ANICA

28 dicembre 2015

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ANICA CITAZIONI

27/12/2015 Il Sole 24 Ore 5 Scampia come i Caraibi

26/12/2015 www.agoravox.it 07:42 7 Cinema: iente più trailer non adatti ai minori abbinati ai film per bambini

CINEMA

28/12/2015 La Stampa - Nazionale 9 Film d'azione e thriller: ora l'eroe è donna

28/12/2015 Libero - Nazionale 10 Paolo Ruffini Voterei Wile Coyote In Italia la felicità sta sulle palle a tutti

28/12/2015 Il Fatto Quotidiano 13 Haynes: " I miei film ispirati dalle donne "

28/12/2015 L'Unità - Nazionale 15 Buon compleanno monsieur cinéma

28/12/2015 Il Centro - Nazionale 17 Il cinema compie 120 anni Ma il suo futuro non è più sul grande schermo

28/12/2015 Il Cittadino di Lodi 19 Sfida stellare sul grande schermo

28/12/2015 Il Piccolo di Trieste - Nazionale 20 Cin cin al cinema: 120 anni fa la prima proiezione dei fratelli Lumière

27/12/2015 Il Piccolo di Trieste - Nazionale 21 Altro western per Tarantino con una musica "recuperata"

28/12/2015 Il Tirreno - Nazionale 22 28 dicembre 1895 Il grande sogno diventa un film

27/12/2015 Corriere della Sera - Nazionale 24 Il regista e la star rapiti dal tiranno nordcoreano: come un film

27/12/2015 Corriere della Sera - Nazionale 25 e il mare creò la donna 27/12/2015 Corriere della Sera - Nazionale 27 Da Brie Larson a Schoenaerts tutti sull'isola «portafortuna»

27/12/2015 Corriere della Sera - Nazionale 28 «Con Vivaldi e Versace racconto l'Italia che sa cambiare il mondo»

27/12/2015 Corriere della Sera - Nazionale 30 HarveyWeinstein: scommetto ancora sul vostro cinema

27/12/2015 Corriere della Sera - Nazionale 31 Di Caprio vendicatore

27/12/2015 La Stampa - Nazionale 33 Natale al cinema, vince Star Wars

27/12/2015 La Stampa - Nazionale 34 Affari e giudici corrotti Il film che sbanca il Web e fa arrabbiare Putin

27/12/2015 Il Messaggero - Nazionale 36 Natale, primo "Star Wars" Seguono i due cinepanettoni

27/12/2015 Il Messaggero - Nazionale 37 Di Caprio, duello da Oscar

27/12/2015 Libero - Nazionale 39 Star Wars fa arrabbiare Tarantino Ma in Italia è insidiato da De Sica

27/12/2015 L'Arena di Verona 40 Cinema pieni, esplode la «Star Wars mania»

28/12/2015 La Sicilia - Nazionale - Catania 41 Buon compleanno cinematografo Compie 120 anni

28/12/2015 La Sicilia - Ragusa 43 Amelio apre le porte del CostaIblea Film Fest

24/12/2015 Vero 44 DAI CARTONI ALLE COMMEDIE, ECCO I "CINEPANETTONI" PER TUTTI I GUSTI

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2 articoli 27/12/2015 diffusione:150811 Pag. 34 tiratura:209613 DOMENICA La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

cinepanettoni Scampia come i Caraibi Aspettando Zalone, in uscita a Capodanno il film di Natale arranca mentre lo sfruttamento mediatico invade luoghi non tradizionali Emiliano Morreale

La stagione del cinema italiano è appesa a un film, quello di Checco Zalone, in uscita a Capodanno. Se andrà bene, almeno formalmente avrà salvato gli incassi dell'intero Paese. Se andrà male, sarà un anno piuttosto nero. Il che già definisce la fragilità del sistema. Da settembre, solo 3 titoli ( Inside Out, Minionse Spectre) hanno superato i 10 milioni di incasso, ma nessun film italiano è tra nei dieci film più visti. Il numero di spettatori dei tre film sotto Natale (per tacere di quelli che li hanno incautamente preceduti, tipo Matrimonio al Sud) è da record negativo. Nei primi 4 giorni Vacanze ai Caraibi e N atale col boss, usciti in 600 copie, hanno fatto 1milione300mila spettatori, Pieraccioni addirittura (850 copie) nonè arrivatoa 900mila. Adesso hanno pochi giorni per ramazzare il possibile, perché dopo l'arrivo di Zalone (1500 copie, invasione totale degli schermi) non ci sarà spazio per nessuno. Mesi fa, a un incontro organizzato a Roma dall'Anica, gli esercenti d'Italia a sorpresa implorarono distributori e produttori di smetterla con le commedie e di variare un po' l'offerta, perché non ne potevano più. Evidentemente ci vorrà un po' per uscire dal circolo perverso. Perchéè ormai chiaro che questo tipo di cinema non incassa come un tempo, non ha una giustificazione nel mercato ma solo nella pigrizia di chi li produce. Certo, per variare l'offerta non è un'idea geniale quella di far uscire in 700 copie una miniserie scorciata su Papa Francesco (stesse copie di Spectre, un terzo degli incassi). In tutto questo, sia detto di sfuggita, ormai il mercato italianoè morto per molti piccoli bei film, che ambirebberoa spazi ridotti ma minimamente protetti. L'aria di smobilitazione che circola nei film di Natale è una costante da anni. Ma se di recente e i Vanzina avevano tentato un recupero della pochade, per cercare di superare l' impasse, quest'anno il ritorno alle origini rende più evidente la crisi. In fila e all'uscita, il pubblico continuava a chiedersi: ma non c'era già, un Natale ai Caraibi? La risposta è: sì, c'erae si chiamava (2007). Anche qui, come nel film di otto anni fa (e in Film Socialisme di Godard, stranamente), siamo a bordo di una mega-nave della Costa,e si intrecciano le solite tre storie: una da commedia sentimentale, una con De Sica e una col comico emergente (Dario Bandiera, che in realtà è su piazza da una ventina d'anni). Se i tempi comici di De Sica erano finora una garanzia, per la prima volta li abbiamo visti infiacchiti. Quando il suo personaggio, pieno di debiti, esclama: «A me il debito greco me fa 'na pippa», siccome non fa abbastanza ridere, l'attore agita sue giù le braccia aggiungendo: «A du' mani!!» Il meglio è, per una volta, altrove: Ilaria Spada, ormai rodatissima nel ruolo della "coatta",e l'episodio del drogato da smartphone e app, che finisce in un'isoletta deserta e, quel che è peggio, senza campo. Un episodio abbastanza pieno di gag, e, per una volta, dentro a fenomeni di costume di qualche attualità. Le altre due commedie di Natale non sono cinepanettoni: uno è una fiaba, l'altro cerca di ibridarsi con nuove forme di comicità televisiva e del web. Personalmente, devo ammettere il mistero che per me costituisce da vent'anni Leonardo Pieraccioni. Un mistero che si è appannato solo all'apparire di un'altra figura ancora più inspiegabile, Alessandro Siani. Ci deve essere qualcosa, in loro, visto che i film incassano (o, per Pieraccioni, incassavano): ma non riesco a capire cosa. Forse l'unione blanda di località turistiche (qui Ventotene), belle ragazze, Italia come eterno paesino? Forse il messaggio di garrulo ottimismo (sono in molti a pensare che Pieraccioni sia l'autentico precursore culturale di Matteo Renzi)? O forse, dei protagonisti e degli interpreti così mediocri, che chiunque nel pubblico si può identificare con loro? Boh. Questo film, peraltro, mi stava dispiacendo meno degli altri: e infatti sta andando peggio. Prodotto più highbrow è Natale con il boss, prodotto da Aurelio De Laurentiis, sempre più in veste di presidente del Napoli. Un coppia di poliziotti tonti è alle prese con la camorra, e una

ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 5 27/12/2015 diffusione:150811 Pag. 34 tiratura:209613 DOMENICA La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

coppia di chirurghi (Lillo e Greg, che per la prima volta funzionano un po' anche al cinema) cambia i connotati di un boss, ma equivocae anziché farlo somigliante a Leonardo Di Caprio, lo fa uguale a Peppino Di Capri. La trovata è appunto questa, di un sornione Peppino as himself e in doppio ruolo; ma la cosa che impressiona di più è l'uso delle location napoletane, con la cronaca e il cinema realista degli ultimi anni a far da sponda alla parodia. Il titolo di lavorazione del film, del resto, era un ben più audace Natale a Gomorra. Come a confermare che, tra reportage e serie tv, lo sfruttamento mediatico di quei luoghi è ormai completo, e Scampia è diventata una parola d'ordine quasi fiabesca, irreale. Come i Caraibi. Foto: quo vado? | Checco Zalone al Polo in un'immagine del suo nuovo film in uscita il 1 gennaio

ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 6 26/12/2015 07:42 Sito Web www.agoravox.it La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Cinema: iente più trailer non adatti ai minori abbinati ai film per bambini pagerank: 6

[Cinema: iente più trailer non adatti ai minori abbinati ai film per bambini] C'è voluto esattamente un anno di serrate trattative, ma alla fine il Garante Infanzia ed il Consiglio degli Utenti di Agcom sono riusciti a strappare a produttori, distributori ed esercenti cinematografici, l'impegno a non abbinare trailer non adatti a minori in occasione delle proiezioni di film per bambini. Sempre più spesso, infatti, capita nei cinema italiani che, prima della proiezione di un film, sul grande schermo vengano pubblicizzate pellicole di futura uscita, attraverso trailer spesso violenti o terrificanti, in grado di traumatizzare minori e bambini. Addirittura, secondo quanto segnalato da alcuni genitori, nei giorni successivi alla visione di tali trailer, i bambini presenti in sala hanno accusato vari problemi, ovvero hanno avuto difficoltà a dormire la notte, hanno assunto comportamenti aggressivi nei confronti sia dei genitori che degli altri coetanei e si sono dimostrati più irritabili del solito. Ora, si spera, ciò non accadrà più, grazie all'accordo raggiunto proprio a ridosso delle feste natalizie, periodo in cui i film per famiglie registrano il 30% degli incassi annui. Ma non basta, perché i promotori dell'iniziativa si sono anche impegnati sia ad adottare un bollino di qualità che certifichi l'adesione all'iniziativa da parte delle sale cinematografiche, sia a pubblicare l'elenco completo di quelle "amiche dei bambini", sia infine a verificare l'effettivo rispetto dell'impegno preso attraverso un monitoraggio costante di eventuali segnalazioni da parte degli utenti e delle associazioni di tutela. Come giustamente ha osservato il presidente dell'Anica, si tratta di "un atto di civiltà", adottato nella convinzione che "la tutela dei minori è fondamentale nel nostro paese ed il valore formativo del cinema passa anche per il rispetto di ogni singolo spettatore e della sua sensibilità". Consumatori, utenti, genitori e bambini confidano, pertanto, nella completa collaborazione di tutti gli addetti ai lavori, compresi i rappresentanti dei media che dovrebbero accendere i fari su una iniziativa cosi importante.

ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 7

CINEMA

24 articoli 28/12/2015 diffusione:189394 Pag. 1 tiratura:278795 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

SVOLTA AL CINEMA Film d'azione e thriller: ora l'eroe è donna Vittorio Sabadin

A PAGINA 27 Ogni maschio ha capito da tempo che le donne stanno inesorabilmente prendendo il comando. Ora se ne è accorta anche Hollywood: i vecchi eroi dei film sono stati sostituiti da una nuova generazione di eroine le cui gesta saranno al centro della nuova stagione cinematografica. Il trend è già stato anticipato da Daisy Ridley, l'indomita Rey dell'ultimo Star Wars, ma il meglio deve ancora venire. In Codice 999, duro e travagliato thriller in uscita a fine marzo in Italia, Kate Winslet sarà Irene, uno spietato boss della mafia russ o - i s rae l i ana . Helen Mirren, l'indimenticabile protagonista di The Queen, interpreterà un ufficiale dell'intelligence in Eyes in The Sky di Gavin Hood, un film sull'uso dei droni in guerra che sarà vietato ai minori in America a causa di alcune scene troppo violente. Lily James combatterà i morti viventi in Pride, prejudice and zombies di Burr Steers, tratto da una parodia di Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen nella quale Elizabeth Bennet è una esperta di armi e di arti marziali che sconfigge gli zombie, con l'aiuto di Mr. Darcy. Il regista Paul Fieg ha lavorato a un remake di Ghostbusters, uscito nel 1984. Ma questa volta gli acchiappafantasmi saranno tutte donne: Kristen Wiig, Melissa McCarthy, Kate McKinnon e Leslie Jones. L'unico maschio tra i protagonisti, Chris Hemsworth, ha il ruolo che una volta toccava alle donne: il segretario. Sandra Bullock ha dichiarato che preferisce interpretare i personaggi pensati per gli uomini e ha agito di conseguenza. È Jane Bodine in Our Brand Is Crisis, una storia ispirata a un ex consulente di Bill Clinton che doveva essere interpretata da un maschio. Ma ha convinto il produttore, George Clooney, che lei poteva fare meglio. Persino in Batman contro Superman, che all'apparenza sembra proprio una cosa tra uomini, Gal Gadot avrà il ruolo decisivo di Wonder Woman. Il cambiamento era nell'aria. Charlize Theron, con la sua maschia interpretazione in Mad Max: Fury Road, ha fatto incassare al film 375 milioni di dollari. In Sicario, Emily Blunt è stata una convincente e coraggiosa agente del Fbi, e Suffragette di Sarah Gavron ha mostrato di cosa sono capaci le donne, quando è necessario. Non che le donne non siano state eroine anche in passato. La Katherine Hepburn di La regina d'Africa, la Vivien Leigh di Via col vento e la Lauren Bacall di Il grande sonno erano molto coraggiose, ma alla fine un uomo le baciava e tutto tornava a posto. «C'è stata una svolta - ha confermato al Guardian di Londra Alison Owen, produttrice di Suffragette - il pubblico è pronto ad accettare la presenza di supereroine nei film». Secondo Margherita Sprio, docente di cinema all'University of Westminster, «nei periodi di insicurezza globale le donne hanno sempre avuto ruoli più interessanti nei film, basta guardare al dopoguerra in America». Il trend dunque continuerà a lungo. E agli uomini, sempre più in crisi d'identità, non resta che sperare che il prossimo 007 esca in fretta. c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Foto: Qui a fianco, Kate Winslet in una recente immagine: sarà protagonista del duro thriller «Codice 999»; sotto, Daisy Ridley, inglese, 23 anni, sorprendente in «Star Wars Il risveglio della Forza» Charlize Theron, pioniera del ruolo in «Mad Max»

