Bibliografia Ligure 1994 Quaderni Franzoniani, Anno IX, N. 1, Gennaio-Giugno 1996

Total Page:16

File Type:pdf, Size:1020Kb

Bibliografia Ligure 1994 Quaderni Franzoniani, Anno IX, N. 1, Gennaio-Giugno 1996 Bibliografia Ligure 1994 Quaderni Franzoniani, anno IX, n. 1, gennaio-giugno 1996 Il nono appuntamento con la Bibliografia Ligure presenta i materiali riguardanti il nostro territorio pubblicati nel 1994. Il volume raccoglie 1572 schede bibliografiche con un incremento prossimo al 20% sull‗anno precedente. Anche il numero dei periodici presi in esame dalla Redazione è in costante progressiva crescita. In questo fascicolo sono ben 1085 le testate, con un aumento del 10% sulla Bibliografia 1993. In questi ultimi anni sono aumentati in maniera consi-derevole anche i volumi di Atti di Convegni oggetto di verifica: per la presente Bibliografia ne sono stati passati in rassegna 476. Indice Preistoria - Storia Antica (schede nn. 1-242) >> Secoli VII-XIV (schede nn. 243-463) >> Secoli XV-XVI (schede nn. 464-751) >> Secoli XVII-XVIII (schede nn. 752-993) >> Secoli XIX-XX (schede nn. 994-1351) >> Varia (schede nn. 1352-1572) >> Indice degli autori e delle opere >> Indice tematico >> © 1996, Associazione Amici della Biblioteca Franzoniana - Genova eBook pubblicato nel mese di gennaio 2014 disponibile on line sul sito www.quadernifranzoniani.it scansione OCR, editing: Andrea Lavaggi PREISTORIA indice>> 1. Archeologia nei territori apuo-versiliese e modenese-reggiano (Atti della giornata di studi, Massa, Palazzo di S. Elisabetta, 3 ottobre 1993), Modena, Aedes Muratoriana, 1994, pp. 326. Il volume contiene il testo delle memorie presentate nella giornata di studi organizzata dalla Deputazione di Storia Patria per le antiche provincie modenesi. Rientra nell‘ambito della Liguria antica la maggior parte degli interventi: D. Cocchi Genick (pp. 7-23: Testimonianze preistoriche nel territorio apuo-versiliese), sulla base delle testimonianze preistoriche venute alla luce nell‘area compresa tra Serchio e Magra, ricostruisce la successione culturale dal Paleolitico medio alla fine dell‘età dei Metalli nel territorio considerato; A.C. Ambrosi (pp. 25-43: Sulle statue-stele della Lunigiana e sul probabile culto della pietra nel territorio apuo-lunigianese) raccoglie i dati su alcune statue-stele riutilizzate e rinvenute di recente e cerca le tracce del culto della pietra diffuso probabilmente nella zona; M. G. Armanini (pp. 45-66: Storia degli insediamenti massesi) traccia la storia del territorio compreso nell'area dell‘attuale comune di Massa, con particolare attenzione verso le testimonianze protostoriche, preromane e romane; P. Gallo (pp. 67-87: Gli aegyptiaca della colonia romana di Luni) raccoglie e studia i numerosi oggetti (in parte già noti, in parte inediti) rinvenuti a Luni e testimonianti non solo la diffusione dei culti egiziani, ma anche la presenza di un grosso centro di culto isiaco nella colonia, dove forse vi era anche più di un sacello dedicato a Iside; E. Dolci (pp. 89-122: Nuovi ritrovamenti nelle cave lunensi di Carrara. Relazione preliminare) esamina una serie di grandi basi, colonne e capitelli semilavorati rinvenuti dal 1987 in poi in conseguenza dei lavori di sbancamento effettuati in cave attive della zona di Fantiscritti e di Gioia, e fornisce il catalogo delle basi e dei capitelli trasferiti a Carrara; L. Gambaro (pp. 123-159: Le ceramiche fini da mensa dallo scavo presso la Pieve di S. Stefano di Filattiera), dopo aver presentato una breve sintesi delle ceramiche da mensa in circolazione nell‘alta Lunigiana in età romana, nel tentativo di fornire un inquadramento topografico dell‘insediamento rurale presso Filattiera, ampliando il campo a tutto il bacino del Magra, analizza alcuni aspetti topografici, quali i confini amministrativi, la viabilità