collana diretta da Antonio Paolucci

Museo d’arte sacra di Tavarnelle Val di Pesa

Guida alla visita del museo e alla scoperta del territorio

a cura di Rosanna Caterina Proto Pisani

Edizioni Polistampa Musei del Territorio: l’Anello d’oro Museums of the Territory: The Golden Ring

Museo d’arte sacra di Tavarnelle Val di Pesa

Ente promotore / Promoted by Ente Cassa di Risparmio di Firenze

In collaborazione con / In collaboration with Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per le province di Firenze, Prato e Pistoia Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze, Prato e Pistoia Opificio delle Pietre Dure di Firenze Comune di Greve in Chianti Comune di Impruneta Comune di Tavarnelle Val di Pesa Regione Toscana Provincia di Firenze

Comitato scientifico / Scientific committee Presidente: Antonio Paolucci Cristina Acidini Luchinat, Caterina Caneva, Rosanna Caterina Proto Pisani, Paolo Galluzzi, Paola Grifoni, Carla Guiducci Bonanni, Leonardo Rombai, Bruno Santi, Maria Sframeli, Renato Stopani, Timothy Verdon

Progetto e cura scientifica / Project and scientific supervision Cristina Acidini Luchinat, Caterina Caneva, Rosanna Caterina Proto Pisani, Leonardo Rombai, Renato Stopani, Timothy Verdon

Testi di / Texts by Caterina Caneva, Rosanna Caterina Proto Pisani

Itinerari a cura di / Itineraries by Maria Pilar Lebole, Renato Stopani, Benedetta Zini

Glossario a cura di / Glossary by Valentina Tiracorrendo Coordinamento redazionale / Editorial coordination Lucia Mannini

Traduzioni per l’inglese / English translation English Workshop

Collaborazione alla schedatura delle opere / Collaboration on the drafting of the works of art cards Francesca Pisani

Immagine coordinata / Image coordination Rovaiweber design

Progetto grafico / Graphic project Polistampa

Referenze fotografiche / Photography Officine Fotografiche, Firenze Studio fotografico Tosi, Firenze Archivio fotografico Renato Stopani Archivio fotografico Andrea Ulivi Foto Lebole-Zini Foto Consorzio Chianti Classico www.piccoligrandimusei.it

In copertina: Attribuito a Meliore, Madonna col Bambino e angeli, (part.) 1270-1280 ca., tempera su tavola, cm 98x75

© 2005 EDIZIONI POLISTAMPA Sede legale: Via Santa Maria, 27/r - 50125 Firenze - Tel. 055.233.7702 Stabilimento: Via Livorno, 8/31 - 50142 Firenze Tel. 055.7326.272 - Fax 055.7377.428 http://www.polistampa.com

ISBN 88-8304-955-1

Presentazione

Edoardo el 1986 veniva realizzato a San Martino a Ganga- Speranza N landi il primo museo di arte sacra nel quale la col- Presidente laborazione tra enti locali, autorità ecclesiastiche e orga- dell’Ente Cassa di Risparmio ni dello Stato preposti alla tutela trovava quel prezioso di Firenze punto di equilibrio che sarebbe diventato il fattore sa- liente di una lunga serie di analoghe iniziative cui l’En- te Cassa di Risparmio di Firenze avrebbe unito la pro- pria condivisione e il sostegno economico. Quella data rappresentava uno dei primi segnali di in- versione di una tendenza secondo la quale, vuoi per mo- tivi logistici, vuoi per una non ancor ben affinata perce- zione della ricchezza delle risorse del territorio, si preferi- va accentrare il patrimonio d’arte delle parrocchie fora- nee in luoghi considerati più sicuri e controllabili. L’idea oggi prevalente del “museo diffuso” ribalta quella vecchia impostazione per restituire al territorio – grazie anche all’introduzione delle nuove tecnologie che aiuta- no a migliorare le esigenze della sicurezza – ciò che era stato prudentemente sottratto all’attenzione del pubblico e alla pietas popolare. Il Museo d’arte sacra di Tavarnelle Val di Pesa fu inau- gurato qualche anno dopo quello di Gangalandi, nel 1989. È stato quindi uno dei primi di una fortunata serie di centri espositivi che non si è più interrotta e che oggi può contare su di uno strumento in più, voluto e promosso dal- l’Ente Cassa di Risparmio, ma realizzato grazie anche al- la partecipazione degli altri soggetti istituzionali, ossia il progetto Piccoli Grandi Musei, un sistema di comuni-

7 cazione integrato che si avvale di un portale internet (www.piccoligrandimusei.it), di mostre organizzate pe- riodicamente nelle località interessate dal progetto e di piccole guide a stampa dei musei coinvolti. La presente guida del museo di Tavarnelle si inserisce in questo contesto ed è volta, nello spirito del progetto Pic- coli Grandi Musei, a far meglio conoscere e apprezzare questa bella realtà del nostro territorio.

edooardo speranza 8 Prefazione

Antonio Tavarnelle Val di Pesa, nella raccolta vicariale di San Paolucci A Pietro a Bossolo, la Madre di Dio ci guarda regale e Direttore infinitamente malinconica. La Regina del Cielo sa che regionale per i Beni culturali quel bambino che stringe al petto le sarà tolto per la sal- e paesaggistici della Toscana vezza degli uomini. L’autore di questa tavola dipinta, al- ta 98 cm e larga 75, è Meliore, ultimo alfiere in Occiden- te della civiltà bizantina. Il tempo di esecuzione è circa l’anno 1270, quando Firenze era un fulvo dado di pietra irto di torri circondato di boschi e paludi e ancora non c’erano né Palazzo Vecchio né la cupola di Santa Maria del Fiore. Santa Maria di Impruneta, insigne basilica, santuario mariano caro da almeno seicento anni ai fiorentini. L’i- cona miracolosa, che la tradizione leggendaria dice ese- guita dall’evangelista Luca, è collocata nel tempietto che Michelozzo e Luca della Robbia hanno allestito per Lei. La Madonna di Impruneta è una Signora che conosce i suoi poteri e sa di essere l’infrangibile scudo di un popolo e di una nazione. E infatti la Vergine di Impruneta è sta- ta designata, per pronunciamento popolare, regina re- pubblicana di Firenze. E ogni volta con gran concorso di popolo, riti solennissimi, suppliche e voti di autorità. L’ul- timo evento politico che vide protagonista la Vergine di Impruneta risale a tempi relativamente recenti. Nell’e- state del 1944, nei giorni della ritirata tedesca e della guer- ra civile, l’immagine della Madonna, rimasta incolume nel suo altare devastato, era stata portata via dalla chie- sa e trasferita a Firenze dentro una ambulanza della Mi-

9 sericordia. Tre anni più tardi, dopo una accurata revi- sione curata dal laboratorio di Restauro della Soprinten- denza, la venerabile icona tornava processionalmente a Impruneta. Almeno 50.000 persone si raccolsero in piaz- za Pitti, da dove partì il corteo, e in diecimila seguirono la processione fino al santuario. Come nei tempi antichi la Madonna stava su un carro infiorato trainato dai buoi, scortato da carabinieri a cavallo, seguito dal clero, dalle autorità, dal popolo salmodiante. Attraverso la città e la campagna ancora segnata dalle cicatrici della guerra, si ripeterono le scene di devozione e di fervore dei secoli pas- sati. A peste fame et bello libera nos Domine: l’antica preghiera del popolo cristiano era stata esaudita. Forse – sarà sembrato ai più – non senza l’intercessione della Ma- dre Misericordiosa. È naturale che intorno alla Vergine di Impruneta si sia- no raccolti nei secoli straordinari tesori d’arte: codici mi- niati, argenti e smalti preziosi, ex voto di principi e di granduchi, stoffe liturgiche di tale rarità e splendore che le diresti degne della Corte del Paradiso. Greve in Chianti, ospizio di San Francesco, posto sulla strada per Montefioralle a dominare la piazza della ca- pitale chiantigiana. Abbiamo visto a Tavarnelle Val di Pesa la Madonna Ma- dre di Dio, luogo del Verbo che si è fatto Carne, vertigi- noso mistero teologico. A Impruneta, nel santuario che la celebra e nel museo che testimonia la devozione del suo popolo, la Madonna è la Regina, è lo scudo infrangibile, la Protettrice forte e misericordiosa. È il palladio di Fi- renze e della Toscana. A Greve in Chianti, nel museo che raccoglie le testimo- nianze religiose del capoluogo e del territorio, la Madon- na si presenta a noi nella iconografia della Madre Dolo- rosa. È la Donna che, nel gruppo plastico di Baccio da Montelupo in terracotta invetriata e policroma raffigu- antonio paolucci 10 rante il Compianto sul Cristo morto, rappresenta il do- lore di tutte le donne, in ogni tempo. Tre iconografie della Vergine, tre rappresentazioni del suo ruolo nella storia della salvezza, in tre musei di arte sa- cra della provincia fiorentina che in questo otto settembre (festa memoriale della Natività di Maria) abbiamo vo- luto fornire di speciale visibilità. Gli amici che hanno lavorato all’impresa (Cristina Aci- dini e Bruno Santi con Caterina Caneva, Rosanna Cate- rina Proto Pisani, Maria Sframeli) e l’Ente Cassa di Ri- sparmio che l’ha voluta e finanziata (Edoardo Speranza con Marcella Antonini e Barbara Tosti) avrebbero potu- to scegliere altri musei di arte sacra. Fra i tanti che popo- lano la provincia fiorentina (da Vicchio di Mugello a Montespertoli, da Lastra a Signa a Castelfiorentino, da San Donnino a Certaldo) e che hanno visto la luce gra- zie ai generosi finanziamenti del nostro istituto banca- rio, abbiamo scelto questi tre perché ci sono sembrati par- ticolarmente significativi sia della storia religiosa che del- la storia dell’arte e della civiltà in terra fiorentina e to- scana. Le guide che le mie righe introducono illustrano i tesori d’arte conservati nei musei vicariali di Impruneta, di Greve e di Tavarnelle. Sappia tuttavia il visitatore che quello che i libri illustrano e i suoi occhi potranno ammi- rare, non è che la minima parte della Bellezza che l’Arte e la Fede hanno ovunque distribuito sotto il nostro cielo.

prefazione 11 Ugolino di Nerio e bottega, Madonna col Bambino tra i santi Pietro e Giovanni, particolare Piccoli grandi musei: una risorsa culturale diffusa in terra toscana

Bruno hi vuole usufruire di un panorama compiuto dell’arte Santi C sorta e diffusasi nella terra toscana, scandito dalle per- Soprintendente sonalità più rilevanti di una produzione figurativa che per il Patrimonio ha reso questa regione tra le più note, frequentate e am- storico, artistico ed mirate del mondo, può e deve indirizzarsi verso i musei etnoantropolo- gico delle più rappresentativi delle sue città d’arte: a Firenze gli Uf- province fizi, la Galleria dell’Accademia (e certo non solo per il di Firenze, Pistoia e Prato David ), le varie collezioni di palazzo Pitti; la Pinacote- ca nazionale a Siena; il Museo di Villa Guinigi a Lucca; il Museo di San Matteo a Pisa. In questi luoghi potrà avere un’idea esauriente di quello che hanno significato per la vicenda artistica italiana le scuole locali toscane, dalle origini fino ai giorni nostri: dalle Madonne romaniche o romanico-bizantine fino a Ottone Rosai, per sintetizzare banalmente un’esperienza artistica plurisecolare. Ma la Toscana presenta anche una rete fitta e diffusa di “piccoli” musei di arte sacra, ubicati in luoghi dalle ca- ratteristiche più svariate e che raccolgono opere che for- zatamente – per ragioni di sicurezza e conservazione o perché non più rispondenti agli scopi per cui erano state eseguite – hanno abbandonato le loro sedi di origine. Sono antiche canoniche, stanze di èremi e conventi, in- terni di oratori adibiti attualmente all’esposizione di im- magini di carattere religioso o di oggetti di culto, alcuni di notevolissimo interesse. Essi – i “piccoli” musei, intendo – riscattano, con la loro presenza testimone di una produttività artistica sciama-

13 ta dai centri maggiori fino alle più remote frazioni rura- li e collinari, la perdita irrimediabile di una valenza in- dispensabile per la comprensione completa di un’opera d’arte eseguita per devozione: il rapporto stretto con l’am- biente per cui fu realizzata. Grazie alla collaborazione tra gli enti locali, le proprietà ecclesiastiche, le soprintendenze e gli istituti finanziari, la provincia di Firenze ha assistito negli ultimi anni al rin- novamento di antichi musei o raccolte d’arte sacra nei luo- ghi prossimi al capoluogo: Impruneta, San Casciano, Montespertoli, Tavarnelle, Greve, Certaldo, Castelfioren- tino, Lastra a Signa e altri: centri dalla storia secolare, dal- le presenze monumentali e artistiche di primario interes- se, hanno visto aggiornarsi e arricchirsi il patrimonio che già possedevano, lo hanno visto valorizzato e illustrato ap- propriatamente da veri e propri cataloghi scientifici, che han preso forma grazie a un’istituzione benemerita come gli Amici dei Musei, a cui tanto deve la diffusione della conoscenza del patrimonio culturale locale, in una colla- na di indubbio rigore di contenuto e di singolare elegan- za editoriale: la Biblioteca dello “Studiolo”. Ora – grazie ancora all’impegno dei funzionari delle so- printendenze e alla disponibilità dell’Ente Cassa di Ri- sparmio – su tre dei musei che abbiamo testé rammenta- to si è rivolta l’attenzione delle istituzioni interessate per rivitalizzarne la presenza, per una valorizzazione che possa ancora meglio attrarre quel pubblico che già da tem- po non si ferma soltanto nelle grandi città d’arte, ma vuo- le approfondire la conoscenza territoriale rivolgendosi an- che ai centri periferici, per scoprirne i patrimoni cultu- rali, la vicenda storica e comunitaria, di cui proprio que- sti musei sono l’espressione più immediata e comprensibi- le, proprio perché affidata alla visività. È nata così questa iniziativa, dal significativo titolo ap- punto di Piccoli grandi musei, affidata nella sua realiz- bruno santi 14 zazione a due profonde conoscitrici del patrimonio arti- stico presente nel territorio provinciale fiorentino, Cate- rina Caneva e Rosanna Caterina Proto Pisani, funzio- narie di soprintendenza ma anche – come è nella tradi- zione degli uffici di tutela – ricercatrici e studiose del pa- trimonio artistico loro affidato, che, con la cooperazione del gruppo operativo dell’Ente, hanno aggiornato i crite- ri espositivi dei musei di Impruneta, di Tavarnelle Val di Pesa e di Greve in Chianti e hanno preparato agili guide con cui avvicinarsi in piena sintonia al patrimonio colà esposto. che la presidenza dell’Ente Cassa, la Diocesi fio- rentina, detentrice della massima parte dei beni esposti nei musei che si sono indicati, gli enti locali ospitanti, la Direzione regionale toscana dei beni culturali e paesag- gistici con il suo direttore (ed ex ministro, nonché impa- reggiabile conoscitore e sostenitore del patrimonio artisti- co territoriale, Antonio Paolucci), possano a buona ra- gione esprimere consapevole soddisfazione per questa ini- ziativa da loro voluta e organizzata, così come la “nuo- va” Soprintendenza per il Patrimonio storico-artistico (in realtà erede delle storiche Soprintendenze alle Gallerie e ai Beni artistici e storici), vede con soddisfazione realiz- zarsi – in mezzo all’impietosa realtà presente per la con- servazione del patrimonio culturale nazionale – ulterio- ri, adeguati strumenti di salvaguardia e conoscenza di un tessuto connettivo d’arte che attesta ancora quelli che so- no stati la vitalità, la creatività e l’ingegno della popola- zione toscana.

piccoli grandi musei 15

Il Museo d’arte sacra

Il Museo d’arte sacra

Rosanna l Museo d’arte sacra, adiacente alla pieve di San Pie- Caterina tro in Bossolo, si trova in uno scenario d’incompa- Proto Pisani I rabile bellezza, su un grandioso bastione che circonda e sostiene il terrapieno del piazzale, ai margini di Ta- varnelle, probabile Tavernule, dal latino tabernula (osteria), nome con il quale è citato il paese nei docu- menti a partire dal 780 d.C. Tavarnelle era infatti una posta per il cambio dei cavalli tra Firenze e Siena, e quindi luogo di passaggio che non ha mai avuto im- portanza come borgo, ma ha legato la sua fortuna alla strada. L’attuale Tavarnelle, costituita dall’aggregazio- ne di tre borghi, Tavarnelle e Borghetto – situati sulla via di raccordo che metteva in comunicazione Firenze con la via Francigena (via Romana) – e Mocale – sul percorso che conduceva ai castelli e ai borghi di Pogna e Marcialla – si è ingrandita congiuntamente e grazie allo sviluppo viario. Con la costruzione di un ponte sulla Pesa nel 1415, la strada romana divenne una delle più importanti del territorio fiorentino, contribuendo in maniera deter- minante allo sviluppo demografico di Tavarnelle. Di- venuto nella prima metà dell’Ottocento il “popolo” più consistente del territorio di Barberino, Tavarnelle trovò una propria identità comunale autonoma solo nel 1893, distaccandosi dal Comune di Barberino Val d’Elsa. L’esterno L’interesse di questa parte della campagna toscana, più della pieve di San Pietro che nel capoluogo, va ricercato nel territorio circo- in Bossolo stante, presente nella storia della Toscana fin dai tem-

19 pi più antichi e tagliato da vie che, tracciando itinera- ri precisi, spiegano il sorgere di pievi, monasteri, san- tuari, castelli di difesa: dai primordi del cristianesimo, attraverso i Marchesi di Toscana e Giovanni Gualber- to, alle famiglie feudali degli Alberti e dei Buondel- monti con i loro castelli fortificati, fino agli insedia- menti dei grandi ordini religiosi, Vallombrosani, Fran- cescani, Carmelitani, con i loro monasteri e conventi. Il museo è ospitato nella canonica di San Pietro in Bos- solo, pieve tra le più antiche del territorio toscano, le cui origini risalgono ai primi secoli del cristianesimo, come dichiara il ritrovamento, nel 1767, di una lapide sepolcrale cristiana di Alemanna della famiglia degli Alemanni. Tale lapide – non più esistente – oltre a te- stimoniare la presenza di un cimitero o sepolcreto cri- stiano nelle vicinanze della chiesa, recava un’iscrizione risalente all’anno 424 d.C. L’importanza rivestita da questa zona durante il periodo del tardo Impero è te- stimoniata dalla toponomastica: se si fa risalire Petroio da Praetorius, importante centro amministrativo, la parola “bossolo” deriverebbe dal latino buxula o pyxi- de, (S. Petrus in pixide), termine usato dai romani per indicare la cassa per il deposito dei denari pubblici (sia salario delle milizie, sia deposito dell’erario statale), co- struita con tavole di bossolo (L. Biadi 1848). Tuttavia, l’etimologia della parola Bossolo è stata anche riferita ora agli arboscelli di bosso, volgarmente “bossolo”, ora (F. Repetti 1845) all’urna o “bossolo”, destinato alla “ballottagione” dei partiti che si facevano nelle pievi, luoghi di riunione anche civile e amministrativa degli abitanti del piviere. San Pietro fu pieve antica e di grande importanza: lo dimostrano le tasse pagate dopo la battaglia di Mon- taperti per 250 staia di grano, come maggiore contri- buente del territorio fiorentino, e le ventiquattro chie- museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 20 L’interno della pieve

il museo d’arte sacra 21 se che da essa dipendevano a quell’epoca, già ridotte nel secolo xiv per divenire quindi dieci all’inizio del xix secolo. D’altra parte gli scavi effettuati nel 1967 avevano rivelato l’esistenza di due antiche costruzioni preesistenti all’attuale chiesa: una ad aula quadrango- lare dotata di due absidi semicircolari (la primitiva chiesa), l’altra a pianta centrale di forma ottagonale (il battistero). Entrambe costituivano il complesso batti- stero-cattedrale, a similitudine dell’illustre esempio ur- bano offerto da Firenze con Santa Reparata e San Gio- vanni oppure, nella campagna vicina, del complesso di Sant’Appiano con il suo battistero separato, ma vicino alla chiesa. Anche durante l’Alto Medioevo la zona continuò a es- sere un centro particolarmente importante dal punto di vista amministrativo. I re longobardi ebbero diritto di “albergheria” in un luogo appartato presso la pieve di San Pietro in Bossolo nei primi secoli del cristiane-

Lo scalone museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 22 simo. A tale diritto, passato dai re longobardi ai legati imperiali, nel 1127 Corrado ii, marchese di Toscana, ri- nunciò a favore dei vescovi toscani, il cui dominio in questa zona durò alcuni secoli. I vescovi Atto, Gio- vanni da Velletri, Gherardo, considerarono gli uomi- ni di quel popolo “fedeli vassalli” fino alla loro sotto- missione alla Repubblica fiorentina. La canonica, che in origine aveva la facciata congiun- ta con la chiesa, priva del portico, fu ristrutturata (fun- ditus diruta) nel 1508 da Andrea Buondelmonti – pie- vano di Santa Maria a Impruneta, da lui munificata di splendidi doni, quindi canonico metropolitano e poi arcivescovo di Firenze nel 1532 – che la rese «amplissi- ma e comodissima». Due anni dopo lo stesso pievano, generoso mecenate, innalzò il portico dinanzi alla chie- sa di San Pietro, dotando la canonica di una nuova fac- ciata. Un’iscrizione sulla porta principale della cano- nica e la Visita pastorale del 1514 fanno fede dei lavori promossi da Andrea Buondelmonti. Durante i secoli xv, xvi e xvii i Buondelmonti ebbe- ro il patronato sulla chiesa di San Pietro e diversi rap- presentanti di questa famiglia ne divennero pievani. Nel 1649 iniziò il passaggio di patronato anche ai Guic- ciardini, che poi ne divennero patroni assoluti. Nel Seicento la chiesa venne intonacata: la navata cen- trale fu coperta da una finta volta con un affresco rap- presentante la Consegna delle chiavi a san Pietro e ven- nero realizzate le volticciole delle navate laterali. Nel 1718 fu il pievano Cosimo Fabbri a edificare la cappel- la sul lato sinistro per accogliere la Vergine del Patroci- nio traslata dal rovinato oratorio di San Giusto a Pe- troio, e quindi, l’anno seguente, un altare di patrona- to Guicciardini nella navatella sinistra, provvedendo infine, nel 1742, al rifacimento dell’interno della chie- sa con «ornamenti di plastica e gesso» color oro su fon-

il museo d’arte sacra 23 do rosso. I lavori all’interno della chiesa proseguirono anche nell’Ottocento: il campanile fu edificato nel 1828 a spese dei popolani su disegno di Pietro Turchi dal Borghetto e il pievano Romualdo del Sarto vi fece fon- dere le attuali campane; lo stesso pievano costruì infi- ne la cappella battesimale e ampliò la sagrestia. L’anti- chità di San Pietro non era più riconoscibile quando il Biadi, nel 1848, lamentava l’aspetto alterato nel corso dei secoli da sovrastrutture barocche: «Ma gettando lo sguardo all’interno della Pieve di San Pietro in Bosso- lo non troverai che un solo argomento, e forse non tan- to sicuro, onde spingere il pensiero a una Casa d’ora- zione edificata nel secolo IV, parlo della Tribuna situata all’oriente secondo l’Apostolica istituzione riferita ai santi Basilio ed Epifanio; Non troverai che mutilazio- ne, alterazione, deturpazione, prodotti o d’imperizia o di vanità sotto il titolo di restauro, con danno gravis- simo alle arti, all’antica ecclesiastica disciplina» (L. Bia- di 1848, p. 49). La chiesa, dopo i lavori di restauro svolti negli anni 1946-1947 a cura della Soprintendenza ai Monumenti (che ha poi provveduto a erigere nel 1956 l’altare mag- giore), ha riacquistato il carattere di edificio romanico eretto probabilmente nell’xi secolo, a pianta basilicale con tre navate concluse in altrettante absidi. All’inter- no sono scomparsi gli altari menzionati dal Biadi ed è stata rispettata solo la ricca cappella voluta dal pievano Cosimo Fabbri per venerare la celebre immagine della Vergine del Patrocinio, attualmente sostituita da una co- pia. Quest’immagine miracolosa era stata trasferita nel- la chiesa matrice di San Pietro in Bossolo, «con festiva pompa», nel 1718 dall’oratorio di San Giusto a Petroio. I favori ottenuti dai popolani per intercessione della Vergine fecero diffondere rapidamente il culto di que- st’immagine al punto che nel 1722 si organizzò una con- museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 24 grega sotto il titolo di Patrocinio di Maria Santissima, presieduta dal pievano di San Pietro. Fin qui brevemente le notizie storiche essenziali sulla chiesa, che è parte integrante del percorso museale. A destra della facciata della chiesa, il portone della ca- nonica immette in un delizioso chiostrino in mattoni. Una scala a doppia rampa conduce al primo piano, do- ve si trovava la dimora del pievano e dei canonici di San Pietro, sede del Museo vicariale di Tavarnelle Val di Pesa e in parte ancora abitazione del parroco. Ca- ratterizza gli ambienti un sapore prettamente ottocen- tesco, evidente nelle luminose e tenui tinteggiature del- le pareti (azzurro, beige, giallo), ma anche negli inge- nui paesaggi locali e vedute fiorentine che ornano al- cune sale, attualmente non destinate al museo, fatti realizzare dal pievano Romualdo del Sarto.

Il fonte battesimale

il museo d’arte sacra 25 Il Museo d’arte sacra di Tavarnelle

l Museo d’arte sacra di Tavarnelle non è una realtà isolata, ma la tes- I sera di un mosaico che comprende altri musei simili. Basti ricordare la recente costituzione dei musei di San Martino a Gangalandi, di Im- pruneta, di San Casciano Val di Pesa, Montespertoli, Certaldo, Castel- fiorentino ecc., una fitta rete di piccoli musei vicariali di arte sacra, che

Il chiostro museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 26 nel loro insieme costituiscono il museo diocesano diffuso. Questo pro- gramma, avviato da tempo in collaborazione con la Curia di Firenze, contrasta nettamente con i progetti di alcune decine di anni fa. Ancora negli anni Settanta del secolo scorso la Curia fiorentina aveva program- mato un museo di arte sacra, centralizzato a Firenze, la cui sede pre- scelta era la Certosa del Galluzzo. Un’ennesima struttura che avrebbe ul- teriormente concentrato le opere d’arte a Firenze, con la creazione di un museo dove sarebbe stato collocato il fior fiore delle opere d’arte del ter- ritorio. Tale progetto rispecchiava la concezione in voga negli anni pas-

il museo d’arte sacra 27 sati che considerava il museo come contenitore di “capolavori” apprez- zati soprattutto nei loro valori estetici. Una maggiore sensibilizzazione e una più profonda maturazione della coscienza storica, sviluppatasi in questi ultimi tempi riguardo allo stu- dio del “contesto” e al legame delle opere d’arte con il proprio luogo di origine, oltre a un’evoluzione del concetto stesso di museo – visto come struttura articolata nella quale ogni oggetto acquista dimensione criti- ca –, hanno sortito risultati diversi. L’opera d’arte attualmente è vista come portatrice di più valenze: im- portante per i suoi valori estetici e quindi “capolavoro”, ma ugualmen- te importante come documento storico. Da tempo ormai non si tolgono più i dipinti dai loro altari originari, ma si cerca di farli “vivere”, fin quando è possibile, nel luogo d’origine. Purtroppo ciò non è sempre pos- sibile: nasce quindi la necessità di creare piccoli musei considerati come l’ultima ratio, l’estremo rifugio per le opere d’arte “senza casa”. Questi contenitori consentono alle opere d’arte, che non hanno più la possibi- lità di continuare a vivere nel loro posto originario, di rimanere almeno nel loro contesto culturale. Nel caso specifico le opere d’arte del territorio di Tavernelle avevano perso ormai la loro collocazione originaria: depo- sitate da tempo nella canonica di San Pietro in Bossolo, o trasferite a Fi- renze nel deposito di Santo Stefano in Ponte, o fortunatamente ricove- rate in altre chiese della zona. È interessante a questo punto esaminare i principi che sono alla base di questi musei. Tali strutture offrono da una parte il vantaggio di non con- sentire deportazioni traumatiche delle opere, con un allontanamento dal- la propria area culturale, d’altra parte garantiscono la possibilità di con- tinuare a conservare unito il patrimonio storico-artistico di una chiesa. Infatti nelle chiese non più officiate, e di conseguenza abbandonate, una volta ravvisata per motivi di sicurezza la necessità dello spostamento del- le opere, si è provveduto non soltanto a togliere le “emergenze”, cioè le opere più importanti, ma a portare via tutto: dalla tavola del Trecento alla tela del Seicento fino ai candelieri di fattura corrente, che se non esposti sono conservati in deposito nello stesso museo. Ciò che interessa maggiormente è preservare l’unità del patrimonio di ciascuna chiesa.

museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 28 Il progetto finale è quello di accentrare e raggruppare in queste piccole realtà museali anche tutto il patrimonio archivistico, con la speranza che le chiese abbandonate possano continuare a trasmettere la loro storia at- traverso il proprio patrimonio artistico e i propri documenti. Un altro aspetto fondamentale di questi musei è quello di offrire un va- lido contributo per conoscere il territorio nel quale sono situati, costi- tuendone il punto di partenza. Si spera infatti che, attraverso la cono- scenza del patrimonio artistico, il visitatore possa essere stimolato a cer- care nel territorio, il complesso, la chiesa, i resti di un antico oratorio, da dove provengono opere importanti. Dai principi enunciati bisogna concludere che questi piccoli musei han- no un catalogo di pezzi piuttosto elastico. Nel giro di qualche anno po- tranno avere un ulteriore incremento in seguito all’abbandono di altre chiese e alla conseguente necessità di ricovero di molte opere d’arte. D’al- tra parte può accadere (e non si tratta di un’utopia, essendosi verifica- ti già alcuni esempi) il caso opposto di qualche pieve del territorio che riprende vita. Ferma intenzione è allora la restituzione al proprio luo- go di provenienza delle opere, anche se ricoverate da alcuni anni nel museo. Alla base della realizzazione pratica di questi musei esiste una conven- zione tra il clero locale, proprietario delle opere, e il Comune che ne as- sume la gestione. Necessità di tipo pratico hanno finora consentito la co- stituzione di questi musei, avendo come referente un unico Comune. Nel caso specifico del Museo di San Pietro in Bossolo, in considerazione del fatto che il territorio dell’antica Lega e del Vicariato di Tavarnelle Val di Pesa è comprensivo sia del Comune di Tavarnelle sia di quello di Barberino, si è preferito lavorare sui pivieri. Sono stati presi in conside- razione esclusivamente i pivieri di San Pietro in Bossolo e di San Do- nato in Poggio, le cui chiese matrici appartengono al Comune di Tavar- nelle, accettando nel museo anche il patrimonio di alcune chiese suffra- ganee, come Olena e Cortine, località attualmente nel Comune di Bar- berino. Si è invece volutamente escluso il piviere di Sant’Appiano, altra realtà autonoma e probabile nucleo di una piccola realtà museale, la cui gestione potrebbe essere affidata al Comune di Barberino Val d’Elsa.

il museo d’arte sacra 29 Pianta del museo

2 3 1

4

Prima Sala 1 First Hall

Seconda Sala 2 Second Hall

Terza Sala 3 Third Hall 4 Corridoio Hallway Visita al museo

Prima sala

Nel corridoio di ingresso una serie di fotografie d’epoca documenta oratori e chiese, ormai distrutti o rimaneg- giati, da dove provengono le opere esposte nel museo, con lo scopo di tramandare ai visitatori una testimo- nianza preziosa di edifici scomparsi e di invitarlo a ricer- care nella campagna le emergenze sopravvissute, sebbe- ne modificate nel corso dei secoli. Il Museo d’arte sacra di Tavarnelle, al pari degli altri musei territoriali, non è infatti un universo chiuso, ma il punto di partenza per una conoscenza più approfondita del territorio al quale appartengono le opere d’arte esposte. Per quanto riguar- da l’assetto scientifico-espositivo della raccolta, occorre precisare che le opere sono state raggruppate sulla base dei pivieri, considerando cioè unità storico-culturali au- tonome gli antichi raggruppamenti giurisdizionali ec- clesiastici. Le opere raccolte provengono dalle chiese del territorio di Tavarnelle che facevano capo ai pivieri di San Pietro in Bossolo e San Donato in Poggio. Il percorso del museo inizia dal corridoio che immette nel salone il cui carattere ottocentesco è dovuto alle pa- reti tinteggiate nei toni dell’azzurro e beige, con armi gentilizie come sovrapporte di prelati e nobili famiglie, tra le quali i Guicciardini, patroni della pieve, e alla vol- ta dalle fini decorazioni. Seguono quindi altre due sale e uno stretto corridoio che termina nel salone. Iniziamo, a sinistra, dalle opere che si trovavano già da

31 tempo in San Pietro: la tavola duecentesca attribuita a Meliore rappresentante la Madonna col Bambino e ange- li, proveniente dall’oratorio di San Michele a Casaglia, chiesa fondata probabilmente dagli Ardinghelli che, una volta persi i diritti parrocchiali prima del 1514, al tempo di Andrea Buondelmonti, fu annessa a San Pietro; quin- di la Madonna del Patrocinio, opera di Rossello di Jaco- po Franchi proveniente dall’oratorio di San Giusto a Pe- troio e venerata dal 1718 nella chiesa di San Pietro. Se- guono poi le opere di Santa Maria al Morrocco e in par- ticolare le tavole eseguite da Neri di Bicci per Niccolò Ser- nigi, fondatore del santuario mariano sorto nei pressi di una fra le maggiori vie di comunicazione. I dipinti del Morrocco costituiscono forse il più bel complesso oggi esistente di opere di Neri di Bicci, documentate tra il 1472 e il 1475 e menzionate nelle Ricordanze dello stesso pit- tore. L’intera serie, di straordinario interesse per certezza di documentazione, qualità esecutiva e ottimo stato di conservazione, è costituita da: la Vergine col Bambino e santi, il suo pendant, il Compianto sul Cristo morto, alcu- ni frammenti che probabilmente costituivano la tavola dell’altare maggiore, tra i quali i ritratti dello stesso Ser-

Due immagini della prima sala del Museo d’arte sacra di Tavarnelle museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 32 nigi e del carmelitano fra’ Luca da Mantova, fondatori del convento del Morrocco e lo sportellino di ciborio rap- presentante l’Effusio sanguinis. Proveniente dall’antica chiesa di San Martino a Cozzi, che nel 1792 trasferì il ti- tolo di parrocchia a Santa Maria al Morrocco, è una pic- cola pala d’altare rappresentante la Vergine col Bambino tra i santi Martino e Sebastiano, attribuita al Maestro di Tavarnelle, artista così battezzato da questa tavola e con- notato da un’acuta sensibilità per il paesaggio. Di San Bar- tolomeo a Palazzuolo sono esposte la Vergine col Bambi- no, attribuita a Lorenzo di Bicci, e una singolare Madon- na col Bambino e san Giovannino, esercitazione dell’Em- poli sul Pontormo, artista che fu costante punto di rife- rimento durante tutto il suo percorso stilistico. Al centro della sala si possono ammirare le argenterie, provenienti tutte dallo stesso piviere, raggruppate nelle vetrine in ba- se alla chiesa di origine. Tra i pezzi più importanti si se- gnalano due croci astili duecentesche di San Pietro in Bos- solo e di San Lorenzo a Vigliano, il calice quattrocente- sco in rame e smalti di Santa Lucia al Borghetto e le ar- genterie napoletane di Santa Maria al Morrocco, tra le quali il bellissimo ostensorio di Nicola de Angelis.

prima sala 33 1. Attribuito a meliore nel quale Meliore lavorava insieme a (attivo nella seconda metà Coppo e ad altre personalità. L’ope- del secolo xiii) ra partecipa infatti pienamente di Madonna col Bambino e angeli quel momento solenne e raffinato, 1270-1280 ca d’ispirazione neoellenistica, del qua- tempera su tavola; cm 98x75 (inv. 1) le Meliore fu protagonista. oratorio di San Michele a Casaglia Il dipinto, proveniente dall’oratorio di San Michele a Casaglia (dipen- dente fin dal 1514 dalla pieve di San Pietro in Bossolo), riveste una note- vole importanza per le vicende della pittura fiorentina del Duecento. La lunga vicenda critica e attributiva l’ha accostato alle maggiori persona- lità duecentesche precedenti a Ci- mabue, ora a Meliore ora a Coppo, se non addirittura alla collaborazio- ne di entrambi. L’ultimo intervento di restauro della tavola (1995), nel re- cuperare la preziosa cromia e le an- tiche lumeggiature in oro, ha sotto- 1, particolare lineato il richiamo e l’ispirazione del- la Madonna di San Pietro in Bosso- lo a prototipi bizantini cosmopolita- ni, pur ravvisando nell’opera una sensibilità di tipo volumetrico pret- tamente occidentale. Il recupero del- la cornice dipinta a piccoli motivi geometrici ha poi confermato le di- mensioni originali della tavola. Al- l’incirca agli anni Settanta va riferita questa Madonna, che dichiara la de- cisa appartenenza al filone della pit- tura fiorentina che a quel tempo fa- ceva capo al cantiere del battistero, 1, particolare museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 34 1

prima sala 35 2 museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 36 di cui era oggetto il dipinto sono i ri- maneggiamenti eseguiti nel corso dei secoli: ingrandito e ridipinto se- condo la moda del momento, venne impreziosito da anelli, collane, mo- nili donati dalla devozione popola- re. Il restauro cui è stato sottoposto il dipinto nel 1995 ha restituito in- nanzi tutto la forma originaria cu- spidata del supporto, che dichiara la tavola parte centrale di un polittico del quale, al momento, non si cono- scono i laterali. L’intervento ha inol- tre confermato la validità dell’attri- buzione a Rossello di Jacopo Fran- chi, una delle voci più affascinanti 2, particolare 2. rossello di jacopo franchi della pittura minore tardo-gotica (1377 ca.-1456) fiorentina, della quale fu tipico rap- Madonna col Bambino presentante in qualità di pittore e secondo decennio del secolo xv miniatore suggerendo una datazione tempera su tavola; cm 89,5x71 (inv. 4) alla fase giovanile dell’artista. oratorio di San Giusto a Petroio Essendo l’oratorio di San Giusto a 3. manifattura toscana, secolo xi Petroio pericolante, nel 1718 il di- Frammento di capitello pinto fu trasferito a San Pietro in secolo xi (?) Bossolo con «festiva pompa» (L. Bia- marmo; h cm 22 (inv. 126) di 1848, pp. 56-57). Venerata nella chiesa di San Pietro in Bossolo cappella barocca della navata sini- stra, fatta realizzare dal pievano Co- simo Fabbri, la miracolosa immagi- ne della Vergine fece sì che, fin dal 1722, si organizzasse una congrega sotto il patrocinio di Maria Santissi- ma, presieduta dal rettore della pie- ve di San Pietro in Bossolo. Testi- monianza della profonda devozione 3

prima sala 37 4. manifattura toscana 22 dicembre 1472, come è menzione Lapide nelle Ricordanze dello stesso pittore. datata 1503 L’opera fu consegnata alla chiesa in marmo; cm 48x37 (inv. 115) data 15 aprile 1473, come si legge sot- chiesa di San Pietro in Bossolo to il titolo Tavola del Muroco: «ri- chordo ch’ el sopradetto rendé finite 5. neri di bicci (Firenze 1419-1492) di tutto a Nicholò di Giovanni Ser- Compianto sul Cristo morto nigi due tavole d’altare, le quali documentato nel 1473 mandò a Santa Maria del Murocho tempera su tavola; cm 133x157 (inv. 5) in Valdipesa». La tavola, al pari del chiesa di Santa Maria al Morrocco suo pendant, è priva della cornice Il dipinto, pendant della tavola di Ne- monumentale che era stata eseguita ri di Bicci con la Madonna e santi, fu da Domenico di Antonio e Zanobi commissionata da Niccolò Sernigi il di Domenico, come risulta dalle Ri-

5 museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 38 cordanze del 22 dicembre 1472, ma anche della predella. Probabilmente lo smembramento di questa pala e degli altri dipinti di Neri di Bicci do- vette avvenire nel 1643, quando furo- no modificati gli altari in chiesa.

6a e b. neri di bicci (Firenze 1419-1492) La Vergine e san Sebastiano; San Giovanni e san Rocco post 1475 tempera su tavola; cm 143x74,1 (inv. 7) chiesa di Santa Maria al Morrocco I due dipinti facevano parte in origi- ne di un’unica tavola, come è eviden- te dalle tracce di decorazioni simme- triche nei margini interni, che aveva probabilmente al centro una Crocifis- sione, come lascerebbe intendere la presenza ai lati della Vergine e san Giovanni come dolenti. Una descri- zione settecentesca delle tavole (J. To- lomei Gucci 1791), quando erano an- cora poste nel presbiterio come parti dell’antico dipinto dell’altare maggio- re, ha sollecitato a rivedere le Ricor- danze di Neri di Bicci, nelle quali si legge, infatti, in data 30 aprile 1475, che la tavola dell’altare maggiore do- veva rappresentare la Trinità: «la qua- le tavola sia fatta e formata in quello modo e forma che parà al detto Neri, facendovi dentro una Trinità per de- vozione di detto Nicholo». La Trinità 5, particolare

prima sala 39 doveva probabilmente essere rappre- scomparti nn. 8 e 9. La Trinità fu pro- sentata dal Cristo in croce sormonta- babilmente dipinta dopo il 1475 (dal to dal Padre e dallo Spirito Santo, ma momento che nelle Ricordanze, in da- un’altra ipotesi propone che le tracce ta 30 aprile 1475, è ancora da esegui- dell’architettura potessero ospitare un re) e smembrata nel 1643, quando tabernacolo eucaristico con al centro vennero modificati gli altari in chiesa. Cristo rappresentato nel momento dell’Effusio Sanguinis (n. 9) sormon- 7. neri di bicci tato dalla colomba dello Spirito San- (Firenze 1419-1492) to e da Dio Padre. La pala doveva es- Ritratto di Niccolò Sernigi sere dotata di predella, della quale pro- post 1475 babilmente facevano parte i due tempera su tavola; cm 15,5x21,5 (inv. 9)

6a 6b museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 40 per lla intrinsecha e buona amicizia e conversazione avuta insieme più tempo».

