S. CROCE CAMERINA (RG) Rasacambra citata nella conferma dei beni del 1158 da par- SAGGI DI SCAVO NEL CASALE MEDIEVALE te di Papa Adriano IV all’abbazia S. Maria Latina di Geru- RELAZIONE PRELIMINARE salemme. Il casale è attestato poco più tardi nel 1173 nella conferma dei beni del conte Guglielmo all’abbazia di S. di Filippo d’Agira come casale et ecclesia Sanctae Crucis de Rasacambri (WHITE 1938, pp. 351). Ancora nel 1194 il ca- GIOVANNI DI STEFANO, SALVINA FIORILLA sale e la chiesa sono tra i beni confermati da Enrico VI di Hoenstaufen a S. Filippo d’Agira e cinque anni dopo com- paiono nel documento con il quale Costanza e il figlio Fe- INTRODUZIONE derico confermano i beni all’abbazia (PIRRI 1733, II, p. 1250). Nel 1303 in una bolla di Benedetto XII in cui sono Le ricerche archeologiche finora condotte nella pro- enumerati i beni di S. Maria Latina di Gerusalemme il casale e vincia di Ragusa hanno evidenziato una diffusa presenza di la chiesa Sanctae Crucis de Rosacambra sono menzionati abitati d’età bizantina tuttora in corso di studio (DI STEFANO come dipendenti dal Convento dei Santi Lorenzo e Filippo OLARINO 1975; MESSINA-DI STEFANO 1997; PELLAGATTI-DI STEFANO di a sua volta suffraganeo di S. Filippo d’Agira (S 1999). In particolare alla periferia di S. Croce Camerina, in 1901, p. 215). Il casale e la chiesa Sanctae Crucis de contrada Mirio, a quattro Km dalla costa, nell’area che gra- Rosacambra sono attestati ancora da una serie di altri docu- vita intorno al “Vallone Fontana” ed alla sorgente Paradiso, menti fino al 1450 quando il complesso venne concesso a Pie- tra il 1989 ed il 1992 con successive campagne di scavo tro Celestri nobile messinese (PIRRI 1733, I, p. 684) i cui eredi (Figg. 1-2) eseguite alla Soprintendenza ai BB.CC.AA. di avrebbero poi ottenuto dal re di Spagna la rifondazione del- Ragusa, sono stati messi in luce i resti di un insediamento l’abitato di Santa Croce nel 1598 nell’ambito delle nuove rurale aperto e di una piccola basilica, parte di una necro- fondazioni in atto in quel periodo (CASCONE 1987, p. 9). poli e quanto resta di una struttura che potrebbe essere una Dall’esame dei dati documentari è evidente che una chie- fornace (DI STEFANO 1993-95; 1995). sa con funzioni di prioria di S. Filippo d’Agira e il relativo Nell’area del “Vallone Fontana” erano già noti la chie- casale esistevano già nella prima metà del XII secolo. La sa o terma bizantina di Mezzagnone e lembi di una necro- chiesa era forse dedicata all’esaltazione della Croce una poli a fossa (DI STEFANO 1982; DI STEFANO 1997), in prossi- reliquia della quale era venerata a S. Filippo d’Agira fino al mità della fonte Paradiso. La recente individuazione del- XVII secolo (PIRRI 1733, II, p. 1255); il casale traeva il nome l’abitato consente di rileggere in maniera più articolata l’in- dalla chiesa e dal toponimo locale di Rasacambra o tero complesso che si distingue nel contesto del territorio Rasacarami (ras karam) di origine araba attestato anche per ragusano per la presenza di una sequenza insediativa che spa- l’approdo e corrispondente forse all’attuale capo Scaramia. zia dal V secolo d.C. al XIV-XV d.C. seppure con fasi di ab- Se si tiene conto dell’ecclesia et villa Sancti Petri de bandono e ripresa. L’abitato individuato nell’area dove ancora Rasacambri si può ipotizzare che un piccolo abitato ed una nella prima metà del ’900 si trovavano i ruderi attribuiti al chiesa dedicata a S. Pietro esistessero già quando sorse il “Papallossu di Santa Lena” può essere identificato con il ca- casale Sanctae Crucis con la sua chiesa e la prioria; in tal sale Sanctae Crucis de Rasacambra citato dalle fonti docu- caso si comprenderebbe come mai nel documento romano mentarie e noto alla storiografia siciliana e pare costituire il si parla di Chiesa di S. Pietro tenendo conto di uno status precedente