Natale a Londra - Il Film
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Natale a Londra - Il Film Domenico Palattella (31) Ai “Nastri d’argento” del 2015 Lillo & Greg si aggiudicarono il “Nastro d’argento speciale” intitolato a Nino Manfredi con la seguente motivazione: “per le loro indubbie qualità comiche, in grado di elevare il livello delle commedie brillanti della nuova commedia all’italiana, un auspicio a continuare su questa strada cinematografica per gli impegni futuri”. Si iniziò dunque a comprendere, che l’intuizione di Dino De Laurentiis di affidare il Natale cinematografico a quella coppia così sofisticata, surreale, che sembrava inizialmente poco adatta al cinema, non fu poi così bislacca. Già i primi tentativi del 2012 e del 2013, “Colpi di fulmine” e “Colpi di fortuna” ebbero riscontri positivi presso la critica specializzata, grazie all’apporto della funambolica comicità di Lillo & Greg, diventata oggi la “nuova” grande coppia del cinema italiano. Quel “Nastro d’argento” vinto nel 2015, si basa sull’interpretazione del film “Un Natale stupefacente”(2014), il primo film autonomo della coppia dopo l’abbandono di Christian De Sica. Al primo colpo Lillo & Greg fanno centro, il loro primo film come protagonisti assoluti è anche il primo cine-panettone in grado di vincere un importante premio a livello nazionale, merito della ventata di novità portata dal loro stile comico, lontano dalle volgarità imperanti del periodo, e con una comicità intelligente ed efficace. Si badi bene, anche la critica specializzata, vorrebbe non si parli più di cinepanettone, “non se questo significa un prodotto scadente: il fatto che i film interpretati da Lillo & Greg, escano proprio sotto Natale e che parte dei loro film siano ambientati durante il Natale non basta a ridurre il loro prodotto al mero ruolo di cinepanettone. Le loro sono commedie ben scritte, ben interpretate, ben girate e ben montate, sopra la media del film comico nazionale”. Anche la loro fatica successiva, quella del Natale 2015, ovvero “Natale col boss”, aveva soddisfatto tanto la critica, quanto il pubblico, che ha risposto entusiasta, affollando le sale e decretando il meritato successo di una coppia che si è guadagnata il suo spazio cinematografico. “Natale col boss”, ottenne un considerevole successo di pubblico: secondo posto assoluto della stagione 2015, con oltre 7 milioni di euro di incassi. Rinvigorito da questo successo De Laurentiis, dopo alcuni anni di sperimentazioni, ha capito, che con la coppia a disposizione si può anche osare di più, e così insieme al suo fido regista Volfango De Biasi, ha progettato per il Natale 2016, quei trasferimenti all’estero, tanto cari almeno fino a 10 anni fa. La nuova commedia di Natale targata “Filmauro” si svolge infatti a Londra e porta il titolo di “Natale a Londra-Dio salvi la regina”, una sorta di “Ocean’s Eleven” in salsa italiana. Ritmo serrato, trama ambiziosa, comicità verbale e slapstick, sono gli ingredienti di questo film, arricchito da un cast variegato e ben assortito, anche se forse un po’ troppo affollato. La trama è presto detta, ed è quella di rapire i cani della regina intrufolandosi dentro Buckingham Palace per pagare un debito con un noto boss londinese, un plot degno dei migliori action comedy americani. E infatti l’omaggio al genere action comedy americano funziona bene grazie a Lillo e Greg, Nino Frassica, Ninetto Davoli, Uccio De Santis e Vincent Riotta, attori con la giusta verve per essere divertenti tanto individualmente quanto nel quadro della parodia. Allo stesso modo Paolo Ruffini e Eleonora Giovanardi interpretano gli opposti che si attraggono, lui uno sous chef senza palle, lei una donna che non le manda a dire. Capofila dell’operazione rimangono però Lillo & Greg, che come lo scorso anno sono anche autori del film, e non ci si sorprenda più di tanto, la loro è una coppia abituata in teatro e in radio a scriversi i testi da sè. Il che dimostra come Lillo & Greg non abbiano soltanto tempi comici perfetti, dato dal loro ventennale affiatamento, ma abbiano dietro di sè solide basi comico-culturali, per innovare ed innervare finalmente il genere comico all’italiana con stile ed eleganza…e tutto ciò con l’appoggio ( inusuale ) della critica contemporanea. “Natale a Londra”, quindi, nonostante metta forse troppa carne al fuoco, regge l’impianto farsesco, e soprattutto fa una cosa fondamentale, che lo eleva dalla mediocrità dilagante a buon film, non cede mai alla tentazione dell’idiozia e assolve il suo compito: diverte senza volgarità spicciole e fini a se stessi. Del film rimangono anche alcune scene dal forte impatto comico: le gag visive di Lillo & Greg, la guerra psicologica che vede coinvolto Greg dinanzi ad uno specchio, tra la parte onesta e naif di sé con quella più scafata e criminale; i calembour verbali di Nino Frassica; e una nostalgica scazzottata, omaggio tutt’altro che velato a