8. neri di bicci (Firenze 1419-1492) Ritratto di Fra’ Luca Lanfranchini da Mantova post 1475 tempera su tavola; cm 15,8x21,5 (inv. 8) chiesa di Santa Maria al Morrocco Il piccolo dipinto, pendant del pre- cedente, è probabilmente uno scom- 7 parto della predella della pala dell’al- chiesa di Santa Maria al Morrocco tare maggiore della chiesa del Mor- Il gentiluomo in preghiera rappre- rocco. L’identificazione anacroni- sentato nel piccolo dipinto, vestito stica della figura del monaco car- di lucco rosso e con il cappello in melitano, inginocchiato in preghie- mano, è da identificare con «Nic- ra, con Padre Giovan Maria Matel- colò Sernigi, primo fondatore e Pa- li è dovuta al cartiglio settecentesco dre della Chiesa e Convento del e deve essere stata proposta dopo lo Morrocco», come si legge nel carti- glio settecentesco presente sulla ta- vola e come ricordano le Memorie del convento (J. Tolomei Gucci 1791). Si tratta probabilmente di uno scomparto, che con il suo pen- dant (n. 8) faceva parte della pre- della della Trinità eseguita da Neri di Bicci, che aveva dipinto le altre pale della chiesa e che ricorda i suoi stretti rapporti con il Sernigi: «Ni- cholò di Giovanni Sernigi cittadino fiorentino e del popolo di Santa Tri- nita di Firenze, avendo fede in me 8

prima sala 41 smembramento della pala; il perso- ria al Morrocco, in stretto rapporto naggio vi veniva definito «Secondo con i frammenti della tavola dell’al- Fondatore e padre del Convento e tare maggiore rappresentante la Tri- Chiesa del Morrocco» per gli im- nità. Il Cristo poteva essere inserito portanti lavori di modifiche che al centro di un tabernacolo dipinto, aveva apportati alla chiesa dopo la sormontato dalla colomba dello Spi- peste del 1630-1633. Il personaggio rito Santo e da Dio Padre a simili- rappresentato è piuttosto da iden- tudine della pala di Neri di Bicci nel- tificare con Luca Lanfranchini da la chiesa di San Felice in Piazza a Fi- Mantova, al quale, secondo la tra- renze. dizione, Niccolò Sernigi aveva affi- dato nel 1481 il convento del Mor- 10. maestro di tavarnelle o dei rocco. cassoni campana Madonna in trono col Bambino tra 9. neri di bicci i santi Martino e Sebastiano (Firenze 1419-1492) 1510-1515 ca. Effusio sanguinis tempera su tavola; cm 89x132 (inv. 11) post 1475 chiesa di San Martino a Cozzi (sportellino di ciborio) Il dipinto, proveniente dalla chiesa tempera su tavola; di San Martino a Cozzi, ma trasfe- cm 26x54 (inv. 123) rito in Santa Maria al Morrocco (che chiesa di Santa Maria al Morrocco ne aveva assunto il titolo parroc- Lo sportellino di ciborio rappresen- chiale, entrando in tal modo a far ta Cristo a figura intera che, in pie- parte del piviere di San Donato in di su un basamento, sorregge la pro- Poggio), ha dato il nome a quest’ar- pria croce; in basso vi è il calice, sim- tista, battezzato appunto dal Fahy bolo eucaristico, che si riempie del Maestro di Tavarnelle. Il nome di sangue che sgorga dal suo costato. Maestro dei Cassoni Campana fu Quest’iconografia, conosciuta come preferito invece da Federico Zeri il Effusio sanguinis, fu ampiamente quale, accettando solo una parte diffusa negli sportelli eucaristici du- delle opere assegnate a quest’artista rante i secoli xiv e xv, soprattutto dal Fahy, prediligeva l’origine fran- per evidenti allusioni al sacrificio eu- cese del pittore, attivo nei primi de- caristico. Opera certa di Neri di Bic- cenni del secolo xvi, considerato ci, è da collegare agli altri dipinti do- dallo studioso come un raro feno- cumentati per la chiesa di Santa Ma- meno di emigrazione dalla Francia museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 42 10

10, particolare 10, particolare

prima sala 43 alla Toscana. A conferma dell’origi- tore (n. 767): «in mezzo Nostra ne francese di quest’artista si può ad- Donna; da mano destra Santo Ni- durre l’iconografia di San Martino, cholò ginocchioni e l’Angelo Raf- santo eponimo della chiesa di pro- faello e Tubia ritti; da mano sinistra venienza del dipinto. Il santo infat- Santo Ant[oni]o abate ginocchioni, ti non è rappresentato né come le- Santo Giuliano e Santo Donnino gionario romano, né come cavaliere ritti; nella predella da pie’ più meze nel consueto atteggiamento di divi- figure». Sia la predella sia la cornice dere il mantello con il povero, ma monumentale, eseguita da Dome- come vescovo di Tours nell’atto di nico D’Antonio e Zanobi di Do- versare l’obolo allo storpio che men- menico (Ricordanze, n. 761), anda- dica, iconografia del tutto incon- rono disperse probabilmente nel sueta in Italia e piuttosto rara anche 1643, quando furono modificati gli nel nord Europa. La compresenza di altari della chiesa. Per la predella è elementi settentrionali con elemen- stata suggerita una probabile identi- ti italiani nello studio delle architet- ficazione con la predella delle Gal- ture caratterizza poi quest’artista, lerie fiorentine (inv. 1890, n. 8696) che mostra una profonda sensibilità in deposito presso il Museo dell’Ac- nella descrizione attenta e analitica cademia Etrusca di Cortona dal del paesaggio. 1949, raffigurante alcuni santi (Nic- colò, Donnino, Antonio Abate) pre- 11. neri di bicci (Firenze 1419-1492) Madonna e santi documentato nel 1473 tempera su tavola; cm 141x159 (inv. 6) chiesa di Santa Maria al Morrocco Il dipinto, pendant della tavola con il Compianto del Cristo (n. 5), com- pleta il nucleo di opere eseguite da Neri di Bicci per la chiesa di Santa Maria a Morrocco. Commissionato il 22 dicembre 1472 a Neri di Bicci da Niccolò Sernigi, fu consegnato alla chiesa con il suo pendant il 15 aprile 1473. La tavola è così descrit- ta nelle Ricordanze dello stesso pit- 11, particolare museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 44 11 senti nella pala, ma considerata da Bruno Santi (in Maestri e botteghe 1992, pp. 194-195) appartenente sti- listicamente a un momento prece- dente di Neri.

12. jacopo da empoli (Firenze 1551-1640) Madonna col Bambino e san Giovannino 1580 ca. olio su tavola; cm 74,2x59,5 (inv. 13) chiesa di San Bartolomeo a Palazzuolo 12

prima sala 45 Una famiglia di pittori e la bottega fiorentina tradizionale

a presenza nel Museo d’arte sacra di Tavarnelle di un consistente nu- L cleo di dipinti di Neri di Bicci e di un’opera di Lorenzo di Bicci, non- no di Neri, ci invita a parlare di una delle maggiori botteghe fiorentine. Spesso a conduzione familiare, costituita da artisti legati tra loro da vin- coli di parentela che univano diverse generazioni, la bottega garantiva la continuità del mestiere e offriva ai suoi membri numerosi vantaggi. Non solo i figli d’artista non erano tenuti a pagare all’Arte dei Medici e Speziali la quota di iscrizione, ma godevano anche della possibilità di un apprendistato precoce. Il passaggio di gestione avveniva poi - mente: è questo il caso sia di Bicci nei confronti del padre Lorenzo, sia di Neri nei confronti di Bicci. Neri, in qualità di discepolo, muovendo dalle formule paterne, da giovane collaborò col padre, per giungere poi a essere vero e proprio “compagno”, condividendo oneri e proventi, fino al passaggio della gestione – avvenuto nel 1446 a seguito della malattia di Bicci – che gli consentì di ereditare anche la clientela. Se all’inizio del Quattrocento il Libro dell’Arte di Cennino Cennini documenta il ruo- lo della bottega come centro di formazione per il pittore, circa alla metà del secolo Le Ricordanze di Neri di Bicci (1453-1475), ci consentono di conoscere la struttura e l’organizzazione della bottega. Il contratto di fit- to nel 1458 della nuova bottega di Neri in via di Porta Rossa, punto ne- vralgico nel quale si concentravano numerosi pittori, è anche una de- scrizione precisa della tradizionale bottega quattrocentesca. Posta al pian- terreno di un edificio, la bottega di Neri disponeva all’interno di una stanza, fornita di palco adibito a deposito, al quale si accedeva da una scala. Piuttosto spaziosa, era dotata di una «volta» o cantina e di un «fondachetto», utilizzato come magazzino. Generalmente la porta di ac-

museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 46 cesso alla strada era fiancheggiata da due «muriccioli», le cosiddette “mostre”, sulle quali venivano esposti i manufatti. L’arredamento delle botteghe – co- me si legge negli antichi inventari – era piuttosto sobrio, con panche, armadi, deschi e casse, ma vi era- no soprattutto “masserizie”, cioè i manufatti che si producevano. Si trattava spesso di suppellettili mi- nori come deschi da parto, casset- te, specchi, ceri, cimieri, stendardi. Accanto ad alcune botteghe specia- lizzate – dipintori di stoffe (sar- gie), di carte da gioco (naibi), mi- niatori, forzinerai – vi erano altre botteghe artigiane – legnaioli, bat- tiloro, setaioli, bandierai – che avevano rapporti di lavoro con le botte- ghe dei pittori. Dal libro delle Ricordanze sappiamo ad esempio che tra i vari legnaioli che partecipavano all’attività commerciale di Neri, un rapporto preferenziale era con Giuliano da Maiano, al quale Neri ri- chiedeva la carpenteria delle sue tavole, fornendogli disegni e precise in- dicazioni per le cornici. La bottega di Neri fu punto di riferimento importante per la generazio- ne dei pittori del Quattrocento che lì compirono la loro formazione (Giu- sto di Andrea, Cosimo Rosselli, Francesco Botticini). I rapporti tra mae- stro e allievo erano regolamentati da patti precisi. Oltre al salario, il mae- stro era infatti tenuto a fornire vitto e alloggio e talvolta si preoccupava anche del vestiario dell’allievo ( Le Ricordanze, pp. 56-57). La bottega dispensava le sapienti tecniche artigiane ereditate dal passa- to, prezioso patrimonio dei pittori fiorentini.

prima sala 47 13. lorenzo di bicci (1350 ca.-1409) Al centro della sala quattro Madonna col Bambino tra due angeli vetrine espongono le argenterie 1385-1390 ca. e gli arredi delle chiese tempera su tavola; cm 117x58,4 (inv. 3) appartenenti al piviere chiesa di San Bartolomeo a Palazzuolo di San Pietro in Bossolo. Nella prima vetrina sono esposte le argenterie della chiesa di San Pietro in Bossolo

15. Bottega di ruggero di helmershausen (doc. metà del secolo xiii) e maestro orafo del secolo xix Croce astile rame dorato inciso (la croce) e bronzo fuso (il Cristo); cm 29x22 (inv. 29) chiesa di San Pietro in Bossolo

13 14. scuola fiorentina, secolo xvii-xviii Sacra Famiglia fine del secolo xvii-inizi del secolo xviii olio su tela; cm 73,3x58,4 (inv. 21) chiesa di San Bartolomeo a Palazzuolo 15a museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 48 17 18. antonio mazzi (attivo a Firenze 1706-1747) Turibolo terzo decennio del secolo xviii argento sbalzato; cm 26 (h) x 6,9(diam. base) x 13,4 (diam. braciere) (inv. 32) punzoni: leone passante, picca, galletto chiesa di San Pietro in Bossolo 15b 16. bottega fiorentina, secolo xviii Calice secondo-terzo decennio del secolo xviii argento sbalzato; cm 23,5x11,8 (inv. 30) chiesa di San Pietro in Bossolo

17. antonio mazzi 18 (attivo a Firenze 1706-1747) 19. antonio mazzi Navicella (attivo a Firenze 1706-1747) datata 1724 Calice argento sbalzato; 1736-1737 cm 10 (h) x 7,1 (b) x 17,8 (l) (inv. 31) argento sbalzato e cesellato; cm punzoni: leone passante, galletto, 25x11,5 (inv. 34) fiore punzoni: leone passante, fiore, galletto chiesa di San Pietro in Bossolo chiesa di San Pietro in Bossolo

prima sala 49 20. bottega toscana, secolo xviii (h) x 10,7 (diam. piatto) (inv. 39) Ostensorio chiesa di San Pietro in Bossolo metà del secolo xviii argento sbalzato; 24. bottega toscana, secolo xix cm 64 (h) x 12,5 (sez. base) (inv. 35) Pace chiesa di San Pietro in Bossolo secolo xix bronzo fuso e argentato; 21. bottega toscana, secolo xix cm 15,4x11 (inv. 40) Ostensorio chiesa di San Pietro in Bossolo prima metà del secolo xix 25. bottega italiana, secolo xix ottone argentato fuso e rame dorato; Due ampolline cm 7,5 (h) x 14,2 (b) (inv. 37) secolo xix chiesa di San Pietro in Bossolo vetro soffiato; cm 16,3x6,3 e 16,3x6 (inv. 41) 22. bottega toscana, secolo xix chiesa di San Pietro in Bossolo Calice secolo xix 26. bottega italiana argento fuso e cesellato; e l. maluberti cm 28x13,4 (inv. 38) (attivo a Firenze dal 1930 al 1975 ca.) chiesa di San Pietro in Bossolo Due vasetti secolo xix 23. bottega toscana, secolo xix argento sbalzato; cm 15 e 14 Palmatoria (h)x13,7 (diam. piatto) (inv. 42) metà del secolo xix punzoni: L. Maluberti, Firenze argento sbalzato; cm 30 (l) x 6,2 chiesa di San Pietro in Bossolo

26 museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 50 27. scuola toscana, 29. bottega toscana, secolo xv secolo xvii-xviii Turibolo Angelo con iscrizione secolo xv (sportello di tabernacolo) ottone; cm 25x7,6 (diam. base) fine secolo xvii-inizi xviii x 10,3 (diam. braciere) (inv. 51) tavola; cm 30x15 (inv. 124) chiesa di Santa Lucia chiesa di San Pietro in Bossolo al Borghetto

29 30. bottega toscana, secolo xv Calice inizi del secolo xv rame dorato e smalti; cm 21x14 (inv. 52) chiesa di Santa Lucia al Borghetto 27 Nella seconda vetrina sono esposte le argenterie provenienti dalle chiese di Santa Lucia al Borghetto e San Lorenzo a Vigliano

28. bottega toscana, secolo xv Navicella secolo xv ottone; cm 4,8 (h) x 5 (b) x 14,5 (l) (inv. 50) chiesa di Santa Lucia al Borghetto 30

prima sala 51 31. bottega toscana, secolo xvi Secchiello secolo xvi ottone; cm 15x9,3 (diam. base) x 14 (inv. 53) chiesa di Santa Lucia al Borghetto

32. bottega toscana, secolo xvii Calice inizi del secolo xvii bronzo argentato e argento cesellato e inciso (coppa e sottocoppa); cm 20,7x11 (inv. 54) chiesa di Santa Lucia al Borghetto 35a 33. bottega toscana, secolo xvii Calice inizi del secolo xvii rame dorato a fusione e sbalzo (sottocoppa); cm 22,1x10,9 (inv. 55) chiesa di Santa Lucia al Borghetto

34. bottega toscana, secolo xviii Lampada a triplice sospensione datata 1714 argento sbalzato, cesellato e inciso; cm 15,5x14,5 (inv. 56) chiesa di Santa Lucia al Borghetto 35b 35. bottega di godefroy de claire 36. bottega toscana, secolo xvii (documentato inizio del secolo xiii) Pisside Croce astile secolo xvii rame dorato e inciso (la croce); rame dorato fuso e sbalzato bronzo fuso (Cristo); cm 40x25 (coperchio e coppa); (inv. 43) cm 21,5x7 (inv. 44) chiesa di San Lorenzo a Vigliano chiesa di San Lorenzo a Vigliano museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 52 37. bottega toscana, secolo xvii 41. nicola de angelis Calice (attivo a Napoli 1703-1733 ca.) secolo xvii Ostensorio rame dorato fuso e argento (coppa); datato 1706 cm 19,5x10,1 (inv. 45) argento sbalzato, cesellato e inciso; chiesa di San Lorenzo a Vigliano h cm 58, raggiera cm 21x27, base cm 18x16 38. bottega toscana secolo xviii (inv. 69) Calice punzoni: g.b.a.c.; nap; 706; n.d.a. secolo xviii chiesa di Santa Maria al Morrocco bronzo argentato e argento (coppa); cm 21,9x11,2 (inv. 46) chiesa di San Lorenzo a Vigliano

39. bottega toscana, secolo xix Ostensorio prima metà del secolo xix argento cesellato e rame dorato (raggiera); cm 48x12,3 (sez. base) (inv. 49) chiesa di San Lorenzo a Vigliano

Nella terza vetrina sono esposte le argenterie della chiesa di Santa Maria al Morrocco 41 42. bottega toscana, 40. bottega fiorentina, secolo xviii secolo xvii Turibolo Calice datato 1733 datato 1627 argento sbalzato e cesellato; argento sbalzato e cesellato; cm 25x12 cm 27,5x7,7 (inv. 68) (diam. base) x 11,5 (diam. braciere) punzoni: tre illeggibili (inv. 70) chiesa di Santa Maria al Morrocco chiesa di Santa Maria al Morrocco

prima sala 53 43. bottega toscana, punzoni: testa di Partenope con 8; secolo xviii n.g. Navicella chiesa di Santa Maria al Morrocco databile al 1733 argento sbalzato; 48. bottega napoletana, cm 7,3x8 (diam. base) x 17 (inv. 71) secolo xix chiesa di Santa Maria al Morrocco Turibolo databile tra il 1824 e il 1832 44. bottega toscana, secolo xviii argento sbalzato; cm 26,5x7,5 Lampada a triplice sospensione (diam. base) x 8,7 (diam. braciere) secolo xviii (inv. 81) argento sbalzato; cm 18x12 (inv. 72) punzoni: testa di Partenope con 8 chiesa di Santa Maria al Morrocco chiesa di Santa Maria al Morrocco

45. bottega fiorentina, secolo xviii Aspersorio datato 1763 argento; cm 27,5 (l) (inv. 73) punzoni: leone passante, fiore chiesa di Santa Maria al Morrocco

46. bottega toscana, secolo xviii Ostensorio seconda metà del secolo xviii argento sbalzato e cesellato; 48 cm 48x15; cm 23,5 (diam. raggiera) 49. bottega napoletana, (inv. 74) secolo xix chiesa di Santa Maria al Morrocco Secchiello e aspersorio datato 1832 47. bottega napoletana, argento sbalzato e cesellato; secolo xix aspersorio cm 30 (l), secchiello Calice cm 15x8,3 (diam. base) x 12,5 databile tra il 1824 e il 1832 (inv. 82) bronzo argentato e argento (coppa); punzoni: testa di Partenope con n/8 cm 24,5x12 (inv. 80) chiesa di Santa Maria al Morrocco museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 54 49 50. bottega napoletana, 51. bottega napoletana, secolo xix secolo xix Calice Navicella post 1839 databile tra il 1832 e il 1839 argento sbalzato, cesellato e dorato argento sbalzato; cm 9x14,5; (coppa); base cm 7,1x6 (inv. 83) cm 28,4x12,3 (inv. 84) punzoni: testa di Partenope con punzoni: testa di Partenope con n/8, g. nist (?) n/8; id in un rombo chiesa di Santa Maria al Morrocco chiesa di Santa Maria al Morrocco

50 51

prima sala 55 52. bottega napoletana, secolo xix Calice post 1839 argento sbalzato e cesellato; cm 25,8x12 (inv. 85) punzoni: croce in un quadrato con n/8; id in un rombo chiesa di Santa Maria al Morrocco

53 Nella quarta vetrina, accanto ai dipinti della chiesa di San Bartolomeo a Palazzuolo, sono esposte le argenterie provenienti dalla stessa chiesa 52 54. bottega toscana, secolo xv 53. bottega toscana, secolo xix Navicella Ostensorio secolo xv datato 1853 ottone; argento, bronzo e rame dorato cm 5x5x (diam. base) (raggiera); 17,5 (inv. 57) cm 65 (h) x 15,5 (sez. base) (inv. 87) chiesa di San Bartolomeo chiesa di Santa Maria al Morrocco a Palazzuolo museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 56 55 55. bottega toscana, secolo xv argento sbalzato Turibolo (coppa e coperchio); secolo xv cm 17x7,5 (inv. 60) ottone; chiesa di San Bartolomeo cm 19 (h) x 7,3 (diam. base) a Palazzuolo x 13,5 (diam. braciere) (inv. 58) chiesa di San Bartolomeo 58. bottega toscana, secolo xvii a Palazzuolo Calice secolo xvii 56. bottega toscana, secolo xvii rame argentato Pisside e dorato (coppa); secolo xvii cm 22,3x10,4 (inv. 61) rame dorato a fusione chiesa di San Bartolomeo e sbalzo (coppa e coperchio); a Palazzuolo cm 18,5x6 (inv. 59) chiesa di San Bartolomeo 59. francesco caglieri (?), a Palazzuolo secolo xviii Calice 57. bottega toscana, secolo xviii terzo-quarto decennio Pisside del secolo xviii secolo xviii argento sbalzato e cesellato; rame dorato e fuso (piede), cm 25x13 (inv. 62)

prima sala 57 punzoni: leone passante; f.c. chiesa di San Bartolomeo chiesa di San Bartolomeo a Palazzuolo a Palazzuolo 62. ignoto argentiere fiorentino (a.p.), secolo xviii-xix Ostensorio fine del secolo xviii-inizi del secolo xix argento sbalzato e cesellato e rame dorato (raggiera); cm 60x15,5 (inv. 65) punzoni: a.p. chiesa di San Bartolomeo a Palazzuolo

63. gaetano guadagni (1804-1836), secolo xix Calice datato 1817 59 argento sbalzato e cesellato; 60. bottega toscana, secolo xviii cm 23,5x12 (inv. 66) Calice punzoni: Guadagni in corsivo seconda metà del secolo xviii entro losanga; colomba in volo chiesa ottone argentato; cm 24,3x16,1 (inv. 63) di San Bartolomeo a Palazzuolo chiesa di San Bartolomeo a Palazzuolo 64. bottega toscana, secolo xix Calice 61. bottega toscana, secolo xviii prima metà del secolo xix Ostensorio argento sbalzato e cesellato; seconda metà del secolo xviii cm 25,6x12,5 (inv. 67) argento sbalzato e cesellato; chiesa di San Bartolomeo cm 50,5x15,2 (inv. 64) a Palazzuolo

museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 58 62 prima sala 59 Argenti e arredi sacri

l nucleo degli arredi ecclesiastici esposti nel Museo d’arte sacra di Ta- I varnelle – a parte due eccezionali croci duecentesche e alcuni esem- plari quattro-cinquecenteschi – è costituito in gran parte da argenti dei secoli XVIII e XIX. L’esecuzione della maggior parte di questi oggetti nel- le botteghe fiorentine è testimoniata dalla punzonatura: accanto al bol- lo cittadino (il leone andante volto a sinistra), c’erano anche i marchi del saggiatore, colui che testava la bontà legale dell’argento, e del faci- tore, cioè l’argentiere che realizzava l’oggetto. Recenti pubblicazioni, fondate sullo studio dei documenti, hanno offerto la possibilità di co- noscere non solo i nomi di molti orafi, ma anche notizie relative alla lo- ro attività e al ruolo da essi ricoperto nell’Arte della Seta e del Saggio, consentendo di giungere in alcuni casi persino a una datazione ad an- num dell’oggetto. Purtroppo la punzonatura è spesso lacunosa o illeggi- bile; a volte manca del tutto. I nomi dei facitori Antonio Mazzi, Giovan Battista Navarri, Zanobi Biagioni o dei saggiatori Adriano Haffner, Liborio Zazzerini, Vittorio Querci, rimandano alle botteghe fiorentine che il decreto granducale di Ferdinando I del 25 settembre 1593 aveva concentrato sul Ponte Vecchio. Tale decisione, imposta agli orafi che lavoravano precedentemente nella zona del mercato nuovo, fu voluta, oltre che per motivi di decoro – per sostituire beccai e pizzicagnoli che male si addicevano al nuovo ruolo viario assegnato al Ponte Vecchio, in asse con piazza della Signoria – an- che per il controllo della produzione di arredi preziosi destinati alle di- more signorili e alle chiese. Le botteghe erano laboratori organizzati in ambienti disposti su due piani differenziati nell’uso. Il primo ambiente, prospiciente la strada, indicato

museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 60 come “mostra”, era il luogo dove si esponevano gli oggetti, anche se a questo scopo veniva spesso utilizzato lo spazio esterno alla bottega. In questo am- biente si effettuava la vendita e si tenevano le bilance e i libri contabili. Candelieri, croci, navicelle, pissidi, ma anche monumentali apparati per altari e cibori costituivano importanti committenze per queste bot- teghe alle quali si aggiungevano la “rassettatura” e il restauro delle sup- pellettili sacre. Riguardo all’organizzazione del lavoro all’interno della bottega, solo con il bando del 20 settembre 1703 si rese obbligatoria la denuncia dei nomi dei lavoranti in modo da definire il ruolo del maestro. L’organizzazione era estremamente gerarchica, con a capo il maestro, in possesso di una re- golare immatricolazione e pertanto possessore di un marchio che poteva apporre agli oggetti della bottega. Come tutte le corporazioni, anche quel- la degli orafi era estremamente selettiva e arduo era il raggiungimento del grado di maestro. L’“entratura” in una bottega, oltre che per succes- sione legittima, poteva avvenire per morte o per “renunzia” a favore di un orafo designato, ma sempre con l’approvazione dei consoli dell’Arte della Seta. Dopo la soppressione dell’Arte nel 1770 e l’istituzione della Camera di Commercio Arte e Manifattura – che liberalizzò le attività produttive e portò al rilevamento della bottega da parte degli artigiani – si assistette a un generale abbassamento della qualità dei manufatti, sebbene vi fosse ancora qualche buona bottega, come quella dei Guada- gni, che lavorava per le chiese e per la corte lorenese. Un gruppo consistente di argenti sette-ottocenteschi conservati nel museo presenta punzoni di Napoli, dove esistevano per le botteghe degli orafi regolamenti e statuti simili a quelli fiorentini. Il punzone di Napoli è NAP sormontato da una corona, durante il Settecento, o la testa di Par- tenope con il numero 8, nell’Ottocento. Tra questi argenti l’oggetto più importante è l’ostensorio di Nicola de Angelis datato 1706 e provenien- te dalla chiesa di Santa Maria al Morrocco. Nicola de Angelis, attivo a Napoli, eseguì nel 1733 il Busto di san Gen- naro per la cattedrale di Capua.

prima sala 61 Seconda sala Nella seconda sala, dalle pareti tinteggiate di giallo e con il soffitto finemente decorato, sono esposte le opere pro- venienti dal piviere di San Donato in Poggio, princi- palmente dalle due chiese di San Pietro a Olena e San Lorenzo a Cortine. La pittura è rappresentata da opere di rilievo, dal trittico raffigurante la Madonna col Bam- bino tra i santi Pietro e Giovanni, attribuito a Ugolino di Nerio e alla sua bottega, agli ottagoni seicenteschi di Giovanni Montini, allievo del Vignali, fino alla Presen- tazione al tempio di Alessandro Gherardini. La storia del- la chiesa di San Pietro a Olena viene ripercorsa attra- verso i secoli anche con l’aiuto di numerosi arredi e ma- nufatti artigianali: le argenterie di Zanobi Biagioni, orafo fiorentino operoso anche per la Misericordia di Fi- renze, l’armadio in legno per le reliquie, commissiona- to dal parroco Dario Niccheri, significativo esempio di gusto del secolo xix. San Lorenzo a Cortine presenta, accanto alla Madonna in trono tra gli arcangeli Raffaele e Gabriele, attribuita al Maestro di Marradi, pregevoli dipinti settecenteschi che ornavano l’abside della chie- sa, i Santi Pietro e Paolo di Francesco Conti e il Bambi- no Gesù con san Giuseppe, dell’entourage del Sagrestani, sistemati sulla parete centrale della sala.

museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 62 Partendo dalla parete destra e to in Poggio. La carpenteria del trit- proseguendo poi a sinistra tico, decorata con motivi geometri- ci, costituisce un interessante e raro 65. ugolino di nerio (notizie dal esempio di incorniciatura originale 1317 al 1327) e bottega intagliata e dipinta. Il trittico, rife- Madonna col Bambino tra i santi rito dalla critica alla scuola senese, Pietro e Giovanni fin dagli anni Trenta del Novecento terzo decennio del secolo xiv è stato attribuito più specificamen- tempera su tavola; cm 109x119 te (B. Berenson 1936; P. Dal Pogget- (inv. 2) to 1963) alla bottega di Ugolino, il chiesa di San Pietro a Olena più raffinato allievo di Duccio. No- I santi Pietro e Giovanni che ac- nostante più di recente si siano le- compagnano la Vergine dichiarano vate autorevoli voci che espungeva- la provenienza dell’opera dalla no dal catalogo di Ugolino questo chiesa di San Pietro a Olena, al- trittico (J.H. Stubblebine 1979), la quale era annessa San Gio- divenuto piece name di una per- vanni a Strada, suffraganea sonalità anonima battezzata della pieve di da quest’opera Maestro di San Dona- Olena, pu-

65

seconda sala 63 re alcune caratteristiche del dipinto 67. scuola fiorentina, (tonalità dei colori, semplicità archi- secolo xvii-xviii tettonica della cornice, intensità dei Vergine Assunta col Bambino tra le volti, stilemi stilistici) hanno indotto sante Teresa d’Avila e Verdiana a riproporre l’attribuzione a Ugolino. fine del secolo xvii-inizi del secolo Una tenuta formale più provinciale, xviii dovuta alla destinazione campagno- olio su tela; cm 232x175 (inv. 20) la dell’opera, alcune cadute di qualità chiesa di San Pietro a Olena in talune parti del dipinto, oltre a una certa semplificazione nei panneggi, 68. maestro di marradi fanno propendere per un ampio in- (attivo seconda metà del secolo xv- tervento di bottega. primi decenni del secolo xvi) Madonna col Bambino tra gli arcangeli Raffaele e Gabriele 66. giovanni montini 1470-1480 ca. (documentato tempera su tavola; cm 140x70 tra il 1600 e il 1650 ca.) (inv. 10) San Francesco di Paola chiesa di San Lorenzo a Cortine metà del secolo xvii La tavola centinata, di impatto gra- olio su tela; devole per la rappresentazione estre- cm 116x93 (inv. 16 ) mamente decorativa della Madonna chiesa di San Pietro a Olena col Bambino in trono accompagna- ta dagli arcangeli Raffaele e Gabrie- le, è opera di un artista eclettico bat- tezzato Maestro di Marradi, dal mo- mento che il nucleo più consistente delle sue opere è custodito nella ba- dia di Santa Reparata al Borgo pres- so Marradi. Pittore di estrazione ghirlandaiesca che sa mescolare lin- guaggi diversi, è artista tradizionale nell’uso abbondante di punzonatu- re e dorature e nella ripresa delle an- tiche tecniche della bottega artigia- nale. Il suo eclettismo mostra tutta- via una conoscenza affatto superfi- 66 museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 64 68 seconda sala 65 ciale di personalità quali Domenico Dopo la porta, sulla parete Veneziano, Filippo Lippi e Botticel- adiacente vi è un grande li. L’opera di Cortine è infatti da col- armadio con diversi reliquiari locare cronologicamente tra il 1470 e il 1480 per l’influsso di Domenico 70. manifattura toscana, secolo xix Veneziano e di Domenico Ghirlan- Altare-reliquiario daio. L’attività del Maestro di Mar- secolo xix radi, documentata fino al 1513, data legno, metallo e stagnola; cm 310x200 della Pala di Santa Cristina a Mon- (inv. 108) tefiridolfi (San Casciano Val di Pe- chiesa di San Pietro a Olena sa), lo mostra abbastanza fedele a se stesso anche nella sua produzione più tarda.

69. giovanni montini e bottega (documentato tra il 1600 e il 1650 ca.) Sacrificio di Isacco metà del secolo xvii olio su tela; cm 117x96 (inv. 17) chiesa di San Pietro a Olena

70 71. manifattura toscana, secolo xviii Serie di tre cartegloria metà del secolo xviii legno intagliato e dorato; cm 27x42 (centrale), cm 24x22 (laterali) (inv. 101) chiesa di San Pietro in Bossolo 69 museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 66 71 72. bottega toscana, secolo xviii 75. manifattura toscana, secolo xix Quattro reliquiari Due reliquiari secolo xviii secolo xix legno intagliato e dorato; cm 50x23 legno intagliato e dorato; (inv. 104) cm 28,5x6,2 (inv. 107) chiesa di San Pietro a Olena chiesa di San Pietro a Olena

73. manifattura toscana, Sulla parete centrale continua secolo xix l’esposizione dei dipinti Due reliquiari inizi del secolo xix 76. francesco conti legno intagliato e dorato; (Firenze 1681-1760) cm 40x12 (inv. 105) Santi Pietro e Paolo quarto decennio del secolo xviii chiesa di San Pietro a Olena olio su tela; cm 110x130 (inv. 23) chiesa di San Lorenzo a Cortine 74. manifattura toscana, secolo xix 77. alessandro gherardini Due reliquiari (Firenze 1655-Livorno 1726 ?) metà del secolo xix Presentazione al Tempio legno, metallo, stagnola e carta; 1698 ca. cm 29x24 (inv. 106 ) olio su tela; cm 235x176 (inv. 18) chiesa di San Pietro a Olena chiesa di San Pietro a Olena

seconda sala 67 78. egisto niccheri (attivo nel secolo xix) Sacro Cuore di Maria datato 1874 olio su tavola; cm 57x47 (inv. 19) chiesa di San Pietro a Olena

79. Bottega di giovanni camillo sagrestani (Firenze 1660-1731) San Giuseppe col Bambino Gesù terzo decennio del secolo xviii olio su tela; cm 110x130 (inv. 22) chiesa di San Lorenzo a Cortine

La vetrina posta al centro della sala espone le argenterie 77 e 78 delle chiese di San Pietro a Olena e San Lorenzo a Cortine

80. bottega toscana, secolo xvii Pisside secolo xvii rame dorato fuso e sbalzato (la coppa); cm 18x6 (inv. 88) chiesa di San Pietro a Olena

81. bottega toscana, secolo xviii Calice prima metà del secolo xviii bronzo argentato e argento (coppa e sottocoppa); cm 22x11,4 (inv. 89) chiesa di San Pietro a Olena 79 museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 68 82. bottega toscana, secolo xviii Calice prima metà del secolo xviii rame dorato e argento (coppa); cm 27x13 (inv. 90) chiesa di San Pietro a Olena

83. bottega toscana, secolo xviii Ostensorio seconda metà del secolo xviii bronzo argentato (fusto) e argento sbalzato (base e raggiera); cm 47x13,2 (inv. 91) chiesa di San Pietro a Olena

84. zanobi biagioni 84 (attivo a Firenze dal 1762 al 1803) Calice ultimo quarto del secolo xviii argento sbalzato; cm 24,7x12,3 (inv. 92) punzoni: colomba ad ali spiegate su z.b. chiesa di San Pietro a Olena

85. zanobi biagioni (attivo a Firenze dal 1762 al 1803) Ostensorio ultimo quarto del secolo xviii argento sbalzato; cm 49,5x12x22 (diam. raggiera) (inv. 93) punzoni: colomba ad ali spiegate su z.b. chiesa di San Pietro a Olena 85

seconda sala 69 86. bottega toscana, secolo xix 90. bottega toscana, Turibolo secolo xviii prima metà del secolo xix Aspersorio argento sbalzato; cm 25x8,5 (diam. secolo xviii base) x 12 (diam. braciere) (inv. 94) bronzo argentato; chiesa di San Pietro a Olena cm 22,4 (l) (inv. 98) chiesa di San Lorenzo a Cortine 87. bottega toscana, secolo xix Navicella 91. giovan battista navarri prima metà del secolo xix (attivo a Firenze, 1737-1780) argento sbalzato; cm 9,5x7,5 Ostensorio (diam. base) x 23 (inv. 95) datato 1779 chiesa di San Pietro a Olena argento fuso, sbalzato e cesellato e rame dorato (la raggiera); 88. bottega toscana, secolo xvii cm 48,2x13,4 (inv. 99) Calice punzoni: leone passante; v.q.; n.g. secolo xvii chiesa di San Lorenzo a Cortine argento sbalzato e cesellato; cm 22,3x11,8 (inv. 96) 92. bottega toscana, chiesa di San Lorenzo a Cortine secolo xix Calice 89. bottega toscana, secolo xviii secolo xix Secchiello metallo argentato; cm 23,5x11,1 secolo xviii (inv. 100) bronzo argentato e cromato; punzoni: metargen, testina di cm 6x9 (inv. 97) cherubino chiesa di San Lorenzo a Cortine chiesa di San Lorenzo a Cortine

museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 70 Terza sala La terza sala è dedicata alla devozione e al culto, dif- fusi nel territorio di Tavarnelle anche grazie alla pre- senza di importanti immagini mariane (Madonna del Morrocco, Madonna del Patrocino). In questa sala sono esposti i dipinti rappresentanti i santi titolari rispetti- vamente delle chiese di Cortine e di Olena, san Lo- renzo e san Pietro. Il dipinto che raffigura San Loren- zo, eseguito da Stefano Amigoli, seguace di Francesco Conti, presenta l’arme dei Riccardi sul piedistallo. Da Olena proviene anche un altare in legno intagliato e dorato. Sono esposti, inoltre, una folta schiera di reli- quiari in argento e legno intagliato e dorato e un bel Cristo in argento, di fattura napoletana ottocentesca, proveniente dalla chiesa di Santa Maria al Morrocco. La vetrina al centro della sala presenta altri oggetti: un codice miniato del secolo xiv su un leggio e un Bambi- no Gesù, stucco settecentesco probabilmente parte di una Natività.

