Atti Soc. tosc. Sci. nat., Mem., Serie A, 116 (2011) pagg. 95-114, figg. 2; doi: 10.2424/ASTSN.M.2011.09

P.R. Federici (*)

Contributo alla storia della scienza. I Presidenti della Società Toscana di Scienze Naturali

Riassunto - I Presidenti della Società Toscana di Scienze Biagio Longo, Leopoldo Granata, Giuseppe Stefanini, Naturali, sorta nel 1874, sono stati fino al 2010, tredici (G. Alberto Chiarugi, Mario Benazzi, Livio Trevisan, Paolo Meneghini, S. Richiardi, G. Arcangeli, M. Canavari, B. Lon- Meletti, Marco Tongiorgi, Stefano Merlino. Ho avuto go, L. Granata, G. Stefanini, A. Chiarugi, M. Benazzi, L. la ventura di conoscere personalmente gli ultimi cinque Trevisan, P. Meletti, M. Tongiorgi, S. Merlino). Essi sono stati illustri personaggi che in svariati campi hanno dato un rile- Presidenti e di uno, Livio Trevisan, sono stato allievo. vante contributo alla Scienza. Più di 2000 articoli, manuali, Non mi sono pentito di questa ricerca perché ne è uscita trattati, commenti, recensioni, introduzioni a congressi, pro- una galleria di scienziati degni del ruolo ricoperto e che lusioni e commemorazioni testimoniano del ruolo scientifico è doveroso ricordare, anche se la ristrettezza dello spa- che essi hanno avuto e il numero dei loro allievi poi giunti ai zio editoriale ha consentito, ad onta della grande mole maggiori traguardi scientifici dice della profondità del loro di dati raccolti, solo di riassumere i tratti più salienti magistero. Alcune loro opere e alcune loro idee sono state di essi. rilevanti nella Storia della Scienza. Spesso sono stati grandi Ardua è stata la ricerca delle fonti, cioè delle loro propulsori di ricerche scientifiche e alcuni anche importanti pubblicazioni, disperse in innumerevoli riviste e arduo figure pubbliche. In questo saggio se ne traccia un succinto quadro a duratura memoria. l’immergersi nello studio dei lavori emersi come i più significativi per trarre da essi e dai dati biogra- Parole chiave - Presidenti Società Toscana di Scienze Natu- fici reperiti una rappresentazione efficace e ragionata rali, Storia della Scienza. degli scienziati e più ancora del contributo scientifico e culturale da essi lasciato ai posteri. Chi vorrà leggere questo saggio si renderà conto che quel contributo è Abstract - Contribution on the History of Science. The stato davvero rilevante in quantità, ché complessiva- Presidents of the Società Toscana di Scienze Naturali. Thir- mente questi scienziati hanno scritto circa 2000 articoli, teen until 2010 were the Presidents of the Tuscan Society of senza contare le recensioni, i commenti, le introduzioni Natural Sciences, founded at in 1874 (G. Meneghini, ai congressi, le prolusioni, le commemorazioni, i testi S. Richiardi, G. Arcangeli, M. Canavari, B. Longo, L. Gra- didattici, i manuali, i trattati, i testi divulgativi, ma nata, G. Stefanini, A. Chiarugi, M. Benazzi, L. Trevisan, P. Meletti, M. Tongiorgi, S. Merlino). They were illustrious soprattutto in qualità. Alcuni lavori sono delle pietre personalities, who highly contributed to the development of miliari nella storia dello sviluppo scientifico. Science. More than 2000 articles, manuals, treatises, com- Data la natura di saggio, quasi preliminare, di questo ments, reviews, introductions to Congresses, forewords and documento, non è stato facile tratteggiare le azioni, commemorations provide a clear evidence of their significant le carriere, che sono appena accennate, ed il pensiero scientific role. Also the number of their fellows who achieved complessivo di questi eminenti personaggi. Comunque high scientific ranks confirms the depth of their thought and sia, ci si imbatte sempre in figure molto interessanti. In of their teaching. Some of their works and ideas have been alcuni casi, poi, si è di fronte a figure straordinarie, per prominent in the history of Science. Last but not least, they non dire travolgenti per profondità di pensiero, spinto were great research organizers and most of them have held important public positions. In this essay it is traced a short talvolta al genio, per il carisma esercitato ben al di là picture of these scientists and of their scientific contributions. delle sedi dove essi hanno operato, per l’impulso dato alla ricerca scientifica ed alla cultura in generale. Ma Key words - The Presidents of Società Toscana di Scienze quello che fa riflettere e forse sorprende, almeno chi Naturali, History of Science. del mondo accademico spesso evoca solo i lati meno positivi, è la dedizione quasi totale della loro vita alla ricerca, all’insegnamento e alle istituzioni. Non è un Introduzione caso che tutti abbiano avuto moltissimi allievi e diversi di questi abbiano seguito con onore le loro orme. Dopo essere stato eletto dall’Assemblea dei Soci il 20 La ricerca delle fonti, oltre 2000 articoli si diceva, è Dicembre 2010 Presidente della Società Toscana di stata difficile essendo i lavori dispersi su decine e deci- Scienze Naturali, mi è sorto spontaneo il desiderio di ne di riviste diverse, non sempre di facile reperimento, conoscere le figure di coloro che dal lontano 1874 mi specialmente quelle dell’Ottocento e della prima parte hanno preceduto. I Presidenti prima di me sono stati del Novecento. La discutibile decisione, anche se forse tredici e precisamente: Giuseppe Meneghini, Seba- inevitabile, di confinare in depositi di arduo accesso stiano Richiardi, Giovanni Arcangeli, Mario Canavari, e non fruibili direttamente le collezioni delle riviste

(*) Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Pisa, via S. Maria 53, 56126 Pisa, . 96 P.R. FEDERICI anche quando non reperibili negli archivi elettronici anche i riassunti delle Comunicazioni scientifiche che moderni, ha reso questo lavoro una vera esplorazione, venivano presentati alle di solito vivacissime Adunanze come un lavoro in una miniera poco conosciuta ove i dei Soci. Dal 1942 i Processi Verbali sono stati inseriti filoni fruttiferi possono manifestarsi o scomparire ino- negli stessi volumi delle Memorie. pinatamente. Per intendere le ragioni della fondazione della Società La ricerca delle fonti è stata fondata sulle pagine di Toscana di Scienze Naturali bisogna rifarsi alla situa- commemorazione o di omaggio dedicati alle singole zione socio politica e culturale nella quale viveva il figure, che in diversi casi contengono gli elenchi dei gruppo degli scienziati fondatori e il suo primo presi- loro scritti, talvolta imprecisi, spesso lacunosi o som- dente nonché vera anima e vero propulsore dell’inizia- mari, comunque preziosi. Per questo e per favorire tiva, Giuseppe Meneghini. Raramente uno scienziato ha chi volesse cimentarsi in un analogo lavoro dedicato mostrato il suo carisma e la sua forza, sorretta da una magari ai singoli scienziati, alla fine di questo saggio vicenda umana che affonda le sue radici nel Risorgi- viene riportato l’elenco (certamente non completo ma mento nazionale. Compromesso per il suo coinvolgi- comunque più vasto di qualunque altro saggio dedicato mento nei moti insurrezionali, dopo Novara (1848), lui all’argomento finora apparso) dei materiali biografici e che era già docente all’Università di Padova, dovette bibliografici comunque intesi. fuggire in esilio dapprima a Bologna ma poi nel più Naturalmente, i Presidenti non sono stati i soli scienziati ospitale Granducato di Toscana, dove, grazie alla sua degni di nota della Società Toscana di Scienze Naturali, incipiente fama, essendosi messo in luce ai Congres- anzi, le figure di primo piano sono state moltissime. si degli Scienziati italiani, alla lungimiranza di Paolo Pure esse hanno meritato dalla Società, dall’Accademia Savi e alla liberalità del Granduca Leopoldo II, poté e dalla Scienza. Due nomi, forse, su tutti, Antonio e raggiungere la cattedra di Geologia all’Ateneo di Pisa, Giovanni D’Achiardi padre e figlio, mineralogisti insi- vacante per l’immatura morte a Curtatone, nel 1848, gni, che della Società Toscana, furono magna pars. Tut- di Leopoldo Pilla. tavia, è sembrato giusto esplorare innanzitutto le figure Pisa non aveva una accademia o una società scientifica, di chi, avendo assunto la guida della Società, possono, come invece molte altre città italiane e straniere, e se almeno parzialmente, lasciar trasparire il fermento che ne sentiva il bisogno. La Toscana della Restaurazione ha animato il sodalizio e la sua funzione culturale con- a differenza di altri Stati anche vicini, era una società testualizzandone il ruolo. aperta agli influssi non solo dei migliori impulsi lettera- Questo saggio vuole essere un contributo alla Storia ri e artistici ma dell’economia e della rivoluzione indu- della Scienza fondato sulla figura di scienziati che striale che ormai stava dilagando in Inghilterra, Francia hanno perseguito la ricerca della verità in campi molto e nella Mittel Europa. Alcuni eminenti funzionari del diversi fra loro, uniti solo dall’essere stati a capo e guida Granduca, ai quali si devono progetti e straordinarie della gloriosa Società Toscana di Scienze Naturali. Non realizzazioni per esempio nel campo idraulico e delle è quindi, questa, una storia della Società, anche se trac- bonifiche nonché in campo agricolo, avevano normali ciare un quadro dei suoi Presidenti produce anche un frequentazioni europee. La pulsione verso la costruzio- po’ la sua storia. Ma questa esigerebbe un altro approc- ne di uno Stato moderno era accompagnata anche dalla cio metodologico e filologico, attraverso lo studio dei ricerca di un’identità territoriale fortemente ancorata Processi Verbali da una parte e soprattutto dallo studio alle caratteristiche fisiche, umane e ambientali, come dei contributi scientifici che ogni anno sono stati editi ben espressa dall’opera di Emanuele Repetti. I contatti sui periodici sociali. con la parte più evoluta del continente europeo aveva- Della Società sarà comunque interessante, a maggiore no reso evidente che senza progresso scientifico, senza intelligenza del lettore, dare qualche cenno degli inizi ricerca non ci sarebbe stata l’innovazione necessaria a e delle ragioni che la fecero sorgere. Il 12 aprile 1874 fare della Toscana uno Stato moderno. Solo vicende più un pugno di appassionati e illustri scienziati fondò la grandi, quali il Risorgimento italiano, hanno poi fatto Società Toscana di Scienze Naturali residente in Pisa si che questo sviluppo venisse inglobato in una diversa con lo scopo di «diffondere con pubblicazioni le produ- e ben più vasta entità territoriale. zioni scientifiche dei Soci». «Memorie» è il nome dato È in questo quadro che nasce la Società Toscana di ai volumi degli Atti contenenti i contributi. Il primo Scienze Naturali. I fondatori avevano perfettamente volume di 262 pagine e 19 tavole fu edito nel 1875 e capito il ruolo che la Scienza non solo aveva già avuto il primo articolo in assoluto fu di C.I. Forsyth Major ma che avrebbe avuto nel mondo moderno e si sa della «Considerazioni sulla fauna dei Mammiferi pliocenici loro convinzione di dover operare in modo da cataliz- e postpliocenici della Toscana». Da allora sono seguiti zare gli ingegni in una organizzazione che fosse di alto anno per anno i volumi delle Memorie ed oggi nel 2011 livello ma libera e aperta al nuovo. A questo hanno siamo al numero CXVI. Nel 1955 i volumi diventarono pensato i fondatori e coloro che poi li hanno seguiti, due all’anno, uno dedicato alla Serie A Abiologica ed come si evince dall’atmosfera che si respirava nei primi uno alla Serie B Biologica, talvolta con l’aggiunta di decenni nella Società, che non è mai venuta meno. Oggi volumi speciali e di Supplementi dedicati agli atti di il ruolo delle società scientifiche e delle accademie si è convegni o a temi particolari. Dal 1876 (in realtà in indebolito nel mondo della globalizzazione e del rating maniera organica dal 1878) e fino all’anno 1941 alle esasperato, ma non si è esaurito ed anzi i nuovi mezzi Memorie si sono affiancati i «Processi Verbali», conte- di diffusione dei risultati della Scienza possono essere nenti gli atti della Società, il resoconto delle adunanze lo strumento per dare loro nuovo impulso e ragione di scientifiche che periodicamente sono state tenute, ma essere. Contributo alla storia della scienza. I Presidenti della Società Toscana di Scienze Naturali 97

