Quando le antiche coste del lago- di furono sommerse.. . di Fabiano T. Fagliari Zeni Buchicchio

A Bolsena il 30 maggio 1992 si è svolto un semina- strando i risultati conseguiti sui campioni lignei prelevati rio di geoarcheologia intitolato «Forma Lacus Antiqui». ad una certa profondità, ha formulato una datazione com- Nel manifesto che lo annunciava una pianta del lago di presa nel Medioevo, contraddicendo così in parte le in- Bolsena riassumeva le conoscenze che fino ad allora si ri- terpretazioni fino ad allora avanzate e con la conseguen- tenevano raggiunte con sicurezza attraverso le testirnonian- za che le antiche coste del lago di Bolsena sarebbero state ze localizzate sui fondali del lago. Così oltre all'attuale li- sommerse successivamente in un periodo molto più vici- nea, a circa 304 metri sul livello del mare, vi erano indi- no a noi che agli Etruschi. Certamente soltanto dopo la cate altre tre linee di costa: una supposta di epoca etru- pubblicazione degli atti si potranno valutare i dettagli di sca, un'altra dell'età del ferro e la terza dell'età del bron- quegli esami e il loro grado di approssimazione cronologi- zo, rispettivamente a 302,297 e 293 metri circa sul livello ca, ma già durante il seminario si sarebbe manifestata qual- del mare. Inoltre più in basso era data come accertata una che riserva sui risultati e a garanzia si sarebbe richiesto costa rocciosa l. il reperimento di inconfutabili documenti d'archivio. Si può immaginare l'interesse dei partecipanti quan- Finora nelle indagini sulla storia del lago di Bolsena do uno dei relatori, il professor Giorgio Belluomini, illu- o si è ignorata del tutto la documentazione d'archivio o, come è accaduto allo scrivente, si è impedita per ben 25 anni la consultazione di un disegno cinquecentesco nella errata e semplicistica convinzione che l'assenza in esso di 1 Per i precedenti riferimenti vedasi: A. FIORAVANTI,Trentatre indicazioni relative a un'antica strada costiera, oggi in parte anni di ricerche subacquee di geoarcheologia nel lago di Bolsena, in «Bol- lettino di Studi e Ricerche* (Biblioteca Comunale di Bolsena), 1991, sommersa sulla punta del poggio del Grancaro, fosse de- VI, pp. 13-30. terminante e perciò sufficiente proprio a definire l'innal-

Fig. 1 - La costa del lago di Bolsena sotto Gradoli nel 1611 secondo il Cabreo della Commenda di S. Magno (Biblioteca di Malta, Arch. 5640, p. 59). toni, un vecchio bolsenese morto nel 1899 3, il quale de- scrisse con dovizia di particolari la estrazione, avvenuta intorno al 1825, di una fittura e fece già allora le prime osservazioni sull'uso di quei pali, escludendo l'appartenenza

a catianneL su tialafitte 5. Che le testimonianze del Mon- toni siano della massima attendibilità lo conferma anche la sua descrizione sul recupero di una pretesa campana den-

IV, p. 88 e p. 93 note 59-63. Un recente esame del disegno, che già potei datare al 1562 grazie a diversi riferimenti d'archivio, ha convali- dato che la data «1537», riportata sul verso, fu scritta erroneamente Fig. 2 - Nel 1611 la strada sulla costa passava a ponente e non a soltanto nel XIX secolo dalla stessa mano che pose l'indicazione di levante della chiesa di S. Magno (Ivi, p. 52). catena «numero 37». Anzi quest'ultima conferma che il disegno è sem- pre appartenuto all'archivio storico di Bolsena in quanto, seguendo lo Fig. 3 - Particolare del disegno di Pietro Tartarino del 1562. Sul- stesso riordinamento ottocentesco delle carte sciolte cinquecentesche l'aliiieamento del fosso del Maltempo è segnato il «muro Mauso- di Bolsena, è possibile precisare che il disegno era preceduto al nume- leo», già limite della diocesi di . ro 36 (oggi doc. ad anno 631) dalle «Ricevute dello scultore Scalza per il lavoro della Lapide del Santissimo Corporale» del 1574 ed era segui- to al numero 38 (oggi doc. ad anno 267) da «Quietanze varie» relative alla strada e alla porta nuova di Sotto Sante e non anteriori al 1561. Si omette il lungo elenco di carte sciolte al cui esterno lo stesso ordi- natore ottocentesco ha indicato molte date errate.

3 A. MONTONI,in «Bullettino della Società Storica Volsiniese» 1899, nn. 24-25, pp. 228-230: «Dalla contrada Tempietto a quella Ba- rano, esiste dentro al lago una linea-di passoni confitti a colpi di maz- za, chiamati dai pescatori Fittura. E situata lungo la bocca del cupo (luogo più profondo delle acque) e la segue un miglio, dove l'altezza delle+dcquenon è minore di metri 15. Tali passoni quadrangolari sono fatti a sega, di cui sono tuttora visibili i segni prodotti dalla sega. I pescatori informati per antica tradizione conoscono della Fittura la po- sizione mediante traguardi che applicano sui punti del territorio. Sic- ché nel loro esercizio diligentemente si guardano dall'avvicinarsi per non soffrire danni. Non ostante, avviene non di rado che o per disav- vertenza o perché trasportati dal vento invadono coll'arte (ossia rete) la fittura e ne risentono gli effetti; cioè, se la rete è quella lunga che si tira da terra, non viene; ma i pescatori facilmente riparano sospen- dendo la tirata e andando colla barca ad alzare la rete ed a farla rical- care pochi palmi al disotto, e poi riassumono la tirata senza altro osta- colo*.

