CAVASSO NUOVO Cjavàs Storia - Comunità - Territorio

COMUNE DI

Comune di Cavasso Nuovo Medaglia d’oro al Merito Civile Ringraziamenti

Provincia di

Comunità Montana del Friuli Occidentale

Banca di credito Cooperativo San giorgio e

Sir Paolo Girolami

Transima S.p.A.

Edison S.p.A.

Renzo Ferro

OMCI S.r.l.

Gino Tramontin

Antonio Canderan

Michele Bernardon

Stampa: Areagrafica S.r.l. - Meduno (Pn)

Foto di copertina: Antonio Cadel

Cura del volume: Pier Carlo Begotti

Contributi di: Pier Carlo Begotti, Giampiero Calligaro, Andrea Comina, Silvia Corrado, Miriam Davide, Mario Di Michiel, Javier Grossutti, Fabio Metz, Tito Pasqualis

Interventi di: Luigi Gaspardo, Maria Sferrazza Pasqualis

© 2008 Copyright Comune di Cavasso Nuovo - Tutti i diritti riservati CAVASSO NUOVO Cjavàs Storia - Comunità - Territorio

Indice

Territorio e ambiente naturale 9 Tito Pasqualis

Gli elementi della struttura insediativa nello sviluppo storico di Cavasso Nuovo 25 Giampiero Calligaro

I nomi di luogo del territorio di Cavasso 69 Pier Carlo Begotti

La storia politica, istituzionale e sociale dal Medioevo all’Età Napoleonica 91 Miriam Davide

La storia contemporanea 125 Mario Di Michiel

Le vicende ecclesiastiche e religiose 185 Miriam Davide

L’organo della pieve 229 Fabio Metz

L’emigrazione (Cjavacins pal mont) 237 Javier Grossutti

Personaggi del territorio 289 Silvia Corrado

La varietà linguistica di Cavasso Nuovo 325 Andrea Comina

Prefazione

Un paese è composto di molti elementi: territorio, strade, abitazioni private, edifici pubblici, ma soprattutto è composto di persone. Si dice che ha un’anima quando questi elementi nel tempo si fondono armoniosamente fra di loro formando un habitat dove cresce e si sviluppa un circolo di legami e di relazioni che danno vita ad una comunità. Ma una comunità si riconosce anche da come sa custodire la propria memoria, da come, pur nei cambiamenti, sa conservare la propria identità. Sentirsi parte di una comunità significa provare e condividere sentimenti ed emozioni comuni. Come quelle che hanno provato tanti nostri concittadini, ritornando dalla guerra, dalla prigionia o da un periodo di emigrazione, nel veder comparire, arrivando dalla strada di Colle, le colline su cui è adagiato l’abitato di Cavasso.

Cavasso è stato probabilmente oggetto, sotto l’aspetto socioeconomico, a più cambiamenti in questi ultimi trent’anni che nei precedenti cento. Fino a qualche decennio fa gli abitanti si conoscevano più o meno tutti. Bastava pronunciare un cognome per individuare all’istante la borgata o il cortile di provenienza. Anche chi ritornava in paese dopo lunghi anni di assenza, ritrovava, quasi immutati, tutti i suoi punti di riferimento. Il terremoto del 1976 è stato l’evento che per diversi aspetti ha sconvolto questo equilibrio. La ricostruzione di gran parte del patrimonio edilizio abitativo nel decennio successivo ha cambiato volto al paese e il boom economico iniziato nello stesso periodo ha modificato, assieme alle condizioni di vita, usi, costumi e abitudini. Gli anni ‘70 sono stati anche gli anni in cui ha avuto fine il fenomeno dell’emigrazione. Da paese di emigranti siamo diventati, dalla fine degli anni ’90, paese di immigrati. La popolazione residente, per quasi tutto il secolo scorso in continua diminuzione, è dall’inizio del nuovo millennio in costante aumento.

Questa Amministrazione Comunale, convinta che si apprezza maggiormente la realtà in cui si vive se la si conosce, ha deciso, circa tre anni fa, di dare corso a questa pubblicazione e poiché gli argomenti da trattare abbracciavano discipline e temi diversi ha ritenuto opportuno rivolgersi a più ricercatori privilegiando, nella scelta, studenti e laureati locali. La mancanza di archivi comunali (come noto, andati distrutti a causa degli eventi bellici nel 1944) ha costretto gli autori ad uno sforzo supplementare per la ricerca delle fonti documentarie. Durante le varie fasi di preparazione del volume, ho avuto modo di apprezzare l’entusiasmo che hanno messo nello svolgere il lavoro di ricerca, con un impegno e una passione andati oltre l’incarico professionale ricevuto.

Prezioso è stato anche il contributo di tanti nostri concittadini che con il loro apporto di idee, documenti, fotografie, interviste e testimonianze orali hanno arricchito il contenuto di alcuni capitoli e sopperito in parte alla mancanza di documenti ufficiali. Doveroso quindi sottolineare che questo libro è stato portato a compimento anche con il diretto e determinante coinvolgimento di tanti cittadini di Cavasso.

Per la realizzazione di questo libro è stato fondamentale anche il contributo di parecchi sponsor la cui elencazione trova spazio in altra parte del volume. Desidero porgere un personale ringraziamento ai vari enti e istituzioni che ci hanno in diversi modi sostenuto in questa iniziativa ma soprattutto sottolineare il ruolo e la sensibilità degli sponsor privati. Quando abbiamo deciso, per non gravare eccessivamente sul bilancio comunale, di prendere contatto con alcune persone che sapevamo particolarmente sensibili alle vicende di Cavasso è bastato un breve colloquio, senza tante formalità, perché queste dimostrassero immediatamente la loro disponibilità. Confermando in questo modo una generosità d’animo fuori del comune che può essere simbolicamente rappresentata dalla storia di Sir Paolo Girolami. L’ho incontrato la prima volta di persona nel maggio del 2007, mentre si trovava in municipio a Cavasso intento a sbrigare alcune pratiche amministrative. Conclusi gli adempimenti burocratici, il sindaco Silvano Carpenedo, conoscendo il suo passato di emigrante, l’ha invitato a visitare il museo dell’emigrazione al piano superiore. Durante la visita sono andato indietro con la mente al luglio del 2003, quando a , gli è stato consegnato il premio “Odorico da Pordenone”: un premio che la Provincia ha istituito quale riconoscimento ai cittadini del Friuli Occidentale che si sono distinti nel mondo. In quell’occasione, appresi la sua storia di emigrante. Una storia, agli inizi, molto simile a quella di tanti nostri giovani di quel periodo. Nato a Fanna nel 1926, all’età di due anni emigrò con la sua famiglia per seguire il padre mosaicista terrazziere in Gran Bretagna. Fin dalla giovane età dovette confrontarsi e lottare contro i pregiudizi e le discriminazioni cui erano soggetti gli emigranti italiani. Frequentò le scuole inglesi e con carattere e determinazione superò tutti i vari gradi di studio fino al conseguimento della laurea in economia. Entrato nel mondo del lavoro ottenne incarichi sempre più prestigiosi fino a diventare nel 1986 Presidente Esecutivo del colosso farmaceutico Glaxo. Nella sua carriera collezionò molteplici titoli ed onorificenze. Fra i più prestigiosi sicuramente quello ricevuto dalla Regina Elisabetta II nel 1987 che lo insignì, per i suoi meriti, del titolo nobiliare di Sir (baronetto). Ma, mentre osservavo il grande interesse e l’apprezzamento che dimostrava visitando il museo, non vedevo in lui il baronetto inglese, ma l’emigrante di Fanna che ritrovava e riviveva in quel luogo una parte della sua storia, a conferma che chi ha solide radici fondate su sani principi non viene mai influenzato negativamente dal successo ma, al contrario, sa apprezzare meglio di altri i valori autentici della vita.

Un ringraziamento infine va al grafico Luca Bearzatto, che in stretta collaborazione con il curatore Pier Carlo Begotti ha, con competenza e maestria, curato la veste grafica e l’impaginazione del libro. In questo libro abbiamo cercato di recuperare, salvaguardare e custodire le origini, le tradizioni storiche, le conoscenze popolari, la cultura e l’evoluzione socio-economica della nostra comunità. Un lavoro che ora possiamo consegnare con soddisfazione: agli anziani del paese sicuri che rivivranno con nostalgia e orgoglio un pò del loro passato; agli emigranti che ritroveranno una parte della loro storia troppo spesso dimenticata; ai giovani che fanno fatica ad immaginare com’era il paese prima del terremoto; alle nuove famiglie che in questi anni recenti hanno scelto di venire ad abitare a Cavasso. Ma soprattutto lo mettiamo a disposizione delle future generazioni come un prezioso scrigno della memoria. Con questa pubblicazione riteniamo di aver aggiunto un’altra tessera a quel meraviglioso mosaico che è la storia del nostro paese e ci auguriamo che la lettura sia di stimolo per quanti vorranno continuare il lavoro di ricerca.

Michele Bernardon Assessore alla Cultura

Territorio e ambiente naturale

Tito Pasqualis

Il territorio di Cavasso Nuovo (Cjavàs) l’erta sponda destra e arriva sulla piana si estende nell’area pedemontana del alluvionale in corrispondenza del cippo Friuli occidentale, in destra del torren- devozionale eretto nel 1874 da una fami- te Meduna, su una superficie di 10,24 glia cavassina. km² compresa all’incirca tra le quote di 520 e 233 m sul mare. Su due lati il Attraversata la campagna Curgnele, il confine comunale è definito anche fisica- limite amministrativo tocca la strada sta- mente poiché coincide grossomodo con tale e poi ritorna a nord lungo la carrarec- l’ampio alveo del torrente, a nordest, e cia che per un tratto coincide con la Via con il crinale collinare del Monte Jouf, Tramontina, già pista di transumanza, a nordovest. Procedendo da ponente, in assai frequentata nell’antichità poiché era senso orario, il limite si sviluppa dappri- la più diretta strada di collegamento tra ma sulla dorsale del Monte Lieto, dove la pianura e la valle del Meduna. Il confi- convergono anche i confini dei Comuni ne interseca quindi la linea ferroviaria, a di Fanna e di . Si abbassa quin- ovest della stazione di Fanna-Cavasso, e di nella piccola valle del rio Mizza, senza giunge sulle alture passando tra le borga- però raggiungerne il fondo, e arriva al te di Sottila (Fanna) e di Petrucco. Meduna a monte della stretta di Maraldi. Per circa 5 km segue verso valle il corso Dal punto di vista della morfologia il d’acqua; sotto Orgnese volge nettamente territorio comprende essenzialmente due a ponente passando sulla golena, risale diversi aspetti. Il settore superiore è ca-

Le alture di Cavasso Nuovo viste dalle campagne di Orgnese.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 9 ratterizzato dalle boscose alture collinari Carniche. Le masse rocciose prealpine che si sviluppano per oltre 2 km da SO sono tutte di origine sedimentaria, cioè a NE con altezze massime di poco su- provengono dai depositi, in gran parte periori ai 500 m sul mare; il settore in- di natura organica, raccolti a strati sul feriore si estende sull’alta pianura, circa fondo di un antico mare, compattati e tra le quote di 275 e 233 m sul mare, consolidati. In tempi successivi essi sono e include anche un tratto della ghiaiosa emersi dall’acqua, spinti verso l’alto da golena del Meduna. In modo impercetti- imponenti forze interne. Il sollevamento bile, ma incessante, gli agenti atmosferici ha dato origine ad un’alternanza di ca- continuano a modellare i rilievi collinari tene montuose e di strette vallate assai arrotondandone le forme. Le loro pendi- articolate, ma dirette prevalentemente ci sono solcate da strette infossature, più da ovest a est. Le montagne sono segnate evidenti sul versante meridionale, in cui da numerose fratture (faglie); di norma nei periodi di piogge intense si raccoglie hanno versanti meridionali assai ripidi, una considerevole quantità d’acqua che a spesso bordati da vaste falde di detri- volte provoca erosioni spondali, qualche to, mentre i versanti rivolti a nord sono smottamento e, in passato, anche non meno acclivi. pochi problemi di tenuta idraulica all’in- terno dell’abitato. In Friuli i movimenti orogenetici sono iniziati nell’Oligocene-Miocene, 35 mi- Sotto l’aspetto geologico le colline di lioni di anni fa, e non si sono ancora Cavasso e Fanna rappresentano l’ulti- conclusi, come lo dimostra la notevole Cavasso Nuovo e la fascia pedemontana mo corrugamento verso la pianura del sismicità della regione. Il terremoto del visti dal Monte Valinis. complesso sistema tettonico delle Prealpi maggio 1976 provocò ingenti danni in

10 Cavasso Nuovo / Cjavàs stesse cronache - “seguirono fitte tenebre”, e del giugno del 1794 che scosse l’intera valle provocando lutti e rovine. L’elevata sismicità di questa zona deriva dal fatto che essa è attraversata da tre grandi fa- glie, nonché da una serie di dislocazioni minori: i repentini spostamenti dei bordi delle fratture sono avvertiti come scosse sismiche. La faglia principale è quella più meridionale che passa anche per la stretta di Ponte Racli, solo qualche chilometro a monte di Cavasso, e si manifesta in su- perficie con una diffusa franosità, parti- colarmente evidente sulla sponda destra del torrente.

In merito ai tipi di rocce si può in buona approssimazione affermare che Cippo confinario devozionale a Orgnese. nell’area più interna del territorio preal- pino predominano le formazioni dell’era mesozoica, con età decrescenti da 220 a tutte le borgate di Cavasso; lesionò gra- 70 milioni di anni, costituite da dolomie vemente anche il massiccio Palazat, sei- e calcari variamente stratificati, appar- centesco palazzo dei signori di Polceni- tenenti a tutti e tre i periodi dell’era: il go-Fanna, nonché la parrocchiale di San Triassico, il Giurassico e il Cretacico. Nel Remigio, per la quale era stata anche settore inferiore affiorano rocce dell’era prospettata l’ipotesi di un suo abbatti- cenozoica, in particolare dell’Eocene mento. Tuttavia, se quello del 1976 fu (con età media di 50 milioni d’anni) che per il Friuli il più tragico evento sismico rispetto alle precedenti presentano una di tutti i tempi, si trova memoria di al- coerenza minore. Infine, nella fascia pe- tri gravi sismi avvenuti in epoche prece- demontana, come sulle alture di Cavasso denti. Particolarmente distruttivi, come e Fanna, prevalgono le rocce terrigene si desume anche dai registri parrocchiali dell’Oligocene e del Miocene (da 40 a 15 di Cavasso, furono gli eventi del marzo milioni di anni di età) rappresentate da 1511 e del novembre del 1575; questo molasse, arenarie, argille, marne e con- ferì mortalmente il castello di Mizza: glomerati calcareo-dolomitici, che offro- “fuit teremotus magnus…munitas turres no scarsa resistenza all’azione demolitrice aperuit et quassavit”, riferisce una crona- degli agenti atmosferici. Durante la loro ca dell’epoca riportata da mons. Ernesto genesi alcune formazioni rocciose hanno Degani nella sua opera storica “La Dioce- incorporato anche piccoli esseri marini si di Concordia” (1924). In altri appunti che con il passare dei millenni si sono si legge che il sisma del 1511 fu accom- trasformati essi stessi in pietra diventan- pagnato da un terribile “reboar dell’aria o do fossili. Una ricca area fossilifera di Ca- come un orrendo fragore di armi scendente vasso si trova verso la stretta di Maraldi, dall’alto”. Per la Val Tramontina furono dove si possono rinvenire antichissime devastanti anche i terremoti del luglio conchiglie appartenenti a qualche decina 1776, al quale - come si apprende dalle di specie diverse.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 11 La valle del Meduna con la stretta di Ponte Racli vista dal sito del castello di Mizza.

Il clima della fascia pedecollinare è perature meno rigide del piano. D’altro caratterizzato da una notevole piovosi- canto in estate le brezze di monte ren- tà. In media cadono oltre 1900 mm di dono il clima più fresco rispetto a quel- pioggia all’anno con massimi primaverili lo della pianura, dove si registrano forti e autunnali e minimi invernali. Il mese escursioni termiche diurne. Sulle pendici più freddo è gennaio con una tempera- rivolte a mezzogiorno si verifica talvolta tura minima media di -3°C; il mese più il fenomeno dell’inversione termica per caldo è luglio con temperatura massima cui, d’inverno, esse sono più calde del territorio sottostante. Invece, sui versanti La traversa media di 26°C. Pur trovandosi ad un’al- di Maraldi in titudine più elevata, la presenza delle settentrionali le temperature medie sono costruzione (fine più basse e, in certi anni, nell’infossatura anni ‘40), vista da colline, significativo baluardo contro i valle. venti freddi settentrionali, fa sì che nella del Mizza, la neve persiste al suolo fino a Foto: Archivio Edison S.p.A. stagione invernale Cavasso abbia tem- primavera. L’area pedemontana è luogo di turbo- lenze e di scontri tra le correnti d’aria cal- de e umide provenienti dal mare e quelle fresche che scendono dai monti. Non di rado, queste condizioni dell’atmosfera degenerano in temporali e grandinate, fe- nomeni a volte disastrosi, tanto da essere ricordati anche nei registri parrocchiali, come si apprende dalla citata opera del Degani. Ad esempio, a Cavasso nel 1537 “lo giorno di messer sancto Bernardo con- fessore (20 agosto) tempestò si fattamente che totalmente rovinò tutto”. Alle distru- zioni fece seguito, evento allora non raro,

12 Cavasso Nuovo / Cjavàs una grande carestia: “in questo credo” - concludeva il buon pievano - “habbiamo patido per tutti li peccati nostri”.

Per quanto riguarda l’assetto idrografi- co si rileva che il territorio di Cavasso è interamente tributario del torrente Me- duna, in modo diretto oppure attraver- so il Colvera. Infatti, i numerosi piccoli corsi d’acqua collinari finiscono tutti in questi due torrenti. Lo spartiacque dei due bacini di contribuenza passa proprio nel centro storico, come si vede anche dall’andamento altimetrico delle vie che dalla piazza Plebiscito si dipartono in di- scesa da ambo i lati.

Il Meduna (la Miduna) è il principale affluente del fiume Livenza. Trae origine dall’unione di alcuni impervi “canali” dell’alta Val Tramontina limitati da ri- pidi e boscosi pendii; nel tratto iniziale, scorre in una valle piuttosto angusta, che si apre solo nella piana alluvionale dei Tramonti. Il torrente accoglie le acque di alcuni considerevoli affluenti, quali il Viellia, il Chiarchia, il Tarcenò, il Chiar- zò e il Silisia. A valle della stretta di Pon- te Racli riceve in destra il Muiè, ultimo significativo affluente montano e, poco prima della stretta di Maraldi, il più set- tentrionale dei due rughi Mizza. Questi piccoli corsi d’acqua si originano da una stessa insellatura: il primo raccoglie le ac- que del versante nord dello Jouf; l’altro scende a sud per finire nel Colvera. tra e , il Cellina, suo Il Meduna verso la stretta di Colle nei principale affluente. A valle di questo, il pressi dell’abitato Dopo la strettoia dei Monteli, l’alveo Meduna rinasce dalle ghiaie, alimentato di Orgnese. del Meduna si allarga formando un’am- dalle proprie acque di subalveo e si tra- pia varice chiusa a meridione dai dossi di Il rio Gorgon con sforma in un fiume con portata peren- caratteristiche piante Colle e di . Fino a questo punto ne. Si arricchisce con gli apporti di molti idrofile. la lunghezza del corso d’acqua è di oltre piccoli corsi d’acqua di risorgiva, poi si 40 km; la superficie del bacino imbrife- infossa nelle fini alluvioni della bassa pia- ro supera i 270 km². A valle di Colle il nura e prosegue tortuoso fino allo sbocco torrente si apre definitivamente nel pia- nella Livenza. no, ma l’acqua scompare tra le ghiaie e per molti mesi l’alveo resta asciutto. In Il torrente Colvera (la Colvara) rag- pianura il Meduna riceve il Colvera e, giunge la pianura a , all’uscita

Cavasso Nuovo / Cjavàs 13 che raggiungevano dopo aver inciso l’al- ta scarpata del torrente; oggi alcuni sono stati arginati e canalizzati nel tratto finale e arrivano fin quasi nell’alveo attivo al Meduna. Sul confine con Fanna scende il ripido rio che passa vicino al borgo Tuìs e defluisce verso il Colvera. Ma il principale corso d’acqua che attraversa l’abitato è il rio Gorgon che si origina tra Runcis e il Monte Lieto. Raccoglie il rio di Dreon, che è costeggiato da un buon sentiero, attraversa tombinato il centro storico, scorre davanti alla stazione ferro- viaria, dove è conosciuto con il nome di Rampan, e finisce nel piano come Fuessis confluendo nel Colvera presso il Santua- rio di Madonna di Strada. I sassi variegati dei muri La pianura friulana comprende due della chiesa parrocchiale. unità geografiche molto diverse tra loro per struttura, morfologia e paesaggio: l’alta pianura, di cui fa parte anche un dal Bûs, pittoresca forra, dove l’acqua ha ampio settore del Comune di Cavasso scavato nelle rocce le “marmitte dei gigan- Nuovo, e la bassa pianura. Tra esse si in- ti”, caratteristiche cavità localmente note terpone la fascia umida delle risorgive, in come lis pignatis. Nel tratto vallivo acco- cui tornano alla luce le acque dei torrenti glie gran parte delle acque che scendono e del territorio pedemontano scomparse da Fanna e da Cavasso nei rughi Storto, nel sottosuolo. In questa zona sorgenti- Manarin, Mizza e Fuessis. Normalmen- fera, che nel Friuli Occidentale si esten- te questi brevi torrenti sono asciutti nel de da a , tratto inferiore, mentre a monte dispon- prendono corpo molti corsi d’acqua che gono sempre di una pur modesta portata attraversano serpeggiando la bassa pia- d’acqua. Le loro piccole valli, strette tra nura e sboccano nella Livenza o nelle versanti ripidi e coperti da vegetazione, lagune. Le “due” pianure hanno in co- celano qualche suggestivo ambito natu- mune l’origine poiché entrambe furono rale; nelle pozze vivono le trote e tra le costruite dai materiali trasportati a valle pietre del fondo anche qualche gambero dalle grandi fiumane che scaturivano dai di fiume. Nel territorio di Cavasso si in- ghiacciai tra una glaciazione e l’altra, fino contrano a nord i rughi dei dirupi delle all’ultima che si è conclusa poco più di Cueste, poi i rii Ciopis, Pichiàs e Casalis 10 mila anni fa. Nelle epoche preistori- che scendono dalle borgate Vescovi e che il Meduna usciva dai monti ad una Mas e sfociano nel laghetto di Maraldi. quota più alta dell’attuale. I suoi depositi Sotto la piana di Maraldi scorrono i rii hanno costruito un potente materasso al- Muri e Vacis; sotto Bier, il rug di Belugna luvionale disposto a ventaglio con vertice che accoglie il rio Franceschina e sfiora allo sbocco della valle. Successivamente Borgo Grava, quindi il rio Recoaro e il le erosioni hanno approfondito il letto rug de Rizzo. Una volta questi torrentel- del torrente che oggi si trova a parecchie li si perdevano tra le ghiaie della golena, decine di metri più in basso del piano di

14 Cavasso Nuovo / Cjavàs campagna. La progressione delle inci- que e dal materiale da esse trasportato. sioni dell’alveo si rivela sulle sponde che Con i sassi del Meduna e con le pietre sono caratterizzate a tratti da terrazzi o dei colli si costruivano le case e si ac- ripiani alluvionali orizzontali, che cor- ciottolavano cortili e stradine. Ciottoli e rispondono ai periodi di relativa quiete ghiaie con i loro diversi colori ricorda- dell’escavazione fluviale. no il tipo di roccia da cui provengono. Abili artigiani li impiegarono per creare L’acqua di superficie percola nel sot- artistici mosaici e anche oggi essi ven- tosuolo permeabile e alimenta ricche fal- gono utilizzati nell’edilizia, soprattutto de acquifere. Nel territorio di Cavasso la per motivi ornamentali o come rivesti- prima falda si incontra a più di 150 m di menti. La “corte” del Palazat e l’insieme profondità ed è quindi raggiungibile con dei muri di sostegno e del sagrato della difficoltà. Tuttavia, nell’area pedecollina- chiesa parrocchiale di San Remigio pos- re, ai suoli di antica alluvione ghiaiosa sono ritenersi quasi dei musei litologici si infrappongono strati di terreni pre- all’aperto, poiché sono composti da un valentemente argillosi, che racchiudono campionario di tutte le rocce del baci- qualche lama idrica poco profonda dal- no del Meduna: dalle bianche dolomie la quale, in passato, si attingeva l’acqua ai grigi calcari e alle brune arenarie. Ma per mezzo di pozzi e di pompe a mano. Da questi terreni traggono origine suoli nel greto si possono rintracciare anche agrari più fertili che si distinguono net- esemplari di rocce provenienti da molto tamente da quelli aridi della sottostante lontano, come le arenarie rosse della Car- pianura. nia, che migliaia d’anni fa sono riuscite a superare la Forca del Monte Rest intrap- Stretta dei Monteli. Il L’ampio alveo di pianura del Medu- polate nel ghiaccio. Per questa insellatura ponte-passerella, in na è solcato da molte ramificazioni che transfluiva infatti una lingua del grande una cartolina degli s’intrecciano e divergono formando iso- ghiacciaio del Tagliamento che nel perio- anni Venti, e l’attuale ponte ferroviario lotti ghiaiosi e sabbiosi che a ogni piena do di massima espansione coprì l’intero della linea - vengono distrutti e ricostruiti dalle ac- territorio carnico lasciando fuori solo le Gemona.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 15 trasportate a valle dalle acque. Qualcuna è molto antica, poiché i rilievi prealpini non furono mai coperti dal ghiaccio e per questo motivo durante le glaciazioni essi costituirono degli importanti rifugi per animali e piante.

Nell’area collinare cavassina non man- cano le sorgenti, sia pure con portate mo- deste poiché i loro bacini di contribuenza sono poco estesi e piuttosto superficiali. Il più consistente affioramento d’acqua, è quello della sorgente Pichiàs che alimen- ta l’acquedotto comunale e si trova sopra Maraldi in un ambiente tormentato da smottamenti e frane. E lungo la strada del Pichiàs, non lontana da un serbatoio La vallecola del rio cime più elevate. Tuttavia, il ghiacciaio Recoaro verso la abbandonato, si incontra anche la sor- del Meduna non arrivò mai in pianura sorgente. gente Muscinetta. Qualche emergenza poiché gli mancò la forza di superare le idrica è presente pure nell’abitato, come strettoie finali della valle e si arrestò sulla la sorgente del “Fontanone” o quella dei soglia rocciosa di Ponte Racli. vecchi lavatoi pubblici; altre fuoriuscite Dalla base della scarpata del torrente d’acqua sono localizzate tra Petrucco e e fino all’alveo attivo centrale, che si ri- Runcis, a Dreon e a Mas. Con l’avanzare copre di acque ad ogni piena, si esten- della stagione estiva, alcuni affioramenti de la golena distinta con toponimi quali rimangono ben presto in secca, tuttavia Grava, Braida Bassa, Grava di Viulina, essi conservano nel loro intorno un am- Magreits e qualche altro, collegati per- biente naturale umido con tipiche piante lopiù alla situazione di estrema aridità idrofile, tra cui gli equiseti i quali, come della zona. Con il passare del tempo al- le felci (felets), sono di antichissima ori- cune di queste aree sono state comunque gine. Resti di queste piante, che in tempi dissodate e ridotte a coltura; in tempi remoti erano arboree, si rinvengono fos- più recenti, vennero utilizzate anche per silizzati dentro alcune rocce della Car- l’insediamento di qualche struttura ad nia. Sono sopravvissute fino ad oggi solo uso collettivo, come i laghetti venatori come piante erbacee, ma possiedono an- e il campo sportivo comunale. Se dal cora un fusto sotterraneo orizzontale si- punto di vista agrario questi terreni sono mile ad una radice rigonfia, il rizoma, un conosciuti come magredi a causa della organo di riserva che durante le terribili loro scarsa produttività, nondimeno essi carestie dei secoli passati veniva utilizza- possiedono una notevole valenza natura- to come cibo. In un registro parrocchiale listica, grazie alla presenza di numerose - riferisce ancora il Degani - si legge che specie vegetali e animali, che nel loro nel 1527 “fo la carestia si grande et terri- insieme sono espressione di un’elevata bile che fo fatto pan de vidi e de radis di biodiversità. Dal punto di vista floricolo felet”. Tra l’altro, gli equiseti hanno foglie i magredi offrono delle particolarità in- ricche di silice sotto forma di minuscole teressanti per la presenza di alcune rare rugosità e perciò una volta erano usate specie alpine, strappate alla montagna e per levigare legni duri o metalli.

16 Cavasso Nuovo / Cjavàs Da alcune sorgenti di Cavasso escono acque minerali contenenti acido solfidri- co, un composto dello zolfo dal carat- teristico odore di uova marce. Il fatto è probabilmente da collegare alla presenza di qualche filone sotterraneo di gesso, un minerale che appunto contiene anche zolfo. La più nota sorgente d’acqua sol- forosa è la fonte Recoaro che si trova in una vallecola dietro la chiesa parrocchia- le lungo il rio omonimo, in un piacevole ambiente naturale dall’aspetto romantico che si raggiunge con un breve percorso turistico tra rocce e vegetazione.

Fin dall’antichità le acque del Medu- na furono utilizzate per gli usi domestici, nell’agricoltura e come forza motrice. Le prime notizie sull’esistenza di una roggia derivata dal torrente risalgono al 1279, come risulta da un atto di concessione per la costruzione di un molino. Si ha pure notizia che il 27 ottobre 1472 il ve- scovo di Concordia autorizzava il conte Niccolò di Maniago a derivare acqua dal Meduna per mezzo di una roggia, poi chiamata di Cavasso e di Orgnese, che aveva inizio nella strettoia dei Monteli. La presa fu successivamente spostata alla stretta di Maraldi, tra Cavasso e Medu- no, per avere una maggiore sicurezza sulla presenza dell’acqua. Questa antica roggia passava al piede della scarpata del torrente e dopo un percorso tortuoso si esauriva a valle di Orgnese. In seguito erano unite solo da passerelle o da ponti Sopra: Il Meduna alla stretta essa fu prolungata verso Colle e restò in di legno, che venivano fatalmente travol- di Maraldi. esercizio fino alla metà del secolo scorso ti dalle acque durante le piene maggiori. quando furono realizzati i moderni im- In una cartolina degli anni Venti si vede Sotto: il Meduna a monte pianti idroelettrici del Meduna. appunto la “passerella” dei Monteli, sul della strettoia di luogo in cui una decina di anni dopo sa- Colle; in primo Già alla fine degli anni Quaranta del- rebbe stato costruito il ponte ferroviario. piano il canale di lo scorso secolo, alla stretta di Maraldi, derivazione (foto di fine anni ‘40). era stata costruita una traversa con pa- Tra gli anni Cinquanta e Sessanta ratoie che formò un piccolo bacino per il bacino del Meduna fu interessato da Foto: Archivio Edison S.p.A. la regolazione giornaliera delle portate. un importante complesso di costruzio- Le pile del manufatto servirono anche ni idrauliche finalizzate alla captazione, come appoggi dell’attuale ponte stradale. conservazione e distribuzione dell’acqua In precedenza le due sponde del Meduna per la produzione di energia elettrica e

Cavasso Nuovo / Cjavàs 17 notevole impatto sull’ambiente montano allora incontaminato e selvaggio. Tutta- via esse hanno prodotto all’industria e al comparto agricolo evidenti vantaggi eco- nomici. I laghi, in particolare, costitui- scono oggi anche un notevole polo d’at- trazione turistico-ricreativo. Alla traversa di Maraldi, sulla sponda destra, ha inizio un grande canale che si sviluppa a mezza costa lungo la scarpata. L’acqua traspor- tata fa muovere le turbine della centrale idroelettrica di Colle e quindi, attraver- sato l’alveo sottoterra in un manufatto a sifone, prosegue sulla sponda sinistra Il laghetto di Maraldi con il “casello” idraulico. entro un canale che la porta alle centrali della pianura e alle campagne dello Spi- per l’irrigazione. Le opere furono rea- limberghese. lizzate in coordinamento tra la SAICI del gruppo SNIA Viscosa di Milano, ora Di fianco alla traversa si trova ancora Edison S.p.A., e il Consorzio di bonifica il vecchio “casello” idraulico, l’abitazio- “Cellina-Meduna” di Pordenone. Con la ne del “guardiano” che aveva il compito costruzione di alcune dighe in calcestruz- di sorvegliare e regolare le paratoie del- zo - la più grande ha un’altezza di oltre la traversa e del canale derivato. Le sue 140 metri - si realizzarono i serbatoi o mansioni diventavano particolarmente laghi artificiali del Ciul, nell’alta valle del delicate nei periodi di piena quando in- Meduna, di Selva, nel torrente Silisia, e tempestive manovre avrebbero potuto di Redona o dei Tramonti, alla stretta di provocare dannose conseguenze a valle. Il vecchio molino Zatti Ponte Racli. Queste opere e le annesse Di questa attività lavorativa oggi non re- (Ciat). centrali idroelettriche hanno avuto un sta che il ricordo poiché le saracinesche

18 Cavasso Nuovo / Cjavàs sono tutte automatizzate e le operazioni vengono telecomandate dalla centrale di Meduno.

L’acqua della vecchia roggia di Cavas- so serviva anche per muovere le ruote di molini e battiferri. L’edificio del vecchio molino Zatti (Ciat) esiste ancora. Face- va parte di un complesso comprenden- te pure un nucleo abitativo e una stalla, organizzati attorno ad una corte. Dal molino si separavano il canale di scarico e la roggetta Zatti che scendeva quasi in fregio al torrente. Anticamente, non lon- tane dal Meduna, sorgevano anche due segherie e delle fornaci di calce che utiliz- zavano l’abbondante materiale calcareo a facile, ma che richiede comunque una La golena del Meduna; disposizione. Le rogge erano circondate sullo sfondo i monti camminata di oltre tre ore, da compiere della Val Tramontina. da alberi e arbusti che creavano un am- preferibilmente in inverno o in primave- biente di tipo oasistico in un pittoresco ra, quando la vegetazione non impedisce paesaggio di acque e ghiaie. Esse costi- del tutto la visuale. tuivano dei significativi punti d’incontro e di socializzazione, al pari delle fonta- Dalla piazza Plebiscito su cui prospet- ne che si trovavano all’interno del paese. ta il palazzo municipale, si sale per ro- L’emigrante poeta Osvaldo Francescon tabile alla borgata Petrucco dove è pos- (1900-1967) ricordava come alle rogge si sibile visitare la chiesetta del XII secolo, recassero le donne per fare il bucato, che anticamente documentata come San stendevano ad asciugare sulle ghiaie, e Pietro in Modoletto. La località è citata tanti ragazzini per giocare e fare il bagno. anche in un verso di un anonimo poe- E ancora oggi il Meduna con la sua pic- ta del Settecento che ricorda “l’ombroso cola “spiaggia” di Maraldi è un elemen- speco del patrio Modoletto”, come si legge to di richiamo quale piacevole luogo di nel volume di Romano Della Valentina svago per molti che lo raggiungono per (1915-2005), “Storia e origini di Cavas- prendere il sole e, i più coraggiosi, anche so Nuovo” (1988). L’escursione prosegue per bagnarsi nelle sue fredde acque. verso Runcis su una carrareccia, chiusa al traffico veicolare, che ben presto si ab- Le colline di Cavasso costituiscono un bandona per salire nel bosco su tracce di esteso belvedere naturale che consente di sentiero fin sulla cresta e poi sulla poco osservare i principali aspetti morfologici appariscente cima del Monte Lieto 502 e paesaggistici del territorio cavassino e di m, uno dei punti più elevati della dor- alcuni paesi vicini. Monti e pianure, ac- sale. L’origine di questo toponimo risale que e boschi, greti e campagne coltivate, al termine collettivo friulano modoleit o centri abitati e case sparse, si possono, in modolêt, che significa bosco o una plu- un certo senso, visitare tutti assieme con ralità di muèdui, cioè di cerri, una parti- un ideale volo d’uccello. Per raggiungere colare specie di quercia, la Quercus cerris, i più significativi punti d’osservazione si che cresce a altitudini medie su terreni propone qui di seguito un remunerativo calcarei in luoghi soleggiati e relativa- itinerario escursionistico su un percorso mente caldi, come gli sbocchi delle valli

Cavasso Nuovo / Cjavàs 19 boscosa dorsale di Valdestali di Frisanco che chiude a nord-ovest la doppia valle del rio Mizza.

L’itinerario prosegue sopra il borgo Runcis il quale, visto dall’alto, palesa con evidenza la sua caratteristica disposizione ad anfiteatro o a falce di luna. Più avanti raggiunge un piccolo pianoro con bosco rado, sotto una selletta. Qui si stacca il sentiero per Valdestali, che scende ripi- do nella valletta dei Mizza raggiungendo in breve l’insellatura erbosa, 455 m s.m. circa, che spartisce le acque dei due rii. Ed è probabilmente questo il “giogo”, jouf in cavassino, che ha dato il nome all’intero complesso collinare di Cavasso, il Monte Jouf appunto, le cui tre cime principali compaiono stilizzate nello stemma del Comune.

Il sentiero procede, ora a sinistra, ora Escursionisti sulla dorsale del Monte Jouf. a destra della cresta, superando le sellet-

in pianura. Le cupule delle ghiande e la corteccia sono ricche di tannino e per questo motivo erano utilizzate nelle ope- razioni di concia delle pelli.

Il percorso si snoda tra la vegetazione toccando le rovine di qualche vecchio ri- covero e i resti di tralicci di legno delle teleferiche che servivano per il traspor- to del legname. Passa pure al piede di alcune garitte di caccia che, opportuna- mente sistemate, potrebbero costituire degli ottimi punti di osservazione anche per gli escursionisti. A nord il panorama è dominato dal massiccio Monte Raut, 2025 m s.m., che si protende a levante con una lunga bastionata rocciosa digra- dante sulle crode del Clap del Paredach e sulle cime dell’Ortat, del Rodolino, dei Tùbers, del Dassa e del Monte Rossa, so- pra Navarons e il lago di Redona. Tra il Raut e i colli di Cavasso si interpone la La strada verso la sorgente Pichiàs.

20 Cavasso Nuovo / Cjavàs te che segnano le testate di alcuni pic- coli corsi d’acqua. Tra il verde s’incontra anche qualche ordinato cumulo di pie- tre, raccolte con paziente lavoro sui prati che un tempo ricoprivano una parte di queste alture. A tratti si scoprono pure i segni del passaggio recente di vari ani- mali selvatici: solchi di cinghiali, tracce di caprioli, di volpi e di altri piccoli abi- tatori che nel bosco si fanno sentire con i loro tenui rumori, mentre il canto di molti uccelli ingentilisce la selvatichezza dell’ambiente.

Il punto più elevato del percorso, 520 m s.m., consente di osservare dall’alto quasi tutte le borgate di Cavasso. A ovest si intravedono le case dei Tuìs e dei Centis; più avanti, la stazione e la linea ferroviaria, oggi deserte per molte ore del giorno, ma che hanno visto passare centinaia di emigranti cavassini. Si scorgono pure le case Candeot e il centro storico con il Palazat e la pieve di San Remigio; quindi le borgate di Dreon, Zambon, Bier, Tonis e Maraldi. Sul piano emerge il campanile di Orgnese con la chiesa del XV secolo dedicata a San Leonardo e con le ordinate campagne del Cristo, di Sant’Antonio, della Braida e delle Curgnele, toponimo questo che forse ricorda la presenza di piccoli avvallamenti scomparsi dopo i lavori di trasformazione agraria. Più vicini all’osservatore appaiono i tetti dei borghi Grilli, Vescovi e Mas e, in basso, appaiono le colline di e di Il Monte Raut visto dal in un’inedita pittoresca prospettiva, Monte Lieto (Modoleit). Pinzano e, al di là del Tagliamento, i colli le acque verdi-azzurre del laghetto di morenici che da San Daniele del Friuli si Maraldi e il ponte ferroviario immorsato estendono ad arco fino a Tricesimo.S ullo sulle rocce dei Monteli, punto di sfondo, oltre la pianura con i suoi mille attraversamento del torrente fin dalla paesi, si stagliano le alte cime delle Alpi più remota antichità. Pare infatti che Giulie, mentre a sud si fanno vedere le proprio per di qua passasse un ramo lucenti strisce delle lagune e del mare. della preistorica via pedemontana, la cui presenza è testimoniata dai molti reperti L’ultimo breve tratto di cresta condu- di quell’epoca trovati in vari siti, anche ce al dosso sul quale già in epoche mol- nel territorio cavassino. Più distanti to antiche sorgeva una torre di guardia.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 21 Il lago e il ponte di Maraldi visti dal Castello. Sulle sue rovine nel Medioevo fu eretto il castello di Mizza, dimora dei signori di Polcenigo-Fanna fino oltre la metà del XVI secolo.

Il castello è segnalato anche in un di- segno del Seicento che rappresenta il torrente Meduna alla stretta di Maraldi, ma alla fine dell’Ottocento erano rimaste solo le rovine di due torri; oggi pochi ru- deri testimoniano la presenza di questo Resti della cinta del storico maniero. Castello di Mizza. Chi arriva quassù percepisce bene la posizione strategica del luogo, che do- minava l’antica strada pedemontana, la via Tramontina e l’imbocco della Val Meduna, della quale si scorgono i mon- ti principali: il Frascola, la più alta cima della valle, l’articolato Monte Giavons e il Roppa Buffon; poi la stretta di Ponte Racli con le sue antiche frane, che tutto- ra a volte si rinnovano, e di fronte, ma al di là del torrente, l’abitato di Meduno, Il dosso del Castello, al piede dal colle di San Martino, dove visto da nord, dal sorgeva un castello omologo a quello di greto del Meduna. Mizza.

22 Cavasso Nuovo / Cjavàs Il borgo Mas e il ponte della ferrovia Una piccola forcella divide il dosso quanto insidiosa ed è quindi preferibile visti dal borgo del castello Mizza dall’ultima cima, che seguire il comodo percorso che dalle ro- Vescovi. è leggermente più bassa, 501 m s.m., ma vine del castello conduce al borgo Grilli. Foto: Michele Bernardon. sulla quale si trova il punto trigonometri- co, luogo scelto dai topografi per essere Un ripido sentierino scende a Vesco- ben visibile sia dall’interno della valle, vi, Mas e alla strada del Pichiàs, ma, per come dalla pianura. chiudere l’anello si raggiunge Runcis per strada e sentiero e poi Petrucco. Quin- Da qui, per tracce di sentiero, si po- di si ritorna al Palazat completando così trebbe scendere lungo la dorsale delle questo interessante storico itinerario di- Cueste che si abbassano ripide verso il dattico-naturalistico attraverso i molti lago e la carrareccia che porta alla sor- suggestivi ambienti naturali del territorio gente Pichiàs. Però questa via è erta e al- di Cavasso.

Salvo diversa indicazione, le fotografie di questo capitolo sono dell’Autore.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 23 I fossili di Cavasso Nuovo

I fossili di cui la zona collinare di Cavasso è ricca risalgono a 15-30 milioni di anni fa, cioè al periodo detto Miocene. Il termine fossile deriva dal latino “fodere”, che significa “scavare”. Non è infatti infrequente, risalendo i ruscelli di Cavasso, imbattersi in qualche fossile emerso dall’erosione dell’acqua, come le conchiglie, i bivalve o i gasteropodi.

La fossilizzazione è un processo abbastanza raro che per realizzarsi richiede una serie di circostanze favorevoli. La grande maggioranza degli organismi animali e vegetali che vissero sulla terra è scomparsa completamente senza lasciare resti fossili.

Ci sono tuttavia delle eccezioni, in cui le parti dure o scheletriche si conservano; ciò avviene quando le spoglie organiche, decomponendosi all’interno del sedimento (che può essere di argilla, di pietrumi o altro) alterano le condizioni chimiche locali provocando così l’incorporazione di sali minerali nella struttura dell’animale o della pianta con un processo noto come “mineralizzazione”. Tale modificazione chimica fa sì che l’organismo morto si “trasformi” in pietra, divenendo addirittura più resistente del materiale che lo ingloba.

Le nostre zone, nel citato periodo miocenico, erano coperte dalle acque di un mare caldo, simile a quello riscontrabile negli odierni atolli tropicali. Vi vivevano molteplici varietà di pesci, delfini, stelle di mare, conchiglie e gasteropodi. Di questi si offrono delle curiosità: il loro nome, tradotto letteralmente, significa “che camminano con lo stomaco”.

Tali molluschi erano simili alle odierne chiocciole; difatti essi portavano con sè la loro “casetta” costituita da una sola valva ad avvolgimento conico a spirale. Esemplari di piccole dimensioni non raggiungevano i 15 cm di lunghezza, lontani dalle loro parenti rudiste, che si trovano nella a cava del monte San Lorenzo o sul monte di Meduno.

Queste superavano il metro di lunghezza, ma erano di ben 150 milioni di anni più antiche. I fossili sono le tracce più incredibili che l’evoluzione del nostro pianeta poteva lasciarci. Grazie a loro si è appena descritto un breve calendario storico degli esseri che vivevano a Cavasso nel Miocene, che, lo si ribadisce, risale a 15-30 milioni di anni; poco se si pensa che il sistema solare nacque circa 5000 milioni di anni fa.

Luigi Gaspardo

24 Cavasso Nuovo / Cjavàs Gli elementi della struttura insediativa nello sviluppo storico di Cavasso Nuovo

Giampiero Calligaro

Riconosciuta la significatività, per la nuta utile per la riconoscibilità di parti- ricerca storica su un territorio interessato colari ambiti della realtà insediativa e del da insediamenti antropici, del tema relativo suo impianto relazionale. all’evoluzione fisica dell’ambiente costruito, lo studio si propone, per Cavasso Nuovo, Pur restando all’esterno del campo di di cogliere i momenti di tale evoluzione esplorazione del presente studio la ma- attraverso il patrimonio documentario trice formativa dei nuclei abitati di cui è disponibile, atto a testimoniare, sia pur composto il comune di Cavasso Nuovo, in forma episodica, le caratteristiche dello dando comunque atto dell’antica colo- stato storico dei luoghi edificati e l’assetto nizzazione dell’area, attestata da varie te- delle costruzioni in diversi periodi, da cui stimonianze anche fisiche, non è difficile derivare con soddisfacente approssimazione riconoscere, come per tutto il sistema in- la portata delle trasformazioni avvenute nel sediativo affermatosi lungo la pedemon- tempo. tana occidentale del Friuli, le favorevoli condizioni ambientali del sito per inne- L’orientamento dello studio è quindi scare tale processo, data la presenza di particolarmente rivolto ad una lettura acque, di terre coltivabili e pascolive, di della complessità della struttura urbana boschi, su un territorio dotato di buone attraverso il suo processo evolutivo. caratteristiche morfologiche e pedologi- che, ma anche le ragioni strategiche, data L’approfondimento della conoscenza l’importanza dell’antico percorso lungo non esclude possibili considerazioni in la linea di congiunzione tra la pianura e la grado di far emergere coerenze e con- montagna, accompagnato dalla presenza traddizioni che in qualche misura hanno in tempi storici di strutture di difesa sul- inciso sui valori identitari del paese. le alture sovrastanti, nonché le aperture delle valli interessate da altri insediamen- Dovendo richiamarsi a fonti attendi- ti ed oggetto di transiti e scambi. bili ed essendo fondamentale l’aspetto figurativo per questo filone di ricerca sto- Dalla descrizione delle vicende stori- rica, i materiali assunti come riferimento che che hanno interessato l’area, di cui e rappresentazione sono principalmente esiste varia documentazione e letteratura, costituiti dalle mappe territoriali e dai non è stato possibile ricavare indicazio- catasti interessanti il comune, nonché da ni certe sulle caratteristiche di assetto e altra documentazione iconografica rite- compositive degli insediamenti in epo-

Cavasso Nuovo / Cjavàs 25 che antecedenti e in parte comprensive dominio per i territori della Patria del del secolo XVI. Friuli.

Carenze di informazioni storiografiche I primi documenti iconografici che sul costruito, come sullo spazio fisico, che consentono di avere una percezione fisica trovano riscontro un po’ in tutte le anti- dell’avvio del processo di accentramento, che comunità rurali del Friuli: argomen- cioè del passaggio da insediamenti sparsi to questo ben evidenziato nelle riflessioni a forme nucleate costitutive dei villaggi critiche del Guaitoli in una pregevole sua allora presenti nel territorio di Cavasso, è pubblicazione nel campo della ricerca sul rappresentato dalle immagini contenute territorio1. nei catasti realizzati dalla Repubblica ve- neta agli inizi del ‘6002. È molto probabile comunque che, come altre realtà insediative circostanti, Trattasi di disegni, riportati nel pre- nel ‘500 Cavasso fosse interessato parti- sente studio, riguardanti il censimento colarmente da un popolamento sparso dei cosiddetti “beni comunali”, cioè delle in piccoli agglomerati corrispondenti ad terre demaniali destinate per lo più all’uso aziende familiari, posti in diretto rappor- collettivo, fatti eseguire dalla Serenissima to con i luoghi in cui si potevano attin- allo scopo di mettere ordine alla materia gere le risorse per l’attività agricola, e che e di reprimere gli abusi, ma anche in pro- le soluzioni nucleate in villaggi siano an- spettiva di vendita di parte del patrimo- date formandosi significativamente con nio, i quali riportano in raffigurazioni di l’addensarsi di tali unità insediative, co- tipo impressionistico la parte significati- stituite da strutture edilizie per la funzio- va dei villaggi di riferimento per i luoghi ne abitativa e per quella agricola, raccolte interessati, costituiti, nel caso specifico, intorno ad una corte chiusa, senza perde- da Cavasso, Orgnese e Colle. re la loro identità di elementi autonomi e fisicamente conclusi. Le raffigurazioni presenti in tali docu- menti censuari evidenziano come l’orga- Su tali caratteristiche di assetto si può nizzazione insediativa seicentesca non ri- affermare, visti gli esiti maturati nel tem- sulti ancora particolarmente accentrata. po, che un effetto polarizzante lo ha cer- tamente esercitato l’antica strada di pe- Essi consentono tuttavia di cogliere demonte, proponendosi come direttrice con la dovuta approssimazione in que- ed in larga parte principale riferimento gli impianti dei diversi nuclei abitati, sia dello sviluppo dell’abitato che si sarebbe pur debolmente definiti, gli elementi di andato consolidando nel comune. permanenza su cui si sono andati con- solidando, con progressivi addensamen- A sostegno dello sviluppo ha certamente ti dell’edificato e diffusione della rete di concorso anche una certa stabilità di percorsi, parti significative dei tessuti governo che la Repubblica Veneta ha edilizi e degli spazi collettivi che sono garantito, nel lungo periodo del suo entrati a far parte della struttura urbana.

1 A. GUAITOLI, Comunità rurale e territorio, Udine 1983. 2 Archivio di Stato di Venezia (= ASVE), Provveditori sopra Beni Comunali, busta 221, Cavasso, Orgnese e Colle, particolari disegno del perito pubblico Zuane Alvise degli Orefici, 1606. Fotoriproduzione eseguite dall’apposita Sezione dell’Archivio di Stato di Venezia, su concessione n° 40/2008 del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

26 Cavasso Nuovo / Cjavàs Fig. 1 L’abitato di Cavasso agli inizi del ‘600. Venezia Archivio di Stato.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 27 Fig. 2 Consentono inoltre di percepire una Tale distinzione appare emergere Orgnese agli inizi del ‘600. distinzione anche tipologica, oltre che fi- nell’epoca anche dal confronto con la Venezia Archivio di Stato. sica, degli edifici che risultano emergere raffigurazione seicentesca del nucleo di nel nucleo principale di Cavasso rispet- Fanna, che sino alla seconda metà del to a quelli degli altri nuclei compresi nel secolo XVI era affidato alla competenza suo territorio, in cui i fatti edilizi pre- della stessa pieve. sentano un carattere più dimesso e per Per l’insediamento di Cavasso (fig. )1 lo più sparso: segno evidente che già si particolare cura viene posta nell’imma- stava affermando, per effetto della con- gine ai simboli del potere civile: con i centrazione in quel luogo specifico del palazzi nobiliari (come apparivano nella potere, una gerarchia tra gli abitati che configurazione dell’epoca), di cui si rap- trovava corrispondente riscontro nelle presenta la centralità e si evidenziano con forme dell’edificato. particolare dettaglio le caratteristiche

28 Cavasso Nuovo / Cjavàs Fig. 3 Colle agli inizi del ‘600. Venezia Archivio di Stato. morfologiche, e con il castello incom- appartenente ad un territorio più ampio bente sulle soprastanti pendici collinari, di quello della giurisdizione civile, come che compare in una sintesi compositiva acutamente segnala il Guaitoli4. superiore al successivo disegno seicen- Oltre ai due palazzi, dei quali sono di- 3 tesco prodotto dallo Joppi , mentre, e stinguibili le parti che costituiranno gli molto probabilmente non per caso, vie- elementi stabili su cui si innesteranno ne esclusa dalla citazione grafica l’antica le successive trasformazioni ed amplia- Pieve di San Remigio, simbolo del po- menti, sono riconoscibili l’ampia area tere religioso esercitato su una comunità antistante che diventerà la futura piazza

3 Collezione Joppi. Biblioteca Civica di Udine. 4 A. GUAITOLI, Comunità rurale e territorio.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 29 e gli accessi alla stessa, con provenienza Il sistema insediativo seicentesco del da ovest, evidentemente lungo la strada territorio comunale risulta quindi ancora di pedemonte, e da sud tramite l’attuale debolmente strutturato, ma comunque Via Businelli. riconoscibile attraverso alcuni elementi ordinatori: l’insieme dei palazzi nobilia- Per Orgnese e Colle viene invece re- ri, la strada di pedemonte che si apre su- gistrata la presenza con relative ubica- gli stessi in Cavasso ed il primo impianto zioni delle chiese esistenti, forse solo per dei nuclei minori di Orgnese e Colle. scarsità di riferimenti significativi in tali luoghi e forse anche in quanto minori, Dalle scarne ma illuminanti informa- di interesse pressoché esclusivo delle co- zioni tratte dal censimento della Repub- munità di villaggio, e quindi più rassicu- blica Veneta sino a quelle più sistemati- ranti poiché meno influenti della chiesa che e puntuali del catasto napoleonico, matrice. ovvero nel periodo che va all’incirca dal XVII al XIX secolo, non si hanno indi- In Orgnese (fig. ) 2 compare solo un cazioni specifiche sugli aspetti evolutivi piccolo agglomerato all’interno della che hanno fisicamente connotato il pro- zona ovest dell’attuale frazione, mentre cesso di accentramento degli abitati di in Colle (fig. )3 risulta presente un mo- Cavasso, mentre appare assodato dagli desto insieme di edifici sparsi sulla parte esiti successivi che tale processo sia stato alta dell’abitato, riconosciuta come la più accompagnato da una progressiva identi- antica ed oggetto di recenti profonde tra- ficazione comunitaria attraverso la prati- sformazioni a seguito del terremoto del ca di consuetudini che trovano conferma 1976. anche in regole diffusamente osservate nei modi di costruire. Ciò fa pensare, come già anticipato, che tali nuclei corrispondessero ancora Alla scala territoriale è da ritenersi che ad una fase pioniera del processo di ac- in tale periodo sia intervenuto un altro centramento degli insediamenti. processo, teso a consolidare una gerarchia fra centri pedemontani e centri montani In entrambi i casi, oltre alla conferma lungo la fascia occidentale della destra dell’ubicazione delle chiese, di cui le im- Tagliamento: processo che ha molto pro- magini, per quanto approssimative, pro- babilmente interessato anche Cavasso5. pongono le caratteristiche di quello che molto probabilmente corrispondeva alla Le consistenti vendite dei beni comu- loro prima costruzione, si ha pure la con- nali, avviate con particolare determina- ferma dei percorsi, comprese le indicazio- zione dalla Serenissima a partire dalla ni sugli attraversamenti in tempi storici metà del ‘600, le quali hanno prodotto del Meduna: percorsi la cui importanza notevoli modifiche d’uso di gran parte verrà successivamente resa più debole, a delle aree già destinate a libero pascolo seguito del privilegio di nuove strade per con conseguente mutamento del pae- i collegamenti esterni, anche in relazione saggio rurale: fenomeno ben descritto all’evolversi dei due nuclei abitati. da Furio Bianco nelle Terre del Friuli6,

5 G. CALLIGARO, U. TRAME, Gli elementi della struttura insediativa e lo sviluppo urbano di Maniago dal ‘600 ad oggi, in Maniago pieve feudo comune. Maniago, 1981. 6 F. BIANCO, Le terre del Friuli, Sommacampagna 1994.

30 Cavasso Nuovo / Cjavàs portano a sostenere ragionevolmente che del comune tra la fine del ‘600 e l’arco abbiano in una certa misura concorso ad del ‘700, hanno riguardato i palazzi dei accelerare il progressivo sviluppo degli conti di Polcenigo attribuiti, da quanto insediamenti, conservando le tracce che desunto da precedenti studi, a due rami risultano già delineate nella iconografia della casata nobiliare. seicentesca e perseguendo gli indicatori fondamentali rappresentati dalle direttri- Il primo tramite ampliamenti, senza ci di percorsi già consolidati. contraddire le caratteristiche di impian- to preesistenti, del complesso edilizio di Ciò trova riscontro anche nei dati rela- abitanza oggi conosciuto come palazzo tivi all’Anagrafe della Patria del Friuli del Ardit, le cui origini attribuite al secolo 1766-70, riportati da Diogene Penzi7 in XV, periodo non esente da problemi di una sua pubblicazione sulle condizioni sicurezza, possono trovare sostegno nel economiche del XVIII secolo nell’area, carattere di ambito in qualche misu- che registrano la presenza in Cavasso, ra fortificato che lascia trasparire la sua con Orgnese e Colle, di ben 1.554 abi- configurazione, pur con le trasformazio- tanti, mantenendo attiva quella dinami- ni subite in epoche diverse. ca demografica che già alla fine del secolo antecedente aveva condotto al supera- Il secondo tramite completo rimaneg- mento dei 1.000 abitanti. giamento ed ampliamento verso la fine del ‘600 del preesistente palazzo, che la Interventi puntuali, ma molto significa- ricercatrice Costanza Munari8 fa risalire tivi come emergenze all’interno del proces- al 1586, il quale finì per assumere più so evolutivo dell’insediamento principale tardi il minaccioso nome di Palazat, evi-

Fig. 4 Il Palazat. Disegno di F. Fruscalzo, 1888.

7 D. PENZI, Vicende socio-economiche del contado di Fanna-Cavasso nel 1700, Pordenone 1997. 8 C. MUNARI, Committenza dei Polcenigo, Cavasso Nuovo 1998.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 31 Fig. 5 L’abitato di Cavasso agli inizi del ‘600, particolare. Venezia Archivio di Stato.

Fig. 6 Il Palazat dopo il settembre 1976, particolare. Collezione privata.

32 Cavasso Nuovo / Cjavàs denziando forse, come da ipotesi avan- gettuale che è seguita e che corrisponde zata dallo studioso M.G.B. Altan9, una alla attuale configurazione del palazzo certa avversione della comunità locale (fig. ).5 per quell’edificio dall’aspetto così severo visto come segno di consolidamento del- Non solo, ma si può sostenere anche che la giurisdizione feudale. la torre sud sia derivata dalla sopraelevazione dello stesso corpo cilindrico preesistente: Pur segnalando che il dettaglio de- basti verificare l’irregolarità tutt’ora scrittivo sui palazzi nobiliari, come su percepibile della sua forma esterna rispetto altri singoli edifici, non rientra se non alla torre nord, ma anche considerare gli in motivati casi nell’economia di questo effetti del terremoto del 1976, che hanno contributo sulle tracce della storia di Ca- fatto crollare proprio la torre sud ed in vasso Nuovo, lacuna che in parte già è particolare nella parte oggetto di probabile stata colmata da altri studiosi e che ri- sopraelevazione (fig. ).6 chiederebbe ulteriori approfondimenti, una curiosità merita comunque di esse- Della realizzazione, in conseguenza re segnalata circa il Palazat, per quanto di acquisti di vasti patrimoni terrieri, di riguarda la realizzazione dell’edificio che ville da parte di nobili veneziani o altri tuttora si erge con austera imponenza facoltosi proprietari, che hanno interes- sulla piazza (fig. ).4 sato soprattutto nell’arco del ‘700 al- tre realtà comunali della pedemontana Innanzitutto esso risulta aver accor- occidentale, in Cavasso Nuovo non c’è pato nella parte sud il volume principale traccia significativa se si eccettua la mo- del palazzo cinquecentesco, la cui imma- desta dimora di villeggiatura con terreni gine compare nel catastico del 1606: è nelle aree circostanti dei divenuti conti percepibile dalle irregolarità geometriche Cossio, anche in quanto le maggiori pro- che distinguono l’assetto planimetrico di prietà appaiono, viste le registrazioni ca- quella parte rispetto al resto del comples- tastali successive, essere state largamente so edilizio; è riconoscibile soprattutto assorbite dai conti di Polcenigo. dalle decorazioni di matrice cinquecen- tesca che permangono nelle pareti al di La prima documentazione cartografi- sopra della controsoffittatura a volte ca estesa a tutto il territorio comunale, in dell’interno ricadente in tale ambito, re- grado di offrire una precisa rappresenta- alizzata nel secolo XVIII. zione planimetrica dell’edificato presente agli inizi del XIX secolo nei nuclei abitati Ma la cosa più interessante che emer- di Cavasso, Orgnese e Colle, è costituita ge dal confronto con l’iconografia degli dalla mappa del Catasto Napoleonico10, inizi del ‘600 è rappresentata dal corpo portata a termine intorno al 1810. cilindrico, molto probabilmente costitu- ito da un pozzo o da una cisterna, allora L’attuale indisponibilità di detta mappa, collocato nell’angolo sud del palazzo, il in attesa di restauro, ha reso necessario quale appare essere stato assunto tra gli trovare riferimento per il presente studio elementi generatori della soluzione pro- nel Catasto Lombardo-Veneto del

9 M.G.B. ALTAN, Fanna Cavasso nel feudo dei di Polcenigo. , 1999. 10 ASVE, Catasto Napoleonico, 1810.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 33 Fig. 7 L’abitato di Cavasso.

11 Catasto Lombardo Veneto, 1832. 1832 , che ne rappresenta il semplice Pordenone Archivio di Stato. aggiornamento ad opera degli Austriaci, succeduti nel dominio ai Francesi, mentre si sono potute trarre utili informazioni sul piano descrittivo dai Sommarioni12 che sono rimasti gli stessi del Catasto Napoleonico.

Dal confronto fra il Catasto Lombar- do-Veneto e quello successivo Austro- Italiano13, il cui impianto risale al 1850 ed i successivi aggiornamenti si sono prolungati sino al 1956, si sono potute verificare le variazioni intercorse nell’as- setto edilizio e nelle proprietà e quindi le forme evolutive assunte dagli insedia- menti di Cavasso nei diversi momenti storici.

Agli inizi dell’800 la struttura dell’abi- tato di Cavasso (fig. ), 7 come in parte quella delle sue unità frazionali, risulta già chiaramente configurata, sia come caratteristiche dell’edificato che distribu- tive.

Gli insiemi edilizi e la loro disposizio- ne nel contesto insediativo, oltre ad in- globare gli elementi che risultavano già sostanzialmente presenti agli inizi del ‘600, hanno costituito i riferimenti fissi del tipo di evoluzione che gli abitati sa- rebbero andati ad assumere per tutto il secolo XIX e sino a metà del secolo XX.

Il sistema insediativo dell’epoca evi- denzia in Cavasso il suo stretto rapporto con la strada pedemontana, che si andrà sempre più configurando come asse sto- rico di supporto urbano lungo la diret- trice est-ovest. Lo sviluppo prevalente su tale direttrice è stato favorito anche

11 Archivio di Stato di Pordenone (= ASPN), Catasto Lombardo-Veneto, 1832. 12 ASVE, Sommarioni del Catasto Napoleonico, 1810. 13 ASPN, Catasto Austro-Italiano, 1850.

34 Cavasso Nuovo / Cjavàs Cavasso Nuovo / Cjavàs 35 Fig. 8 Le strade dell’abitato di Cavasso. dalla diffusa presenza di sorgenti lungo il Da Catasto Lombardo Veneto, 1832. piede collinare, che nel tempo sono state Pordenone, Archivio di Stato. raccolte in un sistema di fontane.

L’organizzazione lineare dell’edificato prevale nelle aree pressoché pianeggian- ti, in particolare nella parte mediana ed inferiore in direzione ovest, poi comune- mente chiamata “Bassavilla”, privilegian- do l’aderenza con il fronte sud della stra- da, secondo regole insediative già testate in altre realtà abitative della pedemonta- na e puntualmente descritte nello studio storico recentemente dedicato a Fanna14.

I tipi insediativi sono quelli semplice- mente lineari, ovvero a corte, caratteristi- ci come assetto e forme delle costruzioni di matrice rurale.

Il fronte opposto della strada risulta scarsamente interessato da edificazioni, dato il dislivello determinato dalle in- combenti pendici collinari, fatte salve li- mitate aree favorite dall’arretramento del piede della collina.

Nella parte superiore, poi detta “Al- tavilla”, risultando i siti soggetti a parti- colari condizionamenti per effetto della morfologia dei terreni e la frequente pre- senza di corsi d’acqua, accanto a fram- mentari episodi della richiamata dispo- sizione lineare dell’edificato, si evidenzia una organizzazione insediativa storica in piccoli borghi per lo più a quote sensibil- mente superiori rispetto alla strada.

L’edificato nei borghi pedecollinari è generalmente composto da aggregazio- ni più estese rispetto a quelle in ambiti complanari con la strada e talvolta svi-

14 G. CALLIGARO, Gli elementi della struttura insediativa e lo sviluppo dell’abitato di Fanna tra gli inizi dell’Ottocento ed il primo Novecento, in P. GOI (a cura di), Fanna. La sua terra, la sua gente, Fanna 2007.

36 Cavasso Nuovo / Cjavàs Cavasso Nuovo / Cjavàs 37 Fig. 9 L’abitato di Orgnese. Da Catasto Lombardo Veneto, 1832. Pordenone, Archivio di Stato.

Fig. 10 L’abitato di Colle. Da Catasto Lombardo Veneto, 1832. Pordenone, Archivio di Stato.

38 Cavasso Nuovo / Cjavàs Fig. 11 Le strade dell’abitato di Orgnese. Da Catasto Lombardo Veneto, 1832. Pordenone, Archivio di Stato.

Fig. 12 Le strade dell’abitato di Colle. Da Catasto Lombardo Veneto, 1832. Pordenone, Archivio di Stato.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 39 luppate su più corti fra loro collegate. l’originale disposizione semicircolare di un continuum edificato lungo una curva Si citano tra questi, in quanto storica- di livello in un ambito a pendenza piut- mente riconosciuti come tali, conside- tosto accentuata. rata la loro caratterizzazione in termini compositivi e di separatezza dalla strada In Orgnese (fig. ) 9 la configurazio- principale, i borghi Centis, Franceschina, ne dell’abitato agli inizi dell’800, come Zamboni, Covàs, Paolini di Sopra, Fran- appare nel Catasto Lombardo-Veneto, cesconi, Bier, Serena, Tonis, Maraldi. risulta ancora debolmente definita, limi- tandosi ad alcuni piccoli nuclei fra loro Alcuni episodi insediativi, per lo più distanziati, in cui l’edificato è costituito isolati ed esterni rispetto alla strada prin- da aggregazioni che ricalcano i modelli cipale, presentano una composizione di assetto lineare o a corte con diretta geometricamente definita con corte qua- connessione alle strade. drangolare e fabbricati ai margini occu- panti pressoché l’intero perimetro. Tale Se la diffusione in forma nucleata di impianto, di evidente matrice rurale, è strutture edilizie, e quindi la corrispon- riscontrabile in qualche caso anche in dente presenza di abitanti, è ancora lon- Orgnese e Colle. tana per rappresentare un apprezzabile organismo insediativo, la rete dei percor- Il sistema di borghi insediati sulle pen- si che raccorda le realtà esistenti ha un dici del versante collinare, non raffigurati livello di definizione tale da anticipare le nel documento grafico seicentesco forse direttrici di sviluppo su cui si andrà effet- in quanto privi di interesse per la finalità tivamente a costruire il futuro abitato. dello stesso, trova puntuale registrazione nei catasti storici che sono seguiti a par- Colle (fig. 10), invece, nell’epoca pre- tire dagli inizi dell’800. senta già i caratteri di organismo com- piuto. La presenza antica di tali borghi è at- testata da una citazione del secolo XV L’insediamento in forma sparsa per quanto riguarda Runcis, può essere nell’ambito di altura rappresentato nel considerata pressoché certa per quanto documento grafico del ‘600, che nel riguarda Petrucco, tenuto conto dell’esi- Catasto Napoleonico viene denomina- stenza in prossimità del suo sito della to “Sopravilla”, si rafforza in tale sito chiesa di san Pietro in Modoleto, il cui assumendo la complessità di borgo e si primo impianto viene attribuito al seco- estende nel piano sottostante, denomi- lo XII, è da ritenersi molto probabile per nato “Sottovilla”, in più nuclei disposti quanto riguarda Grilli, Mas e Vescovi, in stretto rapporto con le strade, rispetto data la soprastante presenza del Castello alle quali si attesta con soluzioni lineari Mizza. o a corte.

Tra detti borghi collinari, che, sia pur Sulla base della mappa catastale degli condizionati dall’adattamento fisico ai inizi dell’800 si pongono graficamente in siti, in genere ricalcano le forme di quel- evidenza le denominazioni dei principa- li sottostanti, si distinguono per con- li percorsi che relazionano i vari nuclei sistenza e caratteristiche morfologiche abitati in tale periodo storico (figg. 8, il nucleo di Petrucco, a struttura molto 11,12), le quali trovano conferma anche compatta tipica di ambiti montani, ed il nell’impianto del catasto storico succes- nucleo di Runchis (attuale Runcis), per sivo.

40 Cavasso Nuovo / Cjavàs Fig. 13 Cavasso: i principali collegamenti con l’esterno agli inizi dell‘800. Base carta topografica di Anton von Zach, 1805.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 41 Fig. 14 L’area centrale di Cavasso. Catasto Lombardo Veneto, 1832, particolare. Pordenone, Archivio di Stato.

I percorsi privilegiati per i raccordi 2.801 abitanti, corrisponde un consi- con altri centri esterni al territorio comu- stente sviluppo degli insediamenti nel nale, di cui si propone pure una schema- territorio comunale, il quale si consolida tica rappresentazione (fig. 13), sono stati in prevalenza nelle aree pianeggianti ed individuati con buona approssimazione in particolare quelle lungo l’asse storico facendo riferimento alle mappe topogra- pedecollinare. fiche austriache rappresentate dalla co- I nuovi interventi si concretizzano nel siddetta “carta von Zach” della fine del rispetto delle regole insediative che han- 15 16 ‘700 e dalla carta militare del 1833 , no caratterizzato il periodo precedente, nonché con l’ausilio dei catasti storici. addensando l’edificato tramite aggrega- zioni lineari ed evolvendo le soluzioni a Nella seconda metà del secolo, alla corte in forme più articolate. costante crescita della popolazione, che nel 1881 aveva raggiunto la quota di Le caratteristiche di assetto edilizio

15 Kriegskarte 1798-1805. Il Ducato di Venezia nella carta di Anton Von Zach, Treviso 2002. 16 Carta topografica del Regno Lombardo-Veneto, 1833.

42 Cavasso Nuovo / Cjavàs Fig. 15 L’area centrale di Cavasso. Catasto Austro-Italiano, 1850, Particolare. Pordenone, Archivio di Stato. vengono confermate con la prevalenza ganizzazione dell’edificato su superfici della parte abitativa a contatto diretto più estese garantiva unità di insieme, so- con la strada, mentre i rustici sono tal- prattutto perché l’edificazione si basava volta compresi nella schiera di abitazioni su regole comuni da tutti osservate, ma e più frequentemente sono ubicati all’in- anche assenza di discontinuità per effet- terno della corte in forma isolata o ag- to di costruzioni improprie all’interno gregata. delle quinte edificate sulle strade e sugli altri spazi pubblici, conseguendo, sia pur Nel sistema insediativo ottocentesco continuano in sostanza a riprodursi quei nella povertà diffusa che vi regnava, una modelli di edificato rurale costituiti da grande dignità di immagine del contesto singole unità abitative e rustici organiz- insediativo. zati su una corte propria, già affermati Le espansioni dopo il 1850 nei borghi da qualche secolo nel territorio, tramite frequente evoluzione degli stessi in più pedecollinari sono più contenute ed an- unità abitative e rustici insistenti su una cora più modeste sono quelle dei borghi corte comune. collinari, tali comunque da non incidere negativamente sulla struttura che li ca- La composizione di tali forme di or- ratterizzava.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 43 Fig. 16 Il sistema insediativo tra le due piazze dai vari catasti.

44 Cavasso Nuovo / Cjavàs In Orgnese in tale periodo prevale da due fattori: il fatto concreto di essere lo sviluppo lineare, sia pur ancora non un nodo di percorsi e l’effetto polarizzan- molto marcato, con riferimento alla rete te determinato dalla soprastante Pieve di stradale esistente, mentre comincia a ri- San Remigio e forse, ad un certo punto, sultare emergente per il processo di ac- anche dall’inserimento nel sito della sede centramento la nodalità del sistema di della “Municipalità”. percorsi che diventerà più tardi il luogo centrale dell’abitato. L’evoluzione delle piazze è legata an- che all’intombamento dei corsi d’acqua In Colle il consolidamento dell’edifi- significativamente presenti in entrambe cato esistente e l’apertura di nuovi fronti per tutto il XIX secolo sino ai primi de- edificati si contrappone positivamente cenni del XX (fig. 16) alla perdita di alcuni fatti edilizi, molto Nella prima il rio Rampan attraversa- Figg. 17-18 probabilmente dovuta a condizioni di ir- Piazza Vittorio reversibile degrado. va la piazza in superficie ed il suo supe- Emanuele II ramento era affidato a tre ponticelli. La agli inizi del ‘900. Un discorso a parte meritano la con- sua successiva chiusura, evidentemente Collez. S. Rosa. figurazione storica e gli aspetti evolutivi dell’area centrale di Cavasso, i cui princi- pali riferimenti sono rappresentati dalle piazze.

Dalla verifica dei catasti Lombardo- Veneto (fig. )14 e Austro-Italiano (fig. 15) si ha riscontro del fatto che ancora nel secolo XIX alle piazze non era stata attribuita alcuna denominazione: esse trovavano pertanto riferimento nella strada principale di cui rappresentavano una deformazione, voluta o derivante da particolari esigenze di tipo relazionale.

La prima, oggi Piazza Plebiscito, con la sua apertura a ventaglio sui palazzi no- biliari della strada proveniente da Fanna, che anticipa l’importanza del luogo con un consistente allargamento nella sua prossimità, lascia pensare ad uno spazio intenzionalmente definito per affermare anche con l’evidenza fisica il rispetto e la valorizzazione delle dimore delle famiglie dei di Polcenigo, oltre che per esercitare quelle funzioni in qualche modo rappre- sentative del potere derivato dalla giuri- sdizione sul territorio.

L’altra, oggi Piazza Vittorio Emanuele II, che si è andata formando lentamente nel tempo, appare essere stata promossa

Cavasso Nuovo / Cjavàs 45 guito del terremoto del 1976.

La centralità della piazza Vittorio Ema- nuele II è stata fisicamente acquisita nel tempo, a partire dall’800, per consolidar- si soprattutto agli albori del secolo XX, attraverso un processo di addensamento dell’edificato al suo contorno accompa- gnato da una certa specializzazione de- gli usi tramite l’inserimento di alcune attività commerciali. La configurazione storica della piazza e delle quinte edifi- cate è riportata in una serie di immagini dell’epoca a corredo del presente studio (figg. 17, 18, 19, 20, 21, 22).

Tale processo non ha invece caratteriz- zato la piazza Plebiscito se non in forma marginale con assai poche costruzioni, tra cui si evidenzia quella di “casa ad uso oste- ria” oggetto di consistente ampliamento nei primi decenni del ‘900 (fig. 23) pure andata perduta a seguito del terremoto, forse perché a tale piazza veniva ricono- Figg. 19-20 derivata dalla scelta di ampliare l’area di- Piazza Vittorio sciuta e conservata nella memoria collettiva Emanuele II agli sponibile, è da ritenersi oggi essere stata un’altra matrice, non ignorando comunque inizi ed alla metà alquanto inopportuna, in quanto tale anche il fatto che i conti di Polcenigo per del ‘900. operazione ha fatto perdere quella sepa- lungo tempo hanno conservato la proprietà Cavasso Nuovo, Archivio storico comunale. razione fisica, sapientemente disposta ed di gran parte delle aree prospicienti alla anche visivamente efficace, tra lo spazio piazza, soprattutto sul lato nord, come comunitario e la diretta pertinenza dei risulta dai Sommarioni del Catasto Na- palazzi. poleonico17.

Nella seconda, interessata dall’allora La sua importanza civile è stata evi- denominato “Rugo Mizza della Chiesa” denziata più tardi dalla collocazione al che scorreva lungo un margine e veniva centro del monumento ai caduti della superato da due ponticelli posti in con- prima guerra mondiale, offuscando in tinuità con i percorsi, la chiusura in più una certa misura quell’effetto scenogra- fasi del corso d’acqua ha consentito l’af- fico che la caratterizzava. faccio anche su tale lato della piazza di nuovi insediamenti, a completamento Di particolare rilievo è l’impianto sto- delle quinte edificate sullo spazio pub- rico che definisce il rapporto fra le due blico, tra cui si segnala la costruzione piazze18, con la strada che le collega su nei primi decenni del ‘900 dell’edificio cui si è andato progressivamente atte- emergente costituito dall’Albergo al Sole stando l’edificato di prevalente matrice (fig. 22), purtroppo andato perduto a se- rurale, alla quale si contrappone il col-

17 ASVE, Sommarioni del Catasto Napoleonico, 1810.

46 Cavasso Nuovo / Cjavàs legamento diretto ai piedi del colle fra il palazzo nobiliare di origine più antica, oggi conosciuto come “Ardit”, e la chiesa pievanale di San Remigio. Tale rappor- to è evidenziato nello specifico disegno rappresentativo delle fasi evolutive del sistema incentrato sulle due piazze, che si è fortemente indebolito per effetto del recente terremoto (fig. 16).

Il complesso edilizio comprendente il palazzo Ardit ed i relativi annessi, pas- sato nell’arco dell’800 in eredità da Elia di Polcenigo a Elisabetta Maraldo, non risulta in tale periodo ed anche succes- sivamente aver registrato sostanziali tra- sformazioni per effetto di smembramenti della proprietà.

Quello relativo al Palazat invece, su cui risulta dai catasti storici parzialmen- te estesa la proprietà dello stesso ramo dei di Polcenigo rappresentato dal conte Elia, pur mantenendo pressoché integra la veste esterna del corpo principale, ha subito nell’arco dell’800 e forse anche prima vari frazionamenti per cessioni di proprietà che hanno prodotto effetti tra- sformativi interessando particolarmente l’ala sud del fabbricato.

L’assenza di regime proprietario, anche parziale, da parte del secondo ramo del casato nobiliare sul Palazat può significa- re che bisogna risalire ad epoca anteriore solo in terreni, ma anche in abitazioni Figg. 21-22 al secolo XIX per individuare l’esistenza Piazza Vittorio di detta proprietà. per lo più assegnate in affitto a famiglie Emanuele II nei primi dedite all’attività agricola. decenni del ‘900. Particolari della Una ricerca storica specifica sulla con- sede municipale e tea dei di Polcenigo comprendente anche Altre presenze significative nel conte- dell’albergo “Al Sole” la dinamica del loro assetto proprietario sto dell’area centrale sono rappresentate con , sullo sfondo, la nel territorio di Cavasso, sarebbe oppor- da due complessi edilizi comprendenti chiesa di San Remigio. tuna, non rientrando nei contenuti di annessi oratori privati. Collez. S. Rosa. questo studio, pur avendo avuto riscon- tro dai catasti Napoleonico e Lombardo- Il primo riguarda la struttura abitativa Veneto di una proprietà molto vasta, non oggi di proprietà Longo, che nella prima

18 G. CALLIGARO, G. LUPIERI, Parco urbano. Evoluzione storica dell’area centrale, Cavasso Nuovo 1990.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 47 abbastanza modesto come proporzioni fisiche, tale da non emergere significati- vamente sui restanti fabbricati presenti lungo la strada. I suoi elementi architet- tonici caratterizzanti erano rappresentati dal portale di ingresso con stemma aral- dico scolpito nella chiave di volta e dalla soprastante trifora.

Accanto alle caratteristiche di assetto edilizio durante l’800, una breve tratta- zione merita anche il sistema relazionale, costituito dalla rete di percorsi che in tale periodo interessava gli abitati di Cavas- so e i loro collegamenti con l’esterno del territorio comunale.

Fig. 23 metà dell’800 apparteneva al conte Gio- Innanzitutto va evidenziato che il rap- Piazza Plebiscito. porto fra le strade ed i molteplici corsi batta di Polcenigo, probabile discendente Particolare casa d’acqua compresi nell’abitato principale con bar e negozio del secondo ramo del casato nobiliare. Centa Marin ante era quasi sempre conflittuale. terremoto. L’edificio risulta storicamente interes- Non è difficile riconoscere che la pre- Collezione privata. sante per due ragioni: la prima in quanto senza delle acque, spesso costituenti un la sua collocazione segna, forse non per forte impedimento per i collegamenti caso, il punto in cui la strada proveniente interni, abbia concorso a mantenere per da Fanna subisce un vistoso allargamen- lungo tempo l’abitato frazionato in vari to che prelude alla piazza; la seconda in nuclei. quanto soprattutto le sue caratteristiche interne avvalorano l’ipotesi di una pre- La strada lungo il piede collinare, esistenza nello stesso di un antico con- principale supporto dell’insediamento di vento. Cavasso, era infatti intersecata nella par- te mediana e superiore del paese da una L’altro riguarda il complesso edilizio serie di rii, che sino alla metà del secolo compreso fra le due piazze, recentemente XIX e in parte anche dopo, come risulta perduto a seguito del terremoto, di pro- dai catasti storici, venivano per lo più su- prietà della famiglia Cossio insignita di perati tramite guadi o talvolta forse con titolo nobiliare dalla Serenissima, che ve- l’ausilio di qualche struttura precaria, niva utilizzato come casa di villeggiatura che come tale non compare nelle mappe risultando la stessa residente a Codroipo, catastali. ma, da quanto asserito da Romano Del- la Valentina in una sua pubblicazione su I percorsi in senso longitudinale spesso Cavasso Nuovo19, originaria di Orgnese. erano affiancati o pressoché sovrapposti ai letti dei corsi d’acqua, mentre i guadi Trattavasi di edificato residenziale appaiono essere stati una costante per gli

19 R. DELLA VALENTINA, Storia e origini di Cavasso Nuovo, Maniago 1988.

48 Cavasso Nuovo / Cjavàs attraversamenti. Gli attraversamenti avvenivano trami- te guadi nei punti in cui erano favorevo- Particolarmente conflittuale era il rap- li le condizioni del livello delle acque e porto con il corso d’acqua principale praticabili anche con carri le scarpate del presente nel territorio, rappresentato dal letto fluviale. Meduna, per i collegamenti con i comu- ni limitrofi ed altri comuni lungo le di- Nei catasti storici20 sono riconoscibili rettrici separate dal torrente. le posizioni dei guadi normalmente uti-

Fig. 24 Piazza Plebiscito agli inizi del ‘900.

Fig. 25 Piazza Plebiscito nella seconda metà del ‘900.

20 ASVE, Catasto Napoleonico, 1810 e ASPN, Catasto Lombardo-Veneto, 1832.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 49 lizzati, di cui le tracce dei collegamenti (figg. 8, 11, 12). esterni tuttora permangono: uno poco al di sopra dell’attuale ponte ferroviario in Il primo trentennio del secolo XX è direzione di Meduno, un secondo all’al- caratterizzato da una forte crescita della tezza della chiesa di Orgnese in direzione popolazione, che si attesta su valori su- di Ciago, un terzo al di sopra di Colle in periori ai 3.000 abitanti, come risulta dai direzione di Solimbergo, un quarto subi- dati censuari, registrando però anche un to sotto all’abitato di Colle in direzione progressivo aumento della forbice fra re- di Sequals (fig. 13). sidenti e presenti, fino a raggiungere nel 1921 una quota dell’ordine del 35%. Il catasto Lombardo-Veneto riporta anche l’indicazione in Colle di un ponte Sono gli anni in cui è particolarmente in legno nel punto più stretto del Me- accentuato il fenomeno dell’emigrazio- duna, a monte dell’attuale in cemento ne: la separazione dalla comunità di Ca- armato, dove si è verificato con apposi- vasso Nuovo di cittadini in cerca di for- to sopralluogo essere l’unico in cui sulla tuna altrove e soprattutto all’estero, che sponda opposta risultava realizzabile il comunque conservava un rapporto con collegamento con Sequals. La strada che le radici, testimoniato non solo dalla sen- consentiva di raggiungere tale struttura sibilità manifestata nel concreto sostegno in legno si chiamava “Strada comuna- delle iniziative sociali a favore del paese, le detta del Ponte”, denominazione che ma anche nella frequente determinazio- tuttora permane (fig. 12). Il ponte, che ne di dotarsi nel luogo d’origine di una peraltro non compare più nei catasti suc- dignitosa nuova abitazione. cessivi, con molta probabilità è andato È quello il periodo in cui, accanto ad in breve distrutto dalle piene devastanti uno sviluppo basato sulla riproduzione delle acque torrentizie, evidentemente delle strutture abitative tradizionali, con prive di qualsiasi opera di contrasto. soluzioni lineari per lo più evolute a cor- te che portano all’ispessimento dei tes- Nel secolo XIX le strade, sia di suti edilizi nei vari nuclei, si affaccia un collegamento esterno che interne agli nuovo modello abitativo a carattere pun- abitati, riportavano i nomi dei luoghi verso tuale, che trova collocazione negli spazi cui erano dirette o da cui provenivano, vuoti dell’edificato esistente o si pone in vedi il caso della “Strada Comunale continuità con lo stesso lungo le strade. che da Fanna mette a Cavasso” che dal confine occidentale arrivava sino alla Probabili riserve di carattere culturale, seconda piazza, o della “Strada Comunale ma soprattutto di carattere economico denominata Via di Colle che conduce a hanno condizionato ad uno scarso con- Cavasso”; ovvero assumevano i nomi dei corso della popolazione endogena a tale borghi presenti lungo il percorso o come tipo di interventi, che sono stati in netta punto di arrivo, come “Strada Comunale prevalenza appannaggio di emigranti ri- detta Contrada dei Bortoli” e “Strada entrati definitivamente o in vista di un Comunale detta Borgo dei Francesconi”; rientro programmato alla fine dell’espe- ovvero erano riferite a toponimi di fatti rienza lavorativa quasi sempre gratifican- edilizi puntuali del territorio, come “Strada te all’estero. Comunale detta della Stalla” o addirittura erano o erano state supporto di specifiche Trattasi di ville di stile composito ge- funzioni come “Strada Comunale detta neralmente piuttosto discreto, in cui Armentarezza”, ricorrente in molti comuni si fondono elementi, per lo più di im-

50 Cavasso Nuovo / Cjavàs portazione, che si richiamano un po’ al che per il comune di Fanna, non ha eser- neoclassico, un po’ al liberty, un po’ alla citato di fatto se non del tutto marginale tradizione ottocentesca delle case civili attrazione per l’espansione di Cavasso che si diversificano da quelle di matrice Nuovo, come invece è frequentemente rurale, cui si accompagna talvolta anche avvenuto in altri luoghi. qualche reminiscenza acquisita dalla fre- quentazione della scuola di disegno pri- La localizzazione del tracciato della ma di trasferirsi nel lontano mondo del nuova arteria che si immette nella Piazza lavoro. Plebiscito, pur prendendo atto della necessità di un nuovo collegamento Il rapporto con l’ambiente agricolo dell’area centrale con l’esterno sulla non viene comunque negato da questo direttrice nord-sud che ad un certo tipo di strutture abitative, essendo in ge- punto deve essere emersa data la palese nere accompagnato, oltre che da giardi- inadeguatezza della Via Businelli, appare no sul fronte, da rustico e da ampia per- piuttosto estranea in quell’impianto tinenza agricola nelle aree retrostanti. fortemente caratterizzato della piazza. I primi decenni del secolo XX si evi- Anche l’inserimento del monumento denziano anche per la realizzazione delle ai caduti proprio al centro della piazza, principali opere infrastrutturali del terri- senza voler sminuire il valore rappresen- torio di cui il comune viene direttamente tativo e simbolico di cui è interprete e investito. pur riconoscendo la pertinenza dello Dopo la costruzione nel 1927 del stesso in tale luogo urbano, pare eviden- ponte in cemento armato di Colle sul ziare una collocazione impropria che ha Meduna, nello stesso luogo anteriormente indebolito l’effetto scenografico dell’im- occupato da un ponte in ferro andato pianto originario della piazza stessa, an- distrutto a seguito della ritirata del che se oggi costituisce ormai un caposal- 1917, il 1930 è l’anno in cui si portano a completamento alcune altre grandi opere che incidono fortemente sull’assetto e sui Fig. 26 Via Businelli ante caratteri dell’insediamento di Cavasso terremoto. Nuovo. Collezione privata.

Innanzitutto la ferrovia, che viene ad introdurre una grossa opportunità per i trasporti quando la rivoluzione indu- striale nel settore delle auto private non era ancora esplosa e comunque era fuori portata della gente comune del luogo.

Quindi l’apertura della Via Duchessa d’Aosta a cui si è accompagnata l’inau- gurazione del monumento ai caduti della prima guerra mondiale.

La collocazione della stazione ferrovia- ria, opportunamente esterna all’abitato principale, costituendo riferimento an-

Cavasso Nuovo / Cjavàs 51 minazioni preesistenti degli spazi pub- blici.

Il carattere celebrativo delle nuove intitolazioni di strade e piazze, non più attinte dallo specifico dei luoghi del territorio, ha fatto perdere in qualche misura quei valori identitari che appartenevano alla tradizione dei luoghi stessi: cosa che invece Fanna ha in gran parte conservato.

Nel periodo interessato dalla seconda guerra mondiale non si sono registrate trasformazioni significative dell’edificato di Cavasso Nuovo, fatta eccezione non trascurabile verso la fine della stessa per l’incendio intenzionalmente prodotto per motivi connessi a fatti bellici della sede comunale, che ha determinato la perdita irreparabile dell’archivio storico e la compromissione dei pregevoli affreschi risalenti al XVI secolo, i quali decoravano la facciata sud dell’antico fabbricato del- la “Municipalità” presente nello spazio- piazza dedicato a Vittorio Emanuele II (fig. )21 andati definitivamente perduti Fig. 27 do inamovibile per l’immaginario della con la successiva demolizione dell’edifi- L’Oratorio di San Antonio demolito comunità (figg. 24, 25). cio. a seguito del terremoto. La denominazione delle strade del Dalla metà del secolo XX, dopo la sta- Da pubblicazione di M.G.B. comune ha subito tra la fine del secolo si dovuta alla seconda guerra mondiale Altan. XIX ed il primo Novecento, come al- e soprattutto negli anni ‘50, si assiste ad Fig. 28 trove, una determinante incidenza dei una sensibile ripresa del fenomeno mi- In primo piano la gratorio, con conseguente flessione della residenza del co. fatti storici di portata nazionale, quali: Cossio demolita la costituzione del Regno d’Italia, cui è popolazione, determinata anche dal di- a seguito del seguita nel 1867 la sostituzione del nome stacco nel 1959 della frazione di Colle in terremoto. cui risiedevano circa 300 abitanti. Collezione privata. “Cavasso” in “Cavasso Nuovo”, ovvero la prima guerra mondiale, cui il comune ha I nuovi insediamenti abitativi sono dato il suo contributo di vittime. definitivamente orientati verso la casa unifamiliare isolata, che si dispone più Nomi come “Piazza Plebiscito”, “Piaz- frequentemente lungo le strade di acces- za Vittorio Emanuele II”, “Via Roma”, so agli abitati. “Via Vittorio Veneto”, “Via Duchessa D’Aosta”, legati ad importanti ricorrenze Finisce quindi il richiamo ai canoni storiche, a luoghi e personaggi rappre- tradizionali che hanno lungamente con- sentativi dell’epoca sono stati introdotti notato le regole insediative e costruttive o sono andati a sostituire diverse deno- nello sviluppo dei vecchi nuclei, sui quali

52 Cavasso Nuovo / Cjavàs si manifestano ancora interventi residuali che purtroppo è comunque avvenuta più tramite ampliamenti o ristrutturazioni in tardi. forme improprie, in quanto risultanti da sovrapposizioni sulle vecchie strutture di Il collegamento diretto con l’altro ver- nuove forme che non trovano riscontri sante del Meduna ha comunque prodot- nella tradizione. to un’attrazione dei comuni più prossimi lungo la fascia occidentale nei confronti Ciò è in larga parte dovuto al fatto della Val Tramontina, con trasferimenti che un certo sviluppo economico stava anche stabili di cui ha beneficiato pure segnando anche localmente una accelera- Cavasso Nuovo. zione del passaggio dall’agricoltura all’in- dustria, per cui, i luoghi fisici dell’abita- Gli anni che precedono il terremoto re, tradizionalmente conformati per la sono caratterizzati da un’attenuazione vita e l’attività rurale, non apparivano del fenomeno della emigrazione, soprat- più adeguati e tendevano ad essere so- tutto dopo il 1961, ma anche da un pro- stituiti dai nuovi modelli insediativi atti gressivo calo di abitanti che risultano, dai a distinguere la privacy dal luogo del la- dati censuari del 1971, essere ridotti alla quota di 1.508 residenti: segno evidente voro, pur mantenendo ancora qualche dell’invecchiamento della popolazione e forma di rapporto, non esclusivo, con della denatalità in parte conseguente. l’agricoltura. La realizzazione di nuove abitazioni Nuove forme stabili di occupazione si mantiene su valori piuttosto modesti, extra agricola, come quelle indotte dal- che rasentano i limiti del fisiologico, e la realizzazione delle centrali idroelettri- privilegia pressoché esclusivamente le che lungo l’asta del Meduna e dei suoi case unifamiliari isolate, mentre prose- affluenti, hanno avuto una evidente in- guono interventi alquanto invasivi sep- fluenza nella costruzione di abitazioni pure minimali nei tessuti edilizi di antica orientate su tali modelli edilizi. formazione. Per quanto riguarda i collegamenti di La componente edificatoria sui nuovi scala territoriale interessanti il comune modelli edilizi è contenuta e abbastanza di Cavasso Nuovo, importanti interventi dispersa all’interno del sistema insediati- riguardano il ponte dei Maraldi, costru- vo, tale da non costituire un pesante con- ito nel 1955, e successivamente la realiz- fronto con la vecchia struttura abitativa, zazione in due fasi, a partire dal 1959, che ancora rappresenta il riferimento della omonima provinciale dei Maraldi a fondamentale per la riconoscibilità dei questo connessa, che anticipa l’opportu- caratteri prevalenti nel comune. no alleggerimento della strada storica in- terna all’abitato, in vista del progressivo Arriva il terremoto del 1976, il quale inarrestabile sviluppo dei flussi di traffico provoca direttamente o induce conse- lungo la fascia pedemontana, a cui ha in guentemente un generale sconvolgimen- una certa misura concorso anche la pen- to nell’abitato di Cavasso Nuovo, deter- dolarità verso l’industria maniaghese. minando pesanti cancellazioni di edifici e di tessuti edilizi compresi in massima Nel periodo immediatamente succes- parte all’interno della struttura insediati- sivo detta strada non risulta aver innesca- va di antica formazione. to, se non marginalmente, un processo insediativo lungo il suo tracciato: cosa Dal confronto fra la cartografia del

Cavasso Nuovo / Cjavàs 53 Nuovo Catasto21 anteriore al terremoto e quella dello stesso catasto recentemente aggiornata22, si è potuto avere un saggio eloquente sulla portata delle distruzioni che l’evento sismico ha innescato nei vari ambiti dell’abitato e delle trasformazioni che sono state indotte.

Uno sguardo immediato sulla prima base cartografica, ridotta a scala oppor- tuna, consente di cogliere una chiara im- magine dell’ultima fase evolutiva, che ha portato ad una matura definizione fisica del paese coerente con il suo processo storico (fig. 31).

Nella complessità raggiunta appaio- no ancora riconoscibili i caratteri iden- tificativi, che trovano riferimento negli elementi costitutivi dell’insediamento principale, fondati su tre elementi: un sistema di edificazione distribuito lungo l’asse stradale storico con disposizione lineare a valle e puntuale a monte; un sistema di borghi pedecollinari attestati nella parte superiore rispetto a detto per- corso; un sistema di borghi collinari.

Un corrispondente sguardo sulla base cartografica recentemente aggiornata non consente più, se non molto debolmente di percepire la matrice formativa carat- terizzante l’impianto urbano di Cavasso Nuovo, in quanto alcuni suoi riferimenti basilari sono stati fortemente impoveri- ti o contraddetti dalla introduzione di nuove forme insediative (fig. 32).

Estraendo i dati informativi dalle due carte topografiche ed operando una at- tenta selezione degli stessi, è stato possi- bile rappresentare i fatti fisici nelle loro

Figg. 29-30 Disegno della piazza Vittorio Emanuele II prima e dopo il 21 Archivio Comunale di Cavasso Nuovo, Nuovo terremoto. Catasto, impianto del 1953, aggiornamenti anteriori al 1976. 22 Archivio della Comunità Montana del Friuli Occidentale, Nuovo Catasto. Comune di Cavasso Nuovo, aggiornamento al 2003.

54 Cavasso Nuovo / Cjavàs sfaccettature: lo stato dell’edificato ante nato delle forti discontinuità di immagi- terremoto, l’insieme degli edifici distrutti o ne nello spazio urbano. demoliti per gli effetti dello stesso, l’insie- me degli edifici superstiti o recuperati dai Nel capoluogo, oltre a Petrucco sulle danni subiti, i nuovi edifici costruiti dopo pendici collinari, particolari sconvolgi- il terremoto (figg. 31, 32, 33, 34, 35). menti hanno subito i borghi pedecollina- ri, accompagnati da profonde trasforma- Mettendo a fuoco le diverse situazioni zioni a seguito delle opere di ricostruzio- ne è uscito un quadro che evidenzia rea- ne, come pure vari comparti del sistema listicamente la quantità enorme di edifi- insediativo lungo l’asse storico. ci distrutti o demoliti, ma anche in una certa misura gli effetti che sono derivati La via Businelli ha perso quel dignito- dalle modalità perseguite nella ricostru- so impianto che storicamente la caratte- zione. rizzava (fig. 26).

Si è cercato quindi di verificare più Nella Via Roma, compresa fra le due da vicino la portata dei fenomeni e delle piazze, alle grandi devastazioni che han- operazioni indotte con una zoomata sui no pressoché cancellato gli insiemi edili- vari ambiti insediativi del comune, ripor- zi disposti linearmente al margine della tando in sovrapposizione planimetrica le strada, tra cui il pregevole oratorio set- immagini estrapolate dalle carte catastali tecentesco di San Antonio annesso alla di riferimento, che evidenziano gli edifi- casa Cossio (figg. 27, 28), non è segui- ci scomparsi e non ricostruiti in sito, gli to un processo di conforme ricostru- edifici confermati come assetto, anche zione; lo stesso dicasi per il fronte sud tramite demolizione e ricostruzione e gli della piazza Vittorio Emanuele II (figg. edifici di nuova realizzazione, aggiuntivi 29-30)23, mentre l’edificato sullo stesso ovvero oggetto di ricostruzione con as- fronte, come quello che segue lungo la setto parzialmente o totalmente difforme Via Martiri della Libertà, è stato interes- rispetto agli originari (figg. 36, 37, 38, sato da interventi sostitutivi che hanno 39, 40, 41, 42). notevolmente sottratto qualità a luoghi urbani compresi nel cuore del paese, an- Nello stesso quadro si sono inseriti i che rispetto alla dignitosa seppur mode- toponimi che distinguevano la varie asso- sta presenza dell’edificato esistente ante ciazioni di edifici con i loro spazi comuni terremoto. di relazione in borghi e borghetti, la cui riconoscibilità, già fisicamente consoli- Significativi esempi di incongruenza data e ben presente nella memoria della e conseguente perdita di immagine sono comunità, è stata in larga parte offuscata riscontrabili in molteplici situazioni nei dagli esiti che si sono andati configuran- borghi della cosiddetta “Altavilla”, dove le do a seguito del terremoto. cortine edilizie preesistenti al terremoto sono state in larga parte sostituite con La perdita irreparabile di interi brani nuove soluzioni pressoché indifferenti edilizi ha colpito un po’ tutto l’insedia- rispetto all’antico contesto, rendendo mento storico, lasciando dei vuoti nelle estremamente confusa la riconoscibilità cortine edilizie preesistenti che, soprat- e, nel tempo, la stessa memoria dei tutto nell’area centrale, hanno determi- luoghi.

23 G. CALLIGARO-G. LUPIERI, Parco urbano, evoluzione storica dell’area centrale.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 55 Fig. 31 Edificato ante-terremoto. Da Mappa Catast. ,1973, scala 1:10.000 Archivio comunale.

56 Cavasso Nuovo / Cjavàs Fig. 32 Edificato post-terremoto. Mappa catast. aggiorn. 2003, scala 1;10.000 Comunità Montana del Friuli Occidentale.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 57 Fig. 33 Edificato distrutto o demolito a seguito terremoto, scala 1:10.000

58 Cavasso Nuovo / Cjavàs Fig. 34 Edificato superstite recuperato post-terremoto, scala 1:10.000

Cavasso Nuovo / Cjavàs 59 Fig. 35 Nuovo edificato costruito post- terremoto sino al 2003 scala 1:10.000

60 Cavasso Nuovo / Cjavàs Fig. 36 Quadro d’unione Nelle pagine seguenti: scala 1:10.000 edificato distrutto o demolito

edificato confermato o ricostruito in sito

edificato di nuova diversa costruzione

Cavasso Nuovo / Cjavàs 61 Fig. 37 1:2500

62 Cavasso Nuovo / Cjavàs Fig. 38 1:2500

Cavasso Nuovo / Cjavàs 63 Fig. 39 1:2500

64 Cavasso Nuovo / Cjavàs Fig. 40 1:2500

Fig. 38 1:2000

Cavasso Nuovo / Cjavàs 65 Fig. 41 1:2500

Fig. 42 1:2500

66 Cavasso Nuovo / Cjavàs Ai diffusi dissesti che hanno scompa- case unifamiliari più meno disperse nel ginato il sistema insediativo di Cavasso territorio. Nuovo fa eccezione il borgo Runcis (Fig. 43), dove si è ben operato con il recu- Molti di quelli che prima erano luo- pero dell’esistente grazie alle illuminate ghi fisicamente ben identificati e diffu- disposizioni ed alle risorse attivate dalla samente riconosciuti sono diventati non Regione per la conservazione degli edifici luoghi in quanto privi di particolari ca- e degli insiemi edilizi di particolare inte- ratterizzazioni e privi di memoria stori- resse storico-ambientale24. ca, essendosi persi irreversibilmente quei caratteri distintivi che i nuovi riferimenti Orgnese è invece risultato molto più non sono in grado di rappresentare, data marginalmente investito dagli effetti del anche l’eterogeneità dei modelli edilizi ed terremoto e non ha subito interventi par- una certa casualità nel modo di disporsi ticolarmente incisivi rispetto al suo tradi- nei vari siti. zionale impianto. Una trasformazione così radicale, sia Le illustrazioni topografiche eviden- pur diluita nel tempo, come è avvenuto ziano come la configurazione dei vecchi nell’insediamento di Cavasso Nuovo a luoghi edificati, i quali costituivano in seguito del terremoto, non può non aver prevalenza un sistema di microrganismi creato un certo spaesamento in chi ave- dotati di una loro identità e distinti fra di veva impressa nella memoria e nelle abi- loro anche da specifiche denominazioni, tudini quotidiane un’idea dell’impianto con il processo di ricostruzione sia stata e dei caratteri del proprio paese. in larga parte semplificata: in pochi casi, soprattutto nei borghi, con ricorso alla Il tipo di evoluzione fisica che è an- formazione di aggregazioni lineari, in dato conseguendo l’abitato fa venire in massima parte con interventi puntuali di mente, per analogia, l’effetto prodotto da

Fig. 43 Il borgo Runcis dopo il recupero.

24 Regione , art. 8 L.R. n. 30 del 20.06.1977.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 67 uno sviluppo che non procede nel senso sono sovrapposti pesantemente i danni della storia, in continuità e coerenza con del terremoto rappresenti, per chi lo abi- le radici: quello che Serge Latouche, in tava, l’uscita definitiva da un ambiente un suo pregevole saggio, chiama “sradi- che è ricco di memoria ma anche retag- camento”25. gio di povertà.

Le ragioni che hanno determinato Ciò non toglie che si debba dare atto, tale esito, in parte sono state motivate a fronte di così immane disastro, del- da uno stato di necessità, in una situa- le difficoltà che si sono dovute superare zione di emergenza creata dal sisma, che in quei momenti drammatici ma anche ha indotto a puntare sulla celerità delle dell’impegno profuso da quanti si sono risposte alloggiative anche prescindendo attivati nella vasta opera di recupero e ri- dalla ricostruzione in sito, come è am- costruzione per il riscatto della precaria piamente avvenuto; in parte sono deri- condizione in cui si erano venuti a trova- vate dal riconoscimento della situazione re i cittadini. come una opportunità per operare un rinnovamento profondo della vecchia e Cavasso Nuovo è stato insignito del- per lo più fatiscente struttura insediativa, la medaglia d’oro al valor civile dal Pre- attraverso una vasta operazione di demo- sidente della Repubblica, come tutti i lizioni di edifici seriamente danneggiati Comuni friulani distintisi nella difficile dal terremoto, per orientarsi verso nuovi ricostruzione del patrimonio abitativo. modelli insediativi, con prevalente riferi- mento verso la casa unifamiliare isolata. Resta il fatto, comunque, che gli ef- La cultura che pare aver promosso le fetti prodotti dal terremoto ed in parte scelte rivolte a tale orientamento non è da interventi che sono seguiti hanno estranea, visti gli esiti, al riconoscimento irrimediabilmente cancellato una consi- che la casa isolata nel comune modo di derevole porzione del vasto patrimonio pensare sia la condizione ideale dell’abi- documentario, che costituiva preziosa te- tare contemporaneo e che la rimozione stimonianza della storia del paese e della del vecchio edificio degradato su cui si sua identità.

25 S. LATOUCHE, Come sopravvivere allo sviluppo, Torino 2005.

Collaborazioni

Ilenia Pontel, assemblaggio ed elaborazione digitale mappe storiche e recenti. Eugenia De Pol, trascrizione grafica digitale figg. 16-29. Martina Povoledo, aiuto composizione testi e figure. Davide Sartor, individuazione toponimi di vecchi luoghi abitati.

68 Cavasso Nuovo / Cjavàs I nomi di luogo del territorio di Cavasso

Pier Carlo Begotti

1. Il valore e il significato dei nomi di luogo Facciamo un paio di esempi per chia- rire questi concetti: a Cavasso la contra- Nell’attuale Stradario del territorio co- da Bier indica che in quel luogo abitava munale di Cavasso, i nomi di luogo che una famiglia così denominata (o vi aveva sono stati resi ufficiali, in quanto trovano i possedimenti), quindi esiste un rappor- spazio nelle tabelle, nelle mappe, nelle to fisico con il territorio; al contrario, carte topografiche o in altri documenti di Via Aldo Moro non presuppone che un valore pubblico per indicare una via, una personaggio di nome Aldo Moro vi abbia borgata, un paese o un corso d’acqua, avuto la sua residenza o una proprietà; sono il risultato di un duplice sviluppo in quest’ultimo caso, la strada a lui de- storico e culturale: vi si sommano, infat- dicata è un omaggio alla sua figura e al ti, alcuni appellativi derivati dalla plu- sacrificio della sua vita sotto il furore del risecolare produzione popolare, spesso terrorismo. Non esiste dunque, in deno- resi nella forma friulana locale, e alcuni minazioni simili, alcun rapporto con il altri introdotti da scelte delle Ammini- territorio. strazioni che si sono susseguite a partire Nell’insieme, le due categorie sono dall’inizio dell’Ottocento. chiamate dagli specialisti odonomastica, che però non è un’espressione di uso Da un lato quindi abbiamo Runcis, corrente e che noi qui non useremo ulte- Centis, Modoleit, Mas, dall’altro Roma, riormente. Il valore delle due tipologie di Vittorio Veneto, Diaz, Plebiscito, tutti appellativi è assai diverso, sia per le circo- quasi sempre preceduti dal termine Via stanze della loro nascita, sia per il signi- o Piazza. La prima serie di solito viene ficato intrinseco, ma nell’insieme contri- classificata come “toponomastica stori- buiscono a formare il volto e l’immagine ca”, che nasce da un rapporto diretto e di Cavasso, così come accade negli altri abbastanza immediato con il territorio, paesi e comuni; inoltre, costituiscono le poiché ne riporta una o più caratteristi- “nervature parlanti” e ricche di dati della che, ancora attuali o esistite nel passato; diffusione ramificata degli insediamenti e la seconda come “neotoponomastica” o e gli strumenti indispensabili per identi- come “toponomastica di nuova introdu- ficarle: un nome ha sempre un significato zione”, che nasce dall’assenza di rapporti e una storia, così che può offrirci infor- con il territorio o da legami estremamen- mazioni sull’oggetto, la persona o, come te mediati e quasi invisibili. nel nostro caso, il luogo designato.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 69 Nella carta della Patria del Friuli edita nel 1564 da Forlani, non compare il nome “Cavasso”, che è compreso sotto la voce “Fana”, inteso anche come “Fanna di Sopra”.

2. La toponomastica di nuova introduzione avvenimenti che hanno provato più di (contemporanea) recente la comunità sia locale sia regio- nale, sia a un livello più vasto, vale a dire Se noi leggiamo i nomi di luogo del la ricostruzione dopo il terremoto del 6 territorio comunale di Cavasso nel loro maggio 1976, ma anche la ritrovata li- complesso, vediamo che in essi si alter- bertà dopo la dittatura del fascismo o la nano le formazioni contemporanee con costruzione territoriale dello Stato nel quelle trasmesse dalla tradizione, sedi- periodo chiamato Risorgimento, con i mentatesi lungo i secoli, sicché è possi- personaggi a esso legati: Via/Viale/Piaz- bile partire da una analisi delle creazio- za (qualificazioni che precedono i diver- ni del presente (in specie risalenti al XX si nomi e che non citeremo di volta in secolo) per cercare di andare a ritroso, volta, ma solo quando si rendono indi- fino a individuare quali sono stati gli ele- spensabili) Alba (che riflette però anche menti che di volta in volta hanno colpito un nome di famiglia), Rinascita, Città di l’immaginazione e la fantasia delle collet- Carpi (in quanto portatrice di concreta tività, dei corpi sociali, delle famiglie e degli individui che qui si sono insediati, solidarietà nel post-terremoto), Libertà, riconoscendo i fattori dei processi di an- Martiri della Libertà, Roma, Garibaldi, tropizzazione nella graduale aggiunta di Mazzini e Verdi, Piazza Plebiscito. La pri- modifiche, alterazioni, trasformazioni e ma guerra mondiale, intesa come corona- distruzioni delle condizioni ambientali mento risorgimentale (percepita quindi offerte dalla natura. quale “quarta guerra di indipendenza”), è ricordata in Armando Diaz, Vittorio Incontriamo così la memoria degli Veneto, Duchessa d’Aosta (in quanto pre-

70 Cavasso Nuovo / Cjavàs sente all’inaugurazione del Monumento Le strade, soprattutto, non solo in an- ai Caduti). Due altri episodi entrano in tico, ma anche in tempi recenti, recano questo genere di toponimi: la data di sti- assai spesso la citazione del luogo da cui pulazione del primo Concordato tra lo partono o verso cui conducono; si tratta Stato italiano e la Chiesa cattolica (11 di riferimenti immediati, interni all’area Febbraio) e un tragico avvenimento che in cui si è insediata la comunità, come in ha segnato profondamente la storia della Via di Molin o Via Colle o di Colle (paese Repubblica, vale a dire l’azione più cla- che in passato era legato a Cavasso), op- morosa e sanguinosa delle Brigate Rosse pure confinanti, come inVia Arba, ovve- (Aldo Moro). Di altra natura sono gli ul- ro centri più lontani, ma importanti per timi riferimenti: la letteratura italiana in i mercati o per la burocrazia, come in Via generale, con Dante [Alighieri], e quella . Interessante, per l’aspetto Zorutti friulana, con [Pietro] . linguistico, è la dizione di Via Arba in un Questo genere di toponimi non ha elenco del tardo Ottocento, poiché com- alcun rapporto con il territorio di per- pare nella dizione friulana di quest’ulti- tinenza, ma costituisce un mezzo di mo luogo, Arbe, con la finale in –e dei comunicazione istituzionale quotidia- nomi femminili, mentre a Cavasso e nei no, costante, durevole; è un importante luoghi contermini è, come si sa, in –a. fattore di costruzione di una memoria collettiva e di una coscienza comunita- Un’antica strada di grande percorren- ria, indirizzata verso l’accoglimento di za era la Triviana (riportata anche con le valori condivisi, che fondano una identi- varianti, e a volte storpiature, Treviana, tà di paese, di regione, di nazione, come Travana, Tiviana), che saliva dalla media hanno messo in luce numerosi studi. Ed pianura e si inoltrava nelle colline del pe- è una identità di due specie: per affer- demonte. Se ne trovano tracce, da alme- mazione (e quindi con una potenzialità no l’inizio del XIV secolo, fra San Mar- positiva e propositiva) e per distinzione tino, San Leonardo e San Foca, quindi (e quindi con una potenzialità difensi- a Tesis, Fanna e Cavasso fino a Travesio; va). Alcuni nomi, infatti, essendo unici tra Cellina e Meduna la via di questo e non offrendo possibilità di equivoco nome divideva i prati e i pascoli sfrutta- con altri, sono facilmente riconoscibili: bili dalle comunità di Maniago, Maniago tali sono per esempio Orgnese, lo stesso Libero, , Basaldella e Tesis da una Cavasso in ambito provinciale, Bier, Ma- parte, Fanna, Cavasso, Orgnese, Colle raldi; altri abbisognano di una ulteriore e Arba dall’altra, secondo demarcazioni designazione, per esempio Cavasso in che erano probabilmente già in essere confronto con Cavazzo Carnico necessita nell’Alto Medioevo. Il nome sembra di dell’aggettivo Nuovo in ambito regionale, origine prediale, e per la precisione ro- onde evitare fraintendimenti; così Cur- mana, con derivazione dal nome del pro- gnele, che essendo ripetuto anche a Colle prietario di un podere, appezzamento, di Arba, costringe a specificare “Curgne- terreno (il predio), un TRAVIUS o TRE- le di Orgnese” e così via. BIUS, e l’aggiunta del suffisso –ANA di appartenenza (quindi “la possessione di *Travius/*Trebius”). 3. I riferimenti alla viabilità A loro volta, le strade costituiscono un La grande maggioranza dei toponimi oggetto di osservazione, in quanto rife- è invece sorta da una lettura di una o più rimenti geografici importanti, ed entra- caratteristiche del territorio circostante. no nella toponomastica: così, in Claupa

Cavasso Nuovo / Cjavàs 71 troviamo una voce friulana, di origine così via) o che hanno occupato i diversi preromana, significante sia “strada sas- luoghi dell’insediamento. Si tratta di co- sosa”, “strada irta che si inerpica verso gnomi tuttora presenti o di altri che oggi i pascoli”, sia “antro, caverna”; in Stri- sono scomparsi e, quindi, la loro memo- gella di Orgnese leggiamo una “piccola ria nella toponomastica assume oggi la strada”, con suffisso diminutivo in –ella forma di testimonianza storica. A vario (attraverso stradiela > stragjela); una bi- titolo (nella tradizione orale o nella do- forcazione è all’origine di Beorcja (latino cumentazione scritta), designano borga- BIFURCA). E quando gli incroci erano te, casali o altri nuclei abitativi. contrassegnati da un segno della cristia- nità, ecco Via della Croce o il più specifico Troviamo Arnosti (di probabile origine Croce Francescon, dal nome della famiglia germanica, cfr. il carinziano Arnoldstein che è stata l’artefice della sua collocazio- “pietra di Arnoldo” o, meglio, un com- ne o che abita (abitava) negli immediati posto di ARN “aquila” e STEIN “pie- paraggi. Pure i passaggi su posti difficili e tra”); Baìs, che nonostante alcune dif- i manufatti impegnativi, come un ponte, ficoltà per l’accentazione, può derivare entrano nelle denominazioni: il Ponte di dal tedesco Weiss “bianco”, come da altri Maraldi sul(la) Meduna (con anche Via esempi in regione; Basani, forse connesso Ponte Maraldi), così designato per l’ubi- con il precedente, se non è da mettere in cazione in un luogo che richiama una fa- relazione con il friulano basanel “uomo miglia cavassina, con un preciso riscon- stupido, tonto”; Basel, variante di Basil, tro oltre il torrente, nelle Case Maraldo Basili “Basilio”; Bier (più volte; di origi- in territorio di Meduno. Una particolare ne germanica, anche se ancora non ne viabilità è quella su rotaia, frutto di inno- sono stati ben chiariti i termini); Bogat vazioni del XIX secolo (e, per quest’area a Orgnese (soprannome di un ramo dei specifica, dei primi decenni del XX), che Tramontin; forse collegato con lo slove- la toponomastica evoca in Stazione di no bogat “ricco”); Boscarin (soprannome Fanna-Cavasso e in Via Stazione. di mestiere che designava un ramo degli Zanetti tra Fanna e Cavasso); Brutui, che Infine, un nome dubbio: Contrada potremmo accostare al friulano brutulâ, Ostal. Se non si tratta di un banale er- variante di bruntulâ “brontolare”; Busi- rore di trascrizione per Ortal (con un nelli (la famiglia diede diversi personag- riferimento perciò a un orto), potrebbe gi importanti, tra cui l’oculista del XIX alludere a una forma di ospitalità (una secolo Francesco; forse da un nome di locanda, un’osteria o simile). persona medievale, a sua volta di origine germanica); Cal, che riflette un cognome veneto, presente sporadicamente anche 4. I segni dei nomi dell’uomo sul territorio in Friuli, “calo” o “callo”; Caldan, come il cognome Caldana, dal significato non Le strade costituiscono solo una par- ben chiarito, in ogni caso attinente a te dell’insieme dei segni percepibili che “caldo”; Candeot, probabilmente con- l’antropizzazione ha lasciato sul territo- nesso alla lunga serie di cognomi friulani rio, anzi, questa è leggibile anche attra- Candido, Candotti, Chiandotti e simili, verso gli appellativi delle famiglie e dei da Cjandit “Candido” (a meno non sia casati che si sono resi responsabili delle un etnico in –ot, regolare in friulano, col trasformazioni avvenute (abbattimento significato di “proveniente da Candia” e di foreste, introduzione di nuove pian- non necessariamente dall’isola di Can- te, deviazione di acque, coltivazione e dia, ma da una delle tante località che

72 Cavasso Nuovo / Cjavàs ne hanno preso il nome all’interno degli so ironico, nel senso di “nebbia, persona antichi domini di Venezia); Cassini (dal annebbiata”; Giraldi, cognome derivato nome classico di persona Cassio?); Cina, da una variante di Gerardo; Grilli (più forse diminutivo di un nome femminile volte; da un soprannome dei Di Michiel, (Lucina, Leoncina, Lorenzina o simile); collegato con l’omonimo insetto cante- Comatars (più volte; da soprannome di rino e in questo senso può essere inteso mestiere, v. oltre); Conacju, soprannome come un sinonimo di Canterin designan- dal significato non chiaro, forse da con- te un ramo degli Antonini di Meduno); nettere con “caglio”, in friulano varia- Guerra, nome di famiglia di larghissima mente conae, conali, conai, conale, conei diffusione, motivato da svariate carat- e simili; Corrado (dall’omonimo nome di teristiche di una persona o di un grup- persona, di origine germanica, composto po, presente in Friuli fin dal Medioevo; da KONI “audace, ardimentoso” e RA- Lurinciut (Lurinçut), chiaro diminutivo DHA “consiglio, assemblea, deliberazio- friulano di Lorenzo (Lurinç); Maraldi ne”); Cos, che può essere sia il friulano (più volte; è forma plurale italianizzata cos “gerla”, sia lo sloveno kos “merlo”, sia del locale Maraldo, in friulano Maralt, anche un derivato per abbreviazione da connesso con il nome Moroldo o Marol- Nicolò, atraverso Colus o simile (il cogno- do, cioè Morolt o Maralt, germanico, da me è diffuso in tutto il Friuli con molte MÂRI “chiaro, famoso” e VALDAN “re- varianti, Cossi, Del Cos, Cossio, Del Cos- gnare”); Murit, possibile variante (al di- sio ecc., tra cui anche la famiglia di Co- minutivo) di morit nel senso di “moro”, droipo investita di beni e prerogative in ma esiste anche il friulano muriot “arci- Cavasso); Covàs, che può essere lo slove- gno, risentito”; Nardon, da una forma no kováč “fabbro”, ma anche derivare da abbreviata di Bernardo, Leonardo o nome una forma derivata da Jacopo, Jacovo cioè simile, con l’aggiunta di un accrescitivo “Giacomo”, con suffisso–as; Della Valen- in -on; Orait, di non immediata spiega- tina (letteralmente “figlio, discendente zione, a meno che non si ricorra all’aned- di Valentina”); Dinon (più volte; da un doto che vorrebbe alla base l’espressione accrescitivo di Dino, a sua volta forma inglese all right (con pronuncia popola- accorciata di un diminutivo di Baldo, re più o meno “oràit”) “a posto, che va Bernardo, Gottardo, Ubaldo o nome si- bene”, quindi con allusione ai moltissi- mile); Dreon (più volte; derivato da An- mi Cavassini emigrati nell’America del drea, attraverso l’accrescitivo Andreon); Nord; Palombit (più volte; da una parola Duchés, forse derivato da Duca (che è co- friulana indicante il colore del frumento gnome friulano), in senso ironico; Fabri che comincia a maturare e, quindi, per (più volte; da un soprannome indicante traslato col significato di “biondo” o me- il mestiere di un ramo dei De Marco); glio “biondiccio”); Paolini (distinti in “di Fanel, che potrebbe essere connesso con Sopra” e “di Sotto”), da un diminutivo di Fanna oppure con un derivato da fame, Paolo, è cognome piuttosto diffuso (Pa- in friulano fan, come in fanecol, fanicul; olin, Paolini ecc.); Pelot, possibile forma Feis (incerto, forse collegato con il car- accrescitiva di pêl “pelo”, per qualche ca- nico Fois, a sua volta da un antico lom- ratteristica fisica; Petrucco (più volte; da bardo Föis “foglie”); Ferarola (indicante PETRUS con suffisso –uc, raro, ma pre- un mestiere, forse connesso con Ferroli); sente in friulano con valore diminutivo); Franceschina (dall’omonimo diminutivo Pich, soprannome che potrebbe alludere di Francesca); Foschia, che potrebbe riflet- sia al “picchio”, sia a “punta, germoglio, tere sia il nome di donna Fosca (friulano cresta di monte” o altro, con allusione a Foscje, Foscja) sia un soprannome dal sen- caratteristiche fisiche, psichiche o cultu-

Cavasso Nuovo / Cjavàs 73 rali di una persona; Polaz (con suffissi, Venier (presente in varie forme in Friuli forse da Paolo o da POPULUS “pioppo”, e Veneto, deriva dal latino VENERIUS, friulano pôl, poul, come nel toponimo a sua volta da VENUS “Venere”); Vescovi Polazzo nel Territorio di Monfalcone); (cognome o designazione di una proprie- Pontel, cognome diffuso in varie parti tà vescovile?; mancano attestazioni me- del Friuli, fatto risalire dagli studiosi a dievali che possano dare una risposta de- una forma abbreviata di Pantaleone; Se- finitiva);Visentin (originario di Vicenza); rena (dall’omonimo nome femminile); Zambon, Zamboni (più volte; composto Segat, come i molti Segat, Segatti, Segato da Zan “Giovanni” e “buono”). ecc. di Veneto e Friuli, anche a indica- re il mestiere di “segantino”; Siardi (da un cognome di attestazione carnica, che 5. Le diverse realtà degli insediamenti continua forse la forma friulana Siart del nome germanico Sigeardo, come nel Nella storia del territorio, gli inse- famoso patriarca di Aquileia del 1077); diamenti assunsero varie forme, trovan- Smarghet, forse da connettere (ma con do poi rispondenza nelle designazioni molti dubbi) al nome femminile Mar- locali. Le realtà più semplici furono i gherita, che in friulano dà anche Mar- singoli edifici, la cui consistenza variò: ghe; Tonis (più volte; variante di Antonio, dalle abitazioni rurali più povere, come probabile plurale); Tramontin (in origine nel toponimo Cason, alle case (Sopra le soprannome, col significato di “prove- Case) ai palazzi padronali, di cui l’esem- niente dai Tramonti”); Trivelli (indicante pio più evidente è il Palaçat (Palazat nel- un mestiere in cui si usa qualche trivella); la grafia d’uso locale); il suffisso –at qui

Nella carta della Patria del Friuli edita nel 1573 da Ortelio, non compare il nome “Cavasso”, che è compreso sotto la voce “Fana”, ma troviamo “Miel” a indicare l’insieme di fortificazioni che fanno capo a Mizza.

