Suolo E Sottosuolo
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3. - SUOLO E SOTTOSUOLO Premessa Il suolo assicura una serie di funzioni chiave dal punto di vista ambientale, economico, sociale e culturale indispensabili per la vita. La salvaguardia dei suoli e delle rispettive qualità rappresenta un obiettivo della programmazione e pianificazione territoriale a cui tutte la autorità nazionali e locali mirano. Tali politiche sull’uso del territorio possono avere un ruolo importante nella protezione del suolo, limitando la pratica dell’impermeabilizzazione, utilizzando tecniche di edificazione che permettano di conservare il maggior numero possibile di funzioni del suolo e facendo in modo che le sue caratteristiche siano prese in considerazione nelle decisioni di assegnazione e uso delle terre. La proposta di Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio (COM(2006) - 232) nasce dall’esigenza di definire, nei Paesi dell’Unione Europea, una strategia comune per la protezione del suolo che consenta a quest’ultimo l’espletamento delle sue fondamentali funzioni, che sono: produzione di biomassa; stoccaggio, filtrazione trasformazione di nutrienti e acqua; presenza di pool di biodiversità; piattaforma per la maggior parte delle attività umane; fornitura di materie prime; deposito di carbonio e conservazione del patrimonio geologico e archeologico. Molte volte la funzione di supporto alle attività umane ed alle infrastrutture è in competizione con le altre, e succede che le politiche settoriali locali, pur non accentrando le proprie strategie sulla risorsa “suolo”, provvedono comunque alla sua tutela. Il consumo di suolo e della sua degradazione spesso sono al centro di opportune analisi per la programmazione. La protezione delle risorse non rinnovabili, in particolare suolo e acqua, è obiettivo prioritario del PSR 2007-2013 misure che mirano a proteggere il suolo dall’erosione, a mantenere il livello minimo di sostanza organica e a mantenere la struttura del suolo. La conoscenza del suolo rappresenta, quindi il punto di partenza nella pianificazione degli interventi che dovrebbe mirare al minor consumo di suolo e alla conservazione dei connotati tipici del proprio territorio in modo tale da assicurare il permanere dei caratteri identitari del luogo anche nell’alternanza delle diverse forze politiche alla gestione Amministrazione. L’attività di pianificazione deve riuscire a dare un ordine – spaziale, urbano, sociale – alle esigenze di espansione della urbanizzazione, e più in generale dell’antropizzazione del territorio, e a dare una risposta alle esigenze ambientali più urgenti ripristinando reti fluviali, tutelando i versanti, rileggendo le diverse vocazioni agricole. La parte III sezione I del D.Lgs. 152/06 e smi detta le norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione. La Regione Lazio, in attuazione dei principi di cui alla L. 183/89 ed al D.Lgs. 112/98 ha disciplinato con propria L.R. 53/98 il riordino delle funzioni amministrative in materia di difesa del suolo, ispirando la propria azione ai principi del decentramento e della collaborazione con gli enti locali e con gli altri enti pubblici operanti nel territorio. Con la D.G.R. del Lazio n. 3888/98 e la L.R. del Lazio n. 53/98 sono state delegate alla Provincia le funzioni amministrative relative alla autorizzazione di alcuni interventi in aree sottoposte a vincolo idrogeologico. La competenza provinciale riguarda in particolare: - nuovi edifici di qualsiasi tipo e destinazione, compresi eventuali ampliamenti di opere connesse (rimesse, box, piscine, ecc.), anche soggette a sanatoria edilizia; - muri di sostegno superiori a 100 cm di altezza (fuori terra); - linee elettriche e infrastrutture connesse a elettrodotti superiori a 20.000 volt; - parcheggi di qualsiasi tipo e piazzali di manovra; - sistemazione di terreni con opere di drenaggio e apertura di scoline per la raccolta e la regimazione idrica superficiale; - creazione o eliminazione di terrazzamenti di terreni finalizzati ad attività agricola o extragricola; 66 - sistemazione di aree, apertura di accessi a strade esistenti, sistemazione e/o ampliamenti piazzali, platee di stoccaggio, ecc.; - apertura sentieri pedonali e piste di esbosco; - aree destinate allo stoccaggio di materiali terrosi inferiori a 1.500 mq e 1.000 mc; - recinzioni varie in muratura o con paletti metallici o in legno superiori a 200 cm di altezza; - vivai, rimboschimenti e ricostituzioni boschive; - sistemazione idraulica di terreni coltivati (scoline). Per la gestione del vincolo idrogeologico la Provincia ha approvato un apposito regolamento contenente il quadro normativo di riferimento, le procedure adottate e la documentazione da produrre da parte del