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Fascicolo 23

Fascicolo 23

©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

CORRISPONDENZA DAI MUSEI

FIRENZE, MUSEO DEL gruppo di persone consapevoli dell'importanza e del fa ­ scino che il Museo Nazionale del Bargello ha presso la comunità artistica, ha dato vita all'associazione Amici del Bargello. L'iniziativa, nuova nel panorama dei musei IL RESTAURO DELLA CROCE italiani, ma consueta all'estero, è sorta per l'esigenza di DEL POLLAIOLO E DI TRE PACI mettere a disposizione della direzione del Museo uno strumento di intervento, tale da rendere più feconda la vita dell'Istituto, anche in quei settori che sono meno 2 atti vi ". ) el 1865 il Palazzo del Bargello, smantellate le num~­ Una delle prime prove di fattiva collaborazione da parte N rose prigioni che avevano occupato fin dal 1576. m dell'associazione nel campo restauri, è giunta entro breve più piani tutto l'edificio, si preparava, comp~etam~Il:te nn­ tempo. La bellissima Croce del Pollaiolo (figg. 1 e 2) e tre novato da Francesco Mazzei e Gaetano Btancht m uno Paci niellate e smaltate del Quattrocento, patrimonio del spirito decorativo di gusto neogotico, ad accogliere nei Bargello fin dal loro ingresso dalla chiesa di San Gaggio, piani inferiori parte delle. celebrazioni d~ntesc~e . . dalla Galleria e dalla collezione Carrand, presentavano im­ Contemporaneamente li piano supenore dtvemva la provvisamente segni eyi~enti ~i corrosione attiva del ra ~ sede del nuovo Museo Nazionale del Bargello, il quale, me, corrosione che s1 mtenstficava col trascorrere det oltre alla parte espositiva " fissa " di provenienza gran­ giorni. Avuta risposta negativa dall'Opificio delle Pietre ducale (sculture, armi, avori, ambre, maioliche), offriva Dure che non poteva, per impegni già precedentemente una sezione " mobile" che, sull'esempio del South assunti, accollarsi a metà anno il restauro di questi quat­ Kensington Museum, era destinata ad ospitare opere di tro preziosissimi esemplari di oreficeria sacra quattro­ collezionisti privati. Gli amateurs, i grossi e pic~oli .col.le­ centes ~ a, mi sono rivolta all'associazione e questa ha po­ zionisti potevano esporre così le op~re ~'ar~e. ptù stgmfi­ tuto far fronte all'onere finanziario, grazie al tempestivo cative delle loro raccolte, colmando mevttablit lacune sto­ contributo della Banca Mercantile di Firenze. Mu~eo, rico-artistiche e legandosi nello stesso tempo al I pezzi sono stati restaurati da , Giov~nni Mori~i, se ­ al quale in un secondo momento avrebbero potuto h~e­ guito nel suo paziente lavoro ~ali Uffic~o Re~taun ~eli~ ramente fare doni. Tale attività si svolgeva sotto la gt11da Soprintendenza e dalla so~toscntta .. I ns.ult.a~l raggJUr:ttt di un comitato, di cui inizialmente fecero parte William sono stati presentati alla c1ttà e agh stud1os1 ~n una pic­ Blundell Spence, Alessandro Foresi, il barone Ettore cola mostra didattica nella sala della Cortaccia del Bar­ Garriod e lo stesso Bettino Ricasoli : '' A rendere questa gello (dall'8 settembre all'8 ottobre del 1983), c~rata nel­ Mostra più magnifica concorse.ro yolentie~i i p~in~ipali la parte storico-artistica da Marco Collareta e m quella cittadini di Firenze, portandovt gh oggettl prez10s1 pe~ conservativa da Giovanni Morigi. arte o per materia di loro privata proprietà, e collocandoh È questo dunque u':l p~imo esempio di ~ttiva collabo­ accanto a quelli dello Stato. La qual cosa, com~ l'un pen­ razione tra Stato e pnvatl per conservare li comune pa­ siero si genera dall'altro, suggerì di porre quas1 su quella trimonio artistico. Mostra temporanea le fondamenta di un Museo stabile, a guisa di quelli di Cluny e di Kensington; dove .stanno GIOVANNA GAETA BERTELÀ insieme gli oggetti di pubblica e di privata pertmenza, e nei quali le famiglie più colte e doviziose si tengoi_t~ o~­ bligate ed onorate di deposita~e : sott? ~erte cond~ztom, I) I.B. SuPINO, Guida del Museo Nazionale del Bargello, Firenze la miglior parte delle loro dov1z1~ artlstlche e stonche a I8g8, pp. I3 e I4. sussidio delle scienze e delle art1 ed a decoro del loro 2) Statuto dell'a;sociazione Amici del Bargello , Firenze I982, p. 2. paese ". I) . Tutto ciò ha dato inevitabilmente, col trascorrere degh anni, i suoi frutti. Dal 1888, infatti, ebbero inizio nume­ rose donazioni di intere collezioni. Carrand, Ressmann, Franchetti, Planischig dettero il via ad u~ .flusso che .an­ cora oggi continua da parte dei fiorentmt ; non ultima IL RESTAURO la donazione di Giovanni Bruzzichelli lasciata al Bargello in segno di " stima verso il Museo e ~i affetto. a!la cit~à LA CROCE DEL POLLAIOLO di Firenze". Un museo dunque, che 1 fiorentm1 consi­ derano come proprio e di cui seguono con attenzione la vi ta e gli avvenimenti. Stato di conservazione Benvenuta a questo punto l'idea di uno strumento di La superficie della lamina in rame dora~o c~: costit~i­ appoggio alla direzione de! ~useo; u~o strumen~o che sce il corpo della Croce era interessa~a m p~u punt~ e potesse incrementare donaz10m anche ptccole, favo~tre re­ con varia intensità da un fenomeno dt corrosione att1va stauri urgenti, suggerire temi di mostre legate, agh av':e­ con prodotti finali di aspetto verde-azz~rro . nimenti cittadini. Il 9 luglio 1982 nasceva cos1 l'associa­ Il fenomeno risultava particol~rmente l?tenso nelle zo­ zione " Amici del Bargello " nello Statuto della guale, ne di sovrapposizione delle partl decorative e nella con­ alla Premessa, si legge : '' Il 9 luglio 1982 un ptccolo nessione tra le formelle in argento smaltato e la struttura 8g ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

I -FIRENZE, MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO 2 - FIRENZE, MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO ANTONIO DEL POLLAIOLO ANTONIO DEL POLLAIOLO E ORAFO DELLA PRIMA META DEL CINQUECENTO! E ORAFO DELLA PRIMA META DEL CINQUECENTO: CROCE RELIQUIARIO (recto) CROCE RELIQUIARIO (verso)

in rame dorato i l'argento delle formelle era indenne da corrisposta un'uguale dilatazione dello smalto, con grave fenomeni di corrosione attiva (TAv. IV, I-3). rischio di distacco e di caduta di quest'ultimo. Questo è un fenomeno di corrosione noto •l ed è do­ Vecchie puliture eseguite con abrasivi grossolani han­ vuto ad un attacco elettrochimico generato dalla coppia no inoltre segnato profondamente la superficie d 'argen­ rame-oro in cui l'oro funge da catodo e il rame da anodo. to (TAv. IV, I). In presenza di un elettrolita, di umidità di condensa e Su tutta la croce era stata applicata una vernice traspa­ dell'ossigeno dell'aria si verifica un attacco al rame con rente che dava un aspetto caramelloso e che con l'effetto formazione di ossicloruri e solfati di rame a causa della di " bagnato " celava un diffuso strato di sporcizia. presenza di ioni CI- e so;= . La presenza di questi ioni, rilevata dalle analisi dei prodotti di corrosione, è dovuta certamente a sostanze impiegate in precedenti interventi di pulitura e non completamente eliminate dopo l' ope­ Intervento di restauro razione. Tra i prodotti di corrosione analizzati sono state rintracciate particelle d'oro i ciò era prevedi bile in quan­ I) Estrazione dei boccioli in rame argentato con calice to, come è noto, questo processo corrosivo avviene nel­ in rame dorato: in un precedente intervento di restauro l' interfaccia tra rame ed oro: in questa zona si formano erano stati fissati con collante acetovinilico 4 perni co­ i prodotti di corrosione che separano i metalli e portano nici erano stati sostituiti con moderne viti da legno in quindi alla caduta della pellicola d'oro. ottone. Oltre all'attacco chimico, durante precedenti inter­ 2) Estrazione dei chiodi moderni in ottone ribattuti venti di restauro, erano stati impiegati metodi pericolosi posti ad assemblare i margini delle due valve della Croce: e mezzi non facilmente reversibili. Le formelle in argento con piccola fresa è stata asportata la ribattitura e sfilati smaltato e tutte le parti decorative mobili erano state i chiodi. fissate al corpo della croce con chiodini moderni in ot­ Separate le due valve si è estratta l'anima della croce tone ripiegati all'interno e saldati con lega Sn-Pb alla in legno di noce, ancora in buono stato di conservazione. faccia interna della struttura che era stata profondamente In corrispondenza dei fori di assemblaggio delle formelle avvivata con abrasioni (TAv. IV, 7) . L'operazione di salda­ e delle lastrine decorative erano visibili sul legno i fori tura ha portato ad un riscaldamento di oltre 200° C e di lasciati dai chiodi che in origine fermavano le parti mo­ conseguenza ad una dilatazione dell'argento cui non è bili al corpo della Croce.