e in quello redatto in Sicilia di Chiesa della S. raccordo con il centro moderno di . Croce prendendo atto delle trasformazioni recenti d’età normanna. Per altro sembrerebbe orientare in questa dire- zione la definizione di tenimentum Rogon in capite cambri LE FONTI DOCUMENTARIE del 1151 che fa riferimento ad un abitato sparso. Dunque se ne potrebbe dedurre che tra la fine dell’XI e gli inizi del XII L’identificazione del moderno abitato di Santa Croce secolo un piccolo abitato preesistente abbia subito una tra- Camerina con il casale Sanctae Crucis de Rasacambri è già sformazione e forse una crescita. del XVII secolo; Santa Croce dovrebbe il suo nome al di- Nell’attesa che nuovi dati emergano con la pubblica- pinto che rappresentava i Santi Elena e Costantino con la zione integrale del cartulario di S. Filippo d’Agira e sulla croce ed era conservato in pervetusto castello (PIRRI 1733, base delle fonti del XVI secolo (supra FAZELLO), per altro I, pp. 683-684). In precedenza già nel XVI secolo, in pros- indirettamente confermate da quelle più tarde (PIRRI 1733; simità delle costruzioni note come “vagni” (bagni) una del- I, AMICO 1855), si può ritenere che il casale fosse presidiato le quali sopravvive nell’edificio del “Mezzagnone”, lo sto- da un edificio fortificato con funzione protettiva (Steri da rico Fazello ricordava una chiesa su alte colonne costruita Hosterium) che ospitava la prioria e inglobando forse la chie- con pietre ben squadrate nota agli abitanti del posto come sa conservava il dipinto, da cui l’espressione “Steripinto”. “Steripinto” (FAZELLO 1817, I, p. 311). Ancora agli inizi del La memoria di quest’edificio sembra essersi conservata nella nostro secolo era visibile un rudere localmente noto come tradizione locale che indicava l’area come “piano del ca- “Papallossu di Santa Lena” (MICCICHÉ 1968, pp. 11-16). stello” e i ruderi esistenti fino a qualche decennio fa come Nella narrazione dei cronisti normanni Rasacrambam “Papallossu di Santa Lena (corruzione di Sant’Elena)” era l’approdo presso il quale si riunì la flotta normanna in (MICCICHÉ 1968, p. 11). partenza per Malta (MALATERRA 1928, IV, p. 94). Il casale È probabile che il casale accogliesse i contadini del ter- denominato Sanctae Crucis de Rasacambra è citato invece ritorio reso fertile da due o tre sorgenti e nella prioria si per la prima volta in un documento del 1151 con il quale re raccogliessero e conservassero i prodotti agricoli nell’atte- Ruggero conferma con altri beni il possesso del casale, ubi- sa che venissero imbarcati per l’Oriente. L’insediamento cato nel territorio di Ragusa, all’abbazia di S. Filippo d’Agira potrebbe aver costituito una sorta di avamposto dell’abba- suffraganea di S. Maria la Latina di Gerusalemme (PIRRI zia di S. Filippo d’Agira messo in ombra quando si svilup- 1733, I, pp. 683-684). In quel documento si accenna ad una pò la dipendenza di Messina (WHITE 1938, pp. 352-355) e visita effettuata da funzionari reali nel tenimentum Rogon si cominciò ad imbarcare i prodotti dalla punta nordorien- in capite cambri per verificare i confini monasterii Sanctae tale dell’isola. Crucis (WHITE 1938, p. 351). Sempre nel 1151 con un altro documento la Prioria de Rasacambri viene donata con al- tre terre da Silvestro conte di Marsico feudatario del terri- LO SCAVO torio di Ragusa (WHITE 1938, p. 351) a S. Maria Latina di Gerusalemme. È probabile che sia da identificare con lo Nel corso di tre diverse campagne di scavo condotte stesso casale anche l’ecclesia et villa Sancti Petri de nel 1990 (aprile-luglio), nel 1992 (marzo-aprile) e nel 1993

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 1 Fig. 1 – Entroterra di con l’ubicazione dei quartieri ad ovest di (S. Nicola, Torre di Pietro), della chiesa e dei cimiteri vicini a S. Croce Camerina (Vigna di mare, Pirrera e Mezzagnone).