74 Cavasso Nuovo / Cjavàs assume valore accrescitivo, pur se non o che presentava assonanza: nel nostro si può escludere una qualche sfumatura caso, con Cavazzo, che per l’occasione, dispregiativa. Ma nelle moderne deno- con il medesimo atto normativo, diven- minazioni troviamo anche Villa (in V. ne C. Carnico. Tuìs), nel senso di “palazzo”, che utilizza l’accezione italiana di un termine (vila, Ora, c’è da osservare che spesso le vile) che in friulano indica invece il “vil- omonimie erano evidenti (si pensi ai laggio”, come in Contrada Sopra Villa a numerosi Prata sparsi per la penisola, da Colle nel XIX secolo, che significa “sopra P. di Pordenone a P. di Principato Ultra [= a Nord] del paese”. Altra testimonian- o P. d’Ansidonia), ma tante volte si trat- za di una residenza signorile, con scopi tava di omofonie non avvertite regional- più militari che residenziali, è Castello, mente e localmente a livello dei parlanti: che trova rispondenza in Rocca, con ri- la poca dimestichezza dei ceti dirigenti ferimento all’antico maniero di Mizza. con le lingue e i dialetti dell’area italiana Per interpretare questo appellativo sono portava a non distinguere, per esempio, state proposte varie ipotesi, o un antico tra Casarsa e Casarza (che nelle pronun- nome di persona (di epoca romana) o un ce italiane centro-meridionali suonano termine indicante “sorgente” (per cui v. uguali); i due luoghi, in tempi diversi, oltre). In Cancellaria troviamo un ricor- divennero rispettivamente Casarsa della do, forse mediato, di un ufficio insieme Delizia e Casarza Ligure: in Friuli nessu- amministrativo e giudiziario proprio del no si sarebbe mai sognato di pronuncia- periodo di giurisdizione dei conti di Pol- re con la –z– il nome del paese che tutti cenigo. chiamavano Cjasarsa o Cjasarse… Il caso La realtà urbanistica si formò attorno di Cavasso (Cjavàs) e Cavazzo (Cjavaç) è ad alcuni centri di aggregazione, il prin- fino a un certo punto simile: si tratta di cipale dei quali divenne Cavasso, che per nomi dalla medesima origine, nati nello secoli si chiamò anche Fanna di Sopra, in stesso ambito linguistico, ma in ambienti quanto i due luoghi condivisero l’appar- dialettali differenti, ove il paese più occi- tenenza alla medesima pieve con sede in dentale è pronunciato con –s (sibilante San Remigio e alla medesima giurisdizio- sorda) finale, quello più settentrionale e ne signorile, imperniata sul dominio dei orientale con –ç (affricata palatale sorda) nobili di Polcenigo. Sul significato del finale. nome, torneremo più avanti; qui importa notare come esso si presenti oggi accom- All’interno del centro maggiore, un pagnato dall’aggettivo Nuovo, per quan- luogo di ulteriore aggregazione era la to a livello parlato e popolare si continui Piazza, che troviamo nella toponomasti- correntemente a dire Cjavàs o Cavasso, a ca, mentre le identità collettive e sociali seconda della lingua in uso da parte degli che si venivano delineando (per la ge- interlocutori. La qualifica Nuovo venne stione degli spazi, delle risorse, delle terre adottata dal giovane Regno d’Italia con comuni, delle acque) si distinguevano Regio Decreto n. 3893 del 18 luglio da quelle vicine mediante confinazioni 1867, subito dopo l’annessione del Friuli e delimitazioni ben precise. Ecco quindi centro-occidentale a seguito della guerra nascere appellativi che richiamano que- del 1866. Come centinaia di simili prov- sti concetti, da Tramit (v. oltre) all’inte- vedimenti, si voleva in tal modo evitare ressante retaggio longobardo Stafula, da il possibile insorgere di fraintendimenti STAFFAL che significa appunto “palo, e confusioni con paesi dal nome uguale segno di confine”.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 75 Attorno all’abitato riconosciuto come se, Ostal, Pian del Molin, Plesiut, della punto di incontro civile e al tempo stesso Pozza, Pradacort a Orgnese, Pradis, Presa religioso, sorsero i luoghi dell’insedia- (una Contrada Presa anche a Colle), Presa mento diffuso, che nelle elencazioni del di Sopra, Presso San Leonardo a Orgnese, secolo XIX sono classificati con il nome Reganas a Orgnese, Regnas (che dev’esse- di Contrada e in quelle novecentesche re una variante della precedente), Rocca Borghi, però con una differenza: le “con- e Supiat, Roppa della Siega a Orgnese, trade” corrispondono sia ai “borghi”, sia Selva Castagnole, Sotto Fossal, Sotto San a cascine, casolari, fattorie, agglomerati Leonardo a Orgnese, Spinadis, Spinazze- di poche case, poderi. I loro appellativi do, Strigella a Orgnese, Tramit a Orgne- spesso coincidono con quelli delle fa- se, Treviana o Tiviana o Triviana, Via di miglie che li hanno abitati o di cui sono Arbe, Via di Molin, Via Tramontin, del state proprietarie, ma altre volte riguar- Visentin, Sopra le Case a Orgnese. dano caratteristiche giuridiche o fisiche del territorio e risultano di rilevante in- Per le interpretazioni degli appellativi teresse. Una ulteriore variante si ha per che caratterizzano ciascun insediamento, le denominazioni adottate da fonti quali rinviamo a quanto già esposto o a quan- le tavolette dell’Istituto Geografico Mi- to si dirà più avanti: oltre ai cognomi, di litare e le rilevazioni dell’ISTAT, poiché cui si è detto in un precedente paragrafo, questi stanziamenti sono designati come compaiono infatti riferimenti alle diver- Case (seguiti da un cognome, anche se se modalità con cui le comunità si sono non sempre) o da altra caratteristica, per rapportate al territorio. esempio Stalla, se si tratta di una località deputata all’allevamento. 6. Le attività artigianali e industriali, le Nell’attuale Stradario abbiamo così tracce religiose i borghi Bier, Comatars, Franceschina, Maraldi e Zamboni (ma i borghi effettivi Gli insediamenti abitativi si sviluppa- sono molti di più, poiché non tutti sono rono a seguito dell’occupazione di spazi preceduti da questa qualifica), nell’IGM adatti alla coltivazione e di aree per l’alle- le Case Corrado, Dinon (2 volte), Serena vamento e lo sfruttamento delle risorse, e Sirivella; in entrambe le fonti il concet- ma furono anche favoriti da quelle cate- to è ribadito anche da nomi senza alcuna gorie di tecnici, professionisti, artigiani, altra attribuzione, come Cassini, Dinon, impresari che lavoravano il legno e il fer- Dreon. Nell’Ottocento le contrade era- ro, costruivano le case, rendevano com- no molto più numerose: Armentarezza mestibili i prodotti della terra, trasforma- o della Armentresa (riportiamo anche le vano l’acqua in energia e così via. storpiature con cui ci sono state trasmes- se), Arnosti, Bais, del Battiferro a Orgne- Ecco quindi le diverse occupazioni se, Bogat a Orgnese, Boscarin a Fanna e venir ricordate nella toponomastica, sia a Cavasso, Boschet o Boschit, di Braida, in maniera indiretta (poiché richiamata Braida del Comatar, Case Siardi, Casta- dal cognome della famiglia presente in gneto, Centa dei Fabri, Centa Palombit, zona), sia in maniera diretta (con il ri- Centa Polaz, Centa Trivelli, Chiavessis, ferimento esplicito all’attività svolta nel Clapon, in Clus di Pieria, Curgnella (a luogo designato). Alla prima categoria Colle), Della Valentina, Dietro Feis, del appartengono Boscarin (soprannome dei Dreon, dei Fabri, la Ferarola, Longora, Zanetti tra Fanna e Cavasso), che allude Longora della Presa, dei Nogheri a Orgne- al lavoro dei boscaioli; Comatars, vale a

76 Cavasso Nuovo / Cjavàs dire i fabbricanti di comats (collari per studiosi su questa interpretazione. Per equini), un cognome presente in Friuli un’altra spiegazione, rinviamo a quan- fin dalM edioevo; Fabri (soprannome dei to si dirà più avanti. Chiari sono invece De Marco), dal significato trasparente, Via della Chiesa, vale a dire la strada che da confrontare anche col già nominato conduce alla chiesa, così come a Orgne- Covàs; Ferarola, già incontrato come pro- se la Contrada presso San Leonardo e la babile connesso al cognome Ferroli, ma Contrada Sotto San Leonardo, che indi- v. qui sotto; Segat e Trivelli, anch’essi già cano gli insediamenti posti nei pressi visti. della cappella dedicata a San Leonardo ovvero immediatamente a Mezzogiorno. Al secondo gruppo riconduciamo Il luogo che raccoglie le ultime dimore Battiferro a Orgnese, quindi un’officina dei corpi è ricordato in Cimitero, mentre per la lavorazione del ferro, azionata con i segni di una religiosità diffusa, capillar- l’energia dell’acqua, cui aggiungiamo Fe- mente presente nel territorio attraverso rarola, per il simile accenno al ferro; la croci, ancone, capitelli, sono menzionati forza idrica ha mosso per secoli anche in Croce Francescon e in Via della Croce. gli ingranaggi di mulini e segherie, la cui menzione è in vari toponimi: Molino, Molino Zatti (popolarmente Çat, in gra- fia d’uso locale Ciat), Via Molino, Con- 7. I primi rapporti con le risorse del trada Pian del Molin da un lato, Roppa territorio: l’allevamento e il pascolo della Siega dall’altro. Serbatoio rinvia agli L’urbanistica, l’edilizia, le attività di interventi più recenti sul regime delle ac- trasformazione dei prodotti, assieme agli que per sfruttarne le potenzialità econo- elementi del sacro, nella storia dell’uma- miche. In Calcinis e in Fornace, infine, nità – così come possiamo scorgere an- scorgiamo una menzione delle attività che nelle indagini locali – hanno costitu- edilizie, a partire dalla produzione della ito una forma di evoluzione e di sviluppo calce (grazie alla massiccia presenza di sassi di greto) e fino alla fabbricazione rispetto ai primi e immediati rapporti dei mattoni. degli esseri viventi con il territorio: vale a dire la raccolta e lo sfruttamento delle Un particolare impegno di alcune per- sue risorse, attraverso pratiche di alle- sone, formanti il clero, era quello rivol- vamento degli animali, di silvicoltura, to al servizio religioso, che ha coinvolto di frutticoltura, di pascolo, di sfalcio anche una parte degli spazi esistenti: gli dell’erba, che sono continuate fino ai edifici per il culto o con forti riferimenti giorni nostri, seppure con modi note- alla sacralità hanno lasciato interessanti volmente differenti. Anche in questi casi tracce nella toponomastica fin da tempi troviamo riscontri nella toponomastica, antichi. Possiamo infatti scorgere in Be- a partire dalla strada (ovvero il sentiero, lugna/Bilugna una base BEL-, preromana il tratturo) che portava ai pascoli e per e verosimilmente celtica, connessa con il cui passavano gli armenti, Armentarezza dio Beleno, che sappiamo essere stato (un’espressione molto in uso in tutto il molto venerato in ambito friulano. Pa- Friuli); in Chiaveris possiamo notare un rimenti, il nome con cui Cavasso è stato riferimento alle capre, mentre nei vari menzionato per secoli, Fanna (di Sopra), Stagluz delle fonti antiche individuiamo può essere ricondotto al latino FANUM i piccoli ricoveri per gli animali, spesso “tempio, santuario, luogo sacro”, sebbe- temporanei o stagionali; più ampie e ne sussistano ancora forti dubbi tra gli stabili strutture sono ricordate in Stalla

Cavasso Nuovo / Cjavàs 77 Perinat (anche Pirinat, derivato da Pietro significato di “estirpare, mietere, abbatte- attraverso il diminutivo Perin e l’aggiun- re”) compare anche nell’antico Rungun. ta del dispregiativo -at), Stalla Zambon, Stalla Zanetti delle cartografie contem- A una fase intermedia e temporanea, poranee, con echi nel nome di famiglia tra il terreno disboscato o a riposo, il pra- Stalìn, reso al diminutivo. Anche i diver- to e il campo, si pone il tipo toponimico si Pradis (2 luoghi) e Pradacort rientrano Reganaç, diffuso soprattutto in Friuli, nel- in questa serie, in quanto menzionano i la sua parte occidentale (ma ben presen- terreni su cui veniva fatta crescere l’er- te anche in altre aree della regione e nel ba necessaria per l’alimentazione delle Veneto giusto a ridosso del Livenza); lo bestie. Si noti la particolarità linguisti- incontriamo più volte tra Cavasso e Or- ca di Pradis (come in tanti altri esempi gnese nella forma Raganas, cui corrispon- regionali), che denota una duplice evo- de un antico Reganaz ad Arba (1685). Il luzione dal latino PRATUM: la normale “campo”, infine, è presente i Chiampiz, trasformazione di –t– in –d–, ma anche nome di una borgatella, con diminutivo l’inconsueto genere femminile (con plu- friulano –it (al plurale) o –iç. rale in –is), che può essersi generato dal plurale latino PRATA, inteso poi come un femminile singolare e divenuto *pra- 8. Le forme e la natura delle coltivazioni da. In Pradacort, “prato della corte”, pos- siamo benissimo intendere per corte un I terreni coltivati e in generale tutti “agglomerato agricolo medievale”. quelli adibiti a uso agricolo, nel corso della storia furono soggetti a regimi giu- Numerosi nomi riguardano anche la ridici particolari: durante il Medioevo e lavorazione dei campi e alcuni sono ri- fin dentro i secoli dell’Età Moderna, il feriti a tutti quei lavori che si rendevano “maso” era il podere di base, che all’inizio necessari per ridurre a coltivazione nuo- doveva servire per mantenere una fami- ve terre, specie in momenti di espansione glia. Ne troviamo traccia locale in Mas degli insediamenti e quindi di necessità (anche nome di famiglia), mentre Cam- di reperire nuove risorse. Le espressioni pagnola – al pari di analoghi toponimi utilizzate in questi casi erano “roncare”, del Friuli Occidentale ma anche d’altro- “disboscare” e simili, intendendo quin- ve – può essere interpretata sia con l’ac- di comunicare, con questi termini, l’ab- cezione di (piccola) “distesa coltivata” sia battimento delle piante, sia singole, sia di ”terra comunale, terra di sfruttamento comprese dentro interi spazi forestali. La collettivo per il pascolo, lo sfalcio, la rac- località di Runcis (Runcjis in grafia nor- colta, la coltivazione” (si rinvia ad appel- malizzata) sorse proprio in una di queste lativi quali Campagna di Maniago, San aree già boschive, poi divenute campi o Martino di Campagna, San Leonardo di prati, quindi un poco alla volta abitate Campagna, San Giorgio di Campagna, fino a divenire un borgo. La storia di primitivo nome della chiesa di Fontana- Runcis è emblematica per comprendere fredda, Campagnole di Prata e così via). la durata di tali dinamiche: quando, alla Nel caso in cui il significato vada ricer- fine del Medioevo, il nome compare nei cato in quest’ultimo valore, Campagnola documenti, era già riferito a un piccolo sarebbe un sinonimo dei diversi Monte villaggio e, dunque, le trasformazioni Comugna, Comugne, Comugnis che in- sopra evidenziate erano già avvenute, contriamo nel territorio cavassino. Col- impiegando secoli per giungere a ma- legato indirettamente con la serie fin qui turazione. La radice latina RUNC- (dal trattata è un altro gruppetto di appella-

78 Cavasso Nuovo / Cjavàs Nella carta della Patria del Friuli edita nel 1753 da Beretta, compare il nome “Cavasso” ben distinto da “Fanna”; troviamo anche “Urges” (Orgnese) e “Quel” (Colle), all’epoca legato a Cavasso. tivi, che hanno alla base il termine presa, Contrada Tramit a Orgnese rinvia a forme vale a dire lis presis, le porzioni, le sezioni, di confinazione tra appezzamenti o pro- le parti di bosco, palude, prato, pascolo prietà, ottenuta in questo caso mediante o coltivo di proprietà collettiva che veni- viottoli e sentieri interpoderali. All’origi- vano assegnate a rotazione ai vicini o che ne c’è un termine friulano che derivato venivano acquistate dai privati in seguito dal latino TRAMES, -ITIS (Tramit è alla messa in vendita dei beni comunali. toponimo assai diffuso nel Friuli Occi- Abbiamo qui una Contrada Presa (Con- dentale). trada Presa anche a Colle), che a sua volta ha originato una Contrada Presa di So- Maseris, letteralmente “macerie”, è una pra, allorché il primo luogo, inizialmente designazione friulana che può indicare agricolo e poi divenuto un insediamento, varie cose, ma che principalmente, in si è allargato e poi distinto in due borgate ambiente rurale, denominava i mucchi diverse. In Contrada Longora della Presa di sassi e pietrame che venivano accumu- vediamo una ulteriore distinzione, con lati ai bordi dei campi, dei prati o di altri una specializzazione di significato che spazi agricoli, così da favorire l’aratura rinvia alle forme dei campi, come si dirà e la semina, il taglio dell’erba e gli altri più avanti. lavori. Le aree che si intendevano poi re- cingere e chiudere, sia per proteggere le Presa ci introduce al vasto gruppo di colture specializzate, sia impedire i pos- appellativi che riguardano in maniera sibili danni arrecati dal pascolo vagante, specifica la coltivazione, con risvolti giu- hanno lasciato molta traccia nella loca- ridici, sociali, paesaggistici, antropici. le toponomastica. Un primo esempio è Così come Stafula, anche il nome della dato da Contrada in Clus di Pieria, in cui

Cavasso Nuovo / Cjavàs 79 il vocabolo Clus è da ricondurre a una de- La toponomastica ci offre poi alcuni rivazione dal latino CLAUDERE (Pieria appellativi che derivano dalla forma del va messo in relazione con “pietra”). Ma il campo o da qualche sua parte: l’antico termine più in uso in Friuli è cente, cen- Maità è certamente da mettere in relazio- ta, che esprime il concetto di “cingere” ne con il termine agrario friulano mai- e che – ripetendosi nella toponomastica tât, variante di mitât “metà”, indicante e quindi necessitando di ulteriori specia- un terreno ove si praticano due tipi di lizzazioni – ha assunto qualificazioni che coltura; il rio Cioppis allude alle zolle o derivavano dal cognome della famiglia ai terreni con zolle erbose (friulano co- che lavorava o, meglio ancora, che pos- mune çope, voce di origine germanica); sedeva quel dato podere. Le attestazioni troviamo il medesimo concetto in Su- sono numerose, rese anche al plurale o piat (dalla stessa base linguistica), come con forme diminutive: Centa dei Fabri, in numerosi altri esempi regionali. Li Centa Palombit, Centa Polaz, Centa Tri- Angori (reso al plurale femminile), con velli, Centis (più volte), Centolina (2 vol- Langora, Contrada Longora e Contrada te). Rientra nella serie anche Centernos, Longora della Presa ripete la parola friu- di cui tuttavia non è agevole comprende- lana angorie, langorie, longorie e simili, re appieno la parte finale. Qualche vol- che, pur derivando dal latino LONGUS, ta, la centa era anche parte di una forti- esprime il concetto di “porca più breve ficazione, ma le testimonianze cavassine delle altre in un campo dalla forma allar- sono tutte connesse alle proprietà e alla gata”. Cavessa, Via Chiavezzis, Contrada coltivazione. Chiavessis si riferiscono alle capezzagne o testate dei campi (friulano cjavecis). L’an- Anche la braida, braide (termine de- tico La Bonel potrebbe, infine, alludere rivato da una parola longobarda) era un alla bontà dei terreni, ma anche riferirsi appezzamento chiuso e difeso da una a un cognome. muraglia o da una siepe; nel territorio in esame ce ne sono varie, alcune sen- za distinzione alcuna (tre Braida nello 9. L’osservazione delle forme del territorio Stradario), altre con specificazioni che riportano una caratteristica fisica o una La coltivazione dei campi fu uno sta- proprietà: Braida Bassa, Braide al plurale dio importante nella trasformazione del (localmente Braidi’ o Braidis), Contrada paesaggio, assieme alle innovazioni ur- di Braida, Contrada Braida del Comatar. banistiche, alla deforestazione, ai mu- In Brollo dei Rossi troviamo il broili, vale tamenti nei regimi idrici. Tuttavia, la a dire il frutteto, orto o piccolo spazio natura in qualche maniera “originaria” a vigna vicino a casa, parimenti dotato dei luoghi si legge ancora in molta parte di una recinzione. Contrada Plesiut può della toponomastica, che talora conser- esserne un sinonimo, in quanto il latino va traccia delle antiche conformazioni PLETIA/PLECTUM “aiuola” ha svilup- territoriali. Un primo esempio ci vie- pato il significato di “giardino”, “piccolo ne dal nome stesso del capoluogo, Ca- appezzamento”, con attestazioni piut- vasso (Cjavàs), la cui origine, al pari di tosto rare nella toponomastica (si pensi Cavazzo Carnico, viene comunemente però a Pleç, nome friulano passato poi fatta risalire all’aggettivo latino CAVUS all’italiano Plezzo, a designare Bovec in “cavo”, con suffisso –ACIUM/–ATIUM Slovenia, luogo per lunghi secoli legato a e il significato di “avvallamento”, “alveo Cividale e al Friuli). di un corso d’acqua”, “luogo, conca dove

80 Cavasso Nuovo / Cjavàs si raccolgono le acque” o altro di simile. Al contrario, l’immagine delle con- In realtà, potrebbe essere accettata anche vessità e delle sporgenze del suolo, talora una ipotesi “prediale”, come nel caso di molto evidenti, è espressa nella località Cavaso del Tomba (Treviso), fatto deriva- Colle (da non confondere con il paese di re dal nome personale latino CAPATIUS Colle di Arba, un tempo frazione di Ca- o di Causac nel Périgord (Aquitania), dal vasso), da un termine latino continuato personale latino CABUTIUS con suf- in friulano, italiano, francese, spagnolo e fisso -ACUM; tuttavia, le attestazioni così via; di origine antichissima, prero- antiche permettono di ricostruire una mana, è invece Zuccul (Çucul, con pro- simile etimologia per questi due ultimi nuncia locale Ciucul), dal friulano çuc paesi, ma non per Cavasso né per Cavaz- (con pronuncia ciuc, zuc), dal significa- zo. Osservando che in friulano il latino to di “collina o sommità tondeggiante” CAVUS avrebbe più facilmente dato una (una Contrada Zuccolo anche a Colle). I formazione con Gja- piuttosto che con dirupi delle Cueste indicano le coste o i Cja- (cfr. gjavâ per “cavare”), lo studioso fianchi di una altura; più generiche sono Maurizio Puntin ha pensato a un termi- le designazioni come Contrada Clapon ne *cabàç- “luogo eminente, colle, castel- o Contrada in Clus di Pieria, dove si fa lo su un colle”, dal latino CAPUT, che cenno ai sassi, ai massi, alle grandi pietre, ha dato il friulano cjâf “testa”. alle cime pietrose (clap è la parola classi- ca friulana per designare il sasso, da una Il nostro Cavasso, pur essendo già voce preindoeuropea di area alpina). menzionato nel 1140 (de Cavaso), per secoli alternò il proprio appellativo con Altri nomi riguardano la natura e la quello di Fanna di Sopra. Dovremmo condizione del suolo, con l’accenno alle Creta cret quindi ipotizzare che in origine l’intera argille in (ma in friulano indica anche un macigno, una cima, una roc- area compresa tra Colvera/Rugo Storto e cia) e probabilmente alle conformazioni Meduna si chiamasse Fanna. Ed è inte- marmoree in Marmos: ma per quest’ul- ressante notare che, tra i significati che timo possono concorrere anche altre potremmo attribuire a Fanna, c’è pure basi, per esempio un soprannome, dal quello di “cavità, piana concava”, espres- friulano marmôs “che parla in maniera so da un termine dell’antico germanico, incomprensibile, che parla col naso” op- continuato nelle lingue moderne, per pure una connessione con melma, come esempio nel tedesco Pfanne “pentola, in Melmosa e Mielme a Bagnarola. In tal tegame”, nell’inglese pan “pentola” ma caso, il concetto espresso sarebbe quello anche “piccolo stagno”, nell’olandese di “terreno bagnato, terreno paludoso”, pan värmerpan- “pentola”, nello svedese al pari di Marzât, un accrescitivo di març na “caldaia” e così via. In ultima analisi, (dal latino MARCIDUS). quindi, Fanna e Cavasso potrebbero es- sere due sinonimi, due modi – uno ger- Le aree umide entrano nella topono- manico e uno latino – per esprimere il mastica anche tramite il maggiore corso medesimo concetto. Qualcosa di simile d’acqua della zona e i suoi riflessi sul ter- incontriamo in Val e Valli, vale a dire le ritorio: il torrente Meduna (il genere di insenature più o meno profonde che ac- Meduna, localmente, in tutta l’area del compagnano i corsi d’acqua o che sono suo bacino e nell’intero Friuli, è rigoro- da essi scavate; la parola è di origine la- samente femminile, la Miduna, mentre tina ed è presente in tutte le lingue ro- in italiano è maschile). La sua origine manze. etimologica è stata spiegata in vari modi,

Cavasso Nuovo / Cjavàs 81 Nella carta della Patria del Friuli edita nel 1783 da Zatta, Cavasso compare nella forma “Cavazzo”, assieme a “Urgnes”, anche qui ben distinti da Fanna.

ma ci sembra plausibile e condivisibi- gna un ambiente che caratterizza nell’al- le pienamente l’interpretazione data da ta pianura la regione a ridosso dei greti di Cornelio Cesare Desinan ancora una Meduna, Colvera, Cellina e altri torrenti trentina di anni fa, da due parole celti- (anche a sinistra del Tagliamento), ove che MEDIO “nel mezzo” e DUNUM esiste un habitat unico al mondo. Il ter- “monte, altura” (come in tanti esempi mine, seppure non sia specifico del friu- della Gallia), con il significato quindi di lano, poiché si ritrova anche in altre zone “[acqua che scorre] tra i monti”, sicché il (per esempio, in Trentino-Sud Tirolo), è nome della vallata in cui scorre e da cui pero entrato nell’uso corrente grazie alla si riversa al piano, Tramonti, ne sarebbe nostra regione, in cui peraltro compare l’esatta traduzione latina (Maurizio Pun- per la prima volta nelle carte dell’Abbazia tin, tuttavia, ipotizza una antica origine di Sesto (762, in Magretas); trae origine preromana per quest’ultimo nome). Una dal latino MACRUS, a designare “terreni delle strade che portano al torrente è sta- aridi e magri”. ta poi chiamata Via Meduna, mentre il suo greto sassoso è la Grava (da un ter- Il territorio è anche solcato da nume- mine prelatino, forse celtico, indicante rosi torrentelli, rii e ruscelli che scendono una “area ghiaiosa”). L’ulteriore specifi- dai rilievi e che si immettono in Meduna cazione Grava di Viulina prende il nome o in Colvera e che sono localmente chia- da un diminutivo di viola “piccola via, mati con un nome caratteristico, rûc (ita- stradicciola”. Magreits, i “magredi”, desi- lianizzato in rugo); si tratta di un termine

82 Cavasso Nuovo / Cjavàs che, con numerose varianti (ruc, ruio, ru, si); esiste un Recoalz anche a Pieris, nel rugo e così via), è conosciuto nell’Alto Territorio di Monfalcone. Veneto e, in Friuli, nel pedemonte e nella montagna. Deriva dal latino ARRUGIA L’acqua sorgente è menzionata in Fon- “canale” (da cui anche roia “roggia”), ma tanone, letteralmente “fontana grande” nell’evoluzione verso le lingue roman- e nel rio Sorgente Pichias, dove il nome ze si è probabilmente contaminato con porta alla memoria storie di “appesi, pi- RIVUS “rivo, rio”. Per distinguere l’uno cjâts” (ma secondo Maurizio Puntin po- dall’altro, ciascuno presenta un appellati- tremmo pensare a una formazione con vo di identificazione: R. di Bilugna o Be- pic “punta, cima di monte”); in Contrada lugna; R. di Muri (“mura”?); R. di Vacjis della Pozza è presente il concetto di “poz- (“mucche”); R. Gorgon (il gorc è un af- za”, “stagno”, “abbeveratoio”. fioramento d’acqua, una risorgiva, cfr. il Gorgaç in comune di Polcenigo); R. Fues- Un ultimo gruppo di toponimi è rife- sis (“fosse”); R. Dreon, che prende poi il rito alla flora, a cominciare dalle grandi nome di Rampan (“rampa”?), quindi di concentrazioni vegetali. Costituiscono Fuessis; R. Ciopis; R. Casalis (da “casale”); un arcaismo i derivati dal latino SILVA, R. de Rizzo (da un cognome); R. France- che non ha avuto continuatori nel friula- schina (da un cognome); R. Mizza (for- no moderno, ma che è ben presente nei se da una voce preromana significante nomi di luogo: Selva di Tui (cognome di “sorgente”); l’antico Ruzzumiel è il “rugo non facile interpretazione) e Siriviela, Si- gemello”, vale a dire uno dei due rami in rivella (“piccola selva”), cui si può forse cui si divide il Mizza. aggiungere Sìvinis (se non è un cognome, presente però in lingue assai estranee alla Contrada Sotto Fossal In troviamo la storia friulana). È noto che sulla tradizio- voce “fosso”, già incontrata in Fuessis, ne latina di SILVA si sono sovrapposte mentre in Contrada Roppa della Siega a parole di origine germanica, foresta (con Orgnese compare un termine comune a rari continuatori popolari) e soprattutto molte parti della regione: nelle varianti bosco, come Bosco (Bosc) e Contrada Bo- ropa, -e, rupa, -e costituisce un antico schet, Boschit. prestito slavo, a indicare un “avvalla- mento”, un “canale scavato dalle acque”, Spesso compare anche il tipo di pianta entrato per qualche tempo nel friulano e che predomina in un ambiente silvestre: poi rimasto nelle sole testimonianze to- il castagno (Contrada Castagneto, Contra- ponomastiche (è tuttora vitale per es. nel da Selva Castagnole); il muedul, particola- croato rupa “buca” o nello sloveno rupa re tipo di quercia (Modoleit, poi storpiato “valle”). in Montelieto, cfr. a Fanna Stalle Modo- Un po’ a parte consideriamo il rio, la leit; il termine è di origine longobarda); sorgente e la località Recoaro, che se non il noce (Contrada dei Nogheri a Orgne- è un riporto dalla famosa fonte di acqua se); il corniolo (Curgnela, Curgnele, Cur- minerale e cittadina termale vicentina, gnella, anche a Colle di Arba, cfr. 1646, nota per le sue virtù curative fin dal XVII Curgnelli); l’orno o frassino (Orgnese), i secolo, potrebbe derivare ugualmente da pioppi (Povoli), gli arbusti spinosi (Con- un personale germanico Richwar (si noti trada Spinadis, Contrada Spinazzedo), le che Recoaro nel Medioevo era un paese siepi (Chiaranda e Chiaranduzza, friu- di lingua tedesca, punto di congiunzione lano cjarande “siepe”, parola di origine tra le aree “cimbre” vicentine e verone- preromana, forse celtica).

Cavasso Nuovo / Cjavàs 83 10. Conclusioni REPERTORIO

Possiamo, in conclusione, notare Sigle e abbreviazioni come la toponomastica attualmente in uso a Cavasso sia per la maggior parte IGM Istituto Geografico Militare, di origine antica e tradizionale, espressa Tavolette al 25.000 (il terri- sovente in forma friulana corrente anche torio comunale di Cavasso, nelle denominazioni ufficiali, mentre all’interno del Foglio 065 Ma- gli appellativi di recente introduzione niago, è coperto dalle tavolette costituiscono una netta minoranza nel I SO Maniago e II NO Arba) totale. Strad Stradario presso Ufficio Tec- Ma anche questi nuovi nomi sono nico del Comune di Cavasso in qualche maniera legati all’ambiente, Nuovo (e copia di fine anni in quanto riflettono eventi storici e ’80, con annotazioni a mano situazioni che hanno avuto rapporti con a cura dell’Ufficio Tecnico, di il territorio, qualche volta diretti (come proprietà dell’Autore) nel caso di “Duchessa d’Aosta” o di “Città di Carpi”), qualche volta indiretti (come Stor Toponimi da fonti notarili nel caso di “Aldo Moro” o di “Armando d’archivio (un ringraziamento Diaz”): e tuttavia pure negli ultimi casi, alla dott. Miriam Davide per la partecipazione della comunità, fisica o aver messo a disposizione nu- emotiva, è stata grande e coinvolgente. merosi dati, frutto di ricerche Si è lavorato, potremmo dire, in personali; per le fonti ottocen- maniera sobria e ponderata, da parte degli tesche, qui distinguibili per la amministratori che si sono susseguiti qualifica iniziale di “Contra- nell’ultimo secolo e mezzo, mantenendo da”, si rinvia a un documento un patrimonio ricco di esperienze, di del 1859 pubblicato da Roma- riscontri storici, di fenomeni linguistici, no Della Valentina nel 1988). che nell’insieme “fa” identità e memoria e Il numero arabo che segue ogni lem- in cui si riconoscono sia gli attuali abitanti ma indica il paragrafo del testo in cui il del luogo, sia coloro che – emigrati o singolo toponimo è trattato in maniera discendenti di emigrati – ricordano vie, compiuta. I nomi che non presentano piazze, borgate, viottoli, boschi, poderi. alcuna fonte sono di uso popolare cor- In tal maniera, la toponomastica rente. antica e moderna, oltre a “fare” identità e memoria, “fa” anche comunità fra Alba, via dell’- (Strad) 2 tutti i Cavassini nel mondo e in patria, Aldo Moro, via (Strad) 2 mantiene i legami sentimentali e del Angori, li (Strad) 8 ricordo. Arba, via (Strad) 3 Armando Diaz, via (Strad) 2 I nomi di luogo diventano in questo Armentarezza (Stor) 7 senso veri e propri “documenti” e Armentarezza, via (Strad) 7 “monumenti” di storia, di una storia che Baìs (Strad) 4 è al tempo stesso “popolare” e “ufficiale”, Basani 4 una storia che è anch’essa, e in profondità, Basel 4 “comunità”. Beorcja (Strad) 3

84 Cavasso Nuovo / Cjavàs Bier (IGM) 4 Cason (Stor) 5 Borgo Bier (Strad) 4, 5 Cassini (Strad) 4 Borgo Comatars (Strad) 4, 5 Castello (IGM) 5 Borgo Franceschina (Strad) 4, 5 Cavasso Nuovo (IGM; Strad; Stor) 2, 5, 9 Borgo Maraldi (Strad) 4, 5 Cavessa (Strad) 8 Borgo Zamboni (Strad) 4, 5 Centernos (Strad) 8 Bosco (Strad) 9 Centernos, via (Strad) 8 Braida (Strad, 3 luoghi) 8 Centis (IGM; Strad, 2 luoghi) 8 Braida Bassa, via (Strad) 8 Centis, via (Strad) 8 Braide, via delle (Strad) 8 Centolina (Strad) 8 Brollo dei Rossi (Strad) 8 Centolina, via (Strad) 8 Brutui 4 Chiampiz 7 Businelli, via (Strad) 4 Chiaranda 9 Cal 4 Chiaranduzza (Stor) 9 Calcinis (Stor) 6 Chiaveris (Stor) 8 Caldan 4 Chiavezzis, via (Strad) 8 Campagnola (Stor) 8 Chiesa, via della (Strad) 6 Cancellaria 5 Cimitero (Strad) 6 Candeot (IGM; Strad) 4 Cina 4 Casalis, rio 9 Ciopis, rio 8, 9 Case Corrado (IGM) 4 Cioppis, le (Strad) 8 Case Dinon (IGM, 2 luoghi) 4 Città di Carpi, via (Strad) 2 Case Serena (IGM) 4 Claupa 3 Case Sirivella (IGM) 4, 9 Colle (Strad) 9

Nella carta del Friuli edita nel 1925 dalla Società Filologica Friulana, Cavasso compare assieme a Orgnese, Vescovi, Grilli, Mas e Runcis; i nomi sono resi sia in italiano, sia in friulano.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 85 Colle, via (Strad), Via di Colle (Stor) 8, 9 Contrada del Battiferro (Stor) 5, 6 Comatars (Stor) 4, 6 Contrada del Dreon (Stor) 4, 5 Comugne (Strad) 8 Contrada del Visentin (Stor) 4, 5 Comugnis (Strad) 8 Contrada della Pozza (Stor) 5, 9 Conacju 4 Contrada Della Valentina (Stor) 4, 5 Contrada Armentarezza, della Armentresa Contrada di Braida (Stor) 5, 8 (Stor) 5, 7 Contrada Dietro Feis (Stor) 4, 5 Contrada Arnosti (Stor) 4, 5 Contrada in Clus di Pieria (Stor) 5, 8, 9 Contrada Bais (Stor) 4, 5 Contrada la Centa dei Fabri (Stor) 4, 5, 8 Contrada Bogat (Stor) 4, 5 Contrada la Ferarola (Stor) 4, 5, 6 Contrada Boscarin (Stor) 4, 6 Contrada Longora (Stor) 5, 8 Contrada Boschet, Boschit (Stor) 5, 9 Contrada Longora della Presa (Stor) 5, 8 Contrada Braida del Comatar Contrada Ostal (Stor) 3, 5 (Stor) 5, 6, 8 Contrada Pian del Molin (Stor) 5, 6 Contrada Case Siardi (Stor) 4, 5 Contrada Plesiut (Stor) 5, 8 Contrada Castagneto (Stor) 5, 9 Contrada Pradacort (Stor) 5, 7 Contrada Centa Palombit (Stor) 4, 5, 8 Contrada Pradis (Stor) 5, 7 Contrada Centa Polaz (Stor) 4, 5, 8 Contrada Presa (Stor) 5, 8 Contrada Centa Trivelli (Stor) 4, 5, 8 Contrada Presa di Sopra (Stor) 5, 8 Contrada Chiavessis (Stor) 5, 8 Contrada presso San Leonardo (Stor) 5, 6 Contrada Clapon (Stor) 5, 9 Contrada Reganas (Stor) 5, 7 Contrada dei Fabri (Stor) 4, 5, 6 Contrada Regnas (Stor) 5, 7 Contrada dei Nogheri (Stor) 5, 9 Contrada Rocca e Supiat (Stor) 5, 7

La carta del Friuli del 1805 di Santini riporta correttamente Fanna e Cavasso e, più a Sud, Urgnes, Quel e poi Arba, tutte località comprese tra Colvera e Meduna.

86 Cavasso Nuovo / Cjavàs Contrada Roppa della Siega (Stor) 5, 6, 9 Marmos (Strad) 9 Contrada Selva Castagnole (Stor) 5, 9 Martiri della Libertà, via (Strad) 2 Contrada Sotto Fossal (Stor) 5, 9 Marzât (Strad) 9 Contrada Sotto San Leonardo (Stor) 5, 6 Mas (IGM; Strad) 8 Contrada Spinadis (Stor) 5, 9 Maseris (Strad, 2 luoghi) 8 Contrada Spinazzedo (Stor) 5, 9 Mazzini, via (Strad) 2 Contrada Strigella (Stor) 3, 5 Meduna, torrente (IGM; Strad) 9 Contrada Tramit (Stor) 5, 8 Meduna, via (Strad) 9 Contrada Treviana, Tiviana, Triviana Modoleit (Strad) 9 (Stor) 3, 5 Molino (Strad) 6 Contrada Via di Arbe (Stor) 3, 5 Molino Zatti (IGM) 6 Contrada Via di Molin (Stor) 3, 5, 6 Molino, via (Strad) 6 Contrada Via Tramontin (Stor) 4, 5 Montelieto (IGM), cfr. Stalle Modoleit Cos 4 (IGM - Fanna) 9 Covàs 4, 6 Monti Comugna (Stor) 8 Creta, la (Strad) 9 Murit 4 Croce Francescon (IGM) 3, 6 Nardon 4 Croce, via della (Strad) 3, 6 Orait 4 Cueste, le (Strad) 9 Orgnese (IGM; Strad, Stor) 9 Curgnela, Curgnele, Curgnella (IGM; Palaçat (Palazat) 5 Strad, Stor) 9 Palombit (Stor) 4 Dante, via (Strad) 2 Paolini di sopra 4 Dinon, via (Strad) 4 Paolini di sotto 4 Dreon (IGM; Strad) 4 Pelot 4 Dreon, rio 4, 9 Petrucco (IGM; Strad) 4 Duchés 4 Petrucco, via (Strad) 4 Duchessa d’Aosta, viale (Strad) 2 Piazza (Stor) 5 Fanel 4 Pich 4 Fontanon, Fontanone 9 Pichiàs, rio (IGM) 9 Fornace (IGM; Strad) 6 Plebiscito, piazza (Strad) 2 Foschia 4 Ponte di Maraldi (IGM), cfr. Case Franceschina, rio 4, 9 Maraldo (IGM - Meduno) 3 Garibaldi, via (Strad) 2 Ponte Maraldi, via (Strad) 3 Giraldi 4 Pontel 4 Grava 9 Povoli (Stor) 9 Grava di Viulina 9 Pradis (Strad) 7 Grava, via (Strad) 9 Raganas (Strad) 7 Grilli (IGM; Strad) 4 Rampan, rio 9 Grilli, strada (Strad) 4 Recoaro (Strad) 9 Grilli, via (Strad) 4 Rinascita, viale (Strad) 2 Guerra 4 Roma, via (Strad) 2 La Bonel (Stor) 8 Rûc di Belugna, Bilugna (Strad) 4, 9 Langora (Stor) 8 Rûc di Muri (Strad) 9 Libertà, via (Strad) 2 Rûc di Rizzo 9 Lurinciut 4 Rûc di Vacjis (Strad) 9 Magreits 9 Rûc Gorgon (Strad) 9 Maità (Stor) 8 Rugo Fuessis (IGM) 9 Maraldi, Piana Maraldi (IGM; Strad) 4 Rugo Mizza (IGM) 5, 9

Cavasso Nuovo / Cjavàs 87 Runcis (IGM; Strad) 7 Stalla Zambon (IGM) 7 Rungun (Stor) 7 Stalla Zanetti (IGM) 7 Ruzzumiel (Stor) 9 Stazione di Fanna-Cavasso (IGM) 3 Segat 4, 6 Stazione, via (Strad) 3 Selva di Tui (Strad) 9 Tonis (IGM) 4 Serbatoio (IGM) 6 Tonis, via (Strad) 4 Sirivella (Stor) 9 Triviana (Stor) 3 Sirivella, via (Strad) 9 Val, la (Strad) 9 Siriviela (Strad) 9 Valli, le (Strad) 9 Sìvinis (Strad) 9 Venier, 4 Smarghet 4 Verdi, via (Strad) 2 Sopra le Case (Stor) 5 Vescovi (IGM; Strad) 4 Sorgente Pichias (IGM) 9 Villa Tuìs (Strad) 5 Spilimbergo, via (Strad) 3 Vittorio Veneto, piazza (Strad) 2 Stafula (Strad) 5 Zambon (Strad) 4 Stagluz (Stor) 7 Zamboni (IGM) 4 Stalìn 7 Zorutti, via (Strad) 2 Stalla Perinat (IGM) 7 Zuccul (Stor) 9

Riferimenti bibliografici

a) Opere generali

Per la interpretazione e spiegazione etimologica dei nomi trattati, si rinvia in generale alle seguenti opere: G. GASCA QUEIRAZZA, C. MARCATO, G. B. PELLEGRINI, G. PETRACCO SICARDI, A. ROSSEBASTIANO, Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Torino 1990; G. B. PELLEGRINI, Toponomastica italiana, Milano 1990; D. OLIVIERI, Toponomastica veneta, Venezia-Roma 1961 (= Firenze 1977); G. B. PELLEGRINI, Ricerche di toponomastica veneta, Padova 1987; C. C. DESINAN, Problemi di toponomastica friulana, 2 voll., Udine 1976-1977; G. FRAU, Dizionario toponomastico del Friuli-

88 Cavasso Nuovo / Cjavàs Venezia Giulia, Udine 1978; G. FRAU (a cura di), Atti del primo convegno sulla toponomastica friulana (Udine 11-12 novembre 1988), Udine 1990; S. SGUAZZERO (a cura di), La toponomastica locale. Atti dei convegni di Branco (2003-2005), Udine 2005; F. FINCO (a cura di), Atti del secondo convegno di toponomastica friulana, presentazione di G. FRAU, 2 voll., Udine 2007; C. C. DESINAN, Itinerari friulani. I nomi di luogo fra storia e leggenda, Udine 1996; C. C. DESINAN, Escursioni fra i nomi di luogo del Friuli, Udine 2002; uno strumento bibliografico fondamentale è ora E. DENTESANO, Compendio di bibliografia per la toponomastica friulana, Udine 2006; in particolare, su Cavasso esiste un nostro vecchio intervento (da rivedere in molti punti), P. C. BEGOTTI, Testimonianze storiche nella toponomastica di Cavasso Nuovo, Cavasso Nuovo s. a. [= 1989] e su Fanna, che condivide molti toponimi con Cavasso, esiste uno studio cfr. A. FADELLI, Osservazioni sulla toponomastica storica di Fanna, in P. GOI (a cura di), Fanna. La sua terra, la sua gente, Fanna 2007, 315-348.

Per quel che riguarda la lingua friulana: sulla grafia normalizzata, v. Osservatori Regjonâl de Lenghe e Culture Furlanis, La grafie uficiâl de lenghe furlane, Udin 20022; per i nomi correnti friulani, CFL2000 (Centri Friûl Lenghe 2000), Grant Dizionari Bilengâl Talian Furlan, Udin 2005 (ed. su CD e anche in rete), pur se è sempre valido G. A. PIRONA, E. CARLETTI, G. B. CORGNALI, Il nuovo Pirona. Vocabolario friulano, a cura di G. FRAU, Udine 19922, specie per nomi arcaici o specifici dell’agricoltura; per la terminologia di quest’ultimo settore, v. G. B. PELLEGRINI, C. MARCATO, Terminologia agricola friulana, 2 voll., Udine 1988-1992 e a P. C. BEGOTTI, A. COMINA, P. RIZZOLATTI (a cura di/par cure di), Dizionario italiano-friulano di vita contadina / Dizionari talian-furlan di vite contadine, Pordenone/Pordenon, Provincia di Pordenone/Provincie di Pordenon, 2005; per la toponomastica, C. C. DESINAN, Agricoltura e vita rurale nella toponomastica del Friuli- Venezia Giulia, 2 voll., Pordenone 1982-1983; su alcuni termini medievali tra latino e friulano, si rinvia al repertorio di D. PICCINI, Lessico medievale in Friuli, presentazione di A. ZAMBONI, Udine 2006. Notizie storiche essenziali su Cavasso si trovano in R. DELLA VALENTINA, Storia e origini di Cavasso Nuovo (In origine Fanna di Sopra o Cavasso), Maniago 1988. b) Singole questioni

Sulla neotoponomastica, utile il saggio di S. RAFFAELLI, I nomi delle vie, in M. ISNENGHI (a cura di), I luoghi della memoria. Simboli e miti dell’Italia unita, Roma-Bari 1998, 215-242; localmente, P. C. BEGOTTI, Per una classificazione della neotoponomastica (o toponomastica di nuova introduzione), in F. FINCO (a cura di), Atti del secondo convegno, II, 25-33. Su Triviana, P. C. BEGOTTI, La toponomastica di San Martino, in P. GOI (a cura di), San

Cavasso Nuovo / Cjavàs 89 Martino di Campagna. Aspetti e vicende di una comunità, Pordenone 1985, 143-172 (di altra opinione è R. MOSCHION, In Tuff de supra Traves. I nomi di luogo dei territori di Toppo, Travesio, Usago, Travesio s.a., 385). Sui cognomi, in generale e in Friuli in particolare, E. DE FELICE, Dizionario dei cognomi italiani, Milano 1992; E. COSTANTINI, Dizionario dei cognomi del Friuli, Udine 2002; E. DE STEFANI, Cognomi della Carnia, presentazione di G. FRAU, Udine 2003; su forme friulane medievali, v. G. FRAU, C. MARCATO, Antichi nomi di mestieri nel patriarcato di Aquileia (Italia Nordorientale) e loro riflessi storico-linguistici, “Memorie Storiche Forogiuliesi” 77 (1997), 75-90. Nel testo, abbiamo usato anche l’espressione “nomi di famiglia” per indicare quegli appellativi che possono essere cognomi veri e propri, oppure cognomi ufficiosi (soprannomi che distinguono più rami di una stessa famiglia e che sono usatissimi a livello popolare, ma che non sempre entrano nelle denominazioni ufficiali). Su Mizza, v. G. FRAU, I nomi dei castelli friulani, con una introduzione di G. B. PELLEGRINI, “Studi linguistici friulani” 1 (1969), 298. Sui toponimi di origine longobarda, v. G. FRAU, Contributo alla conoscenza dell’elemento longobardo nella toponomastica friulana, in G. FORNASIR (a cura di), Atti del Convegno di studi longobardi (Udine-Cividale, 15-18 maggio 1969), Udine 1970, 165-182 Per i regi decreti che hanno modificato i toponimi italiani, v. le singole voci in T. CAPPELLO, C. TAGLIAVINI, Dizionario degli etnici e dei toponimi italiani, Bologna 1981. Sulla toponomastica connessa con il sacro, si rinvia a P. C. BEGOTTI, I nomi e il sacro, in P. GOI (a cura di), Religiosità popolare nel Friuli Occidentale. Materiali per un museo, Pordenone 1992, 11-31 e in particolare sulle croci, P. C. BEGOTTI, A. FADELLI, Il tema della “croce” nella toponomastica del Friuli occidentale, in P. GOI (a cura di), In hoc signo. Il tesoro delle croci, Milano 2006, 137-145 Su Bilugna, v. il lungo ragionamento su Beleno di J. TRUMPER, Quattro percorsi culturo- linguistici a zigzag: ricuarts di une visite a Udin. (“Arglwydd Llywelyn, lyw pedeirieith”. Dal bardo Llygad Gwr ca. nel 1260 d. C.), “Ce fastu?” 77 (2001), n. 2, 151-199. Per il toponimo Reganaç, v. P. C. BEGOTTI, In comugnis, paludibus, reganatiis. Toponomastica e trasformazioni agrarie nel Friuli Occidentale d’antico regime, “Atti dell’Accademia «San Marco» di Pordenone” 1 (1999), 49-62; l’attestazione di Arba 1685 è in Archivio Parrocchiale di Arba, in Archivio Storico della Curia Vescovile di Concordia-Pordenone (= APA), Cartella 2, n. 15. Per i confronti sul nome Cavasso, L. MELCHIORI, Toponomastica, in M. PAVAN (a cura di), La Valcavasia. Ricerca storico-ambientale, Possagno 1983, 106-111 e Ch. TANET, T. HORDÉ, Dictionnaire des noms de lieux du Périgord, Périgueux 2000, 359.

Sui più antichi nomi delle acque, v. da ultimo C. C. DESINAN, Antiche genti nel Friuli prelatino. Tracce toponomastiche, 2002; su Tramonti e altri toponimi tra la Val Meduna e il pedemonte di Fanna e Cavasso, sono in corso ricerche da parte di Maurizio Puntin, che sta formulando ipotesi etimologiche talora differenti da quelle qui espresse o raccolte; a lui va un vivo ringraziamento per aver anticipato i risultati di un suo lavoro in corso di stampa, di cui abbiamo fatto talora tesoro nel presente testo (previa indicazione dell’Autore).

La prima attestazione del terminemagredo si legge in R. della TORRE (a cura di), L’Abbazia di Sesto in Sylvis dalle origini alla fine del ‘200. Introduzione storica e documenti, Udine 1979, 83. L’attestazione arbana del toponimo Curgnele è in APA, Cartella 13, n. 10.

90 Cavasso Nuovo / Cjavàs La storia politica, istituzionale e sociale dal Medioevo all’Età Napoleonica

Miriam Davide

1. Società ed economia nella pieve di San Quanto al castello di origine protoro- Remigio tra XIII e XIV secolo sotto l’egida mana di Mizza situato sul colle di Cavas- dei Polcenigo so le prime notizie conservate nella do- cumentazione con una certa consistenza Le più antiche notizie relative su Ca- sono collocabili verso la fine delD uecen- vasso si trovano soprattutto nei docu- to: si tratta in gran parte di documenti di menti dei notai della famiglia Ailini natura economico-amministrativa con- di Maniago e riguardano in particolar servati tra le carte della famiglia Ailini. modo soprattutto le vicende della dina- stia dei Polcenigo-Fanna.1 Numerose no- Sull’origine del castello di Mizza, di cui tizie si desumono inoltre dall’archivio di esistono ancora pochi resti sul colle so- famiglia dei Polcenigo-Fanna, depositato vrastante Cavasso, si conosce ben poco presso l’Archivio di Stato di nel non essendovi che una scarsa documen- 1932 per ordine della Pretura di Mania- tazione. Gli storici nel passato hanno go, concernente un arco temporale che proposto diverse interpretazioni che van- va dal 1399 al 1811 e che non è stato no dall’ipotesi, suggerita da Francesco di preso in esame negli studi precedenti.2 Manzano, che fosse stato Ludovico Pol-

AD= Archivio Diocesano di Pordenone ADCP= Archivio Storico della diocesi di Concordia Pordenone ASPN= Archivio di Stato di Pordenone ASTS= Archivio di Stato di Trieste ASU= Archivio di Stato di Udine ASVE= Archivio di Stato di Venezia BCUD= Biblioteca Civica Vincenzo Joppi di Udine BNMV= Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia FCRS= Fondo corporazioni religiose soppresse FPF= Fondo Polcenigo Fanna NA= Notarile Antico

1 Sulla famiglia degli Ailini si veda I. CONTARDO, Summa notariorum Ailinorum in BCUD, mss. Ioppi 106. La fonte è stata presa in esame da C. G. MOR, Maniago dal diploma ottoniano alla dedizione a Venezia, in Maniago. Pieve feudo comune, Maniago 1981, 35-72. Si veda ancora conte Fabio di Maniago, Notizie sopra la famiglia degli Ajlini, mss. 4220, conservato nella stessa Biblioteca e la tesi di laurea in storia medievale di B. COSTANZI COBAU, Per una storia di Maniago nel tardo medioevo: i registri dei notai Giovanni di Ailino e Martino, aa. 1984-85 (rel. P. CAMMAROSANO). 2 M.G.B. ALTAN, Fanna Cavasso nel feudo dei Polcenigo, Itinerari storici della scuola d’ambiente, Roveredo in Piano 1999. L’archivio di Trieste conserva solo una parte dell’Archivio della famiglia dei Polcenigo Fanna ed è costituito da 28 filze.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 91 cenigo a far costruire la struttura ad idee un ruolo strategico negli assetti politici più suggestive ma difficilmente provabi- di tutta l’area pedemontana. La casata li, quali quella di Alfredo Lazzaroni, che avrebbe ottenuto il titolo comitale sola- ritenevano il maniero la sede di un’anti- mente alla fine del XIII secolo laddove chissima abbazia.3 Molto probabilmente sino ad allora i suoi esponenti sono in- si tratta di una struttura edificata prece- dicati nelle carte con il titolo di dominus. dentemente alla venuta dei Polcenigo e La prima investitura risale al 1290. da loro munita di ulteriori fortificazioni. Una delle prime menzioni del Mizza è Il castello di Mizza, una volta entrato quella segnalata dal Degani in cui il ca- nell’orbita dei possessi della famiglia Pol- stello insieme al sottostante paese viene cenigo, fu assalito nel 1219 a causa del- annoverato tra i possessi del vescovo di la decisione presa dalla nobile casata di Concordia in una bolla pontificia di Ur- ribellarsi al Patriarca con la conseguente bano III.4 La famiglia Polcenigo aveva ri- richiesta di aggregazione al Comune di cevuto dai vescovi di Concordia la zona Treviso: i Polcenigo furono colpiti dalla dove sorgeva il Mizza, probabilmente scomunica e dalla conseguente revoca dopo il 1186. Negli anni successivi sono del feudo. In tale occasione entrambi i testimoniati infatti interminabili e com- castelli di proprietà della casata, sia quel- plessi contrasti tra la famiglia comitale e lo di Polcenigo che quello di Fanna, fu- i vescovi di Concordia che sino ad allora rono assaltati. Una volta ritornati fedeli avevano goduto della piena giurisdizio- al patriarca i Polcenigo divisero in due il ne sui beni dell’area. I Polcenigo attra- feudo: Aldrigo prese possesso di quello verso l’investitura del castello di Mizza nel paese di origine mentre Varnerio si e del complesso giurisdizionale su Ca- stabiliva in quello di Fanna.5 vasso, Fanna e Frisanco avevano assunto Tra le prime contese che si segnalano vi fu quella relativa alla facoltà di ammi- nistrare la giustizia e di imporre pene e Disegno seicentesco ordinamenti sui Tramonti: nel mese di del castello di Mizza. dicembre del 1337 una commissione pa- Collezione Joppi, Biblioteca Civica di Udine. triarcale aveva stabilito infatti che questa facoltà spettasse ai vescovi di Concordia ma nel periodo successivo questa prero- gativa fu in realtà esercitata dagli abati di Sesto mediante i signori di Polcenigo e Fanna, che contemporaneamente aveva- no ricevuto dai vescovi altre rendite sui medesimi luoghi. Ancora nel 1367 il vescovo di Concordia, attraverso il suo vicario, avrebbe nominato il notaio Ni- colussio de Rivis di per pre-

3 T. MIOTTI, Castelli del Friuli, 4: Feudi e giurisdizioni del Friuli Occidentale, Udine 1980, 187-191. 4 E. DEGANI, La diocesi di Concordia, 2° ed. a c. di G. Vale, Brescia 1977: la bolla papale è riportata a pp. 115-117. 5 T. MIOTTI, Feudi e giurisdizioni del Friuli Occidentale, 187. Sulla rivolta dei più potenti vassalli patriarchini, sostenuti dal Comune di Treviso si veda P. CAMMAROSANO, L’alto Medioevo: verso la formazione regionale, in P. CAMMAROSANO, F. DE VITT, D. DEGRASSI, Il Medioevo, a cura di P. CAMMAROSANO, Udine 1988, 9-155: 151-152.

92 Cavasso Nuovo / Cjavàs sentarsi davanti al patriarca Marquardo dici sentenziarono che agli abitanti della di Randeck per denunciare gli abusi di giurisdizione dei Polcenigo Fanna fosse potere perpetrati a Tramonti da Andrea vietato da quel momento il pascolo e lo di Polcenigo-Fanna.6 I Polcenigo nella sfalcio.8 figura del conte Guarnerio avevano pre- cedentemente avuto anche l’investitura La conquista definitiva delle terre pa- delle ville di e di , dopo triarchine da parte di Venezia nel mese che queste erano state a lungo ammini- di luglio del 1420 non sembra aver de- strate dalla casata degli Spilimbergo. In terminato nell’immediato molti cambia- queste due località i Polcenigo non eser- menti nella vita della popolazione rurale citarono mai la facoltà di amministrare di Cavasso.9 I Polcenigo facevano peraltro la giustizia.7 parte di quello schieramento, formato da alcune casate tra le quali si segnalano i Già nel corso del Trecento si verifica- signori di Porcia e di Valvasone e dalle rono inoltre le prime contese tra i conti comunità di Sacile, e , Polcenigo e i Comuni vicini per l’utilizzo che avevano cercato di trovare un accor- di terreni comuni per lo sfalcio e per il do con gli inviati veneziani nel 1411 in pascolo. Il 26 luglio del 1339 alla presen- maniera del tutto autonoma e disanco- za dell’abate del monastero di San Mar- rata dalle scelte politiche intraprese dal tino di Fanna e di altri prelati fu emessa patriarca Lodovico di Teck. Il 14 maggio la sentenza di arbitrato da parte di Ni- del 1411 i nobili Polcenigo, insieme ai cola del fu Dini de Aviano e del notaio rappresentanti delle casate Prata, Porcia, Alessandro dei Brugni di Gemona, nota Ragogna Torre, Spilimbergo e Valvaso- famiglia di origine lombarda insediata- ne, avevano infatti stipulato un accordo si in Friuli al seguito dei patriarchi del- con Venezia. I nobili si impegnavano a la famiglia della Torre, sulla contesa tra diventare fedeli, aderenti e collegati a il patriarca che agiva a nome suo, della Venezia laddove diventavano avversari di Chiesa aquileiese e degli uomini di Ma- tutti i nemici della Repubblica veneta ad niago, ad essa soggetti, e Alberto detto eccezione della Chiesa di Aquileia e dei Fantussino di Polcenigo che agiva invece suoi sostenitori. Anche i Polcenigo quin- a nome suo, degli altri Polcenigo e degli di accettarono di sottostare a Venezia nel uomini di Fanna. La contesa verteva sul mantenimento delle consuetudini e del- diritto di pascolo sui magredi della Val le libertà di cui avevano goduto sino ad Colvera di Punzol siti sotto Maniago. Il allora; i veneziani chiesero in cambio la diritto di pascolo era confermato da un possibilità per le loro milizie di attraver- atto notarile rogato dal notaio Paolino sare i territori alleati e farvi sosta, oltre di Cividale quattro giorni prima. I giu- ad un contributo in denaro e in uomini

6 P. C. BEGOTTI, Ecclesiastici, nobili e comunità nella storia medioevale di Fanna, in Fanna la sua terra, la sua gente a c. di P. GOI, Fanna 2007, 95-120. La ratio arbitrorum del 4 dicembre del 1337 è conservata tra le pergamene dell’Archivio Storico della Diocesi di Concordia Pordenone ed è citata da E. DEGANI, La diocesi di Concordia, 423 così come la conseguente convocazione di Fantussio Polcenigo del 5 dicembre e la carta di procura del 21 agosto del 1367, di cui parla anche E. DEGANI, Monografie friulane,187-189, n. XXX. 7 Pergamene in data 9 giugno del 1339 e 12-13 agosto 1339 conservate nell’Archivio Storico dell’AD: E. DEGANI, La diocesi di Concordia, 463-466. 8 ASTS, FPF, b. 2, cc. 3r-4r. Il documento è mutilo. 9 Sul problema del rapporto esistente tra la Repubblica Veneta e i territori dominati si veda: A. VIGGIANO, Governanti e governati. Legittimità del potere ed esercizio dell’autorità sovrana nello Stato Veneto della prima età moderna, Treviso 1993.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 93 d’armi da usare in guerra, determinato la restituzione del prestito poiché non per i Polcenigo nella cifra di 320 ducati era stato lui a garantire con fideiussione per 16 cavalieri.10 il rapporto obbligatorio. La faccenda si trascinò a lungo e il rimborso fu riman- Nel 1462, il 7 gennaio, era stata fatta la dato nel tempo fino a quando un erede divisione dei beni della giurisdizione dei del prestatore ebreo, Simone, riuscì ad Conti Polcenigo-Fanna, terreni arativi e ottenerne una parte con tutti gli interes- boschivi, tra i vari rami della famiglia ov- si, come risulta da un documento rogato vero tra i discendenti di Varnerio e quelli a Udine dal conte Francesco di Polcenigo del fratello Alderico.11 La situazione eco- che si fece aiutare anche da un fideius- nomica della giurisdizione dei conti Pol- sore, un conte Strassoldo, per il residuo cenigo conosceva le stesse difficoltà del da pagare. Un elemento interessante di resto del Friuli con situazioni di grave questo atto notarile è dato dalla note di indigenza e un diffuso indebitamento. contabilità scritte dal prestatore Simone Gli stessi conti Polcenigo per sostenere i in lingua ebraica nel recto del documento costi delle contese in cui erano coinvolti che godevano di fede pubblica come era non esitarono a chiedere prestiti durante previsto nei patti di condotta che erano la seconda metà del secolo, rivolgendosi concessi ai banchieri ebrei chiamati a sia a prestatori locali, in genere artigiani prestare ad interesse nelle città friulane che si occupavano di prestito a margine del tardo Medioevo.12 delle altre attività lavorative, che a pre- statori di professione di origine ebraica. Nell’Archivio Storico Diocesano sono Nel 1475 il conte Giacomo di Castello conservate inoltre 44 pergamene relative si occupò a nome del conte Geronimo al feudo dei Polcenigo-Fanna di epoca di Fanna di un prestito di 300 ducati quattrocentesca e cinquecentesca. Si che egli aveva contratto con Leone fi- tratta in larga parte di contratti di vendita glio di Falcone ebreo, garantito con un rogati da vari notai. Tra questi si ricorda pegno. Nella questione era intervenuto il notaio Francesco ab Oleo di Giovanni anche Alovisio della Torre che sostene- Giacomo di Padova che risiedeva a va che non era a carico del da Castello Cavasso dove rogò un atto sotto il portico

10 G. ORTALLI, Le modalità di un paesaggio: il Friuli occidentale e il dominio veneziano, in Il Quattrocento nel Friuli Occidentale, Pordenone 1996, 16-18. 11 ASTS, FPF, b. 2, c. 28rv. 12 ASTS, FPF, b. 2, 36r-37v. Sulle comunità ebraiche in Friuli nel periodo medioevale si veda: su Venzone I. ZENAROLA PASTORE, Appunti di vita economico-sociale nella Venzone del Trecento, in “Bollettino dell’Associazione Amici di Venzone”, II (1973), 11-29; M. LUCCHETTA, Benedetto ebreo da Ratisbona del fu maestro Josef banchiere pubblico in Venzone, Udine 1971; M. DAVIDE, La comunità ebraica nella Venzone del Quattrocento, in “Ce fastu?”, LXXX (2004), 167-186.; su Gemona, L. BILLIANI, Dei Toscani ed ebrei prestatori di denaro in Gemona.Note e documenti, s. l 1895; su Spilimbergo P.C. IOLY ZORATTINI, Gli ebrei a Spilimbergo, in Spilinberc. 61m Congres, 23 di setembar 1984, a c. di N. CANTARUTTI E G. BERGAMINI, [Udin], Societât filologiche furlane,U dine 1984, 137-140; su Pordenone M. LUCCHETTA, I banchi ebraici di prestito su pegno. Contributo per una storia del credito in Friuli e a Pordenone in particolare, tesi di laurea, Università di Venezia, aa. 1968-1969; T. DEGAN, Gli ebrei a Pordenone e nel Friuli occidentale, Pordenone 2001, 1-41; A. PELLEGRINI, Cenni storici sul castello di Porcia, Pordenone 1925; su Cividale I. ZENAROLA PASTORE, Gli ebrei a Cividale del Friuli dal XII al XVII secolo, Udine 1993; su Udine I. ZENAROLA PASTORE, Note sulla presenza ebraica in Udine alla fine del Quindicesimo secolo, in “Memorie Storiche Forogiuliesi, LIX (1979), 158-162; P.C. IOLY ZORATTINI, Gli ebrei a Udine dal Trecento ai giorni nostri, in “Atti dell’Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Udine”, LXXIV (1981), 15-24, su Trieste infine cfr,D . DURISSINI, Credito e presenza ebraica a Trieste, in “Zakhor. Rivista di storia degli ebrei d’Italia, I, Firenze 1997, 25-76; A. VERONESE, Mobilità, migrazioni e presenza ebraica a Trieste nei secoli XIV e XV, in Scritti in onore di Girolamo Arnaldi, Roma 2001, pp. 545-583; M. DAVIDE, Il ruolo economico delle donne nelle comunità ebraiche di Trieste e di Treviso nei secoli XIV e XV, in “Zakhor. Rivista di storia degli ebrei d’Italia”, VII/2004.

94 Cavasso Nuovo / Cjavàs di casa sua il 27 maggio del 1450 in cui è certificato un lascito testamentario e la vendita di tre appezzamenti di terra ai camerari della Chiesa di San Remigio.13 Sui campi oggetto di vendita di questi contratti gravavano spesso dei livelli che dovevano essere pagati in genere ad enti ecclesiastici, quali la chiesa di Santa Maria di Strada e di San Giovanni del Tempio di Sacile.

2. La prima età moderna

Nel Cinquecento e nel Seicento il Friuli continuava a caratterizzarsi per la sua struttura fondamentalmente feudale con numerosi prelati, castellani e comu- nità che esercitavano ancora la loro giu- risdizione civile e criminale nei territori ad essi sottoposti. La situazione econo- mica e sociale fu più volte oggetto di at- tenzione dei magistrati e dei funzionari veneziani che si occupavano del governo di queste terre: le condizioni di vita del mondo contadino si erano aggravate e la povertà era diffusa. Le terre coltivate di- minuirono con un automatico aumento dei campi in pustota. I magistrati vene- ziani descrivevano nelle loro relazioni la grave situazione che nel volgere del XVI secolo sembrava peggiorare imputandola all’indolenza e alla pigrizia dei contadini laddove in realtà è nel tipo di agricoltura praticata che vanno cercati i motivi del- la scarsa resa del prodotto. Si trattava di cronaca scritta dall’abate di Fanna, Anto- Lastra tombale del conte Giovanni un’agricoltura condizionata dalla struttu- nio Purliliese, si legge come già nell’anno Battista Polcenigo, ra stessa del potere fondiario, dai sistemi precedente il raccolto si fosse dimostrato morto nel 1464, di coltivazione e dai diritti, personali e insufficiente e che fu solamente grazie rifatta nel 1811 e sita nella Chiesa di collettivi, di utilizzazione delle terre. ai cereali giunti dalle terre tedesche che San Remigio. molti friulani non trovarono la morte. Tra il 1527 e il 1528 si verificò in tutto Nel 1527 la situazione peggiorò in ma- il territorio europeo una delle più gravi niera definitiva al punto che la popola- carestie di tutta l’epoca moderna. In una zione fu costretta a nutrirsi di tutto ciò

13 AD, Fondo Pergamene, Pergamene del Fondo di Fanna-Cavasso, 3, in data 27 maggio 1450.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 95 che riusciva a reperire financo nelle tane maggio con l’obbligazione di tutti i beni dei topi: presenti e futuri.16 In quegli anni inoltre si accentua il divario esistente tra gli affit- Diciamo delli nostri di Maniaco, tuari da una parte e i piccoli proprietari che per la gran fame inzegnoreno dall’altra. Tra i contratti di metà Cinque- d’andar alla campagna in le tavelle cento figurano numerose soccide di ani- cum zamponi cavando sotto terra, mali e non pochi prestiti dissimulati. Nei trovarono assai sorzi selvatici grandi, contratti di soccida coloro che otteneva- li pilgiavano e li manzava, cercan- no gli animali in affitto si impegnavano do li trovava molte cave, ove tanne e ad allevarli tenendoli fuori dai pericoli e nidi, dove trovareno i filioli ed biave da eventuali danni. Si veda ad esempio assai che avean portà sotto terra, al- il caso di Bernardo del fu Biagio detto cuni trovò da do a tre stara de bia- Comataro di Cavasso che a nome suo e va, che a mi non parea de creder, ma dei suoi eredi avrebbe stipulato il 24 ago- 14 molti me lo affirmareno. sto del 1550 un contratto di soccida con Giovanni del fu Angelo Pascalis di Arba L’anno successivo la carestia iniziata della durata quinquennale: il Comataro nel mese di aprile avrebbe portato nume- si impegnava ad allevare una giovenca rose persone alla morte: l’abate parla di circa 600 persone decedute a Fanna e la di quattro anni di cui si dice, come era metà degli abitanti di Sequals, Solimber- abitudine, il colore del pelo ed altre ca- ratteristiche qui riassumibili nel manto go e Barbeano.15 rosso e in una stella bianca sulla fronte Prendendo in esame i documenti di dell’animale. Lo stesso giorno tra i due fu questo periodo si assiste ad un progres- stipulato un altro contratto di soccida per sivo indebitamento degli affittuari dei una mucca di sei anni chiamata nel do- conti Polcenigo costretti a chiedere le se- cumento con il nome la Bonel. I due atti menti e anche gli animali da usare per il notarili furono seguiti da un contratto di lavoro dei campi, innescando in tal modo vendita in cui Bernardo del fu Biagio ce- un processo di indebitamento in cui era dette un campo arato di uno iugero, con difficile per i contadini riuscire a trovare viti e alberi da frutto, situato nella locali- una via d’uscita. Sono frequenti anche i tà di Sirivella al prezzo di 8 ducati. Mol- prestiti di sementi chiesti dai piccoli pro- to probabilmente la vendita nascondeva prietari ad altri proprietari come nel caso un prestito dissimulato dal momento dell’instrumentum mutui rogato il 1 otto- che il venditore sarebbe diventato con il bre del 1553 in cui Baldassario figlio di contratto il locatore del campo pagando Domenico Sartor di Orgnese dichiarò di annualmente un affitto, calcolato in uno aver ottenuto in puro mutuo da ser Gio- staio di segale, il giorno dell’assunzione vanni Maria Boni di Fanna una quarta di in cielo della Vergine Maria. Il contratto, buon frumento e uno staio di segale del- garantito con un fideiussore nella figura la misura di Fanna da rendere alla festa di Bernardo del fu Battista Calligari, si dell’Assunzione della Vergine del mese di concludeva con la stipulazione del pac-

14 La cronaca di Pre’ Antonio Purliliese, vice abate di Fanna, 1508-1532, a c. di E. DEGANI, “Archivio Veneto” XVIII (1888), t. XXXVI, 314. 15 Ivi, 320. 16 ASPN, b. 313, NA, not. pre Fanino Biagio, r. 2583, cc. 307v-308v.

96 Cavasso Nuovo / Cjavàs tum francandi, ovvero con la possibilità rogato il 5 ottobre del 1552 alla presenza per il locatario di riacquistare il terreno di un nutrito numero di persone chiese che aveva venduto se fosse stato in grado di inserire dopo i legati un lungo elen- di trovare i soldi necessari per il riscatto, co di tutti coloro che dovevano rendergli chiaro indice di un prestito dissimulato.17 dei prestiti che aveva concesso nel corso Non tutti i prestiti erano nascosti attra- degli anni e di cui non era stato ancora verso altri contratti dal momento che i soddisfatto. Si tratta di 41 prestiti con- prestiti semplici erano frequenti in una cessi alla maggior parte dei capofamiglia società in cui l’indebitamento era molto di Orgnese, dai Sartor ai Croatto.21 diffuso e nel feudo dei Polcenigo-Fanna in genere sono attestati per somme di La presenza di piccoli proprietari ter- denaro medio piccole con la semplice rieri si attesta nella documentazione richiesta di una garanzia di pagamento attraverso la frequenza di locazioni di generica e in taluni casi con la presen- terreni e beni. I proprietari chiedevano tazione di un fideiussore.18 Nei casi, più sempre agli affittuari di migliorare le numerosi a partire dagli anni Cinquanta condizioni dei campi affittati imponen- del secolo, in cui viene presentato un pe- do dei canoni d’affitto non dissimili da gno come garanzia di pagamento si trat- quelli richiesti dai conti Polcenigo. In ta in genere di un campo che può essere un atto notarile, rogato il 24 gennaio del venduto all’incanto come accettò di fare 1552 sulla via pubblica presso il cortile Giorgio del fu Bernardo Comataro che in dei Palombit, che continuerà ad essere cambio di un prestito di 27 lire di piccoli identificato così almeno per i due secoli avuto nel mese di ottobre del 1567 scel- successivi, Giovanni del fu Pietro detto se di obbligare un pezzo di terra arativa Sbrovissi di Fanna per se e per i suoi ere- che poteva essere messo all’asta nel caso di avrebbe locato come semplice affitto in cui non fosse riuscito a rimborsare il una centa in cui erano stati piantati de- pagamento.19 Come pegni venivano in- gli alberi da frutta e dei vigneti ai fratelli dicati anche degli animali che anche in Domenico e Antonio figli del fu Aulino questo caso potevano essere messi all’asta Francescon detti li Covassi. In realtà i di- in caso di mancato risarcimento del de- ritti sui terreni appartenevano ad un cit- bito.20 tadino udinese, ser Giovanni Sassi, che li aveva presumibilmente ceduti, al fanne- Sono attestati anche casi di prestatori se. Nel documento fu inserita la richiesta professionisti come si evince dall’analisi di miglioramento del terreno.22 dei testamenti in cui sono elencati i cre- diti vantati dai testatori. Venuto Vaccutti Tra gli artigiani presenti alla metà del detto Bello di Orgnese nel testamento Cinquecento si segnalano mugnai e fab-

17 ASPN, b. 312, NA, not. pre Fanino Biagio, r. 2580, cc.165v-166r. 18 Ad esempio si veda il contratto stipulato il 3 gennaio del 1552 a Cavasso in cui, alla presenza di Leonardo del fu Giovanni Comataro e Geronimo del fu Dinon Colussi, tale Paolo del fu Leonardo Ceschi Corrado di Cavasso per se e suoi eredi si dichiarava debitore (se vocavit debitorem) di Domenico del fu Sebastiano nominato Variutto di Fanna per 7 lire nelle consuete monete con l’obbligazione generica di tutti i beni: ASPN, b. 312, NA, not. pre Fanino Biagio, r. 2582, c. 5r. 19 ASPN, b. 315, NA, not. Domenico Viano, r. 2599, cc. 27r-28r. 20 Si veda ad esempio: ASPN, b. 316, NA, not. Gio Tommaso Simeonibus, r. 2610, cc. 34v-35r. 21 ASPN, b. 312, NA, not. pre Fanino Biagio, r. 2852, cc.168r-171v. 22 ASPN, b. 312, NA, not. pre Fanino Biagio, r. 2852, cc. 14v-15r.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 97 bri oltre a tessitori che si dedicavano pro- in occasione della fabbricazione di un babilmente ad una produzione tessile di mulino nella giurisdizione di Fanna sotto livello non elevato ed indirizzata al mer- i Polcenigo. Il mulino era stato costruito cato locale e conciatori di pelle. A metà sopra la roggia del Meduna in un luogo Cinquecento vivevano in città mugnai di in cui esisteva un altro mulino nella parte origine locale e provenienti dai paesi vi- superiore. Costoro avevano accettato una cini.23 Sin dai primi del Cinquecento era contribuzione in denaro per la costruzio- attivo ad Orgnese un mugnaio di nome ne del mulino da parte dei conti Fran- Antonio come si deduce da un contrat- cesco del fu Giacomo e Alessandro del to di acquisto di un livello da parte della fu Fantussio che si erano rivolti alle au- di lui moglie ormai rimasta vedova il 21 torità essendo stati estromessi dalla par- aprile del 1521.24 Un altro mugnaio era tecipazione ai guadagni che si potevano Francesco del fu Michele detto Marcia ottenere con il mulino. La stessa famiglia originario di al Tagliamento comitale si interessò quindi alle possibili- che risiedeva a Cavasso insieme alla fami- tà economiche offerte dalla macinazione glia. Oltre ad occuparsi dell’attività moli- dei cereali come è attestato ad esempio toria il mugnaio allevava anche ovini e si per la famiglia Savorgnan ad Udine.27 interessava al mercato delle soccide.25 Un mugnaio locale era invece Francesco del Un mulino era situato vicino a Col- fu Nicola, originario di Orgnese, dove vi- le sul fiume Meduna ed era di proprie- veva e aveva preso in locazione dei terre- tà della Chiesa di San Gottardo che lo ni in un luogo chiamato Rungan situato concedeva in affitto sin dalla metà del nei confini dell’agro di Cavasso, lavorati secolo. La prima notizia sul mulino si dagli eredi del fu Martino Maraldo.26 deduce da un contratto di cessione di un livello enfiteutico su un mulino situato L’11 febbraio del 1536 fu rogato dal sul Meduna, rogato a Fanna nel palazzo notaio pievano Biagio Fannino a Cavas- del Maggior Consiglio, nel quale il magi- so l’atto notarile, conservato nelle carte ster Geronimo del fu Francesco concesse dell’Archivio di famiglia dei Polcenigo- tale livello a nome suo e dei suoi eredi a Fanna, in cui Stefano del fu Bartolomeo Fantussio del fu Iacopo Antonio. Il mu- Chiandolini di Fanna, precone e nunzio lino era ancora di proprietà della Chiesa della comunità, annunciava che il luogo- quando il 29 ottobre del 1594 il camera- tenente della Patria del Friuli Domenico rio della Chiesa, Sebastiano Venuti, de- Trivisani aveva intentato una causa a Le- cise di versare a Gottardo figlio di Pietro onardo del fu Giacomo e ai fratelli Nico- detto Bartolomeo noto con il nome di la, Giacomo e Giorgio del fu Fantussio Mollinar i soldi per i lavori di miglioria

23 Sui mugnai si veda: M. ZACCHIGNA, Sistemi d’acqua e mulini in Friuli fra i secoli XIV e XV. Contributo alla storia dell’economia friulana nel Bassomedioevo, Venezia 1996; S. ZOZZOLOTTO, Il tempo dei molini: acque, proprietà e lavoro nei feudi degli Spilimbergo tra medioevo ed età moderna, prefazione di M. ZACCHIGNA, Udine 2005. 24 AD, Fondo Pergamene, Pergamene del Fondo di Fanna-Cavasso, 15, in data 21 aprile 1512. 25 Si veda ad esempio la vendita di ovini e soccide in data 17 ottobre 1550 da parte del mugnaio Franscesco e del fratello Giovanni a ser Giacomo del Francesco Francescon chiamato Serena: ASPN, b. 312, NA, not. pre Fanino Biagio, r. 2580, cc. 207r-209 26 ASPN, b. 312, NA, not. pre Fanino Biagio, r. 2580, cc. 70v-72v. Attinente alla zona di Armentarezza esisteva nel Quattrocento una strada definita in un documento come via de Molin: AD, Fondo Pergamene, Pergamene del Fondo di Fanna-Cavasso, 3, in data 27 maggio del 1450. 27 ASTS, FPF, b. 2, cc. 42r-43v.

98 Cavasso Nuovo / Cjavàs che egli aveva eseguito nel terreno su cui so delle braide in cambio della metà del sorgeva l’edificio nella località dettaRivi - raccolto. In genere il conte chiedeva che duz. Le migliorie consistevano nell’aver il mezzadro si occupasse della semina, piantato degli alberi da frutto e delle dell’aratura, della costruzione e manu- viti: per ogni albero piantato il mugnaio tenzione dei fossati e della potatura degli avrebbe ricevuto 6 soldi per un totale di alberi.32 Anche nel feudo Polcenigo si as- 15 lire e 6 soldi.28 siste alla divisione della società che avvie- ne intorno alla metà del Cinquecento tra Il fabbro risiedeva invece a Orgnese in conduttori che lavorano la terra propria, quella che viene chiamata nel 1552 fa- coloni perpetui che lavorano dei terreni bria ferraria ed era originario del luogo: ottenuti in concessione di tipo livellario, si tratta di Giacomo del fu Michele Mas- coloni parziari e mezzadri a cui si aggiun- si.29 Alcuni anni dopo, il 17 dicembre del gono i braccianti.33 Gli stessi piccoli pro- 1557, Venezia avrebbe diminuito le con- prietari e coloni per incrementare i mise- cessioni di licenze per i fabbri e avrebbe ri redditi arrotondavano con prestazioni imposto un dazio, il dazio della ferrarez- occasionali. za, che si andava ad aggiungere al dazio imposto dai Comuni.30 Tra il 1570 e il 1630 la popolazione era diminuita a causa delle carestie e delle Tra i componenti della classe artigia- epidemie in tutto il Friuli, che pur essen- nale presente nel feudo dei Polcenigo do il dominio veneziano più vasto ave- Fanna erano frequenti le vendite a credi- va la densità di popolazione più bassa e to di cereali e di panni. Il 26 gennaio del dove era quindi impensabile trovare una 1557 Domenico Virani, tessitore di Fan- soluzione per le numerose terre incolte na vendette a credito sei parcetes di pan- e per la debolezza delle rese produtti- 34 no a due fratelli di Cavasso, Giovanni e ve. Nel caso preso in esame del feudo Daniele figli del fu Francesco Palombit dei Polcenigo-Fanna sembra delinearsi in per la somma di 20 lire di soldi picco- questi secoli una gestione del patrimonio li che dovevano essere resi entro la festa fondiario della famiglia comitale basata dell’esaltazione del Sangue della Croce su un affidamento dei terreni ad affittua- nel mese di settembre.31 ri sulla base di patti sanciti tramite atti notarili di cui è rimasta testimonianza Dagli anni Cinquanta compaiono nel- nella documentazione. Rimanevano in la documentazione dei contratti di mez- uso anche i beni comunali che servivano zadria in cui spesso è il conte Polcenigo da una parte per garantire una continuità a scegliere di affittare dei terreni e spes- dei vincoli di tipo comunitario e dall’al-

28 AD, Archivio Parrocchiale di Cavasso Nuovo, Tit. I, 3/ 4 , cart. n.1. 29 ASPN, b. 312, NA, not. pre Fanino Biagio, r. 2582, cc. 59v-60r. 30 L. MORASSI, 1420-1797. Economia e società in Friuli, Udine-Tavagnacco 1997, 280. 31 ASPN, b. 314, NA, not, pre Fanino Biagio, r. 2587, cc.22v-23v. 32 Si veda ad esempio: ASPN, b. 315, NA, not. Domenico Viano, r. 2594, c.3rv. 33 L. MORASSI, 1420-1797. Economia e società in Friuli, 147-148. 34 F. BIANCO, Le terre del Friuli, Verona 1997, 53-54. Dieci anni prima, nel 1545 si era dato inizio alla costruzione delle mura della piazza con l’idea di costruire anche una loggia: AD, Catapano, c. 49r.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 99 duti per le pressanti necessità economi- che della famiglia anche all’interno del nucleo parentale. Nel 1559 il conte Ge- ronimo figlio di Francesco di Polcenigo aveva venduto al cugino Vulvino, figlio del conte Nicola, dei terreni inseriti nel bosco della Torre e un altro terreno nei pressi di una fonte chiamata la Fonta- nella per la somma di 380 ducati d’oro come era stato stipulato in un documen- to rogato dal notaio e pievano di Fanna Biagio Fannino di Tolmezzo. Il figlio di Geronimo avrebbe deciso nel 1584 di riottenere il possesso dei beni e di riac- quistarli dall’altro ramo familiare pagan- doli in più rate. Chiara espressione della volontà di salvaguardare l’equilibrio eco- nomico esistente tra i componenti della famiglia, l’operazione fu condotta a buon termine.35

Alla fine del Cinquecento la stessa famiglia dei conti Polcenigo-Fanna co- nobbe delle difficoltà economiche che la portarono talora ad indebitarsi con persone anche residenti all’interno della giurisdizione. Il primo ottobre del 1575 il conte Geronimo e il figlio Francesco si indebitarono con Giacomo del fu Rege di Fanna per la somma di 80 ducati. Per pagare il debito contratto i Polcenigo vendettero un pezzo di terra arativa co- stituita da dieci campi e altre terre per il prezzo di 120 ducati.36

Monumento tra per permettere di avere il minimo so- Tra la fine del secolo dunque e la prima funebre dedicato metà del Seicento i Polcenigo si sarebbe- al conte Marzio di stegno alle famiglie del villaggio. Polcenigo nel 1650 ro trovati spesso costretti a vendere dei da poco restaurato, Durante la seconda metà del Cinque- loro appezzamenti per risarcire i prestiti sito nella Chiesa di cento la famiglia comitale avrebbe inol- di cui avevano avuto necessità perdendo San Remigio. tre dato avvio ad un processo di recupero così la proprietà di terreni in tutta la giu- di numerosi terreni e appezzamenti che risdizione. Nei primi anni del Seicento, erano stati occupati illegalmente o ven- poi, esattamente nel 1607, il feudo dei

35 ASTS, FPF, b. 2, cc. 13r-15r. 36 ASTS, FPF, b. 2, cc. 11r-12r.

100 Cavasso Nuovo / Cjavàs Polcenigo avrebbe inoltre conosciuto conservate per la famiglia dei Polcenigo- una diminuzione territoriale dovuta alla Fanna vi sono tracce delle diverse richie- cessione di parte del contado per la li- ste di reinvestitura del feudo. Nel 1616, berazione dei fratelli Giovanni Mattia ad esempio, i conti Polcenigo videro ri- e Marzio tenuti in prigionia dai turchi. confermata dal doge veneziano Giovanni I due conti si erano arruolati a servizio Bembo l’investitura del feudo definito degli Asburgo per combattere al confine come legale, nobile, antico, con dignità di tra la Croazia e la Serbia caduta sotto il conte, come era previsto nelle leggi feuda- controllo dei musulmani e qui erano sta- li del 13 settembre del 1586. L’investitu- ti catturati. I terreni dei Polcenigo furo- ra era stata confermata precedentemente no ceduti all’udinese Filippo Manin che il 22 ottobre del 1604. Nel documento li acquistò a nome suo e dei suoi nipoti viene ribadita la fedeltà della casata par- Giulio Antonio, Ottaviano e Ludovico. I ticolarmente nei periodi di guerra in cui Manin avrebbero così ottenuto un feudo essa aveva sempre saputo fornire un con- giurisdizionale con il titolo comitale.37 tingente di armati.40

L’indebitamento della famiglia dei Pol- Come abbiamo ricordato, il feudo dei cenigo tra la fine del Cinquecento e gli Polcenigo era diminuito di molto dopo inizi del Seicento non è un caso isolato: le vicende del 1607 e la famiglia fu più l’indebitamento nobiliare era piuttosto volte attenta nel corso del secolo a cerca- diffuso in tutta la TerrafermaV eneta. Fa- re di far redigere almeno degli inventari miglie, quali quelle degli Strassoldo, dei in cui fossero scritti gli elenchi dei beni Porcia e dei Savorgnan si rivolgevano al su cui la casata vantava ancora dei dirit- mercato del credito veneziano continua- ti con i canoni di affitto che si poteva- tivamente per cercare sostegni.38 Dopo la no percepire e che in taluni casi sembra crisi di fine Cinquecento era diventato siano rimasti immutati per tempi molti difficile per i feudatari riuscire a riscuo- lunghi.41 Numerose controversie per la tere gli affitti dai coloni e di conseguenza gestione dell’eredità funestarono inoltre finivano essi stessi per essere in ritardo sul nel corso del secolo la famiglia: nel 1653 pagamento di quanto dovuto a Venezia. iniziò infatti il lunghissimo processo per l’eredità del defunto conte Francesco di Con le deliberazioni del 1586-87 fu Polcenigo.42 sancito l’obbligo per i feudatari di chie- dere al momento della successione il rin- Durante gli anni Venti del secolo si novo dell’investitura del feudo a Venezia. susseguirono anni di cattivi raccolti e di Chi non avesse rispettato questa norma- conseguenti epidemie. Le condizioni di tiva sarebbe andato incontro a norme vita dei contadini peggiorarono al pun- molto severe.39 Tra le carte che si sono to che molti di essi preferirono spostarsi

37 Le notizie relative alla prigionia dei conti Giovanni Mattia e Marzio si trovano in PALLADIO DEGLI OLIVI, Historie della Provincia del Friuli, II, Udine 1660 (= Bologna 1972), 233, 242-243. 38 G. CORAZZOL, Livelli stipulati a Venezia nel 1591, Pisa 1986, 89-90. 39 G. TREBBI, 1420-1797. La storia politica e sociale, Udine-Tricesimo 1998, 246-247. 40 ASTS, FPF, b. 2, cc. 80r-81r. Singolarmente i conti Polcenigo ritenevano questo documento di poco conto dicendo di esso che era inutile come è scritto sul recto. 41 Si veda ad esempio l’inventario redatto nel 1681 per volontà del conte Elia di Polcenigo: ASTS. FPF, b. 2, cc. 86r-123r. 42 Il processo si trova in ASTS, FPF, b. 4.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 101 in città dove i privilegi legati all’annona nuove contribuzioni a favore della lotta da una parte e la presenza dei maggiori antiturca Venezia decise di alienare dei proprietari dall’altra garantivano i rifor- beni tra i quali figurano quelli comuna- nimenti di cereali. La sovrappopolazione li e addirittura dei feudi. Tra coloro che e le scarse condizioni igieniche a Venezia, approfittarono della politica feudale atti- dove si erano spostati anche dei contadini vata dai veneziani per sostenere le guerre della giurisdizione dei conti Polcenigo- contro i turchi vi furono i conti Cossio di Fanna, provocarono l’ultima epidemia Codroipo.44 Questa dinastia ebbe in re- di peste del secolo che raggiunse lungo altà origine ad Orgnese, dove prima del gli assi commerciali anche Pordenone nel terremoto del 1976 esisteva ancora un 1631.43 edificio in cui era riportato lo stemma fa- miliare, e si era poi spostata a Codroipo Per impedire la caduta della città di dove aveva conosciuto maggiori fortune. Candia furono impegnate tutte le forze Tra la seconda metà del Seicento e della Repubblica Veneta con l’imposi- i primi decenni del Settecento anche zione di un oneroso impegno finanziario nel feudo dei conti Polcenigo-Fanna anche a tutti i feudatari friulani. Questo vi fu un aumento della popolazione impegno non cessò nel 1669 quando la che si concretizzò in un aumento della Repubblica per cercare di avere una ri- superficie coltivata a cereali e a prati Casa rurale in vincita contro i Turchi si alleò alla Sacra con il dissodamento di terreni che via Stazione con Lega promossa da Innocenzo XI. Dal particolare del sorgevano nelle zone marginali più fertili portone. momento che i feudatari si dimostra- e sui pendii soleggiati verso Frisanco. In Anno 1655. rono sempre meno disponibili a versare questo periodo le famiglie che ottennero l’assegnazione dei terreni costruirono degli edifici per la conservazione del legname e per l’essiccamento del fieno oltre alle abitazioni creando così dei piccoli nuclei abitativi disseminati tra Cavasso, Fanna e Frisanco.45 La lenta ma costante crescita demografica si accompagnava all’alienazione dei beni comunali e alla diffusione di nuove coltivazioni come il mais e il gelso.

3. Il Settecento: le rivolte contadine e la diffusione dei livelli sino all’arrivo delle truppe napoleoniche

Nel corso del Settecento il Friuli co- nobbe un po’ ovunque delle sollevazio-

43 G. TREBBI, 1420-1797. La storia politica e sociale, 277-281. 44 G. TREBBI, 1420-1797. La storia politica e sociale, 299-301. M. G. B. ALTAN, Fanna Cavasso nel feudo dei Polcenigo, 93 -97. 45 F. BIANCO, Le terre del Friuli, 89.

102 Cavasso Nuovo / Cjavàs ni contadine capaci di mobilitare interi to precedentemente facendovi numerosi villaggi con una presa di posizione della lavori di miglioria per conto del conte vicinia, l’organismo comunitario di cui stesso. Giodomenico Franceschina, che poi parleremo, contro coloro che si po- in alcuni documenti viene indicato come nevano su posizioni reticenti. Il motivo un pubblico notaio in paese,46 aveva an- scatenante era sempre legato al processo che costruito un’abitazione sui terreni di privatizzazione dei beni ad uso collet- della località Prà Ros che gli fu contesta- tivo voluto da Venezia. Le cause intese a ta il 23 giugno del 1759 da un’assemblea contrastare le privatizzazioni che furono di villaggio animata dalla volontà di di- perorate davanti al Tribunale di Venezia mostrare che i terreni in questione erano finivano sempre per essere perse trasfor- di proprietà dell’intera comunità dove si mando la protesta in forme di ribellione. poteva pascolare e tagliare la legna libera- Anche il territorio del feudo Polcenigo mente. Il 10 maggio del 1767 il podestà ebbe a conoscere questo fenomeno. cittadino Sebastiano Graffitti e i giurati Pietro Bier e Giobatta Di Cesco notifi- Il Comune di Cavasso aveva occupa- to in maniera violenta la maggior parte carono al podestà la volontà espressa dai delle rive del luogo di Prà Ros per por- vicini di rivolgersi alle autorità per diri- 47 tare gli animali al pascolo e tagliare la mere la questione. legna. Gli abitanti del paese erano stati In una lettera del 27 agosto del 1768 ingannati ritenendo questi luoghi beni il conte Giorgio di Polcenigo ribadiva collettivi, e sobillati da Giacomo Marchi al nipote la volontà che un cavaliere di Fanna occuparono in maniera violenta quale lui era non non può render puniti i terreni contro la volontà del possessore gli uomini a lui inferiori e non lo fa. e degli affittuari. La zona occupata non era mai stata considerata come una zona Costui replicava riportando le suppliche di beni comunali, come era evidente nel e le richieste di clemenza a lui indirizzate catastico del 1606, ed era stata acquistata dai contadini che quasi sempre erano regolarmente nel 1648 dal conte Marzio. di fatto insolventi nel pagamento di 48 Dal momento che le porzioni di terreno quanto dovuto al nobile signore. Tra vicine erano state acquistate da altri espo- i Polcenigo il conte Giorgio fu uno fra nenti della casata Polcenigo si trattava di i più illustri, uomo erudito, amico di un ampio terreno di proprietà comitale. Voltaire e Metastasio, fu chiamato a far Tra i beni comunali del 1606 si segna- parte della commissione che si proponeva lavano le zone dei magredi della Siega, di riformare le Costituzioni della Patria: quelli del Meduna, la Corniella, la Co- egli studiò le origini del Parlamento della mugneta, la Chiaranda, la Campagnola Patria cercando di rilanciarne l’attività e altri appezzamenti. La parte adibita a legislativa. Nella sua opera più famosa, De’ bosco era stata inoltre data regolarmente nobili, de’ parlamenti, de’ feudi, pubblicata in locazione nel 1766 alla famiglia di Na- a Venezia nel 1761, esaltava quelle che dal e Giacomo Lovisa che subentrava ai erano le prerogative dei feudatari e della Franceschina che l’avevano avuta in affit- loro assemblea.49

46 Si veda ad esempio la sottoscrizione a c. 3v in ASTS, FPF, b. 16. 47 ASTS, FPF, b. 9, cc. 1r-32v. 48 ASTS, FPF, b. 9, cc. 32r-33v. 49 G. TREBBI, 1420-1797. La storia politica e sociale, 369-370. Sul conte Giorgio di Polcenigo si veda E. MIRIMINA, Ideologia e poesia in una singolare testimonianza dell’ancien regime in Friuli. Giorgio di Polcenigo 1715-1784, Udine 1990.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 103 Il conte Giobatta avrebbe scritto an- sa ai membri del villaggio di Colle che che un memoriale di questi avvenimen- voleva continuare ad usare quelle terre ti in cui ricordava come i 27 uomini per portare gli animali al pascolo e per componenti la vicinia avessero deciso fare fieno. Gli abitanti del villaggio sfal- di munirsi di mannaie e asce per taglia- ciarono così in un giorno tutti i prati ta- re gli alberi e le siepi che delimitavano gliando il frumento ancora verde e tutto il terreno e che erano stati piantati dal quanto fu portato al villaggio nella casa Franceschina per ordine del conte. Im- del curato senza che vi fossero motivi di mediatamente furono anche avvisate le incidente essendo stati del tutto colti di famiglie: più di cento persone - racconta sorpresa gli abitanti di Fanna. I possesso- il conte - arrivarono con i loro animali ri delle terre che risiedevano invece a Ca- da pascolo, bovini e ovini. In quell’oc- vasso accompagnati dai capi della vicinia casione anche il prete Giacomo Mariti, si portarono a Colle dove furono allon- definito come di anima torbida, e più tanati dai contadini che muniti di falci volte soggetto a pene per aver infranto e forche erano intenzionati a difendere il la giustizia, fu coinvolto nella faccenda loro gesto. Va sottolineato il clima di al- dimostrandosi violento. Il conte ebbe a legria e di festa che coinvolse gli abitanti sostenere che il prete si sarebbe compor- del villaggio e che viene messo in risalto tato in questa maniera perché non aveva anche dal Luogotenente nella relazione ottenuto l’affrancazione di un livello che che ebbe modo di comporre per il Con- era tenuto a pagare.50 Non restava altro siglio dei Dieci. Per un giorno gli abitan- che rivolgersi all’Avogaria per trovare un ti di Colle riuscirono ad occupare quelle rimedio al clima di ostilità che si era cre- terre che per lungo tempo erano stati i ato e per riottenere il possesso di quanto beni comunali e che avevano permesso occupato illegalmente. ai contadini che vivevano ai limiti della sussistenza di soddisfare parte dei bisogni Nel mese di luglio del 1786 un altro alimentari che ora con la recinzione e la fenomeno di ribellione si verificò a Colle: messa a coltura dei terreni da parte dei fu riunita la vicinia e si decise di occupa- proprietari era messa in discussione.51 re due appezzamenti di vaste dimensio- ni il cui uso era da sempre appannaggio Per quanto riguarda i possessi della della comunità contro i nuovi proprietari famiglia Polcenigo fu fatto redigere da di Fanna che avevano comprato regolar- parte del conte Giorgio del fu Girolamo mente i terreni. In realtà la faccenda si nel 1779 un indice dei documenti esi- trascinava ormai da molto tempo con no- stenti nell’Archivio di famiglia per avere tai e periti incaricati da ambo le parti per una visione completa di quelli che erano dirimere la questione. Gli acquirenti dei i terreni dati in locazione e i benefici di beni di Fanna avevano deciso di recintare cui la famiglia godeva ancora. Nel cor- quei terreni che avevano acquistato ad- so del secolo furono numerosi i terreni dirittura un secolo prima e di metterli a dati in locazione che finirono per diven- coltura: si trattava di una decisione invi- tare di fatto di proprietà di coloro che li

50 ASTS, FPF, b. 9, c. 44rv. 51 F. BIANCO, Le terre del Friuli, 139-140; M. BERENGO, La società veneta alla fine del Settecento. Ricerche storiche, Firenze 1956, 115-116. I documenti originali si trovano in ASVE, Inquisitori di Stato, b. 1191 e b. 1206. La lettera del Luogotenente è conservata nel medesimo archivio, Capi del Consiglio dei Dieci. Processi e carte criminali, Udine, b. 6.

104 Cavasso Nuovo / Cjavàs avevano presi in affitto e sui quali non to alla famiglia Tramontin e degli estesi fu più versato alcun canone di pagamen- possessi dati invece in locazione alla fa- to. Le proprietà del conte Giorgio era- miglia Dinon.55 I terreni che si trovavano no comunque ancora molto numerose e invece nella zona di Prà di Monte ricca di comprendevano terreni situati nella giu- alberi da frutto, castagni, meli, peri, susi- risdizione e fuori di essa, precisamente ni e ciliegi, furono concessi in affitto dai nella Val Colvera. Molti dei terreni erano Polcenigo soprattutto a famiglie di Fri- stati concessi con contratti di enfiteusi.I l sanco: tra i locatari nel corso del Seicen- conte si preoccupò di inventariare anche to troviamo infatti in larga maggioranza le tante riconfinazioni che erano state persone provenienti da questo villaggio eseguite sui terreni facendo annotare le come Lorenzo Doz, Pietro del fu Biagio date in cui erano avvenute.52 Tra le ricon- di Suttilla, Leonardo del fu Zuanne Lon- finazioni si segnalano quella del maso go.56 Anche nel secolo successivo furono che era stato dato in affitto alla famiglia persone provenienti dalla Val Colvera a Tramontin a Orgnese ancora nel 1601 e lavorare questi terreni, come la famiglia che fu riconfinato nel 1779.53 Un altro Bernardon.57 La famiglia comitale decise maso era stato dato in affitto dai conti di rivolgersi alle autorità venete per otte- Polcenigo dopo che essi lo avevano com- nere il sequestro di molti beni che erano prato nel corso del Settecento: si trattava stati occupati senza permesso: si tratta di del maso chiamato dei Tuis, composto, beni e di boschi.58 secondo quanto scritto in un documento del giugno del 1594, da un cortile con In un documento sono registrate tut- delle case ricoperte con tetti di coppi e di te le spese più importanti compiute dai paglia, con una centa e altri appezzamen- conti Polcenigo durante il corso del Set- ti di terreno. La famiglia che si era occu- tecento, dagli interessi chiesti sul denaro pata del maso non fu la stessa dal Cin- preso in prestito alle spese per aggiustare quecento all’Ottocento e diversi nuclei l’orologio, dai viaggi a Sacile, a Spilim- familiari si susseguirono, sia nelle vesti bergo e ad Udine all’acquisto della ban- di affittuari che in quelle di proprietari, diera, dalle spese per i taglialegna ai costi sino al 5 giugno del 1718 allorché Bat- sostenuti nel 1799 per pagare coloro che tista Tuis del fu Nicolò decise di vendere lavorarono le pietre per la costruzione la proprietà al conte Giobatta Polcenigo del lavatoio. Sono in gran parte spese di che la diede di lì a poco in affitto alla fa- natura domestica mediamente elevate.59 miglia Amat di Fanna.54 I conti avevano Fu un secolo difficile per le condizioni di poi tra Sei e Settecento la proprietà di vita degli abitanti del feudo il Settecento: un maso ad Orgnese che fu dato in affit- in un documento conservato tra le carte

52 ASTS, FPF, b. 1. Le reconfinazioni dei masi chiamati dei Crovatti, dei Toffoli, di Comuzzi e di molti altri di proprietà dei conti Polcenigo avvenute tra il 1473 e il 1698 si trovano in ASTS, FPF, b. 21. 53 ASTS, FPF, b. 18. 54 ASTS, FPF, b. 17. 55 ASTS, FPF, bb. 18 e 19. 56 Molto probabilmente la famiglia dei Suttilla che si spostò nel feudo Polcenigo avrebbe dato il nome alla borgata sita ora nel territorio del Comune di Fanna. ASTS, FPF, b.20, cc. 1r-12v. 57 ASTS, FPF, b. 20, c. 18rv. 58 Si veda ad esempio ASTS, FPF, b. 2, cc. 132r-133v. 59 ASTS, FPF, b. 2, c. 131rv.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 105 Stemma della casata dei Polcenigo posto sulla facciata del Palazat.

della famiglia si legge come le condizio- di non aderenti alla realtà. Molti terreni ni di vita fossero ridotte ad un’estrema erano stati inoltre venduti e sulla maggior povertà aggravata dall’arrivo di persone parte gravavano dei livelli che passavano povere dai monti e dai borghi vicini. Le di mano in mano in una situazione debi- condizioni degli edifici e delle stesse mura toria diffusa. Sono particolarmente nu- del cimitero presso la pieve di San Remi- merose le stipule di contratti di prestiti gio erano disastrose anche a causa delle livellari: un fenomeno comune a tutta la infiltrazioni delle molti correnti d’acqua Repubblica Veneta e che qui coinvolse la che scendevano dai colli. La situazione maggior parte della popolazione inclusa era aggravata quindi dalla mancanza di la famiglia Polcenigo oltre alle confrater- lavori per governare le acque che serviva- nite e alla Chiesa di San Remigio. I tassi no ai mulini e ai battiferro.60 di interesse che gravavano sulle corre- sponsioni livellarie erano in genere fissati La fine del Settecento vede quindi un intorno al 6% e tutti i contratti erano feudo dei Polcenigo caratterizzato da se- garantiti con l’istituzione di un pegno coli di cattiva e sommaria amministra- costituito in larga parte da terreni su cui zione dove una gran parte dei terreni di spesso gravavano ipoteche. Molto spesso proprietà era stata data in affitto a perso- i livelli non erano regolarmente pagati e ne che continuavano a pagare canoni ir- i debitori venivano richiamati a pagare il risori e fissati lontano nel tempo e quin- dovuto in cause giudiziarie. In molti casi

60 ASTS, FPF, b. 2, cc. 134r-137v.

106 Cavasso Nuovo / Cjavàs era la stessa Chiesa di San Remigio a ri- attigua, sempre di sua proprietà, sarebbe valersi verso i debitori che non pagavano stato il conte il primo ad essere avvisa- il dovuto su corresponsioni livellarie ot- to.62 Il conte peraltro era proprietario di tenute in seguito a legati testamentari. Le un’osteria che si trovava proprio in bor- famiglie acquistavano delle corresponsio- go Bier e l’anno dopo, il 3 settembre del ni livellarie accettando di diventare de- 1782, avrebbe dato al Bier una stanza nel bitori continuativamente nel tempo. Le medesimo luogo in cambio di una più vi- modalità erano semplici. Seguiamole in cina alla locanda.63 La diffusa povertà e le un documento del 30 dicembre del 1780 scarse condizioni igieniche in cui viveva quando Giobatta e Zuanne del fu Osval- la popolazione avrebbero infine agevola- do e Pietro del fu Antonio, tutti membri to verso la fine del secolo la diffusione del del ceppo dei Franceschina, richiesero colera che avrebbe falciato diverse perso- al conte Giobatta Polcenigo un’annua ne come si legge negli appunti dei libri di corresponsione livellaria per un capitale morte scritti dal pievano di allora. di 40 ducati al tasso di interesse del 6% l’anno. Per ottenerla obbligarono un pez- zo di terra arativa posto nella centa che si trovava nelle vicinanze delle loro case di 4. L’organizzazione comunitaria dalla vi- abitazione. Il tutto avrebbe dovuto esse- cinia alla gestione dei beni comunali re risarcito in due rate. Spesso i terreni Gli abitanti di Cavasso, sottoposto alla che vengono dati a garanzia sono proprio giurisdizione dei conti Polcenigo-Fanna, quelli nelle pertinenze di casa, ulteriore conobbero nei secoli un’organizzazione segnale di un indebitamento sempre più comunitaria in cui gli esponenti di al- diffuso dell’intera popolazione.61 cuni nuclei familiari che si susseguirono Gli abitanti di Cavasso spesso non ri- con una straordinaria continuità nel cor- uscivano a risarcire i continui prestiti che so dei secoli sedevano in un’assemblea di erano costretti a chiedere in una situazio- vicinia in cui venivano prese le decisioni ne di indigenza e perdevano i loro beni in rappresentanza dell’intera comunità. come nel caso di Antonio del fu Dome- La vicinia che di fatto è l’assemblea dei nico Bier che decise di ripagare i suoi de- capofamiglia rappresenta il principale or- biti con il conte alienandogli il 17 marzo gano di autogoverno contadino. Nell’as- del 1781 un camerino con una stanza che semblea, che veniva riunita in un luogo si trovava tra le abitazioni dove risiedeva- fisso e dalle forti valenze simboliche se- no i Bier con la possibilità di recuperarlo condo delle formalità precise venivano e nel caso in cui Bier vendesse la bottega prese le decisioni più importanti per l’in-

61 ASPN, b. 198, NA, not. Antonio Osvaldo Franceschina, r. 1783, cc.374v-375r. I Franceschina come altre famiglie, tra cui si segnalano i Maraldo, i Dinon e i Bier, avevano accumulato dei debiti con la famiglia dei conti non avendo pagato regolarmente le locazioni di alcuni terreni. In particolare nel corso del 1780 Giobatta e Pietro del fu Antonio Franceschina avrebbero dovuto cedere una camera e il granaio della loro casa, che peraltro si trovavano in cattivo stato, al conte che però per far loro cosa grata aveva rifiutato. Tuttavia la famiglia non avrebbe potuto pagare il dovuto se non con un nuovo prestito sempre dal conte: ASPN, b. 198, NA, not. Antonio Osvaldo Franceschina, r. 1783, c. 334r. 62 ASPN, b. 198, NA, not. Antonio Osvaldo Franceschina, r. 1783, cc. 343v-344r. 63 ASPN, b. 198, NA, not. Antonio Osvaldo Franceschina, r. 1783, cc. 361v-362r. Sulla fine del secolo e sulla dominazione veneziana si veda O. BOSARI, Le carte napoleoniche dell’Archivio Comunale di Maniago. L’impianto di una amministrazione moderna in Friuli vista dal cantone di Maniago, “Atti dell’Accademia «San Marco» di Pordenone”, 4/6, 2002-2004, 195-234; A. BOSARI, 150 anni di vita economica e di lavoro a Cavasso, “A.r.p.a.” I (2002), 3.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 107 tero villaggio. In seno a questo organismo la che è definita come una contrada di si eleggevano le principali cariche: dal Fanna, laddove parlando di Orgnese e di podestà che viene anche definito nei do- Runcis si dice che le località appartengo- cumenti come meriga o degano ai giurati. no al distretto di Fanna. Le frazioni nei All’assemblea spettavano le decisioni re- documenti tardo medievali e di prima età lative alle modalità di sfruttamento delle moderna verranno poi definite con il ter- risorse collettive possedute dal Comune mine di vicoli. Le riunioni venivano con- o ottenute in usufrutto così come l’ap- vocate sempre al suono della campana e provazione di tutti gli atti di compraven- si tenevano nella dimora del conte che si dita di beni appartenenti alla comunità. avvalorava di quella che nei documenti La vicinia si occupava inoltre di ordine viene definita come voce del popolo. La pubblico e soprattutto dell’elezione dei vicinia poteva essere convocata per nu- curati e dell’amministrazione dei beni merose situazioni molto diverse tra loro. della Chiesa di San Remigio. A questo Il 12 marzo del 1552 fu il conte Fran- organismo spettavano inoltre il mante- cesco di Polcenigo-Fanna a richiamare al nimento di rapporti con le altre comu- suono delle campane l’intera assemblea nità vicine.64 Questa organizzazione non convocata per consentire l’elezione di un è documentata solamente a Cavasso dal sacerdote che celebrasse messa e si occu- momento che esistevano assemblee di vi- passe degli altri uffici divini nella Chiesa cinia anche nella frazione di Orgnese, in campestre di Santa Maria di Strada, al- quella di Colle e anche a Runcis. lora facente parte della pieve di Cavasso aiutando il prelato che già era attivo nella Le leggi in vigore nella pieve di San parrocchia e che aveva sottoscritto la ri- Remigio erano valide anche per i terri- chiesta di aiuto in un documento. L’as- tori sul Livenza che facevano parte del semblea ritenendo l’utilità di una nuova feudo Polcenigo: nel Parlamento della Patria del Friuli le due distinte porzioni figura religiosa avrebbe acconsentito alla si presentavano infatti con un’unica voce richiesta eleggendo il pievano Nicola del 66 in rappresentanza della famiglia. Erano fu Benedetto di Valvasone. Nella pri- quindi validi per tutto il feudo gli statu- ma età moderna le vicinie avevano perso ti emessi dai conti nel 1301 e poi riediti ovunque il loro carattere egualitario dal nel 1356.65 Gli statuti regolamentavano momento che i mutamenti intervenuti la vita del feudo dal punto di vista giu- nelle forme di conduzione della terra e ridico, economico e amministrativo nel nel possesso della stessa avevano indot- rispetto dei diritti della vicinia. to delle modifiche nei rapporti sociali all’interno dei villaggi. Ovunque, come Nel primo Cinquecento quando nei anche nella pieve di San Remigio, rima- documenti si fa riferimento agli abitanti nevano invece in vigore le tradizioni e le di Cavasso si dice che vengono da quel- consuetudini.67

64 F. BIANCO, Le terre del Friuli, 37-42. 65 Sugli statuti cfr. P. C. BEGOTTI, Statuti del Friuli occidentale (secoli XIII-XVII. Un repertorio), premessa di G. ORTALLI, Roma 2006, 63-67. 66 ASPN, b. 312, NA, not. pre Fanino Biagio, r. 2582, cc. 62r-64v. Il mese successivo a questi avvenimenti nella parrocchia di Fanna, il parroco Biagio, avrebbe scritto tra i suoi ricordi di un evento straordinario che si era lì verificato, la nascita di una creatura mostruosa partorita da una donna di nome Pasqua moglie di Giovanni del fu Vittorio: si dice che il neonato, una bimba chiamata con il nome di Alaria, avesse quattro braccia e quattro gambe: ASPN, b. 312, NA, not. pre Fanino Biagio, r. 2580, cc. 137v-138r. 67 F. BIANCO, Le terre del Friuli, 41-42.

