Vitelli Giulio.Pdf
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VITELLI Istituto, poi dell’Università degli studi di 1482, Niccolò poté contare sull’abilità militare Firenze, che del papirologo sannita porta dei figli Giovanni, Camillo, Paolo e Vitellozzo, ancora il nome. che si distinsero nella difesa della città dai fuo- Ma più che i tre volumi dei Papiri fio- rusciti appoggiati dal papa. rentini (P. Flor.), degli undici dei Papiri Certamente Giulio – coetaneo di Camil- della società italiana (PSI), che dal 1908 al lo, che dopo la morte del padre (1486) e del 1935 scandirono l’impegno di Vitelli sul primogenito Giovanni (1487), restò a capo terreno della lettura e dell’interpretazione della famiglia – studiò legge e rivestì varie dei testi, e per i quali la riconoscenza degli cariche pubbliche a Città di Castello. La studiosi non ha remore, ancor più degno prima informazione sicura su di lui risale di lode è il lavoro di équipe, di scuola che al 1488, quando figura nel Consiglio dei Vitelli ha realizzato. La scuola papirologi- trentadue. L’anno successivo fu tra i ves- ca italiana, oserei dire fiorentina, ha in lui silliferi della città, nel 1490 tra i Sedici e la sua guida, il suo corifeo. Nei suoi scolari nel 1491 di nuovo fra i Trentadue. Negli l’eco più nobile. Bastino i nomi di Medea stessi anni intraprese la carriera ecclesia- Norsa e di Vittorio Bartoletti a suggello di stica. Nominato protonotario apostolico un’eredità di intenti e di ideali che ancora sul finire del pontificato di Innocenzo sussiste. VIII, nel 1491 risulta prevosto della catte- Fu senatore del Regno di Italia dal 3 otto- drale di S. Florido, e nel 1494 rettore di S. bre 1920 alla morte. Fu inoltre commenda- Angelo di Citerna. tore dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro, Tra i vari benefici ecclesiastici di cui go- e dell’Ordine della Corona d’Italia. dette vi fu anche la badia camaldolese di S. Da liberale rifiutò di prestare il giuramen- Bartolomeo ad Anghiari, che lo portò, to al regime fascista nell’ottobre del 1934. nell’estate del 1496, a scontrarsi con il con- Morì nell’affetto dei suoi cari, nel rim- te Berardino da Chitignano. Quando il pianto inconsolabile dei discepoli, il 2 set- conte ricorse al governo fiorentino per la- tembre 1935 a Spotorno in provincia di Sa- mentare i modi violenti con cui Vitelli ave- vona, nel cui cimitero è sepolto. va affermato le proprie ragioni, questi re- Fonti e Bibl.: Tra i riferimenti imprescindibili plicò che si era limitato a riscuotere quanto si veda In memoria di G. V., Firenze 1936, con ri- gli spettava di diritto, senza intenzione «di cordi di Giorgio Pasquali, Medea Norsa e una bi- fare villania, né offendere a la persona di bliografia a cura di Teresa Lodi; Cinquant’anni di papirologia in Italia. Carteggi Breccia-Comparet- Berardino», aggiungendo significativa- ti-Norsa-V., a cura di D. Morelli - R. Pintaudi, mente che se tale fosse davvero stata la sua Napoli 1983; Domenico Comparetti e G. V. Storia intenzione, non gli «sirieno mancati mezi di un’amicizia e di un dissidio, a cura di R. Pintaudi, et luoco et tempo da posserlo fare» (Nicasi, Messina 2002; G. V., a cura di R. Pintaudi, in En- ciclopedia Italiana, Roma 2003, pp. 460-464; D. 1916, doc. 148). Debernardi, Ritratto bibliografico di G. V., in Ana- AGiulio, uomo d’armi più che di Chiesa, lecta Papyrologica, XXVI (2014), pp. 441-490; D. fu affidato il controllo della città in assenza Minutoli, «Il Marzocco» e la nascita della Società dei fratelli, impegnati al servizio prima di italiana per la ricerca dei papiri greci e latini in Carlo VIII, durante la sua discesa italiana, Egitto nella corrispondenza di G. V. con Adolfo e Angiolo Orvieto (1896-1934), Firenze 2017. Il e in seguito di Firenze, nella guerra per la suo carteggio è conservato presso la Biblioteca riconquista di Pisa. Agli inizi del 1499 un Medicea Laurenziana di Firenze; i suoi libri ed rappresentante dei Vitelli, Francesco Fe- estratti nella biblioteca dell’Istituto papirologico riani, fu inviato a Roma per trattare con G. Vitelli dell’Università degli studi di Firenze. ROSARIO PINTAUDI Alessandro VI l’assegnazione del vescovato tifernate a Giulio. Per ottenere la nomina VITELLI, Giulio. – Nacque nel 1458 a i Vitelli pagarono alla Camera apostolica Città di Castello, figlio naturale di Nicco- 3000 ducati (ottenuti in prestito dal fioren- lò. Il nome della madre è ignoto. tino Giuliano Gondi), mettendo a tacere l’opposizione del precedente vescovo Ven- Il padre, coinvolto nei rivolgimenti politici tura Bufalini, trasferito nello stesso anno interni della città, fu cacciato da Sisto IV nel 1474 e andò in esilio con la famiglia a Casti- alla sede di Terni (Benzoni, 2011, p. 17). glion Fiorentino. Non sappiamo se Giulio, in Il 17 aprile 1499 Vitelli fu nominato ve- quegli anni, abbia seguito il padre. Tornato in scovo di Città