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 9 28/12/2015 Pag. 1 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato LE INTERVISTE Paolo Ruffini Voterei Wile Coyote In Italia la felicità sta sulle palle a tutti ALESSANDRO MILAN

a pagina 17 Pensi a Paolo Ruffini e ti viene in mente la leggerezza, la voglia di ridere che rischia di sconfinare nella superficialità. Conosci Paolo Ruffini e scopri il suo lato nascosto: la sensibilità, la ricerca costante del bello e della felicità, il coraggio di spendersi per gli altri. Pensavate a un eterno guascone, ed eccovi servito un artista che porta in una tournée teatrale una compagnia di attori disabili, che cita Madre Teresa, che spiega come sia sbagliato odiare e che ci svela cosa ha imparato dal dramma di un 14enne morto per un tumore. Paolo Ruffini, livornese, classe 1978, sei al cinema col classico cine-panettone, Natale col boss. «Che sta andando alla grande. Il cine-panettone è una tradizione bellissima ma in Italia ci sono parole che non si sa perché diventano un insulto». L'accusa la conosci: è cinema di serie B. «È un vanto. La grande industria cinematografica italiana ha campato per anni grazie ai film di serie B, ma anche di serie Z. Poi questo film ha avuto anche recensioni positive». Sarai contento. «Sono allibito, han perfino parlato bene di me, c'erano giornalisti entusiasti e applausi all'anteprima. Tutto ciò mi ha turbato profondamente» e ride. Ecco, il tuo lavoro è far ridere. Ma vedi questa gran voglia di ridere ultimamente? «Poca per la verità, si è perso il senso dell'umorismo. La gente si arrabbia subito, si offende. Uno dice una cosa e l'altro parte in quarta: ti querelo». Come mai? «Credo per due motivi. Primo siamo in un'epoca in cui ognuno di noi si prende straordinariamente sul serio. I social consentono a tutti di essere opinionisti, anche a chi non ha i numeri per esserlo. Facebook ha portato al parossismo della democrazia che è diventata quasi fascista». In che senso? «Prendi Gabriele Muccino: scrive che per lui Pasolini non era un regista tanto valido e lo minacciano di morte. Sui social si scambia la libertà di parola per libertà di insulto». Il secondo motivo per cui si ride poco? «È che la felicità sta sulle palle a tutti». È invidia? «Invidia e paura. Felicità e bontà sono due parole che qualcuno ha stabilito fossero banali, quindi ci si vergogna a usarle. La felicità così diventa un tranello, se sei felice c'è qualcosa che agli occhi della gente non va. Se io ti consiglio un succo di frutta tu mi chiedi "sì, ma quanto ti danno?". C'è troppa malizia. Ridere è diventato difficile, anche perché vogliamo sempre sentirci migliori di qualcuno e giudichiamo. Soprattutto giudichiamo il pubblico, il che mi spiace da morire». Intendi il tuo pubblico? «Se un mio film non ti piace, dì che non ti piace ma non giudicare il pubblico che lo guarda. Invece non facciamo altro che sentir dire "è un film per deficienti". Questa cosa mi fa imbestialire perché io sono quel pubblico lì. Io guardo Maria De Filippi, a mia zia piace da morire, non vedo perché tu debba giudicarla». È difficile far ridere, eppure tra i nuovi progetti che hai c'è un talent sui comici in onda su La 7. «Si intitolerà "Eccezionale Veramente", sarò tra i giurati insieme a Diego Abatantuono, presidente della giuria, e si parte a marz O È un contest molto "concreto, ai due vincitori andranno contratti di lavoro per due anni. Sarà una bella sfida». Sui professionisti dell'odio tu hai scritto un libro: "Odio ergo sum" in cui raccogli tutti gli insulti peggiori che ti sono arrivati. Cosa faresti a un odiatore di professione? «Li abbraccio, li accarezzo. D'altronde han bisogno di affetto, cure, attenzioni, sono persone infelici che probabilmente non fanno molto l'amore, si annoiano. Insomma è la famosa gente che non ha proprio niente da fare. Io a 16 anni non mi sarei sognato di scrivere una lettera piena di insulti a Jerry Calà, Gianfranco D'Angelo o Massimo Boldi. Avevo di meglio da fare». Ma perché un libro? «Perché è una cosa seria, non tanto per me. Io il libro l'ho dedicato ai ragazzini che hanno perso contro l'odio. Dall'insulto sui social al cyber-bullismo il passo è breve. E succede che una 14enne ripresa in atteggiamenti osé e presa in giro si suicida, che l'omosessuale di 15 anni sbertucciato si toglie la vita. Queste cose succedevano anche ai miei tempi: tornavi con l'occhio nero da scuola, ti chiedevano "chi è stato?", lo si prendeva a calci nel culo e via. Oggi invece avviene tutto in modo più strisciante. L'hating è un vero e proprio reato». Ci siamo conosciuti due anni fa a Ponza. Sembravi il "Pifferaio magico", camminavi e man mano si aggiungevano ragazze e ragazzi, dopo un quarto d'ora di struscio erano centinaia. Non ti viene

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 10 28/12/2015 Pag. 1 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

voglia di sparire ogni tanto? «No. Se a uno di questi ragazzi veicolo un messaggio positivo, ho fatto qualcosa. Se metto sul mio sito la frase di Madre Teresa "non invitatemi mai a una manifestazione contro la guerra ma se ne fate una a favore della pace io sarò in prima linea" e ragazzi di 14-15 anni vanno su Google a cercare Madre Teresa di Calcutta, ho fatto capire loro che non bisogna essere necessariamente contro qualcosa ma si può essere anche a favore». C'è un Paolo Ruffini che in pochi conoscono: per esempio fai uno spettacolo con una compagnia di attori, tra cui molti portatori di handicap. «Si intitola "Un grande abbraccio" con la compagnia Mayor Von Frinzius. È uno spettacolo divertente, io cerco di mettere in scena un grande varietà e loro me lo impediscono in tutti i modi. È un'improvvisazione, loro entrano a gamba tesa sul palcoscenico e mi massacrano. Siamo in scena da fine gennaio ad aprile, le date le trovi sul mio sito http://www.paoloruffini.it/#/home». La gente conosce il Paolo Ruffini che fa ridere, pochi conoscono il Paolo Ruffini che fa piangere. Io ho pianto nel vedere il docu-film "Resilienza" in cui racconti la storia di Alessandro Cavallini, morto a 14 anni per un neuroblastoma. «Quel documentario viene premiato proprio oggi, il 28, a Capri, Hollywood 2015 con il Capri DOCU Award. Alessandro, figlio di un carissimo amico, mi ha fatto capire che un limite è tale se tu mi dici che lo è. Ma un limite può essere anche una grande opportunità. Trasformare un limite in opportunità significa permettersi la felicità. La felicità non è un mito, non è una chimera, spesso ce la neghiamo, non abbiamo il coraggio di viverla eppure ce l'abbiamo in tasca. Alessandro era un ragazzo che nonostante la malattia diceva "io sto bene, sono felice". Non diceva una bugia, era la realtà». Cos'è la resilienza? «Nel caso di Alessandro è la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici. Il che non significa non avere fragilità. Anzi, Inside out ce lo insegna, non bisogna temere la tristezza. La tristezza ci fa distinguere il bene dal male, non bisogna aver paura di prenderla per mano. Girare "Resilienza" mi ha insegnato che riconoscere la felicità in condizioni di disagio ti rende ancora più felice, perché è veramente una cosa che pensavi di non avere, ed è più grande di quanto tu te l'aspettassi». C'è poi un Paolo Ruffini che espone le sue installazioni. «Quest'estate a Livorno vedo un gabbiano, simbolo di libertà, penso al "Gabbiano" di Livingston. È un uccello che ha nella stessa parola la negazione di costrizione, "Gabbia No". Deposito l'idea, inizio a disegnare delle cose, le faccio vedere a un amico della Fondazione versiliana, le affido a maestri artigiani bravissimi e il tutto diventa una mostra. A Pietrasanta, fino al 7 febbraio, ci sono cinque installazioni mie, gabbiani di tre metri e mezzo in resina. Rappresentano la libertà». Tu ami la bellezza. «Sì e sai perché? Siamo disabili alla bellezza, ne abbiamo paura, ce la neghiamo. Invece dovrebbero insegnare la cultura del bello a scuola». Ruffini e la politica. «Non si capisce quali siano le idee dei politici, si capiscono solo i loro interessi. Tu, politico, mi puoi anche prendere meravigliosamente in giro, l'importante è primo che io un po' lo sappia, secondo che tu mi faccia vivere meglio. Paolo Villaggio diceva che gli italiani non se la prendono coi politici perché rubano ma sono invidiosi perché vorrebbero rubare come loro». È vero? «Un po' sì. Io voglio tornare a credere nella politica. È come con Babbo Natale, la mia vita era più bella quando ci credevo. Poi i politici facciano anche un po' i loro interessi, l'importante è che la presa in giro non sia così clamorosa e plateale». Tra i tuoi innumerevoli tatuaggi, ne hai uno che raffigura Wile Cojote e Gatto Silvestro che si stringono la mano dopo avere impiccato Beep Beep e Titti. «Per una volta vincono i perdenti, quel tatuaggio è una grande rivolta proletaria. Ecco, voterei Wile Coyote». Come premier un bel coyote. «Almeno è dichiarato cosa vuole. So che vuole lo struzzo, non dice che mi fa mangiare, dice che vuol mangiare lui, è onesto. È scemo ma è onesto. Poi lo sai com'è il finale, no?» No. «Quando Wile Coyote prende lo struzzo tira fuori il cartello con su scritto: e ora cosa faccio? Che è la cosa che fanno tutti quelli che vincono. Mi immagino il premier appena eletto, va al potere e pensa "ora che faccio?". Te lo dico io che fai: prendi lo struzzo e ci fai vedere come lo amministri. Così dovresti fare». La copertina del libro ::: LA SCHEDA GLI INIZI Paolo Ruffini nasce il 26 Novembre 1978 a Livorno. Nel 1997 inizia a lavorare come animatore turistico. Nel 2000 si diploma in regia televisiva e pubblicitaria a Roma. La prima apparizione al cinema avviene nel 1997 in Ovosodo di Paolo Virzì. Nel 2001 fonda l'Associazione

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 11 28/12/2015 Pag. 1 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Cinematografica il Nido del Cuculo. Nel 2002 la vittoria del concorso Cercasi VJ di Mtv lo porta a diventare uno dei volti più amati della rete musicale e per quattro anni è veejay e conduttore di trasmissioni come Select, On the beach, Special Sunday, Mtv Club Generation FILM Nel 2010 esce nelle sale italiane La Prima cosa bella (pellicola scelta per la candidatura italiana agli Oscar 2011) in cui Paolo Ruffini interpreta un ruolo drammatico al fianco di Stefania Sandrelli. Nel 2011 C'è chi dice No, commedia diretta da Giambattista Avellino, che lo vede co-protagonista al fianco di Luca Argentero e Paola Cortellesi. Nel 2012 è tra i protagonisti, insieme al gruppo di comici di Colorado di 'Sto classico, rivisitazione in chiave comica dei grandi classici letteratura: Romeo e Giulietta, Pinocchio e Odissea LIBRI A novembre del 2012 esce il suo primo romanzo, Tutto Bene, edito da Tea. Il libro contiene atmosfere e suggestioni di film come About a Boy e Somewhere, assieme alla migliore tradizione della commedia all'italiana. Il 2 dicembre 2015 arriva nelle librerie il suo secondo libro Odio Ergo Sum, sul fenomeno degli hater. POLITICA Non si capisce quali idee abbiano i politici. Come premier vorrei Wile Coyote, uno dei miei tatuaggi. Almeno so che vuole lo struzzo, non dice che mi fa mangiare, dice che vuol mangiare lui, è onesto Foto: Paolo Ruffini, pronto a lanciare un talent sui comici

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 12 28/12/2015 diffusione:41548 Pag. 1 tiratura:96288 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato CINEMA intervista Haynes: " I miei film ispirati dalle donne " PONTIGGIA

A PAG. 14 a raccontato, e capito, la donna come pochi altri. È un regista, è gay, ma non è Pedro Almodóvar. Per attitudine e foggia, è la crasi del Colin Firth di A Single Man e il Joaquin Phoenix di Vizio di forma , titolo cui la sua filmografia, da Velvet Goldmine alla serie Mildred Pierce , da Lo nt an o dal Paradiso al (non) biopic di Bob Dylan I ' m not there , tende pericolosamente. Ma a far resistenza contro questo vizio estetizzante è l ' um an es im o, l ' impegno e, sì, la militanza, senza paraocchi ideologici: " Carol è una storia d ' amore universale, dal valore eterno, che prescinde dal genere e dall ' orientamento sessuale " . Tratto dal romanzo di Patricia Highsmith, premiato a Cannes, in pole-position ai Golden Globes e favorito agli Oscar, inquadra la relazione tra una donna sposata, madre di una bambina, e una commessa nella New York agli inizi dei ' 50s. La prima è Cate Blanchett, la seconda Rooney Mara: Carol esce nelle nostre sale il 5 gennaio, ed è anche " suspense: quando e dove le due donne faranno l ' amore? " . Mr. Haynes, la donna oggi è da prediligere per capire il m o n d o? Da sempre è così. Ovvio, mi piacciono ( ri d e) anche gli uomini, ma la vita delle donne è preferibile: hanno meno libertà, un sacco di cose complicate da gestire, il desiderio e il risentimento maschile a cui far fronte. La donna ha partorito il suo cinema? Mi fa piacere, perché nel caso sarei il padre: sì, in molti modi e tutti profondi, il mio cinema è donna. Il primo film che ho visto è forse stato Mary Poppins : in quella narrativa materna, quel senso di infinito magico, possibilità e visuali fantastiche, c ' era tutto il potere della settima arte. Mary Poppins era il cinema stesso. C ' era nel personaggio qualcosa che mi ha fatto scattare. Essere gay a Hollywood: vantaggio o svantaggio? Dobbiamo tornare indietro, all ' era dell ' AIDS. Erano gli anni in cui mi formavo, iniziavo la mia carriera da cineasta: l ' AIDS ha plasmato il mio cinema. Mi aspettavo di fare film sperimentali e personali, magari dedicarmi all ' i ns egnamento, non certo ai film narrativi, ma poi è esploso l ' AIDS e ho reagito come tanti: col mezzo creativo. Tutto questo ha definito un nuovo momento nel cinema, sebbene il cinema d ' essai fosse da sempre orientato a un pubblico gay. Che relazione intercorre tra il suo impegno liberal e la artificiali, ma quelli grandi riescono a scatenare qualcosa in chi li vede. La bellezza è il grimaldello, poi sei tu spettatore a dargli un senso. Film come Carol oggi paiono avere una missione aggiuntiva: preservare la bellezza nel momento in cui viene spacciata sui social netwo r k . Non credo che quella di Instagram, quella delle immagini postate sui social network ( ri de ) sia bellezza, io non la vedo come tale. Viceversa, ho trovato molto gratificante il lavoro su Carol : abbiamo degradato l ' immagine, per ritrovare la vera bellezza andando contro la tecnologia imperante. Abbiamo usato il super 16 mm, sgranato le immagini, reinventato la New York dei primi anni ' 50, un ' America dai colori sporchi, terragni, macchiati. Dalle efelidi di Julianne Moore di Lontano dal Paradiso al candore di Cate Blanchett, sembra avere una fascinazione, un ' ossessione per la pelle delle donne. Julianne Moore è ricoperta di lentiggini: braccia, gambe, dappertutto. Entrambe hanno pelli uniche, particolari, differenti e ... semipermeabili: capiscono come creare una superficie, ma insieme sanno suggerire una profondità. Parlando di pelle, ha splendidamente definito il suo cinema. E la Carol di Cate Blanchett. Cate doveva dare l ' immagine di Carol e veicolare una donna in carne e ossa. Contemporaneamente: capire quando l ' obiettivo assumeva il punto di vista e il desiderio di Teresa, e a quel punto Carol era l ' o g g e tto del desiderio, e quando invece era lei soggetto di desiderio. Doveva percepire la temperatura emotiva dell ' obiettivo, intenderne il desiderio. Funziona così anche tra film e spettatore, o sbaglio? Ci sono momenti che respingono lo spettatore per portarlo a guardare la superficie del concetto, e ve ne sono altri che ti tirano dentro, stimolando emozioni. Ripenso a uno dei miei primi cortometraggi, S uperstar: The Karen Carpenter Story (1988), sorta di esperimento narrativo: ho usato delle bambole Barbie per raccontare l ' ascesa e la caduta di una donna morta di anoressia. All ' inizio, gli spettatori erano molto distaccati, non credevano potesse esserci alcunché di emotivo nelle bambole; poi

