3. - SUOLO E SOTTOSUOLO

Premessa

Il suolo assicura una serie di funzioni chiave dal punto di vista ambientale, economico, sociale e culturale indispensabili per la vita. La salvaguardia dei suoli e delle rispettive qualità rappresenta un obiettivo della programmazione e pianificazione territoriale a cui tutte la autorità nazionali e locali mirano. Tali politiche sull’uso del territorio possono avere un ruolo importante nella protezione del suolo, limitando la pratica dell’impermeabilizzazione, utilizzando tecniche di edificazione che permettano di conservare il maggior numero possibile di funzioni del suolo e facendo in modo che le sue caratteristiche siano prese in considerazione nelle decisioni di assegnazione e uso delle terre. La proposta di Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio (COM(2006) - 232) nasce dall’esigenza di definire, nei Paesi dell’Unione Europea, una strategia per la protezione del suolo che consenta a quest’ultimo l’espletamento delle sue fondamentali funzioni, che sono: produzione di biomassa; stoccaggio, filtrazione trasformazione di nutrienti e acqua; presenza di pool di biodiversità; piattaforma per la maggior parte delle attività umane; fornitura di materie prime; deposito di carbonio e conservazione del patrimonio geologico e archeologico. Molte volte la funzione di supporto alle attività umane ed alle infrastrutture è in competizione con le altre, e succede che le politiche settoriali locali, pur non accentrando le proprie strategie sulla risorsa “suolo”, provvedono comunque alla sua tutela. Il consumo di suolo e della sua degradazione spesso sono al centro di opportune analisi per la programmazione. La protezione delle risorse non rinnovabili, in particolare suolo e acqua, è obiettivo prioritario del PSR 2007-2013 misure che mirano a proteggere il suolo dall’erosione, a mantenere il livello minimo di sostanza organica e a mantenere la struttura del suolo. La conoscenza del suolo rappresenta, quindi il punto di partenza nella pianificazione degli interventi che dovrebbe mirare al minor consumo di suolo e alla conservazione dei connotati tipici del proprio territorio in modo tale da assicurare il permanere dei caratteri identitari del luogo anche nell’alternanza delle diverse forze politiche alla gestione Amministrazione. L’attività di pianificazione deve riuscire a dare un ordine – spaziale, urbano, sociale – alle esigenze di espansione della urbanizzazione, e più in generale dell’antropizzazione del territorio, e a dare una risposta alle esigenze ambientali più urgenti ripristinando reti fluviali, tutelando i versanti, rileggendo le diverse vocazioni agricole.

La parte III sezione I del D.Lgs. 152/06 e smi detta le norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione. La Regione Lazio, in attuazione dei principi di cui alla L. 183/89 ed al D.Lgs. 112/98 ha disciplinato con propria L.R. 53/98 il riordino delle funzioni amministrative in materia di difesa del suolo, ispirando la propria azione ai principi del decentramento e della collaborazione con gli enti locali e con gli altri enti pubblici operanti nel territorio. Con la D.G.R. del Lazio n. 3888/98 e la L.R. del Lazio n. 53/98 sono state delegate alla Provincia le funzioni amministrative relative alla autorizzazione di alcuni interventi in aree sottoposte a vincolo idrogeologico. La competenza provinciale riguarda in particolare: - nuovi edifici di qualsiasi tipo e destinazione, compresi eventuali ampliamenti di opere connesse (rimesse, box, piscine, ecc.), anche soggette a sanatoria edilizia; - muri di sostegno superiori a 100 cm di altezza (fuori terra); - linee elettriche e infrastrutture connesse a elettrodotti superiori a 20.000 volt; - parcheggi di qualsiasi tipo e piazzali di manovra; - sistemazione di terreni con opere di drenaggio e apertura di scoline per la raccolta e la regimazione idrica superficiale; - creazione o eliminazione di terrazzamenti di terreni finalizzati ad attività agricola o extragricola;

66 - sistemazione di aree, apertura di accessi a strade esistenti, sistemazione e/o ampliamenti piazzali, platee di stoccaggio, ecc.; - apertura sentieri pedonali e piste di esbosco; - aree destinate allo stoccaggio di materiali terrosi inferiori a 1.500 mq e 1.000 mc; - recinzioni varie in muratura o con paletti metallici o in legno superiori a 200 cm di altezza; - vivai, rimboschimenti e ricostituzioni boschive; - sistemazione idraulica di terreni coltivati (scoline). Per la gestione del vincolo idrogeologico la Provincia ha approvato un apposito regolamento contenente il quadro normativo di riferimento, le procedure adottate e la documentazione da produrre da parte del richiedente.

Le principali norme che disciplinano tale gestione riguardano: Disciplina delle aree protette. Legge 431/85 - Comprende tra le zone di particolare interesse ambientale i territori coperti da foreste e boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento. La Legge Regionale 24/98 approva il Piano Territoriale Paesistico della Regione Lazio e sottopone a stretta tutela tali aree. Disciplina delle costruzioni. Legge 64/74 “Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche”. D.M. del 11.03.1988 “Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizioni per la progettazione, l’esecuzione e il collaudo delle opere di sostegni della terra e delle opere di fondazione” Per effetto del D.M., nelle aree sottoposte a vincolo idrogeologico, in quanto aree soggette a vincoli particolari, sono prescritte, come per le zone dichiarate sismiche, indagini di tipo geologico anche per le opere di fondazione , di sostegno , consolidamento dei terreni Disciplina per il governo del territorio. Legge 18 maggio 1989 n° 183 “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo” L.R. n° 53 del 11.12.98 “Organizzazione regionale della difesa del suolo in applicazione della legge 18 maggio 1989, n. 183” Tra le norme generali per la tutela e l’uso del territorio viene sancito che nessuna risorsa naturale del territorio può essere ridotta in modo significativo e irreversibile in riferimento agli equilibri degli ecosistemi di cui è componente.

Fonte dati La base informativa per l’elaborazione del capitolo è costituita dai dati forniti dall’Assessorato Ambiente della Provincia di – Tutela suolo. Per ciò che riguarda il rischio sismico, si è fatto riferimento alla nuova classificazione delle aree sismiche della Regione Lazio elaborata dal Gruppo di Lavoro Regionale. Per quanto riguarda i siti inquinati si è fatto riferimento alle informazioni contenute nella Dichiarazione Ambiente dell’Assessorato Ambiente. Ad integrazione, sono state utilizzate informazioni contenute nelle seguenti pubblicazioni: ♦ Regione Lazio Autorità dei Bacini regionali – Progetto di Piano stralcio per l’assetto idrogeologico Novembre 2008

67 Tabella di sintesi dei principali indicatori

INDICATORI STATO TENDENZA NEL TEMPO Area a rischio idrogeologico (S) ☺ Erosione costiera (S) Siti inquinati (P/R) Siti estrattivi (P/R) Rischio Radon (P)

Indicatori

3.1 – Presenza di aree a rischio idrogeologico

Il rapporto ISSI 2007 considera il rischio idrogeologico uno dei primi dieci priorità ambientali in Italia proprio per la carenza di informazioni al riguardo. In una pubblicazione APAT 2006 veniva inteso per dissesto idrogeologico l’insieme di “quei processi che vanno dalle erosioni contenute e lente alle forme più consistenti della degradazione superficiale e sottosuperficiale dei versanti, fino alle forme più imponenti e gravi delle frane”. La stessa L. 183/89 inquadra tale rischio come “qualsiasi disordine o situazione di squilibrio che l’acqua produce nel suolo e/o sottosuolo” Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico ( PAI) ha valore di piano territoriale di settore e rappresenta lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico operativo con cui le Autorità dei Bacini nazionali, interregionali e regionali del Lazio pianificano e programmano le azioni e le norme d’uso finalizzate alla tutela e alla difesa delle popolazioni, degli insediamenti, delle infrastrutture, del suolo e del sottosuolo. Per l’individuazione e la caratterizzazione delle situazioni a rischio di frana o d’inondazione, il PAI dell’ABR Lazio ha assunto a riferimento le definizioni attualmente accettate dalla comunità scientifica internazionale, secondo una procedura che valuta separatamente le caratteristiche del fenomeno e quelle degli elementi a rischio: Rt = P x V x E (Varnes, 1984) dove: Rt = Rischio totale. Atteso numero di perdite umane, feriti, danni a proprietà, interruzione di attività economiche, in conseguenza di un particolare fenomeno naturale E = elementi a rischio. Sono costituiti dall'insieme delle presenze umane e di tutti i beni mobili ed immobili, pubblici e privati, che possono essere interessati e direttamente coinvolti dagli eventi calamitosi V = vulnerabilità. Il grado di perdita associabile a ciascuna tipologia di elementi a rischio con l’accadimento dell’evento, espressa in percentuale (0-100%) o tra 0 (nessuna perdita) ed 1 (perdita totale). Il prodotto della vulnerabilità per il set di elementi a rischio quantifica il danno totale atteso: D= V x E

68 P = pericolosità. E’ la probabilità che si verifichi un evento di predefinita tipologia ed intensità nell’ambito di una data area ed entro un certo intervallo di tempo

Per la stesura del PAI sono state svolte specifiche attività di indagine ed acquisizione dati per l’individuazione delle situazioni a rischio d’inondazione e di frana. Il PAI disciplina l’uso del territorio in funzione di tre classi di pericolosità: A: aree ad alta probabilità di inondazione, ovvero che possono essere inondate con frequenza media trentennale; B: aree a moderata probabilità di inondazione, ovvero che possono essere inondate con frequenza media compresa tra la trentennale e la duecentennale suddivisa in B1 con aree che possono essere investite dagli eventi alluvionali caratterizzati da dinamiche intense ed alti livelli idrici. e B2 con aree, ubicate nelle zone costiere pianeggianti, ovvero ad una congrua distanza dagli argini, tale da poter ritenere che vengano investite da eventi alluvionali caratterizzati da dinamiche graduali e bassi livelli idrici. C: aree a bassa probabilità di inondazione, ovvero che possono essere inondate con frequenza media compresa tra la duecentennale e la cinquecentennale. Per i restanti corpi idrici di importanza rilevante, pur senza una reale modellazione, sono state individuate le fasce che, presumibilmente, sulla base delle indicazioni geomorfologiche rilevate dalla cartografia disponibile, potrebbero essere interessate da eventuali esondazioni, indicate come “aree di attenzione”.

Analogamente si è passati a rilevare le aree a pericolo di frana sulla base delle caratteristiche d’intensità dei fenomeni rilevati (volumi e velocità): Molto elevato, interessate da frane caratterizzate da elevati volumi e/o velocità di spostamento da estremamente rapido a rapido (da > 3 m/s a >1.5 m/giorno: frane di crollo, colate di detrito, sink hole, scorrimenti traslazionali e rotazionali in terra e roccia); Elevato, interessate da frane caratterizzate da media intensità (bassi volumi e/o velocità moderata (<1.5 m/giorno a 1.5 m/mese: scorrimenti traslazionali in terreni complessi, scorrimenti rotazionali in terreni caratterizzati da alternanze di terreni a differente comportamento, colate) o dalla presenza di scarpate di altezza significativa; Lieve, interessate frane di bassa intensità (modesti volumi e velocità da lenta a molto lenta, da < di 1,5 m/mese a 0.06 m anno: soliflusso, creep della coltre superficiale ecc.) Inoltre tutte le aree in dissesto stabilizzate attraverso opere di messa in sicurezza sono state riclassificate come aree di “attenzione”. Il rischio idrogeologico viene definito dall'entità attesa delle perdite di vite umane, feriti, danni a proprietà, interruzione di attività economiche, in conseguenza del verificarsi di frane o inondazioni. Il PAI individua il rischio nell’ambito delle aree in frana o che possono essere inondate, caratterizzate dalla contestuale presenza di elementi esposti a rischio; le situazioni di rischio vengono raggruppate, ai fini della programmazione degli interventi (art.12), in due categorie: a) rischio di frana; b) rischio d'inondazione Per ciascuna categoria di rischio sono definiti tre livelli: • rischio molto elevato (R4) con possibilità di: a) perdita di vite umane o lesioni gravi alle persone; b) danni gravi e collasso di edifici o infrastrutture; c) danni gravi ad attività socio-economiche; • rischio elevato (R3) con possibilità di: a) danni a persone o beni; danni funzionali ad edifici ed infrastrutture che ne comportino l'inagibilità; b) interruzione di attività socioeconomiche; • rischio lieve (R2) con possibilità di danni agli edifici e alle infrastrutture senza pregiudizio diretto per l’incolumità delle persone e senza comprometterne l’agibilità.

Le aree interessate da dissesto idrogeologico, sono identificate cartograficamente come “Aree sottoposte a tutela per dissesto Idrogeologico”.

69 Il PAI è coordinato con i programmi nazionali, regionali e sub-regionali di sviluppo economico e di uso del suolo e prevale, ai sensi dell’art.14 della L.R.39/96, su tutti gli strumenti di piano e programmatici della Regione Lazio e degli Enti locali. L’Autorità, sulla base degli indirizzi e delle finalità del Piano, tenuto conto delle indicazioni delle Amministrazioni competenti, redige i Programmi triennali di interventi (ai sensi degli artt. 69 e seguenti del D.lgs. 152/2006 e del comma 1 art.16 della L.R. 39/96) e aggiorna le direttive tecniche inerenti i criteri e gli indirizzi della programmazione triennale, e la progettazione degli interventi della programmazione.

Nell’anno 2000 è stata stipulata un’Intesa Istituzionale di programma tra il Governo della Repubblica e la Regione Lazio, che prevede all’art.6.1, per l’attuazione degli obiettivi e dei relativi piani di intervento nei settori di interesse comune, indicati all’art.4 della stessa Intesa, la stipula di n.9 Accordi di programma quadro tra i quali figura l’Accordo di programma quadro n. 5 “Difesa del Suolo e Tutela della Costa” (APQ5). Nel dicembre 2005, è seguito un Primo accordo integrativo dell’Accordo di Programma Quadro “Difesa del Suolo e Tutela della Costa” APQ5 finalizzato a proseguire l’azione di tutela e salvaguardia del territorio regionale dalle possibili condizioni di rischio idraulico e gravitativo attraverso l’attuazione di un secondo insieme di interventi di difesa del suolo. Nell’anno 2007 è stato siglato secondo Accordo Integrativo all’Accordo di programma quadro “Difesa del suolo e Tutela della costa” (APQ5). Gli interventi previsti nell’accordo tendono a conseguire la tutela e la salvaguardia del territorio regionale dalle possibili condizioni di rischio idraulico e gravitativo e la protezione delle coste dall’azione erosiva del mare.

