A F. Lenormant, A travers l’Apulie et (Provincia di ). la Lucanie. Notes de voyage, Paris Nei pressi dell’abitato, a pochi km, 1883, II, p. 32; M. Lacava, furono trovati frammenti di Accettura. Avanzi di città, Notizie ceramica ad impasto e frammenti degli Scavi, 1887, p. 332ss.; Id, di bronzo in contrada Castiglione. Topografia e storia di Metaponto, Altre ricerche furono effettuate nel Napoli 1891, p. 138, 341-343; V. Di Campo Sportivo, in contrada Cicco, Accettura. Cinta muraria, Masseria al Convento e Maddalena, Notizie degli Scavi, 1896, p. 53ss.; quest’ultima probabile centro U. Rellini, Scavi a Monte Croccia fortificato databile alla seconda Cognato (Oliveto Lucano), Bullettino metà del IV sec. a.C. di Paletnologia Italiana, XLIV, BIBLIOGRAFIA 1924, p. 212; O. Valente, Accettura, V. Di Cicco, Abriola, Notizie degli Notizie degli Scavi, 1949, p. 107; G. Scavi, 1900, p. 33. Lugli, La tecnica edilizia romana, ACCETTURA (Provincia di Matera). Roma 1957, I, pp. 72-75, 199-207; Intorno al 1951, in contrada F. Ranaldi, Ricerche archeologiche Castelluccio, fu rinvenuto un nella provincia di Potenza (1956- didrammo romano campano con i 1959), Potenza 1960, pp. 19-21; R. tipi: D/ testa laureata gianiforme R. Holloway, Satrianum. The dei Dioscuri, R/ ROMA, Giove in Archaeological Investigations quadriga, riferibile al 225-212 a.C., Conducted by Brown University in conservato nel Museo Provinciale 1966 and 1967, Providence 1970, di Potenza. pp. 12-13, 21-25; D. Adamesteanu, Nel parco forestale delle Piccole La Antica. Storia e Dolomiti di Gallipoli-Cognato, in monumenti, Cava dei Tirreni 1974, località Monte Croccia, è presente pp. 144-158; A. Tramonti, Note per una fortificazione rappresentata da la carta archeologica di San Mauro spianamenti di roccia affiorante Forte, in «Studi in onore di D. trattati come blocchi di Adamesteanu», Galatina 1983, pp. fortificazione che si avvicina al tipo 89-90. greco con isodomia quasi perfetta, (Provincia di Potenza). corrispondente all’acropoli. La All’attuale centro storico struttura difensiva si presenta corrisponde un centro indigeno attualmente con due cerchi quasi conosciuto in età pre-romana (VI concentrici formanti l’acropoli e sec. a.C.) e romana. I reperti l’abitato, entrambi databili alla preromani sono costituiti da bronzi seconda metà del IV sec. a.C., (frammenti di lebete con bordo insieme a quelle di Satrianum e di perlinato) e di vasi locali di tipo Serra di Vaglio, dove la ceramica geometrico e vasi greci rinvenuta negli strati della d’importazione coloniale. Nella fondazione è di quest’epoca. vicina contrada denominata la A 6 km dall’abitato di Accettura, in Guardia, si sono trovate tracce di prossimità di una sorgente, sono abitazioni e tombe del IV sec. a.C., state scoperte in contrada Acqua di ma il toponimo risale al periodo fra’ Benedetto numerose terrecotte longobardo. ellenistiche, che corrispondono BIBLIOGRAFIA probabilmente a un piccolo Giustiniani, s.v. Acerenza, I, pp. 26- santuario di campagna. 30. BIBLIOGRAFIA 1 ALBANO DI (Provincia M. Scelzi (a cura di), Albano di di Potenza). Notizie della presenza Lucania. Storia e cultura popolare, di mura cosiddette “ciclopiche” 1986. durono segnalate da lacava, per il ALIANELLO (Provincia di Matera). quale “sotto, ed all’intorno Le ricerche condotte su questo sito dell’attuale paese, che ha l’altezza risalgono al 1967, quando la di m. 892, esisteva una cinta di Soprintendenza Archeologica ha mura costituita da grossissimi condotto diversi interventi e massi di pietre informi, ricognizioni solo nella grande segmentazione naturale della roccia necropoli in contrada Cazzaiola. Qui del luogo, che è un’arenaria sono state messe in luce oltre 300 piuttosto compatta. Alcuni di questi tombe con corredi che vanno dalla massi sono aderenti alla roccia, metà dell’VIII fino alla metà del V sporgente dal suolo, ed altri sono sec. a.C. insieme a vasi etruschi. stati divelti da località vicine ed BIBLIOGRAFIA accatastati l’un sull’altro. Questa M. Sestieri Bertarelli, Il Museo cinta è antichissima ed appartiene archeologico provinciale di Potenza, alla prima epoca di tali costruzioni. Roma 1957, 20ss.; J. De La Genière, In massima parte queste mura Recherches sur l’Age du Fer en sono distrutte e la loro esistenza si Italie Méridionale. Sala Consilina, argomenta dagli avanzi che Naples 1968, p. 229; D. trovansi in alcuni punti…”. Il Adamesteanu, Siris-Heraclea. Scavi, riferimento è alla presenza di una ricerche e considerazioni storiche cinta megalitica assimilabile a topografiche, in Policoro, Matino quella di Croccia-Cognato in agro di 1969, pp. 203-204; F. G. Lo Porto, Accettura, ma che forse era ancora Civiltà indigena e penetrazione visibile all’altezza della Strada greca nella Lucania orientale, Provinciale Marsicana, al n. 16, che Monumenti Antichi dei Lincei, conduceva alla Ferrovia di Albano XLVIII, 1973, pp. 236-237. Scalo. ANZI (Provincia di Potenza). In località Rocca Molara e Stretto di Riconducibile al sito di Anxia in Albano furono rinvenute da Tab. Peut., VII, 1. Presenta in Ranaldi alcune incisioni rupestri di località Raja, S. Giovanni e Piano epoca preistorica (rocce Tre Volte resti di un abitato denominate Seggia del Diavolo, indigeno. Da S. Giovanni proviene Stretto del Fiume, Monticello, Rocca una iscrizione osca in caratteri del cappello). greci, anche se pare risalire almeno In contrada Seroto furono messe in all’età del Ferro sino al IV al III luce nel 1984 una sepoltura con sec. a.C., periodo in cui sembra scheletro supino e corredo del IV essere attribuita una fortificazione, sec. a.C., collocabili alla presenza di quasi completamente distrutta un grande insediamento fortificato intorno al 1847. individuabile in contrada Macchia a BIBLIOGRAFIA ridosso del confine con il Comune di A. Lombardi, Saggio sulla . topografia e sugli avanzi delle BIBLIOGRAFIA antiche città italo-greche, lucane, A. Bozza, La Lucania-Studii storico- daune e peucezie, comprese archeologici, Rionero 1888, p. 113- nell’odierna Basilicata, Mem. Inst., 114; M. Lacava, Topografia e storia I, 1832, pp. 230-234; G. Fiorelli, di Metaponto, Napoli 1891, p. 138; Anzi, Notizie degli Scavi, 1883, p.

2 379; M. Ruggiero, Degli scavi di BIBLIOGRAFIA antichità nelle province di V. Di Cicco, , Notizie degli terraferma dell’antico regno di Scavi, 1901, 266-269; T. Pedio, Di Napoli dal 1743 al 1876, Napoli uno scavo eseguito in Armento nel 1888, p. 476; L. Pigorini, La 1814, Archivio Storico per la paletnologia nella Basilicata, e la Lucania, XII, 1942, pp. Bullettino di Paletnologia Italiana, 53-59; P. G. Guzzo, Le città XXI, 1895, p. 105; V. Di Cicco, Anzi, scomparse della magna Grecia, Notizie degli Scavi, 1900, pp. 34-36. Roma 1990, pp. 334-336. ARMENTO (Provincia di Potenza). ATELLA (Provincia di Potenza). A Prima del 1814 fu scoperta una ridosso del centro, davanti al corona d’oro di Critonio e del Satiro Cimitetro, si può visitare il piccolo inginocchiato, entrambi al Museo di scavo riferibile ad un insediamento Monaco di Baviera, in località Serra che parte da 500-600 mila anni fa d’Oro o Serra Lustrante. Oltre a sino ai nostri giorni, allo studio di E. questa zona, altre quattro contrade Borzatti Von Löwenstern sono conosciute per il loro interesse dell’Università di Firenze. In archeologico: l’abitato stesso e la particolare, sono stati approfonditi i zona soprastante e la contrada livelli riferibili, appunto, al Crapariella. Paleolitico Inferiore ed al Mentre la zona sovrastante l’abitato cambiamento eco-ambientale in età moderno e quello di Crapariella preistorica e protostorica. possono essere considerate In contrada Magnone negli anni appartenenti alla prima fase 1979-1980 furono effettuate delle dell’età del Ferro, quella campagne di scavo in seguito alla dell’abitato stesso si può datare alla scoperta di una tomba del VII sec. fine del VII-inizi VI sec. a.C. Dalle d.C., che gravitava presso una villa necropoli di questo ultimo proviene rustica abitata tra la fine del II e una tomba principesca da cui gli inizi del III sec. d.C., sino ad una proviene un elmo corinzio in successiva occupazione in età bronzo, una phiale di tipo altomedievale. peloponnesiaco, una oinochoe in All’altomedioevo si riferisce anche bronzo di tipo rodio, bucchero la storia di Atella, che forse fu etrusco, un aryballos mesocorinzio probabilmente occupato dagli stessi e ceramica locale. Anche a Serra abitanti di Vitalba che “se le Lustrante vi è un abitato dell’età antiche platee e i vecchi catasti del Ferro del IV sec. a.C. in mezzo al hanno valore, noi possiamo quale sorgeva un santuario raffigurarcela eretta su quel poggio dedicato ad Ercole, provvisto di una a pan di zucchero, poco lungi da grande cisterna. Dopo la prima Atella, che s'innalza isolato giù nel metà del III sec. a.C. non si hanno fondo della valle, circoscritto per più tracce di vita in tutta la zona di tre lati dalla fiumana Triepi e dal Serra Lustrante, che mostra torrente Lavanghello, che ivi sostanzialmente materiale confluiscono, per il quarto della via d’importazione greca coloniale o di provinciale di Potenza: colà, tra produzione locale. Pare che la mucchi di pietre coperti di fichi corona d’oro della necropoli di selvatici e di vitalbe (la nota pianta, Serra Lustrante provenga da un che ha tralci simili a quelli della centro vicino come Siris-Eraclea, vite), sorgerebbe tuttora, unico Canosa o Taranto. avanzo dell'obliata, misteriosa

3 terricciuola bizantina del secolo XI, racconta che nel 208 a.C. M. Claudio un vòto arco, che la tradizione Marcello muore in battaglia, vuole che sia la porta di una sconfitto da Annibale, fra Bantia e cappella dedicata a San Marco”. La Venusia e dove fu rinvenuto il il località è visibile proprio dal bilingue bronzeo noto come Tabula cimitero di Atella e comprende Bantina, scoperta intorno al 1793; alcuni terrazzamenti, delle si tratta di un testo recante sul strutture murarie, fosse granarie, recto una lex romana (CIL, 12 2, materiale ceramico (acroma grezza) 582), e sul verso un testo osco con e monete bizantine che vanno dal prescrizioni giuridico-religiose (CIL, 969 al 1067. IX, 416), fornisce ampie Sembra che Vitalba e i casali informazioni sull’organizzazione del circostanti furono abbandonati municipiuin al momento della sua gradatamente, già a partire dal XIII istituzione, ovvero intorno all’80- sec. 60 a.C.). Un nuovo frammento fu Nei pressi del centro storico insiste rinvenuto nel 1967. il castello quattrocentesco, allo In contrada Montelupino fu stato di rudere, di cui si può ancora rinvenuto un tesoretto di 134 vedere una torre circolare. argenti repubblicani, in prevalenza BIBLIOGRAFIA del II sec. a.C. Nella stessa località, P. Rescio, Archeologia e storia dei tra il 1921 e il 1922 venne in luce castelli di Basilicata e Puglia, il tesoretto di 134 argenti, associati Potenza 1999, p. 31ss. ad una necropoli di tombe a (Provincia di sarcofago, fra le quali una con un Potenza). Negli scavi per la cratere a figure rosse dell’officina costruzione dell’edificio scolastico è del Pittore di Creusa-Dolone. stato rinvenuto un didrammo di Il sito sorge al confine fra Apulia e Velia con i seguenti tipi: D/ testa di Lucania e viene già documentato a Athena a s., con elmo ornato di partire dallla metà VII sec. a.C. sino grifone; dietro, K (?) R/ TEAHT _N ad occupare il luogo dove è con leone gradiente a sinistra; nel presente l’Abbazia di Santa Maria. campo superiore, triskeles databile In seguito ad altre scoperte negli al 300-280 a.C. anni Sessanta furono trovati, poco Attualmente è conservata nel al di fuori della città, i resti diel Museo Provinciale di Potenza. templum augurale, formato da BIBLIOGRAFIA: Aa.Vv., Inventario nove cippi recanti formule latine, delle monete del Museo di Potenza datato al momento dell’istituzione compilato nel 1951, 6, n. 60. del municipium. Saggi successivi B hanno permesso di verificare, nelle (Provincia di Potenza). immediate vicinanze, la presenza di Anticamente detta Valvano, si rilevanti resti della città di età conosce il ritrovamento di alcune romana, specie delle fasi più tarde. iscrizioni romane murate gia nel Nel 1977 furono condotte le prime XVIII sec. sull’edificio della ricerche sistematiche in contrada Cattedrale. Piano Carbone, sede di un esteso BIBLIOGRAFIA insediamento preromano, che Giustiniani, s.v. Balvano, pp. 162- comprendono più di 250 tombe 166. databili fra VII e IV sec. a.C., con (Provincia di Potenza). abbondante ceramica Luogo dove Plutarco, Marc., 29, 1, subgeometrica daunia, a vernice 4 nera, apula a figure rosse, bronzi (Provincia di ornamentali, armi, ambre, oggetti Potenza). L’antica Baresanum d’oro e argento. sembra essere stata individuata in BIBLIOGRAFIA località Fontanelle, dove fu M. Bréal, La Table de Bantia, in individuata una cinta muraria di Mémoires de la Société de età indigena; in contrada Mancose, Linguistique de Paris, IV, 1881, p. è stata messa in luce una struttura 381; H. Jordan, Zur oskiscizen a carattere abitativo suddivisa in Inschrift der bantinischen Bronze, due ambienti in asse uniti ad un in Beitràge zur Kunde der terzo dove giacevano alcuni un Indogermanischen Sprachen, IV, pithoi. 1881, pp. 195-210; F. Lenormant, A A Serra Carbone fu rinvenuta una travers l’Apulia et la Lucanie. Notes testa gorgonica pertinente ad un de voyage, Paris 1883, I, p. 223; A. probabile tempietto. Esmein, La Table de Bantia, in BIBLIOGRAFIA Mélanges d’histoire du droit et de A. Russo Tagliente, Edilizia critique, Paris 1886, pp. 323-328; domestica in Apulia e Lucania. G. Racioppi, Storia dei popoli della Ellenizzazione e società nella Lucania e della Basilicata, Roma tipologia abitativa indigena tra 1889, I, p. 380; N. Catanuto, Banzi. VIII e III sec. a.C., Galatina 1992, p. Tesoretto di denari repubblicani, 225. Notizie degli Scavi, 1932, pp. 395- (Provincia di Potenza). Da 397; G. Pesce, Banzi. Scoperta di casale di nel XII sec. (una tombe greche ad inumazione nella bolla del 9 giugno 1152 cita una zona dell’abitato, Notizie degli Chiesa di Santa Maria di Barile cum Scavi, 1936, pp. 426-439; E. casalibus), venne abitato da colonie Magaldi, Lucania romana, Roma greco-albanesi di Scutari nel corso 1948, pp. 118; O. Haas, Die Tabula del XV e del XVI sec. Bantina, Lingua Posnaniensis, V, Il territorio, secondo Bozza, “spessi 1955, pp. 89-111; M. Torelli, Un ruderi antichi incontransi…,fra essi templum augurale d’età notevoli sono due ponti romani, repubblicana a Bantia, RAL, 8. VIII, uno dei quali aveva 33 piloni e 32 XXI, 1966, pp. 293-315; D. luci e la lunghezza di metri 175,30 Adamesteanu, Frammento della (oggi ne esistono soli 16 e 3 arcate): Tavola Bantina, Studi Etruschi, l’altro era di un solo arco del quale XXXV, 1967, pp. 667; D. esistono i piloni”. Adamesteanu-M. Torelli, Il nuovo BIBLIOGRAFIA frammento della Tabula Bantina, A. Bozza, La lucania-Studii storico- Arch. Class., XXI, 1969, pp. 1-17; A. archeologici, Rionero 1888, pp. Bottini, Scavi e scoperte. Banzi 123-124; Aa.Vv., Qui Barile, (Potenza), Studi Etruschi, XLVI, s.d. 1978, pp. 548-549; L. Del Tutto BELLA (Provincia di Potenza). Palma, Bantia, in AA.VV., Popoli e Intorno al XVIII sec. era conosciuta civiltà dell’italia antica, Roma 1978, un’area archeologica presso una VI, pp. 887-896; A. Bottini, sorgente detta Fontana de’ Osservazioni sulla topografia di Saraceni, mentre in località Ciciello Banzi preromana, Annali furono trovati dei frammenti di un dell’Istituto Orientale di Napoli, 11, mosaico e a Castelluccio un 1980, pp. 69-82. braccialetto riferibile al V sec. a.C. BIBLIOGRAFIA

5 G. Salinardi, L’antica “Terra” di ulteriori notizie storiche, fa pensare in Lucania, Ruoti 1973, pp. ad un lento declino già dalla metà 13-16. del V secolo. Nel II secolo d.C., come BERNALDA (Provincia di Matera). ci riferisce Pausania, di Metaponto La tradizione vuole che fosse stata non restavano che ruderi. fondata intorno al XVI sec. sulle L'area dei santuari comprende rovine dell’antica Camarda ad quattro templi, di cui uno arcaico opera di Berardino de Bernardo. Il dedicato ad Apollo Lykeios ed uno sito antico sembra essere stato di dimensioni più ridotte, dedicato individuato in località San Donato, ad Hera. Tre chilometri più a nord, ad 1 km a nord dal centro venne eretto un santuario moderno. extramurario per il culto di Hera, La maggior parte degli cosiddetto delle “Tavole Palatine”. insediamenti più antichi, però, si L’area è occupata già da genti estende lungo una fascia E-O, con il enotrie sin dall’età del Bronzo rinvenimento di monete presso recente e finale, come attestano le Masseria Sansone ed alcune ricerche di S. Vito e di Termitito, sepolture nelle località Avinella e con contatti micenei. Centro Storico (esattamente a 600 L’insediamento acheo pare metri dall’abitato vero e proprio). dislocato su due versanti, uno In effetti la località di maggiore meridionale, mentre l’altro, quello interesse, oltre a Metaponto, è la del castrum; documenta contatti contrada Avinella o Avenella con la con Japigi e Greci. scoperta, nel 1933, di una tomba L’impianto urbano è organizzato con resti ossei umani disposti con quattro complessi ben definiti: supini corredati di alcuni skyphoi santuario, agora con i suoi ed una lekane alti pochi centimetri, monumenti, ergasteria e i quartieri risalenti al IV-III sec. a.C., periodo di abitazioni civili. La plateia, posta che non si discosta dal ripostiglio a settentrioner, è datata nel VI monetale di Masseria Sansone, secolo a.C. insieme al quartiere costituito da almeno un migliaio di delle fornaci, mentre tra la metà monete, per lo più didrammi del VI e la metà del V sec. a.C., il d’argento con esemplari di Crotone tempio C viene inglobato in una ed Eraclea (281 a.C.). nuova struttura, in cui si trovano Nel Comune di Bemalda ricade anche i templi A, dedicato ad anche la vastissima area di Apollo, ed il tempio B, dedicato a Metaponto. Era, entrambi costruiti intorno al La tradizione vuole che gli abitanti 530 a.C. di Metaponto vantassero origini Nell'area metapontina gli studiosi micenee. Il suo nome richiamava hanno potuto ricostruire quello di Metapa, un distretto del l'organizzazione del territorio regno miceneo di Pilo in Messenia. agricolo in virtù di grandi quantità Strabone racconta di una prima di scavi ed esplorazioni. In questa Metaponto fondata da Nestore e dai zona, abitata stabilmente, sono suoi compagni al ritorno dalla state rinvenute tracce di ben 1500 guerra di Troia. Alleatasi, intorno insediamenti. Nelle fattorie, che alla metà del VI secolo, con Crotone fungevano anche da residenza, si e Sibari nella distruzione di Siri, è producevano cereali, ortaggi, assente da successivi legumi e alberi da frutta. La coinvolgimenti. La mancanza di struttura prevedeva un nucleo

6 abitativo con cortile e porticato: la nell’antichità una forte attrazione cucina era di solito disposta a sud- sulle popolazioni greche. est, il cortile a Nord. Inoltre c'erano Probabilmente la situazione una stalla, una cantina ed una insediativa di quest’epoca, legata a cisterna per raccogliere l'acqua risorse proprie del territorio, in piovana. epoca tardoantica non scomparvero Il sistema insediativo nel territorio del tutto, anche se il paesaggio fra III e V sec. d. C. si basa sulla venne via via modificandosi, forse riorganizzazione del popolamento a causa dell’uso intensivo del secondo le forme individuate territorio. insieme con le caratteristiche Alla ricostruzione del paesaggio in geologiche del territorio. Si tratta di questo periodo e in quello di poco un periodo in cui si sviluppano precedente, ci vengono in aiuto insediamenti sparsi lungo vari alcune fonti scritte: Orazio (Epist., percorsi, anche a ridosso della II,227, ed Epod., I,28), alludendo Murgia tarantina, che non alla Selva Lusilla, tra Castelluccio e consentono l’occupazione o lo Laino, nelle vicinanze del Lao, parla sviluppo della villa propriamente di regione frequens silvis; conosciuta nei secoli passati, ma di Calpurnio Siculo (Bucol. Eclog., una serie di insediamenti che VII,17) parla di pecuaria silvae porteranno alla costituzione di lucanae; Seneca (De Tranquill. piccoli aggregati rurali dalla Animi, II,11) accenna ai lucanos tipologia varia, che si svilupperà saltus. nell’incastellamento medievale. Ciò Da queste fonti risulta che almeno è dovuto certamente al nuovo una parte della Lucania, quella assetto politico-geografico, nel forse più interna, era caratterizzata quale vede l’affermazione del da silvae. La presenza di alcune cristianesimo ed il successivo risorse fondamentali per l’economia conflitto greco-gotico (535-553), agro-silvo-pastorale, però, non contemporaneamente alla impedì la trasformazione della trasformazione del paesaggio (i colonia di Taranto che, trasformata riferimenti ai siti costieri, come in municipio nell’89 a. C., retta da Salapia, Egnatia e Metaponto sono duoviri e ascritta alla tribù Clodia, significativi, ma si aggiungano non riuscì ad evitare la depressione anche le ipotesi sull’insabbiamento demografica che perdurò sino al I del Lido di S. Cataldo a Lecce e alla sec. d. C. Nell’età di Nerone l’agro chiusura dei laghi di Varano e tarentino venne assegnato a Lesina sul Gargano). Se conduciamo, veterani che, secondo Tacito (Ann., infatti, un esame della 14,27), in gran parte ripartirono. E’ conformazione del paesaggio lucano il periodo in cui sembrano più e di quello a ridosso dell’area diffuse le colture di ulivo e vite, tarantina notiamo che l’attività come attesta l’iscrizione di una alluvionale dei fiumi in genere si è brocchetta da vino del Museo di accentuata nel tempo e che, nel Taranto, con la menzione del nostro caso, il trasporto del fundus Pettianus, ubicato lungo la materiale alluvionale con il via Appia. La parte nord-est del conseguente avanzamento della territorio tarantino era adatto costa ha danneggiato sensibilmente all’allevamento del bestiame, con l’economia delle fasce pianeggianti saltus dove sono presenti alcune che avevano esercitato iscrizioni sepolcrali.