108 Cavasso Nuovo / Cjavàs Nel corso del Settecento veniva tenuto di provvedere ad un catasto dei demani un registro delle riunioni definito nei do- destinati ai Comuni per lo sfruttamen- cumenti come Libro delle vicinie.68 L’as- to collettivo: furono per l’occasione fatti semblea continuava anche a quel tempo mettere dei cippi su cui era impresso il ad essere riunita con il suono delle cam- leone di San Marco per segnare i confini pane all’uscita della messa. Ad esempio e scavati dei fossati per dividere i fondi nell’ottobre del 1761 il podestà dell’epo- privati da quelli collettivi. Furono redatti ca Osvaldo del fu Giovanni Maraldo i catastici di ogni villaggio con l’indica- avrebbe convocato una vicinia costituita zione precisa dei confini di ogni appez- da 24 capi di famiglia che erano deputa- zamento componente i beni comunali. ti e consiglieri e che rappresentavano le I diplomi di investitura dei beni furono persone residenti in tutto il Comune. Il poi consegnati alle comunità che li fece- ruolo della vicinia rimarrà fondamentale ro conservare dai rappresentanti dell’or- lungo tutto l’arco del secolo e sarà chia- ganizzazione di villaggio.70 Nel caso di mato ad esprimere la sua opinione e il Orgnese e Colle, esse facevano parte con suo giudizio in maniera costante.69 Cavasso di un’unica comunità rurale fa- cente parte della giurisdizione dei conti Nel territorio dei conti Polcenigo-Fan- Polcenigo. All’interno del feudo esisteva na esistevano dei patrimoni comunali su anche una zona di compascuo che venne cui vantavano i loro diritti i vicini, soprat- denunciato ai provveditori dalle comu- tutto quelli che discendevano dalle fami- nità di Cavasso, Colle, Orgnese e Fanna. glie più antiche. L’utilizzazione di questi I conti Polcenigo annoveravano un’altra patrimoni e dei diritti che ne consegui- zona di compascuo tra Polcenigo, Col- vano era qui, come altrove, subordinata tura, San Giovanni, Santa Lucia, all’obbligo di mettere a disposizione della e Dardago. Le comunità interessate al comunità le forze e le risorse di ciascuno compascuo denunciarono di fare una ge- dei componenti la vicinia. Nel 1475 Ve- stione collettiva dei beni in entrambe i nezia aveva definito a livello giuridico i casi. Nella destra Tagliamento c’è un solo beni comunali circoscrivendo quelle che altro caso di compascuo che riguarda le erano le possibili modalità di utilizzazio- comunità di Travesio e di Castelnuovo.71 ne sottolineando che da quel momento Nella busta 256 dei Provveditori sopra li essi erano soggetti all’autorità dello Stato. beni comunali è conservato il lavoro che Fino a quel momento la situazione giu- il perticatore Zuan Alvise degli Orifici ridica di questi beni risultava ambigua. fece secondo i dettami voluti dalla Re- I beni comunali furono poi sottoposti pubblica Veneta riunendo il meriga e alla regolamentazione di Venezia verso tre o quattro uomini fidati che avessero la fine del 1606 allorché gli incaricati, accettato di mostrare l’ubicazione dei i Provveditori sopra la revisione dei beni beni comunali. Tra cotesti beni, di cui comunali in Terraferma, si occuparono è sempre fornita una stima, figuravano

68 ASPN, b. 198, NA, not. Antonio Osvaldo Franceschina, r. 1778, c. 11r. 69 ASU, b.46, NA, FCRS, Libro Instrumenti SS.Sacramento, 1640-1763, c. 272r. 70 A. GUAITOLI, Beni comunali e istituti di compascuo nel Friuli agli inizi del secolo XVII. Con particolari riferimenti alla montagna e alla pianura della Destra Tagliamento, in Società e cultura del Cinquecento nel Friuli Occidentale, a c. di A. DEL COL, Pordenone 1984, 34-36; F. BIANCO, Le terre del Friuli, 60. 71 ASVE, b. 256, Provveditori sopra li beni comunali, cc. 97r e carte volanti incluse tra la c. 108 r e la carta 100r; si veda inoltre quanto detto da A. GUAITOLI, Beni comunali e istituti di compascuo nel Friuli, 46.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 109 il boschetto di Torre situato nei pressi del vescovo di Concordia Sanudo già nel di Madonna di Strada, i tanti magredi, 1604 e presentarono dei disegni in cui come ad esempio quello della Siega, della erano segnati quei confini che erano stati Meduna e le campagne come ad esempio mal designati dai rappresentanti di Fan- quelle chiamate con i toponimi di Chia- na e di Cavasso. Il 26 febbraio del 1663 randa e la Campagnola.72 fu rogato a Maniago l’atto con cui la vi- cinia di Frisanco da una parte e dall’altra Oltre a Orgnese, Colle, Fanna e Ca- gli uomini rappresentanti delle comuni- vasso il feudo orientale dei Polcenigo in- tà di Cavasso, Orgnese, Fanna e Colle si cludeva anche Frisanco che innescò delle riunirono per cercare una soluzione che controversie con le comunità di Fanna e però non fu mai trovata. La situazione si Cavasso per la gestione dei beni comunali andò aggravando al punto che nel 1719 che arrivavano sino ai confini del villaggio fu chiamato il luogotenente della Patria di Poffabro sottoposto alla giurisdizione Francesco Bembo a doversi occupare di Maniago.73 Dopo la caduta di Candia della vicenda ponendo fine alla contesa e i protocolli di pace stipulati a Costan- con l’imposizione di una multa di 1000 tinopoli del 1669 Venezia per reperire le ducati o la galera per chi non avesse ri- risorse finanziarie di cui aveva bisogno spettato il divieto di taglio e di pascolo. decise di dare avvio ad una sistematica Nel 1720 i capofamiglia della comunità vendita di una parte dei beni comunali al di Frisanco si autotassarono per pagare le di qua del Mincio: la comunità di Frisan- spese sostenute per il lungo processo per co decise di acquistare 500 dei 700 campi l’uso dei beni comunali con le comunità che costituivano i terreni su cui vantava di Cavasso e di Fanna: in quell’occasio- un proprio diritto la comunità. I rima- ne un nucleo familiare, quello di Pietro nenti 200 furono nell’aprile del 1661 e Nadal Petrucco, non potendo pagare concessi da Venezia in uso agli abitanti di quanto dovuto preferì allontanarsi dal Frisanco che si dovevano occupare del- villaggio andando ad abitare in una zona la gestione dei boschi che erano depau- lontana dal villaggio sino al 1754.74 perati dallo sfruttamento eseguito dalla comunità. Fu fatto divieto di pascolo e In un documento notarile rogato il 20 di fare legna nei boschi. Le controversie luglio del 1721 si fa riferimento in ma- con gli altri villaggi del feudo Polcenigo niera indiretta alle contese con Frisan- nacquero proprio per l’uso a pascolo di co. Si dice infatti che l’anno precedente terreni che le comunità di Cavasso e di Daniele del fu Giovanni Maddalena di Fanna continuarono a lungo a rivendi- Fanna fu affrancato dal pagamento di care sostenendo di averle concesse in uso un capitale livellario che aveva sino ad a Frisanco: si tratta dei luoghi chiamati allora pagato alla Chiesa di San Remigio Praros e Millipodin. Gli abitanti di Fri- e i cui denari erano stati chiesti l’anno sanco sostenevano invece di aver avuto precedente dall’allora podestà in carica a l’uso di questi beni comunali per decreto Cavasso, Sebastiano Corrado, e dagli al-

72 ASVE, b. 256, Provveditori sopra li beni comunali, cc. 100r-104v. 73 Il feudo dei Polcenigo era composto inoltre dalle ville di Dardago, Budoia, Coltura, Polcenigo. 74 D. PENZI, Vicende socio-economiche del contado di Fanna-Cavasso nel 1700, Pordenone 1997, 49-58; F. BIANCO, Le terre del Friuli, 87-88. Per un resoconto di parte delle spese sostenute per la causa contro Frisanco cfr. ASTS, FPF, b. 3, cc. 14r-17r.

110 Cavasso Nuovo / Cjavàs tri giurati, Osvaldo Zuppicchiatto, Gio- motivo di conservazione di quello che batta Arnosti e Osvaldo Serena. Costoro era il sistema produttivo facendo durare avevano avuto una richiesta di utilizzo più a lungo le forme consuetudinarie del capitale da parte del Comune che si del lavoro contadino. Gli affittuari e era così indebitato per la Chiesa pur di ri- i piccoli proprietari grazie ai diritti di solvere l’annoso problema con Frisanco. legnatico e di pascolo, la raccolta di foglie Il Comune avrebbe accettato di pagare il e di canne e il taglio del fieno potevano canone d’affitto annuo nella festività di godere di un’integrazione dei loro redditi Santa Maria di Agosto ogni anno come il particolarmente importante nei lunghi precedente titolare del livello pur di otte- periodi di carestia e di epidemie. Con nere in tal modo la possibilità di avere i decreto del 26 gennaio del 1647 si era denari necessari per mandare degli inca- dato avvio alla vendita dei beni comunali ricati a Venezia con i rappresentanti del che furono acquisiti in larga parte da Comune di Fanna per avere un consulto esponenti della nobiltà friulana e da generale. La vicinia, riunita al suono del- aristocratici veneziani laddove l’acquisto le campane, si pronunciò favorevolmen- da parte delle comunità, come nel caso te a quanto proposto e fu deciso che il di Frisanco, risulta essere del tutto podestà e i giurati si recassero a Spilim- marginale. I prezzi per l’acquisto delle bergo dai fratelli Giovanni e Tommaso praterie della pedemontana e delle zone Maisoni per chiedere loro la somma di prealpine sembrano essere stati abbastanza 75 denaro necessaria per andare a Venezia. elevati così come quelli per terreni ritenuti Il Comune si era dunque trovato a dover particolarmente fertili. Questi ultimi accendere un prestito per pagare le spese erano frammentari e in genere poco da sostenersi per l’invio di una delegazio- estesi e situati nei pressi di un villaggio. ne che si occupasse di risolvere i problemi Gli acquirenti si trovarono a pagare cifre derivanti da quella che era stata la gestio- elevate pur di non vedere scorporati pezzi ne dei beni comunali. Due giorni dopo, di terre comunali di cui avevano goduto per conto del Comune, Giobatta Di sino ad allora: il conte Mario Polcenigo fu Michiel, Zuanne detto Lacon Maraldo, addirittura disposto a versare il doppio del Osvaldo Serena, Andrea Bier, Giomaria prezzo dei terreni che erano stati messi in Bidoli, Marco Zambon, Antonio Fran- vendita della terza partita di Fanna pur di ceschina, Lorenzo Comataro, Osvaldino consolidare tutti gli appezzamenti di cui Francescon a nome del padre Giovanni e come procuratori di Giobatta Graffiti già godeva nel feudo. La maggior parte e Antonio Tramontin, assenti, avrebbero dei beni comunali una volta acquistati incaricato Andrea Penzi e Biagio Zuppic- venivano riorganizzati a livello produttivo. chiatto di prendere 100 ducati a livello La locazione dei terreni inclusi in questi dal nobile Antonio Sirime per spenderli beni era affidata a famiglie di affittuari sulla in difesa del Comune ancora una volta base di contratti di affitto o di contratti di per la causa contro Frisanco. Il Comu- enfiteusi perpetua o di livello che anche ne accettava di obbligare tutti i suoi beni nella pieve di San Remigio assicurarono pur di ottenere il prestito.76 delle rendite crescenti valutate dai periti veneziani nell’ordine del 14-20% rispetto I beni comunali rappresentano un alla somma che era stata investita.77

75 ASPN, b. 319, NA, not. Fannio Mario , r. 2645, cc.107r-108r. 76 ASPN, b. 319, NA, not. Fannio Mario , r. 2645, cc. 108v-109r. 77 F. BIANCO, Le terre del Friuli, 67-75.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 111 I Polcenigo che tanta attenzione ave- Prata e quelli di Porcia, e i “liberi mini- vano riposto al problema dei beni comu- steriali”, come i Villalta, gli Strassoldo e nali erano meno attenti a far rispettare i gli stessi Polcenigo, ovvero i feudatari che pagamenti delle imposte che erano auto- non avevano ricevuto l’investitura dal rizzati a riscuotere da Venezia. In un do- patriarca ma dall’imperatore. Infatti gli cumento non datato ma probabilmente altri ministeriali, che avevano in origine risalente al Cinquecento sono elencate ricoperto un ruolo all’interno della corte alcune imposte che i conti Polcenigo ave- patriarchina, o coloro che avevano rice- vano diritto a riscuotere all’interno del vuto dal patriarca un feudo di abitanza, distretto di Fanna. Il dazio che forniva le potevano continuare ad esercitare una maggiori entrate sin dal tardo Medioevo giurisdizione di fatto limitata alla sfera in tutti i Comuni italiani e anche in Friuli civile.79 era quello del vino che doveva essere pa- gato sul vino venduto nelle tante osterie Per quanto riguarda la giustizia cri- di cui si ha notizia dalla documentazione minale tra la fine del tardo Medioevo e esaminata e anche su quello che era ven- l’inizio dell’epoca moderna due erano duto fuori dal contado. Doveva essere le procedure in uso: la prima di tipo ac- pagato un dazio anche per il trasporto di cusatorio prevedeva una denuncia che animali di grossa taglia fuori dal contado apriva il processo da parte dell’offeso che e di quelli uccisi in loco.78 era presentata ad un giudice che agendo super partes valutava tutte le prove pre- sentategli. La pena che aveva come scopo 5. L’amministrazione della giustizia civile quello di reintegrare l’offesa dell’accusato e criminale era in genere commutata in una pena di tipo pecuniario. Il secondo procedimen- L’amministrazione della giustizia può to, che si diffuse nel Friuli Occidentale essere ricostruita attraverso le fasi di alcu- a partire dalla prima età moderna, fu ni processi che riguardano alcune tra le quello inquisitoriale che prevedeva in- famiglie di più antica residenza. I conti vece un processo aperto ex officio dalle Polcenigo erano autorizzati da Venezia autorità sulla base delle notizie raccolte ad esercitare la giustizia civile e la giusti- attraverso l’ufficiale addetto della giuri- zia criminale in quanto considerati come sdizione o diffuse pubblicamente tra le “liberi ministeriali”. Nell’Informazione persone. Il processo quindi cominciava e intorno la qualità de’ Feudi nel Friuli, re- continuava senza che vi fosse stata nes- datta dall’avvocato in materia fiscaleD a- suna richiesta in tal senso dalla persona niele Fabrizio nel 1630 e oggi conservata offesa. Frequenti erano inoltre degli ac- nella Biblioteca Marciana di Venezia, si cordi extragiudiziali definiti come atti di legge infatti che solo pochi tra i feuda- pace stipulati davanti ad un notaio e che tari in Friuli avrebbero potuto esercita- prevedevano un accordo a risarcimento re le due funzioni, civile e criminale: si della parte offesa. Il processo di tipo in- trattava di coloro che sono definiti come quisitoriale era diffuso nei casi di delitti “liberi assolutamente”, quali i conti di gravi o di comportamenti tesi a destabi-

78 ASTS, FPF, b. 2, cc. 22r-23r. 79 BNMV, Mss.it., II, 8-4903.

112 Cavasso Nuovo / Cjavàs lizzare l’ordine pubblico.80 cui veniva trovata una soluzione di pace ai conflitti interni della comunità di vil- Chiunque avesse voluto portare con laggio salvaguardandone gli equilibri. La sé un’arma doveva chiedere la licenza ai solidarietà esistente tra i membri della vi- conti per non incorrere in una pena. Do- cinia e la concordia rappresentavano uno veva essere fatta denuncia di tutti i casi degli elementi di forza della vita del vil- in cui si fosse verificato spargimento di laggio stesso. I Sartor di quello che viene sangue entro un termine di otto giorni definito come viculo Urgnesii, una delle dall’accaduto. I conti avrebbero poi giu- famiglie di cui si sono rimaste più trac- dicato l’imputato come era loro diritto ce nella documentazione notarile, sono ed era specificato negli statuti del 1475.81 protagonisti di un lungo ed interessante Stando al materiale conservatosi per il atto di compromesso che ebbe inizio in feudo Polcenigo si può presumibilmen- una domenica di agosto del 1551. Sot- te pensare ad una realtà sufficientemen- to la casa di residenza degli eredi del fu te tranquilla con pochi e sporadici casi Sebastiano Corrado e, alla presenza del di omicidio, come quello verificatosi a conte Polcenigo a Cavasso, sulla via pub- Fanna nel 1554.82 La maggior parte della blica, fu scritto l’atto notarile con cui si documentazione conservata è infatti re- fece il compromesso tra Saro e Antonio, lativa a casi di giustizia civile legati alle figli del defunto Domenico Sartor per richieste di ottenimento del pagamento evitare che nascessero eventuali litigi per degli affitti o per la riscossione di quanto un mancato accordo. I due arbitri rap- legittimamente dovuto per eredità o per presentanti delle comunità di Fanna e la costituzione di un fondo dotale neces- di Cavasso, rispettivamente Sebastiano sario per il conseguimento di un buon Agricola e Paolo della Valentina, chiesero matrimonio. In un foglio conservato ai fratelli Sartor di presentarsi in quello nell’Archivio di famiglia dei Polcenigo- che è definito nel documento come il foro Fanna si prendono in esame i casi in cui che si occupava di dirimere le cause civili l’eredità sia costituita non da lasciti ma del comitato di Fanna per cercare di otte- da debiti che devono essere risarciti dai nere un compromesso in modo amiche- figli siano essi legittimi o solamente na- vole. Costoro godevano dell’autorità di turali, ovvero nati da concubine, come balìa nell’esaminare ogni diritto espresso era abbastanza comune al tempo, e in a voce o attraverso una forma scritta. La genere fuori dal matrimonio.83 causa scatenante la lite si deve vedere in due fideiussioni fatte a garanzia, l’una del Uno dei primi documenti in esame ri- pagamento di un canone d’affitto di uno manda alla formula degli atti di pace con staio e mezzo di frumento l’anno al conte

80 G. VERONESE, Signori e sudditi. Il feudo di Zoppola tra ‘500 e ‘600, introduzione di F. BIANCO, Pordenone 1997, 58-60. Sulla giustizia in epoca medievale si veda il lavoro di M. VALLERANI, La giustizia pubblica medievale, Bologna 2005 e per il periodo successivo si vedano tra gli altri G. PERUSINI, L’amministrazione della giustizia in una giurisdizione friulana del Cinquecento, “Memorie Storiche Forogiuliesi” XL (1952-1953), 205-218; C. POVOLO, Aspetti e problemi dell’amministrazione della giustizia penale nella Repubblica di Venezia. Secoli XVI-XVII, in Stato, società e giustizia nella Repubblica veneta (sec. XV-XVIII),a c. di G. COZZI, Roma 1980, 153-258; I. ZENAROLA PASTORE, La giustizia penale in una giurisdizione Savorgnan (sec. XVI-XVIII), “Metodi e ricerche”, n. s. XIII (1994), 1-2, 173-181; A. VIGGIANO, Giustizia e disciplina e ordine pubblico, in Storia di Venezia. Dal Rinascimento al Barocco, VI, a c. di G. COZZI, P. PRODI, Roma 1994, 825-861. 81 ASTS, FPF, b. 2, cc. 22r-23r. 82 ASPN, b. 313, NA, not. pre Fanino Biagio, r. 2584, cc. 131r-135r. 83 ASTS, FPF, b. 2, cc. 24r-25v.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 113 Documento Pulvino come fideiussore di un abitante di offrire maggiore chiarezza intorno al relativo ad una summa arbitraria di Sequals, Nicola Pangani, e l’altra di contratto: il magister Antonio Brunetta. della famiglia un prestito di 15 ducati annui al tasso Entrambe le persone per cui era stata fat- Maraldo del annuo di 6 lire e 4 soldi per ducato a ser ta la fideiussione si erano rivelate morose 28 maggio del 1554 conservato Cistermino De Cecco come garanti per e spettava dunque ai due fratelli risarcire all’Archivio Giacomo Rancossio di Orgnese. In una i debiti come sottolinearono i due arbitri di Stato di società rurale quale era quella dell’inte- dividendo a metà l’importo da versare. Pordenone, b. 313, r. 2584, cc. ra fascia pedemontana la necessità di un In un secondo momento i Sartor avreb- 171r-174v. prestito al consumo capace di sostenere bero potuto richiederla agli eredi dell’or- le spese di ogni giorno era divenuta da mai defunto Giacomo Rancossio e al tempo imprescindibile. Non si può par- cittadino di Sequals. La sentenza avrebbe lare di prestatori di professione ma piut- finalmente reso libera una caldaia che era tosto di persone che erano state capaci di stata occupata dal fratello in attesa della accantonare sufficienti scorte cerealicole sentenza finale84. per garantire un sostegno che era volto soprattutto a permettere l’acquisizione di I membri della famiglia avrebbero sementi e di eventuali strumenti di lavoro accettato spesso nel corso del secolo di nel periodo della semina. I Sartor presen- fare comunque da fideiussori in un largo tarono anche un loro mediatore in grado ventaglio di contratti, dalle soccide alle

84 ASPN, b. 312, NA, not. pre Fanino Biagio, r. 2581, cc. 155r-157v.

114 Cavasso Nuovo / Cjavàs vendite a credito, riuscendo peraltro a misura che era in uso nel contado. Le gestire un maso di grosse dimensioni che stesse norme valevano per l’aglio e il sale sarebbe rimasto un’unità agricola per un che venivano qui venduti. Il pane, essen- lungo periodo di tempo, come avremo do un bene di prima necessità, godeva di modo di vedere. un prezzo calmierato che era deciso di volta in volta dal conte. Il 7 settembre del 1696 i conti Polceni- go-Fanna dichiararono che tutto quanto In una situazione debitoria grave qua- era ottenuto con le pene in materia civile le era quella del Settecento erano inevita- e penale nella giurisdizione di Fanna era bili le severe pene per chi non riusciva a usato per migliorare il feudo stesso e non pagare i debiti che aveva contratto con la era impiegato per la famiglia come da più possibilità di vendita all’incanto dei pegni parti si accusava.85 Nel corso del Sette- posti a garanzia. Essendo poi il banditi- cento i Polcenigo avrebbero poi imposto smo87 un fenomeno diffuso a quell’epoca una serie di divieti all’interno del feudo di estrema miseria e difficoltà la casata con l’istituzione di penali86: dal divieto inserì una serie di norme a tutela degli di caccia e di uccellagione al divieto di abitanti dei villaggi della giurisdizione pescare nelle acque senza aver chiesto la con pene severe contro i briganti. licenza. Un divieto particolare era quello di catturare con il lazzo e con altri mez- Esempi di sentenze criminali nella zi i colombi che volavano nel contado. giurisdizione dei conti Polcenigo Fanna Nessuno poteva portare armi e vender- si sono conservati per il 1719 quando il ne. Pene severe erano previste per i ladri conte Girolamo e il cancelliere Sebastia- e per chi pascolava gli animali fuori dai no Rizzo, che avrebbe avuto un ruolo di suoi terreni e nei luoghi in cui era previ- primo piano nelle vicende della pieve di sto. Nessuno, uomo o donna che fosse, San Remigio, punirono diverse persone poteva andare per i villaggi con il carro la per reati di aggressione abitanti a Fanna, domenica e negli altri giorni festivi in cui Cavasso e Frisanco. Talora gli imputati, la Chiesa proibiva di lavorare. come nel caso di un Antonio Dinon di cui si sa solo che aveva agito per legittima Nelle norme era data importanza an- difesa, venivano puniti in quanto non si che alle condizioni igieniche del contado erano presentati davanti alle autorità. vietando che fossero lasciate immondizie Non vi sono notizie certe sulle accuse li- lungo la strada e in particolare letame e mitandosi l’atto a fornire indicazioni su legna sulla strada che conduceva al castel- quali fossero le pene pecuniarie commu- lo dei Polcenigo. La casata aveva assunto tate.88 anche un barbiere ed un chirurgo perché si occupassero della salute degli uomini Negli anni Venti del secolo il problema del villaggio. La carne e il vino dovevano giuridico principale nel feudo era rappre- essere venduti solo una volta ottenuta la sentato senza ombra di dubbio dalle diffi- licenza dai giurati del Consiglio e nella coltà per i conti di far pagare gli affitti dei

85 ASTS, FPF, b. 3, cc. 4r-5r. Sugli utili derivanti dalle cancellerie nel 1715 e del 1716 vedi ancora cc. 24rv e 26rr-27r. 86 ASTS, FPF, b. 2 , cc. 142r-151r. 87 Sul fenomeno del banditismo si veda di F. BIANCO, Contadini, sbirri e contrabbandieri nel Friuli del Settecento: la comunità di villaggio tra conservazione e rivolta (Valcellina e Valcolvera), Pordenone 1995. 88 ASTS, FPF, b. 2, c. 126rv.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 115 terreni che avevano dato in locazione. Per conte avrebbe poi provveduto con la spe- questo motivo avevano anche interpella- sa di 10 ducati desunta dai guadagni del- to il Luogotenente della Patria che ave- le cancellerie a rimettere in sesto le carte va emanato un primo decreto nel 1725. dei processi del feudo che versavano in La situazione non era migliorata l’anno cattive condizione, come era stato deciso successivo al punto che ai conti venne all’unanimità il 18 gennaio del 1729.92 consigliato di agire contro i tanti morosi che si rifiutavano di pagare i debiti accu- mulati negli anni arrivando a procedere 6. Gli abitanti di Cavasso: immigrazione in termini processuali. Tra coloro che si ed emigrazione rifiutavano di pagare c’erano famiglie di antica memoria come gli Zambon, i Ma- Sin dai primi del Cinquecento si tro- raldo e i Sartor e famiglie di più recente vano tra gli abitanti di Cavasso numerosi 89 arrivo come i Bernardon. nuclei familiari provenienti dalla zone vicine, soprattutto dai paesi compresi tra Il 28 gennaio del 1729 si vedono prese Meduno e verso cui si sposta- nuove decisioni in campo di giustizia pe- nale e civile valide per l’intero consorzio rono a loro volta famiglie originarie del signorile dei conti Polcenigo-Fanna. Si Comune. In un atto notarile del 1511 decide che è indispensabile che venga co- rogato a Meduno Pietro del fu Giaco- struita una prigione con la motivazione mo Colussi di Cavasso, ormai residente che è necessaria per gli effetti della giusti- a Meduno, vendette una casa ivi situa- zia e per il decoro dell’intera giurisdizio- ta a Vendramino del fu Vendramino di ne. Si decide che essa troverà collocazio- Conegliano per 10 ducati. Il Colussi ap- ne all’interno del castello. Vengono poi partenente ad una delle famiglie di più ribadite le limitazioni per la vendita di antico inurbamento nella pieve di San pane, sale, aglio, vino a cui si aggiungono Remigio, si era dunque spostato nel Co- i salumi e alcuni cereali tra cui l’avena.90 mune vicino probabilmente in seguito ad un matrimonio.93 Il feudo era attraversato da briganti che agivano indisturbati nelle valli vici- Dalla metà del Cinquecento in conse- ne. Il conte Girolamo Polcenigo fu ac- guenza delle frequenti carestie e del peg- cusato dal signor Molinetto di aver pro- gioramento delle condizioni di vita dei tetto un malfattore, tale Bus, nelle terre contadini vi fu in tutto il Friuli una di- del suo feudo come era accusato avendo minuzione della popolazione che fu com- peccato di ingenuità. In una lettera del mentata nelle relazioni dei luogotenenti 10 agosto del 1736 indirizzata al conte i quali mettevano in luce la situazione di Gasparo di Polcenigo, residente a Vene- indebitamento e la frammentazione dei zia, si legge tutta l’amarezza provata dal terreni che non garantivano più il soste- conte nei confronti di questa infamante gno necessario alle famiglie. In questi re- accusa.91 Nel corso dello stesso anno il lazioni è sempre presente il riferimento

89 ASTS, FPF, b. 2, c. 130rv. 90 ASTS, FPF, b. 3, c. 71r-73v. 91 ASTS, FPF, b. 3, c. 86r. 92 ASTS, FPF, b. 3, c. 90rv. 93 ASPN, b. 20, NA, not. Pre Domenico Mezzai, r. 142, cc. 156v.159r.

116 Cavasso Nuovo / Cjavàs all’indolenza dei contadini, alla loro fre- te presso cui era a servizio, nel cimitero quente litigiosità e in ultimo all’eccessiva della Chiesa di Santa Maria di Tramon- frequentazione di osterie. Molti furono ti. La donna aveva un figlio Lorenzo a coloro che lasciarono il Friuli alla volta cui andarono 15 pisonalia di frumento e di Venezia e della Germania e tra questi 10 ducati. La donna scelse di nominare si ritrovano anche alcuni esponenti del- come erede universale la figlia femmina, le antiche famiglie di Cavasso.94 La crisi Menica che era a sua volta rimasta ve- economica, i cattivi raccolti e le epidemie dova del marito Francesco Mattaloni de che falciarono la popolazione nei primi Ursavia.96 trenta anni del Seicento sono descritti in una nota pagina delle Historie del- Durante il corso del Seicento e del Set- la Patria del Friuli di Giovan Francesco tecento si fa sovente riferimento a perso- Palladio degli Olivi: furono i contadini ne che si erano trasferite a lavorare nella che soffrirono di più in questa situazione città di Venezia e a Murano dove avevano morendo nelle piazze e nelle città dopo trovato facilmente impiego. Tale proces- un lungo digiuno e molti abbandonaro- so di immigrazione non era irreversibile no la Patria e si portarono a procacciarsi il dal momento che sono frequenti delle vitto altrove. In Venetia particolarmente fu testimonianze di persone che rientra- gran concorso; è memorabile questo anno no in paese dopo un periodo trascorso in quella città, poiché viene da quegli abi- nella città veneta. Si spostavano in cerca tanti nominato l’anno de’ Forlani.95 di lavoro verso la città lagunare sia uo- mini che donne e in genere i casi di im- Nei primi anni Cinquanta del Cinque- migrazione sono più frequenti all’inter- cento tra le persone che si allontanarono no di alcuni nuclei familiari. Numerosi da Cavasso si annovera il caso di una ve- furono gli esponenti dei vari rami della dova della famiglia dei Comatari, Maria famiglia Dinon a trasferirsi a Venezia in moglie del fu Alessio, che prese servizio tutto il corso del Settecento mantenendo come perpetua presso un prete, Battista sempre dei legami con la terra d’origine. Sbaiz di Ronchis di Latisana, allora par- Sabato 20 febbraio del 1779 si svolse a roco a Tramonti, come si dice in alcuni Cavasso nel mercato del conte Giobatta documenti conservati tra le carte relati- Pocenigo Fanna il processo con cui Pa- ve a Meduno. Il parroco nel documento squa figlia di Giacomo Dinon, sposatasi con cui fu stipulato l’accordo promise di con un cittadino veneziano, Bortolo del occuparsi di garantire alla donna il cibo, i fu Valentino Abbati, chiedeva ai parenti vestiti e quanto altro ritenesse necessario. rimasti in paese la dote a cui aveva di- La donna non visse a lungo a Tramonti e ritto dicendo di essersi allontanata dal in poco tempo si ammalò al punto di de- paese portando con sé pochi oggetti. La cidere di far redigere un testamento, il 4 donna aveva anche incaricato il fratello febbraio del 1582. L’attaccamento al pa- Valentino perché nelle vesti di procura- ese in cui aveva vissuto negli ultimi anni tore si occupasse della faccenda. Anche spiega la volontà di chiedere la sepoltura, costui risiedeva ormai a Venezia. La dote di cui si sarebbe dovuto occupare il pre- richiesta doveva essere confrontata con

94 L. MORASSI, 1420-1797. Economia e società in Friuli, 148-149. 95 PALLADIO DEGLI OLIVI, Historie della Provincia del Friuli, II, 286. 96 ASPN, b. 455, NA, not Giovanni Urbanis, r. 3616, cc. 137r-141r.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 117 quella versata alla sorella Fiorina che si del 1780 rogato a Cavasso nel mercato era sposata nel 1735 con Domenico del del conte Giobatta Polcenigo, si erano fu Osvaldo Barman di Frisanco: a costei presentati Giobatta del fu Giacomo e erano stati versati arbitrariamente anche Giobatta del fu Osvaldo, zio e nipote, gli oggetti che spettavano alla sorella oltre della famiglia Franceschina per cedere al carro che avrebbe trasportato i mobi- a titolo di livello francatile a Pietro del li sino alla nuova dimora della sposa. La fu Antonio, anch’esso appartenente alla famiglia Dinon dimostrò che allora non stessa famiglia una camera e un granaio aveva potuto dare la dote a Pasqua per con un tetto ricoperto da coppi situati la situazione di indigenza in cui versava, sopra la camera di Pietro. Il livello era motivazione senza dubbio alla base delle stato valutato dal notaio Francesco del tante emigrazioni che la famiglia stessa fu Giovanni Stellon in lire 243: 10. Alla ebbe modo di conoscere, anche per la stesura del contratto era presente il ge- numerosa prole che era testimoniata an- monese che in un atto notarile prodotto che attraverso un albero genealogico che dieci giorni dopo in cui era dimostrata è compreso nella documentazione pre- l’errata stima fatta dal notaio essendo il sentata. A Pasqua furono riconosciuti i granaio in cattivo stato viene citato come diritti dotali e il nipote Giovanni si occu- una persona addetta alla lavorazione del- pò di versare l’intero fondo dotale calco- la pietra.99 lato nella somma di 14 ducati.97 Nel corso del Settecento giunsero a Nel Settecento sono attestati anche Cavasso diversi nuclei familiari prove- degli spostamenti di persone da Cavasso nienti da Frisanco, che faceva parte della e da Fanna a Polcenigo nell’altro feudo giurisdizione dei conti Polcenigo-Fanna della famiglia comitale. Nel 1784 si era come nel caso di Osvaldo Nadal Lovisa spostato a Polcenigo dove prese dimora il che si era spostato a Runcis da Frisanco notaio di Cavasso Francesco del fu Gio- come è ricordato in tutti i documenti. A batta Franceschina.98 Colle si erano invece spostati i Da Prat originari di Tramonti.100 In questo stesso Se è attestata un’emigrazione da Ca- secolo giunsero infine in paese numerose vasso verso Venezia e Polcenigo nel corso famiglie provenienti dalla Val Tramon- di quegli anni si assiste anche ad un fe- tina e dalla zona compresa tra Toppo e nomeno di immigrazione dai paesi vicini Castelnuovo. verso il feudo Polcenigo-Fanna dovuti principalmente a motivi di lavoro o se- guiti a matrimoni. Intorno al 1780 vi- veva in paese un gemonese, Pietro del fu Pietro Bisi che si scopre residente in zona perché impiegato nella lavorazione delle pietre. In un documento del 16 giugno

97 ASPN, b. 312, NA, not. pre Fanino Biagio, r. 1782, cc. 295v-296r. 98 ASPN, b. 198, NA, not. Antonio Osvaldo Franceschina, r. 1784, c. 436r. 99 ASPN, b. 198, NA, r. 1783, c. 334r. Sull’emigrazione si veda G. DI CAPORIACCO, Storia e statistica dell’emigrazione dal Friuli e dalla Carnia, I, Dall’età veneta al 1915, Udine 1967. 100 ASPN, b. 323, NA, not. Bartolomeo Sacchi, r. 2677, c. 77r.

118 Cavasso Nuovo / Cjavàs 7. I contratti dotali, i testamenti e la in minore età.102 Frequenti erano le sti- ridistribuzione del patrimonio familiare me dei fondi dotali chieste dalle giovani spose come ad esempio la stima fatta l’8 I contratti dotali e i testamenti rappre- febbraio del 1554 della dote di una certa sentano gli aspetti complementari di un Venuta figlia di Sebastiano Zanussi che sistema coerente di ridistribuzione e tra- aveva lasciato la natia Colle, definita nel smissione del patrimonio familiare all’in- documento come viculo Collis, per anda- terno dello schema parentale. Le doti che re in sposa a Giuseppe figlio di Pasquale i padri versavano alle figlie erano date in Marosi di Sequals e ora chiedeva le fosse genere in parte in denaro e in parte in versato quanto le spettava di diritto. Così oggetti come era prescritto negli Statuti nella cucina di Gontardo noto al tempo e come prevedevano le consuetudini in con il soprannome di Botto, vicino al uso. Le giovani donne avrebbero ricevu- fuoco, il notaio scrisse che il fratello Pie- to generalmente con la dote la loro unica tro e la moglie Pasca versarono la somma parte di eredità, a cui si aggiungevano di 41 lire e 14 soldi piccoli come dote. Il eventuali lasciti testamentari, laddove fatto che fosse stato il fratello a versare la andavano ai figli maschi tutti gli altri quota fa presupporre che i genitori fosse- beni. L’analisi dei documenti dotali che ro ormai morti e spettasse quindi al figlio si sono conservati nella documentazione maschio il versamento del fondo dotale per il feudo Polcenigo ha messo in evi- che in questo caso è costituito dalla sem- denza come anche in questi documenti plice somma di denaro senza l’aggiunta si evidenzino le difficoltà economiche di un eventuale corredo.103 vissute dalla popolazione nel corso di quei secoli con continui ritardi nel ver- Ben più elevate e complesse sono le samento di quanto dovuto alle figlie che doti relative agli esponenti della famiglia si rivolgevano sovente ai notai e alla giu- dei conti Polcenigo. I contratti dotali stizia nominando nel ruolo di procura- della famiglia contemplavano ancora nel tore i mariti per ottenere quanto dovuto. Trecento e nel Quattrocento gli assegni Spesso erano i fratelli a dover provvedere dotali di origine germanica, morgengabe alla dote essendo venuti nel frattempo a e dismontatura, come era in uso al tem- mancare i genitori. po. Nella prima delle frequenti contese che divideranno i rami della famiglia Notizie relative alla composizione del- per dispute legate alla trasmissione dei le doti nel Quattrocento si desumono so- beni ereditari, soprattutto nel corso del prattutto dai testamenti come ad esempio Cinquecento, si faceva riferimento ad da quello di Giacomo del fu Candulino un documento dotale risalente al 1379 di Orgnese che nel 1453 lasciava a cia- di Estrude vedova di Pellegrino di Aldri- scuna delle sue figlie 100 soldi e nulla di gone di Polcenigo. Questa era costituita più.101 Nel caso di morte del marito alle dalla somma di 1000 lire a cui si aggiun- mogli veniva chiesto di vivere una vita ri- gevano gli assegni di origine germanica spettabile e di occuparsi dei figli ancora versati dal marito.104

101 AD, Fondo Pergamene, Pergamene del Fondo di Fanna-Cavasso 5, 1453. 102 AD, Fondo Pergamene, Pergamene del Fondo di Fanna-Cavasso ,6, 21 aprile 145(4). 103 ASPN, b. 313, NA, not. Fannino Blasio, r. 2584, cc. 67v-68v. 104 ASTS, FPF, b. 27, cc. 1.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 119 I membri della famiglia Polcenigo dicò come erede universale, non avendo esprimono chiaramente nei testamenti la figli maschi, il piccolo Francesco figlio volontà di mantenere intatto per quan- del conte Girolamo del fu Francesco con to possibile il patrimonio all’interno del la clausola che se fosse venuto a mancare ramo agnatizio della famiglia. Esami- in tenera età gli sarebbero succeduto per nando ad esempio le contese ereditarie diritto ereditario Elia, e se costui fosse quattrocentesche tra Bartolomeo del fu morto in età pupillare senza generare figli Daniele Polcenigo e le figlie di Ettore gli sarebbero succeduti gli altri fratelli. Polcenigo, Ursula, Lucrezia e Marzia si comprende bene la volontà di mantenere Un successivo documento del 1546 ci i beni all’interno del solo ramo maschi- informa che furono inclusi nell’eredità le della famiglia. Il defunto conte Ettore anche i tre figli maschi avuti dal fratello aveva chiesto infatti nel testamento che Alfonso e questo perché a quel momento fossero nominati come eredi universali Elia non aveva ancora generato eredi e del suo patrimonio Mainardo figlio del Francesco solo figlie femmine. Ciò che fu nobile Picogna e i fratelli Antonio e contava era dunque ancora una volta Daniele, suoi figli, a condizione che se mantenere l’eredità nel ramo maschile uno di costoro fosse morto senza aver della famiglia.107 Le contese ereditarie generato dei figli maschi gli sarebbe su- erano una norma nella famiglia Polceni- bentrato uno degli altri due eredi maschi go del Cinquecento: un processo lungo e che i beni non fossero mai alienati.105 due anni vide infatti contrapposti Ales- Sull’eredità del conte Ettore fu intentato sandro e il conte Giacomo Giorgio per un lungo ed interessante processo, com- ottenere la divisione dell’eredità materna posto da 121 carte, che ebbe inizio nel e paterna dal 26 luglio del 1535 al giu- 1505 per iniziativa della moglie di Da- gno del 1537.108 niele di Polcenigo, Maria figlia di Ettore di Spilimbergo, contro le figlie diE ttore, Se le doti della famiglia Polcenigo con- Lucrezia e Ursula, andate in spose rispet- tinuarono nei secoli ad essere comunque tivamente ad un Mantica di Podenone e piuttosto elevate quelle degli abitanti del ad un Savorgnan di Gemona per la ri- feudo non conobbero particolari aumen- scossione della legittima a cui aveva di- ti e rimasero costituite da pochi oggetti e ritto il fratello di costoro Antonio, che in taluni casi da piccole somme di denaro era stato nominato erede universale nel testimoniando così un continuo stato di 109 testamento del padre.106 indigenza. Spesso soprattutto nel corso del Settecento giovani donne ormai spo- Il conte Giacomo Giorgio di Polceni- sate si sarebbero rivolte alle autorità per go avrebbe agito nella stessa maniera il 3 avere le loro doti come era stabilito per aprile del 1535 quando nelle sue ultime legge rivalendosi sui terreni di proprie- volontà, dopo aver negato di lasciare le- tà di famiglia.110 In genere le doti erano gati per il Monte di Pietà di Udine, in- composte da alcuni mobili e da un letto.

105 ASTS, FPF, b. 2, c. 33rv. 106 ASTS, FPF, b. 7. 107 ASTS, FPF, b. 2, cc. 53r-61v. 108 Le carte processuali sono raccolte in un registro conservato nell’ASTS, FPF, b. 14. 109 Sulle doti cfr. D. PENZI, Vicende socio-economiche del contado di Fanna-Cavasso nel 1700, 68-69 e 75-88.

120 Cavasso Nuovo / Cjavàs Nelle divisioni ereditarie si preferiva la- 1569 si stabilisce che i matrimoni siano Inventario dei beni desunto sciare la maggior parte dei beni possedu- fatti davanti alla Chiesa di fronte a tre dal contratto di ti ai figli maschi laddove le figlie erano testimoni, compreso il parroco, con un matrimonio tra prese in considerazione quando mancava Mattia figlio di formulario che doveva essere rispettato se Zuanne Mazzoli di una discendenza maschile. non si voleva incorrere in una scomunica. Fanna e Maddalena I matrimoni contratti in maniera illegale figlia di Giovanni Un aspetto particolare delle pratiche Bidoli di Cavasso matrimoniali è dato dalla diffusione fino dopo il Concilio finirono in taluni casi del 16 gennaio del in processi per invalidazione del matri- 1708 conservato al Concilio di Trento dei matrimoni nell’Archivio di clandestini, ovvero quei matrimoni che monio o separazione anche nella diocesi Stato di Pordenone, venivano contratti con il solo consenso di Concordia. b. 319, r. 2642, c. 33rv. dei due contraenti senza che fosse pre- sente nessun testimone o che i genitori Accanto alle cause intentate per il man- avessero precedentemente dato il pro- cato rispetto delle promesse matrimonia- prio assenso. Dal Concilio tridentino e li si annoverano le cause di richiesta di dai due sinodi di Aquileia del 1567 e del separazione motivate per adulterio.

110 Si veda ad esempio la causa intentata per ottenere il contratto dotale in ASPN, b. 198, NA,not. Antonio Osvaldo Franceschina, r. 1783, c. 324r.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 121 Palazzo Ardit. Tra i processi conservati Andrea Co- donna rimasta sola per un periodo di do- Portone d’ingresso. mina111 ha evidenziato alcuni casi relativi dici anni durante i quali il marito si era a persone di Cavasso che nel corso del trasferito a Venezia per lavoro. Essendo Seicento si rivolsero ai cancellieri vesco- nati dei figli nel corso di quegli anni ov- vili per ottenere il divorzio: tra questi si viamene fu riconosciuto l’adulterio e la segnala il caso di tale Daniele di Cavasso successiva separazione. Anche da casi si- che il 30 giugno del 1620 si presentò dal mili appaiono evidenti le difficoltà di vita cancelliere per chiedere il divorzio dalla nel feudo Polcenigo con persone che si moglie Anna accusata di adulterio. Dai spostavano per lavoro e mogli che rima- resoconti dei tre testimoni presentati ri- nevano sole per periodi molto lunghi. sultano evidenti le difficoltà vissute dalla

111 A. COMINA, “Contrazer matrimonio”. Questioni matrimoniali nella diocesi di Concordia con particoalre riferimento al maniaghese (anni 1550-1799), in Per verba de presenti, a c. di E. BARATTIN, Maniago, 1997, 83-136, segnatamente alle pp. 105-106.

122 Cavasso Nuovo / Cjavàs Riferimenti Bibliografici

M.G.B. ALTAN, Fanna Cavasso nel feudo dei Polcenigo, Itinerari storici della scuola d’ambiente, Roveredo in Piano 1999. P. C. BEGOTTI, Ecclesiastici, nobili e comunità nella storia medioevale di Fanna, in Fanna la sua terra, la sua gente a c. di P. GOI, Fanna 2007, 95-120. P. C. BEGOTTI, Statuti del Friuli occidentale (secoli XIII-XVII. Un repertorio), premessa di G. ORTALLI, Roma 2006. M. BERENGO, La società veneta alla fine del Settecento. Ricerche storiche, Firenze 1956. F. BIANCO, Contadini, sbirri e contrabbandieri nel Friuli del Settecento: la comunità di villaggio tra conservazione e rivolta (Valcellina e Valcolvera), Pordenone 1995. F. BIANCO, Le terre del Friuli, Verona 1997. L. BILLIANI, Dei Toscani ed ebrei prestatori di denaro in Gemona. Note e documenti, s. l, 1895. A. BOSARI, 150 anni di vita economica e di lavoro a Cavasso, “A.r.p.a.” I (2002), 3. O. BOSARI, Le carte napoleoniche dell’Archivio Comunale di Maniago. L’impianto di una amministrazione moderna in Friuli vista dal cantone di Maniago, “Atti dell’Accademia «San Marco» di Pordenone”, 4/6, 2002-2004, 195-234. P. CAMMAROSANO, L’alto Medioevo: verso la formazione regionale, in P. CAMMAROSANO, F. DE VITT, D. DEGRASSI, Il Medioevo, a cura di P. CAMMAROSANO, Udine 1988, 9-155. G. DI CAPORIACCO, Storia e statistica dell’emigrazione dal Friuli e dalla Carnia, I, Dall’età veneta al 1915, Udine 1967. A. COMINA, “Contrazer matrimonio”. Questioni matrimoniali nella diocesi di Concordia con particoalre riferimento al maniaghese (anni 1550-1799), in Per verba de presenti, a c. di E. BARATTIN, Maniago, 1997, 83-136. I. CONTARDO, Summa notariorum Ailinorum, in Biblioteca Civica “V. Joppi” di Udine, mss. Ioppi 106. G. CORAZZOL, Livelli stipulati a Venezia nel 1591, Pisa 1986. B. COSTANZI COBAU, Per una storia di Maniago nel tardo medioevo: i registri dei notai Giovanni di Ailino e Martino, aa. 1984-85 (rel. P. CAMMAROSANO). La cronaca di Pre’ Antonio Purliliese, vice abate di Fanna, 1508-1532, a c. di E. DEGANI, “Archivio Veneto” XVIII (1888), t. XXXVI, 314. M. DAVIDE, La comunità ebraica nella Venzone del Quattrocento, in “Ce fastu?”, LXXX (2004), 167-186. M. DAVIDE, Il ruolo economico delle donne nelle comunità ebraiche di Trieste e di Treviso nei secoli XIV e XV, in “Zakhor. Rivista di storia degli ebrei d’Italia”, VII/2004. T. DEGAN, Gli ebrei a Pordenone e nel Friuli occidentale, Pordenone, 2001. E. DEGANI, La diocesi di Concordia, 2° ed. a c. di G. Vale, Brescia 1977. D. DURISSINI, Credito e presenza ebraica a Trieste, in “Zakhor. Rivista di storia degli ebrei d’Italia, I,Firenze, 1997, 25-76. A. GUAITOLI, Beni comunali e istituti di compascuo nel Friuli agli inizi del secolo XVII. Con particolari riferimenti alla montagna e alla pianura della Destra Tagliamento, in Società e cultura del Cinquecento nel Friuli Occidentale, a c. di A. DEL COL, Pordenone 1984. P.C. IOLY ZORATTINI, Gli ebrei a Spilimbergo, in Spilinberc. 61m Congres, 23 di setembar 1984, a c. di N. CANTARUTTI E G. BERGAMINI, [Udin], Societât filologiche furlane, Udine, 1984, 137-140. P.C. IOLY ZORATTINI, Gli ebrei a Udine dal Trecento ai giorni nostri, in “Atti dell’Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Udine”, LXXIV (1981), 15-24. M. LUCCHETTA, I banchi ebraici di prestito su pegno. Contributo per una storia del credito in Friuli e a Pordenone in particolare, tesi di laurea, Università di Venezia, aa. 1968-1969. M. LUCCHETTA, Benedetto ebreo da Ratisbona del fu maestro Josef banchiere pubblico in Venzone, Udine, 1971. FABIO DI MANIAGO, Notizie sopra la famiglia degli Ajlini, mss. 4220. E. MIRIMINA, Ideologia e poesia in una singolare testimonianza dell’ancien regime in Friuli. Giorgio di Polcenigo 1715-1784, Udine 1990. T. MIOTTI, Castelli del Friuli, 4: Feudi e giurisdizioni del Friuli Occidentale, Udine 1980, 187-191. C. G. MOR, Maniago dal diploma ottoniano alla dedizione a Venezia, in Maniago. Pieve feudo

Cavasso Nuovo / Cjavàs 123 comune, Maniago 1981, 35-72. L. MORASSI, 1420-1797. Economia e società in Friuli, Udine-Tavagnacco 1997. PALLADIO DEGLI OLIVI, Historie della Provincia del Friuli, II, Udine 1660 (= Bologna 1972). G. ORTALLI, Le modalità di un paesaggio: il Friuli occidentale e il dominio veneziano, in Il Quattrocento nel Friuli Occidentale, Pordenone 1996, 16-18. A. PELLEGRINI, Cenni storici sul castello di Porcia, Pordenone, 1925. D. PENZI, Vicende socio-economiche del contado di Fanna-Cavasso nel 1700, Pordenone 1997. G. PERUSINI, L’amministrazione della giustizia in una giurisdizione friulana del Cinquecento, “Memorie Storiche Forogiuliesi” XL (1952-1953). C. POVOLO, Aspetti e problemi dell’amministrazione della giustizia penale nella Repubblica di Venezia. Secoli XVI-XVII, in Stato, società e giustizia nella Repubblica veneta (sec. XV-XVIII), a c. di G. COZZI, Roma 1980, 153-258. G. TREBBI, 1420-1797. La storia politica e sociale, Udine-Tricesimo 1998. M. VALLERANI, La giustizia pubblica medievale, Bologna 2005. A. VERONESE, Mobilità, migrazioni e presenza ebraica a Trieste nei secoli XIV e XV, in Scritti in onore di Girolamo Arnaldi, Roma 2001, 545-583. G. VERONESE, Signori e sudditi. Il feudo di Zoppola tra ‘500 e ‘600, introduzione di F. BIANCO, Pordenone 1997. A. VIGGIANO, Giustizia e disciplina e ordine pubblico, in Storia di Venezia. Dal Rinascimento al Barocco, VI, a c. di G. COZZI, P. PRODI, Roma 1994, 825-861. A. VIGGIANO, Governanti e governati. Legittimità del potere ed esercizio dell’autorità sovrana nello Stato Veneto della prima età moderna, Treviso 1993. M. ZACCHIGNA, Sistemi d’acqua e mulini in Friuli fra i secoli XIV e XV. Contributo alla storia dell’economia friulana nel Bassomedioevo, Venezia 1996. I. ZENAROLA PASTORE, Appunti di vita economico-sociale nella Venzone del Trecento, in “Bollettino dell’Associazione Amici di Venzone”, II (1973), 11-29. I. ZENAROLA PASTORE, Gli ebrei a Cividale del Friuli dal XII al XVII secolo, Udine, 1993. I. ZENAROLA PASTORE, La giustizia penale in una giurisdizione Savorgnan (sec. XVI-XVIII), “Metodi e ricerche”, n. s. XIII (1994), 1-2, 173-181. I. ZENAROLA PASTORE, Note sulla presenza ebraica in Udine alla fine del Quindicesimo secolo, in “Memorie Storiche Forogiuliesi, LIX (1979), 158-162. S. ZOZZOLOTTO, Il tempo dei molini: acque, proprietà e lavoro nei feudi degli Spilimbergo tra medioevo ed età moderna, prefazione di M. ZACCHIGNA, Udine 2005.

124 Cavasso Nuovo / Cjavàs La storia contemporanea

Mario Di Michiel

1. Ai tempi di Napoleone vi di ogni mezzo di sussistenza erano 41 tra Cavasso, Orgnese e Colle e che su di La marchesa Caterina Colloredo- loro vigilava la municipalità perché erano Melz, sposa del conte Elia di Polcenigo, “i più facili a recar danni” nelle campa- in una lettera al cugino Doimo Frangi- gne altrui, cioè a rubare; che quattro per- pane del 9 aprile 1798, descrive Cavasso sone erano state in carcere per provvedi- come “un luogo di delizie e di amenità” menti di polizia comunale negli ultimi il rosignolo del vicino accompagna dove “ tre anni. col canto e rende deliziose le nostre ore di studio” mentre “Elia dirige la raccolta del I principali prodotti dell’agricoltura Picolit sul colle”1. erano il granoturco, il frumento, la sega- la, il miglio, il vino, mentre, fatto un po’ Gli abitanti di Cavasso forse non ave- singolare, non si coltivavano le patate a vano esperienza delle delizie che allieta- “causa del clima piuttosto freddo”. 2 Fagio- vano la vita della marchesa. Per farcene li, polenta e formaggio erano il cibo più un’idea abbastanza precisa, utili infor- comune; da bere, acqua, “che se ne trova mazioni possiamo trarre dalle risposte di perfetta, limpida, e sottile che i sindaci del maniaghese diedero ad ” e poco vino. un questionario inviato dal prefetto nel Per quanto riguardava l’allevamento del 1807 per conoscere la condizione sociale bestiame, dalle risposte sappiamo che in ed economica nei paesi. paese esistevano 2 cavalli, 1 mulo, 19 asi- ni, 90 pecore, 11 montoni, 82 maiali, 6 Risulta che a Cavasso c’erano ancora buoi da lavoro e 25 per la vendita; nasce- case con i tetti di paglia e senza camino, vano ogni anno 120 vitelli. Quest’ultimo causa a volte di incendi; che i poveri pri- dato, assieme alla quantità di burro e for-

1 Il conte Elia e la moglie Caterina di Colloredo abitavano nell’attuale palazzo Ardit, edificio di tre piani, che si affaccia su un ampio cortile. Sei stanze del palazzo erano state decorate da un artista bolognese, Antonio Basoli, tra la fine del ‘700 e il primo decennio dell’800; C. MUNARI,La committenza della nobile famiglia Polcenigo Fanna a Cavasso Nuovo, in “Memorie storiche forogiuliesi” LXXVIII (1998), 139-143. 2 Nell’aprile 1815, durante un periodo di forte carestia, il vice prefetto scriveva ai parroci perché promuovessero tra i contadini la coltivazione della patata “che sola può allontanare il flagello della carestia e della fame” e in una successiva circolare al podestà, del 4 settembre, illustrava il progetto “di destinare una porzione de’ fondi comunali alla coltivazione della patata a beneficio esclusivo de’ poveri della Comune” . Archivio comunale di Maniago (=ACM) b. 56 f. Amministrazione 1815.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 125 maggio prodotti, ci conferma che si pra- Sempre Fannio, alla domanda quali ticava l’allevamento bovino come risulta fossero i lavori delle donne, rispose: “I anche da una statistica di otto anni dopo lavori … per le signore sono il passeggio e in cui l’agente comunale registrava 80 picciolo lavoro, e per le villiche nell’estate i “animali bovini da tiro” e 160 vacche3. lavori di campagna, e l’inverno s’impiega- no principalmente nel filare”. Il lavoro dei campi spesso non rendeva a sufficienza perché le terre erano “medio- Non esisteva la scuola pubblica, perché cri di qualità” e, aggiungeva il compila- il Comune non aveva i mezzi per prov- tore del questionario, signor Fannio: “In vedere un edificio e per pagare gli inse- un decennio due o tre anni si può dir che gnanti. Le famiglie che volevano istruire il raccolto sia perfetto, e corrisponda, come i loro figli si rivolgevano al parroco o al dovrebbe alla seminagione. Le cause che … cappellano a proprie spese. si oppongono [ad un buon raccolto] sono la combinazione del clima troppo umido In paese non c’era il medico e la fun- … o troppo secco … la grandine, i venti, e zione di ostetrica la svolgevano donne le intemperie del clima incostante”. Quali- che avevano imparato ad assistere le par- tà della terra e clima, dunque, non per- torienti “non già per studi, ma solo per al- mettevano di produrre il sufficiente per quanta pratica ed esperienza”4. le esigenze alimentari delle famiglie ed era necessario importare anche i generi Dall’insieme delle risposte al que- di prima necessità. stionario risulta un quadro abbastanza completo ed articolato di una società Se si considera inoltre che più della agricola povera in cui non era stata in- metà delle terre erano proprietà dei Pol- trodotta nessuna delle innovazioni che cenigo, della Chiesa e dei Cossio e che in Friuli venivano allora prospettate da il resto era costituito da appezzamenti studiosi quali il friulano Antonio Zanon, piccoli o piccolissimi, si può concludere che aveva criticato l’inerzia di certa no- che le risorse a disposizione della mag- biltà restia ad introdurre delle novità nei gior parte delle famiglie di Cavasso fos- sistemi di coltivazione, condannando le sero allora limitate e, come vedremo più popolazioni agricole alla miseria5. avanti, fortemente dipendenti dalle con- dizioni climatiche. I primi anni dell’Ottocento furono anni di guerre continue: gli eserciti Ad integrare l’insufficiente reddito dei francese, austriaco e russo più volte campi si provvedeva anche allora emi- attraversarono il Friuli, tutti requisendo grando. Gli uomini, già all’età di 16 anni, viveri e imponendo tasse e prestazioni andavano a lavorare nelle campagne o a lavorative. tagliar boschi. Emigravano in due periodi dell’anno: da novembre ad aprile e dalla Dal 1806 al 1813 il territorio friulano metà di maggio ai primi di ottobre. fu parte del Regno d’Italia napoleonico.

3 ACM b. 59, f. Agricoltura 1815, Statistica sulle qualità e quantità delle produzioni del Comune di Cavasso ed aggregate e rispettivo valore plateale. 29 gennaio 1815. 4 D. BARATTIN (a cura di), 1807 Statistica del Cantone di Maniago, Maniago 2000, 182-198. 5 Il padre del conte Elia, Giorgio di Polcenigo e Fanna, difensore dei privilegi dei nobili, aveva trattato lo Zanon da ciarlatano. E. MIRMINA, Ideologia e poesia in una singolare testimonianza dell’ Acien Régime in Friuli, Udine 1990, 76-77.

126 Cavasso Nuovo / Cjavàs Rispetto al dominio veneziano, quello carica un anno7. Cavasso divenne Comu- napoleonico modificò profondamente ne comprendente Orgnese e Colle, che l’organizzazione politico-amministrativa fino alla fine del Settecento erano state del Friuli. Il territorio fu diviso in Di- vicinie autonome con un loro podestà8. partimenti, Distretti, Cantoni e Comuni e fu organizzato secondo una struttura Da una lettera datata 18 settembre amministrativa fortemente accentrata: a 1806 conservata nell’archivio parroc- capo dei dipartimenti c’erano i prefetti, chiale, sappiamo che sindico, in quell’an- che attraverso i sottoprefetti posti in ogni no, era il conte Elia di Polcenigo e che distretto controllavano i sindaci. lo coadiuvavano due anciani: Fannio e Franceschina9. Il Comune creato dai Francesi fu una novità per il Friuli dove, fino alla fine del- Nella vita del paese il conte Elia di Pol- la Repubblica di Venezia, ogni villaggio cenigo mantenne un ruolo significativo era organizzato in vicìnia, organismo di negli anni successivi. Diventò il primo autogoverno formato dall’ assemblea dei sindaco di Cavasso, come altri nobili lo capifamiglia, con a capo il Meriga o Po- furono in altri paesi (per esempio i conti destà6. Il nuovo comune, invece, avrebbe di Maniago nel loro comune). Ciò dipese dovuto essere il centro amministrativo di senz’altro dal fatto che il sindaco del nuo- un territorio, in cui si trovassero i servizi vo comune, per applicare le leggi e i re- e gli uffici pubblici.N on secondaria però golamenti emanati dal governo centrale, era la volontà di controllo da parte del doveva essere una persona con un certo potere centrale allo scopo di ricavare le livello d’istruzione che fosse a conoscen- risorse necessarie per la politica di poten- za delle regole fondamentali dell’ammi- za condotta da Napoleone. nistrazione pubblica. Napoleone, erede della Rivoluzione francese che aveva abo- A capo del Comune c’era il sindaco, lito i diritti feudali e aveva ghigliottinato unico responsabile nei confronti del pre- migliaia di nobili, si trovò nella necessità fetto; aveva competenza su sanità, istru- di utilizzarli nella guida dei comuni e nei zione, strade, commercio, leva militare, gradi più elevati dell’amministrazione ordine pubblico. Era coadiuvato da due pubblica10. anziani, i “savi”, scelti con scrutinio se- greto tra i membri del consiglio comuna- La famiglia Polcenigo nel primo de- le costituito da persone scelte tra i mag- cennio dell’800 sviluppò i propri interessi giori possidenti. Il consiglio era convoca- anche lontano da Cavasso, in provincia di to almeno due volte all’anno per votare il Padova. Risulta infatti che nell’agosto del bilancio, decidere sulle opere essenziali e 1821, amministrazione comunale, parroco per eleggere gli anziani che duravano in e fabbricieri indirizzarono a Villa Estense,

6 Le vicinie avevano il compito soprattutto di regolare l’uso delle terre e dei boschi comunali, utilizzabili dagli abitanti del comune secondo regole stabilite dall’assemblea, D. PENZI, Vicende socio-economiche del contado di Fanna-Cavasso nel 1700, Pordenone 1997, 31-62. 7 R. CORBELLINI, Il dipartimento di Passariano 1805–1813, in La provincia imperfetta. Il Friuli dal 1798 al 1848, Udine 1993, 89-100. 8 Archivio parrocchiale di Cavasso Nuovo (= APCN), Cart. 69, Tit. X, 1, Promemoria sull’origine dell’assegno di congrua corrisposto dal Comune di Cavasso Nuovo al Pievano di S. Remigio. Lettera di Don Stefanutti del 20 ottobre 1934. 9 APCN, Cart. 4, Tit. III, 1/6, Rapporti con la provincia. 10 R. CORBELLINI, Il dipartimento di Passariano 1805–1813, 128.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 127 ne aveva fatto dono al nipote, che aveva assunto il nome di conte Elia di Polcenigo Sambonifacio. Da allora il conte Elia e la moglie abitarono a Villa Estense ed è lì che morì Caterina di Colloredo-Mels nel 1822 a 46 anni. Rimasto vedovo, Elia sposò una ragazza di Cavasso, Elisabetta Maraldo che, alla morte del marito il 28 novembre 1838, divenne unica erede dei beni Polcenigo e Sambonifacio. La Ma- raldo, morta il 19 settembre 1871, lasciò come proprio erede il nipote Pietro Ardit, figlio di una sua sorella11.

2. Al tempo del governo austriaco

Dopo la sconfitta di Napoleone, nel 1813, il Friuli fu occupato dalle truppe Austriache e divenne parte dell’Impero di Vienna. Negli anni immediatamente suc- cessivi, alle difficoltà causate dalle guerre e dalle “imposizioni gravose”(l’obbligo di fornire agli eserciti cibo, foraggio, anima- li e carri) si aggiunse la carestia: “per un

Lettera autografa del conte Elia di Polcenigo del 1814 in cui afferma che da triennio...un’atmosfera rigida e piovosa rese tre anni il suo domicilio è fissato in Padova. vane le speranze d’un mediocre raccolto”. Archivio Comunale di Maniago, b. 51. Da un prospetto preparato dal parroco Martini ricaviamo che a Cavasso il rac- in provincia di Padova, una lettera per il colto di granoturco in quell’anno fu di “Nob. Signore Co. Elia Polcenigo Sambo- 386 staia invece delle solite 1.40012. Già nifacio”, chiedendogli di ospitare nel suo durante l’inverno molte famiglie non eb- palazzo di Cavasso il vescovo, che sarebbe bero di che mangiare ed il prefetto inviò, venuto a consacrare la Chiesa Parrocchiale a Cavasso come negli altri Comuni, fondi di S. Remigio a metà settembre. Il conte, per la preparazione delle “zuppe economi- che rispose affermativamente, non abitava che”, cioè di minestre da distribuire agli più a Cavasso perché era entrato in posses- indigenti. Nel luglio del 1815 il parroco so di una proprietà terriera e di un palazzo comunicava che erano morte 6 persone della famiglia della madre Angela di Sam- di inedia e che molti languivano a let- bonifacio. Lo zio materno di Elia, rimasto to e sarebbero morti se non fossero stati unico intestatario di quei beni, nel 1810 aiutati13.

11 D. SCHIESARI, Storia di Villa Estense e del suo territorio, Este 1978, 57-61. 12 ACM, b. 59, f. Agricoltura 1815. 13 ACM, b. 56, Amministrazione 1815.

128 Cavasso Nuovo / Cjavàs Gli austriaci mantennero la struttura grossi possidenti. amministrativa verticistica introdotta dai francesi con Udine capoluogo della L’Austria continuò l’opera iniziata da Provincia del Friuli e a loro volta intro- Napoleone. Con legge del 23 dicembre dussero regole nuove. 1817 fu disposta “la formazione di un ge- nerale e stabile censimento nel regno Lom- Vennero emanate norme che obbliga- bardo-Veneto, per servire ad una più giusta rono i Comuni a creare ed a tenere ag- determinazione dell’imposta fondiaria”. giornati i Registri anagrafici utilizzando Furono istituite “delegazioni comunali, gli atti di nascita, di morte, di matrimo- composte di tre individui per ogni comune, nio che i parroci dovevano fornire “col che per la pratica dei luoghi e per le co- massimo zelo e con ogni premura”14. Fino gnizioni agrarie, dovevano somministrare ad allora, i mutamenti numerici della ai periti le notizie occorrenti”. I Comuni popolazione e lo stato giuridico dei cit- dovevano pagare le spese di cancelleria tadini venivano riportati solo nei registri nonché l’alloggio dei “commissari sti- delle parrocchie a cura dei parroci, che matori.” Le operazioni di censimento si ripetutamente erano stati sollecitati a completarono nel 185417. compilare gli atti con regolarità15. I proprietari di molte terre come i Pol- Un elemento di modernizzazione del- cenigo, i Cossio, la Parrocchia di San Re- lo Stato fu l’introduzione del catasto. La migio, le facevano lavorare da affittuari. Repubblica di Venezia non aveva avuto I contratti di affitto nei secoli precedenti un sistema di tassazione efficiente: ogni erano a lunga scadenza (livello), impe- proprietario denunciava beni e terreni gnavano il contadino a lavorare e miglio- senza che ci fosse un controllo per verifi- rare il fondo e a versare un canone che care il valore e la qualità dei terreni posse- poteva consistere in prodotti agricoli, de- duti, per cui i maggiori proprietari paga- naro, prestazioni di lavoro. vano imposte molto basse16. Già durante il dominio francese si era incominciato a Nell’Ottocento invalse l’uso di tra- costruire il catasto pubblico delle terre e sformare il canone, consistente in fru- dei beni immobili. Ogni campo ed ogni mento, segala, vino, galline, uova, ecc. in casa venivano registrati indicandone la denaro, sulla base di tabelle (i mercuriali) superficie, il valore, la rendita, in base che venivano calcolate periodicamente, alla quale veniva fissata la relativa tassa. per Cavasso e tutta la zona, al mercato In questo modo sarebbe stato possibile di Spilimbergo18. Gli abitanti di Cavasso far pagare ogni proprietario per quello che lavoravano terre in affitto, quando i che possedeva e lo Stato avrebbe potuto raccolti erano scarsi, chiedevano prestiti introitare più denaro essendo diventato ai Polcenigo o alla Fabbricieria che am- più difficile evadere, in particolare per i ministrava i beni della parrocchia di S.

14 APCN, Cart. 4, Tit. III 1/6, Circolari della Regia Delegazione per la Provincia del Friuli 1820-1862: Circolare del 15 febbraio 1834. 15 APCN, Cart. 72, Tit. XII, Carte della Congregazione del clero 1806-1817. 16 D. BARATTIN (a cura di), 1807 Statistica del Cantone di Maniago, 183. 17 Archivio Comunale di Fanna (= ACF), Affari particolari, Cart. 7, b. 7, Rimborso ai Comuni del Lombardo Veneto sotto dominio austriaco per spese catasto. Relazione ministeriale 12 maggio 1910. 18 APCN, Cart. 4, Tit III 1/6, Rapporti con la provincia. Norme per calcolare i capitali del 27 aprile 1819.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 129 Cortile interno del palazzo Ardit. Foto: Aldo Tuniz.

Remigio. L’interesse praticato variava dal letterati”. La vicenda ebbe il suo epilogo 4 al 7%19. nel 1846, quando i fabbricieri Francesco Bazzani, Lorenzo Tramontin Basèl di Ca- Succedeva a volte che chi aveva chie- vasso e Pietro Sartor di Orgnese chiesero sto il prestito, o l’affittuario, non fosse ed ottennero dalla Pretura di Maniago in grado di pagare e rischiasse il pigno- il pignoramento dei beni della Mattiuz ramento dei beni. È quanto successe ad per il recupero della somma dovuta per le Elisabetta Mattiuz. Il suocero Giobatta annualità di affitto dal 1835 al 184620. Zambon che aveva in affitto un terreno della chiesa di San Remigio, a partire Le terre possedute dalla chiesa di San dal 1835 non fu più in grado di paga- Remigio non furono sempre ben ammi- re e per evitare il pignoramento dei beni nistrate dalla fabbriceria che non aveva furbescamente cedette i suoi averi, con conservato i documenti a prova dei dirit- regolare contratto, alla nuora. Dopo due ti della chiesa; così col trascorrere degli anni il suocero morì e la fabbriceria, che anni molti affittuari divennero di fatto amministrava i terreni della Parrocchia, proprietari dei terreni che lavoravano. andò da Elisabetta che, come erede, fu costretta a firmare un documento in cui Per garantire l’interesse della chiesa, il si assumeva tutti i debiti del suocero e governo austriaco invitò i fabbriceri a co- riconosceva i diritti della fabbriceria a pi- stringere gli affittuari debitori all’affran- gnorare i suoi beni se non avesse pagato. cazione, mediante la quale diventavano Firmarono il documento, lei e il marito, proprietari del fondo pagando gli affitti con una croce in quanto entrambi “il- arretrati e una somma per il capitale. Per

19 O. BOSARI, Antologia adriatica. I lumi, gli imperi, i nazionalismi, Gorizia 2007, 86-90. 20 APCN, Cart. 4, Tit. III 1/6, Decreti della Pretura 1835–1832 n. 23 carte.

130 Cavasso Nuovo / Cjavàs esempio il conte Elia Polcenigo si dichia- 3. Il vaiolo, il colera, la pellagra. rò disposto a pagare £ 200 per liberarsi dell’affitto annuale consistente inVino “ Durante il periodo in cui il Friuli fu boccali 19, Miglio quartaruollo uno scodel- parte del Lombardo Veneto austriaco, le 3 ½, e Contadi soldi 6 qual possessore l’autorità imperiale sviluppò una rigorosa d’un pezzo di terra di ragione del Maso politica sanitaria per migliorare l’igiene e detto di Brun” della Parrocchia di San la salute dei cittadini tenendo conto delle Remigio21. scoperte scientifiche in campo medico. In particolare fu intensa ed ebbe suc- Tra i proprietari di terre c’era allora cesso la lotta contro il vaiolo grazie alla anche il Comune al quale apparteneva scoperta del medico inglese Edward Jen- quel che era rimasto delle terre comuna- ner, che nel 1796 aveva praticato la prima li dell’antica vicinia. Di queste terre ab- vaccinazione antivaiolosa. Proprio l’anno biamo documentazione ancora nel 1961, successivo, alla caduta della Repubblica quando, in base ad una ricognizione fatta di Venezia ed al passaggio del Veneto presso il catasto di Maniago, risultarono alle dipendenze dell’ Austria, a Cavasso ben 170 ditte livellarie del Comune di si diffuse il vaiolo che colpì soprattutto i Cavasso che chiese il pagamento del ca- bambini. Dal mese di giugno alla fine di none per l’anno 1962 e gli arretrati fino settembre ne furono mortalmente colpite al 1957; propose anche la possibilità di 48 persone. Nel registro dei morti della affrancamento pagando una cifra corri- Parrocchia di San Remigio sono ripor- spondente al capitale22. Una legge nazio- tati, quasi giornalmente, i nomi dei de- nale del 1966 ripropose l’affrancazione ceduti che, a causa del caldo dell’estate, dei livelli comunali e dovette raggiunge- venivano seppelliti al tramonto del sole re lo scopo perché oggi non esistono più nello stesso giorno del decesso24. a Cavasso livellari del Comune. La vaccinazione antivaiolosa fu intro- Per quanto riguarda i beni Polcenigo dotta con forti pressioni sulle famiglie della contessa Elisabetta, parte furono perché facessero vaccinare i figli. Era ereditati dal nipote Pietro Ardit e da al- “preciso dovere dei Parrochi, nei giorni ed tri, ma molti andarono dispersi per le liti ora di maggior concorso, di tener dall’Alta- giudiziarie intentate dalla famiglia Polce- re apposito discorso sulla Vaccinazione, … nigo contro Elisabetta Maraldo ed i suoi presentando il quadro dei danni provenien- eredi23. ti dalla trascuranza di tanta benefica ope- razione”. La legge prevedeva che in ogni A seguito di queste vicende relative alle comune fosse costituita una commissione terre del Comune, della Chiesa di S. Re- formata dal parroco, dalla deputazione migio e dei Polcenigo, alla fine dell’Ot- comunale, e se c’era, dal medico. I me- tocento, a Cavasso era diffusa solo la dici che avessero trascurato di vaccinare i piccola proprietà che veniva lavorata per bambini sarebbero stati “immediatamente servire al consumo familiare. dimessi dalle Condotte”25. Ai genitori che

21 APCN, Cart. 4, Tit. III, 1/6, Rapporti con la Provincia. 22 Archivio Comunale di Cavasso Nuovo (= ACCN), Registro dei canoni enfiteutici. 23 ACM, busta 11, f. 5, Sostanza abbandonata dalla Nob. Elisabetta Maraldo ed ora posseduta da Ardit Pietro fu Giuseppe. 24 APCN, Cart. 13, Registro dei morti 1781-1842. 25 APCN, Cart. 4, Tit. III 1/6, Circolari della Regia Delegazione per la Provincia del Friuli.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 131 non avessero fatto vaccinare i figli non importanza erano invece le prescrizioni sarebbe stato dato alcun sussidio, sareb- di carattere igienico quali tenere puliti i be stata negata la “carta di via per cercare letti degli ammalati e seppellire le feci e il altrove lavoro”, i figli non sarebbero stati vomito che si intuiva essere le principali accolti a scuola né all’istruzione religiosa fonti di infezione28. Per migliorare le e, se poveri, non sarebbero stati ammes- condizioni igieniche dei paesi, una si “all’assistenza gratuita”. Tra chi invece circolare della Delegazione provinciale avesse fatto vaccinare i figli sarebbero del 21 dicembre 1831 decretava tra stati estratti a sorte due premi “di fiorini l’altro che i letamai non fossero ubicati due” ciascuno26. I provvedimenti ebbero vicino alle case, invitava a controllare effetti positivi: infatti dopo il 1797 non che la brovada non fosse fatta con rape si registrarono più epidemie di vaiolo a guaste, a porre estrema cura nella pulizia Cavasso. della biancheria. Indicava come “abuso pernicioso introdotto ed esteso in gran parte Oltre al vaiolo, una grave malattia del medio e del basso Friuli” l’abitudine che colpiva periodicamente il Friuli era di chiudersi nelle stalle per ripararsi dal il colera. Un’epidemia si era diffusa nel- freddo. Sollecitava infine i Comuni a la pianura friulana nel 1836 al passaggio dotarsi di un lazzaretto per l’isolamento delle truppe austriache che rientravano degli “infetti”29. in patria. Cavasso e i paesi della monta- gna non ne furono contagiati in quanto Il registro dei morti della parrocchia lontani da strade di transito dell’eserci- riporta il primo caso di colera in data 19 to. Successivamente il colera si diffuse in luglio 1855. L’epidemia iniziò nei Grilli Friuli nel 1855 e Cavasso ne fu devasta- e nei Vescovi; morirono Pietro figlio di to. Giovanni Grillo, d’anni 24 e Maria d’un anno, sua nipote. Il giorno successivo nel- Allora era difficile curare la malattia la famiglia Bernardon Vescovo morirono perché non se ne conosceva ancora la Giovanni d’anni 48, il fratello Michiele causa. Il vibrione o batterio del colera fu d’anni 50, il figlio di Giovanni d’anni scoperto, nel 1854, dal medico Filippo 10. Poi l’epidemia si diffuse per tutto il Pacini, ma non fu creduto dalla comunità paese e le morti per colera continuarono medica che solo nel 1883 riconobbe che sino al 18 ottobre. In tutto morirono 57 aveva ragione. Non conoscendone la persone. causa, anche le cure (salasso, ghiaccio, laudano, fumigazioni di aceto o di I funerali si facevano per lo più lo ginepro) erano inutili. Si raccomandava stesso giorno della morte, “notte tempo”. una vita “sobria e senza eccessi” evitando Lo prevedeva un decreto del 1811 che, tra l’altro “l’abuso di Venere”; era anche in caso di morte a causa di malattia in- ritenuta utile l’applicazione di mignatte fettiva, proibiva “di trasportare dalla casa nei posti più intimi del corpo27. Di reale alla Chiesa e di là al Cimiterio i cadaveri

26 APCN, Cart. 5, Tit. III, 1/7, Rapporti con il Comune 1862-1874. 27 M. BRESCHI, Il colera del 1836 in Friuli, Economia e popolazione in Friuli dalla caduta della Repubblica di Venezia alla fine della dominazione austriaca, Udine 1998, 195-217. 28 E. VARUTTI, E. POLO, Il terribile morbo colera del 1855, Lavariano 2005, 18-64. 29 APCN, Cart. 4, Tit. III, 1/6, Circolari della Regia Delegazione per la provincia del Friuli. Circolare del 21 dicembre 1831.

132 Cavasso Nuovo / Cjavàs di persone morte di malattie contagiose … bensì perché nutrendosi meglio avevano ovvero di fare esequie nella casa dei Defun- organismi che si difendevano con mag- ti con intervento di popolo” e richiamava gior efficacia dal morbo. i parroci all’esatta osservanza “delle Leggi che prescrivono di dover tradurre i cada- Un’altra malattia presente in Friuli in veri delle persone morte di malattie conta- forma endemica era la pellagra. Era dif- giose dalla Casa direttamente al Cimiterio fusa soprattutto tra la gente molto povera senza accompagnamento di Sacerdoti, e il cui cibo era essenzialmente costituito senza intervento di persone tranne quelle da polenta. Ne conseguiva una grave ca- che sono assolutamente indispensabili per renza di vitamine, causa della pellagra, tumulare i cadaveri”30. che provocava debolezza fisica, infiam- mazione della pelle, diarrea e, nell’ulti- I morti venivano seppelliti in locali- mo stadio, la perdita della memoria e la tà Triviana, nel nuovo cimitero, che era pazzia. Il numero degli ammalati aumen- stato benedetto il 2 settembre 1853 “dal tava durante le ricorrenti carestie, come Rev.mo Parroco e Vicario Foraneo di Arba accadde negli anni 1815 – 19, quando si delegato dall’Ill.ma Rev.ma Curia Vesco- registrarono in Friuli 17.300 pellagrosi.33 vile, assistendo a detta Benedizione il Par- In quegli anni i rapporti delle autorità roco don Vincenzo Bassutti… e presente comunali e dei parroci rilevavano un molto popolo”31. quadro impressionante della situazione nei paesi. A Cavasso e Orgnese, secon- A rendere più difficile la situazione do quanto comunicava il parroco Mar- generale, nei mesi del colera si diffuse tini al podestà di Maniago nel maggio la diceria che i medici facessero “morire 1815, i pellagrosi all’ultimo stadio della i poveri appena colti dal male perché non malattia erano ventuno ed a Colle sette; si appesti l’aria a danno de’ Signori” e le a Maniago risulta che ce ne fossero 211, a famiglie rifiutavano i farmaci proposti Fanna 48, ad Andreis 37, a Frisanco 32.34 dai dottori. La curia vescovile di Con- Alla fine dell’Ottocento un seppur lento cordia invitò i parroci a “sgombrare que- miglioramento delle condizioni di vita sto falso pregiudizio che può tornare assai comportò una diminuzione dei casi di nocivo”32. Il diffondersi della diceria ha pellagra e nel 1904 Cavasso e Fanna ne una sua spiegazione: i rimedi e i farmaci risultavano esenti.35 proposti dai medici, poiché la causa della malattia non era nota, non evitavano che Per quanto riguarda la situazione sanita- molti morissero in pochi giorni. Ed era ria in generale, possono essere significativi vero che i Signori erano meno colpiti, ma i dati ricavabili dal registro dei morti del non perché fossero protetti dai medici 1887.

30 APCN, Cart. 4 Tit. III, 1/6, Circolari della Regia Delegazione. Circolare n. 10843/980 Sanità del 12.06.1835. L’isolamento era previsto per tutte le malattie infettive: “l’immediato sequestro delle famiglie affette dal morboso tifo” con controllo da parte dei soldati fu applicato con rigore nel 1816 a Maniago. ACM, b. 60, f. Atti diversi 1816. 31 APCN, Cart. 14, Tit. 6, IV, 5/1, Registro ecclesiastico dei morti della Chiesa parrocchiale di S. Remigio di Cavasso 1843-1917. 32 APCN, Cart. 72, Tit. X, 11/2, Ordinanze e circolari della Curia 1854-1912. 33 M. BRESCHI, Vivere in Friuli, Udine 1999, 134. 34 ACM, B. 59, f. Sanità 1815. 35 G.B. CANTARUTTI, L. PERISSUTTI, La pellagra in Friuli nel 1904, Udine 1904, 39.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 133 In quell’anno il parroco don Bassutti per alla costituzione del Regno d’Italia nel ogni deceduto registrò anche la malattia 1861. È di quel periodo il tentativo in- che lo aveva colpito. Morirono in totale surrezionale organizzato dal mazziniano 60 persone: 42 bambini compresi tra gli dott. Antonio Andreuzzi di Navarons 0 e 3 anni colpiti 11 da gastrite, 10 da di Meduno che nel 1864 si mise a capo verminai, 15 da spasimo, 5 da tosse paga- di un gruppo di patrioti tra i quali due na, 1 da riscaldo. Le cause di morte degli cittadini di Cavasso, Eugenio Petrucco e adulti furono: gastrite 3, dolori reumatici Gio Batta Bernardon, detto Zulian. Con 1, vecchiaia 2, idropisia 9, per caduta 1, l’obiettivo di far scoppiare una rivolta polmonite 2. contro gli austriaci, tentarono di unirsi ad altri congiurati del Cadore i quali, Come risulta subito evidente la morta- però, traditi da qualche spiata, furono lità infantile era molto alta ed era dovuta tempestivamente arrestati. Rimasti isola- soprattutto alle malattie infettive dell’appa- ti e rifugiatisi tra le montagne di Andreis, rato digerente e respiratorio, spesso conse- dopo uno scontro a fuoco con gli austria- guenza delle insufficienti norme igieniche ci, dovettero disperdersi. L’Andreuzzi ri- allora in uso. uscì a fuggire oltre il Po. Una quarantina dei componenti la banda furono proces- Dai registri parrocchiali dei nati e dei sati e condannati nel febbraio del 1866; morti risulta comunque che, esclusi gli tra gli altri i cavassesi Gio Batta Bernar- anni delle epidemie, il saldo demografico don a 5 anni ed Eugenio Petrucco a 8 fu sempre attivo e la popolazione del paese anni di carcere duro38. Tutti furono libe- andò gradatamente aumentando durante rati e l’Andreuzzi poté ritornare in Friuli tutto il secolo: nel 1909, considerando nell’autunno dello stesso anno quando Cavasso, Orgnese e Colle, si contavano l’Austria fu sconfitta dalla Prussia e do- 36 3650 persone . vette cedere con l’armistizio di Cormons Dal registro delle nascite sappiamo che e la successiva pace di Vienna, il Veneto in paese operava una levatrice il cui nome ed il Friuli all’Italia. veniva riportato accanto ai dati anagrafici Nell’ottobre 1866 il plebiscito per del bambino e a quello dei genitori. Per l’annessione al Regno d’Italia registrò, la Chiesa la levatrice era una persona im- in Friuli, 105.386 sì e 36 no. Votarono portante perché quando, come capitava allora solo i possidenti maschi e, come si spesso, il bambino nasceva morto o moriva ripetè nelle elezioni dei decenni successivi appena nato, la levatrice aveva il compito fino al 1913, il diritto al voto fu limitato 37 di battezzarlo . agli uomini che avessero un determinato reddito e fossero capaci di leggere e scrivere. 4. Dopo l’annessione al Regno d’Italia Che cosa si pensasse a Cavasso Dal 1848 al 1866 si combatterono le dell’unificazione all’Italia non sappiamo guerre che portarono all’unificazione e con precisione. Una testimonianza, però,

36 APCN, Cart. 69, Tit. III, 8, Stato del personale del clero della Diocesi di Concordia 31 dicembre 1909. 37 APCN, Cart. 4, Tit. III, 1/6, Circolari della Regia Delegazione per la provincia del Friuli. 38 D. PENZI, Navarons e i moti del 1864, Meduno 1966, 56-58.

134 Cavasso Nuovo / Cjavàs ce la dà l’avvocato Antonio Businelli generale esultanza”. Non tutti però parte- (Cavasso 1787-1874), che in data 21 ot- ciparono: “Il Clero soltanto si rese isolato tobre 1866 scriveva: “Immenso è il nostro in quel giorno, non concorrendo in nessuna giubilo / Per l’era fortunata / Che segna per maniera a festeggiare lo Statuto, non pren- l’Italia / La libertà rinata” ed augurava al dendo parte al giubilo comune”41. Trattan- re Vittorio Emanuele II “molt’anni ognor dosi di un documento ufficiale e volendo felici”39. Antonio Businelli, laureato in certamente l’estensore della relazione far legge nel 1809 all’università di Padova, bella figura con il Delegato di Pubblica esercitò la professione di avvocato, fu sicurezza, i toni dell’esultanza popolare fabbriciere della Pieve di S. Remigio e furono probabilmente esagerati. Resta rappresentante legale della stessa fabbri- il fatto che l’amministrazione comunale cieria in diverse cause verso i debitori40. si impegnò per organizzare la festa dello Probabilmente seguì gli avvenimenti del Statuto che per il Friuli era una novità. Risorgimento italiano senza parteciparvi attivamente, data l’età avanzata, ma ade- Nel 1867 fu anche cambiato il nome rendo agli ideali risorgimentali di un’Ita- del paese che da Cavasso divenne lia indipendente dagli stranieri ed unita Cavasso Nuovo. Ne abbiamo una prima in un unico Stato. testimonianza in una lettera del parroco don Bassutti che indirizzava all’“onorevole Erano gli ideali delle classi dirigenti Municipio di Cavasso Nuovo” in data 29 dell’epoca ai quali, sembra, aderirono an- novembre 186742. che gli amministratori di Cavasso. Infat- ti, tra le carte della Parrocchia troviamo Dalla relazione al Delegato di pubblica sicurezza sulla festa per lo Statuto emerge la minuta di una relazione al Delegato di che i rapporti tra lo Stato italiano e la Pubblica Sicurezza di Maniago, datata Chiesa cattolica non erano buoni. Sin- 4 giugno 1867, in cui si descrive la festa daco e giunta comunale assistettero alla dello Statuto (la Costituzione concessa messa ma il parroco non partecipò alla da Carlo Alberto nel 1848 e poi applicata festa in piazza attorno al tricolore. al Regno d’ Italia), festa che si celebrava la prima domenica di giugno. La relazio- I rapporti si erano deteriorati nel 1860, ne ci dice che i “cavassesi indossando le quando l’esercito piemontese, al tempo vesti migliori”, si recarono in piazza dove della spedizione dei Mille, aveva occupato sventolava il tricolore, “l’amato vessillo” e la Romagna, le Marche e l’Umbria, regio- che “per ordine del Sindaco e per accon- ni che facevano parte allora dello Stato discendere al desiderio della popolazione pontificio. La rottura divenne completa quasi tutta intera la giornata le campa- dopo la breccia di Porta Pia nel settembre ne suonarono a festa, come suonarono nei del 1870, quando i entrarono due giorni precedenti … venne dispensata in Roma e il papa si ritirò in Vaticano. ai poveri ed infermi del paese una piccola somma affinché essi pure potessero in tale Della difficoltà di rapporti tra la Chie- memoranda occasione compartecipare alla sa cattolica ed il governo italiano abbia-

39 A. BUSINELLI, Sonetti e anacreontiche, Maniago 1984, 19. 40 APCN, Cart. 4 Tit. III, 1/6, Decreti della Pretura 1832-1835 e Rapporti con la Provincia. 41 APCN, Cart. 4, Tit. III, 1/6, Circolari della Regia Delegazione per la Provincia del Friuli 1819-1935. 42 APCN, Cart. 5, Tit. III, 1/7, Rapporti con il Comune 1814-1867.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 135 mo esempi, anche nelle vicende interne al acquirente di beni ecclesiastici che non comune di Cavasso. Infatti il 5 aprile del avesse richiesto il beneplacito della Santa 1874 il sindaco Marco Venier scrisse al Sede sarebbe incorso nella scomunica. La parroco don Bassutti, per negare di aver Chiesa fece pressione sulle coscienze dei proibito la processione del venerdì santo cittadini e impose a chi aveva acquistato come gli risultava il parroco avesse detto beni di provenienza ecclesiastica di sot- a molte persone. Il Venier intimava di ri- toscrivere l’impegno di riconoscere, per trattare in chiesa “per abbattere la calun- sé e per gli eredi, i diritti della Chiesa e di nia in omaggio alla verità ed alla giustizia” continuare a pagare decime o canoni che e perché “bisogna salvare dal naufragio il eventualmente gravassero su quei beni45. principio d’ autorità”43. Per capire quanto era successo occorre ricordare che il pre- Secondo queste indicazioni, comuni- fetto aveva emanato delle norme in base cate ai parroci dai vescovi, Giacomo fu alle quali i parroci dovevano comunicare Natale Bernardon Mas, in data 17 marzo all’autorità di pubblica sicurezza la data 1876, davanti al parroco don Vincenzo delle processioni con un anticipo di venti Bassutti testimone, firmò con una croce giorni, per motivi di ordine pubblico e un documento in cui riconosceva i diritti per evitare contagi nel caso ci fossero in della chiesa parrocchiale di S. Remigio atto epidemie. Il parroco probabilmen- di Cavasso Nuovo su un terreno che ave- te aveva commentato il provvedimento va acquistato per 112,60 lire e dichiarava considerandolo un’interferenza politica di imporre l’obbligo di riconoscere tali in materia che lui considerava solo reli- diritti anche ai suoi eredi46. giosa, attribuendo al sindaco la responsa- bilità del divieto. Nei mesi seguenti don Il Friuli che diventò parte dell’Italia Bassutti inviò le domande per le proces- era un Friuli povero, che durante gli ul- sioni, che allora erano numerose, ma le timi decenni del governo austriaco aveva presentava pochi giorni prima della festa, dovuto subire tasse straordinarie e re- e venne richiamato al rispetto dei venti quisizioni militari a causa delle continue giorni dal commissario distrettuale di guerre combattute dall’Austria in Italia e Maniago44. in Europa47. I Comuni nel 1866, privi di risorse economiche, non erano in grado Altro argomento di contrasto tra potere di affrontare, tra gli altri, i gravi proble- civile e Chiesa Cattolica fu la legge del 7 mi della viabilità. luglio 1866: vi si stabiliva che gli enti ec- clesiastici potevano essere titolari solo dei Cavasso per esempio, come i paesi beni necessari al culto. Negli anni imme- della zona, era praticamente isolato. Per diatamente successivi vennero espropria- recarsi a Spilimbergo si impiegavano ti in Italia circa 575.000 ettari di terra di più di cinque ore perché non esistevano proprietà di chiese e conventi. Il papa Pio i ponti sul Cosa e sul Meduna48. Per IX condannò la legge e dichiarò che ogni andare a Maniago si passava la Colvera

43 APCN, Cart. 5 Tit. III, 1/7, Avvisi del Municipio di Cavasso Nuovo 1850-1922. 44 Ibidem. 45 A. BOGGE, M. SIBONA, La vendita dell’asse ecclesiastico in Piemonte dal 1867 al 1916, Milano 1987, 575-579. 46 APCN, Cart. 72, Tit. XII, 2, Ordinanze e circolari della Curia. 47 R. CORBELLINI, La provincia del Friuli. Atti dal 1866 al 1940,Udine 1993, 22. 48 “La Patria del Friuli”, 5 gennaio 1911.

136 Cavasso Nuovo / Cjavàs a guado con le difficoltà immaginabili partecipava al consorzio, probabilmente quando le piogge rendevano impossibile affrontò lo stesso impegno finanziario di il passaggio. Fanna. Per il ponte di Pinzano sul Ta- gliamento, alla cui inaugurazione il 5 Esisteva allora il mestiere del “passato- settembre 1906 era presente il sindaco di re” che aiutava chi avesse avuto bisogno Cavasso Nuovo Giuseppe Ardit50, l’im- di attraversare un fiume o un torrente pegno finanziario di Cavasso fu di £ 100 a piedi o con il carro. A Cavasso faceva annue per 50 anni51. Nel 1907 venne co- quel mestiere Luigi Tramontin detto il struito il ponte sulla Colvera che fu aper- Crût e più di una persona doveva “a que- to al passaggio dei veicoli il 30 ottobre52. sto umile, leggendario personaggio la pro- pria salvezza o quella del quadrupede che Si discusse molto in quegli anni anche doveva guadare la Meduna”, racconta “La di un ponte sul Meduna in località Mon- Patria del Friuli” del 20 febbraio 1923, teli, ma vedremo che la sua realizzazione riferendo della morte del Crût che “da avverrà solo con il progetto della ferrovia quando fu costruita la passerella e messa la pedemontana Sacile-Pinzano. barca” aveva perso il suo lavoro al guado sul Meduna al Monteli. In quella località la passerella venne costruita più volte e 5. La scuola elementare comunale ripetutamente venne distrutta dalle pie- ne del torrente. L’Austria aveva istituito le scuole ele- mentari agli inizi del secolo XIX . La Anche alcuni ruscelli che attraversano legge imponeva che le spese per i mae- il paese venivano passati a guado, come stri, gli edifici e l’arredo scolastico fossero si rileva dalle mappe del catasto austriaco a carico dei comuni i quali però erano del 1850 che non indicano ponti sul rûc poveri e non erano molto sensibili all’esi- di Bilugna, sul rûc di Vacjis e sul rûc di genza dell’istruzione popolare. Tuttavia Recoaro in placia granda. nel Cantone di Maniago che compren- deva undici comuni tra i quali Cavasso, Nei decenni successivi all’annessione erano senza scuola solo Erto ed Andreis, all’Italia vennero costruiti i ponti sul Me- ma in tutti i paesi molti erano i ragazzi duna e sul Cellina obbligando i Comuni che non frequentavano53. a costituire consorzi e ad impegnarsi a versare, per anni, quote proporzionate al Le famiglie che volevano dare un’istru- numero degli abitanti ed alla vicinanza zione di base e far proseguire gli studi ai all’opera. propri figli, come già si è detto, si rivolge- vano direttamente al parroco. Così fece Il ponte Giulio sul Cellina venne inau- Antonio Businelli il cui figlio Fortunato, gurato nel 1888. Fanna pagò 14 rate per nel 1850, fu preparato dal parroco don un totale di 7.961,78 lire49. Cavasso, che Vincenzo Bassutti per affrontare gli esa-

49 ACF, Affari particolari, Cart. 6, b. 7, Ponte sul Cellina. 50 “La Patria del Friuli”, 17 settembre 1906. 51 ACF, Affari particolari, Cart. 6, b. 3, Ponte sul Tagliamento allo stretto di Pinzano. 52 “La Patria del Friuli”, 31 ottobre 1907. 53 Rapporto dell’Ispettorato scolastico della provincia di Udine al Consiglio scolastico provinciale, anno 1866-1867, Tip. Jacob e Colmegna, Udine 1868.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 137 mi di ammissione al ginnasio vescovile spettare l’obbligo scolastico era prevista di Concordia54. una multa che, se recidivi, era abbastanza elevata specialmente per le famiglie po- A metà Ottocento funzionava a Ca- vere57. vasso una scuola elementare costituita da una sola classe maschile. La legge au- I regolamenti scolastici di allora preve- striaca assegnava il compito di dirigerla devano cinquanta o sessanta alunni per al parroco, che spesso però doveva anche classe ma i Comuni erano restii a sdop- insegnare ai ragazzi quando il maestro piare le classi anche quando i frequentan- non veniva nominato. ti superavano il numero di cento e non si preoccupavano molto di istituire classi L’ispettore scolastico, l’8 novembre femminili per non gravare il bilancio58. 1855, propose don Vincenzo Bassutti come supplente provvisorio per la “scuo- All’epoca l’amministrazione comuna- la” di Cavasso (la parola scuola allora le, oltre ad assumere gli insegnanti, espri- significava la classe) e raccomandò che meva nei loro confronti anche un giudi- l’orario fosse “di ore ventitré e mezza per zio di valutazione del servizio prestato e settimana”. Il parroco però non era con- poteva decidere del loro licenziamento. tento del “tenue onorario” e il giorno suc- Ed infatti nel giugno del 1909 il sindaco cessivo scrisse alla Deputazione comuna- di Cavasso, Luigi Savi, maestro in pen- l’assegno fissato in £ 402 , le che “ [annue] sione, decise di licenziare due maestre; essendo 120 circa i fanciulli aventi diritto tra l’altro non gli pareva opportuno che di frequentare la scuola”, non era suffi- una delle due avesse deciso di sposarsi. ciente per cui si trovava nella necessità di Le insegnanti fecero alcuni giorni di rifiutare l’incarico55. sciopero e ricorsero al Consiglio scolasti- Un accordo dovette essere trovato co provinciale che annullò la delibera del perché negli anni successivi don Bassut- sindaco59. ti fu l’insegnante della classe maschile Negli ultimi decenni dell’Ottocento frequentata da 164 ragazzi, mentre non l’autorità scolastica provinciale sollecitò c’era “scuola né pubblica né privata per le fanciulle”, come scriveva il parroco i comuni ad istituire le classi femminili all’ispettore scolastico nel 186456. e a sdoppiare le classi troppo numero- se. L’ispettore scolastico, nell’ottobre del Lo Stato italiano affrontò seriamente il 1879, richiese al Consiglio comunale problema dell’istruzione elementare con di Fanna di provvedere alla nomina di la legge Coppino del 15 luglio 1877, che una seconda maestra per l’unica classe prevedeva l’obbligatorietà della scuola femminile, alla quale erano iscritte 135 elementare per ragazze e ragazzi per tre allieve. Richiamandosi al rispetto delle anni. Per i genitori che non facevano ri- leggi esistenti osservava che “l’istruzione

54 APCN, Cart. 6, Tit. III, 2/1, Carte riguardanti la scuola elementare 1850-1944. Domanda di ammissione agli esami del 2 luglio 1850. 55 Ibidem, Lettera f.ta don Bassutti del 9 novembre 1855. 56 APCN, Cart. 5, Tit. III, 1/7, Rapporti con la Deputazione comunale 1845-1874. 57 G. NATALE, F. P. COLUCCI, A. NATOLI, La scuola in Italia. Dal 1859 ai decreti delegati, Milano 1975, 43. 58 ACF, Affari particolari, Cart. 15, b. 3, Atti relativi alle scuole comunali. 59 “La Patria del Friuli”, 30 giugno 1909.

138 Cavasso Nuovo / Cjavàs Una classe della maestra Elvira Ardit negli anni venti. Foto: Aldo Tuniz. femminile” era “necessaria quanto, e forse Con una legge del giugno 1911 furono più, della maschile per l’influenza che la istituiti i patronati scolastici che aveva- donna può e deve esercitare nell’educazione no il compito di sostenere gli alunni più dei figli, nella famiglia e nella società”60. bisognosi e di provvedere alle esigenze Si affermava la necessità dell’istruzione della scuola. A Cavasso il patronato sco- femminile ma solo ai fini dell’educazio- lastico iniziò ad operare nel marzo del ne dei figli; che le donne studiassero per 1914 e per raccogliere fondi da devolvere poter esercitare una professione sarebbe all’ente si organizzarono feste in paese diventata una realtà in tempi molto più e contributi in denaro arrivarono dagli vicini a noi. emigranti62. Una offerta un po’ curiosa giunse da Angelo Franceschina Bubbi Abbiamo già visto che anche a Cavas- che da Philadelphia mandò due dollari so gli alunni per classe erano numerosi e perché uno venisse assegnato al miglior ce lo testimonia la foto di una classe del- alunno del maestro Domenico Maraldo la maestra Elvira Ardit degli anni Venti. e uno alla migliore alunna della maestra Col passare degli anni l’amministrazione Maria Venier. Segnali questi che, nella comunale istituì nuove classi e nel 1915 coscienza delle persone, l’importanza ne erano operanti sette: quattro maschili della scuola nella formazione dei giovani e tre femminili61. era maggiormente avvertita63.

60 ACF, Affari particolari, Cart. 15, b. 3, Atti relativi alle scuole comunali. 61 “La Patria del Friuli”, 8 aprile 1915. 62 “La Patria del Friuli”, 5 dicembre 1913, 26 giugno 1922. 63 “La Patria del Friuli”, 8 gennaio 1925, 23 aprile 1925, 13 marzo 1926.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 139 Il negozio di alimentari e l’osteria da “Seri” negli anni ‘30.

140 Cavasso Nuovo / Cjavàs 6. Filande e bachi da seta nivano lavorati in piccole e piccolissime filande familiari poi sostituite da quelle a La gelsicoltura e l’allevamento dei ba- vapore che producevano seta “più elastica chi da seta, presenti in Friuli già agli ini- e lucida”68. I bozzoli prodotti a Cavasso zi dell’Ottocento, erano attività che per- e nei paesi della zona venivano lavorati mettevano alle famiglie di avere un sep- nella filanda “G. Zecchin” (oggi Teatro pur piccolo reddito in denaro64. I gelsi, le Verdi) di Maniago, fondata nel 185769. In cui foglie alimentavano i bachi, venivano seguito, nel 1910, fu costruita quella in messi a dimora lungo i confini dei campi via Colvera di proprietà Cadel70. e lungo i filari delle viti. Nel 1860 si cal- colava che in Friuli ci fossero 5 milioni di Nelle filande erano occupate soprat- gelsi65. Nel catasto austriaco del 1840, a tutto donne ed anche bambine di 9 e 10 Cavasso ne sono registrati 69266. anni71. Gli orari erano pesanti: 12 ore più sei di straordinario, retribuite “con piccolo L’allevamento dei bachi richiedeva aumento” di paga, ci informa “La Patria molto lavoro: i graticci venivano col- del Friuli” del 7 dicembre 1897. In tem- locati in cucina, nelle camere, in ogni pi più recenti l’orario divenne di otto ore spazio libero ove si potesse controllare la giornaliere, su 3 turni, e non vennero più ventilazione e la temperatura che doveva impiegate bambine. essere costante, condizioni essenziali per evitare malattie alle larve, ma difficili da Il direttore della filanda Cadel di ottenere se si considera che a Cavasso, in Maniago, nel 1939, avendo bisogno di primavera, i cambiamenti del clima sono personale, scrisse al parroco di Cavasso ed erano frequenti. perché persuadesse le ragazze dai 14 ai 18 anni ad andare a lavorare nel suo sta- I bachi potevano essere colpiti da ma- bilimento; garantiva assistenza medica, lattie e, in quel caso, tutto l’allevamento assegni familiari, pensione di vecchiaia rischiava di andare distrutto. I gelsi a loro a 55 anni, le ferie pari ad un giorno per volta erano soggetti alla “diaspis penta- ogni bimestre lavorato, pagate le festivi- gona” e per combattere questa malattia tà del 28 ottobre (marcia su Roma), 21 la Cattedra ambulante di agricoltura di aprile (Natale di Roma), 1° maggio. Ma Spilimbergo invitò gli agricoltori ad ac- ciò che maggiormente il direttore sotto- quistare gelsi con certificato di immunità poneva all’attenzione del parroco erano e insegnò a curare le piante prima dello i vantaggi morali: bisognava “evitare a sviluppo primaverile67. queste adolescenti i pericoli che compor- ta la prestazione d’opera come cameriera All’inizio dell’Ottocento i bozzoli ve- nelle città. Lontane da quella assistenza

64 F. BOF, Gelsi, bigattiere e filande in Friuli,Udine 2001, 10-12. 65 F. BOF, Gelsi, bigattiere, 122. 66 G. F. ELLERO, Statistica dei gelsi coltivati nei comuni censuari del Friuli occidentale. Dati del catasto austriaco 1840, “Il Barbacian” (1983), n. 1, 20. 67 ACF, Affari particolari, Cart. 7, b. 12, Diaspis pentagona. 68 F. BOF, Gelsi, bigattiere e filande, 157. 69 Ibidem, 273. 70 E. VALCOVICH, G. CROATTO, Architetture industriali del settore tessile in Friuli tra Ottocento e Novecento, Udine 1994, 12. 71 F. BOF, Gelsi, bigattiere e filande,284-285.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 141 spirituale tanto necessaria alla gioventù ed ciava la creazione di bisogni “fittizi”, una in completa balia ai pericoli di tentazione situazione di “contagio psichico” per cui, a acutizzati dalla predisposizione d’animo suo parere, si emigrava anche quando le del nuovo stato di completa padronanza condizioni economiche non erano tali da delle proprie azioni”72. dover abbandonare la propria terra73.

Viene sottolineato il fatto che la donna Iniziava allora un cambiamento dei che lavora raggiunge una maggiore auto- costumi e del modo di vivere che il par- nomia nelle sue scelte di vita, ha “piena roco di Cavasso don Bassutti descriveva padronanza delle proprie azioni,” e ciò così: “Posso dire senza tema di errore che era considerato un grave pericolo in una per l’emigrazione vanno mancando i buo- società basata ancora sulle tradizioni e ni costumi, il timor di Dio e quindi la fede sulla prevalenza sociale degli uomini. va languendo”74. Il parroco lamentava i cambiamenti in atto nella pratica religiosa; in effetti, 7. Emigrazione a contatto con società che avevano già realizzato uno sviluppo economico basa- Alla fine dell’Ottocento il fenomeno to sull’industrializzazione, sull’istruzio- migratorio interessò un numero sempre ne, sull’utilizzo dell’energia elettrica per maggiore di persone. Si emigrava per l’illuminazione delle strade e delle case, cercare lavoro, che nei nostri paesi era le aspirazioni delle persone per una vita poco, e poco pagato rispetto ai salari che non più legata alle tradizioni contadine si percepivano all’estero. I paesi del nord incominciava a farsi strada. Europa erano allora economicamente e socialmente più evoluti. In Francia, Ger- Ne sono testimonianza a Cavasso le mania, Austria, Inghilterra il processo di case costruite con i guadagni fatti all’este- industrializzazione era già avanzato ed ro nei primi venti anni del Novecento: erano richiesti operai da impiegare so- l’albergo “Al Sole” di Angelo Palombit, prattutto nelle miniere, nella costruzione casa Tuis, casa De Marco e altre, tutte di ferrovie e nell’edilizia. con scale e servizi interni, con ampi cor- ridoi, con finestre che permettevano una Nella relazione del Commissario ge- buona illuminazione delle stanze. Non nerale dell’emigrazione per gli anni più la casa tradizionale con il poggiolo 1906-1907 si analizzavano le conseguen- e spesso le scale esterne per accedere alle ze del fenomeno: l’incremento della po- camere. I “bisogni fittizi” di cui parlava polazione rallentava, aumentavano le il Commissario per l’emigrazione erano mercedi dei lavoratori agricoli, la terra in realtà un’aspirazione a forme di vita perdeva valore, ma calava la disoccupa- che utilizzassero gli elementi di moderni- zione. Il Commissario sottolineava che tà che allora si stavano diffondendo e che emigravano anche i piccoli proprietari potevano rendere la vita meno faticosa. perché si era determinato un “contrasto tra mezzi di sussistenza e bisogni”. Denun- Erano le aspirazioni che possiamo co-

72 APCN, Cart. 72, Tit. III, Avvisi del Partito nazionale fascista. Lettera del 18 dicembre 1939. 73 “La Patria del Friuli”, 31 agosto 1907. 74 A. GAMBASIN, Parroci e contadini nel Veneto alla fine dell’Ottocento, Roma 1973, 103.

142 Cavasso Nuovo / Cjavàs gliere nella cronaca un po’ enfatica, se- preceduto dalla banda musicale di Mania- condo lo stile dell’epoca, che “La Patria go, dal Municipio verso piazza Plebiscito del Friuli” fa dell’arrivo della luce elet- ove era stato eretto un palco bene addobba- trica a Cavasso nel 1912. “Alla sera i due to, per la cerimonia”78. Comuni di Fanna e Cavasso Nuovo era- no come inondati da un mare di luce e lo Come altre Società operaie della zona, sguardo poteva giungere fino alle vette de’ quella di Cavasso era di ispirazione libe- circostanti colli, ridenti più che mai alla rale e la solenne cerimonia organizzata luce del progresso e della civiltà”75. per ricordare il centenario della nascita Spilla distintivo che di Garibaldi ne è una prova. Occorre i soci della Società Operaia di mutuo ricordare che il papa Pio IX aveva sco- soccorso portavano municato il re Vittorio Emanuele II e all’occhiello della 8. La Società Operaia tutti coloro che avevano partecipato atti- giacca. Proprietà: Angelo Sartor. In Germania ed in Austria i nostri vamente alla annessione, che per il papa emigranti conobbero le prime forme di era stata una usurpazione, dei territori assistenza e previdenza che, sorte inizial- pontifici al Regno d’Italia. Ai cattolici mente in Inghilterra, furono realizza- venne proibito di partecipare alla vita te anche negli altri stati europei in cui politica dello stato italiano. Ne derivò un il movimento operaio era cresciuto con diffuso anticlericalismo specialmente tra l’espandersi dell’industrializzazione. coloro che si erano impegnati nelle bat- taglie risorgimentali e che individuavano Dopo la formazione del Regno d’Ita- nel papa un nemico dell’Italia. Simbolo lia, operai, artigiani e contadini crearono di questo anticlericalismo era diventato le Società di Mutuo Soccorso, associa- Giuseppe Garibaldi, che faceva aperta zioni che avevano lo scopo di aiutare chi professione del suo essere ateo e masso- non poteva più lavorare a causa di gravi ne. Organizzando grandi festeggiamenti malattie e di provvedere forme di assi- per ricordare il centenario della nascita stenza per la vecchiaia. In Friuli sorsero di Garibaldi i dirigenti della società ope- prima a Udine nel 1866 e a Pordenone raia e gli amministratori del comune di- nel 1867; in seguito in quasi tutti i paesi mostravano quali fossero le loro idealità friulani76. politiche.

A Cavasso la Società operaia venne La festa fu organizzata dalle società ope- fondata nel febbraio del 1898 ed ebbe raie di Cavasso e Fanna; vi parteciparono le subito 162 aderenti. Presidente fu no- amministrazioni comunali dei paesi vicini minato il medico del paese dottor Leo- e le società operaie di Maniago, Frisanco, nardo Boreanaz, cassiere Giuseppe Ar- Barcis, Vivaro, Arba, Spilimbergo, Chie- dit77. L’anno successivo, la domenica 29 volis, Travesio, Meduno, Toppo. Presenti gennaio, fu inaugurata la bandiera della gli alunni delle scuole con gli insegnanti, società. “Il corteo dei Soci, delle bandiere, in piazza “Plebiscito 1866” parlarono l’av- delle rappresentanze e degli invitati, mosse, vocato Mario Marchi e Giuseppe Ardit.

75 “La Patria del Friuli”, 19 maggio 1912. 76 L. ANTONINI CANTERIN, Come un frutto spontaneo della libertà, Società operaie, Scuole di disegno e Cooperative nel distretto di Spilimbergo (1866-1917), Udine 2000, 89-113. 77 “La Patria del Friuli”, 9 febbraio 1898. 78 “La Patria del Friuli”, 3 febbraio 1899.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 143 Alla sera il palazzo delle scuole e il palazzo 9. La latteria Ardit furono illuminati79. Gli esponenti più aperti ed avveduti Presidente Giulio Lovisa, la società ope- delle classi dirigenti friulane, nella se- raia nel 1913 fece costruire in piazza Ple- conda metà dell’Ottocento, per creare biscito l’edificio che divenne la sua sede, sviluppo economico e migliorare le con- la “Sala operaia”. Per l’inaugurazione e dizioni di vita delle popolazioni, aveva- per raccogliere denaro, furono organizzate no dato impulso all’ammodernamento rappresentazioni teatrali in cui recitaro- dell’agricoltura. Nel 1846 era stata fon- no Maria Venier, Vittoria Businelli, Lau- data l’Associazione Agraria Friulana con ra Venier, Elena Ardit, Angelina Pontello, lo scopo di introdurre la sperimentazione Anacleto Girolami, Marcella Menegazzi. di nuovi sistemi di coltivazione. Erano Le recite si ripeterono fino al 6 genna- state istituite le Cattedre ambulanti di io successivo quando la Società operaia agricoltura per informare gli agricoltori festeggiò il 16° anno di fondazione con sui nuovi metodi di lavorazione della ter- una gara ciclistica, una conferenza sulle ra e delle varietà di piante più adatte ai finalità della società ed il ballo serale che vari terreni. diede un ricavato di £ 30080. Un settore importante nel quale si im- La volontà di stare assieme e di socia- pegnò la Provincia friulana per il miglio- lizzare si coglie anche nella fondazione ramento delle condizioni delle campagne della società “Concordia e Buonumore” fu l’allevamento del bestiame. In parti- nel gennaio 1906. I soci si riunivano una colare dalla fine dell’Ottocento ci fu uno volta all’anno a banchetto e versavano sforzo notevole per accrescere la produ- delle quote che venivano devolute o alla zione di foraggio, aumentare il numero Congregazione di carità, che era l’ente delle stalle e creare latterie per utilizzare Mosaico originale del comunale che aiutava i poveri del paese, al meglio il latte che allora veniva lavo- 1913 rimesso, nel marzo del 2008, nell’atrio della o a favore della scuola o di situazioni di rato in casa in precarie condizioni igie- ristrutturata sala operaia. particolare necessità81. niche82.

Le latterie in Friuli incominciarono a sorgere negli ultimi decenni dell’Otto- cento e nel 1903 risultavano attive 130 latterie sociali più 45 turnarie. Tuttavia 45 comuni, molti dei quali nella pede- montana maniaghese, non avevano la latteria pur essendo alto il numero dei bovini allevati83. Infatti il censimento del bestiame del 1908 registrò a Cavas- so Nuovo la presenza di 525 vacche, 31 buoi, 5 tori (oltre a 170 maiali, 34 cavalli, 72 asini, 18 pecore e 25 capre)84.

79 “La Patria del Friuli”, 30 luglio 1907. 80 “La Patria del Friuli”, 9 gennaio 1914. 81 “La Patria del Friuli”, 10 febbraio 1906, 6 febbraio 1908, 16 febbraio 1912. 82 L. CANTERIN ANTONINI, Come un frutto spontaneo della libertà,165-168. 83 “La Patria del Friuli”, 6 ottobre 1903. 84 “La Patria del Friuli”, 14 aprile 1908.

144 Cavasso Nuovo / Cjavàs Nel 1910, quando in diversi paesi vicini In seguito, durante l’anno dell’invasione, erano già sorte delle latterie, per iniziativa l’esercito austriaco aumentò le requisizioni di Antonio Mariutto, Raffaele Zanetti, del e quasi tutte le latterie, compresa quella di maestro Domenico Maraldo, del parroco Cavasso, dovettero chiudere. don Quattrin si costituì “una società di allevatori allo scopo di istituire una latte- Finita la guerra, il patrimonio zootec- ria sociale. Circa un’ottantina” furono gli nico del Friuli era ridotto ad un decimo 89 aderenti85. Il comitato promotore dovette di quello esistente nel 1915 e a Cavasso lavorare bene perché “la prima domenica il numero delle vacche da 577 nel novem- di giugno, a festeggiare lo Statuto, venne bre 1917, era sceso a 92 con 130 stalle 90 inaugurata a Cavasso una nuova latteria chiuse . La latteria di Cavasso riprese a sociale e in questi pochi giorni di vita ha funzionare solo nell’ottobre del 1921 per già acquistato le simpatie del paese. Presen- merito della “tenace e friulana volontà di 91 temente i soci sono 160 con 245 vacche. Se- parecchi soci” . gretario è il m.o Maraldo, casaro Fornasier La volontà dei soci però non fu abba- Natale da Rauscedo. La latteria è dotata stanza tenace per mantenere l’accordo tra di una grande caldaia da 12 hl. Il locale è loro. Nel 1928 si divisero e costruirono due sito in una parte del palazzo ex Polcenigo latterie, una per i soci della Bassa Villa in di proprietà del Comune che l’ha ceduto via Roma, e una per i soci dell’Alta Villa in gratis. I macchinari sono tutti nuovi. Il latte via Luigi Cadorna, oggi via Martiri della lavorato giornalmente supera i 7 q.li, ma libertà. Per provvedere alla suddivisione dei dice il segretario raggiungerà i 9 q.li. In beni fu nominata una commissione di tre due settimane la latteria ha già prodotto membri: Giuseppe Colussi per la latteria oltre 100 forme di formaggio dal peso di vecchia, Angelo Del Re per la Bassa Villa, kg 8,5 l’ una circa e ottimo burro che vie- Domenico Francescon per l’Alta Villa92. ne venduto man mano che si fabbrica”86. Alla fine dell’anno la latteria funzionava La divisione durò fino al 1937 quando “egregiamente” e si “dava lode alla solerte i due consigli di amministrazione decise- amministrazione... e in special modo al signor ro di riunirsi come Società Cooperativa Domenico Maraldo”87. Latteria Sociale Turnaria93.