go TAv. IV ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

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FIRENZE, MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO - CROCE RELIQUARIO:

I -SAN GIOVANNI (PARTICOLARE) Prodotti di corrosione verde-azzurri in prossimitd della formella. Sulle mani profonde abrasioni provocate da vecchie pulizie

2 - SANTO VESCOVO Prodotti di corrosione intorno alla formella. Le impronte della de­ corazione soprasmalto sono appena visibili

3- EVANGELISTA MATTEO Diffusi prodotti di corrosione. Lo strato di vernice trasparente rende " caramellosa " la superficie. Si vedono le teste dei chiodi di fissag­ gio della formella e di quelli che assemblano le due valvt della Croce

6 4- SAN GIOVANNI, DOPO IL RESTAURO

5 - SANTO VESCOVO, DOPO IL RESTAURO Sono chiaramente visibili le impronte della decorazione soprasmalto (probabilmente dorature)

6- EVANGELISTA MATTE01 DOPO IL RESTAURO

7 -INTERNO DELLA VALVA ANTERIORE, PARTE CENTRALE L'apertura della Croce ha consentito di esaminare la tecnica co­ struttiva: i quattro bracci, dopo essere stati fissati con perni ribattuti alla parte centrale, sono stati saldati con lega di rame basscr-fondente come le comici decorate. Si notano inoltre sbavature della doratura ad amalgama che riveste la superficie esterna. Al centro delle zone abrase si distinguono le saldature che fissavano i chiodi messi in opera nel precedente restauro

8 - INTERNO DELLA VALVA ANTERIORE l chiodi di fissaggio ripiegati e saldati sul rame profondamente abraso

9- INTERNO DELLA VALVA ANTERIORE Particolare dopo la rimozione di un chiodo (Foto Sopr. B.A.S., Firenze) 7 8 9 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte TAv. V

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FIRENZE, MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO

PACE CARRAND (INV. N. 732): I - ANGOLO SINISTRO IN BASSO (Formella e formelline in argento smaltato e comici a cordicella in rame dorato: sono visibili alcune espulsioni particolarmente intense di prodotti della corrosione attiva); 2 - LATO DESTRO, PARTICOLARE (Si notano le ampie cadute di smalto e i diffusi prodotti di corrosione); 3 - FACCI_,. INTERNA DEL PORTELLO POSTERIORE (Residui di un prodotto impiegato nelle passate puliture); 4- INTERNO DELLA PARTE POSTERIORE, DOPO LA RIMOZIONE DEL PORTELLO (Sistema di fissaggio in un precedente intervento. Grandi quantità di lega stagno-piombo erano state colate in corrispondenza delle finestrelle, per fissare la formella e le formelline) i 5 - INTERNO DELLA PARTE POSTERIORE, PARTICOLARE (Dopo la rimozione delle saldature e delle formelle sono visibili le finestrelle. A sinistra i dentelli di fissaggio del portello posteriore); 6- INTERNO DELLA PARTE POSTERIORE (Apparecchio di fissaggio delle formelle alla cornice); 7- FORMELLINE IN ARGENTO SMALTATO, FACCIA POSTERIORE (Sono ancora presenti consistenti spessori di lega per saldare. Si vedono vicino al margine destro le segnature originali d'assemblaggio) j 8 - INTERNO DELLA PARTE POSTERIORE, PARTICOLARE (Alcuni apparecchi di fissaggio) 9- PACE, OREFICERIE SACRE N. 33, PARTICOLARE (Nella zona di contatto tra la formella in argento smaltato e la cornice espulsione di prodotti di corrosione) (Foto Sopr. B.A.S., Firenze) ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte 3) Rimozione dei chiodini moderni in ottone che fis ­ savano le formelle in argento, le formelle con palmette in rame argentato e le formelle in lega di rame fuso e dorato della faccia posteriore: sono stati rimossi, aspor­ tandone dall'interno il gambo, con piccole frese e con l'ausilio del microscopio stereoscopico (TAv. IV, 8 e g). Rimosse le formelle, le saldature che bloccavano i chiodini so!lo state portate al punto di fusione e soffiate via con arta compressa. 4) Dissoluzione con acetone (per immersione) della vernice trasparente che ricopriva la Croce. Rimaneva sulla superficie un sottile strato di grassi misti a sporco che è stato eliminato con un bagno caldo di trielina. Le formelle in argento smaltato sono state trattate iso­ latamente con solo acetone. D ronw dorai., • rondelle di polietilene D org.nto smaltato 5) Eliminazione dei prodotti di corrosione. ~ viti e dadi in ottone ~ anima in legno Si è seguita la metodologia consigliata dall'Opificio del­ le Pietre Dure di Firenze per l'intervento eseguito sulla 3 - SISTEMA DI FISSAGGIO formella della Porta del Paradiso con ' Storie di Giusep­ MESSO IN OPERA NELL'ATTUALE INTERVENTO SULLA CROCE 2 pe e Beniamino ', ) apportando alcune varianti. Si trat­ tava anche in questo caso di eliminare i prodotti di cor­ rosione con metodi non meccanici per non danneggiare la superficie dorata e non alterare il " valore " di patina l) immersione in soluzione al 3 % di Paraloid B 72 delle zone dove l'oro era stato asportato dalle abrasioni in toluolo per creare una pellicola protettiva che trat­ d'uso e il rame affiorante era ricoperto da una patina tenga, a contatto del metallo, il benzotriazolo e per evitare scura naturale e protettiva. il diretto contatto delle mani e della polvere con la super­ ficie così trattata; Si è proceduto eseguendo questa serie di operazioni : m) trattamento delle formelle in argento smaltato: non a) bagno in sale di Rochelle in acqua deionizzata al avendo mostrato attività corrosiva, sono state solo libe­ 20 % a 40° C con circolazione del liquido per un totale rate dalla sporcizia che occludeva in parte i solchi delle di 5 ore; incisioni con bastoncelli di legno appuntiti sotto micro­ b) distacco della sporcizia inserita nei sottosquadri scopio stereo. La superficie metallica è stata isolata con e nei motivi decorativi con acqua deionizzata e pennello soluzione al 5 % di Paraloid B 72 in toluolo. Si è avuta di setola di bue; cura di far penetrare la soluzione tra lo smalto e il metallo, ma si è risparmiata la superficie dello smalto in quanto c) lavaggio in acqua deionizzata corrente a 40° C fino le tracce delle decorazioni soprasmalto, ricomparse dopo a conducibilità di 15-20 p. Siemens dell'acqua d 'uscita; l'eliminazione della vecchia vernice, sarebbero tornate d) asciugatura in aria calda a 40-50° C; invisibili (TAv. IV, 4- 6); e) controllo in camera ad umido al go % di umidità n) rimontaggio della Croce: si è partiti dalla esigenza relativa a 35° C per localizzare i focolai di corrosione attiva. di trovare un sistema di assemblaggio che permettesse Dopo 24 ore alcuni piccoli focolai avevano espulso la facili controlli e manutenzioni, specialmente ora che i tipica polvere verde luminoso di ossicloruro di rame. metalli, reduci dall'attacco corrosivo provocato dai vecchi Sotto microscopio stereoscopico i focolai sono stati libe­ interventi, sono meno resistenti ad eventuali aggressioni. rati dai prodotti espulsi e stabilizzati con soluzione al 3 % di nitrato d'argento in acqua distillata; l'argento sposta Si è ricorsi perciò ad un sistema che, non alterando il rame dal cloruro rameoso, responsabile della " corro­ l'aspetto esterno, consentisse rapidi ed innocui interventi sione attiva ", per formare cloruro d'argento insolubile manutentivi. bloccando così il processo di corrosione. 3) La scelta di Per fissare le lastrine e le formelle si sono impiegate questo intervento estremamente circoscritto è dovuta al viti d'ottone del diametro di mm 1,2 (inferiori di mm o,r- fatto che si era in presenza di piccoli focolai di corrosione, di modesta intensità ed estremamente localizzati; altri metodi avrebbero coinvolto nelle reazioni di stabilizza­ zione anche le parti indenni. L'operazione di controllo in camera ad umido si è ripetuta altre due volte e i focolai ancora attivi sono stati stabilizzati. Una terza volta, dopo 48 ore, non sono più comparsi segni di attività; f) lavaggio in acqua deionizzata a 40° C fino a condu­ cibilità di 15-20 f1- Siemens; ~ vi te dodo piastrina e staffa in ottone O cornice di rome dorato g) asciugatura in aria calda a 40-50° C ; h) lavaggio in acetone per eliminare le ultime fra­ D formdla W. orgento unoltoto -- - colante epossidico ...... resina ocrilico zioni d'acqua; 4 - SEZIONE DI UN APPARECCHIO DI ASSEMBLAGGIO i) immersione in soluzione al r % di benzotriazolo 4) DELLE FORMELLE UTILIZZATO NELL'INTERVENTO in alcol etilico a g5°; SULLA PACE CARRAND N. 732 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

