiamento. Da qui si diramano le gallerie materne scavate dalle femmine, ai lati delle quali vengono deposte le uova. Le gallerie materne hanno un diametro costante e sono sgombre di rosura. Dopo la schiusa delle uova, le larve scavano gallerie di diametro crescente con l'aumentare delle dimensioni degli individui, ricolme di escrementi e rosura. Raggiunta la maturità, scavano una cella pupale nella quale avviene la metamorfosi. Lo sviluppo di una generazione richiede in genere 6-8 settimane. Quando la densità di colonizzazione è molto elevata, le femmine di alcune specie possono avviare delle "generazioni sorelle", lasciando cortecce sovraffollate per completare l'ovideposizione su altre parti della pianta o addirittura su altri alberi. L'insieme delle gallerie materne e larvali prende il nome di sistema riproduttivo, la cui conformazione caratteristica consente di riconoscere le diverse specie. In base al tipo di gallerie materne, i sistemi riproduttivi degli scolitidi vengono denominati: longitudinale (semplice, doppio, multiplo); trasversale (semplice, doppio); a stella. Dopo la metamorfosi, gli adulti prima di riprodursi trascorrono un periodo di alimentazione per la maturazione delle gonadi. Nelle specie poligame, gli adulti si nutrono di resti di floema lasciati dalle larve, mentre nel caso delle specie monogame si spostano alla ricerca di nuovi substrati freschi, quali germogli o rametti della medesima specie ospite. L'attività di scavo degli adulti e delle larve compromette in modo irreparabile la funzionalità del floema e del cambio, in genere con il concorso di funghi veicolati dagli scolitidi stessi. Gli scolitidi comprendono anche diverse specie xilomicetofaghe, capaci di sfruttare complesse simbiosi con funghi e batteri che permettono all'insetto di svilupparsi nei tessuti legnosi, di per sé poveri di sostanze nutritive. In questi scolitidi le femmine scavano nel legno gallerie che si ramificano a formare delle camere entro le quali vengono deposte le uova. Le larve non si cibano del legno, ma di funghi simbionti (appartenenti ai generi Ambrosia e Ambrosiella) introdotti dalla madre, che si sviluppano sulle pareti delle gallerie. Al termine dello sviluppo larvale i nuovi adulti emergono dal legno dopo aver percorso a ritroso le gallerie scavate dalle madri. In questo modo, nutrendosi del micelio fungino presente, completano la maturazione delle gonadi e vengono a contatto con le spore che poi trasportano in un nuovo ospite. Gli scolitidi sono molto sensibili alle sostanze volatili emesse dagli alberi in condizioni fisiologiche alterate. Le molecole possono essere 6 intercettate dai sensilli chemiorecettori degli adulti anche a distanza di alcuni chilometri, e richiamare quindi un primo contingente di individui pionieri (maschi nelle specie poligame, femmine in quelle monogame). Gli escrementi espulsi con l'attività di scavo dei pionieri rilasciano feromoni di aggregazione attrattivi per altri individui che colonizzano in massa gli alberi. In caso di sovraffollamento del substrato riproduttivo, gli scolitidi producono feromoni di disaggregazione aventi la funzione di allontanare altri individui in arrivo. 3.1.1.1 . Tomicus destruens (Wollaston)

T. destruens (3,5-4,5 mm) è uno scolitide corticicolo associato ai pini mediterranei, pino domestico, pino d’Aleppo, pino marittimo. Come i congeneri Tomicus minor e Tomicus piniperda è una specie monogama, quindi ogni nucleo familiare è composto da un maschio e da una femmina. Quest’ultima, dopo aver selezionato la pianta da attaccare, scava un foro di ingresso nella corteccia. La reazione della pianta spesso porta alla formazione di un conetto di resina nei pressi del foro di entrata, ed in alcuni casi, se la pianta mantiene una certa vigoria, la resina può anche respingere l’attacco. In caso contrario, la femmina prepara sotto la corteccia una cella nuziale dove avviene l’accoppiamento con il maschio, richiamato dal feromone sessuale della femmina. Dopo l’accoppiamento la femmina scava una galleria materna che risulta longitudinale rispetto al fusto (lunga 8-10 cm). Nelle Regioni dell’Italia centrale il periodo di maggiore attività dello scolitide è quello autunno invernale, quando le femmine adulte vanno alla ricerca dei pini suscettibili all’infestazione. Tali pini sono quelli che hanno attraversato, o stanno attraversando, un periodo di stress fisiologico, dovuto alle cause più varie, che comporta una minor vigoria della pianta, la quale non riesce letteralmente a difendersi al meglio nei confronti di tali infestazioni. Spesso si tratta di pini sofferenti la siccità, o che sono stati colpiti da fulmini, lambiti da incendi, o attaccati da altri insetti fitofagi (ad es. la cocciniglia del pino marittimo) ecc. per questo motivo in questi casi si parla di xilofagi secondari, a differenza dei primari che invece attaccano piante sane o comunque più vigorose. Tuttavia, le infestazioni di T. destruens sono particolarmente dannose nei soprassuoli forestali poiché gli individui appena sfarfallati, dal materiale attaccato, devono alimentarsi di giovani getti di piante vigorose per maturare le gonadi; la distruzione di gran parte dei getti dei pini causa l'indebolimento della pianta rendendola suscettibile alle colonizzazioni di questi scolitidi per avviare il loro ciclo riproduttivo. Le azioni di contenimento delle infestazioni dei T. destruens, come di altri xilofagi, sono affidate ancora a tradizionali pratiche selvicolturali e di igiene forestale. Negli ultimi decenni, però, l’eccessivo costo della manodopera ha determinato un progressivo abbandono di questi sistemi e pertanto spesso, nella difesa delle pinete, si presenta la difficoltà di fronteggiare le infestazioni di questi scolitidi senza avere la effettiva possibilità di utilizzare strumenti di lotta di comprovata efficacia e tempestiva applicazione. 7 In molte specie di scolitidi sono stati identificati feromoni di aggregazione impiegabili con successo nella cattura di massa. Purtroppo per T. destruens, non sono stati osservati questi feromoni. Tuttavia, gli adulti vengono attratti da sostanze volatili, essenzialmente monoterpeni, rilasciate dalle piante ospite suscettibili alla colonizzazione. Si conoscono differenti monoterpeni in grado di attrarre T. destruens, tra cui in particolare (+/–)-α-pinene, (+)-3-carene e terpinolene. Tali sostanze vengono emesse in gran quantità quando la pianta è in condizioni di stress fisiologico oppure da piante schiantate o sradicate di recente. Anche l'etanolo, spesso prodotto dai microrganismi presenti nei tessuti legnosi in decomposizione in piante stressate, risulta attrattivo per molte specie di coleotteri xilofagi, tra cui anche T. destruens Il monitoraggio degli adulti di Tomicus durante la fase riproduttiva è senza ombra di dubbio fondamentale per ottimizzare la pianificazione di interventi di controllo ed è per questo che le sostanze contenute nelle oleoresine dei pini suscitano grande interesse nell'ambito della ricerca per lo sviluppo di nuove metodologie di lotta.