Grosse difficoltà invece ci furono a causa Momenti di difficoltà ci furono anche della guerra 1915-18 quando si chiese ai durante la seconda guerra mondiale. La caseifici di conferire il latte per l’esercito e quantità di latte conferito dai soci dimi- la Commissione provinciale per l’incetta nuì dai 18 quintali giornalieri del 1938 dei bovini iniziò a requisire il 10% del ai 4,5 quintali nel 1944. Inoltre nel 1943 bestiame adulto88. della piccola quantità di latte portato in

85 “La Patria del Friuli”, 15 gennaio 1910. 86 “La Patria del Friuli”, 21 giugno 1910. 87 “La Patria del Friuli”, 28 ottobre 1910, 30 dicembre 1910. 88 “La Patria del Friuli”, 6 giugno e 7 agosto 1915. 89 F. BOF, La cooperazione in Friuli e Venezia Giulia, Udine 1995, 50-51. 90 “La Patria del Friuli”, 3 aprile 1920. 91 “La Patria del Friuli”, 31 ottobre 1921. 92 Registro dei verbali dell’Assemblea dei Soci della latteria (= RVASL), assemblea del 22 luglio 1928 (proprietà privata). 93 RVASL, Assemblea del 30 maggio 1937.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 145 latteria solo il 26% venne lavorato, men- 10. La guerra tre il 24% fu prelevato dal Consorzio provinciale latte e destinato ai centri ur- Nel 1911 il capo del governo italia- bani, e il 50% venne venduto agli abitan- no Giovanni Giolitti realizzò tre grandi riforme: l’aumento degli stanziamenti ti di Cavasso per l’alimentazione94. statali a favore della scuola, l’istituzione Si aggiunsero anche requisizioni da delle assicurazioni sulla vita e il suffragio parte dei partigiani: la sera del 19 dicem- elettorale maschile universale, estenden- do il diritto di voto anche agli analfabe- bre 1944 “sconosciuti armati”, requisirono ti purché avessero compiuto trent’anni 11 forme di formaggio e 6 chilogrammi e avessero fatto il servizio militare. Per di burro95. contrastare l’opposizione alle sue rifor- Terminata la guerra, il latte lavorato me, nel settembre 1911 dichiarò guerra alla Turchia per conquistare la Libia, che tornò ai 16-18 quintali giornalieri fino faceva parte dell’impero turco. Fu ap- agli anni sessanta, quando la quantità poggiato dai nazionalisti, dai cattolici ed incominciò a diminuire essendo sempre anche da una parte dei socialisti98. minore il numero degli allevatori. Negli anni ‘70 il latte lavorato passò a circa 11 In occasione della guerra di Libia si quintali giornalieri96. formarono i “Comitati per la flotta aerea” e per i profughi. Lo scopo era di racco- La latteria cessò la sua attività dopo il gliere fondi per donare un aereo all’avia- terremoto del 1976. L’edificio danneggia- zione italiana e aiutare coloro che a causa to non permetteva la lavorazione del latte della guerra erano rientrati in patria. Il che fu portato alla latteria di Fanna. La comitato di Udine invitò tutti i sindaci a Regione intervenne facendo eseguire le raccogliere le offerte e ad accompagnarle opere strutturali. Ma i soci non avevano con l’elenco dei nomi degli offerenti99. la disponibilità finanziaria per il comple- Anche a Cavasso, seguendo le indica- tamento dei lavori per cui l’edificio fu zioni del governo, si costituì un Comita- messo all’asta97. to pro Tripoli e dalle cronache del tempo Si concludeva dopo 66 anni un’attività risulta che Giuseppe Colussi, allora re- sidente in Germania a Wilhelmshaven, industriale frutto della collaborazione tra organizzò tra gli operai della sua impresa i cittadini di Cavasso. La latteria non ri- una sottoscrizione a favore degli italiani spondeva più alle necessità della popola- espulsi dalla Turchia e per la flotta ae- zione che ricavava il proprio reddito non rea100. più dalla lavorazione della terra ma dal lavoro nell’industria sviluppatasi in pro- Alla guerra di Libia parteciparono an- vincia. che alcuni cavassesi, tra cui Domenico

94 RVASL, Assemblea del 10 aprile 1944. 95 Registro verbali del consiglio d’amministrazione della latteria (= RVCAL), seduta del 23 dicembre 1944 (proprietà privata). 96 Registro delle pesature latte (proprietà privata). 97 Informazione di Angelo Corrado (1928), Cavasso Nuovo. 98 G. PROCACCI, Storia degli italiani, Roma-Bari 19737, 475-478. 99 Archivio comunale di Arba, Cart. 1912.

146 Cavasso Nuovo / Cjavàs Mariutto di Orgnese, classe 1889, che disoccupati. combatté a Rodi, occupata dall’Italia. Al suo rientro nel luglio del 1912, ricevette Ci furono allora manifestazioni an- un’“accoglienza trionfale”: il sindaco ed il che violente a Maniago, a Tramonti, a comitato lo accolsero a Spilimbergo e lo Montereale con una ventina di arresti, accompagnarono a Cavasso in landeau. a Vivaro, a Meduno dove un centinaio Al ponte sul Meduna, a Colle, lo aspet- di donne e ragazzi invasero il municipio tavano le bandiere della Società operaia e chiedendo pane e lavoro103. della società “Concordia e Buonumore”; in municipio ci fu il saluto ufficiale da Anche a Cavasso, il 23 marzo 1915, ci parte del sindaco101. fu una dimostrazione di più di cinque- cento disoccupati che chiedevano “po- L’accoglienza festosa si ripetè per Bier- lenta e lavoro” e si paventava che potesse Rizzo Enrico, ferito ad una spalla: nel scoppiare una sommossa. In paese non ci suo discorso il sindaco esaltò il valore dei furono altre proteste perché pochi giorni soldati italiani che combattevano “le bar- dopo, oltre ai carabinieri e ai bersaglieri bare orde libiche” e auspicò la pace che già ospitati in municipio, giunsero 200 avrebbe permesso di cogliere il “ frutto di soldati che si acquartierarono nella sala tanti sacrifici”. operaia104.

Successivamente arrivarono altri sol- Se a Cavasso per la presenza di tanti dati feriti, reduci dalla Libia, ma la Giun- soldati non ci furono altre dimostrazio- ta deliberò di non organizzare più rice- ni, a Fanna in aprile i partecipanti ad un vimenti d’accoglienza perché il bilancio corteo infransero le vetrate di un negozio comunale non lo permetteva102. e le finestre del Municipio. Furono arre- state 19 persone105. Il sindaco aveva auspicato la pace ed invece la guerra di Libia era solo il pre- Per cercare di dare lavoro ai disoccu- ludio al conflitto che avrebbe sconvolto pati le amministrazioni comunali della l’Europa per quattro anni con un nume- zona chiesero che si iniziasse la costru- ro enorme di morti e feriti. zione della linea ferroviaria che, come ve- dremo, era già stata progettata e, con gli Allo scoppio della guerra in Europa, scarsi fondi dei bilanci comunali, fecero nel 1914, le conseguenze si fecero subito eseguire lavori di riatto delle strade. sentire. Gli emigranti dovettero rientra- re dai paesi europei belligeranti e non In quel periodo Giuseppe Colussi, poterono più ritornare dove erano soliti anche lui rientrato forzatamente dal- cercare lavoro. In conseguenza di ciò si la Germania, provvide a proprie spese, creò in Friuli una situazione economica “alla costruzione di una strada di accesso, gravissima per la presenza di migliaia di breve, comoda, piana attraverso la gola

100 “La Patria del Friuli”, 5 giugno 1912. 101 “La Patria del Friuli”, 23 luglio 1912. 102 “La Patria del Friuli”, 26 giugno e 23 luglio 1913. 103 “La Patria del Friuli”, 28 febbraio, 5, 7, 10, 16 e 21 marzo 1915. 104 “La Patria del Friuli”, 23, 24 e 27 marzo 1915. 105 “La Patria del Friuli”, 20 aprile 1915.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 147 delle trincee nemiche venivano falciati dalle mitragliatrici. Venne impiegato per la prima volta in battaglia il gas asfis- siante che fece morire tanti soldati anche mesi dopo la fine della guerra.

Nei paesi vennero costituiti i “Comi- tati di assistenza” che inizialmente die- dero aiuto alle famiglie dei richiamati ed in seguito alle vedove e agli orfani. A Ca- vasso il Comitato si occupò soprattutto di raccogliere denaro per poter aiutare le persone in difficoltà a causa della guerra. Generosi si dimostrarono gli emigrati in America che poterono continuare nelle loro attività lavorative e ripetutamente inviarono denaro107.

Col proseguire della guerra divenne- ro sempre maggiori le carenze di generi alimentari. La Commissione provinciale per la requisizione del bestiame prelevò inizialmente il 10% dei bovini adulti da ogni Comune108.

Inaugurazione della del monte” per poter accedere alla “sor- Per evitare esagerati aumenti di prezzo fonte Recoaro il 25 fu imposto il calmiere cioè fu fissato il luglio 1915. gente magnesiosolforosa che dagli abitanti prezzo massimo del pane, della farina di Foto: Aldo Tuniz. fu chiamata «Recoaro»”. Sul luogo della sorgente fu costruita “una graziosa fonta- granoturco, del latte, del burro, del for- na a volta in cemento armato con eleganti maggio e delle carni, e la commissione colonnine”106. provinciale annunciò pene severissime per chi non rispettasse i prezzi fissati109. La nuova fontana fu inaugurata il 25 luglio 1915 quando il problema di dare Nel 1917 divenne obbligatorio in tutti lavoro a tanti disoccupati era già in gran i comuni a “partire dall’11 ottobre il ra- parte risolto perché l’Italia era entrata zionamento del grano, della farina e del in guerra il 24 maggio e la maggioranza pane, nonché quello della pasta, del grano- degli uomini giovani e validi si trovava turco, della segala e dell’orzo, dove questi nelle trincee a combattere e a morire. La generi costituiscano alimento principale per guerra fu un massacro mai visto perché la popolazione”. Furono stabilite anche le combattuta con armi moderne e con me- razioni giornaliere per ogni persona: 250 todi antichi. I soldati lanciati all’assalto grammi di pane o 500 grammi di farina

106 “La Patria del Friuli”, 31 agosto 1915. 107 “La Patria del Friuli”, 4 luglio 1915, 12 giugno e 8 luglio 1916; 14 aprile e 9 agosto 1917. 108 “La Patria del Friuli”, 7 agosto 1915. 109 “La Patria del Friuli”, 18 aprile e 3 ottobre 1916; 7 giugno 1917.

148 Cavasso Nuovo / Cjavàs di granoturco. si rifiutava avrebbe avuto sequestrato e macellato l’animale per uso militare. Se queste erano regole che riguarda- vano in particolar modo le città, nelle I possessori di galline avrebbero dovu- campagne i Comuni furono obbligati a to consegnare, ogni martedì al delegato fare censimenti rigorosi delle quantità di comunale Giacomo Di Michiel, un uovo grano, di fieno, del numero di animali ogni quattro galline. A chi non ottempe- posseduti da ogni agricoltore e poi a pro- rava all’ordine sarebbero state sequestrate cedere alla requisizione della quantità di tutte le galline possedute. Ogni uovo e prodotto eccedente le esigenze familiari ogni litro di latte sarebbero stati paga- del contadino110. ti112.

La mancanza di generi alimentari Dalla documentazione consultabile aumentò quando, nel novembre 1917, presso l’archivio parrocchiale, risulta che il Friuli fu invaso dall’esercito austria- il comando austriaco riconfermò sin- co che era in guerra da quattro anni ed daco, giunta e consiglio comunale, che aveva la necessità di prendere dalle ter- furono invitati ad operare secondo le re occupate quanto gli serviva per il suo norme della legge italiana vigente. Inol- mantenimento. Le requisizioni divenne- tre fece distribuire seme di bachi da seta, ro allora più pesanti perché si trattò di sale e grano a chi non ne possedeva, latte nutrire non solo la popolazione friulana scremato ai bambini poveri e proibì di ma anche l’esercito invasore. macellare animali e vendere vino senza l’autorizzazione del sindaco. In prima- Fu nell’anno dell’invasione che le don- vera furono distribuite patate da semina ne di Cavasso dovettero recarsi nelle zone con l’avvertenza che sarebbero stati regi- di pianura per scambiare lenzuola, casta- strati i nomi di coloro ai quali venivano gne o collane e anelli d’oro con grano- consegnate per controllare che le piantas- turco. Partivano con la barela per i paesi sero nel terreno e non le mangiassero della Bassa e ritornavano con un sacco di granoturco, sperando che durante il tra- Il tenente che comandava il piccolo gitto qualche ronda austriaca non seque- distaccamento a Cavasso si preoccupò di strasse tutto il carico111. visitare la scuola elementare e, constata- to che erano assenti numerosi alunni, ne A Cavasso il comando militare au- comunicò i nomi al sindaco aggiungen- striaco pose la sua sede nel palazzo Ar- do che “essendo l’insegnamento un fattore dit. Procedette subito a dare le regole per principale per il benessere e l’avvenire della la consegna dei generi alimentari per la popolazione è sacro il dovere di ogni onesto truppa. Il 18 gennaio 1918 emanò un’or- genitore di mandare i propri figli alla scuo- dinanza che obbligava ciascun allevatore la”. I genitori che non si fossero preoccu- a consegnare in latteria, ogni lunedì, due pati della frequenza dei loro figli dove- litri e mezzo di latte per ogni mucca, lat- vano essere multati e, se persistevano nel te prelevato poi dai soldati austriaci. Chi non adempiere al loro dovere, sarebbero

110 “La Patria del Friuli”, 7 aprile e 24 settembre 1917. 111 Informazione: Adamella Della Valentina (1925), Cavasso Nuovo. 112 APCN Cart. 5, Tit. III, 1/8, Avvisi del comando militare 1818-1923. Avviso del sindaco G. Lovisa del 19 gennaio 1918.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 149 stati severamente puniti. Minacciò anche una grave multa al comune se tutti i ra- gazzi in età scolare non venivano vacci- nati poiché era obbligo di tutti garantire la salute della comunità113.

Dopo quattro anni di battaglie e ol- tre 600.000 morti italiani, la guerra finì. Cavasso, che ebbe settantuno caduti e decine di mutilati, ai primi di dicembre festeggiò “la fatidica, indimenticabile data «2 Novembre 1918»”. Giuseppe Co- lussi, davanti al municipio, alla presenza di un reparto di soldati, “ricordò le sof- ferenze patite, gli immani sforzi compiuti per difendere il paese dalle rapaci grinfe nemiche, le eroiche donne di Cavasso che stoicamente seppero sopportare fatiche so- vrumane”114. Erano parole in cui coglia- mo quello che divenne il tema propagan- distico dei nazionalisti i quali vollero at- tribuire solo al nemico tutte le difficoltà causate dalla guerra, che pure era stata dichiarata all’Austria dall’Italia: volle- ro vedere solo eroismo e amor di patria nella morte di tanti giovani, evitando di parlare dei numerosi casi di decima- zione, cioè di fucilazioni di soldati scelti a caso per punire i reparti che, a parere dei comandanti avevano disubbidito o si erano rifiutati di eseguire ordini a volte insensati115.

L’esaltazione della guerra e la condan- na del nemico tiranno divennero motivi ricorrenti nelle cerimonie funebri quando furono trasportate in paese, per la sepol- tura, le salme dei numerosi caduti. Don Lapide ai caduti della guerra 1915-18 nella chiesa parrocchiale di Quattrin durante i funerali per l’alpino San Remigio. Palombit Giobatta caduto in Trentino disse: “è morto un prode per una santa cau- sa, chi muore per la patria vissuto è assai” e

113 Ibidem, avviso del tenente Gilbert 1918. 114 “La Patria del Friuli”, 21 dicembre 1918. 115 R. FORCELLA, A. MONTICONE, Plotone d’esecuzione. I processi della prima guerra mondiale, Roma-Bari 1968.

150 Cavasso Nuovo / Cjavàs Giuseppe Colussi aggiunse “col suo sangue 11. Il dopoguerra. vermiglio ha inalzato una nuova barriera che dice al tiranno nemico: di qui non si Gli anni del dopoguerra furono mol- passa”116. to difficili per il blocco dell’emigrazio- ne che, iniziato nel 1914, continuò ne- Per capire quale era il clima cultura- gli anni immediatamente successivi alla le e politico maturato durante la guerra fine della guerra, facendo venir meno un è significativo quanto avvenne a Fanna grosso flusso di risorse finanziarie costi- all’inaugurazione del monumento ai tuito dalle rimesse degli emigranti. caduti nel 1922. Era presente alla ceri- In Italia l’agricoltura era impoverita e monia il vescovo monsignor Paolini che, l’industria era di fronte a grossi problemi dopo la benedizione del monumento, nel di riconversione: dopo aver costruito so- suo discorso ricordò i giovani di Fanna prattutto armi per quattro anni, doveva caduti; aggiunse che la guerra era sem- cambiare produzioni e trovare mercati pre stata “un flagello, un tormento dell’ dove vendere. Le casse dello stato erano umanità”, che il conflitto aveva “ingoiato vuote e non c’erano soldi per avviare ope- tredici milioni di uomini” e che milioni re pubbliche che almeno in parte limitas- erano gli invalidi, le vedove e gli orfani. sero la disoccupazione. Il cronista riferì che il discorso del vesco- vo fu “ascoltato con una certa freddezza Nell’Italia settentrionale ci furono e salutato da scarsi applausi”. Fu invece grossi scioperi e occupazione delle fab- applaudito calorosamente il politico che briche. Le lotte operaie erano influenza- esordì ricordando i soldati caduti e rivol- te dalla rivoluzione bolscevica russa del gendosi alle madri continuò: “i cimiteri 1917 e non rivendicavano solo aumenti son pieni di bimbi, di giovani, di vecchi, di salario, ma avevano come obiettivo, al- meno gli operai più sindacalizzati, anche ma quei morti pur tanto cari e per i qua- la trasformazione dell’assetto politico del li si spargono tante lacrime son diversi dei paese118. vostri figli caduti per far più grande il loro paese, per la gloria della loro patria (scro- Allora il Friuli fu scosso da scioperi scianti, prolungati applausi)”117. nelle campagne e manifestazioni popo- lari in molti paesi. Nella nostra zona ci La riflessione del vescovo sui dolori e furono dimostrazioni a Maniago dove le sofferenze provocate dalla guerra era si protestò per la mancata distribuzione troppo in contrasto con l’esaltazione dell’ di generi alimentari e successivamente eroismo dei soldati caduti e contrastava un corteo di un migliaio di persone si con la retorica del sacrificio che serviva, concluse in piazza per chiedere pane e come vedremo in seguito, anche a dare lavoro. A Frisanco furono arrestate nove una motivazione alle migliaia di ex com- donne che avevano occupato il munici- battenti che erano ritornati alle loro case pio. Fu invaso e chiuso il municipio a e che per la maggior parte non trovavano Castelnovo, ove c’erano 700 disoccupa- un lavoro. ti. Ad Aviano ci fu un morto tra la folla

116 “La Patria del Friuli”, 6 settembre 1916. 117 “La Patria del Friuli”, 23 ottobre 1922. 118 V. CASTRONOVO, Gli effetti della guerra, in Storia d’Italia, IV, Torino 1975, 216-224.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 151 che aveva assaltato il municipio. Quattro na e Cavasso. Il territorio dei tre comu- morti e quattordici feriti a Spilimbergo ni fu suddiviso in due reparti: il primo durante una manifestazione per chiedere comprendente Cavasso e le frazioni di lavoro119. Orgnese e Colle con il medico chirurgo dott. Pietro Ravasi, che prese residenza I sindaci del mandamento di Maniago a Cavasso; al secondo reparto compren- discussero assieme della difficile situa- dente Fanna e Arba fu designato il dott zione in cui si trovavano le popolazioni. Scipione Marotta. Ambedue avrebbero Le latterie erano chiuse. Era difficile far collaborato nell’assistenza all’ospedale ci- arrivare nei paesi provviste alimentari vile di Cavasso-Fanna123. che scarseggiavano anche perché le stra- de erano interrotte: il ponte di Colle e quello di Pinzano erano stati fatti saltare prima dagli italiani in ritirata e poi dagli 12. La casa di riposo austriaci sconfitti. Un consorzio tra comuni era già sta- Il giornalista che scriveva da Cavas- to suggerito dalla Prefettura nel maggio so lamentava che vini, liquori e birra si 1914, quando fu richiesto al sindaco di trovassero in abbondanza nelle bettole, Cavasso di indicare un locale da adibi- mentre “le botteghe stentano a rifornirsi re ad isolamento degli eventuali malati … e i fornai sono senza farina”. E critica- infettivi. In quell’occasione i comuni di va gli uomini del paese che nelle osterie Cavasso e Fanna collaborarono e indivi- “vogliono divertirsi nella crapula, vogliono duarono l’edificio adatto, che il sindaco dimenticare le sofferenze passate spendendo Giulio Lovisa così descrive in una lettera tutto”120. al prefetto del giugno 1915: “il Comune ha già provveduto il locale d’isolamento Gravi erano le condizioni sanitarie: mediante locazione della casa Petrucco in la febbre “spagnola” mieteva vittime in via Umberto I°, casa signorile con 8, 10 tutti i paesi e si verificarono anche casi ambienti, cortile, tettoia, acqua a pochi di tifo121. “La deficienza di latte e di cibi passi. Ho provveduto inoltre quattro letti, sostanziosi”, è detto in una corrisponden- lavabi, sedie, biancheria, coperte”. Il locale za da Cavasso, “aggravata dalla caldura fu ristrutturato dai due comuni con una passata e dallo stato di denutrizione in cui spesa di £ 4252,36124. si trova la maggior parte della popolazio- ne, contribuisce a rendere assai precaria Durante la guerra il locale fu danneg- la salute pubblica”122. Per affrontare con giato dai soldati austriaci che prelevaro- maggiore efficacia l’emergenza sanita- no molte suppellettili. Le giunte comu- ria fu riorganizzato il consorzio medico nali di Cavasso e Fanna provvidero a far comprendente i comuni di Arba, Fan- riparare i danni, a ripristinare l’impian-

119 “La Patria del Friuli”, 5 e 25 gennaio, 29 luglio, 4 e 11 dicembre 1919; 5 marzo 1920. 120 “La Patria del Friuli”, 30 agosto 1919. 121 “La Patria del Friuli”, 24 dicembre 1918. 122 “La Patria del Friuli”, 3 settembre 1919. 123 “La Patria del Friuli”, 17 gennaio 1922. 124 ACF, Cart. 19, b. 13, Casa di riposo. Lettere al prefetto 3 e 6 giugno 1915.

152 Cavasso Nuovo / Cjavàs to elettrico e ad assumere il personale: i Comuni di Fanna e Cavasso trasferi- 1 cuoca, 2 infermiere ed un medico125. rono la proprietà dell’edificio e del - ter reno129. All’epoca la Casa di riposo ospi- Nel frattempo maturò l’idea di acqui- tava 52 inabili al lavoro, provenienti da stare il locale e nel dicembre 1920 i due 18 Comuni diversi della provincia130. Da sindaci Giuseppe Ardit e Antonio Ber- allora l’Ente Casa di riposo ha registra- nardon firmarono l’atto di compravendi- to un continuo sviluppo in conseguenza ta dell’immobile di Petrucco Ferdinando dell’andamento demografico e dell’in- 126 fu Luigi, per 20.000 lire . vecchiamento della popolazione. In seguito, dopo vari lavori di ristrut- turazione, quello che era nato come laz- zaretto divenne un vero e proprio ospe- 13. La ferrovia pedemontana dale, che il sindaco di Fanna in una re- lazione al prefetto così descrisse: “Oggi Negli anni immediatamente successivi [l’edificio] è già suscettibile di accogliere alla guerra 1915-18, per procurare lavoro 30 ammalati nelle apposite sale al primo a tanti disoccupati, gli amministratori lo- piano, rimanendo ancora il piano superio- cali chiesero ripetutamente finanziamen- re da utilizzarsi, nel mentre al piano ter- ti. Arrivarono a minacciare le dimissioni reno vi è un vasto loggiato sul cortile, una in massa se non si fosse iniziata la costru- 131 ampia sala di ricevimento, ambulatorio, zione della ferrovia Sacile-Pinzano . Già cucina, lavanderia, magazzini, ... ora le agli inizi del Novecento si era discusso spese si sono ridotte al minimo in seguito a lungo se costruire nella pedemontana al licenziamento di quasi tutto il persona- una tramvia o una ferrovia a scartamento le essendoci state concesse alcune suore per normale per treni che trasportassero an- 132 l’assistenza agli ammalati”127. che merci pesanti oltre che persone .

Gli inizi furono difficoltosi, ma nel Risolutivo per la scelta della ferrovia fu 1927 il presidente ing. Antonio Girola- l’intervento dell’esercito che considerava mi poteva comunicare ai podestà dei due la Sacile-Pinzano in funzione di una pos- comuni che il bilancio dell’ospedale era sibile guerra combattuta lungo il confine in attivo128. I ricoverati furono in seguito che allora divideva il Friuli italiano dal soprattutto anziani dei due comuni e di territorio austriaco di Gorizia e di Trie- quelli contermini per cui da ospedale ci- ste. A conferma dell’interesse dell’alto vile divenne di fatto Casa di riposo. comando militare, il generale dello stato maggiore Pollio venne in visita nella zona Nel 1959 diventò Ente morale al quale e incontrò gli amministratori comunali a

125 ACF, Cart. 19, b. 14, Ospedale e locale di isolamento: Verbale Giunte comunali di Cavasso e Fanna 25 maggio 1919. 126 ACF, Cart. 19, b. 14, Ospedale e locale di isolamento. Atto di vendita 4 dicembre 1920. 127 ACF, Cart. 19, b. 14, Relazione del sindaco di Fanna 25 dicembre 1922. 128 ACF, Cart. 19, b. 14, Rendiconto del presidente Antonio Girolami 4 aprile 1927. 129 ACCN, Verbale Consiglio comunale 18 maggio 1960. 130 ACCN, Cart. Casa di riposo. Relazione storica 24 marzo 1957. 131 “La Patria del Friuli”, 27 marzo 1920. 132 “La Patria del Friuli”, 23 aprile 1909.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 153 Una delle prime autocorriere a Cavasso.

Maniago e a Meduno133. per vari articoli anche superiore a Mania- go”, Cavasso aveva “pochi e miseri negozi I comuni di Cavasso e Fanna furo- per il consumo locale”, per cui era più op- no favorevoli alla ferrovia pedemontana portuna la costruzione della stazione fer- perché allora, chi doveva viaggiare pote- roviaria in prossimità a Fanna, “anziché va prendere il treno solo a Spilimbergo fra i rustici caseggiati di Cavasso Nuovo, su e, per arrivarvi, occorrevano 5 ore “ per i quali agricoltori poco interessa se la carrette sconquassate e tirate da cavalli”. stazione abbia a trovarsi a ridosso ovvero a Chiedevano, nel frattempo, anche il pro- non eccessiva lontananza”135. lungamento, fino a Fanna e a Cavasso, della linea automobilistica Pordenone- La richiesta del sindaco non fu accolta, 134 Maniago, appena istituita . ma il fatto ebbe uno strascico. Infatti, nel Quando il progetto della linea ferro- 1920, quando la linea ferroviaria e la sta- viaria pedemontana fu pronto, risultò zione erano già in gran parte realizzate, che la stazione sarebbe sorta tra Fanna e il consiglio comunale di Fanna deliberò Cavasso, in territorio di Cavasso. Allora la costruzione di una strada diretta che il sindaco di Fanna protestò chiedendo dal confine con Cavasso, sotto il borgo che la stazione sorgesse nel territorio del Tuis, portasse direttamente alla stazione suo Comune, all’altezza del borgo Vi- ferroviaria e proseguisse fino ad Orgnese sinâl: in una lunga lettera datata 10 apri- evitando “l’attuale lungo giro vizioso fatto le 1912 sostenne la sua richiesta dicendo dalla provinciale per accedere nell’abita- che mentre Fanna aveva “un abitato riu- to di Cavasso Nuovo e percorrervi lunghe nito, magazzini, alberghi di primo ordine, borgate eccessivamente ristrette con salite, grossi depositi di merci, negozi importanti discese e risvolte assai pericolose dati gli at-

133 “La Patria del Friuli”, 7 agosto 1911. 134 “La Patria del Friuli”, 5 gennaio 1911. 135 ACF, Affari particolari 1882-1934, Cart. 6, b, Ferrovia pedemontana Sacile-Pinzano.

154 Cavasso Nuovo / Cjavàs Operai della ferrovia Sacile-Pinzano davanti alla stazione di Fanna- Cavasso nel 1922, con gli allievi della scuola cementisti. tuali potenti e veloci mezzi di trasporto”. Nel maggio del 1921 gli iscritti alla L’opposizione dei proprietari dei terreni scuola furono 200 e 180 ottennero il sui quali sarebbe dovuta passare la strada certificato di abilitazione al lavoro di ce- bloccò l’iniziativa che avrebbe isolato an- mentista; ai migliori allievi furono dati cor più Cavasso136. un premio da lire 50, e 50 premi da lire 25. L’anno successivo fu allestita anche La costruzione della Sacile-Pinzano una mostra dei lavori realizzati. La fre- iniziata nel 1914 fu interrotta dallo scop- quenza dei corsi era impegnativa perché pio della guerra. I cantieri furono riav- le lezioni si tenevano dopo il lavoro; ma viati lentamente nel 1919 sulla base di un era comune la convinzione che “avè un finanziamento di 18 milioni per il tratto mistéir” era necessario per poter essere Sacile-Meduno. apprezzati come operaio specializzato e poter guadagnare di più soprattutto Ai giovani che lavoravano nel cantie- all’estero dove come semplici manovali 138 re fu offerta la possibilità di frequenta- era più difficile fare fortuna . re una scuola cementisti che operò negli Il 28 novembre 1922 si svolse una ceri- anni 1921 e 1922. Maestro istruttore, monia al Monteli per la chiusura dell’ul- collaboratore dell’ing. Pallavicini diret- tima arcata del ponte ferroviario sul Me- tore dei lavori, fu il cavassese Sebastiano duna “una grande costruzione in pietra Della Valentina che aveva appreso l’arte e cemento: si compone di nove archi: tre del mosaicista a Praga. Sotto la sua gui- centrali che hanno la luce di 25 metri e 6 da fu realizzato il simbolo della ferrovia, laterali che l’hanno di 16 metri. Tra le due la ruota alata, che tuttora si può vedere sponde il ponte misura circa 200 metri di nell’atrio della stazione137. lunghezza, e sul letto delle ghiaie è alto 30

136 ACF, Affari particolari 1896-1930, Cart. 5, b. 2, Strade comunali e vicinali. 137 Informazione Adamella Della Valentina (1925), Cavasso Nuovo. 138 “La Patria del Friuli”, 6 aprile e 5 maggio 1921; 12 luglio 1922.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 155 La folla alla stazione di Fanna-Cavasso il giorno dell’inaugurazione della ferrovia Sacile-Pinzano. Foto: Enrica Bianrosa.

metri”. Presenti all’inaugurazione i sin- 14. La Cooperativa di consumo daci della zona, le bandiere delle società In un periodo di gravi difficoltà eco- operaie di Cavasso, Meduno e Toppo, la nomiche, il principio della cooperazione sezione combattenti e mutilati di Cavas- propugnato dalle Società operaie portò a so, una rappresentanza di ferrovieri fa- realizzare anche a Cavasso una Coope- scisti con gagliardetto139. L’opera era stata rativa di consumo. Il giornale “La Patria eseguita in circa 7 mesi dalle Cooperative del Friuli” riporta in data 18 agosto 1919 di lavoro di Meduno e di Maniago140. la notizia che da “una ventina di giorni funziona egregiamente la Cooperativa di I lavori di costruzione della linea fer- consumo, istituita dalla ferrea volontà dei lavoratori” e faceva “auguri di prospero roviaria si interruppero nel 1923 perché avvenire” se i soci avessero saputo “ sta- non c’erano più fondi per il completa- re uniti per la vita economica” e non si mento. Nel 1926 i rappresentanti di tutta fossero divisi “ in partiti forieri di odi fra- la zona pedemontana da Sacile a Pinza- tricidi”. no, si riunirono a Maniago per chiedere Qualche mese dopo si tenne l’assem- che si provvedesse al completamento del- blea della cooperativa, presenti 250 soci. 141 la ferrovia , che però fu ultimata e inau- Nella sua relazione il presidente Giuseppe gurata solo il 28 ottobre del 1930 con un Colussi affermò che dal 27 luglio, data di gran dispiegamento di autorità142. apertura della cooperativa, i soci aderenti

139 “La Patria del Friuli”, 29 novembre 1922. 140 Le cooperative di lavoro erano sorte nel dopoguerra; costituite da soci operai avevano lo scopo di dare lavoro ai disoccupati impegnandoli nell’edilizia, nella costruzione di strade e di ponti finanziati da una legge statale. Statuto della Cooperativa di lavoro “La Medunese”, Udine 1920; Statuto della Cooperativa di lavoro Spilimberghese, Udine 1920. 141 “La Patria del Friuli”, 20 aprile 1926. 142 “La Patria del Friuli”, 23, 25, 30 ottobre 1930.

156 Cavasso Nuovo / Cjavàs erano diventati 341 e che le vendite am- montavano a 150.000 lire. A suo parere i risultati non erano brillantissimi ma la cooperativa era stata “di calmiere alle avi- de cupidigie dei negozianti”143.

Nell’assemblea annuale che si tenne nel 1926 per l’approvazione del bilancio, il presidente registrava un aumento delle vendite ed un’efficace azione di contrasto al caro vita. Presente il direttore dell’En- te nazionale della cooperazione fasci- sta, i soci sottoscrissero 20.000 lire per il Prestito Littorio144. Mentre negli anni precedenti la cooperativa elargiva il suo La sede della cooperativa di aiuto agli orfani, al patronato scolastico, consumo in piazza ai poveri del comune, andato al potere Vittorio Emanuele. il fascismo, le risorse dell’ente furono, in quell’occasione, impiegate per fini poli- tici. ma l’Austria temeva che le associazioni potessero diventare centri di cospirazio- La cooperativa rimase attiva fino al ne contro il governo145. terremoto del 1976 quando, a causa del- la demolizione dell’edificio in cui aveva Già nel 1909, durante un convegno a sede, interruppe la sua attività, che non Maniago delle società operaie della zona, fu più ripresa. Lo spirito cooperativo che il maestro Domenico Maraldo denuncia- aveva animato le generazioni precedenti va che nel territorio maniaghese c’era il era ormai morto e nessuno si sentì im- triste primato dell’analfabetismo e rac- pegnato a ricostituire la cooperativa di comandava di combatterlo “con tutte le consumo. nostre forze per conseguire l’elevamento morale della nostra patria”. Concludeva raccomandando all’onorevole presente al 15. La scuola di disegno convegno di sostenere in parlamento le “leggi per il miglioramento dell’istruzione L’azione delle società operaie, oltre che popolare”146. al sostegno dei lavoratori nei momenti della malattia e della vecchiaia, mirò an- A Maniago la scuola di disegno, aperta che alla formazione professionale e alla nel novembre 1901, funzionò regolarmen- crescita culturale degli operai. Le scuole te negli anni successivi con esposizione di arti e mestieri e le scuole di disegno si dei disegni alla fine dei corsi annuali147. A diffusero dopo l’unità d’Italia perché pri- Fanna una scuola di “disegno applicato ai

143 “La Patria del Friuli”, 18 dicembre 1919. 144 “La Patria del Friuli”, 21 dicembre 1926. 145 L. ANTONINI CANTERIN, Come un frutto, 137-144. 146 “La Patria del Friuli”, 18 maggio 1909. 147 “La Patria del Friuli”, 6 novembre 1901, 18 ottobre 1904, 27 luglio 1905.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 157 lavori in cemento e ai terrazzi” fu aperta, sua residenza a Maniago154. La scuola di su iniziativa dell’ingegner Antonio Giro- disegno continuò ancora per alcuni anni; lami, nel gennaio 1911. Gli iscritti erano interruppe i suoi corsi quando i ragazzi 11 e le lezioni si tenevano il giovedì e la incominciarono a frequentare la scuola domenica dalle ore 9.30 alle 11.30 ma media e l’avviamento professionale. funzionò solo per pochi anni148.

A Cavasso, nel 1921, il “Club sportivo 16. Il monumento ai caduti cavassese” presentò al Comune richiesta di un’aula “per una scuola serale di dise- I comuni sacrifici fatti durante gli 149 gno” . La proposta ebbe esito favorevole anni di guerra avevano suscitato nei sol- e nel gennaio del 1923 si tenne l’esposi- dati ritornati alle loro case uno spirito di zione dei lavori eseguiti dai giovani stu- cameratismo e di solidarietà che essi tra- denti150. sferirono nella vita pubblica. Sollecitati La scuola progredì, tanto che in luglio soprattutto dalle locali associazioni com- dello stesso anno un ispettore dell’Uffi- battenti, nel dopoguerra tutti i paesi del cio provinciale per l’istruzione professio- Friuli si impegnarono nella realizzazione nale “ebbe parole di encomio per i dirigen- di monumenti ai caduti che ricordassero ti dell’ottima istituzione” e i Comuni di il sacrificio di tanti soldati ma nello stes- Cavasso e di Fanna e le rispettive Società so tempo esprimessero un sentimento di operaie dichiararono il loro impegno a orgoglio nazionale per la guerra vinta. sostenerla151. Negli anni successivi conti- nuarono regolarmente i corsi che si tene- vano tutti i giorni dalle 18.00 alle 20.00, inizialmente sotto la guida dell’insegnan- te Raffaele Scatton di Meduno152.

L’importanza che assunse la scuola di disegno è testimoniata anche dalle offer- te di denaro che incominciarono a invia- re gli emigranti soprattutto dagli Stati Uniti, consapevoli della necessità di una buona istruzione professionale per i gio- vani153.

Dal 1928 insegnante e direttore fu Ernesto Calligaro che, ricordato anco- ra oggi da tanti suoi ex allievi, prestò il suo insegnamento fino al 1956 quando Monumento al milite ignoto realizzato da diede le dimissioni, avendo trasferito la Sebastiano Della Valentina nel 1921.

148 “La Patria del Friuli”, 2, 14, 16 gennaio e 5 novembre 1911. 149 “La Patria del Friuli”, 18 gennaio 1921. 150 “La Patria del Friuli”, 9 gennaio 1923. 151 “La Patria del Friuli”, 12 luglio 1923. 152 “La Patria del Friuli”, 20 luglio 1925; 13 gennaio 1927. 153 “La Patria del Friuli”, 13 marzo 1926; 22 gennaio e 12 marzo 1927. 154 “Il Gazzettino”, 21 novembre 1993.

158 Cavasso Nuovo / Cjavàs A Cavasso, nel 1919 si costituì il “Co- mitato per l’erigendo monumento ai cadu- ti”, che incominciò subito a raccogliere le offerte dei cittadini in paese e all’estero. Come presidente fu scelto Giuseppe Ar- dit che aveva perso il figlio Aldo, morto a Padova dopo lunga malattia provocata dal gas respirato al fronte155. Mentre il comitato pro monumento incominciava ad operare, fu fatta realizzare dalla dit- ta Furlan di Pordenone una lapide, con i nomi e le fotografie dei caduti, che venne posta all’interno della chiesa nel febbraio 1921156.

Nell’ottobre dello stesso anno, in oc- casione delle celebrazioni fatte ad Aqui- leia in onore del milite ignoto, a Cavasso fu officiato un rito funebre sulla tomba di un soldato sconosciuto sepolto nel ci- mitero del paese. Si trattava di un capo- ral maggiore dei bersaglieri di cui non si seppe mai il nome che, nei giorni della ritirata dell’esercito italiano dopo Capo- Monumento ai retto, era stato trovato morto nelle vici- Caduti di Orgnese. nanze di Colle. Durante la cerimonia il sindaco Ardit consegnò una medaglia tina, che abbiamo già incontrato come d’argento ad una vedova ed ai genitori maestro istruttore alla scuola cementisti di undici soldati di Cavasso dispersi in istituita durante la costruzione della fer- guerra157. rovia Sacile-Pinzano158.

L’anno successivo, il 4 novembre, sulla Intanto la raccolta di denaro proce- tomba di quel soldato ignoto fu inaugu- deva con una certa lentezza: dopo due rato un piccolo monumento che ancora anni c’erano in cassa 8.723 lire su una oggi si trova nella cappella del cimitero. spesa preventivata di 30.000 lire. Poi- Era costituito da “una base adorna di mo- ché a Maniago nel settembre e a Fanna saici… un piccolo capitello romano, con un nell’ottobre del 1922 venivano inaugu- colonnato dinanzi. Sul timpano della fac- rati i monumenti ai caduti,159 in paese ciata … a mosaico un elmetto cinto da una incominciarono commenti malevoli nei corona di bronzo e quercia”. L’opera era confronti del comitato, accusato di fare stata eseguita da Sebastiano Della Valen- poco. La causa del ritardo nel realizzare

155 “La Patria del Friuli”, 18 agosto 1919. 156 APCN, Cart. 24, Tit. VII, 1/1, Lavori di restauro parrocchia di Cavasso Nuovo 1905-1922. 157 “La Patria del Friuli”, 7 novembre 1921. 158 “La Patria del Friuli”, 4 e 7 novembre 1922. 159 “La Patria del Friuli”, 5 settembre e 23 ottobre 1922.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 159 La duchessa d’Aosta saluta le vedove di guerra il giorno dell’inaugurazione del monumento ai caduti.

l’opera era dovuta però alla mancanza di Banca di Maniago su un conto apposito accordo sul progetto da realizzare. Infat- da non utilizzare assolutamente per la co- ti nel settembre 1923 il comitato, sotto struzione dell’asilo. Solo quando ebbero la presidenza di Giuseppe Colussi, ave- la certezza che a Cavasso si era deciso per va deliberato di erigere un asilo infantile la costruzione del monumento, autoriz- come monumento. Il progetto prevedeva zarono il tesoriere Sante Tuis a prelevare un atrio, due vaste aule, un refettorio, una i loro denari161. cucina e un locale per il personale160. In conseguenza di ciò, nell’agosto Ma non tutti erano d’accordo su quel- del 1926, “interpretando il desiderio del- la scelta. Gli emigrati negli Stati Uniti, la maggioranza dei cittadini e quello so- riuniti in un “Comitato pro Monumen- prattutto degli emigranti che [erano] i to Cavasso - Nord America”, in una loro maggiori oblatori”, si decise “di erigere adunanza dell’aprile 1926 dopo aver di- un monumento invece di un asilo … sulla scusso le proposte venute da Cavasso, vasta piazza Plebiscito davanti al Palazzo avevano deliberato “di ritirare le prece- Comunale ex Polcenigo”, con una spesa denti somme versate, se il Comitato gene- preventivata di centomila lire162. rale intende[va] erigere un asilo”. E perché non ci fossero dubbi sulla loro volontà di L’inaugurazione del monumento, in finanziare solo la costruzione di un mo- marmo di Carrara, si fece il 6 luglio 1930 numento in piazza Plebiscito, decisero presente la duchessa d’Aosta. Dell’avve- che i loro soldi venissero registrati dalla nimento fu girato un film che fu manda-

160 “La Patria del Friuli”, 13 settembre e 21 dicembre 1923. 161 Verbali delle adunanze tenute a Detroit, Michigan, il 17 aprile e 4 dicembre 1926; 17 maggio e 8 settembre 1928 (Archivio privato). 162 “La Patria del Friuli”, 10 agosto 1926.

160 Cavasso Nuovo / Cjavàs to negli Stati Uniti163. Concetti analoghi espresse il sindaco Ardit in occasione della consegna agli ex combattenti della bandiera donata dalle 17. Il fascismo donne di Cavasso: la guerra appena con- clusa aveva permesso di completare l’uni- A livello nazionale la situazione tà d’Italia e di liberare “i nostri fratelli politica dopo la guerra 1915/18 mutò soggetti allo straniero”; i soldati avevano rapidamente. I partiti rappresentati in combattuto in nome del diritto dei popoli parlamento non esprimevano delle solide ad essere liberi; seguendo il loro esempio maggioranze e i governi si avvicendavano si sarebbe potuto ottenere la concordia e senza riuscire a governare. Emersero la pace, aspirazione di tutti166. in quel periodo forze politiche nuove: i In quegli anni crebbe il movimento gruppi di ex combattenti, il fascismo, il fascista fondato a Milano da Mussolini partito socialista, fondato già nel 1892, il 23 marzo 1919. Il nuovo partito fece e il partito popolare costituitosi nel 1919. propri i programmi politici degli ex com- Per questi partiti il programma aveva battenti e dei nazionalisti e nei confronti la prevalenza sui candidati, mentre i delle organizzazioni socialiste e cattoli- liberali, che avevano governato fino ad che scatenò la violenza squadrista. Dopo allora, erano “raggruppamenti formatisi al la “marcia su Roma” il 28 ottobre 1922, seguito di personalità di primo piano”. Gli Mussolini si fece nominare capo del go- esponenti liberali non furono in grado verno dal re; rinsaldò il suo potere politi- di affrontare con decisione ed efficacia i co nelle elezioni del 1924 quando con la 164 problemi sociali e di politica estera . Lista nazionale, simbolo il fascio, riuscì a Alle elezioni politiche che si tennero riunire i fascisti ed altre formazioni, otte- 167 nel 1919 gli ex combattenti presenta- nendo il 64,9 per cento dei voti . rono loro liste con un buon successo a A Cavasso la Lista nazionale ebbe 235 livello nazionale. A Cavasso ottennero voti, il Partito popolare 8, i comunisti 7, i 143 voti su un totale di 316, mentre ai massimalisti 10, i repubblicani 7, gli uni- socialisti andarono 2 voti, ai “clericali”, tari 23, i liberali 28168. cioè al partito popolare 1 voto, ai fasci- sti 3 voti165. Il successo elettorale degli ex Il fascismo occupò in tempi brevi tutte combattenti si spiega con la convinzione, le strutture amministrative e sociali: ne allora diffusa, che essi rappresentassero abbiamo alcuni esempi anche in zona. quei valori di eroismo e di sacrificio che A Maniago il sindaco Abele Selva fu avevano fatto vincere la guerra e che nel costretto dai fascisti a dimettersi perché dopoguerra avrebbero potuto dare solu- aveva permesso che il primo maggio fosse zione ai problemi che affliggevano la so- considerata giornata festiva169. Sempre a cietà italiana. Maniago, per interessamento del fiducia-

163 “La Patria del Friuli”, 2 e 7 luglio 1930. 164 F. CHABOD, L’Italia contemporanea, Torino 196121, 42-53. 165 “La Patria del Friuli”, 26 novembre 1919. 166 “La Patria del Friuli”, 14 luglio 1920. 167 F. CHABOD, L’Italia contemporanea, 66-73. 168 “La Patria del Friuli”, 8 aprile 1924. 169 “La Patria del Friuli”, 12 maggio 1923.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 161 rio di zona del partito fascista, rag. Piaz- sacrificio dei caduti corrispondeva ad un za, gli operai delle coltellerie Antonini e sentimento profondo del paese che ricor- Rosa aderirono tutti “spontaneamente” ai dava i morti in guerra e che, come ab- sindacati fascisti dopo una riunione in biamo già documentato, era allora impe- fabbrica con gli esponenti del fascio170. gnato a reperire i fondi per la costruzione di un grande monumento. Il richiamo Superata la crisi provocata dall’assassi- continuo alla grandezza della patria, al nio del deputato socialista Matteotti nel valore degli eroi caduti dava un senso 1924, il regime fascista si trasformò in alla morte di tanti giovani, al dolore dei dittatura: il Gran Consiglio soppiantò il familiari. Parlamento, vennero proibiti i partiti, fu imposta la censura, venne creata la Mili- Anche la politica scolastica del fasci- zia volontaria per la sicurezza nazionale, smo, in particolare il prolungamento di una organizzazione militare sotto il co- due anni dell’obbligo scolastico ed il so- mando diretto di Mussolini, fu istituito stegno alla formazione professionale174, il “Tribunale per la sicurezza dello Stato” incontrò di certo il favore di coloro che che processava gli oppositori. In questo avevano operato per combattere l’anal- modo il controllo sulla società fu tota- fabetismo e per la crescita e lo sviluppo le. Spazzata ogni opposizione, il regime della scuola di disegno in paese. si consolidò e progressivamente ottenne il favore della maggioranza dei cittadini, I dati elettorali del 1924 ci conferma- soprattutto dopo la firma di Patti late- no che coloro che prima della guerra vo- ranensi e del concordato con la Chiesa tavano i candidati espressione dell’area cattolica171. liberale-risorgimentale si erano, in se- guito, orientati verso il raggruppamento Non sappiamo con precisione quan- nazionale di Mussolini. Ed è evidente do fu fondata la sezione del Partito na- che a Cavasso, dove la maggioranza delle zionale fascista a Cavasso; se ne parla in famiglie era proprietaria di pochi campi un articolo de “La Patria del Friuli” del e di poco bosco e dove non esisteva l’in- marzo 1923172, ma non doveva esistere dustria, solo un esiguo numero di elettori da molto tempo se l’inaugurazione del votasse per le idee socialiste di collettiviz- gagliardetto fu fatta con una grande ce- zazione delle terre175. rimonia il 20 maggio dello stesso anno. Il parroco don Quattrin “disse bellissime Coloro che in paese erano ritenute parole all’indirizzo dei fascisti e del duce persone avvedute e sagge o aderirono Mussolini”173. al fascismo o lo accettarono. Il maestro Domenico Maraldo e la maestra Maria A Cavasso si accettò l’instaurarsi della Venier parteciparono attivamente alle dittatura condividendo alcuni contenuti organizzazioni in cui il fascismo inqua- della politica fascista. L’esaltazione del drò i giovani. Li motivava, senza dubbio,

170 “La Patria del Friuli”, 19 e 26 settembre 1925. 171 F. CHABOD, L’Italia contemporanea, pp. 74-84. 172 “La Patria del Friuli”, 23 marzo 1923. 173 “La Patria del Friuli”, 23 maggio 1923. 174 “La Patria del Friuli”, 21 febbraio 1924. 175 V. CASTRONOVO, Dall’Unità ad oggi. La storia economica, in Storia d’Italia, IV, Torino 1975, 236.

162 Cavasso Nuovo / Cjavàs l’impegno che sempre avevano profuso della popolazione a seconda che le per- nell’insegnamento per elevare il livello sone fossero più o meno convinte degli di istruzione dei ragazzi e della colletti- aspetti più rituali e di parata del fascismo, vità, obiettivi che, a loro giudizio, anche erano le adunate davanti al monumento il fascismo perseguiva. La mancanza del- dei caduti il 28 ottobre e il 4 novembre. le libertà democratiche, la censura sulla In quelle occasioni gli alunni delle scuo- stampa, la repressione con la galera di le venivano inquadrati dai responsabili ogni opposizione politica sembrarono al- locali dell’Opera Nazionale Balilla, or- lora elementi da sacrificare a favore di un ganizzazione fondata dal fascismo nel capo che pareva potesse garantire il bene 1926. Si trattò di uno strumento volto di tutti. ad educare i giovani agli ideali fascisti attraverso l’attività fisica e la formazio- Il medico condotto dott. Ravasi di- ne di coscienze ligie alla disciplina, alla ventò segretario della sezione del fascio gerarchia e ai “valori nazionali” quali li cavassese; Giuseppe Ardit fu nominato intendeva il fascismo. Per avere un con- primo podestà di Cavasso su designazio- trollo totale sui giovani, il regime sciolse ne del dottor Ravasi, in quanto persona nel 1927 tutte le organizzazioni giovanili da sempre “di buon esempio al paese come esistenti in Italia ad eccezione di quelle lavoratore instancabile … che nel 1925, cattoliche. Ragazzi e ragazze erano sud- quando si progettava la costruzione di un divisi, secondo l’età, in figli della lupa asilo a ricordo dei Caduti, spontaneamen- (6-8 anni), balilla e piccole italiane (8-14 te, si era offerto per la concessione dell’area anni), avanguardisti e giovani italiane necessaria donando un pezzo di terreno ai (14-18 anni). Alle cerimonie importan- piedi del colle di sua proprietà”176. ti, oltre ai ragazzi delle scuole, in divisa, Alcuni degli avvenimenti che caratte- partecipavano le donne fasciste, le mas- rizzarono il periodo fascista ebbero mo- saie rurali, le vedove fasciste ed i fascisti menti di partecipazione anche a Cavasso. in camicia nera. Nel febbraio 1929 si tenne nella chiesa parrocchiale un Te Deum di ringrazia- Negli anni del fascismo riprese inten- mento per la Conciliazione tra Stato e sa l’emigrazione che permise ad alcuni Chiesa e per il Concordato. Il parroco nostri emigranti di ottenere ottimi risul- don Aleardo Placereani, subentrato a tati dal loro lavoro e dal loro impegno, don Quattrin nel 1924, espresse durante soprattutto negli Stati Uniti. Commen- la cerimonia parole di “gratitudine alla tando le cospicue elargizioni fatte da un saggezza lungimirante del duce”177. Fu per emigrante rientrato a Cavasso che aveva la Chiesa cattolica la conclusione di un donato 1000 lire alla Congregazione di percorso, iniziato alla fine del secolo pre- carità, 500 al corpo dei pompieri, 500 cedente, per influire sulla vita sociale e al Comitato per la bandiera comunale e politica dell’Italia. 500 per la bandiera alle scuole, il cronista scrisse: “Il signor Fioritto Michele ritornò Momenti patriottici, vissuti con mag- dagli Stati Uniti … ricco, come hanno pre- giore o minore partecipazione da parte so la felice abitudine di fare i nostri bravi

176 “La Patria del Friuli”, 14 ottobre 1926. 177 “La Patria del Friuli”, 22 febbraio 1929.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 163 ed intelligenti emigranti”178. era motivata dalle scarse risorse finanzia- rie e dalle sanzioni che la Società delle In realtà solo pochi delle centinaia Nazioni aveva applicato all’Italia dopo di emigranti partiti da Cavasso furono l’inizio della guerra. In conseguenza del- così fortunati. Anzi, alcuni di loro che le sanzioni il regime impose una politica avevano fondato delle floride imprese in economica di autarchia, cioè di autosuf- Germania e in Austria dovettero lottare ficienza, per cercare di dipendere sempre lunghi anni dopo il 1918 per aver ricono- meno dai prodotti esteri. sciuti i danni subiti, avendo dovuto ab- bandonare tutto all’ inizio della guerra. La “battaglia del grano” per aumen- Allo scopo di “ottenere il risarcimento per tare la produzione di frumento vide in le attività abbandonate all’estero per causa paese la costituzione del “Comitato pro della guerra”, Giuseppe Colussi fondò a festa del pane” i cui componenti erano Cavasso l’“Unione Emigranti Friulani”. il commissario prefettizio Ernesto Busi- Come presidente scrisse a vari ministri ed nelli presidente, il dott. Ravasi vicepre- al capo del governo, e per legale rappre- sidente, il maestro Domenico Maraldo sentante dell’Unione scelse lo studio di segretario politico, il corpo insegnante e un avvocato romano attraverso il quale il segretario comunale Centa181. s’impegnò a fornire “gratuitamente a tutti coloro che ne [avessero fatto] richiesta le Negli anni successivi Mussolini seguì informazioni sulle norme da seguire” nella le scelte della Germania nazista e a parti- compilazione delle domande di risarci- re dal 1939 vennero presi provvedimenti mento179. che si possono leggere come preparazio- ne ad una nuova guerra. In esecuzione Nel dicembre 1935 fu lanciata dal re- alle direttive del governo, il podestà di gime la campagna per “l’oro” e “il ferro Cavasso nel giugno del 1939 comunicò alla patria”. Oro e ferro avrebbero dovuto alla popolazione l’obbligo di consegnare servire per l’impresa coloniale di Musso- le vinacce per la distillazione e il divieto lini, la conquista dell’Etiopia, che iniziò di esportazione fuori provincia di grano- il 2 ottobre 1935 e si concluse nel maggio turco sia bianco che giallo182. Fu obbliga- del 1936 con la proclamazione dell’im- torio denunciare il vino prodotto, il mais pero. Anche molte donne di Cavasso raccolto, indicando se “giallo, bianco, di offersero le loro fedi nuziali, che furono altre qualità per conoscere la quantità … sostituite da anelli di latta o stagno per mancante al fabbisogno della popolazione un’impresa che allora fu esaltata da tutti, per tutto l’anno 1940”. Fu poi fatto divie- anche perché si concluse presto, fu vitto- to di vendere granoturco e di macellare riosa e provocò un numero relativamente vitelli183. basso di morti italiani180. Nel novembre del ‘39 il parroco co- La richiesta di oro e ferro per la patria municò che tutti i capifamiglia doveva-

178 “La Patria del Friuli”, 23 maggio 1923. 179 “La Patria del Friuli”, 23 luglio 1921, 17 agosto 1922, 6 luglio 1923, 26 agosto 1925, 18 giugno 1926. 180 F. CHABOD, L’Italia contemporanea, 91-92. 181 “La Patria del Friuli”, 27 febbraio 1930. 182 APCN, Cart. 4, Tit. III, 1/6, Rapporti con la provincia 1818-1944. 183 APCN, Cart. 5, Tit. III, 1/7, Avvisi del comune 1938-1941. Avviso del 29 novembre 1939.

164 Cavasso Nuovo / Cjavàs no recarsi in municipio per un control- rimento al “Gran Consiglio di Disciplina” lo del numero dei componenti il nucleo minacciava la “fucilazione alla schiena familiare per “predisporre il razionamento continuativa”186. Stanco di dover ripetere [dei generi alimentari] in caso di guer- gli stessi richiami e consapevole delle dif- ra”. Quest’ultimo provvedimento era in ficoltà economiche causate dalla guerra, preparazione all’introduzione della carta al dottore non rimaneva che ironizzare annonaria, “la tessera”, il documento che sulla situazione. avrebbe permesso di acquistare i gene- ri alimentari razionati. Ed infatti poco Come nel 1915, i giovani furono ar- tempo dopo, il commissario prefettizio ruolati, ma non combatterono in difesa Salvatore Bernardòn comunicò che negli della patria bensì in una guerra di aggres- uffici comunali i capifamiglia potevano sione in Francia, in Grecia, in Jugoslavia, ritirare le carte annonarie184. in URSS e in Africa. Sui vari fronti, dal 1940 al 1943, morirono tredici soldati di Mussolini volle partecipare al conflitto Cavasso i cui nomi si leggono sul monu- scatenato da Hitler nel settembre 1939 e mento ai caduti in piazza Plebiscito. dichiarò l’entrata in guerra il 10 giugno 1940, anche se l’Italia aveva limitati mez- Dopo una serie di rovesci militari su zi militari ed insufficienti risorse econo- tutti i fronti di guerra, nel mese di luglio miche. del 1943 Mussolini venne deposto dal re e arrestato. L’otto settembre successi- Della mancanza di mezzi ci si rese vo fu proclamato l’armistizio. L’esercito conto anche a Cavasso quando il segre- tedesco invase l’Italia, considerò i solda- tario del fascio, il medico del paese dott. ti italiani traditori e rinchiuse in campi Ravasi, tramite il parroco, avvisò la po- di lavoro in Germania quelli che cattu- polazione nell’aprile 1941 che era in atto rò; fucilò quelli che opposero resistenza. una raccolta di “stracci di lana, rottami di Circa 50 soldati di Cavasso subirono una ferro da offrire alla Patria” e sollecitò le lunga prigionia nei campi di lavoro in 187 famiglie a essere generose nel “raccoglie- Germania . Molti evitarono la cattura re fondi destinati alla confezione di pacchi da parte dell’esercito tedesco e riuscirono estivi per i combattenti”, pacchi che sareb- a ritornare alle loro famiglie, alcuni por- bero stati “inviati singolarmente ai soldati tando con sé un’arma. di Cavasso”185.

Le difficoltà economiche resero la vita 18. La Resistenza difficile anche ai fascisti del paese che il segretario dott. Ravasi sollecitò nel 1940 Dopo che l’esercito tedesco ebbe occu- e nel 1941 a mettersi in regola col paga- pato l’Italia, il Friuli divenne parte del mento della tessera del partito. Poiché Litorale Adriatico, l’Adriatisches Küsten- i ripetuti avvisi rimasero inascoltati, il land, governato dal Gauleiter Friedrich dottore, dopo aver preannunciato il defe- Reiner188.

184 Ibidem, Avviso del commissario prefettizio Bernardon del 10 gennaio 1940. 185 APCN, C. 72, Tit. III, Avvisi del PNF. Avviso f.to dott. Ravasi del 19 aprile 1941. 186 Ibidem, Biglietto f.to Ravasi del 15 febbraio 1941. 187 ACCN, Cartella Deliberazioni ECA 1945-46-47. Sussidi di assistenza postbellica: delibera 14 settembre 1946. 188 Enciclopedia monografica del Friuli-Venezia Giulia, 3, 1°, 416.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 165 Cartolinine postali fornite ai prigionieri di guerra dall’amministrazione dei campi di prigionia in Germania.

Foto sopra - La cartolina era costituita da due parti: la prima utilizzata dal prigioniero per scrivere alla famiglia Foto sotto - La seconda era a disposizione della famiglia per la risposta Archivio comunale di Cavasso Nuovo.

166 Cavasso Nuovo / Cjavàs Come in tutti gli stati europei occupa- coloro che l’otto settembre erano militari ti si formarono anche in Italia e in Friuli dovevano presentarsi in municipio per gruppi di partigiani. Si trattava per lo più essere collocati in licenza illimitata, cioè di soldati che, per sfuggire alle retate dei dovevano considerarsi ancora sottopo- tedeschi e dei fascisti, si nascosero sulle sti all’autorità militare. Chi non si fosse montagne ove si erano formati subito presentato e coloro che li avessero aiutati dopo l’8 settembre, dei gruppi armati co- a nascondersi, sarebbero stati deferiti ai stituiti da militanti politici antifascisti. tribunali militari192.

L’esercito tedesco reagì con fucilazioni, Durante l’inverno del ‘43 le rego- internamento nei campi di concentra- le dell’ammasso divennero più rigide e mento e atti terroristici contro le popola- l’obbligo di denunciare i prodotti agrico- zioni. La guerra diventò, come sosteneva li venne esteso anche a patate e fagioli; un ufficiale delle SS in un suo manua- si fece divieto di vendere il latte diretta- le per le truppe operanti nella zona del mente dalle stalle e venne ribadito l’ob- Litorale Adriatico, “annientamento tota- bligo di portare alla latteria tutto il latte le della vita e di tutti i valori in genere” prodotto, escluso quanto necessario alla in cui “tutte le norme del diritto bellico e famiglia in ragione di 350 grammi per dell’umanità sono da considerarsi sorpas- persona. Venne imposto il coprifuoco sate”189. che vietava di uscire di casa dopo le ore 20. Di conseguenza chi fosse arrivato in Il controllo dell’esercito tedesco sulla stazione alle 21 doveva pernottarvi fino popolazione si esercitò immediatamente alle 5 del mattino. Le famiglie che ave- con durezza. Poiché era noto che molti vano le scale esterne per salire in camera, soldati erano tornati a casa portando con dovevano ritirarsi nelle stanze da letto sé le armi, già il 16 settembre 1943, fu entro le ore 20193. ordinato al podestà di Cavasso di comu- nicare che “tutti i detentori di armi da Nella primavera del 1944, i militari te- guerra, materiali, vestiario, equipaggia- deschi incominciarono ad effettuare ra- menti, [avevano] l’obbligo della consegna strellamenti improvvisi per le strade del immediata al Municipio”190. Il 15 ottobre paese194. l’ordine venne ripetuto e si dovettero consegnare al comando militare germa- In marzo fu emanato il bando di re- nico anche i fucili da caccia191. clutamento che chiamava alle armi, sotto comando tedesco, i giovani delle classi Per evitare che i giovani si unissero ai 1923, 1924, 1925195. Questo riguardò so- gruppi partigiani che si stavano forman- prattutto coloro che, militari l’otto set- do, i tedeschi comunicarono il 27 no- tembre, erano ritornati a casa convinti vembre per mezzo del podestà, che tutti che la guerra fosse finita e non volevano

189 H. SCHNEIDER-BOSGARD, Bandenkampf in der Operationszone Adriatisches Küstenland,Gorizia 2003, 79-81. 190 Archivio privato Castellarin (= APrC), Avviso del podestà Bernardon 16 settembre 1943. 191 APrC, Avviso del podestà 15 ottobre 1943. 192 APCN, Cart. 5, Tit. III, 1/7, Rapporti con il comune 1814-1944. Avviso del podestà del 27 novembre 1943. 193 Ibidem, Avviso del podestà 18 aprile 1944. 194 ACCN, Cartella. Danni di guerra, b. Atti di notorietà. 195 “Il Popolo del Friuli”, 25 marzo 1944.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 167 arruolarsi con i tedeschi o con le truppe di agosto 1944 un gruppo numeroso di della Repubblica Sociale di Salò. Fu in giovani di Cavasso si unì alle formazioni quel periodo che il Supremo Commissa- osovane in Val Tramontina formando il rio della zona di operazioni del Litorale battaglione Val Meduna200. Alcuni erano Adriatico obbligò i dirigenti di aziende giovanissimi, nati nel 1925 e 1926, ma e di fabbriche a comunicare, entro il altri erano ex militari che avevano alle 31 maggio, il nome di tutti gli operai e spalle anni di guerra. impiegati maschi di età superiore ai 18 anni196. Qualche artigiano di Maniago, Una serie di tragici avvenimenti ac- in seguito al controllo militare nell’azien- caddero in paese nel corso del 1944 ac- da, sollecitò i propri dipendenti più gio- centuando il clima di paura diffuso tra vani a non presentarsi più al lavoro per la popolazione. La mattina del 13 aprile evitare di essere prelevati dai tedeschi197. 1944 in piazza Plebiscito furono trovati morti un sottufficiale tedesco e un par- Per i giovani che non volevano arruo- tigiano di Pinzano. Per rappresaglia una larsi era diventato pericoloso rimanere in squadriglia di aerei mitragliò Cavasso per paese ed a partire dal mese di maggio, oltre un’ora. Non ci furono morti e solo alcuni incominciarono a salire in monta- una donna rimase ferita da schegge201. gna e ad unirsi alle formazioni partigiane garibaldine o osovane che si erano forma- Partigiani della Garibaldi il 15 luglio te nella Val Tramontina e nella Val Cel- uccisero, in piazza Plebiscito, Donato lina. Sul monte Cjaurléc sopra Meduno, Dinon. Come capo dell’ufficio comu- già dall’autunno-inverno del 1943, erano nale che aveva il compito di controllare attive formazioni partigiane costituite da l’ammasso, aveva firmato gli avvisi che giovani del posto e da partigiani ritirati- ordinavano l’accertamento e il controllo si in queste zone dopo che, nei mesi di della produzione agricola202 e le richieste ottobre e novembre, erano stati attaccati di denuncia degli animali allevati, pena nel Friuli orientale da truppe tedesche. la confisca del bestiame203. Erano norme Da questi gruppi si formò nella primave- rigorose che creavano malcontento, ma ra del 1944 la Brigata Garibaldi “Taglia- che erano in vigore in tutti i comuni. mento” che operava nella zona dei tor- renti Cosa e Arzino198. Durante l’inverno Il 28 luglio una pattuglia tedesca, alla si costituì la brigata “Osoppo Friuli” che ricerca di partigiani, arrivò in automobi- ebbe il suo comando nel Castello di Pie- le al mulino sulla riva del Meduna, entrò lungo in Val d’Arzino199. nella casa, fece uscire il figlio della ve- dova che vi abitava e lo freddò con una Tra la fine di luglio e i primi giorni scarica di mitra. Il ragazzo aveva solo 15

196 “Il Popolo del Friuli”, 28 maggio 1944. 197 Informazione Michele Bernardon (1945), Cavasso Nuovo. 198 A. BUVOLI, F. CECOTTI, L. PATAT (a cura di), Atlante storico della lotta di liberazione nel Friuli Venezia Giulia. Una resistenza di confine 1943-1945, Trieste 2005, 69. 199 Ivi, 45-46. 200 R. DELLA VALENTINA, Cavasso nuovo nella Resistenza, Udine 1975, 17-23. 201 R. LONGO, Storia di un paese martoriato, in “Lotta partigiana”, a cura dell’ANPI (numero unico), Maniago 1975, 17. 202 APrC, Avviso del 24 settembre 1943. 203 APCN, Cart. 5, Tit. III, 1/7, Rapporti con il Comune 1814-1944. Avvisi del 18 febbraio e del 1 luglio 1944.

168 Cavasso Nuovo / Cjavàs anni, non era partigiano, si chiamava Il 15 agosto venne ucciso da partigia- Giovanni Ragogna204. ni Giovanni Francescon. Era stato emi- grante in Germania ed aveva sposato una Il 4 agosto un camion con rimorchio donna tedesca207; fu ucciso, forse, perché che trasportava viveri e coperte per le aveva denunciato il sequestro della sua truppe tedesche, all’altezza del viadotto macchina da scrivere da parte dei parti- giani. sulla ferrovia, fu sequestrato dai partigia- ni che fecero prigionieri un soldato tede- In questo periodo i partigiani del pa- sco, un uomo della Organizzazione Todt ese effettuarono requisizioni di animali, e un autista italiano. Il comando tedesco, di vestiario, di denaro208, che dovevano per mezzo del podestà Salvatore Bernar- servire per rifornire i gruppi in monta- dòn, intimò di rilasciare gli uomini e il gna. camion, altrimenti il paese sarebbe stato In ottobre e novembre truppe tede- incendiato205. La minaccia non fu attuata sche, cosacche e della X Mas attaccarono grazie all’impegno delle autorità comu- la “Zona libera della Carnia” ed i parti- nali, del parroco don Stefanutti e all’in- giani di Cavasso furono coinvolti negli tervento del vescovo di Concordia206. scontri armati. Sul monte Rest, il 17 ot-

204 Ibidem, 19. 205 AprC, Avviso del podestà Bernardon 7 agosto 1944. 206 R. LONGO, Storia di un paese martoriato, 17. 207 Informazione Bier Rolando (1929), Cavasso Nuovo. 208 ACCN, Cart. Danni di guerra, atti di notorietà: denunce di Giovanna Martina e di Antonio Rizzo.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 169 tobre, durante combattimenti che videro partigiani di Cavasso che avevano subito impegnato per due giorni il battaglione gli attacchi e i rastrellamenti di tedeschi Val Meduna contro truppe cosacche che e fascisti ritornarono in paese. L’ammini- salivano dalla valle del Tagliamento, strazione comunale, d’accordo con il Co- morì Giuseppe Zambon “Pecio”, poi de- mitato di liberazione cavassese formatosi corato con medaglia d’argento209. in ottobre e presieduto dall’avv. Renzo Longo allora segretario comunale, avviò Vittorio Flamini, dopo essere stato fat- i giovani a lavorare nell’Organizzazione to prigioniero, fu fucilato a Tramonti il Todt, una impresa di costruzioni cre- 10 novembre; Marcello Della Valentina, ata da Fritz Todt che approntava opere sergente maggiore degli alpini, salito in di difesa per l’esercito tedesco. Si voleva montagna nel mese di maggio, fu col- sottrarre i giovani alla cattura ed alla rap- pito in combattimento a Campone il 7 presaglia della polizia e dell’esercito tede- dicembre210. sco. L’iniziativa delle autorità comunali non ebbe successo. Infatti tra la fine di Il 6 dicembre ad Orgnese, davanti agli dicembre e gli inizi di gennaio la polizia abitanti radunati con la forza, vennero tedesca ed elementi della X Mas effet- torturati, facendoli azzannare da cani, tuarono rastrellamenti ed arresti di circa tre giovani scelti a caso, per avere in- una cinquantina di giovani214. formazioni su un ufficiale della Decima Mas che era stato fatto prigioniero dai Volantini lanciati sul paese dall’eser- partigiani211. cito tedesco promisero l’indulto a chi si fosse presentato consegnando le armi215, La notte del 12 dicembre fu incendia- e così ci furono alcuni che, anche su sug- to il municipio, azione questa che non gerimento del parroco e del podestà, si rientrava nei metodi di lotta dei parti- presentarono spontaneamente a Meduno giani, tanto è vero che in nessun paese nella sede della polizia tedesca, ma furo- dove erano presenti si verificò un fatto no imprigionati216. Fu il caso, tra gli altri, analogo212. Il giorno successivo elementi di Pietro Dovigo e di Vincenzo Pontel- della X Mas e soldati tedeschi operarono lo che, presentatisi alla polizia tedesca a un rastrellamento per le vie di Cavasso.213 Meduno, furono arrestati. Il Pontello per All’arrivo dell’inverno, dopo il procla- avere un’arma da consegnare se l’era fat- ma del generale Alexander che invitava ta dare da un compagno217. Alcuni degli le formazioni partigiane a sospendere le arrestati furono internati nel campo di azioni di guerriglia in attesa della prima- concentramento di Mauthausen e solo vera e della ripresa dell’offensiva alleata, i tre ritornarono218.

209 R. DELLA VALENTINA, Cavasso Nuovo nella Resistenza, 42. 210 R. LONGO, Storia di un paese martoriato, 19. 211 Ibidem. 212 Informazione: Spartaco Serena “Agile”, comandante partigiano (1923), Pinzano. 213 R. LONGO, Storia di un paese martoriato, 19. 214 Ibidem. 215 Ibidem. 216 APCN, Cart. 5, Tit. III, 1/7, Rapporti con il Comune 1814-1944. 217 Informazione: Otello Bosari (1929), Cavasso Nuovo e Maria Fioritto (1919), Cavasso Nuovo. 218 Morirono a Mauthausen: Bernardon Walter, Corrado Alvise, Corrado Giacomo, Maraldo Fioravante, Maraldo Franco, Ranieri Francesco e Serena Franco, ACCN, Cart. Organo erogazione 1948-49. Assistenza post-bellica Partigiani Reduci.

170 Cavasso Nuovo / Cjavàs Quindici partigiani di Cavasso, in- carcerati ad Udine, furono fucilati l’11 febbraio 1945, all’esterno del muro del cimitero della città219. La loro fucilazione fu un atto di rappresaglia dopo che un gruppo di partigiani, il 7 febbraio, ave- va dato l’assalto alle prigioni di Udine e liberato una ventina di compagni e due inglesi220. La condanna era stata emessa dal “Tribunale speciale per la Sicurezza Pubblica” il 10 febbraio. I parenti igna- ri, giunti al carcere per portare cibo ed indumenti, solo allora vennero a cono- scenza della condanna e della fucilazione avvenuta all’alba221.

Dopo l’eccidio, soldati tedeschi anda- rono nelle case di alcuni partigiani uccisi per prelevare effetti personali ed umiliare i familiari222.

Durante l’inverno un reparto di co- sacchi rimase in paese e occupò alcune case, soprattutto a Colle. Le famiglie che dovettero accoglierli furono obbligate a provvedere anche al mantenimento degli be comportato l’immediata sospensione Sentenza del 223 Tribunale speciale per uomini e dei cavalli . dell’invio di generi alimentari, compresi la pubblica sicurezza sali e tabacchi224. riportata da “Il Nel frattempo continuarono le restri- Popolo del Friuli” in zioni sui generi alimentari e le requisizio- In marzo il paese fu obbligato a con- data 13 febbraio 1945. ni forzate. Nel mese di febbraio 1945, un segnare 150 quintali di fieno ai cosacchi avviso firmato dal segretario comuna- nel giro di 24 ore con la minaccia che, le avv. Longo comunicava che Cavasso fino a quando non fosse stato eseguito doveva raccogliere e consegnare 15.000 l’ordine, il reparto di cosacchi sarebbe uova: 2.250 alla fine di febbraio, 4.500 rimasto nel territorio comunale ed il loro alla fine di marzo, 4.500 a fine di aprile, mantenimento sarebbe stato a carico del- 2.250 a fine maggio, 1.500 a fine giugno. la popolazione. Si tenga presente che una Il mancato integrale conferimento avreb- precettazione del fieno era stata già effet-

219 I partigiani fucilati furono: Bernardon Carlo (Silo), Bernardon Michele (Ettore), Bernardon Osvaldo (Aquila), Bernardon Reno (Polo), Dovigo Pietro (Fulmine), Lovisa Ferdinando (Guerra) Lovisa Francesco Mario (Terribile), Manca Gesuino (Figaro), Maraldo Fortunato (Uragano), Parmesan Bruno (Venezia), Petrucco Osvaldo (Scarpa), Pontello Vincenzo (Fulmine), Serena Renzo (Julia), Zambon Gino (Garibaldi) e Zambon Giovanni (Vico), “Il Popolo del Friuli”, 13 febbraio 1945. 220 P. STRAZZOLINI, Da Porzùs a Bosco Romagno, Spilimbergo 2006, 47. 221 Informazione: Michele Bernardon. 222 ACCN, Cartella Danni di guerra, f. Atti di notorietà. Denuncie di Bernardon Maria e altri. 223 Ibidem, Denuncia di Matilde Venuto e Renato Maronese. 224 APrC, Avviso del Comune febbraio 1945.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 171 I Caduti militari, tuata due mesi prima225. in lavori lungo il corso del Meduna, fino partigiani e civili della 228 guerra 1940-45. al mese di aprile . Cavasso sopportò un’ultima requisi- zione di mucche in aprile, quando furo- Fu allora che riprese l’offensiva allea- no prelevati “120 bovini un terzo del pa- ta e il Comitato di liberazione per l’Alta trimonio zootecnico locale”. Si trattò di un Italia proclamò l’insurrezione generale. “conferimento straordinario imposto quale Il 30 aprile, mentre l’esercito tedesco si sanzione al Comune per l’incidente occor- ritirava, una colonna di truppe motoriz- so ad una pattuglia tedesco-italiana (uno zate che transitava per Cavasso lungo via scontro con i partigiani) nella borgata Vittorio Emanuele, venne mitragliata e Petrucco”226. bombardata da aerei alleati. Una casa fu colpita da una bomba e altre furono dan- Gli uomini del paese più volte furo- neggiate229. no obbligati a presentarsi per controlli presso la sede comunale. Contro chi non Il primo maggio il podestà chiese al si presentava venivano minacciate “san- parroco di esporre sul campanile un zioni collettive a carico dell’intero paese, e drappo bianco in segno di resa per evi- più gravi provvedimenti nei confronti delle tare di essere ancora bombardati230. Quel loro famiglie”227. Molti furono impiegati drappo esposto per evitare altri pericoli,

225 APCN, Cart. 5, Tit. III, 1/7, Rapporti con il Comune 1814-1944. Avviso f.to R. Longo del 1 marzo 1945. 226 Ibidem, Avviso f.to Salvatore Bernardon del 20 aprile 1945. 227 APrC, Avviso del podestà 19 marzo 1945. 228 ACCN, Cartella Danni di guerra, b. Danni di guerra. Atti di notorietà. 229 ACCN, Cart. Danni di guerra. Denuncia Tuis Sante. 230 APrC, Lettera del podestà Bernardon 1 maggio 1945; vedi anche F.TAFURO, La Resistenza nel Friuli Occidentale in “Storia Contemporanea in Friuli” n. 37, 2006, 183.

172 Cavasso Nuovo / Cjavàs era il segnale della fine di mesi di lotta degli angloamericani, il bombardamento e di paura che lasciarono ferite profonde delle città, la scarsità di viveri e la fame. nelle coscienze delle persone. Certamente la paura di essere reclutati dai militari tedeschi o di essere avviati ai Appena terminata la guerra, il 17 mag- campi di concentramento, spinse i gio- gio, furono traslate a Cavasso ad opera vani a salire in montagna, ma in tanti di del Comitato di liberazione le salme di essi maturò, in seguito, anche la convin- 14 dei partigiani uccisi ad Udine. Il cor- zione che il regime fascista dovesse essere po di uno dei fucilati rimase nel cimite- combattuto attivamente perché la società ro della città per l’opposizione di alcune italiana, finita la guerra, potesse vivere in famiglie che lo consideravano colpevole condizioni di libertà e di pace. della morte dei loro congiunti. Nell’at- mosfera confusa e tragica del momento La lotta partigiana si svolse in una ci fu anche chi accusò altri di aver con- situazione di guerra, in condizioni di vinto il proprio familiare ad unirsi ai estrema difficoltà di mezzi e di organiz- partigiani. Questi contrasti portarono a zazione. Come in tutte le guerre furono scegliere il silenzio come unica possibilità compiute anche azioni efferate da parte di di elaborare il lutto. singole persone. Tuttavia non può essere annullato il valore della scelta di coloro Anche quando fu costruita in cimi- che combatterono contro nazisti e fasci- tero una tomba comune per i partigiani sti per la libertà propria e per quella di morti, qualcuno non volle che il proprio tutti. La Costituzione della Repubblica figlio fosse sepolto assieme agli altri, non italiana è il frutto di quella loro scelta. avendo condiviso la scelta della lotta par- tigiana231. 19. La Repubblica e la democrazia La decisione di tanti giovani di com- battere contro l’esercito tedesco e con- Dopo la sconfitta dell’esercito tedesco tro i fascisti dopo la catastrofe dell’otto il Governo Militare Alleato (GMA) mise settembre, non fu condivisa da tutti in a capo delle amministrazioni comunali paese e, forse, da taluni fu ritenuta una Giunte composte da esponenti indicati scelta avventata e pericolosa. Ma se alcu- dai Comitati di liberazione (CLN) che si ni partigiani avevano solo 18 o 19 anni, erano costituiti nel 1944 in molti paesi e la maggioranza di loro aveva avuto una di cui facevano parte i rappresentanti dei lunga esperienza di guerra. Erano cre- partiti antifascisti. sciuti durante il fascismo identificando lo stato con il regime, e al massimo pote- Nella nostra zona compito dei CLN vano aver conosciuto l’insofferenza per le durante la lotta partigiana, soprattutto di parate mussoliniane. Ma la guerra aveva quello di Maniago, fu la raccolta di vive- dimostrato l’avventurismo di Mussolini, ri, denaro, indumenti che venivano im- che aveva provocato centinaia di mi- magazzinati a Campagna e negli edifici gliaia di morti militari e civili, lo sfascio del Consorzio agrario con l’accordo del dell’esercito italiano, l’invasione del ter- direttore Pompeo Cimatoribus. A Cavas- ritorio nazionale da parte dei tedeschi e so il CLN svolse, pur con grandi limiti,

231 Informazione Adamella Della Valentina.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 173 I sindaci di Cavasso Nuovo dal 1945.

Luigi Cassan (nominato dal CLN) maggio 1945 26.10.1946 Luigi Maraldo 27.10.1946 22.05.1948 Giobatta Bier 23.05.1948 23.06.1951 Maria Venier 24.06.1951 19.04.1952 Osvaldo Valle 20.04.1952 25.08.1954 Pietro Francescon 26.08.1954 23.06.1956 Giuseppe Bertossi 24.06.1956 03.01.1959 Pietro Francescon 04.01.1959 30.05.1959 Michele Serena 31.05.1959 26.11.1960 Duilio Bortolotto 27.11.1960 18.12.1964 Giovanni Morotti 19.12.1964 27.06.1970 Aldo Tuniz 28.06.1970 27.06.1975 Aldo Chittaro 28.06.1975 29.08.1980 Luciano Zanetti 30.08.1980 23.06.1990 Aldo Chittaro 24.06.1990 22.04.1995 Silvano Carpenedo 23.04.1995

Tabella elaborata da Aldo Tuniz.

“compiti di assistenza, informazione, rifor- za di generi alimentari, disoccupazione, nimento dei reparti, nonché di vigilanza e grave situazione sanitaria. In paese c’era- disciplina sulla amministrazione e l’ordine no 410 disoccupati, dei quali 150 tra pubblico del paese”232. soldati ritornati in gran parte dai campi di prigionia della Germania ed ex par- La prima giunta municipale a Cavas- tigiani234. L’ente comunale di assistenza so, nominata su indicazione del CLN, (ECA) provvide ad assegnare ai reduci, era composta da Luigi Cassan sindaco, ai partigiani, ai danneggiati civili, ai pro- GioBatta Centa Marin assessore anziano, fughi, se disoccupati, un contributo gior- Eugenio Mariutto, Sante Ret: restarono naliero previsto da disposizioni, emanate in carica fino all’ottobre del 1946, quan- nel settembre 1945, che stabilivano la do si tennero le prime elezioni comunali corresponsione di un sussidio giornaliero dopo l’esperienza fascista durante la qua- di lire 20 per persona e di lire 17 o 14 le non si era più votato233. per le persone a carico, se rispettivamente superiori o inferiori a 15 anni235. I problemi del dopoguerra furono molto simili a quelli che Cavasso aveva Nel giugno 1945 fu arrestato il dott. vissuto ventisette anni prima: mancan- Ravasi in quanto segretario politico

232 R. LONGO, Storia di un paese martoriato, 19. 233 ACCN, Registro dei verbali della Giunta 1945-1946. Verbale della seduta del 6 giugno 1945. 234 ACCN, Registro dei verbali della Giunta 1945-1946. Verbale della seduta del 27 gennaio 1946. 235 ACCN, Cart. Assistenza post bellica. Partigiani e reduci.

174 Cavasso Nuovo / Cjavàs durante il fascismo. La detenzione non questi furono i risultati: Comunisti 58, dovette essere lunga se un mese dopo la Socialisti 538, Democrazia cristiana 793, Giunta comunale esaminò la domanda liberali 34, Uomo qualunque 39, Repub- del dottore per avere riconosciuto un au- blicani 32, Fiaccola e stella 45240. mento di stipendio, che gli fu concesso236. Il dott. Ravasi continuò la sua opera di Il 14 ottobre successivo si votò per il medico condotto fino al 1951, quando consiglio comunale: si presentarono due chiese di essere messo a riposo237. liste, Scudo crociato che ottenne 340 voti e una lista civica, 217 voti. Primo sinda- L’arresto rientrava nell’azione di epu- co eletto fu Luigi Maraldo che rimase in razione voluta dagli alleati e regolata dal carica fino al maggio 1948 quando si di- decreto legislativo luogotenenziale del 27 mise per gravi motivi di salute241. luglio 1944 che prevedeva di processare La nuova amministrazione comunale le persone maggiormente coinvolte con elaborò progetti di lavori stradali e pre- la politica del fascismo e della Repub- sentò la richiesta di contributo per la blica Sociale. Ma mentre in Francia e in costruzione di un edificio scolastico che altri stati europei i collaborazionisti furo- ospitasse le classi elementari, la scuola no condannati e allontanati dagli uffici materna e la scuola di disegno. Il proget- statali, in Italia, specialmente dopo l’am- to aveva lo scopo di dare lavoro a tan- nistia firmata dal ministro della giustizia ti disoccupati che non potevano ancora Togliatti nel 1946, quasi tutti i dipen- riprendere le strade dell’emigrazione, ma denti statali più coinvolti con il fascismo prevedeva anche la creazione di un polo restarono al loro posto, compresi i giu- scolastico all’avanguardia per quei tempi. dici del “Tribunale speciale per la sicu- Il Palazàt, non più utilizzato per le scuo- rezza pubblica” che avevano condannato le, sarebbe diventato sede municipale242. gli antifascisti. Mantennero la cattedra persino i dieci professori universitari che Nell’immediato dopoguerra si proget- avevano sottoscritto il manifesto a favore tò la costruzione del ponte Maraldi ed i delle leggi razziali nel 1938238. Comuni di Maniago, Fanna, Cavasso, Meduno, e Tramonti Il 2 giugno 1946 si votò, a suffragio di Sotto si consorziarono per la realizza- universale e per la prima volta anche le zione dell’opera e delle strade di acces- donne, per scegliere tra monarchia e re- so243. pubblica: a Cavasso per la monarchia ci furono 729 voti, per la repubblica 783239. Nel frattempo iniziarono i lavori sul Lo stesso giorno gli elettori scelsero anche Meduna per la costruzione del canale i candidati per l’Assemblea Costituente; che va dallo sbarramento dei Maraldi,

236 ACCN, Verbali Giunta comunale 1945-46. Verbale del 28 luglio 1945. 237 ACCN, Verbale Consiglio Comunale 18 marzo 1951. 238 M. FRANZINELLI, L’amnistia Togliatti, Milano 2006. 239 ACCN, Cart. Referendum sulla forma istituzionale 2/3 giugno 1946. 240 ACCN, Cart. Elezione deputati Assemblea costituente 1946. 241 ACCN, Verbale Consiglio comunale 23 maggio 1948. 242 ACCN, Verbale del Consiglio comunale, 2 marzo 1947. 243 ACCN, Verbali Consiglio comunale del 27 gennaio 1946, 13 e 17 aprile 1946 e Il consorzio ponte Maraldi, “Messaggero Veneto”, 17 dicembre 1947.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 175 già completato nel 1943244, alla centrale il bollettino parrocchiale “Il gno paîs”, di Colle che iniziò a produrre energia edito a partire dal 1948, nei numeri di elettrica nel 1949. marzo e dicembre 1968, riporta le foto- grafie di diciannove “ville” costruite ne- Negli anni dal 1949 al 1952 vennero gli anni sessanta. Alcune erano proprietà costruite la diga di Ponte Racli e la cen- di emigranti, altre invece, di persone che trale idroelettrica di Meduno, entrata in lavoravano alla centrale idroelettrica di servizio nel 1952245. Meduno e presso gli impianti di sbarra- mento sorti nel bacino del Meduna, o in Erano opere pubbliche che venivano altre realtà produttive del territorio, se- finanziate con il piano Marshall voluto gno che le possibilità di guadagno inco- dal governo degli Stati Uniti, piano che minciavano ad esserci anche in Friuli249. prevedeva la fornitura gratuita di mac- chinari, di materie prime per le industrie Se seguiamo l’attività, in quegli anni, e la concessione di prestiti di favore per la delle varie amministrazioni comunali, realizzazione delle opere pubbliche neces- tutte limitate nella loro azione dagli scar- sarie dopo le distruzioni della guerra246. si finanziamenti a disposizione, registria- mo che, dopo aver ricostruito in piazza Gli anni dal 1951 al 1961 furono quel- Vittorio Emanuele la sede municipale li del “boom economico” durante i quali inaugurata nel giugno 1954250, si puntò alcune regioni italiane furono protagoni- a migliorare le strade allargandole e ren- ste di uno sviluppo che portò l’Italia ad dendole più sicure, costruendo muraglio- essere uno degli stati più industrializzati ni che impedissero frane e smottamenti del mondo. Il Friuli rimase ai margini di ad ogni pioggia. Verso la fine degli anni quello sviluppo e l’emigrazione restò per ’50, dopo l’apertura del ponte Maraldi e molti anni l’unica strada per trovare un il passaggio per il paese di corriere e au- lavoro e per contribuire alla crescita eco- tomobili che sollevavano nuvole di pol- nomica dell’Italia con le ingenti rimesse vere, si provvide ad asfaltare prima la via in denaro degli emigranti247. Erano gli principale e poi quelle secondarie251. anni in cui Cavasso, in conseguenza della forte emigrazione, registrava una sensibi- Nel 1959 la frazione di Colle si distaccò le diminuzione della sua popolazione: da dal comune di Cavasso per aggregarsi ad 2365 abitanti nel 1951 passava a 1748 nel Arba. Quasi tutti gli abitanti della frazio- 1961, per scendere a 1480 nel 1969248. ne avevano presentato una prima istanza di separazione già nel 1946, ottenendo Intanto Cavasso lentamente cambiava: una risposta negativa252. Ritornarono alla

244 U. MASSARO, Friuli occidentale. L’evoluzione dell’agricoltura e del paesaggio agrario attraverso l’opera del Consorzio di Bonifica Cellina Meduna, Pordenone 2006, 136-137. 245 Vedi il sito www.progettodighe.it/reale/ponteracli.html . 246 V. CASTRONOVO, Dall’Unità ad oggi. La storia economica, 383-387. 247 Ibidem, 405. 248 A. BOSARI, 150 anni di vita economica e di lavoro a Cavasso in ARPA Mensile di informazione anno I n. 3, 3 aprile 2002 249 Bollettino parrocchiale “Il gno paîs” XLI (1968), nn. 3 (marzo), 12 (dicembre). 250 ACCN, Verbale Consiglio Comunale 20 marzo 1955. 251 ACCN, Verbale Consiglio Comunale 10 maggio 1957. 252 ACCN, Verbale della Giunta comunale del 2 marzo 1946.

176 Cavasso Nuovo / Cjavàs carica nel 1953 e, pur con l’opposizione dell’amministrazione comunale253, dopo che il Genio civile ebbe presentato un progetto di delimitazione dei territori di Arba e Cavasso, gli abitanti di Colle ot- tennero il distacco con decreto del Pre- sidente della Repubblica del 13 febbraio 1959, al quale gli amministratori di Ca- vasso si opposero inutilmente254.

Un’opera importante realizzata dall’Amministrazione fu l’acquedotto. In paese ne esisteva uno che attingeva l’acqua dalla sorgente del Picjàs; alimen- tava alcune fontane e vi erano allacciati la latteria, il macello, i forni e pochissimi privati255. zi igienici e gradualmente sparirono i ga- Donne al lavatoio Nel 1951 si incaricò un tecnico di della fontana di piazza stendere il progetto per la costruzione di binetti negli orti. A spingere alla costru- Plebiscito. un acquedotto che utilizzasse l’acqua del zione dell’acquedotto, oltre alle esigenze Meduna da sollevare con delle pompe. igieniche, fu anche l’apparire sul mercato Il progetto dell’ing. Napoleone Aprilis, delle lavatrici che potevano funzionare solo con l’acqua corrente e che diedero dal costo di 27 milioni e 500 mila lire, un grande aiuto al lavoro domestico delle fu eseguito nel 1956-57. La maggioranza donne. delle famiglie fece domanda per allacciar- si alla rete idrica impegnandosi a provve- In seguito si provvide più volte al po- dere, a proprie spese, allo scavo, alla posa tenziamento dell’impianto consorzian- dei tubi, al “ritombamento”, ai contatori dosi con i comuni di Sequals e di Tra- e a quanto occorresse per la derivazione vesio257 e diversificando le sorgenti, tanto dell’acqua alle rispettive abitazioni256. che oggi non si attinge più dal Meduna e l’acqua è tutta di sorgente. Il nuovo acquedotto aveva una portata che permise alle famiglie di avere l’acqua Durante gli anni ‘50 si concretizzò an- in casa. Fu un’opera che gradualmente che il progetto di un nuovo edificio per la mutò la vita familiare. Prima si attinge- scuola elementare, progetto che abbiamo va alle fontane con i secchi di rame dai visto essere stato discusso anni prima. quali si beveva utilizzando il “cop”, e per Nel 1958 il Comune accese un mutuo di la pulizia personale si usavano i catini e 35 milioni per la costruzione della scuola le brocche. L’acqua che sgorgava dal rubi- in via XI febbraio e nell’anno scolastico netto permise di costruire in casa i servi- 1960-61 vi furono trasferite le classi ele-

253 ACCN, Verbale del Consiglio comunale del 30 ottobre 1953. 254 ACCN, Verbale della Giunta comunale del 19 maggio 1959. 255 ACCN, Verbale Consiglio Comunale 8 marzo 1947. 256 ACCN, Verbale della Giunta municipale 19 novembre 1957. 257 ACCN, Verbale Consiglio comunale 23 aprile 1966.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 177 don Giovanni Stefanutti morto nel 1951, aprì un asilo parrocchiale nell’edificio che era stato della latteria Bassa Villa in via Roma, preso provvisoriamente in af- fitto. In seguito, con il contributo degli emigranti, soprattutto del Comitato Pro Asilo di Philadelphia (USA) e con le of- Edificio dell’Alba ferte della popolazione fu costruito, dove di proprietà Ardit ora sorge il centro parrochiale, un nuovo nel 1928. edificio inaugurato il 6 giugno 1954 as- sieme al municipio ricostruito261. mentari dopo che erano state ospitate per Intanto la Giunta municipale, consi- quasi un secolo nel Palazàt258. derato che “quasi la totalità degli uomini Anche ad Orgnese fu costruito un edi- del Comune … emigrano all’estero” e che ficio per la scuola elementare. Con l’anno “le mogli … accudiscono ai lavori casalin- scolastico 1955/56 gli alunni della pluri- ghi ed alla coltivazione dei pochi campi di classe si trasferirono dalla casa privata, in cui sono proprietarie e per attendere a tali cui avevano studiato fino ad allora, in un lavori sono spesso costrette ad abbandonare nuova scuola in cui rimasero fino al 1970 in piazza i figli incustoditi, esposti ai peri- quando incominciarono a frequentare coli non tanto riguardo alla loro sicurezza nel capoluogo259. personale, quanto e soprattutto alla loro integrità morale” decise di chiedere un Per quanto riguarda la scuola mater- mutuo di 12 milioni di lire per la costru- na una prima esperienza era stata fatta zione di un edificio da adibire a scuola da don Placereani nell’anno 1928. Allo- materna262. ra l’asilo, frequentato da 70 bambini e bambine, aveva la sua sede nell’edificio Le motivazioni addotte dalla Giunta dell’Alba (i più anziani ricorderanno la comunale presentano un quadro in par- scritta “Alloggio e stallo”), ora non più te non veritiero considerato che molti esistente, che sorgeva all’incrocio di via bambini frequentavano l’asilo parroc- Martiri, via Grilli e via dell’Alba. Di que- chiale ma, dato l’intento di ottenere un sto asilo non abbiamo molte altre noti- finanziamento statale, gli amministratori zie, sappiamo soltanto che una domenica ritennero opportuno esagerare nel descri- d’agosto di quell’anno le maestre Olga vere lo stato di abbandono dei bambini. Pontello, Cesira Narduzzo, Angelina Ci- Comunque le motivazioni testimoniano polli e Maria Venier prepararono i bam- una nuova sensibilità per aspetti della vita bini per un saggio nella Sala operaia260. familiare e sociale causati dall’emigrazio- ne, che nel passato venivano accettati Nell’immediato dopoguerra il parro- quasi con rassegnazione ad un destino a co don Anselmo Pauletto, succeduto a cui non ci si poteva sottrarre. Si era crea-

258 ACCN, Verbale della Giunta comunale del 21 febbraio 1961. 259 ACCN, Verbali della Giunta comunale del 25 luglio 1955 e del Consiglio comunale del 20 febbraio 1971. 260 “La Patria del Friuli”, 13 aprile, 17 e 23 agosto 1928. 261 “Il gno paîs” XLI (1968), b. 8 (agosto). 262 ACCN, Verbale Giunta comunale 28 settembre 1954.

178 Cavasso Nuovo / Cjavàs ta ormai la convinzione che l’educazione delle nuove generazioni dovesse iniziare già dall’infanzia.

Il progetto dell’amministrazione co- munale si realizzò nel 1969: il nuovo edi- ficio fu inaugurato il 15 agosto, in con- comitanza con la festa dell’emigrante263, su un terreno ceduto gratuitamente dalla Curia vescovile alle condizioni che la ge- stione della scuola materna fosse affidata sempre ad una Congregazione religiosa; che il parroco pro tempore di Cavasso Nuovo fosse di diritto il presidente del Consiglio di amministrazione; che fuori dell’orario di funzionamento della scuola materna l’edificio potesse essere utilizza- to dalla parrocchia per le sue attività con i bambini e la “gioventù femminile”264.

La gestione dell’asilo da parte del par- roco divenne economicamente gravosa nella vita di molti emigranti. quando fu ritirata l’ultima suora e si do- vette assumere delle maestre. Il problema Nei decenni precedenti chi emigrava fu risolto nel 1975, allorché il Comune oltre oceano ritornava in paese o alla fine ottenne l’istituzione della scuola mater- della vita lavorativa o quando aveva fatto na statale, quindi con insegnanti pagate fortuna, dato che i viaggi per nave du- dallo Stato, ma dopo aver pareggiato con ravano settimane ed erano costosi. Chi due milioni di lire il bilancio dell’istituto emigrava nei paesi del Nord Europa rien- parrocchiale265. trava nei mesi invernali quando i lavori nell’edilizia, causa il freddo, rallentavano Abbiamo detto che il nuovo edificio o venivano interrotti. Era a Natale che il della scuola materna fu inaugurato in oc- treno, ancora a vapore, riportava in paese casione della festa dell’emigrante. Que- decine e decine di uomini che per due o sta festa incominciò ad essere celebrata tre mesi potevano vivere nelle loro fami- agl’inizi degli anni Sessanta, su iniziativa glie prima di ripartire in primavera. del parroco. La data del 15 agosto fu scel- ta perché in quel mese rientravano molti L’arrivo in paese di tanti emigranti du- emigranti che utilizzavano il periodo del- rante i mesi estivi stava a dimostrare che le loro ferie per visitare i parenti e incon- non lavoravano più solo nell’edilizia ma trare gli amici. Era una novità dovuta ai anche nelle industrie e in settori lavorati- cambiamenti che si stavano producendo vi che prevedevano le ferie estive. Alcuni

263 “Il gno paîs” XLI (1968), n. 8 (agosto). 264 ACCN, Verbale Consiglio Comunale 8 settembre 1963. 265 ACCN, Verbale Consiglio Comunale 24 aprile 1975.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 179 incominciarono a rientrare con l’auto- tariffe che le famiglie avrebbero dovuto mobile portando in paese modelli di vita pagare. Si affidò l’appalto per la raccolta nuovi, non più legati al ciclo stagionale da effettuare due volte la settimana alla ed alle feste tradizionali. ditta SNUA per 1.800.000 lire all’anno, appalto che venne rinnovato l’anno suc- L’impegno delle amministrazioni co- cessivo per la durata di un triennio per munali, che si susseguirono dal 1951 al lire 2.200.000267. 1976 per allargare le strade, asfaltarle, costruire le fognature e gli impianti di L’amministrazione comunale eletta nel illuminazione, era la conseguenza dei 1970 affrontò un problema che si era po- cambiamenti economici e sociali in atto sto più volte nel passato: nel programma e mirava ad adeguare il paese alle nuove in 12 punti che Democrazia Cristiana e esigenze dei suoi abitanti. Partito Socialista Unificato approvarono nel primo consiglio comunale si affermò Fino agli anni Cinquanta tutti i ruscel- l’impegno per “l’unificazione” dei Co- li che scendono dalla collina erano estre- muni di Fanna e Cavasso Nuovo. Già si mamente puliti ed in alcuni si pescava- è detto come in epoca napoleonica si era no i gamberi. Anche la collina allora era imposta l’esigenza di far coincidere il Co- “pulita” nel senso che si curava il bosco, mune con una unità territoriale in grado in gran parte di castagni, molti dei quali di dotarsi degli strumenti amministrativi erano stati innestati con qualità di pregio per realizzare i servizi e le infrastrutture negli anni precedenti la guerra266. Veniva (strade, ponti, edifici scolastici, struttu- rastrellato gran parte del sottobosco per re sanitarie) che sostenessero lo sviluppo raccogliere le foglie degli alberi e utiliz- economico e sociale della comunità in zarle per la lettiera delle mucche. rapporto al contesto nazionale. La situazione cambiò quando inco- In seguito, un decreto del governo au- minciarono ad apparire nei negozi le striaco del febbraio 1814 stabilì che Ma- confezioni in lattina o in cartone. L’olio che si comperava portando da casa la niago fosse la sede del podestà e che Arba, bottiglia, venne venduto in lattine; la Cavasso, Fanna, Frisanco e Barcis diven- marmellata si acquistava non più nella tassero frazioni aggregate. I paesi dell’in- carta oleata, ma in vasetti; incomincia- tero Cantone avrebbero formato un solo rono ad apparire i fustini di detersivo per ed Individuo Comune per tutti gli oggetti 268 lavatrici. Le case si riempirono di rifiuti amministrativi”. Nei paesi diventati che prima non esistevano e lattine, fusti- frazioni, i sindaci furono sostituiti dall’

ni ed imballaggi finirono nei ruscelli che Agente comunale che aveva l’incarico di diventarono degli immondezzai in cui trasmettere e far rispettare le ordinanze prosperavano topi e ratti. del podestà ma non aveva più l’autorità di rilasciare “verun …atto, dovendo ogni Alla raccolta dei rifiuti si incominciò cosa partire dalle Municipalità dalle quali a pensare nel 1973 quando il Consiglio gli Agenti immediatamente dipendono” 269. comunale approvò il regolamento e le Le resistenze all’applicazione del decreto

266 APCN, Cart. 5, Tit. III, 1/7, Avvisi comunali 1938-1941. Avviso del 6 aprile 1939: disponibili 6.000 marze. 267 ACCN, Verbali Consigli Comunali del 24 marzo e 19 maggio 1973. 268 ACM, b.51, f. Agricoltura, Circolare al Podestà di Maniago dalla Vice Prefettura di Pordenone li 21 giugno 1814. 269 ACM b. 56, f. Amministrazione 1815 Lettera del viceprefetto al podestà di Maniago del 9 febbraio 1815.

180 Cavasso Nuovo / Cjavàs Borgata Maraldi prima del terremoto.

dovettero essere forti se nel maggio 1816 datata 4 agosto, il prefetto informava i i Comuni che erano stati soppressi, furo- due podestà di Fanna e di Cavasso che no ripristinati270. aveva preso in considerazione la possibi- lità di aggregare i due comuni. Abbiamo Il problema dell’unificazione ammini- trovato solo la risposta al prefetto del po- strativa si pose anche agli inizi del Re- destà di Fanna, all’epoca Luigi Plateo. gno d’Italia quando la Provincia cercò di Fatta una premessa storica per conclude- unire i Comuni più piccoli perché non re che si sarebbe dovuto eventualmente adeguati alle esigenze amministrative a unire Cavasso a Fanna, affermava che cui erano chiamati in base alla legge. Ma l’aggregazione non sarebbe stata accetta- ebbe il sopravvento lo spirito campanili- ta dalla popolazione perché “gli abitanti stico che si nobilitava richiamandosi alle di Cavasso sono sempre stati dediti in gran libertà della vicinia, senza considerare parte all’agricoltura e solo in questi ultimi che quell’istituzione era espressione di un tempi emigrarono in gran numero, mentre mondo politico ed economico che non esisteva più. Il Comune moderno doveva Fanna fu sempre paese migratorio e conser- svolgere compiti sempre più ampi e co- vò, come tuttora, certa superiorità intellet- stosi per cui accentrare almeno gli uffici tuale dando diversi professionisti ed intel- amministrativi diventava un’esigenza se lettuali”. Aggiungeva che non ci sarebbe non si volevano aumentare le spese. stato nessun risparmio sul personale ed anzi prospettava un aumento delle spese. Successivamente, nel 1927, in una nota Concludeva dichiarandosi “contrario alla

270 ACM, b. 60 Atti diversi 1816 Lettera al Podestà di Maniago datata 28 aprile 1816.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 181 fusione dei due Comuni escludendo in ogni ministrativi. Tale impegno si concretizzò caso l’aggregazione del Comune caratteri- inizialmente nella creazione del Consorzio sticamente civile di Fanna a quello di Ca- Polisportivo Cavasso-Fanna: i due comuni vasso Nuovo”271. rinunciarono al finanziamento regionale per la costruzione di due campi sportivi Rimane la curiosità di conoscere quale a favore del Consorzio Polisportivo le cui sia stata la risposta del podestà di Cavas- strutture avrebbero dovuto sorgere al con- so, per poter verificare se anche il suo giu- fine tra i due paesi.I l progetto prevedeva dizio fosse contrario all’aggregazione dei campi per il calcio, per il tennis ed una due comuni ed eventualmente sulla base pista di atletica273. di quali considerazioni, dato che il pode- stà di Fanna ne faceva una questione di Il terremoto del 1976 impedì la rea- superiorità antropologica e culturale. lizzazione del progetto e dell’unione dei due comuni non si parlò più. Eppure le Le amministrazioni che si succedette- competenze comunali sono tali che gli ro nel governo del Comune dopo il 1945 enti locali più piccoli devono affrontare si trovarono tutte, come abbiamo già det- spese di gestione degli uffici tecnici e -am to, di fronte a molti impegni ed a pochi ministrativi che sarebbero meno gravose soldi per soddisfarli. Ogni opera messa se ci fossero uffici accentrati che operas- in cantiere veniva finanziata con mutui e sero a favore di più comuni consorziati. relative sovrimposte su fabbricati, terreni Ma soprattutto c’è l’esigenza di una pro- e redditi agrari. Ma la possibilità di unire grammazione del territorio che vada oltre o almeno consorziare i servizi svolti dai le dimensioni dei piccoli Comuni, dove due comuni di Fanna e Cavasso non fu gli amministratori difficilmente possono mai presa in considerazione. Quando il svolgere un’azione politica autonoma. Ministero dell’Interno, nel 1958, comu- nicò l’intenzione di costituire il Consor- Il terremoto del 6 maggio 1976 scon- zio medico ostetrico Fanna-Cavasso il volse il Friuli; Cavasso, dove non ci fu- consiglio comunale di Cavasso votò una rono morti, fu colpito gravemente nelle delibera che esprimeva una totale contra- sue strutture abitative. La ricostruzione rietà all’ipotesi272. Dieci anni dopo, però, avvenne in tempi abbastanza brevi se il Comune aderì al Consorzio ostetrico si confronta quanto fatto in Friuli con con Fanna ed Arba, ma ormai erano po- l’opera di ricostruzione in altre regioni che le donne che partorivano a casa pro- italiane. L’intervento dello Stato fu mas- pria ed i bambini nascevano nel reparto siccio e si realizzò in un contesto econo- maternità dell’ospedale di Maniago. mico e sociale che negli anni precedenti aveva presentato mutamenti e sviluppi L’amministrazione insediatasi nel 1970, significativi. ponendosi l’obiettivo dell’unione dei due comuni, dimostrò di avere un progetto L’emigrazione era ormai un fenomeno politico che superava le angustie di una limitato e gli operai di Cavasso avevano visione campanilistica dei problemi am- trovato lavoro nelle zone industriali di

271 ACF, Cart. 12, Affari particolari 1924-1939, b. 2, Revisione delle circoscrizioni comunali. 272 ACCN, Verbale Consiglio comunale 18 gennaio 1958. 273 ACCN, Verbali Consiglio comunale 15 novembre 1974 e 21 luglio 1975.

182 Cavasso Nuovo / Cjavàs Maniago e Pordenone. Si erano svilup- una famiglia composta da poche persone. pati anche settori del commercio e dei servizi che incominciavano ad occupare Molti emigranti, rivedendo Cavasso un certo numero di persone ed in par- dopo la ricostruzione, hanno detto che ticolare donne. Si era di molto ristretto non lo riconoscevano più. Sono cambia- l’allevamento del bestiame ed il lavoro te le case, le borgate hanno perso la loro dei campi era diventato per molti un se- struttura caratteristica, sono stati chiu- condo lavoro accanto a quello nell’indu- si molti negozi e osterie. Ma cambiato stria o nell’edilizia. è anche il modo di vivere. I giovani di vent’anni possono solo farsi racconta- Stavano cambiando anche i costumi ed re come era il paese cinquanta anni fa: il modo di intendere la famiglia, non più le strade in terra battuta, le numerose patriarcale, come dimostrano i risultati, fontane con i lavatoi per attingere l’ac- a Cavasso, del referendum sul divorzio qua con i secchi e per lavare i panni, la del 1974: favorevoli 540, contrari 365274. luce elettrica sufficiente solo per l’illumi- nazione delle case e qualche lampadina Dopo la riforma che istituiva la scuo- lungo le vie, nessuna automobile ma solo la media unica obbligatoria per tutti, la numerose carrette tirate da asini che par- scolarizzazione era aumentata sia per i tivano alla mattina per la taviela e ritor- ragazzi che per le ragazze e nel 1974 gli navano nel pomeriggio cariche di fieno o studenti di Cavasso frequentanti le scuo- di granoturco secondo la stagione. Questo le superiori erano 32, mentre nell’imme- mondo non c’è più perché ognuno per la diato dopoguerra erano poche unità275. sua parte l’ha voluto cambiare per rea- lizzare le sue aspirazioni. Come sempre La ricostruzione dopo il terremoto avviene nei periodi di forti cambiamenti fu un acceleratore dei cambiamenti: fu si è perso qualche cosa che meritava di completamente abbandonato il vecchio essere conservato. Tuttavia nuovi svilup- modello di casa contadina friulana per pi positivi per il paese potranno realiz- sostituirlo con abitazioni meno rispettose zarsi con l’attuazione di progetti concreti delle tradizioni abitative locali e più stan- e lungimiranti, frutto di una riflessione dardizzate ma più confortevoli e adatte ad attenta ed intelligente.

274 ACCN, Cartella Referendum 1975. 275 ACCN, Verbale Consiglio comunale 15 novembre 1974.

Fonti consultate.

Archivi: APCN Archivio della Parrocchia di Cavasso Nuovo ACCN Archivio del comune di Cavasso Nuovo ACF Archivio del comune di Fanna ACM Archivio del comune di Maniago APrC Archivio privato Castellan RVAS Registro verbali dell’assemblea dei soci della latteria di Cavasso Nuovo RVCAL Registro verbali del consiglio di amministrazione latteria di Cavasso Nuovo. Giornali: “La Patria del Friuli” annate dal 1895 al 1933. “Il gno paîs” bollettino parrocchiale.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 183 Bibliografia.

Enciclopedia monografica del Friuli Venezia Giulia, vol. 3 tomo 1°. L. ANTONINI CANTERIN, Come un frutto spontaneo della libertà. Società operaie, Scuole di disegno e Cooperative nel distretto di Spilimbergo (1866-1917), Udine 2000. D. BARATTIN, (a cura di) 1807 Statistica del Cantone di Maniago, Maniago 2000. F. BOF, La cooperazione in Friuli Venezia Giulia, Udine 1995. F. BOF, Gelsi, bigattiere e filande in Friuli, Udine 2001. A. BOGGE e M. SIBONA, La vendita dell’asse ecclesiastico in Piemonte da 1867 al 1916, Milano 1987. A. BOSARI, 150 anni di vita economica e di lavoro a Cavasso in ARPA Mensile di informazione anno I n. 3, 3 aprile 2002. O. BOSARI, Antologia adriatica. I lumi, gli imperi, i nazionalismi, Gorizia 2007. M. BRESCHI, Il colera del 1836 in Friuli, in Economia e popolazione in Friuli dalla caduta della Repubblica di Venezia alla fine della dominazione austriaca, Udine 1998. M. BRESCHI, Vivere in Friuli, Udine 1999. A. BUSINELLI, Sonetti e anacreontiche, Maniago 1984. A. BUVOLI, F. CECOTTI, L. PATAT (a cura di), Atlante storico della lotta di liberazione nel Friuli Venezia Giulia. Una resistenza di confine 1943-1945, Trieste 2005. G.B. CANTARUTTI, L. PERISSUTTI, La pellagra in Friuli nel 1904, Udine 1904. V. CASTRONOVO, Dall’Unità ad oggi. La storia economica, in “Storia d’Italia” Einaudi, vol. IV Torino 1975. F. CHABOD, L’Italia contemporanea, Torino 196121. R. CORBELLINI, Il dipartimento di Passariano 1805 – 1813, in La provincia imperfetta. Il Friuli dal 1798 al 1848, Udine 1993. R. CORBELLINI, La provincia del Friuli. Atti dal 1866 al 1940,Udine 1993. R. DELLA VALENTINA, Cavasso nuovo nella Resistenza, Udine 1975. G. ELLERO, Statistica dei gelsi coltivati nei comuni censuari del Friuli occidentale. Dati del catasto austriaco 1840, “Il Barbacian” (1983) n. 1. R FORCELLA e A. MONTICONE, Plotone d’esecuzione. I processi della prima guerra mondiale, Laterza, Roma 1968. M. FRANZINELLI, L’amnistia Togliatti, Mondadori, Milano 2006. A. GAMBASIN, Parroci e contadini nel Veneto alla fine dell’Ottocento, Roma 1973. R. LONGO, Storia di un paese martoriato in “Lotta partigiana” a cura dell’ANPI, numero unico, Maniago 1975. U. MASSARO, Friuli occidentale. L’evoluzione dell’agricoltura e del paesaggio agrario attraverso l’opera del Consorzio di Bonifica Cellina Meduna, Pordenone 2006. E. MIRMINA, Ideologia e poesia in una singolare testimonianza dell’ Acien Régime in Friuli, Udine 1990. C. MUNARI, La committenza della nobile famiglia Polcenigo Fanna a Cavasso Nuovo in “Memorie forogiuliesi” vol. LXXVIII 1998. G. NATALE, F. P. COLUCCI, A. NATOLI, La scuola in Italia. Dal 1859 ai decreti delegati, Milano 1975. D. PENZI, Vicende socio-economiche del contado di Fanna-Cavasso nel 1700, Pordenone 1997. G. PROCACCI, Storia degli italiani, Roma Bari 19733 . D. SCHIESARI, Storia di Villa Estense e del suo territorio, Este 1978. H. SCHNEIDER-BOSGARD, Bandenkampf in der Operationszone Adriatisches Küstenland, Gorizia 2003. Statuto della Cooperativa di lavoro “La Medunese” Udine 1920. Statuto della Cooperativa di lavoro Spilimberghese, Udine 1920. P. STRAZZOLINI, Da Porzùs a Bosco Romagno, Menini Spilimbergo 2006. F. TAFURO, La Resistenza nel Friuli occidentale in Storia contemporanea in Friuli n° 37, 2006. E. VARUTTI e E. POLO, Il terribile morbo colera del 1855, Lavariano 2005. E. VALCOVICH, G. CROATTO, Architetture industriali del settore tessile in Friuli tra Ottocento e Novecento, Udine 1994.

184 Cavasso Nuovo / Cjavàs Le vicende ecclesiastiche e religiose

Miriam Davide

Le vicende della storia della pieve di 1. Le origini San Remigio sono molto complesse e a lungo risultano confuse con quelle La Chiesa di San Remigio divenne pieve a partire dal XII secolo diventando dell’abbazia di Fanna, soggetta all’abba- in tal modo la chiesa di riferimento per zia di Pomposa, e con quelle della Chiesa le cappelle esistenti nella zona circostan- di San Martino. Le due istituzioni eccle- te. In quanto pieve tale chiesa disponeva siastiche costituivano in realtà una stessa quindi di una fonte battesimale, di un parrocchia fino al 1584 con la chiesa di cimitero e di un sacerdote che risiedeva San Remigio come pieve matrice. Ver- stabilmente in loco e che veniva pagato ranno qui presi in esame alcuni aspetti attraverso una serie di redditi. La pieve relativi alla storia della Chiesa, da quelli prettamente economici ed amministrati- vi, alla presenza di confraternite fornen- do alcune indicazioni sulla gestione della Chiesa e sulle pratiche del culto durante il corso dei secoli. Per quanto riguarda gli acquisti relativi ad opere d’arte mi limito Fonte battesimale a fornire solamente delle indicazioni au- scolpita tra il spicando comunque che venga fatto in 1517 e il 1520 dal lapicida Francesco futuro uno studio sulle opere artistiche di Meduno e conservate nella Chiesa di San Remigio e conservata nella 1 Chiesa di San nelle altre Chiese. Remigio.

AD= Archivio Diocesano di Pordenone (Archivio Storico della diocesi di Concordia Pordenone) ASPN= Archivio di Stato di Pordenone ASTS= Archivio di Stato di Trieste ASU= Archivio di Stato di Udine FCRS= Fondo corporazioni religiose soppresse FPF= Fondo Polcenigo Fanna NA= Notarile Antico

1 Sulle committenze artistiche nelle Chiese di Cavasso si veda: G. BERGAMINI,Due opere d’arte a Cavasso Nuovo e a Fanna, “Memorie Storiche Forogiuliesi” LXXVIII (1998), 203-208; C. MUNARI, La committenza della nobile famiglia Polcenigo-Fanna, “Memorie Storiche Forogiuliesi” LXXIX (1999), 135-156.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 185 di Cavasso sembra che non fosse stata da Nel catapano si è conservata una carta subito intitolata al santo francese Remi- sciolta di ridotte dimensioni che porta la gio stando almeno a quando è narrato in data del 5 novembre 1225, in cui si dice un libro di memorie giunto sino a noi in che Giovanni arcivescovo di Concordia pessime condizioni, in cui un prete indi- consacrò la chiesa e l’altare in onore di cava nella figura di San Marco la prima San Remigio e le reliquie dei Santi Mar- intitolazione della chiesa. Nel 1787 si era tiri Servolo e Lambito concedendo l’in- presentato infatti davanti al tribunale il dulgenza.2 Nella relazione che il pievano parroco della pieve di Cavasso, don Gio- Giobatta Capellani scrisse per il vescovo batta Cappellani, adducendo di non po- Giuseppe Bressa in occasione della sua ter pagare un avvocato in grado di difen- prima visita fatta il 4 giugno del 1781 derlo trovandosi in una grave situazione si legge che una consacrazione della pie- di indigenza, per rivendicare i suoi diritti ve fu fatta il 5 novembre del 1520 ma sul beneficio di San Remigio, che costui come ebbe a sostenere lo stesso pievano diceva essere uno dei più vetusti ed il duo- probabilmente si trattava di una consa- decimo di questa diocesi che vanta molti crazione fatta in occasione di qualche secoli di antichità. Il parroco ricordando accrescimento della fabbrica o di un re- come da alcuni antichi documenti la stauro della Chiesa. In quell’occasione il Chiesa risultasse fondata sotto il titolo di vescovo pose le reliquie dei santi Servolo, San Marco diceva di non sapere in che Lambito e Vito sull’altare di San Remi- momento fosse stata poi dedicata al culto gio concedendo un mese di indulgenza. del vescovo di origine francese Remigio, La pieve fu sorretta in quegli anni da due che si era diffuso in Italia dopo la vitto- parroci originari di Parma. Il pievano ria di Carlo Magno e dei suoi successori veniva sempre collocato dal vescovo per tra l’VIII e il IX secolo. Il beneficio della concursum synodalem.3 pieve sarebbe stato confermato in un re- gistro di Reconfinazione del 1399 dove si La Chiesa come matrice aveva due fi- diceva che il pievano aveva il possesso di liali: la chiesa di San Martino di Fanna e quei beni da oltre un secolo: del benefi- la chiesa di Santa Fosca di Frisanco. Dal cio, secondo il parroco, si sarebbe trovata 20 ottobre del 1584 con decreto del vi- conferma nell’archivio del conte Gio- sitatore apostolico fu eretta la cura sive batta Polcenigo in una memoria scritta parocchia di San Martino di Fanna allor- nel XIII secolo dal pievano Marco che ché il pievano di San Remigio Giacomo fu citato davanti al tribunale vescovile di Messelio si oppose riuscendo ad ottene- Concordia sotto la pena di scomunica. Il re che il 5 febbraio del 1585 il visitatore parroco sottolineò quindi che nessuno apostolico ordinasse al popolo e al curato poteva negare che la Chiesa di San Remi- di Fanna di pagare dei tributi alla chiesa gio fosse la pieve matrice con due filiali, matrice di San Remigio con l’obbligo di quella di San Martino di Fanna e quel- recarsi nella Chiesa il giorno di San Re- la dei Santi Fosca e Maura di Frisanco. migio e il Sabato Santo, al posto del gio- Entrambi i rettori di queste due Chiese vedì e del venerdì santo. Con il passare godevano del titolo di curato. del tempo il parroco di Fanna smise di

2 AD, Catapano, carta sciolta; il documento è citato in E. DEGANI, La diocesi di Concordia, Brescia 1977, 472. 3 AD, Archivio Vescovile, 21, Visite pastorali, Mons. Giuseppe Maria Bressa, 1781-1783, relazioni delle chiese per la visita pastorale, f. 54..