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 13 28/12/2015 diffusione:41548 Pag. 1 tiratura:96288 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

però, nel momento in cui hanno abbassato la guardia, ecco arrivare le emozioni. Brecht voleva che le persone guardassero al mondo senza l ' interferenza delle emozioni. Ma metteva in scena così bene che alla fine ci faceva sentire le emozioni: forse senza neanche saperlo, forse invece sì. La campagna elettorale americana la emoziona? Sono molto colpito da Bernie Sanders, per noi americani è unico, eccezionale, con il suo populismo socialista. Ma anche Hillary Clinton sta facendo bene, e forse per questo si accaniscono contro di lei: attacchi ridicoli e distorti da destra, miopia da sinistra. Ma Hillary è capace, farà bene. Stupito sia arrivato prima un nero che una donna alla presidenza degli States, ovvero che la discriminazione sessuale sia più forte di quella ra zz i a l e? Soffriamo di amnesia rispetto alle lotte portate avanti dal femminismo. È uno strano schema che si ripete, e ho voluto stigmatizzarlo in L o n t ano dal Paradiso , dove ci sono tre persone che lottano contro altrettante oppressioni, ma con esiti differenti: il gay non dichiarato ha più possibilità di movimento; il nero combatte per l ' au tode ter minazione e approda a Baltimora per rifarsi una vita; solo la donna resta immobile, bloccata nella routine familiare. Pro ge t t i ? Sono diventato anch ' io multitasking: il mio prossimo film sarà Wonder struck , dal libro di Brian Selznick, l ' autore di Hugo Cabret . Amore per New York, per il muto, una cosa che non ho mai fatto prima: cinema per ragazzi. E poi ho in cantiere una serie drammatica per la HBO, tratta da una storia vera raccontata nel documentario The Source Family . (Off the record, Todd Haynes parla del libro che sta leggendo e rileggendo, e che potrebbe diventare un film. Alcuni indizi: c ' entrano uno stupefacente, uno scrittore italiano e Rainer Werner Fassbinder). bellezza dei suoi personaggi e dei film stessi? La bellezza non rischia di inibire la nostra immedesimazione e quindi attenuare la forza civile e sociale del suo cinem a? Ogni film è un caso a sé, però se penso a Lontano dal Paradiso e Douglas Sirk ... lì la bellezza aveva un linguaggio espressionista e visivo molto forte. È proprio il modo in cui viene dichiarata la bellezza, che è un linguaggio artificiale e oppressivo, a far scattare la critica sociale: tutti i film sonoIstante Una delle immagini del suo ultimo lavoro, "Carol", dal 5 gennaio al cinema, con Cate Blanchett e Rooney Mara Sono colpito da Bernie Sanders, per noi è unico, con il suo populismo socialista. Ma anche la Clinton sta facendo bene, e forse per questo l ' a tt a cc a n o IL VOTO NEGLI USA Mi aspettavo di fare pellicole sperimentali e personali, non certo con trame narrative, ma poi è esploso l ' AIDS: ho reagito come altri, col mezzo creativo LA LOTTA LA MATRICE DEL SUO LAVORO " Che il mio girare film sia d ' impronta femminile, mi fa piacere, perché nel caso sarei indubbiamente il padre " ESORDI DA SPETTATORE " La prima volta al cinema fu per vedere Mary Poppins: lì dentro c ' era già tutto il potere attribuibile alla settima arte "Biografia TODD HAYNES È nato a Encino, quartiere di Los Angeles, nel 1961. È un regista e sceneggiatore. Nel 1991 ha debuttato con il suo primo film è "Poison "; nel 1995 gira "Safe " con Julianne Moore; nel 1998 è la volta di "Velvet Goldmine". Il suo ultimo lavoro è "Carol

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 14 28/12/2015 Pag. 15 L'Unità La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Buon compleanno monsieur cinéma Il 28 dicembre 1895 i fratelli Lumière mostrarono quei brevi film che hanno rivoluzionato la modernità Era la Parigi delle arti e della nuova società industriale che, quattro anni dopo, inaugurò la Torre Eiffel

Il mondo del cinema può alzare i calici per un anniversario che precede di poco i tradizionali brindisi di Capodanno. Il 28 dicembre scoccheranno infatti i pri mi 120 anni del cinematografo, un'invenzione rivoluzionaria che ha cambiato la nostra percezione della realtà e il nostro modo di vedere. E oggi, forse, è alla vigilia di un'altra rivoluzione, altrettanto storica e imprevedibile. Era già buio, la sera del 28 dicembre 1895 a Parigi, quando tutte le luci nel seminterrato del Grand Café al numero 14 di Boulevard des Capu cines si spensero per mostrare un'antologia dei brevi film girati e impressionati dai fratelli Louis e Auguste Lumière. Al Salon Indien (l'esotico nome del locale ricavato nello stesso stabile dell'hotel Scribe) gli spettatori paganti si spaventarono come se il treno che sullo schermo entrava nella stazione di La Ciotat potesse travolgerli; risero alla farsa dell' Arroseur arrosé , videro meravigliati i lavoratori delle fabbriche Lumière uscire al termine del turno e si confrontarono con quelle immagini emere. Nasceva in quel momento, come nella caverna di Platone con le ombre proiettate sul muro, il mito moderno del cinema, anche se i filmati erano stati già girati nel la primavera precedente. Il Boulevard des Capucines era una strada d'elezione della buona borghesia parigina: Victor Hugo ci aveva aperto la redazione del suo giornale, c'erano caè storici che ospitavano scrittori e intellettuali, a pochi passi prosperava da anni un laboratorio fotografico, ci abitavano personaggi illustri come l'artista e fotografo Nadar, vi avevano esposto pochi anni prima gli Impressionisti, c'erano teatri e perfino un Georama, meraviglia della tecnica che illustrava in una sfera di 14 metri l'intero globo terrestre. Facile immaginare che la notizia della prima proiezione pubblica si diondesse a macchia d'o lio e si imponesse come la novità del momento, in un periodo in cui le meraviglie della tecnica erano viste come moderni prodigi, conferme che da Parigi partiva il rinnovamento della nuova società industriale. Era il clima che quattro anni dopo avrebbe dato vita all'Esposizione Universale di Parigi con l'inaugurazione della Tour Eiffel, il monumento-simbolo della nuova era. Imprenditori dalla provincia e un mistero I fratelli Lumière venivano dalla provincia; erano figli di un fotografo di Lione che solo pochi anni prima si era ritirato lasciando loro in gestione il mestiere di famiglia. Con spirito inventivo e sana attitudine imprenditoriale, i due si buttarono a capofitto nella ricerca di nuovi brevetti poiché era nell'aria ormai da tempo l'idea dell'immagine in movimento e la concorrenza americana si era fatta importante dopo il kinetoscopio di Thomas Alva Edison, il brevetto della pellicola a 35 millimetri di Dickson, la fabbricazione della pellicola Kodak inventata da George Eastman. In un periodo di pionieri e aaristi impegnati a superarsi l'un con l'altro, c'è spazio anche per un oscuro mistero che - poco noto - getta un'om bra contraddittoria sulla reale data di nascita del cinematografo. Sette anni prima infatti - nel 1888 - un francese naturalizzato inglese, Augustine LePrince riusciva nell'impresa di girare un breve filmino (appena tre secondi ma di impressionante modernità e uidità) nel giardino di casa alla periferia di Leeds, ottenendo lo stesso naturalismo dei primi film Lumière e impressionando la pellicola con uno scorrimento di 16 fotogrammi al secondo: la stessa velocità che diventerà norma dopo il 1895. Il suo nome resterà però sconosciuto ai più e il suo esperimento presto dimenticato. Il 16 settembre 1890 infatti LePrince parte per la Francia con destinazione Parigi, forse per mostrare al mondo la sua invenzione. Scomparirà senza motivo apparente sul treno tra Digione e Parigi e a nulla varranno le inchieste della polizia e le ricerche promosse senza sosta dalla vedova. Dodici anni dopo, a New York, morirà ucciso suo figlio Alphonse che cercava di aermare il primato di suo padre. Delitto, crisi depressiva, fuga d'amore? Ogni leg genda è fiorita su LePrince e dicilmente ormai la storia potrà accertare la verità. Il successo del Cinéma Lumière aveva oscurato per sempre gli sforzi dei rivali e l'invenzione principale dei due lionesi (uno stesso apparecchio in grado di girare dal vero e di proiettare su uno schermo la pelli cola impressionata) aveva generato una

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 15 28/12/2015 Pag. 15 L'Unità La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

fiorente industria con reporter ai quattro angoli del mondo (ci sono filmati dalla Cina e da Venezia, dai Balcani agli Stati Uniti) e un solo nome prima dei titoli di testa: quello di Louis e Auguste Lumière.

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 16 28/12/2015 diffusione:16868 Pag. 23 tiratura:23481 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il cinema compie 120 anni Ma il suo futuro non è più sul grande schermo Il 28 dicembre del 1895 a Parigi i fratelli Lumière tennero la prima proiezione al Salon Indien del Grand Cafè Il cinema è minacciato dalla pirateria e dalla fruizione individuale: dal pc al tablet allo smartphone e tra un po' dallo smartwatch Il cinema compie 120 anni Ma il suo futuro non è più sul grande schermo

Il cinema compie 120 anni Ma il suo futuro non è più sul grande schermo Il 28 dicembre del 1895 a Parigi i fratelli Lumière tennero la prima proiezione al Salon Indien del Grand Cafè Il cinema è minacciato dalla pirateria e dalla fruizione individuale: dal pc al tablet allo smartphone e tra un po' dallo smartwatch di Anna Fusaro Ha scritto Jean-Luc Godard: «Louis Lumière era, tramite gli impressionisti, discendente di Flaubert e anche di Stendhal, il cui specchio portò nelle strade». Il 28 dicembre 1895 è la data ufficiale di nascita del cinema, arte veloce, arte meccanica, settima arte, arte del Novecento. Una storia lunga 120 anni, che è anche la storia delle nostre vite. La prima rappresentazione cinematografica pubblica e a pagamento (un franco il prezzo del biglietto) ebbe luogo a Parigi, nel Salon Indien del Grand Cafè, al civico14 del Boulevard des Capucines, a opera di Louis Lumière (nomen omen, lumière significa luce), titolare col padre Antoine e il fratello maggiore Auguste di un'industria fotografica a Lione. Già il 13 febbraio Louis aveva brevettato un apparecchio per la ripresa e proiezione di immagini fotografiche animate, le cinématographe. A marzo la prima proiezione, sia pure per la ristretta platea della Società per l'incoraggiamento dell'industria nazionale: in quell'occasione fu proiettato "L'uscita dagli stabilimenti Lumière a Lione". Invece, nel programma della proiezione del 28 dicembre ben dieci vedute animate, ognuna della durata di poco meno di un minuto: tra esse l'uscita dalla fabbrica, il pasto di un bebè, un bagno in mare, lo scherzo di un monello in giardino. Questo piccolo episodio in particolare, "L'arroseur arrosé" (l'innaffiatore innaffiato), viene considerato il primo film "a soggetto", oltre che il primo film comico, della storia del cinema. Le prime vedute dei Lumière, riprese da Louis con l'aiuto di Auguste, si limitavano infatti a registrare e riprodurre la realtà fenomenica, ma nel caso dell'"Arroseur" si assisteva per la prima volta a una piccola storia, a un'operazione, sia pur minima, di narratività. Al suo debutto il cinematografo fu inteso dai Lumière e dallo stesso pubblico di quelle prime affollate proiezioni semplicemente come una novità scientifica. E anzi, il vecchio Antoine Lumière, padre di Louis e Auguste, aveva sentenziato che l'invenzione non aveva avvenire commerciale. Ma fu presto smentito dai fatti. Le proiezioni del Cinématographe Lumière erano sempre affollate, e quando nel gennaio del 1896 fu proiettato "L'arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat" (con gli atterriti spettatori convinti che il convoglio stesse per piombare su di loro) fu chiaro il potere illusorio e fantasmagorico del nuovo medium. Da allora l'invenzione di Louis Lumière, che aveva portato a sintesi secoli di studi sulla riproduzione della realtà in movimento, dalla camera oscura di Leonardo in poi, dilagò dalla Francia negli altri Paesi, Stati Uniti per primi, finendo per costituire insieme all'automobile il simbolo di quei grandi mutamenti tecnologici che stavano portando alla meccanizzazione della vita, sociale e individuale. Tra i primi entusiasti spettatori degli spettacoli dei fratelli Lumière c'era Georges Méliès (ma tra i pionieri della settima arte non va dimenticato Ferdinand Zecca). Dell'autore del "Viaggio nella Luna" (1902), primo film di fantascienza, lo scrittore e critico cinematografico Paul Gilson scrisse: «Jules Maray (il fisiologo inventore nel 1882 della cronofotografia, ndc) e i fratelli Lumière avevano dato il movimento. Méliès fu il primo a liberare le fate». E ancora, se Lumière è stato il Gutenberg del cinema, Méliès ne è il Faust o il Cagliostro, come è stato detto dallo storico del cinema Claude Beylie. Al cinema delle origini di Lumière e Méliès ha reso omaggio nel 2011 Martin Scorsese con il pluripremiato "Hugo Cabret", favola che rivela tutto l'amore del maestro newyorchese per la settima arte e la sua magia, con tante citazioni: da "L'arrivée d'un train à La Ciotat" alla ricostruzione dei set di Georges

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 17 28/12/2015 diffusione:16868 Pag. 23 tiratura:23481 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Méliès, figura centrale del film (interpretato da Ben Kinglsey), a un altro campione dell'arte muta, Harold Lloyd. Dal cinema muto, che negli anni Dieci vide la nascita del kolossal storico (con l'italiano "Cabiria" di Giovanni Pastrone, 1914, arrivato due anni prima dell'americano "Intolerance" di David Work Griffith) e di Hollywood e dell'industria cinematografica, la settima arte non ha mai smesso di evolversi, nella tecnica e nel linguaggio. Realizzando, unico prodotto della creatività, quell'opera d'arte totale vagheggiata dal compositore Richard Wagner: unione e sintesi di tutte le arti visive e di letteratura, musica, danza, melodramma. Sebbene minacciato dalla pirateria e dal rimpicciolirsi degli schermi della fruizione individuale (dal pc al tablet allo smartphone, e tra un po' lo smartwatch), il cinema resta tuttavia il divertimento più popolare e a buon mercato, e continua a esercitare il suo potere di attrazione sulle folle. Sarà che questo spettacolo "bigger than life" è in grado di costruire con il suo apparato uno stato di sogno nello spettatore (come sottolineano gli studi psicoanalitici del cinema) e di soddisfare l'eterno bisogno dell'uomo di storie. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 18 28/12/2015 diffusione:16800 Pag. 23 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Cinema Piccola guida per orientarsi tra le uscite del nuovo anno e trovare un degno avversario al super campione d'incassi "Star wars. Il risveglio della forza" Sfida stellare sul grande schermo L'1 gennaio subito in campo il favorito Checco Zalone, poi una "battaglia" tra big, film d'autore e d'attualità,in un cartellone ricco di belle sorprese

L'1 gennaio subito in campo il favorito Checco Zalone, poi una "battaglia" tra big, film d'autore e d'attualità, in un cartellone ricco di belle sorprese Han Solo potrà volare e combattere incontrastato ancora per un po'. Poi si troverà davanti l'avversario più pericoloso e improbabile di tutti: Checco Zalone. Campo libero a Star Wars. Il risveglio della forza, dunque, fino a fine 2015 per arrotondare il suo già imponente record al botteghino. Poi ci sarà la mini-carica di grandi film del nuovo anno. A cominciare dal super favorito, in sala già dal primo gennaio, l'attesissimo Quo vado? che riporta sul grande schermo Checco Zalone, destinato a scalare anche questa volta la vetta della classifica degli incassi. Sarà un testa a testa tra la forza e la sua "parte oscura", scegliete voi chi è chi in questo duello... Lo stesso giorno di Zalone in sala anche Il piccolo principe di Mark Osborne, adattamento cinematografico del romanzo di Antoine de Saint-Exupéry. Il film d'animazione avrà, nella versione italiana, le voci di Toni Servillo, Paola Cortellesi e Giuseppe Battiston. Un inizio d'anno ancora con le feste "negli occhi" dunque, la settimana dopo però (il 7 gennaio) il confronto si giocherà già sul terreno del grande cinema di Hollywood e delle star con La grande scommessa Adam McKay che potrà mettere in campo un quartetto stellare per un film attualissimo sulla crisi economica. Tratto dal libro di Michael Lewis e interpretato da Christian Bale, Steve Carell, Ryan Gosling e Brad Pitt, racconta di un gruppo di investitori che aveva intuito cosa stava succedendo sul mercato prima dello scoppio della crisi finanziaria del 2007-2008. Il 14, poi, arriverà l'atteso film del premio Oscar Alexandre Inarritu, The revenant, basato sul romanzo omonimo di Michael Punke, con Leonardo DiCaprio protagonista e in caccia di una nuova nomination all'Academy Award. Con un piccolo passo indietro - temporale - spazio anche al cinema "d'autore" con Hirokazu Kore-Eda (il regista di Father and Son) che presenta l'1 gennaio Little sister. Il 5 invece è annunciato Carol, diretto da Todd Haynes e basato sul romanzo omonimo di Patricia Highsmith. Stesso giorno per Macbeth di Justin Kurzel con Michael Fassbender e Marion Cotilard. E gli italiani? Innanzitutto La corrispondenza, nuovo film di Giuseppe Tornatore, in sala il 14. E - finalmente, lo stesso giorno - Il labirinto del silenzio di Giulio Ricciarelli, milanese cresciuto artisticamente in Germania, Paese che lo ha candidato all'Oscar per il miglior film straniero. Quel fine settimana vedrà però "sul ring" anche un campione assoluto come Rocky Balboa-Stallone, invecchiato ma ancora tirato a lustro in Creed, "spin off" della saga che è già stato descritto come uno degli episodi migliori della serie. Il 21 gennaio uscirà poi uno dei film più attesi in assoluto del nuovo anno, già in odore di Oscar per una manciata di categorie: il bellissimo Steve Jobs di Danny Boyle, con Michael Fassbender nei panni del padre della Apple. Mentre in chiusura del mese, il 28, il nuovo film di Carlo Verdone, L'abbiamo fatta grossa di Carlo Verdone, anche protagonista al fianco di Antonio Albanese. Il 5 febbraio, infine, sarà il giorno di The hateful eight, western diretto da Quentin Tarantino con Christoph Waltz e Samuel L. Jackson.