I Presidenti Meneghini strinse subito un fraterno sodalizio con Paolo Savi e nel 1851 scrissero insieme un documento Giuseppe Meneghini (1874-1889) di inestimabile valore, con cui si può dire iniziare la Giuseppe Meneghini può essere considerato il prototi- moderna geologia stratigrafica pisana «Considerazioni po dei migliori naturalisti ottocenteschi per il possesso sulla geologia stratigrafica della Toscana», in appendice di una cultura vastissima che dalla laurea in medicina alla celebre opera di Roderick Murchison sulla geolo- prese le mosse per estendersi alla botanica, alla pale- gia delle Alpi, Appennini e Carpazi, da loro intelligen- ontologia e alla geologia lasciando in ognuno di que- temente tradotta. Era l’aggancio alla geologia europea. sti campi opere impegnative, che in alcuni casi hanno A Savi, già autore nel 1839 della carta geologica del resistito all’arrivo di nuovi dati e scoperte. Quella di Monte Pisano, una pietra miliare nella geologia, si deve Meneghini è anche una vicenda umana che si inserisce la parte geologica, a Meneghini la parte paleontologica nella storia più significativa del nostro Paese, il Risorgi- e a lui si attribuisce, tra l’altro, la fondamentale scoper- mento nazionale. Era infatti nato a Padova nel 1811 e si ta della flora carbonifera di Jano («il più bel colpo di trovava all’Università di quella città, giovane botanico martello della mia vita», disse una volta). A Meneghini di successo, quando scoppiò la prima guerra di Indipen- si deve comunque nel 1865 la carta geologica del ter- denza. Sulla scia del fratello maggiore, Andrea, egli si ritorio di Grosseto. Insieme, i due grandi protagonisti schierò, impegnandosi direttamente nella lotta fino ad di quel tempo eseguirono poi la carta geologica della incontrare il re sabaudo Carlo Alberto in una speciale Toscana, pubblicata nel 1879. A Paolo Savi Meneghini missione. Così all’epilogo di Novara, dovette riparare dedicò nel 1881 il celebre discorso inaugurale all’Uni- in esilio, prima a Bologna e poi nel più sicuro e liberale versità di Pisa «Della scuola geologica di Paolo Savi». Granducato di Toscana. Il destino volle che a Curtatone Un altro contributo fondamentale nel 1857 è stato quello nel 1848 perisse Leopoldo Pilla che copriva da poco sulla «Paleontologie de l’Ile de Sardaigne» come parte tempo la cattedra di geologia all’Università di Pisa. del celebre lavoro «Voyage en Sardaigne» di Alberto Meneghini era già noto come botanico di vaglia e in de La Marmora, in cui Meneghini, dopo la loro scoper- particolare come studioso di Algologia, in cui aveva ta, illustra, fra le varie faune, i Trilobiti della base del pubblicato fra il 1836 e il 1845 numerosi lavori, apprez- Paleozoico. Sulle faune paleozoiche Meneghini ritornò zati anche in Francia e Germania e assai citati, special- più volte tra il 1880 e il 1885 ed anzi l’ultimo suo mente quelli sulle Diatomee. Inoltre si era distinto nella lavoro nel 1888 fu una grande memoria sul Cambriano Prima (1839) e nella Seconda (1841) Riunione degli dell’Iglesiente. Ed ancora, una vastissima monografia Scienziati Italiani in Pisa e Firenze, ma fu nell’Ottava, (1867-1881) sulle faune del Lias superiore di Lombar- a Genova nel 1846, che si impose con la clamorosa dia e dell’Appennino Centrale, nell’ambito dell’opera attribuzione al Muschelkak degli strati con litantrace fondamentale di Antonio Stoppani sulla stratigrafia e la di Raveo in Carnia, attribuiti da tutti al Carbonifero. paleontologia lombarde. Ciò costringeva Leopold von Buch ed altre autorità Meneghini fu partecipe dei progressi del pensiero della geologia a rivedere la paleogeografia delle Alpi scientifico più moderno, fu forte sostenitore del princi- Orientali. Il favore dei Savi, Pietro e Paolo, soprattut- pio delle cause attuali di Charles Lyell. Del resto egli, to di quest’ultimo, che deve essere considerato il vero benché non abbia scritto nulla in proposito, era eccel- fondatore della Scuola pisana di Geologia e che aveva lente conoscitore delle cause della trasformazione della optato per l’insegnamento della zoologia in cui pure superficie terrestre, dai fenomeni di erosione a quelli eccelleva, dischiuse nel 1849 la strada accademica a di sedimentazione, come è dimostrato dal suo volume Meneghini con il beneplacito del Granduca. Mai scelta «Lezioni orali di Geografia Fisica raccolte dagli stu- fu più felice, ché Meneghini divenne un grande scien- denti nell’anno scolastico 1850-51», di cui per fortuna ziato e un carismatico caposcuola. sopravvive a Pisa almeno un esemplare presso la Scuola Iniziò così una lunga e intensissima attività di docente, Normale. Non solo, ma dopo aver lungamente tenuto un di ricercatore, di museologo, di uomo pubblico. Grandis- atteggiamento prudente sulle idee di Charles Darwin, simo merito fu quello di essere stato diretto maestro dei nel 1880, in una celebre lezione a Pisa, accettava com- maggiori esponenti delle scuole geologiche d’Italia. Si pletamente l’evoluzionismo, con la sola riflessione che possono citare Igino Cocchi (poi a Firenze), Luigi Bom- «la soluzione del grande problema della vita che nes- bicci (Bologna), Cesare D’Ancona (Firenze), Orazio Sil- suno oserà dire definitivamente risolto, e quando pure vestri (Catania), Giovanni Capellini (Bologna), Antonio lo fosse, includerebbe pur sempre il concetto metafisico D’Achiardi (Pisa), Gustavo Uzielli (Torino), Arturo Issel delle cause prime. La Geografia, la paleontologia e la (Genova), Dante Pantanelli (Modena) ed anche Carlo De biologia sono le tre fonti della teoria della discendenza». Stefani (Firenze), che ebbe inizi propri in tutt’altro cam- Meneghini scrisse moltissimi articoli, anche se poco di po ma poi convertitosi alla Geologia. Inoltre Meneghini tettonica, in quanto allora i problemi stratigrafici e cro- era a capo del Comitato Geologico Italiano, incaricato nologici delle rocce erano pressanti, anche ai fini delle di eseguire la carta Geologica del Regno e teneva a Pisa applicazioni pratiche. Tuttavia teneva d’occhio anche i regolari riunioni con i principali rilevatori, tra cui i grandi progressi in questo campo, come si può dedurre dalle Bernardino Lotti e Domenico Zaccagna. Se si pensa alla osservazioni da lui fatte sull’opera di Eduard Suess a personalità scientifica e al carattere di alcuni di questi proposito della struttura della penisola italiana. Insom- protagonisti, si comprende quale enorme carisma dovette ma, Meneghini fu uno scienziato completo, aperto al esercitare negli anni la figura di Giuseppe Meneghini. nuovo nonostante il trascorrere del tempo, aggiornato e Era poco meno che venerato. capace di lasciare un’eredità di alti contenuti scientifici 98 P.R. FEDERICI ai successori. Di quale fama godesse lo si può dedurre dell’allora scienza zoologica. Affrontare con disinvol- anche dal fatto che l’Università di Padova, dopo aver tura temi diversi e studiare entità molto lontane fra loro tentato invano di convincerlo a trasferirsi nella città era naturale per l’epoca ed anche una necessità, ma era natale, lo nominò comunque professore ordinario di anche una bella dimostrazione di quanto vasta fosse la Geologia e Geografia Fisica presso di sé. cultura di alcuni scienziati. Fu tra i fondatori e primo Presidente della Società Nel 1871 la sua vita ebbe la svolta pisana. A Pisa, infat- Toscana di Scienze Naturali, tra i fondatori e primo ti, veniva meno quell’insigne naturalista che fu Paolo Presidente della Società Malacologica Italiana, tra i Savi. La fama di Paolo Savi era vasta, perché fu grande fondatori e primo Presidente della Società Geologica come geologo, vero iniziatore degli studi geologici a Italiana, tra i fondatori e primo Presidente del Comitato Pisa, come zoologo (autore della celebre «Ornitologia Geologico d’Italia, membro eletto delle principali acca- Toscana») e come museologo. Perciò quando a Richiar- demie scientifiche d’Italia, fra cui i Lincei, e d’Europa, di fu proposto di succedergli, nonostante il prestigio Senatore del Regno. Morì nel 1889. Gli fu dedicato un dell’Ateneo Bononiense, egli accettò subito. monumento nel celebre Campo Santo Monumentale Da quel momento, probabilmente sereno, incrementò della Città di Pisa, una rarità in epoca moderna. molto la sua produzione scientifica affrontando temi diversi, di zoologia, di anatomia dei vertebrati, di fau- Sebastiano Richiardi (1890-1903) nistica. I suoi scritti erano spesso brevi, essenziali. Fra Sebastiano Richiardi, ancorché stimato zoologo, è stata i vertebrati studiò le balenottere (1876), l’orca (1877), una figura significativa soprattutto per l’attività svolta a i dromedari (1879, 1881), la giraffa (1880); del bovi- Pisa in favore delle istituzioni, l’Università stessa di cui de studiò la distribuzione dei nervi nell’apparato tattile fu Rettore Magnifico, il Museo di Storia Naturale e il (1884) e riprese il tema della vascolarizzazione con lo Gabinetto Zoologico e Zootomico (poi Istituto di Zoo- studio dei plessi vascolari degli uccelli (1876). Se si logia e Anatomia Comparata) di cui fu Direttore e che pensa agli immani problemi di conoscenza specifica e curò in modo particolare, anche con accanite dispute di sistematica del mondo animale che si prospettavano per conquistare nuovi spazi funzionali ai suoi disegni agli scienziati del tempo, non si può non vedere l’uti- di espansione della zoologia. A lui si devono anche lità di questi lavori e il coraggio di chi li ha eseguiti. pregevolissime preparazioni zootomiche, realizzate in Degli invertebrati, oltre quanto già detto, si è occupa- cera, con il metodo della iniezione vasale (materiale, to dei crostacei parassiti (1880-1884) e degli artropodi oggi, in maggioranza disperso), una grande collezio- dei quali Richiardi avrebbe preparato ma non stampato ne di pesci e la più grande collezione di scheletri di una monografia. Tuttavia, divenne specialista del genere cetacei in Europa, dopo quella londinese. Non tutto, Philichthys e in esso istituì ben 14 nuove specie (1876- dunque, è rimasto, ma se il Museo di Storia Naturale e 1877). Inoltre, studiò l’occhio e la riproduzione dei del Territorio dell’Università di Pisa è potuto divenire cefalopodi (1879-1881). Infine compilò un catalogo dei un’importante realtà, non si può non ricordare fra i suoi crostacei acquatici in Italia (1880) e un catalogo degli «padri» anche Sebastiano Richiardi. idroidi, alcionari e briozoi marini della Toscana (1880). Era nato a Lanzo Torinese in Piemonte nel 1834 e la sua Si cimentò, infine, nell’elaborazione di un utile quadro storia si intrecciò subito con la città di Pisa poiché nel sinottico della classificazione degli animali (1898). 1858 nella città toscana superò un esame di Anatomia Richiardi era noto anche all’estero poiché a partire dal Umana, Anatomia Comparata e Fisiologia, ma prose- 1879 prese a pubblicare i suoi lavori anche su importanti guì gli studi all’Università di Torino dove conseguì la riviste austriache e tedesche. Forte del suo ruolo, come laurea in Scienze Naturali nel 1860. Le sue capacità di s’è detto fu anche Rettore, di Presidente della Società colto preparatore furono subito notate e ancor prima Toscana di Scienze Naturali più volte si fece interprete della laurea fu nominato Applicato straordinario pres- presso i governi nazionali dell’importanza dell’insegna- so il Museo Zoologico di Torino, in seguito definito mento scientifico nelle scuole e nell’ambito di esso di Settore Zootomico. Conosciuto grazie ai lavori sui vasi quello delle scienze naturali. Si trattava di interventi linfatici del gran simpatico (1859) e sui plessi vascolari illuminati e innovatori in un mondo fondato, a parte degli uccelli (1860), alla fine del 1861 ebbe l’oppor- la matematica, sulle discipline umanistiche. Ancora tunità di iniziare prestissimo la docenza universitaria da ricordare l’appassionata dedizione alla formazione venendo nominato professore di Anatomia Comparata della biblioteca delle discipline zoologiche. Insomma, all’Università di Bologna. Richiardi fu scienziato di fama e importante uomo delle Nel periodo bolognese eseguì i lavori sul sistema vasco- istituzioni, consapevole delle sue funzioni e completa- lare dei mammiferi (1869), ma soprattutto si impegnò mente dedito al bene collettivo. Morì nel 1904. nella preparazione di una grandiosa monografia sulla famiglia dei Pennatulari, illustrata con ben 14 tavole Giovanni Arcangeli (1904-1920) (1869). Va sottolineato che Richiardi ha quasi sempre Giovanni Arcangeli, nato a Firenze nel 1840, può corredato i propri lavori con tavole illustrative, frutto essere considerato il modello, quasi lo stereotipo degli non solo della sua abilità di osteologo ma della con- scienziati e professori di fine Ottocento: ligio ai doveri vinzione che fossero uno strumento fondamentale di d’ufficio, metodico, scrupoloso, generosamente dedito conoscenza ed anche una dimostrazione di correttez- alla didattica, scientificamente preparatissimo. Si era za, tipica di un severo intellettuale ottocentesco quale laureato in Scienze Naturali a Pisa nel 1862 e, come era egli era. Così a Bologna tenne anche l’insegnamento di costume allora fece una rapidissima carriera, poiché nel Zoologia, muovendosi a suo agio nelle varie branche 1864, dopo una parentesi negli istituti tecnici statali a Contributo alla storia della scienza. I Presidenti della Società Toscana di Scienze Naturali 99

