ASSOCIAZIONE BIBLICA SALESIANA

BOLLETTINO di collegamento n. 19 Aprile 2006

Sede: Università Pontificia Salesiana Piazza Ateneo Salesiano, 1 Italia – 00139 ROMA

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PRESENTAZIONE

Carissimi soci dell’ABS, l’ultimo numero del nostro Bollettino era ancora firmato da don Andrzej Strus, Presidente, e insieme da don Mario Cimosa, Segretario. Questo nuovo numero riporta la cronaca del Convegno di Cracovia, con le relative mozioni e proposte operative, ma anche – purtroppo – il ricordo di don Andrea, al quale diciamo il grazie commosso di tutta la nostra Associazione per l’impegno e l’entusiamo con il quale ci ha condotti negli ultimi cinque anni. Dopo la lettera datata 8 dicembre 2005, che vi abbiamo inviato come e-mail prima di Natale, riprendiamo i contatti con voi con questa presentazione. Diciamo, anzitutto, grazie a coloro che hanno condotto fin qui l’ABS, dai primi Presidenti (don Cesare Bissoli, don Fausto Perrenchio, don Mario Cimosa) ai vari Segretari e ai Responsabili delle Regioni, che si sono succeduti. Mentre ricordiamo con riconoscenza don Egidio Viganò, che ha voluto l’ABS per l’animazione biblica e spirituale della Congregazione, confermiamo a don Pascual Chávez Villanueva il nostro impegno per realizzare i compiti che ci sono affidati, secondo lo Statuto che egli stesso ha approvato in seguito alla revisione, incoraggiati dalla sua parola e dal suo concreto sostegno. Quali sono gli obiettivi che ci proponiamo? Come intendiamo lavorare? Gli obiettivi sono bene espressi dall’art. 2 dello Statuto: «Gli scopi dell'ABS sono: a) l'aggiornamento e la collaborazione tra i membri docenti oppure impegnati a livello catechistico-pastorale nel settore biblico; b) l'animazione biblica nella Congregazione e lo scambio di esperienze nella Famiglia Salesiana; c) il servizio biblico nella Chiesa secondo il carisma salesiano». Per gli anni prossimi questi obiettivi sono stati meglio definiti dalle proposte operative scelte e votate dall’Assemblea al termine del V Convegno mondiale (vedi in questo Bollettino a pag.26). Una scelta strategica, che abbiamo concordato con i tre Consiglieri e che ci permetterà – speriamo – di conseguirli meglio, sta nel responsabilizzarli maggiormente in ordine all’animazione delle singole aree (America, Asia e Oceania, Europa e Africa). In altre parole, non tutto deve essere promosso e portato a realizzazione dal centro; per rispondere alle esigenze specifiche, l’iniziativa dovrà essere assunta “in loco” dai soci ABS coordinati dal Consigliere incaricato della regione.

3 Alla presidenza spetta il coordinamento generale e la promozione delle iniziative che hanno una portata “mondiale”. Come organo di collegamento, il Bollettino sarà lo specchio di un dinamismo che deve fiorire in tutto il mondo biblico salesiano, e che di fatto ha ormai portato molti frutti. In questo numero troverete: 1. lo Statuto ABS, approvato dal Rettor Maggiore in seguito alla revisione; 2. la cronaca del Convegno di Cracovia, con l’ampia relazione di don Strus sul quinquennio 1999- 2004, le mozioni conclusive e le proposte operative; 3. notizie dalle regioni e dei singoli soci; 4. segnalazioni di opere recenti, con alcune bibliografie (p. Jules Cambier; don J.J. Bartolomé); 5. contributi e studi (card. Martini; C. Owczarek, J. Varickasseril, H. Cardona); 6. una breve cronaca del congresso mondiale della Federazione Biblica Cattolica; 7. il ricordo di alcuni soci defunti; 8. l’elenco dei soci. Spediremo questo Bollettino nel mese di aprile. Fin d’ora vi rivolgiamo l’augurio di una santa Pasqua di risurrezione.