4 A. MONTONI,op. cit.: «Circa il 1825 una barca raccogliendo una mattina l'affissatura; giunta in un punto la reticella non veniva ... I pescatori esauriti gli sforzi possibili senza effetto, tralasciarono ap- ponendovi il sughero, ed andarono per proseguire l'opera all'estremo opposto ... ma trovarono lo stesso ostacolo ... Coi socii di altra barca decisero prima di tagliare la rete, tirarla dai due capi, e dopo lungo sforzo ottennero che la fittura sficcasse; e cavaron fuori un passone come di staccionata ma di maggior dimensione fatto a sega. Era ap- puntato in un estremo colla testa arricciata dai colpi di mazza sofferti pel conficcamento al fondo, e di un peso assai grave, cosicché i quat- tro riuniti in due barche poterono a grave fatica imbarcarlo.. . Depose- ro il passone in un prossimo terreno lasciandovelo per lungo tempo. Dovendo un giorno tingere gli attrezzi credettero servirsi del passone per uso del fuoco. I colpi della scure non valeva& a dividerlo; solo a gran fatica traevano qualche scheggietta di nero ebano, che gittato sul fuoco non ardeva, ma bensi si consumava lasciando cenere gialla- stra».

5 A. MONTONI,op. cit. : «Alcuni scienziati hanno opinato che tali zamento del livello del lago 2. passoni sieno stati piantati dai popoli primitivi a formare capanne di Ci si è cosl volutamente dimenticati che i pescatori abitazione sopra le acque per difendersi daile bestie feroci che in quel di Bolsena hanno conosciuto da sempre la presenza sot- tempo invadevano queste regioni. Noi per quanto facilmente conve- tacqua di una lunga linea di passoni chiamata Fittura in niamo nell'uso delle capanne per tal fine sopra le acque, non possiamo località Tempietto. Lo confermano le memorie che Pie- però convenire che le nostre siano quelle destinate a tale uso. loPer- ché situata la linea dei passoni a seguire la bocca del cupo: luogpri- tro Vannini &trasse da un manoscritto di Antonio Mon- coloso, non ne era prudente l'uso di abitazione. 2' Perché sopra una sola linea non si possono costruire capanne. 3O Perché per uso di ca- panne occorrono pali di maggiore altezza, specialmente ove siano pian- 2 A. FIORAVANTI,op. cit., 1991, p. 21; A. FIORAVANTI,Bolse- tate fra le acque di un lago, le cui onde nelle tempeste s'innalzavano na sparita, Bplsena, 1991, pp. 9-11 tav. 1; F.T. FAGLIARIZENI BU- anche a tre metri dalla superficie.. . Sicché avuto riguardo alla insuffi- CHICCHIO, E di Bolsena il disegno del 1562 sui confini con Montefa- ciente altezza, situazione, disposizione, dobbiamo ritenere essere ap- scone, in ,&omune Aperto» (periodico della città di Bolsena), aprile- posti per uso ben diverso, e forse per indicare con quella sbarra la pros- luglio 1991, IV, n. 2, pp. 11-12; F.T. FAGLIARIZENI BUCHICCHIO, simità del cupo e come di awiso ad evitare i pericoli». Nel 1899 il Dal Duomo di Montefascone a San Giovanni in Val di Lago: architetti commentatore faceva osservare «che i passoni dovettero esser confitti rinascimentali e chiese a pianta centrale intorno al lago di Bolsena, in «Bol- quando, essendo più basse le acque, si potea manovrarvi sopra colle lettino di Studi e Ricerche* (Biblioteca Comunale di Bolsena), 1989, mazze». disegno del 1562 di Pietro Tartarino ;. ;. .-. 0 documenti ad anno documenti ad anno j I 70-71 ! 621 267 1 612 I (-1561) I (-1584) i I ! -

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Fig. 4 - Nel XM secolo lo stesso riordinatore che ha scritto i nu- tro il lago proprio difronte a Bolsena in località Campo6; meri progressivi di catena ha anche attribuito molte date errate. infatti la documentazione d'archivio permette di pre-