Fori di ingresso di T. destruens su pino domestico con il tipico conetto di resina. 3.1.1.2 . Ips sexdentatus Borner

I. sexdentatus(6-8 mm) è uno scolitide poligamo, di dimensioni maggiori rispetto a T. destruens. Risulta uno dei più dannosi scolitidi dell’Europa meridionale, dove può portare a morte estese aree di pineta. A livelli endemici, come T. destruens, I. sexdentatus si comporta da xilofago secondario, ma con condizioni ottimali al suo sviluppo può avviare e sostenere delle repentine esplosioni demografiche, diventando mettendo a repentaglio anche pini più vigorosi. Tipicamente associato alle pinete dell’entroterra e ad ambienti collinari, questa specie è stata recentemente osservata lungo la costa della Provincia di Grosseto con densità di popolazioni allarmanti. Infatti, risulta ad oggi lo scolitide più dannoso in queste aree a causa del suo elevato potenziale

8 biotico, a sua volta accentuato dal clima più mite della costa. La specie compie più di una generazione all’anno e non è ancora chiaro quante ne riesca a completare lungo la costa, rispetto alle consuete 2-3 generazioni che svolge sulle colline toscane dell’entroterra. Inoltre, a differenza di T. destruens, I. sexdentatus è attivo per buona parte dell’anno, indicativamente dalla prima decade di aprile fino al calo delle temperature in autunno (in Maremma questo può avvenire anche a dicembre inoltrato).

Adulto di I. sexdentatus

Gallerie materne di I. sexdentatus

La specie è poligama ed il nucleo familiare può arrivare a contare un maschio e 4-5 femmine. In prossimità dei fori di ingresso, è possibile osservare una copiosa quantità di rosura, che spesso si accumula ai piedi della pianta. Talvolta, a distanza ravvicinata sono visibili degli anelli di resina in corrispondenza dei fori di ingresso. Le gallerie materne scavate da ogni femmina sono longitudinali e molto lunghe (fino oltre 30 cm). Nel periodo estivo sono frequenti le generazioni sorelle. Gli Due cellette pupali di I. sexdentatus sotto corteccia di pino marittimo: in quella in alto si può osservare una adulti immaturi pupa, in quella in basso un adulto neoformato. trascorrono un periodo di alimentazione scavando brevi gallerie di maturazione sotto le cortecce in cui si sono formati. Al di là di quali possano essere stati i fattori scatenanti queste

9 infestazioni sempre più preoccupanti di I. sexdentatus in ambienti insoliti per la specie, ciò che si teme maggiormente sono le conseguenze che tali infestazioni potrebbero causare a spese delle pinete di pino domestico. Infatti, se da un lato la specie tende a preferire i pini marittimi rispetto a quelli domestici, l’elevata densità di popolazione favorita dalle scarse condizioni di salute dei primi può nel breve-medio periodo costituire un serio rischio per i secondi. 3.1.1.3 . Orthotomicus erosus Wollaston

Questo piccolo scolitide (2,5-3 mm) attacca tipicamente pini recentemente atterrati, ma può colonizzare e portare a morte pini ancora in piedi, specialmente se fortemente stressati dalla siccità, dal fuoco, dal vento o da altre cause. Si insedia sotto la corteccia del fusto o delle branche principali. O. erosus è una specie poligama, il maschio inizia l’attacco scegliendo le piante idonee alla colonizzazione per poi richiamare da una a tre femmine mediante feromoni di aggregazione. Il disegno delle gallerie materne è parallelo alle fibre del legno mentre quello delle gallerie larvali è tipicamente fitto e disordinato. Nel suo areale mediterraneo può compiere da due a sette generazioni, a seconda nelle condizioni climatiche locali. La specie viene spesso osservata in associazione con altri scolitidi, come ad esempio T. destruens, spesso ritenuti la principale causa del deperimento e della morte delle piante di pino attaccate. Tuttavia, il ruolo di O. erosus non deve essere sottovalutato, soprattutto alla luce della grande disponibilità di pini stressati, che sicuramente sta contribuendo alla crescita demografica di insetti xilofagi secondari come O. erosus.