Roma – Torino, Pasqua 2006

Rafael Vicent, Vicepresidente Francesco Mosetto, Presidente

Corrado Pastore, Segretario

4 DIREZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO Via della Pisana 1111 – 00163 ROMA

Il Rettor Maggiore

Prot. 05/0346 Roma, 6 maggio 2005

Per la Associazione Biblisti Salesiani Università Pontificia Salesiana Roma

Oggetto: Approvazione delle modifiche dello Statuto ABS

Nel quinto Convegno Internazionale dell’Associazione dei Biblisti Salesiani, che si è tenuto a Cracovia dal 27 dicembre 2004 al 4 gennaio 2005, l’Assemblea ha votato ed ha proposto alla mia approvazione alcune modifiche allo Statuto dell’Associazione. Tali modifiche riguardano gli articoli 3, 7, 8, 9 e si riferiscono all’attività dell’Associazione, al suo legame con lo Studio Teologico Salesiano “Santi Pietro e Paolo” di Gerusalemme, alla tipologia dei Soci e alla nuova configurazione della Presidenza. A norma dell’Articolo 12 dello Statuto, approvo le modifiche proposte dall’Assemblea dell’ABS e riportate nel testo allegato.

In don Bosco,

Don Pascual Chávez Villanueva Rettor Maggiore

5 STATUTO dell’Associazione Biblica Salesiana

Art. 1. Natura 1. L’Associazione Biblica Salesiana (= ABS) è un organo permanente di promozione, collegamento e coordinamento dei cultori di scienze e attività bibliche della Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco a vantaggio dei soci e a servizio soprattutto della Famiglia Salesiana. 2. L’ABS è stata eretta con decreto del Rettor Maggiore in data 19 marzo 1983. Art. 2. Scopi Gli scopi dell'ABS sono: a) l’aggiornamento e la collaborazione tra i membri docenti oppure impegnati a livello catechistico-pastorale nel settore biblico; b) l’animazione biblica nella Congregazione e lo scambio di esperienze nella Famiglia Salesiana; c) il servizio biblico nella Chiesa secondo il carisma salesiano. Art. 3. Attività L'ABS persegue i suoi scopi con varie attività. Anzitutto i membri si impegnano a realizzare i compiti dell’associazione nel proprio ambito di lavoro. Per favorire l’attuazione degli obiettivi dell’ABS valgono anche incontri periodici, contributi scientifici e altre pubblicazioni, scambio di informazioni, organizzazione di corsi, partecipazione a iniziative e servizi di animazione biblica. Art. 4. Sede La sede dell’ABS è in Roma, presso l'Università Pontificia Salesiana. Art. 5. Legame con la Congregazione Salesiana Il vincolo dell’ABS con la Congregazione Salesiana viene assicurato tramite il Consigliere per la Formazione Salesiana, rappresentante del Rettor Maggiore. Art. 6. Legame con l’Università Pontificia Salesiana L'ABS ha un legame peculiare con l’UPS. Nella progettazione e nell'attuazione delle iniziative di cui all'art. 2 procede d'intesa con la Facoltà di Teologia. Art. 7. Legame con lo Studio Teologico di Gerusalemme Per la privilegiata ubicazione dello Studio Teologico di Gerusalemme, l’ABS per le sue attività mantiene con questo un legame speciale offrendo la sua disponibilità e collaborazione alle sue iniziative.

6 Art. 8. Soci dell’ABS 1. Soci dell'Associazione sono i Salesiani, qualificati in scienze bibliche e operanti a diversi livelli di ricerca e di applicazione, che ne facciano richiesta o vi siano cooptati dalla Presidenza. 2. La Presidenza può ammettere come soci dell’ABS anche i membri della Famiglia Salesiana che abbiano una qualifica biblica. Art. 9. Presidenza 1. L’ABS è retta da una Presidenza nominata dal Rettor Maggiore su segnalazione di una terna per ogni incarico da parte dei soci opportunamente consultati. 2. Compongono la Presidenza: il Presidente, il Vice-presidente, tre consiglieri delle rispettive aree geografiche incaricati per i settori delle attività dell’ABS e il Decano della Facoltà di Teologia dell'UPS. 3. Il segretario è cooptato dal presidente, udito il parere della Presidenza. 4. Tra i compiti della Presidenza ci sono la promozione e il coordinamento delle attività dell’ABS, la cooptazione e l'ammissione dei soci, l’esame annuale dei bilanci economici. 5. I membri della Presidenza durano in carica cinque anni. Art. 10. Assemblea generale e Bollettino di collegamento 1. Ogni cinque anni avrà luogo un’assemblea generale dei soci. Compiti dell’Assemblea sono: designazione della Presidenza; verifica dell'andamento e prospettive circa la vita dell'ABS; scambio di esperienze tra i membri; convegno su un tema di comune interesse; altri argomenti congrui alla vita dell’Associazione. 2. Il collegamento tra i soci dell’ABS viene mantenuto soprattutto per mezzo di un Bollettino di informazione, mandato dal Segretario almeno una volta l'anno. Art. 11. Gestione economica La gestione economica dell’ABS è affidata alla Presidenza dell'Associazione, sotto la responsabilità del Consigliere per la Formazione salesiana. Art. 12. Approvazione e modifiche allo Statuto 1. Il presente Statuto dell’ABS è approvato dal Rettor Maggiore dei Salesiani, per la cui autorità l’ABS stessa è eretta e affidata agli organi direttivi come stabilito in questo Statuto. 2. Le eventuali proposte di modifica dello Statuto esigono il consenso della maggioranza qualificata dell'Assemblea generale.