Fig. 2a – S. Croce Camerina. Planimetria generale della dislocazione delle necropoli.

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 2 Fig. 2b – S. Croce Camerina. Particolare dello scavo del 1989-1992 con l’abitato, la necropoli e la fornace.

(aprile) sono venuti alla luce alcuni lembi di abitato ed un La necropoli tardo bizantina gruppo di sepolture lungo il vallone Fontana (Fig. 2a), un I recenti scavi (1990-1993), che hanno permesso di vero e proprio wadi alimentato da una sorgente senza sboc- individuare i resti del casale altomedievale, sono stati ese- co sulla costa, completamente asciutto nei mesi estivi. guiti nel leggero declivio localmente denominato In epoca tardo-romana e bizantina tra l’ancoraggio di “Papallossu di Santa Lena”, per l’esistenza di un rudere Kaukana, vissuto fino al VII secolo, e l’entroterra si adden- monumentale noto alla storiografia antica ed oggi perdu- sano piccoli abitati con edifici religiosi monumentali come to. La necropoli è formata da 56 tombe a fossa scavate nel quello della Pirrera, di Bagno di Mare e di Mezzagnone banco roccioso. Essa faceva forse parte di una chiesetta (Fig. 1). In particolare sul margine destro del “Vallone Fon- cimiteriale di cui si sono rinvenuti i tagli di fondazione. La tana” in contrada Mirio nei pressi dell’edificio di età bizan- distribuzione delle sepolture non obbedisce a nessuna re- tina di Mezzagnone si concentra un consistente abitato di gola (Fig. 3). La tipologia delle tombe è abbastanza uni- cui è nota anche una piccola necropoli utilizzata fino al VI forme; si tratta di fosse di forma rettangolare: alcune di sec. d.C. (Fig. 2b). forma a campana, altre a forma antropomorfa. Molte delle Alcuni tratturi locali e il percorso per marittima loca, sepolture erano originariamente coperte con lastre squa- aggiunto nel IX secolo all’Itinerarium Antonimi dovevano drate di pietra locale disposte in piano (tombe nn. 30-33). raccordare gli abitati tardo bizantini di questo estremo lem- Altre tombe dovevano essere coperte con piccole lastre bo della Sicilia meridionale (UGGERI 1970) ai tracciati dei informi di pietra. Tutte le tombe accoglievano singole inu- grandi itinerari siciliani risalenti all’età romana. mazioni; tranne la tomba n. 33 che conteneva due inumati.

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 3 Fig. 3 – Tombe della necropoli. Fig. 4 – L’area dell’abitato.

Fig. 5 – Resti della fornace.