Gli strumenti di programmazione adottati dalla Regione Lazio sono costituiti dai Piani di Assetto Idrogeomorfologico - PAI – redatti dalle Autorità di Bacino in ottemperanza delle leggi 183/89, 267/98, e 365/2000. In tali Piani sono stati individuati le situazioni di criticità e di dissesto idraulico e gravitativo classificando le situazioni in diverse classi di rischio (individuati dalla Legge 267/98) e di pericolosità in funzione della gravità del fenomeno e del coinvolgimento di centri abitati, infrastrutture attività produttive ecc. I Piani di Assetto rappresentano lo strumento principale di programmazione della difesa del suolo. In essi convergono tutte le attività di studio e di monitoraggio del territorio eseguite negli anni dalle Autorità di Bacino che hanno portato a classificare i dissesti idrogeomorfologici in classi di rischio e pericolosità in funzione della gravità del fenomeno e del coinvolgimento di centri abitati, infrastrutture attività produttive ecc. In particolare gli atti amministrativi di approvazione risultano: - Piano di Assetto Idrogeomorfologico dell'Autorità di bacino di rilievo nazionale del fiume Tevere approvato con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 10/11/2006 - Piano di Assetto Idrogeologico dell'Autorità di bacino di rilievo interregionale del fiume Fiora adottato dal Comitato Istituzionale con delibera n° 1 del 6 aprile 2006 - Piano Stralcio Assetto Idrogeologico dell'Autorità dei Bacini Regionali adottato dal Comitato Istituzionale con delibera n° 5 del 13/12/2005

La Giunta Regionale con Deliberazione n. 784 del 31/10/2006 recante “L’individuazione e l’aggiornamento delle situazioni di dissesto idraulico e gravitativo presenti sul territorio regionale ad altissima priorità di intervento” ha organizzato un elenco ristretto delle situazioni con rischio più elevato R3, R4 presenti sul territorio per la programmazione degli interventi più urgenti

Il programma generale per la difesa e la ricostruzione dei litorali e del quadro degli interventi prioritari veniva affrontato dapprima con la Delibera 1853 del 30/11/2001 della Giunta Regionale e poi con DGR n 61 del 30/01/2004. Il nuovo quadro conoscitivo quadro sulla dinamica costiera ha permesso di identificare in ordine di priorità gli interventi di presidio e salvaguardia dei litorali dalle dinamiche erosive nel Programma delle attività per il 2007/09 per gli interventi di difesa costiera

70 Nel giugno 2007 la Giunta regionale del Lazio ha approvato lo schema del II accordo integrativo dell'Accordo di Programma Quadro “Difesa del suolo e tutela della costa" (APQ5), che prevede lo stanziamento di 50 milioni di euro per interventi di difesa del suolo e delle coste. Si tratta di interventi importanti per numerosi Comuni del Lazio che per la prima volta sono stati programmati sulla scorta del Piano di Assetto Idrogeologico (Pai), approvato dalla giunta regionale nel dicembre 2005 , e della relativa mappatura delle aree a rischio. Il finanziamento si divide in due fasi: una immediatamente attuativa riguardante 20 interventi per 28 milioni di euro, l'altra programmatica, di 15 progetti per 22 milioni di euro. In tale accordo gli interventi previsti per i Comuni della Provincia sono:

Accordo di Programma Quadro “Difesa del Suolo e Tutela della Costa” APQ5 – Secondo Accordo Integrativo (Fondi ex Delibera CIPE 3/2006, Fondi Bilancio Regione Lazio annualità 2007/2009) – Tabella degli interventi della fase attuativa per la Provincia di Viterbo prevede

Località Intervento Tipologia Ambito territoriale Costo intervento Marta Riordino area lacuale all'incile del Marta Difesa coste Litorale lacuale € 2.000.000 - Riprofilatura dell'alveo e ripristino delle opere idrauliche e delle sponde danneggiate dai fenomeni erosivi del fiume Paglia nei comuni di Acquapendente e Proceno Difesa dal rischio idrogeologico Bacino f. Tevere € 700.000 Sistemazione idrogeologica del bacino del fiume Marta -Interventi di sistemazione idraulica del fosso del Giglio Difesa dal rischio idrogeologico Bacini Regionali € 1.000.000 lavori di consolidamento della rupe nel centro abitato di Canepina Difesa rischio idrogeologico Bacino f.Tevere € 880.000 Sistemazione del dissesto gravitativi in località la Fornace Difesa dal rischio idrogeologico Bacino f. Tevere € 450,000 Completamento degli interventi di rimozione dei dissesti nel centro storico e zone limitrofe Difesa dal rischio idrogeologico Bacini Regionali € 1,500,000 Rimozione delle situazioni di massima pericolosità lungo la S.P. Tuscanese e bonifica smottamenti in via dell'Olivo Difesa dal rischio idrogeologico Bacini Regionali € 800,000

Accordo di Programma Quadro “Difesa del Suolo e Tutela della Costa” APQ5 – Secondo Accordo Integrativo - Tabella degli interventi della sezione programmatica Località Intervento Tipologia Ambito territoriale Costo intervento

Montalto di Castro Ricostruzione della spiaggia in località Pagliete mediante ripascimento e salvaguardia della duna ( I stralcio) Difesa delle coste Litorale € 2,000,000 Difesa e ricostruzione della spiaggia delle Saline Difesa delle coste Litorale € 2,400,000 Consolidamento Rupe di Pianiano Difesa rischio idrogeologico Bacino f. Fiora € 450,000 Frana margine Sud del centro storico Difesa dal rischio idrogeologico Bacino f. Fiora € 500,000 Orte Rimozione della pericolosità per frana in località Ponte di Sasseta Difesa dal rischio idrogeologico Bacino f. Tevere € 1,500,000 Consolidamento del lato Est della rupe Difesa dal rischio idrogeologico Bacino f. Tevere € 450,000

Gli interventi previsti dal PAI di seguito riportati devono essere realizzati con modalità che garantiscano un basso impatto ambientale e il recupero delle caratteristiche naturali del territorio, favorendo anche tecniche di ingegneria naturalistica.

71 Tab. 3.1.1 Proposta di aggiornamento giugno 2008 - Progetto di Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico – Allegato 6 Interventi su rischio idraulico previsti Comune Toponimo Bacino Corso Tipologia Intervento Classe Importo d'acqua di Stimato ( € ) Rischio BOLSENA A MONTE MARTA FOSSO Ampliamento della sezione idraulica corrente in R4 103.291,38 DELLA S.S. ACQUA modo da garantire un adeguato franco al deflusso CASSIA DELLA delle portate di piena e, soprattutto, agevolare le CROCE operazioni di ordinaria manutenzione con mezzi meccanici, direttamente all'interno dell'alveo. Costituzione di una pista di servizio, non asfaltata, laterale al corso d’acqua, in modo da consentire le normali operazioni di controllo e manutenzione dell'alveo. Protezione del fondo e delle sponde con opere a carattere naturalistico. TARQUINIA BRECCIARO FIUME FIUME Interventi di ripristino di alcuni tratti del Fiume R2 309.874,14 MOLE DEL MIGNONE MIGNONE Mignone. MIGNONE TARQUINIA PIANA DEL FIUME FIUME Risanamento del ponte romano. Opere di protezione R2 154.937,07 VESCOVO MIGNONE MIGNONE delle sponde e del fondo per un tratto di circa 50 m a monte e a valle del ponte romano. TARQUINIA C.LE IL TRA FOSSO Nel tratto tra la linea FF.SS. e la strada comunale in R4 516.456,90 CAMPO C.LE FIUME SCOLO DEI loc. Mandrione delle saline: scavo per spurgo canali SAN MARTA E PRATI e ricalibratura delle sezioni idrauliche; demolizione MATTEO FIUME e rifacimento attraversamento strada ARSIAL; opere C.LE SAN MIGNONE di protezione con materassi in sx e dx idraulica del GIORGIO Fosso Circondario delle Saline per circa 50 m.; MANDRIONE adeguamento n° 8 valvole a clapet in dx e sx DELLE idraulica del Fosso Scolo dei Prati nel tratto tra le SALINE confl. con il Fosso Circondario e la S.P. Litoranea. TARQUINIA PIANE DEL FIUME FIUME Demolizione del ponte della vecchia S.S.1 Aurelia R3 413.165,52 MIGNONE MIGNONE MIGNONE non più uitlizzato. In alternativa modifica dello sviluppo planimetrico del Fiume Mignone,spostandolo in asse delle pile della vecchia S.S.1 Aurelia. TARQUINIA DUE PONTI TRA FOSSO Interventi sugli affluenti del Fosso Scolo dei Prati R3 1.032.913,80 S.S.1. FIUME SCOLO DEI nel tratto compreso tra S.S.1 Aurelia e la linea AURELIA (IN MARTA E PRATI FF.SS. Pisa-Roma. Scavo per spurgo canali ed PROSSIMITA' FIUME adeguamento della sez. idraulica. Rifacimento degli DEL KM 100) MIGNONE attraversamenti stradali con adeguamento delle luci libere. Opere di protezione delle sponde e del fondo con materassi e gabbioni.

72 TARQUINIA PONTE DEL FIUME FOSSO DEGLI Riprofilatura della sezione del fosso con R3 51.645,69 DIAVOLO MARTA ALBUCCI adeguamento della sezione idraulica al deflusso delle portate di piena. TARQUINIA C.LE TRA FOSSO DEL Opere di protezione del fondo e delle sponde a R4 51.645,69 M.CIMBALO TORRENTE FONTANILE monte e a valle dell'attraversamento. Realizzazione C.LE ARRONE E NUOVO di una soglia per il placcaggio dell'erosione di fondo. VALIARDA FIUME MARTA TARQUINIA PODERE TRA FOSSO VAL Arginature per il contenimento delle portate di R3 258.228,45 SPINICCI TORRENTE FRIGIDA piena. Riprofilatura della sezione idraulica a valle ARRONE E FOSSO DEI della S.P. Litoranea. FIUME DUE PONTI MARTA TARQUINIA LA CESA TRA FOSSO DEL Riprofilatura delle sponde e fondo alveo. Opere di R3 51.645,69 CAPANNONE TORRENTE GESSO E SUO protezione della sezione idraulica in corrispondenza ARRONE E AFFLUENTE degli attraversamenti. FIUME IN DESTRA MARTA IDRAULICA TARQUINIA PIANE FIUME FIUME Opere di difesa spondale, con scogliera di pietrame, R2 258.228,45 DELLA MARTA MARTA nel tratto in erosione. Arginature PERAZZETA TARQUINIA DUE PONTI TRA FOSSO DEL Ricostruzione soglia. Regolarizzazione del fosso: nel R3 774.685,35 TORRENTE CAZZANELLO tratto tra la S.S.1 Aurelia vecchia e la S.S.1 Aurelia ARRONE E nuova; a valle della S.S.1 Aurelia vecchia per circa FIUME 50 m. opere di protezione delle sponde e del fondo. MARTA Adeguamento sez. del ponte.

MONTALTO PIANO TORRENTE TORRENTE Sistemazioni spondali e rinforzo degli argini per R3 1.859.244,84 DI CASTRO D'ARCIONE ARRONE ARRONE determinati tratti su circa 6 km, dei quali 600 m. a TARQUINIA monte della S.S.1 Aurelia.

73 Le Province ed i Comuni recepiscono gli elaborati riportate nel PAI nell’ambito delle attività di pianificazione territoriale ed urbanistica. Le amministrazioni comunali possono intervenire per contrastare il rischio idrogeologico essenzialmente in diversi settori : - nella pianificazione urbanistica, con interventi di delocalizzazione di abitazioni e di altri fabbricati dalle aree a rischio, l’adeguamento alle norme di salvaguardia dettate dai Piani di bacino e la corretta manutenzione delle sponde e delle opere idrauliche, - nella redazione, aggiornamento e diffusione dei piani di emergenza e nell’organizzazione locale di protezione civile, al fine di garantire soccorsi tempestivi ed efficaci in caso di alluvione o frana.

La forte esposizione al rischio di frane ed alluvioni costituisce un problema di grande rilevanza sociale, sia per il numero di potenziali vittime di un evento calamitoso, che per i danni prodotti alle abitazioni, alle industrie ed alle infrastrutture. A livello normativo, già con la legge quadro sulla difesa del suolo L. 183/89 è stata approntata la gestione di tale rischio secondo una logica di prevenzione e non emergenziale. Il rischio frane e alluvioni interessa praticamente tutto il territorio nazionale. Sono 5.581 i comuni a rischio idrogeologico, quasi il 69% del totale dei comuni italiani, per una superficie complessiva di oltre 21.000 km2 pari al 7,1 % della superficie nazionale, di questi 1.700 a rischio frana, 1.285 a rischio di alluvione e 2.596 a rischio sia di frana che di alluvione. Il territorio è reso ancora più fragile dall’abusivismo, dal disboscamento dei versanti e dall’urbanizzazione irrazionale. Da un’indagine curata da Legambiente “Operazioni fiumi 2007” su un campione di oltre 1000 comuni il 77% dei comuni presenta nel proprio territorio abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio frana e quasi un terzo di essi presenta in tali aree interi quartieri. Nel 56% dei comuni campione della nostra indagine sono presenti in aree a rischio addirittura fabbricati industriali. Nel 42% dei comuni non viene svolta regolarmente un’attività di manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua e delle opere di difesa idraulica. Soltanto il 5% dei comuni intervistati ha intrapreso azioni di delocalizzazione di abitazioni dalle aree esposte a maggiore pericolo e appena nel 4% dei casi si è provveduto a delocalizzare gli insediamenti industriali. Tali dati mettono in luce in maniera inequivocabile che nella gestione del territorio non si tiene conto del rischio idrogeologico e che continuano ad essere carenti e limitate le attività di manutenzione del territorio. Migliora l’organizzazione del sistema locale di protezione civile, fondamentale per salvare la popolazione ad evento in corso e per essere in grado di intervenire al manifestarsi dell’evento. L’82% dei comuni si è dotato di un piano di emergenza da mettere in atto in caso di frana o alluvione che consente di organizzare tempestivamente evacuazioni preventive nel caso di allarme e può garantire soccorsi immediati alla popolazione. Nel 66% dei comuni esiste una struttura di protezione civile operativa in modalità h24.