7 V CONVEGNO MONDIALE ABS Kraków, 27.12.2004 – 3.1.2005

Lettura orante della Bibbia: Lectio divina e vita salesiana

CRONACA DEL CONVEGNO∗ La sera del 26 dicembre un primo gruppo dei partecipanti giunge a Varsavia, ove li accoglie il Vicario ispettoriale don Tadeusz Nięwegłowski, mentre gli altri si recano nella sede del convegno, il Seminario salesiano di Cracovia. Le giornate sono scandite dalla celebrazione eucaristica e dai vespri, dalle riunioni conviviali e dalle visite alla città e ad alcune località significative dei dintorni. I lavori iniziano nel pomeriggio del 27. Dopo il saluto dell’Ispettore don Tadeusz Rozmus e quello del prof. Tomasz Jelonek dell’Accademia teologica di Cracovia, il Presidente don Andrzej Strus svolge un’ampia e dettagliata relazione sullo scorso quinquennio. Alla “buona notte” rivolge la parola ai biblisti salesiani il Rettore della casa. La prima mattina è occupata dalle relazioni di p. Bruno Secondin o.c. (Lectio divina e ascolto della parola di Dio) e di fr. M. Thekkekara (Lectio divina: significato e metodo). Presiede l’Eucaristia l’arcivescovo di Wrocław, Mons. M. Gołębiewski. Intervengono nel pomeriggio don Rafael Vicent (La Lectio della Parola nel Giudaismo antico), don Giorgio Zevini (La Lectio della Parola nel Nuovo Testamento) e don Enrico del Covolo (La Lectio divina nei Padri della Chiesa). Nella serata ci fa visita l’amico e collega Mons. Adam Smigielski, vescovo di Sosnowiec. La mattina del 29, prima della ripresa dei lavori, diversi soci hanno modo di presentare le proprie pubblicazioni, sia di studio sia di carattere divulgativo e pastorale. Seguono una relazione a due voci (Carlo Buzzetti e Mario Cimosa: Lectio divina e scuola della Parola) e quella di Corrado Pastore (La Lectio divina nella pastorale della Chiesa). Dopo il pranzo si tengono quattro “workshop”, guidati rispettivamente da don Giorgio Zevini (Lectio divina ed esercizi spirituali), don Juan Bartolomé (Lectio divina e meditazione), don Cesare Bissoli (Lectio divina e giornate comunitarie) e don Ryszard Kempiak (Lectio divina e liturgia delle ore). I risultati principali vengono condivisi nell’assemblea. L’intera giornata del giovedì è dedicata alle visite: alle miniere di sale di Wieliczka e alla città di Cracovia, specialmente il castello e la cattedrale di Wawel. La giornata si conclude con la celebrazione dell’Eucaristia all’abbazia di Tiniec.

∗ Una cronaca più dettagliata, a cura di don Mario Cimosa, si può leggere negli Atti del Convegno alle pp. 301-305.