71 93. scuola fiorentina, secolo 95. Attribuito a pier dandini xviii (Firenze 1646-1712) San Lorenzo San Giovanni Evangelista a Patmos metà del secolo xviii fine del secolo xvii olio su tela; cm 133x99,5 olio su tela; cm 220x160 (inv. 125) (inv. 24) chiesa di Sant’Antonio a Bonazza chiesa di San Lorenzo a Cortine 96 a e b. scuola toscana, secolo xvii San Luca; San Marco fine del secolo xvii olio su tavola; cm 27x41 (ciascuno) (inv. 15) chiesa di San Pietro a Olena

Sono addossate alla parete due vetrine con reliquiari e altre suppellettili ecclesiastiche; nella prima vetrina sono esposti

97. ignoto argentiere napoletano, secolo xix Cristo Crocifisso post 1839 argento sbalzato e cesellato (i terminali) e di fusione 93 (il Cristo); 94. stefano amigoli (notizie cm 36,5x38,5 (il Cristo), 1757-1812) cm 8x11 (cartiglio), San Pietro cm 13x11 (terminali) datato 1770 (inv. 86) olio su tela; cm 136x87 punzoni: croce in un quadrato (inv. 25) e 8/n; c.a. chiesa di San Pietro a Olena chiesa di Santa Maria al Morrocco museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 72 101. bottega toscana, secolo xviii Reliquiario a ostensorio seconda metà del secolo xviii lamina di ottone argentato e sbalzato; cm 34,5x16 (inv. 76) chiesa di Santa Maria al Morrocco

102. bottega toscana, secolo xix 97 Reliquiario a ostensorio 98. bottega toscana, secolo xix secolo xix Libro di Capitoli lamina d’argento sbalzato e rame datato 1816 dorato; cm 35x14,5 (inv. 79) velluto rosso con riporti in argento chiesa di Santa Maria al Morrocco sbalzato; cm 25,3x19,7; cm 27 (stola) (inv. 36 ) chiesa di San Pietro in Bossolo Nella seconda vetrina sono esposti 99. bottega toscana, secolo xviii Reliquiario a ostensorio 103. bottega toscana, metà del secolo xviii secolo xviii lamina d’argento sbalzato su Quattro reliquiari a ostensorio supporto di legno; cm 31,4x16,4 secolo xviii (inv. 47) lamina di ottone chiesa di San Lorenzo a Vigliano su anima di legno; cm 41,5x17,5 (inv. 75) 100. bottega toscana, chiesa di Santa Maria al Morrocco secolo xviii Reliquiario a ostensorio 104. scuola fiorentina, metà del secolo xviii secolo xvii lamina d’argento Effusio sanguinis sbalzato su (sportellino di ciborio) supporto ligneo; prima metà del secolo xvii cm 32,6x14,5 (inv. 48) olio su tavola; cm 30x23 (inv. 14) chiesa di San Lorenzo a Vigliano chiesa di Santa Maria al Morrocco

terza sala 73 105. antonio mazzi secolo xix (attivo a Firenze 1706-1747) legno laccato con decorazioni Reliquiario a ostensorio intagliate e dorate; cm 227x100 1733-1734 (inv. 109) lamina d’argento sbalzato su chiesa di San Pietro a Olena supporto di legno; cm 27x14,7 (inv. 33) 109. manifattura toscana, punzoni: leone passante, aquila, secolo xviii galletto Sei reliquiari a ostensorio chiesa di San Pietro in Bossolo metà del secolo xviii legno intagliato e dorato; 106. bottega toscana, cm 70x31x26 (base) (inv. 102) secolo xviii chiesa di Santa Maria al Morrocco Serie di tre cartegloria 110. manifattura toscana, seconda metà del secolo xviii secolo xvii lamina di ottone argentato e Due urne-reliquiario sbalzato su anima di legno; ultimo quarto del secolo xvii cm 49x52 (centrale), cm 34x27 legno intagliato e dorato; (laterali) (inv. 77) cm 37x45,5 (inv. 112) chiesa di Santa Maria al Morrocco chiesa di San Lorenzo a Cortine

107. bottega toscana, 111. manifattura toscana, secolo xviii secolo xviii Reliquiario a ostensorio Reliquiario secolo xviii secolo xviii lamina di ottone argentato e legno intagliato e dorato; sbalzato; cm 71,5x25,5 (inv. 78) cm 62x36 (inv. 113) chiesa di Santa Maria al Morrocco chiesa di San Lorenzo a Cortine

112. manifattura toscana, Alla parete adiacente addossati secolo xviii al muro Due reliquiari secolo xviii 108. manifattura toscana, legno intagliato e dorato; secolo xix cm 28,5x12,3 (inv. 114) Gradini d’altare con ciborio chiesa di San Lorenzo a Cortine museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 74 Alla parete, accanto a due bacheche ottocentesche con ex voto, sono appese

113. manifattura toscana, secolo xviii Quattro ventole secolo xviii legno intagliato e dorato; cm 76x64 (inv. 110) chiesa di San Pietro a Olena

Nella vetrina centrale sono esposti 116a

114. manifattura toscana, secolo xviii Bambino Gesù secolo xviii stucco dipinto; cm 55 (l) (inv. 116) chiesa di San Lorenzo a Cortine

114 116b 115. manifattura toscana 116. ignoto miniatore toscano secolo xviii secolo xiv Leggio Corale miniato secolo xviii seconda metà del secolo xiv legno intagliato e dorato; cm pergamena manoscritta e miniata; 10x26,5 (inv. 111) cm 33x23 (inv. 117) chiesa di San Pietro a Olena chiesa di Sant’Antonio a Bonazza

terza sala 75 Corridoio Il percorso museale si conclude nel corridoio della ca- nonica, dominato dalla tavola cinquecentesca di un ar- tista vicino ai modi di Antonio del Ceraiolo rappre- sentante la Vergine col Bambino tra i santi Rocco e Al- berto carmelitano della Confraternita dell’Assunzione di Maria, attigua alla chiesa del Morrocco. Qui è espo- sta una campionatura significativa di antiche stoffe li- turgiche, tra le quali una pianeta settecentesca di ma- nifattura italiana in damasco broccato di color rosa con l’arme della nobile famiglia Vettori, che aveva un ora- torio nel territorio della parrocchia di San Lorenzo a Vigliano. Nel corridoio sono poi riunite tutte le do- cumentazioni figurative della cosiddetta “religiosità popolare”. Si tratta di ex voto dipinti, che commemo- rano avvenimenti importanti, come la liberazione del- la popolazione del Morrocco dal contagio della peste del 1630-1633, e di doni in argento offerti alla Vergine in segno di gratitudine per le grazie ricevute. Sono esposti inoltre la matrice e l’incisione della Madonna del Patrocinio e i disegni degli addobbi che ornavano la chiesa di San Pietro in occasione della celebrazione della festa della Madonna.

museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 76 terza sala 77 117. Ambito di antonio 119. manifattura italiana, del ceraiolo, secolo xvi secolo xviii Madonna col Bambino Pianeta tra i santi Rocco e Alberto terzo quarto del secolo xviii di Sicilia seta broccata; cm 119x71 quarto decennio (inv. 122) del secolo xvi chiesa di San Pietro in Bossolo tempera su tavola; cm 132x106 (inv. 12) 120. manifattura italiana, oratorio dell’Assunzione secolo xviii di Maria Vergine Pianeta metà del secolo xviii lampasso; cm 115x71 (inv. 119) chiesa di San Pietro in Bossolo

121. manifattura italiana, secolo xvii Pianeta prima metà del secolo xvii damasco; cm 115x72 (inv. 118) chiesa di San Pietro in Bossolo

117 118. manifattura italiana, secolo xviii Pianeta seconda metà del secolo xviii damasco broccato; cm 116x72 (inv. 120) chiesa di San Lorenzo a Vigliano 118 museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 78 122. manifattura toscana, secolo xviii Pianeta seconda metà del secolo xviii gros de Tours, liseré broccato; cm 118x70 (inv. 121) chiesa di San Pietro in Bossolo

123. scuola toscana, secolo xvii Ringraziamento alla Vergine 119 per aver preservato il convento dalla peste (ex voto) quarto decennio del secolo xvii tempera su carta incollata su legno; cm 54x21 (inv. 26) chiesa di Santa Maria al Morrocco

124. scuola toscana, secolo xviii Madonna col Bambino tra le nubi che appare a un fedele (ex voto) 121 datato 1747 olio su tela; cm 30,5x40 (inv. 28) chiesa di Santa Maria al Morrocco

125. scuola toscana, secolo xviii Il miracolo di una donna inferma (ex voto) datato 1744 tempera su carta incollata su legno; cm 54x41 (inv. 27) chiesa di Santa Maria 122 al Morrocco

terza sala 79 Culto e devozione nel territorio di Tavarnelle

l territorio di Tavarnelle è segnato profondamente dalla presenza del I culto mariano. Tra le immagini di maggior devozione vi è la Ma- donna del Patrocinio, trasferita dall’oratorio di San Giusto a Petroio e venerata nella pieve di San Pietro in Bossolo. La Vergine – come si leg- ge negli Statuti approvati nel 1793 – veniva festeggiata due volte l’anno: il giorno della sua nascita, l’otto settembre, e il giorno seguente la Pen- tecoste, nel quale si svolgeva la festa principale, tanto che venne battez- zata Madonna della Pentecoste. In tale occasione era presente la Con- fraternita di San Pietro in Pergolato, che arrivava in processione in chie- sa a scoprire l’immagine, altrimenti tenuta rigorosamente coperta, e por- tava l’olio per la lampada su un ciuchino montato da un bimbo in ve- ste d’angelo. Dopo l’adempimento delle sacre funzioni, nell’atrio della chiesa venivano estratti a sorte dieci tra i congregati che ricevevano un premio in denaro. Ogni dieci anni vi era inoltre la consuetudine di con- sacrare un giorno di supplica speciale alla Vergine, la cui immagine ve- niva allora collocata sull’altare maggiore “maestosamente apparato” con un gran numero di faci. Quindi la Vergine veniva portata in processio- ne dai fedeli e dalle diverse confraternite. A differenza della Madonna del Patrocinio, furono le immagini mira- colose della Vergine del Morrocco e della Vergine di Pietracupa a da- re origine ai loro santuari. L’affascinante tradizione della Vergine del Morrocco, una tavola duecentesca in stile bizantino rubata nel 1980 e non più ritrovata, racconta che un gruppo di Romei, tornando in pelle- grinaggio da Roma nel 1459, affisse un’antica immagine della Vergine a un cerro, senza riuscire poi a rimuoverla. Niccolò di Giovanni Sernigi, appartenente a una famiglia potente e proprietario del vicino castello di Sant’Andrea a Corniolo, accorso a verificare il miracolo e interpretatolo

museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 80 come volontà di stabilire al Morrocco il culto della Vergine, fondò una chiesa sul cui altare maggiore pose l’immagine miracolosa. La “conver- sione” del nobile Niccolò Sernigi, la costruzione della chiesa seguita dal- l’affidamento nel 1480 del convento al carmelitano fra’ Luca Lanfran- chini e quindi i miracoli operati dalla Vergine, fecero prosperare il culto di quest’immagine. Le pareti della chiesa del Morrocco vennero pertan- to addobbate di ex voto, alcuni dei quali sono presentati nel museo. Tra i miracoli più eclatanti operati dalla Vergine vi è la salvaguardia della sua comunità dall’epidemia di peste del 1630-1633, come è scritto nel car- tiglio di un quadretto ex voto nel quale si vede un gruppo di carmelita- ni che indica la chiesetta del Morrocco. Altra icona venerata nel territorio era un antico tabernacolo con una Madonna col Bambino, attribuita a Paolo Schiavo, che ha dato origi- ne all’edificazione dell’oratorio di Santa Maria a Pietracupa, il cui no- me deriverebbe dal fatto che la Madonna era dipinta – secondo la tra- dizione – su una pietra scura, forse un meteorite. Il tabernacolo costi- tuiva un punto di riferimento e di devozione per i viandanti e per i la- voratori che si recavano nei campi. Alla fine del Cinquecento si comin- ciò a diffondere la voce che la sacra Immagine elargisse grazie e fu subi- to un accorrere di fedeli. Poiché la devozione all’immagine cresceva di giorno in giorno i due fratelli Sante e Donato Naldi, proprietari del fon- do di Pietracupa, sentito il parere dell’autorità ecclesiastica, decisero di costruire una chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie. Il 17 settem- bre 1596 il pievano di San Donato pose la prima pietra. In quest’edificio sono presenti tutti gli ingredienti tipici di una cappella votiva: le due finestrine in facciata dalle quali è visibile la sacra Imma- gine durante la chiusura dell’oratorio e le due loggette ai lati dell’altare maggiore, dove sono custodite le sacre reliquie. All’esterno fu eretto un loggiato per i pellegrini che continuavano ad affluire numerosi, tra i qua- li i pastori di passaggio per la Maremma, che solevano far benedire le greggi dal cappellano e lasciavano in offerta un agnellino. Legata all’o- ratorio è la Società dei Bifolchi, cosiddetta da quanti offrivano il loro la- voro gratuitamente, ricevendo in compenso una modesta refezione.

terza sala 81 123 125 126. manifattura toscana, sec. xviii Tre cartelle per ex voto secolo xviii olio su tavola; cm 60x62 (largh. max) (inv. 103) chiesa di Santa Maria al Morrocco

127. pietro lucii Madonna del Patrocinio secolo xviii 128a rame e incisione (inv. 127) dedicata dai festaioli della Congregazione alla Signora Artemisia Medici Giacomini chiesa di San Pietro in Bossolo

128. secolo xix Addobbi delle chiese per i festeggiamenti della Madonna due disegni acquerellati (inv. 128) chiesa di San Pietro in Bossolo 128b museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 82 Bibliografia Casentino, catalogo della mostra, Fi- renze 1968. Neri di Bicci, Le Ricordanze (10 mar- M Chiarini, Museo diocesano di Pistoia, zo 1453-1475), ed. a cura di Bruno San- Firenze 1968. ti, Pisa 1976. E. Catello-C. Catello, Argenti napo- G. Vasari, Le Vite dei più eccellenti pit- letani dal XVI al XIX secolo, Napoli 1972. tori, scultori e architettori, 1568, ed. a A. Paolucci, Schedatura ministeriale cura di G. Milanesi, Firenze 1878-1885. OA presso l’Ufficio Catalogo della J. Tolomei Gucci, Memorie della Chie- Soprintendenza ai Beni Artistici e Sto- sa e Convento di S. Maria del Morroc- rici della città di Firenze, 1972. co scritta da me, in Filza Memorie M. Boskovits, Pittura fiorentina alla storiche dei Conventi di Corniola (Em- vigilia del Rinascimento, Firenze 1975. poli), Morrocco e Pontremoli, 1791, pres- F. Zeri, Un congiunzione tra Firenze e so la Biblioteca del convento del Car- Francia: il Maestro dei Cassoni Cam- mine di Firenze. pana, in Diario di Lavoro 2, Torino F. Repetti, Dizionario geografico fisico 1976. storico della Toscana, Firenze 1833-1843, ristampa anastatica in 6 voll. 1972. E. Fahy, Some followers of Domenico Ghirlandaio, New York-London 1976. L. Biadi, Memorie storiche del Piviere di San Pietro in Bossolo e dei paesi adia- J.H. Stubblebine, Duccio di Buonin- centi nella valle dell’Elsa, Firenze 1848. segna and his school, Princeton 1979. G. Carocci, Catalogo generale degli og- A.A.V.V., La fondazione Roberto Longhi, getti d’arte del Regno, 1888/1889, ma- Firenze 1980. noscritto presso l’Archivio dell’Uffi- R. Stopani, La via Francigena in Tosca- cio Catalogo della Soprintendenza ai na, Firenze 1984. Beni Artistici e Storici di Firenze. D. Liscia Bemporad, L’oreficeria vessata, Mostra del Tesoro di Firenze Sacra, cata- in “M. C. M.”, 1986, n. 2, pp.21-27. logo della mostra, Firenze 1933. S. Bertocci, Indagine sul territorio, a cu- E. Sandberg Vavalà, L’iconografia del- ra della Provincia e del Comune, Ta- la Madonna, Siena 1934. varnelle Val di Pesa 1986-87. B. Berenson, I pittori italiani del Ri- R. Caterina Proto Pisani, Il Museo di nascimento, Milano 1936. Arte Sacra a Tavarnelle Val di Pesa, G. Sinibaldi-G. Brunetti, Pittura ita- Firenze 1989. liana del Duecento e Trecento, catalo- M. Scudieri-M. sframeli-R. Cateri- go della mostra (1937), Firenze 1943 na Proto Pisani, Il Tesoro di Santa (2a ed. 1981). Maria all’Impruneta, II, Firenze 1990. Statuti dell’Arte degli Albergatori della R. Caterina Proto Pisani, Il Museo di città e contado di Firenze (1324-1342), Arte Sacra a San Casciano Val di Pesa, ed. a cura di F. Sartini, 1953. Firenze 1992. C.L. Ragghianti, Pittura del Dugento R. Caterina Proto Pisani (a cura di), a Firenze, Firenze 1955. Il Museo di Santa Maria all’Imprune- P. Dal Poggetto, Arte in Valdelsa, cat- ta, Firenze 1996. alogo della mostra, Firenze 1963. R. Caterina Proto Pisani, Il Museo di G. Cantelli, Poppi. Mostra di para- Arte Sacra a Greve in Chianti, Firen- menti e delle arti minori nelle chiese del ze 2002.

terza sala 83

Itinerari GreveGGre vee Da Firenze al Museo d’arte sacra di Tavarnelle Val di Pesa

Leonardo avarnelle Val di Pesa sorge in una campagna ricca Rombai T di beni storico-artistici e culturali quale frammen- to del “bel paesaggio” rurale fiorentino. Fino alla metà del Novecento, anche il territorio di Ta- varnelle era incardinato sull’agricoltura mezzadrile mo- dellata sul podere e sulla fattoria, sulla promiscuità di seminativi e alberi (cereali, viti e olivi) e sul piccolo al- levamento, nonché aperto alla tradizionale industria a domicilio (lana, seta, paglia). Con il “miracolo econo- mico” avvenuto tra gli anni Cinquanta e Settanta la mez- zadria si è disgregata, lasciando il posto a una industria- lizzazione diffusa, fatta di piccole imprese producenti beni di consumo, sorte lungo la Pesa e la nuova super- strada Firenze-Siena e alimentate di mano d’opera, im- prenditoria, cultura versatile del “saper fare”, correlate proprio all’organizzazione mezzadrile. Così, la campa- gna è diventata quasi una proiezione della città e dei suoi modi di vivere, pur senza che si sia realizzata una conti- nuità di insediamenti residenziali e produttivi; il carat- tere urbano – favorito dalla vicinanza di Firenze – non ha obliterato i ricchi valori storici del territorio dati da insediamenti rurali e percorsi viari, parchi e giardini, col- tivazioni e sistemazioni agrarie, che rappresentano stra- tificazioni dei tempi medievali e moderni sedimentate in un’area strategica per Firenze, di transizione verso i territori senese, volterrano e valdarnese. In tutti questi spazi si scontrarono dapprima gli interessi di tante con- sorterie feudali e poi quelli delle varie città-stato comu-

da firenze al museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 87 nali. La centralità geografica del teritorio è dimostrata anche dalla presenza di due storiche strade di origine ro- mana sviluppatesi nel tratto da Firenze a Siena – l’at- tuale Cassia e la cosiddetta via del Chianti per San Do- nato e Castellina – e da altri percorsi trasversali, come la via che conduce da Sambuca a Greve in Chianti. Si spiegano così, con il valore territoriale, i tanti castelli (su tutti San Donato in Poggio), gli edifici religiosi dai nitidi caratteri romanici (come le pievi di San Dona- to e San Pietro in Bossolo), i borghi di strada e mer- cato (Tavarnelle e Sambuca) e le abbazie (tra le quali il cenobio vallombrosano di Passignano), gli ospedali, le cappelle e gli oratori, i mulini e i vari opifici esistenti lungo la Pesa e i suoi maggiori affluenti, le turrite case da signore, le strade tortuose ma sempre ben aperte sui panorami collinari e vallivi, le colline e i fondovalli bo- nificati e stabilmente acquisiti all’agricoltura essen- zialmente fra il Mille e il xiv secolo. Molte altre componenti storico-paesistiche sono ov- viamente dovute ai secoli successivi, fino al xx. È con la conquista fiorentina, tuttavia, che, disgregatosi l’as- setto signorile, si affermò una radicale riorganizzazio- ne borghese della campagna, grazie alla diffusione del- la proprietà cittadina e della mezzadria poderale. Tale processo comportò la costruzione di tanti beni archi- tettonici, come case contadine e ville padronali, ora- tori e tabernacoli, conventi e santuari, oltre che di un nuovo paesaggio agrario, con campi regolari a semi- nativi arborati sostenuti spesso da terrazzamenti, ne- cessari per sistemare i versanti collinari anche scoscesi. Questi suggestivi paesaggi sono più evidenti a San Do- nato e a Passignano, dove si trovano resti di seminativi arborati e di terrazzi in pietra, antiche strade e sedi ru- rali e ampie superfici boscate. Tale ambiente – rispetto alla rimanente Val di Pesa – rispecchia specificità do- museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 88 vute ai caratteri geomorfologici, come l’alta collina are- nacea o calcarea dell’orogenesi chiantigiana, ben diver- sa dal territorio vallivo delle più basse e dolci colline di sabbie, ghiaie e argilla di deposito marino. Negli ultimi decenni, l’industria sembra avere quasi esaurito la sua spinta propulsiva, mentre c’è stata una ripresa dell’agricoltura (specialmente della viticoltura) e sono cresciuti il turismo rurale e l’agriturismo, che presentano enormi potenzialità per la riconversione dell’economia locale. L’agricoltura mantiene, infatti, un suo importante ruolo economico e di presidio am- bientale. Mezzo secolo or sono alla mezzadria suben- trarono la riconversione capitalistica (con grandi azien- de con salariati e piccole imprese diretto-coltivatrici) e la specializzazione produttiva (vigneto e oliveto, ma anche cereali e foraggi per l’allevamento del bestiame), mentre il bosco riguadagnava le aree collinari più ele- vate e acclivi, via via abbandonate, della dorsale chian- tigiana. Soprattutto i nuovi grandi vigneti – incenti- vati dal consorzio vinicolo del Chianti Classico – han- no richiesto accorpamenti di campi in appezzamenti anche di dimensione “californiana”, con cancellazione della trama minuta tradizionale di coltivazioni promi- scue, sistemazioni idrauliche e viarie. Ora però non domina più la grande impresa agricola, poiché si sono formate anche tante piccole aziende fa- miliari. Inoltre, accanto a imprese di autentici im- prenditori, convivono aziende a tempo parziale. È proprio il carattere di spazio aperto e di “bel pae- saggio” rurale ad avere facilitato la riorganizzazione delle imprese, mediante l’integrazione dell’agricoltura di qualità con l’agriturismo e il “turismo verde”, pos- sibili grazie alla centralità geografica dell’area nei ri- guardi delle città d’arte e delle campagne valdelsane, chiantigiane e volterrane.

da firenze al museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 89 L’itinerario da Firenze a Tavarnelle Val di Pesa

L’itinerario – tratteggiato da Renato Stopani nella guida Firenze e provincia del Touring Club Italiano – non segue la lineare superstrada Firenze-Siena (che ha inizio al casello autostradale Certosa ed è da per- correre per quindici chilometri fino all’uscita di Ta- varnelle), ma la storica e panoramica Firenze-Siena- Roma, la statale numero due, la Cassia, da percorre- re per circa sei chilometri dalla città fino a Tavar- nuzze e per altri diciotto-diciannove fino a Tavar- nelle. La statale ricalca, tra Firenze e Tavarnelle e ol- tre, l’antica via senese romana, organizzata nel xiii secolo anche per collegare Firenze a Poggibonsi e al- la importante via Francigena proveniente da Lucca. L’attuale Cassia è stata, infatti, il principale collega- mento tra Firenze e Roma fino alla costruzione del- l’autostrada del Sole. Questa funzione spiega la spe- ciale ricchezza di beni architettonici e artistici (cen- tri storici, ville e palazzi, chiese e conventi) sedi- mentatisi lungo la via o nei suoi immediati contor- ni collinari. Nell’iniziale tratto urbano fiorentino la Cassia, con il nome di via senese, si inerpica nelle colline rivestite di oliveti e insediamenti storici isolati, che recingono a sud la piana, incontrando monumenti quali il con- vento di San Gaggio (del xiv secolo), oggi adibito a funzioni residenziali, e – dopo la borgata in continua crescita del Galluzzo, che possiede anch’essa architet- ture di interesse storico-artistico, come il quattrocen- tesco palazzo del Podestà e il trecentesco convento del Portico, ubicato con altri edifici tardo-medievali e ri- nascimentali nella vecchia senese romana, a sinistra della statale attuale –, la grandiosa e massiccia Certo- sa di Firenze. museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 90 Il complesso religioso della Certosa sorge isolato sul- la collina che sovrasta la confluenza fra i fiumi Pesa e Greve. Gestito dai monaci benedettini cistercensi, è costituito da vari edifici di diverse epoche e stili, so- prattutto gotico e rinascimentale, con il nucleo ini- ziale che fu fondato da Niccolò Acciaioli nel 1342. Tra questi edifici si segnalano, ad esempio, la trecentesca chiesa dei Monaci, con le sue tante cappelle, quella coeva di San Lorenzo (restaurata nel XVI secolo), gli altri ambienti del colloquio, della foresteria, del chio- strino e del chiostro grande. La Certosa possiede al- tresì una ricca pinacoteca, all’interno della quale spic- cano notevoli capolavori, come i cinque affreschi del- la Passione dipinti da Jacopo Pontormo tra il 1523 e il 1525. Dopo la Certosa, la Cassia imbocca la valle della Gre- ve e prosegue per i Bottai – borgatella dove la Provin- cia ha aperto un punto di informazione per la fruizio- ne turistica del Chianti –, aggira la grande rotonda con ingressi per Autosole e Autopalio, e tocca poi il borgo di strada di Tavarnuzze, snodo per Impruneta e il suo santuario mariano. Al Ponte degli Scopeti, una diramazione a destra che fino ai tempi moderni coincise con la senese romana, tra saliscendi e scorci panoramici, conduce ugualmen- te a San Casciano Val di Pesa passando per Sant’An- drea a Percussina, aggregato rurale che conserva l’Al- bergaccio, la casa di campagna che fu di Niccolò Ma- chiavelli. Il percorso principale, invece, resta nel fon- dovalle (dove supera il cimitero di guerra americano) fino al Ponte dei Falciani, per poi inerpicarsi ugual- mente verso San Casciano Val di Pesa, che dista dieci chilomentri e mezzo dal Galluzzo. L’abitato deve il suo nome di San Casciano a Decimo alla alto-medievale pieve di Santa Cecilia a Decimo,

da firenze al museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 91 distante appunto dieci miglia dalla città (fig. 1). San Cascia- no fu uno dei principali castel- li eretti dal vescovo di Firenze e poi potenziato dal Comune fiorentino per sua difesa. Oggi è un apprezzato centro resi- denziale e una delle porte del Chianti. Del suo passato me- dievale rimangono tracce nelle fortificazioni e in tanti edifici, tra i quali la trecentesca chiesa di Santa Maria del Prato o del- la Misericordia con l’omoni- mo museo, che affianca quello più importante d’Arte Sacra realizzato nella secentesca chie- sa di Santa Maria del Gesù, do- ve si conserva, tra l’altro, una Fig. 1. Pieve di Santa Madonna col Bambino di Am- Cecilia a Decimo brogio Lorenzetti. Passato San Casciano, la Cassia scende verso la Pesa, toccando le borgate rurali in recente sviluppo residen- ziale (con qualche localizzazione industriale) di Cal- zaiolo e Bargino. Prima del ponte sulla Pesa, ormai nel territorio di Tavarnelle, un diverticolo a sinistra con- duce in circa cinque chilometri a Badia a Passignano, monastero costruito in posizione collinare di crocevia fra le valli di Pesa, Greve ed Elsa. Badia a Passignano è un grandioso complesso mona- stico fortificato a pianta quadrata. La chiesa, dedicata a San Michele Arcangelo a unica navata con varie cap- pelle, è ricca di importanti opere d’arte. Presenta inol- tre una possente torre campanaria costruita con rego- lari conci di pietra alberese. L’abbazia – ancora oggi ge- museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 92 stita da monaci vallombrosani – fu eretta fra l’xi e il xiii secolo lungo “via del Guardingo”, cosiddetta dal- la torre longobarda di avvistamento; presenta vari am- pliamenti dei tempi rinascimentali e forme neo-goti- che dovute alla ristrutturazione otto-novecentesca fat- tane dopo la privatizzazione e trasformazione in cen- tro di fattoria, e domina il piccolo borgo rurale an- ch’esso d’impronta medievale che fu castello sorto nel xiii secolo per fortificazione dell’abbazia (Firenze e pro- vincia, 2004, pp. 704-706). Nell’antico refettorio del monastero è una celebre Ultima cena affrescata da Do- menico del Ghirlandaio tra il 1476 e il 1477. All’epoca castellana appartiene il vicino mulino del- l’Abate (fig. 2), poi accresciuto di una gualchiera per la lavorazione dei panni, ubicato sulla Pesa nei pressi di Sambuca, documentato nel secolo xi: il regolare fab- bricato in pietra è tuttora presente, anche se dismesso e trasformato in abitazione.

Fig. 2. Mulino dell’Abate

da firenze al museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 93 Fig. 3. Il fiume Pesa

La Cassia non prosegue per il borgo di Sambuca, for- matosi intorno al ponte romanico sulla Pesa che fino al termine del xviii secolo costituiva il passaggio ob- bligato della strada senese romana per Tavarnelle (fig. 3). Oggi la strada di Sambuca dà accesso a San Do- nato in Poggio, ricalcando un’altra storica via romana, appunto quella di Sambuca e San Donato per Castel- lina in Chianti. San Donato in Poggio è un centro storico di grande pregio culturale, che ha ben conservato l’impianto ur- banistico di borgo allungato sulla senese romana, con la cerchia muraria turrita e i caratteri architettonici dei secoli xii-xiii, allorché maturò la funzione di vivace po- lo commerciale e artigianale, con alberghi e ospedali, e con chiese e oratori, oltre che di capoluogo ammini- strativo di una estesa circoscrizione ecclesiastica, o ple- bato, e civile, o potesteria. Appendice del castello è la pie- ve del x secolo, uno dei più compiuti edifici romanici della campagna fiorentina, ricco di opere d’arte, con il suo impianto basilicale a tre navate e a tre absidi, con regolare paramento a filaretti di pietra alberese (fig. 4). museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 94 Fig. 4. Pieve di San Donato in Poggio

Castello e pieve sono incastonati in un ambiente geo- grafico anch’esso permeato da rilevanti valori. Nel cen- tro del castello sorgono i due principali complessi edi- lizi monumentali: il rinascimentale palazzo Malaspina e il palazzo della Fattoria (fig. 5). Tornando alla Cassia, prima di Sam- buca la via volge verso Tavarnelle, va- licando il fiume al Ponte Nuovo, e sa- lendo il versante collinare di sinistra della valle. Tavarnelle Val di Pesa (che dista quattordici chilometri da San Ca- sciano e complessivamente venti- quattro da Firenze) rivela il caratte- re di borgo di strada, diventato pae- se mediante l’aggregazione di alcu- ni piccoli caseggiati già separati l’u- no dall’altro. Il borgo era infatti esi- stente a partire dall’viii secolo come Fig. 5. San Dona- luogo di sosta e controllo stradale, to in Poggio tanto che fin dal tardo Medioevo vi

da firenze al museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 95 Fig. 6. Pieve di San Pietro in Bossolo

è documentata la presenza di una stazione di posta e ristoro. Collegato alla prossima pieve di San Pietro in Bossolo (fig. 6), il centro fu favorito dall’avvenuta fondazione, prima del 1278, del vicino convento fran- cescano di Santa Lucia al Borghetto, con chiesa go- tica e facciata rinnovata in forme neo-gotiche all’ini- zio del xx secolo (fig. 7). All’inizio del centro, un di-

Fig. 7. Pieve di San Pietro in Bossolo. Interno museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 96 Fig. 8. Santuario di Santa Maria delle Grazie verticolo conduce alla pieve di San Pietro in Bosso- lo, sede del museo di arte sacra. L’edificio, di origine tardo-romana, rivela caratteri propri della più antica architettura romanica, con l’impianto a tre navate concluse da altrettante absidi coronate da arcatelle pensili. Non lontano da Tavarnelle spiccano altri importan- ti monumenti religiosi. Tra i principali è il conven- to carmelitano di clausura di Santa Maria al Mor- rocco, fondato nel 1459-1481 dal mercante Niccolò Servigi, poi ampliato a più riprese nei secoli xvi- xvii: la sua una chiesa a un’unica navata è ricca di affreschi e terrecotte invetriate. Il santuario maria- no di Santa Maria delle Grazie o della Madonna di Pietracupa, edificio ad aula rettangolare contorna- to dal portico, venne eretto tra il 1596 e il 1610 e poi ampliato nel secolo xvii (fig. 8). La sua origine si le- ga a un tabernacolo della Vergine ritenuto miraco- loso. Dopo Tavarnelle la Cassia prosegue per il centro di Bar- berino Val d’Elsa (“terra nuova” fiorentina del xiii seco-

da firenze al museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 97 lo) (fig. 9), impreziosito da case, torri e palagetti due-trecente- schi. Una deviazione a destra conduce al borgo di Petrogna- no, con villa fattoria e case turri- te. Petrognano è ubicato nei din- torni di Semifonte, città distrut- ta da Firenze nel 1202: il sito è oc- cupato dalla cappella ottagonale eretta a memoria nel 1597 da Santi di Tito, come modellino della cupola di Santa Maria del Fiore. Dalla parte opposta, la via Fig. 9. Barberino Val porta alla pieve di Sant’Appiano. d’Elsa Sant’Appiano è forse la più an- tica chiesa romanica del territo- rio fiorentino (fig. 10). «Chiesa, a impianto basilicale, conserva parte delle strutture più antiche, in pietra, databili intorno all’xi sec., costituite dalle archeggiatu- re e dai pilastri quadrangolari della navata sinistra, col relativo muro d’elevazione, nonché dal- l’abside, percorsa da arcatelle pen- sili e lesene […]. Di fronte alla chiesa, l’esistenza di un antico battistero – demolito nel 1805 – è testimoniata da quattro pilastri cruciformi (due dei quali fram- mentari), i cui capitelli sono scolpiti con una serie di motivi simbolici (il tau, la croce, fondi Fig. 10. Pieve di Sant’Ap- cosmici eccetera)» (Firenze e pro- piano. Interno vincia, 2005, pp. 710-711). museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 98 Bibliografia essenziale

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da firenze al museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 99 GreveGGre vee Artigianato artistico e tradizionale in Chianti sulla via per Tavarnelle

Maria Pilar a confluenza nel territorio di due principali filoni Lebole di lavorazioni artigianali costituisce per il com- e Benedetta L Zini prensorio chiantigiano, inclusa la zona di Tavarnelle, un importante sistema economico da considerarsi an- cora non del tutto strutturato, ma piuttosto impegna- to in una continua ricerca, sperimentazione ed evolu- zione, in accordo con la migliore tradizione dell’arti- gianato locale e più generalmente toscano. Caratterizzanti sono state per l’artigianato locale quel- le particolari note di genuinità e di popolarità scaturi- te dalle risorse naturali di un territorio così accoglien- te e straordinariamente ospitale che ha reso il Chian- tishire noto al mondo. Genuinità e semplicità popola- re di tradizione contadina e rurale si fondono in un luogo dove la vita quotidiana, fin dall’antichità, era ba- sata principalmente sul sistema agricolo. È necessario distinguere due filoni artigianali: il primo è quello basato su una produzione funzionale, incentrata sul modello rurale, dalla quale scaturiscono oggetti d’u- so quotidiano per la casa e per il lavoro. Se comprendia- mo tra i prodotti d’artigianato gli strumenti, comune- mente usati nelle campagne, che oggi trovano posto an- che nei musei minori a testimoniare la storia della civiltà contadina, possiamo considerare l’artigianato chianti- giano enormemente ricco di storia e di tradizione. Funzionali a questo artigianato di pratici oggetti d’u- so, e se vogliamo, ormai da lungo tempo scomparsi co- me testimoni della povertà del mercato locale, erano

101 anticamente quegli artigiani detti “ambulanti”, ovve- ro coloro che giravano per i poderi su richiesta per in- tagliare nuovo legno per riparare la botte, o impaglia- re la seggiola rotta. Certo è che questi “artigiani-ma- nutentori” rappresentavano la netta minoranza, per- ché presso le grandi fattorie non poteva mancare il quo- tidiano impegno dell’artigiano che produceva e man- teneva gli strumenti. Si trattava quasi esclusivamente di fabbri maniscalchi e di falegnami carpentieri. I pri- mi ferravano cavalli e buoi, producevano oggetti da ta- glio come morsi, vanghe, zappe, mentre il carpentiere produceva arredi per la casa come panche, sedie, cas- se, madie e tavoli, utensili domestici come fusi, roc- che, aspi e ancora ciotole, colini, taglieri e così via. Il secondo filone è quello di un artigianato più ricco e articolato filtrato nella zona del Chianti dalle vicine città di Firenze e Siena delle quali ne rispetta tutta la simbologia del patrimonio tradizionale, le cui origini si rintracciano fin dai primi insediamenti etruschi, ma- nifestandosi privo di eccessi e intriso della stessa ar- monia e dello stesso fascino. Avviato il nuovo secolo, la globalizzazione ci ha inevi- tabilmente portati a una volontaria conservazione del- la nostra identità culturale e in ogni settore come in quello artigiano il giovane ricerca oggi più di ieri, l’“in- solito mestiere”, dove l’innovazione e la tradizione pos- sano trovare un perfetto equilibrio e si fondano per ge- nerare l’oggetto. Con queste parole potrebbe essere de- finito l’artigianato del Chianti. Nel 1999 nasce Chianti Faber, il primo atto concreto in direzione di una nuova dimensione per il settore ar- tigianale chiantigiano. Si tratta di un progetto all’ap- parenza semplice ma che dovrebbe servire da esempio a molte piccole realtà purtroppo ancora caratterizzate da poca coesione. Chianti Faber è uno showroom che museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 102 accoglie nei suoi spazi espositivi esempi di oggetti ar- tigianali di tutta l’area del Chianti fiorentino. È inoltre di recente realizzazione il marchio “Fatto in Chianti”, l’iniziativa che si svolge a Tavarnelle in for- ma sperimentale, con la precisa ambizione di affer- marsi sul territorio e divenire punto di riferimento del- lo sviluppo locale e nazionale: partire dal territorio, di- vulgare la tradizione, promuovere le risorse e attraver- so le capacità creative dell’artigiano, trasmettere il sa- pere. Questo nuovo marchio è attribuito solo e unica- mente a oggetti di produzione artigianale prodotti al- l’interno del territorio del Chianti, riconoscibili per la qualità e la tipicità del prodotto sinonimo di espres- sione della ricca tradizione locale.

Lungo la via Cassia, itinerario per Tavarnelle

Un percorso consigliato per raggiungere il paese di Ta- varnelle è quello della via Cassia (statale 2), che nel trat- to cittadino prende il nome di via Senese. Dopo la Cer- tosa del Galluzzo all’altezza di Tavarnuzze lasciamo sul- la sinistra la strada per Impruneta e proseguiamo lun- go la Cassia. San Casciano è il primo nucleo abitato che ci offre preziose testimonianze di un artigianato dal sapore antico e dalla tipica semplicità toscana. A parti- re dalla tradizione delle terrecotte, non certo numero- se come quelle imprunetine, ma che ne ripetono i mo- delli e le tecniche di realizzazione, a San Casciano si producono manufatti dal tipico colore rosso e dalla par- ticolare resistenza, adatti ai pavimenti, rivestimenti e ar- redi per interni ed esterni. Si tratta del tipico cotto to- scano, semplice, privo di orpelli e decorazioni appari- scenti, fatto per l’uso quotidiano e dunque pratico, ma non per questo privo di fascino e tipicità.

artigianato artistico e tradizionale in chianti 103 La falegnameria d’arte è una tra le attività in maggior crescita nella zona e si caratterizza nella produzione di oggettistica e nel restauro, anche in funzione del turi- smo locale. Strettamente legati all’antica tradizione ru- rale la lavorazione e il restauro del legno vanno consi- derati come gli eruditi pronipoti di una lavorazione tra- dizionale da sempre presente nella zona. Entrando nel centro storico del paese e immettendosi in via iv Novembre, di fronte a un edificio di recente co- struzione che ospita una banca, affascina per la semplicità del piccolo locale dal sapore antico la bottega di restauro e produzione di mobili e cornici in legno di Omero Sof- fici (fig. 1), un vero esempio di eccellenza in cui l’artigia- no ha saputo mantenere intatta nel tempo tutta la sa- pienza dell’antico mestiere del- l’artista. Il legno è come ricama- to dalle mani esperte dell’artefi- ce che realizza cornici, specchie- re, sculture e capiletto a partire dal disegno passando per l’inta- glio, l’assemblaggio e infine la doratura: tutto utilizzando gli antichi strumenti di una volta. Lasciata la bottega giungendo nel cuore del centro storico (piazza Pierozzi) in via Machia- velli si incontra un altro interes- sante laboratorio di restauro di mobili antichi e di impagliatu- ra sedie: Il Tarlo. Quindi rag- giunta via de’ Fossi il grande lo- cale de Il fabbro del Chianti mo- stra oggetti in ferro battuto, let- ti, mobilio per esterni, sedie e ta- Fig. 1. Omero Soffici voli secondo la più tipica tradi- museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 104 zione di semplicità toscana. Al- la fine di via de’ Fossi, uscendo dal centro storico in direzione di Firenze, è da visitare la bottega di restauro, antichità e impa- gliatura di Emilio Nesi (fig. 2). Ripresa la via Cassia e prose- guendo in direzione Tavarnelle, il paese di Sambuca merita una breve variante d’itinerario per scoprire una produzione tutta al femminile ancora svolta nell’in- timità delle mura domestiche e quindi difficile da raggiungere: è Fig. 2. La Bottega di Emi- l’arte del ricamo che si può am- lio Nesi mirare nel laboratorio I ricami di Lucia. Il ricamo è presente nel Chianti fin dai primi del Novecento quando alcune tessiture artistiche importava- no stoffe semplici e le arricchivano con svariati decori rea- lizzati a domicilio. Le tecniche utilizzate per il ricamo so- no il tombolo, il punto inglese, l’uncinetto e il telaio, men- tre i decori si rifanno a un nutrito campionario di moti- vi popolari tra cui le colombe, il tralcio di vite, i fiori e le spighe di grano. A testimonianza della tradizione di rica- mo della zona è un punto che prende il nome proprio dal paese di Tavarnelle e che fu inventato all’inizio del Nove- cento nella scuola di ricamo del paese gestita da alcune religiose. La tecnica, particolarmente adatta a raffinati ri- cami, venne utilizzata da Salvatore Ferragamo nella con- fezione di un particolare modello di scarpa da sera. Rientrati a Tavarnelle, il paese ospita una zona arti- gianale per niente tradizionale al primo approccio, in quanto disseminata di un reticolo di capannoni e stra- de molto simili l’una all’altra, dai locali spesso privi di insegne. Tuttavia, proprio questi locali ospitano alcu-

artigianato artistico e tradizionale in chianti 105 ni esempi di un artigianato tradizionale che ha scelto per esigenze di spazio e di lavoro di vivere questa nuo- va dimensione. Qui, tra vere e proprie industrie più o meno note al grande pubblico, alcune lavorazioni han- no saputo mantenere intatte le antiche tecniche, no- nostante la loro immagine abbia poco a che fare con quella della bottega tradizionale. Non mostrano ma- teriale pubblicitario e non hanno sale espositive, ma il lavoro di questi artigiani si svolge a stretto contatto con il committente. Il mobile che nasce nelle botteghe di questa zona è robusto e pesante, dai contorni lisci e proporzionati, un tipico mobile toscano. Madie, cassoni, cassapanche, piattaie, mensole in mas- sello, prodotti nella bottega di Luca Taiti sono i diret- ti discendenti dell’antica tradizione di bottai e carra- dori presenti da sempre nella zona del Chianti. Ne ri- sulta un mobile rustico e dal carattere forte, in accor- do con la migliore tradizione manifatturiera della to- scana rurale. A lato della produzione tradizionale, in questa bottega possiamo ancora ritrovare la testimo- nianza di una delle più antiche produzioni del mondo rurale toscano, tuttora eseguita con gli antichi stru- menti. Si tratta di oggetti in legno d’olivo – scodelle, taglieri, ciotole, mestoli e vassoi intagliati a mano – che diventano pregiati oggetti d’uso nelle moderne cucine pur mantenendo le caratteristiche di forza e robustez- za tipiche di quegli oggetti che si usavano nella casa contadina del secolo scorso. Non meno anonimo all’apparenza è il vicino labora- torio di restauro e laccatura di oggetti in legno di Si- mone Parti. Attiva da due generazioni, questa bottega ha rinunciato a competere con la falegnameria a ca- rattere industriale specializzandosi esclusivamente nel restauro di mobili antichi e modernariato e nella lac- catura su foglia d’oro e d’oro zecchino. museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 106 Per i cultori del mobile in stile antico è consigliabile una visita a una bottega nel centro del paese: vicino al- la chiesa di Santa Lucia al Borghetto, si incontra una falegnameria d’arte dove l’antica tecnica manifatturie- ra si fonde con un’accurata ricerca storico-artistica: La Bottega d’Arte di Mauro Nesi. Come in tutta la zona, la tradizione della falegnameria ha mantenuto quasi in- tatti gli antichi metodi di lavorazione, pur riservando- ci a volte delle sorprese. I modelli che incontriamo qui sono pregiatissime copie di antichi mobili toscani so- prattutto d’epoca rinascimentale. Da notare una splen- dida madia, copia certificata di un pezzo oggi esposto al Museo della casa fiorentina di palazzo Davanzati. È consigliata una breve variante con sosta al paese di San Donato in Poggio per una visita (su prenotazio- ne) al museo Emilio Ferrari collocato all’interno del castello, che conserva una nutrita raccolta di attrezzi, strumenti per gli antichi mestieri e per la campagna. Sebbene non siano da considerarsi propriamente bot- teghe artigiane, due attività di produzione di cotto del- la zona mantengono una lavorazione ancora manifat- turiera ma hanno ormai acquisito le dimensioni di ve- re e proprie aziende. Da San Donato proseguendo in località San Martino a Cozzi, troviamo la prima azien- da rimasta fedele alla più radicata tradizione del cotto imprunetino, Cotto Chiti, che realizza conche ornate, vasi e orci. Vera specializzazione di quest’azienda sono i mattoni di cotto che vengono realizzati interamente a mano. La seconda azienda Francesco Del Re, a lato del tradizionale cotto toscano che viene prodotto anche con tonalità di colore nuovo come il grigio e il celeste, affianca un’interessante produzione di conche e vasi in bronzo, tutta da scoprire. In questi oggetti, estetica e funzionalità si fondono per creare modelli unici in tre diverse varianti di colore: rosso, scuro e oro.

artigianato artistico e tradizionale in chianti 107 Fig. 3. Sestilio Silei al lavoro

Sempre in riferimento alla produzione artigiana rurale dell’area del Chianti, i prodotti dell’intreccio hanno rappresentato importanti strumenti domestici, utiliz- zando tutti i tipi di materiale disponibile: il salice, il ca- stagno, la canna, l’olivo, la vitalba, la stiancia (ovvero l’erba palustre usata per il rivestimento dei fiaschi tipi- ci e per l’intreccio delle sedie tradizionali), la sangui- nella, la paglia. Con le strisce di castagno si facevano i legni più robusti, con la vitalba i nidi per i piccioni e le secciaiole con i butti teneri degli olivi, con le strisce di canna e con la sanguinella si facevano decine di modelli di cesti piccoli e medi, per tantissimi usi. Il materiale più usato era il salice che serviva per fare canestri di ogni tipo per ricoprire fiaschi, bottiglie e damigiane. Il cri- terio di base rimane sempre la funzionalità. Oggi l’intreccio è un’attività in via di estinzione, no- nostante pochi artigiani producano ancora oggetti da arredo intrecciando tralci di salice o di altre piante. Di questa antica lavorazione rimane un testimone d’ecce- museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 108 zione che ha il suo piccolo laboratorio nella sua casa proprio all’inizio del centro abitato di Tavarnelle: Se- stilio Silei (fig. 3). Anche qui nessuna insegna evocati- va né modelli esposti segnalano il laboratorio, ma per trovarlo è sufficiente chiedere del maestro cestaio, a Ta- varnelle lo conoscono tutti. Un esempio di tradizione rurale antica, reinterpretata in chiave moderna è l’esperienza di un’artigiana che pro- duce un particolarissimo tipo di carta: Lea Bilanci (fig. 4). Il mondo della natura è il vero protagonista di que- sta produzione interamente ecologica. Ecologica la base, ottenuta dagli scarti bianchi di carta in puro cotone uti- lizzati dalle stamperie d’arte. Ecologico il solvente: sem- plice acqua in cui la carta viene fatta macerare un’intera notte. Ecologici infine i coloranti che provengono dal mondo della natura: rosmarino, foglie di olivo, acini d’u- va, zafferano e cannella che attribuiscono ai fogli oltre al colore anche un profumo delicato e gradevolissimo. Proseguiamo per il vicino paese di Barberino Val d’El- sa dove si è di recente sviluppata una nuova attività inau- gurata da una azienda agricola della zona. Lungo la stra-

Fig. 4. Carta ecologica di Lea Bilanci

artigianato artistico e tradizionale in chianti 109 da della Valle verso l’antico bor- go di Tignano, poco distante e immersa tra colline e vigneti in un panorama dalle sfumature e dai contorni quasi irreali, si rag- giunge una colonica abitata da una famiglia che ha scelto di al- levare liberi in questo mirabile paesaggio, animali nativi delle Ande, molto docili che per la loro bellezza e simpatia aggiun- gono una nota di colore e ori- ginalità: La valle degli Alpaca è infatti un allevamento di circa settanta alpaca destinati alla Fig. 5. Alcuni alpaca a Barberino produzione dell’omonima qua- lità di lana (dai 2,5 ai 4 kg di lana all’anno) (fig. 5). Mor- bidissima e avvolgente la lana d’alpaca è un tessuto sem- pre più richiesto sul mercato e rappresenta qui un uni- cum produttivo di altissima qualità.