186 Cavasso Nuovo / Cjavàs venire anche quando doveva prendere i cimitero della Chiesa di San Remigio e sacri oli. La chiesa di Frisanco fu separata l’istituzione di lasciti costituiti da terreni dalla matrice il primo ottobre del 1604 o canoni d’affitto per celebrare le funzio- per decreto del visitatore che obbligava ni religiose in onore del testatore. il curato pro tempore di visitare la matri- ce ogni anno a San Remigio e al Sabato Tra le più antiche pergamene con- Santo, richieste poi disattese, oltre a pa- servate nel Fondo Fanna-Cavasso si an- gare dei tributi.4 Il curato di questa chiesa noverano dei testamenti di metà Quat- era comunque obbligato ad assistere alla trocento in cui si prevedono dei lasciti benedizione del fonte battesimale e alle alla Chiesa di San Remigio costituiti da altre cerimonie e funzioni e doveva parte- campi. Antonio di Lestans, residente nel cipare inoltre alla processione nel giorno feudo dei Conti Polcenigo-Fanna, in un di San Remigio. Anche in questo caso fu testamento rogato dal notaio Daniele fi- fissato il pagamento di un censo. Questo glio di Pietro Astulfi di Fanna, nei primi accordo da sempre accettato venne mes- anni Cinquanta del Quattrocento, chiese so in discussione nel 1787, come è scritto di essere sepolto nel cimitero della Chie- nella memoria del prelato, dall’allora cu- sa di San Remigio alla quale lasciava una rendita di 24 monete che costituivano rato di Frisanco, Giobatta Mozzati, che l’affitto di un campo sito nella Tavella si era rifiutato di venire alla funzione del di Orgnese in cambio della celebrazione Sabato Santo adducendo come causa un delle messe di anniversario. I camerari orrido e spaventoso vento pur di evitare che si sarebbero impegnati a far celebrare di pagare il censo. Queste sono le ultime le funzioni religiose avrebbero trattenu- notizie che si desumono dalla memoria to per ciascuna messa 6 soldi. Un lascito lasciataci dal prete Giobatta Cappellani era poi destinato all’abate dell’abbazia di così densa di notizie ma purtroppo mu- Fanna.6 tila della sua parte finale.5 In uno dei primi testamenti conservati che fu rogato peraltro sotto il castello di 2. I lasciti testamentari alla Pieve di San Mizza, sub Mizza Fanna, l’8 giugno del Remigio e alle altre Chiese 1553, nel talamo della camera da letto Bartolomea del fu Aulino Francescon Tutti i testamenti includono le invo- detto Covasso, alla presenza di Giovan- cazioni alla misericordia divina, i legati ni Serena, Lorenzo Maraldo, Giovanni di natura pia alla Chiesa nel cui cimitero Ricci, Giovanni Francescon e Giovanni è richiesta la sepoltura del proprio cor- figlio di Pietro Sguerzi, chiese di essere po, ed eventuali altri lasciti a confrater- sepolta nel cimitero di San Remigio e nite e ad istituti religiosi. Nei testamenti rispondendo alla domanda del notaio a più antichi che si sono conservati nella chi volesse lasciare un legato indicò nella documentazione sono sempre attestate confraternita di Santa Maria il destina- la richiesta di avere una sepoltura nel tario di una quarta di frumento alla mi-

4 AD, Archivio Vescovile, 21, Visite pastorali, mons. Giuseppe Bressa, 1781-1783, relazioni delle Chiese per le visite pastorali, f. 54. 5 Ringrazio per la cortesia e le indicazioni fornitemi il prof. Fabio Metz e la dottoressa e archivista Paola Sist. AD, Archivio Parrocchiale di Cavasso Nuovo, Tit.VIII, 1/6, cart. n.50. 6 AD, Fondo pergamene, Pergamene del Fondo Fanna-Cavasso, 6, 21 aprile 1454.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 187 legato alla Chiesa e che il 19 febbraio del 1512 fu poi affrancato per volontà del conte Geronimo e di Bernardino Caliga- rio del fu Biagio di Cavasso, come sin- daci e procuratori delle Chiese di quello che è definito come comitatus Fanne.8 La maggior parte degli abitanti di Cavasso indirizzava i propri lasciti testamentari alla Pieve di San Remigio laddove sem- bra sia stata maggiore la propensione ad eseguire dei lasciti a San Pietro di Modo- leto da persone residenti a Fanna, facen- do parte peraltro la chiesa della cappel- lania di Fanna, e a Frisanco. Nella zona di Petrucco e della borgata di Sottilla si sarebbero stanziati nei secoli successivi Chiesa di San numerosi nuclei di persone originarie di Pietro di Modoleto in Petrucco. Frisanco. Foto: Tito Pasqualis. I lasciti alla Chiesa sono costituiti in gran parte da canoni d’affitto. In una sura di Fanna che doveva essere versata nota del catapano risalente al 7 agosto del nei dieci anni successivi alla morte dai 1540 la Chiesa viene addirittura definita figli Novellino, Domenico, Francesco e con il termine di basilica. In quell’occa- Michele. L’altro figlio Daniele avrebbe sione Sebastiano del fu Giovanni di An- avuto invece l’onere di far celebrare due tonio Corrado de Nigrino, probabilmen- messe. Alla Chiesa di San Remigio an- te un discendente del Sebastiano del fu dava anche un letto sprovvisto del suo Corrado di cui si è parlato, lasciò come corredo.7 La confraternita che ricevette la legato alla fabbrica della Chiesa di Pe- maggior parte dei legati tra la metà del trucco un livello costituito da una quarta Cinquecento e gli inizi del Seicento è di frumento che il magister Miano Giari- sempre quella di Santa Maria. sio di Fanna pagava sopra un campo. Gli amministratori della Chiesa erano tenuti Non sono numerosi i riferimenti nella ad usare tale legato per far celebrare ogni documentazione all’antica Chiesa di San anno tre messe.9 In una nota a margine Pietro di Modoleto, oggi nel borgo di del catapano si legge un riferimento alle Petrucco, edificata già dall’XI secolo. Tra pratiche sacerdotali relative alla Chiesa i più antichi si annovera un legato testa- di Petrucco: si ammonisce un monaco mentario costituito da un livello di due a suonare le campane tribus vicibus per quarte di frumento che Sebastiano del due volte per radunare la popolazione fu Corrado di Fanna aveva lasciato come del borgo alle 5 in occasione della messa.

7 ASPN, NA, b. 313, not Fannino Biagio, r. 2583, cc. 244v-246r. Tre giorni prima era stata avviata una controversa dalla confraternita contro Daniele Regio di Fanna con la nomina come arbitri e pacieri di Bernardo Paolo Sieri e Francesco Sieri: cc. 241v-242r. 8 ASPN, NA, b. 313, not Fannino Biagio, r. 2583, cc. 20r-22r. 9 AD, Catapano, c. 28v.

188 Cavasso Nuovo / Cjavàs Al monaco viene altresì ricordato che la celebrazione della funzione doveva essere fatta regolarmente e con gli abiti sacer- dotali necessari.10 I camerari della Chiesa si sarebbero occupati di acquistare nel corso degli anni dei terreni e dei livelli: il camerario della Chiesa Sebastiano di Giovanni Antonio Corrado di Fanna comprò, ad esempio, nel febbraio del 1517, un livello annuo di due quarte di frumento che veniva versato alla festa di Santa Maria di Agosto da Bartolomeo detto Marigo del fu Francesco Candoli- ni di Orgnese per la somma di 6 ducati d’oro.11 Interno della Chiesa di San Pietro di Modoleto Nei testamenti si fa preciso riferimen- in Petrucco to alla richiesta di essere sepolti nel ci- interamente restaurata dopo il mitero della Chiesa di San Remigio. Se terremoto del 1976. la famiglia comitale come vedremo aveva diritto ad una sepoltura in un sepolcro interno alla Chiesa esistevano comunque Giomaria Reggio, Nicolò Bidoli, Giro- delle tombe di famiglia anche nel cimi- lamo Mioni, Giobatta Maddalena, Do- tero. Per esempio il 28 agosto del 1554 menico Bidoli, Pierantonio Campeis, si legge in una nota del catapano che Francesco Cassini, Antonio Alessandri- Angela moglie di Gaspardo chiedeva che ni, Giacomo Marchi e altri ancora oltre quando fosse giunta la sua ora fosse se- al parroco di San Martino in Fanna e al polta nel tumulo in cui erano stati sepolti pievano officiale Mattia Plateo.13 i suoi predecessori.12

I preti della pieve di San Remigio cele- bravano le messe ad anniversario dei con- 3. Il catapano ti Polcenigo come era previsto nei lasciti testamentari. Da sempre le celebrazioni Nell’Archivio Diocesano di Pordeno- più importanti venivano fatte richiaman- ne è conservato il bel catapano cinque- do nella chiesa i prelati che operavano centesco, con annotazioni del secolo suc- nelle altre zone. Il 28 settembre del 1785 cessivo, a cui abbiamo peraltro già fatto ad esempio per l’anniversario della morte riferimento, dei legati della Chiesa di del conte Giorgio di Polcenigo celebraro- San Remigio scritto dal prete Antonio di no la funzione i parroci Alberto Simoni, Porcia con riferimenti ad un precedente Girolamo Fabiani, Bartolomeo Mazzoli, registro di epoca quattrocentesca. Il testo

10 AD, Catapano , c. 29r. 11 AD, Fondo Pergamene, Pergamene del Fondo Fanna-Cavasso 20, 9 febbraio del 1517. 12 AD, Catapano, c. 37r. 13 ASTS, FPF, b. 3, c. 102r.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 189 non contempla solamente l’elenco dei dei Signori de Mizza.14 Tra i legati a favore legati alla Chiesa ma fornisce anche una della Chiesa si segnalano quelli dei con- serie di interessanti annotazioni e me- ti Polcenigo per le messe in anniversario morie. Tra i primi legati eseguiti perché dei defunti. Il giorno di Santa Brigida si venissero celebrate delle messe per l’ani- sarebbe celebrata la messa per l’anniver- ma dei defunti si annoverano quelli di sario del conte Giacomo Antonio davanti Manfredo Cavalle di Sotto Mizza e della all’altare dedicato a Sant’Antonio di cui moglie Matiussa che lasciarono al pieva- il conte portava il nome.15 I conti chiede- no tre sicule di vino e quello di Clautano vano inoltre di essere sepolti nella chiesa del fu Manfedi, sempre di Sotto Mizza, parrocchiale con tutti gli onori del caso: che lasciò alla camera di San Remigio un il 20 dicembre del 1536, mentre era pie- Catapano campo di cui sono dati i confini e quello vano pre Biagio di Tolmezzo il conte Le- cinquecentesco infine della moglie Leonarda costituito onardo del fu Giacomo chiese che il suo della Chiesa di da un terreno aratorio dell’ampiezza di cadavere fosse posto dopo la sua morte San Remigio redatto dal prete circa mezzo campo situato nella contrada nella Chiesa di San Remigio secus Altare Antonio di Porcia. detta di Sotto Col del Ner à domà la terra reverendissime confraternitatis Sancte Ma-

14 AD, Catapano , c. 1r. 15 Ivi, c. 5r. Si veda anche la c. 10r in cui è riportata la nota in cui il conte lasciava un canone d’affitto di uno staio di frumento assiso su un campo lavorato da Rizzo del fu Antonio perché fossero celebrate due funzioni sull’altare di Sant’Antonio. Con una nota del 28 gennaio del 1559 si segnala la morte di Antinesca, moglie di conte Giacomo Antonio che fu sepolta anch’essa nel sepolcro di famiglia nella Chiesa di San Remigio: c. 13r.

190 Cavasso Nuovo / Cjavàs rie dove erano già stati sepolti i suoi an- dopo, un’altra donna della famiglia, Pa- tenati. Il 21 aprile del 1543 morì il conte scha moglie di Benedetto Sartor, avrebbe Francesco che fu sepolto due giorni dopo invece lasciato per la sua anima alla stessa con una cerimonia religiosa dalla parte confraternita tanti drappi di lino che am- opposta sempre dell’altare dedicato alla montavano alla somma di denaro di 15 Vergine Maria. L’ultimo giorno di mag- lire e mezzo.18 gio del 1546 andò incontro alla morte anche il conte Giacomo Giorgio, figlio Le decime erano state lasciate alla del fu Fantussio, e due anni dopo anche Chiesa di San Remigio già a partire dal il fratello Nicola, dopo un lungo perio- Quattrocento: nel 1444 il conte Giovan- do di infermità; entrambi furono sepolti ni di Polcenigo aveva infatti ceduto alla nel sepolcro di famiglia. Il 2 agosto del Chiesa una sua decima di uno staio di 1551, infine, il conteA lessandro avrebbe frumento e un’urna di vino perché ogni trovato la morte a causa di un terremoto, anno i camerari della Chiesa si occupas- ex quadem sinistra conquassione; Antonio sero di far celebrare sei messe per l’an- di Porcia annota che egli aveva fatto in niversario.19 I lasciti per gli anniversari tempo a confessare tutti i suoi peccati e venivano talora utilizzati per altri scopi a ricevere la comunione prima di spirare e necessità della Chiesa che vengono di e che ottenne delle esequie solenni per volta in volta specificati dal redattore. volontà del fratello Fantussio e degli altri Nel 1611 quanto lasciato da Maddalena Polcenigo.16 moglie di Andrea Molinaro per la messa di anniversario fu usato dal pievano per I legati sono costituiti in larga parte da l’acquisto di un baldacchino.20 Sei anni campi, da boschi, da decime che doveva- dopo con i denari ricavati con la vendita no essere pagate annualmente o da lasciti dei vestiti lasciati da Domenica di Marin costituiti da oggetti e talora da animali e con altri denari furono acquistati per quali mucche. È questo il caso dei legati la Chiesa di Colle un paio di ceroferali, eseguiti da Bartolomea moglie di Zoi de ossia dei candelabri, dorati.21 Le entrate Bortolo che istituì un lascito costituito provenienti dagli obituari furono uti- da tre mantili, uno per l’altare di San lizzate anche per costruire gli scalini in Remigio, uno per quello di Santa Maria pietra dell’altare maggiore: nel 1614 fu e uno infine per l’altare di San Leonar- usato il legato di Domenica del fu Marco do nella Chiesa di Orgnese.17 Il 4 aprile Sbruis e quattro anni dopo i denari che del 1540 fu lasciato come legato all’al- la moglie di Francesco Francescon aveva tare della Confraternita di Santa Maria dato per l’anima del marito.22 un altro mantile da Maria, moglie di Giacomo Sartor, in remissione dei suoi Tra i legati compare peraltro la notizia peccati. Nel 1564, una ventina di anni della consacrazione della Chiesa di San

16 Ivi, c. 5v. 17 Ivi, c. 7r. 18 Ivi, c. 38r. 19 Ivi, c. 9v. 20 Ivi, c. 10r. Fabrizio Fannio del fu Riccardo il 13 giugno del 1599 effettuò una serie di lasciti a favore di alcune confraternite e un lascito specifico per l’altare di San Antonio con cui nel novembre del 1611 fu acquistato un crocifisso e si aiutò a comprare il baldacchino. 21 Ivi, c. 10r. 22 Ivi, c. 43r e c. 37v.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 191 Gottardo di Colle avvenuta la prima do- in cattive condizioni. Nel 1641 il pie- menica del mese di febbraio del 1444 di vano avrebbe poi utilizzato il lascito di cui si occupò il reverendissimo episcopo Asvalda moglie di Daniele Maraldo per della diocesi di Concordia: Battista da acquistare delle lampade d’argento.27 Lignago di Padova23. Di notevole importanza è l’acquisto Le Chiese appartenenti alla pieve di della pala del Santissimo Rosario fatta San Remigio necessitavano continua- nel 1637 con il lascito di Maria moglie di mente di lavori. Specificatamente nel Giovanni Graffitti fatto ai gastaldi della caso della Chiesa di San Remigio si at- confraternita del Santissimo Rosario. La testano numerosi acquisti nel corso degli figlia di costei, Maria, avrebbe poi istitu- anni: i soldi che il conte Geronimo ave- ito un legato nel 1641 diviso a metà tra va lasciato come anniversario per un suo la confraternita di Santissimo Rosario e servo, Antonio da Meduno, morto il 16 quella del Santissimo Nome di Dio con aprile del 1614, furono spesi dal pievano cui furono acquistate, con il consenso Domenico Sigalla per l’acquisto di tre in- della donna, delle lampade d’argento.28 volucri da calice e per mettere a posto gli Sempre nel 1637 i lasciti della contessa armadi che si trovavano nella sacrestia.24 Tesatura alla fraterna del Santissimo Sa- Nel 1621, il legato di 30 lire lasciato da cramento finirono per essere utilizzati Caterina, moglie di Zuanne Molinario, per la pala d’altare.29 Ancora da un lasci- fu utilizzato per mettere a posto, acco- to provengono i denari con cui fu fatta modare, i quadri della Chiesa. Nel corso dorare la pala: si tratta del legato di 60 di quello stesso anno con i denari prove- lire della contessa Elena moglie di Ettore nienti dal legato di Marco de Vittor de di Maniago.30 Marco alla fraterna del Santissimo Sa- cramento si aggiustò il tetto della Chiesa La decisione di acquistare una pala e si acquistarono due candelabri con il d’altare raffigurante San Remigio si col- permesso dello stesso Marco.25 Con le loca nei primi anni Quaranta del Cin- 34 lire, costituenti il lascito eseguito nel quecento. Nel catapano si apprende la 1624 da Giulia, figlia del fu Alfonso di notizia che alcuni legati furono utilizzati Polcenigo, il pievano Domenico Sigalla, per coprire le spese sostenute: nel 1640 avrebbe acquistato anche un messale e un fu usata la vera d’oro lasciata alla confra- breviario del coro e tre messaletti per la ternita del Santissimo Rosario da Pru- messa da morto.26 Nel 1638 il lascito per denza moglie di Ottavio Richinis men- una messa di Domenico Arnosto sarebbe tre nell’anno successivo si usò il denaro stato invece utilizzato per le porte della del lascito fatto da Zanmaria de Cesco.31 Chiesa che presumibilmente versavano Sempre nel 1641 quanto lasciato nel

23 Ivi, c. 5r. 24 Ivi, c. 15v. 25 Ivi, c. 16r. 26 Ivi, c. 45r. 27 Ivi, c. 11rv e c. 15v. 28 Ivi, c. 18v. 29 Ivi, c. 46v. 30 Ivi, c. 47r. 31 Ivi, c. 28v e c. 21r.

192 Cavasso Nuovo / Cjavàs 1636 da Domenica allora vedova di Gia- Nel novembre del 1584 la parrocchia como Maraldo fu utilizzato per volontà era stata oggetto di una visita apostolica del parroco per l’acquisto della pala.32 condotta dal visitatore Cesare de Noves Molti di questi oggetti e paramenti sacri accompagnato nell’occasione dall’abate purtroppo non si trovano più tra gli arre- reverendo dell’Abbazia di Fanna Giovan- di sacri della Chiesa di San Remigio. ni Pancera della casata dei Zoppola nelle vesti di vicario forense.34 L’anno succes- sivo alla visita fu redatto un inventario di tutti i beni della pieve di Fanna in cui 4. I beni della Chiesa di San Remigio sono registrati anche tutti i beni della La pieve già nel Cinquecento conosce Chiesa di San Remigio concessi in affit- una sua fabbrica nonché un suo gastaldo to. Coloro che detenevano dei beni della e procuratore incaricato di rappresentare Chiesa confessavano di avere i terreni in l’istituzione nel campo degli affari eco- affitto fornendo le indicazioni sul canone d’affitto che versavano come ad esempio nomici. Nel corso di questo secolo e in fece Domenico del fu Antonio Bier che quello successivo la Chiesa di San Remi- dichiarò di possedere quattro campi di gio, come è attestato anche per la fami- proprietà della Chiesa.35 Nella maggior glia dei conti Polcenigo, iniziò ad avere parte dei casi gli affittuari dichiararono delle difficoltà nel farsi pagare i canoni di avere tre o quattro terreni in affitto. d’affitto sui terreni di proprietà che era- I canoni venivano pagati in natura con no stati concessi a numerosi cittadini. Tra segale, miglio, avena come nel caso dei il 1582 e il 1683 i beni che erano stati terreni che i conti Polcenigo davano in usurpati da privati erano molti al punto locazione. Gli affittuari non erano tutti che si decise di stilare un elenco in cui di Cavasso o della vicina Fanna essendo fossero scritte tutte le persone che aveva- testimoniate persone provenienti da tut- no in concessione un terreno o un’altra te le altre località della zona. Sono nu- proprietà della Chiesa. Di queste loca- merosi i campi lavorati da coloni come zioni esisteva peraltro una registrazione nel caso di Giovanni Maria di Brun che contenuta nel catapano. Frequentemen- lavorava per conto di Salvatore del Re un te i terreni venivano lavorati di padre in terreno in un luogo chiamato Langaros- figlio e nel trascorrere del tempo erano sa.36 Alcune famiglie pagavano una deci- sempre più numerose le famiglie che non ma che avrebbero dovuto versare i conti versavano più quanto dovuto alla chiesa di Polcenigo, titolari della locazione dei considerando le terre come beni di pro- terreni di proprietà della Chiesa ma che prietà personale. Per cercare di risolvere poi davano in affitto. Gli abitanti di Or- la situazione fu deciso di coinvolgere il gnese, invece, lavoravano nella maggior podestà cittadino perché intervenisse parte dei casi i campi di proprietà della nella questione.33 Chiesa di San Gottardo di Colle.

32 Ivi, c. 31r. 33 AD, Archivio Parrocchiale di Cavasso Nuovo, Tit. IV, 1/1, Beni usurpati da diversi alla chiesa di San Remigio-Pieve di Fanna 1582-1683. 34 AD, Archivio Parrocchiale di Cavasso Nuovo, Tit. IV, 1/1, Particola estretta da libro reconfinazioni esistente appresso la chiesa di s. Remigio; Elenco di tutti i beni e oggetti della pieve di Fanna-inventario del 1585. 35 AD, Archivio Parrocchiale di Cavasso Nuovo, Tit. IV, 1/1, Elenco di tutti i beni e oggetti della pieve di Fanna-inventario del 1585, c. 1r. 36 Ivi, c. 14 r.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 193 Tra coloro che risultavano debitori di legno. L’11 gennaio del 1586 il vicario dopo la visita apostolica vanno annove- si sarebbe infine rivolto alla vicinia per- rati i componenti della confraternita di ché durante l’assemblea nominasse tre o Santa Maria, di cui parleremo. Tra i ca- quattro uomini con l’incarico di fornire merari che risultano debitori per conto un elenco dettagliato di tutti i beni di San della confraternita nei confronti della Remigio con i loro confini. Due giorni Chiesa di San Remigio figurano espo- dopo a Fanna nell’Abbazia alla presenza nenti delle famiglie di più antico stan- degli uomini della confinazione il visita- ziamento a Cavasso, quali i Graffitti, con tore apostolico avrebbe denunciato una Francesco camerario nel 1579, e i Ma- situazione simile a quella di Cavasso per raldo, con Giovanni Maraldo nel 1585. quanto riguarda il mancato pagamento Durante la visita apostolica era apparsa dei fitti anche a Fanna così come accade- con evidenza la situazione debitoria del- va anche nelle Chiese annesse alla pieve la confraternita di Santa Maria che con- di Spilimbergo.37 templava numerose pendenze risalenti anche a molti anni prima. Il visitatore Alla fine del XVII secolo fu fatto di forense decise che tutte le persone che ri- nuovo un controllo sui beni della Chiesa sultavano in posizione debitoria a partire di San Remigio dati in affitto e poi fu dal 1571 dovessero versare ciascuna la composto un indice di quelle che ven- somma di 6 soldi per lira fino all’ultima gono chiamate reconfinazioni di Fanna. rata del debito: la prima metà dei debiti Alla pieve venivano versati degli affitti in doveva essere versata entro Pasqua e l’al- natura costituiti da urne di vino, miglio, tra metà nel mese di agosto nel giorno segale, frumento e avena da numerosi dell’Assunzione della Vergine Maria. Nel privati tra cui si segnalano le famiglie caso in cui i debitori non fossero riusciti Della Valentina, Zuppicchiatto, gli Zam- a risarcire il dovuto nei tempi previsti il bon, i Comatari, la famiglia Mariutto di visitatore decise che fosse loro interdet- Orgnese e i conti di Polcenigo Fanna. to l’ingresso in Chiesa e addirittura il Anche il Comune di Cavasso e quello di funerale religioso se fossero deceduti in Fanna versavano un affitto per la medesi- tale condizione. Veniva indicata come ma località detta la Campagnola con due soluzione la possibilità di designare dei canoni d’affitto diversi, rispettivamente fideiussori che avrebbero garantito il di lire 47 e di lire 51.38 pagamento dell’intero debito entro una quindicina di giorni dalla data di scaden- Nel territorio del feudo dei conti di za. Le pene erano valide sia per i mem- Polcenigo sia a Fanna che a Cavasso bri della confraternita che per i camera- esistevano dei mansi di proprietà della ri che ne erano a capo. Il vicario, dopo mensa vescovile. Nel settembre del 1636 aver insistito per trovare una soluzione al di un manso di proprietà del vescovo fu problema, decise che si abbellisse l’altare investito Simone del fu Bartolomeo di dedicato alla Madonna con l’acquisto di Maniago, residente a Fanna. L’investi- due candelabri e di un calice d’oro e si tura fatta dal vescovo Sanudo prevedeva provvedesse a ripararlo con delle colonne il pagamento di un fitto nella misura di

37 Ivi, cc. 28r-37r. 38 AD, Archivio Parrocchiale di Cavasso Nuovo Tit. IV, 1/1, Indice reconfinazioni di Fanna 1698. Le prime riconfinazioni furono fatte nel 1506 dal pievano Gardino: AD, Fondo ex carte sciolte, memoria di don Basutti.

194 Cavasso Nuovo / Cjavàs Meduno e di quelli non pagati nel cor- San Leonardo di Orgnese, sottoposta alla so degli anni precedenti oltre all’obbli- pieve di Cavasso, per i vivi e per i mor- go delle migliorie.39 Nell’anno 1701 si ti e per la conservazione e l’aumento dei sarebbero poi interessati all’investitura terreni produttivi della campagna con la delle proprietà del vescovo nel feudo richiesta elevata a Dio di protezione dalle Polcenigo i consorti Franceschina i quali tempeste e dai disagi. L’accordo fu sotto- ottennero il 23 aprile l’investitura di un scritto dal camerario Osvaldo del fu Gio- maso nelle pertinenze di Cavasso dal ve- maria Segatto di professione fabbro, dal scovo Paolo Vallaresso, sempre in cambio podestà Giovanni del fu Daniel Sartor, del pagamento di un canone d’affitto in da suo fratello Pierantonio e da Giaco- natura.40 mo di Rosa, come rappresentanti della vicinia. Accordi simili furono fatti per la Attraverso l’analisi del catastico del Chiesa di San Gottardo.41 1752, in cui vi sono riferimenti ai rotoli più antichi della pieve, si possono ricava- Nel 1752 fu fatta la reconfinazione del re ulteriori informazioni sulle proprietà maso dei Sartor di Orgnese: si trattava della Chiesa di San Remigio. Il primo di un’importante unità agricola che era rotolo a cui si fa riferimento è quello del rimasta compatta nel tempo per secoli. 1506 e da quel momento vengono rico- Il maso era diffuso in Friuli fin dal basso struiti terreno per terreno i cambi degli medioevo e continuò ad essere presente affittuari fino al 1752. Le decime erano nelle campagne friulane per una buona imposte già prima del Cinquecento come parte dell’epoca moderna. Era costituito sembra essere stato attestato in un rotolo in genere da un sedimen, cioè l’insieme antichissimo siglato, probabilmente due- composto dalle case di abitazione, gli centesco, di cui si sono perse le tracce. edifici rurali, stalla ed eventuali granai Si dice che alcuni terreni erano stati dati a cui si aggiungevano i terreni coltivati, in affitto a un certo Marco Pasini di San integrati con qualche particella di incolto. Giovanni del Tempio. Tra gli affittuari si I terreni potevano essere accorpati o segnala anche la frazione di Orgnese che distribuiti nelle pertinenze del villaggio. versava alla pieve un affitto calcolato in La famiglia, come qui nel caso dei 31 lire, metà alla festa di San Giacomo e Sartor, che otteneva in affitto il maso, metà a Natale. Sin dall’antichità ciascu- doveva versare annualmente un censo al no degli abitanti di Orgnese era inoltre proprietario fissato da una quota variabile tenuto a versare una bozza di frumento di frumento, cereali minori, vino e denaro, al pievano; in un rotolo del 1676 si dice oltre che pollame, uova ed insaccati. In che il pievano Giovanni Bernardis di genere una volta fissato il censo questo Fanna dal mese di marzo di quell’anno non veniva modificato e in cambio di avrebbe celebrato una messa a settimana, questa possibilità i proprietari chiedevano soprattutto di mercoledì, nella Chiesa di agli affittuari dei lavori di miglioria sui

39 Documento in data 15 settembre del 1636 in AD, Archivio della mensa vescovile, c. 55, Parrocchia di Fanna- Cavasso dal 1444 al 1701. Sempre situato nelle pertinenze di Cavasso era il maso di cui fu investito Domenico Tuis di Fanna da parte del vescovo Cappello in data 30 maggio del 1630. 40 AD, Archivio della mensa vescovile, c. 55, Parrocchia di Fanna-Cavasso dal 1444 al 1701. Beni feudali furono concessi alla casata Spilimbergo a Cavasso: E. DEGANI, La diocesi di Concordia, 108. 41 AD, Archivio Parrocchiale di Cavasso Nuovo, Tit. IV, 1/1, 1752, Catastico pieve. Le carte relative a Colle iniziano dalla c. 74r.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 195 Manoscritto settecentesco intitolato Per li poveri Consorti Sartori contro li Nobili Signori Conti Polcenigo e Fanna al taglio.

terreni contemplati nel maso42. In genere le Pavon, dopo aver ricevuto il documento lo locazioni sul lungo periodo avvenivano in affisse pubblicamente perché tutti coloro casi eccezionali che sono per lo più legati che possedevano tali beni intervenissero alla valorizzazione di terreni incolti o per nella confinazione che si stava facendo.I l favorire il dissodamento di terreni per poi 25 luglio costui insieme ai giurati della destinarli alla coltivazione.43 Il parroco comunità di Orgnese dichiarò di aver Domenico Cozzi chiese il 21 febbraio convocato la vicinia due giorni prima di quell’anno al luogotenente Giacomo casa per casa e di aver raccolto la maggior Milano di far convocare la vicinia di parte dei capifamiglia nella pubblica Orgnese dove si sarebbero scelti tre o piazza di Colle e in quella di Orgnese quattro uomini tra quelli più anziani e più e di aver deputato tre uomini, Antonio informati per dare i confini dei terreni che Mariutto, Valentino Sartor e lo stesso andavano a comporre il maso. Il meriga di Mattia Pavon, per fare le reconfinazioni Orgnese e di Colle, che era allora Mattia dei beni di San Remigio. Il 17 agosto fu

42 Le campagne friulane del tardo medioevo. Un’analisi dei registri di censi di grandi proprietari fondiari, a c. di P. CAMMAROSANO, Udine 1985, 56; D. DEGRASSI, L’economia del tardo medioevo, in Storia della società friulana. Il medioevo, a c. di P. CAMMAROSANO, Udine 1989, 269-435. 43 F. BIANCO, Le terre del Friuli, Verona 1997, 54.

196 Cavasso Nuovo / Cjavàs constatato che doveva essere stato versato una reconfinazione nel 1718, sempre con Particolare del Manoscritto sul maso in questione un canone livellario la collaborazione della vicinia di Orgnese contenente il a partire dal 17 agosto del 1399 quando in cui si diceva del possesso di alcuni beni contenzioso tra la un abitante di Fanna, un certo Giovanni e terreni da parte della famiglia Sartor e famiglia Sartor e i Conti Polcenigo in 44 del fu Giacomo e il figlio, promisero di della famiglia Mariutto. cui si leggono i nomi pagare il censo dovuto alla chiesa a nome dei contribuenti del conte Francesco di Polcenigo per Le vicende del maso dei Sartor sono alla decima del Maso Sartor tra cui cui si impegnavano a lavorare il terreno. ripercorse in un manoscritto settecente- figurano gli esponenti L’attuale detentore del beneficio, il prete sco di proprietà di un discendente della delle famiglie Bertoli, Coiazzi, ricordava che questa decima era famiglia intitolato Per li poveri Consorti Sartor, Mariutto e Ardit e i canoni stata versata nel corso dei secoli, dalla fine Sartori contro li Nobili Signori Conti di d’affitto versati. del Trecento al 1614, ed era fissata in due Polcenigo e Fanna al taglio.45 quarte di frumento, due di segale e due di avena, due di miglio, due di sorgo, e Si tratta dei documenti prodotti per due di vino. In realtà era già stata fatta difendere la famiglia di Orgnese dalle

44 AD, Archivio Parrocchiale di Cavasso Nuovo, Tit. IV, 1/1, Reconfinazioni maso delli Sartori di Urgnese 1752. Nella stessa busta nell’Elenco dei beni della pieve di Fanna, a partire dalla carta 32 recto è conservata una copia dei beni espressi nella reconfinazione fatta il 18 febbraio dell’anno 1585 dei beni della chiesa di San Leonardo di Orgnese fatta per decreto del vescovo di Concordia Giovanni Tomaso Simeonio. 45 Ringrazio di cuore Davide Sartor per avermi dato la possibilità di consultare e studiare il prezioso manoscritto conservato tra le carte di famiglia.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 197 mire dei conti che sostenevano di essere i permesso di chiedere al pubblico perito legittimi proprietari del maso in seguito Bortolo Sacco di ridisegnare tutti i con- ad una divisione ereditaria e che non vo- fini dell’antico maso. I Sartor e le altre levano rinnovare i contratti di locazione famiglie decisero allora di rivolgersi alla dei terreni che componevano l’unità agri- legge ritenendosi lesi nei loro diritti. Si cola alle persone che li avevano sempre legge nelle carte di difesa che da sempre avuti. Si scopre così che il maso è nomi- questi terreni era stati dati in locazione nato per la prima volta in un documento a queste famiglie sin dai tempi antichi e del 10 settembre del 1352 concernente la che tali contratti erano stati confermati divisione ereditaria tra i figli diA ldrigone anche dopo un grave incendio che ave- Polcenigo e quelli di Bartolomeo, sem- va distrutto sia le abitazioni costruite nel pre della stessa casata. Partendo dalla re- maso che una parte dei contratti più an- confinazione voluta dal Cojazzi i Sartor tichi che erano stati stipulati tra gli attori forniscono un ventaglio di documenti in questione. Avendo appoggiato il foro relativi al maso coprenti un arco tempo- di Udine l’8 agosto del 1748 le richie- rale che va dal Trecento al Settecento. Si ste dei Polcenigo sopra il testamento del scopre così che il canone di locazione per defunto conte Francesco i Sartor chiese- il maso rimane pressoché immutato tra il ro che fosse rivista la sentenza ritenuta Quattrocento e il Cinquecento: l’affitto ingiusta. Vennero così prodotti numero- era pagato in frumento, miglio, avena, si atti da ambo le parti in causa che si urne di vino e galline. Si tratta del canone susseguono dal 1768 al 1790. In quel più composito tra quelli versati alla fine momento i Sartor continuavano ancora del Quattrocento tra i locatari della fa- a pagare regolarmente il canone d’affitto miglia Polcenigo nel feudo di Fanna. Pur che era rimasto pressoché immutato nel rimanendo un’unità agricola compatta il corso dei secoli mantenendo con capar- maso era comunque lavorato da più fa- bietà l’uso di quei terreni che la famiglia miglie sin dal Seicento al punto che tra aveva sempre abitato e che di fatto ormai il 1749 e il 1768 coloro che pagavano la considerava una sua proprietà. I conti decima erano diversi nuclei familiari: gli Polcenigo d’altra parte si trovavano ad eredi di Osvaldo Bertoli, gli eredi di Va- avere numerosi terreni su cui ormai non lentino de fu Zuanne Sartor, gli eredi di potevano che vantare dei canoni d’affit- Valentino del fu Osvaldo Sartor, Antonio to irrisori da locatari che non riuscivano e Daniel del fu Pierantonio Sartor, Velen- più ad allontanare da quei beni che con il tino di Biasio, Mattia Mariutto, Antonio passare dei secoli sentivano oramai come del fu Domenico Mariutto, Zuanne del propri. fu Battista Mariutto, gli eredi di Lunardo Ardit e infine il conte Elia di Polcenigo. Nel 1758 seguì un’ulteriore reconfi- Il maso di Orgnese faceva parte dei beni nazione dei beni dopo la compilazione lasciati in eredità dal conte Francesco del di un catastico, il tutto depositato dal fu Tommaso dei Polcenigo nell’agosto camerario della Chiesa di San Remigio del 1748 ed era pertanto indebitamen- Giovanni Bortoli il 21 ottobre del 1795. te tenuto dalle famiglie che pagavano la Il 5 giugno del 1758 il procuratore della decima e che ora venivano trascinate in Chiesa di San Remigio Sebastiano Riz- tribunale con l’accusa di occupare un zo e Pietro Bier, meriga del Comune, bene di proprietà della famiglia comita- chiamarono il notaio e perito comuna- le. Il 27 novembre del 1766 i conti Ot- le a mettere a catasto tutti i beni della tavio e Minuccio figli del fu Girolamo chiesa e i capitali registrandone entrate Polcenigo ottennero dal foro di Udine il e uscite sulla base dei rotoli antichi. Nel

198 Cavasso Nuovo / Cjavàs redigere il catastico il notaio si avvalse nel 1712, il nipote del pievano, volendo della collaborazione di Girolamo France- adempiere a quella che era una disposi- scon e Osvaldo Tramontin detto Basello zione testamentaria del defunto parroco, per i beni situati a Cavasso e dell’aiuto di istituita per pagare la celebrazione delle Osvaldo Antonio Amat, Osvaldo Gravi- funzioni religiose, chiese agli eredi di na e Nadal Boscarin per quelli siti a Fan- Giovanni Maraldo quanto era stato ven- na e di tutte le persone deputate dalle vi- duto allo zio e che di fatto continuava cinie che conoscevano bene quei luoghi. ad essere lavorato dalla famiglia Maral- Tutte le proprietà venivano così inserite do. Non avendo avuto probabilmente nel catastico con i toponimi dei luoghi, una risoluzione del problema il nipote i possessori, gli affittuali, i confinanti e del parroco, anch’egli chiamato Giobatta le entrate e uscite con eventuali notizie Bernardinis di professione notaio, decise relative all’esistenza di permute.46 di rivolgersi al capitano della Patria che chiamò al suo cospetto Angelo Maraldo e dall’altra Giodomenico Penzi, procura- 5. I processi amministrativi intentati dalla tore per l’occasione della Chiesa di San chiesa di San Remigio contro i privati Remigio, imponendo la soluzione desi- derata dal Bernardinis. Tra le carte conservate nell’Archivio Diocesano di Pordenone si trova un pac- Il secondo processo di periodo sette- chetto di documenti relativi a dei proces- centesco è molto interessante dal mo- si intentati dalla Chiesa di San Remigio mento che riguarda il contenzioso tra contro dei privati che coprono un arco la Chiesa di San Remigio e gli eredi del temporale che va dal 1595 al 1798. I nobile Valentino Belgrado che era stato processi vengono intentati dai pievani parroco della pieve tra il 1734 e il 1740. o da loro rappresentanti per cercare di Il conte Marzio di Polcenigo detto il vedere difesi dei diritti che la Chiesa o Vecchio aveva lasciato nel suo testamen- i singoli sacerdoti vantavano su alcuni to, rogato nel 1649, un capitale di 320 terreni. I primi due processi sono pur- ducati alla Chiesa di San Remigio perché troppo giunti a noi in cattive condizioni fosse elevata al cielo una messa ogni set- deteriorati dalle muffe e non completi. timana: la somma di denaro era compo- Si è invece conservato in buone condi- sta da tanti capitali livellari. Il possesso zioni l’atto notarile, rogato nel 1732, re- di questo legato sarebbe andato all’allora lativo al processo intentato dalla Chiesa pievano Segalla fino alla sua morte quan- di San Remigio contro Angelo Maraldo. do gli sarebbero subentrati i camerari Il motivo scatenante risaliva a circa tren- della chiesa con l’obbligo di far celebrare tacinque anni prima, il 13 gennaio del le messe di cui abbiamo parlato. Non si 1697, quando nella canonica Osvalda sa bene se per la loro negligenza o per vedova di Giovanni Maraldo aveva ven- la mancanza di attenzione i camerari con duto all’allora pievano Giobatta Bernar- il passare del tempo avevano lasciato go- dinis un pezzo di terra arativa posto nelle dere del beneficio i pievani che si erano pertinenze di Cavasso in un luogo chia- succeduti sino al 1732 quando si venne mato La pozza della Siega. Anni dopo, a conoscenza di questo grave illecito. La

46 AD, Archivio Parrocchiale di Cavasso Nuovo, Tit. IV, 1/1, Catastico pieve di Fanna, 1758; Elenco dei beni della pieve di Fanna 1758.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 199 vicinia del Comune, riunita il 27 maggio i camerari furono costretti a chiedere del 1734, decise di recuperare i legati de- allo stesso parroco Belgrado di celebra- gli anni precedenti per destinarli all’uso re queste messe per i due anni successivi previsto nel lascito del testatore Marzio arrivando financo a pagarlo con 30 soldi di Polcenigo. Il podestà Antonio Bortoli di elemosina per ogni messa. I camerari radunò, come di consuetudine, la vicinia però non rinunciarono a chiedere almeno al suono delle campane, e lesse pubblica- quanto era loro dovuto per i tre anni in mente davanti a tutti i capofamiglia dei cui era stata depauperata quella che viene nuclei residenti in paese il testamento del definita come una chiesa già povera. Il conte: fu deciso all’unisono che, ormai pievano non solo si rifiutò di risarcire il morto il pievano Segalla, si dovesse tu- dovuto ma iniziò a trattenere con sé ol- telare la Chiesa da lui più volte gratifi- tre al testamento anche il catapano in cui cata con cere e paramenti, facendo fare erano conservate le entrate che dovevano le messe previste per lascito testamenta- essere versate alla chiesa sulla base del le- rio. Il parroco, pur conservando a casa gato testamentario. La difficile situazio- sua copia del testamento e conoscendo ne si sarebbe protratta sino alla morte del pertanto il contenuto, si rifiutò di pagare parroco come si evince dalla denuncia la somma prevista e anzi continuò a go- del parroco nominato dopo di lui che si dere per i due anni successivi del benefi- lamentava dell’impossibilità di celebrare cio. La vicinia non riuscendo ad ottenere le messe per il conte non avendo ricevuto quanto dovuto dal parroco e sicuramente dal predecessore il denaro che gli spetta- pressata dalle richieste dei conti Polceni- va. Con grande fatica i camerari riusciro- go si vide costretta ad incaricare il pro- no a tornare in possesso del testamento curatore della chiesa Giodomenico Penzi di cui fu portata una copia in cui erano di togliere i depositi relativi ad altri le- certificati tutti i livelli lasciati per un ca- gati eseguiti a favore della Chiesa di San pitale di 320 ducati su terreni situati a Remigio investiti nel Monte di Pietà di Maniago, Basaldella e Valvasone. Udine; i depositanti, gli eredi di Landino di Valvasone e di Duino Fabiani di Fan- Il 24 giugno del 1739 il luogotenente na, sarebbero stati cautelati con un atto della Patria del Friuli Antonio Grimani notarile. Così il 2 luglio del 1734 il luo- inviò una lettera ai camerari della Chiesa gotenente della Patria, Nicolò Tiepolo, di San Remigio in cui li invitava a non ascoltando nel castello di Udine le giuste cedere e a continuare a fare pressioni sul motivazioni addotte dal Penzi e letta la parroco Belgrado. L’intervento del luo- delibera preparata dalla vicinia diede il gotenente non portò però a nessun risul- suo assenso per togliere i depositi fatti al tato tanto che fu costretto ad intervenire Monte di Pietà. con una seconda missiva nel mese di lu- glio. Il 29 luglio di nuovo il procurato- Vista la mancata risoluzione del pro- re della Chiesa, il notaio GioDomenico blema si decise nel 1735 di far interve- Franceschina, avrebbe richiamato il prete nire nella faccenda il più anziano della invitando alla restituzione del catapano cameraria, Biagio Zuppicchiatto, che che continuava a tenere presso di sé. iniziò ad esigere quanto dovuto e in ac- cordo con gli altri camerari decise di far Morto il pievano Belgrado nel genna- celebrare le messe richieste dal defunto io del 1740, si arrivò finalmente ad una conte da un altro sacerdote. In realtà soluzione della lunga contesa giudiziaria. poi per convenienza non essendo riusci- Tra le carte è conservato un foglietto in ti a trovare alcun sacerdote disponibile cui è scritta la promessa di pagamento

200 Cavasso Nuovo / Cjavàs della somma tenuta dal parroco da parte non avevano pagato l’annuale contributo del nipote Bellino Belgrado di Vissando- di frumento nella misura di Spilimbergo ne scritta ad Udine il 13 marzo del 1740. che dovevano alla Chiesa pertanto il par- Sei giorni prima c’era stato l’incontro tra roco Giovanni Martini, rappresentato da il procuratore Franceschina e gli eredi del un suo procuratore, aveva denunziato i pievano con la definitiva promessa di ri- fratelli Osvaldo e Giacomo del fu An- sarcimento di questi ultimi. Si conclude- tonio e Giacomo del fu Giobatta, tutti va così questo lungo processo che aveva dei Serena. La causa fu discussa nel 1836 visto coinvolti i camerari della Chiesa, la nella pretura di Maniago. Il rappresen- vicinia e indirettamente quei conti Pol- tante della Chiesa denunciò il mancato cenigo che discendevano dal conte Mar- pagamento per anni della contribuzione zio autore del legato testamentario. alla fine riconosciuto dalla famiglia che accettò di versare tutto quanto, compresi In maniera analoga al precedente pro- gli arretrati, senza godere del diritto della cesso la Chiesa di San Remigio di Fanna detrazione del quinto. Nel fascicolo sono avrebbe chiamato in causa anche gli ere- contenuti gli interventi nella questione di della famiglia Arnosto rei di non aver della delegazione provinciale47. rispettato il lascito testamentario costitu- ito da molti terreni eseguito dal defunto Domenico del fu Battista Arnosto. An- 6. La parrocchia di San Remigio tra i primi che in questo caso il processo continuò a del Cinquecento e la metà del Novecento: i lungo producendo un corposo fascicolo parroci e la vita della comunità che si dipana nel corso degli anni con in- genti spese sostenute dalla pieve. I parroci di San Remigio nel corso dei Non tutti i processi venivano inten- secoli si trovarono ad affrontare i proble- tati per ottenere lasciti testamentari poi mi sollevati dalla gestione del Santuario non rispettati dagli eredi ma si procede- di Madonna di Strada, definito secon- va anche per ottenere il pagamento delle do la tradizione in un diploma del 12 decime e dei fitti a cui erano tenuti gli gennaio del 981 come ecclesia que voca- affittuari delle tante proprietà della Chie- tur Marcadello. La prima notizia sicu- sa. Il 9 agosto del 1798 il procuratore ra è quella che vede nel 1357 un certo della Chiesa, Bernardo Mariutto, portò Giovanni Malangrini di Fanna chiedere in tribunale i coniugi Valentino e Orsola al vescovo di Concordia il permesso di Perugino perché si erano rifiutati di pa- edificare una chiesa da dedicarsi al culto gare il censo previsto per l’affitto su un mariano e a quello di Santo Stefano. L’as- terreno chiamato Praduisit sotto Vovolo, senso del vescovo prevedeva l’obbligo per attualmente sito sulla strada che porta il sacerdote di San Remigio di celebrare 48 dalla Chiesa di Orgnese verso Cavasso. messa almeno una volta alla settimana. Questo obbligo per i sacerdoti di San Uno degli ultimi processi conserva- Remigio fu spesso oggetto di contese e ti riguarda un’altra delle famiglie di più sovente fu infine delegato ad un cappel- antico insediamento quella dei Serena lano che veniva retribuito dalla pieve di e copre gli anni che vanno dal 1836 al Cavasso. Seguiamo la procedura in uso 1845. Sin dal 7 luglio del 1736 i Serena per eleggere un cappellano attraverso un

47 AD, Archivio Parrocchiale di Cavasso Nuovo, Tit. VIII, 1-5, cart. n.47.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 201 documento rogato il 14 marzo del 1592 Nel frattempo, tra la metà del Quat- quando il conte Francesco Polcenigo, trocento e la metà del Cinquecento, i che agiva a nome degli altri membri della camerari della Chiesa di Santa Maria di famiglia, Nicola Ardit in rappresentanza Strada avevano acquistato dei terreni: nel della pieve di San Remigio e Salvatore a 1454 comprarono da Gaspare di Cavas- Rege definito come il podestà del Co- so un terreno in Fanna per la cifra di 7 mune inferiore di Fanna, cioè l’attuale ducati d’oro e nel 1493 un’intera centa Comune di Fanna e Domenico Cicuti comprendente in essa anche una casa in podestà del comune superiore, l’attuale muratura e con tetto di paglia dal conte Cavasso, prendono una decisione sulla Ettore Polcenigo. L’anno dopo i camera- Chiesa di Santa Maria di Strada eleggen- ri della Chiesa avrebbero acquistato altri 51 do un sacerdote per quella cappellania terreni situati a Fanna. In questi stessi nella persona di Pasqualino Massarini di anni, il 9 ottobre del 1454, anche l’allo- Porcia. Costui sarebbe stato pagato con ra parroco di San Remigio Corradino di lo stipendio che si era soliti dare ai cap- Mudris di Parma avrebbe comprato tre pellani consistente in 10 staia di frumen- livelli che gravavano su due terreni po- 52 to e 10 ducati a lire 6 e 4 soldi per duca- sti a Fanna e uno a Cavasso. La chiesa di Madonna di Strada fu infine consa- to e avrebbe avuto una casa in muratura crata la prima domenica di ottobre del di proprietà della Chiesa di San Remigio 1581.53 situata sopra la piazza pubblica di Cavas- so. L’obbligo per il cappellano era stabi- Particolarmente interessante è la pre- lito nella celebrazione di una messa ogni senza di terreni appartenenti alla Chiesa quarta domenica del mese durante tutto di San Giovanni del Tempio di Sacile nel l’anno e tutte le domeniche durante la feudo Polcenigo sino alla fine del Sette- Quaresima e nelle feste della Beata Ver- cento. L’ente ecclesiastico che possedeva gine.49 Il luogo di origine del cappellano numerose proprietà anche nei Tramonti rimanda alle dispute che coinvolsero la godeva del diritto di riscuotere decime e famiglia dei conti di Porcia tra la metà affitti che vennero regolarmente versati del Quattrocento e la metà del Cinque- nel corso dei secoli da alcune famiglie tra cento, periodo in cui l’abbazia di Fanna le quali si segnala soprattutto la famiglia ottenuta in commenda fu gestita come Del Re detta Comatari, e dalla pieve di un bene patrimoniale.50 San Remigio. Tra le prime testimonianze

48 Molto è stato scritto sull’origine del santuario mariano e non sempre del tutto attendibili sono le conclusioni apportate; si vedano comunque i contributi di A. FLORAMO, L’inedito De quibusdam miraculorum quaestionibus libellus di Pietro Edo, in Il Quattrocento nel Friuli Occidentale, Pordenone 1996, I, 253-259; ID., Ragionamenti inediti di Pietro Capretto sulle guarigioni del Santuario di Fanna: magia demoniaca o miracolo della Madonna?, “Memorie Storiche Forogiuliesi” LXXIX (1999), 121-132; ID., Fanna 1493: scenari notturni tra miracoli divini e malizie del demonio, in L’incerto confine. Vivi e morti, incontri, luoghi e percorsi di religiosità nella montagna friulana. Atti dei seminari “I percorsi del sacro”; “Anime che vagano, anime che tornano” (gennaio-giugno 2000), a cura di P. MORO, G. C. MARTINA, C. P. GRI, Tolmezzo 2000, 63-68 e quanto scritto da R. ZOFF, E qui mi costruirete una chiesa. Leggende e santuari mariani nel Friuli Venezia Giulia, Gorizia 1991, 29-30, 91-92, 177-179. 49 AD, Archivio Parrocchiale di Cavasso Nuovo, Tit.VIII, 1/6, cart. n.48. 50 P. C. BEGOTTI, Ecclesiastici, nobili e comunità nella storia medioevale di Fanna, in Fanna. La sua terra, la sua gente, a c. di P. GOI, Fanna 2007, 95-120. 51 AD, Fondo Pergamene, Pergamene del Fondo di Fanna-Cavasso: 7, del 1354; 8, in data 22 maggio del 1493; 9, 16 gennaio del 1494; 10, 10 marzo 1494. Altri acquisti: 11, 4 maggio 1495. 52 AD, Fondo Pergamene, Pergamene del Fondo di Fanna-Cavasso, 11, 9 ottobre 1454. 53 E. DEGANI, La diocesi di Concordia, 483.

202 Cavasso Nuovo / Cjavàs figura un contratto di vendita, rogato in aiutata da un complice lo aveva spogliato una bottega ad Orgnese del 15 giugno di tutto appena morto. Don Fannino era del 1499, in cui si certifica la vendita di stato nominato pievano di San Remigio un campo con viti a Fanna su cui si do- con una lettera inviata al conte Girolamo veva pagare un livello di una quarta di di Polcenigo il 15 marzo del 1535. Il pie- frumento alla misura di Spilimbergo alla vano era anche notaio e si sarebbe occu- Chiesa di San Giovanni del Tempio. A pato durante la permanenza nel feudo dei metà del XVIII secolo la famiglia Del Re conti Polcenigo di rogare numerosi atti. avrebbe chiesto di acquistare alcuni ter- Don Basutti non sa dire chi fosse stato il reni di proprietà dei giovanniti risarcen- pievano che era andato a sostituire Don do tutti gli affitti che pendevano ancora Fannino limitandosi a dire che nel 1574 sugli stessi e che erano insistentemente si era occupato di far fare le reconfinazio- richiesti.54 ni dei beni della Chiesa Don Antonio de Natalibus de Cesena. Dal 1582 fu pieva- Don Vincenzo Basutti che per lungo no a Cavasso Don Giacomo Messalio di tempo fu parroco a Cavasso ci ha lasciato Arba a cui successe Don Flaminio Calca- una memoria terminata il 19 marzo del terra. A partire al 6 gennaio del 1611 fu 1876 in cui narra le vicende della pieve poi parroco di Cavasso proprio quel Do- partendo da quello che aveva scritto pre- menico Sigalla di Pordenone che si era cedentemente il parroco Capellani che occupato precedentemente della pieve di si era fermato al 1780. Sottolineando a Frisanco. A lui successe Don Leo Galle- sua volta le antiche origini della Chiesa il otti di San Quirino dal 1606, morto nel pievano ricordava che era la dodicesima 1676, il cui corpo giace ancor oggi nella pieve tra quelle di Concordia. Le prime Chiesa di San Remigio.55 notizie di un nome certo di un parroco sono rintracciabili nel catapano quando Nei primi secoli di vita della Chiesa di si fa riferimento ad un pievano di nome San Remigio si trovano dei riferimenti Gardino nel 1494. Non vi sono notizie a quello che i pievani definiscono come precedenti certi in quanto secondo la leg- costume veneto, mos venetum, nel cele- genda il noto pievano Domenico Sigalla brare alcune funzioni come ad esempio è avrebbe bruciato tutto nel fuoco in un attestato nel caso della funzione religio- impeto di rabbia forse per vendetta. Don sa in onore di San Giorgio.56 Non sono Basutti stilava un elenco dei beni appar- numerose le notizie relative alle modalità tenuti ai parroci precedenti conservati al delle attività di culto tra Quattrocento e tempo tra i beni della Chiesa: si tratta dei Cinquecento nella pieve di San Remi- messali e dei registri di Don Fannino, di gio. Dal catapano si desumono alcune Don Messaleo e di Don Calcaterra. Don notizie come ad esempio quella per cui Fannino era stato assassinato il 3 ottobre le celebrazioni delle funzioni in onore di del 1563 come si evincerebbe da alcune San Gottardo, la cui Chiesa a Colle fu carte processuali inerenti all’accusa di consacrata come abbiamo ricordato nel assassinio a carico di una sua serva che 1444, dovevano essere fatte secondo cri-

54 AD, Fondo Pergamene, Pergamene del Fondo di Fanna-Cavasso , 12, 15 giugno 1499; ASPN, b. 198, NA, not. Antonio Osvaldo Franceschina, r. 1778, c. 12v. 55 AD, Fondo ex carte sciolte. 56 AD, Catapano, c. 16r.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 203 teri precisi: il prete Biagio Fannino dice dei Polcenigo il 17 novembre del 1575 infatti che i camerari avrebbero dovuto comportando la rovina di numerosi edi- occuparsi della riscossione alla vigilia fici.60 della festa e il giorno stesso delle elemo- sine eseguite come voto e devozione che Nel 1525 fu consacrata dal vescovo sarebbero poi state utilizzate per celebra- Giovanni Argentino la chiesa di San Re- re le funzioni religiose. Quanto raccolto migio a cui fu dato un munus del valore avrebbe poi dovuto essere consegnato di 10 ducati, trasferendo la dedicazione nelle mani del pievano.57 Il pievano di alla terza domenica del mese di maggio e 61 San Remigio, come sosteneva il pievano concedendo cento giorni di indulgenza. Biagio di Tolmezzo nel 1511, era tenuto a Nel catapano è contenuta una breve me- celebrare inoltre solennemente la messa, moria del pievano, originario di Vicenza, Giovanni Giacomo Mesalio in cui costui nella Chiesa di quello che nel catapano narra di essere arrivato nella pieve di San è definito come il viculo Frisanchi, con Remigio nel 1582 alla morte del prede- un cappellano. Costui era il cappellano cessore in cui denuncia le difficoltà in cui della Chiesa di Santa Maria di Strada ob- si trovava la pieve enumerando i lavori bligato a sua volta a celebrare la messa a che si stavano facendo.62 Frisanco. I camerari della Chiesa avreb- bero pagato ai sacerdoti rispettivamente Nel giorno in cui si celebrava la festi- 58 10 soldi al pievano e 8 al cappellano. vità di San Bernardo nel 1537 vi fu una Il 26 marzo del 1511 vi fu un grande grande tempesta che rovinò tutte le col- terremoto che colpì la pieve. Nel corso tivazioni non solo nel feudo dei Conti dei secoli la Chiesa parrocchiale di San Polcenigo Fanna ma anche nelle vicine Remigio e la Chiesa di San Leonardo Maniago, Meduno, Fanna e Arba, mai furono più volte danneggiate a causa dei così forte a memoria d’uomo. Si decise frequenti terremoti che si verificarono allora di chiedere al santo la grazia che con una certa periodicità. I danni che il quanto accaduto più non si ripetesse. sisma provocava nelle cappellanie, come L’anno seguente ancora una volta nel nel caso di Orgnese o di Colle, dovevano giorno dedicato al santo il tempo si pre- essere risarciti dalla pieve di San Remi- sentò minaccioso e allora il pievano Bia- gio che si sarebbe avvalsa dell’aiuto del gio Fannino decise di lasciare un appun- vescovo. Tra il 1451 e il 1545 il Friuli fu to per i successori in cui dice si horrende soggetto a scosse telluriche mediamente extremidate et charistie che avemo fin ora ogni quattro o cinque anni.59 Un altro patido e questo habbiamo patido per li pec- forte terremoto avrebbe colpito il feudo cati nostrj e per la qual cosa inherto tuttj à

57 AD, Catapano, c. 17v. 58 AD, Catapano, c. 6v. Nel catapano si annoverano talora anche dei lasciti per la Chiesa di Frisanco (c. 17r): del 13 febbraio del 1542 è il lascito di Florita vedova di Michele di Gregorio di 5 lire e mezza di soldi alla fabbrica di santa Fosca de Frisanco affinché il camerario della fabbrica della Chiesa le facesse fare dal pievano di Fanna le consuete messe di anniversario ogni anno il 4 maggio in cui cadeva la festa di San Floriano come appare in una nota del pievano Biagio Fannino. 59 P. C. BEGOTTI, Clima e calamità naturali, in Società e cultura del Cinquecento nel Friuli Occidentale. Catalogo, a c. di P. GOI, Pordenone 1984, 44. 60 E. DEGANI, La diocesi di Concordia, 472. 61 E. DEGANI, La diocesi di Concordia, 472. Sui cambiamenti avvenuti nella diocesi di Concordia dopo la riforma di Trento si veda B. F. PIGHIN, La diocesi di Concordia nella dinamica della riforma tridentina, 1975. 62 AD, Catapano, cc. 39v-40r.

204 Cavasso Nuovo / Cjavàs compagniare la processione in quel giorno e limbergo; sovente costoro avevano cerca- pregari tal devotissimo Santo si degni esser to dapprima il consulto di un medico e nostro fidele advocato davanti a Dio per- poi non avendolo trovato avevano deciso ché fatti del genere più non accadano. di chiedere aiuto a Chiara di cui erano note le capacità di guarigione. La strega, Una memoria scritta dal pievano Bia- accusata di praticare la magia bianca con gio ci informa inoltre che nel 1542 sem- l’uso di polveri e di riti ad essa collegati, pre il giorno della festa di San Bernardo sarebbe stata colpita dalla scomunica in si verificò un altro prodigio divino: arri- seguito a quanto denunciato dalle perso- varono, in Friuli e nelle terre tedesche, ne interrogate dall’inquisitore a Fanna e sciami di locuste talmente folti da oscu- in altri luoghi, aggravando la sua posizio- rare la luce del sole.63 ne con la mancata presentazione davanti al tribunale dell’Inquisizione, motivata Nei primi anni del Seicento anche il dalle sofferte condizioni di salute in cui feudo Polcenigo fu interessato ai proces- si trovava.64 si contro la stregoneria a cui si era dato avvio nella diocesi di Concordia. Il 6 feb- Alcuni anni dopo, il 24 maggio del braio del 1601 il conte Alfonso di Polce- 1610 in occasione di una visita pastora- Edicola votiva affrescata sulla nigo inviò una lettera a Matteo Sanudo, le il vicario ordinò al parroco Sebastiano facciata principale vescovo di Concordia, per avvisarlo del Perina e al cappellano Salvatore Reggio di del mulino Zatti. fatto che il pievano aveva denunciato pubblicamente in Chiesa alcune perso- ne, appartenenti alle famiglie Maraldo e Dinon, che si erano rivolte ad una strega di Spilimbergo di nome Chiara e che era- no intenzionate a chiedere perdono per il loro errore al tribunale dell’Inquisizione. Non tutte le persone coinvolte andaro- no sino a Portogruaro dove aveva sede il tribunale per le avverse condizioni atmo- sferiche e in taluni casi per l’età avanzata delle persone.

Per questo motivo non essendo soddi- sfatto delle testimonianze il commissario dell’inquisizione, padre Francesco Cumo, decise di recarsi a Fanna, dove avrebbe interrogato tutti i coinvolti che si erano recati dalla donna per ricevere sollievo da alcune infermità. Dalle testimonianze si viene a conoscenza di altre persone che in paese avevano fatto ricorso al presunto aiuto della strega recandosi sino a Spi-

63 AD, Catapano, c. 31v. DEGANI, La diocesi di Concordia , 472-473. 64 R. PERESSINI, Marcolina e le altre. Le streghe di Spilimbergo nei processi dell’Inquisizione, Spilimbergo 2007, 41-58.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 205 provvedere alla rendicontazione dell’am- Gesù Cristo. Fu istituita anche una pena- ministrazione dei beni della Chiesa di le nella somma di 40 soldi di piccoli che San Remigio il primo ottobre, festa del avrebbe colpito coloro che non avessero santo protettore, e che fossero messi sotto rispettato quanto deciso.67 chiave tutti i quaderni relativi alla gestio- ne economica con particolare attenzione Nel 1618 furono posti gli scalini di alle liste di debiti. pietra all’altare maggiore al posto dei pre- cedenti scalini in legno e due anni dopo Il pievano Sigalla denunciava le catti- furono ordinate a Venezia due lampade, ve condizioni di una buona parte degli una per l’altare della Madonna e una per oggetti di proprietà della Chiesa denun- quello di Sant’Antonio. Nel 1621 fu ri- ciando in particolar modo lo stato di parato il fonte battesimale e il tetto della usura dei messali. Il visitatore prese poi Chiesa, l’anno successivo fu la volta del una serie di decisioni in merito alle strut- muro del cimitero che era caduto e del ture edilizie delle Chiese del feudo come tetto della canonica. Don Sigalla, dopo ad esempio la costruzione di una piccola aver provveduto ad acquistare numerosi finestra nel coro della Chiesa di San Re- oggetti sacri, decise nel 1626 di far ag- migio, di aprire le finestre lungo le pareti giustare e far dorare l’angelo che era po- della Chiesa di San Gottardo e di costru- sto sopra l’altare grande. Nel 1637 furo- ire degli scalini sotto la predella di San no indorate le pale del Santissimo Nome Leonardo. Il campanile della Chiesa di di Dio e del Rosario da parte di Giobatta San Remigio aveva a sua volta bisogno di Narvesa e Picino Francolino di Venezia lavori, dalle scale danneggiate alla cam- laddove la pala del Santissimo Rosario, pana più grande che era rotta.65 acquistata con le elemosine delle donne, Il 16 agosto del 1612 furono consa- fu terminata nel 1640 dal pittore vene- crate le campane di San Remigio dal ve- ziano Francesco Matteazzi. scovo Benedetto Benedetti alla presenza del pievano Domenico Sigalla.66 Sempre Il 25 marzo del 1675 fu nominato nel catapano, in una nota di mano del pievano di San Remigio Giobatta pievano Domenico Sigalla, è annotato Bernardis di Vissandone che sarebbe che il 3 marzo del 1628 il podestà Ge- rimasto nella pieve fino alla sua morte ronimo Biasato e i giurati Zuanne Moli- nel marzo del 1712 quando gli successe naro, Sebastiano Zupicchiatto e Zuanne il parroco don Valentino Belgrado di Smargietto convocarono la vicinia dove Travesio.68 Nella pieve di San Remigio si giunse alla decisione che da quel mo- si attestavano intanto delle vocazioni mento per tutti gli anni futuri ogni ve- religiose. Alla fine delS eicento a Tramonti nerdì di marzo non si dovesse lavorare celebrava infatti le funzioni religiose un per venire alla messa e alle altre funzioni prete che era originario di Cavasso, tale in onore della Passione di Nostro Signore Nicolò dei Sieri.69

65 AD, Fondo Visite Pastorali, Sanudo II, cc. 55r-56r, 200v-202v; ASU, FCS, b. 218, Fanna, Libro entrate e uscite San Remigio 1610-1647. 66 E. DEGANI, La diocesi di Concordia, 474. 67 AD, Catapano, c. 9r. 68 AD, Fondo ex carte sciolte. 69 ASPN, b. 318, NA, not. Fannio Mario, r. 2635, c. 188r.

206 Cavasso Nuovo / Cjavàs Notizie sulle condizioni delle Pieve di cappellano, di anni 52, di Don Girolamo San Remigio si desumono inoltre dalle Penzi, di anni 40, entrambi impegnati a relazioni delle parrocchie per le visite prestare il loro servizio durante le funzio- pastorali. Una visita pastorale fu fatta dal ni nella pieve, di Niccolò Trivellis, di anni vescovo di Concordia Paolo Vallaresso 44, che esercitava nella maggior parte del nel mese di ottobre del 1718 mentre era tempo nelle altre parrocchie ed infine pievano don Valentino Belgrado. Nella di Antonio Penzi, di anni 20, anch’egli relazione il prelato ricordava come la operante nelle funzioni della pieve. Nel Chiesa godesse del titolo di matrice e beneficio era inclusa la cappellania del- come fosse stata consacrata nella terza la Madonna di Strada di cui si occupava domenica di maggio. Il cameraro della Don Giobatta Tuis. Ad occuparsi del- chiesa si occupava allora di acquistare il la dottrina cristiana accanto ai chierici necessario, quanto a cera e suppellettili, c’erano Giobatta Tramontin, Giobatta per l’altare maggiore dedicato a San Palombit e le maestre Alba Fontanini, Remigio e per il tabernacolo di legno che Lucina Sorelle e la nobile Faustina Polce- era posto sopra di esso. All’altare dedicato nigo. A queste si sarebbe aggiunte Fran- alla Vergine Maria del Santissimo Rosario ceschina moglie del fu Giovanni Serena, provvedeva invece la confraternita creata Caterina moglie del fu Leonardo Basel- in nome del culto, laddove dell’altare di lo e Anna moglie di Leonardo Ardit. A di Sant’Antonio abate si prendeva cura Orgnese insegnava la catechesi Maria di il camerario di San Remigio. Tutti e tre Domenico Ardit chiamata Querina. gli altari erano stati consacrati in una precedente visita apostolica del 23 maggio Nella pieve di San Remigio esistevano del 1695. Le messe d’anniversario erano anche degli oratori pubblici che doveva- celebrate dal pievano, dal cappellano e no essere visitati in occasione della visita da altri sacerdoti che talora servivano in pastorale: si tratta dell’oratorio del conte Chiesa. Ogni prima domenica del mese Antonio Polcenigo intitolato a San Lo- veniva concessa l’indulgenza plenaria in renzo martire, l’oratorio del nobile An- onore del Santissimo Sacramento ed era tonio Suris, sotto il titolo di San Antonio esposta l’indulgenza perpetua del Santo da Padova, in cui cantava la messa e i ve- Rosario sopra l’altare; l’indulgenza per i spri lo stesso Don Belgrado, e l’oratorio morti veniva invece esposta sopra l’altare privato del conte Girolamo Polcenigo. del Santissimo Rosario ogni lunedì di Di questi oratori vengono segnalati gli ciascuna settimana dell’anno. Nella abusi: si pretendeva infatti che nei giorni Chiesa di San Remigio erano custodite in cui cadeva la festa dei vari patroni si anche delle reliquie, riconosciute il 28 celebrasse messa nello stesso orario in cui luglio del 1693 e chiuse a chiave, che veniva celebrata la messa parrocchiale, e venivano esposte al pubblico il giorno così anche durante le celebrazioni delle della festa di san Modesto: si trattava maggiori festività. Esistono poi altri due del braccio di san Prospero martire e di oratori: uno era situato a Fanna ed era una parte della croce di san Modesto dedicato a San Silvestro papa. La struttu- martire. ra godeva dell’indulgenza plenaria come era scritto in una bolla esposta pubblica- Dopo aver fornito le indicazioni rela- mente ed era sostenuta dalle elemosine tive al beneficio ecclesiastico don Valen- dei fedeli e dal cameraro di San Remigio. tino Belgrado fornisce le indicazioni re- L’ultimo oratorio era infine costruito ai lative agli altri ecclesiastici presenti nella piedi del colle di Modeleto ed era dedi- parrocchia: si tratta di Don Giobatta Tuis cato a San Pietro Apostolo; anch’esso era

Cavasso Nuovo / Cjavàs 207 veniva concessa l’indulgenza plenaria. Vi era poi una chiesetta campestre intitolata alla Beata Vergine di Loreto ora detta di Strada, non consacrata e che si sosteneva con le elemosine dei fedeli, in cui veniva- no celebrate le funzioni nel giorno della festa della Santissima Annunciazione il 25 marzo. 70

Il 3 ottobre del 1718 fu stilato anche l’inventario di tutte le suppellettili che si trovavano nella sacrestia della Chiesa alla presenza del pievano Belgrado e del vescovo: 4 calici con le loro patene d’ar- gento, una pisside d’argento, 10 borse di corporali, 10 corporali, 14 velli di calice, 4 missali da vino, 3 a requiem, 3 rituali, e una pace d’argento. C’erano ancora 11 pianete di cui 3 a requiem, 8 camice, 4 cotte, 10 mantili d’altare, 8 asciugamani e molti altri oggetti ancora.71

I continui terremoti continuavano in- tanto a provocare dei danni nelle strut- ture ecclesiastiche come si legge in una sentenza arbitrale del 25 gennaio del 1726 che vedeva contrapposti il Comu- ne di Cavasso e quello di Orgnese, rap- presentati dai due podestà e dai giurati. Il podestà di Cavasso, Domenico Palom- Chiesa di sostenuto con le elemosine dei fedeli. bit, chiese che fosse attuato quanto era San Leonardo stato deciso dal giudice del distretto, il di Orgnese. In tutta la pieve le anime di comunione conte Girolamo Polcenigo, che prevede- erano 505 su un totale di 935 persone. II va la ricostruzione del campanile di Or- visitatore apostolico sulla scorta di que- gnese devastato dal terremoto da parte ste informazioni decise di visitare anche della Chiesa di San Remigio. Il procu- la Chiesa di San Gottardo, consacrata la ratore che rappresentava il Comune di prima domenica del mese di febbraio, e Orgnese, Osvaldo Tramontin, sottolineò la chiesa campestre di San Leonardo di come non fossero ancora partiti i lavo- Orgnese. Quest’ultima chiesa non era ri per la mancanza di un avvio preciso stata ancora consacrata ed aveva un solo dato dal giudice, Osvaldo Arnosti, che altare dedicato al santo. Nel giorno in cui aveva sottolineato che nelle precedenti celebrava San Leonardo, il 6 novembre, decisioni non erano state coinvolte come

70 AD, Fondo Visite pastorali, Paolo Vallaresso, c. 14. 71 AD, Archivio Vescovile, c. 16, Visite pastorali, mons. Paolo Vallaresso,anni 1708-1720, cc. 91r-94v e c. 112r.

208 Cavasso Nuovo / Cjavàs era previsto le vicinie dei due Comuni. Costui dopo aver ascoltato i due organi- smi amministrativi decise che gli abitanti di Orgnese iniziassero i lavori che erano interamente a carico della pieve di San Remigio.72

Dal 1740 era stato nominato pievano a Cavasso don Cristoforo Fabris da Fagni- gola che rimase qui fino alla sua morte nel 1749 allorché fu trasferito da Lugu- gnana, dove era parroco, don Domenico Cojazzi che prese possesso del beneficio parrocchiale il 7 febbraio del 1750. Don Basutti esprime parole di ammirazione nei confronti di don Cojazzi per come aveva saputo amministrare la Chiesa dotandola di un organo e di suppellet- tili d’argento avendo dovuto lottare per poter avere i tanti benefici che la chiesa aveva perso nel corso degli anni. Il suo successore fu Giovanni Abruzzi da Corva che però preferì rinunziare al beneficio di San Remigio e fu trasferito a San Stino di Affresco nel presbiterio Livenza. Gli successe allora don Matteo dietro l’altare della Pasqualis di Vito d’Asio che era stato pre- chiesa di San Leonardo cedentemente parroco a Torre. di Orgnese. Pittrice maniaghese Dal 1780 al 1814 fu pievano di San Adriana Marcorin. 1999. Remigio Giobatta Cappellani di cui si ri- cordano soprattutto i problemi che ebbe sentendosi umiliato avesse lanciato una con la curatia di Colle e con il parroco maledizione contro la nobile casata au- di Frisanco per gli stessi motivi. Anche gurandone l’estinzione come poi real- i rapporti con i Polcenigo non devono mente accadde. Gravemente infermo per essere stati facili come si comprende da otto anni morì nel 1814 e fu sepolto nel un documento in cui il pievano avrebbe locale cimitero accompagnato da sette ribadito con forza il diritto da lui vantato sacerdoti, dal vicario foraneo di Arba, di passare per il cortile dei conti Polceni- don Bernardo Tomasini, e in processione go e che invece gli era vietato e soprat- dall’intero paese.73 tutto per un episodio che lo vede coin- volto e che è diventato patrimonio delle Don Giobatta Capellani si occupò storie narrate a Cavasso: si narra che in inoltre di preparare la relazione della un pranzo al quale era stato invitato dal chiesa matrice di San Remigio e delle sue conte fosse stato gravemente insultato e filiali per il vescovo monsignor Giusep-

72 AD, Archivio Parrocchiale di Cavasso Nuovo, Tit. VIII, 1/6, cart. n.48. 73 AD, Fondo ex carte sciolte, memoria di Don Basutti.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 209 pe Maria Bressa vescovo di Concordia in battezzati e si adempiva alle altre funzio- occasione della sua prima visita fatta il ni. Si conservava la reliquia di San Cri- 4 giugno del 1781. Dopo aver fornito stofolo in una custodia che veniva esposta delle notizie sull’origine della Chiesa il alla venerazione il giorno della sua festa, pievano elencava gli altari presenti, come come venne peraltro confermato dal ve- nel caso della precedente visita apostoli- scovo Beussa in occasione della sua visita. ca, e le indulgenze ad essa correlate. Alle La Chiesa ad una sola navata aveva una reliquie già in essa citate si aggiungono campana posta sopra la porta maggiore ora la reliquia del legno della Santa Cro- a ponente. Il pievano di san Remigio era ce posta in un reliquiario d’argento e la obbligato a recarsi a celebrare la messa reliquia del patrono della Chiesa San ogni sabato se non si fosse trovato impe- Remigio, festeggiato il primo ottobre, dito da festività più importanti. Anche anch’essa riposta in una teca d’argento. questa chiesa, ricordava Don Capellani, era antica ma non si trovano riferimenti Vengono poi elencate le chiese della sulla sua erezione o consacrazione tranne pieve con i compiti a cui era tenuto il in un accenno nella bolla di Leone X in parroco. A San Gottardo di Colle, dove cui si concedeva il beneficio a GioAgosti- risiedeva un cappellano curato, il pieva- no De Mandris di Parma. Un’altra Chiesa no era tenuto a recarsi ogni terza dome- non ancora consacrata era quella di San nica del mese a cantare messa e a fare la Pietro in Modoleto, dove vi era un solo processione del sacramento, i giorni di altare dove era risposta la pietra sacra ed Pasqua, di Pentecoste, di Santo Stefano, una pala. Anche in tal caso, come ad Or- il giorno del titolare di San Gottardo il 5 gnese vi era una campana sopra la porta maggio e il giorno dell’anniversario della a ponente. Per tradizione il pievano si oc- dedicazione, ovvero la prima domenica cupava di celebrare le funzioni per ogni di febbraio. La Chiesa era dotata di un apostolo ma Don Capellani si rifiutava cimitero, di un battistero, di una sacre- perché non si erano ancora comprati dei stia e di un tabernacolo. Sotto la sacrestia vetri per chiudere le finestre ed entrava- esisteva una tomba presbiteriale. Dotata no, spinti dal vento, foglie, rami e paglia. di quattro altari, il Maggiore, uno sotter- Era stato disatteso il Decreto di Visita raneo sotto il coro, l’altare di Giuseppe del 1764 voluto dal vescovo Monsignor sposo di Maria vergine e due altari late- Gabrielli che prevedeva l’acquisto dei ve- rali, tutti in legno con due pale d’altare, tri. Il pievano decise anche di togliere in di cui una era incisa in legno, la chiesa quell’occasione la pietra sacra che fu tra- aveva una serie di suppellettili tra cui un sferita nella Parrocchia sull’Altare Mag- baldacchino con ombrella, lampade, can- giore. Ricorrevano a questa Chiesa per delieri d’ottone e 6 croci in argento. An- tutte le occorrenze alcune famiglie che nessa alla pieve, come abbiamo visto, era abitavano nei pressi dell’edificio e che si anche la chiesa di San Leonardo confes- occupavano del suo mantenimento. An- sore di Orgnese, la cui festa si celebrava il che di questa Chiesa il pievano non disse 6 novembre, e che ancora non era consa- nulla quanto alla data d’erezione se non crata al momento della visita apostolica. che anch’essa era stata nominata nella La Chiesa non aveva neanche un cimite- bolla di Leone X. ro né un battistero dal momento che gli abitanti di Orgnese erano sepolti presso Il pievano affrontava poi la situazione il cimitero di San Remigio dove si erano degli oratori iniziando da quello pubbli-

210 Cavasso Nuovo / Cjavàs co, sito accanto alla dimora della famiglia comitale, intitolato a San Lorenzo diaco- no e martire, la cui festa si celebrava il 10 agosto, voluto dalla famiglia del conte Giobatta di Polcenigo che lo manteneva. Non consacrato, l’oratorio aveva una pic- cola campanella e una piccola sacrestia. Esisteva anche un altro piccolo oratorio pubblico annesso alla casa dei conti Cos che ne avevano lo ius patronatus, dedica- to a San Antonio di Padova. La struttura che sorgeva sulla strada, eretta per volon- Pala d’altare tà di Antonio Tuis, era mantenuta dalla dell’oratorio di San Lorenzo, copia del famiglia Cos che però risiedeva ora a Co- martirio di San droipo. In entrambi i casi il pievano si Lorenzo, opera di un maestro lombardo del recava a celebrare le funzioni il giorno in XVI sec. che si trova cui era festeggiato il santo. Anticamente, nella cappella di S. come ricorda il prelato, vi erano altri due Ippolito nella basilica di San Lorenzo a oratori: uno, dedicato a San Tommaso, Milano. di cui rimanevano in piedi a quel tempo Riproduzione di Francesco solo le mura, che sorgeva vicino a Fan- Piazza. 1998-1999. na, mentre l’altro, dedicato a Sant’Ur- bano papa Martire, situato in un luogo chiamato Chavezzis lungo la strada che Capellani presentava gli uomini di Chie- conduceva a Orgnese, era stato demolito sa che collaboravano con lui: i tre fratel- lasciando in piedi solo una cappella. Di li Bidoli, il dottore ecclesiastico Nicola, entrambi si fa menzione nella bolla citata il predicatore quaresimale Domenico e di Leone X. Vi era poi un oratorio priva- Giobatta e Don Mattia Penzi di Cavas- to fatto sotto l’invocazione di San Pietro so che si sarebbe trasferito nella diocesi d’Alcantara nel 1711 nella casa del conte di Padova. Il cappellano di Colle, don Giorgio di Polcenigo. Parlando della pie- Angelo Bernardis, spostato a Sequals, ve di San Remigio il pievano annotava era stato sostituito da Don Antonio Ca- come si fosse allora costruito il coro che valutti di Clauzetto. Un altro sacerdote non era ancora terminato. Interessante risiedeva allora a Cavasso nella casa dei è il riferimento a quanto trovato negli conti: si tratta di Don Alberto Simoni scavi per le fondamenta della sacrestia e che si prestava ad adempiere a numerosi del coro: si trattava di terrazzi e resti che funzioni e soprattutto era organista nella fanno presupporre l’allargamento del- Chiesa di San Remigio. la struttura come era anche trasmesso a livello di memoria collettiva. La Chiesa Nella Chiesa vi erano allora una deci- era stata dotata anche di un organo vo- na di sepolture, due dei conti e altre di luto per la volontà dei parrocchiani. Il famiglie importanti nel luogo. Il cimi- parroco aveva provveduto ad acquistare tero della Chiesa era stato riconsacrato a sue spese l’orologio della Chiesa per il dal vescovo Gabrielli dopo che era stato campanile. Dopo aver fornito un elenco violato con un omicidio. La pieve con- di tutte le suppellettili della Chiesa Don stava allora di 154 famiglie a Cavasso, 60

Cavasso Nuovo / Cjavàs 211 a Colle e 20 a Orgnese.74 del Comune come avvenne il 16 agosto del 1801 allorché il rappresentante del Successe a don Capellani il parroco Comune fu richiamato dal podestà e fu Giovanni Martini da Tramonti di Sopra garantita la libertà di scelta dei capofa- arrivato come capellano nel 1801 e no- miglia: Valentino e Nadal Zambon, Do- minato cinque anni dopo vicario parroc- menico e Angelo Franceschina, Zuanne chiale per l’infermità del cappellano. Fu Bottari, Lorenzo Penzi, Osvaldo Graffit- pievano dal 1814 fino al 1842 quando ti Nardon, Pietro Bernardon, Giovanni fu colpito da una gravissima malattia. e Francesco Tramontin, Giobatta Luisa Guarito, fu accolto con onore in paese, Raimondo e Giovanni Ostermo. dove sembra fosse stato particolarmente amato. Don Basutti narra di un favoloso Il parroco Martini si sarebbe poi occu- pranzo per 108 coperti voluto dal con- pato della gestione della chiesa di Colle te Giobatta Polcenigo in cui il professor inviando al regio commissario distrettua- Cicuto di Spilimbergo avrebbe letto un le una missiva in cui richiedeva che non discorso preparato per l’occasione. venisse creata una fabbriceria separata per la Chiesa di San Gottardo di Colle Il pievano Martini avrebbe denuncia- ritenendo che da una parte si potesse of- to più volte quelle che considerava come fendere il sentimento dei membri della eccessive libertà degli abitanti di Cavasso fabbriceria di San Remigio che si erano decidendo di appellarsi nel 1814 al Co- da sempre occupati delle faccende eco- mune contro la decisione dei membri nomiche della chiesa di San Gottardo e della vicinia del paese di eleggere il nuovo dall’altra che non si poteva non rilevare cappellano di San Remigio escludendolo una totale incapacità delle persone che dal concorso, decisione mai presa siano erano state indicate per comporre la fab- ad allora. Il tribunale di Maniago ricor- briceria. Esisteva una convenzione pre- dava comunque al parroco che l’elezione cedente, concordata nel 1753, in cui era del cappellano doveva essere comunque stato fissato un beneficio che si chiedeva sempre svolta in accordo con i capofami- di continuare a mantenere. Il problema glia componenti la vicinia e con il Co- della fabbriceria della Chiesa di San Got- mune. Furono portati ad esempio le pre- tardo si protrasse nel tempo. Il 9 maggio cedenti elezioni di cappellano avvenute del 1833 il parroco Martini inviò un’ul- a Cavasso come l’elezione del reverendo teriore lettera al regio commissario del di- Giobatta Bidoli nel 1776 voluta dall’as- stretto di Maniago segnalando la nomina semblea comunitaria costituita allora da a cappellano di don Giovanni Marsina e 24 membri e dal Comune con l’accordo denunciando il degrado in cui si trovava del parroco e l’elezione del cappellano del tale Chiesa anche a causa dello scarso in- 1801 in cui ancora una volta appare netto teresse dimostrato dagli abitanti di Colle. come il diritto patronale della comunità Nell’agosto del 1836 il parroco Martini risiedesse nei capofamiglia che dovevano decise di vietare al cappellano, don Gio- essere avvisati ogni qualvolta si dovesse vanni Marsina, di fare delle processioni eleggere un nuovo cappellano. Costoro straordinarie non previste dal calendario dovevano essere tutelati dalle pressioni liturgico e di assistere alle riunioni della

74 AD, Archivio Vescovile, c. 21, Visite pastorali, mons. Giuseppe Bressa, 1781-1783, relazioni delle Chiese per le visite pastorali, n. 54.

212 Cavasso Nuovo / Cjavàs vicinia senza aver richiesto precedente- sono le collaborazioni ai giornali e alle ri- Veduta di Colle con sullo sfondo mente il suo permesso. Una situazione viste del tempo che si affiancano all’ope- la Chiesa di San di tensione che si sarebbe mantenuta tale ra instancabile nelle assemblee dell’Ope- Gottardo negli per tutti gli anni in cui fu parroco Mar- ra dei Congressi. Il sacerdote riposa nel anni ‘50. tini a Cavasso.75 cimitero di Cavasso nella tomba di fami- Foto: G. Costantin. glia ormai in cattivo stato.76 Nel 1847 Cavasso avrebbe dato i Nata- li a Monsignor Venanzio Savi, sacerdote Don Vicenzo Basutti fu il successore di grande cultura che avrebbe lavorato a di Martini e rimase per lungo tempo pie- fianco del cardinale Giuseppe Sarto, fu- vano di San Remigio. Dell’instancabile turo Pio X, nel Seminario patriarcale di parroco si sono conservate delle lettere Venezia dove insegnava filosofia. Molti nell’Archivio Storico Diocesano indiriz- sono i saggi e gli opuscoli da lui prodotti zate al vescovo in cui affronta numerose nel corso degli anni così come numerose problematiche e vicende del tempo: dalle

75 AD, Archivio Parrocchiale di Cavasso Nuovo, Tit. I,3/ 4, cart. n.1. 76 G. STRASIOTTO, Mons. Venanzio Savi di Cavasso Nuovo (1874-1904). Sacerdote pio e colto, lavorò nel patriarcato di Venezia con il futuro Papa Sarto, “Il Popolo” 25 settembre 2005.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 213 Decorazione del soffitto della Chiesa di San Remigio dipinta nel 1783 da Andrea Urbani. Nello scomparto centrale è raffigurata l’Annunciazione della Madonna mentre nei riquadri di forma tondeggiante sono dipinti gli Emblemi degli Evangelisti.

214 Cavasso Nuovo / Cjavàs difficoltà dell’insegnamento della dottri- na cristiana a Colle a problemi di natura personale.77 Il 16 maggio del 1856 egli scriveva al vicario capitolare di Concor- dia della volontà espressa dai parroc- chiani di erigere una statua alla Vergine Maria; con i fondi raccolti il parroco aveva ordinato la statua che doveva es- sere riposta nel luogo dove esisteva una tela ad olio raffigurante laV ergine Maria. La tela doveva essere collocata a sua volta in un’altra nicchia della Chiesa. La statua avrebbe ricevuto la consacrazione nella terza domenica dopo la Pentecoste. In un’accorata lettera dell’anno successivo si trova invece un riferimento alle difficol- tà che il pievano si trovava ad affrontare ogni giorno: il 7 gennaio del 1857 don Altare della Madonna Basutti scriveva infatti alla Curia della nella Chiesa di San difficili condizioni in cui versava la casa Remigio. parrocchiale in cui viveva dove facilmen- te avrebbe potuto entrare ogni ladro. L’intraprendente parroco aveva deciso del 1879, dal parroco Basutti al cancelle- che non gli rimanesse altro che chiede- rie patriarcale si legge come il terremoto re a quel punto il porto d’armi valido in avesse provocato un così elevato numero casa e fuori a difesa della sostanza e della di danni come non vi era testimonianza propria vita dovendo visitare anche di in nessun altro luogo della diocesi. Nella notte i moribondi che chiedevano la sua chiesa di San Remigio l’altare maggiore 78 presenza al capezzale. e uno degli altari laterali ne era risultato molto danneggiato così come una parte La Chiesa di San Remigio era stata intanto restaurata nel 1781 a causa del- del coro. Il Municipio aveva provveduto la scossa sismica che l’aveva danneggiata a fare i primi lavori per la messa in sicu- nel 1777.79 Il 29 giugno del 1873 un’al- rezza del tetto della Chiesa con una spe- tra forte scossa sismica determinò nume- sa di 600 lire, una parte delle 4000 lire rosi danni agli edifici pubblici e privati che sarebbero servite per riparare tutte peggiorando la già precaria situazione le strutture danneggiate. Anche l’orato- economica in cui versava il paese. In una rio di San Antonio, posto nei pressi della lettera scritta sei anni dopo, il 25 agosto Chiesa, rischiava di crollare.80

77 Sul rapporto esistente tra i parrocchiani e i parroci della diocesi di Concordia si veda S. QUERIN, Rapporto tra popolazione e clero diocesano dal 1840 al 1964, s.l., 1984. 78 AD, Chiese e culto, Forania IX Arba. In una lettera scritta il 2 dicembre del 1858 Don Basutti avvisava la curia dell’erezione di un capitello lungo la strada che conduce ad Orgnese in memoria di un uomo che ivi era stato trovato morto dopo un colpo apoplettico. 79 AD, Fondo ex carte sciolte. 80 Vi era un legato per le messe legato all’oratorio dei conti Cos che ora si faranno nella chiesa parrocchiale: AD, Fondo ex carte sciolte, Memoria di Don Basutti.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 215 colgono perfettamente in una lettera del 10 aprile del 1908 mandata alla Direzio- ne Generale del Culto a Roma da Don Osvaldo Quattrin in cui denunciava la situazione difficile in cui versava il bene- ficio parrocchiale di San Remigio chie- dendo che fosse dato l’assegno supple- mentare di congrua. Oramai erano po- chi i fondi rustici e pochi i censi rimasti di proprietà della Chiesa per un reddito che era calcolato intorno alle 200.00 lire. Capitello situato di fronte al cimitero Il parroco ritenne di denunciare il fatto edificato nel 1858 che nella denunzia del 1894 si fosse fatto in memoria di un riferimento a redditi che erano ormai in uomo morto in quel luogo per un colpo gran parte nominali perché derivanti da apoplettico. decime abolite per legge. Il parroco che lo aveva preceduto, il noto Don Vincen- zo Basutti, essendo ormai anziano e ricco Reperire i soldi nella parrocchia era di famiglia, non si era mai posto il pro- però impossibile in quanto i parrocchiani blema di chiedere l’assegno di congrua a si ritrovavano in ristrettezze economiche cui aspirava invece Don Quattrin. L’am- tanto che molti di loro avevano scelto di ministrazione del fondo per il Culto non andarsene all’estero in cerca di fortuna. rispose alle aspettative del parroco che Se molte famiglie erano riuscite a ripa- avendo ricevuto molto meno di quanto rare le loro abitazioni molte altre, sot- legittimamente si spettava fu costretto a tolineava il prete Basutti, non avendo il rifiutare quanto ricevuto con una lettera denaro necessario per riparare le loro case del 16 ottobre del 1908.82 dormivano al piano terra in situazione di disagio ed erano sempre più numerose le In occasione della visita di monsignor situazioni di indigenza documentabili. Il Francesco Isola vescovo di Concordia fu prete aveva organizzato tre giorni prima stesa il 28 novembre del 1909 la relazio- anche una raccolta di offerte da devolve- ne sullo stato della parrocchia da parte re ai terremotati che vivevano in povertà di Osvaldo Quattrin in cui si ricordava cercando di sopperire soprattutto ai pro- la necessità di un restauro radicale della blemi legati all’abbigliamento. A questa Chiesa di San Remigio che si trovava in iniziativa necessariamente doveva segui- cattive condizioni. Don Quattrin aveva re un aiuto della curia perché non c’era provveduto a raccogliere la somma di altra soluzione per poter trovare i fondi 6000 Lire che però non era ancora suffi- necessari per riparare la chiesa e per aiu- ciente essendo necessarie almeno 10.000 tare i poveri.81 lire. Il pievano aveva pensato di ingran- dire la Chiesa, vi erano cinque altari, tut- Le difficoltà della Chiesa di San Re- ti in marmo di Verona ad eccezione di migio nei primi anni del Novecento si quello della Vergine Maria, ma poi resosi

81 AD, Archivio Parrocchiale di Cavasso Nuovo, Tit. 3/ 4, Circolari della curia 1803-1932. 82 AD, Fondo ex carte sciolte.

216 Cavasso Nuovo / Cjavàs conto del fatto che avrebbe potuto così celebrazione della messa ogni domenica compromettere l’armonia dell’edificio da con la spiegazione del vangelo per cercare una parte e dall’altra che i parrocchiani, di frenare un allontanamento sempre più in gran parte emigrati, non erano inte- deciso dalle pratiche religiose. La chiesa ressati ai lavori in Chiesa rinunciò al di Petrucco era intanto stata da poco ri- progetto. Don Quattrin riteneva infat- messa a nuovo ed era pertanto in buone ti l’emigrazione causa di corruzione dei condizioni. Gli abitanti della borgata da costumi e di naufragio delle fede catto- tempo richiedevano di poter fare le ese- lica, denunciando il fatto che molte di quie ai loro morti direttamente nella loro quelle famiglie che avevano un familiare Chiesa per accorciare il cammino per la all’estero stavano bene ma non contribu- strada verso il cimitero che si complica- ivano alle spese della Chiesa che contava va portando le salme nella Chiesa di San invece sugli oboli dei poveri. Remigio. L’oratorio che apparteneva ai conti Cos era stato infine ceduto dalla Pur contando una popolazione di famiglia alla fabbriceria per la somma di 3500 anime il pievano lamentava inoltre lire 2000. la scarsa partecipazione alla messa a Ca- vasso, a Orgnese, dove la gente sembrava Tornando alla fede degli abitanti di in altro affaccendata, e a Petrucco che Cavasso don Quattrin denunciava con per la vicinanza a Fanna solo nelle solen- amarezza le cattive abitudini dei parroc- nità garantiva una presenza nella Chiesa chiani causate dall’emigrazione ricor- di San Remigio. La situazione religiosa di dando come si conservi ancora il senso Orgnese in cui abitavano circa 500 per- di pietà tra le donne e tra i vecchi, che sone richiedeva secondo il pievano una si mantenevano fedeli ai doveri cristia- particolare attenzione e quindi si richie- ni. Egli denunciava che la maggior parte deva la concessione del diritto di fare una dei giovani sotto i quaranta anni era or-

Edicola votiva di provenienza popolare situata in borgo Grilli. Secondo la tradizione fu dipinta durante il XIX secolo in onore della Madonna come ringraziamento per la fine della pestilenza.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 217 vecchiare in un mondo che stava veloce- mente cambiando.

Affrontando il problema della situa- zione economica della Chiesa il pievano sottolineava come essa fosse ancora le- gata in gran parte alla riscossione di fitti su beni dati in locazione, su livelli e su interessi percepiti su investimenti. Anco- ra una volta il parroco ribadisce l’utilità di far ripristinare la congrua. Il vescovo di Concordia avrebbe poi deciso di far bruciare le reliquie senza autentica che si conservavano nella Chiesa di San Remi- gio, ordinando di tenere maggiore puli- zia nell’edificio di culto.83

Nel 1923 il parroco successivo, don Placereani, decise di assumere un sacre- stano e indisse un concorso vinto da Io- lando Franceschina.84 Le difficoltà della Chiesa erano legate anche al manteni- mento dell’ordine come appare evidente in una nota del parroco del 21 novem- bre del 1926 quando decise di imporre un divieto per evitare i disordini degli anni precedenti vietando alle persone di entrare nel campanile ad eccezione che per le funzioni religiose. Del suono delle campane si sarebbe dovuto occupare da Lapide tombale in mai poco religiosa e che quando andava quel momento l’altro sacrestano, Angelo memoria di don di Michiel. I bambini del coro a loro vol- Osvaldo Quattrin all’estero dimenticava tutto ciò che ave- posta sul lato sud va imparato. I fanciulli frequentavano ta avrebbero dovuto essere vestiti con la del cimitero. solo saltuariamente gli insegnamenti di veste talare altrimenti avrebbero dovuto essere puniti con una pena pecuniaria.85 dottrina cristiana che di regola venivano impartiti ogni domenica e giornalmente Negli anni successivi Cavasso avreb- dal 3 novembre a Pasqua. Ricordando be conosciuto uno dei parroci che più la condotta esemplare del cappellano il avrebbe inciso sulla storia della comunità parroco denunciava la preoccupazione e a cui oggi è intitolata la via che conduce per un futuro incerto in cui si vedeva in- alla Chiesa: Don Stefanutti.86 Il parroco

83 AD, Visite pastorali, 30, mons. Francesco Isola, anni 1905-1912, f.10. 84 AD, Archivio della parrocchia di Cavasso Nuovo, TIT I, 3/5. 85 AD, Archivio della parrocchia di Cavasso Nuovo, TIT I, 3/5. 86 La via che porta alla Chiesa fu dedicata nel 1986 a Don Giovanni Stefanutti all’unanimità in un Consiglio Comunale con una delibera in cui si sottolinea il ruolo centrale svolto dal parroco a difesa del paese durante il periodo della seconda guerra mondiale: G. STRASIOTTO, Don Giovanni Stefanutti (1890-1949) Cavasso Nuovo gli ha dedicato una via. Salvò il paese minacciato dai tedeschi, “Il Popolo” 2004.

218 Cavasso Nuovo / Cjavàs si era trovato ad amministrare una par- della parrocchia. rocchia in difficoltà in cui molti erano i debiti non ancora pagati e numerose le I censi e i redditi goduti dalla Chiesa situazioni di povertà. Egli stesso peraltro erano peraltro ormai irrisori e non suffi- conobbe, come vedremo, uno stato di cienti per pagare le spese necessarie per grave indigenza aiutando come possibi- rimettere in sesto la canonica in cattivo le i parrocchiani in difficoltà. Il parroco stato. I parrocchiani, che sono stimati in rispondendo al questionario sulle parroc- circa 3000 persone con una media di 45 chie voluto dal consiglio amministrativo battesimi l’anno e 18 matrimoni, non diocesano nel 1929 denunciava i restauri riuscivano a sostenere la Chiesa vivendo eseguiti sulla pieve nel 1922 e gli eleva- sovente in stato di povertà.87 Proprio per ti costi sostenuti e non ancora risarciti. i giovani della parrocchia Don Giovan- Grave era inoltre la situazione in cui ni Stefanutti avrebbe sentito la necessità si trovava l’ex cimitero nei pressi della di adoperarsi per offrire loro un futuro Chiesa dove pascolavano gli animali. La contribuendo così all’avvio della Scuola situazione non era cambiata dai tempi di di Disegno serale, capace di fornire una don Basutti quando costui il 22 febbraio preparazione scolastica e professionale a del 1871 aveva denunciato con una lette- coloro che si accingevano ad emigrare. ra alla curia che la vedova Elisabetta Ma- Le delicate vicende legate alla posi- raldo, moglie del conte Polcenigo, aveva zione assunta dal parroco nei tempi di richiesto di essere sepolta nel vecchio ci- guerra verranno affrontate nel saggio di mitero dove però non veniva più tumu- De Michiel mentre qui si sottolineano Tombe di Elia conte lato nessuno e pascolavano gli animali. di Polcenigo e della soprattutto le difficoltà incontrate da un consorte Elisabetta Si leggono tra le carte conservate parroco che non avendo un reddito pa- Maraldo. nell’Archivio Diocesano i frequenti ri- chiami dell’ufficio amministrativo dioce- sano che richiedeva invano i bilanci della Chiesa. Particolarmente operoso, il par- roco aveva deciso di costruire un asilo nel Comune di Frisanco ma poi coloro che si erano proposti come finanziatori lo ave- vano abbandonato e così si era trovato sommerso di debiti. A questi debiti si erano aggiunti quelli dovuti al fallimento della banca in cui aveva depositato il pro- prio denaro. Si narra che il parroco, che viveva con la madre Maria che con lui condivise la grave situazione di indigen- za, avesse una sola tunica lisa dal tempo e piena di rammendi e che spesso non avesse nemmeno il cibo con cui nutrirsi sovente ceduto alle persone in difficoltà

87 AD, Archivio della parrocchia di Cavasso Nuovo Tit. 3/4 Circolari delle curia 1803-1932; Tit. II, 4/2, Corrispondenza con la curia 1862-1947.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 219 anche nelle vicende politiche Don Ste- fanutti non dimenticò mai la sua Chiesa anche quando di fronte alla possibilità che Cavasso venisse incendiato decise di recarsi in bicicletta ad Udine per andare a parlare con il Comando Tedesco non dimenticando di impartire prima della partenza degli ordini precisi per salva- guardare le opere di valore conservate nella Chiesa di San Remigio.

Anni prima, nel 1939, il parroco era stato protagonista di un fatto sconcer- tante che avrebbe scosso gli animi degli abitanti di Cavasso quando fu coinvolto nella storia degli esorcismi di una don- na di Marsure in cui ancora una volta mostrò di avere una notevole dose di umanità. Con una lettera scritta il 16 gennaio il canonico Giuseppe Lozer av- visava la curia vescovile di Concordia di quanto stava avvenendo a Cavasso rite- nendo che l’indemoniata da una parte e gli esorcismi dall’altra avrebbero così Messa in opera delle fomentato la superstizione e la derisione campane sul campanile della religione. La donna che era stata già della Chiesa di San Remigio. esorcizzata dal vescovo e dai sacerdoti del seminario era, secondo Giuseppe Lozer, malata di isteria e pertanto doveva essere ricoverata in un Ospedale psichiatrico. trimoniale sufficiente per mantenere il La donna che diceva di aver inghiottito decoro del culto e la manutenzione de- uno spirito di nome “Leon” sosteneva di gli immobili fu aiutato il 7 settembre del rigettarlo il 28 del mese, giorno in cui il 1943 per volontà dell’Ordinariato Dio- paese di Cavasso sarebbe stato invaso da numerose persone attirate da quanto sta- cesano con la costituzione di un consiglio va accadendo. In una lettera scritta due d’amministrazione della Chiesa, in carica giorni dopo al monsignore Falcon dal fino al 1947, di cui facevano parteO sval- curato di Paludea costui scrive di esser- do del fu Angelo Pontello, Antonio del si recato a Cavasso dove Don Stefanutti fu Alvise Corrado, Sante del fu Giobatta avrebbe eseguito pubblicamente gli esor- Tuis, Luigi del fu Edoardo Di Michiel, cismi davanti ad una Chiesa gremita di Luigi di Osvaldo Lovisa, Angelo del fu persone, con l’aiuto del curato di Colle e Sante Sartor.88 In questi anni difficili che davanti al vicario di Travesio, al parroco lo vedono protagonista in primo piano di Provesano e a Don Cesare de Martin.

88 AD, Archivio della parrocchia di Cavasso Nuovo, Tit. II, 4/2, Corrispondenza con la curia 1862-1947.

220 Cavasso Nuovo / Cjavàs Curiose sono le osservazioni del curato cessivo, cinque giorni dopo, il diavolo Don Stefanutti davanti alla chiesa che narra che entrando in Chiesa si vede- avrebbe lasciato l’indemoniata come essa di San Remigio. vano calzoni bianchi di polvere di uomini stessa aveva detto. Il parroco di Provesa- Anno 1938 circa. e di giovinotti e gambe in calze di seta di no aveva dichiarato che la donna parlava Foto: Domanica Lovisa giovanotte e di donne dal momento che latino e aveva detto cose che mai avreb- Sartor. tutti erano in piedi sui banchi attirati da be potuto conoscere. Lo stesso Lozer quando stava accadendo. Nella lettera si avrebbe messo in allerta don Giovanni narrano i momenti dell’esorcismo, dalle in una lettera in cui dichiarava la follia domande poste all’indemoniata all’arrivo della donna e come essa fosse stata già in Chiesa del vicario di Meduno, Don più volte esorcizzata, invitandolo a riti- Bellotto, ricordando le reazioni incredi- rarsi per qualche giorno. Alla fine inter- bili della donna. Il curato continuava poi venne il vescovo che vietò la continua- dicendo come seppur l’esorcismo durasse zione dell’esorcismo, come leggiamo in a lungo tutta la gente rimanesse presente. una lettera di Don Giuseppe Colussi del La lettera si concludeva con la dichiara- 25 gennaio, compiaciuto che abbia fat- zione del curato di come ritenesse poco to cessare quella che viene definita come opportuno che un esorcismo fosse fatto una commedia. L’ultima lettera è quella così davanti a tutti. Anche Don Giusep- scritta da Don Stefanutti che ringraziava pe Colussi preoccupato per quanto stava il monsignore per aver intrapreso la de- accadendo avrebbe inviato una lettera al cisione di bloccare il tutto togliendolo monsignore chiedendogli di intervenire. da quello che definisce come un gravoso In una lettera inviata sempre al monsi- impegno. Dichiarava a sua difesa di non gnore il 23 gennaio da Portogruaro si essere tanto credulone e di provare pena legge che alle ore 15.30 del sabato suc- per la giovane donna coinvolta mostran-

Cavasso Nuovo / Cjavàs 221 do in tutta questa triste storia una grande che regolavano la vita dei confratelli. Nel umanità.89 Friuli tardo medievale sopravvissero più a lungo che nel resto d’Italia confrater- Finita la guerra Don Stefanutti ancora nite dalla connotazione essenzialmente una volta si diede da fare per costituire religiosa e non di tipo corporativo come un asilo parrocchiale, questa volta a Ca- è invece attestato in altre regioni italiane. vasso, con l’ausilio del cappellano Don Alla confraternita di Santa Maria dei Bat- Anselmo Pauletto, futuro parroco di San tuti erano indirizzati numerosi legati te- Remigio. Pochi anni dopo, il 23 maggio stamentari perché fossero celebrate delle del 1949, il parroco morì e fu sepolto funzioni religiose per l’anima dei defunti nel cimitero del paese nella tomba in cui e con frequenti lasciti a favore dell’altare erano sepolti gli altri parroci che avevano della Vergine Maria. Tra i legati figurano prestato il loro servizio in paese.90 numerosi terreni situati nell’intero feudo dei Conti Polcenigo-Fanna. In molti casi Con la morte di Don Stefanutti si era fatta espressamente la richiesta che i apriva una nuova stagione per Cavasso e terreni lasciati alla confraternita fossero la sua gente con un’immigrazione decisa comunque lavorati dagli eredi dei te- verso l’estero e con veloci cambiamenti statori in cambio del versamento di un nei costumi e nelle abitudini delle per- canone d’affitto annuale. Uno dei primi sone. Il terremoto del 1976 ancora una lasciti attestati alla confraternita è quello volta avrebbe provocato dei danni alla istituito da Colao de Cech nel 1430, co- struttura edilizia delle chiese dell’antico stituito da una decima riscossa su un maso feudo Polcenigo, con la demolizione pe- lavorato da tale Chandit di Meduno che raltro della Chiesa di Colle, ma ancora si trovava nel mezzo dei terreni dell’abba- una volta la Chiesa di San Remigio sa- zia di Fanna. I confratelli sarebbero stati rebbe stata restaurata e ancora oggi, come obbligati a pagare quattro funzioni reli- un tempo, svetta sopra il paese. giose che si sarebbero dovute tenere nella Chiesa di San Martino di Fanna.91 Il le- 7. Le confraternite gato, in data 13 agosto del 1556, a favore della confraternita voluto da Maria del La prima confraternita di cui si abbia fu Bartolomeo di Brusandola richiedeva conoscenza per la pieve di San Remigio è inoltre espressamente che fosse celebrata quella di Santa Maria dei Battuti di sicura la messa d’anniversario nel giorno in cui attestazione sin dal Quattrocento e di cui si celebrava la festività della Visita della si tramanda memoria esista anche un an- Vergine Maria alla cugina Elisabetta.92 In tico libro di canti. Della confraternita si un documento dell’11 marzo del 1565 si è conservato lo statuto redatto in un pic- legge che la confraternita era stata costi- colo codice, conservato presso l’archivio tuita nella parrocchia di San Remigio e diocesano di Pordenone, in cui sono de- aveva un suo priore, in quell’anno Fran- lineate le norme religiose ed assistenziali cesco Arnosti, e un camerario, Gaspare

89 AD, Fondo ex carte sciolte, Cavasso Nuovo. 90 La salma di Don Stefanutti e degli altri parroci è ora stata spostata in una nuova tomba sulla cui lapide sono ricordati tutti i parroci che si sono susseguiti alla guida della Pieve di Cavasso Nuovo. 91 AD, Catapano, c. 3r. 92 Ivi, c. 27v.

222 Cavasso Nuovo / Cjavàs Ceschi.93 La confraternita aveva ottenuto tano essere molto frequenti e con scarsi il possesso di numerosi terreni attraverso risultati. donazioni e lasciti testamentari che dava in locazione in cambio di un canone d’af- I camerari del Santissimo Rosario nel fitto costituito in natura, nella maggior corso del Settecento furono: nel 1765 parte dei casi si tratta di cereali, nell’uni- Giuseppe del fu Osvaldo Dinon, nel tà di misura in uso a Fanna. Il mese pre- 1771 Mattia del fu Osvaldo Dinon detto cedente, il 22 febbraio, Sebastiano del fu Zanel, nel 1774 Zuane Florido Astolfi, Pietro Tome di Fanna aveva donato alla nel 1775 Antonio del fu Michiel Palom- reverenda confraternita di Santa Maria e bit, nel 1776 Andrea Penzi, nel 1777 alla sua cappella un terreno arativo posto Zuane del fu Mattia Michiel detto Chia- nel luogo detto Stagluz.94 Tra i camerari di randa, nel 1779 Lunardo Bernardon det- questa antica confraternita, una delle più to Sottile, nel 1780 Antonio Bernardon antiche tra quelle dei Battuti nell’intero Francescon, nel 1781 Giuseppe Bazzani Friuli Occidentale, figurano gli esponen- Corrado, nel 1782 Zuane del fu Osvaldo ti delle famiglie più antiche sia di Cavas- Francescon, nel 1784 Zuane del fu An- so che di Fanna. tonio Bartolo, nel 1785 Antonio del fu Osvaldo Tuis, nel 1786 Giobatta del fu Nell’Archivio di Stato di Udine nel Zuanne Fioritto, nel 1787 Nadal del fu fondo delle congregazioni religiose sop- Cristoforo Petrucco, nel 1788 Zuane del presse sono conservati poi alcuni registri fu Marco Zupicchiatto, nel 1789 Nadal delle altre confraternite religiose legate del fu Osvaldo Lovisa, nel 1790 Mattia alla chiesa di San Remigio. Tra le attesta- del fu Pietro Petrucco, nel 1796 Giobat- zioni più antiche figurano quelle relative ta del fu Pietro Bortoli, nel 1797 Zuane alla confraternita della Beata Vergine del del fu Antonio di Maraldo, nel 1798 Va- Santissimo Rosario attiva già dal XVI lentino Palombit e infine nel 1800 Pietro secolo. Un registro iniziato dal notaio Franceschina.96 Giodomenico Franceschina il 12 luglio del 1738 contempla particole di testa- Il 30 giugno del 1791 il Comitato sopra menti, locazioni e contratti relativi alla le Chiese e i luoghi pii decise di interve- confraternita dal 1585 al 1763.95 Emerge nire sul problema dei debiti dei camerari chiaramente dall’analisi dei registri della della confraternita del Santissimo Rosa- confraternita la mancata attenzione nel- rio che ancora non erano stati pagati.97 I la gestione amministrativa da parte dei debiti erano stati fatti in larga parte per camerari che molto spesso risultavano acquistare beni di cui necessitava la con- debitori nei confronti della confraterni- fraternita dall’acquisto di cereali a quello ta anche molti anni dopo il periodo in di carbone, dall’acquisto delle ostie e del cui avevano svolto ruoli amministrativi. I vino per le messe al pagamento del cam- richiami alla restituzione dei debiti risul- panaro. Ogni qualvolta la Confraternita

93 ASPN, AD, b. 315, not. Domenico Viano, r. 2594, c. 27rv. 94 ASPN, AD, b. 315, not. Domenico Viano, r. 2594, c.4rv. Durante il Cinquecento si segnala la lunga vertenza durata tra il 1531 e il 1543 che vide contrapposti il conte Giacomo Giorgio di Fanna e la confraternita di Santa Maria di Meduno, sorta in seguito alla rivendita di un certo numero di beni: ASTS, FPF, b. 6. 95ASU, Fondo Congregazioni Religiose soppresse, b.46, Cavasso Nuovo. 96 ASU, Fondo Congregazioni Religiose soppresse, b.46, Cavasso Nuovo, Elenco Camerari, c. 19rv. 97 ASU, Fondo Congregazioni Religiose soppresse, b.46, Cavasso Nuovo, c. 123r.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 223 acquistava una rendita veniva convocata ca lettura del testamento del 26 settem- la vicinia al suono delle campane sopra bre del 1718, eseguita sopra il feretro in la pubblica piazza e venivano radunati i Chiesa davanti al parroco Belgrado.99 capi del comune, il podestà e i giurati. Agli inizi dell’Ottocento tra coloro che Lo statuto della confraternita del San- pagavano annualmente un censo alla tissimo Sacramento fu redatto infine il 1 confraternita c’erano quasi tutte le fa- luglio del 1906 con lo scopo di dare pub- miglie del paese come scrive il cameraro blica e manifesta testimonianza di fede della fraterna Pietro Franceschina che ne nei confronti del Santissimo Sacramento registra i pagamenti. I censi venivano di- della Eucaristia e per accrescere in par- visi per le zone in cui venivano riscossi.98 rocchia lo spirito della religione cattolica, apostolica e romana. Due erano le clas- Durante il corso del Settecento e si di persone previste: una era costituita dell’Ottocento le confraternita del San- da soli uomini cappati e la seconda da tissimo Sacramento e del Santissimo uomini non cappati e da donne. Coloro Rosario avrebbero più volte depositato i che sono definiti come cappati dovevano propri denari nei Monti di Pietà di Udi- acquistare un’uniforme composta da un ne e di San Daniele ottenendo utili fissati camice di tela bianca, un cogolo e una intorno al 5%. Sono numerosi i docu- mozzetta di colore rosso e lo stemma menti, conservati negli Archivi di Stato del Santissimo Sacramento da portare di Udine e di Pordenone, che certificano appeso sulla mozzetta nel lato sinistro. questa attività, praticata con continuità Per entrate nella confraternita le persone nel corso degli anni con guadagni non dovevano avere più di 21 anni, aver fat- elevati ma sicuri. Sono numerosi i lasciti to la prima comunione e godere di una nei confronti della confraternita esegui- condotta religiosa e morale non discu- ti da persone residenti anche a Frisan- tibile. La presidenza della confraternita co e a Fanna che lasciano in gran parte era composta sempre dal parroco, da un corresponsioni livellarie al gastaldo o ai priore, da un cassiere e da quattro con- camerari della comunità con cui pagare siglieri. Il priore eletto dai membri della la celebrazione delle messe in onore dei confraternita stessa rimaneva in carica defunti. I lasciti alla Confraternita vo- per cinque anni e si occupava soprat- luti nei testamenti venivano ricordati in tutto di mantenere l’ordine durante le Chiesa durante la celebrazione del fune- processioni. Nel caso in cui fosse morto rale con la lettura del testamento come il consigliere più anziano avrebbe preso nel caso del legato voluto da Giovanni il suo posto. Anche il cassiere godeva di Maria Del Re detto Comataro. Costui un incarico quinquennale e doveva pre- aveva lasciato alla Scuola del Santissimo sentare annualmente il resoconto delle Sacramento un legato per le messe per attività delle confraternite. Per entrare la sua anima, quella della moglie e del nella confraternita l’aspirante camerario defunto figlio Antonio che era stato un avrebbe dovuto rivolgersi alla presidenza chierico come fu ricordato nella pubbli- che avrebbe chiesto tramite una votazio-

98 ASU, Fondo Congregazioni Religiose soppresse, b.46, Cavasso Nuovo, Estratto della Veneranda Scuola della Beata Vergine del Santissimo Rosario principio l’anno 1800 e termina 1800-1806 scritto da Bernardo Mariut procuratore, c. 1r-9v. 99 ASU, Fondo Congregazioni Religiose soppresse, b. 46, Cavasso Nuovo, Libro Instrumenti SS.Sacramento 1640-1763, c. 9r.