Comuni a rischio idrogeologico nel Lazio Provincia Frana Alluvione Frana e alluvione Totale % totale comuni FR 46 0 45 91 100% LT 8 0 23 31 94% RI 61 0 12 73 100% RM 80 2 31 113 93% VT 39 1 18 58 97% Lazio 234 3 129 366 97% Fonte: Report 2003 - Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e Unione Province d’Italia

Il Sistema Informativo Regionale della Difesa del Suolo (SIRDIS), istituito dall’art. 16 della stessa L.R. 53/98 raccoglie, organizza ed elabora i dati relativi alle attività ed alle opere inerenti alle

74 finalità e all'applicazione delle competenze regionali in tema di difesa del suolo. A tale sistema confluisco i dati e le informazioni sui piani e direttive per la salvaguardia del territorio regionale dai

Fig. 3.1.1 limiti delle Autorità di Bacino in Provincia di Viterbo

Fonte Autorità dei Bacini regionali

Fonte: ABR perimetrazione di aree sottoposte a tutela per pericolo di inondazione e frana

75

dissesti idrogeologici svolte dalle Autorità di Bacino Nazionali, Interregionali e Regionali, dall’Osservatorio Regionale dei Litorali e le attività di progettazione e realizzazione di opere di difesa del suolo redatte da Province, Comuni, Comunità Montane, Consorzi di Bonifica ed Agenzie Regionali. L’attuale Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico è stato adottato con deliberazione del Comitato Istituzionale n.5 del 13/12/05, nel Giugno 2008 è stata presentata una proposta di aggiornamento del Progetto di Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico

Fig. 3.1.3 Legenda allegata alle cartografie del PAI regionale Definizione dell’indicatore e metodologia di calcolo Per capire la predisposizione di un’area al dissesto è necessario conoscere il numero dei dissesti verificatosi nell’area stessa in passato. L’indicatore si misura attraverso il censimento delle frane per comune.

Evidenze riscontrate La sensibilità del territorio della Provincia di Viterbo al dissesto idrogeologico è principalmente dovuta alle condizioni morfologiche. In realtà, da un punto di vista idrogeologico, il territorio regionale non presenta situazioni di pericolosità particolarmente diffuse

Fonte ABR Lazio

76 e la Provincia di Viterbo, presenta il numero di aree a rischio frana e inondazione più basso dopo la provincia di Rieti. Tuttavia l’elevato livello di attenzione resta giustificato dall’intenso grado di antropizzazione del territorio, potenzialmente in grado di determinare situazioni di rischio per persone e beni immobili. E’ pertanto necessaria una approfondita e aggiornata conoscenza, non soltanto delle caratteristiche geomorfologiche, ma anche e soprattutto dei cambiamenti che si fanno all’uso del suolo.

Dopo i terremoti i fenomeni franosi sono le calamità naturali che causano il maggior numero di vittime e danni al patrimonio architettonico paesaggistico ed infrastrutturale, ciò è dovuto non solo alla tipologia di aree coinvolte nel dissesto idrogeologico ma anche ad una crescente antropizzazione del territorio. Nel decennale delle calamità che hanno colpito Sarno e gli altri Comuni della Campania molto è stato fatto nel campo della difesa del suolo. Per ridurre il rischio da frana e idraulico, fenomeni pericolosi per i centri abitati, le infrastrutture e l’incolumità pubblica, sono state organizzate le strutture nazionali e locali avviando una nuova gestione della pianificazione territoriale. Il Progetto IFFI, primo Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia, è stato realizzato dal Dipartimento Difesa del Suolo - Servizio Geologico d'Italia dell'APAT, oggi ISPRA, di concerto con le Regioni e le Province Autonome. Il progetto mette a disposizione informazioni aggiornate sul Web attraverso la banca dati dell'inventario IFFI sul numero e sulla distribuzione delle frane sul territorio, utile strumento conoscitivo per la programmazione degli interventi di difesa del suolo. La banca dati è costituita da una cartografia informatizzata e da un database alfanumerico che contiene informazioni per ogni frana (ubicazione, tipologia del movimento, attività) ed ulteriori gradi di dettaglio (morfometria, geologia, litologia, uso del suolo, cause, data attivazione). Si possono ottenere anche ulteriori livelli di conoscenza sui danni, sulle indagini e sugli interventi di sistemazione. Ogni fenomeno franoso è catalogato in scala cartografica su Carta IGM a scala 1:25.000 georeferenziando la quota più elevata del coronamento della frana, e l’area interessata attraverso un poligono di frana, attivando come raster di sfondo le immagini Landsat 7 multispettrali.

Tab. 3.1.2 inventario fenomeni franosi Numero dei Densità dei Area interessata Indice di Indice di Franosità fenomeni fenomeni da fenomeni Franosità (area su area montano – franosi franosi n./100 franosi km2 in frana / area collinare km2 totale) % % Lazio 10.548 61 398 2 3 ITALIA 469.298 155 19.946 6,6 8,9 Fonte: APAT, regioni e province autonome - Dati 2006

L’inventario dei fenomeni franosi in Italia prende avvio con la Delibera (17/01/1997) del Comitato dei Ministri per i servizi Tecnici e gli interventi nel settore della difesa del suolo.

I dati dell’Inventario IFFI sono di grande dettaglio e aderenti alla domanda di informazione riguardante la distribuzione dei fenomeni franosi, la pericolosità e il rischio a essi correlati, sono stati ottenuti con una metodologia standardizzata che si basa sull’aerofotointerpretazione, sulla ricerca di dati storici e d’archivio, sui rilievi di campagna e sulla compilazione della “scheda frane”.

77 Fig. 3.1.3 Individuazione delle frane in Provincia di Viterbo

Fonte Inventario IFFI APAT

Allo stato attuale delle conoscenze non è definibile un trend sull’indicatore in quanto non si dispone di una serie temporale significativa di parametri per un numero sufficiente di frane. Il Progetto, finanziato dal Comitato dei Ministri per la Difesa del Suolo ex lege 183/89, ha visto l’identificazione e la mappatura delle frane sul territorio italiano secondo modalità standardizzate. Le regioni e le province autonome hanno avuto il ruolo di raccolta dei dati storici e d’archivio, di mappatura dei dissesti franosi, di validazione e di informatizzazione degli stessi. L’inventario contiene le informazioni relative alle frane verificatesi sul territorio italiano dal 1116 al dicembre 2006. Complessivamente sono stati censiti 469.298 fenomeni franosi che interessano un’area di quasi 19.946 km2, pari al 6,6% del territorio nazionale. L’indice di franosità esprime l’incidenza della franosità sul territorio regionale potenzialmente interessato da fenomeni franosi. Le tipologie di Tipologia di movimento Diffusione (%) Area media in frana (m2) movimento sono aree soggette a sprofondamenti diffusi 0,02 144.283 classificate aree soggette a frane superficiali diffuse 5,31 55.003 in base al aree soggette a crolli/ribaltamenti diffusi 11,51 75.230 tipo di deformazioni gravitative profonde di versante 0,32 1.308.990 movimento complesso 11,6 86.587 prevalente. sprofondamento 0,08 16.549 colamento rapido 14,86 15.210 colamento lento 15,51 31.002 espansione 0,05 92.161 scivolamento rotazionale traslativo 32,83 30.078 crollo/ribaltamento 3,44 25.914 non determinate 4,47 - Tab. 3.1.3 tipologia dei movimenti franosi

78 Gli elementi a rischio maggiormente colpiti sono le strade, il terreno agricolo e i centri abitati.

Si riporta in figura 3.1.4 il livello di attenzione, su base comunale, relativamente al rischio da frana, ottenuto sovrapponendo il livello informativo delle frane con quelli degli elementi a rischio (es. urbanizzato, infrastrutture lineari di trasporto). Per tale livello di attenzione sono state definite 4 classi:

- “molto elevato” quando le aree, punti e linee del livello frane intersecano il tessuto urbano estratto dal Corine Land Cover 2000 e le aree industriali o commerciali - “elevato”, quando le arre interessano la rete autostradale, ferroviaria e stradale, le aree estrattive, discariche e cantieri - “medio”, per superfici agricole, territori boscati e ambienti semi naturali, aree verdi urbane e aree sportive e ricreative - “trascurabile”, per i comuni nei quali non è stata censita alcuna frana.

E’ possibile consultare on line la banca dati del Progetto IFFI tramite un sistema WebGIS dedicato, con visualizzazione della cartografia delle frane, ed effettuare ricerche geografiche per comune, interrogare la banca dati acquisendo informazioni sulle frane e visualizzare documenti, foto e filmati. E’ stato inoltre sviluppato un Servizio WMS (Web Map Service), secondo le linee guida della Direttiva Europea 2007/2/EC INSPIRE (Infrastructure for Spatial Information in Europe) che permette all’utente di integrare il tematismo delle frane dell’Inventario Fonte: APAT Rapporto sulle frane in Italia 78/2007

IFFI su altri livelli informativi secondo i principi di interoperabilità e condivisione di dataset geografici.

Fig. 3.1.4 livello di attenzione rischio frana nel Lazio

Fonte progetto IFFI APAT

79 3.2 – Entità dell’erosione costiera

Il nuovo sistema di competenze, nel Lazio, è regolamentato dalla legge regionale 53/98 che ha introdotto significative innovazioni rispetto alla legislazione preesistente: - ridefinizione delle finalità e delle tipologie d’intervento in materia di difesa delle coste. L’art. 7 della legge regionale 53/98 stabilisce che le opere a difesa delle coste hanno ad oggetto: a) la protezione di abitati e di importanti infrastrutture costiere; b) il contenimento dei processi erosivi e la ricostituzione delle spiagge anche attraverso ripascimenti artificiali; c) la rinaturalizzazione della fascia costiera, la tutela e la ricostituzione della duna litoranea Per gli interventi debbono essere adottate tecniche atte a minimizzare l'impatto ambientale e consentire, nel lungo periodo, l'obiettivo di una generale rinaturalizzazione delle spiagge e la ricostituzione degli habitat acquatici in prossimità delle coste. - assegnazione all'Agenzia regionale per la difesa del suolo delle responsabilità operative in materia di difesa delle coste - attivazione all’Osservatorio regionale dei litorali con il compito specifico di monitorare le coste e la loro evoluzione - affidamento ai Comuni delle opere di ripascimento e di protezione delle coste e della responsabilità della loro manutenzione tramite stipula di apposita convenzione

Studi relativi alla sedimentologia ed al trasporto solido sono stati effettuati dall’Assessorato Regionale per le Politiche per l’Ambiente (Dipartimento Opere Pubbliche e Servizi per il Territorio) ai fini della stesura di un Piano di Difesa delle Coste.

Da tali studi risulta che, a seguito degli interventi di difesa del suolo e della realizzazione di invasi (specie sul bacino del Tevere), negli ultimi anni, sul territorio regionale, l’entità del trasporto solido ha subito una notevole riduzione comportando una accentuata erosione della costa in lunghi tratti del litorale laziale. L’Osservatorio Regionale dei Litorali si occupa di monitorare lo stato delle spiagge, le cause dei fenomeni erosivi, i ripascimenti e il recupero di sabbie da cave marine destinate alla manutenzione e recupero delle spiagge.

Di seguito si riporta una sintesi del rapporto dell’osservatorio dei Litorali nell’ambito del progetto Europeo BEACHMED: Recupero ambientale e manutenzione dei litorali in erosione, mediante l’impiego dei depositi sabbiosi marini (Convenzione 2002-01-4.3-I-028) del maggio 2004. La costa laziale si sviluppa per circa 290 Km (escluse isole) di cui circa 220 costituiti da spiagge.

Dalle indagini a lungo termine risulta che oltre 72 Km della costa laziale sono in erosione cronica (confronti 1990-1998 con arretramenti superiori a 3,00 mt) e lungo tali tratti sono stati realizzati innumerevoli interventi di protezione dall’erosione di diversa tipologia ed efficacia che hanno modificato in maniera a volte anche molto impattante il naturale paesaggio litoraneo.

Il problema della protezione delle coste ha assunto un carattere emergenziale di esigenza sociale a partire dagli anni ‘60-‘70 per una serie di fattori: • Il decremento generalizzato del trasporto solido da parte dei fiumi per effetto di dighe, delle escavazioni di inerti dagli alvei, della protezione del suolo nell’entroterra con conseguente inversione di tendenza di molti litorali (da avanzamento a regressione);

80 • l’incremento dell’urbanizzazione della costa con distruzione delle dune (riserva naturale di sabbia per la compensazione di eventi estremi) e realizzazione di opere rigide nei pressi della battigia (muri di contenimento, scogliere, ecc.); • l’incremento delle affluenze turistiche con nuova richiesta di aree per le attività balneari. Attualmente, il citato studio della Regione Lazio pone in evidenza una serie di processi di erosione attivi lungo le coste Laziali.

Definizione dell’indicatore e metodologia di calcolo L’indicatore in questione prende in considerazione una serie di dati legati all’arretramento dei litorali, forniti dalla Regione Lazio

Evidenze riscontrate La Provincia di Viterbo per i due Comuni litorali presenta criticità legate alle aree soggette ad erosione costiera. La percentuale di arretramento delle coste è maggiore rispetto alle altre province laziali. Nella zona a Nord di è stato stimato un trasporto solido longitudinale netto di circa 60- 80.000 mc/anno in direzione Nord-Ovest; tale trasporto longitudinale si pensa alimentato dal tratto in erosione a partire da Capo Linaro (ca. 15 km), ottenendo una perdita specifica compresa tra di circa 4-5.000 mc/anno per km di costa. Questo dato è confermato dalle analisi globali che, nell’ambito delle approssimazioni generali, individua per tale tratto un trend erosivo medio di 3.000 mc/anno/km.