e il popolamento della Lunigiana tra tarda età repubblicana ed età imperiale. Alla sintesi delle metodiche applicate durante le ricerche archeologiche nel comune di Filattiera e dei maggiori risultati conseguiti, e a una prima discussione analitica di alcune classi di materiale proveniente dagli scavi presso la Pieve è dedicato, invece, il contributo di E. Giannichedda (pp. 161-168: Recenti sviluppi delle ricerche nella Lunigiana interna: il caso di Filattiera), mentre P. Notini, P.L. Raggi, G. Rossi e M. Vangi (pp. 169-188: Meschiana: un villaggio della Garfagnana abbandonato nel medioevo. Localizzazione e reperti ceramici) affrontano il tema della localizzazione del villaggio medievale di Meschiana, e ritengono che sorgesse presso la località ‗le Piane‘ nel territorio di San Romano in Garfagnana. A sua volta G. Bottazzi (pp. 189-265: Archeologia territoriale e viabilità: spunti di ricerca sulle relazioni tra l‟Emilia e il versante tirrenico dell‟età del Bronzo al pieno medioevo) si occupa dell‘età del Bronzo di cultura terramaricola tra pianura e Appennino, dell‘età del Ferro nell‘Appennino tosco-emiliano tra Etruschi e Liguri e si sofferma a lungo sulla romanizzazione e sulla rete viaria tra i due versanti dell‘Appennino, oltre che sulle consorterie nobiliari tra Tirreno ed Emilia. Gli ultimi due interventi sono dovuti, infine, a G. Bottazzi e C. Scalise [pp. 267-297: Una ricerca campione sul popolamento romano nell‟alto Appennino emiliano: Sasso di Neviano Arduini (Parma) e a M.P. Branchi [pp. Bibliografia Ligure 1994 Quaderni Franzoniani, anno IX, n. 1, gennaio-giugno 1996 299-322: Le vie di pellegrinaggio tra la Pianura Padana e la Toscana (esempi di archeologia muraria su edifici medievali)]. E.S. 2. Contributi allo studio dell‟archeologia e dell‟arte rupestre in Valcamonica e nell‟arco alpino, in «Notizie archeologiche bergomensi», II (1994) [1995], pp. 9-297. Il volume riunisce alcuni contributi di due convegni tenutisi in Valcamonica tra il 1991 e il 1992, e precisamente Sulle tracce del sacro. Dal linguaggio simbolico dell‟arte preistorica alle tradizioni popolari e religiose in Vallecamonica e nella regione alpina (Giornata di studio di archeologia rupestre, Breno, 21 dicembre 1991) e Archeologia e arte rupestre in Vallecamonica e nell‟arco alpino (Convegno archeologico, Breno, 26-28 giugno 1992). Fra i molti interventi riportati, si segnalano in questa sede quelli di F.M. Gambari (pp. 129-142: L‟arte rupestre in Piemonte: cenni di analisi stilistica e cronologica), D. Seglie, P. Ricchiardi, G. Dellerba e D. Candellero (pp. 167- 176: Fragility and precariousness of survival fior rock art. Petrogliphs tridimensional recording methods), A. Arcà (pp. 261-267: Significati culturali e attribuzioni cronologiche dei petroglifi non figurativi dell‟area alpina) e G. Forni (pp. 269-279: Il contributo delle raffigurazioni rupestri alla rettifica di erronee concezioni nella storia della tecnologia e della cultura). E.S. 3. Enciclopedia dell‟arte antica classica e orientale. Secondo supplemento 1971-1994, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1994, I (A-CARR); II (CARS-G), pp. 910; 898. Nel primo volume de Il Supplemento, relativo all‘attività di esplorazione e di studio dal 1971 al 1994, sono state prese in considerazione, fra l‘altro, Albingaunum, Alba Docilia, Ameglia e Hasta. Le relative voci sono state curate da G. Spadea Noviero (pp. 150-152: Albenga), F. Bulgarelli (pp. 155-156: Albisola Superiore), A. Durante (pp. 186-187: Ameglia), E. Zanda (pp. 491-492: Asti). Nel secondo volume si segnalano invece le voci Cemenelum (pp. 97-98), Chiavari (pp. 119-120) e Genova (pp. 735-736), redatte rispettivamente da C. Vismara, la prima, e da P. Melli, le altre due. 4. Fiorenzuola, una città e la sua storia, Piacenza, Tip. Le.Co., 1993, pp. 168. Nel