3.2 . DESCRIZIONE DELLA TIPOLOGIA DI INTERVENTO

Per provare a mantenere la pineta di pino domestico, che attualmente versa in uno stato di profonda deperienza con moltissime piante fortemente attaccate o secche in piedi, risulta fondamentale procedere mediante attuazione di interventi urgenti di igiene forestale. Nell’autunno 2018 il Parco ha dato incarico al DISPAA Dipartimento di Scienze delle produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente dell’Università degli Studi di Firenze per il monitoraggio e l’identificazione delle piante attaccate e dei diversi gradi di attacco. Dalle considerazioni di ordine fitosanitario e selvicolturale precedentemente esposte, si evince che la scelta più consona al momento attuale sia quella di un taglio a carico delle piante nelle quali l’attacco è al momento in corso, al fine di scongiurare l’ulteriore espansione dell’attacco. In seguito alla verifica e all’individuazione delle piante, terminata nei giorni scorsi, l’azienda intende quindi attuare interventi di bonifica mediante il taglio delle piante attaccate e fortemente deperienti segnalate dai fitopatologi. Oltre agli interventi sulle piante segnalate, la proprietà intende effettuare la depezzatura e l’allontanamento delle piante che sono cadute durante l’autunno e l’inverno in seguito agli eventi meteorici che si 10 sono susseguiti in azienda. Tale materiale potrebbe essere attaccato dagli insetti e, quindi, essere veicolo di diffusione dell’attacco stesso. Per raggiungere le piante indicate dagli esperti sarà utilizzata la viabilità presente nonché, nel caso non fosse sufficiente, piste di esbosco temporanee. Per gli imposti temporanei del materiale saranno utilizzate le aree aperte e i campi presenti in azienda, escludendo le aree umide e quelle depresse. Il materiale di risulta sarà allontanato tempestivamente dall’azienda. Sarà cura della ditta esecutrice dei lavori curare lo stato dei luoghi procedendo alla potatura delle piante arboree e arbustive eventualmente danneggiate durante le operazioni di taglio ed esbosco. Ove necessario, per lo sminuzzamento del materiale danneggiato o derivante dalla potatura e dal taglio, sarà utilizzato un trincia forestale in modo da garantire un apporto di sostanza organica all’interno della stessa area e non rilasciare cumuli di sostanza vegetale secca che potrebbero essere pericolosi per l’innesco di incendi. La trinciatura sarà effettuata esclusivamente su materiale di diametro inferiore agli 8 cm. I lavori dovranno essere eseguiti entro la primavera del 2019. Nell’autunno 2019, si procederà ad effettuare gli impianti necessari. La scelta del materiale da impiantare è ricaduta su piante di piccole dimensioni a causa delle difficoltà riscontrate in casi analoghi dagli impianti di piante adulte soggette a elevato stress: il momento del trapianto è una fase delicata e lo è maggiormente per piante di grandi dimensioni e apparato radicale ridotto. In aree del litorale maremmano nelle quali si era proceduto all’impianto di piante di 2/3 m di altezza, l’impianto è stato oggetto di massicci attacchi, in tempi brevissimi, da parte di insetti dannosi come il Tomicus destruens che hanno portato alla morte della pianta. A tal proposito si è quindi optato per l’impianto di piante di pino domestico di circa 2-3 anni, a radice nuda o con pane di terra, di circa 30 cm di altezza, certificate. Per ogni piantina sarà effettuata una buca di circa 40 cm di diametro e nell’immediato intorno della stessa si procederà con il taglio della vegetazione arbustiva al fine di evitare un’eccessiva concorrenza con le giovani piante di pino. Ogni pianta sarà dotata di tutore in canna di bambù. Negli anni successivi all’impianto dovrà essere garantito l’attecchimento dello stesso prevedendo nella stagione estiva una irrigazione di soccorso nei periodi in cui le piante potrebbero subire uno stress idrico, la necessità e la frequenza delle annaffiature sarà valutata i base alla piovosità della stagione ed allo stato di salute delle piante. Nei 5 anni successivi alla realizzazione dell’intervento si prevedono il monitoraggio delle piantine con la sostituzione di eventuali fallanze . A cadenza perlomeno biennale dovrà essere eseguito il taglio degli arbusti localizzato nell’intorno dei nuovi impianti. A partire dal terzo anno sarà valutata la possibilità di eseguire potature di formazione sui giovani esemplari di pino domestico.

11 Di seguito l’ubicazione catastale delle piante che saranno oggetto di taglio:

Particella Comune foglio Numero piante da tagliare catastale

Grosseto 140 11 14

Grosseto 140 12 21

Grosseto 140 15 5

Grosseto 140 33 12

Grosseto 140 269 2

Grosseto 140 271 2

Grosseto 140 276 6

Grosseto 140 277 1

Grosseto 141 9 23

Grosseto 141 35 2

Grosseto 141 122 3

Grosseto 141 158 1

TOTALE 92

Contestualmente alla richiesta di interventi fitosanitari, la proprietà intende richiedere l’autorizzazione per lo svolgimento delle operazioni di raccolta meccanizzata degli strobili su un centinaio di piante ubicate nei campi e nei filari di proprietà siti tra l’area pinetata in località “La Colombaia” e “La Toppa”. L’intervento sarà realizzato su piante con un diametro compreso tra i 20 e i 70 cm misurato a 1,30 m da terra, la vibrazione applicata alle piante di pino domestico non dovrà eccedere i 7 secondi, con intensità progres- sivamente crescente e comunque tale da non provocare il distacco dei coni immaturi e/o degli apici vegetativi, la raccolta degli strobili caduti avverrà manualmente ed il prodotto potrà essere concentrato temporanea- mente in cumuli ai lati della viabilità aziendale esistente. Per ridurre al massimo la possibilità di danneggiamento dei pini, la scuotitura non verrà effettuata nei giorni di gelo, neve o pioggia e in caso di rugiada le operazioni avranno inizio dopo le ore 10,00. Le operazioni di raccolta avranno termine entro il 31 marzo. A fine raccolta sarà comunicato all’Ente parco la quantità di prodotto raccolto. 12 44 .. INQUADRAMENTO VINCOLISTICO

4.1 . VINCOLO PAESAGGISTICO

Nell'area oggetto d’intervento sono presenti vincoli di natura paesaggistico ambientale ai sensi del Dlgs 42/2004.

L'area oggetto di intervento è vincolata dal D.M. 105- 1958

In primo luogo l' area oggetto di piano è vincolata da D.M. 02/05/1958 G.U. 105 del 1958 “Zona della pineta detta del Tombolo tra la via litora- nea antica e la costa (GROSSETO)”.

Una porzione dell’area oggetto d’intervento risulta tutelata ai sensi della lettera “b” dell’art.142. comma 1 del Dlgs 42/2004, in quanto si tratta di “Territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 m dalla linea di battigia”.Di seguito un estratto dell'allegato 8B del Piano di Indirizzo Territoriale con valenza di Piano Paesaggistico (PIT) della Regione Toscana, che riporta informazioni ine- renti al presente progetto in merito al vincolo di cui alla lettera “b”:

Obiettivi - Gli strumenti della pianificazione territoriale, gli atti di governo del territorio, i piani di settore e gli interventi devono perse- guire i seguenti obiettivi: a - tutelare la permanenza e la riconoscibilità dei caratteri naturalistici, storico-identitari ed estetico- percettivi dei territo- ri contermini ai laghi salvaguardando la varietà e la tipicità dei pae- saggi lacustri;

13 b - salvaguardare la continuità ecologica, le relazioni ecosistemiche, funzionali e percettive dei territori contermini ai laghi; c - evitare i processi di artificializzazione dei territori contermini ai laghi e garantire che gli interventi di trasformazione non comprometta- no gli ecosistemi, e non alterino i rapporti figurativi consoli- dati dei paesaggi lacustri; d - garantire l'accessibilità e la fruibilità sostenibile dei territori perilacuali anche attraverso la creazione o il mantenimento di adeguati accessi pubblici e varchi visuali verso il lago; e - favorire la ricostituzione della conformazione naturale dei territori perilacuali interessati da processi di antropizzazione ed il recupero e la riqualificazione delle aree compromesse o degradate.