5 - FIRENZE, MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO 6- FIRENZE, MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO ANTONIO DEL POLLAIOLO : MADONNA ANTONIO DEL POLLAIOLO : SAN GIOVANNI o,2 ai fori originali); la testina è stata spianata e una impiegati m una vecchia pulitura penetrati e rimasti rondellina di polietilene è stata posta tra la testina e la all'interno della struttura. Si trattava in questo caso di superficie della formella; dall'interno si è rinserrata la un composto diverso da quello che ha provocato la " cor­ vite con un dado di ottone. rosione attiva " sulle cornici e sulla struttura della pace. I margini delle valve sono stati accoppiati con bullon­ Infatti dall'analisi risultano presenti in massima parte sol­ cini in ottone del diametro di mm I,5, la testina è stata fati, bentonite e baritina il che fa pensare ad uno dei tradi­ spianata e il dado reso cilindrico in modo da apparire zionali prodotti semi-liquidi, molto diffusi fino a qualche come un perno ribattuto. Tra la testa, il dado e le lamine anno fa, impiegati nella pulizia del rame e dell'argento si sono collocate due rondelline in polietilene (fig. 3). (TAv. V, 3). Inoltre, nell'assemblaggio delle lastrine smal­ tate al corpo della Pace, erano stati impiegati mezzi non re­ versibili con procedure pericolose come nel caso della Croce. LA PACE DELLA COLLEZIONE CARRAND (INV. N . 732) Rimosso il portello posteriore si è potuto osservare che per fissare le parti in argento, dopo aver grossolanamente Stato di conservazione avvivati rame ed argento, in corrispondenza delle fine­ Sulla superficie della struttura in rame dorato si rile­ strelle era stata colata con forte riscaldamento una lega vavano abbondanti prodotti di corrosione di colore verde per saldare di stagno-piombo (TAv. V, 4). luminoso; il fenomeno era particolarmente vivace nelle Una delle lastrine a destra mostrava due ampie cadute zone di accoppiamento delle laminette in argento smal­ di smalto (TAv. V, 2). Uno spesso strato di vernice lucida tato con le cornici in rame dorato; l'argento appariva e trasparente ricopriva la Pace celando notevoli quantità indenne da attacchi corrosivi (TAv. V, I e 2). di sporco. La corrosione attiva anche in questo caso era certa­ mente stata provocata da prodotti aggressivi impiegati in Intervento di restauro operazioni di pulitura, poi non completamente eliminati; l'analisi ha rilevato infatti la presenza nei prodotti di I) Velatura delle formelline d'argento rivestite di smalto corrosione di ossicloruri e solfati oltre a minuscoli fram­ blu scuro e decorate con dorature soprasmalto. Con solu­ mentini d'oro. zione al 7 % di metacrilato in toluolo si è applicata alla Sulla faccia interna del portello posteriore erano pre­ superficie carta giapponese per evitare cadute di fram­ senti gocciolature verde-azzurre, residuo di prodotti menti non aderenti al metallo.

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7- FIRENZE, MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO 8 - FIRENZE, MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO ANTONIO DEL POLLAIOLO: DIO PADRE ANTONIO DEL POLLAIOLO: SANTA CATERINA

2) Rimozione delle formelle con frese sotto micro­ di fuori della soluzione per evitare danni alle quattro scopio stereo (TAv. V, 5 e 7) . La saldatura messa in opera perline e al pigmento rosso del falso rubino. in un precedente restauro per bloccare le formelle era 6) Rimontaggio delle formelle. Dopo aver rimosso la stata eseguita con colofonia, che è un fondente innocuo, maggior parte del residuo della saldatura con frese e gom­ e non con mordenti acidi, come spesso avviene; ciò non mini abrasivi sotto microscopio, sulla faccia posteriore, è rendeva necessaria la rimozione completa della saldatura. stata applicata una sottile pellicola di resina acrilica facil­ Dal momento che non sono a conoscenza di metodi chi­ mente solubile (come primer per facilitare la reversibi­ mici o meccanici del tutto innocui per la completa elimi­ lità dell'incollaggio). Su questa si è poi incollata, con col­ nazione di residui di saldatura dell'argento, ho preferito lante epossidico a freddo, una lastrina in ottone sulla portare la saldatura ad uno spessore minimo e piano per quale era stata saldata, con lega basso-fondente " Casto­ favorire le successive operazioni. lin ", la testa di una vite (mm 1,5 0 ) in ottone. La for­ 3) Lavaggio delle formelle in acqua deionizzata a 35° C mella è stata inserita nella sua sede; la vite, che attraverso in agitazione continua, per eliminare i residui solubili una finestrella spuntava oltre lo spessore della cornice, dei prodotti impiegati nelle vecchie puliture. I bagni si è stata fatta passare nel foro di una piccola staffa e rinser­ sono ripetuti 3 volte fino a conducibilità di 15-20 fJ. rata con un dado (TAv. V, 6, 8 e fig. 4) . Il sistema di fissaggio Siemens nelle acque di lavaggio. Asciugatura in aria originale era con molta probabilità ottenuto con mastice calda a 40° C. a base di colofonia e cariche inerti, ma, per motivi iden­ tici a quelli esposti per la Croce, si è optato anche in 4) Solubilizzazione del consolidamento con carta giap­ questo caso per un sistema facilmente reversibile che ponese e della vecchia vernice trasparente con acetone. permetta ispezioni e operazioni manutentive semplici. Alcune scagliette di smalto, staccate dal supporto, sono state fissate con collante acetovinilico in soluzione alcolica.

5) Solubilizzazione e distacco dei prodotti di corro­ PACE (OREFICERIE SACRE, INV. N . 33) sione dalla struttura portante in rame dorato e stabiliz­ zazione dei focolai di corrosione attiva con le stesse moda­ Stato di conservazione lità dell'intervento sulla Croce del Pollaiolo. La piccola croce all'apice della Pace, durante le operazioni di solu­ La cornice, in argento dorato, era in buono stato di bilizzazione con sale di Rochelle, è stata mantenuta al conservazione; la superficie della formella in argento niel-

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9 - FIRENZE, MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO - MASO FINIGUERRA E ORAFO FIORENTINO SECOLI XVI-XVII: PACE CON INCORONAZIONE DELLA VERGINE

lato mostrava leggere abrasioni causate da una antica Intervento di restauro pulizia e il niella appariva compatto e omogeneo. Tuttavia, nella zona a contatto con la cornice d'ar­ Le fasi dell'intervento sono state le seguenti: gento dorato, vi era una espulsione di polvere verde­ azzurra ed inoltre una " pioggia " di attacchi puntiformi 1) smontaggio dei dadi ciechi conformati a fiore che interessava anche una zona limitata del niella. (TAv. V, g). fissano il coperchio. Rotazione delle linguette che fer­ Sicuramente anche in questo caso l'attacco era dovuto mano la formella. Estrazione della formella ; all'impiego di sostanze corrosive, non completamente eli­ 2) solubilizzazione con acetone della vernice traspa­ minate, in un intervento di pulizia che fortunatamente fu rente che ricopriva tutta la superficie della formella e limitato alla cornice. della cornice; Come nella Croce e nella Pace con smalti, tutta la 3) sotto microscopio stereoscopico sono stati elimi­ superficie era stata rivestita da uno spesso strato di vernice nati i prodotti di corrosione con bastoncello in legno appun­ " caramellosa ". tito. Purtroppo nelle zone d'attacco puntiforme il niella

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IO- FIRENZE, MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO- MATTEO DEI E ORAFO FIORENTINO SECOLI XVI-XVII : PACE CON CROCIFISSIONE

era scomparso lasciando apparire il fondo d'argento. 5) trattamento con soluzione inibente al 2 % di ben­ In questo caso non è stato possibile agire come nel caso zotriazolo in soluzione di alcol etilico della superficie del della Croce e della cornice della Pace con smalti perché . Questa sostanza inibisce eventuali reazioni di cor­ la presenza del niello sconsiglia l'impiego di sostanze rosione che possono avvenire nel rame (presente nell'ar­ solubilizzanti; gento come allegante e nel niello sotto forma di solfuro); 4) lavaggio in acqua deionizzata a 35° C in agita­ 6) controllo in camera ad umido: non sono comparsi zione continua per eliminare i residui solubili impiegati segni di attività corrosive; nella vecchia pulitura. I bagni si sono ripetuti per tre 7) la superficie niellata è stata protetta con una pel­ volte per un tempo di 24 ore ciascuno fino a conducibi­ licola di Paraloid al 3 % in soluzione di toluolo per bloc­ lità di 15 (J. Siemens delle acque di lavaggio. Asciugatura care l'inibitore e per evitarne il diretto contatto con le in aria calda a 40° C; mani;

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II -PIENZA, MUSEO DELLA CATTEDRALE- ORAFO FIORENTINO 12- PIENZA, MUSEO DELLA CATTEDRALE- ORAFO FIORENTINO SECOLO XV : ANGELO ANNUNCIANTE (SMALTO) SECOLO XV : VERGINE ANNUNCIATA (SMALTO)

13- FIRENZE, MUSEO DELL' OPERA DEL DUOMO 14- FIRENZE, MUSEO DELL' OPERA DEL DUOMO BETTO DI FRANCESCO DI BETTO : CROCE (PARTICOLARE) BETTO DI FRANCESCO DI BETTO : CROCE (PARTICOLARE)

8) rimontaggio della Pace: l'unico accorgimento impie­ Questo oggetto non ha richiesto particolari accorgi­ gato è stato quello di porre, tra i dadi ciechi e la superficie menti di assemblaggio in quanto quello originale, mai dell'argento, dei sottili dischetti di pelle per evitare l'abra­ modificato, ne permette un facile smontaggio e semplici sione provocata dalla rotazione dei dadi durante il serraggio. operazioni di manutenzione. g6 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

LA PACE DELLA COLLEZIONE CARRAND (INV. N. 741)

Stato di conservaz ione Sui margini della superficie niellata, tra le due bande di smalto blu e il corpo della cornice affioravano prodotti di corrosione simili a quelli visti negli oggetti precedenti. Anche in questo caso erano stati provocati dai residui di una sostanza impiegata in precedenti operazioni di pulitura e non completamente eliminata al termine della operazione.

