RELAZIONE ILLUSTRATIVA 1.Premesse
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RELAZIONE ILLUSTRATIVA 1.Premesse. Il Comune di Vallermosa nel P.U.C. vigente non ha individuato una zona “A” ma, le attuali sottozone “B1” e “B2”, presentano di fatto le caratteristiche tipiche dei Centri Storici. Prendendo atto della sempre maggiore attenzione che oggi viene rivolta ai centri storici minori, sia al livello locale che della Comunità Europea, l’Amministrazione Comunale ha deciso di procedere in linea con le prescrizioni del Piano Paesaggistico Regionale (P.P.R.) entrato in vigore l’8 settembre 2006. Pertanto ha perimetrato il Centro di Antica e Prima Formazione (Centro Matrice) che diventerà a tutti gli effetti la zona “A” Centro Storico nel nuovo P.U.C., in fase avanzata di redazione per adeguare l’attuale strumento generale al P.P.R. e al P.A.I.. L’iter seguito per tale intento è stato il seguente: attraverso un’indagine congiunta della cartografia storica e del tessuto edilizio esistente è stato analizzato l’ambito individuato come “Centro Matrice” negli elaborati cartografici del piano paesaggistico regionale al fine di liberare tutte le parti del territorio che non possedevano i requisiti tipici di un “Nucleo di Primo Impianto e Antica Formazione” e, pertanto, gravate da un vincolo non opportuno, come di contro individuare l’esatta perimetrazione. Tale perimetrazione, a seguito di apposito atto ricognitivo effettuato dall’ufficio tecnico comunale e verificato in sede di copianificazione con l’Ufficio Regionale del Piano, è stata adottata dal Consiglio Comunale con deliberazione n° 25 del 30/08/2007 e successivamente con determinazione del Direttore Generale della Pianificazione Urbanistica territoriale e della Vigilanza Edilizia n° 1424/DG del 10/12/2007 vi è stata la presa d’atto della medesima. 1 Sulla base delle risultanze della nuova perimetrazione del Centro di Antica e Prima Formazione, si è provveduto ad elaborare il presente Piano Particolareggiato del Centro Matrice, come concordato in sede di copianificazione con l’Ufficio del Piano Regionale, in cui è possibile riconoscere due sottozone: la sottozona B1 e la sottozona B2, entrambe di valenza storica. Si sono inoltre attivate le procedure di cui agli artt. 47 e 52 delle norme di attuazione del PPR per quanto riguarda l’assetto storico – culturale, secondo quanto richiesto dalla RAS e, in particolare, come prescritto dalla Legge Regionale n° 28/98 all’art. 9 e nel rispetto dell’art. 2 della L.R. n° 13/2008, come modificato dall’art. 14 della L.R. 4 del/2009, sarà richiesta ai competenti Uffici Regionali Governo del Territorio e Tutela del Paesaggio la coerenza delle previsioni urbanistiche stabilite per il Centro Matrice con le disposizioni del Piano Paesaggistico Regionale. La costruzione del Piano Particolareggiato ha comportato un’analisi attenta delle sottozone B1 e B2 corrispondenti al Centro di Antica e Prima Formazione (Centro Matrice), ai sensi dell’art. 52 delle NTA del PPR, al fine di preservare e conservare l’identità storico culturale di Vallermosa. Le sottozone B1 e B2 sono state entrambe assimilate ad una zona con caratteristiche proprie della “ zona A” come definita dal Decreto Floris, per tale ragione lo studio di tali ambiti è stato effettuato con la metodologia adottata per i piani particolareggiati della “zona A”. Complessivamente il Centro matrice comprende 10 isolati (vedi tav.1), i primi 5 classificati in sottozona “B1” nel P.U.C. vigente e i, restanti 5, in sottozona “B2”. Poiché la perimetrazione ha escluso dal Centro Matrice il cortile di pertinenza di un edificio, si tratta del lotto 18 dell’isolato n° 10, per un problema di coerenza della pianificazione lo studio del Piano Particolareggiato è stato comunque condotto per l’intero lotto e quindi anche per la porzione di sottozona “B2” rimasta esterna. Come si evidenzierà meglio negli elaborati del Piano, già dall’esame della cartografia storica ( vedi tav.3) si può notare come gli isolati periferici del Centro Matrice, che appartengono alla sottozona “B2”, e in particolare gli isolati n° 6 e 9, sono caratterizzati dalla presenza di grandi lotti ( anche di dimensioni superiori a 2.000 2 mq) che, più che riferirsi a vecchi impianti a corte, sono ciò che resta degli “orti urbani” utilizzati per il consumo familiare o di piccole fattorie. Per il resto , nel suo complesso, il Vecchio Centro mostra tutte le problematiche tipiche dei Centri Storici minori della Sardegna, in particolare : percentuale elevata di sostituzione delle tipologie tradizionali con tipologie avulse dal contesto urbanistico, cattivo stato di conservazione degli edifici, una parte sensibile del vecchio patrimonio abitativo sottoutilizzato o non utilizzato. Per altro restano ancora testimonianze anche pregevoli del vecchio tessuto storico ancora recuperabili , molte case in “ladri” ancora utilizzabili , diversi portali e alcuni impianti “a corte”, che mostrano ancora quella che era l’opulenza e l’importanza dei loro proprietari. 