La quasi totalità dell'area risulta tutelata ai sensi della lettera “g” dell’art.142. comma 1 del Dlgs 42/2004, in quanto si tratta di “territori coperti da foreste e da boschi”. Di seguito un estratto dell'allegato 8B del Piano di Indirizzo Territo- riale con valenza di Piano Paesaggistico (PIT) della Regione Toscana, che riporta informazioni inerenti al presente progetto in merito al vincolo di cui alla lettera “g”: Obiettivi: a - migliorare l’efficacia dei sistemi forestali ai fini della tutela de- gli equilibri idrogeologici del territorio e della protezione dei rischi derivanti da valanghe e caduta massi;

14 b - tutelare la permanenza e la riconoscibilità dei caratteri e dei valo- ri paesaggistici e storico-identitari dei territori coperti da boschi salvaguardando la varietà e la tipicità degli ambienti forestali; … d - salvaguardare la varietà e la qualità degli ecosistemi forestali, con particolare riferimento alle specie e agli habitat forestali di interesse comunitario e regionale e ai nodi primari e secondari della rete ecologi- ca forestale riconosciuti tali dalle elaborazioni del Piano Paesaggisti- co; Direttive: a - Riconoscere, anche sulla base delle elaborazioni del Piano Paesaggi- stico... 2 - le formazioni boschive che “caratterizzano figurativamente” il terri- torio quali: ...pinete costiere... 3 - i paesaggi rurali e forestali storici (come riconosciuti dalle elabo- razioni del Piano Paesaggistico e dalla legislazione nazionale e regiona- le vigente in materia). b - Definire strategie, misure e regole /discipline volte a: 1 - promuovere la gestione forestale sostenibile finalizzata alla tutela degli ecosistemi forestali di valore paesaggistico e naturalistico nonché della loro funzione di presidio idrogeologico e delle emergenze vegeta- zionali; 2 - promuovere tecniche selvicolturali volte a contenere e/o contrastare la diffusione di specie aliene invasive soprattutto nelle zone di elevato valore paesaggistico e naturalistico; ... 7 - incentivare, laddove possibile anche mediante idonee misure contrat- tuali, il mantenimento e/o recupero: ...delle pinete costiere…

L'area oggetto di intervento è vincolata dal Dlgs 42/2004 lettera “g”

15 L'intera superficie aziendale ricade all'interno del Parco Regionale del- la Maremma e risulta quindi tutelata anche ai sensi della lettera “f” dell’art.142. comma 1 del Dlgs 42/2004. Di seguito un estratto dell'allegato 8B del Piano di Indirizzo Territo- riale con valenza di Piano Paesaggistico (PIT) della Regione Toscana, che riporta informazioni inerenti al presente progetto in merito al vincolo di cui alla lettera “f”: Obiettivi... a - garantire la permanenza e la riconoscibilità dei caratteri paesaggi- stici, storicoidentitari, ecosistemici e geomorfologici, la loro gestione e tutela integrata; b – promuovere la conservazione, il recupero, la valorizzazione e la fruizione sostenibile del patrimonio paesaggistico, ecosistemico e sto- rico-culturale; ... Direttive ... a - garantire la coerenza delle politiche di gestione dei beni tutelati di cui al presente articolo con la conservazione dei valori, il persegui- mento degli obiettivi e il superamento degli elementi di criticità, così come individuati dal Piano Paesaggistico...

L'area oggetto di intervento è vincolata dal Dlgs 42/2004 art.142. c.1 lettera “f”

16 4.2 . VINCOLO IDROGEOLOGICO

La quasi totalità dell'area è sottoposta a Vincolo Idrogeologico ai sensi del R.D. n.3267/1923 come si evince da un estratto della carta del vinco- lo idrogeologico ricavata dal Servizio OGC di tipo WMS fornito da Regione Toscana (Sistema Informativo Territoriale ed Ambientale).

La maggior parte dell’area è sottoposta a vincolo idrogeologico in quanto area boscata.

17 55 .. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

5.1 . PIANO DI INDIRIZZO TERRITORIALE

Il Consiglio Regionale con Deliberazione n.72 del 24 Luglio 2007, modi- ficato con l’ integrazione di cui alla Deliberazione n. 58 del 2 Luglio 2014, con valenza di Piano Paesaggistico adottata ai sensi dell’Art. 19 della L.R. n. 65 del 10 Novembre 2014 (Norme per il governo del terri- torio) identifica l’area oggetto d’intervento nell’ “Ambito di Paesaggio” n. 18 “Maremma Grossetana”

La disciplina del PIT si articola nelle disposizioni riguardanti lo Statuto del territorio, e nelle disposizioni riguardanti la Strategia dello sviluppo territoriale. Lo Statuto del territorio riguarda : a) la disciplina relativa alle invarianti strutturali, il cui contenuto consiste nel riconoscimento dei caratteri di ciascuna invariante e nella formulazione degli obiettivi di qualità per ogni morfotipo; b) la disciplina a livello di ambito contenuta nelle “Schede degli ambiti di paesaggio” costituita da “obiettivi di qualità con valore di indirizzo e direttive”; c) la disciplina dei beni paesaggistici recante oltre a obiettivi e direttive:  le specifiche prescrizioni d’uso intese ad assicurare la conservazione dei valori espressi dagli immobili e dalle aree di notevole interesse pubblico di cui all’art.136 del Codice, e comprensive delle cartografie recanti l’individuazione, delimitazione e rappresentazione degli immobili e delle aree dichiarate di notevole interesse pubblico, ai sensi dell’art. 143, comma 1, lettera b del Codice;  le prescrizioni d’uso intese ad assicurare la conservazione dei caratteri distintivi delle aree tutelate per legge ai sensi dell’art.142 del Codice, comprensive delle cartografie recanti l’individuazione, delimitazione e rappresentazione delle aree tutelate per legge ai sensi dell’art.143, comma 1, lettera c del Codice;  la disciplina degli ulteriori contesti;  la disciplina del sistema idrografico;  le disposizioni relative alla conformazione e all’adeguamento degli strumenti della pianificazione territoriale ed urbanistica al PIT con specifica considerazione dei valori paesaggistici.

18 Tale strumento urbanistico di pianificazione mette in risalto, tra gli aspetti più significativi, l'importanza della valorizzazione e tutela delle pinete costiere di cui l’area oggetto di intervento considerata fa parte. Gli ecosistemi forestali sono indicati come invariante strutturale (ela- borato del PIT "Abachi regionali delle invarianti")