Anche gli studi dei fenomeni erosivi nella zona di Tarquinia confermano una deriva longitudinale dei sedimenti verso Nord, ma in questo caso risulta dominante la circostanza di un notevolissimo apporto solido artificiale effettuato tra il 1950 ed il 1963 per la realizzazione delle saline. In questo caso, quindi, stando ai risultati degli studi effettuati, non si tratta di un nuovo fenomeno di erosione del litorale bensì di un naturale riequilibrio di materiale artificialmente apportato. Rimane tuttavia la circostanza di un fenomeno erosivo particolarmente intenso in corrispondenza delle saline e nella zona immediatamente più a Nord (tra Porto Clementino e la foce del Marta). Su quest’ultima è stato programmato un intervento di ricostruzione e difesa con ripascimento di circa 500.000 mc di sabbia estratta da cava marina. La lunghezza del tratto di litorale del comune di Tarquinia è19.50 km mentre la lunghezza del tratto di litorale del comune di Montalto 17.90.

Fig. 3.1. foce del F. Marta

Fonte ABR Lazio

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Fig. 3.1. avanzamento ed erosione della linea di costa

Fonte ABR Lazio

82 3.3 – Radon

Le principali disposizioni normative in materia di Rischio Radon sono rappresentate dal D.lgs 17 marzo 1995 n.230 “ Attuazione delle direttive Euratom 80/836, 84/466, 86/618, 90/641, 92/3 in materia di radiazioni ionizzanti “, dal D. Lgs 26 maggio 2000 n. 241 “Attuazione della Direttiva 96/ 26 Euratom in materia di protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti” ed infine dalle linee guida per le misure delle concentrazioni di Radon in aria nei luoghi di lavoro sotterranei (Roma 6 febbraio 2003) elaborate alla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome, che prevedono gli obblighi per gli esercenti di effettuare delle misurazioni per la rilevazione del Radon negli ambienti di lavoro, e nel caso di superamenti dei limiti, darne Comunicazione all’ASL di competenza, all’ARPA e alla Direzione Provinciale del lavoro. La norma fissa in 500 Bq per metro cubo il limite oltre il quale la concentrazione di radon richiede una bonifica obbligatoria. Tale obbligo riguarda a livello nazionale tutti i luoghi di lavoro sotterranei, spetta alle Regioni l’applicazione di tale obbligo per i luoghi di lavoro a piano terra o ai piani superiori. Il Radon si forma in seguito alla disintegrazione dell'uranio naturale e il suo successivo decadimento dà luogo ad altri elementi radioattivi. Le due forme più importanti sono rappresentate dal 222Rn (propriamente radon), e dal 220Rn (toron). La differente pressione fra suolo e luoghi chiusi permette al Radon di diffondersi negli ambienti, specie in quelli interrati e seminterrati. Negli ambienti chiusi, locali sotterranei, il Radon può accumularsi e raggiungere anche concentrazioni elevate. Poiché il Radon è un gas inodore ed incolore, non è direttamente avvertibile dai sensi dell'uomo. Il rischio per la salute è correlato alla concentrazione del gas nell’aria, all'interno dei locali di lavoro e delle abitazioni e ciò in funzione tipo di suolo e dei materiali da costruzione utilizzati. Si può trovare disciolto nell'acqua. La probabilità di ammalarsi è ovviamente proporzionale alla concentrazione del gas nell'aria ed al tempo di permanenza nei locali in cui è presente. L’Organizzazione Mondiale della Sanità pone il Radon tra gli "agenti cancerogeni" del Gruppo 1 e lo indica come seconda causa di tumori al polmone dopo il fumo. Per l’Agenzia per la Protezione Ambientale statunitense, il Radon causerebbe ogni anno dalle 7.000 alle 30.000 vittime per tumori polmonari. Per la salubrità dell’aria negli ambienti di lavoro indoor si sono sempre applicate le norme relative all’igiene del lavoro, mentre per il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro si e fatto riferimento al D. Lgs. 626/94 e smi. Con l’emanazione del D. Lgs. 241/2000 sono state infine stabilite le regole per tutelare i lavoratori nei confronti dei rischi da esposizioni a sorgenti di radiazioni naturali tra cui il Radon. Il Decreto impone ai Datori di Lavoro di individuare tutti i luoghi di lavoro interrati e seminterrati nei quali vengono svolte attività lavorative ma non indica una durata minima di permanenza, per la quale si è invece tenuto conto delle indicazioni provenienti dalle Linee guida pubblicate dalla Conferenza Stato-Regioni, che la individuano in 10 ore mensili. Il Decreto impone inoltre di effettuare, in detti locali, rilevazioni per un periodo di almeno 12 mesi. Il decreto 241/00 impone le misure di concentrazione di radon entro il 1 marzo 2004, in tutti i locali lavorativi sotterranei e lascia alle Regioni il compito di individuare entro il 2005 le zone ad alto rischio radon, nelle quali è obbligatorio effettuare le misure anche nei locali lavorativi di superficie. Le aziende particolarmente soggette alla norma: tutte le attività estrattive, sia di superficie che interrate, i depositi per il commercio all'ingrosso di fertilizzanti, attività svolte in luoghi sotterranei, produttori di materiali refrattari, stabilimenti termali, attività che lavorano o impiegano determinati tipi di minerali, attività che usano sabbie zirconifere, attività che utilizzano composti del torio.

Definizione dell’indicatore e metodologia di calcolo L’indicatore misura la concentrazione di radon sul territorio provinciale, nelle zone ritenute, dagli studi finora effettuati, più sensibili.

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Evidenze riscontrate La situazione italiana è rappresentata di seguito, ma tale mappa ha un valore prettamente indicativo in quanto la prevista Commissione Tecnica del D. Lgs. 241/2000 non ha ancora provveduto ad emanare i criteri di classificazione delle aree. La Regione Lazio presenta zone che, per la loro formazione geologica, sono naturalmente più radioattive rispetto ad altre. Il principale contributo alla presenza di radon all’interno degli edifici proviene dalle sorgenti del sottosuolo.

Dalle rilevazioni effettuate da ARPALazio nel 2004 si evidenziano le zone più sensibili al fenomeno sul territorio regionale. La metodologia adottata è definita dallo Swedish Radiation Protection Institute (Tab. 3.3.1). Tab.3.3.1 – Classi di attenzione Concentrazio Area di Tipo ne (Bq/m3)11 concentrazione protezione > 50.000 alta Totale 10.000-49.999 normale di base < 9.999 bassa Nessuna

Fonte: sito www.u-series.com Fonte - Rapporto sullo Stato dell’Ambiente della Regione Lazio 2004

La Provincia nel novembre 2006 con DGP n. 371/2006 ha ritenuto di avviare un’indagine preliminare di emissione radon da suolo presso tutte le sedi delle scuole superiori della Provincia di Viterbo, avvalendosi di una società specializzata U-Series Srl di Bologna quale “organismo idoneamente attrezzato” con un proprio laboratorio di misura della radioattività certificato seconda la norma UNI EN ISO 9001:2000.

Tale indagine ha preso avvio per 5 Istituti di Istruzione Superiore di Viterbo: Liceo Classico Buratti, Liceo Scientifico Ruffini, ITC P. Savi, ITIS L. da Vinci e Istituto Pedagogico S. Rosa. Nel settembre 2007 con DGP n. 240/2007 tale indagine veniva estesa ad altre 8 Istituti di Istruzione Superiore.

Le rilevazioni sono in corso e nel caso in cui la misurazione media annua di radon abbia valori inferiori a 400 Bq m-3, pari all’80% del livello di azione, il datore di lavoro non ha ulteriori obblighi, nel caso superi il valore di 400 Bq m-3, il datore di lavoro dovrà assicurare nuove misurazioni nel corso dell’anno successivo, mentre se il valore delle misurazioni supera i 500 Bq m-3, livello di azione, esiste l’obbligo di inviare comunicazione agli organi competenti e porre in essere azioni di rimedio al fine di ridurre la concentrazione di Radon.

11 L’unità di misura del radon è il “Becquerel per metro cubo”, che rappresenta il numero di disintegrazioni nucleari che ogni secondo sono emesse in un metro cubo di aria (ad esempio 400 Bq/m3 vuol dire che 400 nuclei di radon si stanno trasformando, ogni secondo, in un metro cubo di aria, emettendo radiazioni).

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Fig.3.3.1: Misure ARPALazio sul radon nel territorio: screening al 31.12.04

Fonte - Rapporto sullo Stato dell’Ambiente della Regione Lazio 2004

La Provincia di Viterbo partecipa ai lavori di una Commissione Tecnica regionale istituita con DGR n. 339 del 8 maggio 2008 per redigere un piano stralcio quale strumento di monitoraggio e prevenzione dei fenomeni dannosi derivanti dal gas radon. La L.R. n. 14/2005 “Prevenzione e salvaguardia dal rischio gas radon” all’art. 2 prevedeva l’adozione di un piano regionale per: • prevenire e limitare i rischi connessi per le popolazioni locali all’esposizione del gas radon; • tutelare la salute pubblica e salvaguardare il patrimonio ambientale e naturale; In attesa dell’adozione del Piano regionale la Commissione Tecnica ha il compito di elaborare un Piano Stralcio comprensivo delle direttive da impartire agli EE.LL., essa è composta da: ISS, APAT, Università di Roma Tre, Università di Roma “La Sapienza”, Province del Lazio, Agenzia di Sanità Pubblica, ARPA Lazio, Regione Lazio. Sulla base delle analisi già avviate la Provincia di Viterbo ha ottenuto un finanziamento 2009 per un’indagine multisito sulla concentrazione di radon nel territorio.

3.4 - Siti inquinati

La bonifica dei siti contaminati ed i suoi processi di eliminazione degli inquinanti sono stati oggetto di normazione in Italia a partire dall’art. 5 del D.L. 361/1987 (L. 441/1987) e dal DM del 16/05/1989,e successivamente con l’art. 17, 51-bis del D. Lgs. 22/1997 e dal DM 471/1999. L’intera materia è stata oggetto di completa revisione con gli artt. 239-253, 257 e gli allegati da 1-5 della parte quarta del D. Lgs. 152/2006, norma che definisce procedure, criteri, ed operazioni per eliminare le sorgenti dell’inquinamento e ridurre le concentrazioni di sostanze inquinanti. La norma fa riferimento a due criteri soglia di intervento sull’area o porzione di territorio interessata: CSC (concentrazioni soglia di contaminazione ) da considerarsi valore di attenzione, superato il quale occorre svolgere una caratterizzazione ed il secondo CSR (concentrazioni soglia di rischio) che identifica i livelli di contaminazione residui accettabili, calcolati mediante analisi di rischio, sui quali impostare gli interventi di messa in

85 sicurezza e/o bonifica. Sulla base di tali considerazioni risulta contaminato il sito in cui i valori delle concentrazioni soglia di rischio (CSR), determinati con l'applicazione della procedura di analisi di rischio, sulla base dei risultati del piano di caratterizzazione, risultano superati, mentre non risulta contaminato il sito nel quale la contaminazione rilevata risulti inferiore ai valori di concentrazione soglia di contaminazione (CSC) oppure, se superiore, risulti comunque inferiore ai valori di concentrazione soglia di rischio (CSR) determinate a seguito dell'analisi di rischio sanitario e ambientale. Sulla base di tali considerazioni in caso di evento potenzialmente contaminante o individuazione di contaminazioni storiche con rischi di aggravamento, il responsabile è tenuto a dare immediata comunicazione a Regione, Provincia, Comune, Prefetto, attivare le misure di prevenzione entro 24 ore e provvedere ad un’indagine preliminare sui parametri. Le ipotesi di intervento sono diverse a secondo del verificarsi di determinate condizioni: - NON SUPERAMENTO del LIVELLO CSC lo stesso responsabile deve provvedere al ripristino della zona contaminata effettuare una comunicazione (Comune, Provincia) con autocertificazione entro 48 ore, mentre spetta alle autorità competenti le opportune verifica e controlli nei 15 giorni successivi. - SUPERAMENTO del LIVELLO CSC il responsabile deve adottare le immediate misure di prevenzione e misure di messa in sicurezza di emergenza, dare comunicazione immediata (Comune, Provincia) con descrizione delle misure adottate, provvedere entro 30 giorni alla presentazione al (Comune, Provincia, Regione) del piano di caratterizzazione (all.2: ricostruzione dei fenomeni di contaminazione). L’approvazione regionale del piano avverrà entro 30 giorni, con eventuali integrazioni (costituisce assenso per tutte le opere). Il responsabile dovrà provvedere all’applicazione della procedura di analisi di rischio sito specifica (all.1: calcolo dei livelli di contaminazione residua accettabili) e presentare i risultati alla Regione entro sei mesi. La stessa Regione convoca la conferenza di servizi per l’approvazione del documento di analisi di rischio. - NON SUPERAMENTO del LIVELLO CSR viene attivata la Conferenza di servizi che dichiara concluso positivamente il procedimento oppure la stessa definisce una possibile prescrizione al programma o al piano di monitoraggio. Il responsabile dovrà redigere entro 60 giorni un piano (con parametri, frequenza, durata) di monitoraggio, ed inviarlo a Provincia e Regione. La stessa Regione (sentita la Provincia) approva il piano entro 30 giorni (salvo sospensione per richiesta integrazioni). Il responsabile provvede trasmettere a Regione e Provincia una relazione tecnica riassuntiva degli esiti del monitoraggio. - SUPERAMENTO DEL LIVELLO CSR il responsabile provvede a definire un progetto operativo degli interventi di bonifica o messa in sicurezza, operativa o permanente e se necessario ulteriori misure di riparazione e ripristino ambientale. La regione approva il progetto entro 60 giorni (salva sospensione per richiesta integrazioni), con eventuali prescrizioni e integrazioni, tempi di esecuzione e garanzie finanziarie (costituisce assenso per tutte le opere, variante urbanistica e dichiarazione di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità). L’operatività viene garantita attraverso le “migliori tecnologie disponibili a costi sopportabili”. Alla conclusione del procedimento la Provincia provvede alla certificazione di avvenuta bonifica.