volume, dove è pubblicata la raccolta degli argomenti trattati nel Corso 1992 tenuto presso la Libera Università della Terza Età di Fiorenzuola d‘Arda, sono di particolare interesse in questa sede soprattutto i contributi di M. Bernabò Brea (pp. 7-14: La preistoria nel Piacentino), M. Marini Calvani (pp. 15-20: Valdarda romana), D. Ponzini (pp. 21-29: Origini del cristianesimo in Valdarda), V. Fumagalli (pp. 31-41: Il monachesimo nella Valdarda) e D. Rabitti (pp. 93-104: Lapidi ed epigrafi a Fiorenzuola). E.S. 5. Guida alle antiche strade romane, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1994, pp. 320. Dopo una breve introduzione in cui si accenna alle caratteristiche tecniche delle strade romane, ai luoghi di sosta, ai militari, ai veicoli che transitavano su tali arterie e agli itinerari utili per la ricostruzione del sistema viario, si prendono in considerazione, una per una, le più importanti vie romane dell‘Italia, fra cui anche quelle che interessano l‘ambito ligure, cioè la via Amelia e la via Aemilia Scauri, la via Postumia, la via Iulia Augusta e le vie del Piemonte tra il Po e il Tanaro. Il volume è completato da una carta storica dell‘Italia romana. E.S. 6. L‟Italie d‟Auguste à Dioclétien (Actes du colloque international, Rome 25-28 mars 1992), Rome, École Française de Rome, 1994, pp. 450. Bibliografia Ligure 1994 Quaderni Franzoniani, anno IX, n. 1, gennaio-giugno 1996 Si segnala il contributo di A. Giardina, L‟identità incompiuta dell‟Italia romana (pp. 1-89) dove, analizzando il genusitalico descritto dagli autori antichi, si evidenziano le diversità di carattere delle varie compagini etniche. A questo proposito si ricordano i passi di Virgilio e Cicerone in cui i Liguri vengono descritti come una popolazione di indole guerriera ma dedita all‘agricoltura, e l‘epiteto (mendaces) attribuito loro da Catone, forse per il sostegno dato alla spedizione del cartaginese Magone nel 205 a.C. Accenni all‘estensione della cittadinanza romana alle comunità della Transpadana sono presenti nell‘articolo di E. Lo Cascio, La dinamica della popolazione in Italia da Augusto al III secolo (pp. 91-125), mentre il ruolo dei collegia (in particolare quelli dei fabri, centonarii e dendrofori) nella vita pubblica delle principali città della Gallia Cisalpina è preso in esame da J.R. Patterson, The collegia and the transformation of the towns of Italy in the second century AD, pp. 227-238. Anche nel contributo di D. Vera (L‟Italia agraria nell‟età imperiale: fra crisi e trasformazione, pp. 239-248) si considerano i problemi legati all‘economia agraria della Cisalpina durante il III-IV secolo d.C. Seguono le pagine di P.
Recommended publications
  • Quaderni Di Archeologia Del Piemonte
    Ministero per i Beni e le Attività Culturali Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Torino Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli Quaderni di Archeologia del Piemonte Torino 2018 2 Direzione e Redazione Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo Sede operativa: piazza S. Giovanni 2 - 10122 Torino Tel. 011-195244 Fax 011-5213145 Direttore della Collana Egle Micheletto - Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo I contributi sono sottoposti a peer-review Comitato Scientifico Marica Venturino Federico Barello Francesca Garanzini Coordinamento Marica Venturino Comitato di Redazione Maurizia Lucchino Susanna Salines Segreteria di Redazione Maurizia Lucchino Editing ed elaborazione immagini Susanna Salines Progetto grafico LineLab.edizioni - Alessandria Editing dei testi, impaginazione e stampa La Terra Promessa Società Coop. Sociale - Onlus Polo Grafico di Torino AGIT Quando non diversamente indicato, i disegni dei reperti sono in scala 1:3 (ceramica, vetri), in scala 1:2 (industria litica levigata, metalli), in scala 1:1 (industria litica scheggiata) Il volume è stato pubblicato con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino con la collaborazione della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti È possibile