Estratto della cartografia di PIT: carta della rete ecologica

Dinamiche di trasformazione e criticità La matrice forestale costituisce un elemento fortemente caratterizzante il paesaggio regionale. L’abbandono della gestione selvicolturale di parte delle pinete costiere, dei castagneti da frutto, delle su- gherete e di altre formazioni forestali strettamente legate alla ge- stione antropica, costituisce un elemento negativo per la conserva- zione di numerosi habitat forestali di interesse conservazionistico. Per molte tipologie forestali la diffusione di fitopatologie costituisce una delle maggiori criticità, ciò con particolare riferimento alle pi- nete... La diffusione di fitopatologie dipende da molteplici fattori, quali l’aumento della probabilità di ingresso di patogeni alloctoni come effetto collaterale della globalizzazione, l’ inadeguatezza della ge- stione forestale laddove questa conduce nel tempo a formazioni pressoché monospecifiche, e i cambiamenti climatici. Numerose risultano le pressioni sulle pinete litoranee, estese in Toscana su circa 6.900 ettari, a costituire formazioni di elevato valore paesaggistico e naturalistico. Tra le principali criticità sono da segnalare: l’avanzata età delle pi- nete (in media oltre i 120 anni), la diminuzione della produzio- ne di pinoli e la scarsa rinnovazione, l’abbandono selvicolturale, l’elevato carico di ungulati, il rischio di incendi e i fenomeni di uti- lizzazione turistica e di erosione costiera dei sistemi dunali pinetati. 19 Nel disciplinato delle invarianti strutturali degli ecosistemi forestali si forniscono le sottodistinte indicazioni delle azioni da perseguire:

1) Miglioramento della qualità ecosistemica complessiva degli habitat forestali con particolare riferimento alle matrici forestali di latifoglie termofile e sclerofille ed a quelle di collegamento tra nodi primari e secondari;

2) Mantenimento e miglioramento dei livelli di qualità ecologica e maturità dei nodi forestali primari e secondari;

3) Mantenimento/incremento delle superfici di habitat forestali planiziali, riducendo i fenomeni di frammentazione, realizzando interventi di rimboschimento con latifoglie autoctone e migliorando i livelli di permeabilità ecologica delle matrici agricole;

4) Mantenimento della superficie complessiva dei diversi habitat relittuali e delle stazioni forestali “ eterotopiche”;

5) Miglioramento della compatibilità ambientale della gestione forestale con particolare riferimento alle proprietà private delle Toscana meridionale;

6) Riduzione del carico di ungulati;

7) Controllo della diffusione di specie aliene invasive nelle comunità forestali;

8) Riduzione /mitigazione dei danni da fitopatologie e da incendi estivi;

9) Miglioramento della gestione idraulica e della qualità delle acque nelle aree interessate da foreste planiziali e boschi ripariali;

10) Recupero delle attività selvicolturali al fine di mantenere i castagneti da frutto, le abetine, le pinete costiere su dune fisse e le sugherete;

11) Miglioramento della continuità/qualità delle formazioni ripariali arboree, anche attraverso il miglioramento della compatibilità ambientale delle periodiche attività di pulizia delle sponde ed evitando le utilizzazioni negli impluvi e lungo i corsi d’acqua;

12) Miglioramento delle connessioni ecologiche tra nuclei forestali isolati e le matrici/nodi forestali e tra gli elementi forestali costieri e quelli dell’entroterra ( con particolare riferimento alle Direttrici di connettività da riqualificare o ricostituire)

13) Tutela e valorizzazione attiva degli habitat forestali di interesse 20 comunitario e/o regionale maggiormente minacciati e delle fitocenosi forestali del Repertorio Naturalistico Toscano;

14) Tutela e valorizzazione dei servizi ecosistemici offerti dai paesaggi forestali.

Estratto della cartografia di PIT: carta dei caratteri del paesaggio

In particolare l’ ambito “Ambito di Paesaggio” n. 18 “Maremma Grosseta- na” si caratterizza per un “mosaico articolato di paesaggi generato dalla compresenza di ambienti di collina, di pianura e costieri”. All’ampia compagine collinare dei rilievi di formazione geologica più an- tica (termine meridionale della Dorsale Medio-Toscana, Colline di Monte- pescali-, Monti dell’Uccellina) - dalla morfologia aspra e domi- nati da formazioni boschive (cerrete, leccete, macchia mediterranea, su- gherete), si susseguono rilievi più addolciti (nella restante parte col- linare) - in cui il bosco si contrae a vantaggio di coltivi e pascoli. Il sistema insediativo della collina si struttura lungo la Valle del fiu- me Ombrone (borghi fortificati medievali, localizzati in posizione stra- tegica - sulla sommità o a mezza costa - e sviluppati lungo i percorsi collinari) e sulle Colline dell’Albegna (nuclei compatti medievali - roc- che, edifici religiosi, castelli e borghi - arroccati sulle sommità dei versanti e lungo la viabilità di crinale). Qui i nuclei, spesso di impianto medievale - collocati in posizione domi- nante, dalla morfologia compatta, non di rado murati (, Magliano, Montiano, Pari, , Cinigiano, , Sasso d’Ombrone, Campagnatico, Batignano) hanno visto salvaguardati i rapporti originari con l’intorno coltivato. A distinguere la vasta porzione pia- neggiante contribuiscono gli importanti processi di bonifica succedutisi nel tempo (da quelli di epoca lorenese, a quelli dell’Opera Nazionale Combattenti e della riforma fondiaria, attuata dall’Ente Maremma a metà

21 del Novecento), la ricchezza del reticolo idrografico naturale (fiumi Om- brone e Bruna), il ruolo strutturante della città di Grosseto (nucleo me- dievale sorto su una grande conoide terrazzata, originatosi da un castel- lo e circondato dalle splendide mura di epoca medicea). Il disegno paesistico della piana bonificata si differenzia (anche) per la qualità storico-testimoniale dell’assetto insediativo: la rete di ma- nufatti e infrastrutture idrauliche, l’impianto di nuclei e aggregati ru- rali (distribuiti su percorsi a pettine), il sistema di fattorie stori- che. Via via che la pianura si avvicina alla costa, emerge un paesaggio di particolare bellezza, caratterizzato da notevoli valori storico-testimo- niali ed ecologici, quasi completamente tutelato da siti di interesse re- gionale, comunitario o da zone a protezione speciale: importanti paesaggi dunali e rocciosi, spesso in connessione con aree umide relittuali in aree retrodunali, il significativo impianto insediativo storico (sistema di torri costiere, rete di castelli a dominio delle valli, ecc.). Nello specifico, relativamente all’ambito di paesaggio n° 18 “Maremma grossetana”,tra le invarianti strutturali – i caratteri ecosistemici del paesaggio- Valori vengono analizzati diversi tipi di ecosistemi: Ecosistemi forestali ….Nella fascia costiera di elevato interesse conservazionistico (nodi primari e secondari) risultano le pinete costiere sui tomboli tra Ca- stiglion della Pescaia e Principina a Mare e le pinete granducali del Parco della Maremma, già interne al sistema costiero di Siti Natura 2000 e associabili all’habitat prioritario delle Dune con formazioni arboree a dominanza di Pinus pinea e/o P.pinaster.....