La Regione Lazio con Legge n. 23 del 5 dicembre 2006 “Modifiche alla legge regionale 9 luglio 1998, n. 27 (Disciplina regionale della gestione dei rifiuti) e successive modifiche” , recepisce integralmente le indicazioni del D. Lgs. 152/2006 e provvede con il suo art. 5 alla sostituzione dell’articolo 17 della LR 27/1998 inerente alla Bonifica e ripristino ambientale dei siti contaminati. In particolare la norma precisa che le funzioni amministrative concernenti la convocazione delle conferenze di servizi, l’autorizzazione del piano di caratterizzazione, l’approvazione del piano di monitoraggio e del progetto operativo degli interventi di bonifica o di messa in sicurezza, l’approvazione del progetto di bonifica, sono delegate ai comuni. Nel caso di bonifica di siti compresi nel territorio di più comuni, tali competenze sono riservate alla Regione.

86 Nel caso in cui i soggetti responsabili della contaminazione non provvedano direttamente agli adempimenti previsti dal titolo V della parte IV del d.lgs. 152/2006, o non siano individuabili e non provvedano né il proprietario del sito né altri soggetti interessati, tali interventi sono effettuati d'ufficio dal comune territorialmente competente e, ove questo non provveda, dalla Regione, secondo l'ordine di priorità fissato dal piano regionale per la bonifica delle aree inquinate. Le somme anticipate per la realizzazione degli interventi di bonifica e di messa in sicurezza, dalla Regione o dal comune verranno recuperate con le modalità previste dal regio decreto 14 aprile 1910, n. 639. L’intero territorio del Lazio, dopo la dichiarazione della Emergenza Rifiuti del 1999 riguardante Roma e provincia, è stato sottoposto allo stato di Commissariamento (OPCM n. 3249 del 8.11.2002). Con DPCM del 2 febbraio 2007 è stato prorogato, fino al 31 dicembre 2007, lo stato di emergenza nel territorio nella Regione Lazio in ordine alla situazione di crisi socio-economico ambientale nel settore dei rifiuti urbani, speciali e speciali pericolosi. Con il decreto commissariale n. 95 del 18 ottobre 2007, è stato integrato e modificato il Piano degli interventi di emergenza per l'intero territorio del Lazio. Successivamente con DPCM 25 gennaio 2008 (Gazzetta ufficiale 6 febbraio 2008 n. 31) è stato ulteriormente prorogato lo stato di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella Regione Lazio al fine di consentire il completamento degli interventi per il successivo passaggio alla gestione ordinaria al fine di poter consentire il completamento degli iter di approvazione nonché l'espletamento delle azioni amministrative e degli interventi programmati e in corso al 31 dicembre 2007, finalizzati alla chiusura del ciclo dei rifiuti urbani in applicazione del Piano degli Interventi di Emergenza per l’intero territorio, e favorire il passaggio alla gestione degli enti e delle amministrazioni competenti in via ordinaria. Con l’Accordo di Programma Quadro12 "bonifica dei siti inquinati e gestione dei rifiuti", stralcio dell'Accordo "Aree sensibili: difesa del suolo - tutela della costa - sistemi della depurazione e reti fognarie" (APQ8) tra il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, il Ministero e dell'Economia e delle Finanze e la Regione Lazio del 22 marzo 2002 viene data attuazione ad un sistema integrato di interventi finalizzato alla tutela di aree che necessitano di bonifica e recupero ambientale nonché di valorizzazione della raccolta differenziata ed ottimizzazione del sistema regionale di gestione dei rifiuti. L’obiettivo dell’Accordo è un programma triennale 2002-2004 per il recupero ambientale dei siti degradati, ed in particolare delle discariche di rifiuti solidi urbani e dei siti industriali inquinati con un impegno finanziario di 7 Mln di euro da parte del Ministero dell’Ambiente, 11 Mln di euro con fondi CIPE e 2 Mln con fondi regionali. I Comuni della Provincia oggetto di intervento risultavano:

ACQUAPENDENTE - Bonifica e recupero ambientale della discarica in loc. Lionello, Torre Alfina, Trevinano per € 51.645,69 - Bonifica e recupero ambientale discarica in Mezzagnone, Canestraccio € 203.484,02 - Bonifica e recupero ambientale discarica in loc. Morgi € 190.056,13 - Bonifica e recupero ambientale discarica in loc. Monte € 206.582,76 VITERBO - Realizzazione stazione ecologica per rifiuti agricoli in area depressa € 103.291,38 TARQUINIA - Realizzazione stazione ecologica per rifiuti agricoli € 103.291,38 - Bonifica e recupero ambientale discarica in loc. Punta delle Monache € 653.317,97 BOLSENA - Interventi per la raccolta differenziata € 77.468,53 CAPRANICA - Interventi per la raccolta differenziata € 77.468,53

12 L´Accordo di Programma Quadro (APQ) costituisce lo strumento attuativo dell´Intesa Istituzionale di Programma nei settori d´intervento previsti dalla medesima e rappresenta uno strumento prioritario per la programmazione delle risorse nazionali e regionali per lo sviluppo territoriale (legge n. 662/1996, art. 2, comma 203). Soggetti sottoscrittori dell´APQ sono i Ministeri, le Regioni e Province autonome nonché le società e gli Enti che realizzano infrastrutture nel territorio nazionale (es. ANAS, RFI, ENAC, ENAV, Autorità portuali). Soggetti attuatori, oltre ai sottoscrittori, sono gli Enti Locali, altri soggetti pubblici e, in alcuni casi, anche soggetti privati. L´Accordo é vincolante per tutti i soggetti che vi partecipano.

87 La Regione Lazio, con Deliberazione di Consiglio Regionale n.112 del 10 luglio 2002 ha approvato il Piano Regionale di gestione dei rifiuti comprendente il Piano delle Bonifiche dei Siti Inquinati: contemporaneamente ha avviato l’attività di programmazione e finanziamento degli interventi di messa in sicurezza d’emergenza, caratterizzazione dei siti e di bonifica o messa in sicurezza permanente delle aree inquinate. Nel Piano Regionale delle Bonifiche dei Siti Contaminati sono elencati dati ed informazioni reperiti presso gli uffici competenti della Regione Lazio e delle Province e, nei casi in cui è stato possibile rappresentarlo, le schede dei siti inquinati che costituiscono l’Anagrafe dei siti contaminati. Il Piano Regionale delle bonifiche ha presentato alla data di approvazione lo stato delle conoscenze riguardo: − l’anagrafe dei siti; − elenco di priorità dei siti su cui effettuare bonifiche; − criteri per la fase di caratterizzazione dei siti; − un panorama delle tecniche di bonifica; − valutazione dei costi per il risanamento delle situazioni più gravi.

La Regione Lazio con DGR n.1070 del 29/11/2005 ha stabilito la ripartizione programmatica dei 79,1 Mln di € destinati ad interventi infrastrutturali materiali e immateriali, di cui alla Delibera CIPE 35/2005, distribuendoli in quote eguali tra i seguenti settori di intervento: • Ambiente- Rifiuti e Bonifica • Ambiente – Aree sensibili: conservazione natura, difesa del suolo, ciclo integrato delle acque • Beni e Attività Culturali • Infrastrutture - Viabilità • Infrastrutture - Trasporti

Con DGR del 31/3/2006, la Regione Lazio ha definito l’elenco degli interventi da inserire negli APQ individuati, individuando le risorse disponibili da destinare agli interventi strutturali previsti. Per l’APQ 8 relativo alla “Bonifica dei siti inquinati e gestione dei rifiuti” è stato realizzato un secondo accordo integrativo stralcio. L’accordo integrativo 2006 relativo alla bonifica dei siti inquinati rappresenta il terzo momento di un percorso iniziato nel 2002 con la stipula del primo stralcio (proposta di Accordo approvata con DGR 27.11.01 n. 1762) ed il successivo Protocollo aggiuntivo siglato il 4 agosto 2004.

Di seguito si sintetizzano i tre momenti che segnano le tappe del programma regionale di bonifiche dei siti inquinati dal 2002 a metà del 2006.

APQ N.8 Bonifica dei siti inquinati e successivi integrazioni dal 2002 al 2006 N° interventi risorse stanziate € Ministero Ambiente CIPE Regione Privati Marzo 2002 54 20.541.586,50* 7.127.105,15 11.107.438,50 2.272.410,33 34.632,48 Agosto 2004 4 5.418.228,45* 5.366.582,76 51.645,69 Marzo 2006 16 16.192.758,10 15.812.111,00 380.647,10 Totale 42.152.573,05 7.127.105,15 32.286.132,26 2.704.703,12 34.632,48 * al 31/12/2005

Gli interventi proposti con il nuovo APQ sono 16 con impiego di risorse finanziarie CIPE per complessivi € 15.812.111, oltre a risorse della Regione già impegnate a favore dei soggetti attuatori. Le iniziative si inseriscono nella strategia finalizzata dalla Regione per le aree inquinate: gli interventi possono essere la caratterizzazione del sito, la messa in sicurezza d’emergenza, la messa in sicurezza permanente e il ripristino ambientale.

88

Ai punti 12-16 sono riportati i territori, l’oggetto di intervento nei Comuni della Provincia di Viterbo e la relativa spesa: - Montalto di Castro, Messa in sicurezza d’emergenza dell’area di deposito pneumatici sita in loc. Serpentario in Pescia Romana € 493.400,00 - Tessenano, messa in sicurezza d’emergenza dell’area di discarica Macchia del Terzo € 770.165,05 - Capranica, messa in sicurezza d’emergenza e caratterizzazione in danno loc. Prospero area ex cava € 115.846,53 completamento LR 27/98 - Castel Sant'Elia, messa in sicurezza d’emergenza e caratterizzazione della cava ITALCHAMOTTE in loc. Cerasolo, € 88.407,67 completamento LR 27/98 - , messa in sicurezza d’emergenza e caratterizzazione della cava Batoli - loc. Cinelli, € 564.946,67 completamento LR 27/98

L’obiettivo dell’accordo era finalizzato al recupero ambientale di siti degradati individuati, con particolare attenzione alle situazioni più gravi presenti nella Regione Lazio. Gli altri interventi urgenti sono stati individuati dalla Regione Lazio in relazione agli obblighi di intervento nei siti inquinati, in alcuni casi sottoposti anche a sequestro giudiziario, per assicurare la messa in sicurezza d’emergenza e la caratterizzazione delle aree con l’esecuzione delle indagini per l’investigazione delle matrici ambientali interessate. La Regione assume direttamente l’onere di intervento nel caso in cui i soggetti obbligati per legge alla bonifica di un sito siano inadempienti, soprattutto se lo stato di inquinamento riscontrato può aggravarsi con rischi di carattere igienico sanitario per le popolazioni residenti. Per tali interventi è prevista la messa in sicurezza d’emergenza del sito che rappresenta pertanto l’intervento preliminare propedeutico alla bonifica. Al tempo stesso la messa in sicurezza d’emergenza è la fase da effettuare con più urgenza onde evitare l’aggravarsi delle condizioni di pericolosità di un sito. Per ogni progetto di bonifica o di messa in sicurezza permanente è necessario svolgere le tre fasi di approfondimento che conducono all’intervento: - piano di caratterizzazione (devono essere forniti tutti gli elementi conoscitivi che permettono di ricostruire le attività di gestione dei rifiuti svolte sul sito e la descrizione delle caratteristiche ambientali e territoriali); - piano preliminare (comprende elaborazioni cartografiche del piano di caratterizzazione); - piano definitivo (contiene il dettaglio degli interventi, dei costi, definisce prescrizioni e limitazioni all’uso del sito). Per ogni progetto dei siti inquinati vengono valutati 11 parametri: 1. Le tipologie di rifiuti: a) industriali e/o speciali; b) solidi urbani; c) inerti e/o ingombranti; 2. Interventi eseguiti nel sito: bonifica, rimozione della fonte inquinante e/o la sua neutralizzazione e ripristino delle normali condizioni nell’area oggetto della contaminazione, nonché monitoraggio dei suoi parametri fondamentali; messa in sicurezza, contenimento o isolamento definitivo delle sostanze inquinanti rispetto all’ambiente circostante; 3. Condizioni dei rifiuti nel sito (abbandonati all’aperto, in contenitori deteriorati); 4. Utilizzo del suolo (priorità alle aree di sviluppo residenziale o agricolo); 5. Dimensioni dell’area inquinata o dei volumi di suolo inquinati; 6. Distanza dai centri abitati; 7. Pericolosità della sorgente; 8. Presenza di corpi idrici; 9. Relazione con la falda; 10. Presenza di vincoli nell’area o nelle immediate vicinanze; 11. Attività di “caratterizzazione” già effettuata (con accertamento di contaminazione di acqua o suolo) o meno.

89 Nel Documento di programmazione economico finanziaria della Regione Lazio per il periodo 2008- 2010, riporta quali obiettivi strategici della Direzione Attività della Presidenza: • Promuovere la raccolta differenziata nel territorio regionale; • Riassetto e riorganizzazione del settore energetico regionale; • Aggiornamento Piano Regionale delle Bonifiche. L’attività di risanamento e recupero ambientale dei siti degradati e/o inquinati e gli aggiornamenti del piano regionale delle bonifiche segue quanto realizzato nell’ambito dell’APQ del 2002. Essa è stata oggetto di appositi stanziamenti nel Bilancio regionale 2007. Nell’ottobre 2008 è stato realizzato un 2° “accordo integrativo” per gli interventi da finanziare con l’Accordo di Programma Quadro 8 “bonifica dei siti inquinati”. Ognuno degli interventi individuati era coerente con gli obiettivi regionali per il recupero dei siti degradati, e con il Piano Regionale di gestione dei rifiuti approvato con Deliberazione di Consiglio Regionale n.112 del 10 Luglio 2002, comprendente il Piano delle Bonifiche dei Siti Inquinati. L’intervento di messa in sicurezza d’emergenza e caratterizzazione della cava ITALCHAMOTTE in località Cerasolo, ricadente sul territorio del Comune di “Castel Sant’Elia” riguardava un sito, facente parte di un territorio di proprietà privata, che risultava sottoposto a sequestro dall’autorità giudiziaria a seguito dell’inottemperanza dei proprietari dell’area e dei responsabili dell’inquinamento. A tal fine le procedure per l’avvio della messa in sicurezza e bonifica dell’area erano state intraprese dal Comune.