Fig. 1 - Alcune famose pubblicazioni di: a) Giuseppe Meneghini; b) Sebastiano Richiardi; c) Giovanni Arcangeli; d) Mario Canavari. 100 P.R. FEDERICI

Livorno, era già Aiuto alla cattedra di Botanica tenuta a pino da pinoli (Pinus picea var. fragilis) nel 1890, del Pisa da Pietro Savi e poi da Teodoro Caruel. Qui ebbe mal bianco delle querce (1909), delle varietà lycoper- modo non solo di sviluppare con i due maestri la pro- sicum e costata di Diospyros kaki (1919). pria cultura botanica ma anche di immedesimarsi nei Non c’era campo della botanica che a lui fosse sco- problemi degli Orti botanici, giustamente considerati nosciuto, dalla biologia alla fisiologia, alla patologia, svolgere un ruolo insostituibile nella conoscenza, nel- alla teratologia, alla paleofitologia. La sistematica lo la conservazione e nella didattica che, come vedremo, vedeva sovrano. Nel 1879 insieme ad Odoardo Bec- proprio per Arcangeli assumeranno un’importanza rile- cari identificò l’Amorphophallus titanum, una gigan- vante. Ci fu poi un importante periodo fiorentino perché tesca aroidea di Sumatra, si occupò di varie Araucaria nel 1874 Arcangeli divenne aggregato per la crittogamia australi presenti nell’Orto botanico pisano (1899, 1900) all’Istituto Superiore retto da Filippo Parlatore, il gran- e dette un forte contributo alle conoscenze sistematiche de naturalista siciliano, fondatore dell’Erbario Centrale con numerosi lavori (più di 200 in totale) e con i suoi Italico di Firenze. Alla morte del maestro, Arcangeli trattati. Si occupò di quasi tutti i gruppi delle Crittoga- ebbe l’opportunità di tenere il corso di Botanica ma me: Alghe, Funghi, Licheni, Muschi ed Epatiche. Non soprattutto di impegnarsi nella conduzione dell’Orto. solo, si preoccupava direttamente di diffondere cono- Fu questa, a Firenze, un’esperienza preziosa che sfruttò scenze utili tenendo corsi domenicali per giardinieri e dapprima a Torino e poi a Pisa. In tutte le sedi lasciò la in più era continuamente a disposizione per consulenze sua impronta decisiva nella crescita fisica e qualitativa di ogni genere, specie sui funghi e sui parassiti del- degli Orti Botanici, portati avanti fra mille difficoltà e le piante. Preparò così un’antologia sui funghi con 8 molti avversari (sull’Orto di Pisa c’è una magistrale e tavole colorate diffusa nelle scuole («I principali funghi piacevole opera di F. Garbari, L. Tongiorgi Tomasi e velenosi e mangerecci, Con 8 tavole colorate, 1900») A. Tosi, 1991). In realtà Arcangeli aveva vinto nel1879 che ebbe una fortunata diffusione. il concorso per la cattedra di Botanica nell’Università Si occupò anche della struttura delle cellule (già agli di Messina, ma non volle subire un cambiamento così esordi nel 1869), di quella delle foglie e dei fusti, della radicale della sua vita e rifiutò il posto. Tuttavia, nello funzione clorofilliana, della funzione del calore (non si stesso anno, vinse il concorso per l’Università di Tori- dimentichi che aveva una forte preparazione in chimi- no, accettò e lì, nonostante la breve durata del suo sog- ca), dell’ibridazione (lavori sulle canne, in particolare giorno in Piemonte, lasciò la sua impronta, lavorando sulla Canna indiflora hybrida del 1882) e all’occor- molto sia per l’Orto sia dal punto di vista scientifico. renza dette un contributo anche alle flore fossili della Infatti, proprio a Torino aveva cominciato a prepara- Toscana. Nel 1910 scrisse un «Compendio di Botanica» re un’opera veramente notevole che vedrà la luce nel che ebbe cinque edizioni. 1882, il Compendio della Flora Italiana, che ebbe più La sua statura di botanico è veramente degna di ammi- edizioni. Esso è redatto sulla base del sistema di A.P. De razione. Membro di numerose Accademie, tra cui i Lin- Candolle ed è sorretto da una impostazione semplice e cei e i Georgofili, ebbe riconoscimento internazionale chiara nella scelta dei caratteri diagnostici delle piante, al Congresso di Pietroburgo nel 1884. Fu tra i fondatori cosicché esso divenne presto il manuale di riferimento della Società Botanica Italiana, per la quale molto si in specie per i giovani studiosi e gli appassionati flori- spese e della quale fu anche Presidente dal 1891 al sti. È stato anche di recente ricordato che esso contie- 1893. Morì a Pisa nel 1921. ne l’introduzione e la formalizzazione della categoria gerarchica della «subspecie», capace di chiarire molti Mario Canavari (1921-1928) aspetti e problemi specialmente ecogeografici. Mario Canavari non partì direttamente dagli studi natu- Nel 1881 Arcangeli ebbe l’opportunità di trasferirsi a ralistici per intraprendere la carriera accademica. Nato Pisa, la colse e in quell’antica università è poi rima- a Camerino nel l851, si laureò infatti in matematica a sto per il resto della sua vita. Ebbe enormi meriti nello Pisa nel 1879, ma questa preparazione fu comunque sviluppo, oltre che dell’Orto, dell’Istituto di Botanica, importante per la svolta che ad un certo punto della vita che fece costruire al centro del giardino, attrezzato di impresse al suo itinerario scientifico. La passione per laboratori e di una ricca e funzionale biblioteca. Arricchì gli studi geologici e più ancora paleontologici, contem- tantissimo anche l’Erbario, sia nel settore delle Fanero- poranea al suo curriculum matematico, fu alimentata game che in quello della sistematica crittogamica anche dal cenacolo sorto a Pisa intorno a Giuseppe Meneghini con l’allestimento di più di 1500 preparati microscopici. con gli operatori del Comitato Geologico e con alcu- Aveva una preparazione eccezionale ed anche un’ec- ne delle maggiori personalità della geologia italiana, cellente memoria, tanto che le sue lezioni sbalordivano attratte dalla fama del caposcuola che del Comitato era per la vastità degli argomenti e la precisione dei riferi- uno dei fondatori e Presidente. menti alla nomenclatura che mostrava in tutti i campi Canavari, che aveva pubblicato il suo primo articolo della Botanica ed anche nel campo delle applicazio- a 21 anni da studente, vi partecipava non da intruso ni all’agricoltura, in particolare all’orticoltura. Infatti, ma con le conoscenze acquisite con ricerche nell’Ap- anche se le sue preferenze erano per la flora italiana per pennino Centrale, soprattutto fra Camerino e Tivoli, in la quale studiò le fanerogame della Toscana, era appas- particolare sui brachiopodi degli strati a Terebratula sionato del mondo rurale, sentendo molto la necessità aspasia. In poco tempo pubblicò una decina di lavori di contribuire alla ricaduta pratica degli studi scientifici. che lo fecero considerare un esperto conoscitore del Così si occupò delle malattie dell’ulivo (1886), della Lias. Su questo tema tornò più volte in seguito, spe- peronospora della vite (1891), della varietà premice del cialmente sulle faune ad Ammoniti (1883,1886,1888). Contributo alla storia della scienza. I Presidenti della Società Toscana di Scienze Naturali 101

Vinta una borsa di studio per l’estero, scelse come sede Sette Comuni risolse le questioni dell’organizzazione il celebre Istituto di Monaco di Baviera diretto da C.A. di tale gruppo di selaci. Di fatto, attese con passione e vom Zittel; vi rimase un anno, durante il quale preparò tenace volontà per molti anni alla stesura di un’opera una magnifica monografia sulla fauna del Lias inferiore poderosa e famosa: il «Manuale di Geologia Tecnica della Spezia, pubblicata sulla prestigiosa rivista «Pala- con speciale riguardo alle applicazioni per l’Ingegne- eontographica» (1882). Esperienza importante perché ria», di oltre 1000 pagine, ricco di più di 500 figure da anni dopo, nel 1895, Canavari fondò, ad immagine di lui stesso disegnate, che divenne il testo di riferimento quella, la «Palaeontographia Italica», che nelle inten- per la geologia applicata e nel quale spesso riemerge zioni del fondatore, poi concretizzatesi, doveva gareg- la mentalità matematica acquisita da giovane. Anche giare con le migliori riviste del settore. se è passato molto tempo, non tutto quanto scritto in Canavari fece una carriera rapida. Fu assunto dal Comi- questo antico volume è superato e diverse parti sono tato Geologico, per il quale compì ampi rilevamenti ancora utilizzabili. geologici sfociati in monografie, corredate da carte e Canavari non ha mai dato una spiegazione del passag- sezioni interpretative nella regione Tiburtina con E. Cor- gio fra questi due momenti della sua vita, ma è chiaro tese (1881), sul Gran Sasso con L. Baldacci (1884) e nel che sentì imperioso il desiderio di tradurre in benefici Gargano sempre con Cortese (1884). Inoltre, pubblicò per la società le conoscenze accademiche e scientifiche. una nuova, poderosa monografia sul Lias inferiore della Così fu inevitabile per lui la partecipazione agli studi Spezia (1888), una delle migliori in assoluto del Comi- sulla stabilità del Campanile di Pisa, che destava forti tato Geologico Italiano, nella quale l’autore trasfuse preoccupazioni, per i quali redasse l’indagine del sot- anche tutta la razionalità derivante dalla sua prepara- tosuolo (1913) e su cui tornò in seguito (1915), capitoli zione matematica, specialmente nel risolvere i difficili di una tormentata storia che si è protratta fino agli anni problemi di differenziazione delle faune ad ammoniti. duemila con un alternarsi di pareri e di speranze, di Nel 1889 scomparve a Pisa Meneghini, il grande mae- pareri e pessimismi sul vero stato della grande opera. stro, e Canavari fu chiamato a succedergli. Un onore, Il campo in cui Canavari si applicò di più fu quello idro- ma anche un difficile compito lo attendeva. geologico e in particolare quello idrotermale, che era Canavari non si mosse più da Pisa. Pubblicò intensa- ideale per fondere le competenze geologiche con quelle mente: da citare nuovi lavori sul Lias della Spezia, sul fisico matematiche. Studiò così, dopo aver affrontato Carbonifero del Monte Pisano (flora e insetti) nel 1881- semplici problemi di acque artesiane nel Modenese con 1882, sugli strati ad Aspidoceras acantichum dell’Ap- D. Pantanelli (1906), i campi idrotermali di Uliveto- pennino Centrale, sugli strati a Cardiola e Orthoceras Caprona (1908), Cascina (1907, 1928), Chianciano di Sant’Antonio in Sardegna (1896-1897). Sulle faune (1916, 1928), Montecatini (1923), nonché problemi della formazione ad Aspidoceras, contenente Anto- pratici di approvvigionamento di acque per gli acque- zoi, Lamellibranchi, Cefalopodi, pubblicò 4 poderose dotti di Modena (1910), Cascina (1916) e Lucca (1922). memorie sulla Palaeontographia Italica (1896-1900), Tutto questo sempre inframmezzato dal lavoro per il che nel frattempo egli, già fondatore, aveva portato ad Trattato che era divenuto lo scopo della sua vita, scopo alti livelli e che dirigerà fino all’ultimo, lasciando una che però raggiunse, poiché la sua opera uscì pochi mesi grande eredità ai posteri. Canavari si impegnò poi par- prima della sua morte nel 1928. ticolarmente sulla sistematica dei celenterati, lavorando Fu uomo pubblico, Presidente della Società Geologi- su materiali sia suoi che ottenuti da altri colleghi anche ca Italiana, membro di numerose accademie, fra cui i stranieri che, conoscendo la sua competenza paleonto- Lincei. logica gli cedevano volentieri i reperti. Egli istituì una nuova famiglia, delle Ellipsatinidi, gruppo scomparso Biagio Longo (1929-1930) di celenterati appartenente alla classe degli Idrozoari L’Università di Pisa non lasciò vacante la cattedra o Idromeduse, e vi assegnò due generi, Ellipsactinia e di Botanica alla fine dell’insegnamento di Giovanni Sphaeractinia con 8 e 4 specie rispettivamente. Fu un Arcangeli che l’aveva portata ad alti livelli, poiché nel altro corposo lavoro per il Comitato Geologico Italiano 1915 fu chiamato a succedergli Biagio Longo. (1893). Forte delle sue competenze è intervenuto più Nato a Laino Borgo (Cosenza), studiò a Roma e ancora volte con brevi note di definizione critica o semplice studente, precocissimo, pubblicava ben due lavori sulla precisazione dell’età di varie formazioni geologiche, flora della valle del Lao, nel nord della Calabria, cosic- sugli strati a Posidonomya alpina, sul Dogger inferiore ché, compiuti gli studi con la laurea in Scienze Natu- di Camerino, sull’età eocenica della parte superiore del- rali nel 1895, gli fu agevole iniziare subito la carriera la Scaglia, sugli Scisti varicolori con Fucoidi dei Monti universitaria a Roma stessa, dove fu Aiuto di Pietro Sibillini, sul passaggio Cretaceo-Terziario ed altri, sem- Romualdo Pirotta. pre per l’Appennino centrale. Sugli strati a Terebratula L’attività di Longo fu intensissima e dedicata, oltre che tornò più volte con un impressionante lavoro di ricerca all’istologia delle Cactaceae, alla fisiologia vegetale. e studio paleontologico e stratigrafico. Aveva iniziato Insieme a Pirotta, suo maestro, pubblicò nel 1900 una nel 1881 e ne scrisse a lungo. ricerca sul tubetto pollinico e sulle cause del suo per- Poi la svolta. Dal 1904 praticamente si dedicò alla geo- corso endotropico per operare la fecondazione nelle logia applicata. Pubblicò soltanto due lavori tradizio- Cynomoriaceae, e poi, da solo, nelle Cucurbitaceae nali (1914, 1916), ma con la descrizione di un pesce (1901-1903). Inoltre, sempre con Pirotta propose una del genere Ptycodus Agassiz trovato nei Calcari bian- terminologia di successo sul percorso del tubetto pol- chi del Gallio (Cretaceo superiore) nell’Altopiano dei linico (basigamia, mesogamia, acrogamia). 102 P.R. FEDERICI