Intervento di restauro 1) Smontaggio con piccole frese dei due perni ribat­ tuti che fissavano la formella in argento niellato al corpo della Pace per permettere la solubilizzazione dei prodotti di corrosione che si erano formati nella interfaccia tra argento e rame dorato. Le due piccole bande di smalto blu (con leggere tracce di iscrizione) sono costituite da una laminetta di rame sulla quale sono applicati gli smalti e non si sono potute rimuovere in quanto saldate al corpo della Pace con lega stagno-piombo. 2) Isolamento con vernice alla nitrocellulosa in acetone della faccia niellata della formella e trattamento con sale di Rochelle come per la Croce (si veda 5, a). Isolamento delle due bande smaltate con vernice alla nitrocellulosa 15- PIENZA, MUSEO DELLA CATTEDRALE- ORAFO FIORENTINO e trattamento come il precedente. SECOLO XV: SAN PAOLO (SMALTO) 3) Solubilizzazione con acetone della vernice alla nitro­ cellulosa dalla formella e dagli smalti. La superficie niellata è stata ripulita con bastoncelli di legno appuntito dai prodotti di corrosione (sotto micro­ scopio stereo). La formella e il corpo della Pace sono state lavate in acqua deionizzata con le modalità già viste in precedenza. 4) Trattamento di inibizione e protezione della super­ ficie con le stesse modalità della Pace precedente. 5) La formella è stata fissata al corpo con due piccole viti con testa spianata fermate nella parte posteriore con due dadini in ottone assottigliati. GIOVANNI MORIGI

r) R.M. ORGAN, Aspect of Bronze Patina, in Studies in Conserva­ tion, vol. 8, l , 1963; L. MARCHESINI, B. BADAN, Fenomeni corrosivi sui cavalli di S. Marco, in I cavalli di S. Marco, catalogo della mo­ stra, Venezia 1977, p . 217; E. MELLO, P . PARRINI, Operatività e rice1ca nel restauro, in Metodo e scienza, catalogo della mostra, Firenze 1982, pp. 177 e 179, fig. 4· 2) M . MATTEINI, A. MoLEs, M etodologia di pulitura, in Metodo e scienza, cit., pp. rSr-184. 3) M . MARABELLI, Bronzo e leghe del Rame, in Problemi di conser­ vazione, Bologna, s.d ., pp. roo-ros. 4) P .A. BoREA, G . GILLI, G . TRABANELLI, F . ZuccHr, Characte­ risation, Corrosion and Inhibition of Ancient Etruscan Bronzes, in Annali dell'Università di Ferrma, N. S., Sez. V, 1971, pp. 893--917.

16- FIRENZE, MUSEO DELL'OPERA DEL DUOMO ANTONIO DEL POLLAIOLO : BASE DI CROCE (PARTICOLARE) CONSIDERAZIONI SULLE OPERE

Il restauro che al Bargello ha interessato quattro opere tivi solitamente celati agli occhi degli osservatori; osser­ diverse d'oreficeria rinascimentale costituisce un' occa­ vare gli oggetti liberati dal sudiciume e dalle vecchie, sione particolarmente proficua per lo studio di questa infide vernici vuol dire considerare sotto nuova luce anche branca non marginale dell'arte italiana. Vedere i pezzi opere conosciutissime o ritenute tali. Le note che seguono smontati significa rendersi conto di procedimenti esecu- sono un tentativo di trovare risposta a vecchi interroga-

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e quello più statico e quasi emblematico dell'altra. Il rimon­ taggio cinquecentesco, fissando le due formelle sullo stesso lato della croce, aveva reso difficile la percezione immediata della diversa funzione dei due contesti cui esse e le loro quattro compagne in origine appartenevano. Anche la vernice stesa su tutto l'oggetto nel corso di una non lontana " operazione di pulitura " contribuiva a con­ fondere le idee. Il restauro ha permesso sia di restituire definitivamente alla vista la superficie viva dello smalto e dell'argento sia di separare materialmente, per tutto il tempo necessario ad una considerazione accurata, i due gruppi di immagini in cui le sei formelle si dividono. Ne è risultata una riprova dell'unica soluzione possibile anche a livello di iconografia e di stile : un esempio signi­ ficativo del contributo del restauratore allo studio dello storico. Passando al gruppo di tre Paci che alla mostra accompa­ gnavano la Croce del Pollaiolo è bene rinviare alla sezione curata dall'esperto il lettore interessato alle questioni di restauro. Dei tre oggetti, quello 3) che la qualità e la fama pongono in primo piano è di nuovo il risultato del ci­ montaggio posteriore di un resto quattrocentesco (fig. g). La cornice, chiaro esempio di quella tecnica che nel corso del Cinquecento costituisce la risposta orafa all' osses­ sione dilagante per il " rilievo ", può forse toccare il Seicento ma non esce dalle coordinate un po' grevi del tardo Manierismo. Al suo interno il niello sembra una tarsia maianesca in una fastosa carpenteria vasariana o buontalentiana: un controsenso di cronologia, di tecnica e di stile. Di fatto è il niello, " il più celebre di tutti i nielli ", 4> che richiama l'attenzione dell'osservatore. Una trattazione non affrettata dei problemi iconografici, stili­ stici ed attributivi che esso comporta s'impone anche all'occasione attuale. È stato osservato che la composizione del niello con l" Incoronazione della Vergine ' deriva dalla pala di egual soggetto che dipinse tra il 1441 ed il 1447 per Sant'Ambrogio (ora Firenze, ). s> La cosa è esatta, purché si precisi che l'orefice sottopone ad un attento lavoro di riordino il vivace e sregolato mondo del pittore. Ciò risulta evidente soprattutto confrontando i primi piani. Il rifiuto programmatico d'ogni rispecchia­ mento bilaterale, l'apertura verso lo spazio dello spetta­ tore mediante l'espediente delle mezze figure, la pluridi­ 17 - FIRENZE, MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO rezionalità centrifuga nelle pose e negli sguardi dei perso­ ARTE BRESCIANA, SECOLO XVI: PACE naggi inginocchiati: tutto ciò che conferisce a questa zona del dipinto degli Uffizi il carattere un po' chiassoso della vita terrena si ricompone nella Pace del Bargello secondo il principio della forma compiuta e di una simmetria appena tivi e di far rientrare nel dibattito alcuni oggetti forse variata. È questo ideale lontanamente angelicano di ordine ingiustamente trascurati. e di compostezza, di calma moderatamente cadenzata che La croce cinquecentesca che include sei formelle prove­ determina il cambiamento più notevole rispetto alla tavola nienti da un'opera per il resto perduta che Antonio del del Lippi, quello che concerne l'iconografia dei perso­ Pollaiolo realizzò tra il 1476 ed il 1483 '> costituiva il naggi principali. Non mi riferisco al fatto che Cristo viene centro reale ed ideale della piccola mostra organizzata in a sostituire Dio Padre, ma piuttosto al fatto che ad uno seguito al restauro. Avendo cercato altrove di stabilire la schema più asimmetrico, con la Vergine inginocchiata posizione in senso lato storico-artistica che compete alle davanti a colui che la incorona, si sostituisce uno schema preziose reliquie pollaiolesche, 2 > ci sentiamo autorizzati più simmetrico, con i due personaggi seduti uno di fronte a non trattarne per verba e a lasciare piuttosto parlare la all'altro. Se si pensa che la soluzione adottata dal Lippi nuova documentazione fotografica (figg. 5-8). La piena rappresenta una chiara e feconda rottura con una consue­ leggibilità di quest'ultima conferma la qualità ragguar­ tudine più che centenaria a Firenze, dove a partire dal devole dell'insieme come pure i due registri di stile che grande esempio giottesco del polittico Baroncelli il tema si riconoscono, ad esempio, confrontando la ' Madonna ' dell'Incoronazione della Vergine è svolto, in dipinti o (fig. 5) con la ' Santa Caterina ' (fig. 8). Si tratta di due scomparti di dipinti terminanti con un arco, pratica­ immagini destinate rispettivamente al lato anteriore e a mente sempre secondo l'iconografia delle due figure affron­ quello posteriore della croce originaria; da qui il contrasto tate, la scelta dell'autore del nostro niello può apparire tra il carattere più drammatico, più movimentato dell'una arcaistica; ma da un punto di vista, diciamo così, meno g8 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