224 Cavasso Nuovo / Cjavàs ne segreta l’eventuale assenso o diniego della gestione dei beni della Chiesa di ai membri che la componevano. Ogni San Remigio e delle altre Chiese secon- confratello e consorella pagava annual- do quanto era previsto dalla legge. La mente la somma di 125 lire al momen- prassi prevedeva che la delegazione regia to dell’iscrizione laddove era previsto un per la provincia del Friuli nominasse il versamento annuo di 100 lire. I membri fabbricere dopo che aveva ottenuto delle della confraternita erano tenuti ad assi- informazioni favorevoli sia dalle compe- stere a tutte le sacre funzioni e all’acco- tenti autorità distrettuali e comunali sul- starsi ai sacramenti, soprattutto nelle fe- la condotta tali da poter assicurare una stività del giovedì e del venerdì santo, del buona amministrazione dei beni della Corpus Domini, ogni terza domenica del Chiesa di San Remigio e di San Gottar- mese e ovviamente nel caso di funerali di do di Colle come nel caso di Michele di confratelli. La confraternita stessa vede Giovanni Petrucco nominato fabbricere nella solidarietà mostrata alla famiglia di l’11 dicembre del 1821. Ogni fabbricere un confratello defunto uno dei suoi mo- svolgeva il suo incarico per un quinquen- menti più forti: ogni terza domenica del nio e poi veniva sostituito o riconferma- mese sarebbe stata infatti elevata al cielo to. Tutte le nomine a fabbricere dovevano una messa in onore dei membri defunti. essere trasmesse alla prefettura anche nei Annualmente una messa in suffragio sa- casi particolari come nel 1875 quando rebbe stata poi fatta nell’ottava settimana Pietro Ardit chiese di rimanere un anno dopo i Morti con una processione a cari- in più dei cinque previsti nel ruolo di co dei confratelli. La presenza dei mem- fabbricere dal momento che non si erano bri della confraternita cappati era previ- trovate altre persone disposte ad assume- sta solamente nei funerali dei membri re l’incarico. In questo caso l’età anziana stessi e nel caso in cui morisse un parente di Ardit aveva influenzato sulla richiesta di un prolungamento di un solo anno. di un esponente la loro presenza doveva Dal 1866 veniva applicato in tutti i casi essere risarcita.100 Tra gli iscritti alla con- di nomina il decreto del 28 luglio del fraternita nel 1906 a fronte di 15 uomini 1866 numero 3089 e le ministeriali del si trovano iscritte ben 66 donne: in mol- 20 novembre successivo numero 18204 ti casi esse appartengono agli stessi nu- che prevedevano nelle nomine la propo- clei familiari e in particolar modo della sta del sindaco e del subeconomo eccle- famiglia Francescon. Tra le donne si se- siastico distrettuale. I fabbricieri sovente gnalano Rosa Tramontin del fu Osvaldo, nel corso del secolo avrebbero rinunciato Teresa Graffitti del fu Domenico, Maria alla carica attraverso delle lettere di di- Francescon Centa del fu Osvaldo e Lui- missioni. gia Franceschina del fu Giuseppe.101 Nell’Archivio Diocesano di Pordenone si è conservato un quaderno della fabbri- 8. La fabbriceria tra Otto e Novecento ceria del 1840 in cui i fabbriceri elencano tutti gli affitti a cui la Chiesa di San Re- Nell’Ottocento si iniziarono a nomi- migio aveva diritto con una lunga lista di nare i fabbriceri incaricati di occuparsi debitori. Erano fabbricieri in quell’anno:

100 AD, Archivio Parrocchiale di Cavasso Nuovo, Tit. VI, 1/1, Statuto confraternita SS. Sacramento. 101 AD, Archivio Parrocchiale di Cavasso Nuovo, Tit. VI, 1/ 2, Elenco confratelli XX secolo.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 225 Antonio Businelli, che era anche il cas- Si sono conservati dei verbali dei primi siere dal 1821, Michele Petrucco del fu del Novecento in cui si sovente accanto Giovanni, cassiere dal 1834, e Pietro del alla nomina dei fabbriceri, nel numero di fu Pietro Della Valentina. I debiti erano tre, e alla dismissione di altri si aggiunge espressi in frumento, grano, lire, segale e un inventario dei beni amministrati della miglio. Particolarmente interessanti sono Chiesa. L’11 giugno del 1907 ad esem- i mutui concessi il 21 luglio e il 3 agosto pio fu redatto il verbale di insediamen- da parte della Chiesa di San Remigio al to dei fabbriceri con decreto prefettizio Comune di Cavasso. del 1906 numero 29071 che registrò la riconferma di Domenico del fu Osval- do Lovisa, Francesco del fu Michele De Michiel e Luigi del fu Pietro Sartor. I fabbriceri con il subeconomo Beltrame stesero un inventario in cui sono anno- verati 807 mutui esigibili dalla Chiesa e iscrizioni ipotecarie oltre ad un elenco di beni preziosi tra i quali figurano un ca- lice d’argento, un ostensorio, tre pissidi, un turibolo, due navicelle e un cucchia- io, un lume, una coppa per il battesimo, due reliquiari, una croce, due vasi per gli oli sacri e altri oggetti di metallo quali tre croci, quattro campane e due campanel- li. Sono poi elencate le 14 tavolette della Via Crucis, biancheria, quadri, ornamen- ti e baldacchini.

Alla fine del mese di ottobre del 1911 il prefetto di Udine aveva inviato una circolare a tutti i sindaci, ai parroci e agli economi del distretto di Pordenone e di Maniago per ricordare che scadeva il quinquennio 1907-1911 e che bisognava pertanto dare avvio al rinnovo di tutte le fabbricerie: le proposte avrebbero dovuto essere trasmesse entro una decina di giorni al prefetto per nominare le nuove amministrazioni entro il 1 gennaio del 1912. Il parroco doveva presentare due o tre nomi di persone e sottoporli alla giunta comunale che avrebbe dovuto dare il suo assenso; nel caso in cui i nomi proposti non fossero stati accettati il parroco era tenuto a fare altre proposte. Oltre ad indicare le generalità dei prescelti il parroco doveva sottolineare se il nominato fosse in grado di leggere e scrivere e se avesse contratto dei debiti nei confronti della Chiesa senza

226 Cavasso Nuovo / Cjavàs averli resi. Nel caso si trattasse di una Corrado di provvedere a istituire un re- conferma di un fabbricere dovevano essere gistro di cassa per le entrate e per le spese presentati i resoconti della gestione di cui in cui specificare inoltre tutti i certificati si era occupato sottolineando il grado di di rendita pubblica, i titoli di credito, le popolarità nella popolazione e il livello iscrizioni ipotecarie. Doveva essere poi di affiatamento con gli altri componenti compilato un elenco dei censi e dei livelli della fabbriceria. e dei beni di proprietà della Chiesa.102

Tutte le nomine dei fabbriceri vedeva- La fabbriceria cessò di operare sola- no anche nel Novecento la presentazione mente per un periodo a partire dal 13 di un allegato in cui veniva indicata la giugno del 1939 quando giunse la comu- situazione economica della Chiesa che nicazione che la fabbriceria della Chiesa vede sempre una situazione di crediti che aiutava il parroco nell’amministra- non ancora riscossi nei confronti degli zione era stata soppressa con Decreto abitanti del paese ed una serie di investi- Reale del 28 marzo del 1939 e che i con- menti. Sono numerosi ancora i livelli e i ti, che non versavano in buone condi- censi che la Chiesa vantava. Ad esempio zioni, dovevano essere versati alla Regia nel 1927 il subeconomo ragioniere An- Prefettura, per poi continuare la propria tonio Candiamo specificava al reverendo attività dopo la fine della seconda guerra Placereani e alla fabbriceria composta da mondiale.103 Luigi Sartor, Osvaldo Pontelli e Antonio

102 AD, Archivio Parrocchiale di Cavasso Nuovo, Documenti riguardanti le nomine dei fabbricieri del sec. XIX. 103 AD, Archivio della parrocchia di Cavasso Nuovo, Tit. II, 4/2, Corrispondenza con la curia 1862-1947.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 227 Riferimenti Bibliografici

P. C. BEGOTTI, Clima e calamità naturali, in Società e cultura del Cinquecento nel Friuli Occidentale. Catalogo, a c. di P. GOI, Pordenone 1984. P. C. BEGOTTI, Ecclesiastici, nobili e comunità nella storia medioevale di Fanna, in Fanna la sua terra, la sua gente a c. di P. GOI, Fanna 2007, 95-120. G. BERGAMINI, Due opere d’arte a Cavasso Nuovo e a Fanna, “Memorie Storiche Forogiuliesi” LXXVIII (1998), 203-208. D. DEGRASSI, L’economia del tardo medioevo, in Storia della società friulana. Il medioevo, a c. di P. CAMMAROSANO, Udine 1989, 269-435. E. DEGANI, La diocesi di Concordia, Brescia 19772. Le campagne friulane del tardo medioevo. Un’analisi dei registri di censi di grandi proprietari fondiari, a c. di P. CAMMAROSANO, Udine 1985, 56; F. BIANCO, Le terre del Friuli, Verona 1997. A. FLORAMO, Fanna 1493: scenari notturni tra miracoli divini e malizie del demonio, in L’incerto confine. Vivi e morti, incontri, luoghi e percorsi di religiosità nella montagna friulana. Atti dei seminari “I percorsi del sacro”; “Anime che vagano, anime che tornano” (gennaio-giugno 2000), a cura di P. MORO, G. C. MARTINA, C. P. GRI, Tolmezzo 2000, 63-68. A. FLORAMO, L’inedito De quibusdam miraculorum quaestionibus libellus di Pietro Edo, in Il Quattrocento nel Friuli Occidentale, Pordenone 1996, I, 253-259. A. FLORAMO, Ragionamenti inediti di Pietro Capretto sulle guarigioni del Santuario di Fanna: magia demoniaca o miracolo della Madonna?, “Memorie Storiche Forogiuliesi” LXXIX (1999), 121-132. C. MUNARI, La committenza della nobile famiglia Polcenigo-Fanna, “Memorie Storiche Forogiuliesi” LXXIX (1999), 135-156. R. PERESSINI, Marcolina e le altre. Le streghe di Spilimbergo nei processi dell’Inquisizione, Spilimbergo 2007. B. F. PIGHIN, La diocesi di Concordia nella dinamica della riforma tridentina, San Vito al Tagliamento 1975. S. QUERIN, Rapporto tra popolazione e clero diocesano dal 1840 al 1964, s.l., 1984. G. STRASIOTTO, Don Giovanni Stefanutti (1890-1949) Cavasso Nuovo gli ha dedicato una via. Salvò il paese minacciato dai tedeschi, “Il Popolo” 2004. G. STRASIOTTO, Mons. Venanzio Savi di Cavasso Nuovo (1874-1904). Sacerdote pio e colto, lavorò nel patriarcato di Venezia con il futuro Papa Sarto, “Il Popolo” 25 settembre 2005. R. ZOFF, E qui mi costruirete una chiesa. Leggende e santuari mariani nel Friuli Venezia Giulia, Gorizia 1991, 29-30, 91-92, 177-179.

228 Cavasso Nuovo / Cjavàs L’organo della pieve

Fabio Metz

L’organo della suggestiva pieve di San abitanti di Cavasso. Se non altro perché Remigio è oggi un fantasma la cui evo- il tempio, quale nuova Gerusalemme, di cazione – assai labile e confusa persino nuovo torni ad apparire in tutto il suo presso i locali – risulta affidata, in termi- antico splendore sicut sponsam ornatam ni bibliografici, a una generica citazione viro suo (Ap XXI, 2). della quale non viene dichiarata la fonte: «C’era l’organo, poi, dopo la guerra, ven- Il che detto, a mo’ di praeambulum ne venduto e non ne rimase più traccia»1. come i musici definivano un tempo Un requiem un tantino troppo frettoloso quelle che diverranno le ouvertures, ve- e soprattutto troppo generico. Senza na- diamo adesso davvero di cominciare. scondersi che, per converso, le risultanze Nella relazione da inoltrare alla cancelle- archivistiche, di cui qui di seguito si in- ria episcopale concordiese nell’imminen- tende dar relazione, appaiono assimilabi- za della visita canonica che il vescovo di li ai testi delle immaginette In memoriam Concordia monsignor Giuseppe Maria che un tempo si stampavano a lacrimoso Bressa avrebbe compiuto alla pievanale ricordo del «caro estinto». il 4 giugno1781 – seconda festa dopo la Pentecoste – il pievano pre’ Giovan- E perciò che fare? Fare davvero, per ni Battista Cappellani (1780-1814), tra ora, poco: quello che è stato è stato. Ma l’altro, scriveva: «Avvertasi che la chiesa si vorrebbe che per l’avvenire questa pur parocchiale di S. Remigio, per esser in piccola storia locale, per altro intrisa di fabrica ad oggetto di ristorarla dalli di- dignità e di decoro e di sacrifici, possa scapiti sofferti per i terremoti recenti e trovare approdo nella volontà, una volta passati, è tutta sconvolta et ha presen- ancora, di regalare – il verbo non è scelto temente due altari soli, cioé il maggiore a caso, ma riprende quel pignus dilectio- collocato nel coro nuovo riffatto da’ fon- nis affectus con cui la Serenissima apriva damenti et accresciuto con intenzione la corrispondenza ufficiale – la vetusta d’accrescer anche la chiesa tutta, come pieve di un suo organo che, nuovamen- sono già gittate le fondamenta, e l’altare te, abbia a cantare le opere e i giorni degli della B.V. del Rosario non potendosi per

1 A. Tomasi [a cura di], Guida agli organi d’arte della diocesi di Concordia-Pordenone, Sequals 2000, 32.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 229 ora collocare gl’altri due». Ed immedia- eletto. Morì il Cojazzi 1769 e fu sepolto tamente soggiungeva: «In questa chiesa li 30 ottobre nel tumulo dei piovani di vi è anche l’organo di 14 registri»2. Che questa matrice dal reverendo don Fran- è già qualche cosina in quanto non solo cesco Gajotti vicario foraneo piovano di costituisce una garanzia della presenza in Vivaro»3. E dunque, non solo si ha riaf- chiesa dell’organo, ma anche ne fornisce, fermazione dell’esistenza dell’organo, ma sia pur genericamente, una prima data- la si giustifica all’interno di un più am- zione e la consistenza sonora. pio progetto di esornamentazione della ristrutturata chiesa. Ulteriori informazioni forniva nel 1876, in analogo documento da presen- Quando precisamente il Cojazzi abbia tare al vescovo monsignor Pietro Cap- cominciato a pensare alla costruzione pellari, il pievano pre’ Vincenzo Bassutti dell’organo non ci è noto. Assai probabil- (1851-1904). Nello stilare l’elenco dei mente, in previsione dell’onere finanzia- parroci di Cavasso, a ricalco delle memo- rio che l’iniziativa avrebbe comportato, è rie lasciate dal pignolissimo predecesso- da ritenere che ci dovette ragionare con re – l’appena ricordato pre’ Cappellani i maggiorenti del luogo per un qualche – annotava: «Immediatamente dopo il tempo. Di certo però si sa che ogni remo- Fabris [Cristoforo] fu trasferito da Lugu- ra deve essere stata sciolta di poco avan- gnana dove era parroco per questa pieve ti il 4 ottobre 1761 (tre giorni dopo la il rev. don Giovanni Cojazzi qual prese celebrazione della festa patronale di San possesso del benefizio li 7 febbraio 1750, Remigio) stante la decisione di avviare, a in residenza il primo di marzo. Questo quella data, una raccolta di offerte onde era nato in Roveredo di Porzia [= Ro- far fronte in tempi ragionevoli a un pre- veredo in Piano] e fu parroco di merito ventivo di spese che di certo si doveva ri- impareggiabile per questo benefizio. Im- trovare tra mano. Documento di questo peroché, oltre l’indefessa ed instancabile risvolto dell’operazione rimane, nell’ar- di lui fatica fatta nell’istruire ed ammini- chivio parrocchiale, un «Libro nel quale strazione ed assistenza spirituale prestata col dovuto metodo saranno scritti tutti al suo popolo, fu merito del suo zelo il quelli, che volontariamente si obbliga- tabernacolo di marmo, l’erezione dell’or- ranno a dar qualche contribuione per far gano con altri sacri suppellettili di can- la spesa dell’organo, che sarà da riporsi in delieri d’argento, di tabelle d’argento ed questa v[eneran]da chiesa di S. Remigio altri sacri arredi in sacristia. Egli sosten- pieve di Fanna. Qual libro poi riscosse ne molte liti per ricuperare l’entrate di tutte le contribuzioni, doverà esser dat- questo benefizio che in parte erano per- to in mano al procuratore della sud[et]ta dute. Egli ha il merito d’aver accresciuta v[eneran]da chiesa, accio sia conservato e ridotta questa canonica quale io non appresso le altre carte appartenenti alla la viddi [sic] sì ben costrutta nel 1764 medesima» redatto dal pievano Coiazzi4. mentre passava per andare alla residenza Si tratta di una vacchetta di 28 carte, nel- della parrocchia di Erto dove era parroco le quali prime 20 è riportato un elenco,

2 Archivio Storico Diocesano di Pordenone (d’ora in poi, AD), Visite Pastorali, Relazioni delle Chiese per la visita pastorale di monsignor Giuseppe Maria Bressa 1781-1783, Cavasso Nuovo. 3 Ivi, Visite Pastorali, Visita Pietro Cappellari 1872-1876, Relazioni delle Chiese per la visita pastorale, Cavasso Nuovo. 4 Archivio Parrocchiale di Cavasso Nuovo (d’ora in poi, APCN, depositato presso l’AD), b. 27, Contribuzioni per le spese dell’organo della Pieve di Fanna (1761).

230 Cavasso Nuovo / Cjavàs quasi di certo «preconfezionato», dei 181 possibili offerenti residenti in Cavasso centro, Runchis, Orgnese e Modoleto. Quarantaquattro di questi sembra siano rimasti insensibili alla richiesta, tanto che il nome e il cognome non risultano accompagnati da sottoscrizione alcuna. Altri invece paiono aver garantito un qualche contributo, senza però esser- si preoccupati di versare integralmente quanto promesso. Altri infine, dopo aver assicurato concreti soccorsi in denaro e/o vino e/o «formentone», al momento di saldare si sono limitati a corrispondere i generi pattuiti piuttosto che versare del preziosissimo denaro. Giusto a titolo di curiosità, si potrà osservare come la sot- toscrizione si aprisse – se non altro per dare il buon esempio – con i nomi del pievano disposto a versare lire 66, del cappellano pre’ Giuseppe Cojazzi lire 22, di pre’ Nicolò Bidoli pronto a sborsare altre lire 22, di pre’ Pietro Toffoli lire 4. Seguivano i nobili di Polcenigo-Fanna: il riali quali il Filippi (chiodi), Giovanni Le superstiti dieci canne del conte Elia impegnato a garantire la bel- Battista Franceschina e Sebastiano Rizzo lezza di lire 1.100 e, a distanza, il conte settecentesco organo (legnami diversi). già appartenenti Giovanni Battista che si faceva garante ai registri del all’incirca di lire 150. Quello che, a questo punto, non riesce Contrabbasso e dell’Ottava di purtroppo a ricordare il nostro libretto, Sempre auspice il nostro libretto, a Contrabbasso. si è il nome dell’organaro incaricato del- mezzo l’ottobre 1761 si entra nel vivo la fornitura dello strumento. O meglio. delle opere riguardanti la sistemazione al Tutto quello che in merito si ricava da suo luogo del programmato strumento. quelle paginette, vergate in fretta e furia, I lavori, affidati a maestranze locali, co- sono tre dati: un versamento nell’otto- minciano – anche se giusta un program- ma chiarissimo per i contemporanei e bre 1761 «all’organista» (= organaro) di però per noi di difficoltosa ricostruzione 1.646 lire (più o meno 270 ducati), che – nell’ottobre 1761, quando si procede probabilmente saranno da considerare allo spostamento del pulpito a opera di buonissima parte del compenso conve- Marco Antonio Dinon, alla apertura da nuto per la fornitura dello strumento; parte di Zuanne Paron da Colle di una un’uscita di lire 10 «per condur fuori finestra, debitamente riquadrata in pie- l’organaro», e un esborso di £. 125 «spesi tra, e alla costruzione dell’«orchestra» nel viaggio di Venezia». Sì che verrebbe la a ridosso della contro-facciata. Impre- tentazione, coordinando soprattutto gli sa, quest’ultima, a cui cooperano, oltre ultimi due striminziti soccorsi, di andare all’appena ricordato Dinon, Antonio a ricercare l’autore di quello strumento Rizzo e, soprattutto, il «marangone» Pie- di tra i maestri d’organi attivi nella se- tro Bazzani, nonché i fornitori di mate- conda metà del XVIII secolo nella Do-

Cavasso Nuovo / Cjavàs 231 minante. Un mare magnum all’interno dotato di 14 registri. Un’informazione del quale – sempre che la strada risulti in base alla quale, tenendo presenti i ca- quella giusta – un qualche ipotetico per- noni e la tecnica costruttivi degli orga- corso senza più solidi soccorsi archivi- nari veneti dell’epoca, consentirebbe di stici, non sembra possibile ipotizzare. Sì ipotizzare un organo dotato dei seguenti che, almeno per il momento, ci si ferme- registri: rà qui. A titolo consolatorio, c’è per altro un contributo documentale che lega Ca- Principale Bassi 8’ vasso alla straordinaria produzione orga- Principale Soprani 8’ naria veneziana ottocentesca, dichiarata Ottava 8’ erede della stagione settecentesca che in Decimaquinta don Pietro Nachini e in Gaetano Callido Vigesimaseconda aveva avuto gli epigoni più significativi. Vigesimasesta Si è appena fatta memoria del «marango- Vigesimanona ne» Pietro Bazzani, figlio diM atteo (che, Voce Umana 8’ tra l’altro, non riterrà di nulla offrire nel Flauto 8’ 1761 pro erigendo organo in San Remi- Flauto in duodecima gio) e venuto a morte, settantaduenne, il Cornetta 8’ 19 maggio 1808 (la moglie Vittoria, fi- Tromboncini Bassi 8’ glia di Antonio Milani di Savorgnano [di Tromboncini Soprani 8’ San Vito al Tagliamento?], cesserà di vi- Contrabassi 16’ vere a 80 anni il 10 marzo 1812)5. Pietro il 26 dicembre 1771 sarà padre di quel Quanto alla collocazione, fortunata- Giacomo (1771-1856) che tra il 1821 e mente, non ci sono dubbi anche perché, il 1822 rileverà, dai figli di Gaetano Cal- una volta tanto, soccorsi dalla memoria lido, Agostino e Antonio, la celeberrima locale. Stava dunque questa macchina al bottega organaria continuandone in pro- di sopra del portale maggiore all’interno prio la gloriosa attività. Una attività che, di una cantoria, distesa da una parete sulle radici di Cavasso, continuerà «per all’altra, raggiungibile per il tramite di li rami» sino agli inizi del secolo scorso apposita scaletta a chiocciola e sorretta e che potrà annoverare, tra i tantissimi da due «pilastri» o colonne. strumenti montati, anche gli organi delle basiliche palestinesi del Santo Sepolcro, Chiuso, fin dove possibile, il capitolo di Betlemme e di Canaan6. relativo alla costruzione, si apre quello delle riparazioni che hanno quale scopo Chiusa la digressione, ritorniamo al l’assicurazione allo strumento di conti- nostro organo, sulla cui fisionomia sono- nuare in termini convenienti il proprio ra dobbiamo invece ringraziare la già ri- servizio. Il 18 gennaio 1806 si provve- cordata puntualità del pievano pre’ Gio- deva a rimettere in sesto lo strumento. vanni Battista Cappellani. Si trattava, Il quale però il 2 settembre 1829, a det- siccome da lui dichiarato, di un organo ta del pievano che redigeva l’inventario

5 APCN, Mortuorum liber 1781-1842, ad datam. 6 Ivi, Baptizatorum liber 1738-1798, ad datam. Il dato è già stato anticipato da L. Chudoba-O. Mischiati, Gli organi della basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari in Venezia, Venezia 1971, 17 (nota 32). Sulla gloriosa casa organaria, cfr. almeno R. Lunelli, Studi e documenti di storia organaria veneta, Firenze 1973, 27, 155, 157-158; C. Moretti, L’organo italiano, aggiornamento, note e bibliografia di E. Consonni, A. Sacchetti, Milano 19873, 102.

232 Cavasso Nuovo / Cjavàs della suppellettile liturgica della chiesa, don Anselmo Pauletto10. L’agonia dello versava «in cattivo stato». Un anonimo strumento all’epoca doveva essere finita. organaro, per un non indifferente in- Sulle vicende che hanno interessato i ma- trevento stante l’entità del compenso teriali sonori dell’organo non si hanno operato nel 1835 o nel 1836, intascava informazioni precise e forse non è il caso austriache lire 89,75. Il 14 giugno 1854 di ulteriormente indagare. Tuttavia l’ulti- l’organaro Giovanni Giacomo Tolfo, re- ma testimonianza dello strumento è co- sidente in San Vito al Tagliamento, ri- stituita da quella piccola catasta di canne ceveva austriache lire 6. E, di seguito, il in legno che don Antonio De Stefano, 24 dicembre 1857 Domenco Girolami, parroco in Cavasso tra il 1970 e il 1991, «arteffice», quasi di sicuro residente nella ricorda di aver visto nelle soffitte del lo- vicina Fanna, era pagato il 24 dicembre cale Asilo Infantile11 e che recentemente 1857 con austriache lire 8 per non me- sono riemerse. glio precisate «opere». Il 3 agosto 1898 si versavano lire 98,60 ad Andrea Ragogna Una parola, prima del congedo, anche di Meduno per riparazioni e accordatura sugli organisti, non senza prima un defe- generale dello strumento; un intervento rente ricordo a quei volonterosi «cantori» di natura semplicemente da falegname, e che, ogni domenica e festività di calenda- pagato con lire 87,50, operava Osvaldo rio o di fraterna, funerali e celebrazioni Pontello il 4 aprile 1937. E un altro nel di carattere eccezionale, solennemente 19417. Nel frattempo dal 1944, mentre assisi in quelle bancate che nel 1841, al infuriava la Guerra, si cominciava a rac- momento di pagare il legname di noce e cogliere in paese una colletta annua per di ciliegio provvisto per il rinnovo, erano rinnovare l’organo8. con solennità definite «sedie cantoriali del coro», accompagnavano le liturgie Nel 1951 il tempio era sottoposto a della pievanale12. un generale restauro, con il rialzo della sacrestia e l’apertura, nella zona superiore E dunque degli organisti. Si è già ri- delle pareti del presbiterio, di due trifore cordato come, sin dal momento in cui speculari da destinare «in secondo tem- si decise di provvedere la pieve di un suo po per cantoria e per l’organo». Progetti, organo, si sia posta la questione di come ancorché approvati dalla Commissione assicurare a un organista stabile un ade- Diocesana d’Arte Sacra, destinati a rima- guato stipendio, per una serie di presta- nere sulla carta9. A tre anni di distanza, di zioni legate solamente alle maggiori so- fatto, ad accompagnare il canto non c’era lennità dell’anno liturgico. Per dare una che un harmonium, suonato dal parroco soluzione al problema, il 19 luglio 1761,

7 Per tutti gli interventi conservativi, cfr. APCN, Libro dei camerari 1782-1802, 61v; Ivi, b. 31, Estratto 1800-1805 [1811], 85v, 109r; Ivi, b. 25, Inventario suppellettili Pieve di Fanna (1829); Ivi, b. 24, Riassunto spese restauri anni 1835-1840; Ivi, Conto Consuntivo 1841; Ivi, Conto Consuntivo 1852-1862; Ivi, Conto Consuntivo 1898; Ivi, Conto Consuntivo 1930-1932 [1931]; Ivi, Conto Consuntivo 1941. Sull’organaro Giovanni Gaetano Tolfo, cfr. ora F. Metz, L’organo, in P. GOI (a cura di), Fanna. La sua terra, la sua gente, Fanna 2007, 461-468: 467(nota 17). 8 Ivi, Conto Consuntivo 1844; Ivi, Conto Consuntivo 1845. 9 «Rassegna Ecclesiatica Concordiese» XXXIX (1951), nn. 5-6, 47. 10 AD, Visite Pastorali, Visita Vittorio De Zanche 1953-1954, Casasso nuovo (Relazione a firma di don Anselmo Pauletto). 11 Comunicazione orale di cui sono grato a don Antonio De Stefano. 12 APCN, Conto Consuntivo 1841.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 233 «nel solito publico luoco di piazza», ve- soddisfatte le loro devozioni, potessero niva adunata la vicìnia presieduta da «portarsi alla campagna ai loro lavori e maestro Osvaldo Maraldo detto Paron, ciò a maggior gloria di Dio e beneficio podestà di quell’anno. La soluzione pro- dell’anime tutte». L’anno successivo, un posta era la seguente: consegnare il fru- mese dopo la celebrazione della festa di mento che, in ragione di legati, già veni- San Marco, per puntualizzare quanto va corrisposto alla chiesa di San Remigio deliberato in forma piuttosto generica il a un sacerdote con l’obbligo per questo 24 novembre, la vicìnia, convocata dopo ultimo di suonare l’organo e di celebrare il canto dei vespri dal podestà maestro nella pieve. La proposta – anche in consi- Mattia Zambon, disponeva di corrispon- derazione del fatto che essa per l’un verso dere dalle rendite della pieve all’organi- ridondava alla «maggior gloria di Dio, sta ducati 10 annui, perché continuasse loro [dei vicini votanti] spirituale vantag- a celebrare la messa «a ora bonoriva per gio e suffragio perpetuo de loro defon- comodo del popolo e assistesse alle fon- ti» e per l’altro che la distribuzione del zioni sacre con tutta l’attenzione essendo pane «disturbava piuttosto la devozione pure esso destinato nelli giorni solenni a e per lo più nascevano molti scandalo- suonare l’organo»13. si disordini», veniva approvata all’una- nimità con l’onere per lo «scrivano del Non ci sono giunti, purtroppo, tut- comune» Osvaldo Antonio Franceschina ti i nomi degli organisti impegnati allo di inoltrare il verbale della riunione alla strumento della pieve. Se ne ricordano cancelleria dogale in Venezia e a quella alcuni. Dopo un immaginabile anonimo della curia vescovile di Concordia per le suonatore, all’incirca dal 1765 all’8 otto- rispettive approvazioni di rito. A rimpol- bre 1789 prestò la sua opera pre’ Alberto pare il magro salario, nel 1761/1762 si Simoni da Sacile che, grazie a una nota decideva – stante il fatto che l’interessato redatta nel 1781 dal pievano Giovanni non si faceva vedere – di passare «all’or- Battista Cappellani, si saprà essere ospi- ganista che suona gli organi» le 14 lire tato in casa del conte Giorgio di Polceni- che la cameraria di San Remigio era solita go-Fanna e che «spontaneamente senza corripondere annualmente al curato di verun debito assiste ex mera charitate al Fanna per la partecipazione alla funzione confessionale et alle altre sacre funzione del Sabato Santo. Il 24 novembre 1765, [sic] con universale gradimento et edifi- in seguito alle lagnanze del religioso or- catione». È sempre il Cappellani a garan- ganista intenzionato a ritornarsene a casa tirci del lungo servizio all’organo quando sua se non si fosse provveduto ad aumen- il 9 ottobre 1789, conclusa l’ufficiatura targli lo stipendio, la vicìnia, presieduta funebre, stenderà, in sonante latino, l’at- questa volta dal podestà maestro Lorenzo to di morte: Reverendus Albertus Simoni di Michiel, votava unanime una corre- de Sacillo, huius ecclesiae organistae mu- sponsione annua, in aggiunta al frumen- nere functus annorum circulo viginti qua- to, di lire 80 a partire dal giorno di San tuor circitaer, sacerdos tum doctrina, tum Marco del venturo 1766. Con preghiera morum exemplaritate emicans, tum in al reverendo di celebrare nei giorni feriali pauperes miseratione effussus, cius ope et la messa al levar del sole onde i fedeli, vigilantia ecclesiaa haec matrix aucta et

13 Per tutte queste delibere, cfr. APCN, Libro dei camerari chiesa di San Remigio 1748-1762, 194v, 205r; Ivi, b. 27, Attività e passività della Fabbriceria della Pieve di Fanna (1819).

234 Cavasso Nuovo / Cjavàs instaurata est et qui per plures annos con- pre’ Antonio Mioni, cui le note conta- fessarii munus gratis ac indefessus exercuit. bili camerariali nel 1790 – pur senza di- Omnibus sacramentis et beneditioni papali chiararne il titolo – attribuiscono le lire munitus, praevia catholicae fidei professio- 37 ed i soldi 4 tradizionalmente versati ne, tandem in communione Sanctae Eccle- all’organista. È per altro ancora possibile siae post solis occasum heri obivit in Domi- – escludendo che in ambito così ristretto, no qui per mensem decubuerat gravissima quale era quello della Cavasso settecente- detentus infirmitate annum agens circa sca, il termine organaro potesse identifi- quingentesimum, cuius corpus, ob violen- carsi con quello di organista – che già da tam et dolorosam infirmitatem foetere in- quell’anno e quanto meno sino al 1794 cipiens, hodie in parochorum monumento (ma il termine liminare potrebbe essere reconditum est, solemnibus exequiis functo spostato sino al 1797 se non più oltre), me praedicto Johanne Baptista Capelani ipotizzare un servizio in qualità di «orga- vicario foraneo et plebano Fannae. Una nista» da parte di Antonio Franceschina sorta di epigrafe che può essere a questo [di Cavasso], figlio di Giovanni Battista modo tradotta: «Il reverendo Alberto Si- che cumulerà l’incarico con quello di moni da Sacile, organista di questa chie- sacrestano e campanaro. Lo stesso che, sa per circa ventiquattro anni, sacerdote di certo, si saprà all’organo nel biennio brillante e per dottrina e per illibatezza 1817-1818. Vi rimarrà però di certo sino di costumi e tutto pronto a soccorrere i al 28 aprile 1820 quando, settansetten- poveri, per il cui contributo e costante ne, passerà a miglior vita. Gli succederà presenza questa matrice è stata ampliata Angelo Franceschina, pure lui sacrestano e dotata di conveniente arredo e che per e campanaro, a ruolo quanto meno tra lunghi anni ha esercitato gratuitamente e 1820 e 1838. senza risparmio di forze il carico di con- fessore, confortato da tutti i sacramenti E quindi, di seguito, in elenco: Anto- e dalla benedizione papale, dopo aver nio Mazzoli [di Maniago] 1838-1839; emesso la professione di fede cattolica, Angelo Franceschina 1840-1841; Anto- giunto al termine dei suoi giorni ieri, nio Mazzoli 1852-1853; Luigi Fimbin- dopo il tramonto del sole, andò incon- ghero 1854-1855. Dopo una lunghissi- tro al Signore. Egli che per un mese era ma, e non facilmente spiegabile, pausa, stato costretto a letto da una gravissima riapparirà nel 1945 il nome di un «orga- infermità in età di cinquant’anni. Il di lui nista e maestro di musica» nella persona corpo, cominciando a mandare cattivo del cappellano don Anselmo Pauletto di odore per la violenta e dolorosa malattia, Portogruaro che, anche nelle successive oggi è stato sepolto nella tomba dei par- vesti di parroco, ancora nel 1953 si arra- roci dopo solenni esequie presiedute da batterà a suonare un harmonium15. me Giovanni Battista Cappellani vicario foraneo e pievano di Fanna»14. Senza uscire di seminato, si vorreb- bero concludere queste rapide note con Al Simoni è possibile sia subentrato un’ultima postilla. Eccola. L’esistenza in

14 Ivi, Mortuorum liber 1781-1842, ad datam. 15 Per il servizio degli organisti, onde evitare al lettore un serqua di citazioni archivistiche, ci si limita ad indicare, quali fonti, presso l’APCN, il Libro dei camerari di San Remigio 1782-1802, ad annum; i successivi Conti Consuntivi e, presso l’AD, Visite Pastorali, Visita Vittorio De Zanche 1953-1954, Cavasso Nuovo (Relazione a firma di don Anselmo Pauletto).

Cavasso Nuovo / Cjavàs 235 Cavasso di una Confraternita del Battut- mo per una serie di riferimenti alla pro- ti non è una novità16. Una novità sarebbe babile sostanza della pietà dei confratelli invece se a questa citazione si fosse prov- – seguivano due Laudes di cui rimango- visto a dare consistenza con una qualche no, purtroppo, labilissime tracce, a se- puntuale ricerca. Ma, purtroppo, non è guito di una intenzionale abrasione dei stato così. E dunque ci si limiterà a citare testi. l’esistenza, presso l’Archivio Storico Dio- Expliciunt (= qui finiscono), scriveva cesano di Pordenone, di un piccolo codice l’appena ricordato pre’ Giacomo metten- pergamenaceo raccogliente gli statuta (= do la parola fine alla sua fatica di scriptor regolamento interno) della Fraterna dei degli statuti. Expliciunt, a questo punto, Battuti della pieve di Fanna nella redazio- anche queste note. Nella speranza di ve- ne, elegantemente manoscritta, nel 1441 dere tempi migliori secondo l’augurio, da pre’ Giacomo da Conegliano vicario che un tempo si cantava, della liturgia: della chiesa di San Mauro in Maniago17. tempora bona veniant. Per tutti. Anche A conclusione del testo – interessantissi- per un nuovo organo.

Due fogli dello Statuto della Fraterna dei Battuti di Cavasso (1441).

16 Per una prima nota bibliografica sulle fraterne attive in diocesi di Concordia (oggi: Concordia-Pordenone), cfr. F. Metz, L’assistenza sanitaria in San Vito al Tagliamento. L’ospedale di S. Maria dei Battuti dalle origini fino al XX secolo, Pordenone 1993. 17 AD, Capitolare, Località, Cavasso Nuovo. Il codice (cm 21,02x14,01), restaurato negli anni Sessanta dai monaci Cistercensi della Certosa di Pavia per ineressamento e relativo finanziamento da parte di Paolo Goi, è costituito da diciannove fogli pergamenacei, dei quali i primi dodici restituiscono le norme statutarie, il tredicesimo risulta in bianco, il quattordicesimo riporta il testo delle Laudes, i successivi quindicesimo-diciannovesimo, in grafia cinquecentesca, un omogeneo elenco dei possidimenti del pio sodalizio.

236 Cavasso Nuovo / Cjavàs L’emigrazione (cjavacins pal mont)

Javier Grossutti*

1. “A Cavasso è sistematica l’emigrazione interesse e utilità. A complemento sono onde procurarsi il vitto”: i primi flussi stati infine consultati i registri degli sbar- migratori chi conservati presso il Centro de Estu- dios Migratorios Latinoamericanos di La descrizione e l’analisi dei flussi mi- Buenos Aires e presso l’archivio online gratori otto-novecenteschi nel territorio della The Statue of Liberty-Ellis Island comunale di Cavasso Nuovo scontano la Foundation, Inc. che raccolgono, rispet- mancanza di materiali d’archivio com- tivamente, i nominativi degli emigranti pleti e affidabili (registri di emigrazione sbarcati nei porti di Buenos Aires per e immigrazione, fogli di famiglia dei quanto riguarda l’Argentina e di New censimenti, richieste di passaporti per York per quanto riguardano, invece, gli l’estero, ecc.). La distruzione dell’archi- Stati Uniti. vio comunale dovuta all’incendio che il 12 dicembre 1944 rase al suolo il palazzo Nei primi anni dell’Ottocento, le municipale, priva la ricerca di tutta una notizie sui flussi in uscita dal territorio serie di dati indispensabili sia alla quan- comunale sono contenute nell’inchiesta tificazione dei flussi in uscita e in entrata, statistica sui comuni del dipartimento sia alla descrizione dell’incidenza delle di- di Passariano avviata il 14 settembre del verse destinazioni migratorie all’interno 1807 dal prefetto Teodoro Somenzari. Al del movimento complessivo. Per cercare punto XV della Statistica (Lavori ed emi- di porre rimedio a queste significative grazione) il sindaco Fannio dichiara che lacune si è dovuto ricorrere da una par- per “Cavasso con le aggregate Orgnese, te alla (scarsa) produzione a stampa che e Colle”: direttamente o indirettamente riguarda l’emigrazione nel territorio comunale; Gli abitanti emigrano nell’inver- dall’altra al ricordo dei protagonisti o dei no, e nella state, e quando ritornano discendenti degli emigranti le cui testi- alle famiglie si applicano parimenti monianze si sono dimostrate di grande ai lavori di campagna loro propri.

* Ringrazio tutte le persone intervistate, le cui testimonianze sono state raccolte nell’appendice a questo saggio. Sono grato, infine, a Michele Bernardon che mi ha gentilmente messo a disposizione interessanti notizie e materiali sugli emigranti di Cavasso Nuovo e a Tiziana Tomat che mi ha molto aiutato nell’elaborazione dei dati dell’archivio online della The Statue of Liberty-Ellis Island Foundation, Inc. (www.ellisisland.org).

Cavasso Nuovo / Cjavàs 237 Emigrano verso i primi novembre, e l’emigrazione è metodica per caso dimorano lungi circa sei mesi; indi di necessità onde garantire d’un ritornati in aprile a casa, di nuovo qualche sostentamento. I luoghi ove si verso la mettà di maggio tornano a trasportano son Persenico, Portogrua- partire e dura questa seconda emigra- ro, e le Isole di Venezia ove esercitano zione fino ai primi di ottobre. Tale è la arti di giornalieri, e vignajuoli, e ordinariamente il costume di questi fattori. ultimi. Cominciano ad emigrare ver- so l’età degli anni 16, e continuano A Orgnese, invece, l’incidenza fino alli 50. I loro lavori consistono dell’emigrazione è inferiore rispetto agli nel lavorar le terre, governar le viti, e altri villaggi del comune. Osserva, infat- ti, Francesco Rota: tagliar boschi1. La Comune di Urgnese [Orgne- Il sindaco di Cavasso non segnala le se] è composta di N° 200 individui mete frequentate dai compaesani emi- compresi i pochi emigranti. L’emigra- granti, ma la durata della permanenza zione è poco sensibile. Si trasferiscono fuori dal territorio comunale e le fasce di per qualche mese dell’anno sulle Isole età delle persone coinvolte nel fenomeno di Venezia e in Vicenza, ove esercita- (dai 16 ai 50 anni) sono indicative di un no il mestiere di vignajuoli, boscatori fenomeno che rappresenta la principa- e fattori2. le risorsa economica di molte famiglie. Informazioni più precise sulle caratteri- Nel 1845, Giovanni Domenico Cico- stiche dell’emigrazione a Cavasso e nel- ni, socio consigliere dell’Accademia di le sue frazioni sono fornite, invece, dal Udine, stima in cinque mila gli agricol- pubblico perito Francesco Rota che nella tori che ogni anno abbandonano tempo- Statistica agraria dei circondari di Mania- raneamente il Friuli. Il Ciconi presenta go e Spilimbergo per il 1807-1808, chiari- principali destinazioni e mestieri degli sce dimensioni, destinazioni e principali emigranti friulani: mestieri degli emigranti. A Cavasso, I facchini e gli inservienti dei caf- composta di persone N° 1.200 fè di Venezia e Trieste escono per la compresi gl’emigranti […] è sistema- maggior parte dal distretto di Spi- tica l’emigrazione onde procurarsi limbergo, come pur anco i terrazzaj il vitto. I luoghi ove si trasportano che vanno a lavorar pavimenti a Ve- [sono] le Isole di Venezia, e Vicenza nezia, in Lombardia, nel Piemonte ove esercitano le arti de boscatori, e e fino in Francia. Le belle acquai- vignajuoli. uole di Venezia appartengono pure a questo distretto. Le vigne dell’Istria e Nel vicino borgo di Colle (aggregato a dell’Isole veneziane vengono in gran Cavasso) che conta 284 abitanti parte acconciate dagli emigranti di

1 Cfr. Il questionario dei cento quesiti, in D. BARATTIN (a cura di), 1807. Statistica del Cantone di Maniago, San Daniele del Friuli 2000, 187. Il manoscritto, conservato nella Biblioteca Civica di Udine, è collocato al numero 953 del fondo principale con il titolo Statistica del Cantone di Maniago. 2 Cfr. F. ROTA, Statistica agraria dei circondari di Maniago e Spilimbergo, s. v. Cavasso, Colle aggregata a Cavasso, Urgnese aggregata a Cavasso, anno 1807-1808 ca., in Biblioteca Civica di Udine, Manoscritti, Fondo principale, ms. n. 956.

238 Cavasso Nuovo / Cjavàs Sandaniele e dall’altopiano alla de- sono anche detti pavimenti alla venezia- stra del Tagliamento […] e gli abi- na appunto perché fu a Venezia che gli tanti del distretto di Maniago girano operai sequalsesi fecero le prime prove”, per l’Allemagna e il Friuli vendendo osserva Luigi Pognici5. La loro presenza manifatture3. nella Serenissima risale al Cinquecento, ma si consolida definitivamente nella Le osservazioni che, negli stessi anni, prima metà del XVIII sec. presenta Francesco Pelizzo nelle sue No- tizie statistiche della Provincia del Friuli, sono sostanzialmente analoghe: 2. Le partenze oltreoceano tra Ottocento Di quelli che appartengono in e Novecento: dalla Nuova Zelanda al parte al Distretto di Spilimbergo, al- Brasile cuni si recano nelle principali città Le ricerche promosse a partire dal d’Italia, di Germania, di Francia, 1878 dall’Associazione Agraria Friulana di Inghilterra e persino a Pietrobur- tramite il “Comitato pel patronato degli go facendo un commercio di cappelli agricoltori friulani emigranti nell’Ameri- di paglia che provvedono in Firenze ca Meridionale” descrivono caratteristi- ed altri oggetti di chincaglie, altri a che quantitative e qualitative dei flussi Roma esercitando i mestieri di fornai che dal Friuli muovono oltreoceano, Locandina del 1895 con le date di e di venditori di vetri, ed altri final- soprattutto in Brasile e Argentina. Lan- mente a Venezia ed a Trieste lavoran- partenza delle navi franco Morgante stima in sei (una fami- per il Sud America. do terrazzi bellissimi e travagliando glia e tre persone sole) gli emigranti di Doc. Elisa Mongiat. da facchini, da muratori, etc. come costumano molti del distretto di Ma- niago, di Aviano e di Gemona4.

Gli emigranti di Cavasso, di Orgne- se, di Colle non sembrano ancora de- dicarsi al settore del terrazzo. Identica propensione, o mancanza di vocazione, mostrano, per esempio, i fannesi, che da lì a qualche decennio spartiscono con i cjavacins il monopolio del mestiere di terrazziere tra gli abitanti della pedemon- tana del Friuli occidentale. Nel vicino distretto di Spilimbergo, invece, le con- suetudini migratorie e di lavoro legate al terrazzo sembrano consolidate. “I battuti antichissimi che abbelliscono i grandiosi palazzi di Venezia e del Veneto sono ope- ra dei terrazzai di Sequals. Quei battuti

3 Cfr. G. D. CICONI, Discorso sull’agricoltura friulana, s.n.t. [ma Udine 1845]. 4 Cfr. F. MICELLI, Topografie del Friuli. Descrizioni e progetti (1815-1848), in Il Friuli provincia del Lombardo Veneto. Territorio, Istituzioni, Società (1814-1848), Udine 1998, 47. 5 Cfr. L. POGNICI, Guida di Spilimbergo e dintorni, Pordenone 1885, 70.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 239 Cavasso Nuovo che nel corso del 1878 lettere al padre dalla Nuova Zelan- raggiungono qualche paese d’oltreocea- da, annunciandogli l’intenzione di no: rappresentano il 2,56 per mille dei rimpatriare, giacchè in quel paese 2.340 residenti. Degli undici comuni non si trova da vivere; un altro lo che compongono il distretto di Mania- si crede nell’Australia e il terzo nella go, solo , , Barcis, Nuova Zelanda anch’esso da alcuni Frisanco e Cavasso Nuovo hanno dato mesi; se ne andò insalutato da Ca- un contingente più o meno numeroso vasso or sono già cinque anni e aveva di emigranti per un totale di 75 persone, buona ragione per non dir dove. Gli rispettivamente 47, 11, 4, 7 e 6 unità. altri tre, marito e moglie con una Osserva Lanfranto Morgante: piccola figlia, si diressero, nel maggio scorso, verso l’America per la via di È nella parte più montuosa e più Francia, non senza l’intenzione di sterile del distretto che il bisogno di provare se su questa strada ci fosse per muoversi in largo per cercare, non avventura il caso di far bene coll’arte diciamo la ricchezza (quella pove- del costruttore di pavimenti a smalto ra gente non ne ha tampoco l’idea), o, come dicono, alla veneziana (friul. ma di che vivere. Sono paesi poveris- terazzàr)7. simi, i più poveri della provincia, e pei quali la emigrazione è una vera Nella seconda metà del 1878, il “Bol- 6 necessità . lettino dell’Associazione Agraria Friu- lana” include Cavasso Nuovo tra i co- Le note sull’emigrazione di Cavasso muni che rispondono affermativamente Nuovo, per quanto scarne, tracciano i alla circolare del 18 luglio con la quale contorni di un flusso singolare e premo- il “Comitato” chiedeva notizie statistiche nitore perché se, tra Ottocento e Nove- 8 cento, l’America, segnatamente gli Stati sull’emigrazione nei municipi friulani . Uniti, costituiranno una tra le principa- Due persone originarie di Cavasso par- li destinazioni dei terrazzieri cjavacins, tono per l’America meridionale nel mese 9 l’Australia e la Nuova Zelanda esauriran- di novembre 1879 . Nel corso dell’anno no, invece, assai presto il proprio richia- successivo (a febbraio) solo due emi- mo. Scrive il Morgante: granti di Cavasso vengono indicati per l’America meridionale10. Quattro cjava- Poco di più si conosce a riguardo cins partono nel mese di aprile 188111. dei sei che emigrarono dal comune Nel 1882 il flusso si allarga: un terrazziere di Cavasso Nuovo. Dei tre che par- parte per l’America a gennaio12; a maggio tirono soli, già braccianti miserabili, venti agricoltori si trasferiscono in par- uno avrebbe ultimamente mandate te in Brasile, in parte in Argentina13; tre

6 Cfr. L. MORGANTE, Sulla emigrazione nell’America Meridionale. Dalla provincia di Udine – Dati statistici. Distretto di Maniago, “Bullettino della Associazione Agraria Friulana” s. III, v. I (1878), 292. 7 Cfr. L. MORGANTE, Sulla emigrazione nell’America Meridionale, 293. 8 Cfr. Cronaca dell’emigrazione, in “Bullettino della Associazione Agraria Friulana” s. III, v. I (1878), 95. 9 Cfr. Cronaca dell’emigrazione, in “Bullettino della Associazione Agraria Friulana” s. III, v. II (1879), n. 38, 301. 10 Cfr. Cronaca dell’emigrazione, in “Bullettino della Associazione Agraria Friulana” s. III, v. III (1880), n. 18 e 19, 145. 11 Cfr. Cronaca dell’emigrazione, in “Bullettino della Associazione Agraria Friulana” s. III, v. IV (1881), n. 20, 156. 12 Cfr. Cronaca dell’emigrazione, in “Bullettino della Associazione Agraria Friulana” s. III, v. V (1882), n. 7, 49. 13 Cfr. Cronaca dell’emigrazione, in “Bullettino della Associazione Agraria Friulana” s. III, v. V (1882), n. 25, 193.

240 Cavasso Nuovo / Cjavàs Tabella 1 – Emigrazione permanente nei comuni del distretto di Maniago per anno (1884 – 1903)

1884 1885 1886 1887 1888 1891 1892 1893 1894 1895 1896 1897 1898 1899 1902 1903 Andreis 1 4 1 1 1 2 1 Arba 2 11 4 Barcis 2 3 1 3 2 6 1 11 1 11 8 Cavasso Nuovo 1 14 28 9 20 3 2 6 2 3 1 18 Cimolais 6 16 2 16 2 4 12 5 8 Erto e Casso 4 Fanna 1 6 1 8 1 3 4 1 1 1 Frisanco 54 109 21 37 80 27 22 43 10 35 39 41 28 105 69 Maniago 79 10 36 30 69 3 15 1 4 9 13 3 4 1 3 Vivaro 2 3 2 16 23 2 7 10 1 5 2 1 1 2 Totale 138 142 93 105 243 35 52 54 30 59 67 49 54 12 118 112

Fonte: G. de CLARICINI, L’emigrazione dal Friuli dal 1876 al 1911, Padova s.d.

persone, infine, raggiungono l’America di Elisabetta e Floreano Bernardon sono meridionale nel mese di novembre14. Nel oltre cinquecento persone disseminate in 1883, l’ultimo anno che l’associazione tutto il Brasile, soprattutto nella località dei possidenti friulani sembra occuparsi di Getulio Vargas, a sud di Erechim (inf. sistematicamente del fenomeno migra- Adair Jose Bernardon, Curitiba, Brasile). torio, il “Bullettino” non segnala nes- La colonizzazione del Nucleo Jaguari co- suna partenza di cjavacins verso i paesi mincia solo nel 1887 e prende massimo dell’America meridionale: una parte di sviluppo nel 1889 con l’entrata di un questi dovrebbe trovarsi negli stati del gruppo numeroso di famiglie italiane15. sud del Brasile. Tra 1878 e 1879, per Probabilmente, una parte della famiglia esempio, i coniugi Elisabetta Di Mi- Bernardon raggiunge Nova Esperança chele e Floreano Bernardon assieme ai tra anni Ottanta e Novanta dell’Otto- figli Pietro, Angelo, Adriana e Vittoria cento, dopo aver trascorso un periodo raggiungono lo stato di Rio Grande do nella Colonia Dona Isabel. Nel 1889, Sul e si stabiliscono, inizialmente, nella per esempio, il figlio Angelo (che il 19 Linha Leopoldina (nell’allora Colonia febbraio 1898 sposa Joanna Meneghet- Dona Isabel, oggi Monte Belo do Sul), ti, originaria della provincia di Mantova) successivamente a Nova Esperança do abita ancora nella Linha Leopoldina16. Sul (a ovest di Santa Maria, non lonta- Negli stati meridionali del Brasile, una no da Jaguari): attualmente i discendenti volta occupata l’area delle colonie origi-

14 Cfr. Cronaca dell’emigrazione, in “Bullettino della Associazione Agraria Friulana” s. III, v. VI (1883), n. 1, 6. 15 Cfr. J. BAREA, La Quarta Colonia dell’immigrazione italiana nel 1925, in S. SANTIN, A. ISAIA, Silveira Martins. Patrimônio histórico-cultural, Porto Alegre 1990, 95; B. A. SPONCHIADO, Imigraçao & 4ª Colônia. Nova Palma & Pe. Luizinho, Santa Maria 1996, 64-65. 16 Cfr. L. RAZADOR, Povoadores e história de Monte Belo do Sul. De Zamith a Monte Belo do Sul, Porto Alegre 2005, 91.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 241 narie ed esaurita, quindi, la disponibili- originaria anche la famiglia di Osvaldo tà di terre da lavorare, sono spesso i figli Palombit, residente a Monte Belo do Sul, dei pionieri veneti, friulani, lombardi e nella Linha Armênio. trentini assieme alle loro nuove famiglie quelli che vanno a popolare le colonie L’inchiesta, avviata nel 1884 (per il di recente creazione (spesso nello stesso triennio 1882-1884) e nel 1888 dal Mi- stato) come appunto il Nucleo Jaguari. nistero di Agricoltura, Industria e Com- La presenza di un gruppo di famiglie di mercio che indaga sul numero di friulani Cavasso Nuovo nella Colonia Dona Isa- espatriati definitivamente nel periodo e bel, nel territorio dell’attuale municipio si sofferma sulle motivazioni che deter- di Monte Belo do Sul, nei pressi di Bento minarono l’emigrazione e sulla condizio- Gonçalves, è certa. Nella Linha Argemi- ne economica degli emigranti in patria ro (superficie 151.250 m²) per esempio, e all’estero, conferma le destinazioni popolata a partire del 1877 quasi com- oltreoceano dei cjavacins. Nell’inchiesta pletamente da coloni friulani, si trovano per l’anno 1888, infatti, il sindaco di Ca- le famiglie di Antonio e Isabella Bernar- vasso Nuovo segnala 20 emigranti propri don (la figlia Anna, nata a Cavasso il 31 (definitivi) e 97 temporanei partiti “per luglio 1875 sposa Thiago Fachinello di desiderio di migliore fortuna”. Secondo Asolo il 23 aprile 1894); Giuseppe Tof- le indicazioni fornite dalle autorità co- foli (figlio di Michele e Maddalena Lo- munali, le condizioni dei compaesani re- visa, nato a Cavasso il 25 agosto 1854; sidenti all’estero (nell’America del Nord, sposato con Anna Lovisa il 7 novembre nel Brasile, nell’Argentina e nell’Uru- 1882); Rosa Lovisa (figlia di Giacomo e guay) sarebbero buone18. Il numero degli Lucia Lovisa, nata a Cavasso il 27 mag- emigranti indicato nell’inchiesta, soprat- gio 1856; sposata con Davide Longo di tutto di quelli temporanei, è, probabil- Poffabro) e anche le famiglie dei fratelli mente, sottovalutato: nel Censimento Anna e Domenico Lovisa (figli di Nico- del 1881, per esempio, gli assenti dal la e di Caterina Colussi). Anna, nata a Comune sono 507 pari al 18% dei re- Cavasso il 26 aprile 1861 sposa José Tof- sidenti (pop. residente 2.801; pop. pre- foli (morto il 4 aprile 1898) e, in secon- sente 2.294). Il dato, minore per difetto, de nozze, José Cesca; Domenico, nato a è, tuttavia, significativo perché dimostra Cavasso il 29 maggio 1863, sposa Maria la chiara prevalenza dei flussi temporanei Romana Luisa Vissat di Frisanco17. Nella su quelli definitivi, vale a dire la maggior stessa Linha Argemiro potrebbero essere incidenza delle partenze europee rispetto cjavacinis le famiglie Dinon e quelle di a quelle americane, brasiliana e argentina Giovanni e Domenico Graffitti, cogno- in specie: i cjavacins dovranno attendere mi molti diffusi nel territorio comunale gli anni Novanta dell’Ottocento e i primi di Cavasso Nuovo: Graciosa e Pierina anni del Novecento, invece, per avviarsi Dinon furono le prime maestre delle co- numerosi negli Stati Uniti, per occupare munità São Marcos e Santa Rita e Cape- un ruolo di preminenza nel settore del la São José. Di Cavasso potrebbe essere mosaico e, soprattutto, del terrazzo.

17 Cfr. L. RAZADOR, Povoadores e história de Monte Belo do Sul, 38-40, 44, 89, 108; le informazioni su Domenico Lovisa sono, invece, di Edylio Domingos Luvisa, Bento Gonçalves, Brasile. 18 Cfr. Ministero di Agricoltura Industria e Commercio, “Statistica dell’emigrazione italiana all’estero”, in B. M. PAGANI, L’emigrazione friulana dalla metà del secolo XIX al 1940, Udine 1968, 140.

242 Cavasso Nuovo / Cjavàs Tabella 2 – Emigrazione temporanea nei comuni del distretto di Maniago per anno (1884 – 1903)

1884 1885 1886 1887 1888 1891 1892 1893 1894 1895 1896 1897 1898 1899 1902 1903 Andreis 36 31 37 63 115 111 110 138 118 117 123 165 210 114 232 Arba 248 174 170 158 62 31 76 126 77 36 105 236 268 459 184 87 Barcis 29 4 26 61 56 96 125 145 164 140 139 166 201 204 40 74 Cavasso 135 97 111 79 97 156 210 198 236 102 202 214 234 254 339 245 Nuovo Cimolais 43 6 12 3 101 17 15 25 22 34 50 28 60 79 42 42 Claut 53 16 14 27 74 68 89 64 91 55 66 137 195 126 124 Erto e 1 23 3 38 4 15 56 8 10 50 22 44 53 81 Casso Fanna 90 114 77 89 100 93 73 96 90 88 109 133 127 135 141 129 Frisanco 175 111 209 247 234 268 218 265 249 159 158 203 308 314 182 185 Maniago 44 46 28 65 33 135 144 148 194 209 229 184 200 203 251 258 Vivaro 45 39 55 58 59 83 82 106 117 149 124 206 204 183 225 162

Totale 899 638 762 853 816 1.100 1.147 1.298 1.434 1.043 1.298 1.609 1.926 2.280 1.697 1.619

Fonte: G. de CLARICINI, L’emigrazione dal Friuli dal 1876 al 1911.

3. Manovali, apprendisti e imprenditori agiatezza, che gli permetteva sempre emigranti nelle Germanie più allargarsi nella sua fiorentissima industria. Per la sua attività, intra- Il periodico “La Patria del Friuli” del prendenza e capacità venne parec- 3 marzo 1896 riporta la notizia della chie volte dal 1885 in poi, insignito scomparsa di Luigi De Pol fu Angelo, di decorazioni da S. M. l’Imperatore cinquantasettenne nato a Colle (allora Francesco Giuseppe19. comune di Cavasso Nuovo). Il De Pol muore a Budapest il 27 febbraio, ma la Il compaesano Luigi Toffolo, dopo sua salma venne seppellita a Colle. Scrive aver lavorato come fornaciaio per cin- il giornale: que anni in Austria, dagli undici ai sedi- ci anni, raggiunse Augsburg, in Baviera, Era esperto, attivissimo ed emerito dove Giacomo Cadel di Fanna è proprie- industriale e seppe, mediante queste tario di una ditta di terrazzo e mosaico20. sue eccellenti qualità, non solo catti- Nei cantieri dei Cadel, molti giovani di varsi la stima di tutti ma eziandio Fanna e di Cavasso apprendono le tec- toccare uno stato di non comune niche del mestiere, acquisiscono gli stru-

19 Cfr. E. BIASONI, Luigi De Pol fu Angelo da Colle di Cavasso Nuovo, “La Patria del Friuli”, 3 marzo 1896. 20 Sull’attività imprenditoriale di Giacomo Cadel cfr. J. GROSSUTTI, Professionalità ed emigrazione: i terrazzieri di Fanna (1866 – 1915), in P. GOI (a cura di), Fanna. La sua terra, la sua gente, Fanna 2007, 221-240. 21 Tra Ottocento e Novecento, la sequenza lavorativa bracciante-sterrattore-fornaciaio-garzone-muratore contraddistingue buona parte dell’esperienza della manodopera friulana nei cantieri centro-europei, cfr. G. COSATTINI, L’emigrazione temporanea del Friuli, Udine 1983, 17-18 (ristampa anastatica dell’edizione originale di Roma 1903, saggio introduttivo di F. MICELLI).

Cavasso Nuovo / Cjavàs 243 Caposvar (Ungheria) e Museo di Rei- chenberg. Ha pure eseguito lavori in varii ospedali dell’Austria-Ungheria e specialmente in Boemia, in banche, ville e altre abitazioni dell’aristocra- zia czeca.

Pur mantenendo forti legami con la comunità di partenza dove “ha favorito lo sviluppo dell’agricoltura e specialmen- te della viticoltura” e “dove ha acquistato e bonificato parecchi terreni”, Luigi Tof- folo partecipa attivamente anche alla vita della comunità italiana di Praga: Luigi Toffolo Foto: Leda Petrucco. È stato uno dei primi organizza- tori della Società Italiana di Benefi- cenza, alla quale donò in qualità di menti necessari che consentiranno loro fondatore fiorini 100. Ebbe quindi di progredire nella scala gerarchica della la carica di consigliere. Nel 1894 ri- professione21. Luigi Toffolo si trasferisce, copriva pure la carica di consigliere quindi, a Praga, in Boemia, dove diven- dell’Orfanotrofio annesso alla Con- gregazione Italiana […] La famiglia ne impresario di lavori in mosaico, in Toffolo soccorre continuamente degli terrazzo e in cemento, impiegando circa italiani indigenti22. cinquanta operai italiani: Osvaldo Di Michiel (Oswald Demi- È veramente da ammirarsi l’atti- chieli) nasce a Cavasso Nuovo nel 1875. vità e la costanza del signor Toffolo, Negli anni Novanta dell’Ottocento, as- che a poco a poco seppe consolidare la sieme ad un amico di Aviano, Luigi Tof- propria posizione in modo che la sua folo, emigra a Bamberg, in Franconia. casa è attualmente una delle più im- Nel 1895 crea una propria ditta di mo- portanti dell’Austria-Ungheria nel saico, terrazzo e marmo impegnata, so- genere di lavori in mosaico di mar- prattutto, nella produzione di pavimenti mo […] I suoi principali lavori sono in terrazzo affidati ad esperti operai ita- quelli del Museo Boemo di Praga, liani. Nel 1900 il Demichieli apre anche Palazzo delle Assicurazioni Genera- una filiale a Bayreuth (Brunnengasse n° li, Banca Nazionale di Praga, Banca 10) dove, inizialmente, lavorano due Operaia di Mutuo Soccorso, chiesa di persone. L’azienda, che dal 1906 ha sede Weinberge, Cassa di Risparmio della al numero 31 della Spiegelgraben (Bam- città di Praga, Accademia Stracca, berg) e che tre anni dopo impiega ven- Seminario Arcivescovile di Cracovia, tidue persone, realizza, inoltre, soffitti a Raffineria di zucchero a Tirano (Un- volta e pavimenti in cemento, in gesso gheria), Raffineria di zucchero di e in legno artificiale. Dal 1908 la ditta

22 Cfr. A. FRANGINI, Italiani in Praga. Cenni biografici, Praga 1902, 14-16.

244 Cavasso Nuovo / Cjavàs prende il nome “Cimarosti & Demichie- di Fanna23. li”. Tra i lavori in terrazzo più importanti vanno segnalati il Nuovo Liceo, la Casa La polemica sorta nel primo anno di di Cura St. Getreu, il Bayerische Han- guerra a proposito della “germanofilia” delsbank, il Lazzaretto Militare e l’Alber- dell’imprenditore Giuseppe Colussi, nato go “Drei Konen” a Bamberg; l’Ospedale a Erto e Casso, ma residente a Cavasso e il Grand Hotel a Bayreuth; la Chiesa Nuovo, dove frequentò le scuole elemen- di Adelsdorf bei Höchstadt; la Chiesa di tari, permette di delineare un profilo bio- Burgebrach; la Casa dello Studente “Ba- grafico dell’emigrante terrazziere. Assolti ruthia” di Erlangen; la Villa Ruckdäschel gli obblighi militari, Giuseppe Colussi di Forchheim; la Segheria Witzgall di Kronach; l’Ospedale di Königshofen i. Pensò quindi di emigrare all’este- Grabfeld; l’Orfanotrofio di Lichtenfels; ro, come tutti i Cavassini e si portò a il Nuovo Seminario di Münnerstadt; la lavorare in Berlino, alle dipendenze centrale elettrica di Neustadt an der Saa- del sig. Bosari di Pinzano. Ivi dopo le e la Villa Vetter di Tretzendorf. Come due anni, con un suo tutt’ora compa- riconoscimento ai prestigiosi lavori ese- gno, tentò l’impianto di un’azienda guiti, l’azienda del Demichieli riceve al proprio nome: ma questa, appena una medaglia d’oro alla fiera del settore fondata, si spense, e così egli dovette edile di Lipsia nel 1913. Alla morte di ritornare alle dipendenze del buon Oswald, gli succedono nella conduzione Bosari […] dopo nove mesi di su- dell’azienda i figli Giuseppe e Ferruccio, dori ritentò la prova e questa volta nati dal matrimonio con Irene Petrucco riuscì, grazie alle sue attitudini, ai

Osvaldo Di Michiel (Oswald Demichieli) con alla sua destra la moglie Irene Petrucco che tiene in braccio il figlio Ferruccio. Bamberg (Germania) 1911. Foto: Lucia Roman-Di Michiel.

23 Cfr. H. MAY, “Terrazzieri” in Franken. Italienische Terrazzoleger und der Import eines vielseitigen Baustoffes, in Fremde auf dem Land, Bad Windsheim 2000, 125; inf. Maria Luisa Di Michiel.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 245 Onorificenza e spillone ricevuto dal terrazziere Giobatta Di Michiel. Berlino 1904. Doc. Mario Di Michiel.

Gabinetto di Sua Maestà Imperatrice e Regina. Berlino lì 13 settembre 1904.

Al terrazziere Sig. Lion Battista di Michiel. Sua Maestà Imperatrice e Regina Le ha per sua grazia assegnato l’allegata “Adlernadel”* in ricordo del tempo in cui Lei con diligenza e fedeltà ha lavorato all’ampliamento del Victoria Luisenhof a Potsdam

Barone von Winbach

* Adlernadel = spilla con l’immagine di un’aquila, che era la massima decorazione prussiana.

246 Cavasso Nuovo / Cjavàs suoi bravi operai ed al cemento prus- Maraldo, emigrato nel 1899, è proprie- siano. Egli trovasi col suo compagno tario di una ditta di terrazzo e cemento a [Palombit] in Wilhelmshaven, ove Mostar in Bosnia Erzegovina; a Gleiwitz possiede una ditta, una casa con nell’alta Slesia, nei primi anni del Nove- magazzino, con attrezzi per lavori cento, i fratelli Mario e Felice Bazzani in cemento-terrazzo, ecc. ecc. Tiene sono titolari della “Gebrüder Bazzani – pure, in società, una caccia riserva- Fabrik für Sämmtliche Terrazzo Granita ta […] Egli è cittadino onorario di und Cementwaren Ausführung von Ter- Wilhelmshaven, interprete in quei razzoböden Mosaikböden Betonarbeiten Tribunali e presidente degli impren- aller Art” (inf. Luigi Bazzani, Remanzac- ditori del suo genere in Prussia24. co); i fratelli Bian Rosa lavorano a Hal- berstadt con la ditta “Venezia Marmor Luigi De Pol, Luigi Toffolo, Oswald Fussboden und Zement Ausführung”; Demichieli e Giuseppe Colussi non sono, i fratelli Giovanni, Giaccomo e Severi- tuttavia, gli unici esempi di emigranti no Zecchini, invece, sono nella zona di imprenditori. Il 13 settembre 1904, il Salisburgo25 mentre nei primi anni del terrazziere Lion Battista di Michiel, per Novecento Luigi Businelli, classe 1876, esempio, riceve uno spillone con l’aquila si spinge in Danimarca, dove a Copen- da parte del Barone di Winbach a ricono- hagen opera con una propria azienda di scenza di quando “con diligenza e fedeltà mosaico e terrazzo (inf. Leopolda Loria, ha lavorato all’ampliamento del Victoria Udine). Pur senza raggiungere posizioni Luisenhof di Postdam” (inf. Mario Di Mi- economiche di rilievo, numerosi sono, chiel, Cavasso Nuovo). Giuseppe (Josip) inoltre, i terrazzieri di Cavasso Nuovo che

Maestranze della ditta di terrazzo f.lli Bazzani in Germania nel 1904. Al centro nella foto, il settimo da sinistra, Pietro Bazzani. Foto: Luigi Bazzani.

24 Cfr. Cavasso Nuovo. In difesa del proprio germanesimo, “La Patria del Friuli”, 6 ottobre 1914. 25 Cfr. Cavasso Nuovo. Un nostro operaio morto all’estero, “La Patria del Friuli”, 4 marzo 1913.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 247 Terrazzieri (terazai) lavorano nei paesi dell’Europa centrale: vano nella città e, nel 1913, sposa Cate- cavassini. Inizio ‘900. negli anni Ottanta e Novanta dell’Otto- rina Alessandrini di Fanna: fino il 1916 è Foto: Edo Bier. cento, il terrazziere Giacomo Petrucco, a Wittemberg, nella Sassonia-Anhalt, ma nato il 12 maggio 1845, la moglie An- nel 1922 la famiglia (moglie e tre figli gela Girolami di Fanna e i quattro figli, nati in Germania) o almeno una parte di sono a Colonia; a cavallo tra Ottocento essa, dovrebbe trovarsi in Friuli, a Fanna, e Novecento, Osvaldo Petrucco, nato il 5 dove il 19 dicembre nasce la figlia Teresa. maggio 1866, lavora come cementista a Allo scoppio della grande guerra, rientra, Nova Ves in Cechia e, successivamente, invece, in Friuli da Norimberga la fami- a Wilmersdorf nel Brandeburgo; Enrico glia (moglie e figlio) del cementista Pie- Franceschina, nato a Cavasso Nuovo il tro Petrucco, nato a Cavasso il 5 agosto 23 marzo 1876, lavora come terrazziere 1885. Nel 1909, Guido Picotti, ispetto- a Schöneberg, quartiere di Berlino, dove re dell’Ufficio Provinciale del Lavoro di abita con la moglie e i cinque figli nati Udine, osserva che nel mandamento di nella città tedesca tra 1901 e 1908; nel Maniago gli emigranti (6.823 persone) 1900, appena quattordicenne, il terrazzie- rappresentano il 23,24% dei 29.347 abi- re Pilade Lovisa, nato il 21 luglio 1886, si tanti; se si tiene conto della sola popo- trasferisce a Rotterdam, in Olanda, dove lazione maschile pari a 10.771 unità gli raggiunge alcuni compaesani che lavora- emigranti raggiungono un elevatissimo

248 Cavasso Nuovo / Cjavàs 53,64% (5.778 uomini), il valore più gono le Americhe per lavorare come mi- alto in tutto il circondario di Pordeno- natori. Osserva Guido Picotti: ne. Nel mandamento di Maniago, Erto e Casso con il 45,45% (1.000 emigranti di Nel circondario di Pordenone vi è cui 600 donne su 2.200 abitanti), Barcis poi una fioritura di minatori. E se con il 28,50% (500 emigranti su 1.755 ne trovano parecchi a Cavasso Nuo- abitanti), Arba con il 24.53% (400 su vo, a Cimolais, Claut, Erto Casso, 1.630), Andreis e Claut con il 21.50% Frisanco, Montereale, Caneva, Sa- circa, Cimolais con il 20,16%, Fanna cile, Polcenigo, Meduno, Cordovado, con il 20,50% e Frisanco con il 18,13% e Casarsa. Molti van- sono i comuni con le percentuali più alte no in America e gli altri si dirigono di emigranti sulla popolazione; Maniago specialmente in Germania. Di questi con l’8,33% e Cavasso Nuovo con il 6% minatori una parte si occupano nel circa sono, invece, quelli che presentano traforo delle gallerie, nelle cave di le percentuali più basse26. Le esperienze pietra, un’altra parte, ovvero quella estere dei molti cjavacins che lavorano che si dirige in America, nell’estra- nelle Germanie come apprendisti o af- zione della torba e del carbone, nelle fermati terrazzieri, cementisti o mosaici- miniere di ferro, di argento, di rame. sti dimostra la larga diffusione di questi Il Canada, la Repubblica Argentina mestieri tra gli emigranti di Cavasso, ma e la California sono in special modo non solo: meta dei minatori28.

I terrazzai e i mosaicisti [del Friuli Il più delle volte il lavoro in miniera occidentale] si dirigono buona parte si dimostra fatale: i guadagni, che dopo in Francia, oltrechè nelle città italia- qualche anno di duro lavoro riescono a ne e in quelle tedesche. Il loro numero raggranellare, non compensano, tuttavia, non è quello esiguo d’una volta, che le numerose vite spezzate dalla silico- si limitava specialmente a Sequals, si. “Mio bisnonno, Osvaldo Valle, partì a Fanna e a Cavasso Nuovo; ma si all’età di 38 anni per gli Stati Uniti nel è esteso ai comuni di Spilimbergo, 1906 con due altri compaesani del Borgo Meduno, Barcis, Vivaro, Maniago, Bier a cercare fortuna nelle miniere d’oro San Martino, Morsano, S. Quirino e e d’argento del Colorado. Purtroppo Roveredo. Nei lavori di vero mosaico, quella non fu un’esperienza molto positi- però, gli specialisti restano sempre a va. Lui ritornò a Cavasso tre anni dopo, Sequals. Negli altri comuni, la mag- con pochi soldi e con i sintomi della si- gioranza sono terrazzai27. licosi che gli tolse la vita qualche anno dopo il suo ritorno” (inf. Claudio Valle, Quello del mosaicista e terrazziere non Ottawa, Canada). è, tuttavia, l’unica attività lavorativa che svolgono gli emigranti di Cavasso Nuo- Le precarie condizioni di lavoro vo. Nei primi anni del Novecento, altri all’estero (specialmente quelle dei mi- cjavacins attraversano le Alpi e raggiun- natori), l’impossibilità di raggranellare

26 Cfr. G. PICOTTI, L’emigrazione d’oltre Tagliamento nel passato e nel presente, “La Patria del Friuli”, 3 settembre 1909; ID., L’intensità del fenomeno migratorio nel circondario di Pordenone, “La Patria del Friuli”, 7 settembre 1909. 27 Cfr. G. PICOTTI, Le caratteristiche dell’emigrazione d’oltre Tagliamento, “La Patria del Friuli”, 10 settembre 1909. 28 Ibidem.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 249 Minatori europei, sufficienti risparmi da inviare in paese Tramonti, Vivaro, Erto Casso, Ca- italiani e friulani nelle e le conseguenze non sempre positive vasso Nuovo, Cordenons, S. Martino, miniere del Colorado 29 (Stati Uniti) nel 1932. dell’esperienza migratoria inducono, , Casarsa e qualche altro . Foto: Albertina Rovedo. infatti, qualche osservatore coevo come Guido Picotti, a considerare l’esodo Ancora meno consensi suscita l’emigra- come un fenomeno da scoraggiare: zione di donne e soprattutto di fanciulli che, nel distretto di Maniago raggiunge Nella ricerca da noi fatta sulla ne- cifre elevate. Su 6.323 emigranti, le don- cessità o meno dell’emigrazione nei ne, infatti, rappresentano il 15,33%, la vari comuni, abbiamo trovato dei percentuale distrettuale più alta di tutto risultati secondo i quali una buona il circondario di Pordenone: su un tota- metà degli emigranti del monte e del le di 1.045 unità “935 donne emigranti piano potrebbero benissimo trovar nel distretto di Maniago sono date da lavoro ben rimunerato e meno debi- Erto Casso, Cavasso Nuovo, Frisanco litante nel loro paese. Fra altro po- e Maniago (rispettivamente 600, 190, trebbero trovar lavoro nei loro paesi 80 e 65 donne emigranti)”30. Un terzo quasi tutti gli emigranti di , delle donne emigranti sarebbe occupata di Sacile, di Maniago, di Pasiano, di nelle fornaci, un altro terzo in lavori di S. Quirino, di Morsano e di qualche costruzioni (soprattutto come portatrici altro comune ancora; più della metà di malta) o nelle faccende domestiche nei comuni di Caneva, Spilimbergo, (lavaggio dei vestiti, preparazione dei pa-

29 Cfr. G. PICOTTI, Intorno all’emigrazione d’oltre Tagliamento. Cause ed effetti. Istruzione ed analfabetismo, “La Patria del Friuli”, 28 settembre 1909. 30 Cfr. G. PICOTTI, Le donne e i fanciulli nell’emigrazione d’oltre il Tagliamento, “La Patria del Friuli”, 14 settembre 1909.

250 Cavasso Nuovo / Cjavàs sti, ecc. per conto di nuclei di emigranti granti sarebbero 4.274, di cui 1.200 nel compaesani o parenti) mentre le restanti, Circondario di Pordenone: il distretto di infine, lavorerebbero come balie, fante- Spilimbergo è quello che registra i va- sche, girovaghe. Quattro decenni prima, lori più alti con 430 ragazzi, seguito da nel 1870, l’emigrazione femminile este- Pordenone con 312, Maniago con 298, ra nel distretto di Maniago superava di San Vito al Tagliamento con 150 e Sacile poco il centinaio, a Cavasso Nuovo era- con 10. L’emigrazione dei fanciulli tende no solo tre le donne partite “per l’Austria, a ricalcare quella degli adulti e interessa 31 la Francia e la Turchia” ; alcune persone maggiormente, quindi, i “singoli comu- ricordano, seppur in modo confuso, la ni che danno contingenti straordinari” presenza di qualche lavoratrice di Cavas- di partenze: Aviano con 200 ragazzi emi- so nelle pescherie di Venezia. granti, Sequals con 193, Forgaria con La presenza di ragazzi nell’attività la- 150, Cavasso Nuovo con 130, Frisanco vorativa all’estero, spesso come mano- e Valvasone con 80 ognuno, Maniago e vali, garzoni e portatori di malta nelle Casarsa con 50 ciascuno, Azzano Deci- fornaci e nei cantieri edili, dove alcuni mo con 40 e Travesio con 3032. Le condi- vengono occupati anche come appren- zioni di vita e di lavoro all’estero di “que- disti, è significativa. Secondo l’inchiesta sti disgraziati ragazzi” è molto precaria, condotta dall’Ufficio del Lavoro di Udi- addirittura peggiore di quelle che devono ne nel 1909, in Friuli i fanciulli emi- affrontare i coetanei della Carnia perché

31 Cfr. L. CARPI, Delle Colonie e dell’emigrazione d’italiani all’estero sotto l’aspetto dell’industria, commercio ed agricoltura, Milano 1874, 220-221. 32 Cfr. G. PICOTTI, Le donne e i fanciulli. Sull’emigrazione dei fanciulli, ma anche delle donne cfr. M. ERMACORA, La scuola del lavoro. Lavoro minorile ed emigrazione in Friuli (1900-1914), Udine 1999.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 251 se i fanciulli carnici emigranti sono sponsabilità della famiglia, che nel adibiti in numero quasi trascurabile frattempo era cresciuta con la nascita nei lavori pesanti delle fornaci, quelli di Vincenzo il 6 marzo 1920 si tro- della zona di cui mi occupo [il cir- vò a mordere la corda ed elaborare condario di Pordenone] sono la mag- progetti. E’ così che parte per gli Sta- gioranza, cioè più dei due terzi. Del ti Uniti chiamato al lavoro dai suoi terzo rimanente una parte è adibita amici che lo hanno preceduto. Il la- a lavori da manovale, l’altra appena voro colà è “a cottimo” e il risultato ad apprendere un mestiere. E questo concreto e ampio che ottiene gli è di avviene per l’avidità di lucro da par- grande soddisfazione34. te dei genitori che vogliono ricavare un utile immediato dall’emigrazione Domenico Francescon, nasce a Cavas- dei figli, ciò che facilmente si ottiene so il 30 agosto 1879. All’età di quattor- nei lavori di facchinaggio33. dici anni, nel 1893, raggiunge stagional- mente la Germania per andare a lavorare Tra i fanciulli emigranti di Cavasso presso la fornace “Perino & Co.”. Impara Nuovo quelli che, tra Ottocento e No- il mestiere di terrazziere, ma con lo scop- vecento, lavorano nelle Germanie presso pio della prima guerra rientra in Italia. aziende edili proprietà di compaesani per Il 15 agosto 1920 s’imbarca a Trieste sul imparare il mestiere del mosaicista e ter- vapore “America” per New York: si trat- razziere sono piuttosto numerosi: parec- tiene per molti anni negli Stati Uniti e chi raggiungeranno, successivamente, gli lavora nelle città di Detroit, Providence Stati Uniti. E’ il caso, per esempio, del e Boston (inf. Domenico Francescon, mosaicista e cementista Andrea Angelo Cavasso Nuovo). Il compaesano Angelo Tramontin, nato a Cavasso il 9 settembre Michielutti, classe 1889, inizia a lavora- 1891. Ricorda il figlio Gino: re come apprendista terrazziere in Ger- Andrea Angelo (ovvero mio padre) mania con soli undici anni. Rientrato in superate le scuole elementari, e quin- patria prima della grande guerra, emigra di i primi anni di giovinezza, mani- negli Stati Uniti nel 1918. Dopo alcuni festò ai propri genitori di non volere anni di lavoro alle dipendenze di un suo dedicarsi al mestiere di contadino ma cugino, crea, assieme a due suoi fratelli, a quello del “terrazzo alla veneziana” una propria ditta di terrazzo, la “Michie- settore mosaico e iniziò con ditte del lutti Bros. Inc.”, tuttora attiva nello stato luogo in Austria-Ungheria […] Ma del Michigan (inf. Michele Bernardon, con lo scorrere del tempo, si avvici- Cavasso Nuovo). Vittorio Dinon comin- nò anche l’inizio della grande guer- cia a emigrare all’età di 11 anni: nasce a ra 1914-1918 e mio padre dovette Cavasso nel 1889 e nel 1900 è in Bosnia, interrompere il lavoro per obbedire dove lavora a portare acqua ai muratori al richiamo delle autorità militari in un cantiere edile. “Era il più vecchio italiane e tornò a Cavasso Nuovo di quattro fratelli e il suo compito era [Dopo aver contratto matrimonio] mantenere la famiglia. Per questo moti- Mio padre caricato della nuova re- vo iniziò a lavorare molto prima dei 14 anni, come del resto molti altri bambini

33 Cfr. G. PICOTTI, Le donne e i fanciulli. 34 Cfr. G. TRAMONTIN, Il mondo del GITI, Trento 2005, 1-4.

252 Cavasso Nuovo / Cjavàs come lui. C’era la fame, non si scherza- va” ricorda il figlio Giovanni35.

I risvolti dell’emigrazione sulla situa- zione socio-economica e sul costume di chi è partito, ma anche di chi è restato sono in chiaroscuro, a seconda, il più delle volte, del punto di osservazione del fenomeno. L’ispettore dell’Ufficio Pro- vinciale del Lavoro di Udine, per esem- pio, rileva che:

Per sé stessa, l’emigrazione [d’oltre Tagliamento] non è ritenuta dannosa agli effetti economici e di fronte alla trascuranza dell’industria e dell’agri- Robert Michielutti Senior nel 1961 (a destra nella foto) mentre coltura, se non dai comuni di Sacile, controlla i lavori di preparazione per un’installazione murale in S. Martino al Tagliamento, Fiume e una chiesa di Easton - Pennsylvania. Maniago […] Tutti gli altri comuni invece, agli effetti economici, ritengo- no utile e anche indispensabile l’emi- nella quantità che in Carnia”. Si tratta grazione36. di cifre considerevoli: i mandamenti di Spilimbergo (3.300.00 lire), Pordenone Nei primi anni 1910, tra le attività (3.027.600) e Maniago (2.729.200) si industriali, Cavasso Nuovo può anno- collocano alla testa di tutti i distretti del verare solo una fabbrica di laterizi dove circondario. A Cavasso Nuovo, l’emigra- “con 14 ore di lavoro, 15 adulti guada- zione, caratterizzata dalla forte presenza gnano Lire 4 e 14 fanciulli Lire 1.50”. di mosaicisti e terrazzieri, sembra avere Le scarse possibilità lavorative offerte in un risvolto benefico anche sull’istruzione paese contrastano con quelle della vicina e sugli orientamenti politici della popola- Maniago dove “è fiorente l’industria dei zione. In un contesto, quello del Circon- coltellinai sotto la duplice forma del la- dario di Pordenone, dove l’analfabetismo voro salariato e dell’artigianato libero”: i è molto diffuso tra gli emigranti, solo lavoratori dell’industria, nelle coltellerie quattro comuni non denunciano analfa- e nei setifici, sarebbero 513, pari al 12% beti: “E li cito a titolo d’onore: Cavasso della popolazione37. Guido Picotti quan- Nuovo, Travesio, Fanna e San Giorgio tifica i risparmi che gli emigranti riporta- della Richinvelda. Gli altri comuni ne no in patria “un capitale non indifferente han tutti, o pochi o troppi” scrive Guido che ogni anno entra nel Circondario di Picotti38. Per quanto riguarda, invece, i ri- Pordenone, nel quale, ad onor del vero, torni ideologici dell’emigrazione, la diffu- non viene sciupato in bagordi invernali sione in paese delle idee socialiste sembra

35 Cfr. L. BARBISAN, Cavasso Nuovo, tesina per il corso di Geografia, a.a. 1998-1999 (docente J. Grossutti). 36 Cfr. G. PICOTTI, I caratteri economico-sociali dell’emigrazione d’oltre Tagliamento, “La Patria del Friuli”, 17 settembre 1909. 37 Cfr. G. de CLARICINI, L’emigrazione dal Friuli dal 1876 al 1911, 208. 38 Cfr. G. PICOTTI, Intorno all’emigrazione d’oltre Tagliamento. Cause ed effetti. Istruzione ed analfabetismo, “La Patria del Friuli”, 28 settembre 1909.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 253 abbastanza ampia, più diffusa che nella fatto qualche anno all’estero dimen- vicina Fanna: nelle elezioni del 7 marzo ticano e peggio ancora mettono in 1909, per esempio, i fannesi sostengono non cale quanto di buono ànno im- il candidato liberale Odorico Odorico parato in patria e se Dio non mette (93 voti contro i 46 del candidato so- la sua santa mano, andando di que- cialista); i cjavacins, invece, votano com- sto passo questa parrocchia e purtrop- patti il socialista Giovanni Cosattini, che po altre ancora da qui a mezzo secolo ottiene 86 preferenze, quasi quattro volte diventeranno parrocchie in partibus quelle di Odorico39. L’influenza dell’emi- infidelium quod deus misericordia grazione sul diverso orientamento poli- avebat. E il parlare il raccontare l’in- tico nei due comuni, argomento ancora sistere non giova punto perché quelli da studiare, non è chiara. E’ interessante che ne avrebbero bisogno non sono ad segnalare, tuttavia, come mentre tra gli ascoltare, e l’autorità dei vecchi geni- emigranti di Fanna la presenza di piccoli tori a nulla o quasi nulla vale per- e medi impresari nel settore del mosaico ché i figli che guadagnano all’estero e terrazzo sia capillare, a Cavasso Nuovo, vogliono scarso il giogo della autorità che pur tuttavia annovera, come è stato paternale vogliono piuttosto coman- rilevato, molti imprenditori terrazzieri, dare che obbedire, è questa la piaga il loro numero, almeno fino alla grande dell’epoca nostra40. guerra e specialmente per quanto riguar- da l’emigrazione europea, è decisamente Lo scoppio della grande guerra chiude più contenuto. una stagione migratoria fortunata: come il resto dei friulani, i cjavacins rientrano Perplesso, diffidente e sgomento per precipitosamente in patria. Per molti de- gli effetti negativi che la “pronunciatissi- cenni, le strade dell’Europa centrale non ma emigrazione che vuol dire corruzione verranno più ripercorse. La fine del con- di costumi e naufragio nella fede cattoli- flitto dischiude, invece, altre mete. Il 5 ca” avrebbe sul gregge cjavacin è, invece, dicembre 1919 il giornale “La Patria del il parroco locale che, in occasione della Friuli” di Udine riferisce della partenza visita pastorale che nel 1909 compie il per la Francia di una cinquantina di ope- vescovo Mons. Francesco Isola, scrive: rai di Cavasso Nuovo.

Riguardo allo stato morale della I bisogni impellenti della popolazione parrocchia in poche parole mi spiego. friulana non lasciano margini alla dialet- L’emigrazione marcatissima fa strage tica politica: “I nostri operai non atten- della fede cattolica; la pietà si con- dono la offa del Governo, non vogliono serva lodevole nel sesso femminile; gli sussidi che degradano chi li riceve, voglio- uomini avanti in età si mantengono no il passaporto per la Francia. I fratelli fedeli ai doveri cristiani, ma i giova- Lovisa, già impresari di lavori nella Valle ni ahimè! i giovani al di sotto degli della Sarre, hanno ottenuto dal Governo anni quaranta, fatte le debite ecce- francese la ricostruzione dei villaggi, di- zioni sentono poco religiosamente e strutti dall’invasione Germanica attorno

39 Cfr. Impressioni, “Lavoratore Friulano”, 13 marzo 1909, 1-2: ringrazio Gian Luigi Bettoli per la segnalazione. 40 Cfr. ASD (Archivio Storico Diocesano di Pordenone), Visite Pastorali, Documenti, Cart. n. 30, busta 6, fascicolo 10, Cavasso Nuovo, 1909.

254 Cavasso Nuovo / Cjavàs Verdun e già stanno arruolando squadre passano in Francia, nelle regioni già per- di operai per i detti lavori di ricostruzio- corse dell’allora Germania: prima della ne”. Il giornale udinese aggiunge infine guerra infatti i Lovisa sono nella Saar, che “sono coraggiosi e forti, i nostri ope- a Tholey, dove gestiscono un’impresa di rai, che non sono socialisti, ma italiani terrazzo presso la quale lavorano molti di sangue e di cuore e troveranno nella compaesani friulani44. Francia ridivenuta amica quell’agiatezza che la guerra aveva loro tolta”41. Qualche mese prima, a poca distanza da Cavas- 4. “Una grande e compatta famiglia”: so Nuovo, a Casiacco di Vito d’Asio, era l’emigrazione nel Novecento sorta la Unione Cooperativa Pedemonta- na Veneta di Lavoro che secondo quanto Per gli abitanti della pedemontana e stabilito nello Statuto “avrà specialmente della montagna del Friuli occidentale in per fine l’assunzione di lavori in Italia e generale, gli Stati Uniti sono meta mi- all’estero”42. L’Unione Cooperativa sem- gratoria diffusa solo a partire dall’ultimo bra affiancare l’iniziativa degli impresari decennio dell’Ottocento, più ancora nel- di Cavasso Nuovo e, assieme a questi, la prima decade del Novecento45. I primi contrastare l’orientamento del trattato di terrazzieri e mosaicisti della pedemonta- lavoro che da lì a poco verrà sottoscritto na del Friuli occidentale, soprattutto di tra l’Italia e la Francia43. Sequals e Solimbergo, approdano a New York attorno al 1880. Quell’anno, Luigi L’arruolamento, da parte di impresa- Zampolini da Baseglia e Filippo Crovato ri friulani, di squadre di operai che in da Sequals, che lavorano presso l’azienda Francia avrebbero dovuto occuparsi della che Giandomenico Facchina possiede a ricostruzione delle zone devastate dalla Parigi, realizzano alcuni mosaici nella re- guerra è singolare perché se da una parte sidenza che il miliardario Vanderbilt co- evidenzia l’urgenza di provvedere a risol- struisce a New York sulla 5th Avenue46. vere il problema di una disoccupazione dilagante, dall’altra conferma una tra- I cjavacins raggiungono numerosi gli dizione imprenditoriale che prima della Stati Uniti e New York in specie a par- Grande Guerra vede operanti nei paesi tire degli anni Novanta dell’Ottocento. dell’Europa centrale non meno di 2.000 Domenico Bernardon, tuttavia, nato a impresari friulani. Dopo il 1919, molti Cavasso Nuovo nel 1862, attraversa per

41 Cfr. Cavasso Nuovo. Partenza per la Francia, “La Patria del Friuli”, 5 dicembre 1919; J. GROSSUTTI, Le cooperative di lavoro dei muratori friulani in Francia tra le due guerre, “Metodi & Ricerche. Rivista di studi regionali” n. s. XXII (2003), n. 1, 137-148. 42 Cf. S. ROSSI, Unione Cooperativa Pedemontana Veneta di Lavoro, “La Patria del Friuli”, 23 agosto 1919. 43 Cf. Z. CIUFFOLETTI, Il Trattato di lavoro tra l’Italia e la Francia del 30 settembre 1919, E. TÉMINE, T. VERTONE (a cura di), Gli italiani nella Francia del sud e in Corsica (1860-1980), Milano 1988, 106-116. 44 Sull’esperienza dei Lovisa si veda la testimonianza di Celestino Lovisa in questo volume. 45 Cfr. J. ZUCCHI, Immigrant Friulani in North America, in R. J. VECOLI (a cura di), Italian Immigrants in Rural and Small Town America, Essays from the Fourteenth Annual Conference of the American Italian Historical Association held at the Landmark Center St. Paul Minnesota October 30-31, 1981, New York 1987, 63; E. FRANZINA, Il Friuli e l’America. Donne, società, emigrazione fra ‘800 e ‘900, in Tina Modotti. Atti del Convegno Internazionale di Studi, a cura del Comitato Tina Modotti, Udine 1995, 79-95. 46 Cfr. L. RIDOLFI, I friulani nell’America del Nord, Udine 1931, 17-18; si veda inoltre M. BERNARDON, Terrazzieri friulani in Nord America. Dalla pedemontana pordenonese a New York e dintorni. Terrazzo Workers in North-America, Maniago 2004 e I terrazzieri della Pedemontana del Friuli occidentale negli Stati Uniti, Giornata di Studio Sabato 30 settembre 2006, Cavasso Nuovo 2006.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 255 La Famee Furlane di Philadelphia nel 1930: il gruppo è quasi interamente composto da cjavacins. Foto: Domenico Maraldo.

3 4 5 2 6 7 8 9 10

1 la prima volta l’oceano nel 1884 e lavo- Un gruppo più nutrito di emigranti di 12 11 13 14 ra come minatore a Silverton, nel Colo- Cavasso Nuovo raggiunge gli Stati Uniti rado, fino al 1896. Rientrato in patria, tra 1892 e 1893. Nel primo anno vanno nel 1907 parte nuovamente per gli Sta- segnalati Antonio Maraldo (classe 1870), ti Uniti, non dal porto di Cherbourg, Giacomo Maraldo (1869) e Michele 1. Benvenuto Lovisa come ventitré anni prima, ma da Le Ha- Maraldo (1863) che partono dal porto 2. Giobatta Bernardon vre. L’itinerario migratorio di Luigi Fran- belga di Anversa con destinazione New 3. Gianni Maraldo 4. Dante Maraldo cescon è interessante e diverso dal resto York (i primi due) e Chicago (il terzo); 5. Willi De Michiel dei compaesani. Ventiquattrenne, arriva Giacinto Maraldo (1852), da Le Havre 6. Giovanni De Michiel a Chicago il 3 marzo 1890, dove lavora a Chicago; Luigi Bernardon (1869), da 7. Angelo Palombit “Baluti” come mosaicista. Nel 1892 abbandona Napoli a New York e Antonio Maraldo 8. Ernesto Francescon la fede cattolica e diventa membro del- (1870) che si trattiene fino al 1896. Nel “Marescial” la Prima Chiesa Presbiteriana Italiana 1893 a partire sono Pietro Bernardon 9. Antonio Bernardon 10. Vittorio Lovisa (Badora) sorta nella città. Qualche anno più tar- (classe 1865), Giacomo Maraldo (1866), 11. Luigi Bernardon di, abbraccia il movimento pentecostale Angelo Zambon (1866), Antonio Zam- 12. Onorina Maraldo e collabora attivamente alla diffusione bon (1877) e Angelo Pontello (1877), 13. Angela Francescon 14. “Pina” Francescon del nuovo credo tra le comunità di emi- tutti da Le Havre a New York; per Ange- granti italiani prima a Chicago, succes- lo Zambon la destinazione finale non è, sivamente in altre città americane, come tuttavia, New York, ma le miniere del- Los Angeles, Filadelfia eS aint Louis: con la zona di Steubenville, nell’Ohio, dove identici obiettivi, tra 1909 e 1910, visita trova, tra gli altri, Luigi Zanbon, Gia- Argentina e Brasile47. cinto Zambon e Angelo Serena, tutti di

47 Cfr. F. TOPPI, Luigi Francescon. I pionieri del Risveglio pentecostale italiano, Roma 1997, 9-11; S. M. BURGESS (ed.), The new International Dictionary of Pentecostal and Charismatic Movements, Michigan 2002, 646.

256 Cavasso Nuovo / Cjavàs Cavasso. Pietro Bier (classe 1861) e Luigi Company” diventa approdo lavorativo Petrucco (1866) partono da Amsterdam per i moltissimi cjavacins che raggiungo- verso New York, mentre Alessandro Cas- no gli Stati Uniti tra cui, per esempio, sini (1860) raggiunge, invece, Cincinna- Oswaldo Fioritto, Secondo Maraldo, ti, nell’Ohio. Antonio Graffitti, Vincen- John Bier, Angelo Maraldo, Salvatore zo Pontello e Domenico Ardit partono Bernardon, John Tita Lovisa, Eugenio dal porto francese di Havre con la nave Fioritto, Romano Lovisa e Amedio Lo- “Champagne” e approdano a New York visa (inf. Michael Fioritto Cunningham, il 10 luglio 1893: sono diretti nelle mi- Toledo, Stati Uniti). niere di Iron Mountain nel Michigan dove, negli stessi anni, lavora anche un Tra anni Venti e Trenta, infatti, la gruppo di frisanchini e poffabrini. destinazione oltreoceanica diventa l’ap- prodo principale degli emigranti di Ca- Le partenze aumentano nel corso dei vasso Nuovo e del resto dei paesi della primi anni del Novecento: nel 1907, per pedemontana. Molti, come per esempio esempio, i lavoratori cjavacins che vengo- Antonio Bernardon, si trattengono negli no registrati a Ellis Island sono circa 33, Stati Uniti come clandestini, ma il più nel 1908 sono 19, 20 nel 1909 e 26 nel delle volte sono denunciati (spesso da al- 1910. In quegli anni, alcuni avevano già tri compaesani) e obbligati dalle autorità avviato imprese di terrazzo e mosaico che statunitensi a rientrare in patria48. La ce- diventano approdo, specialmente a par- lebrazione del X Congresso della Società tire dai primi anni Venti, di un numero Filologica Friulana, tenutosi a Maniago il molto elevato di lavoratori compaesani. 6 ottobre 1929, è occasione per tracciare E’ il caso, per esempio, di Michele (Mi- un bilancio dell’emigrazione nella zona: chael) Fioritto giunto negli Stati Uniti nei primi anni del Novecento. Nel 1907 L’emigrazione temporanea è di il Fioritto crea la “Art Mosaic & Tile molto superiore a quella stabile. La Company” con sede nella città di Tole- maggior parte degli emigranti si de- do nello stato dell’Ohio e filiali anche a dica ai lavori in cemento e in mo- Fort Wayne e South Bend, nell’Indiana. saico, nei quali sono specializzati i La ditta “Art Mosaic & Tile Company” mandamenti di Maniago e Spilim- si occupa prevalentemente della realizza- bergo; un’altra parte inferiore di nu- zione di pavimenti in terrazzo in grandi mero, esercita il mestiere del mina- edifici negli stati di Ohio, Indiana, Mi- tore. Nell’anteguerra, l’emigrazione chigan e Missouri, ma anche nelle città stabile e temporanea era per lo più di Greenwood in South Carolina, Austin diretta verso la Germania, l’Olanda in Texas (dove esegue importanti lavori e l’Inghilterra; dopo la guerra, le con- nel palazzo di governo) e perfino in quel- dizioni economiche dell’estero hanno le della California. A Toledo l’impresa di diretto l’emigrante verso la Francia Michael Fioritto esegue lavori in terrazzo ed il Belgio, bisognose di mano d’ope- presso la Holy Rosary Cathedral, mentre ra per la ricostruzione dei paesi deva- a South Bend costruisce buona parte del- stati dagli eventi bellici. In un secon- la University of Notre Dame. Negli anni do tempo, e tuttora, l’emigrazione è Venti e Trenta, la “Art Mosaic & Tile rivolta verso l’America del Nord e il

48 Cfr. M. BERNARDON, Terrazzieri friulani in Nord America, 19.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 257 Primo Carnera assieme ai cavassini e friulani di Philadelphia nel 1930. Foto: Mario Di Michiel.

2 4 Canadà. L’emigrazione ha apportato Fanna, ma anche a Meduno, Maniago, 1 3 nel Maniaghese un maggior benessere Travesio e Spilimbergo i corsi sono de- economico ed ha dato particolarmen- dicati ai terrazzieri e mosaicisti51. Con

8 5 7 te impulso all’edilizia ed al fraziona- questa iniziativa il Commissariato e i 6 9 mento della proprietà49. Delegati provinciali dell’emigrazione miravano non soltanto all’insegnamento 1. Primo Carnera Nel 1920, Lodovico Zanini riconosce delle nozioni teoriche del mestiere, ma 2. Antonio Bernardon nella zona pedemontana di Maniago e soprattutto a certificare l’idoneità al la- 3. Vittorio di Michiel di Spilimbergo due plaghe ben distinte: 4. Giobatta Bernardon voro del potenziale emigrante. A Cavasso 5. Emilio Maraldo quella di Sequals con le frazioni di Colle Nuovo, la Scuola Cementisti divenne poi 6. Angelo Francescon e Solimbergo –paesi dei mosaicisti-; quella Scuola di Disegno Professionale e, come 7. Apostolo Francescon di Fanna e Cavasso – paesi di terrazzai. Il 8. Ernesto Francescon allora, i corsi triennali furono frequentati “Marescial” novanta per cento degli operai di Sequals da numerosi giovani del paese e di quelli 9. Giovanni di Michiel sono mosaicisti, e la percentuale va assotti- vicini. gliandosi mano a mano che le borgate se ne discostano; in quest’ultime aumenta invece Maggiormente concentrati a New la percentuale dei terrazzai che hanno per York, i cjavacins sono presenti in molte centro i comuni di Fanna e Cavasso Nuo- altre città statunitensi. A Filadelfia, per vo50. esempio, gli emigranti di Cavasso Nuo- vo risiedono, come la maggior parte della Non è casuale, infatti, che dal 1921, comunità italiana, nel sud della città52: i il Commissariato dell’Emigrazione or- friulani e i numerosi muratori e taglia- ganizzi una numerosa serie di corsi per pietre di Poffabro e di Cleulis vivono, in- l’istruzione professionale degli emigranti vece, a nord-ovest della città, a Chestnut friulani: a Cavasso Nuovo e nella vicina Hill e a Germantown rispettivamente.

49 Cfr. A. TEVAROTTO, Posizione geografica, demografica ed economia di Maniago, in Maniago, Udine 1929, 19. 50 Cfr. L. ZANINI, Per i mosaicisti e terrazzai del Friuli, Udine 1920, 5. 51 Cfr. R. DELLA VALENTINA, Storia e origini di Cavasso Nuovo (In origine Fanna di Sopra o Cavasso), s. l. 1988, 158. 52 Cfr. S. LUCONI, From Paesani to White Ethnics. The Italian Experience in Philadelphia, Albany 2001, 18.

258 Cavasso Nuovo / Cjavàs Primo Carnera in visita a Cavasso dopo il ritorno dagli Stati Uniti, 1933. Foto: Brunalisa Montellato.

Nel 1931, don Luigi Ridolfi, che stima I contrasti tra i due gruppi non man- 3 2 5 in 12.000 il numero dei friulani residenti cano: il 3 luglio del 1926, i cjavacins 1

8 negli Stati Uniti, solo a New York con- statunitensi, “sorpresi e mortificati” per 4 6 ta circa 200 cjavacins, un numero pari a alcune prese di posizione dei compaesani 7 quello dei fannesi e di poco inferiore agli di qua dell’Atlantico, decidono di creare emigranti di Meduno (235 persone) che, il “Comitato Pro Monumento – Cavas- secondo il presule, annovera la comunità so, Nord America” del quale fanno parte 1. Primo Carnera 2. Gaetano Pontello 53 emigranti provenienti da tutta l’Unione, più consistente . Il sacerdote friulano in- 3. Nando Tramontin (Basel) contra comunità più o meno numerose da Minneapolis a Tampa, da New York a 4. Derna Pontello di cjavacins anche a Detroit, Indianapo- Los Angeles54. Nel 1925, il parroco, don 5. Maria Maraldo 6. Vittoria Lovisa lis, Washington, Dayton, Lansing. Placereani, ringrazia un gruppo di cjava- 7. Alfredo Lovisa cins residenti a Houston, nel Texas, per la 8. Davide Lovisa Gli emigranti di Cavasso mantengono “generosa offerta” di 414 lire alla chiesa55. forti legami con la madrepatria e parte- Qualche anno più tardi, il 19 settembre cipano attivamente alle vicende paesane. 1929, numerosi emigranti di Cavas- Nei primi mesi del 1926, per esempio, la so Nuovo e Fanna, ma anche di Toppo comunità che risiede negli Stati Uniti si e di Maniago residenti a New York e a riunisce più volte per valutare e rispon- Filadelfia offrono 112.50 dollari (pari a dere alle decisioni prese dal “Comitato 2.100 lire) per la Scuola Professionale Pro Monumento ai Caduti” di Cavasso di Disegno di Cavasso Nuovo – Fanna. Nuovo. Alti cjavacins rimangono legati al paese,

53 Cfr. L. RIDOLFI, I friulani nell’America del Nord, 21. 54 Cfr. I Cavassini Pro Monumento ai Caduti in Guerra, 17 aprile 1926, s.n.t.; Adunanza del Comitato pro Monumento Cavasso – Nord America, 3 luglio 1926, s.n.t.; Comitato Pro Monumento ai Caduti Cavasso Nuovo. Verbale della seduta tenutasi nel giorno 17 agosto 1926, s.n.t.; Adunanza plenaria del Comitato Pro Monumento Cavassini di Detroit, Mich., 4 dicembre 1926, s.n.t.; Seduta del Comitato Cavassini Nord America Pro Monumento, 13 marzo 1927, s.n.t.; Al Signor A. Tramontin per il Comitato Nord America per l’erezione di un Monumento ai Caduti di Cavasso Nuovo, 22 aprile 1927, s.n.t.; Seduta Generale Pro Monumento Cavassini, Detroit, Mich., N.A., 17 maggio 1927, s.n.t. Sul Monumento ai Caduti in Guerra di Cavasso Nuovo si veda inoltre il contributo di Mario Di Michiel in questo volume. 55 Cfr. “Il Giornaletto di Cavasso Nuovo. Bollettino Parrocchiale”, 1 (1925), n. 6, 3.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 259 Due numeri del bollettino parrocchiale: “Il Giornaletto di Cavasso Nuovo” dell’agosto 1927 e “Il Gnò Paîs” dell’aprile 1965. All’interno di entrambi la speciale rubrica dedicata agli emigranti.

260 Cavasso Nuovo / Cjavàs alla famiglia e alla propria gente raccon- presidente della “National Terrazzo & tando la Nostalgia di chi è lontano. Mosaic Association”. Qualche decennio più tardi, nel 1964, il compaesano Lou- Scrive Osvaldo Francescon: is Palombit ricopre la stessa carica nella Destino mio, dove sei? “Tile Contractors Association of Ameri- Dov’è quell’ora che io partirò? ca” (associazione degli imprenditori pia- 58 Andrò a Cavasso, al Friuli mio, strellisti) . all’Italia mia, agli amici miei. Nel secondo dopoguerra, i percor- Il Francescon, nato a Cavasso Nuovo si migratori ricalcano, in genere, quelli il 3 novembre 1900, parte per gli Stati degli anni Venti e Trenta. I cjavacins si Uniti nel 1922, dove si trattiene fino il portano, prevalentemente, in Canada, febbraio 1927. Rientrato in Italia, torna negli Stati Uniti, in Olanda, in Belgio, in a partire per l’America nell’agosto 1928. Francia, in Australia, e, successivamen- Fino alla sua morte, avvenuta nel 1967, te, anche in Germania e nella Svizzera. Osvaldo lavora come terrazziere a Mia- Qualche famiglia raggiunge l’Argenti- mi, Boston, Cincinnati, Dayton e Co- na, come i Palombit (Giuseppe, la mo- lumbus56. glie Lidia Del Re e le figlie Antonietta e Gianna) che partono da Genova il 25 I cjavacins sono molto attivi anche aprile 194859. La descrizione dei flussi e all’interno della comunità friulana d’ol- il ricordo dell’esperienza migratoria sono treoceano. Pietro Colussi e Cesco Busi- affidate alle testimonianze dei protagoni- nelli, per esempio, sono tra i principali sti. Le rubriche Notizie da e per l’estero, sostenitori della costituzione della “Fa- Per voi emigranti e Piccola posta che, ne- mee Furlane del Nord America” di New gli anni Cinquanta e Sessanta, appaiono York57. Alcuni compaesani occupano po- puntualmente sul bollettino parrocchiale sizioni dirigenziali nelle associazioni pro- di Cavasso Nuovo “Il gnò paîs”, mentre fessionali che, come quella dei terrazzieri, riportano nominativi e luogo di emigra- mosaicisti e piastrellisti, vedono una nu- trita presenza di emigranti di Cavasso. Il zione, tengono uniti i cjavacins residenti mosaicista Antonio (Anthony) Tramon- in patria e all’estero: anno dopo anno, le tin, classe 1875, arriva a New York nel due comunità si incontrano nelle strade 1890 e dopo qualche anno diventa di- del paese, in occasione delle affollatissi- rigente della “Mosaic Workers’ Union”. me “Festa dell’Emigrante”. Particolar- Nel 1900 si stabilisce a Filadelfia, quindi mente sentita quella del 15 agosto 1968, a Cincinnati, per approdare, finalmente, quando “davanti a una grande e com- a Detroit nel 1922, dove assieme al fra- patta famiglia di emigranti di Cavasso” tello crea l’azienda “Tramontin Bros.”. viene inaugurata la nuova sede dell’Asilo Nel 1930, Antonio Tramontin, diventa Scuola Materna60.

56 Cfr. O. FRANCESCON, I no soi poeta, Roveredo in Piano 2001, 9-11,104. 57 Cfr. Maniago, 53. 58 Cfr. J. J. SEKORA, Ceramic Tile in 20th Century America, New Jersey 2003, 142 59 Cfr. Intervista a Gianna Palombit, in Verso la speranza. Storie di ieri e di oggi, a cura degli alunni della classe terza della Scuola Elementare di , Pinzano al Tagliamento s.d., 15-17. 60 Cfr. 15 agosto 1968. La nostra gran giornata dedicata agli emigranti, “Bollettino Parrocchiale”, dicembre 1968, 3; Feste in Friuli per gli emigrati. I riti celebrativi a Cavasso Nuovo, “Friuli nel Mondo”, settembre 1958, 3.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 261 IL MUSEO DEL LAVORO E DELL’EMIGRAZIONE DI CAVASSO NUOVO

Il passato recente del Friuli è in gran parte legato, in modo diretto o indiretto, all’emi- grazione: mestieri, catene migratorie, scuole serali, sviluppo edilizio-abitativo, rimesse di denaro sono soltanto alcuni degli aspetti di come l’emigrazione ha inciso sulla vita quo- tidiana dei paesi friulani, configurandosi come il fenomeno sociale che più ha pervaso la nostra cultura.

Per documentare questa importante fase di trasformazione del nostro terrritorio, l’Am- ministrazione Provinciale di Pordenone, in stretta collaborazione con il Comune di Cavas- so Nuovo, ha dato vita nel 2000 a una sezione del Museo Provinciale della Vita Contadina “Diogene Penzi” dedicata al lavoro e all’emigrazione. L’idea originaria di questo viaggio nella memoria si deve al compianto prof. Diogene Penzi, studioso di storia locale, che ha iniziato la ricerca e la raccolta delle testimonianze e degli strumenti di lavoro che hanno consentito di realizzare l’attuale spazio museale.

Il percorso espositivo si articola in dodici sezioni tematiche che delineano nel loro com- plesso l’intera vicenda migratoria e che propongono al visitatore, attraverso il ruolo fon- damentale delle immagini, la storia dell’emigrazione friulana e la vita degli emigranti. Il museo occupa l’intero secondo piano del prestigioso palazzo dei conti Polcenigo-Fanna, denominato Palazàt, e attualmente si compone di oltre mille documenti tra lettere, passa- porti, avvisi di chiamata per l’estero, fotografie, diari, manifesti, documenti delle comunità all’estero e strumenti di lavoro.

Il museo non è solo una mera raccolta di oggetti, ma un centro di documentazione, che alla conservazione affianca lo studio e la ricerca sugli aspetti sociali, politici, economici e linguistici dei flussi emigratori da e verso il Friuli. In tale contesto è punto di riferimento regionale per quanto riguarda il tema emigrazione ed è stato recentemente inserito come progetto pilota nel programma AMMER (Archivio Multimediale dell’Emigrazione Re- gionale): un ampio progetto regionale che si propone di creare un archivio multimediale dell’emigrazione friulana nel mondo.

Una sala espositiva presso il Museo dell’emigrazione a Cavasso Nuovo.

262 Cavasso Nuovo / Cjavàs Testimonianze e ricordi dei cjavacins.

Le testimonianze che vengono di seguito trascritte raccolgono solo alcune delle tante espe- rienze migratorie dei cjavacins andati all’estero tra Ottocento e Novecento. Le interviste, quin- di, non sono esaustive del fenomeno migratorio a Cavasso e nelle sue frazioni. La scelta degli intervistati ha cercato di rappresentare, da una parte, le principali destinazioni migratorie; dall’altra, le professionalità più diffuse. A raccontare il gî pal mont non sono stati soltanto i diretti protagonisti, ma, talvolta, anche i discendenti degli emigranti.

La nonna “Menia” Intervista ad Armando Lovisa (Cavasso Nuovo), 2007

Cavasso Nuovo - Villa Colussi con sullo sfondo il colle Ardit.

Era poco prima di mezzogiorno di una bella giornata di autunno del 1953 quando all’im- provviso un rumore insolito, che man mano che passavano i secondi si faceva sempre più assordante, attirò l’attenzione degli abitanti di Cavasso. Dopo alcuni minuti questo rumore si materializzò nella forma, per quei tempi quasi sconosciuta, di un enorme elicottero con le insegne dell’Aviazione degli Stati Uniti.

Credo che quella mattina quasi tutto il paese si sia fermato per osservare cosa stava accadendo. Anche gli alunni della scuola elementare, che allora aveva sede nel Palazàt, si affacciarono tutti alle finestre per vedere cosa stava succedendo.

L’elicottero roteava sopra il paese come se stesse cercando di individuare qualcosa. Dopo una decina di minuti scese di quota e iniziò la manovra di atterraggio sulla sommità del colle Ardit. La gente in piazza seguiva la scena con grande attenzione, mentre gli insegnanti della scuola avevano il loro daffare a trattenere i ragazzi che volevano uscire.

Nonostante i ripetuti divieti, prima i più temerari poi in seguito tutti gli altri, abbandonarono le aule, scesero in strada e iniziarono a inerpicarsi come capre sulle pendici del colle mentre il rumore del motore si faceva sempre più frastornante. Il turbinio dell’aria provocato dalla rotazione delle pale piegava le fronde degli alberi, staccava le foglie dai rami facendole roteare

Cavasso Nuovo / Cjavàs 263 in cielo e piegava l’erba con una tale violenza che rendeva oltremodo difficoltosa la salita del colle. Ma niente poteva arrestare la curiosità dei ragazzi che volevano vedere da vicino quella straordinaria macchina volante.

Subito dopo l’atterraggio, appena le pale si arrestarono, dall’elicottero scesero alcuni militari americani e fra loro un ufficiale pilota che in inglese, con l’aggiunta di qualche parola di friula- no e tedesco, disse di essere venuto a trovare la nonna “Menia” di Runcis.

La nonna “Menia” era Domenica Dinon, che abitava all’inizio della borgata Runcis, nella pri- ma casa a sinistra, meglio nota come l’osteria della Alda. Assieme al marito Giovanni Lovisa è stata emigrante per vent’anni a Praga, allora Impero Austro-Ungarico, dove il Lovisa aveva avviato un’impresa di terrazzo. Allo scoppio della prima guerra mondiale dovettero, come tanti altri friulani, abbandonare tutto e rientrare frettolosamente in Friuli.

Nel 1926 il figlio Giovanni Jr emigrò negli Stati Uniti dove si sposò, ebbe una figlia, Dolores, che in seguito andò in sposa a un ufficiale americano. Robert, questo il nome dell’ufficiale ame- ricano sceso dall’elicottero, era appunto il marito di Dolores, la nipote di “Menia”.

Una storia di ordinaria emigrazione, come tante altre in quei tempi, se non fosse per il fatto che Robert in forza alle truppe di occupazione americane presso una base in Germania Ovest, per ragioni di servizio ogni tanto arrivava con il suo elicottero fino alla base di Aviano. Quan- do poteva si prendeva qualche ora per venire in macchina fino a Cavasso a scambiare quattro chiacchiere con la nonna. Lui non parlava l’italiano, lei non parlava inglese e per comunicare usavano la lingua che in circostanze diverse entrambi avevano avuto l’opportunità di imparare: il tedesco.

In occasione di una di queste visite osservò, dalla terrazza dell’osteria, che un tratto pianeggian- te del sottostante colle Ardit era privo di vegetazione e fu lì che probabilmente maturò l’idea di tornare dalla nonna, arrivando fino quasi davanti alla sua casa in elicottero. Una bravata assolutamente impensabile ai giorni nostri.

Non sappiamo quanto la nonna Menia sia rimasta impressionata da questa inattesa visita, quello che è certo e che per i ragazzi della scuola elementare di Cavasso fu un avvenimento memorabile di cui si parlò per parecchio tempo.

Robert rimase ancora per parecchi anni in servizio nell’Aviazione degli Stati Uniti. Per un certo periodo fu anche pilota dell’allora presidente J. F. Kennedy. Per molti anni è rimasto lontano da Cavasso, ma nel 2005 ormai anziano è tornato per una breve visita a rivedere i parenti an- cora vivi.

Quattro generazioni di terrazzieri Intervista a Celestino Lovisa, Runcis (Cavasso Nuovo), 2007

Mio nonno Celeste Lovisa, nato il 18 aprile 1865, era emigrato in Germania, a Tholey, nella regione della Saar, prima della grande guerra. Con il nonno erano partiti anche i suoi fratelli Angelo, che si era trattenuto nella vicina località di Sankt Wendel e Michele che invece, andò nella vicina Friedrichsthal. Tutt’è tre erano terrazzieri; mio nonno aveva una propria ditta di terrazzo. Quando è scoppiato il conflitto, il nonno è tornato a Runcis, dove c’era la nonna, Domenica Petrucco. Anche Angelo e Michele sono rientrati in Friuli.

Subito dopo la fine del conflitto, nel 1919, mio nonno è nuovamente emigrato, portandosi anche due figli: Luigi, mio padre, nato nel 1888 e Pietro nel 1905.S ono tornati a Tholey, dove

264 Cavasso Nuovo / Cjavàs hanno continuato a lavorare nel settore del terrazzo, facevano i pavimenti nelle abitazioni. Nella regione della Saar le attività economiche principali erano lo sfruttamento delle miniere e l’agricoltura. Il terrazzo, allora, non era molto costoso, era abbastanza a buon mercato e quindi veniva utilizzato nelle case. Nella piccola azienda che aveva creato il nonno, lavoravano cinque persone, i due figli e qualche manovale, di solito minatori tedeschi che ogni tanto davano loro una mano. Nel dopoguerra, era il 1923, mio padre Luigi si trasferì in Francia, a Clermont- Ferrand per iniziare una attività in proprio. Dalla Francia si è poi trasferito in Marocco per un breve periodo.

