Non si ruba a casa dei ladri - Il Film

Domenico Palattella (122)

“Non si ruba a casa dei ladri”: Salemme e la differenza tra una “grassa” risata e una di “classe”

Quante volte si sente dire in giro, sia presso gli esperti del settore, che tra gli appassionati, “ah ma il cinema del passato era tutta un’altra cosa”. Più classe, più stile, più talento cinematografico, quello che per inteso, issò il cinema italiano, come il più importante del mondo. Soprattutto nella commedia questa differenza di stile è più evidente che mai. Forse perché non si fa più la gavetta, forse perché mancano Maestri di tale genere. Eppure nella moderna commedia all’italiana non mancano gli specialisti del genere, alcuni di essi di altissimo valore. Non è un caso che uno dei migliori attori della moderna commedia all’italiana sia ritenuto un po’ da tutti, l’attore napoletano Vincenzo Salemme.

Salemme, classe 1957, è l’ultimo grande esponente dell’arte della commedia, che vede nella lingua e nell’ambientazione napoletana la maniera migliore per esprimersi. Salemme, comico e attore sensibile e intelligente, viene da una tradizione precisa, quella di Eduardo e sa come si fanno le commedie, sa qual è il valore dei tempi, delle battute, dei passaggi di consegna. Il suo teatro, come il suo cinema, non è “vintage” ma è la ripetizione felice e creativa di un modello di commedia che ha illustri precedenti. A differenza di altri comici prestati al cinema, Salemme non si esaurisce perché la sua formula, pur sempre fondata su identici dispositivi, in qualche modo si rinnova. Anche se molto spesso le sue opere cinematografiche sono tratte dai suoi spettacoli teatrali, queste non risultano affatto datate, perché la comicità di Salemme e della sua compagnia (Carlo Buccirosso, Nando Paone, Maurizio Casagrande) tratta temi universali e fondamentali, ma anche importanti come l’eutanasia, l’autismo, i sentimenti. E tutto ciò viene creato a regola d’arte con una comicità di grande intensità, ma velata da una punta di malinconia, tipica del Salemme teatrale e cinematografico.

Gli elementi del successo di Salemme e del suo cinema, sono proprio questi, unire la popolarità alla qualità, cosa assolutamente inusuale nell’abulico cinema dei giorni nostri. Salemme nelle sue opere teatrali e cinematografiche ha sempre raccontato un’Italia lontana dai soliti cliché a cui siamo abituati, ha raccontato e racconta la vita delle piccole famiglie borghesi del sud Italia e il loro vivere tra tradizione e il veloce cambiamento. Il suo è un cinema che gioca con i cliché che immobilizzano la città e la cultura meridionale e soprattutto napoletana, trasformarli, banalizzarli, per renderli più sopportabili a tutti quelli che li vivono. Ironia sottile, curata, un mix vincente, che al botteghino sicuramente porta sempre risultati e risate, ma anche possibilità di riflettere sulla situazione sociale della società attuale.

La sua è la differenza tra una “grassa” risata, volgarotta, parolacciara, infarcita di luoghi comuni; e una di “classe”, che affonda le sue radici nell’humus culturale del cinema italiano d’annata e che punta ad essere la rappresentazione della società attuale, vista anche con un pizzico di amarezza. Uscito nelle sale lo scorso 3 novembre, e avvolto da un corposo successo di pubblico, esaustivo in tal senso è Non si ruba a casa dei ladri, commedia diretta dai fratelli Vanzina, che vede un superbo Vincenzo Salemme mattatore assoluto della pellicola. Questa volta i fratelli Vanzina fanno leva su tutta la loro conoscenza della commedia all’italiana, costruendo una sceneggiatura solida che rende omaggio a molti titoli del passato: da In nome del popolo italiano a Pane e cioccolata a La congiuntura, per citare solo qualche titolo.