3 2.L’Insediamento. Cenni Storici Notevoli tracce di antichissime frequentazioni risalenti al periodo nuragico si trovano sparse in diverse località: in un sito a 700 m. di quota al confine col territorio di Villacidro, a quattro chilometri circa da "Gutturu Mannu", chiamato Matzanni, si trovano 3 pozzi sacri, i resti di 13 capanne e di una lunga struttura muraria. Presso tali pozzi, in località “Jenna de Cantois”, i Cartaginesi costruirono un tempio, dando continuità sacrale al sito. Notevoli monumenti dello stesso periodo sono il nuraghe Baccheri e l'imponente complesso nuragico 'Casteddu de Fanaris', contemporaneo del nuraghe di Barumini e situato al confine col territorio di Decimoputzu. Gli insediamenti del periodo romano erano piuttosto ragguardevoli. A poche centinaia di metri dal paese, in direzione Villasor, sorge una chiesetta campestre (Chiesetta di Santa Maria) edificata sui resti murari di antiche terme romane risalenti al secondo secolo d.C. Nel IV secolo la struttura termale divenne luogo di culto cristiano. Per le decorazioni presenti venne chiamata Curte Picta. La chiesa in seguito andò in rovina e venne più volte riedificata: da ultimo nel 1926 quando assunse l'aspetto attuale. I più importanti monumenti di carattere storico-archeologico e architettonico sono riportati nella tavola n° 6 del Piano. Nel territorio di Vallermosa, nel periodo medievale, esistevano due villaggi: Pau de Susu e Pau Jossu, facenti parte della curatoria di Gippi o Ippis, che comprendeva ventisei villaggi. Il Gippi era una delle più ricche curatorie del giudicato cagliaritano. Essa si estendeva per un’area di km 459,27 e confinava con la curatoria di Monreale e con quelle di Sigerro, Decimo e Nuraminis. Le prime notizie riguardanti le due ville in oggetto si riferiscono ad un atto di donazione da parte del giudice di Cagliari Costantino a favore dell’ordine benedettino di San Vittore di Marsiglia, firmato tra il 1090 e il 1094, ai quali restarono fino al 1183. Poco dopo il mille nuovi padroni arrivarono in Sardegna: Pisani e Genovesi invitati dal Papa Benedetto VIII per scacciare gli Arabi che miravano ad impadronirsi della 4 regione. In cambio dell’aiuto prestato contro gli arabi il giudice Mariano di Cagliari donò loro ampi territori tra cui la curatoria di Gippi, di cui faceva parte la valle del Rio Pau, che passò alla famiglia pisana dei Visconti. Nel 1272 il giudice cedette in feudo la Villa di Pau de Susu (o deVignas) alla famiglia pisana dei Lanfranchi. Nel 1338 si impadronì della Villa un notaio di Iglesias che vantava crediti nei confronti di Pisa. Durante la dominazione aragonese le due Ville continuarono a versare tributi a Pisa fino al 1414 quando passarono a Giovanni Civiller, Conte di Villasor, che ne divenne il signore feudale. Nello stesso periodo scomparvero molti villaggi tra cui anche quelli della valle del Pau. Gli abitanti superstiti si riunirono in una zona di pianura corrispondente al territorio dell'attuale Vallermosa. La fondazione di Vallermosa non avvenne dunque ex novo ma qualificò giuridicamente un centro già esistente (pur con l'inserimento di nuovi abitanti). L'atto di fondazione ufficiale del nuovo villaggio avvenne nel 1645 per volere di Biagio Alagon marchese di Villasor ma gli abitanti continuarono a lungo ad usare il vecchio nome di Pau. Vallermosa ebbe origine quando ormai venne avviato proprio dal suo fondatore, nel Marchesato di Villasor, quel processo di mutamento in campo politico-sociale che portò alla costituzione del Consiglio Comunitativo, una struttura organizzativa autonoma, sorta per regolare l’interesse della comunità di ciascun villaggio e per il riesame delle rendite feudali, con una nuova distribuzione delle aliquote d’imposta, regolata sui cespiti individuali e sancita dai capitoli di grazia. Ben presto, infatti, i coloni intrapresero con la feudalità un contenzioso per regolamentare i rapporti all'interno del feudo, soprattutto per la parte economica e fiscale. I regolamenti, chiamati Capitoli di Grazia, vennero concessi nel 1683. A questo periodo si fa risalire la chiesa parrocchiale di San Lucifero costruita in stile neoclassico. Nell’interno si ha una grande aula voltata a botte e percorsa da sottarchi in corrispondenza con le paraste aggettanti fra le quali si aprono tre cappelle per lato, anch’esse voltate a botte e ornate dallo stesso tipo di cornici che ornano l’imposta della copertura nella navata e nel presbiterio. La costruzione delle cappelle iniziata nel 1863 fu portata a termine nel 1954. Il campanile, originariamente a vela, è stato ricostruito e ampliato nel 1938. Una delle campane proviene dal distrutto villaggio di Pau de Susu. 5 Per le note vicende storiche, la Sardegna fu assegnata al Piemonte la cui amministrazione tenne in vita i Capitoli di Grazia. Nel 1745 sia il paese che l’intera regione furono incorporati nel Marchesato di Villahermosa. Con l'editto del 1771 si raggiunse in tutta la Sardegna una certa unitarietà amministrativa con l'istituzione dei consigli comunitativi: quello di Vallermosa era composto da 5 membri in rappresentanza dei tre ordini censuari in cui era divisa la popolazione.