La selezione delle aziende è stata realizzata a discrezione degli autori e non può considerarsi in alcun modo esaustiva rispetto alle aziende presenti nell’a- rea citata. Si ringraziano le aziende artigiane per la disponibilità a collabo- rare durante la fase di ricerca. Grazie a Aldemaro Becattini, Roberto Berti, Omero Soffici e Renato Stopa- ni; il personale delle pro loco di Impruneta e di San Casciano, l’ufficio turi- stico di Castellina in Chianti e per le immagini gentilmente concesse il Con- sorzio del Marchio Storico del Chianti Classico. Un ringraziamento partico- lare va a Rino Capezzuoli per il sostegno operativo generosamente offertoci. Per una lettura specifica sul territorio chiantigiano si invita alla lettura di: E. Massei, Artigianato del Chianti, radici, modelli e tradizioni, Viterbo 2000. E. Bosi - G. D’Eugenio - M. Lorenzi - I. Moretti, Chianti, storia e iti- nerari, Firenze 2003. Si suggeriscono poi le riviste: «Greve in Chianti 2005», con il patrocinio del Comune di Greve in Chianti; «InChianti» periodico bimestrale; «Chianti travel, Country life», con il patrocinio del Consorzio del Mar- chio Storico del Chianti Classico. Foto di Benedetta Zini. museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 110 Aziende artigianali sulla via per Tavarnelle

San Casciano bottega d’arte di mauro nesi omero soffici via Borghetto, 20 via iv Novembre, 71 50028 Tavarnelle Val di Pesa 50026 San Casciano Val di Pesa tel 055.8077904 tel e fax 055.8229682 [email protected] il tarlo San Donato in Poggio di Alessio Strappa & C. museo emilio ferrari via Machiavelli, 13 di cultura contadina 50026 San Casciano Val di Pesa per informazioni contattare: tel 055.8290339 Associazione Culturale il fabbro del chianti Pro Loco San Donato in Poggio via de’ Fossi, 13-15 via del Giglio, 47 50026 San Casciano Val di Pesa 50020 San Donato in Poggio tel 055.8290364 tel e fax 055.8072338 www.ilfabbro.com [email protected] emilio nesi francesco del re via de’ Fossi, 3 via Benvenuto Cellini, 206 50026 San Casciano Val di Pesa 50028 Tavarnelle Val di Pesa tel 055.820691 tel 055.8070169 fax 055.8070168 www.francescodelre.com Sambuca Val di Pesa (variante) i ricami di lucia sestilio silei via Torricelle, 22 via Aldo Moro, 58 50020 Sambuca Val di Pesa 50028 Tavarnelle val di Pesa tel 055.8071441 tel 055.8076274 [email protected] lea bilanci Villa Regoli Tavarnelle Val di Pesa strada di Bonazza, 11 luca taiti 50028 Tavarnelle Val di Pesa via dell’Artigianato tel e fax 055.8050164 50028 Tavarnelle Val di Pesa tel e fax 055.8050350 Barberino Val d’Elsa la valle degli alpaca simone parti Azienda Agricola Gistri Anto- via dell’Artigianato, 22 nella 50028 Tavarnelle Val di Pesa via Uliveto, 12 tel 055.8077406 50021 Barberino Val d’Elsa fax 055.8077830 tel e fax 055.8059209 [email protected] www.lavalledeglialpaca.com

artigianato artistico e tradizionale in chianti 111 GreveGGre vee I prodotti tipici del Chianti: alla scoperta del Peposo e del Chianti dei colli fiorentini

Maria Pilar n direzione San Casciano, Tavarnelle e Barberino, Lebole partiamo alla scoperta di un nuovo affascinante an- e Benedetta I Zini golo di Toscana, con i suoi sapori e i suoi prodotti ti- pici. Siamo in Chianti anche qui, seppure nel versante senese. La strada che accompagna questo viaggio è la via Cassia che, seppure non corrisponda all’antica stra- da romana, è stata a partire dal xv secolo e fino alla co- struzione dell’Autostrada del Sole, l’unica via di comu- nicazione tra Firenze e Roma. La usavano i pellegrini in viaggio per la Santa Sede e proprio per questo oggi, in accordo con l’antica tradizione, è costellata di oste- rie, taverne, ristoranti che sono i diretti discendenti de- gli antichi punti di ristoro utilizzati dai viandanti. Immersi, quasi ingoiati dai verdi boschi circostanti, la sensazione che si prova percorrendo questa antica via è quella di rivivere in campagna le stagioni dei nostri avi rinascimentali. Questo lembo di Chianti, a metà tra Siena e Firenze, ha mantenuto quasi intatte le ca- ratteristiche di ruvida, ma accogliente ospitalità tipica della più tradizionale campagna Toscana. I folti boschi che circondano la via Cassia hanno ospitato le battu- te di caccia dei nobili fiorentini fin dai tempi più an- tichi. Passando di qui, e ammirando le belle ville ar- rampicate sulle dolci colline, non è difficile immagi- narsi i grandiosi banchetti che venivano imbanditi da queste parti. Le abbondanti portate di carne, soprat- tutto cacciagione e pollame, servite in forma di pre- giati arrosti, venivano generalmente accompagnate da salse succulente e particolarissime, dal gusto agrodol-

113 ce o piccante. Primo fra tutti è l’agresto, il condimen- to per eccellenza già nel Medioevo, sempre presente sulla mensa. Dal gusto piacevolmente acidulo, ma non aggressivo, era preparato con grappoli di uva acerba (che veniva raccolta nel mese di luglio e perciò detta “lugliatica”), la quale veniva mostata in un piccolo ti- no ed esposta al sole in una botticella, originando co- sì questo preparato. Anticamente, inoltre, si riteneva che il condimento con spezie particolari e l’uso di abbondante pepe, favoris- sero la digestione di carni ricche e caloriche come la selvaggina. Seppure quest’uso sia stato presto sop- piantato in favore di una cucina molto più semplice e spartana, tipicamente toscana, c’è anche da dire che le spezie avevano il pregio assolutamente non secondario di riuscire a nascondere, o almeno a camuffare, l’odo- re a volte un po’ “passato” delle carni, che certamente non venivano conservate in frigorifero. Rispettano l’antica tradizione gastronomica del terri- torio anche la carne e i salumi di cinta. Il maiale di cin- ta senese è l’unico suino conosciuto negli allevamenti del Chianti fino allo scorso secolo. In prossimità di San Casciano esiste addirittura una “Compagnia della Cin- ta”, dove vengono allevati i tipici suini nel rispetto del- la più antica tradizione, che attribuisce alle carni un gusto unico e particolarissimo. Per riconoscerlo biso- gna sedersi a tavola e ammirarne il suo colore rosso in- tenso e gustarne i saporiti prodotti, in particolare il ca- pocollo, la spalla, il prosciutto e la pancetta. Passeggiando attraverso la via che da Impruneta ci por- ta verso Barberino, scopriamo infiniti segreti enoga- stronomici che ci rivelano una cucina schietta e un po’ rude, piena di gusto grazie ai suoi ingredienti genuini e semplici e alle ricette popolari, tramandate di madre in figlia, che racchiudono tutto il fascino del loro no- bile e antichissimo passato. museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 114 Mille leggende ci accompagnano lungo questo viaggio: forse alcune di queste racchiudono un’antica verità, op- pure sono solo il risultato di una tradizione popolare un po’ burlona, come quella che racconta l’origine dei fa- gioli all’uccelletto. L’uso di condire i fagioli con un com- posto speziato, sarebbe infatti nato in una vecchia oste- ria dislocata da queste parti, a causa di un errore di un vecchio oste che avendo fatto cadere inavvertitamente il condimento del girarrosto (composto d’arista, fegatelli, uccellini e patate) nella pentola dei fagioli, per rimedia- re all’errore aggiunse abbondante vino e nacque così uno dei piatti più antichi e amati della cucina Toscana.

Un “gustoso” itinerario per Tavarnelle Imbocchiamo la via dal paese di Tavarnuzze, a poca di- stanza dall’imponente Certosa del Galluzzo. Prima di partire però facciamo una piccola deviazione in dire- zione di Impruneta, la patria del cotto fiorentino e del peposo, gustoso piatto di carne stufata dal sapore pre- potente e piccantissimo, che fin dal Rinascimento ri- scaldava le membra e rinforzava gli animi dei maestri fornaciai di Impruneta. La tradizione vuole che Filip- po Brunelleschi, in visita a Impruneta per procurarsi gli embrici per la costruzione della famosa cupola del duomo fiorentino, dopo aver assaggiato questo piatto ne fosse rimasto talmente colpito da portarne la ricet- ta fino a Firenze. Si tratta del peposo imprunetino, cu- cinato all’antica, dove un saporito vino Chianti sosti- tuiva l’attuale salsa di pomodoro: tutto da provare. Ma riprendiamo la via Cassia in direzione di San Ca- sciano. È una sensazione curiosa quella che si prova percorrendo questo primo tratto di strada, ci sembra quasi di essere inghiottiti in una gola verde. La cam- pagna circostante è prepotente e aggressiva, ci lascia uno spazio angusto per il passaggio, ma è lei la prota-

i prodotti tipici del chianti 115 gonista assoluta e sfacciata del nostro viaggio (fig. 1). Pochi metri più in là, scorgiamo invece spazi collino- si a perdita d’occhio, ordinati e rilassanti. Il tratto di strada che attraversa l’ultimo lembo del Chianti fio- rentino è caratterizzato da un continuo intervallarsi di un paesaggio boscoso e aggressivo e colline a perdita d’occhio con ordinati filari di vite.) Qui, proprio sulla via Cassia incontriamo la Trattoria di’ sor Paolo, un locale accogliente che sa proporre piat- ti tipici toscani, come la minestra di farro, le pappar- delle di cinghiale e lo squisito dessert di prugne di’ sor Paolo, derivata da una antica ricetta di famiglia. Come nell’area grevigiana del Chianti, anche qui è il vino il vero protagonista dell’economia locale, sebbene meno conosciuto dal turismo nazionale e internazio- nale, che viene generalmente attirato dalla notorietà dell’altro tratto di Chianti (fig. 2). Dal 2000 il Chian- ti Colli Fiorentini – così i viticoltori di questa zona han- no voluto tipicizzare il loro prodotto e distinguerlo dal Chianti Classico – ha dato vita a una politica attenta e costante di promozione e valorizzazione dell’area e dei suoi prodotti: degustazioni, itinerari tematici, manife-

Fig. 1. La campagna del Chianti museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 116 stazioni, fiere, mercati, tutto nell’in- tento di far conoscere questo tratto di Chianti per includerlo negli itinerari toscani del grande turismo. Arrivati a San Casciano, procediamo lungo la via Machiavelli che ci con- duce in direzione della piazza princi- pale del paese. Incontriamo L’osteria del popolano, con un’architettura che ricorda vagamente un tipico bistrot parigino (fig. 3). Tutt’altro che euro- pea è invece la cucina. Da non per- dere il peposo alla fornacina con fa- gioli cannellini e da assaggiare asso- lutamente il papero al melarancio, cucinato ancora seguendo l’antica ri- Fig. 2. Cantine cetta locale. Per gli appassionati di formaggi da notare le varianti di pecorino alle mele e al peperoncino che vengono prodotte da un pastore sar- do nelle vicinanze di San Casciano. Tra i salumi, tutti rigorosamente di produzione propria, veramente spe- ciale è il fiocco di prosciutto al ginepro.

Fig. 3. San Casciano. Osteria Caffè del Popolano

i prodotti tipici del chianti 117 Ma riprendiamo la via per dirigerci verso Mercatale. Lungo la strada incontriamo alcune fattorie che pro- pongono la vendita diretta di prodotti locali. Tra que- sti la Fattoria di Cigliano, a due chilometri da San Ca- sciano seguendo le indicazioni per Empoli, dove il vi- no viene ancora invecchiato all’interno delle originali cantine della villa risalenti al Quattrocento. Sempre rimanendo nella zona, ci spostiamo in località Montefiridolfi, dove vale la pena una breve visita al Castello di Bibbione, antica dimora di Niccolò Ma- chiavelli, gestito ancor oggi dalla rappresentante di un ramo della famiglia. Il castello ha origini antichissime, la prima costruzione risale addirittura al ix secolo. Fu feudo dei Buondelmonti e degli Sforza Aldobrande- schi, finché fu acquistato nel 1511 da Niccolò Machia- velli. Una volta qui, e dopo esserci concessi una visita allo splendido castello, facciamo una sosta in fattoria per approfittare della degustazione dei prodotti locali: vini, vinsanto e un ottimo olio d’oliva. Prima di lasciare San Casciano, ci fermiamo a Villa Montepaldi, antica dimora medicea, attualmente di proprietà dell’Università degli Studi di Firenze. Qui la facoltà di Agraria svolge una intensa attività didattica e di ricerca. Oltre alla produzione di ottime varietà di vino e di olio e agli studi sui seminativi, è stata istitui- ta una zona di ripopolamento di selvaggina. Riprendendo la via in direzione Mercatale, questa ci of- fre lo spunto per una piccola digressione sull’olio d’oli- va. Prodotto d’eccellenza un po’ in tutta la Toscana con il suo colore verde intenso e il suo gusto forte e piccan- te che lo rendono unico e particolarissimo, l’olio del Chianti in genere ha sempre vissuto un po’ all’ombra del ben più rinomato e celebrato vino. Per promuovere e far conoscere a tutti questo squisito prodotto, il paese di Mercatale dal 2005 ospita una manifestazione ad hoc: Mercantolio. L’occasione offre la degustazione e l’acqui- museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 118 sto dei migliori olii del Chianti, ottenuti rigorosamente con spremitura a freddo attraverso imponenti macine di pietra, co- me vuole l’uso toscano da sem- pre (fig. 4). Intanto dal 2000 gli olii del Chianti si fregiano del prestigioso marchio dop e si so- no riuniti in un consorzio (Consorzio dop del Chianti Classico) che conta circa 260 so- ci e che dalla sua nascita ha tri- plicato la produzione annuale (30.000 kg nel 2000/100.000 Fig. 4. Le olive del Chianti kg nel 2004), con ottime pro- spettive per gli anni a venire. Usciti dall’abitato di Mercatale e subito dopo il bivio per Badia a Passignano, entriamo nella frazione di Rignana. Qui, un ristorante sul ciglio della strada ci apre le porte a un’altra tradizione gustosa tipica di zona: la cacciagio- ne. In queste zone la caccia è praticata da sempre. Tante le nobili famiglie fiorentine che avevano le loro tenute in quest’area: abbiamo ricordato poco fa i Machiavelli, ma anche i Medici, i Corsini. Varcando la porta della Can- tinetta di Rignana e dando una veloce occhiata al menù si capisce che dal Cinquecento a oggi poco è cambiato: cacciagione di ogni genere, cucinata in umido o alla bra- ce, così come vuole la semplice e spartana cucina tosca- na, arricchita con un po’ di pomodoro, ma niente di più. Il gusto della carne deve sentirsi appieno, non può esse- re soffocato da invadenti profumi. Ma riprendiamo la via per Tavarnelle, che deve il suo nome al latino Taberna. Questo era anticamente il principale punto di ristoro per i pellegrini che dal nord si dirigevano verso Roma. E Tavarnelle è rimasta pro- prio così: letteralmente disseminata di piccole osterie,

i prodotti tipici del chianti 119 agriturismi, ristoranti tipici e caratteristiche locande. Impossibile citarle tutte. I prodotti di zona sono prevalentemente vino e olio, come un po’ in tutta l’area del Chianti, ma Tavarnelle nasconde anche altre produzioni gastronomiche mol- to interessanti, seppure di minore entità e mantenute in una dimensione quasi familiare: ad esempio le mol- te varianti di formaggi, prodotti sia a pasta molle che dura, ma aromatizzati dall’aggiunta di alcune erbe pro- fumate. Interessante anche la produzione di miele, che si distingue per le molteplici profumazioni in base al- le diverse qualità di fiori. Infine una nota di merito va alla secolare tradizione degli insaccati, prodotti anco- ra oggi secondo le antiche ricette. Un’ultima sosta va riservata al paese di Barberino. Qui, nella Valle di Scheto, la terra è da sempre fertilissima grazie alla preziosa confluenza dei torrenti Agliena e Agliena Piccolo, che hanno dato vita a un habitat per- fetto per la coltivazione di piante particolari. Tra que- ste va ricordato lo Zafferano, la così detta “Zima”, un prodotto prezioso e rinomato in tutto il mondo, che fin dai tempi più antichi attirava a Firenze i mercanti di tutta Europa. A questo prodotto è stato intitolato un progetto lanciato da un’azienda agricola della zona. L’Accademia dello Zafferano prevede infatti la costru- zione di un immenso parco naturalistico all’interno del quale verranno introdotte svariate coltivazioni, tra le quali anche quella di questa pregiata spezia, ancora og- gi celebrata nella sua variante dei colli fiorentini da tut- ti i principali chef del mondo. Siamo giunti alla fine del viaggio. Dopo Barberino Val d’Elsa, la via Cassia prosegue lasciando il Chianti. Si può proseguire verso Siena, attraverso Colle Val d’El- sa e Monteriggioni, magari concedendosi anche una deviazione in direzione San Gimignano, ma questo è tutto un altro viaggio. museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 120 Enogastronomia sulla via Cassia

La selezione è stata realizzata a discrezione degli autori e non può considerarsi in alcun modo esaustiva rispetto alle aziende presenti nel- l’area citata. Si ringraziano le aziende enogastronomiche per la di- sponibilità a collaborare durante la fase di ricerca. trattoria di’ sor paolo azienda agricola via Cassia per Firenze, 38-40 di montepaldi 50026 San Casciano Val di Pesa via di Montepaldi, 12 tel 055.828402 50026 San Casciano Val di Pesa www.trattoriadisorpaolo.it tel 055.8228128 fax 055.8229491 osteria caffè del popolano [email protected] via Machiavelli, 34 ta3.members.beeb.net 50026 San Casciano Val di Pesa tel 055.8228405 la cantinetta di rignana fattoria cigliano via di Rignana, 13 via Cigliano, 17 località Rignana 50026 San Casciano Val di Pesa 50022 Greve in Chianti tel 055.820033 tel 055.852601 fax 055.8290719 [email protected] [email protected] www.lacantinettadirignana.it castello di bibbione via Collina, 66 azienda agricola la spinosa località Montefiridolfi via Le Masse, 8 50020 San Casciano Val di Pesa 50021 Barberino Val d’Elsa tel 055.8249231 tel 055.8075413 fax 055.8249231 fax 055.8066214 [email protected] [email protected] www.castellodibibbione.com www.laspinosa.it

i prodotti tipici del chianti 121

Glossario

Abbazia Della sua ampia produzione ricordia- Comunità di religiosi retta da un aba- mo gli affreschi nella chiesa di Santa te o da una badessa, indipendente Margherita dei Ricci a Firenze. dalla giurisdizione del vescovo. Con il termine si intende anche il com- Ampolla/ampollina plesso degli edifici appartenenti a ta- Suppellettile sacra, solitamente ha le comunità. corpo globulare e imboccatura stroz- zata; con il termine si intendono sia i Abside due contenitori, l’uno per il vino e Struttura a pianta semicircolare di una l’altro per l’acqua, adoperati nell’eu- parete di una chiesa, posta al termine carestia, sia i tre per gli olii sacri. della navata centrale e talvolta di quel- le laterali, coperta comunemente da Angelis, Nicola de (attivo a Napoli, una calotta a quarto di sfera. 1703-1733 ca.) Argentiere nato ad Avellino e attivo a Acquerello Napoli. Tra le sue opere ricordiamo il Tecnica di pittura che consiste nello Busto di san Gennaro per la cattedra- stendere su carta, pergamena o stof- le di Capua (1733). fa, colori mescolati a gomma arabica e stemperati in acqua al momento Antonio del Ceraiolo (quarto decen- dell’uso. Consente di ottenere effetti nio del secolo xvi). di trasparenza. Fu probabile allievo del pittore Lo- renzo di Credi, orientato verso un Affresco precoce ritorno al gusto classico, ri- Tecnica di pittura su supporto mura- scontrabile, ad esempio, nel Cristo in le che utilizza come legante la calce casa di Marta (1524, Staatliche Mu- dell’intonaco con la quale il muro è seum, Berlino). Difficile, a oggi, sta- preparato. bilire una precisa cronologia all’inter- no della sua produzione. Altare Tavola sulla quale il sacerdote celebra il sacrificio eucaristico. Argentatura V. doratura. Ambone Tribuna rialzata, chiusa su tre lati da un Arme parapetto e aperta nel quarto sulla sca- L’insieme costituito dallo scudo, da- linata d’accesso, dove il sacerdote sali- gli ornamenti e dai contrassegni ono- va per leggervi l’Epistola e il Vangelo. rifici di una famiglia o di un ente. Amigoli, Stefano (Firenze, notizie Aspersorio 1757-1812) V. secchiello. Seguace di Francesco Conti, fu pitto- re di gusto neoclassico, addolcito da Aula eleganze settecentesche e aggiornato Nell’architettura cristiana indica la sulla cultura figurativa cortonesca. navata unica di una chiesa.

glossario 125 Bacile può essere di varie forme (tondo, pia- V. mesciacqua. no, rigato). V. incisione; sbalzo. Basilica Edificio di culto con pianta rettango- Calice lare, divisa in lunghezza da colonne o Suppellettile ecclesiastica costituita pilastri in tre o cinque navate, con- da una coppa sostenuta da uno stelo clusa in un vano semicircolare detto e provvista di base. Viene usato per il abside, talvolta tagliata trasversalmen- vino che, durante la celebrazione eu- te da un transetto. caristica, diviene il sangue di Cristo. V. anche navata. V. anche patena. Battiloro Campanello Operaio addetto alla lavorazione del- Piccola campana portatile provvista l’oro per ridurlo in lamine o fogli sot- di impugnatura che serve da segnale tilissimi. durante le celebrazioni. V. anche cesellatura; doratura. Capitello Battistero Elemento architettonico che si inse- Edificio costruito in prossimità della risce tra la colonna e l’arco. chiesa per amministrarvi il battesimo. Il termine può indicare anche il luo- Capitolo go che, all’interno della chiesa, ospi- Collegio e assemblea di canonici, fra- ta il fonte battesimale. ti o religiosi, appartenenti a una cat- tedrale o collegiata. Il termine indica Borsa (o busta) anche il luogo in cui si tiene l’assem- Custodia piatta per contenere il cor- blea. Il libro dei c. è la raccolta delle porale formata da due quadrati rigidi deliberazioni di tale collegio. decorati; i suoi colori variano a se- conda del calendario liturgico. Si usa- Cartella va appoggiata sul calice. Tabella che accoglie iscrizioni o an- che semplici ornati, in tutte le arti. Broccato Tessuto a grandi disegni operati, di Cartegloria seta, lino, canapa, talvolta con fili Nome indicante ciascuna delle tre d’oro e d’argento, i cui intrecci mo- formule delle parti fisse della celebra- strano un caratteristico effetto in ri- zione eucaristica. Si intende anche la lievo. cartella che dal xvi secolo viene usata sull’altare durante la Messa, come Bulino promemoria delle formule. Utensile costituito da una piccola asta d’acciaio, con punta a becco, e da Cartiglio un’impugnatura di legno. Il b. pro- Elemento decorativo, disegnato o duce un taglio acuto, mentre quello scolpito, che riproduce una pergame- della ciappola, strumento analogo, na o un rotolo, disteso o avvolto, sul museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 126 quale sono riportati passi biblici, matea, che regge quasi sempre il len- iscrizioni o stemmi. zuolo usato per deporre il Crocifisso; Nicodemo, raffigurato con un vaso di Catino aromi) e quattro donne (la Madon- Semicalotta che conclude superior- na, santa Maria Maddalena e le due mente un’abside o una nicchia semi- sorelle della Vergine). circolare. Conti, Francesco (Firenze, 1681-1760) Cesellatura Tra i più noti pittori toscani del Sette- Operazione di modellatura della su- cento, influenzato dai modi di Seba- perficie di oggetti in metallo, esegui- stiano Ricci e aggiornato sull’esperien- ta mediante cesello. za di diverse scuole artistiche, maturò uno stile elegantissimo e brillante, ca- Cesello ratterizzato da accese gamme cromati- Strumento non tagliente e di fogge che. La Madonna col Bambino e i santi differenziate che, battuto con un Silvestro papa, Paolo e Caterina d’Ales- martelletto su una lastra metallica, sandria (1738), dipinta su commissione abbassa la sua superficie senza aspor- dei Rucellai per la chiesa di Sant’An- tarne la materia. drea a Montecarlo Valdinievole, è rico- V. anche cesellatura e sbalzo. nosciuta come il suo capolavoro.

Ciborio Convento Tabernacolo di marmo situato solita- Complesso architettonico proprio de- mente sopra l’altare maggiore, nel gli ordini mendicanti; al contrario dei quale si custodisce la pisside; chiuso monasteri, non è dotato di autonomia spesso da uno sportellino in materia- all’interno dell’ordine. li preziosi e variamente decorato. Si intende anche la pisside stessa. Corale Canto liturgico di comunità religio- Codice sa; nome dato anche ai codici che Manoscritto antico composto da più contengono i canti corali, cattolici o carte rilegate a libro, prima di papiro e protestanti, indicati con nomi speci- poi di pergamena, contrapposto al vo- fici a seconda del loro uso liturgico. lumen, cioè all’insieme di fogli avvolti V. anche codice. a rotolo. I c. accoglievano spesso ricche decorazioni miniate (v. miniatura). Cornice L’uso si diffuse dal i secolo d.C. e per- Profilo aggettante che articola la su- durò fino all’invenzione della stampa. perficie degli edifici segnando il bor- do di un elemento architettonico Compianto (piani, finestre, porte ecc.); il termi- Tale iconografia, nella versione più ne indica anche l’elemento impiega- completa, prevede sette figure aduna- to per inquadrare e isolare un sogget- te intorno al corpo di Cristo deposto. to, pittorico o plastico, dall’ambien- Si tratta infatti di tre uomini (Gio- te circostante; generalmente in legno, vanni Evangelista; Giuseppe d’Ari- stucco o disegnata.

glossario 127 Corporale Damasco Piccolo panno quadrato di lino, di- Tessuto operato di seta con ordito e steso al centro dell’altare durante e al trama dello stesso colore, che danno termine della Comunione o quando forma a disegni lucidi su fondo opa- si espone il Santissimo Sacramento. co. Di antichissima origine, tale arte V. anche borsa. raggiunge l’eccellenza, verso il xii se- colo, nella città di Damasco. Croce Formata da due assi, uno verticale e uno Dandini, Pier (Firenze, 1646-1712) orizzontale, che si intersecano fra loro, Pittore fecondissimo, fece proprio lo è divenuta, con o senza il Crocifisso, il stile di Pietro da Cortona, che elaborò simbolo principale del cristiano. in narrazioni ricche di figure in mo- C. d’altare: posta su piedistallo e ap- vimento, aggiornandosi anche sulla poggiata all’altare, con Cristo in rilievo. pittura del Correggio. La Cupola di C. astile: sorretta da una lunga asta, è Santa Maria Maddalena de’ Pazzi portatile e viene utilizzata per aprire (1701) è oggi considerata il capolavo- le processioni. Ha due lati figurati: in ro dell’artista. quello anteriore è solitamente rap- presentato il Cristo, in quello poste- Doratura riore i simboli evangelici. Tecnica usata per l’applicazione del- l’oro su diversi supporti: legno, per- Crocifissione gamena, cuoio, carta, pareti ecc. L’o- Culmine della Passione di Cristo, la ro è applicato in lamina o in polvere, sua rappresentazione mostra Gesù in- secondo diverse procedure; per la do- chiodato a una croce eretta fra altre ratura di superfici in metallo, analo- due, destinate a due ladroni. I quattro gamente alla tecnica dell’argentatura, Vangeli variano nella sua descrizione, si procede con l’amalgama: lega di oro ma tutti concordano sulla presenza di puro, o argento, e mercurio che, ste- alcune donne all’accaduto, fra le qua- sa sul metallo opportunamente pre- li Maria madre di Gesù, Maria madre parato e riscaldato, comporta l’eva- di san Giacomo minore e Maria Mad- porazione del mercurio e l’adesione dalena. Giovanni solo indica la propria del metallo prezioso al supporto. presenza alla Crocifissione. V. anche Compianto. Dossale Drappo lavorato per la copertura di Cuspide mobilio o oggetti di riguardo. Con il V. guglia. termine si intende anche il riquadro, contenente opera di pittura o di ore- Dalmatica ficeria, posto dietro l’altare o sul pia- Tunica bianca lunga fino al ginoc- no della mensa. chio, con ampie maniche, aperta ai la- ti, con due strisce color porpora rica- Edicola denti verticalmente, dette clavi. Vano, inserito nella superficie mura- V. anche tonacella. ria interna o esterna di un edificio, museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 128 composto da un coronamento a tim- Rinascimento gli animali e l’angelo pano poggiante su elementi a colon- continuarono a essere rappresentati na o pilastro, nel quale trova posto soltanto come semplici attributi dei una statua o un’immagine sacra. quattro evangelisti. Attributi secon- dari di tutti e quattro i santi sono il Effusio sanguinis libro e il cartiglio. La scena rappresenta il versamento di sangue dalle ferite inferte al Cro- Ex voto cifisso, più raramente la fuoriuscita Oggetto, esposto in luoghi sacri, rea- di sangue dalla pisside, a indicare lizzato e offerto in dono a divinità o l’avvenuto miracolo della transu- a santi per grazia ricevuta o in adem- stanziazione. pimento di una promessa. Empoli, Jacopo di Chimenti, detto l’ Fusione (Firenze, 1551-1640) È il processo per ottenere sculture o Prolifico pittore e disegnatore, di fa- rilievi mediante una colata di metal- miglia empolese, fu seguace di Santi lo fuso in uno stampo, ma comporta di Tito. Sostenitore di una riforma an- sempre una fase successiva di rifini- timanierista, sulle direttive del Conci- tura con cesello o altri strumenti. Si lio di Trento, fu profondamente lega- distingue una “fusione a pieno”, to ad Andrea del Sarto e al conterra- quando lo stampo è aperto e il me- neo Pontormo. La sua produzione tallo liquido lo riempie completa- spazia dai soggetti sacri a quelli profa- mente, e una “fusione in cavo”, che si ni ai molti ritratti. avvale di forme chiuse e richiede uno spessore molto sottile del metallo. Evangelici, simboli Nell’iconografia cristiana primitiva i Gherardini, Alessandro (Firenze, 1655- quattro evangelisti sono raffigurati Livorno 1726) come creature alate e con protomi Pittore estroso e lontano dalla cultu- animali. San Girolamo, alla fine del ra accademica, si formò nella botte- iv secolo, per primo associa e giusti- ga di Alessandro Rosi e subì quindi fica l’accostamento degli animali agli l’influenza del Correggio, dei Car- autori dei Vangeli: Matteo è rappre- racci e di Luca Giordano. La legge- sentato da un angelo perché il suo rezza delle sue figure e l’ariosa chia- Vangelo inizia con l’Incarnazione; rezza degli sfondi lo riconoscono tra Marco è un leone perché esordisce gli artefici della svolta fiorentina dal con la figura del Battista che «grida Barocco al Rococò. All’interno della nel deserto» con voce potente come sua vasta attività si ricordano i soffit- quella del leone; Giovanni è rappre- ti affrescati del palazzo Corsini (1692- sentato dall’aquila, l’uccello che vola 1696). più in alto nel cielo, perché la sua vi- sione di Dio è la più diretta; Luca in- Godefroy de Claire (attivo nelle de- fine con il toro, animale sacrificale, cadi centrali del xii secolo) perché il suo Vangelo inizia con il sa- Orafo e smaltatore nato a Huy (Bel- crificio del sacerdote Zaccaria. Con il gio), ma grande viaggiatore, fu a ca-

glossario 129 po di una fiorente bottega. Tra le sue li vengono ricoperti con una sostan- opere ricordiamo le due croci del Bri- za resinosa a scopo protettivo e/o de- tish Museum e del Victoria & Albert corativo. Museum di Londra. Lampada Gros de Tours La sua accensione è spesso legata ad Tessuto, in seta, lino ecc., a grosse atti liturgici, talvolta costituisce un ex maglie. voto; la luce emanata indica la pre- senza eterna di Dio tra gli uomini. Guadagni, Gaetano (attivo a Firen- ze, 1804-1836 ca.) Lampasso Erede di una fiorente bottega, lavorò Tessuto operato in filati di seta di gran- per la corte lorenese e per molte chie- de pregio, spesso arricchito con tra- se di Firenze e del territorio toscano. me d’oro e d’argento, dall’aspetto pe- Le sue opere sono caratterizzate da su- sante; costituito da una trama di fon- perfici lisce e levigate e dall’applica- do, solitamente in taffetà, con effetti zione di motivi decorativi usuali e, di trame supplementari che formano talvolta, ripetitivi. sulla stoffa un particolare disegno. Guglia Elemento architettonico di forma pira- Leggìo midale posto a coronamento di una Sostegno mobile su cui poggiano i li- struttura (porte, facciate, pannelli ecc.), bri liturgici, talvolta solidale con con funzione decorativa e portante. strutture del coro, da non confonde- re con l’ambone. Incisione Disegno eseguito sopra una superfi- Liseré cie dura, detta matrice, sia a mano, Ornamento a forma di nastro che co- mediante uno strumento a punta stituisce il bordo di un tessuto solita- (bulino, ciappola), sia chimicamente, mente di diverso colore. mediante sostanze corrosive, a scopo decorativo o per riproduzione a stam- Lorenzo di Bicci (1350 ca.-1427) pa. Per estensione, con il termine si Pittore dalla maniera sciolta e rapida, intende sia il complesso dei mezzi tec- rappresentante della corrente più tra- nici usati per la riproduzione a stam- dizionalista della pittura fiorentina del- pa, sia il prodotto ottenuto. la fine del xiv secolo, fu a capo di una importante bottega che ebbe tra i suoi Intaglio prosecutori il nipote Neri di Bicci. Tecnica di lavorazione a scavo. Si ot- tiene incidendo con strumenti me- Lucco tallici legno, marmo, avorio ecc. se- Indumento medioevale a foggia di guendo un disegno prestabilito. mantello non ampio, senza pieghe, che serra la vita. Laccatura Tecnica antichissima mediante la Lumeggiatura quale oggetti in legno o altri materia- Il tocco di luce che si dà a zone scure museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 130 di un dipinto per conferire loro risal- senta una Sacra Conversazione (Mu- to cromatico. seo d’arte sacra, Tavarnelle Val di Pe- sa). L’identità dell’artista è a tutt’oggi Lunetta (o lunula) discussa, così come l’attribuzione del- Supporto che sostiene l’ostia consa- le sue opere, nella quale si è concordi crata nell’ostensorio. solo su pochi dipinti; tra questi è la pala con i Santi Antonio Abate, Seba- Madonna col Bambino stiano e Rocco (Museo d’arte sacra, San L’iconografia bizantina della Madon- Casciano Val di Pesa) e i Cassoni del- na ieratica e frontale, con in braccio la collezione Campana. il Bambino vestito e benedicente, in piedi e di spalle alla Madre è presen- Manutergio te in Occidente già dall’vii secolo. In- Piccolo panno in lino bianco, di for- torno al xiv secolo si affermano inve- ma rettangolare, con il quale il sacer- ce tipologie che sottolineano l’aspet- dote, durante la Messa, si asciuga le to terreno e intimo del rapporto tra mani. la Madre e il Figlio, i cui vari atteg- giamenti e attributi identificano dif- Matrice ferenti tipi iconografici. Modello impiegato per ottenere la forma di stampa; realizzato in rame o Madonna del Parto ottone. V. Natività. Meliore (attivo nella seconda metà del Maestro di Marradi (attivo tra la se- secolo xiii) conda metà del secolo xv e i primi de- Pittore fiorentino, prese parte alla bat- cenni del secolo xvi) taglia di Montaperti (1260). Opera Anonimo pittore, formatosi accanto a chiave per la ricostruzione della sua Domenico Ghirlandaio, deve il nome attività è la pala, firmata e datata 1271, convenzionale a un gruppo di cinque raffigurante Cristo benedicente fra san dipinti ora alla Badia di Santa Repara- Pietro, la Vergine, san Giovanni Evan- ta al Borgo presso Marradi, nucleo gelista e san Paolo (Galleria degli Uffi- centrale del corpus delle sue opere. Pur zi, Firenze) caratterizzata da un ele- mostrando un costante aggiornamen- gante gusto decorativo, incisività to sulle novità fiorentine del suo tem- espressiva e una marcata impronta bi- po, la sua produzione testimonia l’in- zantina, che si accompagnano a ca- clinazione a perpetrare schemi figura- ratteri fisionomici personalissimi. tivi e modelli del passato. Tra le sue Ancora di controversa attribuzione il opere ricordiamo la Madonna col corpus delle sue opere. Bambino e santi di Marradi, (1498). Mensa Maestro di Tavarnelle o dei Cassoni Il piano dell’altare. Campana (attivo tra la fine del secolo xv e i primi decenni del secolo xvi) Mesciacqua Anonimo pittore ghirlandaiesco, de- Recipiente con beccuccio che veniva riva il nome dal dipinto che rappre- utilizzato nelle liturgie solenni per la

glossario 131 lavanda delle mani insieme a un piat- Montini, Giovanni (attivo tra il 1600 to fondo detto bacile. e il 1650 ca.) Pittore vicino alla bottega di Jacopo Miniatura Vignali, dalla maniera di morbida e Arte di illustrare e decorare grafica- ambigua sensualità. Delle poche mente testi manoscritti. “Miniare”, opere note la Madonna con santa che significa colorire in rosso, deriva Caterina, santa Maddalena e una dalla parola minium con la quale nel donna, nella Badia Fiesolana, che Medioevo si indicava il cinabro o sol- presenta una data mutila (164?), è furo di mercurio, di colore rosso vi- l’unico punto fermo nella sua cro- vo, usato per dipingere le iniziali de- nologia. gli antichi codici. Per estensione si in- tende qualsiasi dipinto di piccolo for- Natività mato eseguito con minuzia di parti- La scena è solitamente ambientata in colari. una casupola diroccata, simbolo del- V. anche codici. l’antica legge decaduta con la venu- ta del Redentore. L’immagine della Monastero Madonna adorante accanto alla Luogo dove vive una comunità di mo- mangiatoia, come molti particolari naci; la sua tipologia si consolida in dell’iconografia tradizionale, deriva Oriente nel v secolo e in Occidente nel dalla devozione medievale e ricorre vi, strutturandosi in un complesso abi- prevalentemente nell’arte occiden- tativo autonomo, che spesso ammini- tale, mentre gli artisti bizantini sole- strava estesi terreni e patrimoni. vano rappresentare una vera e pro- pria scena di parto. La figura di Giu- seppe diviene frequente ai tempi del- Monogramma la Controriforma, grazie soprattutto Unione o intreccio di due o più let- alla promozione che fece del suo cul- tere. to santa Teresa d’Avila. Monogramma di Cristo: intreccio delle lettere greche x (chì) e p (rho), Navata iniziali della parola greca “Christòs”, La parte di una chiesa delimitata da cioè Cristo, oppure quelle di ixtus due file longitudinali di colonne o pi- (pesce) e xpistos (Cristo), due ter- lastri. Quando la chiesa non è scom- mini che al tempo stesso erano sim- partita in più navate si dice ad aula. boli convenzionali dei cristiani; si tro- vano in uso a partire dal ii secolo. La Navicella sigla può anche essere formata dalle È il contenitore dell’incenso destina- lettere latine i, h e s, a volte sormon- to a essere deposto sui carboni arden- tate dalla croce, a indicare l’espressio- ti del turibolo, mediante un cucchiai- ne: “(vincerai) con questo segno”, con no di metallo. riferimento alla croce sovrastante. Monogramma della Vergine: intrec- Neri di Bicci (Firenze, 1419-1491 ca.) cio di due m, allusive al nome di Ma- Pittore fiorentino nipote di Lorenzo ria, Madre di Gesù. di Bicci, ereditò la bottega del padre museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 132 nel 1452. Pur mantenendo uno stret- raggiante, entro il quale l’ostia consa- to legame con il gusto gotico della crata è esposta all’adorazione dei fe- bottega paterna, elaborò un persona- deli. le stile eclettico che palesa la rivisita- zione dei grandi artisti del secondo Pace Quattrocento fiorentino. Della sua Tavoletta, spesso in metalli preziosi e vasta produzione ricordiamo la Ma- decorata, raffigurante un’immagine donna col Bambino in trono fra quat- sacra, utilizzata per la preghiera per- tro santi, del 1452 (Museo Diocesano sonale o presentata al bacio dei fede- di San Miniato, Pisa). li per il perdono.