7 A questo proposito le fonti, trova pochi, ma significativi sebbene non permettano una documenti. Qui, infatti, dove Plinio ricostruzione delle vicende, aveva registrato circa venti inducono a far pensare che nel municipia, sono documentate nove territorio dell’area del Metapontino, diocesi (Canosa, , Trani, per esempio, ridotto alla fine del Salapia, Ordona, Aecae, Lucera, III sec. a. C. ad ager publicus, vi Carmignano, Siponto). In questo fossero ancora attività artigianali, periodo cambia anche l’assetto come dimostrano gli scarichi sul insediativo. Mentre i coloni greci bordo interno del fossato del giunsero in questi territori vi castrum e sul alcuni livelli trovandovi i Choni, gli indigeni del superiori della plateia. Accennando, luogo appartenenti all’ethnos inoltre, alla situazione archeologica enotrio, che vivevano in riscontrata a Metaponto, dove la agglomerati sparsi, essi crearono in guerra servile del I sec. a. C. pare Siris la prima difesa della collina avesse coinvolto direttamente il con fossati e muri in mattoni crudi; territorio, come dimostrano nella città di Metaponto, inoltre, devastazioni e stragi, nonché le l’impianto urbano per strigas trasformazioni urbanistiche presenta due fasi: il lato occidentale successive, riferibili ad epoca è ascrivibile al periodo arcaico, cesariana ed augustea. Questa mentre quello meridionale può situazione è rilevata anche nel essere attribuito al V sec. a. C. resto della Lucania, la quale L’affermazione dei Greci sembra riprendersi in epoca nell’Occidente fu certamente legato tardoantica. Nel corso del III sec. ai loro insediamenti agricoli, il cui vengono reralizzati a Metaponto sviluppo procedeva insieme a alcuni ambienti, come un impianto quello urbano. La colonia-tipo, termale, una fontana ed un infatti, comprendeva un territorio o porticato, che restano in funzione chora nelle immediate vicinanze sino al V sec. Nell’area della stoà delle mura con una fascia vengono costruiti alcuni edifici territoriale più interna, entrambi della seconda metà del III sec., protetti da fortificazioni o phrouria mentre successivamente venne lungo alcuni tratti viari controllati impiantata una basilica cristiana dai Greci che conducevano con fonte battesimale, collegabile dall’interno verso la costa. con alcune strutture e tombe Un altro esempio di struttura rinvenute dal Lacava in loc. S. abitativa della fine del VII sec. a. C. Palagina. Numerose le monete è ubicato in località Cospito-Caserta rinvenute, alcune fuori contesto, da in territorio di Policoro. Qui è Aureliano (270-275) a Giustino presente un’ambia casa lunga 115 (518-527): Tale situazione sembra metri, composta da tre vani che sul documentata sino a tutto il VI sec. prospetto meridionale presenta un d.C. Dopo questo periodo si porticato. E’ un esempio di svilupperà l’insediamento di Torre planimetria già presente in di Mare, per la cui costruzione Occidente in età arcaica, vennero reimpiegati materiali più assimilabile a quelle successiva antichi. Ciò coincide con quanto definita “a pastas”, dove la pastas è sembra ipotizzato per la rete il loggiato rettangolare adibito a stradale dell’Apulia, in cui la disimpegno tra gli ambienti posti a geografia ecclesiastica della regione nord ed il cortile meridionale.

8 Un secondo esempio di abitazione BIBLIOGRAFIA più complessa è costituita dalla F. Paternoster, Città scomparse: casa costituita da una planimetria Acerronia e Forum Popilii, Potenza generalmente rettangolare con 1973. porticato antistante, definita a BRINDISI DI MONTAGNA megaron o “ad ante”. Per quanto (Provincia di Potenza). Non si riguarda le tecniche costruttive, conoscono ricerche condotte a esse sono semplici ed essenziali: in Brindisi, ad eslusione del Palazzo primo luogo utilizzavano materiali Baronale, gia sede di una fortezza prevalentemente locali, a volte normanno-sveva, nella cui area squadrati, come a Megara Iblea, abbastanza circoscritta affiorano Selinunte, Naxos, alcune fondazioni reperti relativi a resti di tegole sono più povere ed utilizzano medievali con margini ricurvi; di ciottoli fluviali, scorie di fornace e reimpiego, riferibili al X-XIII sec. frammenti di laterizi: su queste Numerosi effetti relativi al post- venivano innalzati muri di argilla abbandono, per cui, al momento, è cruda, rinforzati da elementi lignei, impossibile una ricerca dettagliata mentre il tetto era a doppio sul campo. spiovente con copertura in tegole e C coppi. CALCIANO (Provincia di Matera). BIBLIOGRAFIA In località Chiancazzo, D. Adamesteanu, Origine e sviluppo precedentemente al 1951, fu di centri abitati in Basilicata, in Atti rinvenuto un tesoretto di 7 del Centro Studi e Documentazione didrammi di Taranto dei periodi sull’Italia romana, III, 1970-1971, del 281-282/272-235 a.C. pp. 115-156; M. T. Giannotta, BIBLIOGRAFIA Metaponto ellenistico romana, Inventano delle monete del Museo Galatina 1980 M. Barra Bagnasco, di Potenza [compilato nel 1951], 5- Metaponto, Edilizia privata e 6, nrr. 54-59 e 61. impianti produttivi urbani, in G. (Provincia di Potenza). Pugliese Carratelli (ed.), I Greci in Intorno alla fine del XIX sec. Di Occidente, Venezia 1996, pp. 353- Cicco rinvenne in loc. Paolina alcuni 360; A. Bottini., L’incontro dei fondi di capanne di pianta circolare. coloni greci con le genti anelleniche Due strati sovrapposti potrebbero della Lucania, ibidem, pp. 541-548; corrispondere alla prima e alla G. Volpe, Contadini, Pastori e seconda età del Ferro. Tra i mercanti nell’Apulia tardoantica, materiali forse anche vasi indigeni Bari 1996. ed altri di età romana. (Provincia di Potenza). BIBLIOGRAFIA Una tradizione vuole che all’interno V. Di Cicco, Calvello, Notizie degli del borgo vecchio ed abbandonato Scavi, 1900, pp. 32-33; N. Masini, di Brienza sorgesse la città romana Calvello. Dal castrum al palazzo, di Acerronia, ma notizie più certe Napoli 1996. sono quelle archeologiche relative CAMPOMAGGIORE (Provincia di al ritrovamento in contrada Braide- Potenza). L'insediamento antico si Schiavi-Pozzi di alcune sepolture trova sul tratto viario che con “rozzi vasi” (probabilmente congiunge Taranto con Napoli dell’età del Bronzo) ed una moneta attraverso le importanti città di in bronzo dell’età imperiale da una Potenza e Salerno. La presenza di tomba di contrada Pozzi nel 1958. poche fonti bibliografiche non 9 consente di operare una immediate vicinanze del Casino ricostruzione documentata della della Contessa e possiamo dire che successione degli insediamenti in tale periodo si conosce un umani del territorio; ignoriamo discreto benessere e sviluppo. Ma è pertanto l’origine del vecchio paese con la dominazione sveva che e l’etimologia: molte possono essere Campomaggiore progredisce le supposizioni, alcune supportate ulteriormente. La sua posizione da prove certe. Cutinelli-Rendina, strategica ( da un lato il fiume nella breve monografia su Basento, dall’altro la Via Appia ), Campomaggiore conferma l’ipotesi però, fa sì che il feudo abbia presto sul significato di “eccellente terra fine, dati i continui saccheggi da coltivata a grano”, ma sappiamo che parte degli Angioini; resta solo il “Nel luogo detto Montecrispo a toponimo e il feudo viene affidato 1000 metri dall’abitato e proprio ad un semplice soldato: Pietro di nella vigna dei Rendina, venivano Belmonte. scoperti, un cinquanta anni fa Solo nel 1280 Campomaggiore si parecchi sepolcri con entro trova menzionata tra i villaggi che lacrimali, lucerne e vasi di creta di hanno l’obbligo di restaurare il mediocre fattura, e che l’Egregio castello di , e possiamo Commendatore Minervini, che dedurre che questo toponimo non esaminolli, fa rimontare al III sec. scomparve mai, come ci è prima di Cristo. Vasi di simil dimostrato nella Platea del Principe fattura furono rinvenuti, quasi ad di Bisignano disegnata da Giovanni uguale distanza nelle contrade de’ Orlandis di Sanseverino. Del Chiapparo e Macchia, e anfore periodo successivo conosciamo solo vinarie ed olle, una delle quali, di i vari nomi dei feudatari pietra calcarea, si conserva fino al succedutisi, ma questo non desta giorno del disastro in casa dei particolare curiosità. Importante Signori . Se poi fosse invece risulta la vendita nel 1673 stato vicus o pagus, città o borgata, del territorio di Campomaggiore da se lo stesso il nome ed il luogo chi è parte di Cassandra Sabariano al che può dirlo?”. Sappiamo, a questo Conte Gerardo Antonio Rendina, proposito, che quasi ai confini con il figlio di quel Carlo Rendina che fu comune di Albano, si trova insignito del titolo di conte da un’iscrizione funeraria del I sec. Filippo IV di Spagna. E’ proprio per d.C. con la frase “CALP(VRNIVS) legittimare il titolo nobiliare VIX(IT) ANN(OS) [---]”. acquisito che tale famiglia acquista Con più certezza possiamo riportare il feudo disabitato di le notizie circa la Campo Maggiore Campomaggiore. medioevale. E’ noto che fin Da questo momento i Rendina dall’VIII secolo assistiamo in guidano con continuità la comunità Basilicata alla formazione di fino ad epoca piuttosto recente. A comunità monastiche di rito greco: Gerardo Antonio succede il figlio importante fu il monastero della Nicola, il quale però muore giovane, Theotokos ( =”Madre di Dio”, lasciando sua moglie, Donna latinizzato poi in “S. Maria”) del Marianna Proto, e suo fratello, Refugio del IX-X sec., costituitosi in l’Abate Don Ferdinando, alla tutela periodo angioino in un unico feudo del minorenne erede Pasquale. In con Campomaggiore. Le tracce di tale periodo l’evolversi della nuova tale comunità sono rinvenibili nelle politica agraria, instaurata dai

10 governanti del Regno di Napoli, malsane e con l’ausilio spinge i tutori Rendina ad dell’Architetto Giovanni Patturelli, incrementare le attività dei loro di scuola napoletana ed allievo del possedimenti così come appare da Vanvitelli e che probabilmente un rogito notarile del 20 novembre risentì l’influsso delle teorie 1741: “Il 20 Novembre 1741 in “utopistiche” dell’Owen e del presenza di Notaio Domenico Fourier, imposta uno studio per la Lacertosa di Tricarico D. Marianna creazione a nuovo di Proto e l’Abate Don Fernando Campomaggiore. L’impianto convennero con i primi abitanti e urbanistico così progettato prevede coloni di Campomaggiore: Giuseppe un disegno a scacchiera: “Egli Chiaromonte, Carlo , prosciugò quel laghetto e sullo Nicola Chiaromonte, Lelio Tricarico, spazio conquistato imprese ad Domenico Pisano, Paolo Miraglia, edificare (meglio ristrutturare) un Angelo Traficante, Rocco nobile palagio su disegno di Casalaspro, Giovanni Domenico Patturelli. Concepì un’ordinata Civita, Mario Cafarelli, Giuseppe pianta del paese disponendo tutto a Grassano, Cesare Benevento, scacchiera con larghe strade, Innocenzo Scioja, Giovanni dirette tagliantesi ad angoli retti e Traficante, Bartolomeo Tricarico e con una vasta piazza nel mezzo. A Francesco ”. Vi è già una coloro che fabbricavano la casa, popolazione costituente un nucleo oltre il suolo, donava le travi, la di 80 abitanti, che alla fine del calce. E se ve n’era bisogno secolo XVIII, cioè dopo circa aggiungeva pure un piccolo aiuto in sessanta anni, è cresciuto sino a danari. E’ vivo ancora qualche raggiungere il numero di 410. vecchio che ricorda aver visto il Intorno al 1742 il nucleo primitivo nobile uomo andare un po’ curvo, di abitanti occupa case di tufo e colle mani incrociate dietro la stoppie raggruppate senza alcun schiena, com’era suo uso, ad ordine attorno alla casa padronale invogliare le costruzioni del dei Conti Rendina. Sulla successione nascente paese e guardare che le dei Conti Rendina, c’è da dire che mura sorgessero entro i limiti l’investitura del feudo nel 1768 va segnati e la muratura fosse fatta a a Giuseppe, fratello dello sfortunato dovere; con un suo bastoncello Pasquale morto celibe. tentar bene, e dar consigli e Il Conte Giuseppe, a differenza dei distribuir biasimo e lodi secondo il precedenti, pone stabilmente la sua bisogno. A rendere poi sempre più dimora in Campomaggiore e stabile la popolazione, già raccolta proprio dal suo matrimonio con la ed accresciuta col richiamare gente bitontina Teresa Sylos nasce colui dai paesi vicini, fece nuove che è considerato l’illuminato concessioni di terre contentandosi fondatore del paese: Teodoro di lievissimi censi. E col benessere Rendina. Costui ha la possibilità di degli agricoltori curava in pari studiare al Collegio Tolomeo di tempo il progresso dell’Agricoltura. Siena che allora era in fama essere Introdusse nell’agro la coltivazione il migliore d’Italia. La sua crescita dell’olivo, che prima era affatto culturale è tutta rivolta alla sconosciuta, facendo venire da “risistemazione” del paese; infatti, Bitonto degli esperti coltivatori, i terminati gli studi, inizia un’opera quali poi allettati dalle sue di bonifica delle zone paludose e larghezze si accasarono in paese e

11 ci perpetuavano il loro mestiere. e 1845 possiede già il Cimitero, Procurò da ogni parte vitigni, vanta anche un Fonte pubblico, nel mazze di frutta delle più stimate 1853 ha una scuola pubblica, nel specie e le diffuse largamente: a 1860 ci sono ben sette sacerdoti, rinnovar le semenze fece venire due legali, due medici, due grani di Sicilia e di Puglia e a farmacisti e un agrimensore. preservarle dalla decadenza Vengono iniziati anche i lavori di introdusse la pratica della collegamento con altri centri vicini, selezione. Fece venire arieti sia dislocati oltre il Basento sia più merinos e verri Casertani e li a monte, tant’è che nel 1868 viene concedea liberamente a chi ne edificato un ponte sul Basento, in richiedeva. Fabbricò un ovile, che contrada Chiapparo, e viene portata fu poi di esempio e modello degli a compimento la costruzione della altri tutti che si son venuti facendo Provinciale Corleto-Tricarico, grazie in Basilicata, e stalle per buoi e anche all’interessamento del porcili costruiti secondo i migliori Marchese Gioacchino Cutinelli, dettami dell’igiene e del tornaconto. erede degli zii materni Giuseppe e Tante e così intelligenti cure Saverio Rendina, divenuto Senatore dovevano dare il loro frutto; le del Regno. capanne scomparivano e le case BIBLIOGRAFIA aumentavano; la popolazione P. Rescio, Campomaggiore: cresceva”. Archeologia dell’Edilizia Storica, Ma la visione del Conte Teodoro Campomaggiore 1997. Rendina si spinge oltre: il suo (Provincia di obiettivo è quello di fare di Potenza). A Serra del Carpine Campomaggiore un paese agricolo insiste un vasto insediamento che possa offrire ai suoi abitanti costituito dall’acropoli e tutti gli agi e le comodità dall’abitato, riferibile ad confacenti. Vengono così costruiti un’occupazione che va dal V sec. un ovile, preso poi a modello dagli a.C. Sull’acropoli si trova una altri costruitisi in tutta la Basilicata, grande struttura rettangolare con dei porcili e stalle che garantiscano potenti muri di fondazione ed soprattutto l’igiene. E’ questo clima abside, riferibile verosimilmente ad che genera la rinascita di un edificio pubblico religioso, coevo Campomaggiore; infatti la ad alcune capanne di forma popolazione aumenta fino a circolare corredate di fosse- raddoppiare (contando gli 820 deposito. abitanti) nel 1820 e raggiungendo i BIBLIOGRAFIA 1000 alla morte del benemerito E. Fabbricotti, Cancellara (Potenza). Teodoro, avvenuta nel 1833. In Scavi 1972, in Notizie degli Scavi, sintesi il diagramma qui disegnato 1976, pp. 327-358. espone i dati della popolazione di E Campomaggiore dal 1741 al 1833. SUPERIORE (Provincia di Potenza). Nonostante le tensioni derivanti Da questa lolcalità proviene dalla questione demaniale prima e un’iscrizione in alfabeto acheo dal brigantaggio poi, graffita su un’olla sferoidale Campomaggiore conosce anni di d’impasto già nella collezione Koller duro lavoro e prosperità economica. e poi passata ai Musei di Berlino. Può vantare una posizione di L’iscrizione è interpretata come una assoluto privilegio: negli anni 1844 formula dedicatoria ad una divinità

12 assimilabile all’italico Iuppiter Montagna. Una tradizione vuole che (Dipaterem) che ha l’appellativo di il saraceno Bomar, padrone di toutikem, per cui sembra databile , attaccò e prese anche al V sec. a.C. questa fortezza. Il Catalogus Alcuni identificano Castelluccio con Baronum, ricostruito in età angioina Nerulum attestata da Livio (19, 20, su carte del 1152-1190, parla del 9), che riferisce della sua suo feudatario, Tommaso (§ 113: espugnazione ad opera di Q. Emilio «Thomas de Castello Menzani dixit Barbula, nel 317 a.C. quod tenet feudum unius militis de In loc. S. Agata furono segnalati nel Castello Menzani et cum augmento/ 1797 «molti idoletti, vasi e di obtulit milites duos»), nel senso che antichissime strutture, medaglie, alla fine dell’inchiesta sulle sepolcri», nelle contrade di possibilità militari normanne per la Pierasasso e Fornaci. Lombardi, spedizione in Oriente contro la Madonna della Neve, Piano delle coalizione di Federico I Barbarossa Fosse e Campanelle reti di necropoli e Manuele Comneno, Tommaso, con alcuni vasi a figure rosse, un appartenente alla contea di idoletto di Eracle ebbro con patera. Tricarico, garantiva tre o, al BIBLIOGRAFIA massimo, sei persone, per una Giustiniani, s.v. Castelluccio, pp. rendita di venti once d’oro. Con la 346-350; L. Cappelli, Della presente presenza del feudatario non condizione topografica di Laino abbiamo sicurezza sulla presenza Borgo Castello nella Calabria del castello vero e proprio, ma di citeriore rispetto alle antiche città un sicuro incastellamento, cioè di di Tebe e di Lao, Annali civili del un popolamento accentrato in base Regno delle Due Sicilie, XLIII, 1855, ad una natura stabile del potere, p. 574ss; M. Lacava, Del sito di che si permette anche di costruirsi Blanda, Lao e Tebe Lucana, Napoli una residenza ad oppressione- 1891, pp. 59-69; P. Bottini, La controllo (prima) e difesa (dopo) tomba di « Madonna della Neve », dell’insediamento. Magna Graecia, XVIII, 11-12, 1983; Non vi è dubbio che questi luoghi, L. Giardino, La viabilità nel come è stato già detto a proposito territorio di Grumentum in età di Pietrapertosa, furono antichi, repubblicana ed imperiale, in come la contrada Piani, «Studi in onore di D. anticamente Planula, un centro Adamesteanu», Galatina 1983, pp. abitato, distrutto dai Saraceni nel 195-217; P.G. Guzzo, Per lo studio 1031, o la contrada Arioso, che la del territorio di Laos, BA, 8. VI, tradizione vuole un tempo XVII, 1983, pp. 57-66; P. Bottini, I dominata dai romani con il nome di corredi tombali del IV secolo, in Maudoro e, ancora, le contrade AA.VV., Castelluccio: un centro Serra S. Angelo, S. Giuliano, S. ‘minore’ tra beni culturali e Salvatore, e Guardia. Null’altro si memoria storica, Matera 1987. conosce di , se non CASTELMEZZANO (Provincia di un documento dettato a Melfi e Potenza). Il toponimo deriverebbe datato 24 settembre 1280 che da Castrum Medianum, ovvero fornisce, tra le località che “situato al centro” poiché trattasi dovevano provvedere alla dell’insediamento posto fra i ricostruzione del castello di Melfi, castelli di Pietrapertosa e Albano, o le varie quote di spesa per località di Pietrapertosa e Brindisi di e, tra queste, «Laurenzanum unc.

13 10 tar. 6 et gr. 2, Trifogium unc. 8 Castello, all’interno delle quali tar. 4 et gr. 4, Gloriosa unc. 2 tar. 1 individuò due serie di edifici con gr. 4, Castrum Bellocti unc. 2 tar. 7 due livelli di distruzione, in cui vi gr. 4, Accepturum unc. 1 tar. 22 gr. erano punte di lancia, oggetti in 16, Campus maior unc. 2 tar. 28 gr. bronzo e in oro, pesi fittili e 16, Castrum Medianum tar. 18, monete. La cinta muraria presenta Petraperciata unc. 4 tar. 3 gr. 12»; una forma quadrangolare con un fra tutti gli insediamenti citati perimetro di quasi 900 metri. Castelmezzano è il più povero e si In questo territorio rientra anche la avvicina solo ad Accettura, mentre valle del fuime Mercure. La regione è lontano persino da si inquadra in un territorio non Campomaggiore, sito che sarà molto esteso, ma dalla singolare difficile trovare nei documenti, ma posizione geografica. Essa, sebbene non verrà mai abbandonato come si rientrante sia nella Calabria crede. Se si percorre la strada settentrionale che nella Basilicata principale che dal palazzo del meridionale ed occidentale, registra Municipio conduce al pianoro del una storia omogenea già a partire castello ci si rende subito conto che dall’VIII sino a giungere all’XI sec. siamo di fronte, in effetti, ad un Precedentemente a questo periodo fenomeno costruttivo veramente sono note le vicende documentate ardito che trova pari solo nel sia dalle fonti e dagli scavi castello di Pietrapertosa; ciò può archeologici. Dal IV sec. a. C. la dipendere dal paesaggio, dal Basilicata e la Calabria avevano materiale costruttivo e –non da continuato subire trasformazioni ultimo– dalle tecniche costruttive del paesaggio in concomitanza con i simili, anzi identiche. Dopo aver diversi assetti insediativi. In superato un accesso non facile, ci si particolare, sia nel periodo della immette in un vasto ambiente conquista romana che in quello trapezoidale, la cui base maggiore primoimperiale le strade consolari, conserva i tratti murari più quali l’Appia (Roma-Benevento- cospicui, alti dai 0,60 ai 0,90 metri Venosa- Brindisi), a nord, e la sul piano attuale. Popilia (Capua-Reggio Calabria), Una notizia ci viene fornita da avevano garantito un accesso più Giustininiani, per cui “questa terra diretto nelle due regioni, con il si vuole antica, e surta sulle orme conseguente passaggio del di qualche luogo distrutto cristianesimo lungo le zone costiere nell’antichità, rilevandolo glio ed immediatamente limitrofe. Ciò abitatori da’ molti sepolcri, che non avvenne per le aree più trovano nelle sue vicinanze, e degli interne, ad esclusione di quelle che, avanzi di un antichissimo castello, ridotte ad ager publicus, furono che osservasi tuttavia in luogo soggette a disboscamenti continui, molto alpestre e sassoso”. creando nuovi agglomerati, ma BIBLIOGRAFIA favorendo anche un processo di Giustiniani, s.v. Castelmezzano, p. spopolamento. 351; G. A. Viccaro, Fra le Dolomiti Il fatto che molte aree risultarono Lucane–Castelmezzano, Villa d’Agri così deserte, permise una veloce ed 1993, p. 17ss. interna penetrazione del popolo (Provincia di Potenza). longobardo che, negli anni Lacava fu il primo a segnalare una successivi al 568, diviso in veri cinta di mura sulla collina del gruppi preferì percorrere i tratti