8 Nell’ultimo giorno dell’anno si hanno le relazioni di don Cesare Bissoli (La Lectio divina nei Capitoli generali SDB dedicati alla pastorale giovanile) e di sr. Maria Ko (La Lectio divina nella spiritualità delle Figlie di Maria Ausiliatrice). Assente per malattia, don Fausto Perrenchio non ha potuto presentare la sua relazione (La Parola di Dio negli scritti di don Bosco), che sarà pubblicata negli Atti. Il pomeriggio è riservato ad alcune comunicazioni (“short papers”): Lectio divina in comunità (sr. Maria Ko); Lectio divina in Brasile (don Antonio Pinto da Silva); Lectio divina ed ermeneutica negra (don Francisco J. Gonzáles); Bibbia e Teologia morale (don Ryszard Rubinkiewicz, membro della Pont. Comm. Biblica). Il nuovo anno inizia con la visita al santuario mariano di Częstochowa: presiede l’Eucaristia all’altare della Madonna nera il Consigliere generale per la Formazione salesiana, don Francesco Cereda. Segue la visita al noviziato salesiano di Kopiec. La mattina del 2 gennaio è dedicata alla revisione dello Statuto. Ci si reca poi a Sosnowiec per la Messa domenicale, presieduta da Mons. Smigielski, che poi offre un festoso pranzo in episcopio e guida a visitare un nuovo e moderno centro giovanile. Si trascorre il pomeriggio a Łagewniki (santuario della Divina Misericordia), dove il prof. Henryk Witczyk propone una Lectio divina sulla Lettera a Tito (Tt 3,3-8). Dopo aver visitato un altro centro giovanile, l’opera Saltrom, l’Ispettore don Tadeusz Rozmus offre ai convegnisti una cena tipica in ristorante. La mattinata del 3 gennaio è consacrata agli impegni associativi: proposte operative per il prossimo quinquennio; approvazione delle modifiche dello Statuto, da sottoporre all’approvazione del Rettor maggiore; elezione delle terne per la nuova Presidenza. Prima del pranzo ci fa visita l’arcivescovo di Cracovia, card. Franciszek Macharski. Nel pomeriggio, visita al Lager di Auschwitz e all’opera salesiana di Oświęcim. La guida organizzativa e morale del Presidente don Andrzej Strus, indomabile nonostante la malattia, la fraterna accoglienza dei confratelli salesiani, i qualificati contributi dei vari relatori, le memorabili esperienze che hanno arricchito i lavori veri e propri – soprattutto Częstochowa e Auschwitz- Oświęcim – hanno fatto del Convegno di Cracovia una tappa importante del cammino associativo. Francesco Mosetto

9 L’ABS IN CAMMINO TRA CREMISAN E KRAKÓW (Relazione sul quinquennio 1999-2004)

Andrzej STRUS

Il cammino dei cinque anni trascorsi nella vita della nostra Associazione ha avuto un ritmo normale: né un passivo stagno né un’inquieta agitazione. Direi piuttosto, un percorso di strada di chi è giovane ma si sente già maturo, consapevole di dover camminare ancora e ben intenzionato a volerlo fare. Senza l’intenzione di presentare un discorso consolatorio, inventando delle realtà o gonfiandone altre senza significato, desidero cogliere, insieme a Voi, i momenti degni di attenzione e ricchi di significato. Articolo questa mia relazione in quattro aree, che mi paiono di particolare rilievo: 1. eventi di rilievo nella vita dell’ABS; 2. attività e incarichi dei soci; 3. attività della Presidenza; 4. preparazione del V Convegno mondiale.

1. EVENTI DI RILIEVO NELLA VITA DELL’ABS Comincio con il ricordo dell’articolo 10 del nostro Statuto che suona: «Ogni cinque anni avrà luogo un’assemblea generale dei soci. Compiti del- l'Assemblea sono: designazione della Presidenza; verifica dell'andamento e prospettive circa la vita dell'ABS; scambio di esperienze tra i membri; conve- gno su un tema di comune interesse; altri argomenti congrui alla vita dell'As- sociazione dell’ABS» (art. 10, n.1). Anche se – per ovvi motivi - non è mai stato possibile riunire tutti i soci in un’assemblea generale, è stato però sempre possibile riunire un nutrito gruppo dei rappresentanti per affrontare gli scopi previsti dallo Statuto. Come nei convegni del passato, anche oggi siamo qui quali rappresentanti, quanto mai qualificati, dei soci dell’Associazione che quest’anno arriva a raggiungere quasi il numero di 120 membri.

1) Il IV Convegno Mondiale (Cremisan 1999) Il primo evento che non va tralasciato nel ricordo del quinquennio è senz’altro il Convegno precedente, celebrato a Cremisan nei giorni 27.08 – 3.09.1999. Quel IV Convegno Mondiale chiudeva il quinquennio assai burrascoso, in quanto l’Associazione per più di un anno era rimasta senza il presidente, affidata alla responsabilità del suo segretario, don A. Strus. Il nuovo presidente nominato ad interim in quel periodo dell’“interregno”, don Mario Cimosa, si è impegnato subito e con entusiasmo per preparare assieme al segretario il Convegno, e per celebrarlo con successo a Cremisan. Non mi soffermo sui particolari di quell’evento; li conosciamo dalla pubblicazione degli Atti, ma sento il dovere di ricordare le conclusioni espresse in modo