Oltre a ciò, Longo prese ad estendere le conoscenze con l’invecchiamento sia fiori femminili che maschili sulla flora calabrese, sulla scia dei primissimi lavori. (1928, 1932). Infine, del periodo pisano va ricordato un Specialmente in Calabria è venerato per l’identificazio- lavoro sulla fillossera di Vitis silvestris della Maremma. ne nel 1906 di Pinus leucodermis (il pino loricato) sul Una grande eco, con lunghe code polemiche un po’ massiccio del Pollino, posto tra Basilicata e Calabria, estranee al suo carattere e alla sua signorilità, susci- che si riteneva esclusivo dei Balcani. In seguito, nel tò la documentata rievocazione del primato italiano 1920, durante il periodo pisano, fu il principale asserto- della scoperta della fecondazione delle piante (1928). re di un parco calabrese, quello della Sila, che molto più Egli, infatti, identificò fra le collezioni ceroplastiche tardi diventerà una realtà. Le ricerche embriologiche dell’Orto botanico di Pisa il modello originale della e le ricerche floristiche si alternavano e queste ultime fecondazione di G.B. Amici, che il grande scienziato cominciarono ad uscire dalla Calabria per spostarsi aveva illustrato alla Prima Riunione degli Scienziati alla Basilicata, dove fu trovato il pino loricato, e poi Italiani a Pisa nel 1939. Esso riguarda la germinazio- nel Cilento. (1907). Inoltre, Longo cominciò a coltiva- ne del granello pollinico sullo stigma, il percorso del re una personale predilezione, lo studio delle droghe tubetto pollinico fino all’interno dell’ovulo e l’origine medicinali delle quali diventò un esperto. dell’embrione vegetale. Il percorso accademico fu canonico e veloce, tanto che Nel 1929 Longo si trasferì abbastanza improvvisamen- nel 1906 vinceva la cattedra di Botanica a Siena. Ivi te a Napoli, attratto anche dalla direzione della Stazione rimase 9 anni, fondando l’Istituto Botanico e facen- Sperimentale per le Piante Officinali. Questo settore do rifiorire l’Orto, assai negletto. Il periodo senese fu della botanica era una sua antica passione, che quando fecondo dal punto di vista scientifico. Longo infatti era a Roma lo aveva portato ad insegnare Storia Natu- pubblicò fino al 1915, quando si trasferì all’Università rale delle Droghe Medicinali. Molto più tardi, nel 1935, di Pisa, ben 16 lavori. L’attenzione maggiore delle sue ormai assai noto, fu onorato di una sessione pubblica ricerche era posta ai processi fecondativi in particolare straordinaria in suo nome dall’Academia Nacional de delle Cucurbitacee, che lo portarono a ritenere sostan- Medecina in Argentina. In effetti, probabilmente solle- zialmente analoghi i percorsi endotropico ed ectotropi- citato dall’atmosfera dell’epoca, dette un forte contri- co, dopo lo studio di Cucurbita pepo. Fecondazione e buto alle possibilità di coltivazione e utilizzazione delle sessualità delle piante occuparono molta parte dell’atti- piante industriali in Italia e di molte piante medicinali vità di Longo con ricerche originali di carattere embrio- e aromatiche specialmente esotiche, fra cui il papavero logico su Crataegus azarolus, dove mostrò l’azione da oppio e la canapa indiana. chemiotattica esercitata dal gametofito femminile sul A proposito di onoranze, portano il suo nome due spe- tubetto pollinico (1914). Sulle Impatiens scoprì gli cie di piante (Ascospora longoi e Polystachya longoi) austori micropilari di origine endospermica, ma sono e ben due generi (Longoa e Longopsis). Biagio Longo assai più noti i lavori (1911-1924) sul fico e caprifico fu membro di numerose accademie e società scientifi- (Ficus carica), di cui sostenne nel secondo la parteno- che anche straniere, fra cui, unico botanico, i Lincei e genesi dell’endosperma, nel primo l’inesistenza della l’Accademia d’Italia. Da non dimenticare che fu radiato partenogenesi. Su queste piante fece classiche ricerche per motivi politici dai Lincei nel 1946, ma che fu poi sperimentali. Si occupò anche del nespolo senza noc- riammesso a pieno titolo nel 1950 nello stesso anno ciolo (1911, 1912), in cui mise in luce un caso di andro- in cui morì. A Biagio Longo, un appassionato esegeta carpia, produzione di frutto da parte di fiore maschile, del territorio calabro-lucano, è stato dedicato nella città interpretata nel quadro della intersessualità, cioè come natale nel 2001 un convegno, i cui atti sono pubblicati presenza di caratteri sessuali secondari femminili in un in un numero speciale, il 5°, di «Apollinea», rivista del esemplare a cellule germinali maschili. Territorio del Pollino. Fu quindi a Pisa per 15 anni ed anche qui riordinò Istituto e Orto botanico, del quale nel 1922 pubblicava Leopoldo Granata (1931-1937) una illustrazione delle piante più notevoli. Negli anni Leopoldo Granata fu il tipico rappresentante dell’in- pisani riprese le ricerche embriologiche, sulla poliem- tellettuale meridionale che ha dovuto risalire la peni- briologia e sulla partenocarpia (1916-1929), continuò sola per sviluppare la propria personalità e il proprio gli importanti lavori sulla biologia riproduttiva del ingegno. Era nato infatti nel 1885 a Lungro (Calabria), caprifico (1918, 1924), dimostrando anche che dalla cittadina nota per le attività minerarie connesse alla pre- sua seminagione si può ottenere tanto il caprifico che senza di grandi giacimenti di salgemma, in una regione il fico, e del melo senza fiori (1920, 1926). Seppure priva di centri universitari. meno significative, le erborizzazioni in Toscana, soste- Perciò la famiglia, intuendone le capacità, lo fece istruire nute da un evidente «fiuto», hanno fruttato la scoperta a Cagliari e successivamente gli fece frequentare l’uni- nel 1922 della palma di S. Pietro (Chamaerops humi- versità di quella città, per altro centro di studi antico e di lis) a Populonia, del pino di Corsica (Pinus laricio) buona fama, dove si laureò in Scienze Naturali nel 1908. sul Monte Pisano (1920), di stazioni di Abete bianco Granata ebbe la fortuna di essere notato da Ermanno (1926) e di Tasso sulle Alpi Apuane (1927) e infine di Giglio-Tos, che teneva la cattedra di Zoologia e Ana- efedra (Ephedra nebrodensis) a S. Marino. Nel 1928 tomia Comparata, e con il quale scrisse nel 1908 un approfittando dell’esistenza nell’Orto di Aurucaria articolo sui mitocondri nelle cellule seminali maschili di bidwilli, una conifera dell’Australia, scoprì il feno- Pamphagus marmoratus n.g., un ortottero. Poco prima, meno del monoicismo macroproterogino, che consiste aveva esordito da solo con lo studio di una nuova specie, nel fatto di produrre prima soltanto fiori femminili e Capillus n.g., intestinalis n.sp., parassita dell’intestino Contributo alla storia della scienza. I Presidenti della Società Toscana di Scienze Naturali 103 del millepiedi, su cui tornerà più tardi addentrandosi in Granata a Pisa si dedicò fortemente alla didattica, complessi e sofisticati problemi di sistematica e finendo lasciando testi lungamente apprezzati, ma sacrificando con l’attribuire la specie al genere Echinopsis. inspiegabilmente l’impegno di ricerca scientifica per- Nel 1911 seguì il maestro trasferitosi a Firenze, ma sonale. Si occupò della teoria cellulare e ancora di Pro- essendo quegli passato alla cattedra di Zoologia e Ana- tozoi, affrontando il problema della differenziazione di tomia dei vertebrati, Granata passò a quella di Zoologia soma e di germe (1928), e svolse considerazioni su alcu- e Anatomia degli Invertebrati (retta da Daniele Rosa), ne specie mediterranee del genere Cypridina (1929). certamente più congeniale ai suoi autentici interessi Nel 1936, dopo lunghe reticenze, decise di trasferirsi rispetto a quella tenuta dall’antico maestro, e in seguito sulla cattedra di Zoologia dell’Università di Firenze, ne ereditò l’insegnamento. Però, dopo il conflitto mon- soprattutto spinto dal fatto che la sua famiglia ivi risie- diale del 1915-18, che Granata combatté da prode nel deva. La sua partenza fu un brutto colpo per l’Ate- corpo del Genio (fu più volte ferito), tanto da meritarsi neo pisano, perché dopo di lui la presenza di anche la Medaglia d’argento e la Croce di Guerra, la situa- eminenti figure della zoologia fu del tutto effimera; zione universitaria a Firenze era cambiata. Non c’erano si succedettero Umberto D’Ancona, Giuseppe Colosi, più le stesse persone ed allora Granata afferì definitiva- Gennaro Teodoro e Leo Pardi (come facente funzione) mente all’Istituto di Zoologia diretto da Angelo Senna. e si dovette aspettare il 1946 con Mario Benazzi e con Prima del conflitto Granata aveva affrontato anche lo altre notevoli figure, nel campo della stessa protistolo- studio del ciclo evolutivo di Haplosporidium limnodri- gia, della citologia, della citogenetica, della biologia li, una specie parassita di Limnodrilus udekemianus. dello sviluppo e infine dell’etologia, per avere stabilità Così, non solo fu capace di seguire tutto il processo di didattica e progetti scientifici organizzati. divisione nucleare, ma portò anche un grande contri- Granata non ha pubblicato tanto quanto altri autori, buto alla conoscenza degli Aplosporidi (1913-1914). anche per la sua non lunga vita, ma ha lasciato lavo- Intanto aveva avuto modo di studiare nel 1911 le raccolte ri raffinati, non disdegnando di affrontare problemi di di planctonici fatte dalla Regia Nave Liguria, riguardanti grande impegno. Era un fine intenditore di arti figura- essenzialmente gli Alciopidi, i Fillodocidi e i Tomopte- tive. Morì improvvisamente alla fine del 1937. ridi, Metazoi ancora poco conosciuti. Riuscì a risolve- re diversi problemi di sistematica, che egli conosceva Giuseppe Stefanini (1938) bene per ricerche precedenti. Ritornò sull’argomento Giuseppe Stefanini fu un naturalista completo, colto con lo studio della raccolta della Regia Nave Ciclope e attivo in più campi del sapere e inoltre ebbe grandi nei mari Ionio e Tirreno (1913). Poi studiò gli Ostraco- meriti nella museologia. A lui si devono infatti impo- di raccolti nella campagna della Nave Liguria (1915). nenti raccolte, oltre che paleontologiche, di botanica Riuscì a individuare cinque nuove specie di Ciprinidi e e zoologia africane che arricchirono i musei di Firen- successivamente anche un’altra, frutto di una campagna ze, Modena e Pisa e che dettero origine a importanti oceanografica del Principe di Monaco (1919). monografie, ricche di nuove famiglie, generi e specie, La Protistologia lo vide valoroso cultore. La monografia a dimostrazione della preparazione e dell’acume del sugli Attinomissidi del 1925, preceduta da quattro note raccoglitore. Di ciò i biologi gli sono sempre stati grati. specifiche a partire dal 1922, è stata un punto di riferi- Nato a Firenze nel 1882, Stefanini in quella città fu mento ed ebbe subito vasta eco, in quanto pubblicata su discepolo di Carlo De Stefani ed ebbe modo di fre- una importante rivista tedesca. Essa fu condotta su quat- quentare anche alcune delle maggiori personalità della tro nuove specie parassite di Limnodrilus e di Tubifex. Fu geografia, Olinto Marinelli, Renato Biasutti e Giotto seguito il ciclo biologico a partire da un elemento preco- Dainelli, che era geografo e geologo, un vero tris d’assi, ce binucleato fino alla gametogenesi per moltiplicazione che rappresentò per lui un termine di paragone molto delle cellule, l’evoluzione degli zigoti e la formazione alto. Gettarsi nella mischia e cercare di essere all’al- delle spore come pure il processo di differenziazione tezza fu per lui naturale e a questo dedicò tutta la sua degli elementi germinali da quelli somatici che formano esistenza, sacrificandovi molte cose, anche gli affetti. in realtà le cellule accessorie delle spore stesse. Defi- Impresse un ritmo frenetico alla sua attività e forse a nì la differenza tra Cnidosporidi, cui appartengono gli questo si dovette la fine prematura. Attinomissidi, e altri protozoi. Evolvendo ulteriormente Si laureò in Scienze Naturali a Firenze nel 1906, si per- il proprio pensiero, Granata propose di suddividere il fezionò nel 1907-08 in Geologia e fu subito assistente sottoregno dei Protozoi e di considerare del medesimo alla Scuola di Geografia dell’Istituto di Studi Superiori. rango sistematico i gruppi: Amebo-Flagellati, Sporozoi, In quel breve periodo di tempo, ancora studente esordì Infusori, Mesozoi (in cui rientrano gli Cnidosporidi), con il lavoro scientifico e pubblicò una decina di arti- Parazoi e Metazoi. Fra gli altri lavori di protistologia va coli, sia pur brevi, sulla morfologia carsica dei gessi ricordato quello del 1926 con la critica alla teoria cro- della Toscana, sul clima della Toscana e altri ed anche mosomica dell’eredità alla luce del ciclo degli Sporozoi. i primi lavori di paleontologia degli Echinidi mioce- Oltre che della citologia e della sistematica dei Metazoi, nici dell’Emilia e di Malta. Sugli Echinidi diventerà Granata si occupò della struttura dei corpi grassi degli un’autorità mondiale, anche per le vaste vedute globali Anfibi (1925) e del Millepiedi (1925), riprendendo l’ar- di paleogeografia ed anche di biologia, come alcuni gomento col quale aveva esordito nel mondo scientifico. eminenti biologi hanno riconosciuto. Stefanini colse al Nel 1926 Granata vinse la cattedra di Zoologia e Anato- volo l’opportunità di borse di studio, soggiornò dappri- mia Comparata all’Università di Cagliari, ma subito dopo ma a Padova, dove poté seguire le lezioni di Giorgio si trasferì sulla cattedra di Zoologia all’Ateneo di Pisa. Dal Piaz, e poi a Parigi le lezioni di E. Haug e di P.M. 104 P.R. FEDERICI