Per la verità la commedia cui Non si ruba a casa dei ladri somiglia di più, pur con i dovuti distinguo, è Crimen di Mario Camerini, e non solo per la trasferta di un gruppo disomogeneo in un paradiso fiscale: anche per l’agilità della scrittura, la scioltezza della regia, la galleria dei “caratteri”. Paradossalmente, Non si ruba a casa dei ladri rimanda persino a Gomorra per il ritratto consapevole dei suoi “vincenti” come straccioni che è impossibile invidiare. La coppia Simone-Lori (Ghini-Arcuri) è infatti composta da due cafoni che in fondo si detestano, e la loro ricchezza non contiene quel potenziale di emulazione che i cumenda (anche nei film dei Vanzina) suscitavano in molte commedie anni ’80 e ’90. Simone, cui regala in pari misura tracotanza e strazio esistenziale, soffre di ulcera, ha nostalgia di un passato in cui un certo pesce pipa è una sorta di Rosabella, e si rende perfettamente conto di avere accanto un’arraffona ignorante (molto ben interpretata da Manuela Arcuri).

Per contro la coppia Antonio-Daniela (Salemme-Rocca ) è davvero invidiabile per complicità e condivisione egalitaria nella buona e nella cattiva sorte. Non ci sono le solite corna da , e lo smignottamento è solo per recita: per avere più concessioni dalla politica, per imbrogliare un banchiere tedesco (peccato veniale, di questi tempi). E al centro della storia c’è l’etica del lavoro che si contrappone a quella dell’imbroglio, della mazzetta e del parassitismo. Questo ritorno dei Vanzina alle loro radici non è una captatio benevolentiae verso chi ha sempre pensato che gli eredi di Steno potessero fare di meglio, ma funziona perché intrattiene e fa sorridere: le battute sono intelligenti , la trama è ben costruita, la regia asseconda gli attori e il cast regge bene l’architettura narrativa, ognuno prestando la propria “maschera” in una versione leggermente inaspettata: Vincenzo Salemme è il napoletano onesto, Stefania Rocca la torinese non ingessata, Teco Celio il banchiere pieno di umane debolezze, Ria Antoniou l’estetista con il fisico da pin up e l’animo da brava ragazza. Un passo al di sopra degli altri Maurizio Mattioli, pur considerando sempre l’enorme bravura di Vincenzo Salemme, sempre il migliore quando si tratta di “fare” commedia, i cui monologhi sono da antologia, e che ricorda a tutti una delle lezioni fondamentali della commedia: che le battute possono essere impilate una sopra l’altra senza aspettare il tempo della risata televisiva, perché anche se “arrivano” in ritardo generano quell’effetto valanga che ogni attore comico (e ogni regista di commedia) sogna di ottenere.

La vera storia del “Cinepanettone”: evoluzione di un genere tutto italiano Il termine “Cinepanettone” fu originariamente coniato in senso dispregiativo dai Critici cinematografici per indicare un prodotto comico di grande diffusione pubblica, che si caratterizzava per una certa tendenza a ripetersi nella trama e nelle situazioni, per il tipo di comicità a buon mercato, per la simpatia dei suoi interpreti, nonché per i grandi incassi nelle sale italiane. Secondo i registi Carlo ed Enrico Vanzina, considerati i padri del genere, la “formula” del cinema popolar-vacanziero anni ’80 sarebbe nata nel 1982 quando, dopo il successo commerciale del loro “Sapore di mare”, il produttore Aurelio De Laurentiis commissionò un’opera simile per l’anno successivo ma ambientata stavolta in una località sciistica, da mettere in programmazione nei cinema nel periodo natalizio. I due fratelli pensarono quindi a una rilettura contemporanea di un film del 1959 interpretato da Alberto Sordi e Vittorio De Sica (padre di Christian), “Vacanze d’inverno”, in cui il regista Camillo Mastrocinque aveva tratteggiato, sullo sfondo di Cortina d’Ampezzo, i costumi italici del tempo. Nacque così nel 1983 il primo “Vacanze di Natale” girato anch’esso tra la regina delle Dolomiti. C’è però da notare, che qui non siamo ancora in presenza del genere cosiddetto del “Cinepanettone”, più che altro è un modello, un progenitore del futuro genere popolaresco e popolare.