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 19 28/12/2015 diffusione:26983 Pag. 27 tiratura:32866 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Cin cin al cinema: 120 anni fa la prima proiezione dei fratelli Lumière anniversario Cin cin al cinema: 120 anni fa la prima proiezione dei fratelli Lumière

Cin cin al cinema: 120 anni fa la prima proiezione dei fratelli Lumière anniversario ROMA Il mondo del cinema alza i calici per un anniversario che precede di poco i tradizionali brindisi di Capodanno. Oggi scoccano infatti i primi 120 anni del cinematografo, un'invenzione che fu rivoluzionaria, che ha cambiato la nostra percezione della realtà e il nostro modo di vedere. E che oggi, forse, è alla vigilia di un'altra rivoluzione, altrettanto storica e imprevedibile. Era già buio, quella sera del 28 dicembre 1895 a Parigi, quando tutte le luci nel seminterrato del Grand Café al numero 14 di Boulevard des Capucines si spensero per mostrare un'antologia dei brevi film girati e impressionati dai fratelli Louis e Auguste Lumière. Al Salon Indien gli spettatori paganti si spaventarono come se il treno che sullo schermo entrava nella stazione di La Ciotat potesse travolgerli; risero alla farsa dell'«Arroseur arrosé», videro meravigliati i lavoratori delle fabbriche Lumière uscire al termine del turno. I fratelli Lumière erano figli di un fotografo di Lione che solo pochi anni prima si era ritirato. Con spirito inventivo e attitudine imprenditoriale, i due si buttarono a capofitto nella ricerca di nuovi brevetti poiché era nell'aria ormai da tempo l'idea dell'immagine in movimento. Ma un mistero avvolge l'autentica data della nascita del cinema. Sette anni prima infatti - nel 1888 - un francese naturalizzato inglese, Augustine LePrince riusciva nell'impresa di girare un breve filmino (appena tre secondi ma di impressionante modernità e fluidità) nel giardino di casa alla periferia di Leeds, ottenendo lo stesso naturalismo dei primi film Lumière e impressionando la pellicola con uno scorrimento di 16 fotogrammi al secondo: la stessa velocità che diventerà norma dopo il 1895. LePrince scomparirà il 16 settembre 1890 sul treno tra Digione e Parigi e di lui non si saprà più nulla. Il suo esperimento fu dimenticato, la gloria dei Lumière è imperitura.

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 20 27/12/2015 diffusione:26983 Pag. 39 tiratura:32866 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Altro western per Tarantino con una musica "recuperata" CINEMA Altro western per Tarantino con una musica "recuperata"

Altro western per Tarantino con una musica "recuperata" CINEMA ROMA Ma quelli di Tarantino non sono un po' tutti western? Una domanda lecita guardando il trailer di "The hateful eight" che un western lo è davvero. Il film (costato 44 milioni di dollari, 167 minuti di durata e girato in Ultra Panavision) in sala dal 4 febbraio con 01, mette in campo otto brutti, sporchi e cattivi armati di tutto punto, anche dei loro discorsi surreali, per raccontare come ci può essere una vita senza violenza sublimata. Nel cast: Samuel L. Jackson; Kurt Russell; Jennifer Jason Leigh; Walton Goggins; Demián Bichir; Tim Roth; Michael Madsen; Bruce Dern; Channing Tatum; James Parks, Zoë Bell. Musiche di Ennio Morricone. Insomma i Magnifici sette di John Sturges diventano i 'detestabili otto' di Tarantino che si misura ancora con un western dopo Django Unchained e già pensa a una trilogia dedicata al genere. Questa la trama. Qualche anno dopo la Guerra civile americana, una diligenza si fa strada nel paesaggio invernale del Wyoming; i passeggeri, il cacciatore di taglie John Ruth (Russel) e la latitante Daisy Domergue (Jason Leigh), sono diretti verso la città di Red Rock, dove l'uomo, meglio conosciuto come «il boia», consegnerà la ricercata alla giustizia. Lungo la strada, incontrano due sconosciuti: il maggiore Marquis Warren, (Jackson) un ex-soldato di colore dell'Unione divenuto un famigerato cacciatore di taglie, e Chris Mannix (Goggins), un rinnegato del sud che sostiene di essere il nuovo sceriffo della città. A causa di una bufera di neve, i quattro trovano accoglienza presso un rifugio di montagna, dove ad attenderli non vi sono i proprietari ma quattro facce che non hanno mai visto prima. Bob (Bichir), colui che si occupa del locale in assenza della proprietaria, in visita a sua madre, è lì rintanato con il boia Oswaldo Mobray (Roth), con il cowboy Joe Gage (Madsen) e con il generale confederato Sanford Smithers (Dern). Mentre la tempesta infuria, gli otto viaggiatori impareranno come la loro destinazione non sia così facile da raggiungere. Tra tradimenti e inganni, dovranno cercare di sopravvivere alla situazione. Tarantino ha spiegato come la maggior parte della colonna sonora del film sia stata scritta originariamente da Ennio Morricone per il film di John Carpenter "La Cosa" (1982). Il primo incontro con il compositore è infatti avvenuto a film finito, con la necessità di avere la musica entro un mese: scadenza non plausibile per Morricone, già impegnato con Giuseppe Tornatore. Insieme hanno dunque deciso di utilizzare la musica scritta per il classico di Carpenter, ma che non trovò posto nella versione finale della pellicola.

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 21 28/12/2015 diffusione:50768 Pag. 43 tiratura:66494 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

28 dicembre 1895 Il grande sogno diventa un film Centoventi anni fa a Parigi i fratelli Lumière proiettarono per la prima volta tre mini-pellicole 28 dicembre 1895 Il grande sogno diventa un film

28 dicembre 1895 Il grande sogno diventa un film Centoventi anni fa a Parigi i fratelli Lumière proiettarono per la prima volta tre mini-pellicole di ELISABETTA ARRIGHI «La televisione crea l'oblio, il cinema ha sempre creato dei ricordi». L'ha detto Jean-Luc Godard, il grande regista francese, uno dei maggiori esponenti della Nouvelle Vague. Non si sa quando e in quale circostanza abbia pronunciato queste parole. Ma il suo pensiero è capace di provocare quell'emozione in più che il cinema, da quando è nato, riesce a sollecitare in chi si siede davanti al grande schermo. Ebbene, proprio oggi il grande sogno, ovvero il cinema, festeggia il suo 120mo compleanno. Perché fu proprio in una fredda serata parigina di fine dicembre, il giorno 28 appunto, che nel seminterrato del Gran Café di Boulevard des Capucines si spensero le luci per dare il via a una delle più grandi rivoluzioni del XIX secolo. Un'invenzione straordinaria capace di raccontare l'uomo, la vita, l'amore, la morte, l'odio, la felicità... Un'invenzione che ha cambiato la nostra percezione della realtà e il nostro modo di vedere. Ma torniamo a quella notte parigina del 1895, quando nel buio della sala del Grand Café, detta Salon Indien, il pubblico potè vedere un'antologia dei brevi film girati dai fratelli Louis e Auguste Lumière. Ma gli spettatori, che per entrare avevano pagato il biglietto, si spaventarono quando videro il treno che, sullo schermo, stava entrando nella stazione ferroviaria di La Ciotat e pareva che volesse investirli. Un vero e proprio choc, perché nessuno - prima di allora - aveva visto una cosa del genere. Ma lo spavento diventò spensieratezza davanti alle immagini della farsa dell'«Arroseur arrosé» (l'innaffiatore innaffiato) e lo stupore diventò meraviglia di fronte alle immagini dei lavoratori della Usine Lumière mentre stavano uscendo dalla fabbrica. Nasceva in quel momento il mito moderno del cinema, con quei brevi filmati girati alcuni mesi prima. La notizia della proiezione cinematografica fece il giro delle redazioni dei giornali parigini e poi del resto del mondo, confermando ancora una volta il ruolo - in quegli anni - che Parigi rivestiva a livello internazionale per quanto riguardava le nuove meraviglie della scienza e della tecnica e che trovava nella Tour Eiffel (progettata dall'ingegnere Gustave Eiffel) il suo monumento-simbolo. I fratelli Lumière venivano dalla provincia; erano figli di un fotografo di Lione che solo pochi anni prima si era ritirato lasciando loro in gestione il mestiere di famiglia. I due si buttarono a capofitto nella ricerca di nuovi brevetti poiché era nell'aria ormai da tempo l'idea dell'immagine in movimento e la concorrenza americana si era fatta sentire dopo il kinetoscopio di Thomas Alva Edison, il brevetto della pellicola a 35 millimetri di Dickson, la fabbricazione della pellicola Kodak inventata da George Eastman. Con il mistero - datato 1888 - di un breve film, appena tre secondi, girato da un francese naturalizzato inglese nel giardino di casa, con uno scorrimento di 16 fotogrammi al secondo, la stessa velocità che diventerà norma dopo il 1895. Evviva il cinema, possiamo gridare ancora oggi. Un sogno lungo 120 anni, che alle vecchie pellicole ha sostituito la tecnologia digitale, ma senza intaccare la magìa che la sola parola - "cinema" - riesce a evocare. Parigi con i fratelli Lumière, poi Hollywood con il cinema muto e i grandi capolavori dei primi due decenni del Novecento (a partire da "Nascita di una Nazione" uscito nel 1915), i miti come Rodolfo Valentino, gli scandali di "Hollywood Babylon". L'arrivo del "parlato" fu un'altra grande invenzione, insieme al colore. Gli attori e le attrici divennero star, e anche in Italia nacque un luogo dedicato alla settima arte (come il critico italiano Ricciotto Canudo definì l'arte cinematografica in un "manifesto" pubblicato nel 1921). Si chiamava Cinecittà e venne fondata a Roma nel 1937, durante il regime fascista che riteneva il cinema un veicolo importante di propaganda. Ma nel 1933, cioè quattro anni prima, una piccola città del cinema, con i suoi

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 22 28/12/2015 diffusione:50768 Pag. 43 tiratura:66494 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

studiosi e tutto quello che era necessario per la realizzazione di un film, era stata costruita nella pineta di Tirrenia, in un punto equidistante da Livorno e Pisa. Nel 1934 il regista e autore Giovacchino Forzano rilevò gli studios e chiamò la struttura Pisorno, acronimo dei nomi delle due vicine città. Essendo amico personale di Mussolini, Forzano aveva deciso che gli studios toscani sarebbero serviti per girare film propagandistici del regime. Nel frattempo, e la fama durerà fino agli anni '60 (grazie anche alla vicina Castiglioncello e al mito de "Il sorpasso"), Livorno fu una "città del cinema", sia dando i natali ad attori famosi come Doris Duranti, sia offrendo i suoi scorci a pellicole famose (da "Le notti bianche" di Visconti a "Tutti a casa" di Comencini). Nel frattempo Pisorno cambiava nome e proprietà, ma la strada del declino era stata imboccata, nonostante i set avessero ospitato grandi registi e grandi attori, da Marcello Mastroianni a Sophia Loren. L'ultimo film girato negli studios di Tirrenia è del 1986: si intitola "Good Morning Babilonia", regia dei fratelli Taviani, con Greta Scacchi e Vincent Spano. Una saga che parte da una famiglia di artigiani toscani con sette figli, due dei quali varcheranno l'oceano per tentare la fortuna nella Mecca del cinema.

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 23 27/12/2015 diffusione:298071 Pag. 39 tiratura:412069 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Odissea in Oriente Il regista e la star rapiti dal tiranno nordcoreano: come un film Marco Del Corona

Erano la coppia d'oro del cinema sudcoreano. Shin Sang-ok, regista osannato, ambiziosissimo; Choi Eun- hee, attrice bella e di talento. Nel 1978 sparirono entrambi a Hong Kong. Prima lei, poi lui. Rapiti da Kim Jong-il, delfino del padre, il dittatore nordcoreano Kim Il-sung. Kim figlio, appassionato di cinema e nutritosi di film occidentali, sognava che la sua Corea del Nord potesse accreditarsi nel mondo attraverso una specie di Hollywood rossa, e gli servivano Shin e Choi. I due, prima di ritrovarsi nella prigionia di Pyongyang, ebbero sorti diverse: feste, lusso e le lusinghe del Kim cinefilo per lei, tentativi di fuga e atroci detenzioni per lui. Riuniti, accettarono di girare film che ebbero un qualche successo anche all'estero. Godettero di privilegi, potevano viaggiare. Adesso Paul Fischer ricostruisce tutta la vicenda con sapienza narrativa in Una produzione Kim Jong-il (traduzione di Alberto Pezzotta, Bompiani, pagine 398, e 19), fino alla rocambolesca fuga a Vienna nel 1986, e da lì in America, al mesto declino nella vera Hollywood. Meglio di un romanzo, il racconto. Ma, nonostante i dettagli e i lampi di luce su un mondo enigmatico, il defunto Kim Jong-il resta comunque figura misteriosa. © RIPRODUZIONE RISERVATA

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 24 27/12/2015 diffusione:298071 Pag. 42 tiratura:412069 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

L'appuntamento La rassegna «Capri, Hollywood» compie 20 anni e tra molte prime cinematografiche rende omaggio all'attrice francese. Uno scrittore rievoca il giorno in cui la «spiò» da lontano. Erano gli anni 60 e i corpi femminili avevano potere iniziatico e il mare creò la donna ero ragazzo e sugli scogli vidi la bardot la mia vita adulta iniziò in quell'istante Il momento «Fu un attimo: lei che si librava nel vuoto, un fermo immagine del mondo. Poi lo scroscio» L'apparizione «Arrivò stiracchiandosi a poppa di un gozzo Niente foulard, cascata di capelli biondi» Vladimiro Bottone