Boule, e volle compiere numerose escursioni in varie re con le popolazioni musulmane, che egli conosceva regioni europee, quasi anticipando quella che sarebbe benissimo dal Corno d’Africa all’Egitto, dalla Cirenai- stata la sua vera vocazione, fare l’esploratore. ca alla Tripolitania e fino alla Tunisia. Tornato in Italia nel 1911 pubblicò rapidamente alcuni Non pago degli impegni africani, sviluppava impegnati- grossi lavori sugli Echinidi d’Italia, del Nord America e ve ricerche in Toscana, sul centro eruttivo di Orciatico e Karakorum, distinguendosi per l’originalità e l’introdu- Montecatini, e, con una visione anticipatrice di cultura zione di nuovi concetti paleogeografici, frutto della sua ambientale, sulla conservazione e valorizzazione di alcuni completa preparazione naturalistica. Altrettanto notevoli «Geositi» (1927). Non basta, dopo qualche divagazione furono gli studi di geologia e idrografia, per conto del in Karakorum e nel Turkestan cinese, in collaborazione Magistrato delle Acque di Venezia, sul Friuli. Ma lo spi- con Ardito Desio nel 1929 realizzava un monumentale rito di esploratore lo spinse ad abbandonare l’accademia, studio su Rodi e il Dodecaneso. Stefanini è stato quindi il benché fosse divenuto libero docente in Geologia e avesse maggior conoscitore dei territori coloniali dell’Italia. Tra ricevuto l’ambito Premio Querini-Stampalia, e a gettar- l’altro è rimasta celebre l’escursione della Società Geo- si nello studio della Somalia su richiesta del governo di logica Italiana da lui organizzata in Cirenaica nel 1931. quella colonia, scientificamente e geograficamente quasi Date le condizioni politiche del tempo, egli era convinto sconosciuta, con un primo grande viaggio nel 1913. Poi si dell’importanza dei territori coloniali per l’Italia, che cer- spinse anche in Egitto e in Cirenaica, dando inizio ad una cava di conoscere sempre più anche ai fini di una loro intensa pubblicistica sull’Africa Settentrionale e Orienta- più ampia valorizzazione. Delle popolazioni autoctone le con articoli, volumi, monografie di geografia, geologia, dell’Africa aveva una visione pragmatica preferendo paleontologia e impegnandosi anche nella valorizzazione come collaboratori nelle sue escursioni persone indigene. delle risorse agronomiche e idriche ai fini di uno sviluppo Un’inesorabile malattia ne minò la forte fibra e all’ul- demografico delle terre coloniali. timo dovette malinconicamente rinunciare a nuovi Oltre a più brevi soggiorni, sono rimaste memorabili viaggi, benché ripetutamente richiesto. Morì nel 1938, due grandi spedizioni, la già menzionata nel 1913 con mentre stava attendendo alla terza edizione della Carta G. Paoli e nel 1924 con N. Piccioni, divenendo famoso geologica dell’Africa Orientale, che fu il punto di par- anche per le capacità organizzative e l’abilità di destreg- tenza per tutte le ricerche successive in quelle regioni. giarsi in mezzo a popolazioni sconosciute. Riuscì così Fu presidente della Società Geologica Italiana, Vice ad esplorare per la prima volta regioni ignote agli euro- Presidente della Società Géologique de France e mem- pei, estendendo le sue ricerche anche alla Migiurtinia, bro dell’Accademia dei Lincei. al Darror, al Nogal e al sultanato di Obbia. Per lui l’Africa era una ragion d’essere e ne era attratto irresi- Alberto Chiarugi (1939-1950) stibilmente. Attese sempre alla stesura di carte geolo- Favorito da un ambiente familiare e accademico assai giche africane, con saggi sulla Somalia Meridionale e propizio, Alberto Chiarugi, nato a Firenze nel 1901, la Cirenaica, cosicché, attirata l’attenzione del mondo ebbe una carriera accademica strepitosa che lo portò scientifico fu chiamato a far parte della Commissione alla cattedra di Botanica a Pisa a soli 29 anni. Rara- Internazionale per la Carta Geologica dell’Africa fin mente un tale successo fu più meritato: Chiarugi fu dal 1922 e nel 1933 presentò il celebre «Saggio di una un «enfant prodige» capace di presentarsi al concorso carta geologica dell’Eritrea della Somalia e dell’Etiopia con 55 lavori che destarono l’ammirazione della com- alla scala 1:2.000.000», riveduta e aggiornata nel 1936. missione per l’originalità, la capacità di indagine, l’in- Nelle pause del lavoro in Africa, lavorava indefessa- novazione e nel contempo la matura padronanza degli mente in Italia e nel 1915 uscì una grande monogra- argomenti. E in seguito Chiarugi mantenne sempre que- fia sul Neogene con carta geologica, nel 1917 ste doti aggiungendovi quelle di geniale propulsore ed un’altra grande monografia sui fossili del Neogene organizzatore della ricerca sostenuto da un’inesauribile della stessa regione. I risultati della sua attività sfocia- energia. Si era laureato a Firenze con Enrico Carano nel rono nel 1925 nella chiamata alla cattedra di Geologia 1924 e in quel momento aveva già prodotto 8 lavori. all’Università di Cagliari, ma si insediò subito all’Uni- Chiarugi fu una figura complessa, ingombrante, ma tut- versità di Modena, dove stette poco ma dove organizzò ti gli riconoscevano delle doti eccezionali. Tratteggiare l’Istituto e soprattutto il Museo. i caratteri e i risultati delle sue ricerche è arduo, poiché Nel 1928 a Pisa morì Mario Canavari e Stefanini fu egli si cimentò in tali e tanti campi della botanica da chiamato l’anno dopo a succedergli. E i lavori suoi si rimanere stupiti. Innanzitutto fu embriologo vegeta- susseguivano, sul filone paleontologico, sempre con le, avendo dedicato i primi anni all’embriologia delle gli Echinidi in primo piano (era così considerato fra i Cistacee, all’apomissia di Artemisia nitida, Nigritella paleontologi da divenire membro onorario della Pale- nigra, Ochna serrulata (1926-27) e all’evoluzione cito- ontological Society di Washington) e con una incredi- logica del tappeto dell’antera delle Asteracee (1927). bile serie di contributi geologici e geografici africani. Fra questi lavori viene segnalata come eccellente pro- Il volume «in Somalia» del 1922, per esempio, aveva dotto teorico nel 1927 l’interpretazione del gametofito destato ammirazione. Ebbe modo, comunque, di cono- femminile nelle Angiosperme. A questo si aggiunge la scere gran parte del continente africano fino nel sud reinterpretazione dei numerosissimi casi dubbi esistenti australe. Gli fu chiesto di preparare i tecnici petroliferi e la revisione critica di tutta la letteratura embriologica. per le ricerche nel deserto libico e veniva consultato, Questo corposo lavoro divenne un classico. ma non sempre ascoltato, sui problemi dei rapporti con L’attività a Pisa nel 1930 aprì nuovi orizzonti alle sue i popoli e le autorità locali delle colonie e in particola- ricerche e vanno segnalati almeno alcuni articoli di Contributo alla storia della scienza. I Presidenti della Società Toscana di Scienze Naturali 105