Le deposizioni sono in genere con i crani rivolti ad La necropoli doveva certamente appartenere all’ulti- ovest e gli arti distesi. In alcuni casi (tombe 7-10-46) gli mo abitato di età bizantina insediato lungo le sponde del arti superiori erano ripiegati sul torace. Non mancano se- “Vallone Fontana” e sopravvissuto con una serie di trasla- polture di infanti come la n. 17, ma è alquanto difficile al zioni fino al VII secolo d.C. La necropoli del Mirio e l’edi- momento determinare una precisa percentuale. ficio monumentale di Mezzagnone ubicati più a valle do- All’interno delle sepolture non è stato rinvenuto corre- vevano fare parte del primo insediamento bizantino che suc- do ceramico, tranne che nelle tombe 31 e 32, dove in prossi- cessivamente nel corso del VI –VII secolo con l’edificio mità della spalla destra si sono rinvenute due fiaschette mono- di cui si sono trovati i resti e la piccola necropoli occupò ansate databili al VI secolo d.C. Nel soprasuolo della necro- il margine nord-ovest del “Vallone Fontana”. poli sono state rinvenute monete di Tiberio II ed Heraclio. Allo stato attuale non è possibile determinare una pre- L’abitato altomedievale cisa cronologia della necropoli anche se un probabile terminus ante quem potrebbe essere la conquista araba Gli scavi hanno rimesso in luce nella stessa area an- dell’852. che le fondazioni di alcuni ambienti (Fig. 4) e resti di una Molti resti architettonici (blocchi, rocchi di colonne), piccola fornace (Fig. 5) che sembrano relativi ad un abita- purtroppo rinvenuti fuori contesto e pertinenti alle fonda- to successivo alla necropoli. zioni individuate nell’ambito del sepolcreto, possono esse- Gli ambienti sono caratterizzati da muratura a doppio re attribuiti ad un edificio monumentale, forse una piccola paramento e in genere sono di piccole dimensioni, alcuni basilica, coeva probabilmente al cimitero. caratterizzati da focolari di uso domestico.

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 4 I pochi ambienti riportati alla luce possono essere rela- (CASTELLANA-MCCONNELL 1993, pp. 130-136, nn. tivi ad un abitato rustico cronologicamente compreso fra il 92/109, 92/107) potrebbero essere state usati nella prima IX ed il XIV secolo. La fornace di forma rettangolare è ca- fase dell’insediamento musulmano e costituire un fossile ratterizzata da due vani di cottura costruiti con mattoni; era guida per le produzioni dell’IX-X secolo. probabilmente utilizzata, nella fase finale dell’abitato, per Per ciò che riguarda le ceramiche da mensa prive di la cottura di tubi e tegoloni. rivestimento si segnalano forme aperte come i catini con G.D. S. orlo ingrossato ed estroflesso segnato da un decoro a tratti trasversali incisi, parete troncoconica e fondo presumibil- mente piano e le ciotole con orlo ingrossato, breve parete I RINVENIMENTI DELL’AREA DELL’ABITATO verticale carenata su ampio cavo. I catini ricordano per la morfologia esemplari noti da Monte Maranfusa e attribui- Sono costituiti per la maggior parte da reperti ceramici bili all’XI secolo (SPATAFORA 1990, p. 135, fig. 11, n. 58) le e solo in numero molto esiguo di frammenti vitrei, non man- ciotole possono essere attribuite alla seconda metà del X cano resti ossei animali e conchiglie. Tutti i manufatti sono secolo o alla prima metà del XI (MOLINARI-VALENTE 1991, molto frammentari e difficilmente ricomponibili poiché pp. 416-417). È stato rinvenuto anche un esemplare di fo- l’area del rinvenimento caratterizzata da scarso interro è colare del tipo ben attestato ad Agrigento (Catalogo stata per anni adibita a coltivazioni agricole e sottoposta a 1990, pp. 29-30), Palermo (ARCIFA-LESNES 1995, p. 406), spietramento come spesso accadeva per rendere più facil- Casale Nuovo (MOLINARI-VALENTE 1991, pp. 416-417). Tra mente lavorabile il