N el giugno del '63 i giovani non erano stati ancora inventati. Come categoria a sé in contrapposizione con gli adulti, intendo. Il disprezzo per i «matusa», una delle deformazioni del pensiero occidentale addebitabili al Sessantotto, era di là da venire. I ragazzi della mia età non avevano remore a fare gruppo con gli zii. Zii che, a loro volta, si facevano carico dell'iniziazione a vari aspetti, anche critici, della vita. A Capri zio Generoso (di nome e di fatto) mi ospitava qualche settimana durante le vacanze scolastiche. Quell'anno, il '63, per me si era rivelato difficoltoso. L'epatite sofferta al principio del secondo quadrimestre; la lunga inattività che mi aveva intristito; il faticoso recupero per rimettermi in carreggiata con le varie materie... Zio Generoso, dicevo. Lui eserciva un negozietto di ottica con cui manteneva moglie e tre adorabili figlie. La sua vocazione, però, era la fotografia; sviluppava da sé, in camera oscura, le proprie stampe. Di fatto, nel giugno del '63, Capri mi apparve sottosopra. Un cineasta francese di cui nessuno aveva presente il nome era sbarcato con la sua troupe. Non certo una novità: di pellicole, in una simile perla naturale, ne venivano girate a iosa. Era Brigibardò l'origine della febbre che faceva smaniare la popolazione maschile. Zio era coinvolto in quanto uomo e come cultore di soggetti fotografici. In quel periodo gli capitò spesso di lasciare Costanza, la figlia più giudiziosa, di guardia al negozio. Mentre lui - Reflex al collo, le narici frementi come un cagnone da tartufi - si metteva sulle tracce della Diva. Per sua fortuna Brigibardò non si era arroccata nella inavvicinabilità di certe star americane, perennemente travisate dietro le lenti scure. Un paio di volte zio Generoso si era imbattuto in Lei mentre passeggiava, da sola e naso all'aria. Il clic tremulo della Reflex di zio, il suo racconto trasognato e a mezza bocca mi colpirono. Se un uomo fatto si riduceva così, mi veniva chiaro perché decine di giovani capresi stessero sfidandosi, a colpi di tuffi sempre più spericolati, nei pressi di villa Malaparte. Rischiavano di restare paraplegici, pur di richiamare uno sguardo di Brigibardò che, ogni tanto, compariva a bordo di uno splendido Riva dalle parti di punta Massullo. Erano i sopralluoghi di una scena-clou. «Mamma mi ha detto dell'epatite. Un premio te lo meriti», stabilì zio Generoso. Quello stesso pomeriggio scarpinammo per un sentiero che si snodava nella macchia mediterranea. Ci appostammo davanti cala del Fico. Sulla rupe che la dominava, villa Malaparte. Lei arrivò non sul motoscafo, ma stiracchiandosi a poppa di un gozzo. Niente foulard, la cascata di capelli biondi leggermente scompigliata dalla brezza. Lei si lasciò trasbordare in braccio da qualcuno della troupe. Zio Generoso mi passò il binocolo da marina. «Tienilo tu». Un gran bel gesto. Dal fondo dei due oculari mi balzò agli occhi il broncio di una bocca irripetibile in natura. L'estrema bellezza di una donna può rivelarsi un trauma. Mi cascò la mascella. Mai avevo assistito al crearsi di un campo di tensione così, intorno ad un essere umano. Dovetti stropicciarmi gli occhi. Quando inforcai di nuovo il binocolo lei era sparita dietro macchine da presa, fotografi di scena, ombrelloni, tecnici e uomini col megafono. Quando riapparve indossava un accappatoio paglierino. Il mio zoom sui piedi nudi di lei. Il gioco dei tendini sotto quella pelle diafana. Discendevano la scalinata a picco sul mare, lei e l'attore. Alto, con un cappello in testa che lo rendeva scostante. Lei con il suo passo dondolante. Dovevano fingere di litigare, il vento portava le loro voci. Poi, ad

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 25 27/12/2015 diffusione:298071 Pag. 42 tiratura:412069 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

un tratto, lei scomparve dietro uno spuntone di roccia. L'accappatoio svolazzante nel mio campo visivo. Zio mi deviò il tronco verso destra. Fu un attimo: lei che si librava nel vuoto, un fermo immagine del mondo. Poi lo scroscio nel mare blu cobalto, sotto. Lei che, riemersa, si allontanava pinneggiando. Indossava un due pezzi chiaro che, a pelo d'acqua, si confondeva con la sua carnagione da nordica. L'estrema bellezza di una donna può rivelarsi un trauma, la rivelazione che esiste un mondo inattingibile. Zio Generoso mi aveva preparato alla vita. Prendevo confidenza con la malinconia. © RIPRODUZIONE RISERVATA La storia Le riprese de Il disprezzo iniziano il 22 aprile 1963 a Roma e finiscono l'8 luglio, comprese le scene di mare girate fra Capri e Sperlonga La pellicola non piace ai produttori Carlo Ponti e Joseph Levine, che vorrebbero un impiego più sexy di Brigitte Bardot e impongono a Godard di inserire tre scene di nudo. Lui ne gira solo due, e in fase di montaggio ne lascia una sola: forse la più celebre del film, in cui Michel Piccoli dichiara a Bardot di amarla «intensamente, tragicamente, teneramente», facendone una scena d'amore più che erotica. Scena che, paradossal-mente, sarà poi tagliata nella versione per il mercato italiano L'autore Vladimiro Bottone , 58 anni, scrittore e giornalista, è nato a Napoli e vive a Torino. Il suo ultimo romanzo è Vicarìa (Rizzoli 2015); ha esordito nel 1999 con L'ospite della vita , poi selezionato al premio Strega nel 2000. Collabora con diversi quotidiani e riviste Foto: Diva Brigitte Bardot, allora 28enne, nel 1962 sul set de Il disprezzo , di Jean-Luc Godard, ambientato tra Capri e Roma. La celebre scena della camminata sul solarium è girata a villa Malaparte, proprio a Capri

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 26 27/12/2015 diffusione:298071 Pag. 42 tiratura:412069 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Da Brie Larson a Schoenaerts tutti sull'isola «portafortuna» Tra i premiati anche i nostri Siani, Cortellesi e Scamarcio Il «patron» Vicedomini: «È un festival speciale, dove ci si saluta a una proiezione, a uno dei nostri simposi o a pranzo» Biagio Coscia

Il festival internazionale del cinema di Capri compie vent'anni. Cineasti, attori, starlette sono sull'isola fino al 2 gennaio per l'ormai ventennale appuntamento con «Capri, Hollywood». Edizione speciale dedicata a Brigitte Bardot con una proiezione de Il disprezzo (1963) che qui l'attrice interpretò, diretta da Jean-Luc Godard, una mostra e altre iniziative da parte degli ospiti. Ospiti che, anche quest'anno, saranno d'élite: personaggi come il burbero e geniale produttore premio Oscar Harvey Weinstein, che ha contribuito alla fortuna di Quentin Tarantino e il visionario regista di True Detective Cary Joji Fukunaga. Presidente onorario della manifestazione è Lina Wertmüller, chairman il regista danese Bille August. Più che un festival è, come sempre, una grande festa informale, con anteprime, molti incontri che generano idee e collaborazioni inedite. Ne sono nate tante in passato nel golfo di Napoli e arrivate sul palcoscenico del Dolby Kodak Theatre di Los Angeles, cioè sul palco degli Oscar. Così, per molti ospiti americani, partecipare è diventato quasi un rito scaramantico, mentre per gli italiani, quest'anno molto numerosi, una vetrina prestigiosa. «Qui non c'è una competizione con giuria e verdetto - spiega l'ideatore della rassegna Pascal Vicedomini - siamo un festival non convenzionale, dove ci si incontra a una proiezione, a uno dei nostri simposi programmati, a pranzo. E si parla di cinema». I «Legend awards» quest'anno sono assegnati al regista irlandese Jim Sheridan, candidato sei volte all'Oscar e autore di film come Nel nome del padre e Il mio piede sinistro ; all'editor italiano Pietro Scalia, in corsa per l'Oscar con The Martian e alla costumista inglese Sandy Powell, dopo nove candidature favorita per il quarto Oscar, grazie alle creazioni per i film Cenerentola di Branagh e Carol di Tod Haynes. Il film d'apertura è Joy di David Russell, e tra le anteprime September of Shiraz di Wayne Blair. «Abbiamo sempre precorso i tempi - continua Vicedomini - guardando avanti sia sul fronte artistico, con personaggi che nessuno conosceva e poi sono diventati grandi, sia coinvolgendo l'industria e con attività strategiche. Questa estate nella rassegna parallela che si tiene a Ischia avevamo i vertici di Netflix e la prossima settimana a Capri continueremo il discorso sul futuro digitale del cinema». C'è anche un incontro sui metodi di scrittura delle sceneggiature con ospiti come il premio Oscar Bobby Moresco, Bille August e Harvey Weinstein. «Il mondo è cambiato da quando la rete si pone come ulteriore strumento della visibilità del cinema - dice Vicedomini - e vogliamo capire come si trasformerà il racconto cinematografico. Prima si scrivevano storie pensando al pubblico in sala, ora a quelli che guardano film e serie sugli smartphone». Tra le stelle di questa edizione di «Capri, Hollywood» la californiana Brie Larson, 26enne attrice e cantautrice (in corsa per l'Oscar per Room ) riceverà il Capri Award come attrice dell'anno. Premiati anche l'attore belga Matthias Schoenaerts per The Danish Girl di Hooper e Bigger Splash di Guadagnino, e per la seconda volta anche Riccardo Scamarcio. Il geniale regista americano Cary Joji Fukunaga diventato un mito con la prima serie di True Detective , ritirerà il Social Award per Beasts of no Nation . Infine, una sezione dedicata alla musica che vedrà ospiti anche internazionali, proiezioni, concerti. E rispunta anche il «Telegatto» che sarà consegnato a Alessandro Siani. L'attrice italiana dell'anno? Paola Cortellesi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Misteri Alexander Fehling ne Il labirinto del silenzio (2014)

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 27 27/12/2015 diffusione:298071 Pag. 43 tiratura:412069 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Bille August «Con Vivaldi e Versace racconto l'Italia che sa cambiare il mondo» Roberta Scorranese

L'uomo che presiederà questa edizione di «Capri, Hollywood» ha vinto due Oscar, si è cimentato in un cinema tanto ambizioso da raccontare vite come quelle di Mandela e di Ingmar Bergman e ci ha commosso con film come La casa degli spiriti o Il senso di Smilla per la neve . Ma questo è nulla rispetto al progetto che sta per realizzare: una pellicola sulla vita di Gianni Versace. E il danese Bille August, nato nel 1948, lo sa benissimo: anche altri ci hanno provato, nessuno ci è riuscito. Sia per la riservatezza granitica con cui la famiglia protegge il ricordo dello stilista ucciso a Miami nel 1997, sia per la complessità del personaggio, emblema degli anni Ottanta e al tempo stesso sua continua contraddizione (l'universo evanescente delle top model da una parte e, dall'altra, l'estenuante ricerca tecnologica sui tessuti, molto simile ad un artigianato alto e concreto, memore dell'infanzia a Reggio Calabria con la mamma che faceva la sarta). Cominciamo con una informazione pratica: avete discusso del film con la famiglia Versace? «Ne stiamo discutendo. Ne stiamo parlando da tempo, vediamo come evolve la cosa. Sto esaminando da mesi una mole di documenti, notizie, libri su Gianni». Lei ha scelto come interprete Antonio Banderas, che ha già diretto ne «La casa degli spiriti». Perché lui? «Semplicemente perché lo trovo bravissimo. E perché con lui si lavora molto bene». E come sarà il suo Versace? «Sarà prima di tutto un uomo straordinario. Un uomo che arriva dall'Italia e che, grazie a una serie di intuizioni, rivoluziona il mondo della moda. Inventa un nuovo modo di vivere. Vede, Versace ha finalmente liberato la moda da una sorta di gabbia fatta di convenzioni vecchie. L'ha alleggerita. Vi ha trasmesso una energia che poi si è allargata a contrassegnare tutti gli anni Ottanta». Una specie di simbolo? «Un uomo, prima di tutto, che ha inventato delle cose. Se oggi pensiamo a quel periodo come a una sorta di vita nova della modernità credo che sia anche per merito suo. Ecco, ha segnato un'epoca. Dunque, la storia sarà quella di un artista. E sa perché secondo me molti altri tentativi di raccontare la sua vita al cinema non hanno funzionato come si deve?». Perché? «Perché molti si concentrano sul giallo, sulla cronaca e si trascura la grandezza dell'uomo. Io voglio partire dalla sua umanità, raccontare anche il Versace prima che diventasse Versace. Voglio raccontare quella specie di divario tra il mondo flamboyant che gli stava intorno e la sua indole profonda, a volte solitaria». A proposito di vite di italiani complessi: immediatamente dopo l'altro film che lei realizzerà è su Antonio Vivaldi. Come mai? «Scorriamo la sua vita. Un chierico nella Venezia del Sei-Settecento, che presta servizio in un orfanotrofio in cui vivono delle musiciste raffinate e che proprio qui compone alcune tra le musiche più importanti mai scritte al mondo. È un personaggio al quale penso da molto tempo e anche nel suo caso sono alle prese con documenti, libri, archivi». Lei ravvisa un filo comune tra Vivaldi e Versace, a parte l'essere italiani? «Sì e proprio a cominciare dall'essere entrambi italiani. Entrambi hanno trovato quell'idea speciale, capace di cambiare la visione di un mondo. E, soprattutto, da italiani sono diventati dei simboli internazionali. L'Italia che amo è quella che sa fare delle sue radici delle radici universali, come è avvenuto tante volte nella storia del mondo». Lei ha girato molti film. Qual è quello che si porta dentro con più intensità?

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 28 27/12/2015 diffusione:298071 Pag. 43 tiratura:412069 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

«Sto lavorando a una pellicola in Cina, una storia ambientata nell'epoca della Seconda guerra mondiale. Al momento ho dentro questo». Infine, «Capri, Hollywood». Lei è ormai un «amico» della rassegna e della città. «Sono entusiasta e onorato di essere il presidente del ventennale di Capri, Hollywood , che considero uno degli appuntamenti strategici nella corsa agli Awards». [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Chi è Bille August , 67 anni, danese, è il regista di blockbuster d'autore come La casa degli spiriti (1993) e Il senso di Smilla per la neve (1997) Ha vinto due volte a Cannes la Palma d'oro per il miglior film (come solo altri sei registi al mondo): nel 1988 con Pelle alla conquista del mondo (anche Oscar al miglior film straniero), e nel 1992 col film Con le migliori intenzioni , da una sceneggiatura autobiografica di Ingmar Bergman Foto: Da sinistra l'attrice Valentina Reggio ( La vita oscena , Io che amo solo te ), madrina della kermesse; l'attore belga Matthias Schoenaerts, premiato per A Bigger Splash e The Danish Girl ; Brie Larson, in corsa all'Oscar per Room , che riceverà il premio di «attrice dell'anno» Foto: Eroe maledetto Michael Fassbender in una scena del Macbeth di Justin Kurzel che apre il 2016 a «Capri, Hollywood», con una proiezione speciale il 1° gennaio al cinema Paradiso di Anacapri Foto: Classico Antonio Banderas, classe 1960, e Wynona Ryder (1971) insieme in una scena de La casa degli spiriti , diretto nel 1993 da Bille August

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 29 27/12/2015 diffusione:298071 Pag. 43 tiratura:412069 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Il produttore HarveyWeinstein: scommetto ancora sul vostro cinema Bia. Co.