Niccheri, Egisto Pala d’altare Pittore toscano attivo nella seconda Grande tavola, dipinta o scolpita, si- metà del xix secolo. tuata sull’altare; talvolta si compone di più pannelli (v. anche polittico). Si Nicchia trova spesso inserita in una ricca cor- Cavità aperta nel vivo di un muro che nice oppure nella struttura architet- contiene spesso una statua: può ave- tonica dell’altare stesso. La sua parte re pianta semicircolare, rettangolare o inferiore si chiama predella. poligonale. Paliotto Paramento anteriore dell’altare posto Olio (pittura a) sotto la mensa, generalmente di mar- Tecnica di pittura su tela o tavola che mo; può anche essere in avorio, ar- utilizza pigmenti impastati con olii gento, o in tessuti ornati e ricamati. grassi, con l’aggiunta di olii essenzia- li, al fine di rendere i colori più tra- Palla sparenti e meno vischiosi. Terminato Piccola tela inamidata di forma qua- il dipinto viene stesa una vernice pro- drata, collocata, prima dell’offerto- tettiva, talvolta mischiata diretta- rio, sopra la patena e, dall’offertorio mente ai colori, per conferire loro in poi, sopra il calice. maggiore brillantezza. L’impiego del- l’olio come emulsionante consente di Palmatoria ottenere un’ampia gamma di pig- Porta candela circolare, schiacciato e menti e gradazioni cromatiche dovu- dotato di manico, utilizzato per la let- te anche alle diverse modalità di ap- tura del Messale. plicazione del colore. Nota fin dal- l’antichità, tale tecnica è perfezionata Pannello dai fiamminghi sul finire del Quat- Riquadro ornamentale scolpito o di- trocento, in concomitanza con l’in- pinto. Si intende anche ciascuna par- venzione della tela libera su telaio. te di un polittico.

Ostensorio Paramento Arredo sacro, a forma di tempietto o, I paramenti liturgici sono l’insieme in tempi più recenti, di disco solare delle vesti indossate dai celebranti du-

glossario 133 rante la liturgia cristiana e, per esten- Polittico sione, anche gli oggetti posti sull’alta- Dipinto o rilievo formato di tre o più re e i drappi decorativi. pannelli uniti tra loro sia material- mente, da cerniere o cornici, che con- Patèna cettualmente, attraverso i soggetti rap- Piccolo piatto tondo, spesso in me- presentati. tallo prezioso, usato durante la Mes- V. anche pannello e cornice. sa per posarvi l’ostia consacrata e per coprire il calice. Predella La parte inferiore di una pala d’alta- Pianeta re, generalmente divisa in scomparti, Ampia veste liturgica con un’apertura dipinti o scolpiti. tonda per la testa, indossata dal sacer- dote durante la Messa; deriva dal man- tello da viaggio di antico uso romano. Presbiterio Spazio della chiesa intorno all’altare, Pieve riservato al clero officiante, spesso se- Primitiva comunità parrocchiale, in- parato dal resto della navata median- dicava la circoscrizione ecclesiastica te recinzione. rurale, diffusa nell’Italia settentriona- le e centrale, costituita da un territo- Presentazione al Tempio rio con una chiesa principale, con an- L’usanza ebraica di offrire un tribu- nesso battistero, che aveva giurisdi- to al Tempio di Gerusalemme per un zione sulle maggiori chiese del di- nuovo nato è accolta nell’iconogra- stretto o piviere; con la decadenza del- fia cattolica e rappresentata solita- la vita comune, le chiese sono diven- mente in un luogo sacro; costante è tate parrocchie autonome, compor- la figura del vecchio sacerdote Si- tando la dispersione dei beni comuni. meone, cui la Vergine affida il Bam- bino, e quella dell’anziana profetes- Pisside sa Anna che riconobbe in Cristo il Coppa di argento o di altro metallo Salvatore. prezioso, dorato all’interno e chiuso da un coperchio, in cui si conservano Punzonatura le ostie consacrate. Si conserva nel ta- Impressione di un marchio o cifra di bernacolo dell’altare. La tipologia più riconoscimento mediante punzone. frequente è a forma di croce. Punzone Piviale Utensile di acciaio che porta incisa a Lungo mantello aperto nella parte una estremità una lettera, un numero, anteriore e trattenuto sul petto da un o una cifra da incidere su materiali. fermaglio, usato durante le benedi- zioni e altre cerimonie cattoliche. Purificatoio Piccolo panno di lino che serve ad Piviere asciugare il bordo del calice e a pulire V. pieve. la patena. museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 134 Reliquia Sacro cuore Parte del corpo di un santo oppure og- Usato dai primi cristiani sui sarcofa- getto appartenente o legato alla per- gi o le pietre tombali, con apposto un sona di Cristo (la Croce), della Ma- segno cristiano (croce ecc.) per indi- donna o dei santi. care l’anima del defunto, il culto del- l’immagine è istituito soltanto nel Reliquiario xvii secolo. Custodia, di varie forme e materiali, per la conservazione delle reliquie. Sagrestani, Giovanni Camillo (Firen- ze, 1660-1751) Rossello di Jacopo Franchi (Firenze, Allievo a Firenze di Antonio Giusti e 1377-1456) Romolo Panfi, fu poi a Parma e a Bo- Seducente pittore allievo di Lorenzo logna. Insieme a Gherardini rinnovò Monaco, trasmise e diffuse, nel cor- la pittura fiorentina sui modi del ba- so del pieno Quattrocento fiorenti- rocco francese e di Luca Giordano, no, la grazia formale e il gusto dei rompendo con l’antica tradizione del particolari propri del linguaggio go- disegno in favore di una pittura rapi- tico. Sua, ad esempio, l’Incoronazio- da e a macchie. Molti furono i colla- ne di Maria (Galleria dell’Accade- boratori legati al suo stile e difficili da mia, Firenze). individuare.

Sacra Famiglia San Alberto di Sicilia Indica l’insieme delle figure della Patrono e protettore dell’ordine car- Madonna col Bambino e san Giu- melitano; il giorno della sua festa (7 seppe. Secondo una simbologia af- e 10 agosto), nelle chiese carmelitane fermatasi a partire dal xv secolo in viene benedetta mediante l’immer- Europa rappresenta la trinità terrena sione di una reliquia del santo una corrispondente alla Trinità celeste. certa quantità di acqua, che, distri- Gli aspetti iconografici prevalsi nel- buita agli ammalati, si ritiene abbia la la letteratura devozionale furono proprietà di rendere vigore e guarire quelli legati alla vita domestica o a dalle febbri, ragioni per le quali il san- episodi dell’infanzia di Cristo. La to è invocato. Suoi attributi sono la definizione è applicata anche alla veste carmelitana e il giglio. triade della Madonna col Bambino e san Giovannino e a quella della Sant’Antonio Abate Madonna col Bambino e sant’Anna. Rappresentato con la veste da eremi- ta, con un bastone e una campanella, Sacrificio di Isacco il diavolo spesso presente ai suoi pie- Sin dal Medioevo l’episodio è stato di è simbolo della vittoria sulle tenta- letto come una prefigurazione del sa- zioni, mentre il maiale che lo accom- crificio di Cristo: Isacco che porta la pagna richiama la consuetudine dei legna anticipa Gesù che trasporta la monaci medievali di allevare un por- croce sul Calvario e il montone è cellino per i poveri. È protettore dei simbolo di Cristo crocifisso. macellai, dei canestrai e degli anima-

glossario 135 li domestici ed è invocato contro le che avrebbe redatta durante l’esilio malattie infettive, in particolare l’her- nell’isola di Patmos, dove si recò pes zoster, popolarmente detto “fuoco scampato alle persecuzioni dell’im- di sant’Antonio”. peratore Domiziano (81-96): Que- st’ultimo lo avrebbe fatto immergere Santa Caterina in un calderone di olio bollente, dal Martirizzata su di una ruota dentata quale il santo sarebbe uscito illeso. e dichiarata Dottore della Chiesa, per L’agiografia lo indica autore del mi- la disputa vittoriosa con i sapienti pa- racolo della resurrezione di Drusiana gani, il suo culto, molto antico in e di quello, altrettanto diffuso, del ve- Oriente, è documentato in Occiden- leno, al quale egli sopravvisse tramu- te dall’viii secolo. È rappresentata tandolo in un serpente, frequente at- giovinetta in abito principesco. Suoi tributo del santo. Nella rappresenta- attributi sono il libro, la ruota denta- zione dell’Ultima cena compare a ta, la spada con la quale venne deca- volte con il capo appoggiato sul pet- pitata. È patrona delle giovinette, di to di Cristo ed in quella della Croci- tutte le arti liberali e di tutte le pro- fissione è raffigurato accanto alla Ma- fessioni che hanno a che fare con ruo- donna, che Cristo gli affida in punto te, lame e ferri acuminati; è protettri- di morte. Insieme a Pietro ed a suo ce anche di balie e nutrici. fratello Giacomo è tra gli apostoli che assistono alla Trasfigurazione sul San Francesco di Paola monte Tabor. Il simbolo che lo con- Santo calabrese vissuto nel xv secolo, traddistingue è l’aquila. fondatore dell’Ordine dei Frati Mi- V. anche Evangelici, simboli. nimi, è considerato protettore dei marinai e rappresentato con il basto- ne eremitico, il saio bruno e la scrit- San Giovannino ta charitas, motto che esalta la Ca- Ultimo profeta, primo santo e pre- rità, base della condotta di vita del cursore di Gesù Cristo. Istituì sulle ri- santo e dei suoi seguaci. ve del Giordano il sacramento del battesimo; battezzò anche Cristo e ri- San Gabriele, arcangelo conobbe in lui il Messia; suoi attri- Rappresentato tradizionalmente ala- buti sono l’agnello e la veste di pelli. to, con una veste bianca, mentre scen- Può anche reggere la ciotola per l’ac- de verso la Madonna o, più spesso, in- qua del battesimo o un favo di miele. ginocchiato e nell’atto di annunciar- Comune è la rappresentazione della Le la nascita di un figlio concepito sua testa mozzata portata su un vas- dallo Spirito Santo; solitamente reg- soio da un’ancella o da Salomè che la ge un giglio o un ramo di ulivo. aveva voluta in pegno. Una vita au- tonoma ha avuto l’iconografia del San Giovanni Battista bambino, detto san Giovan- Il più giovane tra gli apostoli, Figlio nino, raffigurato con la Vergine e Ge- di Zebedeo e Maria Salomè, è consi- sù Bambino, soprattutto a partire dal derato l’autore di uno dei quattro XVI secolo. Vangeli canonici e dell’Apocalisse, V. anche Sacra famiglia. museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 136 San Giuseppe vanda; raffigurata con lunghi capelli Marito di Maria e padre putativo di rossi, è rappresentata principalmente Gesù, è solitamente raffigurato come in due modi: prima della conversione vecchio canuto con barba e bastone; riccamente vestita e acconciata; dopo, i suoi attributi sono la verga fiorita e in abiti stracciati, con un mantello ai la colomba. suoi piedi e/o avvolta nei suoi stessi V. anche Natività capelli. Altri attributi di questa se- conda versione sono il teschio, il cro- San Lorenzo cifisso, una frusta, la corona di spine, La graticola è il suo attributo e me- gli occhi pieni di lacrime. moria del suo martirio; viene rappre- sentato giovane, tonsurato e vestito San Marco con la dalmatica. Primo diacono e Uno dei quattro evangelisti, tradizio- martire della Chiesa romana, è raffi- nalmente identificato con Giovanni gurato spesso in coppia con santo Ste- Marco, il figlio di una donna di Ge- fano, primo diacono della comunità rusalemme che aveva messo a dispo- cristiana di Gerusalemme al tempo sizione degli apostoli la propria casa, degli apostoli. per le loro riunioni, e con il giovane che, al momento della cattura di Cri- San Luca sto nel Getsemani, scappò lasciando Autore del terzo Vangelo e degli At- le sue vesti in mano ai soldati. Si unì ti degli Atti degli apostoli, fu, verosi- a Paolo e a Pietro insieme al cugino milmente, un greco convertitosi al Barnaba, fu quindi vicino a Paolo cristianesimo. Viene solitamente quando questo fu preso prigioniero a rappresentato intento alla scrittura Roma. La tradizione vuole che il Van- del Vangelo e con un toro. La tradi- gelo di Marco sia stato scritto a Ro- zione vuole che egli abbia eseguito un ma, città dove fu martirizzato duran- quadro che rappresentava la Madon- te l’impero di Nerone (I secolo). le sue na e per questo è considerato protet- reliquie sarebbero quindi state tra- tore degli artisti e raffigurato con ta- sportate a Venezia nel corso del IX se- volozza e pennelli. Non molto chia- colo. Attributo del santo è il leone. re sono le notizie sulla sua morte: for- V. anche Evangelici, simboli. se martirizzato, oppure morto in pa- ce a 84 anni in Bitinia, i suoi resti ven- San Martino nero successivamente portati a Co- Ufficiale romano, nato intorno al stantinopoli. 316/317 in Ungheria, ancora giovane V. anche Evangelici, simboli. si ritirò dall’esercito e divenne eremi- ta; nel 371 fu eletto vescovo di Tours. Santa Maddalena Viene rappresentato come soldato a Fin dal Medioevo e soprattutto dopo cavallo, con mantello e spada, o co- la Controriforma è l’esempio della pe- me vescovo, con pastorale e libro, con nitente. Tra i suoi attributi compare un’oca e talvolta con una coppa, sim- sempre il vaso di unguento usato per boli che richiamano avvenimenti del- cospargere i piedi di Gesù dopo la la- la sua leggenda.

glossario 137 San Paolo suoi attributi compare il cane, suo Spesso accompagnato all’immagine aiutante nell’episodio della guari- di san Pietro apostolo, fondatore in- gione del santo dalla peste, e, tal- sieme a lui della Chiesa, e simbolo del- volta, la conchiglia, simbolo dei pel- la sua componente ebraica, Paolo ne legrini. È considerato il protettore rappresenta quella pagana. Tra i suoi dei chirurghi, dei farmacisti, dei attributi è la spada, strumento del suo pellegrini, dei selciatori, dei ne- martirio; il libro o il cartiglio, che al- crofori e degli invalidi. ludono alla stesura delle Epistole. È invocato come protettore dei cordai, San Sebastiano cestai, teologi e panierai. È tradizionalmente raffigurato lega- to a una colonna o a un albero, tra- San Pietro fitto da numerose frecce, in ricordo Rappresentato nella tipologia dell’a- dell’esecuzione della condanna a postolo, talvolta indossa mitria e pi- morte cui riuscì a sopravvivere; ai viale, poiché fu il primo papa della suoi piedi può essere raffigurata l’ar- Chiesa cattolica. L’attributo che lo matura da soldato. È considerato il identifica è quello delle chiavi, simbo- protettore degli atleti, degli arcieri, lo dell’incarico conferitogli da Gesù di dei tappezzieri e dei vigili urbani, ed custodire le porte del cielo; altri attri- è invocato contro la peste, il cui buti sono: il gallo; la croce capovolta, morbo è rappresentato dalle frecce. strumento del suo martirio; più rara- mente la barca, segno del suo mestie- Santa Teresa d’Avila re, ma anche simbolo della chiamata Figura storica del xvi secolo (1515- con cui Cristo lo fece pescatore di uo- 1582), di famiglia aristocratica pro- mini. È protettore dei pescatori, dei veniente da Avila (Spagna), i suoi chiavari, dei ciabattini, dei mietitori, attributi si legano agli episodi della degli orologiai e dei portieri. sua vita, che la vede riformatrice dell’ordine carmelitano e fondatri- ce di molti conventi: la lancia in- San Raffaele, arcangelo fiammata, il cuore trafitto, l’angelo Citato solo nell’Antico Testamento, i munito di una lunga freccia, la col- suoi attributi non sono precisi, ma soli- lana. Le sono riservati anche la pen- tamente appare raffigurato vestito da na, in ricordo delle sue numerose pellegrino con bastone e bisaccia ac- lettera, e il libro della regola del suo canto al giovanetto Tobiolo, di cui gua- ordine. risce il padre cieco, mentre lo accom- pagna nel suo viaggio. È invocato come Santa Verdiana protettore dai mali e dalle infermità del Nata a Castelfiorentino nel 1182 da corpo e considerato il patrono dei vian- nobile famiglia, fu dedita fin dall’in- danti, degli infermi e degli adolescenti. fanzia all’orazione e all’astinenza; si racconta che la sua morte venne an- San Rocco nunciata dal suono improvviso di Solitamente rappresentato con il ba- due campane, non mosse da mano stone del pellegrino e la bisaccia, tra i umana. Il culto della santa, rappre- museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 138 sentata con gli abiti della congrega- Teca zione Vallombrosana, venne appro- Scatola metallica, dorata interna- vato da Clemente vii nel 1533 ed è mente, in cui si conserva la lunetta eu- tuttora popolare in Toscana. caristica.

Sbalzo Tela Arte e tecnica di decorazione usata Costituisce una delle superfici più usa- per i materiali preziosi, quali l’oro e te per la pittura a olio. Di lino o di ca- l’argento, ma praticata anche per il napa, talvolta anche in cotone, juta, se- rame e il bronzo. Consiste nel ri- ta o altre fibre, la sua tipologia varia di durre il metallo in lamina sottile per grossezza e intreccio a seconda delle ricavarne la raffigurazione voluta a epoche, dei luoghi e delle esigenze rilievo, modellandola in negativo, e espressive. Prima incollata su tavola, in operando quindi la rifinitura dal da- seguito fu tesa su telaio per favorire il vanti con il cesello e il bulino. trasporto dei dipinti; quest’ultimo uti- lizzo si diffonde dalla seconda metà del Secchiello xv secolo, sostituendosi definitiva- mente a quello su tavola a partire dal Piccolo recipiente che contiene l’ac- xvii secolo. Il termine indica anche l’o- qua benedetta. È usato insieme al- pera pittorica eseguita su tela. l’aspersorio, che è lo strumento con cui si asperge l’acqua, a forma di sfe- Telaio retta cava e bucherellata, con spu- gna interna e manico. Nell’arte della tessitura è il congegno che serve a intrecciare i fili dell’ordito con quelli della trama. Si intende anche Stucco l’inquadratura, in genere lignea, sulla Impasto a base di calce spenta, ges- quale viene tesa la tela per dipingere. so cotto e polvere di marmo, usato fin dall’antichità nella decorazione, Tempera soprattutto di interni, ottenuta con Tecnica pittorica che utilizza una mi- motivi a rilievo spesso dipinti o do- scela di colore in polvere sciolto in ac- rati; è lavorato umido e modellato a qua con l’impiego di vari agglutinan- mano o con stampi. Con il termine ti (emulsioni di uovo, latte, gomme, si intende anche il prodotto realiz- cere ecc.) non oleosi. Il supporto dei zato con questo materiale. dipinti a tempera è generalmente quello di pioppo. Le modalità del suo Tabernacolo utilizzo si sono differenziate nel tem- Edicola chiusa da uno sportello, po- po con il variare degli stili e della cul- sta sull’altare, in cui è conservata la tura artistica. Di largo impiego fino pisside. Con il termine si intende an- al diffondersi della pittura a olio. che una nicchia o una piccola cap- pella, posta lungo una strada o in- Tessuto serita nello spessore di un muro, Tecnica e arte che consiste nell’in- contenente un’immagine sacra. treccio di una serie di fili chiamati or-

glossario 139 dito e mantenuti paralleli e in tensio- luppato nei concili ecumenici dei pri- ne, con un’altra serie che vi si inseri- mi secoli, che vuole la natura unica e sce trasversalmente, chiamata trama, triplice di Dio. Di antica origine, è ottenuto mediante il telaio. I tessuti rappresentata come l’occhio al centro si dicono uniti quando l’intreccio di un triangolo, ma, a partire dal Tre- non presenta disegni speciali, opera- cento, la Trinità trova la sua formula- ti in caso contrario. Si distinguono tre zione più comune (e in seguito l’uni- tipi base di tessuto: la tela o taffetas, ca accettata dalla Chiesa) nel Padre con 2 fili di ordito e 2 di trama, con vecchio canuto e barbuto che ha da- uguale effetto al diritto e al rovescio; vanti a sé il Crocifisso, sovrastato dal- la saia, che sortisce un effetto diago- la colomba dello Spirito Santo dalla nale inclinato a destra o sinistra; il ra- quale promanano raggi luminosi. so (o satin): a seconda che sia più evi- dente l’ordito o la trama, si hanno ra- Trittico si ad effetto di ordito o rasi ad effet- Polittico costituito di tre pannelli uni- to di trama. ti fra loro. Timpano Turibolo Terminazione architettonica a coro- Suppellettile sacra, spesso preziosa- namento di un prospetto, general- mente argentata, formata da una cop- mente a forma triangolare, liscia o, pa con coperchio, sollevabile me- più spesso, decorata, a rilievo, deli- diante tre catenelle, che contiene un mitata dagli spioventi del tetto e dal- piccolo braciere (navicella), nel quale la parte superiore del prospetto che vengono fatti bruciare grani di in- viene così a costituire la base del trian- censo. golo. Ugolino di Nerio (Siena, notizie Tonacella 1317-1327) Sopravveste liturgica del suddiacono, Pittore italiano figlio di pittori, fu indossata nelle solennità. Il tessuto e stretto seguace di Duccio di Buonin- la forma sono uguali a quelli della dal- segna. Nel tempo il suo stile si di- matica del diacono, dalla quale si di- stingue da quello del maestro in dire- stingue per la minore ampiezza, le zione di un più accentuato goticismo, maniche più strette e l’assenza dei cla- di una maggiore spiritualità ed ele- vi (le due strisce di porpora verticali). ganza delle figure, probabilmente in- fluenzato da Simone Martini. Con- Transetto tribuì all’affermazione della cultura Navata trasversale che interseca il cor- figurativa senese a Firenze con com- po longitudinale della chiesa, di cui ha missioni prestigiose, tra le quali quel- la stessa altezza, dando all’edificio for- le per gli altari maggiori di Santa Ma- ma a croce; può essere a più navate. ria Novella e Santa Croce.

Trinità Vasi votivi Mistero della religione cristiana con- Sono il calice, la pisside, l’ostensorio, la tenuto nel Nuovo Testamento e svi- teca e la lunetta. Si possono intende- museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 140 re anche il corporale, la palla, il puri- Velo (del calice) ficatoio, il mesciacqua, le ampolline, il turibolo, la navicella, la patena, il sec- Quadrato di stoffa degli stessi colori chiello e l’aspersorio, la borsa del cor- liturgici dei paramenti, ricamato e porale, il velo del calice, il campanello, con al centro la croce o il monogram- le tre ampolle che contengono gli oli ma di Cristo, impiegato per coprire il sacri ecc. calice all’inizio e alla fine della Messa. Ventola Velluto Tessuto con superficie coperta di pelo, Attrezzo di legno di forma quadrata costituito da due orditi, uno per il tes- o rotonda, con uno o più viticci di suto di base (grosso taffetas o raso) e metallo, che si appende alle pareti per l’altro per il pelo, ottenuto mediante applicarvi i lumi. l’inserimento di un filo di cui si pos- Vergine col Bambino sono tagliare le sporgenze anellifor- mi. V. Madonna col Bambino.

glossario 141

English Translation The Museum of Sacred Art when it broke away from the Com- in Tavarnelle Val di Pesa mune of Barberino Val d’Elsa. What makes this part of the Tuscan countryside interesting is, more than The Museum of Sacred Art, adjacent the main town, the surrounding area, to the Parish Church of San Pietro in present in the history of Tuscany from Bossolo, is in a setting of incompara- the most ancient times and crossed by ble beauty, on a grandiose rampart roads that, tracing precise itineraries, that surrounds and supports the large explain the construction of parish square’s embankment, at the margins churches, monasteries, shrines, de- of Tavarnelle. The village’s original fensive castles from the dawn of name was Tavernule, from the Latin Christianity, through the Marquises word tabernula meaning “inn”; this is of Tuscany and Giovanni Gualberto, how it is referred to in documents be- from the feudal families of the Alber- ginning from 780 a.d. In fact, Tavar- tis and the Buondelmontis with their nelle was a post-stage between Flo- fortified castles up to the settlement rence and Siena for the change of of the major religious orders, Vallom- horses, and thus a way station that brosans, Franciscans, Carmelites, never had any importance as a village with their monasteries and convents. but derived its fortune from the road. The Museum is housed in the recto- The current Tavarnelle, made up of ry of San Pietro in Bossolo, one of the the union of three villages, (Tavar- most ancient parish churches in Tus- nelle; Borghetto with a Franciscan cany, whose origins go back to the first community – situated on the way that centuries of Christianity as the 1767 connected Florence with the Via discovery of the Christian tombstone Francigena (a Roman road) – and of Alemanna, who belonged to the Mocale – situated on the route that Alemanni family, demonstrates. The led to the castles and villages of Pogna tombstone – no longer in existence – and Marcialla), expanded together besides testifying to the presence of a with, and thanks to, the road devel- Christian cemetery or burial ground opment. near the church, had an inscription With the building of a bridge over the dating back to the year 424 a.d. The Pesa River in 1415, the Roman road be- importance of this area at the time of came one of the most important of the the late Roman Empire is revealed by Florentine area, contributing in a de- the toponymy: if Petrolio comes from cisive way to the demographic devel- Praetorius, important administrative opment of Tavarnelle. In the first half center, the word “bossolo” (according of the 19th century Tavarnelle was the to Biadi) possibly derives from the most populated village in the territo- Latin words buxula or pyxide, (S. ry of Barberino, but it became an in- Petrus in Pixide), a term used by the dependent commune only in 1893, Romans to indicate the case, made museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 144 from boxwood boards, in which pub- trative point of view. The Lombard lic money (both troops’ wages and kings had the right of “albergheria”, state revenues) were deposited. Nev- (i.e., in the Middle Ages it was the ertheless, the etymology of the word right reserved to kings and lords to be Bossolo has also been referred to a box- lodged at public expense), in a se- wood sapling, commonly called cluded place in the parish of San “bossolo”, as well as to a ballot box used Pietro in Bossolo in the early centuries for the “second ballots” of parties that of Christianity. In 1127 Corrado II, took place in the parish churches, Marquis of Tuscany, renounced this which were also the civil and admin- right, which had passed from the istrative meeting places for the parish’s Lombard kings to the imperial inhabitants (according to Repetti). legates, in favor of the Tuscan bishops, San Pietro was an ancient and very whose dominion in the area lasted for important parish church: as demon- some centuries. Bishops Atto, Gio- strated by the taxes paid after the Bat- vanni da Velletri and Gherardo con- tle of Montaperti amounting to 250 sidered the people of this parish bushels of wheat, as the major con- “faithful vassals” until they submitted tributor in the Florentine territory, to the Florentine Republic. and by the fact that twenty-four The rectory, whose façade originally churches were subordinate to it at that adjacent to the church and without an time, already reduced in number in arcade, was restructured (funditus the 14th century then going down to diruta) and made “very large and ten at the beginning of the 19th cen- comfortable” in 1508 by Andrea tury. In fact, excavations carried out Buondelmonti – parish priest of San- in 1967 revealed the presence of two ta Maria in Impruneta which he en- ancient buildings preexisting the cur- dowed with splendid gifts, afterwards rent church: one, a quadrangular hall metropolitan canon and then, in 1532, with two semi-circular apses (the orig- archbishop of Florence. Two years lat- inal church), the other with an octag- er, the same parish priest, generous onal central plan (the baptistery). benefactor, built the arcade in front of They both made up the baptistery- the church of San Pietro, giving the cathedral complex, similar to the il- rectory a new façade. An inscription lustrious urban example offered in on the rectory’s main door and the Florence by Santa Reparata’s and San 1514 pastoral Visit bear witness to the Giovanni’s or, in the nearby country- works promoted by Andrea Buondel- side, by the Sant’Appiano complex monti. with its baptistery which is separate During the 15th, 16th and 17th centuries, but next to the church. the Buondelmonti family obtained Also during the early Middle Ages, the patronage for the church of San the area continued to be an especial- Pietro and various family members be- ly important center from an adminis- came parish priests there. Beginning

english translation 145 from 1649, the patronage was shared Apostolic institutes referred to Saints with the Guicciardinis who eventual- Basil and Epiphanius. Under the ly became the absolute patrons. name of restoration you will find on- In the 17th century, the walls of the ly mutilation, alteration, defacing, church were plastered: the nave was done either out of unskilfulness or given a false vault with a fresco de- vanity, with very serious damage to the picting the Delivery of the Keys of Heav- arts and the ancient ecclesiastical dis- en to Saint Peter and they built the cipline” (Biadi, 1848, p.49). smaller vaults of the side aisles. In 1718, After the restoration work that took it was the parish priest Cosimo Fabbri place in the years 1946-47 under the who had the chapel on the left side aegis of the Monuments Bureau (that built so as to house the Virgin of the then had the main erected in Patronage that was moved from the ru- 1956), the church recovered its char- ined church of San Giusto in Petroio acter as a Romanesque edifice proba- and the following year, an altar of the bly built in the 11th century: a basili- Guicciardini patronage in the small can plan with a nave and two side left-hand aisle; finally, in 1742, he had aisles ending with three apses. The al- the church’s interior redone with gold- tars mentioned by Biadi have disap- colored “plastic ornaments made of peared and only the rich chapel com- plaster” on a red background. The in- missioned by the parish priest Cosi- ternal works in the church continued mo Fabbri to venerate the celebrated also in the 19th century: the bell tower image of the Virgin of the Patronage was erected in 1828 at the expense of (currently substituted by a copy) has the populace on the design of Pietro been preserved. This miraculous im- Turchi from Borghetto and the parish age had been transferred to the moth- priest Romualdo del Sarto had the er church of San Pietro in Bossolo current bells made for it; finally the “with festive pomp” in 1718 from the same parish priest had the baptismal oratory of San Giusto in Petroio. The chapel constructed and the en- favors obtained by the common peo- larged. The antiquity of San Pietro was ple by intercession of the Virgin no longer recognizable when, in 1848, helped to rapidly spread the cult of Biadi complained about the appear- this image to the point that in 1722 ance that had been altered over the they organized a confraternity under centuries by baroque superstructures: the name of the Patrocinio di Maria “looking around the interior of the Santissima, (i.e., Patronage of the Parish Church of San Pietro in Bosso- Most Holy Mary), presided by the lo you will find but a single evidence, parish priest of San Pietro. and perhaps not so convincing, of a In short, this is the essential informa- House of prayers built in the 4th cen- tion on the church that is an integral tury: I am speaking about the Tribune part of the museum itinerary. situated to the east, according to the To the left of the church’s façade, the museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 146 main door of the rectory leads to a de- The Museum of Sacred Art lightful little brick cloister. A double in Tavarnelle flight staircase leads to the first floor where formerly was the residence of The Museum of Tavarnelle is not an iso- the parish priest and canons of San lated reality but a tile in a mosaic that Pietro. Now it is the seat of the vicar- includes other similar museums such as ial Museum of Tavarnelle Val di Pesa the recently opened museums of San and partly still the home of the parish Martino in Gangalandi, of Impruneta, priest. A typically 17th century style of San Casciano Val di Pesa, Montes- characterizes the rooms. This is par- pertoli, Certaldo, Castelfiorentino etc., ticularly evident in the luminous and a tight network of small vicarial muse- soft colors of the walls (azure, beige, ums of sacred art, that in their totality yellow), but also in the naïve local constitute the scattered diocesan Muse- landscapes and Florentine views that um. The project, launched some time adorn some halls – not currently as- ago in collaboration with the See of Flo- signed to the Museum – that were rence, is totally new if we compare it to commissioned by the parish priest projects born a few decades ago. As close Romualdo del Sarto. in time as the 70’s of the last century, the Florentine See had planned a museum of sacred art to be opened in Florence; its chosen home was the Carthusian monastery of Galluzzo, an umpteenth structure that would further on gather works of art in Florence, with the open- ing of a museum for the cream of the crop of the area’s sacred art works. Such a project reflected the idea, in vogue in the past years, of museums as containers of “masterpieces” appreciated especially for their aesthetic values. The last few years have witnessed the de- velopment of a better understanding and a deeper historical awareness regarding the importance of “context” and the links that exist between art works and their place of origin; the concept of museum itself has evolved, it is now seen as an or- ganized structure in which each object acquires a critical dimension. These new points of view have achieved different re- sults, which we would like to describe.

english translation 147 Currently a work of art is seen as bear- but absolutely everything: from the 14th ing different qualities: important for its century panel to the 17th century paint- aesthetic value that makes it a “master- ing up to the candlesticks, even if of cur- piece”, it is equally important as a his- rent production. Some of these works ob- torical document. For some time now, viously are not displayed, but they are paintings are no longer taken away from kept in the museum’s storeroom. The pri- their original altars; whenever possible, ority is to preserve the unity of each they are put under light in their place of church’s patrimony. origin. Unfortunately, this is not always Actually, there is more. The final plan is possible: hence the necessity of creating to assemble inside these small museums small museums as the ultima ratio, the all of the archival patrimony. In such a last refuge for “homeless” works of art. way it is believed that the abandoned These shelters allow the art works that churches will be able to continue to no longer had the possibility of remain- transmit their history through their own ing in their original site, to remain at artistic patrimony and their own docu- least in their cultural context. In the spe- ments. cific case of Tavarnelle, the museum was Another fundamental aspect of these created around works of art that had by museums is to offer a valid contribution now lost their original location: they to the discovery of the area in which they had either been stored for some time in are situated, being a point of departure. the rectory of San Pietro in Bossolo or In fact, it is thought that, through an transferred to Florence in the storeroom acquaintance with its artistic patrimo- of Santo Stefano in Ponte; some others ny, the visitor might be induced to seek had the chance to find shelter in other out in the area the complex, the church nearby churches. or the remains of an ancient oratory At this point, it is interesting to analyze from whence came important works. the principles which are the basis of such Given these principles, one draw museums. These structures offer, on one the conclusion that these small museums hand, the advantage of not submitting have a rather elastic catalog of pieces. In- the works to traumatic deportations by deed in the course of a few years, the col- removing them from their original cul- lections might further increase as a con- tural area, and, on the other, they guar- of the abandonment of other antee the possibility of keeping the his- churches and the consequent need to torical-artistic heritage of a church unit- take in many art works. On the other ed. As a matter of fact, in the churches hand, the opposite case might happen no longer officiating and consequently (and it is no utopia, some examples hav- abandoned, once the necessity of moving ing already occurred) that some of the the works is recognized for reasons of se- area’s parishes could come back to life. A curity, the aim is to try and take every- firm intention is then to restitute the thing away, not only the “emergency cas- works to their place of provenance – even es”, namely the most important works, after a long stay at the museum. museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 148 At the basis of the practical realization Visiting the Museum of these museums, exists a convention between the local clergy, proprietors of the works, and the Commune that as- First Hall sumes the management. Until now, out of practical necessity the museums have In the entrance corridor, a series of old been created having a single Commune photographs document the oratories as a point of reference. and churches now destroyed or mod- In the specific case of the Museum of San ified, that were once the homes of the Pietro in Bossolo, in consideration of the works displayed in the Museum; the fact that the area of the ancient League aim is to pass on valuable evidence of and the Vicariate of Tavarnelle Val di these vanished buildings and perhaps Pesa included both the Commune of invite visitors to search the country- Tavarnelle as well as that of Barberino, side for the surviving structures, the choice was made to work on the though they have been modified over parishes. The parishes of San Pietro in the centuries. The Museum of Tavar- Bossolo and San Donato in Poggio are nelle, like the other territorial muse- the only ones taken into consideration ums, is not actually a closed universe, whose mother churches belong to the but a point of departure towards a Commune of Tavarnelle. In the Muse- more in-depth knowledge of the area um is housed also the patrimony of some to which the displayed artworks be- suffragan churches, such as those in Ole- long. As regards the scientific-exposi- na and Cortine, currently belonging to tory structure of the collection, the the Commune of Barberino. Instead, works have been grouped on the basis the parish of Sant’Appiano has been in- of their original parish, namely con- tentionally excluded, being an au- sidering the different ancient ecclesi- tonomous entity and the probable seat astical jurisdictions as autonomous of a small museum, whose management historical-cultural unities. The col- could be entrusted to the Commune of lected works are from churches in the Barberino Val d’Elsa. Tavarnelle area that were part of the parishes of San Pietro in Bossolo and San Donato in Poggio. Let’s begin to the left with works that have long been in San Pietro: the 13th century wooden panel attributed to Meliore representing the Madonna with Child and Angels, from the ora- tory of San Michele in Casaglia, a church probably founded by the Ard- inghelli family which having lost its parochial rights some time before 1514,