Le modalità di copertura finanziaria dell’intervento di Castel Sant’Elia sono mutate, attualmente è il proprietario dell’area che assume l’onere e i costi della messa in sicurezza e bonifica del sito. Questa situazione ha reso disponibili nuove risorse finanziarie con le quali la Regione ha fatto fronte alla messa in sicurezza di altri siti inquinati. La Regione Lazio ha individuato un nuovo sito inquinato da bonificare localizzato sul territorio del Comune di Canino su cui orientare le risorse (CIPE e regionali) inizialmente stanziate per Castel Sant’Elia. L’intervento di caratterizzazione e messa in sicurezza della discarica Canestraccio, sul territorio del Comune di Canino (VT) è un completamento dell’intervento attuato con l’APQ 8 eseguito nella stessa area, nella discarica di Mezzagnone.

Viene prevista la totale rimozione dei rifiuti presenti nel sito, la verifica del rispetto dei limiti di inquinamento stabiliti dal titolo V del D.lgs 152/06 ed il ripristino morfologico dell’area. Il progetto definitivo è stato valutato favorevolmente nell’ottobre 2007 dalla conferenza dei servizi appositamente convocata dal Comune di Canino, il costo totale degli interventi previsti ammonta ad € 290.215,99 con completa copertura finanziaria dell’intervento con fondi CIPE. Il progetto definitivo dell’intervento è disponibile e prevede i lavori di scavo e rimozione dei residui R.S.U., carico, trasporto e smaltimento verso una discarica controllata, e sistemazione dell’area secondo i profili del terreno circostante.

Definizione dell’indicatore e metodologia di calcolo L’indicatore si misura come numero dei siti contaminati sul territorio. Sono riportate le situazioni denunciate di inquinamento e i siti potenzialmente contaminati. L’indicatore, pur non rappresentando da solo la reale situazione del livello e della qualità della contaminazione delle superfici dei suoli, dà una misura dell’entità della problematica e delle tipologie di attività di provenienza che maggiormente insistono sul territorio.

Evidenze riscontrate Il territorio della Provincia non presenta situazioni di contaminazione del suolo particolarmente gravi, vista la scarsa presenza di siti industriali. Le situazioni di contaminazione del suolo, denunciate ai sensi del DM 471/99 e D. Lgs. 152/06 sono 145 (Tab. 3.4.1).

90 Tab. 3.4.1: Situazioni denunciate di inquinamento al suolo al 2008 Area Tipologia Comune Tipologia sito contaminata Avanzamento lavori contaminante (mq) Acquapendente ex Discarica Rifiuti 7600 approvato piano di caratterizzazione Acquapendente ex Discarica Rifiuti 1650 approvato piano di caratterizzazione Acquapendente ex Discarica Rifiuti 1100 approvato piano di caratterizzazione Acquapendente Trasformatore Olio con PCB 15 autocertificazione Acquapendente Trasformatore Olio con PCB 110 autocertificazione Acquapendente capannone coperto da eternit Fibre di Amianto Non disponibile notifica e varie comunicazioni olio isolante da Acquapendente trasformatore MT/bt su palo trasformatore 30 autocertificazione Acquapendente Trasformatore Olio con PCB 20-30 autocertificazione Acquapendente p.v. carburanti idrocarburi Non disponibile autocertificazione Arlena di C. ex discarica comunale rifiuti 27000 presentato piano di caratterizzazione p.v. Idrocarburi Non disponibile presentato piano di caratterizzazione Bagnoregio Trasformatore Olio con PCB 30 autocertificazione Bassano in olio isolante da Teverina trasformatore MT/bt su palo trasformatore 10 autocertificazione pannelli cemento- Bassano in amianto e Teverina discarica abusiva calcinacci Non disponibile notifica e varie comunicazioni comunicazione Regione Lazio per ex Discarica Rifiuti non definito finanziamenti Bolsena Trasformatore Olio con PCB 5 autocertificazione Bolsena trasformatore MT/bt Olio con PCB 10 autocertificazione approvazione progetto operativo di Bolsena p.v. idrocarburi Non disponibile bonifica olio isolante da Bolsena trasformatore MT/bt su palo trasformatore 30 autocertificazione calcestruzzo, materiale ferroso, abbandono di rifiuti su pannelli fibro- Bolsena arenile demaniale cemento Non disponibile notifica Trasformatore Olio con PCB 15 autocertificazione Bomarzo Trasformatore Olio con PCB 80 autocertificazione Bomarzo allevamento avicolo rifiuti 20000 notifica Calcata ex Discarica Rifiuti non definito approvato piano di caratterizzazione olio isolante da Canepina trasformatore MT/bt su palo trasformatore 20 autocertificazione olio isolante da Canepina trasformatore MT/bt su palo trasformatore 1 autocertificazione Canino ex Discarica Rifiuti 7400 approvato piano di caratterizzazione rifiuti vari (residui di piattelli, bossoli Canino terreno contaminato esplosi) Non disponibile notifica approvato progetto definitivo di Capranica Incidente stradale Idrocarburi non definito bonifica Capranica Incidente stradale Bitume Non disponibile autocertificazione approvato piano di caratterizzazione Capranica recupero ambientale Rifiuti Non disponibile con copertura sito dismesso destinato ad Idrocarburi, Rame, Capranica attività di autodemolizione Piombo Non disponibile autocertificazione

91 Capranica e Incidente stradale Idrocarburi Non disponibile approvato piano di caratterizzazione ex discarica comunale rifiuti 1000 comunicazione Comune Castel S. Elia recupero ambientale Rifiuti Non disponibile approvato piano di caratterizzazione Castel S. Elia ex discarica Rifiuti Non disponibile comunicazione Regione Lazio Castiglione in Trasformatore Olio con PCB 12 autocertificazione Celleno ex Discarica Rifiuti 6000 approvato piano di caratterizzazione Civita Incidente stradale Smalto ceramico Non disponibile notifica e messa in sicurezza Civita p.v. idrocarburi Non disponibile presentato progetto di bonifica Civita quarzo e ossido di Castellana incidente stradale zinco Non disponibile verbale sopralluogo ARPA Lazio Civitella approvato progetto preliminare e d'Agliano p.v. Idrocarburi Non disponibile definitivo di bonifica Civitella d'Agliano trasformatore MT/bt Olio con PCB 50 circa autocertificazione Civitella olio isolante da d'Agliano trasformatore MT/bt su palo trasformatore 30 autocertificazione Civitella d'Agliano cunetta autostradale detergenti 40 autocertificazione Civitella olio isolante da d'Agliano trasformatore MT/bt su palo trasformatore 24 autocertificazione Idrocarburi, Fabrica di amianto, PCB, Roma raffineria metalli inattiva rifiuti 2300 presentato piano di caratterizzazione trasformatore MT/bt Olio con PCB 50 autocertificazione sito di estrazione di sabbia e Gallese ghiaia idrocarburi Non disponibile approvato piano di caratterizzazione olio isolante da Gallese trasformatore MT/bt su palo trasformatore 10 autocertificazione Trasformatore Olio con PCB 40 autocertificazione Gradoli Trasformatore Olio con PCB Non disponibile autocertificazione Gradoli Trasformatore Olio con PCB Non disponibile autocertificazione p.v. Idrocarburi Non disponibile notifica olio isolante da Graffignano trasformatore MT/bt trasformatore 50 autocertificazione rifiuti (materiale da demolizione, notifica superamento CSC Graffignano terreni agricoli elettrico e ferroso) Non disponibile dell'ARPA Lazio Ischia di Castro Trasformatore Olio con PCB 100 autocertificazione Ischia di olio isolante da Castro trasformatore MT/bt su palo trasformatore 50 autocertificazione Ischia di olio isolante da Castro trasformatore MT/bt su palo trasformatore 50 autocertificazione Trasformatore Olio con PCB 50 autocertificazione segnalazione Comune per presunto Latera ex cava Fibre di Amianto Non disponibile superamento CSC olio isolante da trasformatore MT/bt trasformatore 100 autocertificazione notifica superamento CSC Marta incendio capannone eternit Fibre di Amianto Non disponibile dell'ARPA Lazio Marta punto vendita carburanti idrocarburi Non disponibile notifica Montalto di Castro p.v. Idrocarburi Non disponibile approvato progetto di bonifica

92 Montalto di centrale policombustibile olio combustibile Castro produzione energia elettrica denso 7300 approvato piano di caratterizzazione Montalto di approvato progetto definitivo per la Castro ex discarica pneumatici rifiuti Non disponibile messa in sicurezza Montalto di notifica superamento CSC Castro terreno agricolo fibre di amianto Non disponibile dell'ARPA Lazio Montalto di notifica superamento CSC Castro terreno agricolo fibre di amianto Non disponibile dell'ARPA Lazio Trasformatore Olio con PCB 25 autocertificazione incendio in sito di stoccaggio notifica e messa in sicurezza di Montefiascone materiali 300 emergenza Monteromano Trasformatore Olio con PCB 25 autocertificazione Monteromano Trasformatore Olio con PCB 20 autocertificazione varie tipologie notifica da parte della ASL di Monteromano discarica rifiuti Non disponibile Viterbo Trasformatore Olio con PCB 15-20 autocertificazione ex discarica comunale rifiuti 300000 comunicazione Comune olio isolante da Nepi trasformatore MT/bt su palo trasformatore 20 autocertificazione Trasformatore Olio con PCB 10 autocertificazione ex Discarica Rifiuti 8613 approvato piano di caratterizzazione approvato progetto definitivo di Orte p.v. Idrocarburi 300 bonifica presentato progetto preliminare per la messa in sicurezza permanente del Orte Stabilimento laterizi Rifiuti 7200 sito Orte piazzale gasolio Non disponibile notifica Orte incendio manufatto Non disponibile notifica Proceno ex Discarica Rifiuti 4000 comunicazione Regione Lazio approvato piano di caratterizzazione p.v. idrocarburi 685 con prescrizioni S. Lorenzo Nuovo p.v. HC 1000 presentato piano di caratterizzazione Trasformatore Olio con PCB 80 autocertificazione Soriano nel Cimino Trasformatore Olio con PCB 12 autocertificazione Soriano nel olio isolante da Cimino trasformatore MT/bt su palo trasformatore 80 autocertificazione Soriano nel olio isolante da Cimino trasformatore MT/bt su palo trasformatore 40 autocertificazione Soriano nel notifica e messa in sicurezza Cimino olio BTZ Non disponibile d'emergenza Soriano nel Cimino punto vendita carburanti idrocarburi Non disponibile notifica rilascio certificazione avvenuta Sutri p.v. Idrocarburi Non disponibile bonifica Abbandono rifiuti inerti Sutri contenenti eternit Rifiuti 50 approvato piano di caratterizzazione rilascio certificazione avvenuta Sutri incendio capannone eternit Rifiuti 450 bonifica Tarquinia p.v. Idrocarburi Non disponibile presentato piano di caratterizzazione Tarquinia manca Non disponibile presentato piano di caratterizzazione Tarquinia Rifiuti abbandonati Rifiuti Non disponibile notifica Tarquinia Trasformatore Olio con PCB 5 autocertificazione Contaminazione sede Tarquinia stradale idrocarburi Non disponibile presentata analisi di rischio

93 olio isolante da Tarquinia trasformatore MT/bt su palo trasformatore 16 autocertificazione Tarquinia terreno contaminato Non disponibile autocertificazione Tarquinia terreno contaminato Non disponibile autocertificazione olio isolante da Tarquinia trasformatore MT/bt su palo trasformatore 20 autocertificazione presentata relazione tecnica di accertamento della qualità ambientale e di messa in sicurezza Tarquinia punto vendita carburanti idrocarburi 500 d'emergenza Tarquinia punto vendita carburanti idrocarburi Non disponibile notifica approvato progetto di messa in ex discarica Non disponibile sicurezza e caratterizzazione Tessennano terreno contaminato 200000 autocertificazione Tuscania Trasformatore Olio con PCB 25 autocertificazione ordinanza Comune per bonifica Tuscania Azienda agrobiologica Fibre di Amianto Non disponibile ambientale Tuscania Terreno agricolo rifiuti Non disponibile emessa ordinanza di bonifica ex Discarica Rifiuti 3000 comunicazione Regione Lazio rilascio certificazione avvenuta Vetralla Incidente stradale Rifiuti 150 bonifica approvato piano di caratterizzazione Vetralla recupero ambientale Rifiuti Non disponibile con copertura Vetralla autodemolitore Rifiuti 200 autocertificazione ex-cava - sito con presenza di pneumatici interessati da incendio e sito con presenza di materiali provenienti da Vetralla demolizioni edili rifiuti Non disponibile verbale sopralluogo ARPA Lazio approvazione piano di Vignanello ex Discarica Rifiuti 9360 caratterizzazione con prescrizioni Vignanello trasformatore MT/bt Olio con PCB 50 circa autocertificazione olio isolante da Vignanello trasformatore MT/bt su palo trasformatore 20 autocertificazione Viterbo Trasformatore Olio con PCB 10 autocertificazione Viterbo Trasformatore Olio con PCB 100 autocertificazione Viterbo Trasformatore Olio con PCB 80 autocertificazione rilascio certificazione avvenuta Viterbo punto vendita carburanti idrocarburi Non disponibile bonifica approvazione piano di Viterbo benzina Idrocarburi 8000 caratterizzazione Viterbo incidente stradale Idrocarburi 80 operazioni di messa in sicurezza olio isolante da Viterbo trasformatore MT/bt su palo trasformatore 50 autocertificazione Viterbo capannone dismesso Fibre di Amianto Non disponibile verbale sopralluogo SIP della ASL olio isolante da Viterbo trasformatore MT/bt su palo trasformatore 30 autocertificazione olio isolante da Viterbo trasformatore MT/bt su palo trasformatore 4 autocertificazione olio isolante da Viterbo trasformatore MT/bt su palo trasformatore 8 autocertificazione Viterbo contaminazione sede stradale Benzina 200 autocertificazione approvazione piano di caratterizzazione con ulteriori Viterbo discarica rifiuti 64000 indagini olio isolante da Viterbo trasformatore MT/bt su palo trasformatore 5 autocertificazione Viterbo punto vendita carburanti idrocarburi 1500 rilascio certificazione avv. bonifica

94 olio isolante da Viterbo trasformatore MT/bt su palo trasformatore 20 autocertificazione Viterbo terreno agricolo nafta agricola 15 autocertificazione Viterbo scavo terreno idrocarburi Non disponibile emessa ordinanza di bonifica Viterbo terreno gestione rifiuti idrocarburi 5000 operazioni di messa in sicurezza olio isolante da Viterbo trasformatore MT/bt su palo trasformatore 20 autocertificazione olio isolante da Viterbo trasformatore MT/bt su palo trasformatore 10 autocertificazione Viterbo Trasformatore Olio con PCB 5 autocertificazione bonifica effettuata in attesa di Viterbo p.v. Idrocarburi 1800 collaudo approvazione piano di caratterizzazione con ulteriori Viterbo p.v. Idrocarburi Non disponibile indagini approvazione progetto preliminare di Viterbo Incidente stradale Acido solforico 100 bonifica Vitorchiano Trasformatore Olio con PCB 30 autocertificazione olio isolante da Vitorchiano trasformatore MT/bt trasformatore 25 autocertificazione olio isolante da Vitorchiano trasformatore MT/bt su palo trasformatore 10 autocertificazione Vitorchiano contaminazione sede stradale gasolio Non disponibile verbale sopralluogo ARPA Lazio Fonte: Assessorato Ambiente

Dagli ultimi dati in possesso al 2008 è possibile fare un quadro di quelli che generalmente sono i principali inquinanti sul territorio provinciale e, di conseguenza, agire attraverso politiche territoriali di prevenzione sul territorio (Fig.3.4.1).