14 viari più interni, quali i tratturi ed i unico era il Catapano con sede a percorsi secondari, trovando Bari (oggi Basilica di S. Nicola). La favorevoli e fertili insediamenti o, a suddivisione dei temata era volte, inserendosi e coabitando organizzata in turme comandate da pacificamente con la popolazione un turmarca. La Lucania Bizantina indigena latina. I dati archeologici era formata da diversi territori, il confermano una tradizione Latinianon, il ed il “conservatrice” solo in alcune Mercurion, quest’ultimo in parte in sepolture altomedievali provenienti territorio calabrese. La presenza da Venosa, ma i caratteri monastica spiega bene la dinamica antropologici, ad eccezione di del popolamento, in quanto gli qualche raro caso, confermano che stessi monaci, operando l’integrazione era già avanzata. La disboscamenti e mettendo a coltura cultura materiale non dispone, per le terre, favorirono l’accentramento la Calabria e per la Basilicata, dati e la nascita di nuove identità ancora globali, tuttavia è possibile territoriali che, nei documenti, considerare, con la giusta assumeranno diversi aspetti, anche approssimazione, che in questo fisici, che sono definiti dalle fonti periodo gli stanziamenti umani chòrion, kastron, locus o castellum, sono caratterizzati da piccoli per indicare rispettivamente luoghi agglomerati umani dove sono più aperti o fortificati, nei quali l’intero marcati alcuni aspetti bizantini, sistema economico e sociale come l’accentramento delle bizantino trova lo sfruttamento del strutture abitative intorno ad un territorio. edificio di culto e la produzione di Il Latiniano, la cui denominazione oreficerie. A ciò si aggiunsero le proviene dalla città scomparsa di incursioni saracene ed il passaggio Latiniano, che si trova nei pressi in Occidente di molti monaci dell’attuale Polla, comprendeva la iconoduli durante il periodo della zona del Vulture e del Monte lotta iconoclastica (726-843), che Raparo ed era attraversata portò ad un’ulteriore dall’Agri e dal Sinni, favorì intensificazione dell’influsso l’accentramento nelle aree di bizantino in ogni settore della vita Cersosimo, S. Chirico, Carbone, culturale. Invero, appare oggi Oriolo, Pietrapertosa, Roccanova, ed chiaro che alcuni insediamenti non altri. Il territorio del Lagonegro, già furono affatto abbandonati; semmai individuato dal patriarca Oreste subirono una diversa occupazione nella Vita di S. Saba, si estendeva del suolo che deve necessariamente lungo la catena del Sirino: esso si essere ricercata sul terreno. sviluppò dunque lungo la via Sappiamo, perciò, che la presenza Popilia, favorendo la nascita di bizantina, massiccia per la , Lagonegro e . consistenza demografica, in Italia Collegato al Latiniano era il era articolata in temata di Calabria Mercurio. La subregione, che (a partire dall’VIII- IX sec., gravita geograficamente intorno al localizzata nell’antico Bruzio, e non fiume Lao ed il bacino del Mercure, più con il Salento, antico territorio ebbe un’importanza strategica se si della augustea regio secunda pensa alla sua posizione ai confini Apulia et Calabria), con capitale dell’impero bizantino e dei domini Reggio, e di Langobardia con longobardi. Sbarrata a sud dalle capitale Bari, ed il rappresentante pendici occidentali ed orientali del

15 massiccio del Pollino, mentre a “dimora fuori mano”, cioè l’insieme nord è delimitato dal Sarmento e delle dimore rurali che ad ovest dal Sirino. I documenti che permettevano al monaco di potersi riguardano la nascita degli allontanare in eremitaggio per un insediamenti, dovuta periodo anche lungo. La stessa all’accentramento ed alle modifiche regione è fra quelle che sono del paesaggio, dovrebbero essere soggette più frequentemente a indicativi per una ricerca diretta frane. L’area è caratterizzata da sul terreno. Essa si esplica nella antichi terrazzamenti: nell’XI secolo compilazione di una vera carta sono documentati piccoli giardini, topografica ed archeologica che peri, pioppi e campi piantati a miri all’individuazione delle grano ed orzo, e molte vigne, emergenze architettoniche, dei varietà che denotano un tipo di contesti ambientali dove è possibile agricoltura chiusa, ma che aveva documentare l’attività umana agro- una fonte di contatto con l’esterno silvo-pastorale in età storica. che era anche fonte di profitti, cioè Si è detto che alcuni degli il vino. Nel XVI secolo erano noti, insediamenti sui quali sorsero dei nei palazzi principeschi di Roma, i monasteri o degli agglomerati, vini della Valle del Lao. furono abbandonati o seguirono Il Cappelli identifica i ruderi che altri destini sopravvivendo ancora sovrastano la chiesa con quelli del oggi (Episcopia, , Castelluccio castello originato, sembra, in età Inferiore e Superiore, Rotonda, longobarda, dall’abbandono della Mormanno, Aieta, Laino ed città di Lavinium, anche se Orsomarso). Molti di questi potrebbe trattarsi di una struttura rivestirono una grande importanza seriore, quando l’insediamento si dal punto di vista artistico ed accentrò e si pose in altura. La archeologico, oltre che politico: struttura sorge a 50 metri d’altezza Laino, per esempio, fu antica sopra il Lao, dando il nome capitale del Gastaldato longobardo. all’intera valle “la cui reale All’area del Mercurion è legato, estensione”- afferma Guillou- “non oltre ad un eremitaggio famoso potrà essere determinata fino a che come quello di S. Saba e di S. Nilo di non saranno determinati con Rossano (910-1005), il toponimo di certezza i monasteri di S. Pietro Santa Maria di Mércuri, una Marcanito, dei SS. Elia e Zaccaria, di chiesetta con sala ad unica navata S. Nicola de Digna e di S. Venera con tetto a capriate ed abside enumerati nella regione”. Le prime aggettante, orientata, non molto testimonianze risalgono alla metà distante da Orsomarso. Il del X sec., allorché la civitas monastero è ricordato nella Visita Mercuria appare nella Vita di S. ai cenobi di Calabria ordinata il 12 Leon Luca di Corleone, mentre il maggio 1221 dal pontefice Onorio castellum appare nelle agiografie di III al vescovo di Crotone Giovanni. S. Saba di Collesano e di S. Nilo. La Alle vicende della chiesa sono fortezza, nel 1086 compare in una legate le tradizioni dei monaci greci donazione di Ugo di Avena alla appartenenti, che richiedevano badia di Cava, in un passo del l’eremitaggio inaccessibile, il geografo arabo Edrisi, in carte monastero composto da un certo angioine, sino al 1439 tra le terre numero di abitazioni vicino della contea di Lauria. l’edificio di culto, e la cosiddetta

16 Tra i monasteri del Mercurio, che Convengo Internazionale di Studi forse doveva contare un modesto sulla Civiltà rupestre medievale nel ma significativo numero di abitanti Mezzogiorno, Galatina 1978, pp. 27- è da ricordare la Chiesa di S. Nicola 40.; Id., La Puglia e Bisanzio, in C. D. de Trémulo, oggi contrada Fonseca (ed.), La Puglia fra Bisanzio “Tremoli”, donato nell’XI sec. e l’Occidente, Milano 1980, pp. 5- all’Abbazia di cava da Normanno ed 36; Id., La seconda colonizzazione Adelizia di Aveta; la Chiesa di S. bizantina nell’Italia meridionale, in Michele Arcangelo, ricordata nella La civiltà rupestre medievale nel Vita di S. Nilo da Rossano e S. Mezzogiorno d’Italia: ricerche e Nicodemo di Cirò. Nei documenti problemi, Atti del I Convegno sono attestati i monasteri di S. Internazionale di Studi sulla Civiltà Nicola di Donnoso, di Andrea rupestre medievale nel Apostolo e di Cir- Macaro, insieme Mezzogiorno d’Italia, Genova 1975, a quello di S. Angelo sulla riva pp. 27- 44; Id., Aspetti della civiltà destra del Lao. bizantina in Italia. Società e Presso Episcopia sorge la Chiesa di Cultura, Bari 1977; V. Von S. Giorgio (S. Martyris Georgii), Falkenhausen, La dominazione chiesa benedettina, che nel maggio bizantina nell’Italia meridionale dal 1138 è sotto la guida di Giuseppe. IX all’XI secolo, Bari 1978. Nel 1143 viene donato al priorato CHIAROMONTE (Provincia di cavense di S. Maria di Cersosimo, e Potenza). La Basilicata meridionale, nel 1166a favore di Elia, essendo una realtà geografica categumeno del monastero di S. omogenea e ben caratterizzata, Giorgio e dei suoi successori. vede un complesso di insediamenti Presso Noepoli, l’antica Noia, vi era che, a partire dagli inizi del VII il monastero di S. Onofrio di secolo, assistono ad un vasto Camposirti, nominato nel 1093 processo di rinnovamento culturale nella diakratesis (territorio) di che investe tutti gli insediamenti Noepoli, quando Alessandro di italici dislocati lungo le due vallate Chiaromonte e suo fratello Riccardo principali: tra questi ricordiamo donano il monastero, ricco di , Chiaromonte e vigneti, alla badia di S. Maria di (loc. Colle dei Greci) sul Sinni; Cersosimo, il quale già dal 1088 è Roccanova (loc. Serre e Marcellino) dipendente dall’Abbazia di Cava dei e Alianello sull'Agri, Armento (loc. Tirreni. Crapariella), Noepoli sul Sarmento, BIBLIOGRAFIA Aliano (loc. Santa Maria La Stella), M. Lacava, Cersosimo. Degli avanzi , da dove il di un antichissimo abitato in litorale ionico è facilmente contrada «Castello» presso raggiungibile; per questo motivo Cersosimo nel circondario di nella Chiaromonte si inquadrerà un Lagonegro in Basilicata, Notizie fenomeno ben più complesso della degli Scavi, 1889, pp. 88-90; Id., semplice localizzazione. Topografia e storia di Metaponto, Il tipo di insediamento è quello su Napoli 1891, pp. 346-350; A. un’altura che domina anche la Guillou, Città e campagna nell’Italia retrostante valle del Serrapotamo o meridionale bizantina: (VI- XI di Roccanova-Serre. Su quote più secolo). Dalle collettività rurali alla basse sono attestati gli collettività urbana, in Habitat- insediamenti di Alianello e Noepoli. Strutture-Territorio, Atti del III L'insediamento di Alianello, in

17 particolare la località “San Vito”, indigeni nella Siritide (inumati intervallato dalla contrada rannicchiati). “Cazzaiola”,sede di una necropoli. Nell’Agri-Sinni, dagli inizi del VII All'interno della Basilicata, sin dalla secolo, data tradizionale della prima età del Ferro, si distinguono fondazione della ionica Siris, i due grandi aree culturali contatti col mondo coloniale documentate soprattutto dagli usi determinano un progressivo e funerari: la prima, di gravitazione generale mutamento del panorama tirrenica, corrisponde alle vallate indigeno. Il controllo del territorio interne dell'Agri-Sinni con tombe a attraverso una costante fossa e inumazione supina dei sorveglianza degli itinerari defunti; la seconda, comprendente consente ai centri dell'Enotria la fascia costiera ionica e il restante interna l'opportunità di contatti territorio regionale, che presenta prolungati con i grandi ambiti affinità col mondo adriatico, in culturali esterni. Si diffonde l’uso particolare con la stirpe degli Jàpigi del tornio nella produzione per la inumazione rannicchiata ceramica, e si sviluppa l'attività entro fosse, spesso fasciate di agricola. Sono documentate colture pietre o coperte da un cumulo o da specializzate quali la vite. In una un vero e proprio tumulo di pietre. sepoltura Chiaromonte-Sotto La Può darsi che la differenza di Croce (tomba 216), in rituale possa richiamare ad una corrispondenza dell’addome, si è diversa origine etnica e che gli rinvenuto un mucchietto ben Enotri possono identificarsi, at localizzato di semi uva, segno della traverso il rituale inumatorio deposizione di un grappolo d'uva o, supino, con le popolazioni attestate molto probabilmente, ciò che nell’'area tirrenica fino alle vallate rimane di un pasto prima della interne dell'Agri-Sinni. I gruppi morte. Le comunità indigene, in della fascia costiera ionica con il sostanza, sono soggette ad una rito della sepoltura rannicchiata graduale acculturazione. richiamano alla memoria i Chònes, Già dal primo Ferro e poi nei primi sottogruppo enotrio attestato dalla decenni del VII secolo sono tradizione letteraria. Sono dislocati attestati oggetti “esotici” pervenuti da Incoronata all'area di Anglona e ai personaggi e agli oikoi non reggeranno nell'arco di pochi dominanti, praticati forse decenni di fronte al fenomeno attraverso il dono od omaggio, protocoloniale degli inizi del VII strumento di contatto politico- secolo a.C. economico diffuso presso le società Nelle zone più interne la tribali, o acquisiti come oggetti di documentazione archeologica e il lusso magari con destinazione cambiamento del rituale funerario diversa dalla funzione originaria, indigeno agli inizi del VII secolo, anche se alcuni oggetti manifestano la profonda crisi e il intrinsecamente significanti rapido decadimento di quel mondo possono far pensare a implicazioni nelle aree destinate a divenire le di ordine ideologico (calderone chorai delle colonie greche. Si della tomba 102 di Valle Sorigliano; assiste, infatti, ad un morso equino della tomba 9 di ridimensionamento del Guardia Perticara). popolamento della fascia costiera Altri beni, quali i piccoli contenitori con una maggior concentrazione di ceramici da Alianello della prima

18 metà del VII secolo, possono Elementi simili da sepolture coeve spiegarsi come frutto di contatti sono noti anche da Armento- sporadici, ma forse anche come un Crapariello e da località inizio di influenze elleniche; si immediatamente all'esterno pensi ai piccoli contenitori di olii dell'area i esame come Anzi e profumati (detti aryballoi). In tutte Ferrandina. Alcune di queste le necropoli al costume funerario sepolture presentano quei segni marcatamente tradizionale si (coppe di tipo greco, aryballoi ecc.) aggiungono comportamenti inediti evidentemente legate ad esigenze per l'ambito indigeno, con tutte le cerimoniali. Questi divengono più implicazioni socio-ideologiche che evidenti nel corso della seconda ogni vasto sistema di relazioni metà del VII secolo con il comporta. diffondersi di beni di lusso come i Sono i segni di una strutturazione bacili in bronzo laminato presenti politica che si fa più complessa. Nel in diverse sepolture di Chiaromonte VII sec., infatti, sepolture maschili e Alianello o a Noepoli, Latronico, più importanti sono ridotte al Roccanova-Marcellino. minimo ed è composto da un Rilevante è la presenza nella tomba corredo accompagnante gli 9 di Guardia Perticara di una ornamenti personali, con un'arma patera bronzea contenente un individuale, la spada (simbolo del morso di cavallo accanto alla lunga potere personale), posta sul torace spada da fendente. Sono queste le o sul fianco, come nella tomba 264 sepolture che indicano la presenza di Mianello con lunga spada di di ricche aristocrazie locali (ghene). ferro e fodero bronzeo disposta sul Dagli inizi del VI secolo nelle tombe fianco e associata a un coltello e a maschili si sottolinea ancora il una lancia di ferro. A Noepoli un carattere guerriero del defunto bacile di bronzo ed elementi attraverso l'armamento dell'armamento tradizionale (lama tradizionale costituito da spada, di coltello e puntale in ferro), si coltello e lancia in ferro. Tuttavia la associa strumenti quali un'ascia e sepoltura con armi assume un ruolo una piccozza. Per quanto riguarda quasi complementare. lo status sociale della donna, esso si Probabilmente l’influenza greca si esprime attraverso sontuosi vestiti esplica nelle immagini, come il o acconciature. Le sepolture fregio di Serra Vaglio o il celebre femminili, infatti, si distinguono bronzetto del «Cavaliere di per i complessi apparati decorativi Grumentum», che indica inoltre il delle vesti, di cui si conserva solo i formarsi di un concetto ideale di materiali non deperibili (bronzo, cavalleria sull'esempio delle pasta di vetro, ambra), o le ricche analoghe strutture militari greche. parures di ornamenti personali Agli inizi del VI secolo il livello di ugualmente complesse.Nelle tombe adeguamento culturale ben si di Alianello (tombe 286, 316, 324- evidenzia nello straordinario 594) e da Chiaromonte-Sotto La corredo funerario della tomba 76 di Croce (tombe 109, 129,140), Chiaromonte; si tratta di un risultano caratterizzarsi per un personaggio maschile, un guerriero gusto ancora più pesante, come a armato di spada corta in ferro Latronico, Roccanova e Guardia indossata sul petto, coltello e lancia Perticara. in ferro, tutti elementi dell'armamento tradizionale, cui si

19 affianca la scure. Dell'armamento via De Cesare in direzione della fanno ancora parte lo scudo, di cui provinciale; un altro fronte si rimane il margine in ferro, e alcuni dipartiva verso sudest interessando elementi della panoplia ellenica le abitazioni di via Del Fico, (elmo di tipo corinzio e schinieri Maroncelli e Pisacane. Più sicure anatomici), cui sono da aggiungere sono le notizie a partire dal l'arma a lama ricurva in ferro e il medioevo. morso equino, che ripropongono Probabilmente il sito, poiché chiaramente il modello del ubicato su uno sperone di guerriero-cavaliere. conglomerati ben cementati, BIBLIOGRAFIA trovandosi in una zona di controllo D. Adamesteanu, Indigeni e Greci in nel passaggio tra l’area Basilicata, in Atti del Convegno di metapontina e quelle più interne Studio su Le genti della Lucania dolomitiche (Tricarico, Monte antica e le loro relazioni con i Greci Croccia-Cognato, Garaguso, dell’Italia, Potenza-Matera 1971, importanti centri indigeni), fu 1972, p. 29ss. rioccupato nel corso del X sec. da CRACO (Provincia di Matera). coloni Bizantini a seguito di un Abitato ai cui piedi si estende una vasto programma di conquista di necropoli scoperta nel 1902 dove aree abbandonate nel corso dell’età provengono «forti e pesanti armille tardoantica riconquistate dal bosco; in bronzo, formate da un lungo filo il fenomeno si inquadra su vasta ravvolto a fitte spire». Al 1970 scala nel popolamento della risalgono i ritrovamenti di sei Basilicata operato da monaci italo- sepolcri dell’VIII-VII sec. a.C., greci che iniziarono a mettere a quando l’abitato fu costretto a coltura le terre abbandonate, trasferirsi a avalle per un ingente consentendo anche l’accentramento frana. umano e quindi anche un processo Successivamente al periodo continuo di creazione di identità indigeno si sviluppò la Craco oggi cittadine, a volte fortificate. In diruta e abbandonata, che si realtà l’insediamento di Cracum sviluppa su una conca o conoide di viene documentato per la prima deiezione delle argille che poggiano volta nel 1060, quando si trova sui conglomerati soprattutto nella inserito tra quei possedimenti zona sudoccidentale. La prima vera dell’arcivescovo Arnaldo di frana documentata è del 1888, Tricarico, ma dovremo attendere il quando la costruzione di un ponte 1154-1168 per conoscere il primo ad archi lungo la strada provinciale feudatario, un certo Erberto. per Stigliano fu minacciata, poiché Ancora nel 1176-1179 Craco è in si abbassò di almeno 20 centimetri. mano di Roberto di Pietrapertosa, Successive lesioni ai caseggiati si giustiziere regio, che possiede con il registrarono nel 1931, mentre nel collega Fulco di Miglionico una 1959 un campo di calcio, dopo corte con l’assistenza di due giudici cinque giorni di pioggia, venne di Montepeloso e del camerario totalmente distrutto; la situazione «domine florentie () egregie divenne critica negli anni Sessanta, comitisse». Se è questo il primo quando il distacco delle argille, feudatario, dal nome certamente dipartendosi da est dal Corso nordico, si dimostrerebbe che Craco Umberto si sviluppò sino a era già un insediamento stabile, si raggiungere il Largo Garibaldi e la potrebbe supporre che ivi fosse

20 esistente un palazzo baronale o, secolo successivo Craco appartenne almeno, una torre. L’idea riporta alla nobile famiglia dei subito all’evidenza più consistente, Sanseverino, ai quali è da attribuire cioè alla torre quadrangolare che si una certa espansione urbana al di erge sull’abitato. là del nucleo medievale che recenti Essa, in origine servita da scale di esplorazioni circoscrivono legno, all’interno doveva essere sull’areale estesosi sui organizzata in una serie di stanze e “conglomerati”. E’ da questo periodo soppalchi, le cui tracce sono ancora che sorgono i grandi palazzi nobili, visibili dalle pareti esterne. I fori come il Palazzo Maronna, situato al per travicelli, piccole aperture fianco del torrione medievale, quadrangolari attraverso le quali caratterizzato da un ingresso era possibile provvedere alla monumentale costruito in mattoni, costruzione e manutenzione della sovrastato da un grande balcone struttura, sono tra i pochi elementi terrazzato. superstiti, insieme con le finestre Caratteristico è Palazzo Grossi, il cui ad arco acuto. Queste ultime, in ingresso si affaccia sulla piazzetta realtà datano la struttura, almeno dove sorge la Chiesa Madre. Anche nella sua “fase” riconoscibile in se mostra numerosi interventi di quanto ad autenticità, alla metà del ripristino attribuibili al Settecento, XIII sec., poiché confrontabili con i esso presenta una tipologia tipica portali del castelli di Melfi e delle abitazioni monumentali della Lagopesole ed alcune finestre di età Craco vecchia; un alto portale angioina di Atella. Quasi con architravato, privo di cornici, certezza, è questa torre ad essere la immette in un androne dal quale si sede in cui troviamo Goffredo, dipartono una o due rampe di scale feudatario nel 1239, che per ordine che conducono ai piani superiori di Federico II vi rinchiude alcuni coperti da volte a vela e decorati prigionieri lombardi. Da ciò si con motivi floreali o paesaggistici deduce che Craco avesse anche racchiusi entro medaglioni. Molte delle prigioni, probabilmente sono le finestre, e i balconi oggi ubicate nello stesso palazzo. Con la raramente conservano le ringhiere morte dello svevo e con la in ferro battuto, divelte dagli successione al regno sciacalli e dall’incuria degli uomini. dell’imperatore francese Carlo I, Palazzo Grossi è un capolavoro cioè dopo il 1266, Craco risulta dell’architettura civile e può essere posseduta da Pietro de Beaumont giustamente definito uno dei più (de Bellomonte), e pochi anni dopo, maestosi del paese. Simile nel 1277, registra 83 “fuochi”, cioè nell’organizzazione dello spazio è famiglie, per un totale di circa 332- Palazzo Carbone, già della famiglia 415 persone. Certo è che nel Rigirone, ubicato nella parte più settembre del 1280 i suoi abitanti settentrionale ed estrema si trovano costretti a pagare 1 oncia dell’abitato. Un ingresso e 6 grana per la costruzione del monumentale, databile alla fine del castello di Melfi. Più oscure si fanno Quattrocento, scolpito con riquadri le vicende successive, secondo le a bauletto campiti a punta di quali il feudo passò alla famiglia diamante. Attraverso di lui si Monforte alla fine del XIII sec., per accedeva ad un sottano che aveva poi passare alla famiglia Del Balzo e funzioni di stalla, e tramite due agli Sforza nel XV sec.. Nel corso del rampe costruite successivamente,