    [Show full text]
  • 3. La Situazione Del Territorio Ligure Fino Alla Conquista Romana
    Luigi Gambaro 37 3. LA SITUAZIONE DEL TERRITORIO LIGURE FINO ALLA CONQUISTA ROMANA 3.1. INQUADRAMENTO STORICO ra contro Cartagine, questo intervento militare, ci sarebbe stata la minaccia che il presumibile pros- 1. Il territorio alto-tirrenico prima della simo intervento cartaginese nell’isola, volto a conquista - la situazione tra le due guerre sedare la ribellione dei mercenari, avrebbe potuto puniche (240-220 a.C.) portare anche a Roma89. Altre fonti attribuiscono ai Cartaginesi la responsabilità di aver fomentato Il primo intervento militare romano contro i insurrezioni contro Roma ad opera di Sardi, Corsi Liguri si inserisce nel più vasto scenario dell’azio- e Liguri90. Oltre che in funzione apertamente anti- ne di Roma nel mar Tirreno, subito dopo la fine cartaginese un’altra motivazione dell’intervento della prima guerra punica, e si collega con le vicen- di Roma nel mar Tirreno e in quello Ligure sareb- de che riguardano la Sardegna e la Corsica8 5. Le be stata la pirateria praticata da Sardi, Corsi e fonti attribuiscono al console del 238 a.C., Ti. Sem- Liguri, forse col beneplacito di Cartagine, a danno pronio Gracco, una prima spedizione vittoriosa di commercianti romani ed italici e dell’alleata contro popolazioni liguri86, proprio mentre i Carta- Marsiglia91. ginesi venivano obbligati, sulla base di clausole Anche se è stato ipotizzato che la decisione di aggiuntive al trattato di Catulo del 241 a.C., a agire contro la pirateria non soddisfacesse generi- sgomberare la Sardegna e la Corsica, dove suben- ci interessi commerciali ma potesse essere ispirata trarono le truppe romane87. da una precisa strategia del Senato, al cui interno Una parte della storiografia moderna ha giu- almeno dal 236 a.C.
    [Show full text]
  • LA CAMPAGNA CONTRO I FRINIATES 179 A.C
    LA CAMPAGNA CONTRO I FRINIATES 179 a.C. - 175 a.C. di Lanfranco Sanna Tutta la costa ligure da Pisa a Monaco è sotto il controllo di Roma, rimangono autonome le popolazioni del Piemonte meridionale ad ovest di Tortona (Bagienni, Statielli) e molte altre a nord dell'Appennino tosco-emiliano che si incuneano tra l'Etruria e l'Emilia: sono, queste ultime, riunite nella forte confederazione dei Friniates. Contro questi ultimi marcia nel 179 a.C. il console Quinto Fulvio Flacco, dopo aver attraversato «montagne senza sentieri e i gioghi del Ballista», forse il monte Valestra, riesce a impegnare il nemico in campo aperto, dove ancora una volta i legionari si dimostrano imbattibili: sono catturati 3.200 Liguri che sono subito trasferiti in pianura. Solo due anni dopo però ( 177 ) la rivolta riprende vigore proprio quando volge al termine la guerra contro gli Istri. Il Senato informa il console Caio Claudio Pulcro della situazione e gli lascia la facoltà di portarsi nel territorio dei Liguri. Il console porta le sue legioni contro i Friniates che si sono accampati nella spianata del fiume Scultenna (l’attuale torrente Scoltenna che, nato tra il monte Giovo e il passo dell’Abetone, va a formare il Panaro); affrontati in battaglia, i Liguri perdono 15.000 uomini tra morti e feriti, 700 prigionieri e 51 insegne, mentre i superstiti si rifugiano sui monti. In quello stesso anno è dedotta a Luna una colonia di 2.000 cittadini romani (Triumviri Publio Elio, Marco Emilio Lepido, Gneo Sicinio ). Ad ogni colono sono assegnati 51 iugeri e mezzo di terreno: una così cospicua assegnazione aveva un solo precedente e recentissimo, quello di Aquileia, a significare l'urgenza dei Romani di presidiare la zona.