Il primo vero “cinepanettone” è databile 1990, con Vacanze di Natale ’90, che segna anche il vero inizio del sodalizio artistico fra Massimo Boldi e , i due attori per eccellenza della saga. Il “cinepanettone” dunque è un genere importante, non tanto per la qualità delle stesse pellicole ma per il fenomeno di costume epocale, che caratterizzerà tale genere fino ai tempi attuali. La ‘creatura’ ideata da De Laurentiis darà vita ad una serie infinita di ‘copie’, brutte o belle che siano, in grado di reggere allo scorrere degli anni. Perché il Cinema italiano scopre la potenza del Natale in sala, con film ad hoc che lo celebrino anche sul grande schermo: e fa niente se la qualità sarà molto spesso deprecabile, il pubblico dimostrerà di gradire e i produttori ci marceranno.

Inizialmente il genere è appannaggio esclusivo di Aurelio De Laurentiis, il Natale cinematografico è monopolio “quasi” personale. Dal 1991 al 1995 si susseguono campioni di incassi come Vacanze di Natale ’91 (1991), Anni ’90 (1992), Anni 90- Parte II (1993), S.P.Q.R.- 2000 e mezzo anni fa (1994), Vacanze di Natale ’95 (1995), tutti con la coppia De Sica-Boldi, l’unica “vera” coppia duratura del cinema italiano, dopo quelle di Franchi & Ingrassia e di Bud Spencer & Terence Hill. Dal 1996, quasi per caso, il produttore toscano Cecchi Gori, già produttore tra l’altro di capolavori epocali come Mediterraneo (1991) e Il postino (1994), cerca di interrompere questo monopolio natalizio firmato “De Laurentiis- De Sica- Boldi”, con il debutto cinematografico dell’attore toscano Leonardo Pieraccioni, e che debutto! Il ciclone (1996) si issa come campione di incassi dell’annata e al quarto posto assoluto tra i film italiani più visti di sempre (14 milioni e 300 mila presenze al botteghino ), diventato fin da subito un fenomeno di costume. Il ciclone è il primo film italiano ad aver incassato più di 70 miliardi di lire al botteghino e diventa anche il film simbolo della moderna commedia all’italiana. In realtà il suo successo si spiega con una comicità mai volgare e con il fascino accattivante del protagonista. Ciò non vuol dire che i gusti degli italiani stanno mutando e che il “Cinepanettone” puro, volgare e popolaresco, sta incominciando a segnare il passo. Vuol soltanto dire che un’alternativa al classico piatto natalizio è possibile, e soprattutto redditizio.

D’altronde quello stesso anno A spasso nel tempo segna incassi importanti anche superiori al Cinepanettone dell’anno precedente. L’anno dopo si rinnova la sfida tra l’alternativa Pieraccioni ( Fuochi d’artificio ) e il classico Cinepanettone targato De Laurentiis ( A spasso nel tempo- l’avventura continua ). Intanto un piccolo film quasi senza pretese come Tre uomini e una gamba, interpretato e diretto dal trio composto da Aldo, Giovanni & Giacomo sbaraglia la concorrenza e trasforma il suddetto trio da prodotto televisivo a fenomeno cinematografico di primo livello. A fine millennio, si crea una situazione destinata a rimanere immutata fino alla rottura professionale di Boldi e De Sica, del 2006. E cioè l’alternanza dei film con Pieraccioni e quelli con Aldo, Giovanni & Giacomo in concorrenza al classico “Cinepanettone”: negli anni dispari Leonardo Pieraccioni, negli anni pari il trio. Anche il tradizionale “Cinepanettone”, cerca nuove strade mettendo sotto contratto nuovi e “vecchi” comici da affiancare ai classici Boldi e De Sica. Nascono film come Paparazzi (1998), con l’aggiunta di Diego Abatantuono e Nino D’Angelo; Tifosi (1999), con lo stesso cast; Bodyguards- Guardie del corpo (1999), con l’ingresso di Enzo Salvi e Biagio Izzo; Vacanze di Natale 2000 (2000 ), con lo stesso cast. Il “cinepanettone” classico, scade nella volgarità più totale con i successivi Natale sul Nilo (2002) e (2003), mentre i vari Pieraccioni e Aldo, Giovanni e Giacomo continuano a puntare su prodotti e comicità qualitativamente e stilisticamente più elevati: Ti amo in tutte le lingue del mondo, Il paradiso all’improvviso, Chiedimi se sono felice, Così è la vita.