10 esplicito nelle “Mozioni” e nelle “Conclusioni operative”. Prima di ricordarle nei particolari, mi permetto un richiamo di qualche dato di cronistoria. Il Convegno è stato preceduto da un viaggio di aggiornamento biblico in Giordania (23-26.08). Non tutti, ma solo un gruppo di 23 Soci ha fatto le visite dei luoghi del cammino del popolo d’Israele verso la terra Promessa, e ha celebrato con l’Eucaristia sul Monte Nebo l’inizio anticipato del nuovo Millennio con lo sguardo profetico di Mosé verso la Terra delle attese d’Israele. Nei lavori del Convegno stesso ci siamo trovati in 40 persone, con la partecipazione del Consigliere generale SDB per la Formazione, d. Giuseppe Nicolussi, la Consigliera generale FMA per la Formazione, Madre Matilde Nevares Vidal, il Decano della FT dell’UPS, d. Manlio Sodi, e una osservatrice delle FMA. Globalmente parlando, i partecipanti rappresentavano in maggior parte i soci della “prima generazione” dell’ABS. L’assemblea generale ha affrontato i compiti previsti dallo Statuto, ha eletto i candidati per la presidenza. Successivamente essi sono stati nominati dal Rettor Maggiore: A. Strus, presidente; M. Cimosa, segretario; tre responsabili delle regioni: N. Hoffmann per l’Europa e l’Africa, C. Pastore per le Americhe, M. Thekkekara per l’Asia. Uno spazio assai largo è stato dato alla riflessione sullo Statuto e alle proposte di alcune modifiche votate dall’assemblea sui rispettivi emendamenti. Tuttavia, non si è raggiunto l’unanimità circa l’alternativa se modificare lo statuto nel quinquennio dopo Cremisan, o lasciare questa decisione per il prossimo Convegno. Il discernimento è stata affidato alla Presidenza la quale, da parte sua, non ha considerato opportuno sottoporre, in questo quinquennio, lo Statuto con le modifiche al giudizio del Consigliere per la Formazione e all’approvazione del Rettor Maggiore. I motivi di tale decisione sono due: a) da una parte si dovevano aspettare quasi sei mesi per la nomina della nuova Presidenza, b) dall’altra lo stato di salute del Rettor Maggiore e il CG 25 non consigliavano di procedere in fretta in tale decisione. Abbiamo quindi fatto slittare l’approvazione delle modifiche, che saranno sottoposte, unite alle votazioni, a giudizio di questa Assemblea e all’eventuale decisione votata sul come procedere. Per quando riguarda le mozioni del IV Convegno, esse erano frutto dello studio sulla tematica “La Parola di Dio e la formazione salesiana” puntualizzavano quattro lineamenti generali, stimolando i soci dell’ABS ad un servizio qualificato biblico in vari settori della vita della Congregazione e della Famiglia Salesiana. Mi permetto di ricordare questi lineamenti, perché essi hanno trovato un’interessante risonanza nel servizio biblico di vari nostri Colleghi. La prima mozione suonava: «L’animazione biblica nel campo spirituale e pastorale dei confratelli e delle comunità educativo-pastorali interessa a tutti noi. Veramente importante ci sembra l´animazione biblica del quotidiano nell’incontro con la Parola attraverso la liturgia, attraverso l´esercizio regolare della lectio divina e attraverso gli esercizi spirituali in chiave biblica, come

