Le Divisioni I E II Della Poetica Di Giangiorgio Trissino. Edizione Critica E Commento
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ANNO ACCADEMICO 2018-19 TESI DI PERFEZIONAMENTO IN LETTERATURE E FILOLOGIE MODERNE Le divisioni I e II della Poetica di Giangiorgio Trissino. Edizione critica e commento Candidato: NICOLÒ MAGNANI Relatore: PROF. LUCA D’ONGHIA Sommario Avvertenza ......................................................................................................................................................... 5 1. Introduzione .............................................................................................................................................. 7 1.1. Trissino e le Poetiche volgari del Cinquecento ................................................................................ 13 2. Laus poeticae e definizione di poesia ...................................................................................................... 19 3. La Poetica e la questione della lingua ..................................................................................................... 30 3.1. La Poetica e il De vulgari eloquentia ................................................................................................ 34 3.2. Echi interni: il Castellano, la Grammatichetta, i Dubbî, l’Epistola ................................................... 48 4. L’aldina dei Rhetores Graeci: Aristotele, Ermogene, Dionigi, Demetrio ................................................. 58 4.1. Produttività lessicale e morfologia nominale: l’apporto di Aristotele ............................................ 60 4.2. L’«elezione de le parole»: Dionigi d’Alicarnasso ............................................................................. 69 4.3. Parole proprie, parole trasportate: semantica della metafora ....................................................... 74 4.4. La «precipua virtù del poeta»: l’ἐνάργεια di Aristotele, Dionigi e Demetrio .................................. 84 4.5. Retorica della composizione: le sette idee di Ermogene ................................................................ 94 5. Il problema metrico ............................................................................................................................... 117 5.1. Semantica di rima .......................................................................................................................... 124 5.2. Anatomia del verso: piedi, sillabe, lettere ..................................................................................... 130 5.2.1. Un sistema descrittivo classicista .......................................................................................... 135 5.2.2. Il rapporto fra lunghezza sillabica e accento ......................................................................... 153 5.2.3. Fra parola e metro: rimozione, collisione, pronunzia congiunta, cesura ............................... 160 5.3. Il rifiuto della rima: l’endecasillabo sciolto .................................................................................... 167 5.4. Le forme della poesia: Antonio da Tempo .................................................................................... 181 6. La quinta e la sesta divisione della Poetica: uno sguardo d’insieme ..................................................... 191 7. Il canone degli autori ............................................................................................................................. 200 8. Teoria e pratica ...................................................................................................................................... 209 9. Fortuna della Poetica: le postille di Tasso ............................................................................................. 221 Bibliografia ..................................................................................................................................................... 235 Nota al testo .................................................................................................................................................. 253 Giangiorgio Trissino, La Poetica 1529. Divisioni I e II .................................................................................... 252 Indice dei nomi e dei luoghi .......................................................................................................................... 305 Indice delle cose notevoli .............................................................................................................................. 