brutalmente evoluzionistico, le cose possono stare diver­ samente. Nella nostra Pace, infatti, mentre da un lato il profilo curvilineo del coronamento del trono e poi quello della nicchia del suo schienale, riecheggiando il formato centinato dell'intera composizione, sembrano voler chiu­ dere Maria e Gesù entro un arco che aggiorna in senso rinascimentale il tradizionale centro di polittico, dall'altro il greve festone teso sotto i loro piedi suggerisce, con la sua curvatura perfetta, di cercare in una composizione circolare la matrice iconografica del gruppo. Una simile composizione esiste, ed è la vetrata compiuta tra il 1434 ed il 1438 su disegno di Donatello per uno degli occhi del tamburo del Duomo. 6l Nel 1460-61 anche Neri di Bicci mostra di aver guar­ dato alla vetrata donatelliana nell'' Incoronazione ' dello Spedale degli Innocenti. 7l Un confronto tra questo dipinto e la Pace del Bargello è istruttivo, perché l'abilità di innestare e legare la perla altrui nel proprio castone è infinitamente superiore nell'orafo che nel pittore. È solo a questo punto che possiamo proficuamente riprendere il discorso sulle prevalenti componenti lip­ pesche del niello che stiamo analizzando. Come altri ha già notato, tali componenti sono evidenti pure nelle sin­ gole figure e nei loro particolari. 8l Per fare un esempio che sembra sfuggito agli studiosi: la terza santa in piedi da sinistra riecheggia, in controparte, la posa della Madon­ na nell'' Annunciazione ' di Filippo oggi a Monaco ed anche il motivo della mano che fa presa, coperta dal man­ tello ed il peculiare partito di pieghe, ma tutto spostando e variando e insomma adattando alle esigenze di un nuovo contesto come nel caso della citazione donatelliana. Eviden­ temente, l'atteggiamento dell'autore di questa figura nei 18- FIRENZE, MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO confronti del Lippi è di grande attenzione ed ammira­ ARTE ITALIANA, SECOLO XV: PLACCHETTA zione, ma dal punto di vista di un emulo, non di uno stretto seguace. La cosa è importante, perché il Bargello possiede un'altra Pace, con la 'Crocifissione', che costi­ tuisce il pendant di quella con l'' Incoronazione ', inse­ lui fornito l'ultimo anno della sua vita per le figure inse­ rita com'è in una quasi identica cornice tardomanie­ rite da Giuliano da Maiano in due tarsie della sacrestia ristica (fig. 10). 9l È stato dimostrato che quest'altra del Duomo, che pure sono state fatte oggetto di recenti Pace, opera di un orefice diverso dal nostro e ad esso considerazioni. '5l Misure, tecnica, cronologia, condizioni inferiore, copia in pratica un disegno del Lippi, ' 0 l sicché d'autografia, collocazione nello spazio variano in realtà il suo autore rivela una disposizione più docile del nostro talmente dalla Pace alle tarsie che un confronto diretto in rapporto all"' invenzione " del frate-pittore. Se si tien tra i due monumenti rischia di risultare astratto e poco conto del fatto che entrambe le Paci provengono dal Bat­ producente. Meglio è quindi evitare di percorrere questa tistero e che tra il 1452 ed il 1455 Maso Finiguerra e strada e cercare la soluzione riconsiderando tutto il com­ Matteo Dei vengono pagati appunto per due paci for­ plesso delle testimonianze che ruotano intorno all'ultima nite al Battistero, ul non sarà difficile riconoscere nell'au­ fase di Maso Finiguerra. tore dell'' Incoronazione della Vergine ' Maso Finiguerra, Quali siano queste testimonianze è cosa in parte nota, il personaggio di gran lunga più celebre tra i due testé men­ come nota è l'impossibilità di affrontarle senza legare il zionati. Costui non è noto infatti solo per il ricordo che ne nome di Maso a quello di Antonio del Pollaiolo. Una fecero a stampa il Vasari ed il Cellini,'2l più di un secolo congiunzione, questa, che per gli anni tra la metà del dopo la morte avvenuta nel 1564; già un contemporaneo sesto e la metà del settimo decennio del Quattrocento come Giovanni Rucellai, un uomo sensibile alle arti visive, già di per sé dovrebbe suggerire un controllo soprattutto lo definì " orafo, maestro di disegno ". '3l Una simile a livello della produzione orafa. Meraviglia pertanto che definizione mal s'adatterebbe all'autore della Pace con la non siano stati ancora chiamati in causa dagli studiosi ' Crocifissione ', " orafo " sì, ma, come s'è visto, non gli splendidi smalti traslucidi che oggi adornano due "maestro di disegno" in proprio. L'autore di questa mitrie ed un fermaglio di piviale nel Museo della Catte­ ultima Pace non può essere che il poco noto Matteo Dei. drale di Pienza, l'origine fiorentina dei quali è stata da Quanto abbiamo riferito circa la possibilità di recupe­ tempo riconosciuta e la datazione tra il 1458 ed il 1464 rare un nome all'orafo responsabile del niello con la ribadita dacchè lo stemma che quattro di essi recano è ' Incoronazione ' non fa che esporre secondo un montag­ risultato quello di Papa Pio II Piccolomini. '6l Questi gio diverso quello che è un risultato già raggiunto una smalti, non irragionevolmente riferiti ad un orefice lip­ decina di anni fa e ormai condiviso. '4l Analogamente, pesco e al Lippi stesso, sono in realtà strettamente legati non possiamo esimerci dal richiamare il problema che alla cultura da cui sorsero la grande Croce-reliquiario e sorge dall'identificazione del nostro autore con Maso Fini­ la sua base commissionate nel 1457 per il Battistero di guerra : il problema, cioè, del collegamento tra quest' ope­ Firenze (ora Firenze, Museo dell'Opera del Duomo). I7l ra ipotetica e l'unica opera certa di Maso, il disegno da In essi, infatti, l'iconografia delle due placchette con la

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19- FIRENZE, MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO 20 - FIRENZE, MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO ORAFO FIORENTINO, SECOLO XV : PACE ORAFO FIORENTINO, SECOLO XV: PACE (RETRO)

' Annunciazione ' (figg. II e 12) corrisponde a quella dei in questi anm s1a con Maso che con Antonio 20> o qual­ tondi che alla radice delle volute della croce fiorentina siasi altro artista precocemente coinvolto nel terremoto includono lo stesso soggetto (figg. 13 e 14); ma lo stile stilisti co provocato dall'improvviso sorgere dell'astro dell'intero complesso, mentre trova dei punti di contatto pollaiolesco. Quanto vogliamo suggerire è l'opportunità anche con la croce, guarda soprattutto alla sua base. È di non sottovalutare appunto l'effetto dirompente di qui che troviamo le lunghe pieghe rettilinee raccolte a questo terremoto nel confronto, già per altri motivi diffi­ ventaglio, le teste e le facce quasi schiacciate e, per scen­ cile, tra la Pace con l" Incoronazione ' e le tarsie del dere ad un particolare, un modo di reggere gli oggetti Duomo. 2 1> anche più ingombranti con una estrema eleganza di Una serie di proposte è stata già avanzata, del resto, gesto che imparenta la ' Fede ' fiorentina (fig. 16) alla per coprire la distanza decennale tra le due opere e non ' Santa Caterina' e al 'San Paolo' (fig. 15) di Pienza. è questo il caso di pronunciarsi sull'intricato problema. 22> Ciò che trattiene l'autore degli smalti pientini dal coin­ Basta solo aggiungere due parole sulla vexata quaestio cidere con quello della base della croce di Firenze, e cioè della Cronaca figurata del , giacchè ogni con il solo Antonio del Pollaiolo dacchè è stato dimostrato discorso su Maso Finiguerra sembra dovervi fare riferi­ che il Miliano Dei menzionato dai documenti insieme mento. 2 3) È chiaro però che, tra gli artisti che sappiamo con Antonio non fu mai orafo, 18> è il sottile distacco scossi dal nuovo verbo pollaiolesco, quello che più merita " classico " che pare portarsi dietro con una dose piut­ d'essere considerato in rapporto ai sontuosi, lussureg­ tosto alta di educazione lippesca : in pratica, la stessa situa­ gianti disegni non è Maso, ma semmai l'orafo degli zione che rende ancora distinguibile Maso Finiguerra dise­ smalti di Pienza. Sia che si considerino i soli personaggi gnatore delle tarsie con il ' San Zanobi tra i diaconi ' e effigiati ed i tratti caratterizzanti sopra accennati, sia che l'' Annunciazione ' da Antonio del Pollaiolo disegnatore da questi si passi alle indicazioni ambientali, a quello di quelle con i ' Profeti'. 19) Non vogliamo insinuare spazio in cui al prospetto rigoroso delle fi gure statuarie con questo che l'orafo di Pienza sia lo stesso Maso, anzi; si contrappongono il rampante disporsi degli oggetti ina­ potrebbe essere quel Piero di Bartolomeo Sali che è attivo nimati e gli accenni invadenti di una vegetazione in rigo-