terreno. le forme chiuse le anfore costituiscono i recipienti più nu- Le ceramiche recuperate sono attualmente in corso di merosi; nella maggior parte dei casi hanno orlo lievemente restauro, le morfologie identificate riguardano in gran par- ingrossato o a fascia verticale su collo cilindrico e parete te la fase bizantina dell’abitato, e solo in parte minore pos- cordonata, presentano anse a sezione ovoidale e ricordano sono essere riferiti alla fase medievale con rare attestazioni le anfore ritrovate a Caltanissetta (CUOMO DI CAPRIO-FIORILLA databili al XIII ed al XIV secolo. 1995, pp. 463-464); più rari sono i tipi dell’XI secolo testi- Tralasciando i manufatti d’età tardoantica e bizantina moniati solo da poche anse con scanalatura centrale (Bru- attribuiti nel complesso al VI-VII secolo, vengono presen- cato 1984, p. 266) e a Casale Nuovo (MOLINARI-VALENTE tati in questa sede i rinvenimenti più tardi dell’abitato di- 1991, pp. 416-417). Quanto alle forme meno grandi sono stinguendo due gruppi: uno più antico attribuibile ad una rappresentate le olle monoansate con orlo a larga fascia fase di abitazione, l’altro più recente riferibile all’ultima verticale, breve collo cilindrico e parete globulare cordona- frequentazione dell’area. ta e le brocchette con setto a filtro e ansa apicata che trova- Il gruppo più antico comprende ceramiche eseguite a no confronto con manufatti simili di Brucato (Brucato 1984, mano e ceramiche prodotte a tornio. Solo rari esemplari di pp. 312-314), Casale Nuovo (MOLINARI-VALENTE 1991, pp. ciotole sono ricoperti da invetriatura piombifera mentre gli 416-417),e Delia, Sofiana e Muculufa (Catalogo Gela 1990, altri recipienti (pentole, anfore, olle, catini, scodelle) sono pp. 105, 137, 161); si tratta di manufatti in uso tra la secon- in prevalenza privi di rivestimento. da metà dell’XI ed la prima metà del XII secolo. Le pentole sono i recipienti meglio rappresentati, ne sono Tra le ceramiche invetriate (Fig. 7) si segnalano le cio- state individuate di tre tipi. Alcune hanno orlo lievemente tole a parete verticale con orlo bifido, ricoperte da invetria- ingrossato e parete globulare, sono modellate a mano e si tura piombifera incolore e decorate in bruno e verde all’in- distinguono per il corpo ceramico poco depurato ricco di terno ed all’esterno, ben note dai contesti dell’XI secolo; inclusi di colore chiaro e bruno, scaglie micacee e calcinelli non mancano le scodelle con orlo appiattito e parete emi- che emergono anche in superficie; ricordano tipi già noti da sferica su largo piede ad anello, invetriate piombifere in S. Spirito, Delia e Sofiana (CL) (Catalogo Gela 1990, pp. verde all’interno ed all’esterno con decorazione solcata del 87, 105, 159) Monte Iato (ISLER 1995, pp. 131-132), tipo “a nastro” noto dai bacini pisani (BERTI-TONGIORGI 1981, (MOLINARI 1997, p. 120), (GHIZOLFI 1992, p. 365). p. 226, tav. CIL) oltre che dalle fornaci di Agrigento e Cal- Altre, eseguite a tornio, si distinguono per la presenza di un tanissetta (Il verde e il bruno 1997, p. 22, n. 7; CUOMO DI orlo arrotondato ed estroflesso, parete globulare scandita CAPRIO-FIORILLA 1995, pp. 463-464), qualche lucerna a ser- da cordonature e fondo convesso ricordano esemplari simi- batoio chiuso con lungo becco aperto del tipo noto da Piaz- li provenienti da Muculufa (Catalogo Gela 1990, p. 137, n. za Armerina, Palermo, Agrigento in uso fino alla metà del 240) e Palermo (ARCIFA-LESNES 1995, p. 406) attribuite al X XII secolo (MOLINARI 1991, p. 193; ARCIFA-LESNES 1995, p. secolo. Altre ancora sono olle di forma molto semplice, mo- 408). Tutti i manufatti sono caratterizzati da superficie schia- dellate a mano o eseguite con un tornio primitivo (CUOMO rita specie all’esterno e corpo ceramico in frattura di colore DI CAPRIO 1995), caratterizzate da una