I. Il Signor De Filippo E Eduardo, Il Teatrante
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I. IL SIGNOR DE FILIPPO E EDUARDO, IL TEATRANTE La vera vita di Eduardo è stata e rimarrà un mistero. Del resto, egli ha sempre coltivato il culto del mistero; e come dargli torto? Anche sapendo dove e come è nato un artista, quando ha cominciato a scrivere e a recitare, ci si può davvero rendere conto del perché ha raggiunto cime altissime o appena superato la mediocrità?1 Descrivendo la biografia di Eduardo De Filippo, ci si imbatte in un'abbondante quantità di dati su cui riferire: ottantaquattro anni di vita, dei quali ottanta trascorsi in teatro. Per chiarezza di esposizione si è diviso il capitolo in due paragrafi cronologici, che riguardano la prima e la seconda metà del Novecento (che Eduardo definirà ªgiorni pariº e ªgiorni dispariº), a loro volta divisi in sottoparagrafi che descrivono la biografia personale e quella artistica. Per quanto riguarda gli eventi personali i materiali sono pochi: Eduardo, da sempre schivo2 e geloso della sua vita privata, non ha lasciato 1 Isabella QUARANTOTTI, Ricordando Eduardo, in AA. VV., Omaggio a Eduardo, a cura di Luciana BOCCARDI, Venezia, Edizioni In Castello, 1985, s. p. 2 Scrive Orio Vergani che «[...] parlare con lui è un po' difficile: sembra ch'egli osservi: ªNon ti ho già detto tutto?º» (Orio Vergani in Eduardo DE FILIPPO, 'O Canisto, Napoli, Edizioni Teatro San Ferdinando, 1971). 8 molti documenti3. Per quanto concerne l'infanzia, una grande fonte di informazioni è l'autobiografia del fratello Peppino De Filippo4, sebbene sia da consultare con prudenza, considerando il coinvolgimento emotivo dell'autore e l'aleatoria affidabilità delle fonti5. Per l'aneddotica la bibliografia di riferimento comprende la recente raccolta di testimonianze curata da Emilio Pozzi, Parole mbrugliate6; Eduardo da scugnizzo a senatore, di Fiorenza Di Franco7; il CD-ROM allegato al volume di Antonella Ottai L'arte del teatro in televisione8; Vita di Eduardo, la biografia del giornalista Maurizio Giammusso9; Eduardo. Pensieri, parole, polemiche, pagine inedite, di Isabella Quarantotti10; infine la stessa autobiografia di Peppino. Mentre a proposito della biografia artistica i testi di riferimento sono stati, tra gli altri, Eduardo, di Anna Barsotti11, il volume di Federico Frascani, La Napoli amara di Eduardo De Filippo12, la Cronologia di Paola Quarenghi13, e infine la biografia curata da Gennaro Magliulo14. 3 Lo stesso Eduardo sostiene: «Non voglio scrivere le mie memorie. I ricordi non servono a niente. Servono solo a imbrogliare le carte». Eduardo DE FILIPPO, «L'Espresso», 1 settembre 1974. 4 Peppino DE FILIPPO, Una famiglia difficile, Napoli, Marotta, 1977. 5 Ivi, p. 9: «Tutto ciò che di buono e di cattivo in senso significativo ho riportato in questo libro è il risultato di quanto ho sentito dire o sussurrare o che mi è stato chiaramente detto da parenti stretti o larghi o semplicemente raccolto da voci maligne, qua e là, vivendo in seno alla mia famiglia dalla piccola alla grande età. [...] la ªvitaº [...] porta con sé ªbugie e veritຠe le une e le altre, col favore del tempo e dell' ªambiguitàº, possono mutare significato e valore». 6 Parole mbrugliate. Parole vere per Eduardo, a cura di Emilio POZZI, Roma, Bulzoni, 2007. 7 Fiorenza DI FRANCO, Eduardo da scugnizzo a senatore, Roma-Bari, Laterza, 1983. 8 Antonella OTTAI, L'arte del teatro in televisione, Roma, Rai Eri, 2000. 