307 3 Avvertenza Nelle citazioni, le divisioni del 1529 sono indicate come Poetica, mentre quelle del 1562 come Poetica 1562. I brani tratti dalle altre opere di Trissino originariamente pubblicate con le lettere nuovamente aggiunte sono citati dalle moderne edizioni di riferimento (in particolare l’edizione Ricciardi del Teatro del Cinquecento a cura di Renzo Cremante per la Sophonisba e gli Scritti linguistici a cura di Alberto Castelvecchi per le opere grammaticali), rispetto alle quali si è provveduto a correggere l’ortografia sulla base delle linee guida esposte nella Nota al testo contenuta nella presente edizione. Le traduzioni da me proposte di passi tratti da opere greche o latine ancora sprovviste di traduzione italiana sono comprese entro apici. 5 1. Introduzione La fortuna di Giangiorgio Trissino (Vicenza 1478 – Roma 1550) è legata, oggi, alla sua ben nota attività di teorico in seno alla cosiddetta ‘prima questione della lingua’, nella quale si distinse come primo (in senso cronologico e gerarchico) sostenitore di un idioma comune a tutto il dominio italo- romanzo, una lingua provvista di un’identità fonetica e morfologica ben definita e la cui esistenza era, per il letterato vicentino, avallata dall’autorità del De vulgari eloquentia. Al di là delle polemiche e censure cui andò incontro l’opera di questo autore a tutti i livelli della sua elaborazione e divulgazione, è indubbio che «del Trissino, teorico, grammatico, riformatore sfortunato della ortografia volgare […], la fama è stata enorme e ininterrotta nel corso dei secoli. Egli ha costituito il punto di riferimento e il precedente non trascurabile, nel consenso e nel dissenso, di tutti i dibattiti e le controversie di cui la storia linguistica italiana è tessuta sino all’Ottocento»1. L’incontestabile influenza esercitata a lungo raggio dalle tesi trissiniane nel campo delle discussioni linguistiche ha finito per mettere decisamente in ombra l’incidenza, altrettanto profonda, che il loro autore sortì in un altro settore, non estraneo al primo ma dotato di una sua precisa e autonoma specificità: quello della composizione poetica. Le realizzazioni letterarie di Trissino, dalla Sophonisba alle Rime, fino all’Italia liberata da’ Gotthi, non sono altro che il frutto di una riflessione teorica orientata lungo un sistema predeterminato di coordinate culturali e modellata sul filo di una tensione normativa operante a tutti i livelli della composizione: linguistico, retorico, metrico, stilistico, tematico. Una riflessione composita, policentrica, problematica, che Trissino convogliò in un trattato a essa dedicato, un’opera che divenne fin da subito uno dei punti di riferimento nel dibattito letterario del XVI secolo e oltre, in grado di dare vita a una vera e propria ‘questione poetica’ in costante rapporto sinergico con il problema linguistico, quest’ultimo dotato di un’autonomia solo apparente in virtù dello straordinario risalto conferitogli dall’esperienza bembesca. Se si guarda al panorama degli studi critici a partire dal secolo scorso, la Poetica di Trissino è senza dubbio una delle opere più sottovalutate, quando non del tutto ignorate, nella produzione del vicentino2. Questo silenzio è da addebitare in buona parte al giudizio di disorganicità, scarsa originalità e ritardo culturale che il trattato venne guadagnandosi a partire dai primi studi3, e che è 1 Maurizio Vitale, Premessa a POZZA 1980, p. 8. 2 Fra gli studi specificamente dedicati al trattato trissiniano si segnalano solo sintetiche rassegne parafrastiche dei contenuti dell’opera; si veda in particolare PROTO 1905, che ha il merito di aver delineato una mappa, pur sommaria e a tratti imprecisa, delle fonti sottese al testo; AURIGEMMA 1965 e DANIELE 1994, in cui vengono affrontati – seppur brevemente – alcuni fra i temi più importanti che trovano spazio nell’opera, dalla questione linguistica al peso dell’autorità aristotelica e dantesca, dall’electio verborum al ruolo dell’ἐνάργεια, fino al problema metrico. 3 Già Enrico Proto, che pure definiva l’opera «la prima Poetica importante del sec. XVI» nonché «la più compiuta», sosteneva che Trissino «concepì disorganicamente il piano del suo trattato; e vi si vede più l’erudito profondo conoscitore di dottrine altrui, che il filosofo informatore di un complesso organico di dottrine». E ancora: «la mente del T[rissino] era 7 stato oggetto di revisione, seppur timida e parziale, soltanto negli ultimi decenni. In particolare sembra aver esercitato un peso significativo il giudizio di Bernard Weinberg il quale, in calce alla sua edizione del testo trissiniano, pur riconoscendo l’importanza del primato cronologico dell’opera nella teoria poetica del Cinquecento, la definiva in modo piuttosto lapidario «un documento rivolto più verso il Medio Evo che verso il Rinascimento»1, una sentenza alla quale gli studiosi hanno successivamente fatto riferimento più volte e che non è sostanzialmente stata ancora messa in discussione2. Anche senza voler negare la fondatezza di osservazioni di questo tipo, non è senz’altro possibile definire la fisionomia di