Fig. 2 - Alcune famose pubblicazioni di: a) Biagio Longo; b) Giuseppe Stefanini; c) Mario Benazzi; d) Livio Trevisan. 106 P.R. FEDERICI embriologia sullo sviluppo del gametofito nelle Podoste- vegetali che gli fecero produrre vistosi risultati sulle monaceae (1933) e sulla partenogenesi delle piante supe- regioni coloniali dell’Africa italiana (1928-1957). Da riori (1934) fino ad un più tardo ma ammirato lavoro sul- ricordare che, tramite il riconoscimento di Dipterocar- la poliploidia della generazione aploide femminile delle paceae di tipo malese nel Sahara libico si poterono ipo- Fanerogame (1950) in cui allo studio embriologico si unì tizzare vasti scenari di mobilità della vegetazione del quello cariologico. Questo filone di ricerca lo vide impe- Cenozoico. Il programma di studio sulla vegetazione gnato per diversi anni sia con articoli originali di citoge- africana fruttò nel 1953 una promettente introduzione netica sia con acute e utili sintesi sullo stato dell’arte con alla flora dell’Etiopia e nel 1957 Chiarugi poté presen- la chiarificazione di problemi emergenti (1932-1959). tare «Una carta geobotanica dell’Africa orientale (Eri- L’impegno totale alla cultura, che lo ha visto anche per trea, Etiopia e Somalia)» che finalmente si aggiungeva decenni nel ruolo di segretario della Società Botanica Ita- a quella geologica preparata anni prima da Stefanini, liana, lo portò a fondare, con il CNR, il Centro di studio che egli ben conosceva essendo stati colleghi a Pisa e per la Citogenetica Vegetale e la rivista «Caryologia», frequentatori della Società Toscana di Scienze Naturali. facendo di Pisa un riferimento internazionale. Egli ebbe Da paleobotanico Chiarugi indagò fino alle Gimnosper- anche il merito di usare i dati cariologici come base della me del Silurico-Devonico. ricerca citotassonomica, per lo studio delle popolazioni Nel 1950 Chiarugi non resistette alle lusinghe dell’Ate- soprattutto della flora italiana fino agli endemismi. Un neo fiorentino e lasciò Pisa, e a Firenze, sede già atti- classico lavoro a questo proposito fu quello su Vitaliana va nei campi geobotanico e morfologico, promosse le primulaeflora e Aretina alpina (1930), ma anche quelli ricerche di embriologia vegetale e di citologia, portan- sul tetraploidismo di Bellevalia webbiana (1949) o della dovi il Centro per la Citogenetica. Non pago di questi posizione sistematica e significato fitogeografico di Pri- stimoli, Chiarugi completava i suoi interessi introdu- mula palinuri (1956) e altri testimoniano delle durevoli cendosi in un nuovo indirizzo, la fisiologia vegetale, e fondamenta di questo indirizzo di ricerca. creando un laboratorio dotato di un fitotrone. Chiarugi si dedicò molto anche alla floristica e alla fito- Quanto qui tratteggiato non copre tutto ciò che è stato geografia che non cessò mai di coltivare sin dai primi toccato dall’attività di Chiarugi e bisogna ammettere tre lavori (1922-1923) in Toscana che poi si replica- che essa ha avuto del prodigioso, se si pensa che morì rono numerosi. Anche la regione alpina fu oggetto di immaturamente nel 1960. appassionata attenzione a partire dal 1924 (distribuzio- Chiarugi fu membro eletto delle principali accademie, ne di Saxifraga cernua) e fino agli ultimi anni come fra cui i Lincei, ebbe premi e fama internazionale sug- dimostrano anche le guide alle escursioni nelle Prealpi gellata dalla nomina a Presidente Onorario nei con- Lombarde e nelle Dolomiti del 1956-57. gressi internazionali di Botanica di Stoccolma (1950) Fu molto legato alla tradizione accademica e alla storia e Parigi (1954). della Scienza, così si spiegano le frequenti necrologie di illustri botanici (A. Bottini, S. Navashin, U. Martelli, E. Mario Benazzi (1951-1961; 1964-1983) Carano, B. Longo, L. Senni, P.B. Webb); da ricordare Mario Benazzi, nato a Cento (Ferrara) nel 1902, giunse soprattutto la celebrazione del quarto centenario della a Pisa nel 1946 ed ha rappresentato un riferimento dura- morte di Luca Ghini (1956) cui si attribuisce la fonda- turo per la Zoologia per la qualità della sua produzio- zione del Giardino dei Semplici di Pisa, il più antico ne scientifica e della didattica, ed anche per aver dato della storia. Sulla priorità pisana scrisse una documen- stabilità ad una scuola che aveva vissuto in precedenza tata memoria (1953) dal titolo lapidario: «Le date di diversi periodi di incertezza. Benazzi si era laureato in fondazione dei primi Orti Botanici del mondo: Pisa Scienze Naturali a Bologna nel 1925 con Ercole Giaco- (estate 1543), Padova (7 luglio 1545), Firenze (1545)». mini, anche se prima e durante il corso di laurea aveva Ma tutto ciò non basta. Fu tra i primi in Italia, a partire manifestato molti altri interessi, per la veterinaria per dal 1935, a fare ricerche sui pollini fossili soprattutto esempio. Ciò fu per lui un vantaggio, poiché della sua studiando le torbiere appenniniche, volte a ricostruire vasta cultura ne beneficiarono la ricerca e la didatti- le vicende delle popolazioni vegetali durante il Qua- ca. Tuttavia, l’idea di conoscere più a fondo gli insetti ternario con interessantissime idee sulla differenzia- acquicoli che raccoglieva fin da ragazzo lungo i canali zione altimetrica dei piani di vegetazione. Se si pen- delle campagne emiliane prevalse e da lì prese le mosse sa all’importanza che ha poi preso la palinologia si per divenire uno zoologo di fama. Ebbe l’opportuni- capisce quanto Chiarugi fosse aggiornato e attento al tà di intraprendere la carriera universitaria a Torino, nuovo per far progredire le ricerche scientifiche. Que- dove divenne assistente e poi Aiuto di Alfredo Corti sto tipo di lavori lo mise a confronto con i più illustri alla cattedra di Anatomia Comparata, benché il pro- specialisti del Quaternario appartenenti a vari campi di fessore ammettesse come allievi interni presso il pro- ricerca e Chiarugi si mosse con sicurezza giungendo al prio istituto soltanto studenti di Medicina e Chirurgia. lavoro del 1950 «Le epoche glaciali dal punto di vista Evidentemente il giovane Benazzi aveva mostrato doti botanico», in cui, in un quadro di possibile cronologia che facevano presagire un seguito molto positivo. Corti (per le conoscenze dell’epoca) degli eventi quaternari, apprezzò le capacità di biologo-naturalista del giovane riuniva nella correlazione i cicli forestali mediterranei e liberalmente gli lasciò la possibilità di dedicarsi alle con quelli centro-europei e nordici. Un quadro ardito e sue ricerche di laboratorio. Per una fortunata circostan- grandioso che dette all’autore una meritata fama. za la stessa cosa accadde anche a una studentessa di Fu anche un valente paleontologo vegetale. Introdus- Scienze Naturali, Giuseppina Lentati, che poi sarebbe se in Italia i metodi di esame microscopico dei fossili divenuta sua moglie oltre che docente universitaria. Contributo alla storia della scienza. I Presidenti della Società Toscana di Scienze Naturali 107