9 Maurizio GIAMMUSSO, Vita di Eduardo, Milano, Mondadori, 1993. 10 Isabella QUARANTOTTI, Eduardo polemiche, pensieri, pagine inedite, Bompiani, Milano, 1986 11 Anna BARSOTTI, Eduardo, Torino, Einaudi, 2003. 12 Federico FRASCANI, La Napoli amara di Eduardo De Filippo, Torino, Einaudi, 1953. 13 Paola QUARENGHI, Cronologia, in Eduardo DE FILIPPO, Teatro, vol. I, Milano, Mondadori, 2000. 14 Gennaro MAGLIULO, Eduardo De Filippo, Bologna, Cappelli, 1959. 9 I.1 I giorni ªpariº 1.1 Origini Il 26 febbraio 1972 il settimanale «Gente» pubblica nella prima di tre puntate un'intervista a Peppino De Filippo, nella quale il teatrante napoletano svela alla cronaca quel segreto che già nell'ambiente teatrale e giornalistico era conosciuto, ma che per pudore e per mancata conferma dei diretti interessati non era mai stato affermato: lui e i suoi fratelli, di N.N.15, erano figli del grande autore e attore napoletano Eduardo Scarpetta (Napoli, 13 marzo 1853 ± Napoli, 29 novembre 1925)16. Pochi anni dopo, nel 1976, uscirà l'autobiografia di Peppino, che porterà alla luce inediti particolari circa le origini e l'infanzia dei tre17 De Filippo. La vita di Eduardo inizia a Napoli, il 2418 maggio 1900. In una casa di 15 Nomen Nescio (ªnome sconosciutoº), locuzione latina con la quale si identificavano coloro di cui almeno un genitore era ignoto o non pienamente identificabile. In Italia la dicitura infamante ªfiglio di N.N.º, apposta sul documento d'identità, è stata abolita solo nel 1975 con la riforma del diritto di famiglia (legge 151/75). 16 Per una biografia di Scarpetta cfr. Mario MANGINI, Eduardo Scarpetta e il suo tempo, Napoli, Montanino, 1961. 17 Secondo quanto riportato da Peppino (Una famiglia difficile cit., pp. 43-47) vi fu anche una quarta sorella, morta poco dopo il parto. 18 Secondo l'atto di nascita riportato dal Frascani (Federico FRASCANI, Ricordando Eduardo, Napoli, Colonnese, 2000, p. 13), Eduardo De Filippo sarebbe nato non il 24, ma il 26 maggio. Quella del 24 maggio è una data riportata dal resto della critica, nonché dallo stesso Eduardo in una nota autobiografica risalente ai primi anni Settanta: «Sono nato a Napoli il 24 maggio 1900, dall'unione del più grande attore-autore-regista e capocomico napoletano di quell'epoca, Eduardo Scarpetta, con Luisa De Filippo, nubile». Eduardo De Filippo. Vita e opere (1900-1984), catalogo della mostra, a cura di Isabella QUARANTOTTI e Sergio MARTIN, Milano, Mondadori, 1986. L'atto di nascita fu ricercato in seguito a un inchiesta de «Il Mattino» che pose dubbi anche sul luogo di nascita. Cfr. Emilio POZZI, 10 via Vittoria Colonna19, alle ore venti, la giovane Luisa De Filippo (1878- 1944) dà alla luce il secondo figlio, che avrà del padre il nome, ma non il cognome. Come già la primogenita Annunziata, soprannominata Titina (Napoli, 1898) e più tardi il fratello minore Giuseppe, Peppino (Napoli, 1903), il nuovo nato illegittimo dovrà nascondere il vero padre sotto l'appellativo di ªzioº. ªZio Eduardoº, al secolo Eduardo Scarpetta, aveva entusiasmato le platee di tutta Napoli portando alla ribalta le traduzioni in napoletano delle pochades20 francesi e sviluppando il personaggio di Felice Sciosciammocca: il nuovo ruolo scalzava il Pulcinella impersonato, fra i maggiori interpreti, dal suo maestro Antonio Petito21; nella seconda metà dell'Ottocento, a Napoli, lo Sciosciammocca scarpettiano evolve quel sistema teatrale della commedia dell'arte privandolo della sua maschera prima, Pulcinella, e avviandolo verso quella riforma22 che già cento anni prima Goldoni impose sulle scene veneziane. Parole mbrugliate cit., pp. 87-94. 