    [Show full text]
  • Civilisation Et Role Des Ligures De L'arno Au Var De L’Age Du Fer a La Conquete Romaine
    CIVILISATION ET ROLE DES LIGURES DE L'ARNO AU VAR DE L’AGE DU FER A LA CONQUETE ROMAINE par Gérard CAUVIN docteur ès-lettres Résumé de thèse Les Ligures ont été et restent un des peuples les moins connus de notre Antiquité même si l'archéologie commence à livrer des renseignements importants. Quels peuvent donc être les rapports entre les images progressivement restituées par la recherche scientifique et les images reçues, héritées, transmises par les auteurs classiques ? Montagnes des Alpes et des Apennins, plateaux et vallées de l'arrière-pays, éperons effilés, plages et criques constituent le prélude nécessaire à la compréhension du peuplement mais aussi des caractéristiques, des ressources des différentes tribus ligures. LE CADRE NATUREL Dans une région compartimentée à l'infini par d'innombrables reliefs, la maîtrise de l'espace par l'homme jouera un rôle vital. Deux fleuves limitent notre zone d'étude : le Var à l'ouest et l'Arno à l'est. Polybe précise même : "Le territoire des Ligures s'étend du côté de la mer, jusqu'à Pise, la première ville étrusque à l'ouest, et vers l'intérieur jusqu'à Arretium" (1). Si les Apennins sont souvent, comparés aux Alpes, ce sont surtout celles-ci enveloppées de "l'horreur des neiges éternelles" (2) qui impressionnaient les anciens. Aussi les cols et les pistes muletières issues des sentiers tracés par les bergers et leurs troupeaux, reprises en fonction de leur utilité, permettaient de parcourir le haut-pays et de mettre en communication monts et vaux, de donner accès à des vallons isolés ou vers la mer, de franchir les reliefs et de faciliter la liaison entre la côte et les régions de l'intérieur (3).
    [Show full text]
  • Group Names (Concepts) from Some 350 Classical Texts from Perseus.Org, Listed with the Number of Occurrences (As of January 2016, Some Editing Still Needed)
    Group Names (Concepts) from some 350 Classical Texts from Perseus.org, listed with the number of occurrences (as of January 2016, some editing still needed) Abanni 5.0 Adonii 1.0 Aetnaeans 5.0 Abantes 9.0 Adramytteans 1.0 Aetolians 922.0 Abantians 1.0 Adrian 7.0 Afranian 5.0 Abderites 2.0 Adriatic 7.0 Afric 9.0 Abeghian 2.0 Aduatici 1.0 Africans 191.0 Abians 5.0 Aduatuci 16.0 Agamemnonian 2.0 Abishai 9.0 Aeacidae 2.0 Agari 7.0 Abkazeti 1.0 Aeaean 8.0 Aggressions 1.0 Abydenes 3.0 Aeanianians 2.0 Agones 1.0 Acanthians 19.0 Aebutian 3.0 Agraean 17.0 Acarnamans 1.0 Aecae 1.0 Agraei 4.0 Acarnanes 1.0 Aeduan 133.0 Agrarian 22.0 Acarnanian 268.0 Aeetean 1.0 Agravonites 1.0 Accensi 1.0 Aegaean 6.0 Agregentines 2.0 Acephali 1.0 Aegatian 1.0 Agrianes 10.0 Acerrans 2.0 Aeginetan 92.0 Agrigentines 31.0 Achabari 1.0 Aeginites 1.0 Agrigentini 1.0 Achaean 2291.0 Aegintans 1.0 Agrinae 1.0 Achaemenian 1.0 Aegipans 3.0 Agrippae 1.0 Achaian 14.0 Aegiratans 4.0 Agrylian 1.0 Achaioi 3.0 Aegmetan 1.0 Agraei 3.0 Acharnian 22.0 Aegospotami 2.0 Agyllaeans 1.0 Achdeans 1.0 Aegusian 1.0 Agyllaioi 2.0 Acheans 2.0 Aegyptii 10.0 Agylllaei 1.0 Acheloan 1.0 Aelian 320.0 Agyllaei 1.0 Acherusian 3.0 Aemathian 1.0 Agyrians 22.0 Achilli 3.0 Aemi 1.0 Ahian 1.0 Achivi 4.0 Aemilii 22.0 Ahiramites 1.0 Achmaeans 1.0 Aemonensians 2.0 Aiakidai 1.0 Achsaei 68.0 Aemonian 1.0 Aiantes 14.0 Achtaeans 1.0 Aeneans 1.0 Aigeidai 7.0 Achúans 1.0 Aenian 39.0 Aiginetans 14.0 Achaecans 1.0 Aenianes 2.0 Aigives 1.0 Acidini 3.0 Aeolians 93.0 Aiolian 12.0 Acilian 2.0 Aeolic 20.0 Aitnaian 2.0
    [Show full text]
  • LE ORIGINI DI VALENZA Di Pier Giorgio Maggiora
    LE ORIGINI DI VALENZA di Pier Giorgio Maggiora Tanti milioni d’anni fa, dove ora si levano le nostre prospere colline, c’era un’inquieta distesa d’acqua: il mare. Questo territorio comincia a prendere forma terrestre alla fine del periodo terziario (70-2 milioni d’anni fa). All’inizio del quaternario (2-0,01 milioni d’anni fa), in seguito a sconvolgimenti della crosta terrestre, il mare scompare, e l’immensa pianura, compressa e sospinta dalle immani forze della natura, si deforma secondo quelle caratteristiche che oggi noi scorgiamo. Poi l’impetuoso defluire delle acque trasforma pian piano il volto della zona, scavando un fitto dedalo di valli; il terreno si copre di una rigogliosa vegetazione che presto (si fa per dire) si trasforma in selve e grandi boschi. Un giorno nell’immutato silenzio degli sterminati boschi, si avverte una presenza novella, si ravvisa