Fig. 5 - Le piane presso il lago di Bolsena con la traccia di un'anti- 6 A. MONTONI,op. cit., 1990, nn. 26-27, pp. 251-252: «Fin dalla ca strada tra Castellonchio e la distrutta chiesa di Pietro. nu- S. I nostra udimmo vociferare esistema di una campana den- meri delle tavole sono riferiti al Catasto Fagiuoli del 1776. tro al lago. Con quale fondamento si possa asserire non lo sappiamo, ma immaginiamo che tale idea sia derivata dal fatto che siamo per nar- rare. In un'epoca che non sappiamo precisare, una barca di pescatori forestieri pescando nelle spiagge Bolsenesi, e precisamente nella con- trada denominata Campo, soffrivano penosissima fatica a tirare la re- te. Stanchi tralasciarono, e si trasferirono colla barca lassù ad alzare ' Torre di Ciuccio la rete per liberarla da tant'ostacolo. Sollevatela con grandi sforzi vi- dero alla superficie dell'acqua un oggetto metallico a guisa di campa- Ter~itoriodi Casteteonchio na. Volevano estrarlo dalle acque e riporlo nella barca, ma per la sua gravità uscì loro dalle mani e ripiombò nel fondo. Crediamo che sia da quel giorno incominciata a diffondersi la voce dell'esistenza di una campana. In seguito una barca Bolsenese spettante a Giuseppe Mon- toni pescando nella stessa contrada s'imbatté nel medesimo oggetto. I pescatori non ostante la straordinaria fatica si ostinarono a tirar for- temente la rete, con il pesicolo di romperla, e finalmente estrassero sul lido la pretesa campana. Spedirono ad awertire il padrone della barca, il quale recatosi sul luogo verificò essere l'oggetto di forma so- migliante ad un ombrello, di rame nell'interno e con fodera di piombo Xago di Boesena nell'esterno. I1 padrone si mostrò sdegnato, perché i pescatori, al fine di vuotqrlo dal fango, di cui era ripieno, l'avevano rovesciato al di sot- to e con ripetuti colpi in varii punti offeso. Presso al margine esteriore eranvi traccie di attaccature che facevano su porre esservi stati piedi per elevarsi da terra. Molti paesani accorsi Po videro, e molti furono i giudizi che si diedero intorno all'uso dell'oggetto. Alcuni a prima vi- sta lo stimarono un focone (cioè scalda-mani) ma la fodera di piombo soggetta a squagliarsi col calore del fuoco faceva escludere tale idea. Altri lo dissero un fonte battesimale servito nei primi tempi del Cri- stianesimo e gittato poi nel lago; altri un vaso da bagno. Portato a casa del Montoni per attendere il compratore, i pescatori impazienti di aver la parte del denaro che loro aspettava, indussero il padrone a venderlo ad un carbonaro a prezzo di rame, ricavando in tutto col piombo già separato una trentacinquina di paoli. Così la pretesa campana fu estratta, e di essa non rimase altro che la vaga memoria alterata in mille guise dalla fantasia popolare». del Grancaro ma vicinissima ad una antica struttura som- mersa, formata da pietre irregolari, che i pescatori del luogo chiamano tuttora Aiola. La data di quella scoperta, da chi l'aveva erroneamente indicata al 19 agosto 1959 soltan-

uno di Rame. lo la giudicai che un dì auesse appartenuto all'antica Chiesa di S. Biagio ora diruta per contenere l'acqua benedetta, oppure, che fosse una CaIduja per cauare la seta. A qualunque uso auesse servito nulla u'era di pregaiole. Nuina cesellatura, ueruna lettera. Io pertanto la riconsegnai al Capo Barca, il quale dopo averla esibita quasi all'intera popolazione senza risultato, la douette uendere per scudi 2 a codesto calderajo Mastro Francesco. 8 A. FIORAVANTI,E. CAMERINI,L'abitato uillaniuiano del «Gran Carro))sommerso nel lago di Bolsena (1959-1977),Roma 1977, p. 9 e fig. 7. .

Fig. 8 - Catasto Schiratti (11, pp. 296-297, n. 2) - Podere dellPAr- ~i~,6 catasto ~~~i~~li del 1776 integiato con i nomi delle con- cipretato di S. Margherita a Lucrino corrispondente ai nn. trade (Tav. 47). 2099Jparte e 2100 della fig. 6. Fig. 9 - Catasto Schiratti (I, f. 29~)- Podere di Falisco Falisci a Fg. 7 - Catasto Schiratti del 1662-63 (n,pp. 86-87 n. 8). Podere Lucrino Corrispondente ai nn. 2091 e 2092 della fig. 6. dei signori Pinieri a Lucrino corrispondente ai mappali 2081-2088Jparte della fig. 6.

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cisare che quell'oggetto di metallo, di forma rotonda e poco concava, fu scoperto nel 1828 e finì nelle mani dell'orefi- ce Francesco Bencivenga abitante a Roma in via dei Giub- bonari '. In epoca moderna dai fondali dello stesso lago il pri- mo reperto archeologico fu portato in superficie a Sud di Bolsena in una zona molto lontana dalla punta del poggio