di Castello. Il 30 maggio, patria con l’aiuto fiorentino nel giugno del giorno del Corpus Domini, fece leggere 759 VITELLI pubblicamente nella cattedrale la bolla del- (1880-1888) lo descrive, all’arrivo, come la sua elezione, e rimase in seguito vescovo «picolo» di statura, «vestito da soldato, con eletto, senza ottenere (o cercare) la consa- una capa» (IV, col. 746). crazione. Il 1° giugno nominò suo vicario Impegnato militarmente, in prima per- generale don Lucantonio di Anghiari, dot- sona, nel Montefeltro, Vitelli fu privato da tore in decretali, cui affidò l’amministra- Alessandro VI del titolo episcopale di Cit- zione della diocesi, mentre egli si occupava tà di Castello, assegnato il 4 agosto 1503 a del governo della città durante le frequenti Antonio Ciocchi Del Monte. Con la mor- assenze dei fratelli. Nei mesi successivi si te, il 18 agosto seguente, di Alessandro VI, occupò della nuova fabbrica della cattedra- e la malattia e poi uscita di scena di Cesare le di S. Florido e continuò a rivendicare Borgia, il panorama politico del centro Ita- energicamente i propri diritti e benefici, lia mutò radicalmente: Guidobaldo si riap- ogni volta che li trovò contestati, sia nel ter- propriò del Ducato di Urbino, e i signo- ritorio aretino sia nella diocesi di Orvieto rotti cacciati dal Valentino rientrarono an- (dove intervenne militarmente appena tre che a Camerino, Senigallia e Città di Ca- giorni dopo l’elezione episcopale). stello, dove i Vitelli ripresero il potere alla Il 1° ottobre 1499 Paolo Vitelli, capitano fine di agosto. generale dell’esercito fiorentino, fu con- Vitelli tornò a capo, di fatto, della dioce- dannato a morte per tradimento e decapi- si tifernate durante il breve pontificato di tato a Firenze. Giulio appoggiò l’ultimo Pio III e nei primi anni di Giulio II, finché fratello superstite, Vitellozzo – postosi in- fu da questi definitivamente sostituito, nel tanto al servizio di Cesare Borgia – nei suoi 1506, con Achille Grassi. Il nuovo e belli- piani di vendetta, che si concretizzarono coso pontefice gli affidò comunque incari- nel giugno del 1502 in occasione della bre- chi di rilievo, seppure di natura militare ve ribellione di Arezzo e della Valdichiana più che ecclesiastica. al dominio fiorentino. Dopo averlo seguito Al servizio, durante la guerra di Ferrara, di Francesco Maria I Della Rovere, nipote ad Arezzo, nell’autunno dello stesso anno del papa, Vitelli fu da quest’ultimo incari- Giulio fu a fianco di Vitellozzo anche nella cato, nel 1510, di difendere Bologna dal- congiura della Magione, dove vari condot- l’assedio dell’esercito francese guidato da tieri già al servizio del duca Valentino si Gian Giacomo Trivulzio (e intenzionato a riunirono per concordare una linea politica ristabilire in città il governo bentivolesco). comune volta a ridimensionare le mire di Rinchiuso nel castello di Galliera, a corto lui (e di suo padre Alessandro VI) sull’Ita- di uomini, di munizioni e di vettovaglie, lia centrale. Il Valentino riuscì tuttavia sul finire di maggio del 1511 Vitelli si ar- abilmente a rappacificarsi con i congiurati, rese ad Annibale II Bentivoglio dietro il attirandoli quindi a Senigallia, dove il 31 compenso di 3000 ducati. dicembre 1502 fece uccidere, tra gli altri, L’anno seguente subì un nuovo assedio Vitellozzo. a Ravenna, dopo l’importante battaglia La morte di Vitellozzo provocò a Città vinta l’11 aprile dall’esercito francese (aiu- di Castello, nei primi giorni del 1503, una tato dalle artiglierie del duca di Ferrara Al- rivolta che costrinse Giulio e i nipoti – tra fonso I d’Este) contro le truppe veneziane, cui Vitello – ad abbandonare la città, per spagnole e pontificie. Rispetto all’assedio rifugiarsi insieme al duca di Urbino Gui- bolognese, nel cassero ravennate Vitelli dobaldo da Montefeltro prima presso i Ba- poté contare su ampi rifornimenti, oltre glioni, a Perugia, e quindi a Siena. Da qui che su duecento uomini scelti. Dopo la re- Giulio decise di inviare i nipoti a Pitiglia- sa del capitano Marcantonio Colonna, tut- no, per partire insieme a Guidobaldo alla tavia, Vitelli riuscì a resistere al bombar- volta di Venezia. damento francese solo fino all’inizio di A Venezia, il 20 febbraio 1503, Vitelli fu maggio del 1512. Rifiutata una prima pro- accolto benevolmente dal doge Leonardo posta di pace, fu costretto a capitolare, Loredan, cui chiese aiuto a nome non so - consegnando la fortezza al cardinale Fede- lo della propria famiglia, ma anche degli rico Sanseverino. Raggiunta Rimini via Orsini, dei Baglioni e dei Petrucci, per mare, fu perentoriamente incaricato da contrastare il Valentino. Marino Sanuto Della Rovere di riconquistare Ravenna 760 VITELLI («Vui sete sta’ quello che l’avete persa; vui s.; M. Sanuto, I diarii, a cura di R. Fulin et al., la recuperarete, se no vi farò taiar la testa»; IV-XXIII, Venezia, 1880-1888, ad indices; G.