english translation 149 at the time of Andrea Buondelmonti, This painter, whose biographical was annexed to San Pietro. Next is the identity is still unknown, was so Madonna of the Patronage by Rossello named because of this panel. From di Jacopo Franchi, originally kept in San Bartolomeo in Palazzuolo are the the oratory of San Giusto in Petroio Virgin with Child, attributed to and venerated in the church of San Lorenzo di Bicci, and a singular Pietro since 1718. Following are works Madonna with Child and Saint John as from the church of Santa Maria in a Child, a study by Empoli on Pon- Morrocco, in particular panels paint- tormo, being the latter a constant ed by Neri di Bicci for Niccolò Serni- point of reference through Empoli’s gi, founder of the Marian shrine raised entire stylistic evolution. In the center near one of the main communication of the hall, one can admire the silver- routes. The Morrocco paintings, are works from the same parish, grouped perhaps the most beautiful collection in display cases according to the that exists today of Neri di Bicci’s church of origin, the most important works, documented between 1472 and pieces being: two 13th century astylar 1475, and mentioned in the Ricordanze crosses from San Pietro in Bossolo and (i.e., Recollections) of the painter San Lorenzo in Vigliano, a 15th centu- himself. The entire series, of extraor- ry in copper and enamel works dinary interest because of its reliable from Santa Lucia in Borghetto and the documentation, artistic quality and silverworks from Santa Maria in Mor- excellent condition, is constituted by: rocco. In the latter case, the silver- the Virgin with Child and Saints; its works are Neapolitan, as shown by the companion piece the Mourning over abundant stamping, among which is the Dead Christ; some fragments that the beautiful monstrance by Nicola de were probably part of a wooden pan- Angelis. el on the main altar, among which are the portraits of Sernigi himself and the 1. Attributed to meliore (working in Carmelite Fra Luca da Mantova, the second half of the 13th century) founders of the convent of Morrocco, Madonna with Child and the door of the depict- 1270-1280 ca. ing the Effusio Sanguinis. From the an- Tempera on a wooden panel; cient church of San Martino in Cozzi, 98x75 cm. that transferred its parish title to San- (inv. 1) ta Maria in Morrocco in 1792, is a Oratory of San Michele in Casaglia small altarpiece representing the Vir- The painting, from the Oratory of gin with Child Between Saints Martin San Michele in Casaglia (subordinate and Sebastian, attributed to the Mas- to the Parish Church of San Pietro in ter of Tavarnelle or of the Cassoni Bossolo since 1514), is of notable im- Campana, an artist known for his portance for the history of 13th centu- sharp delicacy at depicting landscapes. ry Florentine painting. It was succes- museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 150 sively attributed to all the main 13th mo Fabbri, the miraculous image of century painters preceding Cimabue, the Virgin inspired the foundation first to Meliore then to Coppo, and (1722) of a confraternity organized sometimes even to a collaboration of under the patronage of the Most Holy both. The last restoration interven- Mary, presided by the rector of the tion (1995), in recovering the precious Parish Church of San Pietro in Bosso- tone and the antique gold highlight- lo. Proof of the deep devotion of ing, emphasized some links between which the painting was the object are the Madonna of San Pietro in Bosso- the many modifications to which it lo and cosmopolitan Byzantine pro- was subjected over the centuries: en- totypes, while acknowledging the larged and repainted according to the work’s typically western type of volu- fashion of the time, it was embellished metric sensitivity. The recovery of the with rings, necklaces and jewels do- frame painted with small geometric nated from popular devotion. The motifs then confirmed the panel’s restoration which the painting un- original dimensions. This Madonna derwent in 1995 restored, first of all, can be dated to the 1270’s, which the support to its original cuspidate places it decidedly in the current of shape, revealing that the panel was Florentine painting that at that time originally the central part of a polyp- flourished at the Baptistery’s building tych of which, at the moment, the side site, where Meliore worked together panels remain unknown. In addition with Coppo and other personalities. to that, the intervention confirmed In fact, the work fully shares the the validity of its attribution to solemn and refined neo-Hellenistic Rossello di Jacopo Franchi, one of the inspiration of which Meliore was the most fascinating artists of minor late- most important exponent. Gothic Florentine painting, of which he was a typical representative as a 2. rossello di jacopo franchi painter and illuminator. (1377 ca.-1458) Madonna with Child second decade of the 15th century 3. tuscan production, 11th century Tempera on a wooden panel; 89.5 x 71 (?) cm. (inv. 4) Fragment of a capital Oratory of San Giusto in Petroio Marble; h. 22 cm. (inv. 126 ) Since the Oratory of San Giusto in Church of San Pietro in Bossolo Petroio was unsafe, in 1718 the paint- ing was transferred to San Pietro in Bossolo with “festive pomp” (Biadi 4. tuscan production, dated 1503 1848, pp.56-57). Venerated in the Plaque baroque chapel in the left aisle, com- Marble; 48x37 cm. (inv. 115) missioned by the parish priest Cosi- Church of San Pietro in Bossolo

english translation 151 5. neri di bicci (Florence 1419-1491 ca.) in the internal edges, and probably had Mourning over the Dead Christ a Crucifixion in the center, as the pres- documented in 1473 ence on the sides of the Virgin and Tempera on a wooden panel; Saint John as mourners would lead us 133x157 cm. to believe. An 18th century description (inv. 5) of the panels (Tolomei Gucci 1791), Church of Santa Maria in Morrocco when they were still in the presbytery The painting is the companion to pan- as part of the main altar’s ancient paint- el no. 6 by Neri di Bicci with the ing, therefore previous to its modern- Madonna and Saints commissioned by ization, led to consult again Neri di Bic- Niccolò Sernigi on 22nd December ci’s Ricordanze, in which indeed one 1472, as is mentioned in the painter’s reads on 30th April 1475, that the wood- Ricordanze. The opera was consigned en panel was meant to depict the Trin- to the church on 15th April 1473, as is ity: “that panel be made and formed in written under the title Tavola del the way and shape that pleases to the Muroco: “I hereby state that the above- above-mentioned Neri, depicting mentioned consigned two altar panels there a Trinity for the devotion of the all finished to Nicholò di Giovanni aforesaid Nichelo”. The Trinity proba- Sernigi, who sent them to Santa Maria bly consisted of Christ on the cross of Murocho in Valdipesa.” The panel, with the Father and the Holy Ghost as its companion, is without the large above, but another theory proposes frame that was crafted by Domenico that the traces of the structure may have di Antonio and Zanobi di Andrea, as housed a Eucharistic tabernacle with, noted in the Ricordanze of 22nd De- in the center, Christ depicted at the cember 1472; also the predella is miss- moment of the Effusio Sanguinis (no. ing. The dismantling of the altarpiece 123). The altarpiece must have been fit- and Neri di Bicci’s other paintings ted out with a predella, of which the probably took place in 1643, when the two sections, no. 8 and 9, were proba- church’s altars were modified. bly part. The Trinity must have been painted after 1475, since in the Ricor- 6 a and b. neri di bicci danze, on date 30th April 1475, it was yet (Florence 1419-1491 ca.) to be painted, and must have been dis- The Virgin and Saint Sebastian; mantled in 1643, when the church’s al- Saint John and Saint Rocco tars were modified. post-1475 Tempera on wooden panels; 143x74.1 7. neri di bicci(Florence 1419-1491ca.) cm. (inv. 7) Portrait of Niccolò Sernigi Church of Santa Maria in Morrocco post-1475 The two paintings were originally part Tempera on a wooden panel; 15.5 x of a single wooden panel, as revealed by 21.5 cm. (inv. 9) the traces of symmetrical decorations Church of Santa Maria in Morrocco museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 152 In the small painting, the praying sented as “Second Founder and fa- man dressed in a red lucco, (i.e., a long ther of the Convent and Church of gown worn in Florence in the Middle Morrocco” for the important modi- Ages), and with his hat in hand has fications that he brought to the been identified as “Niccolò Sernigi, church after the 1630-1633 plague. first founder and Father of the However, the personage depicted Church and Convent of Morrocco”, should instead be identified as Luca as can be read on the 18th century car- Lanfranchini from Mantua, to touche on the panel and as remem- whom, according to tradition, Nic- bered in the Memorie of the convent colò Sernigi had entrusted the con- (Tolomei Gucci 1791). It was proba- vent of Morrocco in 1481. bly one section that, with its com- panion (no. 8), was part of the Trini- 9. neri di bicci(Florence 1419-1491ca.) ty predella by Neri di Bicci, who Effusio sanguinis painted the church’s other altar pieces post-1475 and who mentioned his very close ties Little door of ciborium with Sernigi: “Nicholò di Giovanni Tempera on a wooden panel; Sernigi, citizen of Florence and of the 26x54 cm. people of Santa Trinita in Florence, (inv. 123) having faith in me for the close and Church of Santa Maria in Morrocco good friendship and conversation we The little ciborium door represents have had together over time”. the full figure of Christ who, standing on a base, supports his own cross; in 8. neri di bicci (Florence 1419-1491 ca.) the lower part is the chalice, a Eu- Portrait of Fra Luca Lanfranchini from charistic symbol, which is filled with Mantua the blood that flows from his side. post-1475 This iconography, known as effusio Tempera on a wooden panel; sanguinis, was widely diffused on Eu- 15.8 x 21.5 cm. (inv. 8) charistic doors in the 14th and 15th cen- Church of Santa Maria in Morrocco turies, especially for the obvious allu- The small painting, a companion to sions to the Eucharistic sacrifice. Def- no. 8, was probably one section of the initely a work by Neri di Bicci, it is main altar-piece predella in the connected to the other paintings church of Morrocco. The figure of recorded in the church of Santa Maria the Carmelite monk, kneeling in in Morrocco, and closely related to prayer, has been identified as Father the fragments of the main altar’s pan- Giovan Maria Matelli because of the el depicting the Trinity. The Christ 18th century cartouche; this identifi- might have been integrated into the cation must have been suggested af- center of a painted tabernacle, sur- ter the altar-piece was dismantled; on mounted by the dove of the Holy the cartouche the personage is pre- Spirit and God the Father.

english translation 153 10. master of tavarnelle or of the- also characterizes this artist that shows cassoni campana a deep delicacy in his meticulous and Madonna Enthroned with Child analytic depiction of the landscape. between Saints Martin and Sebastian 1510-1515 ca. 11 neri di bicci (Florence 1419-1491 ca.) Tempera on a wooden panel; Madonna and Saints 89x132 cm. documented in 1473 (inv. 11) Tempera on a wooden panel; Church of San Martino in Cozzi 141x159 cm. The painting, from the church of San (inv. 6 ) Martino in Cozzi, but transferred to Church of Santa Maria in Morrocco Santa Maria in Morrocco (that had as- The painting, a companion to the sumed San Martino’s parochial title panel with the Mourning over Christ thus becoming part of the parish of (no. 5), completes the body of works San Donato in Poggio), gave the artist carried out by Neri di Bicci for the his name, named in fact by Fahy the church of Santa Maria in Morrocco. Master of Tavarnelle. Instead, the Commissioned on 22nd December name “Master of the Cassoni Cam- 1472 to Neri di Bicci by Niccolò Serni- pana”, was chosen by Federico Zeri gi, it was delivered to the church with who, accepting only a part of the its companion piece on 15th April 1473. works assigned to the artist by Fahy, The panel is thus described in the preferred to recall the painter’s French painter’s Ricordanze (no. 767): “in the origin; active in the early decades of middle [is] Our Lady; on the right the 14th century, he was considered by hand Saint Nicholas kneeling and the the latter scholar as a rare phenome- Angel Raphael and Tobias standing; non of emigration from France to on the left hand Saint Anthony the Tuscany. As evidence of the artist’s Abbot kneeling, Saint Julian and French origin one can point out Saint Saint Domninus standing; on the pre- Martin’s iconography, the epony- della’s base more half figures”. Both mous saint of the painting’s church of the predella and the large-size frame provenance. In fact, the saint is not by Domenico D’Antonio and Zanobi represented as either a Roman legion- di Domenico (Ricordanze, no. 761), naire or as a knight in the usual pose were probably lost in 1643, when the of sharing his mantle with a poor church’s altars were modified. Some man, but as the bishop of Tours giv- critics have suggested that it might be ing an offering for the lame beggar, identified with the predella of the Gal- which is a completely unusual ico- lerie Fiorentine (Inv. 1890 no. 8696) on nography in Italy and rather rare also display at the Museo dell’Accademia in northern Europe. The presence of Etrusca (Museum of the Etruscan both northern and Italian elements in Academy) in Cortona since 1949, the study of architectural structures which depicts some saints (Nicholas, museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 154 Domninus, Anthony the Abbot) also Lorenzo di Bicci and the 15th Century present on the altarpiece; but this hy- Florentine Workshop pothesis was rejected by Bruno Santi (in Maestri e botteghe, 1992, pp.194- The consistent collection of paintings by 195) who instead attributed the Cor- Neri di Bicci as well as one by his grand- tona predella, due to its style, to an father, Lorenzo di Bicci, housed in the earlier phase of Neri’s work. Museum of Sacred Art, invites us to talk about one of the main Florentine work- shops. Often a family-run business con- sisting of different generations of artists linked by kinship, the workshop guaran- teed the continuity of the craft and offered advantages to its numerous members. Not only were the sons of artists exempted from paying the membership fee to the Guild of Physicians and Apothecaries, but they also had the possibility of an early ap- prenticeship. The handing down of man- agement also took place gradually, as in the case of Bicci who inherited the man- agement from his father Lorenzo, and of Neri who received it from Bicci. Neri, as an apprentice and disciple, following the paternal characteristic, as a youth collab- orated with his father, but then later be- came a real “colleague” of his, sharing ex- penses and proceeds, until the manage- ment was handed down to him – in 1447, as a consequence of Bicci’s illness – which allow him to inherit also the clientele. If at the beginning of the 15th century, Cen- nino Cennini’s book “Libro dell’Arte” documented the role of the workshop as a training center for the painter, around mid-century Le Ricordanze by Neri di Bicci (1453-1475, edited by B. Santi, Pisa, 1976) introduces us to the structure and organization of this workshop. The 1458 lease for the new Neri’s workshop in Via di Porta Rossa, nerve center where nu- merous painters were concentrated, is al-

english translation 155 so a precise description of the traditional 12. jacopo da empoli 15th century workshop. Located on the (Florence 1551-1640) ground floor of a building, Neri’s work- Madonna with Child and Saint John shop consisted of a room with a gallery as a Child used for storage, which could be reached 1580 ca. by a ladder. Rather spacious, it had a Oil on a wooden panel; 74.2x59.5 cm. “vault” or basement and a “fondachet- (inv. 13) to” used as a storeroom. Generally, the ac- Church of San Bartolomeo cess door to the street was flanked by two in Palazzuolo low walls, the so-called “shop windows”, on which handicrafts were displayed. 13. lorenzo di bicci The workshop furniture – as one reads (1350 ca.-1427) in the ancient inventories – was rather Madonna with Child Between sober, with benches, cupboards, cabinets, Two Angels tables and chests, but they were especial- 1385-1390 ca. ly full of the objects they produced. These Tempera on a wooden panel; were often minor furnishings like 117x58.4 cm. birthing stools, boxes, mirrors, large can- (inv. 3) dles, crests and standards. Next to some Church of San Bartolomeo of the specialized workshops – fabric in Palazzuolo painters (sargie, i.e., lightweight linen or wool in lively colors used in the Middle 14. florentine school Ages and in the Renaissance), playing end of the 17th century-beginning of cards painters (naibi that is playing the 18th century cards), illuminators, strongbox makers Holy Family ( forzinerai) – there were other handi- Canvas; 73.3 x 58.4 cm. (inv. 21) craft workshops, those of joiners, gold- Church of San Bartolomeo beaters, silk workers, flag makers that in Palazzuolo had work relationships with the painters’ workshops. Neri’s workshop was an important point In the center of the room, there are of reference for the generation of 15th cen- four display cases with silverworks tury painters who were trained there and furnishings from churches (Giusto di Andrea, Cosimo Rosselli, belonging to the parish of San Pietro Francesco Botticini). The relationships in Bossolo. In the first display case are between master and pupil were regulat- the silver works from the church of ed by precise agreements. In addition to San Pietro in Bossolo wages, the master was, in fact, obliged to provide room and board and, at 15. Workshop of ruggero di helmer- times, they even took care of the pupil’s shausen (doc. mid-13th century) and clothing ( Le Ricordanze, pp.5 6-57). master goldsmith of the 19th century museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 156 Astylar cross Monstrance Engraved gilded copper (the cross) Embossed silver; 64 (h.) x 12.5 (sec. of and cast bronze (the Christ); the base) cm. (inv. 35) 29x22 cm. Church of San Pietro in Bossolo (inv. 29) Church of San Pietro in Bossolo 21. tuscan workshop first half of the 19th century 16. florentine workshop Monstrance second-third decades Silver-plated cast bronze and gilded of the 18th century copper; 7.5 (h.) x 14.2 (b.) cm. Chalice (inv. 37) Embossed silver; 23.5x11.8 cm. (inv. 30) Church of San Pietro in Bossolo Church of San Pietro in Bossolo 22. tuscan workshop 17. antonio mazzi 19th century (working in Florence 1706-1747) Chalice Incense boat Cast and chiseled silver; 28x13.4 cm. dated 1724 (inv. 38) Embossed silver; 10 (h.) x 7.1 (b.) x17.8 Church of San Pietro in Bossolo (l.) cm. (inv. 31) Church of San Pietro in Bossolo 23. tuscan workshop mid-19th century 18. antonio mazzi Palmatoria (working in Florence 1706-1747) Embossed silver; 30 (l.) x 6.2 (h.) x 10.7 (wax catcher diam.) cm. (inv. 39) third decade of the 18th century Church of San Pietro in Bossolo Embossed silver; 26x6.9 (base diam.) x 13.4 (diam. of the brazier) cm. 24. tuscan workshop (inv. 32) 19th century Church of San Pietro in Bossolo Cast and silver-plated bronze; 19. antonio mazzi 15.4 x 11 cm. (working in Florence 1706-1747) (inv. 40) Chalice Church of San Pietro in Bossolo 1736-1737 Chiseled and embossed silver; 25x11.5 25. italian workshop cm. (inv. 34) 19th century Church of San Pietro in Bossolo Two ampullinae Blown glass; 16.3x6.3 and 16.3x6 cm. 20. tuscan workshop (inv. 41) mid-18th century Church of San Pietro in Bossolo

english translation 157 26. italian workshop, 19th century 31. tuscan workshop, 16th century and l. maluberti (working pot in Florence from 1930 to 1975 ca.) Brass; 15x9.3 (base diam.) x 14 cm. Two small vessels (inv. 53) Embossed silver; 15 and 14 (h.) x 13.7 Church of Santa Lucia in Borghetto (plate diam.) cm. (inv. 42) Church of San Pietro in Bossolo 32. tuscan workshop beginning of the 17th century 27. tuscan school, late 17th century- Chalice early 18th century Silver-plated bronze and chiseled and Angel with inscription oleum engraved silver (cup and under cup), infirmorum (i.e.,Oil of the sick) 20.7 x 11 cm. (inv. 54) Tabernacle door Church of Santa Lucia in Borghetto Wooden panel; 30 x 15 cm. (inv. 124) Church of San Pietro in Bossolo 33. tuscan workshop beginning of the 17th century Chalice In the second display case are the Gilded embossed cast copper (under silverworks from the churches of Santa cup); 22.1x10.9 cm. (inv. 55) Lucia in Borghetto and San Lorenzo Church of Santa Lucia in Borghetto in Vigliano 34. tuscan workshop 28. tuscan workshop dated 1714 15th century Triple suspension lamp Incense boat Engraved, chiseled and embossed sil- Brass; 4.8 (h.) x 5 (b.) x 14.5 (l.) cm. ver; 15.5x14.5 cm. (inv. 56) (inv. 50) Church of Santa Lucia in Borghetto Church of Santa Lucia in Borghetto 35. workshop of godefroy de claire 29. tuscan workshop (documented at the beginning of the 15th century 13th century) Thurible Astylar cross Brass; 25x7.6 (base diam.) Engraved and gilded copper; the x 10.3 (brazier diam.) cm. (inv. 51) Christ is cast; 40x25 cm. (inv. 43) Church of Santa Lucia in Borghetto Church of San Lorenzo in Vigliano 30. tuscan workshop 36. tuscan workshop beginning of the 15th century 17th century Chalice Gilded copper and enamels; 21x14 cm. Gilded embossed cast copper (lid and (inv. 52) cup); 21.5 x 7 cm. (inv. 44) Church of Santa Lucia in Borghetto Church of San Lorenzo in Vigliano museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 158 37. tuscan workshop 42. tuscan workshop 17th century dated 1733 Chalice Thurible Gilded cast copper and silver (cup); Chiseled and embossed silver; 19.5x10.1 cm. (inv. 45) 27.5x7.7 (base diam.) Church of San Lorenzo in Vigliano x 11.5 (brazier diam.) cm. (inv. 70) 38. tuscan workshop Church of Santa Maria in Morrocco 18th century Chalice 43. tuscan workshop Silver-plated bronze and silver (cup); datable to 1733 21.9x11.2 cm. (inv. 46 ) Incense boat Church of San Lorenzo in Vigliano Embossed silver; 7.3 x 8 (base diam.) x 17 cm. (inv. 71) 39. tuscan workshop Church of Santa Maria in Morrocco first half of the 19th century Monstrance 44. tuscan workshop, 18th century Chiseled silver and gilded copper (the Triple suspension lamp rays); 48x12.3(base section) cm. (inv. 49) Embossed silver; 18x12 cm. (inv. 72) Church of San Lorenzo in Vigliano Church of Santa Maria in Morrocco

The silverworks from the Church of 45. florentine workshop, Santa Maria in Morrocco are shown dated 1763 in the third display case Silver; 27.5 (l.) cm. (inv. 73) 40. florentine workshop Church of Santa Maria in Morrocco dated 1627 Chalice 46. tuscan workshop, second half th Chiseled and embossed silver; 25x12 cm. of the 18 century (inv. 68) Monstrance Church of Santa Maria in Morrocco Chiseled and embossed silver; 48x15 cm.; 23.5 (diam. of rays) cm. (inv. 74) 41. nicola de angelis Church of Santa Maria in Morrocco (working in Naples 1703-1733 ca.) Monstrance 47. neapolitan workshop Engraved, chiseled and embossed sil- datable to between 1824 and 1832 ver; h. 58 cm.; rays 21x27 cm.; Chalice base 18x16 cm. Silver-plated bronze and silver (cup); (inv. 69) 24.5x12 cm. (inv. 80) Church of Santa Maria in Morrocco Church of Santa Maria in Morrocco

english translation 159 48. neapolitan workshop 53. tuscan workshop datable to between 1824 and 1832 dated 1853 Thurible Monstrance Embossed silver; Silver, bronze and gilded copper 26.5 x 7.5 (base diam.) (the rays); 65x15.5 (base section) cm. x 8.7 (brazier diam.) cm. (inv. 81) (inv. 87) Church of Santa Maria in Morrocco Church of Santa Maria in Morrocco

49. neapolitan workshop In the fourth display case are the dated 1832 silverworks from San Bartolomeo in Holy water pot and aspergillum Palazzuolo, next to the paintings Chiseled and embossed silver; coming from the same church aspergillum 30 (l.) cm.; holy water pot 15 x 8.3 (base diam.) x 12.5 cm. 54. tuscan workshop (inv. 82) 15th century Church of Santa Maria in Morrocco Incense boat Brass; 5x5x17.5 (base diam.) cm. 50. neapolitan workshop (inv. 57) datable to between 1832 and 1839 Church of San Bartolomeo Incense boat in Palazzuolo Embossed silver; 9x14.5 cm.; 55. tuscan workshop base 7.1 x 6 cm. (inv. 83) 15th century Church of Santa Maria in Morrocco Thurible Brass; 19(h.) x 7.3 (base diam.) x 13.5 51. neapolitan workshop (brazier diam.) cm. (inv. 58) post-1839 Church of San Bartolomeo Chalice in Palazzuolo Gilded, chiseled and embossed silver (cup); 28.4 x 12.3 cm. (inv. 84) 56. tuscan workshop th Church of Santa Maria in Morrocco 17 century Pyx Gilded embossed cast copper 52. neapolitan workshop (cup and lid); 18.5x6 cm. (inv. 59) post-1839 Church of San Bartolomeo Chalice in Palazzuolo Chiseled and embossed silver; 25.8 x 12 cm. 57. tuscan workshop (inv. 85) 18th century Church of Santa Maria in Morrocco Pyx museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 160 Cast and gilded copper (base); em- 62. unknown florentine silver- bossed silver (cup and lid); 17x7.5 cm. smith (a.p.), end of the 18th century- (inv. 60) beginning of the 19th century Church of San Bartolomeo Monstrance in Palazzuolo Embossed and chiseled silver and gilded copper (the rays); 58. tuscan workshop 60x15.5 cm. (inv. 65) 17th century Church of San Bartolomeo Chalice in Palazzuolo Silver-plated and gilded copper (cup); 63. gaetano guadagni (1804-1836) 22.3x10.4 cm. (inv. 61) dated 1817 Church of San Bartolomeo Chalice in Palazzuolo Chiseled and embossed silver;. 23.5x12 cm. (inv. 66) 59. francesco caglieri (?) Church of San Bartolomeo third-fourth decades in Palazzuolo of the 18th century Chalice 64. tuscan workshop Chiseled and embossed silver; first half of the 19th century 25x13 cm. Chalice (inv. 62) Chiseled and embossed silver; Church of San Bartolomeo 25.6x12.5 cm. (inv. 67) in Palazzuolo Church of San Bartolomeo in Palazzuolo 60. tuscan workshop second half of the 18th century Chalice Silver-plated brass; 24.3x16.1 cm. (inv. 63) Church of San Bartolomeo in Palazzuolo

61. tuscan workshop second half of the 18th century Monstrance Chiseled and embossed silver; 50.5x15.2 cm. (inv. 64) Church of San Bartolomeo in Palazzuolo

english translation 161 Silverworks and sacred furnishings ria – but also partly to control the pro- duction of valuable fittings intended for The core of the ecclesiastical furnishings noble dwellings and churches. displayed in the Museum of Sacred Art The workshops were arranged on two in Tavarnelle – apart from two excep- floors differentiated by use. The first tional 13th century crosses and some 14th- room, facing the street, served as a shop 15th century exemplars – is made up for window; it was where the objects were the most part by works in silver from the displayed (even though often the work- 18th and 19th centuries. The majority of shop’s outdoor space served this purpose). these objects were crafted in Florentine In this room, sales took place and bal- workshops, as is demonstrated by the ances and account books were kept. stamping: next to the city stamp (a walk- Candlesticks, crosses, incense boats, pyx- ing lion turned to the left) could also ap- es, but also large ornaments for altars pear the stamp of the assayer, who tested and ciboria constituted important com- the alloy quality of the silver, and that of missions; as well as the repair and the maker, namely the silversmith who restoration of sacred furnishings. created the object. Recent publications, Regarding the organization of work in- based on the study of documents, have side the workshop, only with the revealed not only the name of many gold- proclamation of 20th September 1703 did smiths but also news related to their work it become mandatory to report the and the role held by them in the Silk and names of workers so as to define the mas- Assay Guild, permitting, in some cases, ter’s role. The organization was ex- even to ascertain the year in which a par- tremely hierarchical, with the master at ticular object was made. Unfortunately, the top, in possession of a regular regis- the stamping is often full of gaps or il- tration and therefore the owner of a legible or, at times, entirely missing. mark that could be stamped on the The names of the goldsmiths Antonio workshop’s products. Like all the guilds, Mazzi, Giovan Battista Navarri, even that of the goldsmiths was ex- Zanobi Biagioni and of the assayers tremely selective and it was very diffi- Adriano Haffner, Liborio Zazzerini, cult to reach the rank of master. Enter- Vittorio Querci, refer to the Florentine ing into a workshop, apart through le- workshops that Ferdinando I with the gitimate inheritance, could take place grand ducal decree of 25th September 1593 through death or renunciation in favor had transferred to the Ponte Vecchio. The of a designated goldsmith, but always decision, imposed on the goldsmiths who with the approval of the Consuls of the previously worked in the new market Silk Guild. After the abolition of the area was taken partly for reasons of pride Guild in 1770 and the institution of the – to replace the butchers and spice sell- Camera di Commercio Arte e Mani- ers who were not suitable to the new fattura (i.e., Chamber of Commerce, roadway role assigned to the Ponte Vec- Arts and Manufacture) – that liberal- chio, in line with Piazza della Signo- ized the production operations and led museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 162 the artisans to take over the manage- Second hall ment of the workshops – a general de- cline in the quality of handmade arti- cles was witnessed, even if there still were The second hall has yellow-painted some good workshops, such as that of the walls and a finely decorated ceiling; Guadagni family, who worked for here are displayed the works from the churches and for the Lorraine court. parish of San Donato in Poggio, prin- A good number of silverworks from the cipally from the two churches of San 17th-18th centuries kept in the Museum Pietro in Olena and San Lorenzo in bear stamps from Naples, where they Cortine. Painting is well represented had regulations and statutes similar to by noteworthy works, ranging from a those in Florence: the Naples stamp is triptych depicting the Madonna with NAP with a crown above during the 17th Child Between Saints Peter and John, century, or with the head of Parthenope attributed to Ugolino di Nerio and his and the number 8 during the 18th cen- workshop, to the 17th century oc- tury. Among these silverworks, there is tagons by Giovanni Montini, a stu- the monstrance by Niccolò de Angelis dent of Vignali, as well as the Presen- dated 1706 from the church of Santa tation at the Temple by Alessandro Maria in Morrocco and probably do- Gherardini. The age-old history of nated by the Bastogi family that had a the church of San Pietro in Olena can villa in Figlinelle. also be followed through the numer- ous handmade furnishings and arti- cles including the silverworks by Zanobi Biagioni, a Florentine gold- smith who also worked for the Mis- ericordia of Florence, and the wood- en cabinet for relics commissioned by the parish priest Dario Niccheri, a sig- nificant example of 19th century style. The church of San Lorenzo in Cor- tine presents a Madonna Enthroned between the Angels Raphael and Gabriel, attributed to the Master of Marradi, and – on the central wall of the hall – as well as valuable 18th cen- tury paintings that adorned the church’s apse, Saints Peter and Paul by Francesco Conti and the Child Jesus with Saint Joseph, from the entourage of Sagrestani hung on the central wall of the hall.

english translation 163 Starting from the right and to Ugolino. A somewhat provincial proceeding then to the left tone, due to the rural destination of the work, some drops in the quality 65. ugolino di nerio of certain parts of the painting as well (historical information as a certain simplification of the from 1317 to 1327) and workshop draperies, seem to indicate an impor- third decade of the 14th century tant workshop intervention. Madonna with Child between Saints Paul and John 66. giovanni montini (documented Tempera on a wooden panel; 109x119 between 1600 and 1650 ca.) cm. (inv. 2) mid-17th century Church of San Pietro in Olena Saint Francis di Paola The presence in the painting of Saints Oil on canvas; 116x93 cm. (inv. 16 ) Peter and John accompanying the Church of San Pietro in Olena Virgin makes clear that the work was originally in the church of San Pietro 67. florentine school, end of the in Olena, to which San Giovanni in 17th century-beginning Strada was annexed, suffragan church of the 18th century of the Parish Church of San Donato Our Lady of the Assumption in Poggio. The triptych’s carpentry, with Child Between Saints Teresa decorated with geometric motifs, is a of Avila and Verdiana rare and interesting example of an Oil on canvas; 232x175 cm. (inv. 20) original painted and carved framing. Church of San Pietro in Olena The triptych, connected to the Sie- nese school by the critics, since the 68. master of marradi 1930’s (Berenson,1936) has been at- (working in the second half tributed more specifically to Ugoli- of the 15th century-early decades no’s workshop, who was the most re- of the 16th century) fined student of Duccio. In spite of Madonna with Child between more recent authoritative voices that Archangels Raphael and Gabriel have expunged from Ugolino’s body 1470-1480 ca. of work (Stubblebine, 1979) this trip- Tempera on a wooden panel; tych, thus become the piece name of 140x70 cm. an unknown personality called, be- (inv. 10) cause of this work, the Master of Ole- Church of San Lorenzo in Cortine na; nevertheless some of the painting’s The charming curved panel, with its characteristics (the tonality of the col- extremely decorative depiction of the ors, the frame’s architectural simplic- Madonna with Child enthroned and ity, the intense expressions on the accompanied by Archangels Raphael faces and certain stylistic elements) and Gabriel, is the work of an eclectic have led to re-propose its attribution artist called the Master of Marradi, as museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 164 the substantial core of his works is kept 71. tuscan production at the Abbey of Santa Reparata in Mar- mid-18th century radi. A disciple of Ghirlandaio, he Series of three Altar cards/Cartegloria knew how to mix various languages; Gilded carved wood; he is a traditional artist for his abun- 27x42 cm. (the large one); dant use of stamping and gilding as 24x22 cm. (the small ones) well as of old craft workshop tech- niques. Yet his eclecticism shows a far- (inv. 101) from-superficial knowledge of person- Church of San Pietro in Bossolo alities such as Domenico Veneziano, Filippo Lippi and Botticelli. The work 72. tuscan production from Cortine is indeed set chronolog- 18th century ically between 1470 and 1480 for the influence of Domenico Veneziano. Four Reliquaries The Master of Marradi remained Gilded carved wood; 50x23 cm. quite faithful to his own style even in (inv. 104) his late production; his work is docu- Church of San Pietro in Olena mented until 1513, date of the Altar Piece of Santa Cristina in Montefiri- 73. tuscan production, beginning dolfi (San Casciano Val di Pesa). of the 19th century Two reliquaries 69. giovanni montini and workshop Gilded carved wood; 40x12 cm. (documented between 1600 and 1650 (inv. 105) ca.), mid-17th century Church of San Pietro in Olena Sacrifice of Isaac Oil on canvas; 117x96 cm. (inv. 17) 74. tuscan production Church of San Pietro in Olena mid-19th century Two reliquaries Past the door, on the opposite wall, Wood, metal, tinfoil and paper; is a large cabinet with various 29x24 cm. (inv. 106 ) reliquaries Church of San Pietro in Olena

70. tuscan production 75. tuscan production 19th century 19th century Reliquary-altar Two reliquaries Wood, metal and tinfoil; 310x200 cm. Gilded carved wood; 28.5x6.2 cm. (inv. 108) (inv. 107) Church of San Pietro in Olena Church of San Pietro in Olena

english translation 165 The display of paintings continues 81. tuscan workshop on the central wall first half of the 18th century Chalice 76. francesco conti Silver-plated bronze and silver (cup (Florence 1681-1760) and under cup); 22x11.4 cm. (inv. 89) Saints Peter and Paul Church of San Pietro in Olena fourth decade of the 18th century Oil on canvas; 110x130 cm. (inv. 23) 82. tuscan workshop Church of San Lorenzo in Cortine first half of the 18th century Chalice 77. alessandro gherardini Gilded copper and silver (cup); (Florence 1655- Leghorn 1726?), 1698 ca. 27x13 cm. (inv. 90) Presentation at the Temple Church of San Pietro in Olena Oil on canvas; 235x176 cm. (inv. 18) Church of San Pietro in Olena 83. tuscan workshop second half of the 18th century 78. egisto niccheri, dated 1874 Monstrance Sacred Heart of Mary Silver-plated bronze (stem) Oil on a wooden panel; 57x47 cm. and embossed silver (base and rays); (inv. 19) 47x13.2 cm. Church of San Pietro in Olena (inv. 91) Church of San Pietro in Olena 79. Workshop of giovanni camillo sagrestani (Florence 1660-1731) 84. zanobi biagioni (working in Saint Joseph with the Child Jesus Florence from 1762 to 1803) third decade of the 18th century Chalice Oil on canvas; 110x130 cm. (inv. 22) last quarter of the 18th century Church of San Lorenzo in Cortine Embossed silver; 24.7x12.3 cm. (inv. 92) Church of San Pietro in Olena The display case placed at the center of the hall shows the silverworks from 85. zanobi biagioni (working in the churches of San Pietro in Olena Florence from 1762 to 1803) and San Lorenzo in Cortine Monstrance last quarter of the 18th century 80. tuscan workshop Embossed silver; 49.5x12x22 (diam. of 17th century rays) cm. (inv. 93) Pyx Church of San Pietro in Olena Gilded embossed cast copper (the cup), 18x6 cm. (inv. 88) 86. tuscan workshop Church of San Paolo in Olena first half of the 19th century museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 166 Thurible 92. florentine workshop Embossed silver; 25x8.5 (base diam.) 19th century x 12 (brazier diam.) cm. (inv. 94) Chalice Church of San Pietro in Olena Silver-plated metal; 23.5x11.1 cm. (inv. 100) 87. tuscan workshop Church of San Lorenzo in Cortine first half of the 19th century Incense boat Embossed silver: 9.5 x 7.5 (base diam.) x 23 cm. (inv. 95) Church of San Pietro in Olena

88. tuscan workshop 17th century Chalice Chiseled and embossed silver; 22.3x11.8 cm. (inv. 96 ) Church of San Lorenzo in Cortine

89. tuscan workshop 18th century Holy water pot Chromium-plated and silver-plated bronze; 6x9 cm. (inv. 97) Church of San Lorenzo in Cortine

90. tuscan workshop 18th century Aspergillum Silver-plated bronze; 22.4 (l.) cm. (inv. 98)

91. giovan battista navarri (working in Florence 1737-1780) Monstrance dated 1779 Chiseled and embossed cast silver and gilded copper (the rays); 48.2x13.4 cm. (inv. 99) Church of San Lorenzo in Cortine

english translation 167 Third Hall Saint Peter dated 1770 The third hall is dedicated to the de- Oil on canvas; 136x87 cm. (inv. 25) votion and the cult of the Virgin, Church of San Pietro in Olena widespread in the Tavarnelle area thanks in particular to the presence 95. Attributed to pier dandini (Flo- of important Marian images (the rence 1646-1712) Madonna of Morocco, Madonna of Saint John the Evangelist in Patmos the Patronage). In this room are dis- Canvas; 220x160 cm. (inv. 125) played paintings representing the tit- Church of Sant’Antonio in Bonazza ular saints of the churches of Cortine and Olena, respectively, Saint 96 a and b. tuscan school Lawrence and Saint Peter. The paint- 17th century ing that portrays Saint Lawrence is Saint Luke; Saint Mark by Stefano Amigoli, a follower of Oil on a wooden panel; 27x41 cm. Francesco Conti; it shows the Ric- (each one) (inv. 15) cardi family’s armorial bearings on Church of San Pietro in Olena the pedestal. From Olena is also a Two display cases with reliquaries and carved and gilded wooden altar. The other ecclesiastical furnishings are set hall also displays a large selection of along the wall. In the first display case reliquaries in silver and gilded carved are wood and a beautiful silver Christ, of th 19 century Neapolitan production, 97. unknown neapolitan silver- from the church of Santa Maria in smith Morrocco. The display case in the post-1839 center shows other exhibits: a 14th The Crucified Christ century illuminated codex on a Chiseled and embossed silver (ends) lectern and an 18th century stucco and cast (the Christ); 36.5x38.5 cm. Child Jesus, probably part of a Nativ- (the Christ); 8x11 cm. (cartouche); ity scene. 13x11 cm. (ends) (inv. 86 ) Church of Santa Maria in Morrocco

93. florentine school 98. tuscan workshop th mid-18 century dated 1816 Saint Lawrence Book of Chapters Oil on canvas; 133x99,5 cm. (inv. 24) Red velvet with embossed silver ap- Church of San Lorenzo in Cortine pliqués; 25.3x19.7 cm.; 27 cm. (the ) 94. stefano amigoli (historical in- (inv. 36 ) formation 1757-1812) Church of San Pietro in Bossolo museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 168 99. florentine workshop Tempera on a wooden panel; 30x23 mid-18th century cm. Monstrance-style Reliquary (inv. 14) Embossed silver lamina on a wood- Church of Santa Maria in Morrocco en support; 31.4x16.4 cm. (inv. 47) Church of San Lorenzo in Vigliano 105. antonio mazzi (working in Flo- rence 1706-1747) 100. tuscan workshop Monstrance-style Reliquary mid-18th century 1733-1734 Monstrance-style Reliquary Lamina of embossed silver on wood Lamina of embossed silver on a support; 27x14.7 cm. (inv. 33) wooden support; 32.6x14.5 cm. (inv. Church of San Pietro in Bossolo 48) Church of San Lorenzo in Vigliano 106. tuscan workshop second half of the 18th century 101. tuscan workshop Series of three Altar Cards / Cartegloria second half of the 18th century Lamina of embossed and silver-plat- Monstrance-style Reliquary ed brass on a wooden core; 49x52 cm. Lamina in embossed and silver-plat- (center); 34x27 cm. (sides) (inv. 77) ed brass; 34.5x16 cm. (inv. 76 ) Church of Santa Maria in Morrocco Church of Santa Maria in Morrocco 102. tuscan workshop 107. tuscan workshop 19th century 18th century Monstrance-style Reliquary Monstrance-style Reliquary Lamina of embossed silver and gild- Lamina of embossed and silver-plat- ed copper; 35x14.5 cm. (inv. 79) ed brass; 71.5x25.5 cm. (inv. 78) Church of Santa Maria in Morrocco Church of Santa Maria in Morrocco

In the second display case you can ad- On the adjacent wall in a display case mire are exhibited

103. tuscan workshop 108. tuscan production 18th century 19th century Four Monstrance-style Reliquaries Altar steps with ciborium Brass lamina on a wooden core; Lacquered wood with carved and 41.5x17.5 cm. (inv. 75) gilded decorations; 227x100 cm. (inv. Church of Santa Maria in Morrocco 109) Church of San Pietro in Olena 104. florentine school first half of the 17th century 109. tuscan production Effusio sanguinis, little ciborium door mid-18th century

english translation 169 Six Monstrance-style Reliquaries Child Jesus Gilded carved wood; 70x31x26 (base) Painted stucco; 55 (l.) cm. (inv. 116 ) cm. (inv. 102) Church of San Lorenzo in Cortine Church of Santa Maria in Morrocco 115. tuscan production 110. tuscan production 18th century last quarter of the 17th century Lectern Two reliquary-urns Gilded carved wood; 10x26.5 cm. Gilded carved wood; 37x45.5 cm. (inv. (inv. 111) 112) Church of San Pietro in Olena Church of San Lorenzo in Cortine 116. unknown tuscan illuminator 111. tuscan production second half of the 14th century 18th century Illuminated Book of Anthems Reliquary Handwritten and illuminated parch- Gilded carved wood; 62x36 cm. (inv. ment; 33x23 cm. (inv. 117) 113) Church of Sant’Antonio in Bonazza Church of San Lorenzo in Cortine

112. tuscan production 18th century Two Reliquaries Gilded carved wood; 28.5x12.3 cm. (inv. 114) Church of San Lorenzo in Cortine

On the wall, next to two 19th century showcases with ex-voto offerings, are hung

113. tuscan production 18th century Four lampshades Gilded carved wood; 76x64 cm. (inv. 110) Church of San Pietro in Olena

Central display case exhibits

114. tuscan production 18th century museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 170 Hallway Madonna with Child between Saints Rocco and Albert of Sicily The museum itinerary ends in the Tempera on a wooden panel; 132x106 rectory’s hallway, dominated by the cm. (inv. 12) 16th century painting on a wooden Church of Santa Maria in Morrocco panel by an artist similar in style to 118. italian production Antonio del Ceraiolo which depicts th the Virgin with Child Between Saints second half of the 18 century Rocco and Albert the Carmelite of the Confraternità dell’Assunzione di Brocade damask; 116x72 cm. (inv. 120) Maria, (Confraternity of the As- Church of San Lorenzo in Vigliano sumption of Mary), adjacent to the 119. italian production Morrocco church. A significant sam- th pling of ancient liturgical fabrics are third quarter of the 18 century displayed here, among which an 18th Chasuble century chasuble of Italian produc- Silk brocade; 119x71 cm. (inv. 122) tion, in pink brocade damask with Church of San Pietro in Bossolo the armorial bearings of the noble 120. italian production Vettori family, that had an oratory in th the parish of San Lorenzo in mid-18 century Vigliano. All the figurative docu- Chasuble mentation of the so-called “popular Lampas; 115x71 cm. (inv. 119) religiosity” has been collected in the Church of San Pietro in Bossolo hallway. It consists of ex-voto paint- 121. italian production ings that commemorate important th events, such as the liberation of Mar- first half of the 17 century rocco’s population from the conta- Chasuble gion of the 1630-1633 plague, and sil- Damask; 115x72 cm. (inv. 118) ver gifts offered to the Virgin as a sign Church of San Pietro in Bossolo of gratitude for favors received. In 122. tuscan production addition - the matrix and the en- th graving of the Madonna of the Pa- second half of the 18 century tronage, and the drawings of the sa- Chasuble cred ornaments of the church of San Gros de Tours, brocade lisere; 118x70 Pietro during the celebration of the cm. feast of the Madonna. (inv. 121) Church of San Pietro in Bossolo