grossolana lisciatura aranciato con vacuoli dai contorni schiariti, frequenti in- superficiale; hanno orlo a fascia svasata, decorato con cop- clusi bruni e calcinelli di dimensioni piccole e medie; do- pie di cerchietti impressi, ben distinto mediante una sorta di cumentano nel loro insieme una fase di vita tra il X e la carena dalla parete globulare e fondo concavo. Sono deco- prima metà del XII secolo. rate sulla parete talora con scanalature orizzontali ravvici- Il secondo gruppo è meno numeroso del precedente e nate che presumibilmente correvano su lungo la circonfe- comprende ceramiche (Fig. 8) recenti, riferibili a periodi renza del manufatto, talaltra con scanalature orizzontali in- diversi. Sono attribuibili alla seconda metà del XIII secolo tegrate con brevi scanalature verticali a formare quadretta- rari frammenti di scodelle di protomaiolica del tipo Gela ture (Fig. 6). Questi recipienti in alcuni casi presentano corpo ware, frammenti di boccali invetriati in verde e scodelline ceramico di colore grigio- nero in superficie, in frattura con invetriate piombifere verdi morfologie già note dai pozzi di nucleo grigio molto scuro quasi nero definito da una linea Gela (FIORILLA 1996). Possono essere datati alla seconda sottile rossa, frutto di una cottura in fornace in cui la fase metà del XIV ed ai primi decenni del XV secolo una lucer- ossidante non ha raggiunto l’interno del corpo ceramico; in na e da alcuni frammenti di coppe e boccali. La lucerna a altri casi hanno corpo ceramico di colore giallo rosato in vaschetta aperta con beccuccio pronunciato è caratterizzata superficie ed in frattura e non presentano tracce di fuoco; e da invetriatura presumibilmente stannifera di colore giallo possibile che fossero usate sia per cuocere i cibi sia per con- chiaro all’interno ed all’esterno e da dimensioni maggiori servarli. Per le caratteristiche del corpo ceramico, la mor- rispetto a quelle note finora; le coppe presentano parete fologia ed il trattamento della superficie risultano affini a emisferica su fondo a ventosa, i boccali sono a parete globu- tipi simili attestati anche nell’area del casale di S. Spirito a lare su piede pronunciato; sia le coppe che i boccali sono rico- Caltanissetta e al castello di Butera oltre che ad altri esem- perti da invetriatura stannifera in bianco grigiastro; per le mor- plari ritrovati nei contesti musulmani di casale Saraceno ad fologie e le caratteristiche del rivestimento sono assimilabili

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 5 duzione tarda di recipienti che venivano poi utilizzati in loco come parrebbe confermare il rinvenimento frammenti dello stesso tipo nell’abitato. S.F.

CONSIDERAZIONI

L’insediamento dell’area del “Papallossu di Santa Lena”, danneggiato a nord e ad ovest dall’espansione urbanistica degli ultimi trent’anni, è stato solo parzialmente indagato. Non è da escludere che si estendesse anche più ad est dove la Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Ragusa conta di esten- Fig. 6 – Ceramiche da fuoco. dere le indagini. Pur con questi limiti l’abitato ritrovato co- stituisce un tassello importante per delineare un quadro di conoscenze ancora in via di definizione; testimonia una no- tevole continuità di vita pur con lievi spostamenti. Dai dati emersi dallo scavo è confermato che l’abitato rientra nella tipologia dell’insediamento rurale aperto, si im- posta su un precedente insediamento tardo romano e bizan- tino e ne riutilizza in età musulmana le povere strutture mu- rarie. La fase di età musulmana è attestata prevalentemente dai manufatti rinvenuti oltre che da una serie di elementi to- ponomastici (Favara, Donnanna, Donne, Anigef) riferiti a sor- genti o a cale della costa. In età normanna il casale musulmano sarebbe stato donato all’abbazia di S. Filippo