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glio, i confronti sono tanti e tali che non rimarrebbe alcun dubbio se solo la Cronaca possedesse la qualità degli smalti. Ancora una volta, tuttavia, non ci interessa tanto segnalare un'identità di mano, che può essere esistita ma anche non essere esistita, quanto piuttosto una conti­ nuità di modi che, a livello di cronologia relativa, sembra essere andata dagli smalti di Pienza alla Cronaca londinese. Più ornata, più ricca di ogni altra opera composta tra il sesto ed il settimo decennio del secolo, essa dovette sor­ gere quando gli ideali che erano stati del Finiguerra e dell'orefice di Pio II nel tempo in cui aveva lavorato per il pontefice erano ormai tramontati. È certo un caso, ma significativo, che la data di morte di Maso e quella di Papa Piccolomini cadano nello stesso anno della scom­ parsa di Cosimo de' Medici e degli inizi del breve '' prin­ cipato" di suo figlio Piero. Tranne la Cronaca del Bri­ tish Museum, tutte le opere finora menzionate presup­ pongono una destinazione pubblica, non diversamente dal " murare " di Cosimo il Vecchio ; solo quel libro non scritto, vero oggetto da " studiolo " signorile, evoca il godimento privato che il attribuisce per tempo al gottoso Piero, bibliofilo ' ' per passare il tempo e solo per dare alla vista ricreazione ". 24> Spostarsi da questi problemi nodali della cultura figu­ rativa del Quattrocento alla seconda Pace che ci accin­ giamo ad illustrare 2 5> significa compiere un notevole sforzo di adattamento (fig. 17). A prescindere dalla tec­ nica esecutiva e dal soggetto relativo alla Vergine, nulla collega questo modesto prodotto artigianale al capolavoro del Finiguerra più sopra discusso. Il pezzo è giunto al Museo con la Collezione Carrand; nient'altro è noto della sua vicenda precedente. L'ipotesi più probabile circa la sua origine geografica e la sua datazione è: Brescia, primi decenni del Cinquecento. Il tipo della cornice si trova infatti in prodotti di provenienza e cronologia simili, 26 sia !ignei che metallici; > esso risulta da una normalizza­ 21 -FIRENZE, SAN MICHELE A SAN SALVI- ORAFO FIORENTINO zione in senso classicistico di modelli precedenti dei quali SECOLI XV-XVI E RAFFAELLINO DEL GARBO : PACE fornisce un esempio cospicuo, in ambito orafo, la cosid­ detta " Pace di Rodengo " del Museo Cristiano di Bre­ scia. 27> Anche il niello, pur nella scadente esecuzione, lascia riconoscere una cronologia tarda e lo stesso ambito pagnano la patrona di Castelfiorentino 33) si dispongono, con settentrionale nel modo in cui copia, adattandola ad un funzione ornamentale, ai lati dell'impugnatura (fig. 20). formato e ad uno sfondo diversi, una celebre placchetta L'aspetto particolarmente fresco qui dell'argentatura e a rilievo del Quattrocento, un esemplare della quale si altrove della doratura e degli smalti non deve suscitare trova significativamente nella Collezione Carrand (fig. dubbi seri circa l'autenticità del pezzo. Condizioni di 28 r8). > Non si tratta solo dell'insistenza, nuova rispetto conservazione davvero eccezionali hanno di fatto permesso al prototipo, sulle linee verticali ed orizzontali della compo­ che giungessero fino a noi particolari ben più delicati sizione e della conseguente assialità del gruppo divino; come le squisite, rarissime decorazioni e scritte realiz­ al di là della sconfortante inadeguatezza qualitativa, zate in oro sopra lo smalto blu della cornice, quasi in un l'aspetto stesso della Vergine trova possibilità di con­ libro miniato (TAv. V, I e 2). 34) È il caso, evidentemente, fronto nella produzione pittorica bresciana del tempo del di un oggetto presto sottratto all'uso liturgico, forse per Romanino o in sculture come la notevolissima ' Madonna gli stessi motivi di eccezionalità che tuttora ci colpiscono, col Bambino' della sacrestia dei Santi Nazzaro e Celso ad esempio nella singolare scelta cromatica degli sn:talti (Maffeo Olivieri ?). 2 9) Lo stile del niello, specialmente traslucidi che ricoprono la figurazione centrale. L'1de~ nel volto del Bambino e nella mano sinistra della Madre, di realizzare il bianco incarnato del Cristo e degh è lo stesso che si trova nell'unica incisione nota del mono­ angeli mediante uno smalto trasparente steso sull' ar­ grammista · =} · 8 ·, circa la quale l'affinità con la tecnica gento appena lavorato 35) può ben risalire allo sper.imen­ del niello, le relazioni con Alto bello Meloni, '' discepolo talismo di un artista, forse suggestionato dalle es1genze de Armanin ' ', ed una datazione agli inizi del Cinque­ letterarie di un committente; difficilmente, però, può cento sono state da tempo autorevolmente affermate. 3o) venir accettata da un pubblico vasto e composito come Anche con l'ultima delle Paci interessate dal restauro 3r) quello che negli anni frequer;ta l~ . M~s.sa . m una data ci troviamo di fronte ad un oggetto giunto al Museo con la chiesa. Vedremo subito che l anahs1 st1hst1ca del pezzo Collezione Carrand (figg. rg, 20). Come si deduce dalla ne permette una buona definizione ge la Pace proviene La cornice della nostra Pace è assa1 v1cma, per struttura verosimilmente da una chiesa o cappella dedicata a e decorazione, a quella di uz:ta Pace della chfesa ~~rentin a Santa Verdiana; la cosa è confermata dalla decorazione di San Michele a San Salv1 (fig. :n). 36> L affimta tra le del retro, dove i due serpenti che tradizionalmente accoro- due opere conferma quanto suggerisce anche la dedica

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22 - FIRENZE, MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO 23 - NEW YORK, THE PIERPONT MORGAN LIBRARY ORAFO FIORENTINO, SECOLO XV: PACE . GHERARDO E MONTE DEL FORA : FRONTESPIZIO

della Pace Carrand a Santa Verdiana : la provenienza, dipendenza da un simile modello risulta in tal caso pm cioè, dell'oggetto da una qualche chiesa di Firenze o del evidente che nel caso in cui esista un'inveterata e diffusa territorio. Mentre tuttavia la miniatura che orna la Pace tradizione. di San Michele a San Salvi appartiene già ai primi decenni Tornando allo stile della nostra Pace è opportuno sotto­ del Cinquecento, 37l lo smalto traslucido che assolve la lineare il carattere rinascimentale, nel senso almeno in stessa funzione in quella del Bargello non oltrepassa cui si usa l'aggettivo per certe affini pale di Andrea della verosimilmente gli anni Ottanta del secolo precedente. Robbia, che possiamo rilevare sia nella figurazione cen­ È quanto si ricava dallo stile disegnativo della figurazione, trale che nella cornice. Per quanto è dato di giudicare da la cui rigida sintassi simmetrica sembra ingabbiare l' ac­ una copia contemporanea, anche la Pace di Maso Fini­ centuato patetismo delle personificazioni del Sole e della guerra doveva possedere in origine una simile coerenza Luna e il dichiarato movimento "all'antica" del pan­ stilistica, mostrando una cornice consona alle forme archi­ neggio degli angeli. Si tratta di evidenti derivazioni pol­ tettoniche " all'antica " effigiate nel niello. 42 l Di fatto, laiolesche e più arcaiche 38l che l'artista ha introdotto per nel Quattrocento, in seno alla netta contrapposizione av­ sottolineare l'immagine dolorosa del Cristo centrale, effi­ vertita già dal Filarete tra i " lavori moderni ", cioè giato nell'atto di mostrare la piaga del costato al fedele gotici, che possono andar bene per gli orefici e '' il modo direttamente apostrofato dall'iscrizione. 39) Quest'icono­ antico di fare " 43) necessario nell'arte monumentale, solo grafia nordica 4o) è rara a Firenze, dove nell'imago pietatis le paci sembrano sfuggire alla legge tirannica dei generi. l'appello ai sentimenti dell'osservatore è affidato in genere Esse non impiegano le tradizionali forme gotiche della al tipo più distaccato del Cristo morto; non è quindi un oreficeria religiosa: condividono il nuovo codice stilisti­ caso che il nostro Cristo corrisponda alla lettera, al di là co delle chiese piuttosto che quello antiquato dei calici. 44l degli specifici modi stilistici evidenti soprattutto nel pan­ È questa una situazione che va chiarita, giacché da un neggio, ad un'opera di circa cinquant'anni anteriore co­ simile chiarimento dipende la comprensione globale dei me la terracotta già sul portale del Chiostro delle Ossa a pezzi che abbiamo esaminati uno a uno. Sant'Egidio (ora Londra, Victoria and Albert Museum). 4'l Il miglior punto di partenza è, anche a questo propo­ Come spesso accade, la scelta di un tipo iconografico non sito, una riflessione sulla funzione specifica dell'oggetto. 4sl comune implica l'adesione ad un modello specifico e la Diversamente dal calice o dal turibolo, la pace non è un