21 ai piani nobili e ad un loggiato con metà del XVIII sec. , periodo in cui doppio fornice che conserva ancora furono costruite le cappelle laterali, le basi della divelta balaustra. Al ma la maggior parte degli affreschi XVIII sec. si attribuisce il e degli altari residui sono seriori rifacimento del terrazzo, ma per intervento degli arcipreti originariamente l’edificio doveva Molfese e Giannone, i quali si essere coperto da capriate. Molto servirono di maestranze locali interessante è la strada di accesso influenzate da scuole napoletane. per raggiungere il Palazzo Carbone: Maestoso e possente è il campanile, essa, infatti, è stata ricavata nella realizzato su tre ordini e coperto da roccia conglomeratica ed è una cupola estradossata ricoperta ricoperta da ciottoli di fiume; per di maioliche e da un campanile a ironia della sorte la strada vela. difficilmente sarà cancellata dalla Meno conservatisi nel tempo sono frana, mentre l’edificio rischia di la cappella di S. Barbara, annessa al crollare del tutto. Il fianco orientale quartiere Terravecchia, e quella di dell’abitato, quello maggiormente S. Rocco, quasi ai piedi del paese a illuminato durante il giorno, fianco del fronte occidentale di conserva lo splendido Palazzo Palazzo Maronna. Maronna, già caserma dei All’ingresso attuale Carabinieri. E’ un edificio del XVII dell’insediamento abbandonato si sec. concepito con più ingressi al trova il convento francescano con pianterreno, ed un unico piano annessa chiesa di S. Pietro, nobile superiore, con coperture a entrambi costruiti al di fuori della vela per ogni vano. Gli interni sono cinta urbana intorno al 1630-1631. bui e male illuminati, poiché oggi Alla chiesa si riferisce l’impianto originario denota la un’architettura leggermente più costruzione di varie tramezzature antica, forse anteriore al 1620, in tufo per l’utilizzo a caserma. quando l’edificio possedeva Secondo il catasto del 1815-1825 un’abside esterna di cui le uniche Craco era divisa in alcune piccole tracce si ritrovano sul muro contrade o quartieri: la prima, detta esterno. Il convento, invece, fu significativamente “Terravecchia”, concepito inizialmente con un indicava la zona più alta dove si singolo cortile a pianta trovava il “castello” con la torre quadrangolare delimitato da sette medievale; la seconda, detta colonne in pietra calcarea; “Quartiere della Chiesa Madre”, era successivamente gli si aggiunse un concentrata intorno alla Chiesa edificio successivo con un altro matrice, dedicata a San Nicola cortile, verso la fine del Seicento, Vescovo. L’edificio, lungo circa 30 e come mostrano le tecniche largo 12 metri, ha un ingresso costruttive molto simili a quelle monumentale, ma la facciata riscontrate nella Chiesa Madre mostra che l’antico rosone, databile quali il campanile e le cupole. al XVII sec. , era più spostato a Mentre la chiesa di S. Pietro sinistra in corrispondenza delle conservava, prima dei restauri, il costruzioni più antiche suo impianto settecentesco, poco è caratterizzate dagli edifici rimasto del cappellone costruitovi a quadrangolari voltate a cupole fianco intorno al 1777 su iniziativa estradossate ricoperte di maioliche. di alcune famiglie nobili. Purtroppo L’impianto più moderno risale alla nel 1933, a causa di un incendio e

22 della frana, il cappellone rovinò del dell’insediamento, che dunque tutto e rimase in piedi solo la zona doveva possedere già alcune absidale. fortificazioni. Nel 1269 il feudo BIBLIOGRAFIA viene donato a Pietro de P. Orsi, Craco, Notizie degli Scavi, Bellomonte, conte di 1902, p. 126; D. Adamesteanu, Montescaglioso. Di ciò non abbiamo Craco, in AA.VV., Popoli anellenici una fonte autentica, ma nel 1275 il di Basilicata, Napoli 1971, pp. 45- feudo è nelle mani di Giovanni di 47 e tav. XI. Monteforte, genero di Pietro . In F quest’ultimo documento si parla di FERRANDINA (Provincia di officiales ac homines Matera). L’insediamento più antico terrarum…Ogiani, che i Registri risale all’aetà del Ferro. I della Cancelleria Angioina degli rinvenimenti provengono dalla anni 1276-1277 registrano una collina Cappuccini, dalla contrada popolazione di 400 fuochi , tassata Croce e Piazza Mazzini, e sono per 100 once, 29 tarì ed 8 grana. costitutiti da necropoli di tombe a Nel 1280 anche l’insediamento di tumulo a deposizione rannicchiata. Uggiano deve provvedere alla Nei pressi dell’attuale abitato, in riparazione del castello di Melfi. località Uggiano, insiste un vasto Il territorio di Uggiano, insediamento rappresentato da una appartenente al feudo di Andria grande fortezza. (prov. di Bari, in Puglia), passò ad La prima notizia relativa ad Azzo d’Este nel 1308, raccolti in Uggiano è del 1023 e 1029, quando dote dalla moglie Beatrice, ultima Lupo Protospata descrive che due figlia di Carlo II d’Angiò, la quale musulmani, «Rajca et Saffari rmasta vedova risposò in seconde obsederunt castellum Obbianum, nozze con Bertrando del Balzo, cui qui Obbianenses extraneos portò questa dote che si unì alla tradentes pacificaverunt cum ipsis» contea di Avellino e di . Viene documentato, così, il valore Montescaglioso. strategico dell’insediamento che il 6 Alla guida del feudo successe il febbraio del 1068 permette a figlio Francesco I, poi il nipote Roberto il Guiscardo di rintanarvisi, Guglielmo, indi il pronipote non avendo ancora preso Francesco II, che andò sposo a Montepeloso (Irsina) , come riporta Sancia, figlia di Tristano di lo stasso Romualdo Salernitano . Chiaromonte e di Caterina Orsini Uggiano si trova inoltre in una bolla Del Balzo. A Franceco II successe pontificia di Alessandro II diretta Pirro del Balzo. al vescovo di Acerenza, Arnoldo, Il 20 dicembre 1430 a Napoli il re che confermandogli il titolo di Ferdinando I ordina un’inchiesta vescovo della città, gli elencava per reintregrare Pirro del Balzo tutte le terre soggette all’arcidiocesi principe di Altamura e duca di tra cui anche Oblano. Andria, nel possesso dei feudi di Non meno importante è il Catalogus Bisceglie, Montepeloso, Acquaviva, Baronum, da cui si evince che un Torre di mare, Pomarico, , Rogerius de Ogiano possedeva il grottole, Altogiovanni, Monteserico, feudo di Sant’Arcangelo offrendo San Gervasio, Mottola, Uggiano, un soldato o, in aggiunta, due Sarfi e Tressuti. Nel 1485 Pirro del soldati, per una rendita di 20-40 Balzo viene privato da Ferdinando I once d’oro. Null’altro si conosce di questi beni, per la ribellione da 23 lui capeggiata durante la cosiddetta livello, sul quale è stata ricavata “congiura dei baroni”. Ne è investito una finestra rettangolare dotata di il genero Federico d’Aragona, che mensole per il sostegno nel 1492, secondo una mera dell’impalcato del piano superiore. tradizione, dopo un violento Nel cortile sono ancora visibili, oltre terremoto, fonda con i profughi alle due torri d’ingresso, i resti di uggianesi Ferrandina. una trapezoidale sul versante nord, A dimostrare l’estensione e l’altra, anch’essa quadrilatera, in dell’insediamento, è la chiesa di San direzione nordest, raccordandosi Domenico, di cui rimane un tratto poi con il palazzo, e due grandi di muro nei pressi di una stalla cisterne scavate nel banco roccioso. adiacente il sito di “Masseria Ma in effetti la peculiarità di Lisanti”: qui è facile intravvedere questo settore sta nella presenza di l’estensione di una navata un tratto di mura con resti di dell’edificio, che dimostra la merlature. Esse furono ricavate in grandezza della costruzione e il uno spessore che presenta, inoltre, numero della popolazione e del le tracce di un camminamento, lavoro occorso per la sua probabilmente servito da strutture costruzione. in legno, di cui rimangono in due Dopo aver superato l’ingresso, il fori per impalcato dalla forma primo settore si presenta come un rettangolare. trapezio isoscele con base maggiore La seconda area è in realtà rivolta a nord e quella minore in suddivisa in diversi ambienti che direzione dell’ingresso. Quest’ultimo comprendono sia la chiesa che il era preceduto da due imponenti monastero. Ad entrambe si accede torri quadrilatere, ma solo una di dopo aver superato un arco stretto esse, quella destra, rimane ancora posto ad est dell’ingresso alla in piedi. Dall’ingresso centrale si fortezza. Qui gli ambienti può notare che il fornice interno meridionali adiacenti alla cinta presenta un arco a sesto ribassato muraria ricordano gli stessi delimitato da cantonale riscontrati nel borgo di Brienza. perfettamente squadrati, lungo i L’ultimo settore è quello dove quali il completamento delle mura sorgeva la torre con beccatelli sino d’ambito venne realizzato a corsi al marzo del 1973. La torre si più o meno raddoppiati, sbozzati componeva di due vasti locali, con martellina. La torre presenta interrati e sovrapposti, e da altri un vano sotterraneo interrato ed tre sub-divo. Sulla facciata del un ambiente voltato a botte cui si torrione era incastrata una lastra di accede tramite i cortile di pietra calcarea con la scrittta 1,60x2,80 metri, mentre nell’angolo Joanne I Svet/anno domin (i)/ sudovest è ricavato, nello spessore mi(llesimo)/ CCCC nono. del muro, un servizio igienico. A sudovest, sospeso nel vuoto, c’è Dall’esterno è abbastanza leggibile un portale nel cui interno è infissa la tecnica costruttiva: i muri la trave con la carrucola che d’ambito sono definiti da alcuni serviva ad innalzare un ponte di cantonali non perfettamente legno. Il settore meridionale di squadrati, lungo i quali si assestano questi ambienti risultano più dei corsi di pietra suborizzontali devastati, poiché sono presenti lavorati a martellina. Tramite una estesi strati di crollo che gradinata si accede al secondo potrebbero presentare depositi

24 archeologici ancora intatti. Tali sono presenti le tracce di una sequenza, tutte con giacitura pavimentazione in pietra, assistite suborizzontale, consentono di in parte dallo stesso impalcato. Essi ipotizzare che i crolli dei piani sono a due altezza diverse, e superiori furono dovuti ad un lento sovrastano da un lato 15 fori per abbandono, piuttosto che ad un travicelli, dall’altro 8 fori per un evento traumatico vero e proprio. totale di 23: il primo gruppo in fila Qui è visibile un’imponente di tre, il secondo di due. In struttura a pianta quadrilatera, che sostanza, nel punto di raccordo tra doveva raccordarsi alla cinta, una muratura e l’altra vi era una terminando quindi con un’altra scalinata (tra l’altro attestata dal torre. Lo stato precario della base foro più grande) che conduceva ad rocciosa, fortemente erosa dagli una finestra, alle merlature e, agenti atmosferici, documenta quindi, al secondo livello della torre l’andamento dei lavori costruttivi; i crollata. Su questo versante sono costruttori della cinta del castello di evidenti dei tamponamenti ottenuti uggiano si servirono, in parte, del con corsi irregolari suborizzontali, pianoro della collina. Qui che misero “fuori uso” le antiche realizzarono alcuni scavi “in merlature. Probabilmente è a trincea”, ad una medesima questo periodo che si ascrivono i profondità, non curandosi della numerosi interventi di “rattoppo”, solidità della roccia, ma solo per cioè come di un restauro porre su letti perfettamente abbastanza sommario, visibili nche orizzontale i corsi subangolari all’ingresso dell’edificio di culto, sul piatti, probabilmente in casseforme cui piazzale esterno è visibile una o tramite delle sbatacchiature; specie di “guardiola” aggettante, successivamente costruirono un accessibile dal palazzo. impalcato dipendente ad una fila di L’edificio di culto è organizzato in montanti con fori per travicelli a due ambienti distinti: il primo, cui sezione quadrangolare, attraverso i si riferisce l’arco acuto quali completarono l’opera monumentale; il secondo ad un lasciando a risparmio le merlature edificio “minore” absidato. Andando tramite semplici opere di con ordine, l’arco acuto immette in contenimento in carpenteria: lo si un vastibolo vero e proprio coperto nota dalla malta ancora superstite, a crociera, i cui elementi principali che si presenta al di fuori delle sono gli oculi strombati verso fughe dei singoli conci e dai pochi l’interno, abbastanza comuni negli cantonali che delimitano le stesse, edifici della metà del XIII secolo che risultano strombate verso come Castel del Monte, Castello di l’esterno. Al di sotto di esse si Bari, Santa Maria di Ripalta alternano, raramente, delle (Foggia), S. Maria di Tremiti, tutti freccere. accomunati da una storia Lungo il lato interno sono inoltre costruttive influenzata dal potente visibili altri elementi che ordine monastico cistercense. Nei riguardano l’oganizzazione spaziale resti della chiesa di Uggiano sono della cinta muraria. Mentre nel riconoscibili, in sequenza, almeno primo cortile avevamo notato la quattro ambienti sulle cui pareti si presenza, all’interno del secondo addossano alcuni semipilastri livello, costituito da un impalcato realizzati con corsi di pietra e dipendente aereo, in questo settore mattoni piatti in argilla beige ed

25 arancio; alcuni degli ambienti Non è possibile rintracciare in mostrano evidenti tamponature, questo sito l'uso di utensili da più regolari rispetto a quelle viste lavoro della pietra, ad eccezione di lungo la cortina del castello. Di particolari situazioni come i dettagli notevole pregio è, infine, la scritta ornamentali. posta come cantonale destro della BIBLIOGRAFIA facciata principale della chiesa, V. Di Cicco, Ferrandina, Notizie degli ovvero HOC OPUS FECIT Scavi, 1900, 38; E. Bracco, MAGI/STER JACOPUS Ferrandina (Matera), Rinvenumenti TRIFOGIA/NIS DE ASTILIANO di tombe di età greca, Notizie degli ANNO/MILLESIMO CCCL. Scavi, 1935, pp. 383-389; C. L’iscrizione è realizzata su un Valente, Potenza. Sculture, armi concio che male si imposta greche e vasi italioti del Museo sull’estradosso dell’arco acuto, per Archeologico, Notizie degli Scavi, cui è a questo Jacopo di Trifoggio 1949, pp. 106-113; F. G. Lo Porto, (casale presso Pietrapertosa) cui si Metaponto. Tombe a tumulo devono la serie di tamponamenti, i dell’Età del ferro scoperte nel suo rifacimenti strutturali e le nuove entroterra, Notizie degli Scavi, destinazioni d’uso del castello. 1969, pp. 157-166. Con questa nuova ipotesi, è (Provincia di Potenza). In possibile che allo stesso autore si località Tuppo dei Sassi, in un deve la costruzione dei beccatelli riparo roccioso chiamato Riparo delle torre crollata –riferibili, Ranaldi, furono scoperte alcune appunto, alla metà del XIV sec. (si pitture rupestri riferibili al periodo vedano gli esempi di Tricarico e S. Mesolitico associati ad industria Mauro Forte, mentre in Puglia litica composta da geometrici e abbiamo datazioni convergenti a microbulini. Torre di Castiglione di Conversano BIBLIOGRAFIA ed Adelfia)–. Coevo all’edificio di M Piperno-A. Tagliacozzo, in culto è quello affiancato absidato, Aa.Vv., Storia della Basilicata. I. probabilmente un’altra chiesa con L’Antichità, Roma-Bari 1999, p. 28. un deposito sottostante, poiché è G difficile pensare ad un cenobio; (Provincia di piuttosto, è possibile che all’interno Potenza). Nel febbraio del 1968 è del palazzo vi fossero degli stato rinvenuto un tesoretto di 13 ambienti che, dopo l’abbandono del monete d’argento, tra cui uno di feudatario, furono utilizzati dai Napoli, uno statere di Taranto e due monaci. frazioni sempre di Taranto, un Le strutture su cui non è possibile didramma e tre frazioni di Turi e conoscere molto sono quelle tetradrammi di Terme, databili al riferibili al cortile del palazzo. 290-280 a.C. L’edificio era servito da cisterne, le BIBLIOGRAFIA cui imboccature presentano tracce D. Adamesteanu, L’attività di usura da corda. Qui le mura archeologica in Basilicata, Atti del presentano tubazioni in laterizio, Convengo sulla magna Grecia, VIII, hanno uno spessore che non supera 1968, Napoli 1969, pp. 163-178. il 1,5 metri. Ciò concorda con le GARAGUSO (Provincia di Matera). mura della cinta, che raramente .Nella Villa Comunale sono state sono a scarpa. Tutti i vertici della trovate tracce di un villaggio cinta erano difesi da una torre. neolitico o eneolitico, mentre a 26 Grotte delle Fontanelle due stipi deposito votivo costituito da votive: una definita “Altieri”, del statuette e da un tempietto di IV-V sec. a.C., con numerose marmo con statuina di dea seduta statuine quasi esclusivamente degli anni 480-460 a.C. Il femminili, ceramica, oggetti di rinvenimento si associa ad un metallo, tra i quali delle “chiavi di abitato dove insistono almeno tre tempio”; l’altra, la stipe “Autera”, “livelli” archeologici: il primo riferibile agli anni 550-430 ca. a.C., preellenico con ceramica presenta abbondante ceramica geometrica del 550-450 a.C.; il greca e locale, alcune terrecotte, secondo con ceramica oggetti di metallo, e monete prevalentemente locale; il terzo di arcaiche di sei diverse zecche della fine IV-primo terzo del III sec. a.C. Magna Grecia. Tracce di necropoli Alcuni ritengono che in età del VI-V sec. a.C sono in contrada medievale il sito di Garaguso fosse Duca degli Ulivi, lungo la strada per chiamato Andriace, donato nel Accettura e loc. Guardiola 1068 cum tenimento suo da (necropoli dei sec. IV-III a.C. e Roberto di Montepeloso (Irsina) al fibule in argento), e in loc. Le vescovo di Tricarico, che passò poi Cesine, dove insistono i resti di un alla Badia di Santa Maria di Banzi. abitato della seconda metà del VI Questo feudo pare invece sec. e degli anni intorno al 300 a.C. collocabile tra Calciano e Garaguso: Anche presso le Scuole Elementari Un documento antico riportato nel e nell’Asilo Infantile furono 1774 descrive che dalla porte di rinvenute delle tombe del VI sec. Petrolla, dal fiume Salandra come a.C. Nella contrada Tempa S. Nicola va per Porticella sotto i monti si trova un abitato subappenninico Jugali e va per Portella e per con ceramiche protovillanoviane e Alvano con retrocorso va al vallone “protogeometriche dell’Italia che mette capo alla pianura, meridionale”, al quale succede un cominciando a Matina e va al villaggio della fine dell’VIII sec. a.C. vallone detto Saponard' fino a ed un altro abitato dei sec. IV-III confini di Bellicoro (Policoro). Dalla a.C.. Non sappiamo se con terza parte, da' confini di Bellicòro continuità, ma c’era un muro di per Jugones al fiume Salamandra. cinta a doppia cortina di tecnica BIBLIOGRAFIA. greca. U. Rellini, Scoperte e problemi Nel territorio, in contrade come paletnologwi nella Lucania Ponte del Diavolo, Ponte sul Riciglio, Occidentale, Atti Società Naturalisti Serra Fruigghiosa, Pozzo della e Matematici di Modena, S.V, II, Madonna, Bosco di Garaguso, 1916, p. 38ss.; C. Valente, Potenza. troviamo i resti dellacolonizzazione Sculture, bronzi e vasi inediti del del territorio a partire dal VI sec. Museo Archeologico, Notizie degli a.C. sino ad età tardoantica; a Serra Scavi, 1941, pp. 252-257; E. Bracco, Cavallo sono stati trovati anche Garaguso (Matera). Rinvenimento resti di fornaci connesse a tombe di suppellettile di età ellenistica, “alla cappuccina” del III-IV sec. d.C. Notizie degli Scavi, 1949, pp. 137- Nel giardino Moles fu rinvenuto un 142; M. Hano-R. Hanoune-J. P. sepolcreto del VI sec. a.C. con Morel, Garaguso(Matera). Relazione tombe a cremazione ed a preliminare sugli scavi del 1970, inumazione, mentre nel 1922, in Notizie degli Scavi, 1971, pp. 424- contrada Filera, venne alla luce un 438; E. Lattanzi, Garaguso (Matera),

27 Studi Etruschi, XLIX, 1981, pp. 478- domus del tipo ad atrio e peristilio 479; P.G. Guzzo, Le Città scomparse con mosaici pavimentali policromi della Magna Grecia, Roma 1982, pp. ed in bianco e nero, un tratto 351-353; A. Tramonti, Note per la basolato dell’asse stradale centrale carta archeologica di San Mauro ed un secondo edificio templare. Forte, in «Studi in onore di D. BIBLIOGRAFIA Adamesteanu», Galatina 1983, pp. G. A. Del Monaco, Lettera intorno 87-95. all’antica colonia di Grumento al Signor Matteo Egizio, Napoli 1713; (Provincia di Potenza). In località L. Sambon, Recherches sur les Monteserico insiste una vasta area anciennes ,nonnaies de l’Italie archeologica rappresentata dalla méridionale, Naples 1863, p. 80; O. collina del castello normanno- Forelli, Saponara di Grumento, svevo, riferibile ad età medievale. Notizie degli Scavi, 1877, pp. 446- BIBLIOGRAFIA 449; E. Magaldi, Grumento. Note A. Pellettieri-N. Masini, Città preliminari di archeologia Cattedrali e castelli in età grumentina, Archivio Storico per la normannop-sveva, Tarsia 19, 1996. Calabria e la Lucania, III, 1933, pp. GROTTOLE (Provincia di Matera). 325-359; Id., Grumento. Note Nei pressi del Convento di preliminari di archeologia Sant’Antonio sono affioranti reperti grumentina, Ibidem, IV, 1934, pp. ascrivibili al XIV-XVI sec. 473-514; Id., Lucania Romana, (Provincia di Roma 1947, I, pp. 215-216; L. Potenza). Corredi funerari riferibili Giardino, Prime note al VI sec. aC. furono rinvenuti in sull’urbanistica di GrumentuM, in contrada Pescara, mentre «Studi in onore di D. ceramiche ellenistiche furono Adamesteanu», Matera 1980, pp. scoperte in loc. Bastone di Carta. 477-538; F. Coarelli, L’età romana, Nei pressi di Grumento, nel 215 in AA.VV., Storia del Vallo di Diano. a.C., ebbe luogo una battaglia fra I. Età antica, Salerno 1981, pp. 217- Tito Sempronio Longo e Annone, e 249; L. Giardino, Grumentum: la nel 207 a.C. tra Annibale ed i ricerca archeologica in un centro Romani. Si sviluppò intorno alla antico, Galatina 1981; P. Bottini, prima metà del III sec. a.C. e si Testimonianze archeologiche di dotò presto di un impianto culti antichi nel territorio di urbanistico regolare. Il tracciato Grumentum, Nodi, I, 1983, pp. 121- delle mura, in opera cementizia con 125; R. Corchia, Torso di fanciullo paramento esterno in reticulatum da Grumentum, Annali dell’Istituto sembra coincidere con il bordo Orientale di Napoli, V, 1983, pp. stesso della terrazza, racchiude 103-108. l’abitato che era servito da un GUARDIA PERTICARA (Provincia acquedotto lungo quasi 5 km, un di Potenza). Luogo il cui toponimo anfiteatro, un primo edificio rimanda certamente ad una termale, l’area del foro con il presenza longobarda, le cui aree Capitolium, un secondo impianto archeologica preclassiche sono termale. Ad essi si affiancano i resti databili al IV sec. a.C., forse dell’abitato con edifici databili ad pertinenti ad una fattoria. Si tratta età imperiale come il teatro, un di necropoli con rivestimento di tempietto di tipo italico racchiuso tegole o legno. entro un recinto porticato, una