Nel 2006 la rottura Boldi-De Sica, porta il primo ad allontanarsi dal secondo, che rimane saldamente l’attore di punta del classico cinepanettone di De Laurentiis. Boldi comunque non rinuncia al tradizionale appuntamento natalizio, così si viene a creare la terza alternativa al cinepanettone originale. I film di Natale diventano tre e si susseguono almeno fino al 2013. I film targati De Sica-De Laurentiis, con la partecipazione in misura variabile di attori come Massimo Ghini, Sabrina Ferilli, Paolo Ruffini; il rinnovato cinepanettone di Massimo Boldi, con Enzo Salvi e Biagio Izzo presenze praticamente fisse; e la classica alternanza targata “Medusa”, di Pieraccioni e Aldo, Giovanni & Giacomo. Nel 2013 scade il contratto di De Sica con De Laurentiis, che decide di puntare tutto sulla coppia composta da Lillo & Greg. Attivi soprattutto in radio, tv e teatro, negli ultimi anni Lillo & Greg hanno iniziato anche una sfolgorante carriera cinematografica, con titoli, di grande successo, che hanno alzato il livello medio del prodotto comico-cinematografico italiano. La loro è una comicità sofisticata, surreale e mai banale. Dal 2014 dunque la situazione del “Cinepanettone” natalizio si ingarbuglia sempre di più: dall’unica offerta dell’inizio degli anni ’90, si arriva addirittura a 4 alternative di genere praticamente in contemporanea, giorno più giorno meno. Anche gli incassi sostanzialmente si equivalgono, non decretando nessun vero vincitore, per la gioia delle sale cinematografiche, che mai come nel periodo natalizio, vengono prese d’assalto. Per fare meglio comprendere la situazione attuale, partendo dall’anno 2014 elenchiamo le produzioni italiane ascrivibili a tale genere. Nel 2014 escono nelle sale La scuola più bella del mondo, con Christian De Sica e Rocco Papaleo- produzione Cattleya; Ma tu di che segno sei?, con Massimo Boldi, Vincenzo Salemme e Gigi Proietti- Key’s film; Il ricco, il povero, il maggiordomo, con Aldo, Giovanni e Giacomo- Medusa film; Un Natale stupefacente, con Lillo & Greg- Filmauro di De Laurentiis. Nel 2015 si rinnova la tetra-sfida con Vacanze ai Caraibi ( De Sica-Ghini ); Matrimonio al Sud ( Boldi-Izzo-Salvi ); Il professor Cenerentolo ( Pieraccioni ); Natale col boss ( Lillo & Greg ). Quest’anno la situazione è rimasta immutata, anche perché l’offerta natalizia così fissata è redditizia per tutti: produttori, attori, sale cinematografiche. Massimo Boldi è in sala dal 1 dicembre con Un Natale al Sud, coadiuvato dai soliti Enzo Salvi e Biagio Izzo; la “strana” coppia De Sica-Brignano sarà in sala dal prossimo 15 dicembre con Poveri ma ricchi; gli stessi giorni usciranno anche Fuga da Reuma-Park, ultima fatica di Aldo, Giovanni & Giacomo; e Natale a Londra, con Lillo & Greg, Nino Frassica e il “nostro” Uccio De Santis.