123. tuscan school 117. Circle of antonio del ceraiolo fourth decade of the 17th century fourth decade of the 16th century Thanksgiving to the Virgin for Having

english translation 171 Saved the Convent from the Plague Cult and devotion in the Tavarnelle ex-voto offering area Tempera on paper glued to wood; 54x21 cm. (inv. 26 ) The Tavarnelle area is deeply marked by Church of Santa Maria in Morrocco the Marian cult. The Madonna of the Patronage is one of the images that has 124. tuscan school stirred up extraordinary devotion; it dated 1747 was transferred from the oratory of San Madonna with Child among the Giusto in Petrolio and venerated in the Clouds as She Appears to a Believer Parish church of San Pietro in Bossolo. ex-voto offering The Virgin Mary – as written in the Oil on canvas; 30.5x40 cm. (inv. 28) Statutes approved in 1793 – was cele- Church of Santa Maria in Morrocco brated twice a year: the day of her birth, on 8th September, and the day following 125. tuscan school, dated 1744 Pentecost, on which the main feast took The Miracle of an Infirm Woman place, because of that the celebration be- ex-voto offering came known as the Madonna of Pen- tecost. On that day, the Confraternity Tempera on paper glued to wood; of San Piero in Pergolato would arrive 54x41 cm. (inv. 27) in procession at the church to uncover Church of Santa Maria in Morrocco the image, otherwise kept strictly cov- ered, and carried the oil for the lamp on 126. tuscan production th a small donkey ridden by a boy dressed 18 century as an angel. After the fulfillment of the Three Tablets for ex-voto offerings church services, ten members of the con- Oil on a wooden panel; 60x62 (max. gregation were drawn at random in the width) cm. (inv. 103) church’s atrium to receive a money Church of Santa Maria in Morrocco award. Furthermore, every ten years, a special day of supplication was conse- th 127. pietro lucii (18 century) crated to the Virgin, whose image was Madonna of the Patronage then placed on the main altar “in ma- Copper and engraving (inv. 127) jestic pomp” with a great number of can- Dedicated by the religious feast orga- dles. Afterwards, the Virgin was carried nizers of the Congregation to Mrs in procession by the faithful and the var- Artemisia Medici Giacomini ious confraternities. Unlike in the case of the Madonna of 128. 19th century the Patronage, the miraculous images Sacred church ornaments for the cele- of the Virgin of Morrocco and the Vir- bration of the Madonna gin of Pietracupa were at the origin of 2 water-colored drawings (inv. 128) their own Shrines. The fascinating tra- Church of San Pietro in Bossolo dition of the Virgin of Morrocco, a 13th museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 172 century Byzantine-style wooden panel haps a meteorite. This tabernacle was a stolen in 1980 and never recovered, tells point of reference and an object of ven- about a group of pilgrims, returning eration for wayfarers and workers going from the pilgrimage to Rome in 1459. to the fields. At the end of the 16th cen- They affixed an ancient image of the tury, word began to spread that the holy Virgin to an oak tree and were then un- image was freely bestowing graces and able to remove it. Niccolò di Giovanni believers came rushing. Since devotion Sernigi, member of a powerful family to the image was growing day by day, and owner of the nearby castle of San- the Naldi brothers, Sante and Donato, t’Andrea in Corniolo, rushed to verify owners of the Pietracupa lands, after the miracle and, interpreting it as a wish hearing the opinion of the ecclesiastical to establish the cult of the Virgin in Mor- authority, decided to construct a church rocco, founded a church on whose main dedicated to Our Lady of Grace. The altar he placed the miraculous image. first stone was laid on 17th September The “conversion” of the noble Niccolò 1596 by the parish priest of San Dona- Sernigi, the construction of the church to. and the assignment in 1480 of the con- All the ingredients that characterize a vent to the Carmelite Fra Luca Lan- votive chapel are present in this build- franchini, along with the miracles per- ing: two small windows in the façade formed by the Virgin, made the cult of from which the holy image is visible the image prosper. The walls of the when the oratory is closed and two small church of Morrocco consequently be- arcades to the sides of the main altar, came adorned with ex-voto offerings, where the sacred relics are kept. An ar- many of which are displayed in the Mu- cade was erected outside for the numer- seum. Among the most striking miracles ous pilgrims who continued to flock to performed by the Virgin was the safe- the church, among whom the shepherds guarding of her community from the on their way to the Maremma, who 1630-1633 plague epidemic, as is written would pass to have their flocks blessed by in the cartouche of a small ex-voto the chaplain and would leave a lamb as painting in which a group of Carmelites an offering. The Società dei Bifolchi is seen pointing out to the little church (Plowman’s Society) is related to the or- of Morrocco. atory; it was so called for the work its Another icon venerated in the area was members freely offered in return of a an ancient tabernacle with a Madon- modest meal. na with Child, attributed to Paolo Schiavo; it gave rise to the construction of the oratory of Santa Maria in Pietracupa, whose name is apparently derived from the fact that the Madon- na was painted – according to tradition – on a dark stone (pietra cupa), per-

english translation 173 From Florence nelle’s urban character – favored by its to Tavarnelle Val di Pesa. proximity to Florence – has not oblit- erated the abundant historical values by Leonardo Rombai of the area consisting of rural settle- ments and roadways, parks and gar- Tavarnelle Val di Pesa is situated in a dens, fields under cultivation and countryside with a rich artistic-his- agrarian systematizations that repre- torical and cultural heritage which is sent the stratifications of medieval a fragment of the “beautiful land- and modern times settled in an area scape” of the countryside outside Flo- which is strategic for Florence, being rence. an area of transition towards the ter- Until the mid-20th century, also the ritories of Siena, Volterra and Val Tavarnelle area was based on share- d’Arno. In all these places, there was cropping agriculture modeled on the a clash of interests at first between podere, (the sharecropper’s farm), and many different feudal political fac- the fattoria, or farm estate, (a group tions and later between the various of sharecropper farms under a single communal city-states. The area’s geo- landowner), on the haphazard inter- graphic centrality is also demonstrat- mingling of sown lands and trees ed by the presence of two historical (grains, grapevines and olive trees) roads of Roman origin developed on and on small-scale breeding, as well as the between Florence and Siena being open to traditional work at – the current Via Cassia and the so- home (wool, silk, straw). With the called “Via del Chianti” to San Do- “economic miracle” which took place nato and Castellina – and by other between the 1950’s and 1960’s, the cross roads, such as the road that goes sharecropping system broke up and from Sambuca to Greve in Chianti. was replaced by a widespread indus- The territorial value thus explains the trialization, made up of small enter- many castles (above all San Donato in prises producing consumables. These Poggio), the religious buildings with enterprises were founded along the their clear Romanesque characteris- Pesa River and the new Florence- tics (such as the parish churches of San Siena freeway and were supplied with Donato and San Pietro in Bossolo), a workforce, an entrepreneurial class, the post and market villages (Tavar- a versatile “know-how” culture, nelle and Sambuca) and the abbeys linked precisely to the sharecropping (such as the Vallombrosan cenoby in organization. Thus, the countryside Passignano), the hospitals, the chapels became almost a projection of the city and oratories, the mills and the vari- and of its lifestyles, even though with- ous factories situated along the Pesa out having a continuity of residential River and its main tributaries, the tur- and production settlements. Taver- reted landowners’ villas, the winding roads but always with a view on hills museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 174 and valleys, the hills and valley floors to have almost exhausted its propul- that were drained and thus perma- sive boost, while there has been a re- nently assigned to agriculture essen- turn to agriculture (especially to viti- tially between 1000 a.d. and the 14th culture). There has also been a growth century. in rural tourism and farm holidays Many other historical-landscape ele- which offer enormous opportunities ments obviously date back to the fol- for the re-conversion of the local lowing centuries, up to the 20th cen- economy. Indeed, agriculture main- tury. Still, it was with the Florentine tains its role both of economic im- conquest, through the break up of the portance and of environmental safe- landlord’s structure, that a radical guard. A half-century ago capitalistic middle class re-organization of the re-conversion (with large farms hav- countryside took place, thanks to the ing wage-earning workers and small spreading of citizens’ property and farmer enterprises) took the place of farm sharecropping. Such a process sharecropping, with production spe- brought with it the construction of cialization (vineyards and olive many architectural assets such as farm groves, as well as grains and fodder workers’ houses and landowners’ vil- plants for livestock breeding), while las, oratories and tabernacles, con- the forest returned on the highest, vents and shrines as well as a new steepest hilly areas of the Chianti agrarian countryside, with regular ridge that had been gradually aban- sown fields with trees which were of- doned. Above all, the large new vine- ten terraced to hold the ground, a ne- yards – encouraged by the Chianti cessity for cultivating the steep hill- Classico Wine Producers Consor- sides as well. tium – needed the unification of fields These striking landscapes are most ev- into plots of land even of a “Cali- ident in San Donato and Passignano, fornian” size, with the subsequent where are some remains of treed sown cancellation of the traditional small- lands and stone terracing, ancient sized mixed farming structure as well roads and rural seats and large wood- as of hydraulic and roadway system- ed areas. Such an environment – in atizations. comparison with the rest of the area Now however, the large agricultural of Val di Pesa – mirrors a specificity enterprise no longer dominates, since owed to geomorphological character- it was formed by so many small fam- istics, like the high sandy or calcare- ily farms. In addition, next to the ous hills of the Chianti orogenesis, businesses of authentic entrepreneurs very different from the valley area are part-time businesses. with lower and gentle hills of sand, It is exactly the character of open space gravel and clay deposited by ancient and of the beautiful rural countryside seas. that has facilitated the re-organization In the last few decades, industry seems of businesses, through the integration

english translation 175 of quality agriculture with farm holi- called the “Via Senese”, the Via Cas- days and “green tourism”, made pos- sia climbs the hills covered with olive sible thanks to the area’s geographic groves and isolated historical settle- centrality in regard to the cities of art ments, that surround the plain to the and the countryside around Val d’El- south, coming across monuments sa, Chianti and Volterra. such as the convent of San Gaggio (from the 14th century), today used for residential purposes, and – after the The Itinerary from Florence continually growing village of Gal- to Tavarnelle Val di Pesa luzzo, that also possesses construc- tions of artistic-historical interest, like The itinerary – outlined by Renato the 15th century palace of the Podestà Stopani in the Touring Club Italiano and the 14th century convent of the guide to Firenze e provincia (Florence Portico, located with other late Me- and its province) – does not follow the dieval and Renaissance buildings on linear Florence-Siena freeway (that be- the old Via Sienese-Roman road, to gins at the Certosa tollbooth and con- the left of the current state road -, the tinues for fifteen kilometers to the ex- grandiose and massive Certosa (i.e., it for Tavarnelle), but the historical Carthusian monastery) of Florence. and panoramic Florence-Siena-Ro- The Certosa religious complex rises me, state road number two, the Via isolated on a hill that overlooks the Cassia, going along for about six kilo- confluence of the Pesa and Greve meters from the city as far as Tavar- Rivers. Run by Cistercian Benedictine nuzze and for another eighteen or monks, it is made up of various dif- nineteen to Tavarnelle. The state road, ferently styled buildings from diverse between Florence and Tavarnelle and periods, especially Gothic and Re- beyond, follows the ancient Via naissance, with the initial core found- Sienese, a Roman road, built in the 13th ed in 1342 by Niccolò Acciaioli. century to connect Florence to Poggi- Among these buildings, the following bonsi and to the important Via Fran- should be pointed out: the 14th centu- cigena that came from Lucca. The cur- ry church of the Monks, with its many rent Via Cassia was, in fact, the main chapels, the contemporary church of link between Florence and Rome un- San Lorenzo (restored in the 16th cen- til the construction of the Autostrada tury), the meeting and guest rooms, del Sole. This function explains the the small cloister and the large clois- special wealth of architectural and ter. The Certosa also has a rich picture artistic assets (historical centers, villas gallery, which contains notable mas- and palaces, churches and convents) terpieces such as the five frescoes of the that settled along the road or in the Passion painted by Jacopo Pontormo immediate surrounding hillsides. between 1523 and 1525. In its initial urban stretch in Florence, After the Certosa, the Via Cassia en- museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 176 ters the Greve river Valley and contin- more important museum of sacred art ues to Bottai – a little village where the created in the 17th century church of Provincial Administration has opened Santa Maria del Gesù, where we find, an information point for tourists visit- among other works, a Madonna with ing the Chianti area –, goes around the Child by Ambrogio Lorenzetti. large traffic circle with entrances for After San Casciano, the Via Cassia de- the Autosole and the Autopalio, and scends towards the Pesa River, passing then comes to the ancient post village the recently developed rural residen- of Tavarnuzze, with a junction towards tial villages (with some industrial Impruneta and its Marian shrine. parks) of Calzaiolo and Bargino. Be- At the bridge in Scopeti, a branch to fore the bridge over the Pesa, which is the right that, until modern times cor- in the Tavarnelle area, you take a side responded to the Via Sienese-Roman street to the left for about five kilo- road, between ups and downs and meters leading to Badia a Passignano, panoramic views, also leads to San a monastery built on a hill at the cross- Casciano Val di Pesa, passing through roads for the valleys of Pesa, Greve and Sant’Andrea a Percussina, a rural vil- Elsa. lage where is the Albergaccio, Niccolò Badia a Passignano is a grandiose for- Macchiavelli’s country house. The tified square monastic complex. The main route, instead, follows the val- single-nave church with various ley floor, (where it passes the Ameri- chapels is dedicated to Saint Michael can war cemetery) to the bridge of Fal- the Archangel, and is rich with im- ciani, then climbs towards San Cas- portant works of art. In addition, it ciano Val di Pesa, that is 10.5 kilome- has an imposing bell tower construct- ters from Galluzzo. ed with regular ashlars of alberese San Casciano a Decimo owes its name stone. The abbey – run still today by to the parish of Santa Cecilia a Deci- Vallombrosan monks – was erected mo from early Middle Ages, precisely between the 11th and the 13th centuries ten miles from the city. San Casciano along “Via del Guardingo”, so called was one of the main castles erected by because of the Lombard watch tower; the bishop of Florence and then ex- it shows evidence of various enlarge- panded by the Florentine Medieval ments from the Renaissance era and Commune for its defense. Today it is the neo-Gothic forms from the 18th- a valued residential center and one of 19th century renovation carried out af- the doorways to the Chianti area. ter the monastery was privatized and Traces of its Medieval past are found transformed into a farm center. It in the fortifications and many build- dominates the small rural village, al- ings, including the 14th century church so from the Middle Ages, that was of Santa Maria del Prato or della Mis- once a castle, erected in the 13th cen- ericordia with the museum bearing tury for the abbey’s fortification (Fi- the same name, that stands beside the renze e provincia, 2004, pp. 704-706).

english translation 177 In the monastery’s ancient refectory is works of art, it has a basilican struc- a famous fresco of the ture with one nave, two aisles and from 1476-1477 by Domenico del three apses, and a regular face of al- Ghirlandaio. berese stone. The castle and the parish The nearby Mulino dell’Abate (Ab- church are set in a geographic envi- bot’s Mill) belongs to the castle era; it ronment that is also rich with impor- later became a fulling-mill to process tant values. In the center of the castle cloth, situated on the Pesa River near rise two large main building complex- Sambuca, documented in the 11th cen- es: the Renaissance Malaspina Palace tury: the regular stone building is pre- and the Palace of the Fattoria. sent still today, even if no longer used Back on the Via Cassia, before Sam- as a mill and converted into a house. buca, the road turns towards Tavar- The Via Cassia does not lead to the nelle, crossing the river at the Ponte village of Sambuca that arose around Nuovo, and climbing the hilly left- the Romanesque bridge over the Pesa hand slope of the valley. River and that, until the 18th century, Tavarnelle Val di Pesa (that is fourteen was the established way on the Via kilometers from San Casciano and a Sienese-Roman road to Tavarnelle. total of twenty-four from Florence) re- Today the Sambuca road provides ac- veals its character as an ancient post cess to San Donato in Poggio, that village, which became a town through closely follows the route of another the incorporation of some small historical Roman road, precisely that blocks of buildings once separated of Sambuca and San Donato to Ca- from each other. The village, in fact, stellina in Chianti. existed beginning from the 8th centu- San Donato in Poggio is a historical ry, as a way station and road control, center of great cultural value, that has so that there is documentation from a well-preserved urban village struc- the Late Middle Ages of the presence ture extending along the Via Sienese- of a post and refreshment stage. Con- Roman road, with a turreted city wall nected to the next parish of San Pietro and architectural characteristics form in Bossolo, the center was favored, be- the 12th-13th centuries, when its role as fore 1278, by the foundation of the a lively commercial and handcraft cen- nearby Franciscan convent of Santa ter developed, with hotels and hospi- Lucia al Borghetto, with its Gothic tals, with churches and oratories, as church and a neo-Gothic façade ren- well as being the administrative capi- ovated at the beginning of the 20th cen- tal of an extended ecclesiastical, (ple- tury. A side street at the beginning of bato), and civil, (potesteria), district. the center leads to the parish church An adjunct to the castle is the 10th cen- of San Pietro in Bossolo, the home of tury parish church, one of the most the Museum of Sacred Art. The late complete Romanesque buildings in Romanesque building displays char- the Florentine countryside; rich with acteristics of the earliest Romanesque museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 178 architecture, with a nave and two aisles ture, preserves part of the oldest struc- ending in three crowned apses with tures, in stone, datable to around the small suspended arches. 11th cent., made up of a series of arch- Not far from Tavarnelle, there are oth- es and quadrangular pillars in the left er important religious monuments aisle, with the related wall, that stand out. Among the main ones as well as an apse, with small sus- is the Carmelite cloistered convent of pended arches and pilasters running Santa Maria Al Morrocco, founded along side […] Opposite the church, in 1459-1481 by the merchant Niccolò the existence of an ancient baptistery Sernigi, later enlarged on several oc- – demolished in 1805 – is witnessed by casions in the 16th-17th centuries: its four cruciform pillars (two of which single-nave church is rich with fres- are fragmentary), their capitals are coes and glazed terracottas. The Mar- carved with a series of symbolic mo- ian shrine of Santa Maria delle Gra- tifs (the [Greek letter] tau, a cross, cos- zie or the Madonna of Pietracupa, a mic backgrounds etcetera)” (Firenze e building with a rectangular hall sur- provincia, 2005, pp. 710-711). rounded by an arcade, was erected be- tween 1596 and 1610 and later en- larged in the 17th century. Its origin is tied to a tabernacle of the Virgin be- lieved to be miraculous. After Tavarnelle, the Via Cassia con- tinues to the center of Barberino Val d’Elsa (Florentine “terra nuova” in the 13th century), embellished with tower houses and 12th-13th century palagetti, small palaces. A detour to the right leads to the village of Petrognano, with its farm villa and turreted hous- es. Petrognano is situated on the out- skirts of Semifonte, the city destroyed by Florence in 1202: the site is occu- pied by an octagonal chapel erected in its memory in 1597 by Santi di Tito, as a model of the dome of Santa Maria del Fiore. On the other side, the road goes to the parish church of Sant’Ap- piano. Sant’Appiano is perhaps the oldest Romanesque church in the Florentine area. “Church, with a basilican struc-

english translation 179 On the road to Tavarnelle: testify to the past rural civilisation – artistic and traditional the Chianti area handicraft can be handicraft in the considered incredibly rich in history Chianti area and tradition. Now long gone are the “itinerant craftsmen”, who were important pro- by Maria Pilar Lebole and Benedetta tagonists of this useful hand-made pro- Zini duction. A sign of how bare were local markets at the time, they used to go The meeting of two important hand- round the different properties on re- icraft traditions in the Chianti area quest, to mend a barrel with new wood (including Tavarnelle) makes artistic or redo the woven straw seat of a bro- trade an important sector of the local ken chair. However, these artisan-re- economy. Though not firmly estab- pairmen were definitely a minority, for lished yet, but rather at a stage of con- each big farm required its own crafts- tinuous research, experimentation man to make and maintain the tools and evolution, its products reflect the on a daily basis. These were practical- best local and – more generally speak- ly all either blacksmiths or carpenters. ing – Tuscan handicraft traditions. The first were also farriers who shoed A special touch of authenticity and horses and oxen aside from producing simplicity has long since characterized sharp tools such as bits, spades and the local handicrafts - qualities that hoes, while carpenters built furniture spring forth naturally in such an invit- for the house such as benches, chairs, ing and incredibly welcoming natural chests, kneading troughs, cupboards environment that has made “Chi- and tables, as well as household uten- antishire” famous all over the world. sils such as spindles, distaffs, reels, Authenticity and simplicity derived bowls, strainers, chopping boards, and from rural and folk wisdom mingling so on. naturally in this area where everyday The second tradition in local handi- life, since antiquity, was mainly based craft consists of a richer and more ar- on agriculture. ticulate production filtered in the We must distinguish between two dis- Chianti area by the nearby cities of tinct traditions in local handicraft. Florence and Siena, maintaining in- The first one stems from the rural tact their age-old symbology of the economy and is based on practical traditional heritage whose origins are needs and therefore it produces every- traceable to the first Etruscan settle- day objects for the house and for ments of which it bears the sobriety, work. Indeed, if we include among harmony and charm. handicrafts also tools of common use With the of the new century, in rural life – those that today have the globalization process has in- found a place in minor museums to evitably made us feel the need to pro- museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 180 tect our own cultural identity; thus in inside Florence is called Via Senese. every field, including handicraft, Past the Carthusian monastery of Gal- young people are looking for “an un- luzzo, arriving in Tavarnuzze we leave usual job” in which innovation and the street leading left to Impruneta and tradition can be merged in perfect bal- continue along the Via Cassia. San ance to create an object. Such could be Casciano is the first village where we defined handicraft in the Chianti area. can admire notable handicrafts remi- In 1999 Chianti Faber, the first con- niscent of the past and having typical crete step towards new openings for Tuscan artistic simplicity. Following the Chianti area handicraft sector, was the Impruneta models and techniques created. Apparently very simple, the for producing terracotta objects, San project might be a useful inspiration Casciano produces a similar though to a great number of small concerns smaller amount of typical reddish Tus- still unfortunately all very isolated can earthenware, particularly resistant, from one another. for indoor and outdoor decorative ob- Chianti Faber is a showroom that ex- jects as well as materials for roof and hibits samples of handicrafts from all floor covering. Simple, without frills or over the Florentine Chianti region. ostentatious ornaments, made for Another recent initiative is the “made everyday use and therefore practical, in Chianti” brand. This initiative is typical Tuscan cotto possesses great now being tried in Tavarnelle as an ex- beauty and charm. periment, with the precise ambition of Artistic joinery is one of the fastest establishing itself in the area and be- growing crafts in the area. The mak- coming a reference for local and na- ing of decorative objects and the tional development. Starting from the restoration of old furniture occupy local territory, the aim is to spread the most joiners – and meet the demand traditions, promote local resources and of local tourism. Closely tied to past transmit traditional knowledge rural tradition, the working and through the creative skills of crafts- restoring of wood are to be considered people. This new brand is granted ex- the “learned” descendants of a tradi- clusively to handicrafts produced in- tional craft that has always been part side the Chianti area, with the distinc- of Chianti life. tive quality and typicality of a product Inside the old village center along Via reflecting the rich local traditions. iv Novembre, in front of a new build- ing housing a bank, a small old-fash- ioned workshop of extreme simplici- Along the Via Cassia, ty catches the eye. Here Omero Soffi- on the road to Tavarnelle ci builds and restores furniture and A suggested itinerary to reach the vil- picture frames, providing a wonder- lage of Tavarnelle is through the Via ful example of survival of excellent Cassia (or main road number 2), which know-how. All the knowledge and

english translation 181 skill of the old craft have remained dery frame, while the decorative pat- untouched over time through the terns borrow from a large collection work of this artist. His expert hands of traditional motifs including doves, seem to turn wood into lace as he pro- grapevine shoots, flowers and ears of duces picture and mirror frames, wheat. sculptures and headboards ranging As a witness to the embroidery tradi- from drawing to carving to assem- tion in the area, there is a stitch called bling and finally to gilding, all this us- precisely the Tavarnelle stitch; it was ing antique tools. invented at the beginning of the 1900s Leaving the workshop and reaching at the local embroidery school run by the heart of the old center (piazza nuns. Particularly suitable for fine Pierozzi), on Via Machiavelli we come embroidery pieces, it was used by Sal- across another interesting old furni- vatore Ferragamo for a special model ture restoration and chair mending of elegant shoes. shop: Il Tarlo. Further, on Via de’ Fos- In the village of Tavarnelle we find an si, Il fabbro del Chianti’s large room ex- area specially conceived for crafts pro- hibits beds, outdoor furniture, tables duction, although there is nothing tra- and chairs in wrought iron of the most ditional about it at first glance: just a typical and traditional Tuscan sim- network of sheds and factory buildings plicity. At the end of Via de’ Fossi, mostly without any signs, and roads coming out of the historical center to- very similar to one another. However, wards Florence, you should not miss a these very buildings house some fine visit to Emilio Nesi’s workshop which examples of traditional crafts that, for offers antiques, straw seat mending reasons of work and space, are being and old furniture restoration. practiced in this new environment. Back on the Via Cassia and driving to- Among real industries more or less wards Tavarnelle, the village of Sam- noted to the general public, a few buca is worth a short detour from our workshops have been able to preserve itinerary. Here an all-feminine craft is ancient techniques, although their im- to be discovered, still being made in- age has little in common with a tradi- side the intimacy of domestic walls tional workshop. These craftspeople and therefore difficult to see: the art do not use publicity material or show- of embroidery. It can be admired at I rooms, but work in close contact with ricami di Lucia. Embroidery appeared their clients. The furniture created here in the Chianti area in the early 1900s, is solid and heavy, with smooth edges when some artistic weaving factories and well balanced shapes – genuine imported simple fabrics which they Tuscan furniture. enriched with various ornamenta- Cupboards, kneading troughs, chests, tions made at home. The techniques dish racks and shelves in solid wood used for embroidery include lace pil- produced in Luca Taiti’s shop are di- low, open-work, crochet and embroi- rect descendants of the ancient tradi- museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 182 tion set by coopers and cartwrights ac- ing is a splendid madia (a kneading tive in the Chianti area since the most trough) which is a certified copy of a ancient times. The result is a rustic piece on exhibit at the Museum of the piece of furniture with strong fea- Florentine House in Palazzo Davan- tures, in accordance with the produc- zati in Florence. tion of the best rural Tuscan furniture. A visit to the Emilio Ferrari museum Next to this in the workshop we find inside the castle of San Donato in one of Tuscany’s oldest rural products, Poggio is a worthwhile detour from still crafted with antique tools: every- our itinerary (visits must be booked). day objects hand-carved from olive The museum houses an important wood, such as soup plates, chopping collection of antique farming and boards, bowls, ladles and trays that are crafting tools. indispensable and appreciated in our Two terracotta producers in the area modern kitchens while preserving the have maintained traditional produc- sturdiness typical of objects in use in tion techniques while acquiring the farmhouses in the past century. dimensions of firms and there- No less anonymous from the outside, fore not exactly workshops anymore. the nearby workshop of Simone Par- From San Donato we follow the road ti specializes in the restoration and up to San Martino a Cozzi where we lacquering of wooden furniture and find the first of these firms that have objects. Now run by the second gen- remained faithful to the deep-rooted eration, this shop has decided to avoid tradition of Impruneta’s terracotta competition with industrial carpen- production. Cotto Chiti produces try by specializing exclusively in the decorated vessels, flower pots and restoration of antique furniture and pitchers. The firm specializes in en- in copies of antique furniture, as well tirely hand-made terracotta bricks. as gold leaf and pure gold lacquering. The other firm, Francesco Del Re, be- Lovers of antique furniture should sides the traditional terracotta tiles pay a visit to La Bottega d’Arte di Mau- that also come in new shades such as ro Nesi in the center of the village near gray and light blue, produces also an the church of Santa Lucia al Borghet- interesting collection of bronze vessels to. In this artistic joinery shop tradi- and large flower pots, definitely worth tional workmanship is added to accu- seeing. Functional and aesthetic char- rate historical research. As through- acters are perfectly merged in these out the area, the antique working unique pieces that come in three dif- methods have been almost entirely ferent colours: red, dark and gold. preserved, while keeping a few sur- Still regarding handicraft products prises in store for us. The models we that originated in the rural zones of find here are highly valuable copies of the Chianti area, wickerwork has gen- old Tuscan furniture, of the Renais- erated a series of important household sance period in particular. Worth see- objects, making use of all types of ma-

english translation 183 terials available: willow, chestnut, which is simply water in which the cane, olive tree, wild clematis, rush pieces of paper are left to soak an en- (the marsh cane used in straw-covered tire night, to the colouring agents that flasks and for making cane chairs), are all natural: rosemary, olive leaves, sanguinella, straw, etc. Chestnut twigs grapes, saffron and cinnamon that were used to make robust objects, give the sheets of paper, asides from wild clematis for pigeon nests and color, a very delicate and most pleas- young olive shoots for sieves. Cane ant scent. and sanguinella were used in the mak- Moving on to the nearby village of ing of dozens of different models of Barberino Val d’Elsa we will visit a small and medium size baskets for a farm that has recently inaugurated a wide range of uses. The most com- totally new activity in the area. Along monly used material was willow, used the valley road, going towards the old in the making of all kinds of wicker hamlet of Tignano, not very far from covers for flasks, bottles and demi- the road stands an old farmhouse set johns, the basic criteria always re- among vineyards and mellow hills maining the functional character of with such soft contours they seem un- the finished product. real. There lives a family that has cho- Nowadays wickerwork has practical- sen to raise animals native to the An- ly disappeared, although a few crafts- des, that run freely in this magical people still create decorative objects landscape. Very docile, they are also by weaving twigs of willow and other very beautiful and friendly, bringing plants. One notable representative of a touch of color and originality to La this ancient craft has established his valle degli Alpaca which is indeed an small workshop on the premises of his alpaca farm of approximately seventy private house, just at the beginning of animals raised for their high quality the Tavarnelle residential area. You wool, each animal yielding between will see no fancy sign or pieces on ex- 2.5 to 4 kgs. of wool a year. Extreme- hibit outside Sestilio Silei’s workshop, ly soft and warm, alpaca wool is meet- but to find him you just have to ask. ing a growing market demand and In Tavarnelle, everybody knows the stands here as an exclusive product of basketry master. the highest quality. One example of an ancient rural tra- dition rewritten in modern key is Lea Bilanci’s very particular type of hand- Thanks to Aldemaro Becattini, Ro- made paper. Nature is the real pro- berto Berti, Omero Soffici and Rena- tagonist of this entirely ecological to Stopani; to the staff of the local production, starting from the raw ma- tourist offices of Impruneta, San Cas- terial which consists of white scraps of ciano and Castellina in Chianti and pure cotton paper discarded by artis- to the Consorzio del Marchio Storico tic print shops, through the solvent del Chianti Classico for kindly allow- museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 184 ing us to use their pictures. A special Handicraft workshops thank goes to Rino Capezzuoli for his on the road to Tavarnelle generous practical help.

Suggested readings in Italian on the Chianti region: San Casciano E. Massei, Artigianato del Chianti, radici, modelli e tradizioni, Viterbo omero soffici 2000. via iv Novembre, 71 E. Bosi-G. D’Eugenio-M. Lorenzi-I. 50026 San Casciano Val di Pesa Moretti, Chianti, storia e itinerari, tel e fax 055.8229682 Firenze 2003. Periodicals: “Greve in Chianti 2005”, published with the support of Co- il tarlo mune di Greve in Chianti; “InChi- di Alessio Strappa & C. anti” bimonthly; “Chianti travel, via Machiavelli, 13 Country life” published with the sup- 50026 San Casciano Val di Pesa port of Consorzio del Marchio Stori- tel 055.8290339 co Chianti Classico. Photos by Benedetta Zini. il fabbro del chianti via de’ Fossi, 13-15 50026 San Casciano Val di Pesa tel 055.8290364 www.ilfabbro.com

emilio nesi via de’ Fossi, 3 50026 San Casciano Val di Pesa tel 055.820691

Sambuca Val di Pesa (side road)

i ricami di lucia via Torricelle, 22 50020 Sambuca Val di Pesa tel 055.8071441 [email protected]

english translation 185 Tavarnelle Val di Pesa sestilio silei via Aldo Moro, 58 luca taiti 50028 Tavarnelle val di Pesa via dell’Artigianato tel 055.8076274 50028 Tavarnelle Val di Pesa lea bilanci tel e fax 055.8050350 Villa Regoli strada di Bonazza, 11 simone parti 50028 Tavarnelle Val di Pesa via dell’Artigianato, 22 tel e fax 055.8050164 50028 Tavarnelle Val di Pesa tel 055.8077406 Barberino Val d’Elsa fax 055.8077830 [email protected] la valle degli alpaca Azienda Agricola Gistri Antonella bottega d’arte di mauro nesi via Uliveto, 12 via Borghetto, 20 50021 Barberino Val d’Elsa 50028 Tavarnelle Val di Pesa tel e fax 055.8059209 tel 055.8077904 www.lavalledeglialpaca.com [email protected]

San Donato in Poggio museo emilio ferrari di cultura contadina per informazioni contattare: Associazione Culturale Pro Loco San Donato in Poggio via del Giglio, 47 50020 San Donato in Poggio tel e fax 055.8072338 [email protected] francesco del re via Benvenuto Cellini, 206 50028 Tavarnelle Val di Pesa tel 055.8070169 fax 055.8070168 www.francescodelre.com museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 186 Typical products of the ily picture the magnificent banquets Chianti area: discovering that were held around here. The gen- “peposo” and Chianti Colli erous courses of meat, mostly game Fiorentini meat and poultry prepared as superb roasts, were usually served with suc- culent sweet-and-sour or spicy sauces, by Maria Pilar Lebole and Benedetta the most popular being agresto, a Zini condiment par excellence since the Middle Ages, always present on the Heading for San Casciano, Tavarnelle table. Having a pleasantly acidulous and Barberino, you begin your discov- taste, agresto was made from unripe ery tour of a new fascinating part of grapes harvested in July (“luglio”) and Tuscany with its own typical flavors for this reason lugliatica. The grapes and regional products. You are still in were crushed in a small vat, and even- the Chianti area, but this time on the tually this mixture was poured into a Siena side. The road you will follow is little barrel and left to ferment in the the Via Cassia. Though it doesn’t cor- sun until it was ready. respond to the ancient Roman road, Besides, it was common belief at the the Via Cassia was from the 15th centu- time that the use of special spices and ry on, right until the construction of lots of pepper aided the digestion of Autostrada del Sole (the A1 motorway), rich and heavy meats such as game. the only road between Florence and Although this use was soon replaced Rome. Pilgrims on their way to the by a much simpler and more basic cui- Holy See followed this road and indeed sine – typically Tuscan – one must it is still lined with old-fashioned inns, add that the spices had the significant taverns and restaurants that come advantage of disguising the meat’s straight down from the inns where for- smell once it had started to go bad as mer times wayfarers used to rest. there certainly were no refrigerators at Surrounded, literally swallowed up by the time. green lush woods as you take the road, Dishes and cold meats prepared with you feel as if you have gone back to Cinta pork also follow the old tradi- the days of our Renaissance ancestors. tions. Pigs of the Cinta sienese variety This strip of the Chianti area, be- were the only type raised in the Chi- tween Florence and Siena, has main- anti area until the last century. Actu- tained practically intact its tradition- ally, near San Casciano lies the “Com- al and unsophisticated but warm hos- pagnia della Cinta”, where this typical pitality, typical of rural Tuscany. pig is raised according to the most an- These thick woods have witnessed cient tradition, which gives the meat hunts of Florentine nobles for cen- a unique and characteristic taste. To turies. Admiring the beautiful villas appreciate it, just sit at the table, ad- built upon the hillsides, one can eas- mire its intense red color and enjoy its

english translation 187 exquisite products, in particular capoc- and peposo, a tasty beef stew with a ollo, spalla, prosciutto and pancetta. powerful and extremely spicy flavor Walking on the road between Im- that used to warm the hearts and bod- pruneta and Barberino, you discover ies of the skillful Impruneta kiln-work- an infinity of oenogastronomical se- ers in Renaissance times. Popular tra- crets that introduce you to a genuine dition has it that Filippo Brunelleschi and unrefined cuisine. Full of taste, it once tasted the dish while visiting Im- is made of genuine ingredients and pruneta to select flat tiles for the Duo- based on traditional recipes handed mo of Florence’s famous dome; he ap- down from mother to daughter with parently remained so impressed by it all the fascination of their ancient and that he brought the recipe over to Flo- noble origins. rence. This original peposo imprunetino A thousand legends accompany your was prepared with a tasty Chianti wine journey. A few perhaps conceal some that substituted the current tomato ancient truths, or maybe they are on- sauce which is anyway worth-trying. ly the result of a particularly imagina- But let’s get back on the Via Cassia and tive and sometimes leg-pulling popu- head towards San Casciano. This first lar tradition, such as the one that tells stretch of road gives us the strange im- the origin of fagioli all’uccelletto pression of being swallowed up into (stewed beans). The custom of sea- the green gorge of a thick wood. The soning beans with a spiced mixture countryside all around, harsh and hos- was apparently born in an old inn of tile, is the absolute protagonist of this the area, when the old innkeeper ac- environment and leaves us a narrow cidentally dropped all the seasoning strip of road. Then a few meters ahead, for food roasting on the spit (saddle you come into view of vast expanses of of pork, pork livers, game birds and hillsides, tidy and peaceful, reaching potatoes) into the pot of beans. To as far as the eye can see. Indeed the correct his mistake, he poured a large road across the last part of the Floren- quantity of wine into the pot of beans, tine Chianti area runs through alter- and this is how one of Tuscany’s old- nate stretches of thick hostile woods est and most popular dishes was born. and boundless gentle hills with neatly aligned rows of vines. It is here on the Via Cassia that you A gourmet itinerary to Tavarnelle find Trattoria di’ sor Paolo. This invit- ing trattoria offers typical Tuscan Not far from the imposing Carthusian dishes such as minestra di farro (a rich monastery of Galluzzo, you turn into spelt soup), pappardelle di cinghiale (a the road that leads to Tavarnuzze. But pasta dish served with a wild boar before heading on your way, you make sauce) and a delicious dessert di prugne a short deviation to visit Impruneta, di’ sor Paolo (plum dessert) from an homeland of Florentine terracotta tiles old family recipe. museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 188 Throughout the Chianti area around ucts. One of them is Fattoria di Ci- Greve, the real protagonist of the lo- gliano (2 km from San Casciano fol- cal economy is wine. Yet, Italian and lowing the signs for Empoli), where international tourism tends to favor wine is still aged inside the villa’s orig- the other part of the Chianti area, inal 15th century cellars. which enjoys greater renown. Since Still in the same area, the Castello di 2000 however, the Chianti Colli Bibbione at Montefiridolfi is worth a Fiorentini wine, the label chosen by short visit. Once the residence of Nic- the wine producers in this area to char- colò Machiavelli and still managed by acterize and distinguish their product a descendant of one branch of the from Chianti Classico, has given rise to family, the castle has extremely an- a careful and continuous policy dedi- cient origins that date back to the 9th cated to the promotion of the area and century. It was the fief of the Buon- its products through wine and oil tast- delmonti and Sforza Aldobrandeschi ings, thematic itineraries, special families during the Middle Ages un- events, fairs, open-air markets, etc. til it was bought by Niccolò Machi- The aim is to make this strip of the avelli in 1511. After visiting the splen- Chianti area better known and a part did castle, you can stop at the farm- of tourism Tuscan tours. house to enjoy a tasting of the home In San Casciano, you follow Via products: wine, Vin Santo and an ex- Machiavelli towards the main square. cellent olive oil. L’Osteria del popolano’s architecture is Before leaving San Casciano, stop at reminiscent of a typical Parisian bistro. Villa Montepaldi, an ancient villa But the cooking has nothing Euro- built by the Medicis, now property of pean about it. Not to be missed is the the University of Florence, where the peposo alla fornacina with cannellini Agrarian Faculty holds important beans. Another must is the papero al teaching and research activities. Be- melarancio (duck with sweet orange) sides producing excellent varieties of prepared according to the old local oil and wine and conducting research recipe. Cheese lovers will appreciate on sowable varieties, they have set up two unusual versions of pecorino a game re-population area. cheese produced by a Sardinian shep- Mercatale (the next stop on our herd established near San Casciano – route) offers us a little digression on apple and hot pepper pecorino. olive oil. Olive oil, the number one Among the cold pork meats – all strict- product almost everywhere in Tus- ly home-made – fiocco di prosciutto al cany with its intense green color and ginepro (choice prosciutto with ju- distinctive pungent flavor, in the Chi- niper) truly stands out. anti area has always remained some- Continuing your journey, on the road what in the shadow of the much more to Mercatale you come across a num- famous and greatly acclaimed wine. ber of farms offering regional prod- With the aim of promoting and pub-