d’Agira e sareb- be stato sottoposto ad una prioria con chiesa e relativi granai da identificare con l’edificio fortificato citato dalle fonti. Nell’attesa che ulteriori scavi consentano di definire meglio l’estensione del casale e le sue caratteristiche, è ra- gionevole supporre che avendo ereditato nel nome il topo- Fig. 7 – Ceramiche invetriate. nimo Rasacambra precedentemente riferito ad un’insena- tura, dovesse estendere i propri territori fino al mare, do- vesse avere carattere rurale e popolazione di contadini e pastori come parrebbe testimoniare il rinvenimento di ma- nufatti in gran parte privi di rivestimento e di ceramiche da fuoco modellate a mano ed il fatto che le invetriate siano presenti in numero ridotto. L’abitato avrebbe avuto la sua fase più consistente tra il X e la prima metà del XII secolo. Mancando attestazioni riferibili alla seconda metà del XII, si potrebbe supporre che intorno alla metà del XII secolo forse in seguito al terremoto del 1161 fosse stato tempora- neamente abbandonato o che fosse stato spostato più a monte in seguito alla costruzione dell’edificio fortificato cioè del- la prioria, mentre il sito del vecchio abitato continuava ad essere frequentato per la sua vicinanza alla sorgente come conferma la presenza di poche protomaioliche del tipo Gela e decorate in bruno per il XIII e la seconda metà del XIV Fig. 8 – Protomaioliche tipo Gela e protomaioliche tarde. secolo probabilmente in connessione con l’attività agricola nel territorio o con la presenza della fornace. Sembra orien- tare verso uno spostamento dell’abitato sul pianoro sovra- a manufatti del Castelluccio di Gela (FIORILLA in c.d.s.). stante, dove si trova il moderno abitato di S. Croce Camerina, Tutti i manufatti di questo secondo gruppo come quelli il fatto che nella parte meridionale del paese, considerata la del primo gruppo hanno una superficie schiarita ma se ne più antica, persistano alcuni toponimi viarii che fanno rife- distinguono per il corpo ceramico di colore rosato comples- rimento alla sorgente (via Idria, Via Fontana, Via Bagni), sivamente ben depurato con rari inclusi puntiformi; docu- che un po’ più a nord, sia stato individuato un edificio con mentano una fase di frequentazione del sito ancora nel XIII volta a cupola a suo tempo definito bizantino (SCROFANI e forse nel XIV-XV secolo. 1972, p. 109), e che la chiesa parrocchiale attuale conser- Dallo scavo provengono anche frammenti vitrei perti- vasse ancora nel XVII secolo l’intitolazione alla Santa Cro- nenti forme chiuse simili a manufatti di Muculufa (Catalo- ce nei registri dei battesimi e dei matrimoni e dipendesse go Gela 1990, p. 145, n. 281). Fra i resti ossei recuperati si dalla chiesa dei SS. Lorenzo e Filippo di Scicli (RG) dove segnalano alcune mandibole di suini e ovini, e numerose ancora si registravano nascite, matrimoni e morti (CASCONE conchiglie che sembrano testimoniare un’alimentazione 1987, pp. 8-10). mista a base di carni animali e di molluschi. Un discorso a parte meritano i rinvenimenti della for- nace costituiti essenzialmente da forme frammentarie di dif- BIBLIOGRAFIA ficile identificazione, caratterizzate da orlo a breve tesa pen- dente, parete cilindrica che si allarga in basso e fondo coni- AMICO V.M. 1855, Dizionario topografico della Sicilia. Tradotto co segnato da solcature e concluso da foro centrale già al ed annotato da G. Di Marzo, Palermo. momento della modellazione. Per le caratteristiche del cor- BRUCATO 1984, Brucato. Histoire et archéologie d’un habitat po ceramico a superficie schiarita ed in frattura tendente al médièval en Sicile, sous la direction de J.M. Pesez (Collection verde chiaro e la morfologia potrebbe trattarsi di una pro- de l’Ecole Francaise de Rome, 78) I, II, Roma.

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