Fig. 3.4.1: Contaminanti del suolo

3% 6% 4%

23% 23% 21% 1%

19%

Fibre amianto Idrocarburi Olio combustibile Olio con PCB Olio isolante da traasformatore Rifiuti Detergenti, acido solforico, olio BTZ, ossido di zinco, smalto ceramico Altro Fonte: Dati Assessorato Ambiente

La situazione dal 2003 al 2008 in ambito provinciale in merito alle 145 denuncie di siti inquinati è quella descritta in figura 3.4.2.

95

Fig. 3.4.2: Situazione siti inquinati 24 24 25 20 18 18 20 1616 15 11 10 9 10 10 10 6 6 6 7 4 4 5 0 2003 2004 2005 2006 2007 2008

Siti denunciati

Interventi di messa in sicurezza di emergenza a seguito di incidenti

Progetti per indagini preliminari, bonifica e rispristino ambientale

Fonte: Assessorato Ambiente della Provincia

Come risulta evidente, la situazione relativa ai siti segnalati (145 siti) nel territorio provinciale riguarda essenzialmente un inquinamento legato alla presenza di discariche o di rifiuti abbandonati, nonché di sversamenti accidentali e alla presenza di punti vendita di carburante.

L’Ufficio Bonifica Siti Contaminati nel corso dell’ultimo triennio ha aperto circa 70 nuovi fascicoli di siti da bonificare ai sensi del D.M. 471/99 e successivamente il D.Lgs. 152/06, portando a 145 il numero complessivo dei fascicoli gestiti. Nello stesso periodo sono stati effettuati circa duecentocinquanta sopralluoghi per partecipare a varie conferenze dei servizi ai sensi della L.241/90 convocate dai Comuni ed in alcuni casi i sopralluoghi hanno riguardato direttamente il sito contaminato. L’operazione di polizia giudiziaria "Giro d' Italia, ultima tappa Viterbo" che ha avuto come fulcro delle attività d'indagine la provincia di Viterbo ha smantellato un'articolata organizzazione criminale che operava una sistematica manipolazione e miscelazione dei rifiuti prodotti da aziende del Lazio, Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Toscana, Emilia Romagna e Campania. I rifiuti, costituiti da fanghi di cartiera, terre inquinate da PCB, ceneri di acciaieria, rifiuti farmaceutici e contenenti alte concentrazioni di zinco, piombo e nichel, viaggiavano accompagnati da certificazioni false, e venivano poi smaltiti in tre ex cave in ripristino ambientale. Sono state arrestate 9 persone e 28 sono state denunciate, con l'accusa di attività organizzata al traffico illecito di rifiuti, gestione illecita di rifiuti e falso in atto pubblico

Tra i siti contaminati più importanti le tre ex- cave, attualmente ancora sotto sequestro di Vetralla, Capranica e Castel S. Elia che nel corso del triennio sono state seguite con attenzione anche partecipando ai lavori del Comitato Provinciale specifico. La situazione aggiornata è la seguente:

Vetralla: la messa in sicurezza del sito non è ancora stata fatta, il Comune si è sostituito alla Ditta e nel maggio 2006 è stato approvato al Comune, in sede di conferenza dei servizi, il Piano di Caratterizzazione dell’area predisposto da ENEA ACS, la quale ha poi attuato tale piano arrivando alla conclusione che il sito deve essere considerato, in base alla legge, contaminato. Nel maggio 2007 la conferenza di servizi ha approvato definitivamente le conclusioni dell’ENEA ACS ritenendo necessario allontanare nel minor tempo possibile i rifiuti presenti sul sito e non ancora miscelati e procedere alla redazione del piano preliminare di bonifica ai sensi del D.M. 471/99 per il quale il Comune ha provveduto a formalizzare l’incarico al Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” per redigere il progetto preliminare di bonifica ai sensi del DM 471/99 ed a Dicembre 2008 è stato approvato in sede di conferenza di servizi la copertura dell’ex cava per impedire che le acque piovane dilavino ulteriormente l’ammasso di rifiuti

96 stoccati. Alcuni rifiuti contenuti in big-bags e non ancora miscelati sono stati allontanati dal sito e smaltiti.

Castel S.Elia: la messa in sicurezza del sito non è ancora stata fatta, il Comune non si è sostituito alla Ditta. Nel maggio 2006 è stato approvato alla Ditta ITALCHAMOTTE SRL, in sede di conferenza dei servizi, il Piano di Caratterizzazione dell’area predisposto da vari tecnici con la supervisione di ENEA PROT. I lavori di caratterizzazione del sito ai sensi del DM 471/99 sono iniziati nel luglio 2006 ed i vari campionamenti, con la sovrintendenza dell’ARPA Lazio, si sono conclusi i primi di agosto 2006. Dopo diverse analisi da parte della ASL di Viterbo, della ditta ITALCHAMOTTE e ARPA Lazio in merito al superamento dei limiti normativi del DM 471/99, nell’ottobre 2007 si è tenuta una conferenza di servizi in cui si è preso atto della contaminazione del sito e ribadita la necessità di procedere secondo quanto stabilito dal D.M. 471/99 alla redazione del progetto preliminare di bonifica ed alla eventuale successiva analisi di rischio. Nel maggio 2008 la ditta ITALCHAMOTTE SRL, nel corso di una nuova conferenza di servizi, ha chiesto ed ottenuto di procedere alla bonifica del sito non più in base al DM 471/99 ma in base alla vigente normativa in materia D.Lgs. 152/06. La stessa è stata autorizzata ad eseguire ulteriori indagini sul sito al fine di redigere l’Analisi di Rischio specifico ai sensi del D.Lgs. 152/06 e s.m.i.. Nel novembre 2008 è stata convocata una nuova conferenza di servizi presso il comune per valutare i risultati delle ulteriori indagini eseguite dalla Ditta finalizzate alla predisposizione dell’analisi di rischio ai sensi del D.Lgs. 152/06 con s.m.i. che la Ditta provvederà a trasmettere entro i primi mesi del 2009.

Capranica : la messa in sicurezza del sito non è ancora stata fatta, il Comune si è sostituito alla Ditta e nel settembre 2006 è stato approvato al Comune, in sede di conferenza dei servizi, il Piano di Caratterizzazione dell’area predisposto da vari professionisti unitamente all’università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. Il Comitato tecnico scientifico della Regione Lazio ha chiesto piccole integrazioni al Piano di Caratterizzazione approvato in sede di Conferenza di Servizi. Il Comune di Capranica, dopo varie vicissitudini, ha chiesto formalmente all’ ENEA ACS di formulare un’offerta per realizzare tutte le indagini e le analisi previste nel suddetto Piano di Caratterizzazione. L’ENEA ACS ha effettuato una prima serie di indagini di tipo geotecnico e chimico fisico nel sito e nel luglio 2008 la conferenza di servizi ha preso atto del superamento dei limiti di concentrazione previsti dal DM 471/99 ed ha stabilito che il sito è inquinato dando mandato al comune di procedere alla redazione del progetto preliminare di bonifica previsto dall’art. 10 del DM 471/99. Nel novembre 2008 la conferenza di servizi ha preso atto di una seconda ed ultima relazione per la caratterizzazione del sito fatta da Enea ACS, dove si conferma il superamento dei limiti di concentrazione previsti dal DM 471/99 e si stabilisce che il sito è inquinato e si procederà alla messa in sicurezza del sito, attraverso un’adeguata copertura, affidando i lavori entro il dicembre 2008.

L’ENEA BAS BIOTEC sic ha consegnato nell’aprile 2008 alla Provincia di Viterbo i risultati del monitoraggio, iniziato nel 2006, sulle acque sotterranee e superficiali, atmosfera e prodotti agricoli nelle aree circostante le tre cave. Tutta la documentazione è disponibile on line sul sito della Provincia al seguente indirizzo http://www.provincia.vt.it/ambiente/documenti/relazione_conclusiva_enea_2008.pdf. Nel novembre 2008 l’ENEA BAS BIOTEC SIC ha consegnato alla Provincia di Viterbo lo stato avanzamento lavori sui risultati del monitoraggio ed a giugno 2009 si avrà un aggiornamento dei dati al suddetto indirizzo internet.

Le ulteriori situazioni di inquinamento rilevante presenti sul territorio provinciale sono ubicate nei comuni di Orte, Gallese, Viterbo e Graffignano dove recentemente l’ARPA Lazio ha effettuato

97 analisi sui terreni che testimoniano un notevole superamento delle c.s.c. previste dal D.Lgs. 152/06 per molteplici parametri.

Ai sensi dell’art. 242 del D. Lgs. 152/06 il responsabile dell'inquinamento, attuate le necessarie misure di prevenzione, effettua presso il sito contaminato un'indagine preliminare sui parametri oggetto dell'inquinamento e, nel caso in cui accerti che il livello delle concentrazioni soglia di contaminazione (CSC) non sia stato superato, provvede al ripristino della zona contaminata, dandone notizia, con apposita autocertificazione, al Comune ed alla Provincia competenti per territorio entro quarantotto ore dalla comunicazione. L'autocertificazione conclude il procedimento di notifica, ferme restando le attività di verifica e di controllo da parte dell'autorità competente da effettuarsi nei successivi quindici giorni.

Nell’ultimo triennio le autocertificazioni pervenute da ENEL e verificate dall’Amministrazione sono rappresentate di seguito, contestualmente alle certificazioni di avvenuta bonifica rilasciate dalla Provincia, su siti inquinati suddivise per annualità:

Fig. 3.4.3: Conclusione dei procedimenti di notifica per siti contaminati

14 12 12

10

8 Autocertificazioni

6 55 Certificazione Avvenuta Bonifica 4 2 2 1 0 0 2006 2007 2008 Fonte: Assessorato Ambiente della Provincia

3.5 – Aree degradate da Cave

L’attività estrattiva per le miniere e le cave è disciplinata dall’art.2 del R.D. n.1443 del 29/07/27, la Regione Lazio tramite apposita Legge regionale n. 17 del 2004 ha disciplinato tale attività abrogando un suo precedente atto n. 27/93. Gli articoli 30 e 31 della LR 17/04 disciplinano il rilascio delle autorizzazioni di cava nuova, nelle more dell’adozione del Piano Regionale delle Attività Estrattive (P.R.A.E.). L'attività di ricerca e coltivazione delle cave e torbiere è esercitata in conformità ai contenuti del Piano Regionale delle attività estrattive (P.R.A.E.) e nel rispetto dei vincoli previsti dagli strumenti di pianificazione paesistica, naturalistica (piani di assetto dei parchi) ed urbanistica, e dei piani di bacino di cui alla Legge 13 maggio 1989, n.183. Nelle disposizioni transitorie della LR 17/04 si prevede che l’apertura di nuove cave e torbiere, in assenza di PTPG, può essere autorizzata dalla Giunta regionale solo in caso di preminente interesse

98 socio-economico sovracomunale, previo parere vincolante delle commissioni consiliari competenti in materia di attività produttive ed ambiente. La Direttiva Europea 85/337/CEE, permette l’apertura di nuove cave ha condizione che venga predisposta una procedura di Valutazione di Impatto Ambientale. Tale Direttiva è stata recepita dal D.P.R. 12 Aprile 1996, e prevede che le cave e le torbiere con più di 500.000 m2 di materiale estratto o un’area interessata superiore a 20 ettari siano sottoposte alla procedura di V.I.A., sotto il controllo delle Regioni. Il recupero delle aree una volta cessata l’attività di cava è a carico del proponente.

Sulla base delle indicazioni regionali l’attività di ricerca dei materiali di cava e torbiera è preventivamente autorizzata dal comune in cui ricadono gli interventi per un periodo massimo di due anni, ai sensi dell'articolo 63, comma 2, lettera b), della L.R. 14/1999 e successive modifiche, il così come il rilascio, la revoca e la sospensione dell’autorizzazione per l'attività di coltivazione di cava e torbiera spetta al comune, entro i termini fissati dal regolamento comunale, che è tenuto alla vigilanza sul rispetto delle prescrizioni contenute nei provvedimenti autorizzatori e nelle relative convenzioni.

Il PRAE, Piano Regionale delle Attività Estrattive, costituisce lo strumento programmatico principale per sostenere lo sviluppo equilibrato del settore.

La bozza di Piano è stata elaborata dalla direzione attività produttive della Regione Lazio, in collaborazione con Sviluppo Lazio e il centro rischi idrogeologici dell’università “La Sapienza” di Roma, il piano presenta la mappatura di tutte le attività estrattive esistenti ed operanti sul territorio, i materiali estratti ed i dettagli cartografici. Atteso dal 1980, il PRAE dovrà fornire alle Province le linee-guida necessarie per la predisposizione dei piani territoriali, evidenziando i vincoli paesaggistici ed idrogeologici, le aree protette e quelle suscettibili di attività estrattiva. Il Piano Regionale delle Attività Estrattive (PRAE) è attualmente in corso di completamento dell’iter di approvazione.