english translation 189 licizing the exquisite Chianti oil, Now on to Tavarnelle whose name Mercatale launched in 2005 an ad hoc derives from the Latin taberna (tav- special event – “Mercantolio” – that ern). In former times, this was the offers the possibility of tasting and most important way station for pil- buying the best Chianti oils. In ac- grims from the north on their way to cordance with Tuscan tradition, all Rome. And so it has remained: an area Chianti oils are strictly cold-pressed literally dotted with picturesque inns, by heavy granite millstones. Mean- holiday farms and typical restaurants. while, since the year 2000 Chianti oils It is impossible to name them all. bear the prestigious dop label and Local products are primarily wine and have their own consortium (Consorzio oil (just like in the rest of the Chianti DOP del Chianti Classico) with ap- area) although Tavarnelle conceals proximately 260 members. Since its other very interesting gastronomical creation, the consortium has tripled products, even if they are usually on its annual production (30,000 Kg in a small scale and almost homemade. 2000 / 100,000 Kg in 2004) and has These include a variety of soft and excellent prospects ahead. hard cheeses flavored with local herbs Leaving the center of Mercatale, just and an interesting range of honeys after the junction for Badia a Passig- with various fragrances according to nano you enter Rignana. On the side the type of flower they were made of the street there is a restaurant that from. Finally, a note of merit goes to takes you into another culinary tradi- Tavarnelle’s age-old tradition of tion typical of the area: game meat. preparing cold meats, still produced Hunting has always been done according to ancient recipes. around here. Numerous noble Flo- Our last stop is Barberino. Here, in rentine families had estates in the dis- the Scheto Valley, whose soil has al- trict: we have already mentioned the ways been extremely fertile thanks to Machiavelli family, but there were al- the favorable confluence of the so the Medici, the Corsini families. Agliena and the Little Agliena Rivers. Passing through the doorway of the The resulting habitat is ideal for the Cantinetta di Rignana and taking a cultivation of unusual plants such as look at the menu, you understand saffron (the so-called “zima” ). A valu- that very little has changed here since able and world famous product, saf- the 1500s: the menu offers game meat fron was already being produced in of every variety, stewed or grilled - as ancient times and attracted mer- found in the simple, unsophisticated chants from all over Europe to Flo- Tuscan cuisine – enriched with a lit- rence. The precious product has giv- tle tomato, but nothing more. The en its name to a special project taste of the meat should come out ful- launched by a local farm. L’Accademia ly and not be masked by overpower- dello Zafferano is planning to set up a ing aromas. huge naturalistic park in which to in- museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 190 troduce several plants, including the Fine wine and food valued spice, which still today is ac- on the Via Cassia claimed by the best international chefs in its Colli Fiorentini variety. You have reached the end of your This selection has been made by the au- journey. After Barberino Val d’Elsa, thors and is by no means exclusive as re- the Via Cassia leaves the Chianti area. gards the area. The authors wish to One can continue towards Siena thank all the producers, restaurants, etc. through Colle Val d’Elsa and Mon- for their help during the research phase. teriggioni; one might even wish to make a detour to San Gimignano… trattoria di’ sor paolo but that is a whole different journey. via Cassia per Firenze, 38-40 50026 San Casciano val di Pesa tel 055.828402 www.trattoriadisorpaolo.it

osteria caffè del popolano via Machiavelli, 34 50026 San Casciano Val di Pesa tel 055.8228405

fattoria cigliano via Cigliano, 17 50026 San Casciano Val di Pesa tel 055.820033 fax 055.8290719 [email protected]

castello di bibbione via Collina, 66 at Montefiridolfi 50020 San Casciano Val di Pesa tel 055.8249231 fax 055.8249231 [email protected] www.castellodibibbione.com

azienda agricola di montepaldi via di Montepaldi, 12 50026 San Casciano Val di Pesa tel 055.8228128

english translation 191 fax 055.8229491 Glossary [email protected] ta3.members.beeb.net Abbey la cantinetta di rignana Community of monks or nuns di- via di Rignana, 13 rected by an abbot or an abbess, in- at Rignana dependent from the bishop’s juris- 50022 Greve in Chianti diction. This term is also used for tel 055.852601 the complex of buildings which be- [email protected] long to such a community. www.lacantinettadirignana.it Altar Table on which the priest celebrates azienda agricola la spinosa the Eucharistic sacrifice via Le Masse, 8 Altar frontal 50021 Barberino Val d’Elsa This term refers to the panel, con- tel 055.8075413 taining a painting or goldsmith’s fax 055.8066214 works, placed behind the altar or on [email protected] the top of the mensa. www.laspinosa.it Altar piece Large panel, either painted or sculpt- ed, situated on the altar; sometimes it is composed of more than one pan- el (see also polyptych). It is often in- serted in a rich frame, or in the ar- chitectural structure of the altar itself. Ambo A raised tribune, closed on three sides by a parapet and which in the fourth opens onto the access stair- case. It was the place where the priest went in order to read the and the . Amigoli, Stefano (Florence, histori- cal information 1757-1812) A follower of Francesco Conti, he was in neo-classical style a painter made less rigorous modeled through 18th century refinements and on the fig- urative culture in the style of Cor- tona. From his large body of work, we would like to mention the fres- museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 192 coes in the Church of Santa Mar- Baptistery gherita dei Ricci in Florence. A building constructed in proxim- Ampulla/ampullina ity to a church in order to adminis- A piece of sacred furnishings, usu- ter the Sacrament of . The ally with a globular body and a nar- term can also indicate the place, in- row neck. The term refers to the two side the church, that houses the containers, one for the wine and the baptismal font. other for the water, used during the Basilica , as well as to the three Building of worship with a rectan- containers for holy oils. gular plan, divided lengthwise by Angelis, Nicola de (active in Naples, columns or pillars into a nave and 1703-1733 ca.) two or four aisles, ending in a semi- A silversmith born in Avellino and circular space called apse, andsome- active in Naples. Among his works, times cut crosswise by a transept. we would like to mention his Bust Basin of Saint Januarius in Capua (1733). See Eucharist flagon Antonio di Arcangelo, known as Biagioni, Zanobi (active in Florence Antonio del Ceraiolo (doc. 1520 from 1762 to 1803) and 1524) Florentine silversmith whose activ- ity is recorded all over Tuscany Painter; pupil of Lorenzo di Credi around the last quarter of the 18th he supported a figurative revival century; he appears in the records neo-1400’s of Savonarola inspira- of the Compagnia di Sant’Eligio tion, a Florentine current that orig- degli Orafi from 1781 to 1784 and in inated mainly from the San Marco a 1777 document of the Misericor- convent. Dates of the artist’s life are dia of Florence regarding the pay- still unknown, and so is the list of ment of a chalice bearing Pietro his works, among which figures a Leopoldo’s coat of arms. Christ at Martha’s home (ca. 1525) at Book of Anthems the Berlin Museums. The name given to codexes that con- Apse tain the choral chants and songs, ei- A semicircular structure on one wall ther Catholic or Protestant, having of a church, placed at the end of the specific names according to their central nave and sometimes of the liturgical function. aisles, usually covered by a half-dome. Brocade Armorial Bearings A damask fabric with large patterns, A group of items made up of a shield, in silk, linen, hemp, sometimes ornaments and honorific marks of a with gold and silver threads, woven family or an organization. so as to show a characteristic effect Aspergillum in relief. See holy water pot Bugia (or Palmatoria)

english translation 193 Circular candle holder, flat and Cartegloria/ Altar cards with a handle, used for the reading Term which refers to each of the from the Missal. three formulas for the fixed parts of Burin the Eucharistic celebration. It also Implement made up of a small steel refers to the card that since the 16th rod with a beaked point and a century has been used on the altar wooden handle; it produces a sharp during the Mass as a memorandum cut while that of the graver, a simi- of the formulas. lar tool, may have various shapes Cartouche (or Scroll Ornament) (round, flat, ruled). See engraving; Decorative element, either drawn embossing or sculpted, that reproduces a Burse (or case) parchment or a scroll, spread open A flat case to hold the , or rolled up, on which Biblical pas- formed by two rigid decorated sages are quoted and, inscriptions squares; its colors vary according to or coats-of-arms are reproduced. the liturgical calendar. It was rested Casket on the chalice. Metal box, gilded on the inside, Canvas where the Eucharistic lunette is kept. It is one of the most used surfaces for Casting oil painting; usually made of linen or It is a process used to create sculp- hemp but sometimes also of cotton, tures or reliefs through the pouring jute, silk or other fibers; its typology of molten metal into a mold; it al- varies by weight and weave according ways involves a subsequent finish- to the different eras, places and ex- ing phase with a chisel or other im- pressive needs. At first glued to a plements. We call it “full relief cast- wooden panel, it was then stretched ing” when the mold is open and the on stretcher bars to make the trans- liquid metal fills it completely; portation of paintings easier; the lat- whereas a “hollow casting” makes ter procedure began to spread from use of closed molds and requires a the second half of the 15th century de- very thin layer of metal. finitively substituting the one on Central and side aisles wooden panel beginning from the 17th The part of a church delimited by century. The term also refers to the two longitudinal rows of columns pictorial work executed on canvas. or pillars. When the church has on- Capital ly one broad aisle it is called a hall. Architectural element that is placed Chalice between the column and the arch. A piece of ecclesiastical furnishings Card made up of a cup supported by a Board that holds inscriptions or stem ending in a base. It is used for even simple ornamentations, in all the wine that, during the Eucharis- the arts. tic celebration, becomes the blood museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 194 of Christ. then of parchment, bound togeth- See also er as a book, as opposed to the vol- Chapter umen, namely, a group of sheets A college and an assembly of ca- wound into a roll. Codices often nons, friars or monks, belonging to contained rich illuminated decora- a cathedral or a collegiate church. tions (see illumination). Their use The term also refers to the place in began to spread as from the first which the assembly is held. The century a.d. and lasted until the in- book of chapters is a collection of vention of printing. the resolutions of the chapter. Conti, Francesco (Florence, 1681-1760) Chasuble (or Planet) Among the best known Tuscan Loose liturgical with a painters of the 18th century, influ- round opening for the head, worn enced by Sebastiano Ricci he also by the priest during the Mass. It is drew from different artistic school derived from the ancient Roman experiences; he developed a very el- traveling cloak. egant and brilliant style, character- Chisel ized by bright chromatic ranges. Non-cutting implement in differ- The Madonna with Child and Saints ent shapes that, hit with a small Pope Sylvester, Paul and Catherine of hammer on a metal plate, lowers its Alexandria (1738), a painting com- surface without taking away the missioned by the Rucellai family for material. See also chisel work and the church of Sant’Andrea in Mon- embossing tecarlo Valdinievole, is recognized Chisel working as his masterpiece. Modeling the surfaces of metal Convent objects, carried out by means of a Architectural complex especially chisel for mendicant orders; unlike Choral monasteries, it is not autonomous Liturgical chants and singing of a within the order. religious community. Cornice Ciborium A projection that subdivides the sur- A marble tabernacle usually situat- faces of buildings marking the edge ed over the main altar, in which the of an architectural element (floors, pyx is kept; often closed by a little windows, doors, etc.); it also refers door made of precious materials to the element used to frame and and decorated in different ways. isolate a subject, either pictorial or The same term also refers to the pyx plastic, from the surrounding envi- itself. ronment, and which is generally in Codex wood, stucco or drawn. Ancient manuscript composed of Corporal several leaves, first of papyrus and A small square white linen cloth,

english translation 195 spread at the center of the altar dur- stripes called clavi. ing and at the end of the Commu- See also frock nion Service or when the Blessed Damask Sacrament is exposed. See also burse. Fabric made of silk with warp and Cross weft of the same color that create Formed by two intersecting axes, glossy patterns on an opaque back- one vertical and one horizontal, it ground. Of a very ancient origin, became with or without the Cruci- such an art reached a level of excel- fied Christ, Christianity’s principal lence towards the 12th century in the symbol. city of Damascus. Altar cross: standing on a pedestal Dandini, Pier (Florence, 1646-1712) and placed on the altar, with Christ A very prolific painter, he painted in relief. Pietro da Cortona’s style, which he Astylar cross: supported by a long elaborated in narrations rich with staff, it is portable and used in or- figures in movement, informing der to lead a procession. With fig- himself also with Correggio’s paint- ures on both sides: Christ is usual- ing. The Dome of Santa Maria ly portrayed on the front one, while Maddalena de’ Pazzi (1701) is today evangelical symbols are represented considered the artist’s masterpiece. on the back. Dossal Crucifixion An elaborate cloth to cover a piece It is the culmination of the Passion of furniture or notable objects. of Christ and it shows Jesus nailed Effusio sanguinis to a cross raised between two oth- The scene depicts the blood flow- ers to be used for two thieves. The ing from the wound inflicted on the four Gospels differ from one an- Crucified, more rarely the blood other in their descriptions of this leaking from the pyx, to indicate the moment, but all of them agree on miraculous event of the transub- the presence of some women at the stantiation. event, among them are Mary, the Embossing mother of Jesus, Mary, the mother Art and technique of decoration of Saint James the Less and Mary used for precious materials such as Magdalene. Only John mentions gold and silver, but performed also his own presence at the Crucifixion. on copper and bronze. It consists in See also Mourning. reducing the metal to a very thin Cusp lamina in order to obtain the de- see spire sired representation in relief, mod- eling it from the verso (i.e., the A long white knee-length tunic back) and then giving the finishing with large sleeves, open at the sides touch from the recto (i.e., the front) with two vertically falling purple with a chisel and a burin. museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 196 Empoli, Jacopo di Chimenti, known with a powerful voice, like that of a as (Florence, 1551-1640) lion; John is represented by an ea- A prolific painter and a drawer, from gle, the bird that flies the highest in an Empoli family, he was a follower the sky, because his vision of God is of Santi di Tito. Supporter of an an- the most direct; and finally Luke by ti-mannerist reform, following the a bull, a sacrificial animal, because directives of the , his Gospel commences with the he was deeply tied to Andrea del Sar- sacrifice of the priest Zachariah. to and to his fellow-countryman During the Renaissance the animals Pontormo. His body of work ranges and the angel continued to be por- from sacred subjects to profane ones trayed only as simple attributes of as well as many portraits. the four Evangelists. Secondary at- Engraving tributes for all four saints are a book Drawing carried out on a hard sur- and a cartouche. face, called matrix, either by hand, Ex-voto using a pointed instrument (burin, Object, displayed in holy places, ex- graving tool), or chemically, using ecuted and offered as a gift to a di- corrosive substances, for decoration vinity or to saints for favors received or printing reproduction. By exten- or a promise fulfilled. sion, this term is used for the tech- Fabric nical process used for printing re- Technique and art that consists in production as well as for the prod- weaving a series of yarns called warp, uct itself. kept parallel and taut, with another Eucharist flagon series that is inserted crosswise called A receptacle with a lip that was used weft, carried out by means of a loom. in solemn liturgies for the washing The fabrics are called plain when the of hands together with a bowl, weave does not present any special called basin. pattern, damask otherwise. There are Evangelical, symbols three basic types of fabric: cloth or In early Christian iconography, the taffeta with two warp yarns and two four evangelists are portrayed as weft ones, with the same effect both winged creatures with animal on the right side and the reverse side; heads. Saint Jerome, at the end of twill, that achieves a diagonal effect the 4th century, first justified the as- slanting either right or left; satin: de- sociation of the animals with the pending on whether the warp or the authors of the Gospels: Matthew is weft is more evident, satin may have represented by an angel because his either a weft or a warp effect. Gospel begins with the Incarna- Fresco tion; Mark by a lion because he Painting technique on a wall sup- starts his with the figure of John the port that makes use of the lime of Baptist who “cries in the desert” the wall plaster as a binder.

english translation 197 Frock prepared and heated metal, causes The liturgical overall of a sub-dea- the mercury to evaporate and the con, worn during ceremonies. precious metal to adhere to the sup- The fabric and the shape are the port. same as that of the ’s dalmat- Godefroy de Claire (Active in the ic, from which it is distinguished by middle decades of the 12th century) the smaller width, the narrower Goldsmith and enameller born in sleeves and the absence of clavi (the Huy (Belgium), but a great travel- two vertical purple stripes) er, he was the head of a flourishing Frontal workshop. Among his works, we The front parament of the altar would like to mention the two placed under the mensa, generally crosses in the British and the Vic- made of marble; it can also be made toria and Albert Museums. of ivory, silver or even of ornate em- Gold-beater broidered fabrics. A worker whose job consisted in Gherardini, Alessandro (Florence, beating gold into sheets of gold or 1655-Leghorn 1726) into gold leaves. See also chisel work An imaginative painter, far from the and gilding academic world, he was trained in Gros de Tours Alessandro Rosi’s workshop and A thick grainy fabric in silk, linen was thus influenced by Correggio, etc. the Carraccis and Luca Giordano. Guadagni, Gaetano (active in Flo- The subtlety of his figures and the rence, 1804-1836 ca.) airy brightnees of his backgrounds Heir of a flourishing workshop, he set him among the artists who con- worked for the Lorraine court and tributed to the Florentine shift for many of the churches in Florence from Baroque to Rococo. Within and Tuscany. His works are charac- his vast production, the frescoed terized by smooth and polished sur- ceilings of the Palazzo Corsini (1692 faces and by the use of repetitive and – 1696) are to be remembered. common decorative motifs. Gilding (Hand) bell A technique used to apply gold on A small portable bell with a handle various supports: i.e., wood, parch- that is used as a signal during cele- ment, leather, paper, walls etc. The bration of the mass. gold can be applied in leaves or in Hall dust, according to different proce- In Christian architecture, it indi- dures; for gilding metal surfaces, cates a single nave church without similarly to the silvering technique, aisles. one begins with an amalgam: an al- Highlighting loy of pure gold, or silver, and mer- The touch of light that in a paint- cury that, when spread on a suitably ing is used in the dark areas of a museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 198 painting in order to give them chro- ally placed on the burning coals of matic prominence. the thurible, by means of a small Holy Family metal spoon. It refers to the group of figures with Intaglio the Madonna and Child and Saint Technique of working by remov- Joseph. According to a symbology ing part of a material. Wood, mar- affirmed beginning from the 15th ble, ivory etc. are carved by using century Europe, it represents the metal instruments following a pre- earthly trinity that corresponds to established design. the heavenly Trinity. The prevalent Lacquering iconographic aspects in devotional A very ancient technique through literature were linked to domestic which objects made of wood or life or to episodes during Christ’s other materials are covered with a childhood. The definition is also resinous substance for decorative applied to the triad of the Madon- and/or protective purposes. na with Child and Saint John as a Lamp Child and that of the Madonna Often it is lit on occasion of litur- with Child and Saint Anne. gical acts, sometimes it is an ex vo- Holy water pot to offering; the light given off in- A small receptacle that contains dicates the eternal presence of God holy water. It is used together with among men. the aspergillum, which is the imple- Lampas ment, with which the water is sprin- A damask fabric of great value kled, in the shape of a hollow per- made with yarns of silk, embell- forated spherule with an internal ished very often with wefts of gold sponge and handle. and silver, with a heavy appear- Illumination or Miniature ance; it is made up of a background The art of illustrating and decorat- weft, usually in taffeta, with sup- ing manuscripts. The verb, “to plementary weft effects that create miniature”, that is to illuminate, a particular pattern on the mater- derives from the word minium that ial. was used in the Middle Ages to re- Lampshade fer to cinnabar, that is mercury sul- A wooden square- or round- fide, a vivid red color, which was shaped object with one or more used to paint the initial letters in the metal tendrils that is hung on the ancient codexes. In a wider sense, the wall to be used with lamps. term miniature can refer to any Lectern small-sized painting executed with A movable support on which litur- a meticulous attention to details. gical books are placed; sometimes Incense-boat integral with choir structures. Not It holds the incense that is eventu- to be confused with the ambo.

english translation 199 Lisere Master of Marradi (active between the A ribbon-like ornament that forms second half of the 15th century and the edge of a fabric that is usually of the early decades of the 16th century) a different color. An unknown painter, trained by Loom Domenico Ghirlandaio, who owes In the art of weaving, it is the ma- his conventional name to a group chine that is used to weave the warp of five paintings now in the Abbey yarns with those of the weft. of Santa Reparata in Borgo near Lorenzo di Bicci (1350 ca.-1427) Marradi, the central core of his A painter with a natural and con- body of work. Even though con- cise style, representing the most tra- stantly refreshed by the Florentine ditionalist current of Florentine innovations of his time, his work painting at the end of the 14th cen- witnesses an inclination to perpet- tury, he was the head of an impor- uate figurative schemes and models tant workshop which was carried from the past. Among his works, we on among the others by his grand- would like to mention the Madon- son Neri di Bicci. na with Child and Saints in Marra- Lucco di (1498). A medieval garment with a narrow Master of Tavarnelle or of the Cas- mantle, without pleats, tight at the soni Campana (Active between the waist. end of the 15th century and the ear- Lucii, Pietro (18th century) ly decades of the 16th century) Engraver active in Florence; the An unknown painter in the style of dates of the artist’s life as well as his Ghirlandaio, the name derives from body of work are unknown. the painting that depicts a Holy Con- Lunette (or lunule) versation (Museum of Sacred Art, Receptacle that holds the conse- Tavarnelle Val di Pesa). The artist’s crated host in the monstrance. identity is still discussed today, as Madonna of Childbirth well as the attribution of his works, See Nativity of which critics agree only on a few Maluberti, L. (active in Florence paintings; among these is the altar- from ca. 1930 to 1975) piece with Saints Anthony the Abbot, Florentine goldsmith active in the Sebastian and Rocco (Museum of Sa- mid-20th century; accuracy and cred Art, San Casciano Val di Pesa) quality of workmanship character- and the Large Cases (Cassoni) of the ize his work which often bears a Campana collection. touch of originality. Matrix Manutergium (or Manuterge) A mould used in the printing trade; Small rectangular white linen cloth, made of either copper or brass. with which the priest dries his Mazzi, Antonio (active in Florence hands during the mass. 1706-1747) museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 200 Goldsmith and engraver, he of the Greek letters x (chi) and p worked in the Grand Ducal work- (rho), the first letters of the Greek shops on Ponte Vecchio in the mid- word Christòs, that is Christ; alter- 18th century. The dates of the artist’s natively, the initials of ixtus (fish) life are still indeterminate, as is his and xpistos (Christ), two terms that body of work which includes a were at the same time traditional thurible and an incense boat for the symbols of Christians, in use begin- parish church of San Pietro a Figline ning from the 2nd century on. The in Prato. abbreviation can also be formed by Meliore (Active in the second half of the Latin letters i, h and s, at times the 13th century) surmounted by the cross, which A Florentine painter, he took part stand for: “In hoc signum” that is in the battle of Montaperti (1260). “with this sign (you will win)”, with A key work for reconstructing his reference to the cross above. activity is the altarpiece, signed and Monogram of the Virgin: an inter- dated 1271, portraying the Benedic- twining of two M’s, alluding to the tory Christ among Saint Peter, the name Mary, Mother of Jesus. Virgin, Saint John the Evangelist and Monstrance Saint Paul (Uffizi Gallery, Florence) A piece of sacred furnishings, in the characterized by an elegant decora- shape of an aedicule or, in more re- tive style, an expressive incisiveness cent times, of a radiant sun’s disc, in and a marked Byzantine imprint, which the consecrated host is ex- that accompany the very personal posed to the adoration of the faith- physiognomic characteristics. The ful. attribution of his body of work is Montini, Giovanni (Active between still controversial. 1600 and 1650 ca.) Mensa A painter close to Jacopo Vignali’s The top surface of an altar workshop, with a soft and ambigu- Monastery ous sensuality. Among his few The place where a community of known works, the Madonna with monks lived; its typology was con- Saint Catherine, Saint Magdalene solidated in the East during the 5th and a Woman, in the Fiesolana century and in the West in the 6th, Abbey has a mutilated date (164?), organized in an autonomous resi- and it is the only fixed point in his dential complex, that often admin- chronology. istered extended lands and patri- Mourning monies. Such an iconography, in its most Monogram complete version, consists of seven A union or intertwining of two or figures gathered around the body of more letters. Christ after having been removed Christ’s monogram: an intertwining from the Cross. In fact, there are

english translation 201 three men (John the Evangelist, tion, we would like to mention the Joseph of Arimathea, who often Madonna with Child Enthroned holds the sheet used to lay down among four Saints, from 1452 (Dioce- the Crucified Christ; Nicodemus, san Museum of San Miniato, Pisa). depicted with a jar of spices) and Niccheri, Egisto (only record in 1874) four women (the Madonna, Saint Tuscan painter probably related to Mary Magdalene and the Virgin’s Dario Niccheri, parish priest of the two sisters). Church of San Pietro in Olena who Nativity died in 1884. In 1874 Egisto paint- The scene is usually set in a dilapi- ed for that church The Sacred Heart dated hovel, a symbol of the ancient of Mary. There exist no documents law forfeited with the coming of the or repertories mentioning the artist. Redeemer. The image of the ador- Niche ing Madonna next to the manger, A cavity made in a wall, usually con- like many details from the tradi- taining a statue: it can be semi-cir- tional iconography, derives from cular, rectangular or polygonal. medieval worship and recurs preva- Oil (painting) lently in western art while Byzan- A technique of painting on canvas tine artists would depict a real scene or wooden panels using pigments of childbirth. The figure of Joseph mixed with fatty oils, with essential became frequent during the oils added so as to make the colors Counter Reformation, thanks espe- more transparent and less viscous. cially to Saint Teresa of Avila’s pro- Once the painting is finished, a pro- motion of his cult. tective varnish is applied, which, at Navarri, Giovan Battista (active in times, is mixed directly with the Florence 1737-1780) colors so as to give them maximum Florentine goldsmith; he worked in brilliance. The use of oil as an emul- the Grand Ducal workshops on sion makes it possible to have a wide Ponte Vecchio during the middle range of pigments and chromatic decades of the 18th century. gradations also due to the different Neri di Bicci (Florence, 1419-1491 ca.) ways that the color can be applied. A Florentine painter, and the grand- Known since ancient times, such a son of Lorenzo di Bicci, he inherit- technique was perfected by the ed the workshop from his father in Flemish at the end of the 15th cen- 1452. Though maintaining a tight tury, coinciding with the invention link to the Gothic style of the pa- of blank canvas on stretcher bars. ternal workshop, he elaborated a Pall personal eclectic style that reveals a A small starched square cloth, re-examination of the great artists arranged, before the , on of the second half of the Florentine the paten and from the offertory on- 14th century. From his vast produc- ward, on the chalice. museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 202 Panel Polyptych A sculpted or painted ornamental An important painting formed by board. It also means each part of a three or more panels joined togeth- polyptych. er both materially, by hinges or Paraments frames, as well as conceptually, The liturgical paraments are the set of through the subjects represented. worn by the celebrants Predella during the and, in a The lower part of an altarpiece, gen- wider sense, also the objects placed on erally divided into painted or sculpt- the altar and the decorative drapes. ed sections. Parish Presbytery An early parochial community, it The space of the church around the designated a rural ecclesiastical dis- altar, reserved for the officiating ec- trict, widespread in northern and clesiastics, often separated from the central Italy, made up of a district rest of the nave by means of an en- with a main church and a baptistery closure. annex, that had jurisdiction over Presentation in the Temple the main churches in the district or The Jewish custom of offering a piviere; with the decline of com- tribute to the Temple of Jerusalem mune life, the churches became au- for a new-born was welcomed into tonomous parishes, involving the the Catholic iconography and usu- distribution of common goods. ally depicted in a holy place; the fig- Paten ure of the old priest Simeon is con- A small round plate, often of pre- stant, to whom the Virgin entrusts cious metal used during the Mass to the Child, and that of the elderly hold the consecrated host and to prophetess Anna who recognized in cover the chalice. Christ the Savior. Pax Purificator A small decorated board or plate, Small linen cloth that is used to dry often made of precious metals, de- the brim of the chalice and to clean picting a holy image, used for per- the paten. sonal prayer or presented to the Pyx faithful for the “holy kiss” of for- A cup made either of silver or of an- giveness. other precious metal, gilded on the Piviere inside and closed by a cover, in See parish which the consecrated host is kept. Pluvial (or cope) It is kept in the altar’s tabernacle. It Long mantle open in the front and is frequently in the shape of a cross. fastened at the breast with a clasp, Relic used during the benedictions and Part of the body of a saint or an ob- other Catholic ceremonies. ject belonging to or linked to the

english translation 203 figure of Christ (the Cross), the with Gherardini, he renewed Flo- Madonna or the saints. rentine painting in the style of Reliquary French Baroque and of Luca Gior- A receptacle, in various shapes and dano, breaking with the ancient tra- materials, used to hold relics. dition of drawing in favor of a rapid Rossello di Jacopo Franchi (Florence, and sketchy painting style. There 1377-1456) were many collaborators linked to A fascinating painter, student of his style and they are difficult to Lorenzo Monaco, over the course of identify. the rich Florentine 15th century, he Saint Albert of Sicily passed on and spread the formal Patron and protector of the grace and taste for details typical of Carmelite order; the days of his the Gothic language. For example, feast (7th and 10th August), in Car- his Coronation of Mary (Gallery of melite churches, a certain quantity the Academy, Florence). of water is blessed through the im- Ruggero di Helmershausen mersion of a relic of the saint. Then (doc. mid-13th century) the blessed water is given to the ill, Goldsmith and engraver active in and is said to have properties that Florence around the mid-13th cen- will give strength and heal fevers, tury. The dates of the artist’s life as reasons for which the saint is in- well as his body of work remain un- voked. His attributes are a Carme- known. lite robe and a lily. Sacred Heart Saint Anthony the Abbot Used by the early Christians on sar- Represented in hermit’s clothes, his cophagi or tombstones, with a recurrent attribute is a pilgrim’s Christian sign (cross, etc.) hung on stick; the devil, often depicted at his it to indicate the soul of the de- feet, is the symbol of his victory over ceased, the cult of the image was in- the temptations that constantly un- stituted only in the 17th century. dermined his retreat; the pig that Sacrifice of Isaac accompanies him recalls the habit Since the Middle Ages, the episode of medieval monks to raise pigs for has been seen as a pre-figuration of the poor. He is the protector of Christ’s sacrifice: Isaac who carries butchers, basket makers and sellers wood anticipates Jesus who carries as well as domestic animals. Fur- a cross to Calvary and the ram is a thermore he is invoked against in- symbol of the crucified Christ. fective illnesses, in particular, herpes Sagrestani, Giovanni Camillo (Flo- zoster, popularly known as “Saint rence, 1660-1751) Anthony’s fire”. A pupil of Antonio Giusti and Ro- Saint Catherine molo Panfi in Florence, he was lat- Martyred on a spiked wheel and er in Parma and Bologna. Together proclaimed a Doctor of the Church, museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 204 for her victorious dispute with the the Isle of Patmos where he had gone pagan scholars, her cult, very an- after surviving the emperor Domit- cient in the East, is documented in ian’s persecution (81-96) who had the West beginning from the 8th cen- had him immersed in a cauldron of tury. She is represented as a girl boiling oil from which he had come sumptuously dressed. Her attribut- out unscathed. According to his ha- es are a book, the spiked wheel and giography he carried out the mira- the sword of her decapitation. She cles of Drusiana’s resurrection and is the patron saint of girls, of all the the equally well-known one of the liberal arts and of all professions that venom which he survived by trans- are related to wheels, blades and forming it into a snake, a common acuminated instruments and she is symbol of his. In the depiction of also the protectress of nannies and the Last Supper he is sometimes rep- wet nurses. resented with his head leaning on Saint Francesco di Paola Christ’s chest and in the Crucifixion The Calabrian saint lived in the 15th he is depicted beside the Virgin century, the founder of the Order whom Christ entrusted to him on of Minim Friars, is considered the the point of dying. Together with protector of sailors and is repre- Peter and his brother James he is sented with a hermit’s stick, a among the apostles who witnessed brown tunic and the inscription, the Transfiguration on Mount Ta- charitas, the motto that exalted bor. The symbol which indicates Charity, the base on which the saint him is the eagle. and his followers conducted their See also evangelists. lives. Saint John the Baptist as a child Saint Gabriel the Archangel He was the last prophet, the first Traditionally depicted with wings, saint and the forerunner of Jesus dressed in a white robe as he de- Christ. He instituted the sacrament scends towards the Madonna or, of baptism on the banks of the river more often, kneeling and in the act Jordan; he also baptized Christ and of announcing the birth of a son recognized him as the Messiah; his conceived through the Holy Spirit; attributes are the lamb and the hide usually he holds a lily or an olive garment. Sometimes he is holding a branch bowl for the baptismal water or a Saint John honeycomb. He is commonly repre- The youngest among the apostles, sented with his cut-off head on a tray the son of Zebedee and Mary Sa- carried by a maid or by Salome who lome, he is considered the author of had wanted out of revenge. The one of the four canonical Gospels iconography of Saint John the Bap- and of the Apocalypse, which he tist as a child, called San Giovanni- probably wrote during his exile on no, has had a life of its own, he start-

english translation 205 ed being depicted together with the formation, she is the model of a pen- Virgin and Jesus as a child especial- itent. Among her attributes is always ly beginning from the 16th century. a jar of unguent used to smear Jesus’ See also the Sacred Family feet after washing them. Portrayed Saint Joseph with long red hair, she is principal- Mary’s husband and putative father ly depicted in two ways: before her of Jesus, he is usually portrayed as a conversion richly dressed and white-haired old man with a beard adorned, and after it in ragged and a stick; his attributes are a flow- clothes, with a cloak at her feet ering rod and a dove. See also Na- and/or wrapped in her own hair. tivity Other attributes of the latter version Saint Lawrence are a skull, a crucifix, a whip, a The gridiron is his attribute as well crown of thorns, eyes full of tears. as memorial of his martyrdom; he is Saint Mark depicted as a young tonsured man One of the four evangelists, tradi- dressed in a dalmatic. The first dea- tionally identified with John Mark, con and martyr of the Roman the son of a woman from Jerusalem Church, he is often represented with who had opened up her house for Saint Stephen, the first deacon of the the apostles’ meetings, and with the Christian community in Jerusalem young man who, when Christ was at the time of the apostles. caught in the Garden of Gethse- Saint Luke mane, ran away leaving his clothes The author of the third Gospel and behind. He joined Paul and Peter of the Acts of the Apostles, he prob- together with his cousin Barnabas, ably was a Greek who converted to and was with Paul when the latter Christianity. He is usually depicted was imprisoned in Rome. Tradition while writing the Gospel and with says that the Gospel according to a bull. Tradition says he carried out Mark was written in Rome, the a painting portraying the Virgin, town where he was martyred dur- and for this reason he is considered ing Nero’s empire (1st century). His the patron of artists and is depicted relics were later carried to Venice with a palette and brushes. The in- during the 9th century. The symbol formation about his death is not of the saint is the lion. very clear: maybe he was martyred See also evangelists. or he died peacefully when he was Saint Martin 84 in Bytinia, his remains were lat- Roman officer, born around 316/317 er brought to Constantinople. in Hungary. While still a youth, he See also evangelists. retired from the army and became Saint Magdalene a hermit; in 371 he was elected the Beginning from the Middle Ages, bishop of Tours. He is depicted as a and especially after the Counter-Re- soldier on horseback, with a cape museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 206 and sword, or as a bishop, with a as the protector from illnesses and crosier and a book, with a goose and infirmities of the body and is con- at times with a cup, symbols that re- sidered the Patron Saint of travel- call events in his legend. ers, invalids and adolescents. Saint Paul Saint Rocco Often accompanied by the figure of Usually depicted with a pilgrim’s Saint Peter the Apostle, cofounder stick and a knapsack, among his at- with him of the Church and sym- tributes there is a dog, his helper in bol of its Hebrew component, the episode of the saint’s recovery while Paul represents the pagan from the plague and, at times, a one. Among his attributes are a shell, the symbol of pilgrims. He is sword, the instrument of his mar- considered the protector of sur- tyrdom, and a book or scroll that al- geons, pharmacists, pilgrims, pavers, lude to the draft of the . He gravediggers and invalids. is invoked as the protector of rope Saint Sebastian makers, basket makers, basket sell- He is traditionally portrayed tied to a ers and theologians. column or a tree, pierced with nu- Saint Peter merous arrows, in remembrance of Depicted as an apostle, sometimes his execution following a condemna- he wears a miter and a pluvial, since tion to death from which he succeed- he was the first pope of the Catholic ed in surviving; he can be portrayed church. The attribute that identifies with soldier’s armor at his feet. He is him is that of the keys, a symbol of considered the protector of athletes, the task conferred on him by Jesus archers, upholsterers and police, and to guard the gates of Heaven; oth- is invoked against the plague, a dis- er attributes of his are the upside ease represented by arrows. down cross, the instrument of his Saint Teresa of Avila martyrdom, and less frequently a Historical figure of the 16th century boat, but also a symbol of the sum- (1515-1582), from an aristocratic fam- mons with which Christ made him ily in Avila, (Spain), her attributes a fisher of men. He is the protector are linked to episodes of her life, that of fishermen, locksmiths, shoemak- saw her as the reformer of the ers, reapers, clockmakers and Carmelite order and the founder of porters. many convents: the fiery lance, the Saint Raphael the Archangel pierced heart, the angel with a long Cited only in the Old Testament, arrow, a necklace. There are also a his attributes are not precise but he pen, as a reminder of her numerous usually appears dressed as a pilgrim letters, and the book of rules for her with staff and knapsack next to the order. lad Tobias, while accompanying Saint Verdiana him on his journey. He is invoked Born in Castelfiorentino in 1182 of

english translation 207 a noble family, she was devoted ten painted or gilded; it is worked from her childhood to oration and while damp and modeled by hand abstinence; it is told that her death or with molds. This term also refers was announced by the sudden peal to the product made with this ma- of two bells, not tolled by human terial. hands. The cult of the saint, repre- Tabernacle sented with the habits of the Val- An aedicule closed by a door placed lombrosan congregation, was ap- on the altar, in which the pyx is proved by Clement vii in 1533 and kept. It also means a niche or a small she is still popular in Tuscany. chapel, placed along a road or in- Semidome serted into a wall and containing a Semi-cap that covers the upper part holy image. of an apse or a semi-circular niche. Tempera Silvering A painting technique that uses a See gilding mix of powdered color dissolved in Spire (Steeple) water with the utilization of various Pyramidally-shaped architectural non-oily agglutinants (egg emul- element placed at the crowning of sion, milk, rubbers, waxes, etc.) a structure (door, façade, panels, Tempera painting supports gener- etc.), with a decorative and sup- ally use poplar wood. The methods porting role. for its use have differentiated over Stamp time with the varying in styles and Steel utensil that has a letter, num- artistic culture. Widely used until ber or cipher engraved on one end the spread of oil painting. used to make a decorative or dis- Temple / Aedicule tinguishing impression on the ma- An opening in the surface of an in- terial to which it is applied. ternal or external wall of a building, Stamping composed of a tympanum crowning Impression of an identifying mark resting on elements in the shape of or number through the use of a columns or pillars, in which a stat- stamp. ue or a holy image is placed. Stretcher Bars Thurible It refers to the framing, generally A piece of holy furnishings, often made of wood, on which a canvas embellished with silver, formed by is stretched to be able to paint. a cup with cover, which can be Stucco raised by means of three small A mixture with a base of colorless chains and containing a small bra- lime, cooked plaster and marble zier (incense boat), in which grains plaster, used since ancient times in of incense are burnt. decoration, especially in interiors, Transept obtained through relief motifs of- A transversal aisle that intersects the museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 208 longitudinal body of the church, ures, probably influenced by Si- which has its same height, giving mone Martini. He contributed to the building the form of a cross; it the affirmation of the Sienese fig- can have more aisles. urative model in Florence with Trinity prestigious commissions, among A mystery of the Christian reli- which were those for the main al- gion, contained in the New Testa- tars of Santa Maria Novella and ment and developed in the ecu- Santa Croce. menical councils of the early cen- turies, which indicates the single A square cloth in the same liturgi- and triple nature of God. Of an- cal colors as the paraments, edged by cient origin, it is represented as an galloons, embroidered and with a eye in the center of a triangle, but, cross or the monogram of Christ in beginning from the 14th century, its center, used to cover the chalice the Trinity found its most com- at the beginning and at the end of mon formulation (and later on the the Mass. only one accepted by the Church) Velvet in the old bearded Father who has Fabric with a pile-covered surface before him the Crucifix, sur- constituted of two warps, one for mounted by the dove of the Holy the base cloth (thick taffeta or satin) Spirit from which luminous rays and another for the pile which is are sent forth. created by looped threads that can Triptych be cut. A polyptych made up of three pan- Virgin with Child els joined together. The Byzantine iconography of the Tympanum hieratic and frontal Madonna, with Architectural crowning of a façade, the dressed and benedictory Child, generally triangular, smooth or, standing and turning His back to more often, decorated with a relief, His mother, is already present in the defined by the slope of the roof and West beginning from the 7th centu- the upper part of the façade that ry. Around the 14th century, instead forms the base of the triangle. typologies that emphasize the Ugolino di Nerio (Siena, historical earthly and intimate rapport be- information 1317 - 1327) tween Mother and Son are af- An Italian painter, son of painters, firmed; their various attitudes and he was a close follower of Duccio attributes identify the different di Buoninsegna. Over time, his iconographic types. style distinguished itself from that Votive vessels of the master towards a more ac- They are the chalice, the pyx, the centuated Gothicism, by a great monstrance, the casket and the spirituality and elegance of the fig- lunette. In a wider sense also the cor-

english translation 209 poral, the pall, the purificator, the Watercolor Eucharist flagon, the ampullinae, the Painting technique that consists in thurible, the incense boat, the paten, spreading transparent colors mixed the holy water pot and sprinkler, the with gum arabic and diluted with burse of the corporal, the veil of the water at the time of use on paper, chalice, the bell, the three ampullae parchment or cloth. It creates trans- that contain holy oils, etc. parent effects.

museo d’arte sacra di tavarnelle val di pesa 210 Indice

7 Presentazione di Edoardo Speranza 9 Prefazione di Antonio Paolucci 13 Piccoli grandi musei: una risorsa culturale diffusa in terra toscana di Bruno Santi 17 Il Museo d’arte sacra 19 Il Museo d’arte sacra di Rosanna Caterina Proto Pisani Visita al museo 31 • Prima sala 62 • Seconda sala 71 • Terza sala 76 • Corridoio 85 Itinerari 87 Da Firenze al Museo d’arte sacra di Tavarnelle Val di Pesa di Leonardo Rombai 101 Artigianato artistico e tradizionale in Chianti sulla via per Tavarnelle di Maria Pilar Lebole e Benedetta Zini 113 I prodotti tipici del Chianti: alla scoperta del Peposo e del Chianti dei colli fiorentini di Maria Pilar Lebole e Benedetta Zini 123 Glossario 143 English Translation Finito di stampare in Firenze presso la tipografia editrice Polistampa Novembre 2005