Benazzi si occupò in quel periodo di questioni varie di dovette perciò rinunciare ad un altro interesse coltivato endocrinologia comparata, quali l’istofisiologia della in passato, quello della speciazione dei Tritoni (Anfi- tiroide del topo, la funzionalità del corpo luteo gravi- bi Urodeli) attraverso lo studio della meiosi di ibridi dico in relazione alla prole, la specificità relativa degli interspecifici e interrazziali di questi salamandridi. Le ormoni gonadotropi, la rigenerazione negli insetti e sue pubblicazioni proseguirono a ritmo intenso fino l’azione biologica delle soluzioni saline (1926-1929). all’ultimo, con ormai abituali collaborazioni di allievi Nel 1933 scrisse un grosso lavoro sulla viviparità dei e colleghi, innanzi a tutti Giuseppina Lentati. Nume- mammiferi, manifestando l’interesse che poi diverrà rose anche le ricerche con diversi colleghi d’Oltralpe prevalente, la biologia della riproduzione nel mon- (1973-1979). Così vennero toccati i temi della biologia do animale. I meccanismi citologici e genetici della riproduttiva dei Tricladi di acqua dolce, quali la pseu- riproduzione e la loro importanza nei fenomeni della dogamia, la scissiparità, la rigenerazione, l’autogamia speciazione e dell’evoluzione biologica saranno infatti nel quadro della evoluzione cromosomica, la storia filo- il principale interesse della sua attività scientifica. Le genetica dei cariotipi e la storia evolutiva dei genomi ricerche sulle Planarie furono l’asse portante della sua che sono stati oggetto di numerose pubblicazioni che attività. La sua fama è molto legata, infatti, agli studi hanno toccato gli anni Sessanta fino agli anni Novanta. sui Tricladi d’acqua dolce, che da lui inseguiti nel vaga- Infine, davvero rilevante è stato il contributo di Benaz- bondare giovanile si rivelarono i più adatti per studiare zi alla sistematica dei Tricladi, nei quali ha descritto citotassonomia, evoluzione cariologica, speciazione, numerose nuove specie fra il 1975 e il 1983: fra queste riproduzione e sessualità. Dugesia gonocephala rinvenuta in Spagna, D. jenkin- Fra il 1934 e il 1936 Benazzi fu all’Università di Sassari sae rinvenuta in Texas, D. biblica rinvenuta in Israele, per insegnare Biologia e Zoologia generale, ma trovò il Opisthobursa josephinae rinvenuta in Messico ed altre modo di frequentare la Stazione Zoologica di Napoli, rinvenute in Italia, un nuovo genere, Debeauchampia dove era possibile fare forti esperienze scientifiche e con la specie D.anatomica rinvenuto in Turchia, e una incontrare eminenti personalità della biologia europea nuova famiglia (1981). e nordamericana. In quella sede consolidò il suo inte- L’evoluzione biologica è stato il centro degli interessi resse specifico per l’evoluzione biologica. Nel 1937 della sua vita di studioso e la sua visione è stata quella si trasferì all’Università di Siena e nel 1940 divenne di un convinto seguace delle teorie di Darwin. ordinario di Zoologia. Benazzi oltre a quelli scientifici coltivava interessi Nel 1946 Benazzi si trasferì a Pisa, dove poi è rimasto diversi, specialmente gli studi sull’origine del Cristia- tutta la vita. Diresse l’Istituto di Zoologia e Anatomia nesimo e dell’Ebraismo: ogni pomeriggio dedicava Comparata e il Museo Zoologico ininterrottamente fino almeno dieci minuti alla lettura delle lettere di S. Paolo. al 1972. Benazzi poté così esprimere tutte le sue capa- Visse con partecipazione le vicende politiche italiane, cità e i suoi interessi, soprattutto gli studi cariologici su in particolare gli anni del consolidamento della demo- varie specie pure di Planarie e dei loro ibridi. Formò una crazia dopo l’epoca fascista. Fu uno scienziato di rango, vera scuola, che ha dato grandi risultati, ed ebbe eccel- stimato in Italia e all’estero, membro dell’Accademia lenti allievi, fra cui Renzo Nobili e Giorgio Mancino, dei Lincei, socio onorario di diverse società scientifi- mentre altre forti personalità presenti nell’Istituto, pur che, insignito dell’Ordine del Cherubino, è stato più essendo culturalmente differenziate e orientate verso volte Presidente dell’Unione Zoologica Italiana ed è altri campi d’indagine, ricevettero da Benazzi uno sti- stato il Presidente che ha guidato più a lungo la Società molo verso la ricerca, riuscendo a conseguire la catte- Toscana di Scienze Naturali. Morì nel 1997. dra in altre sedi universitarie, quali Leo Pardi, pioniere della ricerca sul comportamento animale, Nullo Glauco Livio Trevisan (1962-1964; 1984-1989) Lepori, studioso dell’intersessualità nei pesci e colla- Livio Trevisan è stata una delle più eminenti personalità boratore di Benazzi sulla citotassonomia dei Tricladi della Geologia nazionale. Nato a Lodi nel 1909, compì d’acqua dolce, Floriano Papi, esperto di Turbellari ed studi naturalistici a Padova, dove si laureò nel 1931 e etologo specialista dell’orientamento degli uccelli. Fu fu indirizzato presto alle Scienze della Terra, dopo un questo, del favorire lo sviluppo di altri interessi scien- esordio con tre brevi note zoologiche. Si mise in luce tifici oltre i propri (quelli del «Maestro») un grande con una serie di lavori geologici a partire dal 1933 nei merito di Mario Benazzi, una visione lungimirante e quali il rilevamento sul terreno si traduceva in rico- una concezione democratica della ricerca al di là delle struzioni paleogeografiche in cui la tettonica assumeva baronie universitarie. un ruolo determinante. Questa impostazione, seguita Rimanendo ai suoi studi, va sottolineata nel 1950 la per tutto il suo itinerario scientifico, è stata poi tra- scoperta della pseudogamia (ginogenesi) nei Tricladi, smessa agli allievi e successori. Lavorò intensamente sebbene avesse tentennato a lungo su questa possibilità e fino alla 2a Guerra Mondiale riuscì a produrre oltre di sviluppo delle planarie. Ma l’organizzazione di ricer- 35 lavori originali sulla regione Trentina e sulla Sicilia. che sistematiche con nuove tecniche e la collaborazione Gli studi alpini toccarono l’Altopiano dei Sette Comuni soprattutto di Lepori (1949) faceva evolvere definitiva- (1933), il Pasubio e le Dolomiti e sfociarono infine mente il pensiero di Benazzi verso la base citogenetica in un capolavoro «La geologia del Gruppo di Brenta» dell’eredità materna delle planarie. Si consolidò così (1939), rimasto un classico, nel quale l’autore sviluppa intorno a lui un gruppo di ricerca sulla citogenetica dei il concetto di parafora o faglia trascorrente poi entrato Turbellari, che ha avuto unanime apprezzamento inter- stabilmente nella letteratura. Pure di grande interesse nazionale. Questo lavoro lo impegnò per molti anni e fu il lavoro del 1938 sul fascio di fratture tra l’Adige 108 P.R. FEDERICI e la Linea delle Giudicarie in relazione al massiccio Nel 1950 esce un altro capolavoro, «L’Elba orientale e intrusivo dell’Adamello e i loro complessi rapporti con la sua tettonica di scivolamento per gravità», che è stato le pieghe coricate e gli accavallamenti. ed è tuttora oggetto di riflessione anche per i moderni Altrettanto numerosi furono i lavori sulla Sicilia, con- scienziati. Un grandioso quadro teorico sorregge tutto seguenti la sua permanenza nell’Università di Palermo il ragionamento sulla cinematica delle varie unità tetto- al seguito di Ramiro Fabiani (1933-39). Vennero toccati niche dell’isola. Una grande carta geologica dell’isola, diversi temi, ma di forte rilievo furono le riflessioni sul diretta assieme a Giorgio Marinelli, è uscita anni dopo, concetto di trasgressione marina, sull’eterocronia e sui sempre all’interno del geniale quadro strutturale istitu- rapporti fra eustatismo ed epirogenesi (1938-42) come ito da Trevisan. Poco dopo, nel 1951, un’altra pietra risultati delle osservazioni sui sedimenti dei piani Cala- miliare, il ruolo della tettonica distensiva nell’Appen- briano, Siciliano e Tirreniano. Fra il 1935 e il 1940, nino Settentrionale a partire dai movimenti tardivi del Trevisan dette, da solo o con Fabiani, un rilevante contri- Miocene Superiore e del Pliocene, tema che da lì pren- buto alle teorie faldiste nella Sicilia settentrionale, dopo derà le mosse per un enorme sviluppo. i pionieristici lavori di M. Lugeon ed E. Argand. Furono Trevisan, forte delle esperienze siciliane, contribuì lavori moderni, precorritori di quelli che poi verranno poi direttamente o tramite i suoi seguaci, tra i quali eseguiti sull’Appennino vent’anni dopo, basati sull’ana- si è distinto Piero Elter, allo sviluppo delle idee faldi- lisi delle facies, l’individuazione delle zone paleogeo- ste nella catena appenninica, in contrapposizione non grafiche, le conoscenze biostratigrafiche, la geometria solo alle vecchie idee autoctoniste ma anche alle teo- delle masse rocciose. Memorabili sono rimaste le sezio- rie dell’orogenesi per cunei composti, con una chiara ni geologiche dei Monti di Caltavuturo e di Palermo. distinzione delle fasi compressionali da quelle estensio- Morto Giuseppe Stefanini nel 1938, Trevisan arrivò nali (un ultimo lavoro di Trevisan in collaborazione è all’Università di Pisa in una situazione politica e acca- del 1975), che hanno permesso di entrare nella geologia demica difficile. La guerra, come a tutti, impose grandi più moderna. limitazioni al lavoro scientifico e gli consentì soltanto Ma non fu solo la tettonica appenninica ad aver bene- riflessioni teoriche sui problemi del terrazzamento flu- ficiato delle idee di Trevisan. Nel 1946 con un breve viale in relazione alle variazioni climatiche, che gli val- lavoro sulla Garfagnana, Trevisan distrugge il mito sero apprezzamenti internazionali (1941- 1946,1949). dell’esistenza di due grandi trasgressioni (batoniana A lui e a Stefano Bonatti si deve comunque un enorme e cenomaniana) nell’Appennino Settentrionale, e nel merito, quello di aver salvato dalla completa distru- 1955 uscì un definitivo chiarimento sul Verrucano zione dai bombardamenti il patrimonio librario degli toscano, un lavoro in cui si separa il celebre verrucano istituti di Geologia e Mineralogia. La guerra ritardò triassico dalla successione paleozoica sottostante, sepa- la sua carriera, ma nel 1949 vinse la cattedra a Pisa, razione che sarà poi confermata e documentata non solo quando ormai era già molto noto. nel locus tipicus del Monte Pisano ma anche altrove. A Pisa Trevisan introdusse la cultura della Tettonica, Ciò aprì le porte ad una nuova visione del basamento con cui riusciva ad affascinare, grazie alle sue idee e dell’edificio appenninico e dei resti della catena erci- alle sue doti di straordinario disegnatore, anzi di vero nica nonché delle fasi precoci dell’evoluzione alpina, artista. Le sue sezioni geologiche e i suoi stereogrammi temi poi sviluppati da alcuni allievi, fra cui soprattutto sono rimasti insuperati per la capacità interpretativa e Marco Tongiorgi. illustrativa dei fenomeni naturali. Gli aspetti teorici del- Quando Trevisan si occupò di paleontologia dei ver- la geologia erano però fondati sul lavoro sperimentale. tebrati dette brillanti contributi alla filogenesi degli La monografia sul Gruppo di Brenta, prima menzio- elefanti (1942-1949), anche qui destando impressione nata, era corredata da una eccellente carta geologica e per l’originalità delle idee, espresse sempre, merito non di carte geologiche Trevisan ne ha realizzate, o diretto secondario, con articoli essenziali, sobri, sintetici ed l’esecuzione, di moltissime in varie regioni, facendo illustrati sempre da una ineguagliata capacità di dise- dell’università pisana un punto di riferimento interna- gno, non disgiunta da venature artistiche e sorretta da zionale appunto per la filosofia di ricerca sperimentale una divertente ironia. Ultimo ma non ultimo merito, sul terreno oltre che per i risultati teorici. l’aver scritto assieme all’amico Ezio Tongiorgi nel Trevisan introdusse a Pisa in maniera sistematica anche 1959 «La Terra», un magnifico volume che ha educato la cultura della geomorfologia. Già autore di alcune generazioni di studiosi e contribuito grandemente allo note sulla morfologia glaciale alpina e fluviale, per la sviluppo della cultura scientifica. E infine Trevisan fu, sua preparazione geomorfologica gli fu affidato nel come Giuseppe Meneghini, maestro di numerosisissimi 1948 la redazione, assieme a Roberto Almagià e Aldo allievi, alcuni dei quali a loro volta hanno degnamente Sestini, della 2a edizione del celeberrimo Atlante dei occupato la cattedra universitaria. Tipi Geografici dell’Istituto Geografico Militare, per Benché abbia scritto quasi sempre in lingua italiana, il quale eseguì quasi tutte le tavole di Geografia Fisi- Trevisan era famoso anche all’estero, dove ha avuto ca. Un’opera poderosa sulla quale si sono addestrate prestigiosi riconoscimenti (Premio Prestwic, Honora- generazioni di studiosi. Sfortunatamente si dedicò poi ry fellow della Geological Society of America, Vice poco a questa disciplina, ma un lavoro sulla evoluzione Presidente della Societé Géologique de France, Doctor dei diversi tipi di alvei fluviali (1969) e uno, con R. h.c. all’università di Ginevra), come in Italia del resto. Mazzanti, sulla rete idrografica dell’Appennino Set- Fu accademico dei Lincei, due volte presidente della tentrionale (1978) sono significativi e fra i più citati Società Geologica Italiana, premio Feltrinelli, insignito in assoluto. dell’Ordine del Cherubino dall’Università di Pisa. Scri- Contributo alla storia della scienza. I Presidenti della Società Toscana di Scienze Naturali 109 veva in maniera piacevole, suonava il violino, disegnava dall’endosperma all’embrione nelle cariossidi di grami- in maniera sublime. Livio Trevisan, cui è stato dedica- nacee (1959-1964, 1967). A Meletti il merito di aver to in omaggio un volume delle Memorie della Società perfezionato la tecnica del trapianto, utilizzata larga- Geologica Italiana, il XL, è scomparso nel 1997. mente per la soluzione di numerosi problemi. Nel 1965 Meletti viene chiamato a Pisa dalla Facoltà Paolo Meletti (1990-1993) di Scienze M.F.N. a coprire la cattedra di Botanica e ad L’arrivo a Pisa alla fine del 1965 sulla cattedra di Bota- assumere la direzione dell’Istituto e dell’Orto botanico. nica di Paolo Meletti mise fine ad un lungo periodo di Come già accennato, inizia un lungo periodo di stabilità precarietà sia per l’Istituto che per l’Orto e naturalmen- per la Botanica dell’Ateneo pisano, dove egli rimase te anche per l’insegnamento delle scienze botaniche. per tutto il resto della carriera assumendo molteplici Infatti, dall’uscita da Pisa nel 1950 di Alberto Chiaru- impegni e prestigiosi incarichi. gi, il grande propulsore, si sono succedute numerose Un settore di studi delicato ma di sommo interesse personalità anche di primissimo rango che però per è stato quello dell’effetto biologico delle radiazioni vari motivi non hanno potuto esplicare quella funzione (1961-1975, 1987). In particolare è stata dimostrata di guida che sarebbe stata necessaria. Meletti, quin- la produzione di mutageni negli endospermi irradiati di, prendendo stabilmente sede all’Università pisana, che inducono mutazioni clorofilliane negli embrioni ha rappresentato una svolta che ha ridato lustro grazie oggetto di trapianto. Questi lavori hanno attirato l’in- anche alla presenza nel tempo di altre personalità di teresse dell’Euratom, che finanziò a lungo il progetto. rilievo, innanzi tutto Fabio Garbari, un sistematico che Va sottolineato che questi studi presero corpo in un a sua volta per molti anni ha contribuito grandemente al periodo di grande fermento scientifico in Italia, aperto prestigio della Botanica pisana, anche con la presidenza alle novità, lontano ancora dai troppi problemi e dalle della Società Botanica Italiana. troppe polemiche che hanno imbrigliato in seguito le Paolo Meletti, nato a Montemarciano (Ancona) nel migliori ricerche nel nostro Paese. 1927, si indirizza subito alle Scienze Naturali e alla Un campo particolarmente battuto da Meletti a partire Botanica che lo vedono laurearsi a Pisa nel 1950 pro- dal 1964 e almeno fino al 1986 (si contano non meno prio con Chiarugi, alle soglie del trasferimento all’Uni- di 20 lavori) è quello del controllo della germinazione versità di Firenze. dei semi, la loro conservazione e invecchiamento. Un Da subito affronta un tema impegnativo, gli effetti mor- risultato rilevante di questi studi, generalmente basati fogeni degli ormoni sintetici, nella fattispecie il 2,4-D, su Triticum, è stato il progresso nelle conoscenze della in alcuni vegetali, in particolare leguminose come Vicia dormienza, con la scoperta della «dormienza residua», faba o Pisum sativum ed anche Cereus validus, una il cui controllo sembra dovuto ad un inibitore diver- succulenta. Con una serie di lavori fra il 1950 e il 1955 so dal noto ABA. Infine vanno ricordati gli studi sulla mostra subito una predilezione per gli studi citologici e sopravvivenza dei semi fino a condizioni ambientali di istologici, che lo mettono in continuità con i primi inte- temperature estreme. ressi del maestro Chiarugi, ma che sviluppa in manie- Meletti, al di là della ricerca scientifica, i cui lusinghie- ra autonoma e originale. Questa attività scientifica lo ri risultati sono riportati sopra, ha dedicato molto alla segnala come promettente studioso e così nel 1956 ha didattica e ai suoi problemi sia nell’Ateneo Pisano che l’opportunità di intraprendere la carriera universitaria in generale, ai musei e al loro sviluppo, alla divulga- come botanico a Cagliari. Qui Meletti svolse una veloce zione scientifica. È stato Presidente della Società Bota- carriera, assistente, aiuto e professore incaricato, e mol- nica Italiana ed è stato insignito dell’onorificienza di to impegnativa per l’assunzione di pesanti responsabi- Commendatore della Repubblica Italiana; l’Università lità, quali la direzione dell’Istituto e dell’Orto. Tutto di Pisa lo ha insignito dell’onorificenza dell’Ordine del questo è stato accompagnato da una intensissima attivi- Cherubino. tà di ricerca, 25 pubblicazioni nel periodo fino al 1964, quando vinse la cattedra di Botanica proprio a Cagliari. Marco Tongiorgi (1994-2005) È in quegli anni che affronta e sviluppa uno dei temi Marco Tongiorgi è nato a Pisa nel 1934 e in questa Uni- centrali della sua ricerca, lo studio sistematico del com- versità si è laureato nel 1956 in Scienze Geologiche con portamento alla germinazione dei semi, in particolare Livio Trevisan. Ha perfezionato i suoi studi a Mainz delle cariossidi di Triticum. Ciò derivò dalla necessità in Germania e poi, vinto il concorso per assistente di di conoscere a fondo il «denti de cani», come viene Geologia a Catania, fu chiamato a Pisa, dove ha per- chiamato in Sardegna un grano duro infestante in tutto corso tutta la carriera accademica e dove ha tenuto i il Mediterraneo le colture di Triticum durum, cui è dedi- corsi di Giacimenti Minerari e di Litologia e Geologia cata una serie di lavori (1956-1959, 1975, 1996) e che è per Ingegneria Civile fin dal 1959. Fu quindi Professo- risultato essere un ibrido intergenerico a 42 cromosomi re Aggregato nel 1970 e infine Ordinario di Geologia derivante dall’incrocio di T. durum con una graminacea Regionale nel 1973 per passare in seguito sull’insegna- spontanea (Haynaldia villosa). Questo ibrido interge- mento di Stratigrafia. La sua competenza si è estesa nerico è una minaccia per le colture, poiché tende a sin dai primi passi scientifici anche alla Paleontologia, sostituirsi al grano duro coltivato. Si vede così l’alto in quanto Aiuto di Guido Tavani, scienza che coltiverà interesse applicativo di questi studi teorici. nell’ultima parte della carriera in maniera quasi esclu- Sempre al periodo cagliaritano si rifanno gli inizi degli siva e che comunque testimonia una cultura attenta non interessi sulla tecnica del trapianto embrionale per lo solo al «nuovo» geologico ma anche al più moderno studio della trasmissione di effetti fisiologici e genetici rinnovamento biologico. 110 P.R. FEDERICI