7 A.S. ROMA,Camerlengato, Titolo IV, parte 11, busta 184, fasc. 866 (Bolsena, 1828, ago. 5 - Gonfaloniere conte Cozza Luzi) La Cal- daja, o Conca, e non già tana, che fu rinuenuta mesi sono da alcuni pe- scatori mi fu subito portata. Io non ui trouai nulla, che potesse giovare alI'Antiquaria; la sua foma era rotonda, poco concava, e la sua composi- zione leggera faceva credere che fosse stata fusa con due teni d'ottone, ed Se finora l'antica strada costiera visibile sulla punta del poggio del Grancaro non sembra avere avuto un qual- che rapporto con l'abitato sommerso, localizzato ad una maggiore profondità, essa verso Bolsena appare piegarsi leggermente in direzione dell'abitato medioevale di Ca- stifionchio e del vicino vallone che dalla pianura del lago, proprio difronte all'Aiola, sale in alto sulle colline verso il podere di S. Antonio. Non si può quindi escludere a priori che le rotate sotto il poggio del Grancaro siano sta- te percorse anche nel Medioevo e ancora più tardi. E non deve meravigliare se il disegno eseguito nel 1562 dall'ar- chitetto di Pietro Tartarino non contiene in proposito alcuna indicazione; infatti esso aveva lo sco- po principale di rappresentare soltanto i possibili percorsi Fig. 10 - Catasto Schiratti (l,f. 28"-2Yr) - Podere di Francesco Am- di accesso al quinto molino di Montefiascone lungo il fos- brosi a Lucrino corrispondente ai nn. 2096-2098 della fig. 6. so di Arlena, tanto è vero che tra la Cassia rinascimentale e il lago non vi sono disegnate altre strade secondarie an- che se ne conosciamo l'esistenza dai documenti 13. to di recente è stata opportunamente corretta in quella più giusta del 12 agosto 1959 9. Altrettanto non sembra disposto a fare chi ancora oggi persiste nello storpiare il 13 Un commento dettagliato sui particolari di questo disegno cin- nome della località Grancaro in quello del Gran Carro e quecentesco verrà fatto in altra sede. Qui mi limito soltanto ad accen- si giustifica col dire che non si può pretendere «di cam- nare al «Muro mausuleo» indicato proprio su un lato dell'antico per- corso della strada consolare romana Cassia. Si tratta dello stesso rude- biare i nomi attribuiti dagli autori delle scoperte» lo. ro, probabilmente un monumento funerario romano, presso il quale, A nulla vale osservare che il termine Grancaro secondo l'apposizione dei termini del 14 marzo 1306, passava la linea ( = luogo dei granchi e non gran carro cioè riferibile ai sol- di confine che, scendendo verso il lago e lungo il fossato di Maltempo, chi lasciati dalle ruote) è certificato da documenti che van- divideva il territorio di Castellonchio da quello di Montefiascone. Ri- tengo che il «Muro mausuleo» del disegno cinquecentesco, con la rela- no dal XV al XIX secolo. E certo che oggi nessuno può tiva antica linea di confine verso il lago del 1306 e non l'altra successi- dire di aver scoperto per primo quelle tracce di strada che va per il poggio del Grancaro, corrisponda al «Mausileum» indicato sono state sempre visibili, tanto è vero che fin dal 1725 come punto estremo settentrionale della diocesi di Tuscania nel noto il sorianese Splendiano Andrea Pennazzi ne riporta l'e- privilegio di Leone IV. Si crede perciò inesatta la identificazione del satta indicazione ll; e non è neppure vero che quelle ro- tate condussero alla scoperta dell'abitato sommerso pres- so 1'Aiola. Ricordo benissimo che il 12 agosto 1959, dopo aver esaminato già diverse altre volte per personale curiosità l'Aiola, dallo stesso pescatore del luogo che aveva corte- semente messo a disposizione la barca, mi furono indica- te le strane figure e forme che si vedevano chiaramente sul fondale del lago in prossimità dell'Aiola nello stesso luogo di un antico abitato sommerso. Non essendo però in grado di verificare personalmente quanto era stato in- dicato mi recai a Bolsena e subito sottoposi il problema di un immediato sopralluogo a chi, proprio quel giorno, era già ritornato dalla località Tempietto dove, con altri validi aiuti, aveva cercato inutilmente di localizzare la Fit- tura descritta da Antonio Montoni, per la persistenza nelle acque di un pulviscolo in sospensione che ne impediva la visibilità. Fu cosf che nella tarda mattinata di quel 12 ago- sto, di nuovo nello stesso luogo indicatomi dal cortese pe- scatore presso l'Aiola, fui presente al momento in cui l'in- segnante Benito Catalini sollevò fuori dall'acqua un reci- piente raccolto dal fondale, dicendo di aver trovato un pi- tale. E quello fu il primo reperto archeologico integro re- cuperato da quell'area 12, che poi si rivelò di un antico abitato sommerso, con grande gioia dei presenti e mia in particolare per essere quel giorno anche il mio compleanno.

9 A. FIORAVANTI,op. cit., in «Bollettino di Studi e Ricerche* (Bi- blioteca Comunale di Bolsena) 1991, VI, p. 19. 10 A. FIORAVANTI,op. cit., 1991, VI, pp. 16-22. 11 S..A. PENNAZZI,Vita di S. Cristina, Montefiascone 1725, ta- vola presso p. 195, p. 196 lettera E, p. 281. Fig. 11 - Catasto Fagiuoli del 1776 integrato con i nomi deiie con- 12 Vedasi alla nota 8. trade (Tav. 46).

25 -- -- Fig. 12 - Catasto Schiratti (I, f. 13~-14=)- Poderi degli eredi Pennoni a Monte Rotondo, Pisciareiio e Valle Roscieta, corrispondenti ai nn. 2043-2045, 2047-2050 e 2052-2053 della fig. 11.