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arredo propriamente liturgico: risponde ad un'esigenza 6) G. MARCHINI, Le vetrate italiane, Milano 1955, pp. 40 e 227, che si è sentita tardi nella Chiesa e che da tempo è stata n. 51. Un precedente iconografico di -questa vetrata è rappresentato certamente da quella di Andrea Bonaiuti in Santa Maria Novella abbandonata. Inoltre, e ciò è forse più importante, essa (su cui cfr. G. MARCHINI, Le vetrate, cit., pp. 33, 34 e 235, n. 44). è destinata principalmente a chi assiste alla celebrazione È opportuno ricordare tuttavia che l'occhio di Donatello è l'unico liturgica, non a chi la compie. Appena compare in scena, tra quelli del tamburo direttamente visibile all'osservatore che entri dalla porta principale della chiesa e che al di sopra di tale porta si l'oggetto esce dallo spazio dell'altare per passare tra la trova in una lunetta il mosaico dello stesso soggetto e di analoga massa dei fedeli che lo baciano in sostituzione dell'antico, composizione del cosiddetto Gaddo Gaddi. In questo caso la scelta reciproco osculum pacis. È questo privilegiato rapporto iconografica sembra dunque determinata da precise ragioni di sim­ con il pubblico laico, quest'occasione d'esser prese in mano metria architettonica e insieme da motivi diversi legati alla tradi­ e d'esser viste da vicino dagli " intendenti ", che assicura :done culturale di un dato centro liturgico. 7) L. BELLOSI, Il Museo dello Spedale degli Innocenti a Firenze, alle paci italiane d'età rinascimentale un'attualità stili­ Milano 1977, p. 234· stica che non ha paragoni tra gli altri prodotti dell'ore­ 8) K. OBERHUBER, in Early, cit., p. 3· ficeria sacra. Gli oggetti che stanno sull'altare condividono g) Oreficerie sacre, inv. n. 34· La bibliografia relativa a questa il conservatorismo formale dei libri liturgici, 46l nei quali Pace è praticamente la stessa della sua compagna che ho somma­ le grandi innovazioni umanistiche della littera antiqua o riamente raccolto alla nota 3· È opportuno ricordare qui che, in anni vicini al rimontaggio dei due nielli, San Carlo Borromeo rac­ del frontespizio architettonico non hanno cittadinanza comandava a tutte le chiese l'uso di due paci (J. BRA UN, Das Christliche fin verso il Cinquecento; le paci quattrocentesche invece Altargeriit in seinem Sein und in seiner Entwick/ung, Monaco I932, non solo sono spesso iscritte con eleganti caratteri rina­ p. 559) e che precedenti di quest'uso sono testimoniati a Firenze nel­ scimentali, ma assumono talvolta precisamente la foggia le due Paci Buondelmonti dell'Impruneta (La comunità cristiana fiorentina e toscana nella dialettica religiosa del Cinquecento, catalogo di veri e propri frontespizi architettonici. La ricca e poco della mostra, Firenze rg8o, p. 221) e in quelle forse di Donato di studiata serie di paci del Bargello offre anche al riguardo Ser Leonardo divise tra Parigi e Baltimora (Decorative Arts of the un esempio sicuro: una bella Pace fiorentina (fig. 22), 47l ltalian Renaissance. 1400-1600, catalogo della mostra, Detroit databile a nostro avviso entro il nono decennio del Quat­ I958-59, p. I54)· Io) B. DEGENHART, Ein Niello-Entwurf des Fra' Filippo Lippi, trocento, che pare la traduzione in quella che il Serlio in Festschrift Ulrich Middeldorf, vol. I, Berlino rg68, pp. I55-I57· avrebbe definito una " prospettiva ... materiale et di rilievo " n) K. 0BERHUBER, in Early, cit., pp. 2 e 3· di un frontespizio contemporaneo sul tipo di quello oggi 12) G . VASARI, Le opere, ediz. G . Milanesi, Firenze rgo6, vol. I, a New York, dipinto nel 1488 da Gherardo e Monte del p. 209, vol. III, pp. 286 e 287, vol. V, pp. 395 e 396; B. CELLINI, Fora (fig. 23). 48l Questa interpretazione umanistica del­ Due trattati, Firenze 1568, cc. IV, IIr e I trattati, ediz. C. Milanesi, l'oggetto liturgico corrisponde all'interpretazione cortese Firenze I857, pp. 7, I2 e 13. del rito che è stata magistralmente rievocata, proprio in I3) G. RucELLAI, Il zibaldone quaresimale, ediz. A. Perosa, Lon­ riferimento al bacio della pace, in una classica descrizione dra rg6o, p. 24· I4) Cfr. soprattutto K. OBERHUBER, in Early, cit., pp. 2-5, R.J. del tramonto della civiltà franco-borgognona. 49) Entrambi KuBIAK, Maso Finiguerra, cit., pp. 45-67 e K. OBERHUBER, Vasari, gli atteggiamenti sono un segno della sovrapposizione cit., pp. 383-393. tra sacro e profano, tra divino ed umano, che si registra I5) Alla bibliografia citata alla nota 3 si aggiunga R. GILLI, nella religiosità tardomedievale; e tuttavia nessuno dei Proposte per Maso Finiguerra : /e tarsie della Sacrestia delle Messe in Santa Maria del Fiore a Firenze, in Antichità viva, Ig8o, 6, pp. due è immaginabile in un contesto liturgico intrinseca­ 32-40 e M. FERRETTI, I maestri della prospettiva, in Storia dell'arte mente più forte della cerimonia, in certa misura acces­ italiana, vol. XI, Torino rg82, pp. 475, 495, n. I8 con la bibliogra­ soria, del bacio della pace. fia ivi citata. r6) La trattazione più estesa ed attendibile di questi smalti si MARCO COLLARET A trova in E. CARLI, Pienza, la città di Pio II, Roma rg66, pp. no, III e I33, n. 42, che riconosce convincentemente nel San Pio del fermaglio un ritratto di Papa Piccolomini. Un inventario del I784 descrive gli smalti come adornanti " una mitra preziosa ... donata a questa Cattedrale dalla s.m. di Pio II fondatore": cfr. G .B. MAN­ I) Oreficerie sacre, inv. n. I5. I.B. SuPINO, Catalogo del R. NUCCI, Pienza: arte e storia, Pienza I927, p. II7· Gigetta Dalli Museo Nazionale di Firenze, Roma I8g8, pp. 346 e 347; E. STEIN­ Regoli mi ha confermato gentilmente l'opportunità di richiamare GRABER, Eine unbekannte Arbeit des fiir das gli smalti pientini in questo contesto. Kloster S. Gaggio bei Florenz, in Mitteilungen des Kunsthistorischen I7) L. BECHERUCCI-G. BRUNETTI, I/ Museo de/l'Opera de/ Duomo Institutes in Florenz , I955, pp. 87-92; L.D. ETTLINGER, Antonio a Firenze, vol. II, Firenze 1970, pp. 229-236. and Piero Pollaiuolo, Londra I978, p. I54; M . COLLARETA-D. LEVI, r8) D . CARL, Zur Go/dschmiedefamilie Dei, in Mitteilungen des La croce del Pollaiolo, Firenze Ig82. Kunsthistorischen Institutes in Florenz, Ig82, pp. 132-136. 2) M . COLLARETA-D. LEVI, op. cit., pp. 3-9· Ig) L'attribuzione, a mio avviso convincente, fu avanzata per 3) Oreficerie sacre, inv. n. 33· I.B. SuPINO, Catalogo, cit., p. la prima volta da S. ORTOLANI, Il Pollaiuolo, Milano 1948, pp. 193 347; A.M . HIND, Early Italian Engravings, vol. I, Londra I938, e 194 su una traccia di O.H. GIGLIOLI, Maso Finiguerra, in Rivista p. 5; J. GonsMITH PHILLIPS, Early Fiorentine Designers and Engravers, d'arte, I935, p. 375· Cambridge Mass. I955, pp. I4 e r6; K . 0BERHUBER, in Early Italian Engravings, catalogo della mostra, Washington I973, pp. 2-5; 20) Su Piero di Bartolomeo Sali cfr. M . HAINES, Documenti R.J. KuBIAK, Maso Finiguerra, tesi dattiloscritta presentata all'Uni­ intorno al reliquiario di San Pancrazio di Antonio del Pollaiuolo e versity of Virginia nell'agosto I974, pp. 45-67; K . 0BERHUBER, Piero Sali, in Scritti di storia dell 'arte in onore di Ugo Procacci, Vasari e il mito di Maso Finiguerra, in Il Vasari storiografo e artista, vol. I, Milano 1977, pp. 264-26g. È certo significativo che questo Atti del congresso internazionale (2-8 settembre I974), Firenze oggetto perduto concernesse una reliquia donata da Pio II appena I976, p. 38g. salito al soglio pontificio. 4) K . OBERHUBER, Vasari, cit., p. 389. 21) Quale fosse la situazione dell'oreficeria fiorentina alla vigilia 5) K. OBERHUBER, in Early, cit., p. 3· L'iconografia della pace dell'avvento del Pollaiolo si può ricavare dallo studio delle parti concerne in realtà l'Incoronazione della Vergine come momento del reliquiario Vagnucci di Cortona che competono a quel G[i]usto culminante della sua Assunzione, secondo quanto suggerito dal da Firenze che nel 1457 firma il pezzo. Cfr. G. MANCINI, Il re/i­ cartiglio retto dagli angeli che dice; ASSUMPTA EST MARIA IN CELUM, quiario Vagnucci di Cortona, in L'Alte, r8gg, pp. 493-497; G. MAN­ GAUDET EXERCITUS ANGELORUM. Tale scritta COStituisce il versetto CINI , Cortona, Bergamo rgog, pp. 6o-63; C. EISLER, The Golden alleluiatico della Messa dell'Assunzione di Maria. Ringrazio don Christ of Cortona and the Man of Sorrows in Italy, in The Art Bul­ Riccardo Nieri per avermi aiutato a rintracciare la fonte. Sulla con­ /etin, Ig6g, pp. 107-n8, 233-246. fluenza quattrocentesca tra Assunzione e Incoronazione sono invece 22) Alla bibliografia citata alle note 3 e I5 si aggiunga I. ToESCA, debitore a H . W. VAN Os, Kronung Mariens, in Lexikon der Chri­ Some Niella Plaques of the Cl ucifixion, in The Burlington Magazzne, stlichen Ikonographie. Allgemeine Ikonographie, vol. II, Roma 1970, CXVII, 1975, 867, p. 377 e K. OBERHUBER, A Niella Plaque in col. 674. Washington, in The Burlington Magazine, 1975, 871, p. 672.