All’inizio, sulla via tracciata da Trevisan di una esal- le capacità di alta risoluzione dei quesiti posti dalla cro- tazione del ruolo della tettonica fragile in Appenni- nologia delle formazioni del Paleozoico. Le rocce del no, Tongiorgi offrì un lucido contributo sulla tettoni- M. Pisano debolmente metamorfiche e andate soggette ca distensiva neogenica della Toscana Marittima già a ripetuti eventi deformativi contengono però resti di nel 1958, con un lavoro assieme a Enzo Giannini, acritarchi frammentari e poco leggibili. Tongiorgi capì ma soprattutto contribuì alla definizione cronologica che solo allargando il campo delle ricerche si poteva- delle fasi orogenetiche con un lavoro stratigrafico del no superare gli ostacoli e riuscì a fondare a Pisa un 1959 sull’Arenaria di Ponsano (Volterra) di cui viene laboratorio di Palinologia dotato di un microscopio accertata l’età elveziana, che pone il limite superiore ai elettronico a scansione (SEM) e un laboratorio per il movimenti compressivi appenninici, concetti poi ripre- trattamento chimico dei campioni. Fu l’idea vincente. si, sempre assieme a Giannini, nel 1963. In poco tempo crebbe un gruppo di ricercatori e nac- Compì poi un’esperienza sulla geologia dell’Appen- que una collaborazione internazionale ad alto livello nino emiliano anche con R. Nardi (1962) e contribuì che ha sprovincializzato le ricerche che dai primi anni a sbrogliare il complicato «puzzle» dei rapporti del- Ottanta del 20° secolo si sono estese a regioni storiche le «Argille scagliose» con le formazioni della Falda del Paleozoico Inferiore dell’Europa, del Nord Africa Toscana, oggetto di un dibattito che si è trascinato per e dell’Asia. anni e che ha visto coinvolti generazioni di studiosi, ma Un primo gruppo di lavori riguardò il Cambro-Ordo- soprattutto partendo dallo studio della «Falda Toscana» viciano della Sardegna centrale dove le Arenarie di (1962-1967) dette un forte contributo all’interpretazio- Solanas furono per la prima volta datate con sicurez- ne faldista dell’Appennino Settentrionale, che era stata za. L’Ordoviciano, con lavori cui partecipò anche Anna decisamente rilanciata dalla scuola toscana di Trevisan, di Milia (1984-1985), divenne così il campo definitivo che su questo tema ha visto tra i protagonisti soprattutto delle ricerche. Nel 1984-1985 si ebbe un altro impor- Piero Elter. tante risultato con la prima datazione all’Arenigiano Ma oggetto principale degli studi successivi è stata la superiore del basamento metamorfico delle Montagne sedimentologia e la paleogeografia del Paleozoico e del di Bacony, in Ungheria, una regione famosa nella sto- Trias dall’Appennino. Importanti i suoi contributi alla ria della geologia. La collaborazione internazionale era conoscenza del basamento paleozoico toscano sia nel così avviata. Monte Pisano che nell’area del bacino geotermico di Successivamente si ebbe l’opportunità di campionare il Larderello con la segnalazione e la definizione di nuove Cambriano e l’Ordoviciano dell’isola baltica di Öland unità litostratigrafiche. Preferito è l’amato Monte Pisa- in Svezia, cui furono dedicati molteplici lavori svolti a no, il luogo di elezione di Paolo Savi, vero capostipite stretto contatto con il mondo scientifico nordico. I risul- della geologia pisana che proprio su queste montagne tati raggiunti dimostrano ancora una volta, se non fosse ci ha dato un lavoro di inestimabile valore, la prima scontato il dirlo, quanto sia sempre stato significativo il carta geologica toscana nel 1839. Di Savi Tongiorgi ha ruolo internazionale della geologia pisana, ruolo avvia- parlato ripetutamente esaltandone il ruolo di pioniere to già dai pionieri e quasi mai venuto meno. Seguirono «moderno». così dal 1991 numerose collaborazioni e studi riguar- Nel 1965 Tongiorgi inizia un sistematico studio di que- danti il Paleozoico oltre che della Sardegna e Ungheria, sta modesta ma celebre montagna, che contenendo il del Karakorum, del Magreb, della regione di Oslo in Monte Verruca ha dato il nome di «Verrucano» ad una Norvegia e della Cina. Fra tutte le ricerche e i risultati, formazione geologica estesa non solo nell’Appennino di assoluto rilievo è quanto ottenuto proprio nel Paese del ma in tutte le Alpi, dove però per uno storico equivoco Dragone. Invitato originariamente come membro della ha un’età diversa da quella del locus tipicus individuato «Commission Internationale de la microflore du Paléo- da Savi. Sulla strada tracciata da Trevisan nel 1957, zoïque» per la valutazione dello stratotipo del passaggio escono così diversi articoli spesso assieme all’amico Cambriano-Ordoviciano proposto dalla Cina, Tongiorgi Antonio Rau e soprattutto un capolavoro, la «Carta geo- fu invitato dall’Academia Sinica di Nanjing a studiare logica dei Monti Pisani a sud-est della valle del Guap- la sezione Huanghuachang, nella provincia dell’Hubei, pero», raffinato prodotto di geologia sperimentale del come sezione di riferimento per l’Ordoviciano. Ebbe poi 1974. Con questo ed altri lavori, il Verrucano Toscano, la ventura di studiare la nuova sezione di Daping, sempre più recente di quello alpino, viene descritto in dettaglio nella regione delle Tre Gole sullo Yangtze. Questi studi e correlato con quello di altre aree liguri e toscane. occuparono alcuni anni di lavoro conclusisi nel 2003 con Allargando poi l’orizzonte ai problemi del Paleozoi- una poderosa memoria su una prestigiosa rivista. co nella regione mediterranea, Tongiorgi ha eseguito Va sottolineato che se la base culturale di Tongiorgi ha e promosso ricerche paleontologiche, forse la sua vera fatto sì che la maggior parte degli studi palinologici passione, con un forte interesse per la stratigrafia e abbiano avuto un obiettivo stratigrafico, la sua ampiez- soprattutto per la storia paleoambientale (1976-1981). za gli ha permesso di affrontare ardui problemi di pale- Alcuni saggi su formazioni paleozoiche in Toscana e ogeografia della Terra pre-deriva dei continenti sulla in Sardegna convinsero però Tongiorgi ad abbandonare base delle affinità paleobiogeografiche. Di non minore i metodi più tradizionali e ad affrontare i problemi del importanza l’istituzione di numerose nuove specie e la Paleozoico con un diverso tipo di ricerche, la micro- revisione sistematica di alcuni generi di Acritarchi ed paleontologia palinologica, basata sullo studio degli anche l’istituzione di nuovi generi, le cui affinità pale- Acritarchi, un gruppo composito di alghe unicellulari obiologiche e le relazioni con i Dinoflagellati hanno almeno in parte affini ai Dinoflagellati, di cui intravide avuto nuova luce. Contributo alla storia della scienza. I Presidenti della Società Toscana di Scienze Naturali 111

Dai suoi temi di ricerca ha deviato una sola volta (1984) metà degli anni Ottanta appunto, Merlino affronta le quando ha rivolto l’attenzione alla sedimentologia e relazioni di polimorfismo, politipismo e polisomatismo alla instabilità delle coste sabbiose, finalizzato al grave in minerali e sviluppa un forte interesse per le applica- problema della difesa delle spiagge pisane. Tongiorgi zioni pratiche della teoria OD, dal momento che essa ha diretto a lungo la «Palaeontographia Italica», la pre- dimostrava un’ampia possibilità di individuazione di stigiosa rivista paleontologica fondata da Mario Cana- nuovi assetti strutturali. Di particolare rilievo è stato lo vari. Molto sentito è stato per Marco Tongiorgi il tema studio del gruppo saffirina-enigmatite-rhonite, gruppo della Storia delle Geologia, su cui è intervenuto più caratterizzato da un’intricata serie di relazioni di poli- volte a partire dall’ammirazione per Paolo Savi, e della tipismo e polisomatismo ad un tempo, coinvolgenti non divulgazione scientifica con la quale ha contribuito allo solo un gran numero di fasi naturali di varia e com- sviluppo del Museo di Storia Naturale di Calci (Pisa), plessa composizione, ma anche numerosi composti di di cui è Curatore Onorario. È stato insignito dell’Ordine sintesi di notevole interesse per la scienza dei materiali. del Cherubino dall’Università di Pisa nel 1994 e gli Negli anni Novanta Merlino sviluppa studi sulle rela- è stato dedicato un volume della prestigiosa rivista» zioni composizionali e strutturali all’interno di impor- Revue de Micropaléontologie», il 51/1, nel 2008. tanti famiglie di tettosilicati, quali le fasi del sistema NaAlSiO4-KalSiO4 e quelle del gruppo con cancrinite- Stefano Merlino (2006- 2010) davyna-microsommite. Gli studi hanno condotto ad una Stefano Merlino è l’ultimo epigono di una luminosa comprensione delle complesse relazioni fra le varie fasi tradizione, quella della mineralogia pisana, che prese delle famiglie che dimostrano essere legate da relazioni le mosse nel 1874 dall’istituzione della prima cattedra ordine/disordine indotte da variazioni della composi- della materia affidata ad Antonio D’Achiardi e conti- zione chimica o della temperatura. nuata poi con altri illustri personaggi. Merlino, nato Dalla fine degli anni Novanta vengono affrontati alcuni a Sarzana (La Spezia) nel 1938, si laurea in Chimica problemi dei silicati di calcio idrati (composti C-S-H) nel 1962 all’Università di Pisa presso la Scuola Nor- con interesse particolare agli assetti strutturali delle male Superiore. Egli, dunque, arriva alla Mineralogia fasi naturali del gruppo della tobermorite. Si tratta di da un curriculum apparentemente meno tradizionale composti di straordinaria importanza per la compren- per intraprendere studi mineralogici rispetto a quelli sione dei processi di idratazione e presa dei cementi. Il di Scienze Naturali o Scienze Geologiche. Questo si complesso di ricerche nel campo delle strutture modu- tradurrà però in un vantaggio portando innovazione nel- lari e sulla natura OD di molte famiglie di composti la ricerca, meno legata a lavori sul terreno e più alle inorganici naturali e di sintesi è alla base del volume costruzioni teoriche di tipo cristallografico, delle quali «Crystallography of modular materials» scritto assieme Merlino si è dimostrato padrone raggiungendo risultati a G. Ferraris e E. Makovicky nel 2004. di grande risonanza. Merlino ha dato nel corso degli anni un rilevante con- Una volta laureato, Merlino viene subito inserito nel tributo alla mineralogia speciale e regionale basato mondo accademico nell’allora Istituto di Mineralogia sulla completa caratterizzazione chimica e strutturale diretto da Stefano Bonatti e dal 1962 al 1975 svolge le di un’ampia serie di minerali che hanno portato alla funzioni di assistente e tiene contemporaneamente anche definizione di numerose nuove specie, ben 31. corsi d’insegnamento di Geochimica, Cristallografia e Il lavoro di Merlino indirizzato prevalentemente allo Mineralogia. La prima parte della parabola accademica studio cristallochimico, strutturale e microstrutturale si conclude brillantemente nel 1975 con il superamento dei minerali ha avuto grandi riconoscimenti internazio- del concorso ad ordinario di Mineralogia e la successi- nali, come si evince dalla Presidenza dell’International va chiamata sulla cattedra di Cristallografia all’Ateneo Mineralogical Association tenuta fra il 1994 e il 1998. È pisano, dove poi svolgerà tutta la sua carriera. inoltre Fellow della Mineralogical Society of America. Per la ricerca sono stati anni fecondi. L’attenzione è rivol- Ha ricevuto la medaglia d’oro dell’Accademia dei XL ta all’assetto strutturale e microstrutturale di minerali ma per l’anno 1994, la medaglia Plinius della Simp nel soprattutto alle strutture più complesse, attenzione che 1995, il Premio Feltrinelli dell’Accademia dei Lincei non verrà mai meno. A ciò si devono anche gli ampi nel 1996 e il premio Brunauer della American Cerami- riconoscimenti che hanno avuto le sue ricerche e le solu- cal Society nel 2005. È membro eletto di prestigiose zioni di problemi di alcune strutture ritenute fra le più accademie straniere, tra cui l’Accademia Russa delle complesse del mondo minerale (enigmatite, arrojadite, Scienze, e italiane, fra cui i Lincei. L’Università di Pisa ashcroftina, gyrolite). Nel periodo iniziale e fino alla gli ha conferito l’Ordine del Cherubino. metà degli anni Ottanta del secolo scorso l’interesse pre- valente era rivolto all’assetto strutturale dei tettosilicati (framework silicats), in particolare alle zeoliti. In questo Fonti periodo vengono descritti nuovi tipi di catene (enigmatite, Le fonti sono date dalle opere scritte dai personaggi studiati. Esse caysichite, hellandite), di impalcature di silicati (afghani- sono state reperite attraverso la bibliografia di seguito riportata. te, megakalsilite, liottite, levyne, pahasapaite, wenkite), di strati (okenite reyerite, zeophyllite), di associazioni di A.I.T.O.M., 1989. La situazione delle scienze al tempo della «Prima moduli strutturali (catene e strati tetraedrici nella okenite, Riunione degli Scienziati Italiani, Giardini, Pisa, 78 pp. Anonimo (Ed.), 1885. XIV Dicembre MDCCCLXXXIV. Decimo strati tetraedrici singoli e doppi nella reyerite). anniversario della Società Toscana di Scienze Naturali e cinquan- Se l’interesse per le strutture molto complesse non è tesimo d’insegnamento del prof. Giuseppe Meneghini. Tip. Nistri, mai venuto ad esaurirsi, ad un certo momento, nella Pisa, 78 pp. (con bibl.). 112 P.R. FEDERICI

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(ms. pres. l’11 ottobre 2011; ult. bozze il 30 luglio 2012)