Il territorio della Provincia di Viterbo è interessato da diverse attività estrattive in relazione ai litotipi affioranti. In particolare, cave di pozzolana, lave, pomici e blocchetti di tufo si hanno nei settori vulcanici compresi tra il Lago di Bolsena e il Lago di Vico. I materiali calcarei vengono estratti a Tarquinia (Macco). Le sabbie sono estratte presso i Comuni dell’area Tevere . In totale la superficie di competenza interessata da attività estrattive, tra quelle in esercizio e non in esercizio, è pari a 13,5 kmq (0,25%) per un totale di 215 siti di cava, 132 non in esercizio e 83 in esercizio.

Le attività di escavazione di sabbia e ghiaia nell’alveo dei corsi d’acqua, al di fuori del demanio fluviale per il quale valgono le prescrizioni di cui al R.D. 25 luglio 1904 n. 523, e nelle spiagge e fondali lacuali e di coltivazione di cave e torbiere (così come definite dal D.P.R. 24 luglio 1977 n.616), sono individuate nell’ambito dei piani di settore, i quali devono garantire la compatibilità delle stesse con le finalità del PAI.

In data 30 maggio 2008 é stato approvato il Decreto Legislativo 117 "Attuazione della direttiva 2006/21/CE relativa alla gestione dei rifiuti delle industrie estrattive, che modifica la direttiva 2004/35/CE". Il decreto si applica a tutte le strutture di deposito dei rifiuti dell’attività estrattiva in senso lato (quindi anche ai bacini di decantazione dei limi); é entrato in vigore il 7 luglio 2008 data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale

99 Definizione dell’indicatore e metodologia di calcolo L’indicatore misura il numero e la localizzazione dei siti estrattivi e la loro tipologia di produzione ad oggi conosciuti.

Evidenze riscontrate La provincia di Viterbo nel 2006 contava 114 cave di II categoria attive in cui erano presenti siti estrattivi di rocce ornamentali (38 suddivisi tra tufi, peperino, calcare, travertino), di materiali industriali, quali argilla, sabbia silicea, silice amorfa e materiale da costruzione come arenaria, basalto, calcare e lapillo, pomice, pozzolana, sabbia e ghiaia (Tab. 3.5.1 e Fig. 3.5.2). Da un’indagine presso i Comuni (dove il 41 % non ha fornito informazioni) risultavano all’ottobre 2007 presenti 70 siti estrattivi di cui 13 non operativi, sequestrati o con autorizzazione sospesa.

Tab.3.5.1: Siti estrattivi per tipologia di estrazione Arenaria 1 Basalto 9 Calcare 4 Lapillo 3 Lapillo e pozzolana 1 Lapillo e basalto 1 Peperino 12 Pomice e pozzolana 1 Pomice 2 Pozzolana e lapillo 1 Pozzolana 12 Sabbia e ghiaia 18 Silice 3 Travertino 2 Tufo 19 Tufo e pozzolana 1 Fonte Rapporto sullo stato dell’Ambiente del Lazio 2004

Fig.3.5.1.: Cave presenti sul territorio provinciale

Fonte: Assessorato Ambiente della Provincia

100 Le cave sono spesso legate a fenomeni di abbandono del territorio, sono sensibili al rischio di erosione, al peggioramento della composizione e dello stato della vegetazione e all’incremento dei fenomeni di abusivismo, incluso lo scarico di materiali in modo selvaggio. I danni causati dalle cave adibite abusivamente a discarica comprendono il possibile rischio di inquinamento delle acque superficiali e profonde, della falda, dell’aria, la contaminazione del suolo, nonché il negativo impatto visivo. Da alcuni anni, grazie a una Direttiva Europea, l’apertura di nuove cave è condizionata alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (Dir. 85/337/CEE). La procedura prevista dal D.P.R. 12 Aprile 1996, di recepimento della Direttiva, prevede che le cave e le torbiere con più di 500.000 m2 di materiale estratto o un’area interessata superiore a 20 ettari siano sottoposte alla procedura di V.I.A., sotto il controllo delle Regioni. Si riportano di seguito le approvazioni dell’ultimo triennio della Commissione Piccola e media impresa, commercio e artigianato e della Commissione Ambiente e cooperazione tra i popoli, pareri vincolanti perché la Regione possa rilasciare le autorizzazioni, in attesa dell’approvazione del PRAE, il Piano regionale per le attività estrattive. - Cava di pozzolana sita in località “Piano del Casalone” nel territorio del comune di Viterbo, a favore della Società De.Ga.Ter. S.r.l; -Cava di pozzolana sita in località “Piano di Giorgio” nel territorio del comune di Viterbo a favore della Società Marcellini S.r.l.; - Cava di sabbia e ghiaia sita in località “Casale dell’Orso” nel territorio del comune di Bomarzo (VT) a favore della Industriale Estrattive S.r.l.; - cava di basalto in località “Campo di Gugliano” nel territorio del comune di Ischia di Castro (VT) a favore della Società Quarzolite s.r.l”; - cava di sabbia e ghiaia in località “Piano delle Frasche” nel territorio del comune di Graffignano (VT) a favore della Società Inerti Viterbo s.r.l”. - "Comune di Gallese (Vt). Apertura di una cava di ghiaia e sabbia in Località ""Felceti"" Art. 17 comma 1 bis L.R. 24 del 06/07/1998. Autorizzazione Paesistica." - cava di pomice sita in località "Spinoccio" del territorio del comune di , a favore della società Quarzolite Srl, - cava di basalto sita in località "Valle Cento" del territorio del comune di Nepi, a favore della società Ircop Srl, - cava di travertino sita in località "Ponzano" del territorio di (VT), a favore della società Saitrav Srl tutte le cave autorizzate dalla Giunta regionale nel corso 2008 sono già presenti nella bozza del Piano PRAE - Comune di Latera e (Vt). Progetto di ampliamento miniera di feldspati in località "Pian dell'Alberone". L.R. n. 17 del 06.12.2004 e L.R. 24 del 06.07.1998 e s.m.i. - cava di pozzolana sita in località "Piano del Casalone" del territorio del Comune di Viterbo a favore della società De.Ga. Ter. Srl - cava di pozzolana sita in località "Piano di Giorgio" del territorio del Comune di Viterbo a favore della società Marcellini srl" - cava di sabbia e ghiaia sita in località "Casale dell'orso" nel territorio del Comune di Bomarzo(VT) a favore della Industriale Estrattiva S.r.l." - cava di pomice in località “Poggio del Fornacello” del territorio del Comune di Capodimonte (Viterbo) della società Fumoso Bruno s.n.c

Il Dossier di Legambiente “Rapporto sulla gestione dell’attività estrattiva nel territorio italiano” del 2008 risulta che le cave attive in Italia sono 5.725 mentre sono 7.774 quelle dismesse nelle Regioni in cui esiste un monitoraggio, ma 9 Regioni non hanno dati su quelle dismesse. Per il Lazio risultano 318 cave attive, oltre 16 milioni di metri cubi di materiale estratto, piano cave mai approvato, nessun dato su quelle dismesse, poco o nulla rispetto al recupero delle aree abbandonate

101 dalle attività estrattive. Sono ben 118 le cave in Provincia di Roma, 79 in Provincia di Viterbo, 76 in Provincia di Frosinone, 21 in Provincia di Latina e 14 in Provincia di Rieti. Le tariffe di concessione risultano bassissime, nel Lazio si pagano 0,30 € al m3 per sabbia, ghiaia, torba e argilla, e 0,50 € al m3 per il calcare e basalto, per le pietre ornamentali 2 € al m3.

Fig3.1 ripartizione delle cave secondo il materiale estratto

Secondo le stime dell’Anepla gli inerti estratti (sabbia, ghiaia, pietrisco per calcestruzzo e cemento) in Italia sono stati circa 375 milioni di tonnellate nel 2006. Nello stesso anno i rifiuti da costruzione e demolizione continuano a crescere, sono stati 45 milioni di tonnellate, al 90% collocati in discarica.

Fonte ANEPLA su dati ISTAT 2006- Rapporto sulla gestione dell’attività estrattiva nel territorio italiano

3.6 – La sensibilità sismica del territorio

La classificazione sismica del territorio italiano viene periodicamente rielaborata e affinata sulla base dei progressi conoscitivi della comunità scientifica. Attualmente la classificazione prevede la suddivisione dei comuni italiani in quattro zone sismiche caratterizzate da pericolosità sismica decrescente; tali zone sono individuate da quattro classi di accelerazione massima del suolo con probabilità di accadimento del 10% in 50 anni. Nel 2003, a seguito dell'OPCM del 20 marzo 2003, n. 3274, è stata realizzata una nuova classificazione sismica del territorio nazionale. Nella mappa di pericolosità sismica realizzata dall'INGV, approvata nell'aprile 2004 dalla Commissione per la Previsione e per la Prevenzione dei Grandi Rischi Nazionale, tutto il Paese è considerato soggetto a pericolo di terremoti, sia pure con sensibili variazioni tra le differenti zone. Alla luce dell' OPCM del 20 marzo 2003, n. 3274, le prime tre zone di tale classificazione corrispondono, dal punto di vista degli adempimenti previsti dalla Legge 64/74, alle zone di sismicità alta, media e bassa, mentre per la zona 4, di nuova introduzione, viene data facoltà alle regioni di imporre l'obbligo della progettazione antisismica. La Regione Lazio aveva recepito tale ordinanza con la DGR 766/03 ripartendo i suoi Comini per zone sismiche. Nel 2006, la classificazione sismica del territorio nazionale è variata a seguito dell’OPCM del 28 aprile 2006 n. 3519, che approva nuovi “Criteri generali per l’individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l’aggiornamento degli elenchi delle medesime zone”. L'Ordinanza 3519 consente un’articolazione delle zone sismiche più puntuale della precedente e fornisce alle regioni, una nuova mappa di pericolosità sismica di riferimento a scala nazionale, le stesse Regioni utilizzeranno tali criteri, secondo il D L n. 112 del 31 marzo 1998, articolo 94, comma 2, lettera a, per individuare le zone sismiche e formare e aggiornare l’elenco delle medesime zone. Tali criteri, così come la classificazione sismica precedente (2004), suddividono il territorio italiano in quattro zone caratterizzate da differenti classi di accelerazione massima del suolo (ag), espressi come frazione dell’accelerazione di gravità g, con probabilità di accadimento del 10% in 50 anni. Le zone possono essere divise in sottozone caratterizzate da valori di ag intermedi, intervallati da valori non minori di 0,025 g. Ad oggi tale ordinanza non è stata recepita dalla regione Lazio. Nelle suddette zone sismiche vengono applicate le Norme Tecniche per le Costruzioni approvate con Decreto del Ministro delle Infrastrutture e Trasporti del 14 settembre 2005.

102 L’ordinanza 3519 non modifica la classificazione sismica, ma permette alle Regioni di adeguare in modo criticamente consapevole la classificazione sismica del proprio territorio, se e quando lo riterranno opportuno, disegna una mappa scientificamente aggiornata della pericolosità sismica, in termini di accelerazione attesa con periodo di ritorno pari a 475 anni, fornisce ai progettisti valori puntuali delle accelerazioni attese, che potranno essere utilizzati nella pratica per una più puntuale definizione del moto atteso. Ciò consente alle Regioni di organizzare una suddivisione del proprio territorio in zone con differente pericolosità sismica, alle quali corrispondono adeguate norme antisismiche relative alla costruzione di edifici e altre opere pubbliche.

Definizione dell’indicatore e metodologia di calcolo L’indicatore misura la sismicità del territorio provinciale considerando sia la situazione relativa alle massime intensità macrosismiche, che fanno riferimento alla pubblicazione del Gruppo Nazionale Difesa dai Terremoti, sia le variazioni nella riclassificazione sismica dei comuni della Provincia a seguito dell’Ordinanza 3274/2003 e successiva 3519/2006.

Evidenze riscontrate

Tab. 3.6.1 Distribuzione dei comuni classificati secondo l'OPCM 3274/03 e OPCM 3519/06 (2006) Regione Zona 1 Zona 2 Zona 3 Zona 4 TOTALE n. Lazio 36 256 80 6 378 Provincia di Viterbo 0 11 48 1 60 ITALIA 725 2.148 1.477 3.488 8.101 Fonte: Elaborazione APAT su dati INGV, ISTAT; Ufficio Servizio Sismico Nazionale del Dipartimento della Protezione Civile; Consiglio Superiore dei lavori pubblici; regioni

Fig. 3.6.1. distribuzione dei comuni per regione, secondo la classificazione del 2006

103 In relazione alle norme Tecniche per le Costruzioni approvate con decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti del 14/09/2005, sono individuate 4 zone caratterizzate da diversi valori di accelerazione (ag) orizzontale massima convenzionale su suolo di tipo A.

Ciascuna zona è individuata mediante valori di accelerazione massima del suolo ag con probabilità di superamento del 10% in 50 anni.

La mappa è riferita ai suoli rigidi caratterizzati da Vg30 > 800 m/s secondo lo schema seguente:

accelerazione con probabilità di accelerazione orizzontale massima convenzionale di zona superamento pari al 10% in 50 anni ancoraggio dello spettro di risposta elastico (ag)

1 0,25

Fig. 3.6.2. Ripartizione zone sismiche del Lazio

La Provincia di Viterbo ha una generale bassa sismicità rispetto alle altre Province . Soltanto Montalto di Castro è inserito in zona sismica 4

Il 4 febbraio 2008 sono state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni elaborate dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (Decreto 14/01/2008 del Ministero delle Infrastrutture). L'allegato A di tali Norme prevede che l'azione sismica di riferimento per la progettazione venga definita sulla base dei valori di pericolosità sismica che sono state elaborate dal Consiglio Superiore per ottenere i parametri che determinano la forma dello spettro di risposta elastica; tali parametri sono proposti nell'allegato A del Decreto Ministeriale.

Fonte INGV 2008

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