un segno inusitato, l’orma di un piede: è finalmente arrivato l’uomo. Avrà la capacità di adattarsi agli ambienti più disparati, o di cercarne di nuovi una volta che quelli vecchi si saranno rivelati ostili, esigui o altrimenti inadatti. Sempre andando lontano nel tempo, non sussiste una quantità di materiale archeologico che consenta di trarre conclusioni definitive, tuttavia, già il neolitico (8000-3500 a.C.) ci consegna testimonianze di genti che occuparono questa zona, mentre sepolture del paleolitico sono state scoperte in Liguria. Nel territorio alessandrino, fin dall’età della pietra, si hanno presenze umane; le indicazioni sull’origine etnica sono, invece, poche. Il neolitico è contrassegnato dalla nascita di due fondamentali attività per la vita dell’uomo: l’agricoltura e l’allevamento (prima poteva solo cacciare e raccogliere).
    [Show full text]
  • Dai Liguri Moderni Agli Antichi Liguri
    Dai Liguri moderni agli antichi Liguri NOTE DI TOPONOMASTICA E DI POLEOGRAFIA 1. Degli antiçlii Liguri abbiamo conoscenze, molto scarse e con t rad Storie. Gli autori italiani se ne occupano a mala pena. Le storie romane e italiche, anche le più moderne, ammettono che i con fini del popolo Ligure fossero quelli della Liguria romana., la Magra, la Trebbia, il Po, ritenendo che le conquiste etnische o celtiche ab­ biano completamente espulso i Liguri dalle altre zone delle A lpi e della Penisola che avessero avanti occupato. Questi Liguri sono con­ cordemente descritti come popoli primitivi (]), viventi in caverne, parlanti un linguaggio non indo-europeo, di cui non sarebbe rimasta traccia alcuna. Il Pais, secondo il suo solito, ha idee più originali. I Liguri, secondo il Pais, anche nell’età romana si estendevano ampiamente nella regione alpina e appenninica, e al di là delle Alpi sino al Rodano ; la lingua che parlavano sarebbe stata indo-europea, poco diversa da quelle italiche. Tale è anche l'opinione prevalente fra gli scrittori francesi. (2) I Liguri inliterati non hanno lasciato monumenti epigrafici, e non possiamo raccoglier nuovi indizii della loro lingua e della loro vita, se non ricercando le tracce che possono essere rimaste nella lingua e nel costume dei Liguri odierni. Particolarmente la topono­ mastica può dare importanti informazioni, se applicata a larghi (1) Ad esempio Ducati, Etruria antica, I I 14 : cin Liguria abitavano popolazioni selvaggie «fi razza mediterranea.» (2) «La plus part des Ligures furent des Aryens au même titre que les nouveaux venus; ils différaient à peine de leurs envahisseurs (i Celti], et ceux de la Gaule n ’ étaient que aes Indo-européens des premiers bans, et, pour ainsi dire, des Celtes d’avant Je nom celtique.
    [Show full text]
  • Map 39 Mediolanum Compiled by M
    Map 39 Mediolanum Compiled by M. Pearce and P. Tozzi, 1997 Introduction The compilation of the map posed a number of problems, many of which also affect Map 40. In both cases we found the maps compiled by P. Fraccaro (in Baratta 1938) an important starting-point. He had produced a map of centuriation in Italy for the 1937 Bimillenary of Augustus exhibition in Rome, and was able to draw on this for northern Italy in particular. Otherwise he followed Kiepert’s FOA closely, although his collaboration with Maratta, an eminent geographer, greatly enriched his compilations. Our debt to him is considerable, since he has been a useful measure against which to test ideas and solutions to many thorny problems. It was also possible to consult his unpublished maps and notes held at Pavia University; these were particularly valuable for the reconstruction of centuriation. As with Map 40, we have retained the modern courses of the rivers in the Po plain except where firm evidence exists for the Roman period. Many of the water-courses in the plain south of the Po–and indeed the Po itself–have frequently migrated, and much important work has been done recently on these problems by Dall’Aglio and others. Similarly, we have not felt sure enough to follow some recent hypotheses about changes in prealpine lake levels, although it should be borne in mind that the level of Lake Como, for example, has certainly oscillated quite dramatically through time. Duality of river names, noted again in the introduction to Map 40, may be found in the two rivers called Duria (A2 and B3), and in the suggestion, derived from Fraccaro (1957, 125-26), that the ancient name Iria refers both to the modern Scrivia and to the Staffora.