Bud Spencer e Terence Hill. Mi si permetta, in conclusione, una menzione piena di affetto per il “nostro” Uccio De Santis, che a 50 anni arriva finalmente al successo cinematografico a carattere nazionale. E’ qui il tecnico dell’operazione furtiva, e diverte, trovando il suo spazio, con alcune battute tipiche del repertorio comico pugliese, fatto di freddure repentine e salaci giochi di parole. Poveri ma ricchi - il Film Domenico Palattella (31) La classica sfida del Natale italiano quest’anno ha un netto vincitore il quale risponde al nome di De Sica. Sì, proprio lui, ancora e sempre Christian, da 30 anni uomo e attore del Natale italico per eccellenza. “Poveri ma ricchi” è la dimostrazione, oseremmo dire finalmente, che Christian De Sica quando è utilizzato al meglio delle proprie potenzialità, è sempre il comico italiano più grande degli ultimi 20/30 anni. Non ce n’è per nessuno, ma deve avere un buon soggetto dietro di sé. E quest’anno il solido soggetto dietro, c’è tutto. Il merito di questa efficace struttura narrativa è dato dal film francese cui è tratta la pellicola italiana, ovvero “Les touche”, enorme successo in terra di Francia. Ricorrendo agli estremi patrimoniali, Fausto Brizzi, il regista, mette in scena una commedia in cui i poveri diventano ricchi, conoscono i ricchi veri e, anche se i soldi proprio schifo non fanno, forse era meglio quando si stava peggio. L’adattamento italiano di Poveri ma ricchi mantiene il cognome dei protagonisti italianizzato in Tucci e il look del capofamiglia interpretato da Christian De Sica. Al fondo c’è la spocchia contro i provinciali della cintura romana, ma è una spocchia ben indirizzata a scopo comico e molto meno greve del solito, ed è controbilanciata da una grande tenerezza nei confronti di questi scombinati animati da buone intenzioni e da un affetto palpabile. Quel che più conta, si ride tanto, a pioggia, ritrovando l’umorismo “etnico” della commedia all’italiana e trapiantandolo in una contemporaneità di cui si raccontano i limiti più che le lusinghe. Forse perché siamo tutti un po’ diventati come i Tucci, cioè privi di benessere ma desiderosi della nostra fetta di felicità, possiamo riconoscerci in loro e allo stesso tempo sorridere della loro cafonaggine. Più di tutto funziona la squadra di attori comici italiani finalmente serviti da una trama degna di questo nome e da dialoghi veramente spiritosi e non del tutto scollati dalla realtà: dai cognati Christian De Sica ed Enrico Brignano all’ottima Lucia Ocone e la divina Anna Mazzamauro, dal mitico Bebo Storti allo spassoso Giobbe Covatta al commovente Ubaldo Pantani, maggiordomo che rimanda all’adorabile Coleman di Una poltrona per due. Anche Poveri ma ricchi rischia di diventare un cult natalizio, ma all’italiana e in quota cinepanettone: un panettone ben lievitato e zeppo di canditi che lascia un buon sapore in bocca. Un sapore da commedia all’italiana, quasi d’altri tempi. Infatti Brizzi parla di un’Italia in cui la ricchezza si tende a nasconderla perché in generale attira sospetto, malevolenza e invidia. La denuncia sociale di quello che siamo, è questa la commedia all’italiana che ritorna, dopo anni, forse decenni di oblìo. Il motivo principale della fuga dei Tucci, che dalla provincia di Roma traslocano nella ricca Milano pensando di trovare il loro nuovo habitat, è proprio la maldicenza e l’invidia della gente. L’anonimato non dura perché chi si arricchisce di sdegno perisce. I veri ricchi guardano la cafonaggine di questi zoticoni con disgusto, anche perché secondo il regista la moda attuale di chi può permettersi la bella vita è basso profilo e salutismo. Poveri ma ricchi omaggia i tanti Vacanze di Natale degli anni 80 e 90, di cui negli anni 2000 lo stesso Brizzi e il co-sceneggiatore Marco Martani presero in eredità scrivendone i copioni. Il film riprende quella comicità fatta di situazioni, cliché e bravi interpreti. De Sica è sempre esilarante e finalmente è un capo-famiglia con la testa sulle spalle, come lo è Brignano, ma a strappare applausi è soprattutto Lucia Ocone la cui cafoneria è davvero di lusso. Netto vincitore del Natale 2016, surclassata la concorrenza, con un prodotto meglio del solito, che Cinepanettone non è, bensì commedia all’italiana a tutti gli effetti. Proprio come ha voluto sottolineare Christian De Sica, non a torto, durante la conferenza stampa di presentazione del film. Non si ruba a casa dei ladri - Il Film Domenico Palattella (31) “Non si ruba a casa dei ladri”: Salemme e la differenza tra una “grassa” risata e una di “classe” Quante volte si sente dire in giro, sia presso gli esperti del settore, che tra gli appassionati, “ah ma il cinema del passato era tutta un’altra cosa”. Più classe, più stile, più talento cinematografico, quello che per inteso, issò il cinema italiano, come il più importante del mondo. Soprattutto nella commedia questa differenza di stile è più evidente che mai.