28 Recentemente, ad opera dell’arch. un abbandono nel corso del XIV V. Balzano, sono state messe in luce sec. d.C. delle imponenti opere murarie BIBLIOGRAFIA pertinenti ad una torre circolare di M. Lacava, Topografia e storia di età angioina, associabile ad altre Metaponto, Napoli 1891, pp. 336- torri superstiti nell’antico circuito 337; M. Janora, Memorie storiche, murario. critiche e diplomatiche della città di BIBLIOGRAFIA Monte Peloso, oggi Irsina, Matera D. Adamesteanu, La Basilicata 1901; E. Bracco, !rsina (Matera). antica. Storia e monumenti, Cava Rinvenimento di due sepolcri di età dei Tirreni 1974, p. 207; A. greca, Notizie degli Scavi, 1946, pp. Pontrandolfo Greco, I Lucani. 130-132; A. D. Trendall, Early Etnografia e archeologia di una Lucanian Vases in the Museum of regione antica, Milano 1982, pp. Reggio Calabria, Klearchos, IV, 147-148. 1962, pp. 51-65, 62-65; A. M. I Small-E. M. Wightman, Excavations IRSINA (Provincia di Matera). Alla at Monte Irsi 1971, Vergilius, XVII, fine del secolo XIX sono riferibili 1972, pp. 49-52; F. G. Lo Porto, alcuni ritrovamenti in agro di Civiltà indigena e penetrazione Montepeloso, ovvero al Monte Irsi greca nella Lucania orientale. nei pressi di irsina, ma già agli inizi Monumenti Antichi dei Lincei, del sec. XX sono segnalate scoperte XLVIII, 1973, pp. 145-251; R. J. nella Piazza Duomo e dei Buck, The Ancient Roads of Eastern Cappuccini. Lucania, Papers of the British In località Cugnarelle, poco al di School at Rome, XLII, 1974, pp. 46- fuori dell’abitato, vennero alla luce 67, 61-62; A. M. Small, Excavations almeno 1.000 monete d’argento di at Monte Irsi, Echos du Monde epoca repubblicana, mentre nel Classique, XVIII, 1974, pp.20-22; Piano delle Croci furono scoperte Id., The Iron Age and Roman Site of molte sepolture a fossa simili a Monte Irsi, in AA.VV, Canadian quelle di Petrolle e Serra di Gianni, Archaeology Abroad, Calgary 1976, ovvero databili al V sec. a.C. pp. 23-33; Id., Monte Irsi, Southern Testimonianze di epoca . The Canadian Excavations in tardomedievale provengono dalle the Iron Age and Roman Sites, contrade Fontana, Pilosa-Difese 1971-1972, Oxford 1977. Comunali e Verrutoli, con tombe L ‘alla cappuccina’, i cui corredi erano LAGONEGRO (Provincia di costituiti solo da brocchette, di Potenza). Nei dintorni insistono monete bizantine in rame insediamenti inquadrabili all’età ascrivibili a dopo il 919, con del Bronzo. emissioni da Teofilo a Costantino BIBLIOGRAFIA VII. G. De Lorenzo, Caverna con avanzi La zona archeologica di Monte Irsi- preistorici presso Lagonegro, Montepeloso fu indagata a partire Rendiconti dell’Accademia dei dal 1970, quando un gruppo della Lincei, 1911, pp. 445-449; G. British School at Rome diretto da D’Erasmo, Avanzi eneolitici della Cherry e Cotton individuò caverna del Cervaro presso un’occupazione dall’VIII al VI e dal Lagonegro, Atti della Reale IV al I sec. a.C. sino a riscontrare Accademia di Scienze Fisiche Matematiche, 1926, pp. 1-26. 29 LAGOPESOLE (Provincia di vulgo nominatur Lacumpensilem, e Potenza). Nel Museo di Potenza l'altra del 1137 data in cui il sono conservate alcune monete di pontefice Innocenzo II si incontra epoca imprecisabile rinvenute a con l'imperatore Lotario III juxta Lagopesole, ma al toponimo si fluenta de Lacu Pesele, per dies associa i1 castello, costruito nei fere triginta. pressi della via Erculea. Secondo la Essa viene grosso modo individuata tradizione «un Andronico bizantino, nelle strutture murarie che il quale mandato da Leonida re di delimitano il cortile minore e che Sparta, nella metà dell'ottavo comprendono anche un rinforzo secolo, a capo di un'orda di angolare ed un solo avancorpo musulmani», ivi fondò un piccolo collocata a destra dell'ingresso insediamento con un castello che si attuale. Nel 1242 è solo considerata chiamò Fiorenzuola. Fortunato dava come domus, nella quale già dal al castello sembra una leggenda 1266 la corte angioina è raccolta legata alle scorrerie saracene fra IX apud fontem juxta Lacumpensulem. e XI secolo, delle quali una, tra il La fortezza doveva essere in via di 925 e il 929 «senza dubbio pigliò di ristrutturazione, poiché nel 1269 mira Lagopesole e raggiunse, io sono richiesti da Carlo I dei credo, il fine, non perché presso manovali e nel 1270 si ordina al Rionero, sull'antica strada di Giustiziere e all'Erario di Basilicata Lagopesole, è tuttora una valle di pagare a richiesta del Giudice De detta degli Schiavoni, ma solo nelle Grisa di Melfi le spese per i restauri vicinanze del castello fu trovata, dei tetti, secondo la stima degli ora è poco, una corniola con architetti. Così avviene anche negli caratteri arabi, che dicono: 'La mia anni 1271, 1275 e 1277. Con buona speranza è in Dio, nel profeta quest'ultima data coincide una avventurato, nel tutore che conosce certa vitalità del castello che è la nuova via, in Husain ed Asan'». spesso abitato dall'imperatore, che L'ingresso al castello si apre sul lato utilizzò con la sua corte vasellame ovest, fra due avancorpi bugnati ed fine da mensa ritrovata nel cortile è provvisto di scanalature per minore. l'alloggio della saracinesca. Il battifredo, ritenuto Superata la porta si accede, tramite erroneamente preesistente, un vestibolo voltato a botte, nel indicava alcune anomalie cortile maggiore, dove vi è individuate a circa 1,60 metri dal un'insolita costruzione religiosa piano del cortile, nella cui ala est è probabilmente angioina, con una stato rintracciato un pavimento in navata collegata con un muro che pietra pertinente ad una fornace di divide in due il cortile interno. ceramica (ma molto probabilmente Questo muro è stato utilizzato dagli si tratta dell'unico esempio di studiosi per distinguere due fasi, “ipocausto” medievale), composta, quella federiciana realizzatasi nel per una parte, di mattoni alternati cortile cosiddetto minore e quella ad elementi cilindrici. Nei livelli di Carlo I d'Angiò nella restante ed superiori il pavimento era coperto imponente struttura che si amplia a da uno strato di terra marrone, da nord. Le prime notiizie risalgono al un altro di argilla fusa mista a 1129, quando Ruggero, dopo aver scorie di fornace e da uno strato “di sedato una rivolta in Puglia, si abbandono”, da cui provengono: diresse verso un oppidum, quod una ciotola con piede ad anello e

30 impasto giallino sotto vetrina 1980, p. 154; G. B. De Tommasi, Il trasparente e decorazione in bruno castello di Lagopesole, in Il manganese di due triangoli inscritti restauro dei castelli nell'Italia il cui medaglione è dipinto in meridionale, a cura di R. Carafa, verde; sul triangolo esterno tre Caserta 1991, p. 33; F. Pietrafesa, semicerchi in rosso, bruno e verde, Agromonte ritrovato, in Radici, 8, e sul bordo archetti pendenti in 1991, pp. 105-108. bruno. Segue una coppa con parete LATRONICO (Provincia di emisferica, di impasto arancio, su Potenza). Nei pressi dell’abitato cui si dispongono tre linee ondulate insistono alcune grotte abitate già in bruno e tre fusi dipinti in rosso e nell’età del bronzo e riferibili ad un marginati in bruno sotto culto delle acque. invetriatura stannifera, decorazione BIBLIOGRAFIA molto simile ad un frammento M. Cipolloni Sampò, in Aa.Vv., proveniente dal castello di Trani; Storia della Basilicata. I. una ciotola con impasto beige, con L’Antichità, Roma-Bari 1999, pp. croce e semicerchi in bruno- 104-105. manganese dipinti in verde. Alla LAURENZANA (Provincia di fine del XIII e gli inizi del XIV Potenza). Nei pressi della contrada secolo sono invece datati alcuni Casalini-Castelbellotto è segnalata frammenti smaltati e dipinti in una zona dove sono affiorate, anni verde, bruno e giallo. orsono, alcune sepolture di età Nei pressi di Lagopesole un’altra indigena insieme ai resti di un zona archeologica è Agromonte, abitato medievale. nominata per la prima volta nel BIBLIOGRAFIA 1112 su di una piccola collina, fra R. M. Motta, Un castello da le località Dragonetti e Scalera. Di recuperare. Concorso per un esso non rimangono che i tratti di progetto idea, Laurenzana 1989. una struttura fortificata a pianta LAVELLO (Provincia di Potenza). quadrata con una scarpa seriore ed Identificabile come la Forentum una chiesa con abside aggettante, (etn. Forentani). La proposta di entrambi rilevati in due disegni del identificazione di Lavello con 1907. Sia il castello che la chiesa, Forentum, avanzata e ampiamente entrambi di fondazione normanna, motivata da Torelli, ammessa come sono in blocchi di pietra calcarea si plausibile sotto il profilo trovano in entrambi i monumenti topografico, fu tuttavia esclusa a con lo stesso modulo (m. 0,90). favore della vicina Gaudiano da BIBLIOGRAFIA Alvisi sulla base di una presunta G. Fortunato, Il castello di maggiore importanza archeologica Lagopesole, Trani 1902; C. A. di quest’ultimo sito. Willemsen, I castelli di Federico II L’abbondantissima messe di nell'Italia meridionale, Napoli 1979, ritrovamenti permette ora di p. 22; A. A. Weissmuller, Notes on ribaltare completamente il giudizio. the castle of Lagopesole in A vantaggio dell’identificazione Basilicata, in Castellum, 20, 1980, Lavello-Forentuni possono essere pp. 566-578; M. E. Avagnina, addotti i seguenti motivi: 1) il sito Lagopesole: un problema di della vicina Forenza, erede del architettura federiciana, in M. A. nome e tradizionalmente vista Romanini (ed.), Federico II e l'arte come la diretta continuatrice non del Duecento italiano, Galatina corrisponde in realtà ad un centro

31 antico; 2) la descrizione fatta nello recente due tombe eneolitiche in scolio oraziano: Forenturn oppiduin contrada Casino) e per le fasi più est et ipsum in Lucania…quod in antiche della prima età del Ferro valle est positum, si adatta assai (frammenti ceramici in contrada S. meglio a Lavello che all’alta collina Felice e bronzi sporadici da di Forenza; 3) da Lavello proviene necropoli andate distrutte), ma che da sola epigrafe menzionante diventano via via più abbondanti a Forentum; 4) la maggior parte della partire dalla seconda metà dell’VII documentazione archeologica di sec. a.C. (contrade S. Felice, Lavello cessa in coincidenza con la Carrozze, Casino). Dalla fine del VII data della conquista romana della sec. a.C. comincia a delinearsi zona, sancita dalla deduzione l’esistenza e l’articolazione di vari coloniale di Venusia nel 291 a.C.; il nuclei di insediamenti dauni sito di Gaudiano fiorisce invece solo (contrade S. Felice e Casino) che a partire dall’età imperiale. continuano a vivere fino a tutto il Oltre a quella già menzionata, IV sec. a.C. Nello scorcio finale del vanno ricordate in particolare due secolo la documentazione iscrizioni. La prima, della metà ca. archeologica si restringe a poche del I sec. a.C., sembra riferirsi zone (tombe a camera, ceramica all’esecuzione di lavori pubblici canosina li-stata e policroma) disposti dai decurioni e menziona i subendo un’ulteriore contrazione culti di Minerva e dei Lan; la nel corso del secolo successivo, seconda, forse più antica, dopo la deduzione coloniale di testimonia il culto di Ercole. Nel Venusia (291 a.C.), riducendosi restante materiale epigrafico (CIL, quasi solo alla terrazza di Gravetta IX, 130 , 649, 650, 652, 654, 659, da cui pro. vengono, fra i resti di 2106; EE, VIII, 81; inoltre ancora si strutture murarie pertinenti ad una segnalano un’iscrizione greca e villa, frammenti di pasta grigia e latina ed un miliario della via monete repubblicane. Herculia, rinvenuto nella pianura Per il periodo imperiale sono sottostante Lavello, in direzione del attestati nei territorio resti di corso dell’Ofanto. fattorie (località Casa del Diavolo, Lavello sorge su un’ampia Madonna di Macera); per i periodi pianeggiante collina (m. 300-320 successivi, tracce di un sepolcreto s.l.m.) posta allo sbocco superiore paleocristiano. Il territorio era della Fossa Premurgiana, toccato dalla via Appia e dalla via prolungamento della valle del Herculia. Le prime notizie di Bradano a N, lungo il medio corso rinvenimenti archeologici risalgono dell’Ofanto. Sulla collina e sui vari alla fine dell’800 quando Lacava bracci collinari che si diramano segnalava la scoperta di un “pozzo dalla sua sommità (contrada sepolcrale” e di una sequela di Gravetta, contrada S. Felice, tombe nella zona medievale del contrada Casino, contrada Carrozze), paese. Fino all’istituzione della si sono rinvenute tracce più o meno Soprintendenza (1964) si sono consistenti di frequentazione dal susseguiti rinvenimenti fortuiti; da Neolitico al periodo imperiale, ricordare il celebre askos scarse e sporadiche per le fasi “Catarinella” di tipo canosino di fine comprese fra il Neolitico (ceramica IV sec. a.C., che ora si può porre in in stile Diana in loc. S. Felice) e il relazione con la necropoli della Bronzo finale (zona cimitero e di valle delle Carrozze; un gruppo di

32 bronzi, alcuni della prima età del precisa distribuzione, al pari di Ferro, tombe, numerose ante-fisse quanto avviene a Banzi. da Gravetta e dalla punta più E del BIBLIOGRAFIA paese, tombe e resti di capanne nel M. Lacava, Lavello. Antico pozzo centro abitato. Dal 1970 si sono sepolcrale trovato nei pressi del susseguite campagne di scavo paese, Notizie degli Scavi, 1889, p. regolari; nella Valle delle Carrozze è 137; G. Racioppi, Storia dei popoli stata rinvenuta una necropoli di IV della Lucania e della Basilicata, sec. a.C. con tombe a camera di tipo Roma 1889, I, 381; M. Lacava, canosino; gli scavi Tocco del 1973- Topografia e storia di Metaponto, 1974 in contrada S. Felice hanno Napoli 1891, pp. 355-357; L. portato in luce, insieme ad una Pigorini, La paletnologia nella vasta necropoli di VI-IV sec. a.C., i Basilicata, Bullettino di Paletnologia resti di un edificio di grandi Italiana, XXI, 1895, pp. 105-108; G. dimensioni con funzioni Montano, Brevi note su poche probabilmente sacrali, mentre iscrizioni antiche, Potenza 1900, p. un’altra area di abitato di IV sec. 5, p. 9; D. St. Martin, L’epigrafe a.C. veniva indagata ai limiti della latino-greca di Lavello, Epigraphica, contrada Carrozze. Dal 1979 in poi, XI, 1949, pp. 71-76; V. Valente, gli scavi Bottini hanno portato in Lavello, Notizie degli Scavi, 1949, p. luce in contrada Casino un’altra 107; P. Di Stasi, Lavello romano, necropoli (databili fra il primo Lavello 1958; D. Adamesteanu, quarto del VII sec. a.C. e la metà Lavello, Bollettino di Archeologia, del IV sec. a.C.) e consistenti nuclei LII, 1967, 45; E. T. Salmon, di abitato a partire dalla metà Samnium and the Samnites, dell’VIII sec. a.C. alla metà del IV Cambridge 1967, p. 231; M. Sordi, sec. a.C. Le tombe a fossa, le più Roma e i Sanniti nel IV secolo a.C., antiche spesso riutilizzate, con Bologna 1969, p. 72ss.; G. Alvisi, La copertura a lastroni (ad eccezione viabilità romana della Daunia, Bari del tumulo 317 e della tomba 279 s.d. [ma 1970], p. 105ss.; Aa.Vv., ‘principesca’) e a semicamera le più Popoli anellenici in Basilicata, recenti, hanno restituito Napoli 1971; D. Adamesteanu, La abbondante ceramica Basilicata antica. Storia e subgeometrica daunia, a vernice monumenti, Cava dei Tirreni 1974. nera, apula a figure rosse e M numerosi bronzi di ornamento (Provincia di Potenza). personale ed armi. Per quanto Durante l’apertura della strada che riguarda l’abitato, alle capanne di scende al porto furono rinvenute forma più o meno ovale di VIII e delle monete che poi furono VII sec. a.C. succedono nel VIle trafugate, ma sono attestate prime costruzioni a secco in frequentazioni che vanno dal muratura leggera sostituite a fine V Paleolitico Superiore sino a tutta sec. a.C. da costruzioni su l’età romana, senza soluzione di fondamenta più solide con continuità. copertura in tegole ed ambienti Alcuni ritengono di individuare in articolati in maniera più complessa. Maratea la Blanda (o Blanda Julia) I resti delle capanne prima e delle attestata in Liv., 24, 20, 5 e Tab. case poi si alternano agli spazi Peut., VII, 1. vuoti e alle sepolture senza una A Capo la Timpa furono rinvenuti reperti dll’età del Bronzo e 33 dell’epoca imperiale, mentre anfore MARSICO VETERE (Provincia di greco-italiche e rodie sono Potenza). Come in localizzate presso la Darsena. anche presso Marsico Vetere, sul BIBLIOGRAFIA monte Civita, è stato identificato un M. Lacava, Del sito di Blanda, Lao e insediamento antico racchiuso Tebe Lucana, Napoli 1891; P.G. entro una cinta fortificata, Guzzo, Per lo studio del territorio di probabilmente frequentato anche Laos, Bollettino di Archeologia, in epoca medievale. Alcunr fornaci, LXVIII, 17, 1983, pp. 57-66; P. inoltre, furono rinvenute in località Bottini-A. Freschi-E. De Magistris, Pedale. Archeologia subacquea a Maratea. BIBLIOGRAFIA Catalogo della mostra, Lagonegro G. Antonini di San Biase, La 1984; A. Freschi, Ancore romane Lucania. Discorsi storici divisi in tre dal mare di Maratea, Mondo parti, Napoli 1797, II, p. 46; E. sommerso, 1984, 8, pp. 29-30; P. Greco, Petelia, Vertinae e Calasarna, Bottini, Recupero di ceppi d’ancora Annali dell’Istituto Orientale di a Maratea, Archeologia subacquea Napoli, Il, 1980, pp. 83-92. 2, Bollettino di Archeologia, 8. VI, MATERA (Capoluogo di Provincia). XXIX, 1985, Suppl., pp. 149-150. Già nel 1595 era conosciuta MARSICO NUOVO (Provincia di l’importanza archeologica della città Potenza). Varie zone archeologiche di Matera, quando con l’espansione solo localizzate in più punti, come urbana vennero alla luce vari tipi La Civita (anche in questo caso il di sepolcri, associati talvolta a toponimo è significativo per “colombari” ed intere necropoli. indicare la presenza di ruderi), Gattini individuò sepolcri nel 1802- probabilmente circondata anche da 1856 sotto i palazzi Malvezzi e un circuito difensivo, Portello e Gattini (tombe a fossa con corredi Casale, con sepolture dall’età del di vasellame a vernice nera e a Ferro a tutto il medioevo. figure rosse), sotto il Monastero Negli anni 1823-1825 furono della Annunziata, sulla Civita, nel rinvenute alcune deposizioni nella Conservatorio di S. Giuseppe, in Piazza del centro attuale ed in contrada Purgatorio vecchio e sulla località S. Donato, con corredi strada Pendino. Subito dopo il riferibili ad età classica, simili a Ridola iniziò gli scavi a S. Martino, quelli rinvenuti recentemente in Timmari-San salvatore. contrada Agri e Piana del Lago. Alla vigilia della Seconda Guerra BIBLIOGRAFIA Mondiale Eleonora Bracco scava A. Lombardi, Saggio sulla nella Civita presso la cattedrale e topografia e sugli avanzi delle nel Sasso Caveoso, individuando antiche città italo-greche, lucane, una storia della città che va all’età daune e peucezie comprese del Bronzo, come attestano i nell’odierna Basilicata, Napoli 1834, rinvenimenti appenninici e quelli pp. 235-236; G. Racioppi, Storia dei proto-villanoviani del Castello, sino popoli della Lucania e della al VII sec. d.C. Basilicata, Roma 1889, I, p. 375; L. A S. Nicola dei Greci, nel Sasso Ventre, La Lucania dalle origini Barisano, un butto ha documentato all’epoca odierna vista ed illustrata reperti dall’età del Ferro fino ad attraverso la storia della città di epoca contemporanea. Marsico Nuovo, Salerno 1961, p. 97. A Matera è ubicato anche il Museo Archeologico Nazionale “Domenico

34 Ridola”che fu istituito nel febbraio Monsignore) e da numerosi 1911 con la donazione allo Stato manufatti (cuspidi di freccia, selce, delle collezioni che appartennero al asce martello, teste di mazza, ecc.), Senatore Domenico Ridola. Esso fu rinvenuti in varie località. Meglio inizialmente sistemato nei locali documentata è la media Età del dell'ex convento annesso alla Chiesa Bronzo, di cui conosciamo le tombe di Santa Chiara, cui furono aggiunti a grotticella di Parco dei Monaci, altre sale nel 1950 e nel 1975 e, San Francesco, Cappuccini 2) o “a nel 1991, un nuovo edificio dove si cista” e le grandi tombe a circolo di trovano anche i laboratori ed i Murgia Timone. magazzini. Nei locali dell'edificio Le restanti vetrine sono alla nota seicentesco è allestita la Sezione necropoli ad incinerazione di Preistorica, quasi completamente Timmari, dell’Età del Bronzo del costituita dai materiali provenienti Bronzo finale, in cui furono trovate dalle ricerche che il Ridola realizzò urne coperte da ciottoli, talvolta nel territorio di Matera tra il 1870 protette da pietre e deposte in e il 1920. A questo primo nucleo si fosse, oppure circondate di ciste di sono aggiunti i risultati degli scavi pietra e munite di rozze stele. I negli insediamenti preistorici di manufatti testimoniano una durata Murgia Timone, Tirlecchia e Serra della necropoli dal XII al X sec. a.C. d'Alto e quelli dello scavo di Una piccola sala dell'edificio Trasano. seicentesco, dedicata al visitatore Le vetrine della sezione preistorica, del Museo, conserva intatti gli quindi, sono state più volte allestite arredi originari degli anni Venti di data la ricchezza del materiale. Le questo secolo, nei quali trovano prime vetrine mostrano industrie posto i documenti ed i reperti litiche del Paleolitico inferiore e attestanti l’attività di medico, medio provenienti da varie località parlamentare ed archeologo del del Materano e testimonianti Ridola. un’intensa. Il Paleolitico superiore è Nella sala già detta "Valle del invece scarsamente rappresentato Bradano" sono esposti i rnateriali da pochi manufatti di superficie; vi provenienti da Miglionico, Monte sono, comunque, ciottoli decorati Irsi, Irsina, acquisiti con donazioni con motivi geometrici incisi, e scavi; sono presenti, inoltre, analoghi a quelli rinvenuti in materiali provenienti dagli abitati contesti epi-romanelliani del di San Biagio presso Salento come Grotta delle Veneri di Montescaglioso. Al piano terra, Parabita e la stessa Grotta nella sala già detta "Valle del Romanelli. Tracce di Paleolitico Basento", sono esposti i materiali medio e superiore sono anche nella provenienti dalle città fortificate di Grotta dei Pipistrelli. Seguono poi le Tricarico-Civita, Serra del Cedro, vetrine dedicate ai grandi villaggi Croccia Cognato, gli importanti trincerati neolitici situati sulle materiaili delle stipi votive di Murge attorno a Matera. Garaguso, e i corredi tombali di San La frequentazione del Materano Mauro Forte. durante l'Età del Rame è BIBLIOGRAFIA documentata da materiali F. P. Volpe, Memorie storiche, provenienti da tombe “a grotticella” profane e religiose sulla città di artificiali attribuibili alla Cultura di Matera, Napoli 1818, pp. 10-18; G. Laterza (Cappuccini I Serra Gattini, Note storiche sulla città di

35 Matera, Napoli 1882, pp. 3-4; D. dell'antichità soprattutto nel suo Ridola, La Paletnologia nel territorio, non ha ancora fornito Materano, Bullettino di Paletnologia alcuna notizia sul deposito Italiana, XXVII, 1901, pp. 27-41; archeologico urbano, ad esclusione Id., Le origini di Matera, Roma di quello del castello, i cui restauri, 1906; E. Bracco, Matera. diretti da Gaspare Lenzi misero in Rinvenimenti di età varia in località luce, a partire dagli anni Trenta, Ospedale vecchio, Notizie degli molti dati inediti. Scavi, 1935, pp. 107-124; Ead., I1 sistema difensivo del castello è Matera. Rinvenimento di un costituito da un fossato, uno spalto sepolcro di età greca nel Sasso e dieci torri, tre a pianta Caveoso, Notizie degli Scavi, 1936, pentagonale e sette a pianta pp. 84-88; Ead., Matera. quadrata, unite da una cortina che Rinvenimento di una tomba di età si salda alle fortificazioni barbarica, Notizie degli Scavi, 1949, dell'abitato. Queste ultime, datate pp. 136-137; Ead., Matera. alla metà del XV secolo, furono Necropoli dei bassi tempi, Notizie costruite da Giovanni II Caracciolo, degli Scavi, 1950, pp. 140-167; e si estendono per una lunghezza di Aa.Vv., Il Museo nazionale Ridola di tre chilometri seguendo la Matera, Matera 1979. morfologia del terreno con una MELFI (Provincia di Potenza). Nel serie di bastioni, torri e feritoie. centro storico di questa famosa Attualmente il castello conserva un città sono documentate nucleo più antico, verosimilmente frequentazioni dal Neolitico (VI-IV normanno, costituito da torri millennio a.C.) sino all’inizio dell’età quadrate poste alle estremità del Ferro. dell'ingresso al Museo Archeologico La contrada nota come Leonessa ha Nazionale, i cui cantonali si restituito antefisse di tipo campano raccordano con aggiunte posteriori, con volto femminile chiuso entro e da un'altra torre posta nell'angolo un nimbo di foglie baccellate, della ovest -l'ultima scomparve o non fu fine del VI-inizi del V sec. a.C. Alla mai realizzata- circondando infine fine degli anni Sessanta vennero due enormi locali voltati a pieno casualmente messe in luce i resti di centro. una fattoria di età imperiale. Se non si sa quasi nulla del castello Furono anche individuate sul in età sveva è a partire dal 1269 terreno, per una vasta area, che la fortezza vi dapprima numerose tracce di altre fattorie restaurata in parte ad opera del appartenenti forse ad un vicus a carpentiere Jean de Toul cui vanno verosimilmente collegate successivamente, dal 1271, sono le tombe i cui corredi, del II-III tenute alla sua manutenzione le sec. d.C., sono costituiti da lucerna, località di Melfi, Monticchio, S. vaso e scarpe chiodate a cui si Andrea e Venosa. I1 4 agosto 1277 accompagnano talvolta monete ed la curia, ritenendo che dovessero oggetti di ornamento. essere completate la stalla, la torre In località Tesoro si è individuato e i muri, nomina Riccardo da Foggia un nucleo altomedievale con resti con l'incarico di magister affinché di abitazioni agricole di età provveda di procurare manovali imperiale. (manipuli) ed asini (somerii) per il L'antica città di Melfi, oltre a trasporto del materiale necessario. conservare molte vestigia Oltre alle note successive che