    [Show full text]
  • Il Piemonte Celtico
    IL PIEMONTE CELTICO Il Piemonte ha sempre costituito un luogo ambito per l’insediamento umano, a partire dalla “cultura di Canegrate” XIII sec. a.C., popolato da genti di stirpe protoceltica come Lepontii e Liguri. Prima di essere occupato, seppur gradualmente, dalle legioni romane il territorio corrispondente all’attuale regione subalpina, era popolato da due etnie in una forma che possiamo definire celto-ligure. A causa di una scarsa ( o forse perduta…) documentazione e per l’incapacità degli storici antichi ( e moderni!), è problematico oggi reperire informazioni certe riguardo sul come e quando avvenne il mescolamento e l’assimilazione fra le due culture; si può supporre che con l’arrivo massiccio dei Celti, intorno al IV secolo, la forma tipica della seconda età del ferro si diffuse rapidamente anche presso le popolazioni autoctone, unificando usi, costumi, tradizioni, lingua e pratiche religiose, creando quindi un sostrato omogeneo. I Liguri, la più grande e diffusa etnia dell’epoca (occupavano quasi tutto il territorio piemontese, parte della Lombardia e la fascia costiera dall’attuale Versilia sino alla Catalogna), in seguito alla massiccia immigrazione celtica pur integrandosi con i nuovi venuti, concentrarono la loro presenza al di là della Dora Baltea e a sud del Po. Le popolazioni, ad aggregazione prevalentemente tribale, erano numerose e presentavano caratteri di specificità. Fra esse ricordiamo quelle che si distinsero maggiormente: i Salassi , che occupavano l’alto Canavese e la Valle d’Aosta; i Sallui nel vercellese, i Vertacomacori nel novarese, i Taurini nella provincia di Torino, gli Statielli nella zona di Acqui Terme della Valle Bormida e parte della Valle Belbo; i Marici nell’alessandrino fino alla Lomellina, i Bagienni fra Mondovì e Cuneo, gli Eburiati nella Valle del Tanaro fra Asti e Alba; gli Epanteri tra Bra e Carmagnola, i Caburri tra la Val Pellice e la piana del Po, i Graioceli nella Valle di Lanzo; i Laevi fra Chivasso e Trino vercellese ed infine i Vittimuli nella zona attorno alla serra fra Ivrea e Biella.
    [Show full text]
  • GUERRE ROMANO Liguri
    GUERRE ROMANO- LIGURI 238 a.C. – 14 a.C. di Lanfranco Sanna Quando i Romani, conquistata definitivamente l’Etruria costiera e acquisita la città di Pisa (tra il 280 e il 273), portano il loro confine al fiume Arno, entrano in contatto diretto con un territorio controllato, almeno saltuariamente, dai Liguri. Per il momento Roma, però, ha due priorità politico-militari: una contro Cartagine che pratica il blocco marittimo costringendo lo Stato Romano in un bacino chiuso, il Tirreno, con le sue colonie della Sardegna, della Corsica e della Sicilia occidentale (I Guerra Punica); l’altra, prettamente difensiva, contro i Celti che compiono continue scorrerie dalla pianura padana nel cuore della penisola italica; di conseguenza trascura il fronte nord-occidentale dove gravitano i Liguri. La prima vaga notizia di uno scontro militare con i Liguri risale al 238 a.C. «Adversus Ligures tunc primum exercitus promotus est» [Liv,per. 20]. Si tratta probabilmente dei Liguri Apuani. Nel 236 a.C. c’è la prima registrazione nei Fasti Trionfali di un trionfo de Liguribus , sotto il consolato di C. Cornelio Lentulo. Allora con certezza il confine è portato almeno fino a Pisa, se non fino al Portus Lunae. Alcuni anni dopo (234-233) è riportato un secondo trionfo sui Liguri da Quinto Fabio Massimo: è così resa sicura la linea marittima sulla rotta Pisa-Portus Lunae-Genova, necessaria per contrastare l’espansione cartaginese in Iberia . Allo scoppio della II Guerra Punica si schierano con i Cartaginesi, dei quali erano vecchi alleati in funzione anti-greca (Marsiglia), i Liguri delle Provenza e del Ponente, e i Liguri dell’Appennino orientale (Velleiati e Friniati) che sono a contatto con i Celti della pianura padana e i Liguri Apuani che confinano col territorio di Roma stes sa.