11 momento centrale della formazione permanente. L’ABS esprime la convinzione che una collaborazione attiva in questo cammino diventa un obbligo fondamentale di tutti i membri». Una collaborazione attiva dei biblisti salesiani in diversi campi riguardanti la formazione certamente si è verificata, e forse la più nota è quella nel servizio dell’esercizio della Lectio divina e delle predicazioni di Esercizi in chiave biblica. Certamente, le diverse forme di animazione biblica realizzate in questo periodo dai nostri membri ne sono una prova convincente. Basti ricordare alcuni esempi, citando solo quelli più noti: la lettera sulla Parola di Dio del Rettor Maggiore, anche lui socio dell’ABS, affiancato peraltro dal suo segretario, nostro collega J.J. Bartolomé, le pubblicazioni sulla Lectio divina di G. Zevini, il noto servizio sia nella Lectio divina, sia in altri campi dell’animazione biblica di sr. Maria Ko nell’Istituto delle FMA, il prezioso servizio biblico-catechistico di C. Bissoli a livello della Chiesa Italiana, i vari servizi biblici, specialmente nel settore della Lectio divina di R. Kepiak in Polonia, C. Pastore in Venezuela, M. Thekkekara in India, e tante altre realizzazioni che speriamo di sentire negli short papers dei partecipanti a questo Convegno. La mozione di Cremisan rivolta a tutti ha trovato, per così dire, un’eco viva ed operante in varie nostre iniziative per cui ci sentiamo reciprocamente grati. La seconda mozione riguardava la Ratio Institutionis et Studiorum SDB, che allora era in fase di preparazione. Abbiamo focalizzato particolarmente la dimensione biblica della formazione spirituale, intellettuale, pastorale, mettendola a confronto anche con l’esperienza concreta del cammino formativo proposto nei diversi centri di formazione. A questa tematica sono state dedicate alcune conferenze e i successivi dibattiti. Il frutto, poi, della nostra riflessione è stato offerto al Dicastero della Formazione quale suggerimento per la revisione della Ratio. Un membro della Presidenza, C. Pastore, è stato invitato dal Consigliere per la Formazione a collaborare come consulente nell’elaborazione della impostazione della formazione intellettuale nella Ratio. La terza mozione riguardava la collaborazione e un più stretto legame con Cremisan. In essa si dichiarava: «L‘ABS appoggia il progetto di avere in Terra Santa un centro salesiano di formazione biblica per la Congregazione e per la Famiglia Salesiana. L’ABS accoglie con gioia le iniziative in corso in Terra Santa come sono i pellegrinaggi dei confratelli di diverse Ispettorie, le esperienze fatte dai gruppi giovanili. Il Convegno ha riflettuto sui vantaggi di questo metodo per la formazione permanente, per la formazione e il cammino vocazionale dei giovani ed anche per la formazione iniziale dei salesiani. I membri dell’ABS si mettono a disposizione per l’attuazione per questi obbiettivi». Il nome “Cremisan” era naturalmente indicativo dell’Istituto Teologico in Israele, e il Convegno volle giustamente ricordare che l’ABS ha bisogno di un appoggio in Terra Santa e che questo appoggio può sussistere solo nel Centro di studi ivi presente. La situazione politica di allora era promettente e si pensava

12 ad una fioritura di varie iniziative di pellegrinaggi e di viaggi di formazione biblico-spirituale. La dichiarazione della disponibilità dei membri ABS per attuare questi obiettivi è stata, in un certo modo, un dono al Rettor Maggiore e un sostegno per realizzare successivamente il progetto del trasferimento del Centro a Gerusalemme e della reimpostazione del carattere degli studi nel nuovo Centro “Ratisbonne”. Il grande merito dell’attuazione di questo progetto va al Preside dell’Istituto, F. Mosetto, che è stato ed è tuttora l’animatore del suo avvio. Saremo grati a Francesco per ulteriori informazioni. Infine la quarta mozione voleva originariamente essere una proposta al Rettor Maggiore perché pubblicasse un documento sulla Sacra Scrittura nella vita e missione salesiana. Dopo una discussione essa venne modificata e votata in questo senso: «Ci sentiamo coinvolti nel cammino della Congregazione per approfondire la spiritualità salesiana e per elaborare una pedagogia concreta. In questa prospettiva ci impegniamo a riflettere sul modo di favorire in maniera efficace e organica la valorizzazione della Bibbia nella Congregazione e nella FS nello spirito e secondo la lettera delle Costituzioni. Offriamo al Rettor Maggiore il frutto delle nostre riflessioni su “Sacra Scrittura nella vita e missione Salesiana”, chiedendogli rispettosamente di farlo giungere alla Congregazione nel modo che giudichi più opportuno. Rimaniamo disponibili per favorire l’accoglienza e l’attuazione del documento». Una risposta a questo desiderio del Convegno è venuta dopo cinque anni di attesa nel prezioso documento, la lettera circolare del Rettor Maggiore, don Pascual Chavez, intitolato «“Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,69). Parola di Dio e vita salesiana oggi» (ACG n. 386, luglio- settembre 2004).1 La nostra convinzione che i discreti studi dell’ABS sulla Parola di Dio e vita salesiana, le rispettive pubblicazione della nostra Associazione, e soprattutto il “frutto delle nostre riflessioni” del Convegno di Cremisan abbiano contribuito in qualche modo a questa sensibilizzazione biblica nei documenti magisteriali e nell’ultima lettera-programma del Rettor Maggiore della nostra Congregazione. Le proposte operative fatte nell’assemblea conclusiva erano cinque ed impegnative. Le riporto testualmente: 1. Elaborare sussidi per la formazione iniziale, quali: - nuova edizione riveduta e aggiornata del volume ABS “Parola di Dio e spirito salesiano” - edizione ridotta in spagnolo dello stesso volume - guida alla preghiera del Salmi in chiave salesiana - una guida salesiana al Lezionario feriale - dimensione biblica delle Costituzioni