Nei primi anni trenta altri miei parenti sono emigrati altrove. Il fratello di mia madre, Luigi Roitero, è andato a Detroit; un fratello di mio padre, Pietro Lovisa, invece, si è trasferito in Argentina: lavorava come agricoltore, ma dopo mio padre dovette pagargli il biglietto per farlo ritornare in Italia.

Nel 1925 mio padre è rientrato in Italia per poi emigrare di nuovo in Germania, a Friedri- chsthal nella Saar. In quel periodo mio padre rientrava a casa più o meno ogni due anni. Nel 1926, mia madre, Luigia Roitero ed io lo abbiamo raggiunto a Friedrichsthal. Con i nonni, a Runcis, sono rimasti due miei fratelli, Alberto (Berto) nato nel 1924 a Clermont-Ferrand e Marino nato nel 1926 a Cavasso Nuovo. In quel periodo, mio padre lavorava presso la ditta di terrazzo proprietà di Dante Tramontin di Fanna: l’azienda era a Saarbrücken, distante circa 16 km. da Friedrichsthal. Giovanni Battista Tramontin, il padre di Dante, era emigrato ancora prima della grande guerra. Alle dipendenze dei Tramonin lavoravano quindici/venti operai, tutti italiani, buona parte friulani; facevano pavimenti in terrazzo, soprattutto nelle cucine e nei corridoi delle abitazioni, ma anche gli scalini e i davanzali. Fino agli anni Trenta, nella zona di Saarbrücken i Tramontin erano gli unici a lavorare nel settore del terrazzo; dopo hanno aperto qualche altra azienda, operai tedeschi che avevano imparato il mestiere con i Tramontin. Anche mio padre ha lavorato con una ditta tedesca, ma dopo si è rimesso in proprio. I terrazzieri non erano tanto bene pagati; prendevano di più quelli che lavoravano nelle miniere di carbone, tedeschi e polacchi, ma gli italiani non volevano andare a lavorare sottoterra.

Nel 1928, mentre eravamo a Friedrichsthal, è nato mio fratello Dante. In quel periodo la si- tuazione economica era molto difficile, c’era scarsità di lavoro.M io padre, infatti, era andato a lavorare nei boschi della Saar per il corpo forestale, a fare canali per l’acqua: era pagato poco, ma almeno riusciva a guadagnare qualcosa. Nello stesso periodo, per tre anni di seguito, dal 1929 al 1931, ho frequentato come avanguardista le colonie estive organizzate dal governo di Mussolini a Roma e a Francavilla al Mare. Il Consolato italiano di Saarbrücken si occupava dell’organizzazione del viaggio, potevano parteciparvi tutti i bambini figli di italiani, bastava non essere stato membro del partito comunista. Una volta, infatti, un bambino della colonia si è messo a cantare “Bandiera rossa” e lo hanno messo in castigo: dopo era sempre da solo. Nella Saar c’erano tanti bambini che frequentavano le colonie: stavamo un mese, durante le ferie estive. Mi ricordo che eravamo circa sessanta bambini da tutta l’Europa, giocavamo, facevamo il bagno nel mare e un po’ di ginnastica, ci davano da mangiare bene: ho un bel ricordo del periodo in colonia. Le autorità consolari non chiedevano di prendere la tessera del partito, non eravamo tenuti a fare parte del fascio. Mio padre non si è mai intrigato in politica, pensava al suo lavoro e basta. L’unica volta che andavamo in Consolato era per rinnovare il passaporto, se dovevamo rientrare in Italia, oppure quando facevano la Festa della Befana: portavano noi bambini, ci davano qualche dolci.

Da ragazzo, a Saarbrücken, ho frequentato per circa sei mesi una scuola per imparare il me- stiere di meccanico ferraio. Dopo ho fatto un anno in giro per la Germania: prima a Kelheim in Baviera, dove lavoravo al montaggio degli alti forni per la ditta Lurgi Chemie, una fabbrica specializzata per il trattamento dello zolfo; dopo ho lavorato per la Hermann Goering Werk, a

Cavasso Nuovo / Cjavàs 265 Braunschweig vicino ad Hannover.

Nel 1936 è morto il nonno Celeste, era a Runcis. Io sono rientrato in Italia nel 1942 per fare il militare: mi era arrivato il cartellino rosso dell’esercito. Avrei potuto fare il servizio militare an- che in Germania, ma i miei genitori avrebbero dovuto prendere la cittadinanza, dovevano esse- re naturalizzati. Mio padre non ha mai voluto rinunciare all’Italia. Quando ero ragazzo, alcuni miei amici facevano parte della “Hitler Jugend”, ma anche in quel caso per poter parteciparvi i miei dovevano diventare tedeschi. Sono rientrato quindi in Italia e mi sono presentato presso il Distretto Militare di Sacile. Ho partecipato alla campagna di Russia inquadrato nella divisione Julia, sono partito lo stesso anno. All’inizio del 1943 mentre mi trovavo a Kiev mi sono amma- lato di polmonite e mi hanno portato in un ospedale militare tedesco dove mi hanno guarito abbastanza presto ma siccome parlavo tedesco, mi hanno trattenuto come traduttore.

Attestato del vescovo di Metz al capomastro Luigi Lovisa per il suo contributo dato alla costruzione della cattedrale di Grostenquin. (Francia -1948). Doc. Celestino Lovisa.

266 Cavasso Nuovo / Cjavàs Nella primavera del 1943 con i resti della divisione Julia sono stato rimpatriato, prima a Sacile, poi a Cividale. Per tutto il periodo del servizio militare e anche dopo l’armistizio i miei genitori non hanno avuto le mie notizie

Dopo l’armistizio, sono rientrato a Runcis. Ho vissuto con mia nonna Domenica circa tre anni. Ho lavorato per un periodo con la Todt: mi avevano ingaggiato soprattutto perché sapevo il tedesco. Nel 1945, alla fine della guerra, sono rientrati anche i miei genitori. Nel 1946 mio padre Luigi è emigrato clandestino in Francia, a Grostenquin, nella Lorena, non lontano da Metz e dalla frontiera con la Germania. Lavorava in una grande ditta edile di Morhange come capomastro; erano molto impegnati nella ricostruzione della zona dopo la guerra. Nel 1948 ha avuto un riconoscimento dal Vescovo di Metz per il lavoro di restauro della Chiesa di Grosten- quin. Nel 1948 anch’io sono emigrato in Francia: sono stato assunto all’inizio come gessino nella stessa ditta dove lavorava mio padre. Io però non avevo mai fatto quel mestiere, per cui appena ho potuto sono entrato a lavorare nella miniera di Folschviller come meccanico

Nel 1949, Guido Lovisa, originario di Cavasso Nuovo proprietario di una ditta di terrazzo a Sankt Ingbert, vicino a Saarbrücken, ha offerto a mio padre di trasferirsi in Germania e andare a lavorare con lui: mio padre era un bravo terrazziere. Prima della guerra i Lovisa avevano tanti operai italiani di Cavasso alle proprie dipendenze, facevano terrazzo, ma lavoravano anche con il bitume. Mio padre si è perciò trasferito di nuovo nella Saar; mentre con la mia famiglia sono rimasto in Francia ancora qualche anno. Nel 1953 anch’io mi sono trasferito a Sankt Ingbert, dove ho lavorato per un breve periodo per Guido Lovisa. Nel 1955, con mio padre abbiamo avviato a Sankt Ingbert una impresa di terrazzo. All’inizio avevamo solo quattro operai, che poi sono diventati undici: ricordo che c’erano cinque terrazzieri di Tramonti, uno di Orgnese e due tedeschi. Mio padre è morto nel 1978 e ha continuato a venire in azienda fino quasi alla fine: qualche anno prima di morire, nel 1965, su proposta del Ministero degli AffariE steri, ricevette l’onorificenza di “Cavaliere al merito della RepubblicaI taliana”, che le fu consegnata nel corso di una cerimonia realizzata presso la sede consolare italiana di Saarbrücken.

Io ho continuato l’attività da lui iniziata fino al 1982 anno in cui mi sono ritirato in pensio- ne. Anche mio figlio Elio ha continuato la tradizione di famiglia e attualmente lavora come terrazziere e piastrellista per la ditta Luigi Di Valentin, originario di Arba, che ha sede a Saar- brücken.

Sebastiano Della Valentina Intervista ad Adamella Della Valentina (Cavasso Nuovo), 2007

Mio padre Sebastiano Della Valentina era nato a Cavasso Nuovo il 27 novembre 1890. Quando aveva 9 anni, nel 1899, mio padre è andato a Praga a lavorare nell’azienda che avevano i suoi zii, i fratelli Luigi, Angelo e Clemente Toffolo. Ha cominciato a lavorare come garzone (metteva in ordine il magazzino dell’impresa, portava da bere agli operai); trascorreva, inoltre, una o due ore al giorno con gli operai per imparare il mestiere di mosaicista e stampista. Tornava a Cavasso ogni due o tre anni. Luigi, Angelo e Clemente erano fratelli della mamma di mio papà. I fratelli Toffolo hanno sposato tre sorelle Lovisa originarie della borgata di Runcis. A Praga si erano trasferite le tre famiglie. Avevano impiantato un’azienda edile che nei momenti di maggiore attività aveva superato i cinquanta operai.

Lavoravano soprattutto per musei e chiese, eseguivano più che altro lavori in mosaico. Grazie al successo ottenuto dall’azienda Toffolo, la moglie di Luigi aveva acquistato il titolo nobiliare di contessa. I fratelli Toffolo sono rientrati inI talia con lo scoppio della guerra; qualche loro figlio, tuttavia, è rimasto a Praga. Io ricordo di aver conosciuto solo lo zio Clemente.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 267 Sebastiano Della Valentina, 1939. Foto G. Costantin.

Mio padre è rientrato in Italia nel 1913 per arruolarsi come militare. In quell’anno ha co- nosciuto la futura moglie Angela Bier D’Angeli, anche lei di Cavasso: un anno più tardi, nel 1914, si sono sposati. Dopo, mio padre è partito in guerra; era sull’Adamello. Subito dopo finita la guerra mio padre ha raggiunto l’Inghilterra dove ha lavorato come mosaicista. Ricordo che mio padre raccontava di aver fatto le scritte in mosaico e un grande gatto in muratura che simboleggiavano la famosa marca di sigarette “Black Cat” prodotto dalla “Carreras Tobacco Company”. Mia madre non ha mai voluto raggiungere mio padre in Inghilterra: lei era rimasta a Cavasso con i tre figli, Marcello nato nel 1916, Dorina nel 1914 e Angelina nel 1920. Io invece sono nata nel 1925: nello stesso anno hanno finito di costruire la casa di famiglia con i soldi che mandava mio padre dall’Inghilterra o che portava ogni volta che tornava in Friuli. In Inghilterra mio padre conosceva compaesani di Orgnese. Preferiva lavorare con operai inglesi, cercava di evitare quelli che provenivano della nostra zona, forse perché li riteneva gelosi. Mio padre era responsabile di un gruppo di quattro a otto manovali.

Nel 1928 mio padre si è ammalato ed è rientrato a Cavasso. Aveva un carattere introverso, era severo, ma buono, generoso. In paese ha fatto qualche lavoro: ha fabbricato per esempio delle piastrelle in mosaico (di 20 x 20 cm.) che le avevano ordinato per una mostra a Milano. Nel 1930 è nato mio fratello Vittorio e mio padre è diventato più socievole. Quando hanno aperto la stazione ferroviaria qui a Cavasso nel 1929/1930, mio padre insegnava a lavorare con il mosaico ai figli dei ferrovieri.A ndava a prendere i sassi nella Colvera, nella Meduna, nel Tagliamento. Nelle stazioni della zona, a Meduno, a Maniago, a Montereale Valcellina, qui in paese e in altri ancora gli allievi di mio padre hanno realizzato in mosaico il simbolo delle Ferrovie dello Stato.

Nel 1935 mio padre è partito volontario per la guerra d’Africa; è rientrato due anni dopo, nel 1937. Era un fervente patriota, amava l’Italia. Durante l’ultima guerra, era a Lussin Piccolo,

268 Cavasso Nuovo / Cjavàs dopo l’hanno mandato a Ostia: l’8 settembre era a Genova. Raccontava che mentre era nella città ligure, ha visto la figura di una madonnina sul muro di una casa. Siccome gli piaceva, ha voluto fare il calco, ma il calco non si asciugava e ha dovuto attendere per un bel po’: così è rientrato a Cavasso qualche giorno dopo. Mio fratello Marcello, invece, non è tornato: è morto in guerra nel 1945.

La nostra è stata una famiglia di emigranti. Negli anni Ottanta e Novanta dell’Ottocento, mio nonno materno, Michele Bier Angeli, nato nel 1855, è stato nella Russia Bianca (Bielorussia), in Serbia, in Grecia e in altri stati balcanici: con altri compaesani di Cavasso disegnava strade. Attorno al 1902/1903, con Osvaldo Della Valentina (mio nonno paterno), il nonno di Rolan- do Bier e un altro compaesano di cognome Valle, è stato anche negli Stati Uniti: erano andati nelle miniere d’oro. A mio nonno Michele quel lavoro non gli andava a genio. Difatti, invece di lavorare in miniera, è andato a vendere santini e quadri come ambulante. Molti di quelli che erano con lui negli Stati Uniti qualche anno dopo sono morti di silicosi. Mio nonno Michele, invece, è vissuto fino a 96 anni. I due fratelli di mia madre, Giovanni Battista e Domenico, e le due sorelle Caterina e Giuseppina erano anche andati negli Stati Uniti. Giuseppina aveva sposato Costante Serena che assieme al fratello Michele (marito di Caterina) avevano un’azienda di terrazzo a Dayton, nell’Ohio. I due fratelli Serena sono tornati in Italia per fare la prima guerra. Finito il conflitto sono ripartiti a Dayton. Mio zio Giovanni Battista Bier D’Angeli, fratello di mia madre, era a Toledo, sempre nell’Ohio: lo zio lavorava con l’impresario di terrazzo Michele Fioritto di Cavasso, era il suo Luigi Gerometta (al uomo di fiducia. L’altro mio zio, Domenico Bier D’Angeli era in società con i fratelli Serena. centro nella foto) Anche mio fratello Vittorio nel 1954 è emigrato negli Stati Uniti, a Dayton; lavorava nel settore e Tullio Petrucco (primo a sn.) a del mosaico. Due miei zii paterni, Giuseppe e Michele Della Valentina, erano in Germania Uzwil - SG (CH) agli prima della grande guerra; Giuseppe lavorava sul confine olandese. Entrambi avevano una inizi degli anni ’60. piccola ditta di terrazzo. Quando è scoppiato il conflitto, nel 1914, sono rientrati a Cavasso; dopo la fine, tuttavia, sono ritornati in Germania. La figlia di Giuseppe, Irma, classe 1913, vive ancora là, a Linnich, nello stato del Nord-Reno- Westfalia.

Luigi Gerometta Intervista (Cavasso Nuovo), 2007

Sono emigrato in Svizzera nell’aprile 1959: non avevo ancora compiuto i 18 anni. Ho raggiunto mio padre, Giovanni, che era già nella Confederazione, a Uzwil, nel Cantone San Gal- lo: era emigrato nel 1946/47. Tra le due guerre, mio padre, nato a Pradis di Sotto (Clauzetto) nel 1901, era già andato in Francia, faceva il muratore. Nel 1928 è tornato in Friuli per sposare mia madre, Irma Bernardon (classe 1900) della borgata Vescovi. Ricordo che anche un fratello di mia madre, Guglielmo Bernardon, era emigrato negli Stati Uniti, faceva il terrazziere.

Mio padre non si era stabilito definitivamente in Francia, fa- ceva una o due stagioni di lavoro e poi rientrava per un perio- do in Italia, era una specie di emigrazione temporanea. Uno o due anni prima di sposare mia madre, nel 1926 o 1927, mio padre comprò una casa nel borgo Mas, dove abito io. Dopo il 1928, è tornato in Francia; mia madre, invece, non ha mai

Cavasso Nuovo / Cjavàs 269 voluto raggiungerlo. Non ricordo quando mio padre sia tornato definitivamente dalla Francia, ma probabilmente prima dello scoppio della seconda guerra.

A conflitto concluso, mio padre è tornato a partire. Lui e altri del paese sono andati a lavorare per una ditta svizzera: oltre a mio padre, c’erano Nicolò Maraldo, Castello Petrucco, Isidoro Nonis, Francesco Pontello, Galliano Bernardon, tutti dell’età di mio padre, sulla quarantina o poco di più. Quando sono partito io, nel 1959, sono andato nella ditta dove lavorava mio padre, la “Max Giannini” di Uzwil: era un’azienda edile, facevano appartamenti, case, fogna- ture, edifici pubblici. Impiegava una sessantina di operai, quasi tutti italiani, solo di Cavasso eravamo una ventina. Ad Auswil c’era un’altra ditta edile, la “Chiogna”, vi lavoravano anche degli italiani, ma nessuno di Cavasso, più della zona di Latisana, della zona di Treviso.

Io avevo imparato il mestiere di muratore nelle Scuole Professionali della Fondazione “Cav. Carlo Di Giulian” di Arba. Frequentai i corsi nel 1956/57; con me c’erano tanti ragazzi della zona, di Cavasso, Meduno, Frisanco, Tramonti. La Scuola riceveva molte richieste di lavoro, specialmente dalla Germania: difatti, buona parte degli allievi, finiti i corsi, emigrava. Io, in- vece, ho deciso di andare in Svizzera perché c’era già mio padre. Prima di partire, nel 1958, ho lavorato per circa otto mesi in fabbrica, a Maniago, nella “Coricama”, facevamo coltelli, forbici: il lavoro al chiuso non mi piaceva.

In Svizzera, con me sono partiti altri giovani del paese: mio cugino Luigi Bernardon, Agostino Gaspardo, il figlio di Castello, Walter Petrucco. Tanto noi quanto quelli che erano andati via con mio padre eravamo stagionali. Partivamo verso metà febbraio e tornavamo a inizio dicem- bre, avevamo un permesso temporaneo che ci veniva spedito direttamente dall’azienda, anche l’alloggio era garantito dall’azienda, altrimenti le autorità svizzere non ci avrebbero lasciati entrare. La ditta poteva fare un permesso anche annuale: se avevano bisogno di manodopera per i mesi invernali o se uno si era fatto raggiungere dalla famiglia per esempio o dalla moglie che magari lavorava in fabbrica. Noi vivevamo nelle baracche dell’azienda, a Auswil. Doveva- mo farci tutto da soli, da mangiare, lavare i vestiti, pulire. Pagavamo 50/60 franchi di affitto al mese, un decimo circa dello stipendio, che allora era di 500/600 franchi: l’affitto non era molto costoso perché nelle baracche eravamo quattro/cinque; in un appartamento avrei pagato di più. Allora in Svizzera, un muratore aveva uno stipendio maggiore rispetto ad un operaio in fabbrica: noi però lavoravamo solo nove, massimo dieci mesi all’anno, non avevamo né tredice- sima né ferie garantite! Le paghe, tuttavia, erano più alte che in Italia, si riusciva a risparmiare, risparmi che portavano o spedivamo a casa. Mio padre è stato a Uzwil fino il 1965, ha fatto lo stagionale per quasi vent’anni. Io sono rientrato nel 1972. Mi ero sposato tre anni prima e nel 1971 è nata mia figlia. Diventava sempre più difficile fare lo stagionale. Nel 1970 mia moglie è stata con me in Svizzera un anno: ha fatto una stagione di lavoro in una fabbrica di scatole. Dopo lei è tornata in Friuli per la nascita della bambina ed è rimasta a Cavasso. Per tornare in Svizzera dovevamo lavorare tutt’e due e con una figlia piccola non sarebbe stato possibile. Quelli che erano partiti con me nel 1959 erano già quasi tutti rientrati in Italia.

Quando sono partito io quelli di Cavasso emigravano soprattutto in Francia e in Germania: quasi tutti partivano come stagionali. In Francia, però, molti portarono la famiglia e rimasero per sempre.

Evo e Dennis De Concini, emigranti di prima e seconda generazione negli Stati Uniti Intervista ad Aldo Tuniz (Cavasso Nuovo), 2007

Martedì 14 agosto 1979, il “Messaggero Veneto” riferiva la notizia dell’inaugurazione della scuola elementare e media di Faedis, dono del Governo e del popolo americano al Friuli terre-

270 Cavasso Nuovo / Cjavàs motato:

“...Gli italo-americani, e tra essi numerosi emigrati friulani, hanno dato un grande contributo allo sviluppo economico, culturale e sociale degli Stati Uniti. Per questo il pronto aiuto del popolo americano a quello friulano in seguito al terremoto è stato un gesto di sentita e naturale solidarietà”. Lo ha affermato ieri a Faedis il senatore democratico della Arizona Dennis De Concini inter- venuto alla cerimonia di inaugurazione delle scuole elementari e medie realizzate con i fondi

“Star of Solidarity” assegnata, nel 1955, al giudice Evo De Concini quale riconoscimento per l’impegno profuso a favore degli immigrati italiani. Doc. Aldo Tuniz.

Il senatore Dennis De Concini, davanti alla Chiesa Parrocchiale e attorniato dai parenti residenti a Cavasso, mostra il registro parrochiale che contiene la trascrizione dell’atto di battesimo della nonna paterna Ida Tramontin (Civini) nata il 19 settembre 1880. Foto: Aldo Tuniz.

messi a disposizione dal governo degli Stati Uniti per la ricostruzione del Friuli. All’incontro hanno partecipato il sottosegretario Giorgio Santuz in rappresentanza del governo italiano, il vicepresidente della Camera onorevole Loris Fortuna, l’assessore Del Gobbo per l’ammini- strazione regionale, il presidente della provincia di Udine Englaro e numerose altre autorità statunitensi e locali. Il senatore De Concini, intervenuto come rappresentante del Senato e del popolo degli U.S.A. dopo aver ricordato le sue origini friulane (ha una nonna di Cavasso Nuo- vo), ha parlato del proprio impegno nel 1976 e successivamente nell’ambito della discussione al Congresso sulle proposte di legge per il Friuli - concludeva il quotidiano friulano.

La nonna del senatore, sopra citata, era Ida Tramontin Civini che bambina, alla fine dell’Ot- tocento, partì con il papà Antonio e la mamma Maria Ardit per gli Stati Uniti, stabilendosi ad Iron Mountain nel Michigan. Giovane, conobbe e sposò Giuseppe De Concini, che proveniva

Cavasso Nuovo / Cjavàs 271 da Casez, cittadina del Trentino. Due i figli,A lice ed Evo. Questi, nato nel 1901, alternò il lavo- ro allo studio. Nel 1921 la famiglia si trasferì in Arizona, a Tucson, che in quegli anni conosceva rapida espansione e importante sviluppo. Padre e figlio si dedicarono ad attività commerciali e alberghiere progredendo nelle condizioni economiche e sociali. Questi impegni non distolsero il giovane Evo dallo studio e nel 1932 si laureò all’Università di Legge dell’Arizona. Iniziò per lui una brillante carriera e fu coinvolto in molti progetti civili. Ebbe cariche importanti come consigliere nell’Amministrazione dell’Università e giudice della Corte Suprema. Sempre attivo nella comunità si adoperò a favore degli immigrati italiani. Nel 1955 ricevette la Stella della So- lidarietà dal Console italiano di Los Angeles che, annunciando l’evento, così si espresse: “Il Go- verno italiano desidera premiare il giudice Evo De Concini, di origini italiane, concedendogli l’alto onore della Stella della Solidarietà non solo per le sue attività finalizzate ad unire i legami spirituali e culturali dell’Italia con la popolazione di Tucson e per il suo lavoro per i cittadini americani di origine italiana, ma anche per dargli un giusto riconoscimento per l’alta posizione, la stima e la considerazione che il giudice ha ottenuto nella comunità e nello stato”.

Dei suoi quattro figli, tutti laureati e con brillante successo nelle rispettive carriere, Dennis, dottore in legge, scelse quella politica nelle file del partito democratico. Si fece subito notare a Tucson, sua città natale, dove vide la luce nel 1937, quindi a Phoenix e negli altri centri impor- tanti dello stato. Fu eletto senatore per due volte consecutive. Si espresse con costante impegno e il presidente democratico Carter gli affidò importanti incarichi a Panama e adesso…a Faedis. Qui il Sindaco gli consegnò il Sigillo del Comune destinato al Presidente degli Stati Uniti.

Luciano Zanetti Intervista (Cavasso Nuovo) 2007

Mio padre Arturo Zanetti è nato a Fanna il 28 febbraio 1899: era figlio diS ante Zanetti che aveva sposato, in terze nozze, Luigia Lovisa di Runcis. Durante il periodo bellico, quando aveva 16/17 anni, mio padre è andato al fronte come volontario per scavare le trincee sul Piave. La situazione in famiglia era difficile e mio padre, quindi, si trovò a dover affrontare i problemi della guerra. Colpito dai disastri e dalla crudeltà del conflitto ha deciso di emigrare all’estero. Ha raggiunto una zia che abitava in Germania, dove si era trasferita con il resto della famiglia; si è trattenuto un breve periodo con la famiglia della zia ma non era soddisfatto dell’esperienza tedesca ed è rientrato in Italia ancora prima della fine della guerra. Per un periodo ha fatto il rifornitore nella retroguardia dell’esercito italiano combattente. Finita la conflagrazione bellica, nel 1918 si è trasferito a Parigi, dove viveva uno zio marmista e terrazziere. Mio padre faceva il cuoco ed il manovale ad un gruppo di operai friulani e italiani di un cantiere edile: vivevano in una baracca di lamiera.

A Parigi ha lavorato per qualche anno. Successivamente si è trasferito a Reims, dove era impegnato nella ricostruzione del manto di copertura della famosa Cattedrale della città, dan- neggiata durante la guerra. Dopo ha raggiunto Hamont, nel Brabant, in Belgio: faceva il ter- razziere, ma si è trattenuto solo per poco tempo. Negli anni Trenta, nella città, lavorava anche mio zio Gervasio Perin di Orgnese, faceva il terrazziere ed il marmista. Altro fratello di mia madre, il terrazziere Giovanni Perin, era emigrato in Belgio negli anni Venti. Mio padre è anda- to, quindi, in Olanda, prima a Nijmegen, poi a Eindhoven, dove c’erano tre o quattro aziende edili e di terrazzo. I proprietari erano originari di Fanna, certi Marus, Vettorato e Toffolo: in qualche impresa lavoravano anche più di venti operai italiani. Tra gli anni Venti e Trenta la crisi si fece sentire anche in Olanda e molte aziende dovettero licenziare una buona parte dei propri operai. Inizialmente mio padre ha lavorato con i Marus, poi soprattutto per la ditta di Osvaldo Toffolo e, dopo la seconda guerra, per conto proprio.

272 Cavasso Nuovo / Cjavàs In Olanda c’erano parecchi friulani: a Rotterdam, Amsterdam e Utrecht c’erano soprattutto emigrati originari di Campagna e di Maniago; nelle regioni meridionali del paese, a Maastricht, a Venlo nel Limburgo e a Eindhoven nel Brabant, i friulani provenivano da Fanna e da Cavasso Nuovo. Nella città di Weert, non lontano da Eindhoven, i Zanetti di Fanna avevano un’azienda di terrazzo, marmo e piastrelle.

Nel 1923/’24 mio padre è tornato in Friuli per rivedere i suoi cari. In quell’occasione ha conosciuto mia mamma, Anna Perin, che allora viveva con la famiglia a Orgnese. La famiglia di mia mamma era originaria della zona del Piave, di Nervesa della Battaglia, ma a inizio No- vecento i suoi si erano trasferiti a Campagna di Maniago per fare i mezzadri. Qualche anno più tardi, mio nonno Pietro Perin e il resto della famiglia si trasferirono a Orgnese sempre come mezzadri. Mia madre ebbe una bambina da mio padre, che nel frattempo era rientrato in Olan- da: lei aveva diciassette anni. Mio padre potè conoscere la figlia solo tre anni dopo.

A causa della precaria situazione economica e lavorativa di mio padre in Olanda, mia madre, che lavorava in campagna, non ha potuto raggiungere il marito. Mio padre tornava in patria ogni due o tre anni: nel 1928 nacque mio fratello, nel 1932 mia sorella. Durante la guerra è rimasto in Olanda, non è tornato in Italia per circa sette anni. La situazione era molto difficile, anche per mia madre e i bambini a Fanna: durante quel periodo, infatti, mio padre non poteva mandare soldi alla famiglia rimasta in Friuli, come faceva prima. Per avere qualcosa da man- giare mio padre andava anche a dare una mano ai contadini, in campagna. Durante la notte, qualche volta, lo chiamavano per fare delle riparazioni nell’aeroporto di Eindhoven danneggia- to dai bombardamenti; allora l’Olanda era occupata dalle truppe tedesche.

Dopo la fine della guerra, la città diE indhoven, che era praticamente rasa al suolo, era tutta da ricostruire. Il Comune chiese a chi era rimasto e in grado di lavorare di trattenersi nella zona per lavorare nella ricostruzione delle abitazioni, delle caserme, delle fabbriche, delle scuole. Le autorità comunali offrirono a mio padre di prendere in comodato il capannone che aveva uti- lizzato precedentemente la ditta Marus e che era stato abbandonato durante la guerra. Durante il conflitto bellico, il titolare Marus era andato a Londra e per più di qualche anno l’azienda era rimasta senza guida. Mio padre accettò volentieri l’invito del Comune di Eindhoven: il suo compito era quello di fare i pavimenti in terrazzo di molti edifici ricostruiti. Nel 1947 le cose cominciarono ad andare bene e mio padre fece andare in Olanda la moglie e i tre figli rimasti a Fanna, in via Toffoli, dove mia madre si era trasferita dopo sposata. Un anno dopo, nel 1948, ad Eindhoven siamo nati mio fratello gemello e io.

In un primo momento, dunque, mio padre faceva i pavimenti in terrazzo di scuole, fabbri- che, caserme. Successivamente ha cominciato a costruire prefabbricati in granito di ogni tipo. Con il granito, che facevano venire da Ulm, nel Baden-Württemberg, facevano anche i lavabi dei bagni. Nell’azienda lavorava tutta la famiglia, mio padre, le mie sorelle e i miei fratelli; quando prendevano un lavoro grande si facevano aiutare, dai Toffolo per esempio.

Io ho cominciato a frequentare le scuole in Olanda: erano molto esigenti. Nella mia scuola, per esempio, di trecento ragazzi eravamo solo quattro o cinque italiani, di cui tre friulani: Ro- berto Tramontina di Campagna di Maniago, mio fratello ed io. Eravamo sempre provocati dai nostri compagni di scuola olandese. Finita la scuola dell’obbligo, mio fratello gemello non ha voluto continuare ed è andato a lavorare con mio padre; io, invece, ho fatto le scuole magistrali, quindi ho insegnato. Ho fatto il vice direttore di una scuola e responsabile didattico di un isti- tuto sovvracomunale incaricato di fornire assistenza scolastica ad ogni livello: io mi occupavo dell’aggiornamento della didattica.

Negli anni Cinquanta e Sessanta in Olanda il lavoro non mancava: alcuni giovani della nostra zona sono partiti per lavorare nel settore edile, nel marmo e nel terrazzo. Posso citare l’esempio

Cavasso Nuovo / Cjavàs 273 di alcuni miei cugini di Orgnese, ma anche di Mario Galante di Sequals che oggi è proprietario di una tra le aziende di marmo e terrazzo più grandi di Eindhoven e del sud Olanda.

Nei primi anni Settanta abbiamo ricostituito il Circolo Italiano e Friulano di Eindhoven che era stato creato negli anni Trenta, ma che dopo la seconda guerra non era più in attività. Aveva- mo ottenuto anche una sede sociale messa a disposizione del Comune. Negli stessi anni, grazie al contributo dei governi olandese e italiano, abbiamo riorganizzato anche la Scuola Italiana. In quel periodo ero molto impegnato nel sociale: facevo l’insegnante di olandese per gli immigra- ti, soprattutto iugoslavi, portoghesi e spagnoli che andavano a lavorare negli stabilimenti della grande azienda Philips di Eindhoven.

Nel 1977 sono rientrato in Friuli: nei primi anni Settanta ho sposato una donna di Orgnese che non ha voluto trattenersi in Olanda e quindi, un anno dopo il terremoto, siamo tornati in Italia; due mie sorelle e mio fratello gemello, invece, sono rimasti in Olanda.

Napoleone Maraldo, Napoleone Maraldo a sinistra, assieme ad Angelo Bernardon, Intervista (Cavasso Nuovo) 2007 sulla linea dell’equatore tra Kampala e Masaka. Sansone Venanzio Maraldo, mio padre, era emigrato in Germania, a Friedrichshafen nel (Uganda -1953) Baden-Württemberg, prima della prima guerra mondiale: lavorava come terrazziere e muratore. Foto: Napoleone Maraldo. Con il fratello Pietro avevano una piccola azienda di terrazzo presso la quale lavorava anche qualche compaesano del paese. Mio padre aveva sposa- to Agostina Di Michiel, originaria di Cavasso e avevano avuto un figlio, Farald, nato in Germania nel 1912. La fa- miglia rientrava per qualche periodo in paese, soprattutto mia madre e mio fratello Farald. La famiglia di mia madre aveva una ditta di terrazzo in Germania.

Con lo scoppio della grande guerra, mio padre e mio zio e il resto della famiglia sono rientrati in Italia: io, in- fatti, sono nato a Cavasso nel 1916. Finito il conflitto mondiale, mio padre è emigrato negli Stati Uniti, a Balti- more, dove ha lavorato nel settore del terrazzo. Era anda- to come clandestino. In America lavorava con Clemente Dinon, ma è stato per poco tempo, due o tre anni. Prima di partire mio padre si era rivolto a Giuseppe Colussi che abitava a Cavasso: lui si occupava di fare le carte per chi voleva emigrare. Mio padre è morto nel 1931.

La mia esperienza migratoria comincia nel 1938. Dopo aver fatto il servizio di leva sono andato a lavora- re in Germania. Da Cavasso e da eravamo una ventina di emigranti, mi ricordo dei miei compaesani Antonio Bier, Angelo Bier, Castello Petrucco, Antonio Bernardon, Nicola Maraldo e Agostino Tinor. Avevo paura che mi richiamassero sotto le armi, non vole- vo andare in guerra. Un mio compaesano, Sante Maraldo, conosceva una ditta che aveva bisogno di operai e così siamo partiti.

Ho lavorato a Ulm, a Friedrichshafen e a Lindau sul lago di Costanza. All’inizio facevo l’aiutante muratore,

274 Cavasso Nuovo / Cjavàs costruivano una fabbrica. Dopo mi hanno messo in cucina, facevo da mangiare ai prigionieri russi. In Germania sono stato ininterrottamente per sette anni, non sono mai tornato in Friuli. Per mangiare avevamo la tessera come il resto dei tedeschi: non abbiamo avuto mai problemi con la popolazione locale, neppure dopo l’8 settembre del 1943.

Nei primi mesi del 1946 sono finalmente rientrato a Cavasso, ma poco dopo sono tornato a partire. Sono andato in Austria per circa due anni: grazie alla conoscenza del tedesco, ho orga- nizzato un gruppo di muratori di Cavasso che lavorava nella riparazione di una centrale. Sono rientrato in paese e sono andato a lavorare con Michele Della Valentina, un bravo terrazziere che aveva avuto una ditta di terrazzo in Germania: con lui ho imparato il mestiere. Abbiamo fatto dei lavori in terrazzo a Montereale Valcellina, a Grizzo, a Malnisio nelle case di quelli che erano impegnati a Venezia negli alberghi: era gente che aveva fatto un po’ di soldi e che, quindi, riusciva a mettere a posto o a costruire la propria abitazione.

Nel 1950 sono partito per l’Africa: Kenya, Uganda e Tanzania. Sono stato ingaggiato dall’im- presa Francescon di Maniago, i titolari erano due fratelli. Lavoravano soprattutto terrazzieri originari di Maniago. Da un punto di vista economico era molto conveniente, pagavano bene: prendevamo più noi friulani in un giorno di lavoro che non i neri in un mese! I neri facevano i manovali. Il padrone stesso mandava una parte dello stipendio a mia moglie in Italia che andava a prendere i soldi in una banca di Maniago. A Kampala, la capitale dell’Uganda, per esempio, lavoravamo a fare terrazzo nelle case dei commercianti benestanti che provenivano dall’India. Praticamente, in Uganda il terrazzo è stato introdotto dalla ditta Francescon, che aveva sede a Nairobi, capitale del Kenia. Ho lavorato anche nella città di Dar Es Salaam in Tanzania. L’azienda faceva venire il granito dall’Italia.

Sono rientrato dall’Africa nel 1954. Mio fratello Manzini che era negli Stati Uniti mi ha man- dato le carte per andare a lavorare con lui presso la ditta di terrazzo dei fratelli Vittorio e Gallia- no Zambon di Cavasso Nuovo. L’impresa degli Zambon era a Houston nel Texas. Mio fratello Manzini era andato negli Stati Uniti nel 1926 facendosi passare per Farald, aveva utilizzato le carte del fratello che era nato in Germania: allora la quota per gli italiani era stata esaurita, ma non quella per i tedeschi. Mio fratello Farald, invece, è emigrato in America nel 1948/1949: si è fatto chiamare dalla moglie, Elvira Magnan, che era nata negli Stati Uniti, aveva paura di uti- lizzare i propri documenti, temeva di essere scoperto. Elvira era sorella di Domenico Magnan di Meduno che aveva un’azienda di terrazzo e piastrelle a New York. Farald ha imparato il mestiere di mosaicista e terrazziere con i Magnan, quando era a Cavasso faceva il barbiere.

Io sono partito per gli Stati Uniti verso la fine del 1955. Con la ditta Zambon sono andato a lavorare per circa un anno in un ospedale ad Atlanta, nello stato della Georgia. Abbiamo fatto i pavimenti e messo delle piastrelle. Io mi occupavo della posatura del terrazzo; mio fratello Manzini dirigeva un gruppo di piastrellisti, alcuni erano di Fanna e di Maniago. Finito il lavoro nell’ospedale sono rientrato a Houston: siccome per tornare da Atlanta passavo per New Orle- ans avevo deciso di fermarmi nella città per visitare mio cugino Dante Maraldo e i miei parenti di Cavasso che vivevano là. Dante era arrivato negli Stati Uniti uno o due anni prima di me, lavorava per la ditta di Benvenuto Dinon originario di Orgnese. Mentre ero a New Orleans ho incontrato Benvenuto, che mi ha offerto di lavorare per lui: ho deciso, quindi, di trattenermi perché non ero sicuro di avere ancora lavoro con gli Zambon. Benvenuto Dinon era del 1914; aveva raggiunto il padre a New York quando aveva 13 anni, nel 1927. A New Orleans Benve- nuto era già da qualche anno. Nella città erano pochi i friulani, tanti, invece, i siciliani.

Nel 1958 mi ha raggiunto a New Orleans mia moglie Maria De Michiel, originaria della borgata di Mondel di Castelnovo del Friuli, assieme a mia figlia Vany che ha fatto un periodo di scuola negli Stati Uniti. Ho lavorato con Benvenuto per circa otto anni: Benvenuto era una brava persona. Nel 1965 con due amici italiani, uno di Roma e un siciliano, abbiamo deciso

Cavasso Nuovo / Cjavàs 275 di creare una piccola azienda di terrazzo. In quegli anni la città era stata investita da un forte tornado e c’era tanto lavoro. Nel 1968, con mia moglie e mia figlia abbiamo deciso di rientrare in Friuli: a Cavasso ci attendeva il nostro figlio. Io volevo tornare in Italia, mia moglie Maria, invece, sarebbe rimasta negli Stati Uniti.

Luigi Franceschina Intervista (Cavasso Nuovo) 2007

Sono nato a Cavasso nel 1921. In quelli anni, mio padre, Francesco Franceschina, lavorava a Thionville e aN ancy, nella regione della Lorena; in Francia ha conosciuto una donna e non è più tornato. Io invece sono rimasto con mia madre a Cavasso.

Quando ero giovane ho lavorato per circa sette anni in una fabbrica di coltelli, la ditta Bran- dolisio di Maniago. Nel 1940 sono partito militare per quattro anni, praticamente fino alla fine della guerra, dai 19 ai 23 anni. Nel 1946 ho saputo della possibilità di emigrare in Belgio. Le offerte di lavoro in miniera erano notificate dal Comune.

C’era la possibilità di andare anche altrove: un mio cugino, per esempio, Natale Lovisa qual- che tempo dopo è andato negli Stati Uniti. Con me sono partiti in Belgio parecchi giovani della zona. Ricordo, per esempio, Pietro Zambon, Severino Lovisa, Marcello Riddi di Cavasso e Luigi Mariutto, Antonio Mariutto, Umberto Mariutto, Maronese e Fosaluzza tutti di Orgnese. Altri sono andati a lavorare in fabbrica, nelle fonderie di Seraing nella provincia di Liegi.

Io invece ero nelle miniere di Grande et Petite Bacnure (Camp de Vottem) a Herstal vicino Liegi. Quando sono arrivato io nelle miniere lavoravano ancora con i cavalli; dopo però sono stati sostituiti. Facevamo tre turni di otto ore ognuno. Ho lavorato come minatore per ben cinque anni, dopo ho potuto cambiare lavoro. Erano tanti italiani allora che lavoravano in miniera, molti di Campobasso, della Sicilia, della Puglia. Quelli di Cavasso che sono rimasti in miniera sono tutti morti di silicosi.

Nel 1947 mi ha raggiunto mia moglie, Mirella Bernardon originaria del borgo Vescovi. Mirella ha fatto diversi lavori. A Herstal c’era una grande fabbrica che produceva armamenti, la “Fabrique Nationale” (FN), impiegava circa 12.000 persone! Vi lavoravano molte donne, anche friulane: Mirella è stata impiegata nella FN per un periodo.

Fatto il periodo obbligatorio di cinque anni in miniera, sono andato a lavorare come carpen- tiere nei cantieri edili. Inizialmente con la ditta belga “Pio Franchi”; dopo ho cambiato parec- chie aziende edili, sempre della zona di Liegi. Ho lavorato anche in altre zone del Belgio, a Bru- xelles per esempio. Avrei potuto andare a lavorare nelle fonderie, ma non volevo stare al chiuso, preferivo lavorare all’aria aperta, nell’edilizia. D’inverno, se il troppo freddo non permetteva di lavorare fuori, prendevamo un sussidio. Lo stipendio era abbastanza buono, prendevamo co- munque più che un operaio in Italia. Nell’edilizia c’era tanta richiesta di lavoratori, la maggior parte erano italiani; i padroni, invece, erano belgi. Anche i valloni erano bravi lavoratori.

In Friuli tornavamo quasi tutti gli anni per le ferie. Avevamo la casa qui in paese. Nel 1991 abbiamo deciso di rientrare. L’area dove abitavamo a Liegi è stata espropriata per fare il grande Pont de Wandre che collega la città di Herstal a Wandre a nord de Liegi. Dovevamo quindi abbandonare la zona e dato che avevamo dove andare siamo venuti a Cavasso. Nonostante avessi un buon rapporto con i belgi, io volevo rientrare; mia moglie Mirella sarebbe rimasta in Belgio.

276 Cavasso Nuovo / Cjavàs Giacomo Bortoli Intervista (Cavasso Nuovo) 2007

Sono nato a Cavasso nel 1934. Ho frequentato le scuole qui in paese, fino alla sesta classe; quando facevo la quinta ho cominciato le scuole serali di disegno, che ho continuato poi per cinque anni. Quanto ho imparato nella Scuola di Disegno mi è molto servito per tutto il mio lavoro futuro.

Ho cominciato a lavorare nel settore del terrazzo qui nella zona con una ditta di Fanna. Nel 1954 sono stato cinque/sei mesi in Germania alle dipendenze di un impresario di Andreis che aveva una ditta di terrazzo. Dopo rientrato ho lavorato qualche anno in Friuli e nel 1959 sono emigrato in Inghilterra: mi sono impiegato nell’azienda di uno zio di mia moglie, Alfonso Calligaro originario di Fanna.

Allora, per poter andare in Inghilterra si doveva avere 25 anni e qualche esperienza lavora- tiva. Alfonso Calligaro aveva raggiunto l’Inghilterra dopo la grande guerra e si era stabilito a Leeds dove aveva la sua attività imprenditoriale.

Nella sua azienda lavorava una ventina di persone circa, la maggior parte erano inglesi, solo due o tre italiani. Con Calligaro ho lavorato per dodici anni, facevamo lavori importanti di sei/sette mesi, in scuole, banche e ospedali non solo a Leeds, ma anche a Manchester, Preston e Halifax. In quelli anni il terrazzo era molto utilizzato, si facevano i gradini delle scale, 400 o 500 gradini per scala! A Manchester, inoltre, c’era una ditta che fabbricava piastrelle in terrazzo, i marmittoni (di 40 x 40 cm.): erano abbastanza diffusi.I n Inghilterra c’era gente che sapeva il mestiere, talvolta gli inglesi non erano bravi nella rifinitura.

Lasciata la ditta Calligaro sono andato a lavorare con l’impresa “Andrews Marbles & Tiles”: era la più grande azienda di Leeds nel settore del terrazzo, del marmo, del mosaico e delle piastrelle, era stata creata nel 1886; impiegava 200 persone. Nella “Andrews” quelli che si occupavano come me del marmo e delle piastrelle erano soprattutto operai inglesi, gli italiani eravamo quattro o cinque: ricordo che c’era un supervisor di Fanna, Romano Maddalena. Io posavo anche il terrazzo, ma non levigavo: di quella mansione si occupavano altri, se il terrazzo era ben messo levigavano fino a 400 m2 al giorno. Ricordo di aver fatto bei lavori: nel 1970 le scale (il pianerottolo e gli scalini) dell’edificio della “Halifax Building Society” di Halifax che mi ha impegnato per quasi due anni; a Leeds ho messo 3.000 m2 di marmo in alcune corsie di un centro commerciale; a Preston sono stato diciotto settimane a mettere il terrazzo nelle sale operatorie di un grande ospedale.

Non ho mai fatto parte del sindacato, non era comune l’adesione alle unions. In alcune città, come ad esempio Liverpool, la “Andrews”, ma anche altre grosse aziende, evitavano di lavorare perché lì la maggior parte dei lavoratori erano sindacalizzati e quindi trovavano parecchie diffi- coltà nella gestione delle commesse.

Le nostre paghe erano buone, si guadagnava bene. Inizialmente ero pagato a ora, ma dopo ho lavorato sempre a contratto, era più conveniente: prendevamo più soldi che non a ora, ma bisognava rispettare delle scadenze, c’erano delle penalità.

Nel novembre 1979 con la mia famiglia abbiamo deciso di tornare in Italia. I miei figli ave- vano 17/18 anni e abbiamo pensato che quello fosse il momento giusto. In Friuli ho ripreso il lavoro, prima con mio fratello per una decina d’anni; poi con mio figlio, più o meno per un periodo simile. Ci occupavamo di collocare piastrelle, marmo, ghiaino lavato.

I figli di mio cuginoM ichele Maraldo, Dino e Junio che avevano un’impresa negli Stati Uni-

Cavasso Nuovo / Cjavàs 277 ti, mi avevano detto se volevo andare a lavorare con loro, ma io ho preferito restare a Cavasso, non avevo più l’età per tornare ad emigrare. Mio cugino Michele Maraldo aveva raggiunto l’America negli anni 1920; si era stabilito a Fort Wayne, nell’Indiana, dove aveva una ditta di mosaico e terrazzo, impiegava 30/40 operai, molti anche di Cavasso. I figli hanno continuato con l’azienda, adesso solo Junio perché Dino è andato in pensione.

Dario Boschian Intervista (Cavasso Nuovo) 2007

Sono nato a Basaldella di Vivaro nel 1936. Ho frequentato per quattro anni la Scuola di Mo- saico di Spilimbergo, dove ho imparato il mestiere di mosaicista-terrazziere. Nella mia classe eravamo venticinque allievi. Mentre frequentavo la Scuola, ho realizzato i mosaici delle nicchie di Sant’Antonio, del Sacro Cuore e della Madonna nella Chiesa Parrocchiale di Cavasso.

Nei primi anni Cinquanta trovare lavoro qui in zona era difficile. Tra 1955 e 1956, quindi, mi sono trasferito a Milano, dove ho lavorato come mosaicista e posatore di piastrelle per la ditta “Sgorlon” (proprietà di un friulano). Con la ditta “Sgorlon” mi sono successivamente trasferito a St. Claude, nella periferia nord di Parigi, per realizzare alcuni lavori di rivestimento e di mosaico in alcuni appartamenti.

Nel 1958 assieme a mia moglie sono emigrato negli Stati Uniti: dieci giorni di nave fino a New York e tre giorni di treno fino a New Orleans. Sono stato ingaggiato come specialista terrazziere dalla ditta che Benvenuto Dinon, originario di Orgnese, aveva oltreoceano: se avesse avuto i soldi per il biglietto, una volta arrivato negli Stati Uniti, sarei rientrato subito in Italia! Il Dinon aveva richiesto tre operai di Cavasso, ma siamo partiti solo in due, io e un mio com- paesano che, dopo qualche anno, è rientrato in Friuli. Il mio datore di lavoro, Benvenuto, era arrivato a New York quando era bambino, nei primi anni Venti, insieme al padre che lavorava come terrazziere nella città. Dopo la seconda guerra mondiale Benvenuto ha realizzato un lavo- ro di terrazzo per la ditta del padre nella Louisiana, a New Orleans, presso il “Charity Hospi- tal”. Completati i lavori Benvenuto aveva deciso di fermarsi nella città e di avviare una propria attività imprenditoriale nel settore del terrazzo e delle piastrelle. La ditta di Benvenuto Dinon impiegava parecchi italiani, soprattutto siciliani, abruzzesi, laziali, i friulani eravamo pochi. Ho lavorato con Benvenuto Dinon per circa sei anni. Dopo sono andato con la ditta “Pieri Tile & Marble Co., Inc” di Joseph Pieri originario dell’Abruzzo: con Pieri ho lavorato fino al rientro definitivo in Friuli nel 1991. Con mia moglie e mia figlia, eravamo già stati in Italia, ma solo per le ferie, nel 1973 e nel 1980.

La zona di New Orleans era spesso investita dagli uragani. Nel 1965, per esempio, un gran- de uragano fece molti danni nella città e l’opera di ricostruzione richiese molti operai. Ci fu, quindi, molto lavoro: in genere, negli Stati Uniti le possibilità di lavoro non mancavano mai, se uno si dava da fare non stava mai con le mani in mano. Nella zona di New Orleans, infatti, lavorava anche qualche ditta di terrazzo del Texas.

Con la ditta di Joseph Pieri, mi sono dedicato soprattutto alla posatura di piastrelle e mar- mo, utilizzato spesso per ornare gli ingressi delle case. Facevo parte del sindacato dei piastrelli- sti, muratori e terrazzieri (Locale 1). A New Orleans, negli anni Sessanta, ma soprattutto negli anni Settanta, parecchie persone di colore entrarono a lavorare nel settore del terrazzo: erano bravi pulitori e qualcuno metteva anche in posa il terrazzo.

Con la ditta “Dinon”, ho lavorato al “Naval Ambulatory Care Center” di New Orleans, alla “Louisiana State University” (nei dormitori) e ho fatto in mosaico il simbolo (la tigre) della

278 Cavasso Nuovo / Cjavàs Alcuni dei mosaici parietali realizzati da Dario Boschian nella sua abitazione di Cavasso Nuovo. Foto: Antonio Cadel.

squadra di football dell’università a Baton Rouge. Con la “Pieri Tile & Marble Co., Inc”, ho messo piastrelle nei bagni e lungo i corridoi (allora usavano mettere piastrelle sui muri fino a 1,22m dal pavimento) di molti ospedali dello stato. Inizialmente, infatti, lavoravo di più nel settore del terrazzo, in un secondo momento in quello delle piastrelle. Oltre a New Orleans e alla Louisiana, ho lavorato anche in altri stati del sud degli Stati Uniti, come Alabama, Florida e Mississippi.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 279 Dino Tramontin Intervista (Cavasso Nuovo) 2007

Sono nato a Cavasso Nuovo il 2 settembre 1938. Mio padre, Luigi Tramontin, nacque nel 1905, ma io non lo conobbi visto che morì mei primi del 1938. Mia madre si chiamava Adele Mariutto, nacque nel 1912 e faceva la casalinga. Dopo la morte di mio padre, andò a lavorare al caffè “Municipio” di Pordenone come inserviente, mentre io risiedevo ad Orgnese con la cugina paterna Giuditta. Durante il giorno aiutavo la zia Rina Mariutto nella gestione del bar e alimentari “La Cooperativa” di Orgnese.

Io ho frequentato le scuole elementari a Orgnese fino alla quarta classe, mentre le classi dalla quinta alla settima le ho frequentate a Cavasso Nuovo. Successivamente ho completato i miei studi presso la scuola di disegno di Cavasso. Finite le scuole, ho iniziato a lavorare nella zona come cameriere fino al 1962. Questo lavoro mi piaceva e lavoravo aM aniago presso la trattoria “Le Tre Torri”, il ristorante “Belvedere” di Sequals e il ristorante “Michielini” di Spilimbergo.

Nel 1962, grazie all’emigrante Lino Mariutto di Orgnese, che vantava già una esperienza in Inghilterra, sono partito alla volta di Londra assieme a un ragazzo di Fanna. La prima esperien- za londinese fu come cameriere presso il “Tauk the Town” e durò fino al 1966. Il particolare di questo periodo che è più vivo nella mia memoria riguarda le chiacchierate in italiano che facevo con un ragazzo conosciuto sul posto. I titolari del locale, quando ci sorprendevano, con un tono altezzoso e arrogante ci imponevano di parlare solo in inglese.

Nel 1966 mi sono trasferito in Svizzera, a Zurigo, dove lavoravo come cameriere presso l’Hotel “Sonnenberg” e, successivamente, presso l’Hotel “Maitre” fino al 1971. Da subito ho notato una grande differenza rispetto all’esperienza vissuta a Londra. Infatti in Svizzera mi è stata data subito grande fiducia e possibilità di crescita professionale permettendomi, inoltre, di frequentare la scuola per imparare la lingua tedesca. Nel 1971 mi sono trasferito a Ginevra lavorando presso il ristorante “Boccacino” come cameriere prima e direttore di sala poi. Questa esperienza, durata fino al 1987, fu l’apice della mia vita professionale; essere maître ha fatto aumentare la mia autostima e la voglia di avere una attività mia. Dal 1987 al 1994 ho gestito autonomamente un tabacchino a Ginevra.

In Svizzera ho conosciuto Mirella Biancon, originaria di Padova, che si trovava a Zurigo per una vacanza. Nel 1978 ci siamo sposati e in Svizzera abbiamo creato la nostra famiglia, compo- sta oltre che da noi due, anche dai nostri due figli Luigi Angelo Maria e Angelo Maria.

In Italia tornavamo saltuariamente per le vacanze e nel 1994 sono tornato definitivamente per godermi la pensione e, soprattutto, per permettere ai miei figli di crescere in un ambiente più sano e ricco di valori.

Ermanno Zambon Intervista (Cavasso Nuovo) 2007

Sono andato in Germania nel 1956, avevo solo 16 anni. Era una domenica, mia mamma era andata a messa e io sono andato in stazione qui a Cavasso e ho preso il treno per Venezia. Avevo solo i vestiti addosso, solo quello, né valigia né niente, sono praticamente scappato. Difatti, avevo dovuto falsificare i documenti perché altrimenti, con appena 16 anni, non avrei potuto richiedere il passaporto. A Venezia ho preso il treno per Lubecca nello Schleswig-Holstein nella Germania del nord. Nella città lavorava mio zio Vittorio Di Michiel che era stato prima a la- vorare come terrazziere negli Stati Uniti. Ho chiesto a mio zio Vittorio di trovarmi un lavoro a Lubecca, ancora quando era tornato una volta a Cavasso. Dopo mio zio è andato a lavorare a

280 Cavasso Nuovo / Cjavàs Kiel dove aveva un’azienda di terrazzo con sua sorella che aveva sposato un Lovisa di Cavasso: la ditta, infatti, era di Lovisa e Di Michiel. Io ho imparato il mestiere di terrazziere assieme a mio zio Vittorio, anche se, quando ero ragazzo, avevo frequentato per tre anni la Scuola di Disegno qui in paese. In realtà, io volevo fare il capitano di lungo corso, come mio padre, avevo fatto anche scuola. Aspettavo sempre di poter essere imbarcato, ma quando ho saputo che mio padre non era d’accordo mi sono arrabbiato e ho deciso di andare in Germania.

Subito dopo essere arrivato a Lubecca sono andato a lavorare nella ditta di terrazzo di Luigi Grafitti originario di Cavasso. L’impresa l’aveva iniziata il padre di Luigi proprio a Lubecca. Il contratto di lavoro me l’ha procurato mio zio Vittorio. Negli anni Cinquanta nella ditta Grafitti lavoravano circa 20 persone; c’era tanto lavoro di terrazzo, che veniva utilizzato nei negozi, nei supermercati, negli alberghi, nelle gelaterie, negli ospedali (soprattutto nelle sale operatorie), per fare scale. Allora a Lubecca c’erano tre aziende di terrazzo, a Kiel ce n’erano sei come ad Amburgo. La maggior parte dei proprietari erano friulani e italiani, ma tra gli ope- rai c’erano anche molti tedeschi, si occupavano soprattutto della levigatura. A Ratzeburg, per esempio, vicino a Lubecca c’era la ditta di Fritz Scatturin di origine italiane. Allora il terrazzo era costoso, ma non utilizzavano ancora le piastrelle perché la produzione non era ancora bene sviluppata. Nel terrazzo c’era qualcuno che faceva robe artistiche come fiori o figure. I friulani trasmettevano le tecniche del lavoro da generazione in generazioni, erano molto gelosi.

Io non sono stato il primo in famiglia ad emigrare. Mio fratello Giancarlo (classe 1935) era andato a Edmonton, in Canada, nel 1952. L’altro fratello, Renato (classe 1942) è emigrato a Stoccolma, in Svezia, nel 1960; l’ultimo, Marcello (classe 1960) è venuto a Lubecca. Inizialmen- te, tutt’e quattro abbiamo cominciato a lavorare nel settore del terrazzo. Negli anni Cinquanta, da Cavasso andavano soprattutto in Germania, in Canada, negli Stati Uniti, in Svizzera, pochi in Francia, qualcuno in Belgio in miniera. In Germania si dedicavano specialmente al settore edile, a fare i muratori o i terrazzieri; qualcuno è anche partito per lavorare nelle gelaterie.

Nella ditta Grafitti, il primo stipendio regolare l’ho avuto nel 1962/1963: 3,20 marchi all’ora, quella era la paga normale di un piastrellista e terrazziere. Prima prendevo solo 1,25 marchi all’ora. Purtroppo, per molti anni, Grafitti non ha versato i contributi pensionistici, non solo i miei: in quegli anni aveva quasi cento operai.

Nel 1986 circa ho deciso di iniziare una propria attività come restauratore. Volevo cambiare mestiere, il lavoro con il terrazzo mi aveva causato molti problemi alla schiena. Ho fatto un cor- so di sei mesi per specializzarmi nelle tecniche di restauro dello stucco e degli intonaci presso il “Centro per la formazione di artigiani europei” nell’isola di San Servolo a Venezia. In Germania per aprire una ditta in proprio serve il titolo di “Maister” che mi fu riconosciuto per l’attività lavorativa e per gli studi che avevo fatto a Cavasso nella Scuola di Disegno e a Venezia. Quando sono tornato in Germania ho restaurato gli stucchi e gli intonaci del castello dove si riunirono gli ufficiale tedeschi che prepararono la congiura contro Hitler nel 1944. Ho fatto qualche lavoro come piastrellista, ma ho anche restaurato i soffitti in stucco di una decina di abitazione e di chiese sempre nella zona di Lubecca, Amburgo, Bremen, Kiel e Berlino. Il terrazzo si usava sempre meno, anche se ultimamente c’è stata una riscoperta.

Benvenuto Di Michiel Intervista (Cavasso Nuovo) 2007

La mia famiglia è originaria del Borgo Mas, dove sono nato il 2 ottobre 1942. Non avevo ancora raggiunto i sedici anni quando, insieme a mia mamma Luigia Zambon (classe 1903) e a mio fratello Marzio, sono partito per l’Australia. Edoardo Di Michiel, mio padre (classe 1900)

Cavasso Nuovo / Cjavàs 281 era già morto. Anche lui aveva fatto l’emigrante: tra le due guerre era stato negli Stati Uniti, dove aveva lavorato per un breve periodo come terrazziere e cementista. Perfino mio nonno Lu- igi Di Michiel, detto Colonna, aveva fatto l’emigrante a Venezia, mi raccontava di aver lavorato per la comunità armena della città.

Siamo partiti il 2 giugno 1958. In Australia, a Sydney, ci attendeva mia sorella Valeria che aveva sposato Osvaldo Pontello di Cavasso: mio cognato era emigrato nel 1952, mia sorella l’aveva raggiunto qualche anno dopo. Noi tre, mia madre, mio fratello ed io, infatti, siamo stati richiamati da mia sorella Valeria: di fronte alle autorità australiane lei garantiva che al nostro arrivo trovassimo un alloggio e un lavoro. Allora, in Australia, non era difficile trovare un’occu- pazione, bastava aver voglia di lavorare. Nell’edilizia, per esempio, il 90% dei cementisti, pia- strellisti, marmisti e terrazzieri erano italiani. Mio cognato Osvaldo lavorava inizialmente come cementista presso la ditta dei Raffin originari di Toppo di Travesio; dopo ha messo su un’attività in proprio. Nel 1960, con l’arrivo dell’altra mia sorella Rosi e del marito Gino Lazzaroni di Fratta di Maniago tutta la famiglia si è ritrovata a Sydney.

Giunto a Sydney sono andato a lavorare come cementista con mio cognato Osvaldo, che aveva già iniziato a lavorare da solo. Allora eravamo molto impegnati nella costruzione di scuole. Successivamente passai all’azienda “Concrete & Terrazzo” di Antonio Tonitto di Top- po. L’azienda impiegava una trentina di operai, molti friulani di Cavasso, Toppo, Travesio, ma anche tanti veneti. Il lavoro nei cantieri edili era diviso per settori, i lavori in cemento venivano realizzati da una ditta, i pavimenti da un’altra e così via. Con i Tonitto ho lavorato per circa sette anni; dopo mi sono messo da solo, facevo piastrelle. In realtà, ho mantenuto i rapporti di lavoro con i Tonitto perché loro acquistavano le piastrelle che io producevo; inoltre facevo il piastrellista, collocavo piastrelle nei bagni e nelle verande delle abitazioni.

Uno dei maggiori fornitori di piastrelle della città era Tonitto, vendevano di ogni tipo e qua- lità, quasi tutte le facevano arrivare dall’Italia. A partire dagli anni Settanta l’utilizzo di piastrelle era molto diffuso, fino a quel momento, invece, i pavimenti venivano fatti in terrazzo.N ell’area di Sydney c’erano anche altre aziende di terrazzo e cemento proprietà di friulani. La ditta “Ga- sparini & De Martin” era la più grande della città nel settore del cemento, avevano circa cento operai: i proprietari erano Pietro e Gino De Martin e Valentino e Antonio Gasparini, tutti di Toppo. Poi c’erano i famosi fratelli Pietro, Antonio e Galliano Melocco: il capostipite Pietro, era emigrato in Australia nel 1908 e due anni più tardi aveva avviato la propria azienda, la “Melocco Bros.”

Dopo il terremoto del 1976 con mia mamma abbiamo deciso di rientrare in Friuli. Fino a quel momento avevo lavorato per conto proprio. Sono tornato a Cavasso per sistemare la casa che avevamo qui nel borgo Mas. Da quando ero partito nel 1958 ero tornato in paese solo una volta, nel 1972.

A Sydney c’erano molti friulani di Cavasso; quelli di Fanna, invece, erano più numerosi a Melbourne. Mia madre ed io abitavamo nei sobborghi di Sydney, a Punchbowl, molte altre famiglie friulane e cavassine erano a Bankstown, non lontano dove vivevamo noi. Ricordo che incontravo spesso i compaesani di Cavasso.

Nella città e nelle vicinanze vivevano i fratelli Ferruccio e Andrea Palombit; Bruno Lovisa e la famiglia di Rondello Lovisa con la moglie Lisa e i figli Sergio, Angelina e Renata, tutti di Runcis. Renata aveva sposato Lucio De Paoli di Meduno; Sergio aveva sposato la sorella di Bruno Lovisa, Rina. C’era poi Maria Petrucco, moglie di Ferruccio Palombit; Giacomo Petruc- co; Domenico Franceschina e la moglie Rita; Oreste e Ida Petrucco con i figli Antonio, James, Lilli e Bettina. C’era anche la famiglia di Ferruccio Pontello con la moglie Ida (originaria di Meduno), e i tre figli Isaia, Luciana e Clara; Ines Pontello con i figli Maria, Osvaldo e Benve-

282 Cavasso Nuovo / Cjavàs nuto. Tutte queste persone erano arrivate a Sydney dopo la seconda guerra mondiale, negli anni Cinquanta. Due miei zii, tuttavia, erano emigrati in Australia ancora negli anni Trenta. Vitto- rio e Alberto Di Michiel erano partiti nel 1936/7, lavoravano sotto padrone come cementisti; dopo hanno creato una propria ditta. Durante il secondo conflitto, mio zio Vittorio era stato internato come prigioniero di guerra.

Leo Vallar Intervista (Cavasso Nuovo) 2007

Sono nato a Inglagna, una frazione del comune di Tramonti di Sopra, nel 1927. Le vicende emigratorie della mia famiglia hanno avuto un percorso per molti aspetti simile a quello di molti altri valligiani della Valtramontina.

Mio padre Giacomo, classe 1890, si recò a fare il traversinaro in Germania, nella regione della Saar, già agli inizi del Novecento. Rientrato in Italia allo scoppio della Grande Guerra ripartì per l’estero negli anni ’20, indirizzandosi questa volta verso la più ospitale Francia. Con i risparmi di una vita di emigrante comprò, nel 1941, una casa a Cavasso Nuovo, in Via Braida, l’attuale via Dante.

Ho iniziato a lavorare come boscaiolo e segantino in Valtramontina già all’età di 14 anni. Il lavoro era precario, prevalentemente stagionale e mal pagato, cosicché nella primavera del 1948 assieme a mio fratello Vito, detto Nello, ho intrapreso come tanti valligiani la via dell’emigra- zione, scegliendo come meta la Francia, dove già si trovavano alcuni parenti e molti compae- sani. Slipetàrs nella regione della Saar (Germania) nel 1913. Iniziammo subito a lavorare come boscaioli e traversinari (slipetàrs) nelle foreste dei Vosgi e Al centro della foto, in della Côte d’Or. Il lavoro del traversinaro era molto gravoso in quegli anni, perché veniva fatto camicia bianca, Giacomo utilizzando esclusivamente la forza delle braccia. Le traversine venivano squadrate con grosse Vallar. accette e segate con un’enorme sega direttamente sul posto. Era necessaria una grande condi- Foto: Leo Vallar.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 283 zione fisica, ma anche molta destrezza nell’uso degli attrezzi, per reggere quei ritmi di lavoro di dieci e più ore giornaliere.

Era un lavoro duro, però si guadagnava piuttosto bene, tre-quattro volte quello che guada- gnavamo in precedenza in Valtramontina.

Dopo due anni di lavoro, con i primi risparmi, decidemmo di acquistare, a rate, le attrezza- ture per una segheria volante: volevamo produrre autonomamente le traversine e altri segati per conto terzi. Nel 1954, sempre assieme a mio fratello, decidemmo di avviare una segheria in Italia. Individuammo il posto proprio vicino alla casa che nostro padre aveva precedentemente acquistato a Cavasso.

Mio fratello Vito si trasferì definitivamente a Cavasso con tutta la famiglia per dirigere la nuova segheria, mentre io continuavo l’attività in Francia. Vi rimasi fino al 1960, anno in cui decidemmo di chiudere completamente l’attività d’oltralpe per concentrarci entrambi nella segheria di Cavasso.

Dal 1963 al 1985 oltre alla segheria ci siamo occupati anche direttamente del taglio di bo- schi nella regione della Carnia, utilizzando fino a una ventina di boscaioli stagionali.

Nel frattempo la tecnologia offriva la possibilità di meccanizzare sempre di più le lavorazio- ni nelle segherie, perciò decidemmo nel corso degli anni di investire in impianti sempre più automatizzati. Questo ci permise di rendere meno gravoso il lavoro degli operai e di rimanere competitivi sul mercato.

Nel 1990, in seguito alla morte di mio fratello Vito, la ditta Fratelli Vallar è stata chiusa, ma assieme a mio figlioA ldo ho deciso di continuare l’attività aprendo una nuova segheria dotata di moderni impianti (caricatori automatici, seghe automatiche, forni di essiccazione ecc.) nella nuova zona artigianale di Cavasso.

Derna Pontello Intervista a Fernanda Ballarin (Cavasso Nuovo) 2007

Mia mamma Derna Pontello è nata a Cavasso Nuovo nel 1912. Fin dalla giovane età è stata sempre “con la valigia in mano”, come usava spesso dire. Ripercorrendo le sue esperienze emigratorie si può ricostruire uno spaccato di cos’era la condizione di molte donne di Cavasso all’inizio del ‘900.

Dopo aver frequentato le prime tre classi della scuola elementare, iniziò a lavorare aiutando la mamma nei lavori dei campi e accompagnando la nonna in giro nei paesi vicini a vendere “cigolis” (cipolle) per racimolare qualche soldo. All’età di 14 anni per guadagnare qualcosa di più decise di andare “a servì” (a servizio) a Milano presso una famiglia di facoltosi banchieri ebrei. Il trattamento non era male ma la famiglia per cui lavorava cambiava spesso città e lei doveva seguirli in questi continui spostamenti.

Dopo alcuni anni, stanca di questo continuo pellegrinare, decise di recarsi a Chioggia a la- vorare nella “fabbrica del pesce”, come veniva chiamato lo stabilimento di trasformazione e di inscatolamento del pesce. In questo stabilimento, di proprietà di un certo Maraldo originario di Cavasso Nuovo, vi lavoravano come stagionali circa venti-trenta donne di Cavasso.

La maggior parte di loro come Virginia Maraldo, Teresa Maraldo, Erminia Maraldo, Gem- ma Maraldo, Maria Bier, Angela Bier e Maria Bernardon, provenivano dai borghi Maraldo,

284 Cavasso Nuovo / Cjavàs Bier e Covas. Altre come Angela Pontello detta “Luta” anche dal re- sto del paese. Il padrone offriva loro la possibilità di un alloggio ma la maggior parte preferiva andare a dormire dai frati o dalle suore.

Il lavoro era duro e l’ambiente insalubre: si lavorava tutto il gior- no in mezzo al bagnato senza guanti e con un odore di pesce in- sopportabile, ma d’altra parte così erano le condizioni di lavoro in quegli anni. C’era comunque anche tanta allegria perché in fondo era un lavoro sicuro e si poteva guadagnare un po’ di soldi da por- tare a casa, a fine stagione, alla famiglia.

Assieme alle donne facevano la stagione a Chioggia anche alcuni uomini che, come mio nonno Filippo, facevano i bottai. Questi preparavano le botti di legno che le donne riempivano di “bisato marinato” e altri tipi di pesce che poi veniva spedito nei vari merca- ti. Per alcuni anni mia madre lavorò li con regolarità e tranquillità. Nella “fabbrica del pesce” incontrò anche il compagno della sua vita, un giovane operaio di Chioggia, tale Ernesto Ballarin, che lavorava nello stesso stabilimento e con il quale si sposò, a Cavasso, nel 1942.

Nel dopoguerra iniziò la crisi: alcuni stabilimenti incominciaro- no a chiudere e si prospettava lo spettro della disoccupazione. Così nel 1950 mio padre ormai disoccupato, intraprese a malincuore la via dell’emigrazione. Partì per l’Argentina lasciando moglie e figli a Cavasso. Nel 1953 partimmo anche noi (dico noi perché nel 1947 ero venuta al mondo Operai intenti alla preparazione del pesce anch’io). nello stabilimento di Chioggia. Anni ‘30. Mia madre mi raccontava spesso di quel viaggio, con due bambini piccoli, verso quella terra Foto: Fernanda Ballarin. lontana. Prima trenta giorni di navigazione fino a Buenos Aires poi altri giorni su una corriera sgangherata fino aM endoza ai piedi delle Ande. Una volta arrivati a destinazione, dopo la gran- de gioia del ricongiungimento con mio padre, bisognava di nuovo rimboccarsi le maniche per organizzare la vita familiare. Non è stato facile ma alla fine, come sempre, ci siamo arrangiati.

Io mi trovavo bene a Mendoza. Forse sarà perché quelli erano gli anni della mia adolescenza, ma ancora adesso provo un po’ di nostalgia per il periodo trascorso in Argentina. Ma i miei genitori non riuscirono mai ad integrarsi completamente e cosi, un po’ perché i miei nonni materni avevano bisogno di assistenza un po’ per nostalgia, all’inizio degli anni ’60 decisero di rientrare a Cavasso.

Trovare lavoro in Friuli però non era facile in quegli anni, così mio padre emigrò di nuovo questa volta a Bamberg in Germania. Aveva trovato lavoro presso la ditta di terrazzo di Ferruc- cio Di Michiel detto Ferro originario di Cavasso Nuovo. Lavorò lontano da casa altri dieci anni prima di ricongiungersi definitivamente con la sua famiglia a conclusione di una vita, proprio come diceva sempre mia mamma, passata con la valigia in mano.

Onorina Nonis Intervista (Cavasso Nuovo) 2007

Sono nata a Cavasso Nuovo nel 1942. Dopo aver frequentato le scuole elementari, all’età di 15 anni sono emigrata come cameriera stagionale in Germania. All’inizio ho lavorato in una gelateria ad Hannover, ma dopo alcuni anni mi sono trasferita a Oldenburg vicino a Brema,

Cavasso Nuovo / Cjavàs 285 dove sono rimasta fino al 1984.

Dopo le distruzioni del secondo conflitto mon- diale, la Germania stava attraversando negli anni ’50 un periodo di grande ripresa economica: c’era parecchia richiesta di manodopera soprattutto in edilizia, ma anche nel settore dei servizi. In quasi tutte le città tedesche si assisteva in quegli anni all’apertura di numerosissime gelaterie italiane o sarebbe meglio dire “cadorine”, poiché i titolari delle gelaterie erano in prevalenza originari delle valli del Piave ed esercitavano in Germania un’in- discussa supremazia in questo settore.

Spesso durante l’inverno i titolari di queste gelaterie, che generalmente erano a conduzione familiare, si recavano nei paesi del vicino Friuli Onorina Nonis in cerca di manodopera da portare “a fare la stagione in Germania”, in genere giovani ragazze (a ds) assieme cui veniva offerto un lavoro da cameriera nel loro locale. Una volta concordato il compenso ad Annalisa e accettato il lavoro, il primo viaggio di trasferimento a destinazione veniva fatto assieme ai Lovisa nella titolari, che provvedevano poi anche a fornire un alloggio nello stesso edificio dove si trovava gelateria Zambon a Oldenburg (D), la gelateria. agli inizi degli anni ’60. Il primi mesi sono stati sicuramente i più difficili, perché c’era da superare la barriera lingui- stica, ma per il fatto stesso di essere tutto il giorno a contatto con i tedeschi e grazie all’entusia- smo giovanile è stato un ostacolo che ho superato abbastanza velocemente. Una volta imparata la lingua, tutto diventava più facile. Forse sarò stata fortunata ma ho trovato, soprattutto a Ol- denburg, un ambiente, sia sul lavoro sia nel tempo libero, molto accogliente e ben disposto nei miei confronti. Non mi ricordo di aver patito, neppure nei primi tempi, forme di xenofobia.

Nel 1972 mi sono sposata con Mario Zambon, un discendente di terrazzieri friulani che risiedevano in Germania già da prima della guerra. Nel 1984, rimasta vedova, sono rientrata definitivamente a Cavasso.

Fra i ricordi migliori che conservo di quegli anni c’è sicuramente quello del rientro a Ca- vasso a fine stagione. Negli anni ’50 e ’60 la maggior parte degli emigranti che avevano scelto come meta i paesi europei, essendo per lo più lavoratori stagionali, rientravano per le vacanze nel periodo natalizio. La messa di Natale a mezzanotte era una delle prime occasioni di ritrovo tra i tanti emigranti che, come me, erano appena rientrati dall’estero e gli amici e i conoscenti rimasti in paese. Scambi di auguri ma anche partecipazione di esperienze, aggiornamento sulle vicende del paese erano gli argomenti della serata.

Un altro appuntamento cui non si poteva mancare era il Veglione dei Cacciatori la sera dell’Epifania. Organizzato dalla locale associazione dei cacciatori nell’ex sala operaia, rappre- sentava il momento conclusivo delle festività natalizie e per qualcuno, che non aveva a disposi- zione molte settimane di ferie, anche il momento dei saluti prima della ripartenza.

286 Cavasso Nuovo / Cjavàs Nella vecchia stazione di Maria Sferrazza Pasqualis

È rimasta solo una malconcia pensilina scarabocchiata al posto della stazione ferroviaria di Forgaria-Bagni Anduins, distrutta dal terremoto del 1976. Non la rimpiango perché mi ricordava tanti laceranti distacchi quando da bambina par- tivo per il collegio.

Ma se vado a Cavasso, faccio sempre una piccola sosta alla sua stazione, un po’ isolata dal resto del paese, struttura elegante che sta andando in rovina. Passano ormai pochi treni per lì, ma sulla parete verso i binari c’è l’orologio, il campa- nello, la garitta per le manovre del capostazione, come se ci fosse il traffico d’un tempo.

Attraverso i vetri scheggiati delle porte, sbircio la sala a piano terra, lo spor- tello della biglietteria in legno verniciato di bianco, bello e chiuso. Al centro del pavimento di terrazzo veneziano, una grande ruota alata in mosaico, simbolo delle ferrovie. Sui muri, tanti scarabocchi, anche d’amore. Solo al piano superiore qualche segno di vita, fiori e tendine alle finestre.

Nel prato incolto c’è un magazzino vuoto con un gran portone spalancato, buco nero come bocca sdentata aperta in uno sbadiglio di noia. Vicino, i resti di dignitosi gabinetti invasi dall’edera anche nelle pareti interne fatte di sassi e pia- strelle fiorite. Al suolo, tra vetri rotti e covoni di pietre, sopravvivono cespugli di salvia e rosmarino e vecchi rosai ormai liberi di prendere direzioni diverse senza seguire un binario preciso. Rose antiche, profumate, come quelle che si appoggia- no alla rete di recinzione, dall’altro lato, vicino a una fontanella rotonda rivestita di pietruzze colorate, strani pesciolini fossili schiacciati alle pareti.

Non conosco molto di questa stazione, ma di sicuro sarà stata teatro di tante storie umane come quella della mia infanzia in Val d’Arzino.

La stazione di Cavasso negli anni Trenta.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 287 Le cose in abbandono mi mettono tristezza e i sogni non costano. Così torno indietro negli anni, vedo il prato curato, i binari lucidi, tutto in funzione, l’atrio pieno di persone in attesa, quando è tempo di partire.

Terra d’emigrazione, gente che lascia i suoi luoghi col bagaglio leggero e il cuore pesante. Scende dai borghi antichi che sorgono tra boschi e prati curati come giardini, villaggi che occhieggiano dall’alto, fitti di case e di vita, tra vigne e orti rigogliosi. Terra ondulata di colli a picchi o a punte arrotondate, uno dietro l’altro, uno sopra l’altro, tra il cammino scavato del Meduna, il gorgoglio di ru- scelli nascosti nell’umidore della vegetazione e i lavatoi all’ombra degli alberi. Mi accorgo che nel fantasticare confondo sogno e realtà.

Un giorno di prima estate mi sono addentrata in uno di quei paeselli in pen- denza, le case che si sostengono una con l’altra, molte ormai disabitate. Ho in- contrato una donna, anziana. Si aggirava nel cortile indaffarata intorno a foglie secche e fiori variopinti. Vive sola, ogni anno ai primi tepori lascia Pordenone e torna lì per qualche mese, come le rondini. Mi ha mostrato la linda abitazione, le terrazze digradanti a valle, il pollaio vuoto e tanti ripostigli ricolmi di vecchi attrezzi ormai inutilizzati. Mi indicava con la mano i luoghi scoscesi di prati lon- tani che un tempo aveva falciato, e quelli delle vigne ormai estirpate, da tanto. A fianco del cortile, in mezzo a un prato in discesa, coltiva un orticello che ogni anno scivola sempre più in basso, ma lei con cura lo riempie di erbe profumate e di radicchio. Pure il bosco sopra le case avanza rigoglioso verso i tetti del borgo e impregna l’aria di aromi balsamici. Mi ha parlato anche di emigrazione e di treni fumosi.

Non fosse che per quella gentile creatura, custode del museo della sua vita, così legata alla terra d’origine, si dovrebbe trasformare la vecchia stazione in un monumento vivo della memoria del passato, pagina tangibile di una lunga storia di diaspora.

E per continuare il sogno, mi piace immaginare il festoso giorno dell’inaugu- razione con un corteo benedicente di Vescovi e un concerto di Grilli, per tutta la notte, tra pause di verdi silenzi.

Uno dei primi treni.

288 Cavasso Nuovo / Cjavàs Personaggi del territorio

Silvia Corrado

Il paese di Cavasso Nuovo, adagiato ai sempre vivo il ricordo delle loro origini, piedi delle dolci colline della Pedemon- del loro paese. tana Pordenonese, ha dato i natali ad al- cuni personaggi che si sono distinti negli Oltre a questi cavassini, ce ne sono al- anni per meriti sociali, volontariato, qua- tri che difficilmente si sono allontanati lità imprenditoriali e valore militare. da Cavasso Nuovo, pur non avendo mai preso le distanze dai racconti dei paesani, Alcuni di loro vivono nei ricordi e allietando le giornate della comunità. nella memoria dei più anziani ed hanno spesso costituito esempio ed orgoglio per Fra i personaggi caratteristici del pa- le generazioni successive. ese non si può dimenticare Firmo Zec- chini, detto Firmo di Flour, simpatico ed Il piacere di tramandare la storia e le originale imbianchino che viveva in via vicende che hanno visto come protago- Armando Diaz, sempre pronto a diver- nisti questi cavassini è forse dettato dalla tire i compaesani con esilaranti battute tradizione culturale contadina e dal biso- e spiritose trovate, quando in sella alla gno di non dimenticare chi ha saputo per sua bicicletta (da lui chiamata in dialetto meriti, sacrificio e anche un po’ di fortu- friulano vitura a mur, ossia “automobile na, raggiungere una posizione sociale di a muro”) si recava tutti i giorni a lavo- rilievo. rare1.

Queste esperienze sono quasi sempre Ivo Bortoli, conosciuto come Ivo cia- avvenute percorrendo strade difficili, che battino, di professione calzolaio, si distin- li hanno a volte portati lontano dalla loro gueva in paese per essere estremamen- terra, dai loro affetti nonché da quella si- te simpatico. Rolando Bier di Cavasso curezza e protezione che una piccola co- Nuovo mi ha raccontato di un episodio munità paesana offre. accaduto ad Ivo che ben rappresenta la sua indole: Periodi storici diversi e vicende perso- nali molto varie, hanno però la caratteri- “Ivo si era recato un lunedì al mercato stica comune ed essenziale di aver tenuto di Maniago e, vedendo una bella signora

1 Inf. Rolando Bier, 1929-2007, Cavasso Nuovo.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 289 Dicembre 1949. Foto ricordo eseguita all’interno del cortile del ristorante “Al Sole” in occasione della messa in quiescenza della maestra Elvira Ardit.

Gli insegnanti con il parroco, il sindaco e il medico erano i personaggi su cui Nella foto, in piedi da sinistra: 1 Bellia Vettori-ins.; 2 Diego Virgili-ins.; 3 Elisabetta Zanussi-ins.; 4 in quel periodo si Martina Cipolli-ins.; 5 Olimpio Del Negro-imp. Poste; 6 On. Leone Girolami-ing.; 7 Padre Tarcisio poggiava ed intorno al Lupieri; 8 Emma Petrucco-ins.; 9 Anselmo Pauletto-sac.; 10 Giobatta Bier-sindaco.; 11 Angela Mion- quale ruotava il vivere ins.; 12 Amelia Muraro-ins.; 13 Maria Baccino ins. quotidiano del paese. Seduti: 1 Pietro Narduzzo-ins.; 2 Elvira Ardit-ins.; 3 Maria Gonano Florida-dir. did.; 4 Maria Foto: Aldo Tuniz. Venier-ins.; 5 Maria Regina Mian-ins.; 6 Pietro Ravasi-med. cond.

bionda, si permise di toccarle i capelli, ma luoghi di socializzazione paesana, ritornano la donna si voltò in malo modo dicendogli: alla mente e si arricchiscono di particolari Lei non sa chi sono io, la moglie del sindaco curiosi. di Frisanco! E di tutta risposta Ivo affermò: Nelle pagine successive ho voluto E lei sa chi sono io? Il ciabattino di Cavasso centrare l’attenzione solo su alcuni fra i Nuovo”2. tanti meritevoli personaggi. Ho raccontato le storie di quei cavassini dei quali ho Angelo Lovisa, chiamato Nucci e da tutti trovato maggiori informazioni da fonti conosciuto come “il guardiano di Recoaro” storico-bibliografiche e che più spesso (la fontana nei pressi della Chiesa di San vengono nominati dai compaesani, i quali Remigio) cui nessuno sapeva dare un’età, hanno dato un determinante contributo e che veniva da tutti notato perché indos- alla riorganizzazione della memoria, sava sempre un cappotto lungo, d’estate attraverso i racconti del passato. e d’inverno3. Alcuni personaggi non sono solo Di questi cavassini, ma anche di altri conosciuti in paese ma si sono affermati che nella presente pubblicazione non ho anche fuori dai confini di Cavasso e in citato, si raccontano in paese numerosi alcuni eccellenti casi anche oltre oceano, aneddoti che spesso, nella quotidianità portando in giro per il mondo con orgoglio della vita comunitaria e nei momenti e il ricordo del loro paese.

2 Inf. Rolando Bier, 1929-2007, Cavasso Nuovo. 3 Inf. Adamella Della Valentina, 1925, Cavasso Nuovo.

290 Cavasso Nuovo / Cjavàs Insegnanti Questa maestra era particolarmente impegnata sul piano sociale, parteci- Maria Venier pando a diverse iniziative: recitò nella filodrammatica di Cavasso Nuovo per Nel cuore di molti cavassini è rimasta l’inaugurazione della Sala Operaia (assie- l’amatissima maestra Maria Venier, che me a Marisa Venier, Sandra Venier, Elena nacque in Francia (dove i genitori erano Ardit); il 24 marzo 1914 venne nomina- emigrati). Quando il padre Francesco, ta con il maestro Maraldo a far parte del che era ingegnere, morì a causa di un in- Patronato Scolastico; il 13 luglio 1920 fu cidente sul lavoro, Maria interruppe gli madrina alla consegna della Bandiera ai studi (stava frequentando il Liceo Classi- Combattenti; il 29 dicembre assunse la Presidenza del Comitato Albero di Nata- co a Udine) e si trasferì con la madre Ade- le per orfani di guerra; il 10 ottobre 1921 laide Del Colle e il resto della famiglia a tenne un discorso in occasione dell’inau- Cavasso Nuovo (dove aveva parenti). Su- gurazione del ponte ricostruito a Colle di bito dopo venne nominata maestra con Arba; nel 1926 fu Segretaria del Comi- decreto dell’allora Sindaco, insegnando tato pro terremotati della Carnia. Nelle alle Scuole Elementari del paese per ol- occasioni in cui era chiamata a parlare tre trent’anni seguendo le classi seconda, in pubblico, il suo usare sempre parole terza e quarta. appropriate e concise dimostrava la sua concretezza4. Adamella Della Valentina, di Cavasso Nuovo, ricorda la bravura e la dolcezza Maria Venier è anche nota per essere della maestra, le cui caratteristiche prin- stata la prima donna a rivestire la carica cipali di insegnamento si fondevano in di Sindaco del piccolo Comune di Ca- un perfetto equilibrio di umanità e se- vasso Nuovo per un breve periodo dal 24 verità. giugno 1951 al 19 aprile 1952.

L’insegnante Maria Venier con i suoi alunni. Anno 1924 ca. Foto: Domenica Lovisa-Sartor.

4 Inf. Adriana Mastellone, Maria Salvadori.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 291 Elvira Ardit i figli dei richiamati alle armi che quel Comune aveva istituito. Questa scuola si Elvira Ardit (Cavasso Nuovo, 14 feb- prefiggeva di approfondire ed allargare le braio 1894 - 14 dicembre 1968) venne conoscenze scolastiche in previsione di un chiamata giovanissima dalla maestra Ma- prossimo ingresso nel campo lavorativo. ria Venier a supplirla, in una terza ele- In particolare si insisteva per un italiano mentare femminile, perché indisposta, e corretto ed epistolare, e ci si impegnava così entrò a far parte del sistema scola- nella geometria che prevede anche qual- stico. che applicazione pratica. Queste abilità erano utili soprattutto nella prospettiva Allora la legge relativa alla scuola veni- di emigrazione, fatto ricorrente anche in va applicata in modo abbastanza elastico. quel paese di montagna. La legge Nasi, allora in vigore, prescri- veva infatti che gli insegnanti dovessero Le prestazioni non avevano ricompen- essere abilitati attraverso la riformata sa economica e l’insegnante percorreva Scuola Normale. L’abilitazione aveva lo quotidianamente un tragitto (sentiero di scopo di garantire una specifica cono- montagna) da Cavasso a Frisanco attra- scenza dell’alunno tramite lo studio del- verso “Valdastali”. la psicologia e della pedagogia, nonché della didattica, suffragata dalle nuove e Dal 1° ottobre 1916 Elvira Ardit fu ti- positive esperienze metodologiche. tolare di cattedra nella scuola elementare di quel paese, mentre la Scuola per i figli La causa di questa “elasticità” derivava dei richiamati divenne serale. dal fatto che pochi erano gli insegnanti in possesso del diploma richiesto pertanto, Dal novembre 1917 al novembre 1918 nella maggioranza dei casi, era giocoforza fu profuga a Firenze con mamma e sorel- continuare con la precedente normativa la al seguito del padre Giuseppe che si era che immetteva all’insegnamento persona più volte pubblicamente espresso per la che avesse dato garanzia culturale oltre liberazione delle terre irredente; malvisto che rettitudine e buona salute. pertanto dagli Austriaci.

Gli insegnanti venivano nominati dal Continuò la sua attività di insegnante Sindaco e, in caso di assenza, dovevano a Frisanco fino al 1919, in seguito si tra- provvedere al sostituto. sferì a Cavasso, insegnando prima in una pluriclasse ad Orgnese e poi nelle prime L’Ardit entrò in una classe femminile tre classi delle scuole elementari del ca- e quella esperienza la convinse che fare la poluogo. maestra sarebbe stata la professione della sua vita. Si iscrisse così alla Scuola Nor- Il lavoro dell’insegnante era partico- male per uscirne abilitata in conformità larmente impegnativo per quei tempi, alle ultime disposizioni. quando i bambini, assai numerosi, si affacciavano alla scuola senza fruire di È pertanto la prima insegnante di Ca- esperienze importanti come l’asilo; in vasso con diploma specifico per l’educa- possesso di un vocabolario non ricco di zione e l’istruzione dei bambini. parole e, nella maggioranza dei casi, con la sola conoscenza del friulano orale per Dopo qualche supplenza a Cavasso si il dialogo e la comunicazione. spostò nel 1916 a Frisanco, per insegnare durante il periodo estivo nella Scuola per Era un lavoro che richiedeva applica-

292 Cavasso Nuovo / Cjavàs zione e costanza in classe e a casa; la sera buon metodo e perciò i risultati sono L’insegnante Elvira Ardit con i suoi bisognava preparare materiale, ritagliare, ottimi. Si presta molto per le orga- alunni. Anno 1925 ca. incollare per la classe e per ogni bambi- nizzazioni giovanili”5. Foto: Aldo Tuniz. no. Il materiale doveva saper sollecitare la curiosità, l’attenzione e rendere piacevole Elvira Ardit era impegnata, come tutti la scuola. Per l’insegnante voleva anche gli insegnanti di allora, nelle attività col- dire rapportarsi al bambino conoscendo- laterali, umanitarie e sociali: l’Albero di ne la situazione familiare, capire i bisogni Natale per gli orfani di guerra, la Befana ed intuire ciò che quel bambino deside- fascista (nel ventennio) per i bimbi biso- rava attendersi dalla sua maestra. gnosi; nel periodo di autarchia, nella rac- colta di piante adatte alla tessitura; nella Nel suo curriculum, in Osservazioni preparazione di pacchi per i soldati im- speciali, troviamo questo giudizio: pegnati in Russia, contenenti soprattutto calzettoni e maglie di lana che richiede- “È molto buona, sa farsi amare vano un assiduo lavoro con i ferri. e stimare dalla popolazione e dalla scolaresca. Istruisce ed educa mater- Quando anche a Cavasso venne isti- namente. È diligente, mite, retta, ha tuito un asilo con la caratteristica della

5 Inf. Istituto Comprensivo Statale Scuola dell’Infanzia-Primaria e Secondaria di Primo Grado, sezione di Meduno.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 293 continuità da don Giovanni Stefanutti e Parlando con i suoi alunni, ora piutto- don Anselmo Pauletto, la maestra mise sto anziani, si ha la percezione del gran- gratuitamente a disposizione, per le at- de rigore nei metodi educativi, ma nello tività ludiche e motorie, un suo terreno stesso tempo la certezza di un ricordo adiacente all’edificio, che verrà utilizzato sereno del Maestro, mutuato da un im- fino a quando l’asilo stesso sarà trasferito mutato rispetto. in altra sede più attrezzata. Ha prestato insegnamento alle Scuole Si ritirò dall’insegnamento nell’otto- Elementari di Cavasso Nuovo per quasi mezzo secolo, avendo così il compito ed bre del 19496. il dovere di formare numerose generazio- ni di allievi. Domenico Maraldo Gli venivano solitamente affidate le Il maestro Domenico Maraldo nacque classi quinte, alle quali trasmetteva me- a Cavasso Nuovo il 6 ottobre 1871 ed è todo e disciplina, e alle quali insegnava ancora oggi ricordato in paese come una anche i rudimenti della coltivazione di Istituzione. Fra compaesani, ogni qual- alberi da frutto e della vite per uva da volta si parla di tematiche scolastiche, vino. Tutto il bagaglio culturale appreso si fa sempre un riferimento a lui con un era ai tempi necessario a porre le basi per L’insegnante cenno di nostalgia e amarezza, anche se il futuro dei piccoli studenti, ciò avveni- Domenico Maraldo le dinamiche pedagogiche sono molto va con la sua nota severità, che ai tempi con i suoi alunni. Anno 1924 ca. cambiate. rappresentava l’unico e perfetto stile pe-

6 Inf. Aldo Tuniz, 1934, Cavasso Nuovo.

294 Cavasso Nuovo / Cjavàs dagogico, mediato però da un personale suo lavoro, il 25 marzo 1954, gli fu con- attento atteggiamento di comprensione ferito dall’allora Presidente della Repub- verso i suoi allievi. blica Luigi Einaudi la “Medaglia d’Oro”, un Attestato al Merito commemorativo Il padre Santo, che faceva l’impresario, dei cinquant’anni d’insegnamento. era emigrato in Francia alla fine dell’800, portando al seguito la famiglia e Dome- Nel 1937 i colleghi insegnanti gli do- nico ancora ragazzo. Qui il giovane aveva narono un quadro commissionato a Vit- seguito gli studi, diplomandosi nell’Isti- torio Cadel, suo amico e noto poeta di tuto dei Fratelli Cristiani. Tornato in Ita- Fanna. Il quadro, dipinto con colori ad lia fu insegnante nel Collegio dei Padri olio su pelle pecora, è ricco di particolari Armeni a Venezia e poi per ben quaran- rispecchianti l’epoca storica e simboleg- taquattro anni esplicò la sua missione di gia l’insegnamento, per lui metafora di educatore alle Scuole Elementari di Ca- una vita dedita al lavoro di educatore. vasso, durante tale periodo rivestì anche il ruolo di capogruppo degli insegnanti Domenico Maraldo viene anche ri- del Comune. cordato per il suo attivo impegno civile in questioni sociali. Fu uno dei pionieri “La sua educazione ed il suo ani- della costruzione del Ponte Maraldi, che mo, lo portarono ad essere oltre che tutt’ora unisce Cavasso Nuovo al con- maestro, padre d’innumerevoli ge- tiguo paese di Meduno, e intravide tra nerazioni di giovani, ai quali con i primi le possibilità ed i vantaggi che l’istruzione infuse profondi i senti- l’utilizzazione idroelettrica del fiume menti di Dio, patria e famiglia. La Meduna avrebbe offerto al territorio pe- vita purtroppo non gli serbò quei demontano. riconoscimenti, che ben avrebbe meritato, ma egli seppe nobilmen- Nell’articolo del quotidiano “Giornale te sopportare le immancabili prove, del Friuli”, in data 22 gennaio 1933, così pago soltanto del dovere compiuto affrontava la questione del Ponte Maral- con tranquilla coscienza, e che dagli di: alunni di tutti i tempi trovò ricono- “Nelle cronache dei Conti Polce- scenza ed affettuoso ricordo. […] “Il nigo, ex feudatari del territorio di Maestro Maraldo era un uomo di sal- Cavasso e Fanna, si trovano notizie da tempra che rispecchiava, nell’alta sui punti strategici del feudo e in e dignitosa figura, un animo profon- special modo è descritto con parti- damente buono e sensibile”7. colari il guado del Meduna al pas- Così veniva ricordato il maestro nel so fra la frazione di Ciago e i Ma- quotidiano Messaggero Veneto nel ven- raldi. Il letto del torrente Meduna tiduesimo anniversario della sua morte, a fondo ghiaioso, sparso qua e la avvenuta il 4 febbraio 1952, in maniera di massi, di rocce e di grosse pietre inaspettata, perché a ottant’anni era an- bianche, è assai largo e in certe lo- cora in ottime condizioni di salute. calità raggiunge i mille metri […]. Recentemente poi, ce lo confermaro- Per la grande passione che metteva nel no nel triste Novembre del 1917 le

7 “Messaggero Veneto” (1973).

Cavasso Nuovo / Cjavàs 295 truppe austro-ungariche e germani- XX, anni in cui la popolazione di quella che che, dalla Valle del Tagliamento zona del Friuli era stata duramente toc- si portarono direttamente al passo cata dalle tragiche vicende belliche. Puartis, trovando segnato il Passo sulle vecchie carte topografiche del La figura di questo indimenticabile secolo scorso, al tempo del loro do- insegnante rappresenta per il paese di minio in Friuli. Ultimamente nel Cavasso Nuovo un simbolo di rigore, secolo scorso, verso l’anno 1877-78, impegno, disciplina, ma anche di mol- per iniziativa dei comuni di Me- ta sensibilità, nascosta dietro la veste di duno, Cavasso, Fanna e Maniago si severo educatore, che rivestiva un ruolo 9 era cominciata la costruzione di un fondamentale nella società dell’epoca . ponte in pietra a cinque pile, più a valle del guado Puartis, alla stretta Ernesto Calligaro dei Montali, ponte non ultimato, che però nell’anno 1882 fu comple- tamente abbattuto dalla furia del- le acque durante la grande piena. Adunque in questa località è sempre esistito un ponte o una passerella che collegava le due rive. Ora riferendoci a quanto abbiamo detto altre volte, è giocoforza che fra Cavasso e Meduno sorga in breve un comodo ponte che agevoli il traffico fra queste laboriose popolazioni, le quali devono fare il giro vizioso di Sequals e percorrere circa venticinque chilometri, mentre la distanza tra un paese e l’altro non Il nome del Maestro Calligaro è as- è superiore a tremila metri”8. sociato indissolubilmente alla Scuola di Disegno professionale di Cavasso Nuo- Questo articolo dimostra, oltre alla vo, dove ancora oggi è ricordato come il competenza e dettagliata preparazione “mestri”. storico-geografica, l’interesse che il Ma- raldo aveva nei confronti della comuni- Ernesto Calligaro nacque a Cavasso tà, il fervore con il quale portava avanti Nuovo il 2 ottobre 1906. La sua passione impegni a favore del benessere generale per la conoscenza, nonostante gli scarsi e la convinzione di quanto fossero im- mezzi finanziari, lo portò con tenacia e portanti le vie di comunicazione per la sacrificio a conseguire la Licenza Tecnica vicinanza tra le genti, per la crescita non Statale con studi condotti prima a Por- solo economica ma soprattutto culturale. denone e poi a Udine, lavorando come Egli cercava sempre di avvantaggiare in istitutore al Collegio Toppo Wasserman. special modo chi si trovava in difficoltà. Per ampliare la sua preparazione seguì i Ciò avveniva a cavallo dei secoli XIX e corsi completi di Ragioneria per corri-

8 “Giornale del Friuli”, 22 gennaio 1933. 9 Inf. Daniela Basso, 1956, Cavasso Nuovo.

296 Cavasso Nuovo / Cjavàs spondenza e iniziò così a lavorare presso del forte riconoscimento sociale all’inter- la Banca mandamentale di Maniago, poi no della comunità locale. alla Cattolica nella stessa città. La Scuola di Disegno era serale e l’in- Entrò a far parte della Scuola di Di- segnamento era pagato con una cifra segno come assistente, a breve distanza irrisoria, che il maestro, in parte, devol- dalla sua istituzione. veva all’acquisto delle attrezzature per gli allievi più bisognosi. Le soddisfazioni, Incaricato come insegnante per l’anno tuttavia, erano tante: i giovani, almeno scolastico 1925-26, a partire dal 1928, una quarantina, rimanevano in classe ol- dopo aver conseguito l’abilitazione tre l’orario di lezione e raggiungevano la all’insegnamento con la frequentazio- scuola con qualsiasi tempo atmosferico. ne di corsi di coordinamento didattico (promossi dal Consiglio Provinciale di In un’intervista fattagli affermò: Istruzione Tecnica di Udine), fu nomina- to insegnante e Direttore della Scuola di “L’emigrazione era molto forte e Disegno di Cavasso Nuovo, dove rimase all’estero era necessario andare prepa- per oltre trent’anni; nel 1956 si trasferì a rati. Quando in seguito mi scrissero Maniago, continuando la sua vocazione dall’America, dove venivano impe- all’insegnamento nella locale Scuola di gnati come capimastro o progettisti, Disegno ancora per qualche anno. mi confidarono di essere trattati come signori”11. Secondo sua stessa testimonianza, la Scuola di Disegno è stata al centro degli Durante il periodo bellico un gruppo interessi ed impegni per la maggior parte di partigiani mal intenzionati lo ferma- della sua vita. Fra gli obiettivi statutari di rono, ma fu subito liberato perché fra questo Istituto professionale vi si indica- questi c’era anche un suo ex allievo, che vano quelli di: lo riconobbe e, colmo di gratitudine, lo lasciò andar via. Questo episodio è la di- “Elevare la cultura e sviluppare le mostrazione che il Mestri non veniva ri- attitudini dei giovani operai median- cordato esclusivamente per la qualità del te l’insegnamento del disegno profes- suo insegnamento ma anche per l’uma- sionale e la tecnologia concernente le nità ed il rispetto che trasmetteva ai suoi varie arti maggiormente esercitate studenti12. nel territorio”10. La Direzione Didattica Provinciale, a La qualità che rendeva questo instan- seguito di positive segnalazioni degli Uf- cabile e appassionato istitutore molto fici Ispettivi, evidenziò l’organizzazione amato dai suoi allievi era l’elevato senso ed il lavoro svolto dalla Scuola di Dise- della missione: la volontà, il sacrificio e gno di Cavasso Nuovo con un premio l’abilità didattica lo facevano titolare, ol- in segno di riconoscimento: per l’atte- tre che di profondo rispetto, stima e gra- stata qualità formativa riconosciutagli, la titudine da parte degli studenti, anche Scuola fu autorizzata a rilasciare Diplomi

10 Statuto della Scuola di Disegno Professionale di Cavasso Nuovo e Fanna. 11 SARA MORANDUZZI, Piccoli grandi personaggi in cerca d’autore. Essere il mestri gli salvò la vita, “Messaggero Veneto”, 21 Novembre 1993. 12 Inf. Giampiero Calligaro, 1934, Maniago.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 297 di Merito agli allievi del Terzo e Quarto Corso.

Nel 1994 è stata inaugurata presso il Palazzo Polcenigo di Cavasso Nuovo (Pa- lazat), ex sede della Scuola, una mostra con i disegni realizzati dagli alunni nei vari corsi tenutisi dagli anni ‘20 ai primi anni ‘50; durante questa manifestazione il Comune di Cavasso Nuovo conferì ad Ernesto Calligaro un “Attestato di bene- merenza” come segno di gratitudine per la preziosa opera di insegnamento svolta per decenni presso la Scuola di Disegno, che ha permesso a centinaia di allievi di affermarsi in varie parti del mondo, gra- zie alla notevole preparazione tecnica ri- cevuta.

La cerimonia ha voluto ricordare la passione, la costanza e l’impegno con cui Calligaro si è dedicato all’insegnamento, la pretesa e la falsa promessa di un cercando di trasmettere ai suoi allievi va- programma educativo; invece, l’edu- lori quali l’onestà e la dignità. cazione che ci offrì la Scuola, ed in Nello stesso anno il maestro Calligaro particolare quella che ci insegnò il ha ricevuto da un suo ex allievo, Mario Maestro Calligaro fu per me, e credo Romano Mion di Fanna (emigrato negli che fosse per tutti noi allievi, un’edu- Stati Uniti nel 1956), una lettera di rin- cazione fondamentale, centrale e, graziamento per gli insegnamenti ricevu- soprattutto formativa della persona, ti alla Scuola Professionale di Disegno. perché il Maestro Calligaro non inse- gnava solo il disegno o la geometria, In questo omaggio il Mion, laureato- formava anche il carattere! E questo si in filosofia politica all’Università del lo attuava in due modi: primo, era Wisconsin e docente della stessa mate- lui stesso uomo e cittadino di carat- ria in un College della Georgia, rivolge tere solido, onesto e integro; secon- “un sentito e affettuoso grazie!!” al Maestro do, lui insisteva che il nostro lavoro Calligaro per la formazione ricevuta, che doveva risultare in modo eccellente, ha cercato a sua volta di trasmettere ai non semplicemente per ottenere un suoi allievi. buon punteggio, ma perché l’eccellen- za ha valore suo proprio; il disegno Nella lettera si legge: fatto bene è importante per se stesso “L’educazione che noi allievi della e, per di più, è segno della qualità Scuola abbiamo ricevuto dal Ma- e della precisione di chi lo realizza. estro Calligaro non era una educa- Quindi per noi allievi il Maestro zione marginale, una educazione Calligaro non fu solamente un in- puramente tecnica dataci un po’ segnante di cose tecniche; fu bensì alla buona per tenerci occupati con un modello e una ispirazione. Ed è

298 Cavasso Nuovo / Cjavàs con il suo aiuto, con il suo senso di preziosissima opera medica, generosa- dedizione e di responsabilità che noi mente offriva il materiale necessario alle siamo andati avanti e siamo realiz- cure (fasce, bende, lenti e medicinali). zati ottimamente ognuno nel proprio campo”13. Cavaliere, Ufficiale e poi Commen- datore della Corona d’Italia, spinto da Nel 1995 gli è stata conferita dal Pre- fervore per la Patria a seguito delle vicen- sidente della Repubblica l’onorificenza de politiche del 1848, lasciò gli studi a di Cavaliere dell’Ordine “Al Merito della 18 anni per partecipare nella Coorte dei Repubblica Italiana”, purtroppo giunta Veliti, assieme ad uno dei suoi fratelli, postuma alla sua scomparsa, avvenuta alle battaglie di Marghera e Brondolo pochi mesi prima. per l’indipendenza di Venezia dal Regno Austro-Ungarico. Nel 2006 l’Amministrazione Comu- nale di Cavasso Nuovo, la Cittadinanza Di famiglia nobile proveniente da e gli ex allievi hanno donato una “Targa Arezzo, figlio del noto avvocato Antonio commemorativa”, posta nel Palazat, in- Businelli (1787-1874) e di Rizzo Regina, titolata: Francesco nacque a Cavasso Nuovo nel 1828. Compì gli studi Ginnasiali e Lice- “al Maestro che ha dedicato tanti ali a Udine, intraprese poi quelli Univer- anni della propria vita all’insegna- sitari nella Facoltà di Medicina a Padova, mento nella Scuola di Disegno di che abbandonò riprendendoli dopo al- Cavasso Nuovo per orientare gli al- cuni anni, per arruolarsi come patriota lievi nel lavoro lungo una via di cre- volontario. scita e di libertà”14.

Premiati al Merito

Francesco Businelli

Francesco Businelli è forse uno fra i personaggi più eclettici cui Cavasso Nuo- vo abbia dato i natali. Dotato di spiccata intelligenza, cultura, ingegno, dedizione e tenacia che lo portarono a raggiungere posizioni di spicco nella professione me- dica, fu un luminare dell’Oculistica.

Maestro, scienziato, filantropo e, negli ultimi anni della sua intensa vita, diret- tore della Clinica Oculistica (Policlinico Francesco Businelli. Umberto I) a Roma dove, oltre la sua Foto: Cristina Pellizzari.

13 MARIO ROMANO MION, Un omaggio al Maestro Calligaro, 31 agosto 1994. 14 Comune di Cavasso Nuovo.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 299 Nel 1853 conseguì la Laurea in Medi- nell’articolo del periodico mensile per i cina all’Università di Padova e, saputo di Medici pratici “La Clinica Oculistica”, un Concorso bandito dalla Luogotenenza pubblicato durante gli anni del suo inse- Veneta per un posto di perfezionamento gnamento all’Università di Roma, di cui alla Clinica Chirurgica di Vienna, vi par- riportiamo una parte: tecipò ottenendo il primo risultato. “Come insegnante fu, ed è ancora, A Vienna si distinse per le sue qualità di valore eccezionale. Non ampollose tanto che fu Allievo Operatore del cele- disquisizioni, non vacui ed inuti- bre Prof. Schuh e contemporaneamente, li discorsi, ma notizie esatte precise come assistente privato del Professor Ja- sullo svolgersi dei morbi oculari, sul eger, apprese la disciplina dell’Ottalmo- modo di diagnosticarli e di curar- scopia. Nel 1857 fu nominato assistente li. L’obbiettività è la sua religione. alla Cattedra di Oculistica di Vienna, Formatosi alla Scuola del sommo diretta dal Professor Arlt, presso il quale Arlt, è impareggiabile nell’esame rimase per due anni completando il per- diligente, minuzioso, paziente del fezionamento come Ottalmologo. malato, e questa virtù, ormai rara, Egli con intelletto d’amore cer- Nel 1861 fu nominato Professore ca di trasfondere negli allievi suoi. Straordinario di Ottalmologia a Sassa- Per il Prof. Businelli la Scuola è ri e subito dopo passò alla Cattedra di la vita; così alto ha il concetto del Modena, dove rimase per dieci anni. Nel dovere che neppure la malattia lo 1971, con Reale Decreto, fu nominato trattiene dal dettare la sua quoti- Membro ordinario del Consiglio sanita- diana lezione. Come operatore po- rio provinciale di Modena e, nel 1872, chi sono che lo eguaglino: sicuro di gli fu conferita la promozione a Profes- mano e di occhio, Egli eseguisce le sore Ordinario. più ardite e difficili operazioni con eleganza e rapidità meravigliosa. Successivamente fu titolare della Cat- Cinquant’anni di esperienza lo hanno tedra di Oculistica all’Università di Roma trasformato in un prezioso vocabola- e primo direttore della Clinica Oculistica rio che tutt’i giovani possono consul- dell’Umberto I di Roma dove, in questo tare certi di trovare guida e luce nei periodo, fu oculista personale della Fa- dubbi della diagnosi, nell’imbarazzo miglia Reale. di un intervento chirurgico o di una indicazione terapeutica”16. Secondo la testimonianza di una nipo- te del Businelli l’illustre zio viene ricor- Sotto il profilo umano il Businelli era dato in famiglia, oltre che per la sue qua- ricordato, nel medesimo articolo di cui lità mediche e scientifiche, anche come sopra riportate le lodi, come “Buono, mo- l’inventore del collirio15. desto, pietoso, onestissimo non ha suscitato mai inimicizie attorno al suo nome”17. Egli La sua vocazione all’educazione del- fece parte di molte Società ed Accademie la disciplina oculistica si esplica bene scientifiche e, durante la sua vita di me-

15 Inf. Leopolda Loria in Renzi, Udine. 16 “La Clinica Oculistica”. 17 (Ibidem).

300 Cavasso Nuovo / Cjavàs dico oculista, pubblicò oltre 50 ricerche te del Distretto di Maniago nel Regno quasi tutte intorno ad argomenti di Ot- Lombardo-Veneto e, ben presto, calcò talmologia. Morì a Roma nel 190718. le orme dei parenti Andreuzzi. Fu forte- mente influenzato dalle imprese belliche Il Comune di Cavasso Nuovo ha de- di questa compagine familiare materna: dicato a questo illustre personaggio una il nonno Giuseppe aveva seguito le arma- Via che, adiacente a Palazzo Polcenigo, te napoleoniche, mentre lo zio Antonio attraversa la località del paese in cui la ed il cugino Silvio avevano partecipato a numerosa famiglia dei Businelli abitava. numerose imprese garibaldine. Attualmente i discendenti Businelli sono divisi fra Italia (Friuli e Liguria), Francia Così, verso la metà dell’800, il Pe- e Stati Uniti. trucco lasciò il paese natio oltrepassan- do i confini del Regno, per partecipare Eugenio Petrucco alle guerre per l’unificazione e l’indi- pendenza dell’Italia. Il 15 novembre Fra i nati a Cavasso Nuovo, ce n’è uno 1859 si arruolò come volontario nel che condusse una vita a dir poco avven- Regno di Sardegna fra gli “Ussari di turosa, al fianco di importanti personag- Piacenza”, costituitosi pochi mesi pri- gi, come Giuseppe Garibaldi ed il figlio ma a Parma (nella “libera Emilia”) sot- Menotti, i quali fecero la storia dell’Ita- to il comando dell’ungherese Bethlen. lia. La ferma durò fino al 29 marzo 1861. Fra marzo e aprile dello stesso anno, in Eugenio Petrucco nacque il 13 novem- concomitanza del congedo, l’ex ussaro bre 1839 a Cavasso Nuovo, allora par- fu inviato solitario da Savigliano (dove il Reggimento aveva sede) ad Ancona, dopo diverse tappe lungo la Romagna e le Marche. Le sue mansioni furono pro- babilmente connesse all’estensione del regime amministrativo piemontese a tut- to l’unificato Regno.

Dopo l’Unificazione (6 luglio 1861) Egli non rientrò in Friuli, benché l’Au- stria avesse accordato la grazia a coloro che si erano sottratti alla leva imperiale. Oltre a ciò, la situazione economico-so- ciale della sua famiglia, legata alla pro- duzione della seta ed alla tessitura, non presentava felici prospettive di lavoro. Eugenio rimase così nei territori dell’ap- pena costituito Regno d’Italia e si inte- ressò della costruzione di ferrovie. Eugenio Petrucco all’epoca dei fatti di Navarons. Nel 1864, mentre lavorava alla costru- Foto: Mario Alfredo Petrucco. zione delle ferrovie nel Polesine, fu invi-

18 Emeroteca Braidense, art. 128320.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 301 tato da Pietro Fabiani patriota di Fanna Garibaldi nella campagna dell’Agro Ro- (località della pedemontana adiacente a mano. Si aggregò alla Legione Friulana-3° Cavasso) a rientrare per partecipare alle Battaglione, guidata da Marziano Ciotti insurrezioni che in quel periodo era- che entrò vittoriosa in Monterotondo. no promosse per riunire il Veneto ed il Friuli all’Italia (Moti Mazziniani per la Nel 1868 fu in Inghilterra con Ric- liberazione del Friuli dal Regno Austro- ciotti Garibaldi alla ricerca di denari e di Ungarico). Sfidando pene severe, tornò armi, lì ebbe contatti anche con Giusep- al paese e prese parte della brigata di pe Mazzini; sempre con Ricciotti visitò patrioti raccoltisi nella frazione di Nava- la Sardegna per studiare ed approntare rons di Meduno (contiguo a Cavasso). A un programma di sviluppo dell’isola. ottobre dello stesso anno partecipò alle primissime fasi del movimento, unen- Nel 1870 partecipò con lo stesso Ric- dosi al gruppo che raziò le casse erariali ciotti, all’insurrezione repubblicana nel- di Spilimbergo e Maniago per finanziare le Calabrie, in provincia di Catanzaro. l’insurrezione. Venne fatto prigioniero a Filadelfia ed incarcerato a Catanzaro. Appena libera- Gli insorti si rifugiarono sulle pendi- to dal carcere seguì Giuseppe Garibaldi ci del Monte Castello (sopra Andreis in in Francia e fu volontario nell’armata dei Val Cellina) dove il 6 novembre ci fu lo Vosgi, durante quella campagna fu ordi- scontro a fuoco con le truppe austriache. nanza del Generale. Per giorni le bande attraversarono vallate impervie e disabitate, dimostrando for- Durante la guerra Franco-Prussiana za fisica e una notevole adattabilità alle del 1870-71, Giuseppe Garibaldi si mise asperità della montagna, sotto la gui- a disposizione della Francia e venne au- da dell’ufficiale Petrucco, che spronava torizzato ad intervenire al fianco delle i compagni con l’incitamento “Avanti truppe francesi. Ancora una volta il Pe- squadrone, avanti squadrone”19. trucco si arruolò come volontario, anche se con la campagna francese dei Vosgi si Fra gli insorti alcuni riuscirono a tor- concluse la sua epopea militare. Come nare in Italia, mentre altri incapparono accadeva a tutti i reduci di guerra, an- nella rete poliziesca austriaca e furono che per il Petrucco si aprì un periodo di incarcerati. A quest’ultimo gruppo ap- scoraggiamento. Egli cercò di superare le parteneva anche il Petrucco che, accu- difficoltà della quotidianità inserendosi sato di alto tradimento, fu condannato in una delle attività per la commercia- a otto anni di dura prigionia, che iniziò lizzazione dei prodotti agricoli locali del a scontare nel carcere di Petervaradino Sud Italia, iniziando a lavorare nella “So- nella Slavonia. L’efficacia delle sentenze cietà Menotti Garibaldi e Compagno” decadde naturalmente nel 1866, dopo la (inaugurata a Catanzaro nel 1871) nella riunione del Veneto e del Friuli all’Italia. sede di Marina di Catanzaro. Nonostante Nonostante gli esiti deludenti delle bat- le prospettive di un florido futuro econo- taglie e la detenzione, Eugenio Petrucco mico, l’azienda chiuse nel 1876, proba- non perse la speranza dell’Italia Unita e, bilmente a causa della scarsa competenza nell’ottobre del 1867, seguì Giuseppe commerciale dei soci gestori.

19 M. A. PETRUCCO, “Eventi”, Il Garibaldino, Pordenone (2006), 4-13.

302 Cavasso Nuovo / Cjavàs Durante tutto il periodo della sua ge- la sua collaborazione al servizio milita- stione, Eugenio dovette superare notevoli re, affiancando Ricciotti Garibaldi nella difficoltà economiche, oltre a schiaccian- preparazione della spedizione in Grecia ti cambiamenti sociali per la diversità per la liberazione della Macedonia, estro- culturale dell’attuale contesto abitativo. mettendo i Turchi dai Balcani. Fu in Alla fine del 1873 il Petrucco si sposò corrispondenza epistolare con Marziano con Maria Curcio, che gli diede 18 figli Ciotti da Montereale, la consuetudine e amorevolmente lo seguì con la famiglia creatasi sin dal 1864 durante l’impresa nei numerosi spostamenti lungo l’Italia. di Navarons si mantenne fino alla morte del Ciotti, l’epistolario che illustra il rap- Quando la Ditta chiuse, Eugenio si tro- porto è conservato nell’archivio Ciotti. vò in gravi difficoltà tanto da rivolgersi a Giuseppe Garibaldi per un sostegno eco- La sorprendente vita di Eugenio Pe- nomico, ma la risposta negativa fu molto trucco avrà termine nel 1913 a Catania, deludente. Così si dovette ingegnare e dove venne sepolto nella tomba di fami- trovò occupazione come Assistente Go- glia che ospiterà solo lui, visto che i suoi vernativo nella costruzione della ferrovia discendenti ritornarono nella regione Licata-Caltanisetta, realizzata dalle ferro- d’origine, il Friuli-Venezia Giulia. vie Calabro-Sicule fino al 1880.