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23) Alla bibliografia citata alle note 3 e r 5 si aggiunga almeno vol. I, Oxford 1965, p. 15, n. 3) . Gli stretti rapporti tra il pittore ed A.E. PoPHAM-P. PouNCEY, ltalian Drawings in the Department of il committente della pala don Ilario Panichi, monaco vallombro­ Prints and Drawings in the British Museum. The Fourteenth and sano di San Salvi, sono testimoniati da G . Vasari (op. cit.,' vol. Fifteenth Centuries, Londra 1950, vol. I, pp. 173-175 e B. DEGENHART, IV, p. 238). A. ScHMITT, Corpus der italienischen Zeichnungen 1300-1450, vol. II, 38) Enrico Castelnuovo mi fa rilevare il rapporto tra l'espres­ parte I, Berlino 1968, pp. 573-621. sionismo di certi volti e soluzioni affini nel M aestro di Pratovecchio. 24) A. AVERLINO DETTO IL FILARETE, Trattato di architettura, 39) RESPICE · FIDELIS · PER · TE DATUR · ( HOSTIA TALIS ) · ODE­ a cura di A.M. FINOLI-L. GRASSI, vol. II, Milano 1972, p. 687. Il RUNT · PECCARE · BONI VIR(TU)TIS · AMORE. L'iscrizione corre lun­ passo è stato mirabilmente commentato nel suo contesto in E . H. go i lati interni della cornice ed è stata qui completata nella parte GoMBRICH, Il mecenatismo dei primi Medici [I96o], in Norma e forma, lacunosa (tra parentesi uncinate) e nell'abbreviazione (tra paren­ Torino 1973, pp. 74 e 75· tesi quadre). Essa è composta di due elementi. Il secondo (Ode­ 25) Collezione Carrand, inv. n. 741 . I.B. SuPINO, Catalogo, runt ... ) consiste nella metà di una famosa sentenza medievale (H. cit., p. 142; M . GERSPACH, La Collection Carrand au Musée National WALTHER, Lateinische Sprichwiirter und Sentenzen des Mittelalters de , in Les Arts, luglio 1904, fig . 14; C. HERNMARCK, The in alphabetischer Anordnung, Gottinga 1965, n. 19717). Non sono Art of the European Silversmith. 1430-1830, Londra I977, vol. I, riuscito invece a trovare la fonte del primo (Respice ... ). Gentil­ p. 344· mente Anna Rosa Masetti mi fa rilevare l'affinità con una scritta 26) Si vedano ad esempio A. PEDRINI, Il mobilio, gli ambienti e che compare su una ' Crocifissione ' di Spinello Aretino in San le decorazioni del Rinascimento in Italia, Genova 1969, fig . 385 e Francesco a Pisa (ASPICE MORTALIS, PRO TE DATUR HOSTIA TALIS) che J. PoPE-HENNESSY, Renaissance Bronzes from the Samuel H. Kress Claudio Ciociola mi comunica tempestivamente essere pure atte­ Collection, Londra 1965, n. 335· stata (H. WALTHER, Alphabetisches Verzeichnis der Versanfiinge mittellateinischer Dichtungen, Gottinga 1969, n. 1584). Mi domando 27) G. PANAZ:Z:A, l civici musei e la pinacoteca di Brescia, Bergamo se la scelta di una forma alternativa o l'intenzionale modifica non 1958, p. 8o. siano dovute agli stessi motivi di stile che vedremo aver presieduto 28) Collezione Carrand, inv. n. 396. Altri esempi del gusto del all'interpretazione dell'iconografia, nell'un caso per evitare la leo ­ Carrand per raccogliere versioni diverse della stessa immagine si nitas del verso medievale e nell'altro per sciogliere certi gotici ritmi hanno con la statuetta in argento inv. n. 752 e l'avorio inv. n. 179, lineari. con la placchetta inv. n. 1292 ed il cammeo in conchiglia inv. 40) Sul contrasto tra l'iconografia nordica e quella italiana cfr. n. 4I4. Per l'uso delle placchette come modelli per nielli cfr. È. W . MERSMANN, Schmerzensmann, in Lexikon, cit., vol. IV, 1972, MOLINIER, Les plaquettes, Parigi r886, p. IX, n. 2. col. 94· Per esempi tedeschi particolarmente simili al nostro cfr. 29) Una buona riproduzione ed un commento della scultura in G . VON DER OsTEN, Der Schmerzensmann. Typengeschichte eines A. MoRASSI, Catalogo delle cose d'arte e d'antichità d'Italia. Brescia, deutschen Andachtsbildes, Berlino 1935; pp. 78 e 79· Roma 1939, pp. 462 e 463. 41) U . MIDDELDORF, Dello Delli and the Man of Sorrows [1941], 30) A.M. HIND, op. cit., vol. V, 1948, p. 246. Altobello in Raccolta di scritti, vol. II, Firenze 1980, pp. 45-53 e J. PoPE­ Meloni è ritenuto dallo studioso probabilmente la stessa persona HENNESSY, Catalogue of ltalian Sculpture in the Victoria and Albert che il monogrammista · F ·A· (Feci t Altobellus). La definizione del Museum, vol. I, Londra 1964, pp. 64 e 65. pittore cremonese è quella famosa di M.A. MICHIEL, Notizia d'opere 42) A.M. HIND, op., cit., vol. I, 1938, p. 30 (A. I. 12). Le impor­ di disegno, ediz. G . Frizzoni, Bologna r884, p. 92. tanti considerazioni sulla cornice sono state avanzate per la prima 31) Collezione Carrand, inv. n. 732· I.B. SuPINO, Catalogo, cit. volta da R .J. KUBIAK, op . cit., pp. 45-67. p. 140; [G. SANGIORGI] , Florence. Collection Carrand au Bargello, 43) A. AVERLINO DETTO IL FILARETE, Trattato, cit., vol. I, pp. Roma 1895, p. 6o; M . GERSPACH, La Collection Carrand, cit. , fig. 13 228 (il modo antico di fare) e 382 (lavori moderni). (con didascalia relativa allo smalto inv. n. II95). 44) Sulle persistenze tipologiche nei calici cfr. da ultimo M . 32) SANCTA VERDIANA. CoLLARETA-D. LEvi, Calici italiani, Firenze 1983, pp. 3-6. 33) G. KAFTAL, 1conography of the Saints in Tuscan Painting, 45) La trattazione più accurata sulle paci dal punto di vista della Firenze 1952, coli. roo8-wo9. storia liturgica rimane J. BRAUN, Das Christlicher Altargeriit, cit., pp. 557-572· 34) Per le scritte cfr. le note 32 e 39· Le decorazioni comprendono, 46) Cfr. al proposito le fondamentali osservazioni di O. PACHT, a partire dal basso, due candelabre, due ornati vegetali e due ornati Notes and Observations on the Origin of Humanistic B ook-Decora­ vegetali con figurine animali (cerbiatte?). tion, in Fritz Saxl. A Volume of Memoria/ Essays, Londra 1957, 35) Sull'inesistenza dello smalto traslucido bianco cfr. B. GEL­ pp. 193 e 194· LINI, Due trattati, cit., c. 16r. 47) Oreficerie sacre, inv. n. 38. I.B. SuPINO, Catalogo, cit., p. 36) Mostra del tesoro di Firenze sacra, Firenze 1933, p. 88; Mo­ 351; E . STEINGRABER, Antonio di Salvi orafo, in Mitteilungen des stra d'arte sacra antica, Firenze 1961, p. 21; O. TABANI-M.F. Kunsthistorischen lnstitutes in Florenz, 1955, p. 104. Su questa Pace VADALA, San Salvi e la storia del movimento vallombrosano, Firenze sono intervenute anche Annarosa Garzelli e Dora Liscia Bemporad 1982, pp. 108, 120 e 12!. La scritta "PACEM MEAM DO VOBIS" che nelle loro relazioni ad una giornata di studi sullo smalto traslucido, compare sulla base dell'oggetto ne definisce la funzione e deriva tenutasi a Pisa il 24 maggio 1983. da ]oan, 14, 27. 48) Per la citazione serliana cfr. S. SERLIO, Tutte l'opere d'archi­ 37) La miniatura non mi risulta attribuita a nessuno dei minia­ tettura et prospettiva, vol. I, Venezia 1619, c. 44r. Per il fronte­ tori fiorentini del primo Cinquecento oggi noti. Credo invece che spizio cfr. almeno S. VAGAGGINI, La miniature fiorentine au XIV• si riferisca ad essa l'attribuzione a Raffaele dei Carli avanzata, in et XV• siècles, Milano-Firenze 1952, p. 16; ltalian Manuscripts seguito alla mostra del 1933 citata alla nota precedente, da B. BE­ in the Pierpont Morgan Library, New York 1953, pp. 39 e 40 e RENSON, Pitture italiane del Rinascimento, Milano 1936, p. 410 A. CHASTEL, Arte e umanesimo a Firenze [1959], Torino 1964, p. 273· (San Michele a San Salvi, Sacrestia. Teca: Pietà). In B. BERENSON, Diversamente dalla miniatura la Pace mostra il tondo centrale ta­ ltalian Pictures of the R enaissance. Fiorentine School, vol. I, 1963, gliato ai lati dagli elementi verticali dell'architettura, fatto in qual­ p. 186, l'opera confluisce nella produzione di Raffaele del Garbo che modo affine a una silografia del Tractato in defensione della dot­ che ora include anche quella del precedente Carli (S. Michele a S. trina di Savonarola del Benivieni, riprodotta in M. SANDER, Le Salvi, Sacristy. Reliquiary: Pietà) . L'artista è attivo per San Salvi livre à figures italien, vol. VI, Milano, s.d., n. 549· prima del 15II, quando risulta collocata sull'altare la pala da lui 49) J. Hui:Z:INGA, L'autunno del Medio Evo [1919], Firenze 1966, dipinta oggi ad Avignone (cfr. J. SHEARMAN, Andrea del Sarto, P· 58.

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