36 riguardano la richiesta di altri stannifero, ed un piatto con figura cavatori, sterratori (scappatores umana che trattiene con una mano lapidum) e muratori (magistros una palmetta in bruno-manganese muratores) nonché, travi di legno ritoccata in verde. Entrambi sono richieste dal magister carpenterius reperti che per ora non è possibile Giovanni de Tullo. inquadrare in un preciso luogo di Tra il 1277 e il 1280 una massa produzione, tuttavia una ciotola con imponente di forze e lavori sono piede ad anello dipinta in bruno e concentrati a Lucera e a Melfi e, azzurro con resto di grifo è simile per quanto concerne il nostro ad un reperto conservato nel castello, si possono riassumere così: Museo Civico di Canosa. E' probabile realizzazione del profondo fossato, che quest'ultimo provenga da Melfi, che servì anche da cava di città nella quale dovevano esserci estrazione; costruzione di tutta l'ala alcune fornaci, come quelle che nord est con la cinta e tre cortili hanno prodotto la protomaiolica (della Cisterna, del Mortorio e degli con decorazioni policrome Armigeri) e della sala sicuramente attestate a Salapia dell’Imperatore. Dunque la torre (Manfredonia) ed Otranto. cosiddetta del Marcancione, che Escludendo, per ora, delle fornaci Bertaux aveva ipotizzato di età nella stessa Trani, troviamo in sveva, potrebbe inserirsi in questo Melfi reperti di Canosa, Salapia e contesto, come vedremo in seguito. locali, gettati nella Torre del Dopo gli Angiò il castello passò agli Marcancione all'inizio dei lavori Acciaioli (1346-1392), ai Marzano diretti da Giovanni de Tullo, (fino al 1416), ai Caracciolo che quando fu necessario racchiudere il realizzarono la cinta della città e nucleo più antico senza la infine ai Doria che presero in realizzazione di un fossato dove ora consegna anche il castello di si trovano i cortili. Lagopesole, vita che viene BIBLIOGRAFIA documentata anche dalla ceramica E. Sthamer, Dokumente zur maiolica dipinta in blu in entrambi Geschichte der Kastellbauten. i siti. Kaiser Friedrichs II. und Karls I.von Ritornando però al castello nel suo Anjou (Ergänzungsband II, in Die insieme e con il fine di delimitare Bauten der Hohenstaufen in le strutture murarie più antiche, Unteritalien), band II, Apulien und possiamo considerare quelle Basilicata, Leipzig 1926; G. Lenzi, I1 racchiuse da altre certamente castello di Melfi e la sua seriori. I frammenti ceramici che costruzione, Amatrice 1935; D. personalmente ho visionato Adamesteanu, Candelabro in provengono da "strati" di bronzo da MeIfi, ASMG, N.S. VI-III, riempimento dovuti ad una serie di 1965-1966, pp. 199-208; G. Tocco, lavori successivi al 1269, che Melfi, in AA.VV., Popoli anellenici trovano confronti diretti con quelli in Basilicata, Potenza 1971, pp. provenienti dal pozzo n.2 della 104-128; D. Adamesteanu, fortezza di Trani. In particolare lo Basilicata antica, Cava dei Tirreni scavo stratigrafico condotto nel 1974, pp. 161-186; G. Tocco, Scavi 1993 ha datato il materiale tra il nel territorio di Melfi, in AA.VV., 1260 e il 1292 e concorda con una Civiltà preistoriche e protostoriche ciotola con foglie dipinte a graticcio della Daunia, Firenze 1975, pp. in verde sotto rivestimento 334-339; R. Licinio, Castelli

37 Medievali. Puglia e Basilicata: dai con probabili frequentazioni anche Normanni a Federico II e Carlo I ad un’epoca medievale imprecisata. d'Angiò, Bari 1994, p. 308. BIBLIOGRAFIA MIGLIONICO (Provincia di M. Lacava, Topografia e storia di Matera). Poche e confuse sono Metaponto, Napoli 1891, pp. 38-45; relative a questo grande centro. Si V. Di Cicco, Antichità varie scoperte sa che nel centro storico furono nella Basilicata, Notizie degli Scavi, messe in luce alcune strutture 1901, pp. 266-270. pertinenti ad un edificio (Provincia di rettangolare di m. 12x4, associato a Potenza). Si ha notizia del rinvenimenti monetali normanni, rinvenimento di una moneta di angioini e aragonesi, pertanto si Metaponto con il tipo di Leucippo e suppone trattarsi di un edificio di di una moneta di Taranto (o di culto cristiano o pubblico di età Eraclea), forse provenienti dalla medievale o rinascimentale contrada Madonna del Vetere, in abbattutto successivamente. cui sappiamo che fu scoperta una Sempre nel centro storico furono cinta muraria a doppio paramento anche scoperte delle monete incuse con emplecton delle spessore di m. di Sibari, Metaponto, Caulonia e 2, in associazione con ceramica a Crotone, mentre in contrada vernice nera. Nei pressi della grotta Porsaro furono trovate quasi di S. Michele posta a Murgia S. cinquecento monete di età Angelo, insiste un villaggio del imperiale. Bronzo. Nel 1911 in località Vigna Guida si BIBLIOGRAFIA rinvennero i manici antropomorfi N. Corda, Storia delle Due Sicilie, di patere in bronzo del VI e degli dall’antichità più remota al 1789, inizi del V sec. a.C.; in contrada Napoli 1847, III, p. 71; G. Racioppi, Serra S. Giovanni vi è una necropoli Storia dei popoli della Lucania e con tombe arcaiche a fossa e a della Basilicata, Roma 1889, I, p. sarcofago; presso Cava di S. Rocco 375. fu rinvenuta la tomba di un MONTALBANO JONICO (Provincia guerriero della seconda metà del V di Matera). Nella contrada Ucio sec. a.C, con elmo corinzio in bronzo, furono trovate 46 monete d’argento associabile ad una necropoli presso del I sec. a.C. il Cimitero del VII-IV sec. a.C. (Provincia di BIBLIOGRAFIA Potenza). In località Santa Maria T. Ricciardi, Notizie storiche di della Gloriosa, sede della Chiesa Miglionico, Napoli 1867; F. G. Lo omonima, affiorano reperti in Porto, Bronzi arcaici e vasi attici invetriata riferibili al XIII-XIV sec.; inediti del Museo Ridola di Matera, in loc. San Nicola, erano visibili i Bollettino di Archeologia, LIII, resti di un acquedotto. 1968, pp. 110-122; D. BIBLIOGRAFIA Adamesteanu, Popoli anellenici in A. Bozza, La lucania-Studii storico- Basilicata, Napoli 1971, p. 34. archeologici, Rionero 1888, p. 168. (Provincia di MONTESCAGLIOSO (Provincia di Potenza). Nelle contrade vicine a Matera). Della città di Missanello, ed in particolare Montescaglioso non abbiamo notizie Castiglione, furono trovati alcuni nelle fonti antiche. Gattini riteneva reperti riferibili all’VIII sec. a.C., che l’ipotesi dell’Abate della Noce fosse saatta, e cioè che

38 Montescaglioso fosse stata fondata relazione con questo vasto abitato “dalle rovine di Metaponto” da sono state scoperte due aree sacre, Alessandro Severo (222-235), a Cugno la Volta. donde il nome di Civitas Severiana Non si conoscono le fasi delle fonti medievali, come si vedrà cronologiche successive, anche se il infra. sito medievale, secondo la Sia nel centro attuale che nell’agro tradizione, sorse come cenobio di Montescaglioso sono state italo-greco o benedettino. Secondo effettuate numerose scoperte, per il primo storico dell'Abbazia, cui già Gattini poteva riferire che Serafino Tansi, a Roberto sarebbe furono ritrovati “nell’interno del succeduto un Umfredo e, paese e nella periferia e successivamente, Guglielmo, cui propriamente nelle contrade Borgo spettò Polla (prov. Salerno), Nuovo, Pastano Marchesale, Serre e Saponara e Brienza (prov. Potenza). sant’Antonio”. La cronologia più Guglielmo morì nel 1138 e fu alta, tra il materiale pubblicato –ad seppellito nella chiesa di Polla. esclusione dell’abitato del Bronzo di Succedendogli il figlio Roberto, Monte Vetere e Difesa S. Biagio–, è questi partecipò alla sommossa del quello di contrada Gisina, presso il 1139 contro Ruggero d'Altavilla e, Cimitero, dove in una fossa furono sconfitto, perdette metà feudo di trovati sei vasi ed un attingitoio Noja (oggi Noicattaro prov. Bari) e che certamente dovevano nel 1155-56 dopo un'altra rivolta, appartenere ad un corredo perdette anche i feudi di Polla e funerario databile al IV-V sec. a.C.; Brienza. La città di Montescaglioso in Largo La Croce fu scoperta una fu affidata al normanno Umfredo tomba con materiali riferibili al IV che, lasciandola dopo il 1096 al sec. a.C. e presso Santa Maria di figlio Goffredo (fratello a sua a sua Vetrano lungo la via per Bernalda, volta di Rodolfo Maccabeo che ebbe fu trovata un’altra tomba con Pisticci ed Appio), questi la cedette reperti del IV-III sec. a.C. a sua volta al figlio Rodolfo. Quando Tracce di frequentazione e di Rodolfo Maccabeo, grazie al insediamenti dell’età del Bronzo e matrimonio con la contessa Emma, della prima età del Ferro sono state figlia del Gran Conte Ruggero rinvenute a Monte Vetere. d'Altavilla, amplia i suoi possessi Dall’età ellenistica a quella romana scalzando il nipote Rodolfo ed repubblicana la vita edifica una nuova Civitas detta dell’insediamento sembra contrarsi, Severiana o anche Mons Caveosus come attestano l’abbandono in età che, secondo Romualdo Salernitano, precedente di Difesa S. Biagio, fu completata nel 1101. anche se Montescaglioso risulta BIBLIOGRAFIA municipium retto da quattuorviri. G. B. Pacichelli, Il regno di Napoli in Nell’agro di Montescaglioso. a 5 Km. prospettiva, diviso in dodici di distanza dal centro abitato, nel provincie, Napoli 1703, parte I, p. 1982 è iniziato ed è attualmente in 292; S. Tansi, Historia cronologica corso lo scavo l’abitato (ad opera Monasterii S. Michaelis Arcangeli del prof. Francesco D’Andria della Montis Caveosi, Napoli 1746; M. Scuola di Specializzazione in Lacava, Topografia e storia di Archeologia dell’Università della Metaponto, Napoli 1891, p. 179; E. Basilicata-sede di Matera) del vasto Bracco, Montescaglioso. insediamento di Difesa S. Biagio. In Rinvenimenti di sepolcri di età

39 greca, Notizie degli Scavi, 1947, pp. . Avanzi del recinto 130-153; C. Valente, pelasgico a Raia S. Basile, ove si Montescaglioso, Notizie degli Scavi, pone la sede dell’antica 1949, pp. 109-110; F. D’Andria-D. Numistrone, Notizie degli Scavi, Roubis, L’insediamento indigeno di 1897, pp. 183-184; L. Cappiello, La Difesa San Biagio a Montescaglioso. Cattedrale e l’episcopio di Muro Seconda campagna di scavo 1996, Lucano nelle preesistenti Siris, I, 1999, pp. 123-155. configurazioni architettoniche, MURO LUCANO (Provincia di Basilicata regione. Notizie, 92, 1999, Potenza). Alcuni identificano la pp. 67-80. località Raia S. Basile-Torrano con N l’antica città di Numistro, ma fu (Provincia di Potenza). A solo intorno al 1890 che fu scoperta Nemoli (fino al 1828 Bosco, poi una cinta poligonale riferibile ad un latinizzato, da nemus olim) sono vasto insediamento del IV sec. a.C., documentati resti dell’età del associabile a ritrovamenti di vasi e Bronzo fino ad epoca imperiale, monete. Altre località, come Le riferibili alle località S. Brancato e Antiche, Monte Torrano e Le Piana dei Pagani, località oggi Caselle, hanno restituito medesimo irrintracciabili ma che forse sono materiale; tuttavia è nella metà del riferibili alla contrada Maschera, XX sec. che Ranaldi pubblica i dati dove venne alla luce un’area sacra. di scavo di uno scavo nei pressi BIBLIOGRAFIA delle mura megalitiche, che A. Lombardi, Saggio sulla restituisce reperti del III sec. a.C. topografia e sugli avanzi delle città insieme ad altri invetriati di italo-greche, lucane, daunie e periodo medievale, ipotizzando che peucezie, comprese nell’odierna una parte delle mura fosse Basilicata, Mcm Inst, 1, 1832, pp. certamente medievale. 241-242 Rinvenimenti sporadici sono NOEPOLI (Provincia di Potenza) In localizzati in pieno centro storico e contrada Manche furono rinvenute nella Cattedrale (epigrafi), che sepolture di IX-VIII sec. a.C. con recentemente è stata oggetto di corredi che presentano fibule ad restauri. arco serpeggiante. BIBLIOGRAFIA BIBLIOGRAFIA C. Gatta, Memorie topografico- S. Bianco-M. Tagliente, Il Museo storiche della provincia di Lucania, Nazionale della Siritide a Policoro, Napoli 1743, p. 44; M. Lacava, Muro Roma-Bari 1985, 71, p. 113. Lucano, Notizie degli Scavi, 1881, p. NOVA SIRI (Provincia di Matera). 122; Id., Muro Lucano, Notizie degli Secondo la tradizione il suo antico Scavi, 1883, p. 378; Id., Muro nome era Bellita, rifondata dopo la Lucano, Notizie degli Scavi, 1886, distruzione di Siris. Nei pressi pp. 281-282; M. Cianci di insiste l’insediamento di Cugno dei Sanseverino, Da Castelgrande agli Vagni, ovvero di una estesa grossa avanzi ciclopici di Muro Lucano, villa, probabilmente costruita Napoli 1889, pp. 83-109; M. all’inizio dell’età imperiale ed attiva Lacava, Numistrone e sue fino all’età severiana corredata di vicinanze, Potenza 1890; L. un impianto termale, collegabile ad Martuscelli, Numistrone e Muro un vicino pagus. Lucano: note, appunti e ricordi storici, Napoli 1896; G. Patroni,

40 O identificato il sito della Fons OLIVETO LUCANO (Provincia di Bandusia citata da Orazio Matera). Nei pressi del centro (Provincia di attuale furono rinvenute “tombe Potenza). Al 1926 rusale la notizia dell’epoca romana”. di un ritrovamento di un anello (Provincia di datato al III sec. a.C. Potenza). In questo sito, chnel BIBLIOGRAFIA quale già nel XVIII sec. vi avevano F. P. Laviano, La vecchia Conza e il individuato l’antica Opinum, fu castello di Pescopagano, Trani, scoperta, presso Lago delle Noci, la 1926. Tabula Bantina. Ad Oppido, infatti, (Provincia di Potenza). « il suo territorio non è privo di Anche a Picerno si attribuisce un antichi sepolcri, e se ne sono altro nome, Acerronia, e vengono disseppelliti alcuni, che han addotte alcune tombe risalenti al II prodotto oggetti di molto pregio, sec. a.C. rinvenute in contrada come vasi italo-greci, armi, bronzi, Serralta, già Campolongo (ma monete. Niun vestigio però di probabilmente si tratta di due fabbriche e altri ruderi antichi si insediamenti distinti), di cui osserva in quella contrada», anche Picerno sembra essere quello più se solo successivamente fu ranaldi esteso a ridosso del torrente a trovare «tracce di recinti Ontrato. apparentemente identici a quelli di Lungo le suggestive e tortuose Vaglio e ed alcuni strade del paese non manca il addirittura più antichi e che, in castello, i cui resti sono evidenziati infinite estensioni di terreni, si dai ruderi di una torre circolare, possono raccogliere resti di nella contrada urbana detta “Bassa materiale archeologico sovente di la terra” o “Toppo S. Leonardo”. notevole interesse». Nel 1967 fu Quest’ultimo toponimo deriva dalla rinvenuto fortuitamente un presenza di un monastero secondo frammento della Tabula addossato al castello appartenente, Bantina e furono rilevate alcune come riporta la tradizione, alla tombe con resti di abitazioni famiglia Pignatelli. Nella contrada S. Anastasia, la PIETRAGALLA (Provincia di Masseria Pignatari-Ciccotti è Potenza). In localita Torretta di costruita su di una cisterna romana, Pietragalla sorge nua necropoli e da a due piani, con contrafforti un abitato con due cinte murarie all’esterno, mentre a S. Gillio vi costituite da blocchi parallelepipedi sono i resti di una grande villa con che coprono una fase cronologica cisterna realizzata in opus mixtum dal VII al IV sec. a.C. riferibile ad altre strutture databili BIBLIOGRAFIA al I-IV sec. d.C. P. G. Guzzo, Le città scomparse della BIBLIOGRAFIA magna Grecia, Roma 1990, p. 363. E. Magaldi, Lucania romana, Roma PIETRAPERTOSA (Provincia di 1947, I, pp. 85-87. Potenza). Le notizie di rinvenimenti archeologici relativi a Pietrapertosa P risalgono prevalentemente alla fine del secolo scorso e consentono di (Provincia di Potenza). accertare una frequentazione del Presso il centro, in località territorio in età preistorica e Boschetto di Paglione, viene protostorica. Nel 1890, nel corso di

41 lavori per la costruzione della linea Cognato ricordato nella vita di S. ferroviaria Napoli-Metaponto, Guglielmo da Vercelli. Sappiamo viene segnalata la scoperta di una che il Santo, dopo aver fondato grotta con sepoltura probabilmente Montevergine, quando decise di eneolitica fra le stazioni di Albano ritirarsi nei luoghi più inaccessibili, di Lucania e Campomaggiore; dimorò per qualche tempo presso il materiali e tombe riferibili al lago Laceno, poi con S. Giovanni da medesimo periodo sono Matera si inoltrò nella Lucania documentati anche più a S in giungendo a Cognato. Il toponimo, direzione di Metaponto. Alla tarda riportato nelle fonti come Mons età del Ferro sembrano databili Cuneatus (cioè con sporgenze e invece gruppi di tombe rinvenuti in solchi vallivi), è ad oriente del contrada S. Giovanni, a circa 10 km. Laceno e del Goleto. Qui fu costruito da Pietrapertosa con materiali in il Monastero dedicato a S. Maria, bronzo anche figurati che trovano luogo visitato da un comes significativi riscontri nella coeva Robertus Poletinus (forse Roberto necropoli di Aia Orlando, de Lauro, conte di Caserta). Oggi il individuata sempre sul finire punto più elevato del bosco di dell’Ottocento nel territorio del Cognato è il Monte Croccia o la limitrofo comune di Castelmezzano. Croccia, m. 1149, che conserva i Notizie incerte, e comunque da resti di un grande villaggio verificare, si hanno sulla cittadina fortificato del X sec. a.C. Qui i due di Pietrapertosa, che fanno risalire Santi rimasero insieme per alcuni al console romano Guinio Bubulco la giorni, poi S. Giovanni proseguì costruzione di un insediamento di verso Oriente, mentre S. Guglielmo, Pietraperciata; lo stesso Guinio rimasto in quel luogo per un Bubulco avrebbe fatto costruire periodo più lungo, scambiato per due accampamenti romani in due una spia, fu ferito gravemente alla località distinte, Campomaggiore e testa. Con l’aiuto degli abitanti però Campominore che dovevano egli fondò il Monastero della SS. ma difendere il centro di Pietrapertosa. Vergine Maria con annessa chiesa, E' probabile che proprio la di cui qualche traccia è visibile strategica posizione geografica fece nella Cappella di S. Maria di di Pietrapertosa una funzione Cognato. Questa testimonianza preminente ed egemonica tra i indica che la Basilicata è l’unica centri abitati che sorgono intorno regione, insieme alla , ad ad essa nell’ambito del territorio aver beneficiato maggiormente delle Dolomiti Lucane, anche se della presenza e dell’opera dei altri centri come Cryptulae Verginiani, senza contare quella dei (Grottole), Tricarico e Brindisi di Benedettini e degli Italo-greci. Montagna risultano abitati e Il Catalogus Baronum (l’elenco dei fortificati già in antico. feudatari e suffeudatari del Regno L’insediamento prende il nome normanno tra il 1152 e il dall’antica Petraperciata, cioè 1190)riporta il feudatario Roberto “forata”, ed è il comune più alto (§ 131: «Robbertus Petreperciate della Basilicata, in quanto si frater Guillelmi de Petraperciata sviluppa sulle rocce delle Dolomiti tenet in balium e principatu Lucane, ben protetto da eventuali Tarenti/ Petramperciatam quod incursioni dalla valle. Da qui si sicut dixit est feudum duorum raggiunge il bosco di Gallipoli militum et cum augmento obtulit/

42 milites quatuor et servientes sex, et ceramici invetriati, fatto che si necesse fuerit in partibus illis permetterebbe alla struttura una quot quot (sic)habere poterit»; lo datazione ancora più precisa. La stesso in § 69: «Robbertus caratteristica facciata si presenta Petreperciate tenet in balio de come un muro continuo che si predicto Comite Campum Maiorem unisce da un lato, come si è detto, et Trefogiam feudum/ trium al torrione circolare, dall’altro alla militum et cum augmento obtulit stessa roccia che conduce sex milites et quatuor servientes»). direttamente al punto più alto Considerando che, a quel tempo dell’insediamento. Nel muro sono veniva fornito un milites (un riconoscibili due finestre cavaliere seguito da due scudieri) rettangolari che ricordano le per una rendita di venti once d’oro, “batterie” del XV sec., ed sappiamo che il feudatario Roberto ovviamente l’ingresso, che si possedeva una rendita massima di attraversa per raggiungere il cortile 80-120 once d’oro, fatto che fa del castello. Esso fu costruito con ipotizzare il feudo come abbastanza grossi blocchi che formano un arco ricco. Probabilmente è questa a tutto sesto, lievemente ribassato. ricchezza che permette a Appena entrati nella fortezza si Pietrapertosa, a Castel Bellotto, notano degli ambienti che si villaggio abitato nella metà del uniscono direttamente alla facciata. Duecento e al casale di Trifoggio, di Sono riconoscibili almeno due fornirsi di una fortificazione che, livelli, anche se forse se ne deve proprio perché arroccata sulle aggiungere un altro; a partire dal montagne, si è perfettamente primo piano, infatti, si può notare, conservata sia nell’architettura che in sezione, due vani voltati a botte, nell’ameno paesaggio; il Castello i cui muri portanti sembrano essere primeggia su tutte le costruzioni. stati restaurati specialmente nei Iniziato, sembra, nel X sec. ad opera rinforzi delle coperture, che oggi di alcuni musulmani guidati da un appaiono “a terrazzo”. Al secondo certo Bomar, poggia direttamente livello, che ad all’altezza di circa sulla roccia e domina sull’abitato. 1,70 metri presenta un arco di Il fortilizio conserva un torrione scarico, è visibile l’altro ambiente circolare al quale si unisce un muro perfettamente collegato che delimita, all’interno, alcuni all’impianto originario della ambienti, la cui descrizione sarà a facciata; a fianco, inoltre, si notano i breve. Il muro rappresenta, in resti di un canale in muratura, realtà, una facciata vera e propria certamente un canale per le acque realizzata con corsi di pietra meteoriche, che prosegue in basso subrorizzontali, un tempo dove non è presente alcuna probabilmente stilati, nella cui muratura, ma se ne seguono le malta di allettamento sono presenti tracce nella roccia. Sembra dunque alcuni frammenti ceramici come chiaro che la maggior parte degli tegole e coppi; tra le tegole sono interventi di scavo nella viva roccia riconoscibili quelle con i margini debba ascriversi al periodo di ricurvi ed incavati, ascrivibili costruzione della fortezza, che così genericamente a partire dal XII si caratterizza con un torrione sino al pieno XV sec. Non sembra, al circolare ed un ambiente momento, che tra i componenti rettangolare a più vani sovrapposti, della malta vi siano frammenti ma dalla semplice planimetria. Nel