1 Questo documento è stato in certo modo preparato da un’altra lettera del Rettor Maggiore, anche essa centrata sulla Parola di Dio: «“E voi, che dite? Chi sono io?” (Mc 8,28). Contemplare Cristo con lo sguardo di Don Bosco» (ACG n. 384, gennaio-marzo 2004).

13 - esempi di itinerari formativi biblici per noviziato, ecc. - esempi di esercizi spirituali biblici - indicazioni bibliografiche ragionate (in diverse lingue). 2. Proporre alla Commissione per la formazione regionale o ispettoriale un piano di formazione biblica. 3. Aiutare nella formazione dei formatori in ciò che riguarda il settore biblico, p. es. curando ed eventualmente sviluppando la dimensione biblica dei corsi UPS di spiritualità, catechetica e pastorale giovanile. 4. Avviare attraverso i nostri Superiori un dialogo con l’Istituto delle FMA in vista di un loro maggiore coinvolgimento nell’ABS. 5. Inviare una copia di ogni pubblicazione dei soci (libri e articoli) alla sede ABS (e a Cremisan?). Pur essendo utili e di grande valore contenutistico, le nostre proposte mancavano di una adeguata prospettiva delle possibilità operative. Per quanto riguarda p. es. l’elaborazione dei sussidi, va detto che la nostra Associazione non è un’istituzione mirata a realizzare tale proposta. Sarebbe necessaria un’equipe sia per il coordinamento sia per l’esecuzione del progetto; occorrerebbe inoltre un budget sufficiente, e innanzi tutto ci vorrebbe il tempo e la forza di persuasione per realizzare una collaborazione dei membri di vari paesi. La sola persona di presidente, anche se affiancato dal segretario e dai responsabili regionali secondo la loro disponibilità e possibilità, non è in grado di supplire a tali carenze “istituzionali”. Non siamo riusciti ad allacciare un dialogo con la Commissione per la formazione regionale o ispettoriale – come è richiesto nel punto due, e non era possibile dal punto di vista istituzionale interferire nei programmi delle Facoltà o degli Istituti dell’UPS – come è indicato nel punto tre. Un contatto, più occasionale che costante, è stato mantenuto con l’Istituto delle FMA, senza forzare per altro la proposta di un loro maggiore coinvolgimento nell’ABS. Madre Matilde Nevares Vidal ha chiesto 100 copie del volume degli Atti del Convegno per distribuirlo a tutte le Ispettorie; colei che le è succeduta, Madre M. Amerigo ha accolto con grande entusiasmo l’invito a questo Convegno di Cracovia e si è impegnata personalmente ad avere la partecipazione di don Wolfgang Gruen, con la relazione di base; ancora è stato suo l’impegno d’invitare le due Ispettrici della Polonia perché inviassero alcune rappresentanti al Convegno, alla cui tematica presta molta attenzione. La Madre Amerigo stessa si è dispiaciuta di non poter partecipare a causa di altri impegni già fissati da tempo. Infine, posso informare, con soddisfazione, che diversi soci inviano una copia delle loro pubblicazioni per conservarle nell’archivio della segretaria ABS all’UPS.