Fig. 13 . Catasto Schiratti (11, p. 298 n. 3) - Piana deU9Archipreta- volere del cardinale Alessandro Farnese nella seconda metà to di S. Margherita a Lucrino e corrispondente ai n. 2046 della del XVI secolo. I1 primo intervento fu eseguito nel 1562 fig. 11. su progetto dell'architetto Giacomo Barozzi da Vignola 14, che già nel 1571 aveva fissato i nuovi termini al di- sotto dei quali doveva mantenersi il livello delle acque 15. Un ulteriore abbassamento del lago di Vico fu poi realiz- zato dall'architetto Giovanni Antonio Garzoni da Viggiù tra il 1579 e il 1590 16. Per entrambi i casi si dispone dei documenti relativi sia alle opere di scavo in galleria che alle due distinte fasce di terreno che furono perciò frazio- nate e concesse in uso agli abitanti di . Invece nel bacino del lago di Bolsena un precedente intervento dell'uomo risale appena agli anni 1555-1556, ma si riferisce soltanto al totale prosciugamento del La-

vieto. J. RASPISERRA, C. LAGANARAFABIANO, Economia e territo- rio. IlPah2monium Beati Pehl nella Tuscia, Napoli 1987, p. 101 sche- Quando i cambiamenti di livello nelle acque di un da n. 192. F.T. FAGLIARIZENI BUCHICCHIO, Castellonchio e la torre lago sono stati prodotti dall'intervento dell'uom è po2si- di Ciuccio in Va1 di Lago tra Bolsena e Montefiascone, in «Bollettino bile reperire la relativa documentazione d'archivio. E il di Studi e Ricerche» (Biblioteca Comunale di Bolsena) 1986, 111, pp. caso del lago di Vico che, forse già abbassato in epoca ro- 47-79. mana in relazione al percorso della via Cimina, succehi- 14 F.T. FAGLIARIZENI BUCHICCHIO, Giovanni Antonio Garzo- ni da Viggiù: l'architetto dei Farnese a Caprarola dopo il Vignola, in «Bi- vamente ha subito almeno due notevoli abbassamenti per blioteca e Società» 1985-1986 VII-VIII, p. 7 note 20-21. 15 ARCHIVIO DI STATO DI , Elenco dei manoscrit- ti concessi in prestito per la mostra sui Farnese e indicazione sintetica degli atti stessi contenuti e ritenuti più importanti, in «I Farnese. Dalla Tuscia «Mausileum»con il cosiddetto mausoleo di L. Canuleio in località San- Romana alle corti d'Europa. Primo incontro propedeutico ad una cam- t'Arcangelo, in quanto lontano dall'antic? consolare e troppo d'in- pagna di studi multidisciplinari: I Farnese nella Tuscia Romana - Pa- terno del territorio comunale di Bolsena. E pure da escludere un altro lazzo Farnese di Caprarola, 25-26 marzo 1983~1985, p. 176 n. 23. simile toponimo dei secoli XIII-XVI relativo ad un altro mausoleo ro- 16 F.T. FAGLIARIZENI BUCHICCHIO,op. cit., 1985-1986 VII- mano in quanto l'ho trovato attestato a Nord di Bolsena e verso Or- VIII, p. 5 nota 8 e p. 17 nota 66. gaccione che rese coltivabile una vasta area posta nel ter- ritorio di proprio sull'altipiano verso Caste1 Giorgio 17. La più antica testimonianza documentaria sull'innal- zamento delle acque del lago di Bolsena ci è stata traman- data grazie ad una trascrizione che nel 1715 il notaio Fa- brizio Bisenzio fece degli statuti di Montefiascone: sia del nuovo testo approvato il 7 febbraio 1584 dal cardinale Alessandro Farnese, allora governatore perpetuo della città, e sia di quello più antico, che invece sembra risalire alme- no al pontificato di Sisto IV 18. Del primo testo si con- serva anche buona parte dell'originale cinquecentesco car- taceo, del secondo sono rimasti due fogli pergamenacei ori- ginali relativi però ai soli capitoli xlij-lj del libro I11 e ai

17 S.S.A.C. S. LORENZO NUOVO, Consigli 1554-1557: ff. 64v-66' (1555, ott. 15); ff. 78r-80r (1556, gen. 12); f. 89 (1556, mar. 15-22); ff. 99v-101r (1556, mag. 14); f. 102 (1556, mag. 17); f. 104' (1556. giu. 14); f. 114~(1556,ott. 8); ff. 113r-134r (1557, feb. 21). I1 Lagaccione di S. Lorenzo Nuovo è diverso dall'altro Lagaccione si- tuato tra Capodimonte e e prosciugato in epoca più recente. 18 S.S.A.C. MONTEFIASCONE: Copia Statuti Veteris Ciuita- tis Montis falisci quam Ego Fabritius Bisentius transcripsi Anno Domini 1715. A pag. 14 vi è un riferimento al pontificato di Sisto IV. Fra le pergamene vi è un breve del 2 settembre 147 1 diretto alla comunità e uomini di Montefiascone con il quale il nuovo papa Sisto IV omnia et singula Statuta uostra, ordinationes et reformationes, nec non priuile- gia, gratiae, concessiones, immunitates et indulta uobis et Comunitati uo- strae concessas et concessa per romanos pontifices predecessores nostros eo- rumque approbamus et auctoritate apostolica confirmamus.