43 “cortile interno” sono visibili due del castello di Pietrapertosa di cui settori importanti, quello si ampliò l'edificio originale: le meridionale dove tutte le opere strutture difensive vennero sono eseguite in roccia, quello rinforzate soprattutto dal lato settentrionale dove corre una settentrionale e da quello orientale struttura muraria lunga, che segue assicurando così una maggiore grosso modo l’andamento della difesa alla zona di accesso al collina quasi alla stessa isoipsa. castello. A partire dal XIII secolo Potrebbe essere, in realtà, di un Pietrapertosa non compare più medesimo intervento, ma con negli atti ufficiali e nelle cronache alcuni rifacimenti abbastanza come centro di importanza visibili. In primo luogo, lungo rilevante per la regione Basilicata; questa struttura muraria sono solo nel settenbre del 1280 viene visibili due “finestre”, in parte inserito in quelle località tenute tamponate, con arco a sesto alla ricostruzione e al restauro del ribassato: non sono certo opere castello di Melfi, per una tassa di 4 bizantine, arabe o sveve, ma si once d’oro, 3 tarì e 12 grana. Sino tratta di un accorgimento alla metà del XIV sec. non si architettonico del XV- XVI sec., conosce nulla dell’espansione come del resto credo si debba urbana e delle vicende politico- attribuire tutto il versante economiche dell’insediamento. Dopo settentrionale del castello di molti passaggi nelle mani di diversi Pietrapertosa. Le differenze con feudatari il feudo di Pietrapertosa, quello meridionale non solo sono all'arrivo degli Aragonesi, è visibili dalla disposizione dei conci, assegnato al Conte Ferrante di Alifa molto più regolari nel muro ed in seguito incamerato dalla settentrionale, legati da una malta Regia Corte e da questa venduto a biancastra molto compatta, letti di Giulio Carafa per ventisettemila posa orizzontali e spessore più ducati. Il feudo di Pietrapertosa accentuato, ma anche da alcuni fori passa da un signore all'altro: dai per travature rettangolari di 40 x Carafa agli Aprano, poi ai Suardo e 50 cm. Circa che mostrano la agli Juvara. Nel 1650 fu acquistato realizzazione di un ambiente dai Sifola di Trani che ne rimasero sotterraneo, anch’esso in possesso fino al periodo originariamente concepito lungo murattiano. Nel 1799 i contadini di una discesa oggi quasi Pietrapertosa elessero la loro completamente interrata. A questo Municipalità in seno alla non si esclude che nel corso della Repubblica Partenopea e fine del XV sec. Pietrapertosa si predisposero l'occupazione delle vede incrementare la popolazione terre demaniali usurpate alle come, del resto, attestano la popolazioni dal conte di costruzione della Chiesa Madre, Campomaggiore. All'occupazione dove si trovano ricche tele, un ciclo delle terre del conte di di affreschi ed un coro ligneo del Campomaggiore parteciparono Cinquecento, e la realizzazione del anche le popolazioni di Albano; Convento dei Frati Minori Castelmezzano e Campomaggiore. Osservanti, costruito nel 1474 su Nel 1848 Giovanni Battista un lato estremo dell’abitato. Montano organizza le forze liberali Durante il periodo svevo, nel XIII dei paesi limitrofi. Dal 1861 la secolo, crebbe l’importanza militare

44 storia di Pietrapertosa è quella di BIBLIOGRAFIA un piccolo centro del sud d'Italia . E. Bracco, Bosco Salice (Pisticci). BIBLIOGRAFIA Scoperta di una tomba di età post- F. Lenormant, A travers l’Apulie et romana, Notizie degli Scavi, 1947, la Lucanie, Paris 1883, 14, pp. 339- pp. 84-86; D. Adamesteanu, 340; F. Fiorelli, Regione III (Lucania Incoronata, in Aa.Vv., Popoli et Brutti). e anellenici in Basilicata, Catalogo Campomaggiore, Notizie degli Scavi, della Mostra, Potenza, ottobre- 1890, p. 21; Id., Regione III dicembre 1971, Napoli 1971, pp. (Lucania et Brutti). Pietrapertosa. 18-20; Id., La Basilicata antica. Scoperte di antichità nella linea Storia e monumenti, Cava dei della strada ferrata tra Albano di Tirreni 1974, pp. 66-76; B. Lucania e Campomaggiore, Notizie Chiartano, Le necropoli dell’età del degli Scavi, 1890, pp. 166-167; L. Ferro dell’Incoronata e di San Pigorini, Note paletnologiche sulla Teodoro (Scavi 1970-74), Notizie Basilicata, Bullettino di Paletnologia degli Scavi, 1977, Suppl., pp. 9-190. Italiana, XVI, 1890, 137-144, 140; POLICORO (Provincia di Matera). Il Id., L. Pigorini, Tombe prerornane centro archeologico più importante di Castelmezzano (Basilicata), è certamente quello di Siris- Bullettino di Paletnologia Italiana, Heraclea, individuato già nella metà XXII, 1896, pp. 174-175; V. Di del XVIII sec., quando Antonini, Cicco, Antichità varie nconosciute Troyli e Saint-Non visitarono i nei circondarii di Matera e di ruderi, presso la collina di Policoro. Potenza. Pietrapertosa, Notizie degli La collina, che si estende per 1.700 Scavi, 1898, pp. 218-221. m., e presenta tre restringimenti (Provincia di Potenza). sul suo percorso corrispondenti ad Nei pressi sorge un insediamento di altrettante porte urbiche. età romana che ha restituito due Siris fu fondata, secondo Antioco epigrafi funerarie. citato da Strabone, da esuli Troiani, PISTICCI (Provincia di Matera). In e le sue origini si riflettono nel località Bosco Salice fu rinvenuta culto di Athena Iliàs e nella una tomba tardoantica, ma nella presenza dello xoanon della dea. Fu contrada Incoronata è stata occupata dai Chònes, ma giunsero concentrata l’attenzione degli nella Siritide gli Ioni esuli di studiosi per definire la chora Colofone, che erano sfuggiti metapontina nel territorio all'invasione dei Lidii, intorno al compreso tra i fiumi Rasento e 675 a.C. Secondo la tradizione, i Cavone. conquistatori furono così crudeli La collina presenta ceramica nei confronti dell'etnia locale che li indigena che dell’età del Ferro perseguitarono fin dentro il tempio copre un vasto arco cronologico di Athena, strappando dalla cella sino al VII sec. a.C. ed oltre, coloro che vi avevano cercato mettendo in luce resti di abitazioni rifugio. con esclusivamente vasi greci, sia I veri lavori di indagine, a parte di importazione che di produzione quelli settecenteschi, sono durante coloniale e protocorinzia, in gli anni Sessanta del XX sec., particolare le coppe a vasca piatta attraverso le aerofotografie per decorate da raggi, databili tra il conto dell’allora Soprintendenza 650 e il 630 a.C., che datano anche alle Antichìta di Taranto e dalla la fine dell’insediamento. Missione Archeologica

45 dell’Università di Heidelberg. Verso Soprintendenza sulla collina del la fine degli anni Sessanta iniziano Castello di Policoro, sulla quale gli scavi regolari della Missione sorsero le colonie greche di Siris e Archeologica dell’Università di di Heraclea, i quali stavano Heidelberg e della appena istituita restituendo una sorprendente Soprintendenza alle Antichità della ricchezza di materiali relativi alla Basilicata, diretta da Dinu vita delle due città. Adamestanu. Tra le prime e più importanti La prima fortificazione di Eraclea scoperte di quegli anni, si sembra essere costituita da blocchi rammentano quelle lungo le vallate regolari provenienti da cave dell'Agri del Sinni, dei centri provenienti dall’area salentina o indigeni, come S. Maria d'Anglona, tarentina, mentre la fortificazione Armento e Roccanova. L'idea dell’allargamento della città bassa è iniziale tendeva a realizzare un realizzata in blocchi ed alzato in Museo didattico, inteso come Museo mattoni crudi. La prima segue in del territorio dove erano gran parte la linea di quella in documentatee le presenze umane mattoni crudi di Siris nella città della Siritide. Fu così inaugurato nel alta, mentre successivamente 1969, tra i santuari e le aree sacre l’impianto di regolarizzazione deve della città, a poca distanza dall'area attribuirsi al IV sec. a.C. archeologica scavata sulla All’interno vi erano almeno tre retrostante collina del Castello. aree sacre: la prima riferibile a Attualmente il Museo di Policoro Demetra, la seconda ad un tempio illustra i diversi aspetti della vita tempio arcaicoi e la terza ad una delle due colonie greche, a partire serie di strutture. Le necropoli sono dalla loro preistoria sino all’età più o meno sparse e da esse medievale completando il quadro proviene anche quella del “Pittore storico del bacino dei fiumi Agri e di Policoro” (fine del V sec. a.C.). Sinni. L’impianto di Eraclea configuratosi La prima sala è dedicata alla nel corso del V sec. a.C. visse sino presentazione del territorio ed alle alla fine del tardoromano, quando fasi preistoriche individuate. la parte occidentale della collina Attraverso grafici, plastici e vedute venne invasa da tombe di età aereofotografiche si offre una imperiale e, successivamente, da un lettura del territorio e la modesto impianto medievale. ricostruzione delle evidenze Nei pressi della zona archeologica archeologiche urbane di Heraclea. sorge il Il Museo Nazionale della La Sezione Preistorica offre un Siritide di Policoro, concepito quadro degli aspetti culturali dal inizialmente come Antiquarium Neolitico alla fine dell'Età del dell'area archeologica di Heraclea, Bronzo, con specifico riguardo alla per cui era destinato all'esposizione stratigrafia delle grotte di Latronico dei vasi della "Tomba di Policoro", e al villaggio dell'Età del Bronzo di scoperta nel 1963. Nel 1964, con Termitito (Scanzano Jonico), di l’istituzione della Soprintendenza attestazione anche micenea. La Archeologica della Basilicata, il seconda sala è dedicata alla colonia progetto iniziale fu trasformato greco-orientale di Siris, il cui nucleo nell'attuale Museo Nazionale. Tale più importante è stato individuato scelta fu fortunata, dati gli scavi sulla collina di Policoro, al di sotto sistematici iniziati dalla nuova dell'abitato di Heraclea.

46 Particolarmente ricca è la armi e monili in bronzo nelle documentazione delle sue necropoli sepolture maschili e femminili. con i grandi vasi greco-orientali La ricchezza del mondo enotrio (usati come cinerari) esposti nelle prosegue svilupparsi per tutto il vetrine centrali. Nella terza sala VII fino ai primi decenni del V sec. sono esposti i documenti della attraverso il controllo dei traffici successiva colonia di Heraclea, tra diretti dalle colonie greche al cui i prodotti delle sue attività versante tirrenico. In tale arco artigianali (coroplastica, ceramica, cronologico si collocano le grandi ecc.). Di particolare rilievo sono i necropoli di Chiaromonte, tesoretti di monete e gioielli. Nella Latronico, Roccanova e Alianello. quarta sala è presentata la Dalla fine del V sec. si assiste documentazione del Santuario di all'inizio del mondo e della cultura Demetra. La divinità è propriamente lucana, un mondo rappresentata con la fiaccola ed un ormai pienamente ellenizzato, come maialetto in braccio, simbolo della dimostrano, ad esempio, la grande fertilità e della fecondità. I necropoli di S. Brancato, nella materiali e le monete indicano media valle dell'Agri, e i santuari di l'ampio arco cronologico del Armento o di Chiaromonte. complesso sacro, dalla fase di Siris Si è detto che il Museo nazionale fino all'età romana. della Siritide sorge presso il La quinta e la sesta sala sono Castello, dove insiste anche il parco dedicate alle necropoli di Heraclea. archeologico di Heraclea, che Nella quinta sono esposti i corredi comprende un'area urbana sulla tombali databili tra la fine di Siris e collina del Castello e un'area sacra la fondazione di Heraclea e, nella sul terrazzo sottostante, accanto al vetrina centrale, il corredo della Museo. L'area urbana ha un ormai famosa "Tomba di Policoro", impianto regolare organizzato in con vasi attribuibili ai maggiori insulae (isolati) disposte lungo la pittori proto-italioti, con scene plateia (arteria principale che ispirate all'epos e alla tragedia attraversa tutta la collina in senso greca. Nella sesta sala sono presenti est-ovest) e divise da stenopoi i notevoli corredi delle necropoli (strade secondarie) perpendicolari urbane di età ellenistica, con alla plateia. In base statuette femminili ed esempi di all'organizzazione degli ambienti e oreficeria. al materiale rinvenuto si possono Attualmente il Museo Nazionale, distinguere un’area occidentale, diretto dal dott. Salvatore Bianco dove insistevano abitazioni, ed della Soprintendenza Archeologica un’area centrale come quartiere della Basilicata, è in corso di artigianale (Kerameikòs) per la ampliamento per ospitare la presenza di numerose fornaci, di documentazione archeologica delle scarti e di matrici di statuette culture italiche (prima Enotri e poi votive. Nell'area sacra, accanto al Lucani), attestate nelle aree interne Museo sono le fondazioni di un del bacino dell'Agri e del Sinni. Di tempio, che pare faccia parte di un particolare rilievo le ricchissime santuario dedicato a Dionisio, sepolture enotrie del primo Ferro attestato dalle famose Tavole di (IX-VIII sec. a.C.), di S. Maria Heraclea, e le strutture del d'Anglona e di Chiaromonte, con santuario di Demetra tra le sorgenti sacre. Heraclea, possedeva inoltre

47 una fortificazione a blocchi città di Tursi, Napoli 1851, p. 81; G. squadrati sono visibili nei pressi Racioppi, Storia dei popoli della del Castello e nell' area antistante il Lucania e della Basilicata, Roma nuovo ufficio postale. 1889, I, pp. 97-106. Archiloco, il poeta del VII secolo POMARICO (Provincia di Matera). proveniente da Paro, paragonò L’antico abitato viene fatto l'isola di Taso al dorso di un asino, coincidere con la Castro Cicurio ponendo a contrasto il suo ovvero Pomarico Vecchio dove territorio con la bellezza e recenti scavi hanno messo in luce l'attrattiva delle terre presso il parte dell’abitato, con vari fiume Siri. La ricchezza della terra complessi abitativi che vanno dalla portò alla città prosperità e fasto. metà del IV sec. a.C. con sporadici Ateneo (523 C) riferiva che gli Ioni ritrovamenti di età medievale. abitanti a Siri si vestissero BIBLIOGRAFIA elaboratamente con tuniche M. Barra Bagnasco (ed.), Pomarico cinturate. Oltre a trarre vantaggio Vecchio, Galatina 1997. dalla sua fiorente agricoltura, Siri POTENZA (Capoluogo di Provincia). era impegnata in una vasta rete di In contrada Barrata, Cugno le relazioni commerciali, che toccava Brecce, Serra la Neviera e Cozzo Grumento, per poi penetrare nella Rivisco furono trovati i resti penisola italica e raggiungere lo dell’insediamento indigeno sbocco tirrenico di Pissunte. Siri fu dell’VIII-VI sec. oltre ai resti di l'unica enclave ionica in un fattorie del IV sec. a.C. territorio completamente dominato Sede, come si è detto, di un centro dai dorici Achei. La sua fine fu enotrio-lucano a sinistra decretata dall'azione comune di dell’affluente del Basento Tiera, lo Crotone, Sibari e Metaponto già alla stesso che lambisce le propaggini metà del VI secolo, probabilmente sudovest dell’altro abitato di Serra per ragioni di tipo economico, per di Vaglio, il sito di Barrata fu impossessarsi della fertilissima scavato dopo il 1960 da Ranaldi, pianura, ambita soprattutto dai che rinvenne una serie di corredi Metapontini, e mettere fine alla sua fune-rari, rinvenuti concorrenza commerciale. La città occasionalmente, con ceramica sopravvisse come centro minore sin geometrica locale, e con qualche quando non risorse come Eraclea infiltrazione di ceramica greca nel 433 a.C. coloniale del VI sec. a.C. BIBLIOGRAFIA Recentemente sono stati condotti G. Antonini Barone di S. Biase, La scavi archeologici per conto Lucania. Discorsi storici divisi in tre dell’Amministrazione Provinciale di parti, Napoli 1745, 148ss.; C. R. Potenza in località Barrata ha avuto Saint Non, Voyage pittoresque ou la finalità di fornire, per quanto description des royaumes de possibile, maggiori elementi per la Naples et de Sicile, Paris 1783, III, datazione di un edificio absidato. pp. 81-86, D. M. Romanelli, Antica L’occasione dei lavori di scavo è topografia istarica del Regno di stata utile per mettere in luce la Napoli, Napoli 1815, I, p. 57ss., A. restante struttura absidata Lombardi, Topografia ed avanzi nell’arco sudovest, consentendo di d’antiche città nella Basilicata, Mem evidenziare l’interesse archeologico Inst, I, 1832, pp. 195-252; A. Nigro, che riguarda in parte il degrado del Memoria topografica istorica della monumento, in parte la successione

48 stratigrafica degli elevati ed, infine, in sostanza sepolture la cui l’individuazione di orizzonti datazione viene a collocarsi tra XIII culturali da suddividere in fasi e e XVI sec., anche se la tipologia periodi. dell’edificio rimanda ad una chiesa Si preferito considerare la struttura a pianta centrale divisa in tre indagata come un semplice edificio navate. L’edificio, indubbiamente, è la cui organizzazione spaziale verrà una struttura dall’icnografia spiegata nella parte finale di questa semplice e comune in Basilicata. In relazione. particolare, per la tipologia L’edificio presenta, attualmente, centrale, probabilmente con una planimetria copertura a capriate -la più pseudoqadrangolare di m. 13x12 comune, vista la presenza di tegole circa, orientata in senso est-ovest, e coppi- si rammenta la chiese con un’abside semicircolare del della Madonna di Macera e diametro di m. 4,20 circa. Al centro dell’Incoronatella a Melfi, la emergono alcuni elementi murari seconda documentata a partire dal che hanno fatto pensare a pilastri 1585 e la chiesa di S. Maria in Agiis cruciformi, ma si tratta di (Santa Maria della Gloriosa) in agro fondazioni pilastrate che possono di Montemilone, anche se questa fare riferimento a veri pilastri a presenta le tre absidi aggettanti, e pianta quadrangolare che quindi è molto più antica (fine XII probabilmente si univano ad un sec.). La singola abside aggettante, muro di catena che si unisce non richiusa da alcun setto murario all’abside. Tale accorgimento se non dall’invaso roccioso che architettonico è presente quando delimita la collina di Barrata, trova negli edifici di una certa altezza è confronti stringenti con la maggior necessario alleggerire le coperture parte delle chiese del Potentino, il con archi e fondazioni correnti sotto che dimostra una “tipologia il piano di calpestio. ecclesiastica” tipica del periodo Un’eventuale preesistenza, da post-Controriforma: in particolare considerare tale solo come la Chiesa di S. Rocco nel Borgo cronologia relativa e non assoluta, è omonimo di Potenza. Sia i corredi la struttura realizzata con pietre delle sepolture –tra cui una fibbia, angolari piatte poste “a coltello”, probabilmente di scarpa- che le che farebbe pensare ad un evento tegole utilizzate in esse, oltre al costruttivo provvisorio che ha materiale di superficie (margini subìto una rotazione dell’asse verso rialzati), rimandano ad una ovest, insieme alla struttura cronologia che si avvicina al XIV- absidata; alla struttura si unisce XV sec. Tale riferimento cronologico l’espediente della formazione di un è giustificato in ricognizioni presso piano di tufina che termina sino alcuni villaggi abbandonati come all’interno dell’abside. Un’altra Craco Vecchio (Mt) e Brienza (Pz). peculiarità consiste nel muro In conclusione, la struttura scavata d’ambito nord, che chiude l’edificio non è affatto riferibile ad epoca piegando verso sud circoscrivendo paleocristiana o dell’XI sec., in l’area di intervento dal 1998 al quanto non presenta le tipologie 1999: esso è composto da un tipiche di quei periodi, né si tratta doppio paramento che forma di un edificio con battistero, ma di l’intercapedine posta a nordovest. una chiesa che va dal XIII sec. in Tutti i muri d’ambito racchiudono, poi, con tendenza al ribasso, sino ad