Ecosistemi costieri ….L’ambito presenta alcuni dei più importanti sistemi dunali della To- scana, con particolare riferimento agli estesi ecosistemi dunali e re- trodunali del Parco della Maremma (tombolo di Marina di , Cala Rossa – Porto Vecchio e costa della Trappola) e dei tomboli compresi tra Castiglione della Pescaia e , all’interno del locale Sito Natura 2000 e nell’area contigua della Riserva provinciale della Diaccia Botrona (in particolare nell’area San Leopoldo-Le Marze).....

Nelle criticità si afferma che ...L' ambito presenta bassi livelli di consumo di suolo ma con localizzate aree a elevata urbanizzazione per lo più legate al turismo costiero o all’espansione urbana di Grosseto... Agli elevati livelli di urbanizzazione di questo tratto costiero si associa un elevato carico turistico estivo, con alterazione dei relittuali elementi dunali, del sottobosco delle pinete e con una maggiore propensione allo sviluppo di incendi estivi nelle macchie costiere.

La disciplina d'uso dell'ambito individua gli obiettivi di qualità e le

22 azioni strategiche più significative che, per l’area di intervento, prevedono di “salvaguardare la fascia costiera e la retrostante pianura, qualificate dalla presenza di eccellenze naturalistiche legate agli importanti sistemi dunali, di costa rocciosa e di aree umide, e dal paesaggio agrario di pianura e della bonifica, riequilibrando il sistema insediativo e infrastrutturale polarizzato sulla costa“.

L'area di progetto, come specificato nel par.4.1 è vincolata ai sensi del GU 105 del 1958 DM 61 del 27 Marzo 1958 “Zona della pineta litoranea det- ta del Tombolo”, in quanto la zona predetta ha notevole interesse pub- blico perche' con la sua folta pineta costituisce un quadro naturale di non comune bellezza e rappresenta un elemento fondamentale e caratteri- stico del paesaggio locale, godibile dalla via litoranea antica;

La scheda specifica del vincolo paesaggistico indica tra gli obiettivi per la tutela e la valorizzazione al punto 2.a.1. la conservazione della pineta costiera di impianto storico , indicando tra le direttive:

- assicurare la conservazione delle pinete di impianto storico;

- programmare una gestione delle aree pinetate finalizzata alla conserva- zione degli eco-sistemi forestali, delle emergenze vegetali e alla difesa da cause avverse che potrebbero ridurne il valore naturali- stico ed estetico-percettivo.

La scheda indica inoltre come prescrizione che “sono da escludere tut- ti gli interventi che possono interferire con la tutela della pi- neta costiera, ad eccezione di quelli legati a problematiche di stabili- tà o fitosanitarie. Deve essere comunque garantita la sostituzione degli individui arborei di genere Pinus certificati come staticamente pe- ricolosi o morti con esemplari dello stesso genere. .”

Si ritiene che gli interventi proposti non siano in contrasto con le nor- me del PIT, ma che al contrario contribuiscano a salvaguardare il paesag- gio in oggetto: gli interventi da attuare nelle pinete sono indispensabi- li al fine della perpetuazione del bosco stesso, in quanto necessari per salvaguardare lo stato fitosanitario delle aree pinetate non ancora at- taccate, intevenendo puntualmente a carico di quelle piante che al mo- mento sarebbero responsabili del diffondersi degli insetti. Gli interventi di raccolta dei prodotti secondari del bosco (strobili) sono propedeutici ad un nuovo inizio della gestione delle pinete stesse.

23 5.2 . GLI STRUMENTI URBANISTICI DI PROGRAMMAZIONE COMUNALE

Il Regolamento Urbanistico approvato con D.C.C. n. 115 del 21.12.2015 colloca l’area in “parchi e riserve naturali”. L' Art. 2 comma 6 afferma che i parchi e le riserve naturali sono considerati “territorio complementari” e normati all' Art. 125. Art. 125: 2. Nel territorio complementare sono consentite tutte le attività e le azioni finalizzate alla salvaguardia primaria delle emergenze e delle singolarità, ivi comprese quelle finalizzate allo sviluppo ed all'incremento delle attività di divulgazione ambientale purché condotte con tecniche di basso impatto. 3. Le attività inerenti lo sfruttamento delle risorse boschive e forestali, ivi comprese quelle inerenti interventi di tutela, salvaguardia e prevenzione dalle calamità naturali (incendi, alluvioni, smottamenti e frane, ecc.), saranno condotte nei limiti e nei termini fissati dalla normativa vigente in materia di vincolo idrogeologico e forestale e di vincolo paesaggistico ove vigente. 4. Nelle aree a diverso livello di protezione saranno sempre fatte salve le norme specifiche di tutela fissate dagli Enti riconosciuti di gestione. ...

Estratto della tavola PR_01: Scenario strategico, che include l'area oggetto di intervento in “parchi e riserve naturali”

24 L'area risulta inclusa in “parchi e riserve naturali” anche secondo la tavola PR_02_9 “Disciplina del territorio aperto e classificazione del relativo patrimonio edilizio esistente”. Una piccola parte viene inoltre identificata come “bacini e invasi idrici”. Secondo l' Art. 2 comma 6 anche i bacini e gli invasi idrici sono da considerarsi “territorio complementare”, e quindi seguono anch'essi l' Art. 125 sopra riportato.

Estratto della tavola PR_02_9: Disciplina del territorio aperto e classificazione del relativo patrimonio edilizio esistente

Nella tavola PR-04_9: Disciplina del paesaggio e delle invarianti strutturali l’area è in massima parte definita come “pineta litoranea a conformazione regolare”, una piccola parte è inquadrata come “grandi complessi boscati“, una pianta rientra al limite della “vegetazione palustre”.

25 Estratto della tavola PR_04_9: Disciplina del paesaggio e delle invarianti strutturali

La tavola PR_04_09 del Regolamento Urbanistico considera il in parte oggetto di intervento come invariante strutturale.

Si riporta la parte del RU corrispondente.