richiedente. Le principali norme che disciplinano tale gestione riguardano: Disciplina delle aree protette. Legge 431/85 - Comprende tra le zone di particolare interesse ambientale i territori coperti da foreste e boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento. La Legge Regionale 24/98 approva il Piano Territoriale Paesistico della Regione Lazio e sottopone a stretta tutela tali aree. Disciplina delle costruzioni. Legge 64/74 “Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche”. D.M. del 11.03.1988 “Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizioni per la progettazione, l’esecuzione e il collaudo delle opere di sostegni della terra e delle opere di fondazione” Per effetto del D.M., nelle aree sottoposte a vincolo idrogeologico, in quanto aree soggette a vincoli particolari, sono prescritte, come per le zone dichiarate sismiche, indagini di tipo geologico anche per le opere di fondazione , di sostegno , consolidamento dei terreni Disciplina per il governo del territorio. Legge 18 maggio 1989 n° 183 “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo” L.R. n° 53 del 11.12.98 “Organizzazione regionale della difesa del suolo in applicazione della legge 18 maggio 1989, n. 183” Tra le norme generali per la tutela e l’uso del territorio viene sancito che nessuna risorsa naturale del territorio può essere ridotta in modo significativo e irreversibile in riferimento agli equilibri degli ecosistemi di cui è componente. Fonte dati La base informativa per l’elaborazione del capitolo è costituita dai dati forniti dall’Assessorato Ambiente della Provincia di Viterbo – Tutela suolo. Per ciò che riguarda il rischio sismico, si è fatto riferimento alla nuova classificazione delle aree sismiche della Regione Lazio elaborata dal Gruppo di Lavoro Regionale. Per quanto riguarda i siti inquinati si è fatto riferimento alle informazioni contenute nella Dichiarazione Ambiente dell’Assessorato Ambiente. Ad integrazione, sono state utilizzate informazioni contenute nelle seguenti pubblicazioni: ♦ Regione Lazio Autorità dei Bacini regionali – Progetto di Piano stralcio per l’assetto idrogeologico Novembre 2008 67 Tabella di sintesi dei principali indicatori INDICATORI STATO TENDENZA NEL TEMPO Area a rischio idrogeologico (S) ☺ Erosione costiera (S) Siti inquinati (P/R) Siti estrattivi (P/R) Rischio Radon (P) Indicatori 3.1 – Presenza di aree a rischio idrogeologico Il rapporto ISSI 2007 considera il rischio idrogeologico uno dei primi dieci priorità ambientali in Italia proprio per la carenza di informazioni al riguardo. In una pubblicazione APAT 2006 veniva inteso per dissesto idrogeologico l’insieme di “quei processi che vanno dalle erosioni contenute e lente alle forme più consistenti della degradazione superficiale e sottosuperficiale dei versanti, fino alle forme più imponenti e gravi delle frane”. La stessa L. 183/89 inquadra tale rischio come “qualsiasi disordine o situazione di squilibrio che l’acqua produce nel suolo e/o sottosuolo” Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico ( PAI) ha valore di piano territoriale di settore e rappresenta lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico operativo con cui le Autorità dei Bacini nazionali, interregionali e regionali del Lazio pianificano e programmano le azioni e le norme d’uso finalizzate alla tutela e alla difesa delle popolazioni, degli insediamenti, delle infrastrutture, del suolo e del sottosuolo. Per l’individuazione e la caratterizzazione delle situazioni a rischio di frana o d’inondazione, il PAI dell’ABR Lazio ha assunto a riferimento le definizioni attualmente accettate dalla comunità scientifica internazionale, secondo una procedura che valuta separatamente le caratteristiche del fenomeno e quelle degli elementi a rischio: Rt = P x V x E (Varnes, 1984) dove: Rt = Rischio totale. Atteso numero di perdite umane, feriti, danni a proprietà, interruzione di attività economiche, in conseguenza di un particolare fenomeno naturale E = elementi a rischio. Sono costituiti dall'insieme delle presenze umane e di tutti i beni mobili ed immobili, pubblici e privati, che possono essere interessati e direttamente coinvolti dagli eventi calamitosi V = vulnerabilità. Il grado di perdita associabile a ciascuna tipologia di elementi a rischio con l’accadimento dell’evento, espressa in percentuale (0-100%) o tra 0 (nessuna perdita) ed 1 (perdita totale). Il prodotto della vulnerabilità per il set di elementi a rischio quantifica il danno totale atteso: D= V x E 68 P = pericolosità. E’ la probabilità che si verifichi un evento di predefinita tipologia ed intensità nell’ambito di una data area ed entro un certo intervallo di tempo Per la stesura del PAI sono state svolte specifiche attività di indagine