    [Show full text]
  • La Lunga Transizione. L'acquese Nell'età Del Ferr
    This document is downloaded from DR‑NTU (https://dr.ntu.edu.sg) Nanyang Technological University, Singapore. The Long Transition. The Acquese Territory in the Iron Age; La lunga transizione. L’Acquese nell’età del Ferro Perono Cacciafoco, Francesco 2012 Perono Cacciafoco, F. (2012). The Long Transition. The Acquese Territory in the Iron Age. Path: Studies, Sources, and Images for a Territory, 26(1), 3‑14. https://hdl.handle.net/10356/107328 ©The author (published by Editrice Impressioni Grafiche, Acqui Terme, AL, Italy). This paper was published in Path: Studies, Sources, and Images for a Territory and is made available as an electronic reprint (preprint) with permission of Editrice Impressioni Grafiche, Acqui Terme, AL, Italy. One print or electronic copy may be made for personal use only. Systematic or multiple reproduction, distribution to multiple locations via electronic or other means, duplication of any material in this paper for a fee or for commercial purposes, or modification of the content of the paper is prohibited and is subject to penalties under law. Downloaded on 25 Sep 2021 16:48:05 SGT iter 26:iter 07/12/12 10.01 Pagina 3 le La lunga transizione L’Acquese nell’età del Ferro di Francesco Perono Cacciafoco * * Università degli Studi di Pisa, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Filologia classica - Filologia latina Il presente breve lavoro è stato elaborato al fine di seguire il per - corso dello sviluppo delle comunità umane nell’Acquese nel corso dell’età del Ferro e viene ad essere il naturale completamento e la necessaria conclusione del mio studio (ugualmente pubblicato su «ITER») sull’Acquese tra il Paleolitico e l’età del Bronzo ( Tracce di Pietra.
    [Show full text]
  • Preistoria Alpina, 49Bis (2019): 83-93
    Preistoria Alpina, 49bis (2019): 83-93 Preistoria Alpina vol. 49bis 2019 Preistoria Alpina ISSN 2035-7699 homepage: http://www.muse.it/it/Editoria-Muse/Preistoria-alpina © 2019 MUSE - Museo delle Scienze, Trento, Italia Articolo Incolae iugi. I popoli delle Alpi occidentali in storici e geografi dell’età di Livio Francesco Rubat Borel* Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino, Piazza San Giovanni 2, 10122 Torino, Italy Parole chiave Riassunto • Alpi Occidentali Gli eventi che coinvolsero il versante italiano delle Alpi occidentali, dopo la Seconda Guerra Punica, • Libri perduti di Tito Livio erano narrati nei libri di Livio andati perduti, a partire dal libro 46 che si riferiva al 166 a.C. Associan- • Popolazioni celtiche do ciò che ci è pervenuto attraverso autori successivi che hanno riassunto la grande opera liviana • Conquista romana delle Alpi o a questa si sono ispirati, anno per anno si è provato a ricostruire quanto perduto, collegandolo ai dati archeologici. I passi sono riportati integralmente, seguiti da un commento. Si delinea quindi un quadro dove le poche notizie storiche si associano a conoscenze archeologiche che stanno via via Key words arricchendosi, caratterizzate tuttavia da una grande disomogeneità nella distribuzione geografica, nella qualità e nella tipologia dei contesti. • Western Alpes • Livy’s lost books • Celtic peoples Summary • Roman conquest of the Alps. The events that involved the Italian side of the western Alps, after the Second Punic War, were narrated in Livy’s books that were lost, starting from book 46 which referred to 166 B.C. Starting * Autore per la corrispondenza: from the later authors who have summarized the great work of Livy or were inspired by it, we tried e-mail: [email protected] to reconstruct what was lost, linking it to archaeological data.
    [Show full text]