TITOLO II - DISCIPLINA DELLE INVARIANTI STRUTTURALI CAPO II - INVARIANZA PAESAGGISTICO - AMBIENTALE Art. 61 – Sistema dunale Pineta litoranea a conformazione regolare e vegetazione del sistema dunale 1. La pineta litoranea e la vegetazione del sistema dunale, ricadenti anche nell’Ambito del mare di cui all’art. 52, sono distinte con apposito segno grafico negli elaborati cartografici PR_04 su base C.T.R. in scala 1:10.000. Sono riconosciute come invarianti strutturali del territorio soggette a valorizzazione e conservazione l’impianto forestale di conformazione regolare prevalentemente costituito da fustaia di pino marittimo e domestico e le peculiarità della vegetazione del sistema dunale. 2. Sono ammessi: - interventi e opere di protezione della vegetazione arbustiva esistente anche attraverso opere di schermatura frangivento;

26 - interventi e opere rimboschimento anche con l’ausilio di materiali naturali finalizzati ad evitare la circolazione libera del vento nella pineta; - interventi di consolidamento del fronte duna verso il mare, in forma stabile, anche attraverso il ripristino di muretti e piccoli manufatti realizzati a tal scopo; - interventi di sistemazioni a verde che oltre a garantire una funzione stabilizzante assolvano funzioni di barriera antivento; - interventi di rimpianto al piede dunale di siepi a cespuglio al fine di ottenere cordoni di protezione ai fenomeni di scalzamento; - interventi e opere di bonifica del verde esistente; - interventi e opere per il miglioramento del suolo finalizzati a favorire la fertilità e la migliore sopravvivenza della vegetazione, la messa a dimora di nuovi individui arborei e arbustivi, favorendo l’insediamento di vegetazione pioniera; - realizzazione di percorsi obbligati, realizzati con paletti e filagne di castagno, che potranno consentire l’accesso al mare e delle piazzette di sosta per favorire la permanenza dei fruitori. 3. Per gli interventi da attuare in queste aree, si stabilisce quanto segue: ... - sono vietate le penetrazioni veicolari in direzione ortogonale alla linea di costa nelle dune fisse e in luoghi limitati in modo da non produrre danneggiamenti diretti alle dune. - interventi sui percorsi di attraversamento esistenti dovranno essere finalizzati a migliorare l’accesso, affinché sia possibile usufruire del “verde” sotto i vari aspetti: ecologico, sanitario, turistico ricreativo, paesaggistico, didattico. - è vietato ogni intervento che possa influire sul fenomeno dell’erosione, che comporta un lento processo di degradazione dei materiali costituenti il terreno, sotto l’azione congiunta del vento, dell’acqua meteorica e delle onde del mare; - potranno essere attuati gli interventi di protezione dai venti di mare, attraverso barriere e formazione di una fascia di macchia sul retro; - a seguito di interventi sulla vegetazione dovranno essere impiegate specie autoctone, che in virtù di una loro resistenza ai venti salsi, e all’azione battente delle sabbie, consentano nel contempo protezione dell’entroterra e capacità di sviluppo e resistenza; - sono ammessi tutti gli interventi per dare protezione alla vegetazione arbustiva esistente e soprattutto in fronte mare anche attraverso opere di schermatura e frangivento;

27 ... - sono ammessi gli interventi di arricchimento vegetale dell’area che dovrà essere orientato secondo tre direttrici principali: bonifica del verde esistente, miglioramento del suolo, per favorirne la fertilità e indirettamente una migliore sopravvivenza della vegetazione, - potenziamento del verde attraverso la messa a dimora di nuovi individui, favorendo l’insediamento di vegetazione pioniera; ... - sono ammessi tutti gli interventi di difesa e alla manutenzione e di arredo funzionali alla conservazione delle pinete e al loro corretto uso; - sono ammesse le recinzioni per la protezione delle pinete; - sono ammessi gli interventi per tagli colturali e di produzione e per la raccolta dei prodotti secondari, nel rispetto dei limiti di legge; ...

Art. 63 – Sistema vegetazionale Grandi complessi boscati 6. Costituiscono invarianti strutturali del territorio i “boschi densi”, intendendosi per tali le formazioni forestali e boschive che emergono per la consistenza e rilevanza formale delle formazioni, per il governo a fustaia, nonché per la diversificazione ed articolazione delle specie arboree e arbustive presenti. Tali formazioni forestali, di rilevante valore ambientale e paesaggistico, sono identificate con la denominazione di “grandi complessi boscati”, sono distinte con apposito segno grafico negli elaborati cartografici PR_04 su base C.T.R. in scala 1:10.000. 7. Costituiscono elementi di invarianza: - la destinazione forestale del suolo; - la composizione floristica del soprasuolo; - l'assetto delle sistemazioni idraulico-forestali; - la rete dei sentieri e della viabilità forestale interna alle aree. 8. Gli elementi di invarianza sono soggetti a tutela, finalizzata al mantenimento e alla valorizzazione degli assetti boschivi ai sensi delle vigenti norme forestali regionali e provinciali. Sono fatti salvi gli interventi derivanti da motivate esigenze colturali e/o di sicurezza ai fini della prevenzione degli incendi. Vegetazione palustre

28 11. E’ riconosciuta quale invariante strutturale del territorio la vegetazione palustre in quanto regno di biodiversità per ogni classe animale, per molte specie d’interesse floristico, e per habitat di rilevanza comunitaria quali le estensioni di praterie ad alte erbe palustri. Il canneto palustre assieme a nuclei di vegetazione palustre tipica delle zone umide, offre siti di rifugio e nidificazione per molte specie di avifauna acquatica e di passeriformi di canneto

12. Sono elementi di invarianza le specie vegetazionali esistenti con le caratteristiche di cui al precedente comma. Filari alberati 13. Sono riconosciute quali invarianti strutturali del territorio le formazioni arboree costituite da individui appartenenti alle specie locali, quando rispondenti a criteri ordinatori come l'allineamento in filari lungo strade o percorsi in genere, ovvero volti a formare confini, o, più in generale, a costituire forme di arredo e decoro. Le formazioni arboree decorative possono essere costituite sia da individui di una stessa specie che da una alternanza preordinata di specie diverse. Nel loro insieme e nel loro ruolo di complemento ad architetture di pregio costituiscono struttura formale del paesaggio e suo caposaldo visivo e simbolico. Sono identificate con apposito segno grafico negli elaborati cartografici PR_04 su base C.T.R. in scala 1:10.000. 14. Sono elementi di invarianza: • le specie arboree esistenti che presentano le caratteristiche di cui al precedente comma; • le sedi di impianto e la consistenza quantitativa degli allineamenti o delle associazioni areali; • le sistemazioni del suolo finalizzate alla formazione delle sedi di impianto. 15. Gli elementi di invarianza sono soggetti a tutela nella loro consistenza materiale, botanica e simbolica, anche mediante azioni di ripristino degli elementi mancanti, nonché a valorizzazione culturale in quanto capisaldi visivi del paesaggio. A tal fine: • l’impianto di alberature e siepi è limitato al reintegro di esemplari mancanti, morti o ammalorati, nel rispetto delle specie arboree e arbustive e delle sedi di impianto originarie; • le formazioni a filare possono essere eventualmente potenziate attraverso l’impianto di esemplari della stessa specie lungo l’allineamento storicizzato; • eventuali recinzioni aventi rilevanza di memoria storica devono essere conservate e restaurate. Non è consentita la realizzazione di nuove recinzioni;