Tra gli ospiti del Capri Hollywood film festival il premio Oscar, Harvey Weinstein, creatore della multimediale Weinstein Company e fondatore, con il fratello Bob, della Miramax. Troviamo la sua firma nei titoli di quasi tutti i film di Tarantino, incluso l'ultimo The hateful eight , ed è stato uno degli artefici del successo internazionale de La vita è bella di Benigni. «È impossibile per me, e per chi lavora in questo campo - dice Weinstein -, ignorare registi italiani come Fellini o Rossellini. Uno dei miei primi film Miramax è stato Cinema Paradiso . Non ci credeva nessuno. Ed ora c'è una nuova generazione di registi che rende il cinema italiano splendente». Weinstein è all'avanguardia nelle produzioni contemporanee come Marco Polo , che è sulla piattaforma Netflix. Ed ha conosciuto il protagonista Lorenzo Rilchemy a una delle edizioni passate di «Capri Hollywood». «Prima, andare al cinema, era un po' come andare a teatro, e i film a casa diventavano vecchi con audio e video di qualità scadente. Ora si può avere una qualità eccellente anche a casa, ma questo non significa che non si andrà più al cinema. Bisogna piuttosto pensare alla produzione in modo diverso». Il fondatore della Miramax deve la sua fortuna ad un intuito che ha salvato piccoli film indipendenti che nessuno avrebbe mai visto. «Io e mio fratello non siamo entrati in questo business per fare soldi facili al botteghino ed essere dimenticato l'anno dopo. Abbiamo sempre cercato qualcosa di diverso. Film indipendente non deve significare film che è introvabile, inaccessibile, se il film è una buona idea la gente deve poterlo vedere». Intanto si aspettano i sequel di film come Kill Bill e Shakespeare in Love che a Weinstein ha portato un Oscar. «Intanto abbiamo un film eccezionale in arrivo con Michael Keaton che segue la storia del fondatore di McDonald, e poi Gold con Matthew McConaughey e Lion con Dev Patel, Rooney Mara e Nicole Kidman, che arriverà nelle sale il prossimo anno». © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Tandem Il «patron» Pascal Vicedomini e il produttore Harvey Weinstein

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 30 27/12/2015 diffusione:298071 Pag. 45 tiratura:412069 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Il personaggio L'attore protagonista di «Revenant - Redivivo» di Iñárritu. «Volevo recitare da tempo con lui» Di Caprio vendicatore Leonardo: «Non definitelo western È il viaggio esistenziale di un uomo che cerca se stesso in un'avventura» La trama, che poi è una vicenda vera, ha forti paralleli col nostro tempo fatto di disperate immigrazio-ni e di ricerca di lavoro per tanti Questa storia pone un quesito: chi diventiamo quando per mesi siamo soli ad affrontare i problemi più drammatici delle nostre vite? Giovanna Grassi

LOS ANGELES Mentre gli americani, nelle festività, affollano le sale cinematografiche, tanti spettatori e fan si chiedono se Leonardo DiCaprio, dopo cinque nomination agli Oscar, riuscirà finalmente con Revenant - Redivivo , diretto da Alejandro Iñárritu, a vincere la statuetta come miglior attore. Il ragazzo del Titanic , oggi un uomo di 41 anni impegnatissimo sul fronte ambientalista, assicura «di non pensarci» e dichiara: «Questo film è stato importantissimo per me, la lavorazione tra il Canada e la Terra del fuoco in Argentina, in aree interamente coperte da neve e ghiaccio, mi ha coinvolto per otto mesi. Non considero Revenant un western, ma la storia di un uomo che cerca vendetta e il se stesso migliore nella natura più impervia». L'uomo, Hugh Glass, ha visto la sua famiglia trucidata, tranne un giovanissimo figlio che lo accompagna. Il ragazzo è un mezzosangue perché la madre era un'indiana: sarà ammazzato anche lui dai mercenari a caccia di pellicce. «Otto mesi nel freddo e tra ghiacciai e lande desolate mi hanno temprato il fisico e il carattere», dice Leo, che non ha mai lasciato Hollywood, dove è nato e dove, in un'ala della sua villa, legge i libri dei quali acquista i diritti e che spesso produce come film con ruoli destinati ad altri attori mentre la sua splendida carriera passa da ruoli che continuamente lo trasformano. Ha conquistato tante copertine nelle ultime settimane, che hanno stampato «manuali di sopravvivenza». Afferma: «Sì, li ho letti, a volte sorridendo, ma nessuno potrà rivivere l'esperienza di Hugh tra bande di predatori, di indiani che cercano rivalse nei loro territori depredati e uomini pronti a tutto per conquistare un carico di pelli. Il film è tratto da una storia vera, che Iñárritu, con cui volevo recitare da tempo perché ho molto amato i suoi film Babel e 21 grammi , ha trasformato e arricchito rendendo l'esploratore e cacciatore di pellicce Hugh Glass non un eroe, ma un uomo che cerca anche se stesso in un'avventura, un viaggio esistenziale per me. Sia io che Iñárritu abbiamo fatto nostra la sua esperienza, e durante le riprese, effettuate in condizioni di pericolo e gelo estremo, alcuni membri della troupe hanno abbandonato la produzione per le condizioni troppo difficili di lavoro». Ma, continua, «sin dalla prima lettura del copione io ho scelto di resistere. Sopravvivere sempre significa vivere. Considero Revenant non solo il mio film più duro e complesso, ma anche una storia sociale e politica». Fa una pausa, poi determinato come è il suo carattere, aggiunge: «Sono assolutamente d'accordo con Iñárritu quando, a un recente gala al Los Angeles County Museum, ha dichiarato che gli immigrati in America invece di essere etichettati "lavoratori senza documenti" dovrebbero essere definiti "sognatori senza passaporti". Penso che il cinema non debba mai edificare muri di divisioni, ma ponti di collegamento. Revenant , a mio parere, lo fa con una storia forte, a tratti anche insostenibile nella sua reale violenza, in cui accade di tutto - ho dormito nella carcassa di un orso e mangiato carne cruda di bisonte - ma rimane un'avventura con forti paralleli col nostro tempo di disperate immigrazioni e di ricerca di lavoro per tanti». «Per me - prosegue - il cinema è un'arte e ad esso ho dedicato sino a ora gran parte della mia vita. Non sono legato a nessuno dei miei film, ma ho molto amato Revolutionary Road di Sam Mendes, Inception di Christopher Nolan, J.Edgar di Clint Eastwood». Ha accettato di girare Revenant , spiega, «perché al centro del film c'è, secondo me, una domanda: Chi siamo? Chi diventiamo quando tutto ci è avverso, quando per giorni, per mesi siamo soli ad affrontare i problemi più drammatici delle nostre vite? La storia di Hugh Glass fa parte del folclore americano, io l'ho vissuta e interpretata come una esplorazione della natura che ci circonda e, soprattutto, dell'umana

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 31 27/12/2015 diffusione:298071 Pag. 45 tiratura:412069 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

natura». © RIPRODUZIONE RISERVATA Autore Alejandro Iñárritu (52 anni), un passato come conduttore radiofonico, ha debuttato alla regia nel 1999 con «Amores Perros» Ha poi diretto «21 grammi» (2003), «Babel» (2007), che gli è valso la nomination all'Oscar (migliore regia) e il titolo di primo regista messicano candidato alla statuetta, «Biutiful» (2010) e «Birdman» (2014), 4 premi Oscar vinti Il suo ultimo film, «Revenant - Redivivo», con Leonardo DiCaprio (a sinistra), sarà nelle sale il 14 gennaio

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 32 27/12/2015 diffusione:189394 Pag. 23 tiratura:278795 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Natale al cinema, vince Star Wars

Viaggia spedita verso i 13 milioni di euro (12.736.047) l'astronave di Star Wars . Nel giorno di Natale il settimo film della saga, Star Wars: il risveglio della forza , programmato in 646 sale italiane, ha incassato 1.115.421 euro (138.872 spettatori, con una media di 1.727 euro per sala). Al secondo posto, sul Cinetel del 25 dicembre, il Vacanze ai Caraibi con 1.107.101 (152.408 ingressi), in 479 sale e con una media per sala da primo posto (2.311 euro), per un totale dal giorno dell'uscita, il 15 dicembre, di 2.998.510 euro. Al terzo posto Natale col boss : 985.771 euro a Natale (136.861 biglietti), in 431 sale.

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 33 27/12/2015 diffusione:189394 Pag. 13 tiratura:278795 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato La storia Affari e giudici corrotti Il film che sbanca il Web e fa arrabbiare Putin Milioni di clic per il documentario choc dell'oppositore Navalny MARK FRANCHETTI* MOSCA

La festa di apertura dell'hotel di lusso Pomegranate, sul mare della Grecia, era stata sontuosa. I suoi ricchi proprietari russi non avevano badato a spese per intrattenere centinaia di ospiti Vip volati lì soprattutto da Mosca. Si esibiva una delle più amate popstar russe e a salutare gli ospiti c'era Vladimir Medinsky, ministro della Cultura di Vladimir Putin. C'erano champagne alla spina e originali fuochi d'artificio e un laser show che si era concluso con un gigantesco tricolore russo proiettato su tutto l'edificio. Anche il fioraio arrivava da Mosca. In un primo momento l'apertura dell'hotel, due anni fa, sembrava l'ennesimo racconto, quasi un luogo comune, sui ricchi russi che spendono generosamente all'estero. Ma ora è al centro del più discusso caso di corruzione degli ultimi tempi che collega presumibilmente alti magistrati con una delle più scellerate bande criminali del Paese. Ad avviare le indagini è stato Alexei Navalny, il più importante leader dell'opposizione russa. Gli attivisti della sua fondazione anticorruzione hanno indagato per nove mesi gli interessi commerciali dei figli di Yuri Chaika, procuratore generale della Russia. I loro risultati sono stati prontamente divulgati in un documentario di 45 minuti postato su YouTube. Boom online Nel video una delle accuse più devastanti è che Artyom Chaika - figlio maggiore del pubblico ministero e uno dei principali proprietari del Pomegranate - co-gestisca l'hotel con un partner commerciale che ha avuto legami con due capibanda condannati per un uccisione di massa di 12 persone, tra cui quattro bambini. Più significativo ancora della natura delle accuse è che 3,2 milioni di persone abbiano visto il filmato di denuncia nella prima settimana dalla divulgazione. Per tre giorni è stato il video più popolare sul web russo - il primo caso per un film che racconta una serie di complessi intrecci di corruzione. L'interesse pubblico senza precedenti è notevole dato il controllo rigoroso del Cremlino sui media russi. «Quando ho sentito parlare per la prima volta di legami criminali non ci credevo, non può essere vero, è troppo assurdo ho detto ai miei collaboratori», racconta Navalny. «Ma, incredibilmente, è tutto vero. È come un film di mafia. L'altra cosa che non mi aspettavo è la grande attenzione che abbiamo suscitato. Ha smosso gli animi perché è così scioccante e la gente lo guarda e dice: ok sappiamo che la corruzione è endemica, ma questo è davvero troppo». Il film, che secondo alcuni è un «video bomba», sostiene che oltre a essere comproprietaria del Pomegranate con Chaika, Olga Lapatina, ex moglie di un sostituto procuratore, era in affari con le mogli dei due capi della banda Tsapok, che terrorizzò una regione nel sud della Russia con stupri e rapine. Secondo l'inchiesta di Navalny inoltre, Artyom Chaika, 39 anni, risulta coinvolto nell'esproprio di una compagnia di navigazione nell'Estremo Oriente russo il cui direttore fu presumibilmente strangolato. Si sostiene che i pubblici ministeri locali la cui carriera dipende dal padre di Chaika aiutarono Artyom a strappare il controllo dell'azienda. Il documentario sostiene anche che delle gare per contratti pubblici lucrativi sono stati truccate a beneficio del fratello di Artyom, Igor, 27 anni. «Quello che fa Artyom Chaika non ha alcun rapporto con gli affari», dice Navalny nel film. «È banditismo, è razziare e intimidire la gente usando l'ufficio del Procuratore Generale russo guidato da Yuri Chaika ... Il figlio del procuratore capo è il fulcro di una vasta rete di corruzione costituita sotto la protezione del padre». Il film, molto duro, sostiene che i fondi investiti da Artyom Chaika in conti bancari, attività commerciali e proprietà immobiliari in Grecia e Svizzera sono in parte il risultato di attività illegali. Il leader dell'opposizione ha passato le informazioni alle autorità svizzere dove, dice, Chaika ha preso la residenza, chiedendo loro di aprire contro di lui un fascicolo per riciclaggio di denaro. «Dovrebbero davvero agire, ma si tratta di una decisione politica», ha detto Navalny. Yuri Chaika ha denunciato il film come «menzognero e privo di fondamento». Il Cremlino ha detto che le accuse formulate nel film non sono di alcun interesse, in quanto non riguardano la persona del procuratore generale - un commento che i critici di Putin hanno ampiamente ridicolizzato. Il blogger condannato

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 34 27/12/2015 diffusione:189394 Pag. 13 tiratura:278795 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Navanly, 39 anni, che è stato arrestato in numerose occasioni, è stato condannato per appropriazione indebita e frode a cinque anni con la sospensione condizionale della pena in un processo che la maggior parte degli osservatori giudicano dettato da motivi politici. Per altri capi di imputazione suo fratello Oleg è attualmente in carcere con accuse parimenti inventate - una mossa del Cremlino, secondo Navalny, per cercare di metterlo a tacere. Finora questa tattica sembra solo aver ancora più motivato il leader dell'opposizione che ha oltre un milione di follower su Twitter. La tv di Stato, che sotto Putin è dominata dalla propaganda, rimane la principale fonte di informazione per la maggior parte dei russi. Ma sempre più - come dimostra il pubblico record per il film su Chaika - milioni di russi si rivolgono a Internet per le notizie. «C'è un'altra Russia là fuori, che il Cremlino sta lottando per tenere sotto controllo», ha detto un sul web un imprenditore dell'opposizione. In risposta il Cremlino ha approvato una serie di norme draconiane per regolamentare Internet, soffocare il dissenso e mettere al bando i contenuti politici sul web. Ha inoltre creato strumenti in grado di bloccare Twitter, YouTube e Facebook. «Ma ci sono tendenze impossibili da bloccare del tutto», ha detto Navalny. «Il film su Chaika e le reazioni che ha suscitato dimostrano che non ci ridurranno al silenzio e là fuori c'è un sacco di gente che vigila». * Corrispondente da Mosca per il Sunday Times di Londra traduzione di Carla Reschia Protagonisti del video L'accusa Alexei Navalny, 39 anni, l'oppositore russo che ha prodotto il video. Navalny è stato condannato per frode a cinque anni Nel mirino Yuri Chaika, procuratore generale della Russia che secondo l'accusa del dissidente Navalny proteggerebbe le condotte ambigue dei suoi figli e non solo 3,2 milioni Le visualizzazioni su YouTube in una settimana del documentario

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 35 27/12/2015 diffusione:135752 Pag. 27 tiratura:185831 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL BOTTEGHINO Natale, primo "Star Wars" Seguono i due cinepanettoni SOLO QUARTO "IL PONTE DELLE SPIE" DI SPIELBERG AL SETTIMO POSTO "IRRATIONAL MAN" DI WOODY ALLEN

Viaggia spedita verso i 13 milioni di euro (12.736.047) l'astronave Falcon Millennium del nuovo Star Wars . Nel giorno di Natale il settimo film della saga, Star Wars: il risveglio della Forza , programmato in 646 sale, ha infatti incassato 1.115.421 euro (pari a 38.872 spettatori), con la media schermo non stratosferica di 1.727 euro. Al secondo posto, sempre secondo il Cinetel del 25 dicembre, il cinepanettone Medusa con e , Vacanze ai Caraibi con 1.107.101 (152.408 ingressi), programmato in 479 sale e con una media schermo da primo posto (2.311 euro a copia), mentre il totale dal 15 dicembre, giorno di uscita, si ferma a 2 milioni e 998mila euro. Al terzo posto della classifica natalizia troviamo invece la commedia Filmauro con Lillo e Greg e Peppino Di Capri, Natale col boss : 985.771 di euro ieri (136.861 biglietti), in 431 copie (2.287 euro la media schermo, di poco inferiore al suo diretto concorrente) per un totale di 2.837.551 euro. Si ferma a 2 milioni 256mila invece Il ponte delle spie di Spielberg, quarto incasso di Natale, seguito dal Pieraccioni del Professor Cenerentolo , che essendo uscito prima però è già a quota 4 milioni 343 mila. Seguono Alvin Superstar , il nuovo Woody Allen, Irrational Man , quindi ottavo Franny con Richard Gere, nono Masha e Orso , amici per sempre. Chiude la classifica natalizia al decimo posto Belle e Sebastien - L'avventura continua . Solo dodicesimo infine Perfect Day , il bel film con Benicio Del Toro, Tim Robbins e Olga Kurylenko, distribuito da Teodora, che in accordo con la causa umanitaria di questa black comedy devolverà il 10 % degli incassi natalizi a Emergency.