Nuovamente disoccupato, cercò anco- Sante Maraldo ra aiuto nella famiglia Garibaldi. Questa volta si rivolse a Menotti, che gentilmente Durante la Prima Guerra Mondiale il gli rilasciò un attestato di credenziali per Friuli fu sanguinoso campo di battaglia. raccomandarlo al Ministero dei Lavori Questa regione di confine ospitò vari Pubblici. Grazie a ciò, Eugenio ritornò combattimenti e cercò di difendere il al Nord e, di nuovo in veste di Assistente proprio territorio, respingendo le richie- Governativo, si occupò dal 1881 al 1882 ste di resa che giungevano ai forti dislo- della costruzione della ferrovia Faenza- cati lungo il confine da parte dell’Impero Firenze, e successivamente in Piemonte Austro-Ungarico. dal 1884 al 1893, della ferrovia Limone- Ventimiglia. Nel 1889 lavorò alla linea Tra i luoghi della resistenza ci sono an- Enna-Caltanissetta e dall’anno dopo e che le Prealpi Carniche, il forte di Monte per tre anni si occupò dei lavori alla gal- Festa lasciò agli imperiali libero ed in- leria ferroviaria del Col di Tenda. contrastato campo il 6 novembre 1917.

Nel 1900 il Petrucco si trasferì in Si- I luoghi fra la Valle del Tagliamento cilia dove lavorò per il Genio Civile di e quella del Cellina racchiudono alcune Messina, nella ristrutturazione di opere vicende di soldati e gente comune. Fra pubbliche e in lavori portuali a Messi- questi uomini del popolo vi era anche il na. Nel frattempo cercò possibili nuovi nostro personaggio, Sante Maraldo, che sbocchi di lavoro e, sentendo il bisogno diede sostegno e nascose nella sua casa di condividere con i suoi vecchi com- di Cavasso Nuovo alcuni militari disper- pagni d’armi le delusioni e i disinganni si sfuggiti alla prigionia dopo la battaglia subiti dopo la guerra, intrattenne corri- di Pradis (nel novembre del 1917). Uno spondenza con diversi di loro. di questi combattenti era il Generale Ca- varzerani, allora Colonnello disperso as- Nel 1895-97 e poi nel 1912 prestò sieme a due commilitoni ed un soldato.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 303 fettuosa e generosa ospitalità da un capo operaio, certo Maraldo Sante di Osvaldo, malgrado la presenza di un Battaglione avversario. Durante la giornata del 14 novembre si rimase a letto, mentre la signora Maraldo ci asciugava premurosamente, nel gra- naio, i nostri indumenti”20.

Dello stesso episodio il Generale Ca- varzerani diede dettagliata memoria allo storico Giuseppe Del Bianco:

“Erano circa le due di notte quan- do capitammo a Cavasso Nuovo da- vanti la casa del Maraldo. Da un’im- posta socchiusa filtrava un filo di luce. Ascoltammo trepidanti. Nell’interno qualcuno parla, ma le parole giun- gono indistinte. […] Dall’esterno dell’abitazione il Colonnello sentì parlare in friulano quindi, sollevato, bussò per chiedere aiuto, ma da den- tro gli risposero in tedesco. Appena il Colonnello si presentò, così fu accolto: Sante Maraldo, nato a Cavasso Nuovo “Ah! Benedetto…benedetto…vengo, il 3 ottobre del 1873, svolgeva l’attività vengo. Uno stridore di catenacci e poi di agricoltore. compare sulla porta un uomo anzia- no la cui figura si staglia nell’andito Nel novembre 1917 aiutò tre giovani illuminato della casa, proiettando Colonnelli, Cavarzerani, Stringa e Telli- una grande ombra. È Sante Maraldo. ni, accompagnati dal soldato Marcuzzi, Egli conosceva il colonnello Cavarze- dispersi nella valle del Meduna, a na- rani di fama, perché con il Cantore scondersi dalle truppe Austro-Ungariche il Cavarzerani era stato si può dire e a superare i controlli delle stesse pattu- uno dei fondatori dell’8° Reggimento glie nemiche. Alpini che reclutava i suoi soldati in I quattro militari giunsero a Meduno quella zona. Le accoglienze furono il 13 novembre, verso il tramonto furono semplicemente accoglienti. Il buon colti da un temporale e si persero nella uomo fece alzare da letto la moglie e notte. Dopo aver girovagato per le colli- le figlie, e al loro posto si riposarono ne al buio, raggiunsero Cavasso Nuovo: gli ufficiali e il soldato che vinti dalla stanchezza presero un sonno profon- “Bussai alla porta di una casa do. Intanto quella buona gente pulì e fuori del paese; ebbimo la più af- stirò le uniformi, facendole asciugare

20 SEBASTIANO MURARI, Un episodio di guerra nelle Prealpi Carniche, Arnoldo Mondadori.

304 Cavasso Nuovo / Cjavàs al fuoco. Verso sera gli ospiti furono Personalità svegliati, e venne a loro servito a letto socialmente impegnate caffè latte, burro e pane. Sembrava un sogno tanta dovizia dopo i pati- Giuseppe Ardit menti e le privazioni dei giorni pas- sati”21. Giuseppe Ardit nacque a Cavasso Nuovo il 27 giugno 1859 da Pietro, ni- Gli ufficiali ripartirono la notte del pote della contessa Elisabetta Maraldo 14 novembre per raggiungere Stevenà di Polcenigo, e da Maria Bian Rosa. Si spo- Caneva di Sacile (paese nativo del Ca- sò con Ausonia Romaro (24 settembre varzerani), e furono accompagnati fino 1862, Este Padova-9 febbraio 1929, Ca- a Case Dandolo dal Maraldo, che cono- vasso Nuovo). sceva come attraversare l’accampamento nemico senza essere catturati. L’Ardit viene ricordato per due passio- ni, la Patria e la cosa pubblica, che sa- Al termine della Prima Guerra Mon- ranno la costante della sua esistenza. La diale, per l’aiuto offerto a questi ufficiali prima nasceva dal clima risorgimentale in difficoltà, Sante Maraldo fu premiato in cui è vissuto, la seconda era suffraga- con il riconoscimento di Cavaliere della ta dalle sollecitazioni dei cittadini che in Corona d’Italia, nomina che rimane do- cumentata in due quadri commemorativi in vetro, riportanti le seguenti iscrizioni:

“Degno e meritato alloro corona oggi l’opera indefessa, l’attività in- telligente e costante. Sante Maraldo per Meriti di Benemerenza nomina- to Cavaliere della Corona d’Italia, la manifattura operaia vetreria A. Brusa di Venezia al plauso generale lieta si unisce porgendo questo mode- sto omaggio compendio e simbolo di felicitazioni e di auguri”22.

“A Sante Maraldo, che per meriti di- stinti da S. M. Vittorio Emanuele III veniva nominato Cavaliere della Corona d’Italia. L’Opificio di Colleganza G. De Anna di Venezia, plaudendo al Beneme- rito cittadino, questo ricordo dedica”23.

21 GIUSEPPE DEL BIANCO, “La guerra e il Friuli - Volume Quarto”, La battaglia d’arresto al Tagliamento e la ritirata sino al Piave, Del Bianco Editore, Udine. 22 A. BRUSA, Manifattura operaia Vetreria di Venezia, Cavasso Nuovo 1920. 23 G. DE ANNA, Opificio di Colleganza, Novembre 1920.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 305 gran parte lo volevano alla direzione del un’Italia che includesse nei suoi naturali paese. Lo vedremo pertanto, in più ripre- confini le terre ancora irredente. se, primo cittadino per venti anni. Questo continuo esporsi divenne cau- A sette anni il padre Pietro lo portò in sa di pericolo per sé e la famiglia nell’au- piazza per il plebiscito, occasione in cui tunno del 1917, a seguito della disfatta si cerca l’avallo popolare (scontato) per di Caporetto. Gli Austriaci si avvicina- l’annessione del Veneto, cui faceva par- vano sempre più, allora per precauzione, te il nostro territorio, al Regno d’Italia; mandò moglie e figlie da alcuni parenti evento reso possibile dall’esito della Ter- vicino a Padova, poiché credeva che il za guerra d’Indipendenza (1866). Pochi nemico sarebbe stato fermato sul Taglia- mesi dopo questo fatto storico, al topo- mento. nimo Cavasso viene aggiunto Nuovo. Si recava tutti i giorni a Maniago, Quel clima di festa che si viveva e tra- presso il Comando dei Carabinieri, per spariva dalle persone, i canti e la core- avere notizie dirette provenienti dal fron- ografia dei drappi tricolori colpirono ed te fino a che si sentì dire che questo era entusiasmarono questo piccolo italiano, stato sfondato. Non c’era più tempo da accendendo in lui quel sentimento pro- perdere! Gli venne data la possibilità di fondo che non lo avrebbe mai abbando- aggregarsi ad una colonna di soldati di- nato. retti verso il Piave così salì su un camion e partì per raggiunge i famigliari e dopo Fu Sindaco del paese dal 1895 al 1907. breve tempo furono tutti profughi a Fi- In quest’ultimo anno organizza i festeg- renze. giamenti per il centenario della nascita di Giuseppe Garibaldi, non ben visti dal Gli Austriaci giunsero a Cavasso con parroco don Osvaldo Quattrin che, po- un mandato di cattura per l’Ardit e si si- chi mesi dopo, favorisce l’elezione a Sin- stemarono nella grande casa dello stesso, daco di Savi, ex insegnante elementare. che fu un tempo dimora dei conti Pol- cenigo. Gli Austriaci s’impossessarono di Nel 1898 viene fondata la Società tutto ciò era loro gradito a cominciare Operaia e Giuseppe fu nominato cassie- dall’orologio a due quadranti della tor- re. Dal 1900 al 1913 fu membro della retta e la relativa campana che batteva le Commissione di prima istanza delle ore, quadri, biblioteca, ecc. Imposte Dirette operante a Maniago. Nel 1912 fu consigliere della Banca di Alla fine della guerra, quando Giu- Maniago. seppe ritornò in paese, trovò la sua casa saccheggiata, saccheggiata di tutto. Non Fu nuovamente in carica come Sinda- solo le cose di un certo valore già citate, co dal 1910 al 1914, anno in cui diede le ma anche biancheria, indumenti, sup- dimissioni per permettere al figlio Aldo pellettili, nonché porte e finestre. Così fu di concorrere al posto di medico condot- costretto a sistemarsi all’Alba, da genera- to, in quanto sussisteva incompatibilità zioni edificio degli Ardit. fra le due cariche cittadine. Ma il contributo più alto e doloroso In questo periodo, nei suoi discorsi, che Giuseppe Ardit pagò per la Patria fu non tralasciò di sottolineare come etico, la morte del figlio Aldo all’ospedale mi- doveroso e necessario fosse il conclude- litare di Padova il 12 agosto 1919, avve- re la grande opera del Risorgimento per nuta a causa dei gas respirati durante la

306 Cavasso Nuovo / Cjavàs guerra, egli infatti era tenente medico nel Giuseppe Colussi 4° Reg.to Artiglieria da Campagna. Giuseppe Colussi nacque nel 1870 Nel 1919 fu nominato Presidente ono- ad Erto. Si sposò nel 1902 con Angela rario del Comitato pro erigendo monu- Bian Rosa di Cavasso, dove vi si trasferì. mento ai Caduti. Il progetto iniziale era Partì per la Germania in cerca di lavoro, quello di edificare un asilo-monumento, alimentando il costante flusso di emigra- così offrì gratuitamente, per la costru- zione, tipico degli ultimi anni dell’800 zione e le necessarie aree di funzionali- non solo dell’Italia ma di numerosi Paesi tà adiacenti, il terreno ai piedi del colle europei. allora di sua proprietà per quasi tutta la lunghezza di via Roma. Per assolvere ai suoi doveri verso la Pa- tria, ritornò in Italia a svolgere i tre anni Negli anni successivi il progetto venne di servizio militare. abbandonato per volontà degli emigranti che, contribuendo, imposero il modello Durante questo periodo, fu assegna- e il sito che oggi vediamo. Fu nominato to quale Istruttore al Plotone Allievi nuovamente Sindaco dal 1920 al 1922 Caporali, poi Allievi Sergenti ed infi- e, in occasione dell’inaugurazione del- ne Allievi Ufficiali. In nome della sua la Bandiera che le donne donarono alla funzione di Istruttore, gli fu respinta locale sezione Mutilati e Combattenti la domanda di partire in missione per (1920), rivolgendosi ai giovani li esor- l’Africa con la motivazione attinente tò, raggiunta l’Unità nazionale, ad ave- re come grande obiettivo l’affermazione della pace, che incerta si stava affaccian- do sulla scena mondiale. Solo rafforzan- dola e rendendola stabile si potevano trarre da essa gli immensi benefici cui era portatrice.

Nel 1926 fu nominato primo Podestà di Cavasso Nuovo. Esercitò anche l’auto- rità di Giudice Conciliatore impegnan- dosi a smussare i dissidi e riappacificare le parti. Ed è anche con questo intento che fondò, con un gruppo di amici, la Società Concordia e Buonumore.

Per sede mise a disposizione una sala dell’Alba, allora locanda, ristorante e stallo di sua proprietà.

Questo patriottico e profondamen- te impegnato cavassino morì a Cavasso Nuovo il 31 marzo 193124.

24 Inf. Aldo Tuniz, 1934, Cavasso Nuovo. Giornale del Friuli del 18.08.1919; 14.07.1920; 19.07.1920; 14.10.1926.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 307 all’importanza del suo ruolo istruttivo. (Società di Concordia e Buonumore), A seguito del congedo, ripartì per la Ger- nonché Assessore Comunale, Membro mania, dove riuscì, con non pochi sacri- del Patronato Scolastico, Presidente della fici, a fondare un’Impresa edile a Wil- Società Cacciatori e Segretario Politico helmshaven assieme ad un socio italiano, del Partito Nazionale Fascista della Se- Palombit Angelo, che dette lavoro per zione di Cavasso Nuovo. quasi vent’anni ad operai esclusivamente italiani, aiutando e facilitando l’emigra- Nel 1925 fu nominato Presidente del zione di suoi connazionali. Allo scoppio Comitato per l’erezione di un Monu- della Grande Guerra rimpatriò, abban- mento ai Caduti nella Grande Guerra, donando la sua fiorente attività e ritornò che tutt’oggi è sito in Piazza Plebiscito in Italia. a Cavasso Nuovo, a dimostrazione della sua costante attenzione verso la Patria, Negli anni a seguire si distinse in paese oltre al suo interesse come cittadino e per il suo fervido impegno civile e socia- uomo pubblico, come dimostrano anche le: al suo rientro, grazie all’aiuto dei suoi i suoi meriti e impegni civili, elogiati an- operai, ripristinò a sue spese una fonte e che all’Estero. costruì una strada d’accesso per uso co- munale; fu in seguito incaricato dall’Am- Il suo impegno civile fu confermato ministrazione Comunale di costituire anche in Germania, con un ringrazia- un Comitato per l’Assistenza Civile, del mento pubblico da parte del Regio Con- quale fu poi nominato Presidente. sole Generale di Sua Maestà il Re d’Italia, nel quale si scriveva: Spinto dai crescenti bisogni della sua numerosa famiglia, dovette cercare un’oc- “Mi pervennero numerose sotto- cupazione e fu assunto come “Assistente scrizioni che Ella promosse per dona- in lavori di cemento armato” presso il re un velivolo alla Patria. Per l’opera Comm. Rizzani; dal 1916 al 1917 passò Sua altamente Patriottica anche a alle dipendenze del Comando del Genio nome del nostro Governo Lo ringra- Militare, con cui lavorò fino all’agognata zio”25. Liberazione. Quando viveva in Germania, nella Da qui riparti per Colussi un nuovo cittadina di Wilhelmshaven, si distinse ciclo, durante il quale si prestò per i più per le opere di Beneficenza: nel 1908 urgenti bisogni del suo paese: riordinò promosse una sottoscrizione a favore dei la distrutta Latteria Sociale, della qua- danneggiati del terremoto della Calabria le fu anche Consigliere, fondò il Corpo e Sicilia; nel 1909 fondò il “Club Roma”, Volontari Pompieri, di cui fu Ispettore, chiamando a farvi parte tutti i connazio- la Cooperativa di Consumo e l’Unione nali della Regione, tenendo vivo il senti- Emigranti, dei quali fu Presidente. Fu mento della Madre Patria ma cercando anche fra i fondatori, e per due anni Vice al contempo di integrarsi nella diffidente Presidente e Direttore, della Cooperativa società tedesca. Morì a Udine il 30 ago- Mandamentale di Costruzione e Lavoro sto 194326.

25 Regio Console Generale di Sua Maestà il Re d’Italia, Amburgo 1912. 26 Inf. Giampiero Calligaro, 1934, Maniago.

308 Cavasso Nuovo / Cjavàs Emigranti to, Giovanni Battista Bier, Secondo Ma- raldo, Angelo Maraldo, Salvatore Bernar- Michele (Mike) Fioritto don, Giovanni Lovisa, i fratelli Romano e Amedio Lovisa, Eugenio Fioritto, Aldo Michele Fioritto nacque nel 1881 a Baret. Successivamente negli anni Cin- Cavasso Nuovo. Sbarcò per la prima vol- quanta arrivarono Piero Fioritto, Joe Fio- ta negli Stati Uniti il 5 aprile 1896. Dopo ritto, Rino Fioritto, Renato Bier e Raulo essere rimpatriato per breve periodo, nel Bernardon. 1903 fece ritorno nel Nord America e nel 1907 fondò a Toledo (Ohio) la Ditta Le commissioni provenivano prin- di pavimentazione in terrazzo “The Art cipalmente dagli Stati del centro-nord Mosaic and Tile Company”. Successiva- della West Coast anche se, negli anni, mente furono istituite altre filiali a Fort vennero eseguiti lavori in tutto il terri- Wayne e South Bend (Indiana) e Nash- torio degli Stati Uniti d’America, fino ad ville (Tennessee). arrivare anche in California.

Come spesso accadeva nelle imprese Ne abbiamo esempio in alcuni impor- degli emigranti, anche in quella di Mike tanti edifici pubblici: un ospedale a Gre- Fioritto la manodopera era prevalente- enwood (South Carolina), lavori nella mente italiana e nello specifico friulana. Sede governativa del Texas ad Austin, e La maggior parte dei dipendenti prove- nella maggior parte dei locali dell’Uni- niva da Cavasso Nuovo e dai paesi con- versità di Notre Dame a South Bend (In- tigui (Fanna e Frisanco), proseguendo diana). la passione e tradizione dell’artigianato musivo. L’impresa collaborò con uno Studio di architettura di St. Louis, che aveva diver- All’inizio degli anni Venti Mike Fiorit- se filiali negli Stati circostanti. Nel 1976 Osvaldo (a sinistra) e Michele Fioritto poco to ottenne, dalla Commissione del Go- la famiglia Fioritto cedette l’Attività ad dopo il loro arrivo a verno degli Stati Uniti, il permesso d’in- Eugene Ahrendt. Cincinnati (Ohio), fine gresso per cinquanta operai italiani. dell’800. Attualmente The Art Mosaic and Tile Michele Fioritto con In seguito a ciò arrivarono da Cavasso Company è stata acquisita da Roman la moglie Marcolina numerosi operai tra cui: Osvaldo Fiorit- Lovisa che la conduce con l’ausilio dei Pontello.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 309 due figli maschi, nell’unica sede diS outh l’Italia verso gli Stati Uniti, dove si stabilì Bend, continuando l’arte friulana del pa- nello Stato del Michigan, a Detroit. vimento in terrazzo27. A Detroit si iscrisse al Sindacato dei Luigi Maraldo (Ferùl) Terrazzieri BMPIU (Bricklayers Masons and Plasteres’ International Union of Luigi Maraldo nacque a Cavasso Nuo- America) e lavorò parecchi anni per la vo il 3 settembre 1882 e vi morì il 5 feb- Ditta Wayne Mosaic & Tile Company di braio 1960. Angelo Michielutti, anch’egli originario L’abitazione fatta costruire a Orgnese di Cavasso Nuovo. da Luigi Maraldo nel Visse nella frazione di Orgnese fino a 1927. quando, tra la fine dell’800 e l’inizio del Il figlio Luigi Jr, nato il 6 luglio 1911 Una villa in stile ‘900 emigrò in due paesi europei: prima durante la permanenza in Germania, Liberty con elementi di neoclassico, tipico a Freiburg in Germania, poi in Inghilter- frequentò a Cavasso Nuovo la Scuola dell’epoca. ra. All’inizio del ‘900 lasciò nuovamente Cementisti del Commissariato Generale dell’Emigrazione, e successivamente le Scuole Superiori a Vittorio Veneto.

Nel 1927 emigrò negli Stati Uniti e fondò, poco prima della Seconda Guerra Mondiale, una propria impresa nel setto- re del terrazzo. Molto attiva nel secondo dopoguerra, la Ditta occupò fino a qua- ranta operai, prevalentemente friulani. Fra questi c’erano anche Lino Della Valenti- na di Cavasso Nuovo e Luigi Mariutto di Orgnese, che ha svolto per diversi anni il ruolo di caposquadra.

Tra il 1994 e il 1999 Luigi Jr si inte- ressò nel far eseguire a proprie spese gli affreschi nel presbiterio dietro l’altare della Chiesa di San Leonardo a Orgnese ad opera della pittrice maniaghese Adria- na Marcorin. Purtroppo non riuscì a ve- dere terminati i lavori, perché l’opera fu inaugurata il 25 luglio 1999, proprio il giorno della sua morte.

“Come per ogni emigrante, la co- struzione di una propria casa nel paese natio rappresentava il sogno a coronamento di una vita lavorativa all’estero. Essi desideravano ritornare in Italia per trascorrere la vecchiaia nei luoghi che spesso avevano vissu-

27 Inf. Michael e Susan Cunningham, Toledo (Ohio).

310 Cavasso Nuovo / Cjavàs to solo per pochi anni, ma dei quali ne avevano vivo nel cuore il ricordo. Questo desiderio si è abbastanza spes- so realizzato, soprattutto per quelli che avevano trovato occupazione nel settore del terrazzo in Germania, tra la fine dell’800 e lo scoppio della Pri- ma Guerra Mondiale e negli Stati Uniti, nel primo dopoguerra. Ov- Claudio Valle nel viamente i lavori di pavimentazione 2006 a Kingston (Giamaica) con il all’interno della propria abitazione primo ministro erano eseguiti personalmente, tro- giamaicano Portia vando massima espressione nell’arte Simpson-Miller. che questi artigiani avevano sempre praticato all’estero, facendo conoscere cui, oltre alle scarse rendite agricole e agli il terrazzo nel mondo”28. impieghi nelle coltellerie di Maniago, non c’erano molte prospettive di lavoro. Anche Luigi Maraldo rimase fedele Così la scelta necessaria e quasi obbligata a questa tradizione infatti, quando nel era l’emigrazione. 1927 fece costruire la sua casa ad Or- gnese dalla ditta Fossaluzza Guglielmo Il nonno paterno Angelo era emigrato (di Orgnese), lavorò assieme al fratello in Gran Bretagna nel 1919. Di profes- Evaristo alla pavimentazione che ancora sione faceva il terrazziere e si era distinto oggi vi si può ammirare. Evaristo Maral- nel suo mestiere tanto da dirigere a Man- do è considerato dai vecchi terrazzieri di chester una delle più grosse ditte di quel Cavasso uno dei migliori esecutori di ter- genere in Inghilterra. Egli aveva lavorato razzo artistico dell’epoca. molto per assicurare al figlio una buona educazione e la conseguente possibilità I mosaici e terrazzi delle varie stan- di un impiego che escludesse la necessi- ze della casa, elegante villa che unisce tà di emigrare. Così avvenne per il figlio il Liberty a uno stile Neoclassico tipico Osvaldo che, pur non riuscendo a por- dell’epoca, rappresentano un ottimo do- tare a termine gli studi universitari a Ve- cumento sull’arte dell’opera dei terraz- nezia a causa dello scoppio del Secondo zieri friulani. Conflitto Mondiale, insegnò prima alla Scuola di Disegno di Cavasso La casa è stata recentemente acquistata da un imprenditore pordenonese amante Nuovo e poi fu sindaco dello stesso dell’arte, che dopo l’acquisto, avvalendo- Comune per tre anni agli inizi degli anni si di abili artigiani, l’ha riportata al suo Cinquanta. splendore originale. Non soddisfatto, il padre di Claudio Claudio Valle decise nel 1954 di emigrare in Canada la- vorando prima come manovale poi apren- Claudio Valle nacque a Cavasso Nuo- do con un socio una Ditta di restauro di vo il 17 febbraio 1947 in un periodo in Chiese (Les Arts Religieux Inc.) ed infine

28 Inf. Michele Bernardon, 1945, Cavasso Nuovo.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 311 dirigendo una Ditta di Terrazzo ad Ottawa prodotti tessili calzaturieri e agricoli. (Federal Tile and Terrazzo). Nel 1991 ci fu il passaggio dal settore Nel 1960 anche Claudio assieme al commerciale a quello politico-diploma- fratello e la madre, raggiunsero in Cana- tico quando, seguendo la moglie Louise da il capo famiglia. Il cambiamento per (che aveva ricevuto un incarico all’Am- loro non fu traumatico come per il padre basciata Canadese in Jamaica come agen- e si adattarono bene alla nuova cultura. te dell’Agenzia Canadese per lo Sviluppo Internazionale) assunse l’incarico di Vice Dopo aver conseguito la Laurea in Ambasciatore: Economia all’Università di Ottawa nel 1971, pagandosi gli studi con dei lavo- “Fu un’esperienza molto positiva, ri estivi (anche nella Ditta del padre fa- dovuta principalmente al calore della cendo terrazzi), Claudio ricevette diverse gente e ad un clima e ritmo di vita offerte di lavoro sia dal settore privato che era difficile trovare altrove”29. che pubblico. Scelse di entrare come “statistician-economist” a Statistic Cana- Dal 1994 al 2003 ritornò alla poli- da, l’Ufficio Statistico Canadese. Questo tica commerciale con incarichi parti- lavoro era per Claudio molto stimolante, colarmente impegnativi: amministrare ma, nel 1973, attirato dalla possibilità l’Accordo fra Canada e Stati Uniti sul di viaggiare all’estero, partecipò ad un commercio del legname e regolamenta- concorso al Ministero per il Commercio re la situazione sulle Barriere Tecniche Estero vincendo uno dei tre posti dispo- al Commercio, incarico che lo portava nibili ed entrò ufficialmente nella diplo- regolarmente a Bruxelles per discutere mazia canadese. questioni sanitarie e fitosanitarie.

Da qui in avanti si susseguirono una Si occupò di due annose questioni qua- serie di incarichi che si possono divide- li: il conflitto commerciale tra Canada ed re in tre diverse fasi: i primi sette anni Unione Europea sul commercio di vini furono dedicati principalmente alla pro- ed alcolici raggiungendo un soddisfacen- mozione delle esportazioni dei prodotti te Accordo commerciale, e la riapertura e servizi canadesi nei diversi Paesi del del mercato americano alla carne canade- Sud-Est Asiatico, del Medio Oriente e se nel 2003, dopo la scoperta del primo del Nord Africa. caso di BSE in Canada (tristemente noto come sindrome della “mucca pazza”) che In un secondo momento, nel 1981 fece chiudere le frontiere al commercio e per i quattro anni seguenti, si specia- dei prodotti bovini canadesi con gli Stati lizzò in politica commerciale, lavoran- Uniti. Dopo aver riequilibrato la situa- do all’Ambasciata di Bruxelles presso la zione Valle ed i suoi collaboratori furono CEE, dove svolgeva incarichi di negozia- premiati con una medaglia di riconosci- zione proponendo accordi per superare mento dal Primo Ministro canadese. gli ostacoli del commercio fra Canada e Unione Europea. Nel 1985, ritornato in L’ultimo impegno diplomatico che Canada, si occupò dei negoziati riguar- questo importante personaggio di origini danti le limitazioni alle importazioni di cavassine rivestì fu nel 2003-2006 quello

29 Inf. Claudio Valle, 1947, Ottawa.

312 Cavasso Nuovo / Cjavàs di Ambasciatore in Jamaica, paese che i in Canada come all’estero, vuole dedica- Valle ormai conoscevano bene dal punto re il suo tempo al volontariato per dare di vista politico, commerciale e sociale. agli altri un po’ della fortuna che dice di Non gli fu quindi difficile mantenere alta aver ricevuto. la stima che la popolazione jamaicana ha per il Canada. “Devo dire che il richiamo di Ca- vasso e sempre lì anche se la gran Lo stesso Claudio Valle ricorda così la parte delle persone che conoscevo sono sua carriera diplomatica in Jamaica: ormai in cimitero. So che il luogo mi ha inculcato certi valori che sono “Uno degli aspetti più gradevo- stati fondamentali nel condurre la li del mio incarico era di ricevere i mia vita. Per quello mi viene sempre gruppi di volontari canadesi che ve- da piangere quando si arriva sullo nivano regolarmente nell’isola a dare “Stradon” e si vede il Raut alle spalle del loro tempo in opere di carità. del paese. Sono sicuro che ogni emi- Ricordo i gruppi di dottori, infer- grante che ritornava a casa avesse le miere e dentisti che venivano nelle 31 zone più povere di Kingston a dare stesse emozioni” . visite mediche a migliaia di famiglie. Molte comunità canadesi scendeva- no nell’isola a riparare e ricostruire Imprenditori scuole, orfanotrofi, ospedali e cliniche mediche. Ringrazio Dio ogni giorno di avermi sostenuto nelle mie opere. Callisto Pontello Forse fu una benedizione per me di Callisto Pontello (Cavasso Nuovo essere emigrato in Canada, un paese 1868 – Firenze 1943) in giovanissima che valorizza il “merito” e promuove età si trasferisce in Austria e poi in Slo- quelli che lavorano sodo, senza di- stinzione di paese d’origine o classe venia dove lavora per più di venti anni, prima come operaio edile e poi come im- sociale”30. prenditore sempre nel settore edile (tra le Claudio Valle rappresenta senza dub- realizzazioni della società si ricorda la co- bio un esempio di successo per tutti gli struzione del “Ponte dei Dragoni” inau- emigranti che durante gli ultimi due gurato nel 1901, una delle infrastrutture secoli sono partiti con tanti sogni e spe- più significative della città di Lubiana). ranze per una vita migliore. Emblema di onestà e sacrificio, ha saputo far tesoro di Dopo lo scoppio della prima guerra tutti gli incontri avvenuti durante la sua mondiale, sentendosi profondamente carriera diplomatica e ha sempre cerca- italiano, cede l’azienda e senza avvertire to di trasmette le sue conoscenze ai suoi gli amici prende, il 23 Maggio 1915, collaboratori. l’ultimo treno per l’Italia a poche ore dalla dichiarazione di guerra. Si ritira Ora che si è ritirato dalla vita politica e per poco tempo nel suo Friuli, che vive con la famiglia a Ottawa, nonostan- abbandona definitivamente dopo la te le numerose offerte di lavoro ricevute ritirata di Caporetto, e si trasferisce a

30 Inf. Claudio Valle, 1947, Ottawa. 31 (Ibidem).

Cavasso Nuovo / Cjavàs 313 Firenze dove ritrova, ricoverato in un e l’azienda si inserisce anche nel campo ospedale militare, il figlio Fortunato delle costruzioni autostradali e ferroviarie perché ferito al fronte in modo tale che diventandone anche leader riconosciuto. rimarrà invalido per sempre. Alla metà degli anni ’70 la società si A Firenze costituisce una nuova azien- espande anche all’estero costituendo una da edile che prospera negli anni anche per società in Australia, dove viene inviato a l’introduzione e l’utilizzo, tra le prime in dirigerla Ranieri, il giovane figlio di Fla- Italia, di nuove tecniche costruttive quali vio. Così nuovamente la famiglia Pontel- il cemento armato, tecniche che Callisto lo, o una parte di essa, come tanti friula- Pontello apprese nel periodo trascorso ni torna ad emigrare, questa volta però, in Austria. Negli anni tra le due Guerre fortunatamente, non più per necessità mondiali è validamente affiancato dal fi- ma per scelta imprenditoriale. glio ingegner Fortunato. La società poi acquisisce lavori anche Le realizzazioni sono tante ed impor- in altre parti del mondo quali: Filippine, tanti, tra queste si possono citare a Firen- Arabia Saudita, Francia, Romania e nuo- ze: i padiglioni dell’Ospedale di Careggi, vamente in Slovenia da dove l’azienda era lo stabilimento del Pignone, il cinema partita. Callisto Flavio Pontello, come il Savoia, la Biblioteca Nazionale; in Italia nonno, viene insignito il 2 Giugno 1967 l’Università di Padova; gli stabilimenti dal Presidente della Repubblica del titolo della Montecatini a Massa, Pallerone e di Cavaliere del Lavoro. Terni. Negli anni la società diversifica la pro- A coronamento di una vita spesa in- pria attività in altri campi, alcuni legati al teramente per il lavoro, nel 1939 viene settore dell’edilizia, altri completamene insignito della onorificenza di Cavaliere estranei come ad esempio l’acquisto della del Lavoro. Callisto Pontello scompare società di calcio di Firenze: A.C. Fioren- nel 1943 e purtroppo l’anno seguente tina SpA. La Presidenza di quest’ultima anche il figlio Fortunato che lascia, oltre viene affidata al figlio di Callisto Flavio, alla moglie Marcella Ceppi, quattro figli Ranieri che, per questo incarico, rientra in giovane età: Callisto Flavio, Claudio, in Italia dopo sette anni trascorsi in Au- Gianluigi e Miuta. stralia. Callisto Flavio al termine della Secon- da guerra mondiale, con l’azienda pater- Gino Tramontin na praticamente distrutta e senza più al- cuna attrezzatura perché saccheggiate dai Gino Tramontin è un personaggio tedeschi in ritirata, abbandona gli studi molto importante per Cavasso Nuovo, di ingegneria a Bologna e decide di rifon- paese che gli ha dato i natali e che lo ha dare l’attività di famiglia ricostituendo la visto giovanissimo allontanarsene per Callisto Pontello SpA. Con la spinta im- creare la sua fortuna nella vicina Trento. prenditoriale che contraddistingue la fa- Anni di sacrifici, intuizione commercia- miglia ed i friulani in particolar modo in le, inesauribile creatività e volontà, dota- pochi decenni porta la società ad essere to di una brillante capacità imprendito- una delle più importanti d’Italia. riale che, passando attraverso numerose innovazioni tecniche e funzionali, lo ha Le opere realizzate sono numerosissime portato a differenziare continuamente la dal nord del paese al sud, isole comprese sua professionalità.

314 Cavasso Nuovo / Cjavàs Il Tramontin nasce a Cavasso Nuovo il 9 ottobre del 1925, in un periodo stori- co particolarmente difficile per il Friuli, terra devastata dagli scontri nella prima Guerra Mondiale, la quale vide condizio- nare la vita della sua famiglia, come del resto il modificarsi delle relazioni socio- economiche di tutto un territorio.

Il padre Andrea Angelo, che aveva im- parato il mestiere di terrazziere e mosai- cista, nel 1920, con la nascita di Vincen- zo (il primo dei tre figli), si vide costretto a lasciare sola la moglie Caterina Stella e, seguendo il destino di molti suoi com- paesani, emigrare prima negli Stati Uni- ti ed in seguito in Francia. Con il padre lontano da casa, la famiglia viveva con la produzione della propria campagna ed il Gli fu offerto un lavoro in una fabbri- Caterina e Angelo lavoro da sarta della madre (in cambio di Tramontin. Alla loro ca di coltelleria a Maniago e, dopo al- memoria è dedicata burro, formaggio e salame). cuni mesi, arrivò la lusingante proposta la Biblioteca Civica di di passare alla direzione dei 150 operai Cavasso Nuovo. Il giovane Gino frequentava la parroc- dipendenti. Egli però non accettò, pur Foto: Gino Tramontin. chia di S. Remigio (retta in quegli anni da continuando a lavorare nella stessa azien- Don Stefanutti) e serviva la messa come da, perché attendeva con ansia il ritorno chierichetto. Nel 1937 terminò le scuole dell’amato padre (che allora lavorava in elementari e la maestra Ardit gli offrì un Germania) per avviare con lui una loro lavoro di “portapane” presso il forno del ditta. cognato Tuniz. Partiva in bicicletta alle sei di mattina, per sette giorni la settima- Negli anni successivi, assieme al fratello na, con il gerlo pieno di pane per fornire Vincenzo, militò fra i partigiani del Bat- le rivendite del paese e le borgate perife- taglione Val Meduna, nella IV Divisione riche di Runcis, Orgnese e Colle. Osoppo Friuli come “forza militare” a salvaguardia del territorio, disturbando Dopo un anno assunse il ruolo di i periodici rastrellamenti dell’Esercito “panettiere da banco”. Successivamen- tedesco. In seguito al 25 aprile 1945, fu te passò “all’impastatrice” e addetto alla ancora impegnato con la stessa Divisione cottura del pane. Con l’avvento della Se- contro la tentata occupazione di Trieste conda Guerra Mondiale il forno dovette da parte di Tito. provvedere a produrre il pane anche per i militari presenti sul territorio cosicché le Alla fine della guerra si trovò senza ore di lavoro aumentarono notevolmen- lavoro né prospettive future. Fu proprio te. l’arrivo del padre ed il ritorno dei due fratelli a restituire speranze e nuovi sti- Dopo tre anni di questo duro lavoro, moli. Così, all’inizio di settembre, partì con la paga doppia ma anche con il lavo- col padre per Trento, dove questi aveva ro doppio, il suo fisico ne risentì e così ricevuto un’offerta di lavoro.D i lì a breve decise di abbandonare il lavoro al forno. Gino iniziò a lavorare assieme al padre

Cavasso Nuovo / Cjavàs 315 in una ditta che svolgeva lavori di terraz- si iniziava a preferire la prefabbricazione, zo e mosaico, ed entrambi si iscrissero soprattutto quella del solaio. Molto at- all’Associazione dell’Artigianato Trenti- tento ai cambiamenti del mercato, Gino no. Avviarono una collaborazione con girò le Fiere del settore e brevettò il solaio l’impresario edile Galler, che aveva due “GT 50” alla Camera di Commercio di punti vendita di piastrelle, svolgendo Roma come modello industriale. tutti i suoi lavori di mosaico, piastrelle, graniglia, scale esterne nella vasta zona Gino Tramontin portò avanti negli nei pressi di Trento. anni la sua attività, con passione e dedi- zione, ottenendo risultati oltremodo le- Dopo una brutta pleurite, che lo co- gati ad un’ineguagliabile abilità impren- strinse al ritorno a Cavasso sotto le amo- ditoriale. revoli cure della madre, riprese la sua Non trascurò il ricordo delle sue origi- attività lavorativa e, nel luglio del 1948, ni, non si dimenticò del suo paese natio, terminò gli studi di Capomastro Edile. tanto che nel 1982 donò una considere- Fu allora che anche la madre ed i fratelli vole cifra per la creazione di una bibliote- giunsero a Trento per lavorare con il pa- ca a Cavasso Nuovo, che fece dedicare ai dre. suoi genitori. Il 27 dicembre dello stesso Mentre il padre continuò la collabora- anno, gli venne conferita l’onorificenza zione con Galler, Gino lavorava in cop- di Cavaliere dell’ Ordine Al Merito della pia con Mario Anderle a lavori su grandi Repubblica Italiana dal Presidente Perti- 32 strutture: nuovi ospedali, condomini, ni . caserme, latterie ecc. Negli anni successivi ampliò in di- verse fasi la Ditta: nella struttura, con Negli Anni ’50 si stava sviluppando il l’aggiunta di nuovi capannoni, nel per- turismo nella zona di Molveno, Fai del- sonale, coinvolgendo anche i tre figli, la Paganella, Cavedago e Andalo, così nella produzione, diversificando l’attività egli fece molti lavori di pavimentazione commerciale con articoli di edilizia e ar- in case private e alberghi nell’altopiano. redamento. Introdusse in quel periodo il pagamento “a tratte” che, attraverso un rapporto di Verso la fine degli Anni ’80 decise di reciproca fiducia con i clienti, per pun- lasciare la conduzione dell’azienda nel- tualità e rispetto dell’accordo, gli procu- le mani dei figli, i quali abbracciarono rò moltissimo lavoro. esclusivamente il mercato degli articoli per la casa. Consolidata affidabilità e successo permisero alla Ditta di espandersi ulte- Gino accantonò l’attività da commer- riormente, superando i venti dipendenti. ciante per dedicarsi a quella di albergato- Qualche problema si stava però presen- re, iniziando a viaggiare in Europa, visi- tando sul piano dei materiali nella pavi- tando le Fiere del Turismo e contattando mentazione e delle tecniche nella costru- i Tour Operators per acquisire le cono- zione: diminuiva la richiesta di “palla- scenze adeguate volte ad una migliore diana” per lasciar posto alle piastrelle e offerta turistica.

32 Comune di Cavasso Nuovo.

316 Cavasso Nuovo / Cjavàs “Mi piaceva molto visitare gli al- denze 150 lavoratori, dispone di un qua- tri, quelli che quando non li conosci lificato staff di collaboratori nei quattro da vicino ti possono sembrare molto stabilimenti operativi e occupa una su- migliori o molto peggiori, e scoprire perficie coperta di oltre 20.000 metri che solo la conoscenza diretta, scevra quadrati. da qualsiasi pregiudizio, ti porta ad apprezzare il prossimo fino a prova Nel 2001 si sono celebrati i venticin- contraria”33. que anni di attività, caratterizzati da un trend in costante crescita e dal consoli- Nel 1998, intuendo le nuove tendenze damento di un’invidiabile posizione di del mercato turistico, trasformò la mercato nel settore della progettazione e costruzione alberghiera in quindici produzione di scaffalature per il magaz- appartamenti e un negozio a pian zinaggio industriale e di sistemi integrati terreno, nel ricordo della sua vocazione per il magazzino. di costruttore. Vera “anima” del gruppo e Ammini- Il 25 giugno 2004 Gino Tramontin, stratore Unico dell’Azienda fino alla sua ora residente a Cognola in provincia di morte, avvenuta nel 2005, Danilo ha ini- Trento, ha ricevuto dal sindaco Silvano ziato la sua attività con grande entusia- Carpendo la cittadinanza onoraria del smo e qualche apprensione. Il suo esor- Comune di Cavasso Nuovo, in segno di dio ha rappresentato una sfida personale riconoscimento e ringraziamento per la a dimostrazione delle proprie capacità collaborazione prestata nella donazione a imprenditoriali e manageriali nel mondo sostegno della biblioteca civica comunale dell’industria. “Caterina e Angelo Tramontin”. Grazie alla creazione di questo importante ser- Nei primi anni di attività la Transima vizio pubblico, si è dato un notevole im- Italiana SpA si è consolidata grazie al pulso all’accrescimento del patrimonio Cantilever, la scaffalatura appositamen- culturale a favore dell’intera comunità te progettata per lo stoccaggio di carichi cavassina. lunghi in genere. In seguito, nell’ottica di migliorare sempre più le proprie capacità Danilo Canderan propositive nel mercato, è stata intrapre- sa anche la produzione delle scaffalature Danilo Canderan è nato a Tramonti ad incastro per lo stoccaggio di pallet. di Sopra il 26 dicembre 1946. Emigrato giovanissimo, ha conosciuto all’estero il Successivamente sono iniziate le ac- duro lavoro, che gli ha consentito, una quisizioni di Aziende che permettessero volta rientrato in Italia, di intraprendere il potenziamento delle capacità operative nel 1969 un’attività artigiana in proprio, e con la loro produzione integrassero e inizialmente con sede in Fanna, trasfor- completassero la gamma dei prodotti. mandola, dal 1976, nel gruppo indu- striale “Transima Italiana SpA”. Il processo di ampliamento iniziò con l’O.M.C.I. Srl, azienda di Meduno spe- Il gruppo attualmente ha alle dipen- cializzata nella produzione di carpenterie

33 Inf. Gino Tramontin, 1925, Cognola (Trento).

Cavasso Nuovo / Cjavàs 317 Oggi, grazie alla scelta di qualità nella produzione e professionalità di collabo- ratori e dipendenti, la Transima Italiana SpA si colloca tra le Aziende di vertice del proprio settore. Entrata a far parte dell’Associazione Costruttori di Acciaio Italiani (A.C.A.I.), la Transima ha dato vita alla sezione specifica dei Costrut- tori Italiani di Scaffalature Industriali (C.I.S.I.), regolamentando anche in Ita- lia la progettazione e costruzione delle scaffalature, adottando le normative eu- ropee esistenti in materia.

Il 27 dicembre 2000, con decreto del Presidente della Repubblica, gli è sta- ta conferita l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana”. Danilo Canderan metalliche speciali e nelle manutenzioni nel 2001, con il industriali, che venne affidata al cugino Danilo ha ricevuto un “Diploma di presidente della Antonino Canderan, con lui iniziatore di regione Renzo Benemerenza” da parte della Croce Ros- Tondo (a destra), tutto il gruppo. sa Italiana per la collaborazione ed il so- in occasione della stegno dimostrato, infatti, la sua carica celebrazione dei Proseguì con la Metalnova Srl, leader di umanità lo ha sempre visto promotore 25 anni di attività nel settore della produzione di conte- della Transima particolarmente attivo in occasioni di be- Italiana S.p.A. nitori e di pallet metallici, affidata poi neficenza. al fratello Raffaele, in seguito trasferita nello stabilimento acquisito nella zona Anche nell’ambito sociale va ricordato industriale di Maniago. Continuò con il suo appassionato impegno nel mondo la S.F.E.I. Srl che, grazie ad ampi spazi calcistico, avendo rivestito per alcuni anni coperti di cui disponeva, ha offerto la il ruolo di Presidente dell’A.S. Maniago. possibilità di riordinare e razionalizzare l’intero sistema produttivo, rinnovando Oltre che farne parte come imprendi- ed ammodernando nel contempo il par- tore, Danilo si è sempre interessato alle co macchine e attrezzature, attualmente questioni politiche dell’economia locale si occupa di consulenze, servizi e traspor- e regionale, partecipando come membro, ti. Da ultima è stata acquisita la Friulana fin dal 1997, al Consiglio d’Amministra- Verplast Srl, condotta da Glauco, primo- zione dell’Agemont (Agenzia per lo Svi- genito di Danilo, che propone tecniche e luppo Economico della Montagna). tecnologie all’avanguardia per verniciare Nel 2000 è stato nominato membro industrialmente con polveri epossidiche del Consiglio d’Amministrazione di elementi metallici di qualsiasi dimensio- Montagna Leader S.C.A.R.L. È stato ne. Anche gli altri due figli di Danilo, infine membro del Consiglio d’Ammi- Gladia e Gliano, fanno parte dello staff nistrazione del Centro Regionale della direttivo del gruppo, occupandosi rispet- Subfornitura del Friuli Venezia Giulia. tivamente dell’ambito amministrativo e commerciale. Danilo Canderan è l’esempio “dell’uo-

318 Cavasso Nuovo / Cjavàs mo che si è fatto da solo”. Grazie alla sua Marco, una sala di esposizione aperta abilità imprenditoriale e ad una sana am- solo ai gruppi turistici che non avevano bizione, unita a scelte di qualità e pro- né la possibilità e né il tempo di visitare fessionalità, ha sempre offerto e preteso l’isola di Murano. Tale iniziativa ha avu- la collaborazione franca e amichevole dai to un enorme successo e negli anni, con suoi dipendenti, instaurando con tutti l’aumento dei flussi turistici, si è rinno- rapporti interpersonali improntati su di- vata in altre sedi espositive, attualmente sponibilità, lealtà e franchezza34. otto, tutte nella zona Marciana di Piazza San Marco. Renzo Ferro In tali realtà i clienti di tutto il mon- Ferro Renzo è nato a Venezia il 4 feb- do, che visitano Venezia, possono vede- braio 1940 da Eugenio Ferro, noto indu- re una dimostrazione di lavorazione del striale nella produzione vetraria Murane- vetro, essendoci dei forni funzionanti e degli abilissimi ed esperti maestri vetrai se. La Famiglia Ferro è presente nell’in- e visitare le esposizioni che globalmente dustria Muranese dal ‘600 e fu premiata si sviluppano in 7.000 mq² e impiegano per ben 47 volte dal Doge con l’Osella circa 300 dipendenti. (medaglia che annualmente veniva con- segnata alla famiglia che più si distingue- Attualmente Renzo Ferro si occupa va nella produzione vetraria dell’isola). della Holding che sinergizza, con le sue Agenzie di Viaggi e realtà ricettive Alber- Nel 1966, dopo gli studi a Padova nel- ghiere, le attività suddescritte. Dal 2001 la facoltà di Ingegneria, Renzo Ferro si con l’aiuto del figlio Dario ha ripreso il è occupato solo della commercializzazio- controllo e la guida anche nell’industria ne del vetro aprendo nel famoso Palaz- fondata dal padre nel 1929 e seguita fino zo Miari Cappello, adiacente Piazza San a quella data dal fratello Sergio purtrop- po venuto a mancare proprio in quell’an- no.

L’amore per il Friuli nasce dall’origine Friulana della madre Margherita, nata a Maniago nel lontano 1907, e per gli anni passati con i nonni materni in vicolo Oli- vo quando il Papà si ammalò gravemente nel 1945. Una sorella del papà inoltre ha sposato un Toffolo di Fanna Cavasso e da quel matrimonio è nato il cugino Lino Toffolo artista del Cinema e della Tv35.

Renzo Ferro torna spesso nella sua casa di Cavasso Nuovo, negli stessi luoghi che gli ricordano la sua infanzia. Il 28 agosto Stemma della famiglia Ferro 2000 il Comune di Cavasso Nuovo lo ha

34 Inf. Gladia Canderan, 1975, Maniago. 35 Inf. Renzo Ferro, 1940, Venezia.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 319 insignito della cittadinanza onoraria, in La Patria insieme e la Famiglia onora. segno di riconoscimento e ringraziamen- Invan profana gioventute inora to per il determinante contributo per la Vanta scoperte, ed il progresso amato; realizzazione dei lampadari in vetro di La sola Religion fa l’uom beato, Murano che adornano le sale di rappre- E cristiana virtù la vita infiora. sentanza del Palazat, sede del Comune. Un Uom per scienza, e singolar talento La sua donazione, del tutto disinteressa- Merta laude dal modo, e ne riscuote, ta, ha permesso di dotare l’edificio pub- Ma non giunge alla meta del contento. blico di lampadari di altissimo valore ar- Umil servo Venanzio invece or puote tistico ed economico, rendendolo unico Far che Dio gli obbedisca, oh gran portento sotto questo aspetto nella zona36. D’arcane al proferir mistiche note”37.

Dopo aver ricevuto l’ordinazione sa- cerdotale dal patriarca di Venezia card. Religiosi Trevisanato, all’inizio del 1872 fu chia- mato, come insegnante privato, dalla Mons. Venanzio Savi famiglia dei conti Attimis-Maniago e, come rettore, dal Civico Ospedale di Mons. Venanzio Savi nacque a Cavas- Spilimbergo, dove collaborò con l’arci- so Nuovo il 24 settembre 1847. Visse in prete mons. Fabricio. un ambiente colto e ricco di stimoli in- tellettuali, il padre Giovanni Battista era Nel 1876, il Vescovo mons. Domeni- infatti insegnante alla scuola di Fanna. co Pio Rossi lo chiamò come insegnante di lettere e scienze naturali, affidandogli Frequentò la scuola dove insegnava anche l’incarico di vice-rettore ed econo- il padre ed in seguito seguì le lezioni al mo del Seminario, e qui fu benvoluto e Seminario di Portogruaro. All’inizio del amato da collegi e dai suoi allievi. 1869 terminò il ciclo di studi seminariali e, nella attesa di raggiungere l’età cano- “In Savi, chierici e clero diocesano, nica per l’ordinazione, fu inserito fra i trovano un educatore, un consigliere, docenti del Seminario. un maestro, una persona dotta e di grandi virtù, un uomo di fede, pieno In occasione della sua Prima Messa, di energie. Scrive con prosa elegante, avvenuta il 3 aprile 1870, gli fu dedicato collabora con il “Giornale araldico- da Antonio Businelli, noto giureconsul- genealogico”, si ricorre a lui per la to e poeta di Cavasso e padre del prof. stampa di fascicoletti in occasione di Francesco Businelli, un Sonetto che così particolari ricorrenze”38. recitava: Nel 1886 lo stesso Vescovo mons. “Sorge brillante oltre l’usato Aurora Rossi accettò le dimissioni come profes- Nunzia di lieto giorno avventurato, sore, vice-rettore ed economo del Savi, il In cui Venanzio pio di pregi onorato quale si vide costretto ad abbandonare il

36 Comune di Cavasso Nuovo. 37 ANTONIO BUSINELLI, Sonetti e anacreontiche, a cura della Biblioteca civica “Angelo e Caterina Tramontin” di Cavasso Nuovo. 38 GIANNI STRASIOTTO, Mons. Venanzio Savi di Cavasso Nuovo (1847-1904). Sacerdote pio e colto, lavorò nel patriarcato di Venezia con il futuro Papa Sarto, “Il Popolo”, 25 settembre 2005.

320 Cavasso Nuovo / Cjavàs Seminario e la Diocesi poiché si era ri- co. Pietro di Maniago” e nel 1893 “Con- fiutato di sottoscrivere la “Pastorale anti- cordia e Padova – Memorie”, in entram- Rosmini”, un documento di condanna be le opere coadiuvato da mons. Ernesto alle ideologie dell’Abate Antonio Rosmi- Degani. Sempre nel 1893 collabora con ni (1797-1855), filosofo del liberalismo l’amico portogruarese mons. Leonardo cattolico e fondatore dell’Istituto della Perosa (docente e direttore della Biblio- Carità (i Rosminiani, 1828). teca Querini-Stmpalia) alla nascita della prestigiosa rivista letteraria “La Scintil- In seguito a queste dimissioni-rinuncia la”. tutt’altro che spontanee, il Savi passò ad insegnare filosofia nel Seminario patriar- Pur non avendo un elenco comple- cale di Venezia, dove venne nominato to dei suoi saggi, ci sono diversi scritti Monsignore e Cappellano conventua- spesso pubblicati in opuscoli come: “Di le, commendatore del Sovrano Militare alcune opere del Cima in Venezia”, “Di Ordine di Malta (Ordine Ospedaliero di Giacomo Leopardi e della sua filosofia”, San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi “Sull’Arte”, “L’Eucarestia e le tradizioni e di Malta, con sede del Gran Priorato locali specie nel Veneto”, “Il matrimonio di Lombardia e Venezie nel sestiere di secondo un evoluzionista”, “Della patria Castello). Qui venne apprezzato per le e della nazionalità…del Beato Odorico qualità signorili e l’operosità; gli venne- da Pordenone”. ro affidate mansioni spirituali ed a volte organizzative, compresi pellegrinaggi in Partecipa in varie assemblee dei catto- Italia e a Lourdes. lici militanti, anche per divulgare l’Ope- ra dei Congressi (la prima organizzazione Nel periodo in cui insegnò a Venezia dei cattolici, fedele all’Enciclica non ex- divenne un vero punto di riferimento pedit, tra il 1874 e il 1904), portando la per la cultura ecclesiastica, grazie anche sua parola serena e senza intemperanze. ad un carattere schivo e attento a non cercare facili ribalte. Collaborò, presso il “Chi lo avvicina ne è affascinato. Seminario patriarcale di Venezia, all’or- Ispirato, poetico, e nello stesso tempo ganizzazione per la nascita dell’Istituto di pratico, non si scoraggia mai. In ogni Diritto Canonico intitolato a San Pio X, sede idonea caldeggia la grande opera ed in seguito agli studi, che furono inau- di assistenza per gli operai italiani gurati nell’anno accademico 1902-1903. emigranti nell’Europa e nel Levante. Proviene da una zona che da sempre Non si dimenticò mai delle sue origini conosce le sofferenze del fenomeno e del periodo trascorso nel portogruare- dell’emigrazione, con le privazioni se, territori con i quali mantenne costanti ed i drammi di chi parte e di chi ri- contatti, i suoi scritti, infatti, dimostrano mane”39. questo legame. Nel Seminario patriarcale di Venezia Nel 1887 scrisse il saggio “Nome e conobbe ed entrò, dal 1893, fra gli inti- stemma della Città di Portogruaro”, nel mi del nuovo cardinale Giuseppe Sarto, 1890 “P. Marco di Aviano”, nel 1891 “Il futuro Papa Pio X. Quando il Patriar-

39 GIANNI STRASIOTTO, Mons. Venanzio Savi di Cavasso Nuovo (1847-1904). Sacerdote pio e colto, lavorò nel patriarcato di Venezia con il futuro Papa Sarto, “Il Popolo”, 25 settembre 2005.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 321 ca Sarto, nel 1903, salì alla Cattedra di era meta di una massiccia emigrazione San Pietro avrebbe voluto al suo seguito europea per le sue numerose industrie. mons. Venanzio Savi, ma egli era già ma- La prima occupazione di Luigi fu il ter- lato di un male incurabile che lo portò razziere, questa attività era di gran lunga a lasciare questa terra il 13 settembre la più praticata all’estero dagli emigran- 1904. Venne tumulato a Cavasso Nuo- ti friulani, rinomati ovunque per la loro vo con una cerimonia che vide presente preparazione tecnica e la fantasia che una partecipazione straordinaria di fedeli mettevano “nell’arte del terrazzo”. e confratelli. Nel dicembre del 1891 ascoltò per In quest’occasione il mons. G. B. la prima volta l’annuncio dell’Evangelo Cesca ricordò la vasta cultura dello attraverso le parole del predicatore Mi- scomparso, la sua conoscenza di diverse chele Nardi, il quale era solito riunire al- lingue, dell’araldica e dell’economia po- cuni fedeli di origine italiana nella Sala litica, la sua collaborazione con giorna- dell’Y.M.C.A. (Associazione Cristiana li e periodici e la responsabilità assunta dei Giovani) presso la Stazione Ferro- nell’organizzare il Congresso Eucaristico viaria Centrale di Chicago. Dopo questi di Venezia del 1887. incontri si convertì dal Cattolicesimo al Presbiterianesimo. Il 19 ottobre successivo venne ancora In seguito alla costituzione della Prima commemorato per consentire la parteci- Chiesa Presbiteriana Italiana a Chicago, pazione di tutti coloro che, dati i mezzi avvenuta nel marzo 1892 ed organizzata di comunicazione del tempo, non pote- dal pastore Filippo Grill (1874-1939), il rono essere presenti alle esequie. Francescon fu eletto prima diacono, poi I suoi ammiratori scrissero di lui sulla anziano e segretario della Comunità. sua tomba, ancora visitabile al Cimitero Qualche anno più tardi il nostro per- comunale di Cavasso, questo epitaffio sonaggio partecipò ad un incontro pente- alla memoria di un carattere mite, mol- costale condotto da William H. Durham to venerato per la sua pietà e per la sua alla North Avenue Mission di Chicago. dottrina: Luigi Francescon fu uno dei promo- “che fu l’uomo della virtù e del tori della costituzione della “Assemblea sapere: grande perché umile, umile Cristiana”, la prima Chiesa Pentecostale 40 perché virtuoso” . Italo-Americana. Viaggiò attraverso gli Stati Uniti, fermandosi nelle comunità italiane di diverse città come: Los Ange- Luigi Francescon les, Filadelfia e St. Louis, dove si impe- gnò a radicare la Chiesa Pentecostale. Luigi Francescon nacque a Cavasso Nuovo il 29 marzo 1866. Figlio di agri- Nel 1909 pensò di portare il Movi- coltori, emigrò negli Stati Uniti subito mento Pentecostale nel Sud America e dopo il servizio militare. Il 3 marzo 1890 andò in Argentina. In questo paese pre- giunse a Chicago, che in quel periodo dicò affinché il suo messaggio religioso

40 Comune di Cavasso Nuovo.

322 Cavasso Nuovo / Cjavàs si affermasse e la Chiesa prese il nome di scenza di queste lingue lo facilitò nei suoi “Iglesia Cristiana Pentecostal De Argen- numerosi viaggi in giro per l’Europa; vi- tina”. sitò, infatti, molti paesi quali Francia, Lussemburgo, Germania e Austria, dove L’anno successivo la sua opera di Evan- ebbe occasione di incontrare e frequen- gelizzazione lo portò anche a San Paolo tare varie personalità di spicco come ad del Brasile dove, grazie alla sua abilità di esempio, in campo socio-politico, Van- predicatore, nacque una delle più grandi ceslao von Kaunitz, cancelliere e mini- Chiese Pentecostali del Brasile, la “Con- stro degli esteri della corte di Vienna; gregacione Cristiani”. Luigi Francescon nell’ambito culturale conobbe Voltaire, il 41 morì nel 1964 . quale, nella loro successiva corrisponden- za epistolare, ebbe parole di elogio per il suo saggio intitolato “De’ Nobili, de’ Dei Conti di Polcenigo Parlamenti e de’ Feudi”, che il Polceni- go aveva mandato alle stampe. Il Voltaire Giorgio di Polcenigo utilizzava queste parole per descrivere la sua ammirazione al Polcenigo: “Io vi sono Il conte Giorgio di Polcenigo e Fanna doppiamente debitore. Voi mi avete onora- nacque a Cavasso il 3 dicembre 1715 da to di un bellissimo regalo, e mi avete a un Girolamo e Maria Vittoria di Spilimber- tempo istruito. (…) La scienza e la ragione go, nobildonna discendente dalla cele- vi hanno egualmente servito” 42. brata famiglia veneta dei Dandolo. Anche in Italia il Polcenigo avviò cor- A tredici anni frequentò, a San Vito al rispondenza ed instaurò amicizia con im- Tagliamento, la rinomata scuola diretta portanti esponenti della cultura del tem- dal famoso abate Anton Lazzaro Moro, po come i dotti gesuiti Giovanni Battista uomo di vasta cultura. Frequentò quindi Roberti e Saverio Bettinelli, Melchiorre il collegio di Capodistria, gestito dai frati Cesarotti, Duranti e Pietro Trapassi detto francescani, dove confluivano per la loro il Metastasio, che fu il massimo rappre- educazione e formazione i giovani ram- sentante dell’Arcadia, accademia lettera- polli della classe nobiliare. Continuò gli ria tuttora esistente, fondata nel 1690 a studi presso l’Università di Padova, dove Roma e diffusasi in tutta la penisola. si laureò in Giurisprudenza evidenzian- do ampia duttilità intellettuale e spiccata Si sposò, in età matura, con la ricca versatilità nell’ambito letterario, in parti- contessa Angela di Sanbonifacio, dal- colare per la poesia. la quale ebbe tre figli: Francesca, Elia e Teresa. Elia risulterà l’ultimo conte del Nel suo bagaglio culturale trovarono ramo Polcenigo Fanna a cui si aggiunge- posto le lingue classiche antiche, qua- rà il titolo nobiliare Sanbonifacio. li greco e latino, e numerose correnti come tedesco, francese e spagnolo senza Giorgio di Polcenigo fu molto ammi- dimenticare friulano e veneto. La cono- rato per il suo ingegno e la forte persona-

41 “The New International Dictionary of Pentecostal and Charismatic Movements”, revised and expanded edition - Stanley M. Burgess, Editor and Eduard M. Van Der Maas, Associate Editor. 42 EMILIA MIRMINA, Ideologia e poesia in una singolare testimonianza dell’ Ancien Régime in Friuli. Giorgio di Polcenigo 1715-1784, Udine 1990.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 323 lità. I suoi contemporanei così si espres- costante che è l’atteggiamento di rifiuto sero nei suoi confronti: “Uomo più dotto di qualsiasi innovazione. È l’attacco ver- fra tutti gli uomini, soprattutto conosciuto bale, ironico, graffiante del virtuoso della per l’eccellenza del suo impegno, per la sua penna che finge di non capire le muta- cultura, per la sua istruzione e le altre doti zioni di pensiero e politiche del suo tem- cristiane del suo animo e le illustri doti e po che avevano iniziato a sgretolare le virtù di nobiltà” 43. prerogative antiche della classe nobiliare. È proprio con la scrittura che il Polce- Focalizzando il giudizio esclusivamen- nigo respingeva l’intromissione nella no- te all’ambito poetico-letterale, la pro- biltà per mezzo dell’ascesa sociale delle fessoressa Emilia Mirmina, studiosa del classi inferiori, che avveniva ad esempio Polcenigo, lo accoppia a Daniele Florio: attraverso l’acquisto di titoli nobiliari da “Nel campo della poesia sono loro due i parte di ricchi mercanti ed il matrimonio portavoce più rappresentativi del Friuli di nobili con persone di altri ceti. del Settecento” 44. Entrambi amici del Me- tastasio ed ammiratori della melodiosa Non è certo il poeta-cicisbeo, tipico di chiarezza e felicità espressiva del poeta quel tempo, sempre pronto ad osanna- romano, manifestano le loro opere con re ed adulare; può essere invece definito fluente e forbita eleganza. il poeta del vero, perché loda o biasima senza riguardo per chicchessia, pertanto Le opere poetiche principali del conte è cronista credibile del suo tempo. Giorgio sono: “La lettiera precipitata”, “Il viaggio concineo”, “Fra’ Simone”, “Il Giorgio di Polcenigo è stato un perso- Caffè”, “L’Imeneo Cusano”, “Il Tempio naggio conosciuto ed ammirato non solo della gloria”, “Sconciatura estemporanea nei nostri territori, ma anche in vari luo- di stanze semi bernesche”, nelle quali ghi d’Italia e d’Europa. Con la sua morte, vengono trattati quadretti spassosi e di- avvenuta a Cavasso il 28 settembre 1784, vertenti della vita aristocratica del tempo. le sue opere caddero nell’oblio. Solo negli Si aggiungono un numero indetermina- ultimi anni si è iniziato a studiarlo pres- to di sonetti e di brindisi improvvisati so le Università e si è intensifico il ruolo dalla doppia valenza, seria e faceta, ma della ricerca per un completo recupero di che si snodano su una intrinseca unità tutta la sua produzione 45.

43 MARIO GIOVANNI BATTISTA ALTAN, Fanna Cavasso nel Feudo dei di Polcenigo. Itinerari storici della scuola d’ambiente, Cavasso Nuovo 1999. 44 EMILIA MIRMINA, Ideologia e poesia in una singolare testimonianza. 45 Inf. Aldo Tuniz, 1934, Cavasso Nuovo.

Un ringraziamento va a tutte le persone di Cavasso Nuovo che hanno gentilmente prestato la loro memoria storica e i loro documenti, dedicandomi il loro tempo nel ricordo del passato; questi compaesani sono: il compianto Rolando Bier, Adamella Della Valentina, Aldo Tuniz, Daniela Basso, Adriana Mastellone e coloro che si sono interessati di arricchire le fonti sui loro parenti citati nel capitolo: Giampiero Calligaro, Leopolda Loria in Renzi, Michael e Susan Fioritto Cunningham, Raulo Bernardon, Gino Tramontin, Claudio Valle, Gladia Canderan, Renzo Ferro, Mario Alfredo Petrucco, Domenico Maraldo e Ranieri Pontello. Ringrazio infine Michele Bernardon per avermi fornito molto del materiale necessario all’elaborazione del testo. Senza il loro contributo non avrei potuto accedere a molte informazioni e documentazioni private delle famiglie dei personaggi trattati. Silvia Corrado

324 Cavasso Nuovo / Cjavàs La varietà linguistica di Cavasso Nuovo Andrea Comina

La varietà linguistica parlata a Cavas- d’acqua, che segnano (in direzione nord/ so Nuovo, è una tessera di quel mosaico sud) la montagna e la pianura. linguistico denominato Friulano Con- cordiese o Occidentale che è una delle La suddetta frammentazione dialettale tre principali suddivisioni linguistiche trova una delle sue cause nella mancanza del Friuli (assieme al Friulano Centro- di un grande centro di prestigio culturale Orientale e al Friulano Carnico). e linguistico (come lo è Udine e come lo era stato Cividale), in grado di elaborare Nell’area friulana, le varietà concordie- un modello autonomo di friulano lette- si hanno la prerogativa di rappresentare rario. alcuni dei tratti di maggiore conservati- vità e altri di maggiore innovazione. La In tal modo, la latinità concordiese conservatività è data dalla distanza dal (una volta decaduta Concordia da centro principale centro di riferimento culturale municipale di riferimento per la roma- e linguistico della regione (Udine), men- nizzazione prima e della cristianizzazione tre i tratti innovativi sono connessi con dell’area poi) si è diramata in numerose la prossimità alle parlate venete (venezia- varietà dialettali. Queste varietà si rifan- ne, trevigiane rustiche e bellunesi) che, a no, per la gran parte, alle suddivisioni partire dal XV secolo, hanno via via so- plebanali dell’Alto Medioevo e si posso- stituito il friulano come lingua-modello no ulteriormente suddividere, per cause di prestigio, tanto da prenderne il posto dipendenti dalle diverse direzioni giuri- in alcuni grandi centri della pianura (ad sdizionali subentrate nel Basso Medioe- es. Pordenone). vo. Non ci soffermiamo qui sulle nume- rose invasioni che il territorio del Friuli L’estrema frammentazione dialetta- Occidentale (in particolare la pianura) le rispecchia in parte quella del territo- ha subito nel corso dei secoli, che hanno rio ad Ovest del Tagliamento, con una contribuito in qualche caso alla tipizza- zona montana segnata da profonde gole zione di alcune varietà linguistiche. sul cui fondo scorrono fiumi e torrenti (Cellina, Colvera, Meduna, Arzino) che, Vocalismo tonico una volta giunti in pianura, s’inghiaiano in enormi greti pietrosi. I tipi dialettali Tratto peculiare del friulano è il man- seguono esattamente l’andamento oro- tenimento dell’opposizione tra vocali lun- grafico e la struttura idrografica dei corsi ghe e vocali brevi in posizione di allun-

Cavasso Nuovo / Cjavàs 325 gamento) nella caratteristica dittongazio- ne discendente delle varietà concordiesi, con esiti uguali sia per le vocali aperte che per quelle chiuse (es. azéit [aceto]; déis [dieci], néif [neve]; fréit [freddo]; cróus [croce]; nevóut [(il) nipote]; fóuc [fuoco]; vóus [voce], nóuf [nuovo]). Questa carat- teristica è discriminante per distinguere le varietà occidentali rispetto a quelle centro orientali che invece monottonga- no e allungano la vocale tonica (es. azêt; dîs; crôs; fûc).

Per quanto riguarda il trattamento ri- servato agli esiti di è (chiusa) in una po- sizione in cui non si ha allungamento, Donne in “taviela” gamento (che troviamo in sillaba chiusa molte varietà friulane e la stessa varietà negli anni ’30. di Cavasso Nuovo presentano un abbas- Da sn. Antonia finale di parola) e nella varietà linguistica Zambon e Elisabetta di Cavasso Nuovo tale tratto è tuttora samento, cioè un’apertura in contesti di Zambon. solido (es. mâr [mare], mûr [muro], fîl sillaba chiusa e aperta precedente –a, -e [filo]). finali di parola (es. strét / strèta [stretto / stretta] drét / drèta [dritto /dritta]). L’allungamento vocalico si riscontra anche in altre situazioni come davanti Nella parlata di Cavasso Nuovo si a gruppo consonantico debole (es.sorêli realizza la dittongazione di tipo ascen- [sole]; vôli [occhio]), davanti a –r finale dente in corrispondenza di è, sia in sil- di parola (es. tintignâr [castagno]) e nei laba aperta che in sillaba chiusa (es. bjél partecipi passati deboli (es. giût [anda- [bello]; siét [sette]; mjédi [medico]) e tale to]). esito si mantiene anche davanti a –r (es. mièrli [merlo]; fièr [ferro]; vièr [verme]) Un cedimento si ha invece negl’infi- diversamente da molte varietà della pia- niti verbali dove la vocale tonica risulta nura friulana (ma il fenomeno è presente oramai breve in quasi la totalità dei par- anche in alcune parlate della montagna lanti, mantenuta (peraltro sporadica- come e Cimolais) che mente) solo dalle persone più anziane presentano l’innalzamento ad à. limitatamente alle località Bier, Maraldi e Runcjs. Tale situazione è comunque la Per quanto riguarda i trattamenti di norma nelle varietà della pianura friula- ō aperta del latino volgare nelle posizio- na. Nelle varietà della Destra Tagliamen- ni non soggette ad allungamento, nella to l’allungamento regolare nell’infinito è varietà di Cavasso Nuovo si manifesta la mantenuto solamente nelle varietà della soluzione normale della varietà friulane Val d’Arzino e in quella di Andreis in orientali e di alcune di quelle occidenta- Valcellina. li prospicienti il corso del Tagliamento, che hanno la dittongazione romanza di Gli esiti delle vocali medie alte e basse tipo ascendente, perciò ō>uó>ué con dis- (é chiusa; è aperta; ó chiusa; ò aperta) del similazione finale dell’elemento vocalico latino volgare, si sono sviluppati (sempre (es. fōliam>fuéa [foglia]; cōctum>cuét nelle posizioni in cui è possibile l’allun- [cotto]; cōllum>cuél [collo]). Cavasso

326 Cavasso Nuovo / Cjavàs Nuovo, insieme a Fanna, Frisanco capo- luogo (restano escluse quindi le frazioni di Poffabro, Casasola e Pian de le Merie) rappresentano un punto di confine per quanto riguarda questa caratteristica. Su- bito ad ovest, a Maniago e nelle succitate frazioni di Frisanco, è infatti presente il tipico esito delle varietà concordiesi in uó / ó.

Davanti al gruppo consonantico –nt- assistiamo ad un numero maggiore di casi in cui ě permane, al contrario della vicina varietà di Fanna in cui, oltre ai normali esiti dint, timp, etc.(dente, tempo) è pre- sente la tendenza a condizionare anche i suffissi –ent, -end (es. furmìnt, arzìnt, Tale soluzione la troviamo oltre che Valentino ed Elisa difìndi [frumento, argento, difendere]). Lovisa nella “centa” in nelle parole che nei nomi che hanno ri- via Duchessa d’Aosta. costruito la vocale perduta (il friulano Anno 1960 ca. Gli esiti d ò davanti ad –n complicata conserva solo la –a finale latina dei nomi) concordano con quelli tipici delle varietà negli infiniti verbali della terza coniuga- occidentali che hanno –u- anche se vi è mòlgi la tendenza a conservare l’ò (es. rispòndi, zione (es. ); nell’uscita della prima vs mùnia [rispondere, monaca]) invece persona del presente indicativo della dell’esito delle varietà centrali e carniche prima coniugazione (i clami [chiamo]), -uì (peraltro presente anche in alcune va- nella prima persona dell’imperfetto indi- rietà della Destra Tagliamento quali quel- cativo di tutte le coniugazioni, negli esiti le Tramontine e Asine). Da sottolineare delle parole sdrucciole latine nelle quali è il fatto che la varietà di Cavasso Nuovo venuta a cadere la consonante finale (es. non tende ad allungare l’elemento voca- stōmachum). lico come nelle vicine varietà di Frisan- co, Fanna e Meduno (es. pûnt, rispûndi). In diverse aree del Friuli Occidentale Nessun problema invece pongono gli (ma con esempi anche sulla Sinistra Ta- esiti di ò davanti ad –r + consonante che gliamento) non è raro trovare parole ter- seguono il normale esito di tutte le parla- minanti in /–u/: per lo più prestiti veneti te friulane, per cui abbiamo fuàrt, puàr- o fortemente influenzati dalla fonetica ta, cuàrp, etc. (forte, porta, corpo). veneta. Anche il territorio di Cavasso ha subito questa attrazione Ne sono esem- Vocalismo atono pio: / spècju [specchio]; pêzu [peggio]; ducju [tutti]/. La varietà friulana di Cavasso Nuovo conserva la –a atona finale del latino ac- La o atona postonica segue l’esito più cordandosi in ciò con il tipico esito delle comune per il friulano, e cioè –u (es. varietà concordiesi (es. doménia [dome- pìciul [piccolo], scjàtula [scatola]) diffe- nica], al clama [chiama]). La scelta del- renziandosi rispetto alle scelte delle con- la vocale finale d’appoggio coincide con finanti parlate di Frisanco, Navarons, quella tipica friulana –i (es. pâri [padre], Arba e che presentano esiti quali pìcel / mâri [madre], etc.). pìcial e scjàtala / scjatela.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 327 Le vocali che si vengono a trovare in encja [anche]; mangjà [mangiare]) e non posizione protonica (cioè che precedono ci sono segni di cedimento negli esiti la vocale accentata) sono molto deboli e palatali dalla consonante dentale sorda perciò instabili e sono spesso influenzate e sonora (t; d) all’incontro con un ele- dalla qualità della vocale tonica che le se- mento vocalico (argjél [lardo], marcjèl gue o (ove vi fosse) da quella che la pre- [martello]). cede. Frequenti sono gli scambi (anche all’interno di una stessa parlata) del tipo: Confrontando gli esiti dei nessi latini polmón / palmón o paràula / peràula. composti da consonante + l (tratto tipi- co del friulano oggi, ma un tempo molto più diffuso nell’Italia settentrionale e nel Consonantismo veneto stesso, come ci testimonia Dante Alighieri nel De vulgari eloquentia, e che Senz’altro tra le più conosciute carat- è conservato in tutte le varietà friulane teristiche del friulano (sebbene non ne tranne quelle friulano–venete [o meglio, abbia l’esclusiva) la palatalizzazione di cadorine] dell’Alta Valcellina e in quelle “CA” e “GA” in qualsiasi posizione pre- friulano–venete più occidentali, si può senta tuttavia diversi gradi di conserva- notare che la varietà cavassina presenta zione e di realizzazione: a seconda delle una conformità con le scelte generali del zone si individuano articolazioni preve- friulano (es. flât [fiato], plóia [pioggia], lari, palatali, prepalatali, fino alle ridu- glésia [chiesa], etc. zioni affricate palatali, alveo-palatali per giungere alla costrittiva (sibilante) me- Quanto al trattamento delle affricate diopalatale tipica di Erto e Cimolais in palatali sonore gi- / ge- in posizione ini- Alta Valcellina per gli esiti da “CA”. ziale e postconsonantica, vediamo che la varietà di Cavasso Nuovo mantiene l’af- Nella varietà di Cavasso Nuovo notia- fricata in tutti i contesti, per cui abbiamo mo che è conservata l’occlusiva palatale gent, ginoli, mangia (gente, ginocchio, sorda e sonora (cjasa [casa]; gjal [gallo]; manza). Queste soluzioni compaiono Norma Roman- anche per gli esiti primari e secondari Sartor (a sinistra) di j- iniziale di parola quali giovin, giu- e Maria Mariutto rà (Miuta di Cionf) di (giovane, giurare) e postconsonantico ritorno dal “resentà” interno: miégia, màngia (mezza, manza). nel lavataio sul Anche in questo caso la varietà lingui- canale del torrente Meduna. stica di Cavasso Nuovo si mostra più Orgnese, anni ‘50. conservativa rispetto alle varietà situate Foto: Angelina Sartor. ad occidente che presentano la soluzione fricativa (’sént, ’senóli, màn’sa, ’sòvin, ’surà, miésa). Analogamente si assiste alla con- servazione dei ce, ci latini iniziali di paro- la (cèna [cena]), interni postconsonantici (falcét [falcetto] o finali (dòlç [dolce]).

Rispetto al trattamento dei plurali sig- matici con parole terminanti in -t, si assi- ste alla riduzione dell’originaria affricata dentale z alla fricativa dentale sorda s (es. plas, mons [piatti, monti]).

328 Cavasso Nuovo / Cjavàs Gli esiti dal latino iě in posizione ini- ziale e preceduti da v- o da l-, presentano trattamenti diversi in friulano e diversi- ficati all’interno di una stessa parlata pa- latalizzando (gjéver [lepre]), perdendo le succitate consonanti iniziali (éspa [vespa], ma è presente anche la variante jéspa) o conservandole (ljét [letto]).

Per ciò che riguarda la consonantizza- zione iniziale di u- la parlata di Cavasso Nuovo tende a realizzarla quasi ovunque (vué, vôli, vués [oggi, occhio, oggi]), così come la –i- in posizione intervocalica che viene realizzata come approssimante pre- velare come in tutte le varietà confinanti che hanno in comune tale esito con le parlate del portogruarese.

Risultato di riduzioni e varie evoluzio- ni, la vocale /–i-/ in posizione intervoca- lica si conserva sempre (ploia [pioggia]; voia [voglia], anche se va aggiunto che, abbiamo panàra [madia]. Non vi è pre- Sebastiano Della dal punto di vista fonetico, la semivocale Valentina, Giobatta viene realizzata come approssimante pre- sente alcun tipo di epitesi consonantica. (Tita) Zambon e velare, una via di mezzo tra le uscite pala- Angela Bier davanti tali della norma e quelle che fanno cadere alla stalla “della Morfologia nominale e pronominale Braida” (via Case l’elemento, segnalando così un preludio Sparse) nel 1913. alla scomparsa della stessa. Questa parti- Iniziamo la disamina dalla scelta Foto: Adamella Della Valentina. colare caratteristica è comune per molte dell’articolo determinato e indetermina- località situate tra il Colvera e il Taglia- to che a Cavasso Nuovo presenta il se- mento e in gran parte delle varietà del guente schema rintracciabile nella gran portogruarese. parte delle varietà della Destra Taglia- C’è inoltre la tendenza generale a con- mento: (i)l, l(a), i, li [(i)l, l(a), i, li] per gli servare la nasale bilabiale finale di parola articoli determinati, e (u)n (u)na [un(o), (es. sum, fam, om, ledàm [sonno, fame, un(a)] per quelli indeterminati. uomo, letame] anche se le generazioni Passando alla formazione del plurale, più giovani optano talvolta per una rea- la varietà di Cavasso Nuovo presenta le lizzazione alveolare. seguenti soluzioni: per i termini ricon- Quanto al trattamento delle conso- ducibili alla prima declinazione latina e nanti finali in posizione forte, notiamo gli aggettivi della prima classe (quasi tutti che la parlata cavassina le mantiene come femminili) è presente l’uscita in –i. (es. di regola nel friulano (es. clâf, prât, flât cjasi, femini [case, donne]). Nelle frasi [chiave, prato, fiato]). con articolo, nome e aggettivo, la –s fi- nale si conserva alle volte anche se limi- A Cavasso Nuovo è regolare la caduta tatamente all’ultimo elemento (es. li bieli di –i- negli esiti dal suffisso–aria , per cui femini(s) [le belle donne]). Come si può

Cavasso Nuovo / Cjavàs 329 notare, la -s tende a cadere come avviene si perde quasi del tutto per scomparire regolarmente nelle varietà della Valcolve- completamente nelle generazioni più ra e a Meduno, mentre più oscillante è la giovani. posizione di Fanna e Maniago rispetto a tale fenomeno. I restanti nomi maschili e I rimanenti plurali palatalizzati (esiti di antichi plurali in –i) sono conservati femminili con plurale sigmatico, seguo- (es. dincj, déicj / denti, dita) e, in alcu- no gli esiti comuni del friulano per cui ni casi, ulteriormente rinforzati dall’ele- abbiamo cjans, cjamps, râs (cani, campi, mento sigmatico (agns [anni]) rape). Quanto ai plurali sigmatici dopo –t (-t + s), si assiste alla riduzione dell’ori- ginaria affricata dentale (presente nelle Pronomi personali, possessivi e clitici vicine varietà della Valcolvera) all’attuale s, (es. plas, gjas, mas [piatti, gatti, mat- Caratteristica dell’italiano è quella di ti]) come avviene in tutte le varietà della lasciare libertà nell’uso del soggetto all’in- pianura. terno di una frase. Esso infatti può esse- re espresso oppure essere sottointeso (es: Rispetto agli esiti dei plurali frutto del- [io] vado a casa, [tu] corri troppo veloce. la palatalizzazione della fricativa dentale, [voi] etc.). In genere, quando il soggetto è la parlata di Cavasso Nuovo presenta un direttamente espresso, viene ad assumere buon grado di conservazione, regolare una funzione rafforzativa–espressiva. e coerente anche se non molto marcato nelle persone più anziane (per cui: ròs / In friulano e (in parte) in veneto (ma rôš [rosso / rossi]; cróus / cróuš [croce / la cosa si può estendere alla gran parte croci] mentre a partire dalla generazio- dei dialetti dell’Italia del nord), invece, il ne nata dopo gli anni 40 tale distinzione soggetto deve in qualche maniera essere quasi sempre espresso: per questo si deve porre accanto al verbo un pronome per- Lavatoio sotto sonale soggetto atono che non può essere la chiesa, anno 1928. disgiunto dal verbo stesso e che quindi, Terza da sinistra: nella frase, ha una funzione ben determi- Derna Pontello nata. Questo pronome viene denomina- all’età di sedici to clitico. anni. Per quanto concerne le forme dei pro- nomi personali, la varietà friulana di Ca- vasso Nuovo mostra di seguire il tipico schema friulano che presenta una doppia formazione, prevedendo pronomi tonici e liberi e pronomi atoni obbligatori: jó i tu tu lui al / jé a nó(àltris) i vò / vuàltris i lour a

Come si può notare, la struttura è

330 Cavasso Nuovo / Cjavàs Via Duchessa d’Aosta (già via Nuova) inizio anni ‘20.

Terza da sinistra: Maria Businelli. quella tipica delle varietà più conserva- = mia) e di Montereale Valcellina (es: mèt tive del friulano occidentale, con il man- = mia). Al plurale delle prime due perso- tenimento del clitico tu alla II pers. sing. ne maschili e femminili è presente la for- invece dell’obliquo ti di influenza veneta ma rafforzata, tra l’altro ampiamente dif- presente nelle parlate ad ovest del Colve- fusa nelle varietà concordiesi. Le prime ra e in tutta la pianura pordenonese. due persone singolari maschili presenta- Passando ai pronomi e aggettivi posses- no la forma palatalizzata (da meus latino) sivi, notiamo che presentano lo schema tipica delle varietà linguistiche dell’area. delle parlate maggiormente conservative, Ecco di seguito lo schema completo: che hanno forme differenti per indicare il maschile e il femminile e quindi non gnó / mè [mio, mia] presentano le neutralizzazioni in uno svi- cjó / tò [tuo, tua] luppo unico tipico del modello veneto. sjó / so [suo, sua] Inoltre riguardo alle prime tre persone nóstri /nóstra [nostro, nostra] singolari va notato l’innalzamento voca- vóstri / vóstra [vostro, vostra] lico da ò ad è . Tale esito non è presente nelle confinanti varietà di Fanna, Medu- sjó / so [loro] no e Arba, mentre è presente in tutte le gnês / mès [miei, mie] altre località ad Est del corso del Medu- cjês / tòs [tuoi, tue] na, segnando cosi il limite più occidenta- le di tale fenomeno. sjês / sos [suoi, sue] nóstri / nóstri [nostri, nostre] Non vi è traccia delle soluzioni con epitesi tipiche del maniaghese e dell’Alta vóstri / vóstri [vostro, vostre] Valcellina in funzione attributiva (es: mêc sjês / sòs [loro]

Cavasso Nuovo / Cjavàs 331 Morfologia verbale varietà del Friuli Occidentale.

Verbi “essere”; “avere” presente indicativo Analogo discorso per il verbo “avere” con la caduta della -s finale alla seconda Partendo dal verbo “essere” notiamo pres. sing. In particolare notiamo l’apo- che generalmente non si discosta dalla cope della a- iniziale, mantenuta soltanto altre varietà friulane occidentali. Alla se- in quattro uscite del presente indicativo conda p. sing. presenta só(s) in accordo con le varietà occidentali di contro alla Le 4 coniugazioni dell’indicativo presente forma sés di quelle centrali. Analizzando tutte le coniugazioni ver- Da notare che solo occasionalmente bali (com’è noto il friulano, con il veneto la sibilante finale è mantenuta, e ciò in e diversamente dall’italiano, conserva le accordo con le varietà della valle del Me- quattro coniugazioni latine) possiamo duna e del Colvera. fare le seguenti considerazioni:

Al plurale la desinenza della IIª p. - non vi è l’estensione della vocale presenta la soluzione séit invece dell’eti- d’appoggio /-i/ di Iª p. sing. dalla Iª decl. mologica séis, ricostruita per analogia a tutte le declinazioni, che è un feno- sull’italiano e diffusa anche in molte altre meno peculiare delle parlate più ester- ne e discoste dall’influenza del friulano centrale, e va inserito in una tendenza Albero della all’innovazione complice dell’estensione cuccagna. analogica della IIª p. sing. dalla Iª coniu- Orgnese anni ‘60. gazione alle restanti coniugazioni. Come Foto: Angelina Sartor. detto sopra per i verbi avere ed essere, si assiste nella IIª p. sing. alla caduta di /-s/ in tutte le coniugazioni;

- per la IIIª p. sing. osserviamo che alla Iª coniug. conserva la /-a/ finale che nel friulano centrale muta in /-e/ in accordo con la conservazione generalizzata della vocale latina etimologica;

- quanto alla Iª p. pl. è conservata l’ori- ginaria uscita /-an/ nella Iª coniug. invece della generalizzazione /-in/ delle varietà friulane centrali;

- per ciò che riguarda la IIª p. pl., vale il discorso fatto per i verbi essere e avere.

- alla IIIª p. pl., segue il sistema tipico del friulano con la desinenza /-in/ invece dell’utilizzo della stessa uscita della IIIª p. sing come in altre varietà del Meduna (ad es nel tramontino) e del Friuli Occi- dentale.

332 Cavasso Nuovo / Cjavàs Verbo “vedere”, presente indicativo

Per ciò che riguarda il verbo “vedere”, la varietà di Cavasso presenta la tipica forma dittongata /jódi/ delle più comuni varietà friulane, ma in disaccordo con le altre varietà della Val Meduna (e di Me- duno stesso) e Colvera che presentano la forma /vedi/. Inoltre presenta la caduta generalizzata della labiovelare iniziale come nella vicina varietà di Fanna.

I suffissi degli infiniti verbali.

Abbiamo già visto la lunghezza voca- lica negli infiniti verbali, vediamo ora le desinenze delle quattro coniugazio- ni. Riguardo agli infiniti verbali vedia- co dopo il verbo, modificandolo rispetto Di ritorno dalla mo che Cavasso ha come suffissi: /-a; alla frase affermativa/negativa dando così “Taviela” negli anni ‘60. [tema+vocale d’appoggio i]; [tema+vocale luogo ad una vera e propria flessione in- Da sinistra a destra: d’appoggio i]; -i/, in linea con le varietà terrogativa del verbo. Renato Varian, friulane occidentali più comuni. Angelina Sartor, Fulvia Mariutto, In particolare alla IIª p. s. la parlata di Osvaldo Sartor, Cavasso Nuovo presenta la forma inter- Vincenzo Nonis (Cênçi). Verbi ad alta frequenza: andare; potere rogativa senza l’elemento sigmatico come Foto: Angelina Sartor. a Fanna, Meduno e nelle varietà della Val andare Quanto al verbo “ ”, la varietà Colvera. di Cavasso segue le scelte lessicali (gi) e morfologiche delle altre varietà occiden- Concludiamo la disamina sulla mor- tali, in linea con trattamento delle affri- fologia verbale osservando che, sebbene cate palatali sonore gi- / ge esposto sopra. solo nella fascia di popolazione più an- Da notare l’uscita /jó i vài/ alla prima ziana, è ammessa la costruzione del co- pers. sing presente in molte varietà oc- siddetto “tempo bicomposto” con fun- cidentali invece del centrale e carnico / zione conclusiva di un’azione occasionale jó o voi/ . Mantiene però la forma con nel passato (es. /i ti vevi vut clamât ma tu l’affricata anche nelle uscite delle tre per- no tu èri/ = ti avevo avuto chiamato, ma sone singolari del congiuntivo presente, tu non c’eri) che in italiano non è am- contrariamente a Fanna (/ges; gessi; ges/ messa. contro /vadi; vadi; vadi) Oramai non vi è più traccia del passa- to remoto (conservato nel friulano lette- Forma interrogativa rario e nelle varietà più isolate e conser- vative del Friuli) se non in singole forme Nelle frasi interrogative, la varietà di cristallizzate con funzione narrativa (es Cavasso Nuovo presenta una caratteristi- /disé/ = disse), anche se può capitare di ca che appartiene (oltre che al friulano) sentirla per bocca dei non pochi residenti anche ad altri dialetti settentrionali: lo di origine tramontina, nella cui parlata è spostamento del pronome soggetto cliti- tuttora abbastanza vitale.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 333 MANGIARE ESSERE AVERE VEDERE

Indicativo Presente Indicativo Presente Indicativo Presente Indicativo Presente

jó i màngji jó i sói jó i ài jó i jôt tu tu màngji tu tu só(s) tu tu à(s) tu tu jôt lui al màngja lui a l’è lui a l’à lui al jôt nó i mangjàn no i sìn no i vin nó i judìn vuàltris i mangjàit vuàltris i seit vuàltris i véit vuàltris i jodéit lour a mangjin lour a són lour a àn lour a jódin

Indicativo Imperfetto Indicativo Imperfetto Indicativo Imperfetto Indicativo imperfetto

jó i mangjàvi jó i èri jó i vèvi jó i jodèvi tu tu mangjàvi tu tu èri tu tu vèvi tu tu jodèvi lui al mangjàva lui a l’èra lui al vèva lui al jodèva noàltris i mangjàvin no i èris nó i vèvin nó i jódèvin vuàltris i mangjàvis vuàltris i èris vuàltris i vèvis vuàltris i jodévis lour a mangjàvin lour a èrin lour a vèvin lour a jódèvin Indicativo Presente Indicativo Futuro Indicativo Futuro Indicativo futuro jó i jodarài jó i mangjarài jó i sarài jó i varài tu tu jodarà(s) tu tu mangjarà tu tu sarà tu tu varà lui al jodarà lui al mangjarà lui al sarà lui al varà nó i jodarìn nó i mangjarìn no i sarìn nó i varin vuàltris i jodaréis vuàltris i mangjaréit vuàltris i sarèit vuàltris i varèit lour a jódaràn lour a mangjaràn lour a saràn lour a varàn

Indicativo Passato Prossimo Indicativo Passato Prossimo Indicativo Passato Prossimo Indicativo Passato Prossimo

jó i ài mangjât jó i sói stât Jó i ài vût jó i ài judût / vidût tu tu às mangjât tu tu sós stât tu tu às vût tu tu às judût lui al à mangjât lui a l’è stât lui a l’à vût lui a l’à judut nó i vin mangjât no i sìn stâs no i vin vût nó i vin judût vuàltris i véit mangjât vuàltris i seit stâs vuàltris i véit vût vuàltris i veit judût lour a àn mangjât lour a són stâs lour a àn vût lour a àn judût

Condizionale Presente Condizionale Presente Condizionale Presente Condizionale Presente

jó i màngjarès jó i sarés jó i varès jó i jodarès tu tu màngjarés tu tu sarés tu tu varés tu tu jodarès lui al màngjarés lui al sarés lui al varés lui al jodarès nó i mangjàréssin nó i saréssin nó i varèssin no i jodarèssin vuàltris i mangjàressis vuàltris i saréssis vualtris i varéssis vualtris i jodaressis lour a mangjaressin lour a sarèssin lour a varéssin lour a jodaressin

Congiuntivo Presente Congiuntivo Presente Congiuntivo Presente Congiuntivo Presente

ch’i jó i mangji ch’i jó i fós ch’i jó i vêvi ch’i jó i jódi ch’i tu tu màngji ch’i tu tu fós ch’i tu tu vêvi(s) ch’i tu tu jódi(s) ch’i lui al mangji ch’i lui al fós ch’i lui al vêvi ch’i lui al jódi ch’i nó i mangjàssin ch’i nuàltris i fóssin ch’i no i vêvin ch’i no i jódessin ch’i vuàltris i mangjassis ch’i vuàltris i fóssis ch’i vuàltris i vêvis ch’i vuàltris i jódessis ch’i lour a mangjàssin ch’i lour a fóssin ch’i lour a vêvin ch’i lour a jodessin

334 Cavasso Nuovo / Cjavàs ANDARE SENTIRE DIRE FARE

Indicativo Presente Indicativo Presente Indicativo Presente Indicativo Presente jó i vai jó i sînt jó i dîs jó i fài tu tu va(s) tu tu sînt tu tu dîs tu tu fài(s) lui al và lui al sînt lui al dîs lui al fài nó i gin no i sintìn no i disìn no i fasìn vuàltris i géit vuàltris i sintéit vuàltris i diséit vuàltris i faséit lour a vàdin lour a sìntin lour a dìsin lour a fàn

Indicativo imperfetto Indicativo imperfetto Indicativo imperfetto Indicativo imperfetto jó i gèvi jó i sintèvi jó i disèvi jó i fasèvi tu tu gèvi tu tu sintèvi tu tu disèvi tu tu fasèvi lui al gèva lui al sintèva lui al disèva lui a fasèva nó i gevin no i sìntèvin no i disèvin no i fasèvin vuàltris i gévis vuàltris i sintèvis vuàltris i disèvis vuàltris i fasèvis lour a gèvin lour a sintèvin lour a disèvin lour a fasèvin

Indicativo futuro Indicativo futuro Indicativo futuro Indicativo futuro jó i giarài jó i sintarài jó i disarài jó i fasarài tu tu giara tu tu sintarà tu tu disarà tu tu fasarà lui al giarà lui al sintarà lui al disarà lui al fasarà nó i giarìn no i sintarìn no i disarìn no i fasarìn vuàltris i giaréit vuàltris i sintarèit vuàltris i disarèit vuàltris i fasaréit lour a giaràn lour a sintaràn lour a disaràn lour a fasaràn

Indicativo Passato pross. Indicativo passato pross. Indicativo passato pross. Indicativo passato pross. jó i sói ğût jó i ài sintût jó i ài dit jó i ài fât tu tu sós ğût tu tu às sintût tu tu às dit tu tu às fât lui a l’è ğût lui a l’à sintût lui a l’à dit lui a l’à fât no i sìn ğûs no i vin sintût no i vin dit no i vin fât vuàltris i seit ğûs vuàltris i veit sintût vuàltris i véit dit vuàltris i véit fât lour a són ğûs lour a àn sintût lour a àn dit lour a àn fât

Condizionale Presente Condizionale Presente Condizionale Presente Condizionale Presente jó i giarès jó i sintarés jó i disarès jó i fasarés tu tu giarès tu tu sintarés tu tu disarès tu tu fasarés lui al giarès lui al sintarés lui al disarès lui al fasarés no i giarèssin no i sintaréssin no i disarèssin no i fasessin vualtris i giaressis vualtris i sintaréssis vualtris i disaressis vualtris i fasessis lour a giaressin lour a sintaréssin lour a disaressin lour a fasessin

Congiuntivo Presente Congiuntivo Presente Congiuntivo Presente Congiuntivo Presente ch’i jó i ges ch’i jó i sinti ch’i jó i dìsi ch’i jó i fasi ch’i tu tu gessi ch’i tu tu sinti(s) ch’i tu tu dìsi(s) ch’i tu tu fasi(s) ch’i lui al ges ch’i lui al sinti ch’i lui al dìsi ch’i lui al fasi ch’i no i gèssin ch’i no i sintìssin ch’i no i diséssin ch’i no i faséssin ch’i vuàltris i gessis ch’i vualtris i sintìssis ch’i vuàltris i diséssis ch’i vualtris i faséssis ch’i lour a gèssin ch’i lour a sintìssin ch’i lour a disésin ch’i lour a fasèssin

Cavasso Nuovo / Cjavàs 335 STARE DOVERE POTERE VOLERE

Indicativo Presente Indicativo Presente Indicativo Presente Indicativo Presente

jó i stói jó i con jó i pos jó i vuèi tu tu stó(s) tu tu con tu tu pos tu tu voul lui al stà lui al con lui al pos lui al voul no i stin no i cugnìn no i pudìn no i vulìn vuàltris i stéit vuàltris i cugnéit vuàltris i podéit vuàltris i voléit lour a stàn lour a cógnin lour a pósin lour a vólin

Indicativo imperfetto Indicativo Presente Indicativo Presente Indicativo Presente

jó i stèvi jó i cognèvi jó i podèvi jó i volèvi tu tu stèvi(s) tu tu cognèvi(s) tu tu poodèvi(s) tu tu volèvi(s) lui al stèva lui al cognèva lui al podèva lui al volèva no i stèvin no i cognevin no i podèvin no i volèvìn vuàltris i stèvis vuàltris i cognevis vuàltris i podèvis vuàltris i volèvis lour a stèvin lour a cognèvin lour a podèvin lour a volèvin

Indicativo futuro Indicativo Presente Indicativo Presente Indicativo Presente

jó i starài jó i cognarài jó i podarài jó i volarài tu tu starà(s) tu tu cognarà(s) tu tu podarà(s) tu tu volarà(s) lui al starà lui al cognarà lui al podarà lui al volarà no i starìn no i cognarìn no i podarìn no i volarìn vuàltris i staréit vuàltris i cognaréit vuàltris i podaréit vuàltris i volarèit lour a staràn lour a cognaràn lour a pódaràn lour a volaràn

Condizionale Presente Condizionale Presente Condizionale Presente Condizionale Presente

jó i starés jó i cognarés jó i podarés jó i volarès tu tu starés tu tu cognarés tu tu podarés tu tu volarès lui al starés lui al cognarés lui al podarés lui al volarès nó i staréssin no i cognaréssin no i podaréssin no i volarèssin vuàltris i staréssis vualtris i cognaréssis vualtris i podaréssis vualtris i volaressis lour a starèssin lour a cognaréssin lour a podarèssin lour a volaressin

Congiuntivo Presente Congiuntivo Presente Congiuntivo Presente Congiuntivo Presente

ch’i jó i stes ch’i jó i cognés ch’i jó i podès ch’i jó i vóli ch’i tu tu stes ch’i tu tu cognessi(s) ch’i tu tu podéssi(s) ch’i tu tu vóli(s) ch’i lui al stes ch’i lui al cognés ch’i lui al podès ch’i lui al vóli ch’i no i stéssin ch’i no i cognèssin ch’i no i podéssin ch’i no i volèssin ch’i vualtris i sèessis ch’i vualtris i cognéssis ch’i vualtris i podéssis ch’i vuàltris i volèssis ch’i lour a stéssin ch’i lour a cognèssin ch’i lour a podèssin ch’i lour a volésin

336 Cavasso Nuovo / Cjavàs Repertorio Lessicale 1. Strumenti e attività del lavoro nei campi

Le tabelle di seguito riportate sono frutto di un’inchiesta a cura dell’autore Italiano Cavasso Nuovo effettuata nell’autunno del 2007 intervi- Aratro a un’ala sac stando testimoni della civiltà contadina e Arare arà integrando i materiali con una simile in- Aratro a due ali vuàrgina chiesta effettuata nel 1996 (sempre dallo Bure pièrpia scrivente) a persone ora decedute. Va ri- Ala dell’aratro orèla cordato, infatti, che Cavasso Nuovo non era stato oggetto di indagine ASLEF. Vomere fièr Carrello dell’aratro cjarugél L’indagine terminologica si è concen- Stegole dell’aratro mànti trata soprattutto sui termini relativi alla Coltello dell’aratro curtìs vita dei campi e all’economia domestica. Raschiatoio dell’aratro vàngjà I termini evidenziati in grassetto indi- Treggia dell’aratro vuàsena cano la divergenza rispetto alle scelte di Sarchiatore sulcìt Fanna, varietà alla quale Cavasso Nuovo Vanga pàla si riconnette. Vangare ’suangjà Erpice, treggia gràpa Il lessico si può suddividere nelle se- Erpicare grapà guenti tipologie: Rastrello riscjél 1. Strumenti e attività del lavoro nei Rastrellare resterà campi Zappa sàpa zappare sapà 2. Tipologie di alberi da frutto, frutti e prodotti dell’orto Sarchio, bidente sàpa sarchiare sapà 3. La vitivinicoltura (oggetti e procedi- Impugnatura della màntia menti) falce (mano sinistra) Cote cóut 4. La stalla e la lavorazione del latte (oggetti e procedimenti) Bossolo della cote codâr Falcione falč 5. La fluituazione del legname Trinciafieno taiafén pennato cortelàč Ronca, roncola runcèa Roncolo roncéi Roncolino brìtula Forbici da potatore fuàrfi da vît Correggiato batidóur Vaglio da grano Crivèl Vagliare il grano Tamesà Paniera, vassoia Vana Mondare il grano Vàndi Forca di legno Forcjón Tridente di ferro Fòrcja

Cavasso Nuovo / Cjavàs 337 Forchino Forcét Falciata seàda Uncino da fieno Pic Aguzzare la falce gučà Martellare la falce bàti Carro a quattro ruote cjàr Voi falciate il fieno seàit Piano del carro scjalâr Incudine per Partita del carro bréč màis (pl.) battere la falce Freccia del carro còdula spaventapasseri pipinòt Mozzo della ruota cjâf Frumento furmìnt Bronzina del mozzo bócula Gambo del frumento gjamba Raggi della ruota ràis Stoppie del frumento čòc Quarti della ruota gjavéis (m.) Mannello di frumento manèl Cerchione della ruota làma Covone di frumento manìpul Timone del carro tamón Mucchio di covoni Cavòi / mèda Giogo per due bovini ğóuc Granoturco sôrc Gioghetto senza timone ğovél Fiore del granoturco penàc Gioghetto senza timone ğóuc Chicchi di granoturco Soggolo cjàniva confèti abbrustoliti Martinicca del carro slàis Pannocchia di panòla Frenare frenà granoturco disclofàda Contenitori e Pannocchia sfogliata balansìns fissatori del carro Pannocchia di musul Verricello posteriore granoturco immatura tulìn del letto del carro Barba della pannocchia péi Pioli del verricello spìni Cartoccio della sclòfi (pl.) Baroccio barèl pannocchia Stanche del baroccio stàngji Tutolo scjatussóul Carriola carióla Stelo del granoturco càna Cestone del carro casselòt Bica di covoni di stocca mèda Solco delle ruote ródàia Mazzo di pannocchie ròč Striscia d’erba Saggina saròs antóns appena tagliata Filare di alberi nel campo fila Mucchietto d’erba merlìn Viottolo, sentiero tircidùri / trói appena tagliata cavolà Confine tra i campi Cunfìn Ammucchiare il fieno Porca, passata Cuièra Grande mucchio di mèda fieno sul prato Solco Agâr Fieno di primo taglio fén Solco trasversale, acquaio Čaveč Fieno di secondo taglio rjési Fienile Toglàt Fieno di terso taglio muiàrt Loggia, portico Làubia Fieno di quarto taglio muiardèla Pavimento del fienile breâr (se in legno) Striscia d’erba lasciata Letamaio còrt dal ledàn còda per confine Aia Curtîf Erba secca e non falciata patùs Canile Cùsso Tempo della fienagione timp da fa fén Cancello Portèl Spandere il fieno si spànt beveradóur / làip sul prato Abbeveratoio (per maiali)

338 Cavasso Nuovo / Cjavàs Pozzanghera pòča / póč Buccia dell’arancia scùssa Sponda del pozzo Òrli Spicchio d’arancia spìgul Carrucola del pozzo cichignóla Uva ùva Fattoria, podere Bràida Racimolo ràp Capezzagna tircidùra Acino grińél Mezzadro Fituâl Pera pirùč Va a opera a zornàda Pere pirùs Lavoratore giornaliero di vôra Baco nella pera vjèr Concime liquido Pis Mela miluč Luogo dove si raccoglie Mele milùs Còrt la spazzatura Torsolo della mela rozeón di miluč Maggese, manzina Pustòt (?) Fico fîš Sodaglia pustot (?) Noce còcula Andana òrdin Noci còculi Vangata palada Guscio della noce sclòf Zolla erbosa čòpa Nocciola nôla Rincalzare la terra ledrà Pesca spièrsul Diserbare gjavà Polpa della pesca pòlpa (frumento) Maturo madûr Nocciolo della pesca vués Trebbiare il grano trebià / bàti Susina siéspa Pula bùla Ciliegia čirièsa Spulare il grano Spalà / vàndi Ciliegie čirièsi Spigolare spigulà Picciolo della ciliegia màni Granaio solâr Nocciolo della ciliegia vués Misure per biade cuàrta Fragola flàura Tignola del grano pavèa Fragole flàuri Scartocciare le Nespola nespùla disclofà pannocchie Lattuga salàta Sgranare le pannocchie parà jù Radicchio radìc Cavolo capuccio capùč Cavolfiore cavolfióre Cavolo verzotto, verza vèrğa 2. Tipologie di alberi da frutto, frutti e Broccolo bròcul prodotti dell’orto Rapa râf

Italiano Cavasso Nuovo Carota carota Aglio ài Pomodoro pomidòro Capo d’aglio Cjâf di ài Asparago spàrc Spicchio spìga Sedano sèlinu Cipolla cigòla Finocchio fanôli Prezzemolo presèmbul Patata patàta Limone limón Spinaci spinaci Limoni limóns Fagiolo fasôli Arancia narànsa Fagiolini tèghis

Cavasso Nuovo / Cjavàs 339 Piselli bìsi Acetosa pacancavìn Baccello dei piselli scùssa Ruta rùda Cetriolo cucùmar Porro pòru Cocomero angùria Barbabietola rossa erbèta ràva Popone melón Scalogno scalògna Zucca cjuča Ramolaccio ravanèl Castagna tistìńa Barbaforte crèn Bilancia balànsa Peperone peverón Piatto della bilancia plàt Melanzana melansàna Fagioli fasói Semi di zucca sèpis Salumeria butèga Pianta di zucca čucjâra Tirchio, avaro crumiru Pero piručâr Bosco bòsc Melo milučâr Campo cjamp Cotogno cudugnâr Prato prât Mela cotogna cudùgn Orto òrt Nespolo nespolâr Siepe clûsa Visciolo marinelâr Visciola marinèla Vite vît Ciliegio čiriésâr Tronco dell’albero trónc Umore che stilla Ramo dell’albero ramàč pègula dal ciliegio Foglia dell’albero fuéa Pesco spiérsolâr Foglie fuéis Albicocco armilìnâr / baracòcul Fiore d’albero flóur Albicocca Rosa garòful Susino siespâr Boccio di rosa bòcul Prugnolo spin nêri Spina della rosa spìnc Fico fisâr Garofano garòful Noce cocolâr viola viòla Mallo della noce malùta Giglio gjìliu Gheriglio della noce nasèl Funghi fóncs Noce vuota còcula vuèita Aiuola jèca / planta (grande) Melagrana pomogranà Annaffiatoio bagnaflóurs Melograno pomogranâr Annaffiare bagnà Mandorlo mandolâr Fava fàva Nocciolo noglâr Indìvia indìvia Amolo amolâr Gambo del cavolo tòr Corniolo cuarnolâr Palla del cavolo pan Lampone fràmbul Carciofo articjòc Mora di lampone mòra di spìn Menta gentile mintuč Ribes rosso ùva cilina Maggiorana magjoràna Uva spina uva rìba Nasturzio rùcula Carruba caròbula Assenzio assìnč Innesto càlm Paletto di sostegno ràcli Rosmarino osmarìn per piselli

340 Cavasso Nuovo / Cjavàs Frutto acerbo crùt Pevera piria Frutto mezzo marcio passât Imbuto piria Frutto marcio fràit Saramento cirpidìči Che lega i denti leadič Vivaio vivâr Pertica per Potare le viti cirpì stangja bacchiare le noci Vimini véncs Biforcatura dell’albero forcjàs I viticci si avviticchiano s’intorgolèin Cime degli alberi pónti Le punte dei tralci a vàin Potare cimà potate, piangono Va in amore và in amôr Uva matura a cumìnča a madurì Gemme cječi Vendemmia vendèma Germogliano a bùtin fóur Spremere i grappoli folà d’uva nel tino Ceppo čòc mosto mòst Scapezzare gli alberi dispedà Vinaccia trapa Diradare una pianta rarì Mosto non fermentato Piantini ràsul most e bevuto Nesto, marza calmèla Bolle, fermenta a bòl attecchisce à cjapât Si svina a si travàsa Cespo bàr Secondo vino bevandèla Bevanda di acqua e aceto âga e aséit Stufare una botte stonfà 3. La vitivinicoltura (strumenti e procedi- Calare calà menti) Fioretta flóur Feccia fóns Italiano Cavasso Nuovo Botte caretèl Ceppo di vite čoc Caratello caretèl Tralcio ravòl Barile barîl Tralciaia cècja / bàmpul Bigoncia òrna Pampano della vite fuéa Mastello podina Germoglio della vite čècja Bugliolo, bigonciolo sèla Viticcio ranculìn / cuarùt Cerchio della botte čèrcli Palo della vite pâl Doga dòva Vigna vìgna Capruggine fons (?) Filare di viti plànta Fondo della botte font / cûl Pergola pièrgula Grappolo d’uva rap Pancia della botte pànsa Graspo raspolón Vinacciolo sèpa Buccia dell’acino scùssa Più grappoli roč uniti insieme Tino brenta Tinozza sòt spìna Torchio da vino tòrcju

Cavasso Nuovo / Cjavàs 341 Cocchiume bûs dal cocón Colostro caostra Tappo del cocchiume cocón Vaccaio boâr Zipolo della cannella spinèl Pastore pastóur Sedili delle botti cavalét Lattonzolo vigjelùt La botte si sconnette a si sgardèla Vitellone vigjolón Sopranno manč / torèl Muggire begherà / bruntulà Scornano a si cuàrnin 4. La stalla e la lavorazione del latte (stru- menti e procedimenti) Ruminano a rumièin Governare governà Garzone faméi Fieno fén Governo, profenda čàfa / bràč Mastello sèla / mascjèla Spargere trài / scjèrni Stràme fuéa Orina pìs Mungere mòlği Mangiatoia triséa Panna, Fior di latte splùma Paio di buoi aggiogati par di demài È cagliàto Coneglada Museruola dei buoi musarôla Panna per fare il burro Cjapièl Toro tôru Scremare Scjapelà Bue demâl Velo sulla superficie Piél Vacca vacja del latte bollito Vitello vigjél Burro butìru / spongja Tafano bovino tavàn Caglio Conâli Mete di bovini bujàča Casera Casèra Sterco di cavallo mulès Tavola per lavorare Banc(?) Campanaccio campanèla il formaggio Collare del campano cjanìva Casaro Casâro Ciò che resta dopo Corno cuâr Seir fatto il formaggio Corna cuars Ciò che resta dopo Batùda Mammella della vacca ûvri fatto il burro Capezzolo della vacca tèta Ricotta Puìna Bigonciolo da mungere sêla Siero forte Séir Sgabello per mungere bancja Puledro di cavallo Cjavalùt Colatoio culìn Zoccolo del cavallo Čòcul Zangola peńa Froge del cavallo Bùsèti Mazza per rompere glòva Nitrire Nidrì il latte cagliato Ragliare ronà Mazza della zangola bastón da la pèńa Casolare isolato tamòša Forma da cacio (il) talč per il fieno Abbattifieno tromba Slitta slìtia Vacca sterile turizza Slittino slìtia

342 Cavasso Nuovo / Cjavàs Doccia di fontana gòrnia Solco naturale dove si agočâl fa scorrere il legname Orme di scarpa talpàdi sulla neve Uomo che guida menàcul il legname Ghiaccini, griffe glacìns Pertica, gaffa lancìn Ramponi rampóns Eco èco Malga casèra Grido di gioia e saluto Stalla chiusa stâli ufufàda dei montanari Stalla aperta come làubia Scivolare nel ghiaccio zğrizià un loggiato Stalla per una vacca stâli

5. La fluituazione del legname

Italiano Cavasso Nuovo Calanco, borro fossâl Traccia, treggiaia strìssa

Bibliografia

G. A. ASCOLI, Saggi Ladini, “Archivio Glottologico Italiano” I (1873), 1-573. Atlante Storico Linguistico Etnografico Friulano, diretto da G.B. PELLEGRINI, Padova-Udine, Università di Padova, Università di Udine, 6 voll., 1972-1986. P. BENINCÀ, Friaulisch: Interne Sprachgeschichte I. Grammatik, in G. HOLTUS, M. METZELTIN, CH. SCHMITT (a cura di), Lexicon der Romanistischen Linguistik, Tübingen 1989, 563-585. L. BOSIO, Concordia nel suo territorio in età antica: unità e identità del territorio fra Livenza e Tagliamento, in La Chiesa concordiese, 1989, 1-14. L. BOSIO, Maniago e il suo territorio in età antica, in Maniago. Pieve, feudo, comune, Maniago 1981, 21-32. R. CASTELLANI, Il friulano occidentale. Lineamenti storico-linguistici delle componenti dialettali, Udine 1980. P. A. CROCE DA VILLA, Il territorio tra i fiumi Livenza e Tagliamento nell’antichità, in Mappa archeologica 2002 (a cura del Gr. A.V.O.), Portogruaro 2002, 9-16. E. DI FILIPPO BALESTRAZZI, La romanizzazione, in Concordia. Tremila anni di storia, Rubano 2001, 111-117. Dizionario Etimologico Storico Friulano, 2 voll., Udine 1984-1987. G. F. ELLERO, Individualità linguistica e storica del Friuli Occidentale, Spilimbergo 1980. G. FRANCESCATO, Antiche pievi e varianti dialettali nelle parlate friulane, “Sot la nape” XXV (1973), 3, 5-9. G. FRANCESCATO, F. SALIMBENI, Storia, lingua e società in Friuli, Udine 1977. G. FRANCESCATO, Dialettologia friulana, Udine 1966. G. FRANCESCATO, Studi linguistici sul friulano, Firenze 1970. G. FRANCESCATO, Friaulisch: Soziolinguistik, in G. HOLTUS, M. METZELTIN, CH. SCHMITT (a cura di), Lexicon der Romanistischen Linguistik, Tübingen 1989, 601-610. G. FRANCESCATO, Nuovi studi linguistici sul friulano, Udine 1991. G. FRAU, Friaulisch: Areallinguistik, in G. HOLTUS, M. METZELTIN, CH. SCHMITT (a cura di), Lexicon der Romanistischen Linguistik, Tübingen 1989, 627-635. G. FRAU, Friaulisch: Interne Sprachgeschichte II. Lexik, in G. HOLTUS, M. METZELTIN, CH.

Cavasso Nuovo / Cjavàs 343 SCHMITT (a cura di), Lexicon der Romanistischen Linguistik, Tübingen 1989, 586-596. G. FRAU, I dialetti del Friuli, Udine, 1984 . M. ILIESCU, Le frioulan à partir des dialectes parlés en Roumanie, The Hague-Paris 1972. La grafie uficiâl de lenghe furlane. La lenghe comune e lis variantis. I criteris gjenerâi di normalizazion dal lessic. La toponomastiche dai paîs furlans, Udin 2002. C. MARCATO, Friuli Venezia Giulia. Profili linguistici delle Regioni, a cura di A. SOBRERO, Bari 2001. G. MARCHETTI, Antiche pievi e varianti dialettali nelle parlate friulane, “Sot la nape” XV (1963), 1, 3-6. C. G. MOR, Pievi e Feudi della Diocesi di Concordia-Pordenone, in La Chiesa concordiese. La Diocesi di Concordia-Pordenone, Fiume Veneto 1989, 37-67. G. B. PELLEGRINI, C. MARCATO, Terminologia agricola friulana, 2 voll, Udine 1988-1992. G. B. PELLEGRINI, Introduzione all’Atlante Storico-Linguistico-Etnografico Friulano (ASLEF), Padova-Udine 1972. G. B. PELLEGRINI, Le denominazioni dei “tagli di fieno” nelle parlate friulane, in Saggi sul ladino dolomitico e sul friulano, Bari 1972, 383-405. G. B. PELLEGRINI, Saggi sul ladino dolomitico e sul friulano, Bari 1972. G. A. PIRONA, E. CARLETTI, G. B. CORGNALI, Il Nuovo Pirona, Vocabolario friulano (con aggiunte e correzioni riordinate da G. FRAU), Udine 1992. P. RIZZOLATTI, Antiche pievi e varianti dialettali nell’area friulana occidentale, “Il bianco e il nero” 1 (1994), 2, 107-118. P. RIZZOLATTI, Aspetti e caratteri del friulano “asìno”, in Âs. Int e cjere, Udine 1992, 400-436. P. RIZZOLATTI, Di ca da l’aga. Itinerari linguistici nel Friuli Occidentale, Pordenone 1996. P. RIZZOLATTI, Fenomeni di vitalità e reazione dialettale nelle varietà friulane della Destra Tagliamento, in Studi linguistici in onore di G. B. Pellegrini, Pisa 1983, 319-328. P. RIZZOLATTI, I luoghi, la lingua, le cose, in Commun di Frisanco, Maniago 1995, 85-114. P. RIZZOLATTI, Le varietà dialettali nel mandamento di Spilimbergo, in Spilimbèrc, Udine 1984, 189-196. P. RIZZOLATTI, Il friulano “concordiese”, in La Chiesa concordiese. La Diocesi di Concordia- Pordenone, Fiume Veneto 1988, 297-311. L. VANELLI, Le varietà friulane occidentali: tra conservazione e innovazione, “Ce fastu?” LXVI (1990), 2, 233-255.

344 Cavasso Nuovo / Cjavàs