49 epoca post-medievale (XV sec.). Per Nazionale di Melfi; sul bordo del quanto riguarda lo status delle Lago Rendina le tracce di una villa stratificazioni intercettate vi è la dai muri in opus incertum; mura considerazione che la giacitura romane presso la stazione delle stesse fa pensare ad almeno ferroviaria), ma dati più sicuri due momenti traumatici dovuti a provengono da una bolla di Papa fattori di dissesto idrogeologico: la Giovanni XX datata 14 luglio 1028, sistemazione di piano di calpestio e da un'altra bolla di Urbano II del con tufina nel punto più infossato 1089, dove pare che la diocesi di del presbiterio, dalla granulometria Rapolla fosse subentrata a quella di più consistente e sicuramente Cisterna, che nel secondo attribuibile ad un lavoro di documento non viene più ricompattamento del fondo, indica menzionata. certamente la presenza di una Rivedendo inoltre la cronotassi frana le cui tracce evidenti, e forse episcopale, sappiamo che questa ancora in movimento, sono nel inizia con Oddone, mentre per fianco ovest della collina. Gli effetti Ughelli è Ursone, anno 1079 mense turbativi hanno formato una serie Julio, lo stesso che vedremo di piani suborizzontali non definiti, trasferito sulla cattedra a volte eccessivamente pendenti, arcivescovile di Bari in ruolo di che forse già in fase di realizzazione stretta collaborazione con Roberto il progettuale sono documentati dal Guiscardo. Seguono tra i vescovi un rinforzo del muro nord. Giovanni (1092), un anonimo BIBLIOGRAFIA presente a Trani in occasione della A. Buccaro (ed.), Potenza, Roma- traslazione delle reliquie di San Bari 1997. Nicola Pellegrino ed un altro R anonimo sotto il pontificato di RAPOLLA (Provincia di Potenza). Innocenzo III. Rapolla è un paese ubicato a 439 Nel periodo in cui si succedono i metri sulle falde nord-orientali del quattro vescovi, è probabile che la Vulture. Di origini alquanto incerte città fosse considerata una piccola il suo toponimo pare derivare dal roccaforte preesistente alla diocesi lucano rappa, con il significato di di Oddone, come tenderebbe a spina o luogo di spine; il significato dimostrare un documento, falso, del di rappa in latino è invece località 967, dove un Pandolfo si dichiara coltivata a vigneto, attività nota nel signore di Conza e Rapolla. Sebbene territorio. Diversamente Alessio la altre argomentazioni facciano fa derivare da rapulla, diminutivo ritenere che l'estensione della di rapula, "ravanello". In ogni caso, diocesi sia stata indice di ricchezza, il toponimo non indica di certo in realtà il Catalogus Baronum fa l'antichità della zona, anzi, sembra desumere che la consistenza che anche questo possa patrimoniale del feudo nelle svantaggiare chi si ostina a credere persone di Lisiardo, Sanson e ad una presenza umana dal passato Guidone fosse davvero misera. Di glorioso. I più antichi ritrovamenti certo però la penuria delle fonti fanno riferimento ad un scritte lascia intravedere che il popolamento sparso fra tardoantico popolamento medievale fosse ed altomedioevo (il sarcofago avvenuto in un tempo dilatato e microasiatico trovato in località per opera di monaci italo-greci e Albero in Piano, ora al Museo non, come riporta Ughelli, durante 50 il conflitto fra Normanni e Bizantini, ritenere che la chiesa fosse sorta tuttavia la rilevanza di Rapolla è durante la dominazione bizantina evidenziata dalle stesse mura entro (1027-1042), ma la critica più le quali, nel 1059, Roberto il recente afferma che venne retta in Guiscardo vi confinò il nipote età normanna. Alla critica che ha Ermanno. Va ricordato inoltre che voluto togliere a Giustino Fortunato nel 1137 i soldati di Lotario III il merito di aver segnalato l'edificio, assalirono Rapolla con l'appoggio aggiungerei il problema della dei melfitani, che la occuparono cattedrale. La chiesa di S. Lucia non definitivamente nel 1183; risulta fu, come ancora si crede, sede del ancora chiaro che la presenza di vescovo di Rapolla, poiché un'altra questo insediamento accentrato chiesa sorgeva nel luogo viene giustificata dal suo simbolo dell'attuale chiesa cattedrale. Tutto materiale, cioè le strutture concorre, ora, nel datare le fortificate. Resta dunque la fortificazioni di Rapolla, consistenti convinzione che oltre alle mura, in un tratto di muro che unisce due forse preesistenti all'invasione bastioni, con andamento da nord ad normanna, ci fosse un castello in est, a protezione dell'antico cui doveva risiedere nel 1203 episcopio e del castello di cui si ha Gualtieri conte di Brenna e che solo la memoria. servì, sino alla sua esistenza, a A Toppo Daguzzo sono state rendere ancora forte Rapolla, fino a individuate due sequenze quando nel 1254, per essersi principali, una nella zona più schierata con il pontefice, si vide elevata, l’altra sul versante distruggere –con il castello– da meridionale, mostrando una netta Galvano Lancia che la prese cesura nel momento di passaggio d'assalto cum multitudine equitum fra il Bronzo medio e recente e il et peditum, rendendola ad Bronzo finale. Nell’insediamento più extremam desolationem. elevato, lo scavo dello strato 2, che La pianta di Rapolla mostra conteneva livelli subappenninici, e chiaramente uno sviluppo quello dello strato 1B, della prima urbanistico con le regole degli età del Ferro avanzata, documenta insediamenti d'altura, e tra i resti una veloce trasformazione e monumentali le mura segnano un profondo sconvolgimento attestati elemento ormai in estinzione, da “livelli d’incendio che separano esattamente quello descritto in un gli strati del Bronzo recente da documento del 7 giugno 1276 come quelli del Bronzo finale”, segnando paesaggio non più urbano ma la distruzione dell’abitato di età rurale. subappenninica . Questa Da una veduta di Pacichelli notiamo interruzione è data dalla presenza la posizione anomala che presenta in notevole quantità della ceramica la chiesa di Santa Lucia. Di impianto protogeometrica iapigia, la cui basilicale con corpo longitudinale tematica decorativa richiama lo sul quale si ammorsano due schema delle fasce parallele a zig- transetti non sporgenti coperti da zag, soprattutto sul collo del vaso, volta a botte e cupole, essa vicina quindi al Miceneo IIIA2. richiama ad episodi ciprioti quali le Altri schemi sono i triangoli inseriti chiese di San Lazzaro a Larnaca e di l’uno nell’altro a scalare, le fasce San Barnaba presso Famagosta. Lo affiancate da file di punti, entrambi stile indusse Giustino Fortunato a confrontabili con lo stile di

51 Lianokladi e nei materiali dell’età Ferro. Sono imprecisate le notizie del Bronzo finale di varie località relative a reperti riferibili ad un della Macedonia, dove appare periodo più antico, il Neolitico anche il motivo del triangolo medio, rinvenuti da Fortunato. A campito a reticolo che però a Toppo Monticchio Sgarroni sorgono i Daguzzo si trova solo negli strati ruderi del castello normanno, dove è abbondante la ceramica abbandonato nel corso del XIV-XV geometrica. Tra le forme sec., come attestano i ritrovamenti ricostruibili evidenti sono il vaso a archeologici. collo troncoconico, orlo everso e Alla fine dell’Ottocento, nei pressi corpo globoso con ansa a della più recente Abbazia di S. bastoncello. Questa ceramica, Michele Arcangelo, fu rinvenuta nettamente distinta da quella una ricca stipe votiva di tipo italico geometrica, sembra affermarsi in preromano, databile tra la fine del un ambito cronologico oscillante tra IV e gli inizi del III sec. a.C. l’IX e il X sec. a. C. e comunque Sempre a Monticchio, in località anteriore al IX, periodo che Paduli, furono rinvnute monete conclude di certo la sequenza della colonia di Turi e di epoca dell’abitato alto. La cronologia può romana imperiale, presso alcuni essere in qualche modo assimilabile imprecisati sotterranei di antiche ad altre del versante ionico come fabbriche pertinenti forse ad un quelle di Porto Perone-Saturo e edificio termale. Torre Castelluccia. Mentre Presso Serra S. Francesco furono l’insediamento di Porto Perone, scoperte delle tombe a fossa ricche fiorente già dalla fase iniziale di ceramica e bronzi databili alla dell’età del Bronzo, si sposta nella fine del V sec. a.C.; poco distante fase subappenninica , nella vicina dalla città, a Torre degli Embrici, Saturo lo “strato d” conteneva, luogo suggestivo con residui di frammenti di protogeometrico bosco medievale intatto, sono stati iapigio, datato da un’anfora scoperti i resti di una villa di età protogeometrica greca, al X sec. a. C. imperiale da cui provengono un BIBLIOGRAFIA marmo di Afrodite con panneggio M. Cipolloni Sampò, ToppoDaguzzo ed un embrice con bollo (Rapolla, Potenza), Guide EMINALIS.M. Archeologiche. Preistoria e Non sappiamo da dove provengano Protostoria in Italia (UISP), Forlì alcune iscrizioni romane ora a 1991995, pp. 271-281. palazzo Fortunato di Rionero, RIONERO IN VULTURE (Provincia databili al III sec. di Potenza). Le più antiche BIBLIOGRAFIA testimonianze di frequentazione G. Fiorelli, Rionero in Vulture, umana a Rionero e nel suo Notizie degli Scavi, 1887, p.460; U. territorio sono localizzabili in Rellini, La caverna di Latronico e il contrada Monticchio, dove all’età culto delle acque salutari nell’età del Ferro sono riferibili un ago del bronzo, Monumenti Antichi dei crinale con pendaglio ornamentale, Lincei, XXIV, 1916, pp. 461-515; C. ed alcuni vasi in impasto scoperti a K Andreau, La romanizzazione, in S. Maria di Luco, in prossimità di AA.VV., Civiltà antiche del Medio una sorgente di acque curative Ofanto, Me/fi 1976, Napoli 1976, sotto i quali furono trovate pp. 30-36; A. Comella, Tipologia e ceramiche dell’età del Bronzo e del diffusione dei complessi votivi in

52 Italia in epoca medio e tardo A. Bozza, La lucania-Studii storico- repubblicana. Contributo alla storia archeologici, Rionero 1888, p. 194; dell’artigianato antico, MEFRA, P. Bottini, La ricerca archeologica XCIII, 1981, 7, pp. 754-755; M. nel territorio di Rivello, in Basiliata Torelli, Aspetti storico-archeologici Regione. Notizie, 2-3, 1996, pp. della romanizzazione della Daunia, 149-150. in La civiltà dei Dauni nel quadro ROCCANOVA (Provincia di del mondo italico. Atti XIII Potenza). La tradizione tramanda Convegno di Studi Etruschi e Italici, che presso la Badia furono Manfredonia 1980, Firenze 1984, rinvenuti alcuni vasi “italo-greci pp. 325-336; P. Rescio, Archeologia con altre cose antiche”. e storia dei castelli di Basilicata e BIBLIOGRAFIA Puglia, Potenza 1999. A. Bozza, La lucania-Studii storico- (Provincia di archeologici, Rionero 1888, p. 196. Potenza). Nei pressi del centro RUOTI (Provincia di Potenza). A attuale fu rinvenuto un grande Fontana Bona è stato rintracciato abitato indigeno con capanne un piccolo santuario della fine del semicircolari annesso a necropoli V-inizi del III sec. a.C., organizzato con sepolture ad enchytrismos. nei pressi di una sorgente, e quindi Menzionata nel Catalogus Baronum, corredato di vasche per la raccolta presenta un circuito viario si dell’acqua, oltre che di una stipe protende per tornanti, mentre pur votiva con staue di terracotta e essendo naturalmente difeso, il piccoli recipienti a vernice nera. paese è rinforzato nei fianchi BIBLIOGRAFIA franosi da torri-bastioni a pianta E. Fabbricotti, Ruoti (Potenza). Scavi quadrata, che sembrano ascriversi in località Fontana Bona, Notizie ai secoli XIII-XIV, poichè è noto degli Scavi, 1979, pp. 347-413. che il castello di Ripacandida è (Provincia di concesso nel 1267 ad un Giovanni Potenza). A Ruvo del Monte sono cum pertinentiis suis et rebus aliis state individuate dall’archeologia existentibus in eodem, per passare due fasi distinte di occupazione: la poi nel 1271 a Gauffrido Gazarello e prima, del VII-V sec. a.C. nel 1275 a tale Giacomo conte di individuata da necropoli; la Andria. seconda, del IV-III sec. a.C., BIBLIOGRAFIA costituita dai resti di un abitato. Al E. Setari, Produzioni artigianali primo periodo si individua una indigene. La ‘fabbrica’ di società tipica del periodo arcaico, Ripacandida, Siris, I, 1999, pp. 69- con guerrieri e donne dedite 119. all’attività di tessitura, mentre la RIVELLO (Provincia di Potenza). seconda riporta ad un’attività Alla fine del XVIII sec. “nel suo commerciale, documentata da territorio si scavano molti antichi abitazioni e resti di fornaci di ruderi ed anticaglie varie…Si ceramica. conserva ancora nelle sue vicinanze BIBLIOGRAFIA un antico tempietto od eroo, e vi si A. Bottini, Una nuova necropoli nel veggono le vestigia di un anfiteatro. Melfese e alcuni problemi del Recenti ricerche sono state periodo arcaico nel mondo effettuate in località Serra con un indigeno, Annali dell’Istituto abitato indigeno. Orientale di Napoli-Archeol., 1979, BIBLIOGRAFIA pp. 77-94.

53 S potrebbe quindi far ubicare l'antica (Provincia Armaterra sulla cosidetta Civita di di Potenza). In località Serra e S. Fele. Attualmente sono state Cugno Notaro sono state rinvenute messe in luce la murature numerose strutture abitative dell’Abbazia, che scomparvero e di collocabili fra il V ed il IV sec. a.C. cui si era persa memoria, con BIBLIOGRAFIA ritrovamenti di monete e A. Russo Tagliente, Edilizia proromaiolicche del XIII sec., domestica in Apulia e Lucania. connesse a varie sepolture. Ellenizzazione e società nella si trova ad un'altidudine di tipologia abitativa indigena tra 960 metri, conserva una struttura a VIII e III sec. a.C., Galatina 1992, pianta rettangolare che fa pp. 261-262. individuare quel castrum Sancti (Provincia Felicis a cui erano tenuti alla di Potenza). Durante i restauri manutenzione, nel 1277, gli dell’Abbazia di S. Michele abitanti di , Ruvo del Monte Arcangelo sul Monte Raparo sono (Sancti Thome de Ruvo), Bella e del affiorati reperti e strutture casale di S. Maria di Perno. Dalla altomedievali. relazione di Arduini del 1674 BIBLIOGRAFIA sappiamo che il castello era «di F. Bubbico, G. Bertelli, in Monasteri forma bislonga e fabricato a guisa italo greci e benedettini in di un vascello, ma è quasi distrutto Basilicata. II. Le architetture, e con la sola prospettiva di mura Potenza 1996, pp. 183-191 (...) Federico II (...) lo strinse SAN FELE (Provincia di Potenza). anchora, e per renderlo del tutto San Fele è un insediamento a circa inespugnabile, e lo fiancheggiò di 872 metri s.l.m. posto all’estremità alcune mezze lune e torrioni, le nordoccidentale della Basilicata, vestigia de quali si vedono, benchè quasi al confine con il territorio di rovinate e disfatte». Calitri, in Irpinia. Esso si trova nel Il 27 agosto 1278 Carlo I ordina al punto in cui si incrociano le strade giustiziere di Basilicata che per la fra Atella, Rapone, Muro Lucano e costruzione del castello di Melfi Ruvo del Monte, fatto che impone vengano chiamati mag. Boamundus di supporre che l’insediamento scappator, filius eius Laurentius et corservi molto di più di quello che Robbertus gener notarii Iohannis è visibile, soprattutto se si pensa ad de s. Felice…, mentre il 24 un eventuale presenza normanna e settembre 1280 sono tassati per il sveva nel territorio. medesimo motivo Mons Morconus In contrada Civita, luogo oggi tar. 17 et gr. 14 Armateria unc, 2 denominato anche Armaterra tar. 29 et gr. 14, s. Felix unc 15 tar. (anche se in realtà si tratta di due 12 Acer mons unc. 3 tar. 29 gr. 8. Il località ben distinte), furono 29 settembre del 1280 Carlo I rinvenute un’iscrizione ed un impone a numerosi insediamenti di mattone bollato. provvedere alla manutenzione del Fuori dal borgo e dal castello di castello di Melfi, e tra questi Armaterra, nel luogo detto Perno o Armaterra per 18 tarì d’oro; S. Fele Pierno, sorgeva la chiesa di Santa per 2 once,. 20 tarì ed 8 grana, Maria, probabilmente costruita Acer mons per 16 tarì e. 16 grana. sotto gli auspici di Riccardo di Dal punto di vista urbanistico San Balvano prima del 1175, la quale Fele si sviluppa lungo due versanti 54 di un medesimo rialzo collinare le (Provincia di Potenza). cui punte più alte sono il “Monte Nei pressi dell’abitato furono Torretta” (m. 1024,4) ed il “Monte trovate molte sepolture con “assai Castello” (m. 936,9). Su ossa umane mezzo bruciate e denti quest’ultimo è rimasto il toponimo benissimo conservati” risalente ad epoca remota, quando BIBLIOGRAFIA l’insediamento venne abitato e A. Bozza, La lucania-Studii storico- fortificato. In realtà non sappiamo archeologici, Rionero 1888, p. 213. se esso sorse su delle preesistenze. BIBLIOGRAFIA (Provincia di Potenza). A questo L. Cappiello-S. Pagliuca, Santa territorio si riporta la storia di maria di Pierno: il santuario e i Satriano, centro dell’Età del Ferro resti della badia, Basilicata Regione. con un periodo arcaico che va dal Notizie, 92, 1999, pp. 137-150; P. VI alla prima metà del V esc. a.C., Rescio, Archeologia e storia dei con una successiva occupazione castelli di Basilicata e Puglia, medievale Potenza 1999, p. 84ss. SCANZANO JONICO (Provincia di SAN GIORGIO LUCANO (Provincia Matera). Il sito di maggiore di Matera). In località Sedone interesse, Termitito, risale alla furono rinvenute alcune tombe di media età del Bronzo, con materiali età ellenistica. incisi a motivi geometrici asociati a BIBLIOGRAFIA piani pavimentali pertinenti ad una E. Bracco, San Giorgio Lucano villa romana di età repubblicana, (Matera). Rinvenimento di tombe di pertanto sono da considerare in età ellenistica in località Sedone, giacitura secondaria. Notizie degli Scavi, 1947, p. 122. BIBLIOGRAFIA SAN MAURO FORTE (Provincia di A. De Siena, Termitito (Scanzano Matera). Nei pressi del centro Jonico, Matera), Guide abitato furono rinvenute strutture Archeologiche. Preistoria e relative a terme (o pertinenti ad Protostoria in Italia (UISP), Forlì una villa) ed un peso da telaio con 1995, pp. 222-229. “iscrizione greca”. STIGLIANO (Provincia di Matera). BIBLIOGRAFIA Nel territorio furono scoperti vari A. Bozza, La lucania-Studii storico- resti dell’età del Bronzo ed archeologici, Rionero 1888, p. 206; indigena, ma privi di ogni contesto. V. Di Cicco, San Mauro Forte, Notizie BIBLIOGRAFIA degli Scavi, 1901, pp. 264-265; V. F. Colonna, Stigliano. Scoperte di Valente, San Mauro Forte, Notizie antichità nel territorio del comune, degli Scavi, 1941, p. 258. Notizie degli Scavi, 1904, p. 19. SANT’ARCANGELO (Provincia di T Potenza). Nel territorio circostante TITO (Provincia di Potenza). Ai furono trovati alcuni oggetti di età piedi della collina del centro ellenistica. storico, In Piede la terra, sono state BIBLIOGRAFIA messe in luce delle tombe con N. Catanuto, Sant’Arcangelo corredi di età indigena e in località (Potenza). Scoperta fortuita di due Piani del Mattino, furono rinvenute hydriai, di una collana e di un alcune monete d’argento di età pendaglio aureo, Notizie degli Scavi, imperiale. 1932, pp. 377-383. A questo territorio si riporta la storia di Satriano, centro dell’Età 55 del Ferro con un periodo arcaico TURSI (Provincia di Matera). Oltre che va dal VI alla prima metà del V al sito di Santa Maria d’Anglona, esc. a.C., con una successiva “tagliando il monte, vi fu trovato occupazione medievale nello spessore del tufo, lo scheletro BIBLIOGRAFIA pietrificato di un asino”, V. Valente, Necropoli di Tito, verosimilmente un fossile dalle Notizie degli Scavi, 1949, pp. 110- inusuali dimensioni. 113. A Santa Maria d’Anglona sorse un TOLVE (Provincia di Potenza). In abitato già intorno al Bronzo contrada Moltone furono rinvenute recente sino al III sec. a.C., che due iscrizioni, una in osco ed uno in successivamente venne rioccupato latino, mentre in contrada dall’insediamento medievale. Cappuccini fu messa in luce una BIBLIOGRAFIA una sepoltura con corredo databile A. Bozza, La lucania-Studii storico- tra la fine del VII-inizi del V sec. archeologici, Rionero 1888, p. 225; a.C. U. Ruediger-H. Schlaeger, S. Maria In contrada Gambarara, Difesa da d’Anglona; scavi nell’anno 1967, Capo e Torre sono emersi alcuni Notizie degli Scavi, 1967, pp. 171- oggetti alla seconda metà del V 197. secolo a.C. e a Magritiello si è V scavato un sepolcreto databile tra VAGLIO DI BASILICATA la fine del VII e la metà del VI (Provincia di Potenza). A Serra di secolo a.C. Vaglio si trova uno dei più grandi Recentemente nella Valle di Chirico ed importanti centri della Lucania, sono emerse le strutture relative alla confluenza fra i torrenti Tiera e ad una fattoria databile al IV-III Rumnolo con il Basento. L’abitato fu secolo a.C. frequentato già a partire dall’VIII BIBLIOGRAFIA sec. a.C. con un insieme di capanne Aa.Vv., Da Leukania a Lucania, dalla forma ellissoidale od ovale, Roma 1992. realizzate con fondazioni in pietra e TRICARICO (Provincia di Matera). coperture in legno, connesse ad un Importante centro indigeno con grande ambiente atto alla una serie di abitati, due dei quali in lavorazione della ceramica. località Civita e Serra del Cedro; nel Con gli inizi del VII sec. la primo insediamento abbiamo una situazione socio-economica cambia cinta muraria databile al IV sec. completamente ed è caratterizzata a.C. con all’interno una grande area dalla differenziazione dei gruppi a sacra rappresentata da un tempio livello tombale, dove appaiono italico del II-I sec.a.C., collegato ad aryballoi a testa di pantera e bacini uno hestiatorion ; nel secondo scavi ad orlo perlinato, una tomba a recenti hanno messo in luce un tumulo costituente un intero nucleo vasto settore databile al VI sec., familiare realizzata su con continuità sino al IV sec. a.C., un’abitazione a pianta circolare cui si associa la necropoli posta più polilobata. a sud. Intorno al VI sec. in località Braida BIBLIOGRAFIA sorge un edificio a carattere A. M. Patrone, Gli abitati fortificati monumentale a pianta rettangolare di Tricarico, Basilicata regione. (24x12 m.) con fondazioni in pietre Notizie, 2-3, 1996, pp. 125-126. sbozzate in facciavista, con fregio continuo di tipo ionico. 56 Successivamente appaiono edifici presenza della cosiddetta Chiesa decorati da sime traforate. L’abitato Vecchia sono affiorati importanti arcaico sembra sopravvivere sino reperti di età tardoantica ed al V secolo, quando si organizza su altomedievale. In età normanna si un grande asse viario che procedette alla costruzione della attraversa la collina in senso est- cosiddetta Incompiuta che invase ovest, ed intorno ad una grande l’abitato romano costituito area lastricata priva di abitazioni; si soprattutto dalla terme e dal provvede alla realizzazione della Battistero altomedievale dove cosiddetta “casa dei pithoi” o furono rinvenute alcune sepolture “struttura 4”, costuito da due vani longobarde. in asse che riutilizzano le strutture La colonia latina, dedotta nel 291 a. murarie di una casa del V sec., C. e patria di Q. Orazio Flacco, che vi unita ad un vano-deposito, il tutto nacque nel 65 a.C., si sviluppò coperto da tetto a doppio spiovente. lungo il tracciato romano della via Nel IV sec. l’abitato provvede a Appia e costituì uno dei poli di realizzarsi un potente circuito sviluppo più importanti della murario con blocchi isodomi. Basilicata. Il centro antico è ricco di L’abbandono viene ascritto intorno ritrovamenti archeologici: dalla al III sec. a.C., in seguito all’avvento cosiddetta Casa di Orazio alla dei Romani e delle nuove tipologie Tomba di Marcellino, ma il insediative. complesso maggiore e ben Nei pressi, in località Serra di visitabile è proprio il Parco Vaglio, è visitabile un santurario Archeologico che comprende le italico realizzato con un piazzale terme tardoantiche, le domus rettangolare di m. 22x15 corredato l’insieme dell’abitato, il cosiddetto di canalette e fognatura da cui Complesso Episcopale collocabile al provengono oltre quaranta V-VI sec. d.C. con vasca polilobata e iscrizioni votive che vanno dal IV la famosa Incompiuta, straordinario sec. aC. fino al I d.C. relativi monumento di epoca normanna i soprattutto alla dea Mefitis con cui blocchi sono tutti di reimpiego, l’attributo di Utiana, Marte, provengono soprattutto dal vicino Nummelos e Giove. Anfiteatro e denotano tracce di Il santuario federale fu poi elementi e tecniche costruttive abbandonato lentamente (e non per propriamente normanne. un terremoto) per dissesto La zona è ricca di escavazioni in geologico e modifiche ambientali. rupe dalle quali sono documentate BIBLIOGRAFIA presenze ebraiche. P. G. Guzzo, Le città scomparse della Al 1470 è collocabile il Castello di Magna Grecia, Roma 1990, pp. 357- Pirro del Balzo, oggi Museo 358. Archeologico Nazionale. La VENOSA (Provincia di Potenza). caratteristica costruzione -con due Noto complesso archeologico allo alte torri cilindriche di cui una studio da numerosi decenni, a cui coronata da mensole di sostegno ed fanno riferimento i rinvenimenti altre due più piccole ai vertici, del Paleolitico Inferiore di contrada rinforzate a loro volta da quattro Notarchirico e del circondario. In controtorri a scarpa- deriva dal particolare l’area archeologica di Castelnuovo di Napoli e fu maggiore interesse è quella dei impiantato su un insediamento Piani della SS. Trinità dove la preesistente, alcune cisterne

57 tardoromane occupate in epoca altomedievale, quando forse sorgeva la Cattedrale di S.Felice, demolita proprio da Pirro del Balzo in seno ad un programma di rinnovamento urbano successivo al terremoto del 1456. BIBLIOGRAFIA M. R. Salvatore, Venosa. Un parco archeologico. Come e perche, Taranto 1984. (Provincia di Potenza). In località Serrapola fu rinvenuta un’ascia neolitica o dell’età del Ferro.

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