19 Questa la residenza indicata da Gennaro Magliulo (Eduardo De Filippo cit., p. 17), nonché dall'atto di nascita sopra citato; mentre Fiorenza Di Franco (Eduardo da scugnizzo a senatore cit., p. 1) e Paola Quarenghi (Cronologia, in Eduardo DE FILIPPO, Teatro, vol. I, Milano, Mondadori, 2000, p. XCVII) indicano come indirizzo via Bausan n.13. L'equivoco è analizzato da Emilio POZZI in Parole mbrugliate cit., pp. 87-94. 20 La pochade è un genere comico nato a Parigi nel XIX secolo, strutturato su vicende amorose e intrighi. Esponenti illustri furono Feydeau e Bernard. 21 Benedetto Croce nel 1909 così si espresse sull'argomento: «La commedia pulcinellesca del San Carlino era finita con il Petito [...]. L'eredità di quella commedia venne raccolta dallo Scarpetta che prese a ridurre, spesso con molta abilità e brio, le pochades francesi», in Benedetto CROCE, La vita letteraria a Napoli, in La letteratura della nuova Italia, I ed. economica, Bari, Laterza, 1973, vol. IV, p. 251 (cit. in Giovanni ANTONUCCI, Eduardo De Filippo: introduzione e guida allo studio dell'opera eduardiana, Firenze, Le Monnier, 1980, p. 3). 22 «Una riforma, una riforma è necessaria. S'abbia anche Napoli il suo buon teatro in dialetto, con libri scritti, con scene distese per intero. Bisogna far della verità e non giochi di prestigio». Eduardo SCARPETTA, Cinquant'anni di palcoscenico, Milano, Savelli, 1982, p. 112 (cit. in Maurizio GIAMMUSSO, Vita di Eduardo cit., p. 15). 11 La nuova ªmaschera borgheseº è questa: «don Felice Sciosciammocca, il cui status varierà da opera ad opera, ma il cui modello creaturale sarà sostanzialmente lo stesso: il piccolo-borghese ªinvestitoº sì ªdal bassoº ma con un'ottica grottesca disumanizzante; un ªtenoreº caricaturato, rappresentante di quel ceto appena appena elevatosi che della sua precaria promozione sociale portava addosso, negli abiti stretti stretti e corti corti, i segni vistosi e ridicoli»23. Il soggetto del suo teatro fu l'emergente borghesia napoletana. Sottolinea Anna Barsotti: «proprio l'imborghesimento del personaggio centrale, dal Pulcinella petitiano al Don Felice scarpettiano, oltre a registrare una svolta storica del paese, aveva segnalato un mutamento di obiettivi spettacolari»24. La classe popolare non è ritenuta adatta alla commedia perché secondo Scarpetta «è troppo misera, troppo squallida e troppo cenciosa per comparire ai lumi della ribalta e muovere il riso»; infatti «il vizio che germoglia come un'erbaccia parassita negli infimi strati del nostro popolo, rende quasi sempre doloroso anche il sorriso. E rivoltando quella melma fangosa si potrà scrivere un bel dramma passionale, un acuto studio sociale, ma non mai una commedia brillante»25. Nel passaggio dalla farsa alla commedia Eduardo Scarpetta prediligerà il linguaggio dialettale e punterà a ªelevareº il teatro popolare attraverso la borghesizzazione dei contenuti, dei personaggi, nonché del pubblico stesso26. Lo stesso Eduardo De Filippo, nel 1974, affermò: Io ritengo Eduardo Scarpetta un riformatore del teatro napoletano e che con lui abbia avuto inizio un filone 23 Anna BARSOTTI, Scarpetta in Viviani: la tradizione nel moderno, «Il castello di Elsinore», anno V, 15, 1992, p.