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 36 27/12/2015 diffusione:135752 Pag. 27 tiratura:185831 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Abbiamo visto"Revenant", nuovo film del regista di "Birdman", in sala a gennaio. Una storia estrema di sopravvivenza e vendetta con cui il divo torna a puntare alla statuetta. Grandioso e insoddisfacente insieme ANTEPRIMA Di Caprio, duello da Oscar GIRATO IN CONDIZIONI PROIBITIVE FARÀ DAVVERO EPOCA PER LA SCENA CHE VEDE IL PROTAGONISTA AGGREDITO DA UN ORSO Fabio Ferzetti

Negli Stati Uniti è uscito il giorno di Natale. In Italia arriverà solo il 14 gennaio, preceduto dal solito tam tam di assaggi e anticipazioni. Ovvio, anzi inevitabile: quando un regista che ha appena vinto 4 Oscar (con Birdman ) dirige un superdivo come Leonardo Di Caprio, 5 nomination all'attivo ma ancora nessuna statuetta, l'isteria da premio schizza alle stelle. Finendo per mettere in ombra anche motivi d'interesse ben più consistenti. Eppure The Revenant - Il redivivo , ispirato all'avventura incredibile ma vera del trapper High Glass, già romanzata da Michael Punke nel libro omonimo (Einaudi) e ulteriormente rielaborata dalla sceneggiatura di Mark L. Smith, è una storia di sopravvivenza e in definitiva di vendetta che sembra passare in rassegna tutti i motivi fondanti della mitologia americana. La lotta contro la Natura selvaggia; l'amore quasi mistico per quella stessa Natura indomabile (da Emerson a Terrence Malick); l'individualismo irriducibile (tradito e abbandonato, l'eroe può contare solo su se stesso). Senza dimenticare la tentazione del meticciato, ovvero il peccato originale della colonizzazione, fatto in egual misura di attrazione per il diverso e di spietata sopraffazione. METICCIO Non a caso, almeno nel film di Alejandro González Iñárritu, che abbiamo visto in anteprima, il protagonista è guardato con sospetto dai suoi compagni d'avventura proprio perché ha con sé il figlio avuto da un'indiana, con cui comunica parlando la lingua impenetrabile dei nativi. E sarà proprio l'infame assassinio del ragazzo a scatenare tutta la vicenda. Anche se in un certo senso qui cominciano pure i guai di questo film insieme grandioso e insoddisfacente, che accumula spunti e piste narrative ma non sempre li sviluppa come meriterebbero. Lasciando in definitiva la questione del rapporto con gli indigeni abbastanza sullo sfondo, per concentrarsi invece sulla struttura abusata e alla lunga ripetitiva del duello a distanza ma senza esclusione di colpi tra il tradito Glass (Di Caprio appunto) e il traditore Fitzgerald, l'altro cacciatore di pelli che dovrebbe prendersi cura di lui e invece lo lascia per morto nella foresta, sicuro che le ferite inflitte al compagno dall'attacco di un orso non gli lascino molto tempo da vivere (un torvo, inaffidabile, bofonchiante Tom Hardy: che ironia se l'Oscar andasse a lui...). Ma qui dobbiamo parlare di quella che resterà "la" scena di The Revenant , appunto la lunga, minuziosa, insostenibile aggressione del grizzly ai danni di Glass/Di Caprio. Cinque minuti buoni durante i quali l'orso inferocito atterra, sbatacchia, artiglia, azzanna a più riprese lo sfortunato cacciatore (fermandosi anche ogni tanto per leccare voluttuoso il sangue). Un record forse mai raggiunto di realismo, ottenuto con robuste quanto invisibili dosi di elaborazione digitale, che è il culmine di questo film girato in condizioni estreme ma rispettando sempre la luce naturale, e insieme il sintomo più vistoso dei suoi limiti. Perché se ogni scena è certamente grandiosa e ogni paesaggio lascia senza fiato (la macchina da presa del fenomenale Emmanuel Lubezki indugia con maestria su aria, terra, acqua, fuoco, ma le cronache dal set parlano di condizioni di lavoro a dir poco proibitive), la struttura del racconto resta fragile e ondivaga. Come se lo spettacolo dovesse bastare a se stesso mentre su due ore e mezzo la mancanza di una drammaturgia più solida si fa sentire. ARMI AL NEMICO E sì che non mancavano gli spunti. Dai rapporti con le diverse tribù indiane, a loro volta in conflitto, alla rivalità tra americani e francesi, ai traffici pericolosi degli uni e degli altri (vendere armi al nemico è un'antica tradizione...), alla storia stessa di Glass, assai più ampia di quanto qui non si intuisca grazie ad alcuni flashback. Ma Iñárritu, regista appassionante quanto discontinuo (abbiamo amato molto Amores Perros, Biutiful e Birdman , ma non abbiamo abboccato un istante ai sopravvalutatissimi Babel e 21 grammi ), sceglie di non scegliere. E anzichè imprimere una direzione precisa al racconto, si lascia travolgere dalla sua corrente impetuosa puntando tutto sul più epidermico

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 37 27/12/2015 diffusione:135752 Pag. 27 tiratura:185831 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

impatto emotivo. Una prova di forza e di libertà per questo messicano trapiantato negli Usa. Che però non produce necessariamente un grande film. Revenant - Redivivo WESTERN, USA, 156' di Alejandro G. Iñárritu, con Leonardo Di Caprio, Tom Hardy, Will Poulter, Forrest Goodluck, Grace Dove, Domhnall Gleeson Foto: VENDETTA A sinistra Tom Hardy in una scena di "Revenant Redivivo". Sotto Leonardo Di Caprio e Grace Dove Foto: TRADITO Leonardo Di Caprio in una scena di Revenant - Redivivo", il nuovo film di Alejandro González Iñárritu, in sala dal 14 gennaio 2016

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 38 27/12/2015 Pag. 27 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Botteghino di Natale Star Wars fa arrabbiare Tarantino Ma in Italia è insidiato da De Sica C.CAS

Si era detto: «Bene, ma non benissimo». Star Wars VII: Il Risveglio della Forza sembrava destinato a rimanere eterno secondo. Costretto a fissare le spalle di Jurassic World , film che, ad oggi, detiene il record relativo ai migliori incassi nel weekend di esordio. Eppure, il settimo capitolo della saga interstellare ha battuto le più rosee aspettative. Aggiudicandosi il botteghino di Natale e, insieme, un posto nella stratosfera. La pellicola diretta da J.J. Abrams ha fatto irruzione nelle sale il 25 dicembre, uscendone con le tasche piene. Strabordanti. Il Risveglio della Forza ha raggranellato la bellezza di 49,3 milioni di dollari nei soli Stati Uniti, battendo il record precedentemente stabilito da Sherlock Holmes. Nel 2009, il film di Guy Ritchie fu talmente visto che, nel solo giorno di Natale, portò a casa ben 24,6 milioni di dollari. All'epoca, la cifra sembrò ineguagliabile. Chi mai, al pranzo di rito, preferirà ancora il cinema?, si chiesero critici e capoccioni, troncando la discussione con sonore risate. Sicuri che mai nessuno avrebbe potuto far meglio di Robert Downey Jr. Il 25 dicembre 2015, gli stessi critici e capoccioni hanno però dovuto fare ammenda, lasciandosi travolgere dal ciclone Disney. Il Risveglio della Forza , duplicato l'incasso di Sherlock Holmes, ha stracciato la concorrenza. Negli Stati Uniti, il settimo capitolo di Guerre Stellari s'è lasciato alle spalle la commedia Daddy's Home , ferma ad un incasso giornaliero di 35 milioni di dollari, Joy (20 milioni) e il remake di Point Break (4,1 milioni di dollari). In Italia, la solfa è stata pressoché la stessa. Star Wars VII ha dominato il box office natalizio, insidiato soltanto dal cinepanettone Vacanze ai Caraibi . Sebbene, infatti, il colosso Disney abbia chiuso il Natale italiano con un incasso di un milione e 115mila euro, Christian De Sica e compagni non sono stati da meno. Il film Medusa ha portato a casa ben un milione e 107mila euro, arroccandosi al secondo gradino del podio solo per via del 3D. (Che, nel caso di Star Wars , ha prodotto sui biglietti un sovraprezzo decisivo per la vittoria). Woody Allen, Steven Spielberg, Leonardo Pieraccioni e compagnia cantante, invece, non hanno potuto nulla contro il Risveglio della Forza. Inermi, si sono accontentati di poco, alimentando così la festa in casa Disney. J.J. Abrams e il suo cast non avrebbero potuto sperare in un regalo migliore. Il Natale, grazie a Star Wars VII , è stato tanto dolce da non aver prodotto alcuna lamentela. Tutti sembrano aver gioito di un successo che, il 25 dicembre, ha portato la pellicola ad un incasso totale di 813,5 milioni di dollari. Tutti, tranne Quentin Tarantino. Al regista proprio non è andato giù il contenzioso con il colosso di Topolinia. «Cercano di fottermi», ha dichiarato nei giorni scorsi quando, ospite al talk show di Howard Stern, ha sfogato la rabbia per aver perso un cinema. «Al Cinerama,dove The Hateful Eigth avrebbe dovuto essere proiettato a partire dal giorno di Natale, la Disney ha detto che il contratto con me lo avrebbero dovuto annullare. Quando quelli della Arclight, padroni del Cinerama, hanno risposto che non si poteva fare, che l'accordo era ormai stato firmato, quelli hanno risposto a loro volta: "Ci spiace, ma se voi non continuate a mostrare Star Wars , ve lo potete scordare in tutti i cinema della vostra catena», ha ringhiato Tarantino, concludendo con un amaro: «Hanno il film più grande del mondo e stiamo parlando di una sola sala in tutta l'America. Hanno metodi ricattatori, sono malvagi, vogliono fottermi». Foto: Uno dei tanti Darth Vader «apparsi» a Times Square il giorno di Natale [LaP]

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 39 27/12/2015 diffusione:34514 Pag. 19 tiratura:44963 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

FENOMENI. .Dal giorno dell'uscita nelle sale, il settimo episodio della saga di Lucas fa registrare il tutto esaurito: per numero di spettatori ha superato ogni altra pellicola Cinema pieni, esplode la «Star Wars mania» La «Forza» batte tutti: nel corso di quarant'anni ha appassionato generazioni e ora padri e figli guardano lo stesso film

Quest'anno non c'è cinepanettone che tenga di fronte al dilagare della Star Wars-mania. Anche nelle sale veronesi gli occhi sono tutti per «Il risveglio della forza» e il settimo episodio della saga di fantascienza creata da George Lucas sta superando di gran lunga gli altri film attualmente in programmazione in quanto a numero di spettatori. In molti cinema, come al Rivoli, il nuovo capitolo di Guerre Stellari «sta registrando quasi sempre il tutto esaurito dalla sua uscita, il 16 dicembre, con un picco proprio in questi giorni di festa». E l'incasso della pellicola «è già doppio rispetto agli altri film in cartellone», dicono al Cinecentrum di Legnago.Del resto, come commentano gli spettatori all'ingresso, quale altro fenomeno cinematografico si è sviluppato nel corso di quasi quarant'anni - il primo film uscì nel 1977 - riuscendo ad affascinare più generazioni? Ora padri e figli siedono insieme davanti al grande schermo, animati dalla stessa curiosità per le nuove vicende della Resistenza e dell'Impero Galattico. Tra questi, la famiglia Tamellin di Borgo Trento, ieri in coda alla cassa del Rivoli: «Venire a vedere Star Wars è un salto nel passato; tornano le emozioni di quando eravamo ragazzi», confermano i coniugi Carlo ed Eleonora. «E oggi portiamo con noi anche i nostri figli, che fino a poco tempo fa non avevano la più pallida idea di cosa fosse questa saga. Ma si stanno appassionando in fretta».Luke Skywalker, Dart Fener, Leia Organa e gli altri celeberrimi personaggi hanno accompagnato infanzia e giovinezza degli spettatori con qualche anno in più: i fedelissimi dell'epopea. Ma adesso accorrono a frotte in sala anche giovani e adolescenti, molti dei quali hanno prenotato il biglietto su internet per avere il posto assicurato.Dimitri e Alba della Valdonega, entrambi di 24 anni, sono «cresciuti guardando e riguardando i precedenti episodi. Quindi, nonostante la giovane età, per noi Star Wars è una tradizione». Invece per Fabio, 29 anni, e Camilla, 26, la passione è più recente: «Ci siamo fatti una "cultura" in pochi mesi, sull'onda dell'entusiasmo collettivo che ha accompagnato l'uscita del settimo episodio. E adesso non vediamo l'ora di vedere il film».Al Rivoli, c'è stato il pienone perfino la mattina di domenica scorsa: «Il Fan club italiano di Star Wars aveva organizzato, prima della proiezione, la comparsata di attori con i costumi dei personaggi», spiegano i cassieri. «Gli spettatori escono soddisfatti: il settimo episodio non ha deluso le aspettative».«Resta il film più richiesto di queste feste», confermano dall'Uci Cinemas di San Giovanni Lupatoto. E al Cinecentrum di Legnago, «lo proiettiamo più volte al giorno in due sale. Non c'è altro titolo, per ora, che tenga dietro al Risveglio della forza».o

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 40 28/12/2015 diffusione:23390 Pag. 20 tiratura:36681 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il 28 dicembre 1895 l'invenzione nacque a Parigi: furono proiettati i film dei fratelli Lumière. Ma già 7 anni prima Augustine LePrince aveva girato una breve pellicola Buon compleanno cinematografo Compie 120 anni GIORGIO GOSETTI

l mondo del cinema alza i calici per un anniversario che precede di poco i tradizionali brindisi di Capodanno. Oggi scoccheranno infatti i primi 120 anni del cinematografo, un'invenzione che fu rivoluzionaria, che ha cambiato la nostra percezione della realtà e il nostro modo di vedere. E che oggi, forse, è alla vigilia di un'altra rivoluzione, altrettanto storica e imprevedibile. Era già buio, quella sera del 28 dicembre 1895 a Parigi, quando tutte le luci nel seminterrato del Grand Café al Boulevard des Capucines si spensero per mostrare un'antologia dei brevi film girati e impressionati dai fratelli Louis e Auguste Lumière. Al Salon Indien (questo l'esotico nome del locale) gli spettatori paganti si spaventarono come se il treno che sullo schermo entrava nella stazione di La Ciotat potesse travolgerli; risero alla farsa dell'«Arroseur arrosé», videro meravigliati i lavoratori delle fabbriche Lumière uscire al termine del turno e fecero a gara per confrontarsi con quelle immagini effimere, tanto più grandi di loro. Nasceva in quel momento, proprio come nella caverna di Platone con le ombre proiettate sul muro, il mito moderno del cinema, anche se i filmati erano stati già girati nella primavera precedente. Il Boulevard des Capucines era una strada d'elezione della buona borghesia parigina: Victor Hugo ci aveva aperto la redazione del suo giornale, c'erano caffè storici che ospitavano scrittori e intellettuali, a pochi passi prosperava da anni un laboratorio fotografico, ci abitavano personaggi illustri come l'artista e fotografo Nadar, vi avevano esposto pochi anni prima gli Impressionisti, c'erano teatri e perfino un Georama, meraviglia della tecnica che illustrava in una sfera di 14 metri l'intero globo terrestre. Facile immaginare che la notizia della prima proiezione pubblica si diffondesse a macchia d'olio e si imponesse come la novità del momento, in un periodo in cui le meraviglie della tecnica erano viste come moderni prodigi, conferme che da Parigi partiva il rinnovamento della nuova società industriale. Era il clima che quattro anni dopo avrebbe dato vita all'Esposizione Universale di Parigi con l'inaugurazione della Tour Eiffel, il monumento-simbolo della nuova era. I fratelli Lumière venivano dalla provincia; erano figli di un fotografo di Lione che solo pochi anni prima si era ritirato lasciando loro in gestione il mestiere di famiglia. Con spirito inventivo e sana attitudine imprenditoriale, i due si buttarono a capofitto nella ricerca di nuovi brevetti poiché era nell'aria ormai da tempo l'idea dell'immagine in movimento e la concorrenza americana si era fatta importante dopo il kinetoscopio di Thomas Alva Edison, il brevetto della pellicola a 35 millimetri di Dickson, la fabbricazione della pellicola Kodak inventata da George Eastman. In questo periodo di pionieri e affaristi impegnati a superarsi l'un con l'altro, c'è spazio anche per un oscuro mistero che - poco noto - getta un'ombra contraddittoria sulla reale data di nascita del cinematografo. Sette anni prima infatti - nel 1888 - un francese naturalizzato inglese, Augustine LePrince riusciva nell'impresa di girare un breve filmino (appena tre secondi ma di impressionante modernità e fluidità) nel giardino di casa a Leeds, ottenendo lo stesso naturalismo dei primi film Lumière e impressionando la pellicola con uno scorrimento di 16 fotogrammi al secondo: la stessa velocità che diventerà norma dopo il 1895. Il suo nome resterà però sconosciuto ai più e il suo esperimento presto dimenticato. Il 16 settembre 1890 infatti LePrince parte per la Francia con destinazione Parigi, forse per mostrare al mondo la sua invenzione. Scomparirà senza motivo apparente sul treno tra Digione e Parigi e a nulla varranno le inchieste della polizia e le ricerche promosse senza sosta dalla vedova. 12 anni dopo, a New York, morirà ucciso suo figlio Alphonse che cercava di affermare il primato di suo padre. Delitto, crisi depressiva, fuga d'amore? Ogni leggenda è fiorita su LePrince. Il successo del Cinéma Lumière aveva oscurato per sempre gli sforzi dei rivali e l'invenzione principale dei due lionesi (uno stesso apparecchio in grado di girare dal vero e di proiettare su uno schermo la pellicola impressionata) aveva generato una fiorente industria con reporter ai quattro angoli del mondo (ci sono filmati dalla Cina e da Venezia, dai