29 Art. 128 – Boschi 1. I boschi sono definiti in accordo con gli strumenti normativi regionali e nazionali vigenti al momento della presentazione di specifiche istanze; sulla definizione di bosco non fa fede la qualità di coltura catastale quanto lo stato reale del suolo. 2. Sono individuati con apposita campitura dagli elaborati grafici del Regolamento Urbanistico. 3. I boschi sono da conservare quali componenti essenziali del patrimonio ambientale e della qualità paesaggistica. Qualora, per documentate esigenze e previo parere favorevole degli Enti preposti, si dovesse procedere alla trasformazione di una parte di bosco in altre qualità di coltura, ovvero in altre forme di uso del suolo, si dovrà provvedere a un rimboschimento compensativo che assicuri il reimpianto di una superficie boscata di superficie almeno pari a quella interessata dall’espianto, prestando adeguate garanzie finanziarie per l’attecchimento. In ogni caso si applicano le disposizioni di cui alla scheda 7A, punto 5 del vigente PTCP. 4. Al loro interno è vietata la realizzazione di nuove strade e di nuove costruzioni, ancorché temporanee, fatta eccezione per quelle che si rendano necessarie ai fini di Antincendio Boschivo, delle attività di tutela ambientale, che dovranno essere soggette alle autorizzazioni di legge; nuove infrastrutture sono ammissibili solo in caso d’impossibilità di utilizzo, ammodernamento o potenziamento delle infrastrutture esistenti. 5. La recinzione dei boschi, o di parte di essi, è proibita e potrà essere autorizzata solo in casi di documentata esigenza scientifica o naturalistica o per particolari forme di allevamento a scopo alimentare o di ripopolamento venatorio e previa realizzazione di idonei percorsi pubblici di attraversamento o di circonvallazione delle parti recintate. 6. Salvo disposizioni più restrittive dettate dalle presenti norme, in relazione a specifiche aree, al loro interno sono consentiti gli interventi e le forme di utilizzazione che sono normate dalle Leggi Regionali vigenti in materia, nonché dalle disposizioni specifiche che possono essere dettate dalla presenza di Aree Naturali ad elevata valenza ambientale (SIC, ZPS, Parchi regionali e Nazionali). Per le attività di campeggio presenti all'interno delle aree boscate (pinete costiere) sono applicate le indicazioni riportate nel Piano Strutturale. Sugli edifici esistenti all’interno dei boschi sono consentiti interventi di manutenzione, restauro, risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia senza prevederne cambi di destinazione d’uso. La residenza è consentita solo in edifici già legittimamente utilizzati allo scopo.

30 7. Qualora i perimetri dei boschi, così come individuati dagli elaborati grafici del Regolamento Urbanistico, si dimostrassero inesatti o non aggiornati, i soggetti interessati potranno produrre documentazione tecnica asseverata atta a dimostrare il reale stato di fatto dei luoghi. 8. L’Amministrazione Comunale, qualora ne ravvisi la necessità, provvederà ad aggiornare il perimetro dei boschi riportato sugli elaborati di progetto del Regolamento Urbanistico. 9. Il rimboschimento compensativo dovrà attuarsi sulla base di un progetto specifico che faccia ricorso a specie autoctone, di cui ne sia accertata la provenienza secondo le disposizioni di leggi vigenti in materia. Il progetto di rimboschimento dovrà comprendere anche le cure colturali per un periodo di almeno 10 anni. In ogni caso si applicano le disposizioni di cui alla scheda 7A, punto 5 del vigente PTCP.

La tavola QC_05_9 “Vincoli paesaggistici” classifica tutta l'area come area di notevole interesse pubblico (pineta litoranea), e la tutela ai sensi dell' art. 136 del Dlgs 42/2004. L'area è anche vincolata secondo l'art. 142 comma 1 lettere “g” e lettera “f” del suddetto decreto, in quanto bosco e parco regionale .

Estratto della tavola QC_05_9: Vincoli paesaggistici

31 Ne deriva che la quasi totalità della superficie segue le disposizioni dell' Art. 128 “Boschi” precedentemente riportato. L’intervento proposto risulta coerente con quanto enunciato dal Regolamente Urbanistico Comunale. Gli interventi proposti non prevedono trasformazione di bosco, anzi contribuiranno positivamente alla prevenzione degli incendi boschivi e al miglioramento delle condizioni fitosanitarie della pineta. Per quanto concerne gli elementi costituenti il filare alberato di confine che saranno oggetto di taglio, l ’intervento tutelerà il filare stesso: saranno abbattute le piante ormai compromesse, e si reimpianteranno gli elementi mancanti.

32 6 . EFFETTI CONSEGUENTI ALLA REALIZZAZIONE DELL'INTERVENTO E MITIGAZIONE DELL'IMPATTO Non si ravvisano effetti negativi nè su area vasta nè di dettaglio conse- guenti agli interventi previsti. Le tipologie d'intervento previste dal progetto, analizzati i vincoli paesaggistici presenti sul territorio e le indicazioni fornite dagli strumenti programmatici di pianificazione (PIT e RU), risultano compati- bili con tali strumenti. La raccolta degli strobili sarà, se avrà un riscontro positivo, l’inizio della ripresa della raccolta dei pinoli auspicabile per un ritorno alla gestione delle pinete litoranee. Gli interventi fitosanitari a carico delle piante nelle quali è in atto un attacco da parte degli insetti scolitidi coinvolgeranno solo le piante segnalate dai fitopatologi, saranno puntuali e non andranno ad incidere sul bene paesaggistico pineta. Al contrario, la mancanza di intervento avrà come conseguenza la ulteriore diffusione degli insetti che al momen- to attuale stanno minando la sua perpetuazione. Per ogni pianta taglia- ta, si provvederà inoltre al reimpianto di un pianta di Pinus pinea, in modo da avviare il processo di rinnovazione della pineta stessa.

33 7 . ALLEGATI Allegato 1: Planimetria topografica dell’area oggetto d’intervento (scala 1:5000)

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Scala 1: 5000

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Scala 1: 5000 Allegato 2: Planimetria catastale dell’area oggetto d’intervento (scala 1:4000) (! (!(! (!

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Scala 1: 4000 (!(!

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(! (! (! (! (! (! (! (! (! Scala 1: 4000 Allegato 3: Documentazione fotografica Loc. Colombaia

Loc. la Toppa

Viale confine Allegato 4: Fotoinserimenti: l’evoluzione del soprassuolo post impianto Stato attuale

Stato post intervento

Stato post impianto Stato modificato a 3-4 anni

Stato modificato a 10 anni

Stato modificato a 30 anni Stato post Stato post Stato attuale intervento impianto Stato Stato Stato modificato a modificato a modificato a 3-4 anni 10 anni 30 anni