Fig. 15 - Catasto Schiratti (11, p. 19, n. 34) - Podere del Monatero di S. Pietro a S. Pietro sul lago e corrispondente ai nn. 2027-2036lparte della fig. 14.

Fig. 16 - Catasto Schiratti (I, f. 179? - Oliveto con colombara di Domenico Piatta al Poggio del Celso e corrispondente ai nn. 2030-2031 della fig. 14. Oltre alla strada che costeggia il lago è segnato il raccordo con l'altra che da Montefiascone portava alla chiesa di S. Pietro.

Fig. 14 - Catasto Fagiuoli del 1776 (Tav. 40) - La chiesa di S. Pie- tro è da identificare nella omonima località, forse nel mappale 2037 (Mensa Capitolare) dove sembrano segnati i resti di un edificio. 20 soldi di denari papalini a persona; per i danni fatti dal- le bestie invece soltanto 5 soldi se di giorno, il doppio se di notte *l. Si capisce che alla primitiva stesura del capi- tolo si rese necessaria una successiva aggiunta dopo che si erano verificati gli effetti di un evento naturale chel'in- tervento dell'uomi non era in grado di ricondurre nella precedente condizione. Ci si riferisce ad un tale accrescimento delle acque del lago che occupò le strade che si trovavano presso le rive a partire dalla chiesa di San Pietro, vicino al lago, fi- no oltre il fossato di Ripa Alta, cioè, rispetto a Montefia- scone, nel versante verso Bolsena. Ad assicurare i colle- gamenti fra le diverse contrade di quel territorio si rese perciò necessario un nuovo percorso viario più arretrato rispetto al lago, sostitutivo delle precedenti strade e che in linea possibilmente retta, per arrecare il minor danno possibile, attraversò proprio quelle stesse lame che l'arti- colo 24 del libro V degli statuti antichi tutelava. Si spiega così la ragione per cui quella sottile striscia di lama. ormai destinata a strada tra l'antica chiesa di San Pietro il fossato di Ripa Alta, venne esclusa dalla nor- mativa che prima la dai danni che potevano arrecare le persone e gli animali. Per tutelare la viabilità pubblica fu così introdotta anche la esclusione di diritto di quella striscia da qualsiasi vendita che riguardasse le circostanti lame, come pure chi percorreva il nuovo retti- filo, mantenendosi dentro i limiti stabiliti, era garantito dall'incorrere in qualsiasi pena. Le conseguenzLper l'in- nalzamento del livello del lago interessarono anche il ver- sante opposto verso Marta. Infatti nell'aggiunta si intro- dussero le stesse normative anche per un'altra strada che dal fossato di Uranio (forse l'attuale Burano) si dirigeva verso Marta. Così lungo i due nuovi percorsi stradali le bestie potevano andar; liberamente e senza pena e ritor- nare ad abbeverarsi; le pecore si potevano recare d'in- Fig. 17 - Catasto Fagiuoli del 1776 (Tav. 38) - Si riconoscono le guazzatoro- per essere tosate purché non arrecassero danni. due strade di vallata che da Montefiascone portavano alla costa del Dal teSto settecentesco non è possibile determinare lago, quella a destra nel settore verso la chiesa di S. Pietro, Ca- quando venne introdotta l'aggiunta al capitolo 24 del li- stellonchio e Bolsena, quella a sinistra nel settore verso Burano bro V degli statuti antichi di Montefiascone, se durante e Marta. o dopo f pontificato di Sisto IV (1471-1484)e fino al 1584, quando, con l'approvazione del nyovo testo farnesiano, capitoli xvj-xxij del libro IV 19. fu messo in disuso quello antico. E però anche possibile Nella copia settecentesca degli statuti quattrocente- che l'introduzione della citata aggiunta sia avvenuta mol- schi di Montefiascone particolarmente interessante per il to tempo prima di Sisto IV e quiodi recepita integralmente caso in esame è il capitolo 24 del libro V. In esso si tratta nel testo approvato nel 147 1 insieme a tutto l'antico cor- delle pene che venivano comminate a chi arrecava danno nelle lame della comunità 20 e nei giuncheti posti presso il lago nel periodo annuale che andava dal lomarzo al 1 21 S.S.A.C. MONTEFIASCONE, Copia Statuti Veteris 1715, giugno: ogni volta che si faceva danno si doveva pagare pp. 196-297: (Liber V). De pena damnum dantis in lamis Comunis et Joncarijs positis iuxta La- cum Capitulo 24. Jtem Statuimus et ordinamus quod nulla persona de Civitate Montis Fla- sconis ve1 aliunde det damnum personaliter in Lamis comunantijs, et Jon- 19 Si fa presente che dell'originale pergamenaceo i capitoli xvi- carijs comunis positis iuxta lacum ve1 alibi a kakndis mensis Martij usque xxij del libro IV corrispondono ai capitoli 15-21 del libro IV della co- ad kakndas mensis Junij, et qui contrafecerit solvat nomine vice qualibet pia manoscritta settecentesca, cioè con la omissione di un capitolo, per soldos viginti papatinorum bestie vero damnum dantes in dictis Joncarijs cui è probabile che sia esistito un altro testo cronologicamente inter- et Lamis soluant nomine penae soldos quinque de die, et si de nocte du- medio ai due e dal quale fu tratta la copia settecentesca. plum cuilibet liceat accusare, et credatur Juramento accusatoris cuius pe- 20 Con il termine lama va inteso un terreno particolarmente urni- nae medietas sit Comunis, alia quarta Potestatis, et accusatoris. Addimus do in presenza o in vicinanza di acque stagnanti. Fra i vecchi ortolani etiam huic capitulo quod cum aqua Lacus ade0 supercrescere occupaverit di Bolsena alkamarsi è sinonimo di impantanarsi. A Viterbo il termine vias quae erant iuxta Litora Luci (sic) ab Eccksia Sancti Petti iuxta La- lama è documentato il 14 gennaio 1300. Vedasi: C. BUZZI,Mavgarita cum ultra usque ad fossatum ripae altae quod, ubi dicta Eccksia et fossa- iurium ckri Viterbiensis (in corso di stampa presso la Società Romana tum est via, ubi lama erat, quod aliqua venditi0 que de dictis Lamis fieret di Storia Patria), doc. XVI. Sulla costa occidentale del lago di Bolsena non intelligaturfacta fore intet.dictm Eccksiam et fossatum recta via nullus in territorio di Gradoli, almeno fin dagli inizi del XVII secolo è atte- infra dictos terminos teneatur ad penam, et inde intelligi volumus propter stato il toponimo Val di Lama; a Bolsena invece dal XVI secolo si ha similem causam a fossato Uranij versus Martam recta via Addimus etiam il rivo del Pantano tra l'abitato e la chiesa di S. Biagio posta sulle rive quod bestiae possint ire libere, et sine pena, et redire ad beverandum, et del lago e vicina all'omonimo antico porto. pecudes ad inguazatorium causa tosorandi dumodo damnum non inferant. di sicuro successivamente altri interventi sul fiume Mar- ta sono documentati per contenere gli eccessivi innalza- menti del livello del lago, tanto è vero che fino agli inizi del nostro secolo tutti i proprietari dei terreni limitrofi alla riva del lago ancora erano tenuti a pagare una tassa annuale destinata ad una corretta manutenzione del trat- to iniziale del fiume Marta 23. Sui territori comunali intorno al lago di Bolsena vi è una copiosa documentazione d'archivio in molti casi a partire dal XVII secolo e in pochi altri dal XVI o XV se- colo, mentre per i periodi anteriori i documenti sono sem- pre meno numerosi; ora, entro certi limiti, è possibile una dettagliata elaborazione dei dati d'archivio tale da poter riscohtrare anche eventuali cambiamenti di livello verifi- catisi nelle acque del lago a seguito di fenomeni naturali o di interventi umani o per la conseguente perdita di ter- reni già coltivati o per l'acquisizione all'agricoltura di nuove aree prima sommerse 24. Perciò a chi piace individuare