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 41 28/12/2015 diffusione:23390 Pag. 20 tiratura:36681 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Balcani agli Stati Uniti) e un solo nome prima dei titoli di testa: quello di Louis e Auguste Lumière. Foto: Manifesto del cinema Lumière del 1895. Nell'altra foto, Auguste (a sinistra) e Louis Lumiere in una foto storica

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 42 28/12/2015 diffusione:23390 Pag. 13 Ed. Ragusa tiratura:36681 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Amelio apre le porte del CostaIblea Film Fest

GIANNI AMELIO Il regista ospite oggi della prima giornata della kermesse cinematografica al Lumiere di Ragusa. Presenti anche Enrico Lo Verso e Greta Scacchi itorna da oggi il CostaIblea Film Fest promosso dall'omonima associazione con la direzione artistica del regista Vito Zagarrio. E' la 19esima edizione del festival che approda ancora una volta a Ragusa da oggi e fino al 30 dicembre al cinema Lumiere di via Archimede. Direttore organizzativo del festival è Pasquale Spadola mentre l'evento gode della collaborazione del Centro Servizi Cultura, diretto da Emanuele Schembari. Il festival gode del contributo del Mibact e torna dopo una pausa dovuta alla carenza di fondi da parte della Regione. Si inizia con presenze importanti. Oggi pomeriggio si inizia alle 16 con l'omaggio a Gianni Amelio con il film "Porte Aperte". A seguire "Ladro di bambini" sempre di Amelio con l'attore Enrico Lo Verso tra l'altro protagonista del videoclip "Il Natale è il 24" della band Baciamolemani. La scena del festival sarà dunque per Amelio e Lo Verso. Il primo riceverà alle 21 il premio "Carrubo d'oro" alla carriera, il secondo avrà il premio "Costaiblea". A seguire sarà proiettato il film "Lamerica" sempre di Amelio tra l'altro girato anche in provincia di Ragusa. Una retrospettive dedicata ad Amelio ma anche un modo per tornare a parlare del cinema girato in provincia di Ragusa. Non a caso si proseguirà anche domani già in apertura del festival con il film "Italo" con la presenza della regista Alessia Scarso. La pellicola, com'è noto, racconta la storia del cane Italo di Scicli, il randagio divenuto la mascotte della città. Per gli appuntamenti con le premiazioni, domani sera alle 21 ci sarà la consegna del premio "Rosebud-opera prima" e del premio "Girato in Costaiblea" in favore del regista Piero Messina che ha realizzato il film "L'attesa". Il premio sarà consegnato dal critico e regista Francesco Calogero e a seguire sarà proiettato il film. Infine un'altra protagonista del Costaiblea sarà l'attrice Greta Scacchi a cui mercoledì sera sarà consegnato il premio "Costaiblea". Decisamente complicato, nel corso degli anni, il cammino del festival, che dall'esordio nel 1991 a Scicli, dopo i "passaggi" in varie località del litorale, ormai da parecchi anni è approdato a Ragusa. Una lunga storia spesso segnata dalle difficoltà economiche, come è stato ribadito qualche giorno fa in conferenza stampa, ma si è sempre puntato sul cinema di qualità. Ma Costaiblea si è anche caratterizzato per essere vetrina per i giovani autori contribuendo così alla promozione delle loro opere. L'edizione di quest'anno vanta dunque presenze importanti con Gianni Amelio (Premio Carrubo d'oro alla carriera), Greta Scacchi (Premio Costaiblea) ed Enrico Lo Verso (Premio Costaiblea). Insieme con loro il regista calatino Piero Messina (L'attesa), la regista modicana Alessia Scarso (Italo), i registi di documentari Danilo Schininà, Carlo Lo Giudice e il ragusano Massimo Denaro. Le proiezioni avranno inizio alle 16 in ognuna delle tre giornate. Alessia Scarso sarà in sala martedì dalle 17 per il suo "Italo", seguito per "Costaiblea e dintorni" dal documentario "Lo stato brado" di Carlo Giudice. Dalle 21 Carmelo Messina riceverà i premi "Rosebud-Opera Prima" e "Girato in Costaiblea", poi presenzierà alla proiezione del suo "L'attesa" (girato in zona iblea) e, insieme con Greta Scacchi, di "Capolavori svelati", serie di documentari per Sky Arte. La giornata conclusiva di mercoledì 30 sarà aperta, alle 17, dal regista Massimo Denaro con il suo "Zac-I fiori del male". Dalle 18,15 omaggio a Greta Scacchi con "Terza generazione". Ancora omaggio a Greta Sacchi per la conclusione: dalle 21 "La donna della luna", presenti la splendida protagonista e il regista Vito Zagarrio, cui farà seguito la consegna del premio Costaiblea all'attrice italo-australiana. M. B.

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 43 24/12/2015 diffusione:314113 Pag. 112 N.50 - 30 dicembre 2016 tiratura:449347 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Al cinema Tra un brindisi e un cenone, il periodo delle Feste e perfetto anche per regalarsi un po' di sano svago nelle sale insieme ad amici e parenti di ogni età DAI CARTONI ALLE COMMEDIE, ECCO I "CINEPANETTONI" PER TUTTI I GUSTI Ferie esotiche per i mattatori della risata De Sica e Ghini, dramma in piena Guerra Fredda per Spielberg e una favola ricca di voci celebri Andrea Giorgi

Milano - Dicembre Per tutti i gusti. Da vedere in famiglia, in coppia o persino da soli, per i più cinefili. Di sicuro non esiste Natale senza l'abbuffata di film da assaggiare tra un cin cin e l'altro. Tra un cenone e una visita ai parenti. C'era una volta Cortina d'Ampezzo Dopo qualche anno di "dieta", per una presunta crisi del filone, sotto l'albero è tornato anche il cinepanettone "doc", quello con Christian De Sica nei panni del mattatore che aveva preso il via nel lontano 1983 con il classico Vacanze di Natale, ambientato a Cortina d'Ampezzo, le cui battute sono citate a memoria dai fan. Cambiata la produzione, da De Laurentiis a Medusa, è rimasto il buon umore e la consapevolezza che per regalare quattro risate scacciapensieri non si possa lesinare sul repertorio tipico delle gag, tra battutine e battutacce. In Vacanze ai Caraibi, De Sica ritrova Massimo Ghini ma non Boldi, compagno di scena per una vita: «Non torniamo insieme», ha spiegato Christian a Mattino. «Le minestre riscaldate, come nei matrimoni, non funzionano mai». l'equivoco con Poppino di Capri Risate all'italiana anche in Natale col Boss con Lillo & Greg, ormai habitué del Natale, questa volta nei panni di due chirurghi plastici costretti a fare i conti, per una serie di equivoci, con il debuttante nel comico Peppino di Capri. IL ponte delle spie Anni Cinquanta. L'avvocato James Donovan (Tom Hanks, 59, al centro qui a destra) sì trova catapultato nella Guerra Fredda quando la CIA lo recluta per il rilascio dì Rudotf Abel, pilota di un aereo spia catturato dai sovietici. Mentre prepara la sua strategia di difesa, nasce un legame fra i due uomini che si basa sulla comprensione reciproca. Donovan ammira la forza e la lealtà di Abel e costruisce una difesa appassionata per impedire la pena di morte, argomentando che le sue azioni sono state quelle di un bravo soldato che ha obbedito agii ordini... «Mio padre era andato in Russia durante la Guerra Fredda», ha racconta il regista Steven Spielberg. «Stava facendo la fila per vedere i resti dell'aereo spia che ì russi avevano messo in mostra. Due militari si avvicinarono a fui e ai suoi amici. Quando si resero conto che erano americani, astio: "Guardate cosa sta facendo il vostro Paese! Tratto dall'omonimo romanzo di Antoine de SaintExupéry, pubblicato nel 1943, classico per i lettori di ogni età, arriva nelle sale questa nuova versione realizzata con un budget di ben 80 milioni di dollari dal regista del celebre e divertentìssimo Kung Fu Panda. Valori universali e senza tempo quelli narrati nella storia del vecchio ed eccentrico aviatore che abita vicino a una bambina molto matura, trasferitasi nel quartiere insieme alla madre. Attraverso le pagine del diario dell'aviatore e i suoi disegni, la bambina scopre come morto tempo prima l'aviatore fosse precipitato in un deserto e vi avesse incontrato il piccolo Principe, enigmatico ragazzine» arrivato da un altro pianeta. Le loro esperienze contribuiscono a creare un legame tra l'anziano e la bambina e insieme affronteranno una straordinaria avventura. Tra i doppiatori della versione italiana, Toni Servino, Paola Cortelle- | si, Pif, Alessandro Siani e Stefano Accorsi. Scenari da sogno per il "cinepanettone" all'italiana. Nella Repubblica Domenicana si intrecciano le avventure di Christian De Sica che con la moglie resta sconvolto dalla decisione della figlia: si sposerà con un uomo molto più grande di lei che si spaccia per miliardario. Ma ai Caraibi ci sono anche Luca Argenterò, che lascia la moglie perché si invaghisce di Ilaria Spada, nel ruolo di una romana caciarona. E un con" " -'- segue da pag. 112 Nel cast anche Paolo Ruffini e Francesco Mandelli. Per gli amanti dell'avventura c'è il kolossal Le origini di Moby Dick, di Ron Howard, l'ex Richie Cunningham di Happy Dcys. Protagonista l'affascinante Chris Hemsworth. Il primo dell'anno si ride con Checco La pellicola più attesa sotto le Feste è sicuramente Star Wars, II risveglio della Forza, ultimo capitolo della saga cominciata da George Lucas nel 1977. Diventerà il film più visto di tutti i tempi? Aspettiamo la Befana per saperlo. Harrison Ford e soci

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 44 24/12/2015 diffusione:314113 Pag. 112 N.50 - 30 dicembre 2016 tiratura:449347 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

dovranno vedersela, al botteghino, con Checco Zalone, che dal primo gennaio sarà protagonista di Quo Vado? al fianco, tra gli altri, del mitico Lino Banfi. Sta piacendo ai ragazzi, e non solo a loro, Belle e Sebastien 2 e, ai più piccini, il disneyano // viaggio di Arto. Un cartone animato di qualità è anche // piccolo Principe, dal capolavoro di Antoine De Saint-Exupéry. Curiosità: tra i doppiatori della versione italiana, anche il grande Toni Servillo. Meno riflessive, e più scatenate, le avventure di Alvin Superstar, quarto capitolo con i simpatici scoiattoli nati come "musicisti" negli Anni '60. Buona abbuffata! YJ Natale con il Boss . chirurghi plastici, specializzati in ricostruzioni facciati, e due poliziotti sgangherati sulle tracce di un temibile "padrino" della malavita. Sono questi gli ingredienti di Natale con il Boss, con Lido (52) e Greg (53, a sinistra nella pagina a fianco) nei panni dei medici, e Paolo Ruffini (37) e Francesco Mandelli (36, con loro, qui a fianco, vestiti da frati) come "braccia" della legge. Più il cantante Peppmo di Capri (al debutto nel cinema comico) nelle vesti di boss. Prodótto dalla FilMauro di Luigi De Laurentiis, promette (e mantiene) colpi di scena, equìvoci e risate. Il film racconta di un criminale che, desi: deroso di cambiare i propri connotati, capita nelle mani sbagliate. E così, invece di esaudire il suo sogno di assomigliare al divo LeonarsSo DiCaprio, il boss finisce per avere la faccia di... di Capri, il cantante ; originario della meravigliosa isola, voce di brani memorabili e uno dei primi a portare in Italia il rock'n'roll. Lillo & Grep, autori dell'idea dell'equivoco, hanno spiegato che se Peppino non avesse accettato la parte, il film non si sarebbe potuto fare, considerato che tutto prende vita proprio dal bisticcio sul nome. Nel cast anche Giulia Bevilacqua, """*- di recente nella f iction È arrivata la felicità. Per quelli che erano bambini ai tempi del primo film e per chi vuole portarci i figli. Per i fan che collezionano ogni sorta di gadget e per i curiosi, che vogliono solo poter dire «L'ho visto!». E anche per chi ama sognare (magari con gli occhialini del 3D) grazie agli effetti speciali. Il nuovo capitolo di Star Wars, saga iniziata nel 1977 da noi col tìtolo Guerre Stellari, giunta al settimo episodio, più che un film è un evento. E una mostruosa macchina da soldi, aspetto che però ai fan interessa poco. Quello che affascina delle avventure di Luke Skywalker, quest'anno per la prima volta sotto il marchio della Disney, è semmai il mito collettivo senza tempo del Bene contro il Male: l'essere umano, da sempre, oscilla tra ira e impulsività, saggezza ed equilibrio, e si interroga su come andare oltre il conflitto. Una semplicità che affascina. Adesso i fatti ripartono trentanni dopo quelli narrati da // ritorno dello Jedi, l'ultimo capitolo della prima trilogia, uscito nel 1983, a cui poi hanno fatto seguito i tre prequel usciti dal 1999 al 2005. Protagonista è ancora una volta il "mitico" Harrison Ford (73, sotto). Tutto cominciò con i personaggi di Alvin and thè Chipmunks, protagonisti di un immaginario gruppo musicale a cartoni animati lanciato negli Stati Uniti con grande successo negli anni Sessanta. Da noi la banda di scoiattoli ca| pitanata da Alvin è famosa, dal 2007, per la serie di film d'animazione che li vede protagonisti. Questa nuova avventura, Nessuno ci può fermare, comincia dopo che per colpa di una serie di incomprensioni, gli scatenati Alvin, Simon e Theodore cominciano a credere che l'amico Dave sia partito per New York, li motivo? Sentimentale... Alla simpatica banda restano così solo tre giorni per evitare una serie di spiacevoli e tragicomiche conseguenze. FraifflP Si chiama Franny ed è un affascinante milionario che però nasconde un segreto: non lavora e ha scovato nella beneficenza la sua unica ragione di vita. Quando ritrova Olivia, figlia dei suoi più cari amici, decide di offrire a lei e a suo marito tutta una serie di opportunità, cercando al tempo stesso di gestire la loro vita in modo sempre più invadente, fino a che il suo segreto riemergerà con conseguenze imprevedibili. Nel ruolo del protagonista c'è Richard Gere (66, qui sotto con un'inedita barba bianca), che dopo tanti ruoli da seduttore si è trovato alle prese con un personaggio totalmente nuovo. «Non è chiaro cosa voglia Franny», ha spiegato il divo. «Non ha bisogno di ciò che le persone normali desiderano, come i soldi o un lavoro. Vuole un legame, ma ciò che lo spinge è anche il bisogno di farsi perdonare». Dopo gli oltre SO milioni di euro incassati due anni fa da Sole a catinelle, la nuova commedia con Checco Zatone (38) si candida a diventare il film italiano più visto di tutti i tempi. Quo Vado?, che nel titolo fa il verso al kolossal sulla Roma Imperiale Quo Vadis?, racconta di un eterno Peter Pan che all'improvviso si trova a

CINEMA - Rassegna Stampa 28/12/2015 - 28/12/2015 45 24/12/2015 diffusione:314113 Pag. 112 N.50 - 30 dicembre 2016 tiratura:449347 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

confrontarsi con le difficoltà dei mondo del lavoro. La sua vita al riparo da ogni responsabilità viene stravolta e lui finisce nientemeno che al Polo Nord.

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