23 Su un progetto di navigazione del fiume Marta nel XVIII se- colo vedasi: C. VARAGNOLI,I lumi in provincia: disegni settecenteschi per la diocesi di Montefiascone e Corneto, in «Storia dell'Urbanistica», Lazio/V 1990, pp. 42-66. 24 Su alcuni primi metodi di ricerca e restituzione grafica dei dati d'archivio sperimentati proprio a Bolsena vedasi: F.T. FAGLIARIZE-

Fig. 18 - Catasto Fagiuoli del 1776 (Tav. 31) - La piana sotto Bu- rano con la strada costiera dal mulino inferiore verso Marta.

pus statutario che perciò sarebbe stato modificato molto marginalmente. Le notevoli lacune nelle riformanze più antiche di Montefiascone (come delle altre comunità del- lo stesso bacino lacustre) non ci consentono di precisare quando le antiche coste del lago di Bolsena furono som- merse, con quali dimensioni del fenomeno e con quali tem- pi, e di conseguenza quando fu deliberata la relativa ag- giunta a quel capitolo dagli antichi statuti. Se come è stato ipotizzato il sollevamento della so- glia del Marta può essere stata una causa dell'innalzamento delle acque che sommersero le antiche coste appare un utile punto di riferimento cronologico e per un ulteriore appro- fondimento la notizia secondo la quale nell'agosto del 1460 uomini di tutte le comunità circostanti il lago di Bolsena furono comandati con attrezzi adatti a rendere ben fun- zionante l'incile del Marta e in modo tale che alla Canna- ra, situata più in basso, fosse garantito un continuo flus- so di acqua per l'esercizio della nota pesca delle anguil- le 22. Non sappiamo se già altre volte le comunità del ba- cino lacustre erano state chiamate per un simile lavoro,

22 A.S. ROMA, Camerale I, Tesoreria del Parimonio, busta 9/32, f. 211': ser nicolò de desiderio adj xxv de Agosto (MCCCCLX) ducato uno de camera per le spese facte de una andata da marta a monte- fiascone bolzena gradulj et altre terre circumstantj alaco de marta a com- mandare cioè hominj con Jnswmenti atti a rimonire la foce uscita Fig. 19 - Catasto Fagiuoli del 1776 (Tav. 30) con la strada costiera dela marta aciò la Cannaya habia in suo curso che è dela Camera. verso Marta. Poiché dai documenti è possibile localizzare i non po- chi antichi porti situati lungo le antiche coste del lago di Bolsena, come pure conoscere le derrate e i materiali tra- sportati via lago (per esempio il grano dal Borghetto, il legname da sotto Gradoli, la calce da Marta e le macine dal porto di Montefiascone), chi ha sempre mostrato il de- siderio di recuperare il galeone medioevale di , fi- nito nel lago di Bolsena, può sempre augurarsi di avere un giorno le indicazioni giuste, per individuarlo, da chi, non discutendo di politica, medita negli archivi «le pagi- ne scritte dai nostri antenati» 26.

26 A. FIORAVANTI,op. cit., 1991, VI, p. 13 e p. 17.

Fig. 20 - Coperta del primo volume del Catasto Schiratti del 1662-1663 (A.S. ROMA).

' 1 l'l'larl' LI jl 1 probabili linee di antiche coste di epoca romana o poste- riore si consiglia di essere molto prudente e di non consi- C: l\S 1 .)V'! [ k O 1'. \ l\: ro1 ,l derare come possibile aterminus ante quem» una afferma- {J F'O\~~"I~RI k:'IX I i)~O,\~I~,,\*I*I~,~ i I.!IN~:~+: zione fatta nel 1737 dal bolsenese Andrea Adarni e secondo il quale, errando, un tardo complesso di ruderi romani era 8 ' 1: .4K!iO da considerarsi il tempio della del Norzia per il solo fatto di trovarsi allora a 200 passi dalle acque del lago e ancora >C(: I .\';V molto più vicino quando sarebbe stato costruito inizial- mente 25.

NI BUCHICCHIO,Il palazzo di Tiberio Crispo nelle vicende urbanistiche di Bolsena, in «Palladio» XXVIII, 1-4 1979, pp. 43-74. C'è però chi volutamente ignora il contributo di quel primo lavoro anche sulla to- pografia medioevale di Bolsena. Così in una recente rassegna di anti- che immagini (A. FIORAVANTI,Bolsena sparita, Bolsena, 1991, p. 9) si omette la più antica rappresentazione di Bolsena, contenuta nel re- liquario eseguito nel 1338 da Ugolino di Vieri, giustificandosi con troppi «dubbi sulle intenzioni documentarie dell'artista» quando invece è molto Fig. 21 - Frontespizio del Catasto Fagiuoli del 1776 (A.S. ROMA). chiaro che la veduta documenta l'antica strada medioevale che, dopo aver lasciato alle spalle la porta del fossato di Corviello e d'interno del vallone, era diretta sulle alture verso Orvieto, così si vuole ignora- re (Ivi, p. 26) che la pianta del Tempietto data dal Pennazzi è già stata identificata con l'edificio voluto e non completato dal cardinale Tibe- rio Crispo e per il quale vi è una stima autografa del pittore padovano Bartolomeo Cizio. Questi è sicuramente uno fra gli almeno tre artisti P.S.: È in corso la trascrizione dei catasti più antichi di Montefiasco- che lavorarono alle pitture del palazzo Crispo e per le quali (Ivi, pp. ne per uno studio complessivo sul territorio intorno al lago di 14-18) non è proprio il caso di riferirsi o a Giacomo Cordelli o a Tar- Bolsena. I1 catasto del 1662-1663 fu eseguito da Giovanni Schi- quinio Ligustri che lavorò nel soffitto della Sala Regia di Viterbo non ratti di Bagnaia, nipote dell'omonimo scultore pehgino che pri- nel 1587, ma dopo il 28 febbraio 1592. A CAROSI,Note sul palarro ma, insieme allo zio architetto Ottaviano Schiratti, aveva lavo- comunale di Viterbo, Viterbo, 1988. Infine già allora (F.T. FAGLIARI rato al palazzo di Papacqua a Soriano nel Cirnino per conto del ZENI BUCHICCHIO,op. cit., 1979, p. 72 nota 60) fu segnalata per la card. Cristoforo Madruzzo e poi si era stabilito a Bagnaia al tempo prima volta la veduta del lago con i lottatori e l'isola Bisentina! che del card. Giovanni Francesco Gambara. I1 secondo volume del non si trova al piano superiore ma a quello stesso dell'ingresso. Catasto Schiratti si conserva presso l'archivio storico comunale, 25 A. ADAMI,Storia di Volseno, I Roma 1737, p. 78; A. FIORA- il primo invece presso l'Archivio di Stato di Roma insieme al Ca- VANTI,op. cit., 1991, pp. 32-35; A. FIORAVANTI,Sommersione neo- tasto Fagiuoli. Le riproduzioni delle figure 6, 9-12, 14, 16-21 tettonica degli insediamenti perihcustri protostorici nei fondali del lago sono state autorizzate con nota 1992118 dell'Archivio di Stato di Bolsena, in «Annali Benacensi» 9, 1988, p. 609, lettera z. di Roma.