14 2) Il Capitolo Generale 25° Vogliamo ricordare anche questo evento del 2002, perché ha coinvolto indirettamente anche la nostra Associazione. Nell’ottobre del 2001 ci scriveva uno dei Superiori, il Consigliere Regionale dell’America, don Pascual Chávez: «Sono sicuro che farete bene il vostro servizio, specialmente nello sforzo di coinvolgere l’Associazione nella vita della Congregazione. Questa aspetta dall’ABS un contributo sostanziale per quello che riguarda l’approfondimento biblico del carisma, della missione e della spiritualità salesiana. Questo è quello che fa significativa l’Associazione…». Parole profetiche. Alcuni mesi più tardi egli lo ripeterà al gruppo dei biblisti partecipanti al Capitolo Generale riuniti con quelli dell’UPS, questa volta come neoeletto Rettor Maggiore. Durante il Capitolo il presidente ABS ha avuto vari contatti con i soci dell’ABS partecipanti al CG25, Francis Alencherry, Pascual Chávez Villaneuva, Ryszard Kempiak, Gaston Ruvezi, Enrique Lapadula, James Theophilus, Jose Varickasseril. Pochi giorni dopo l’elezione di don Chávez a Rettor Maggiore, i biblisti dell’UPS hanno tenuto un incontro con i colleghi capitolari. Questa è stata una bellissima occasione per rendere omaggio al nuovo Rettor Maggiore e per presentare gli auguri, a nome di tutti i soci ABS, a Lui e a don Alencherry, nuovo Consigliere per le Missioni. L’incontro ha avuto luogo lunedì 8 aprile nella Casa Generalizia per un ora di scambio fraterno di saluti e di notizie, ed anche per una breve discussione sui due temi riguardanti la nostra attività. Si trattava del progetto di una pubblicazione ABS sulla Parola di Dio e la comunità religiosa, e del futuro Convegno del 2004, per il quale venne riconfermata la proposta di scegliere come sede Cremisan, se la situazione politica in Medio Oriente l’avesse permesso, o Cracovia (Polonia) nel caso contrario. È parso pure significativo il suggerimento di celebrarlo dopo il Natale, invece che nel periodo estivo. Per la tematica, sono state proposte tre aspetti a scelta: 1. studio di “icone” bibliche” relative al tema “comunità” (Atti, Prima lettera di Pietro, altri); 2. riflessione sul tema della animazione della Famiglia Salesiana con la Parola di Dio; 3. tematica dedicata interamente alla Lectio Divina. Alla seconda parte dell’incontro partecipò il Rettor Maggiore il quale, rispondendo al saluto del presidente, ha ringraziato per il servizio dell’ABS alla Congregazione e al carisma salesiano, che è la caratteristica peculiare dell’Associazione sin dalla sua fondazione. Riferendosi alla programmazione del Convegno, egli ha sottolineato particolarmente l’urgenza della tematica della Lectio divina. La Congregazione, i Salesiani, la Famiglia Salesiana, hanno bisogno di nutrirsi dalla Parola di Dio. Attualmente il Capitolo non intende ripetere la dottrina che già conosciamo tutti – disse il Rettor Maggiore – ma rivalorizzare l’immagine della comunità nel contesto della testimonianza evangelica. La comunità al servizio dei giovani è una comunità che sa pregare, che sa ascoltare la Parola del Signore. Riferendosi a questa priorità egli espresse il suo sentito grazie all’ABS per il progetto di pubblicare un sussidio biblico che sarà offerto ai Confratelli per fare assimilare col assaporare meglio

15 la Parola di Dio. Concludendo, egli ha aspresso a tutti i presenti il suo desiderio che l’Associazione aiuti i Salesiani e la Famiglia Salesiana a mettere a frutto la Scrittura nel senso spirituale, a scoprire nella Scrittura la profondità e la necessità della preghiera.

3) Incontri dei Soci nelle regioni Due iniziative di incontri di Soci a livello regionale vanno rilevati per il passato quinquennio. La prima riguarda la regione dell’Asia, la seconda quella dell’Europa. Il regionale dell’ABS per l’Asia, don Mathew Thekkekara ha promosso due incontri di alcuni soci in Kristu Jyoti College, Bangalore (India): il primo nell’8.06.2002 e il secondo nel 18.12 dello stesso anno.Un succinto rendiconto dei lavori svolti durante questi incontri è stato pubblicato nel Bollettino di collegamento nr. 17 (gennaio 2003), perciò qui riporto solo una sintesi globale. Nel primo incontro i sette Colleghi dell’India hanno discusso sulle possibilità di incentivare l’attività dell’ABS in India e hanno proposto alcuni orientamenti operativi per rendere più viva la Parola di Dio in varie tappe della formazione. Sono stati espressi i suggerimenti per realizzare il programma di “tre giorni della Bibbia” in parrocchie, per dedicare ogni anno un numero del «Journal Kristu Jyoti» al tema “Bibbia e Catechesi”, di includere una sezione biblica in Salesian Animation Notes, per realizzare, se possibile, un incontro di tutti i soci dell’ABS in India in dicembre 2002. Sono state avanzate poi altre proposte utili e concrete. Nel secondo incontro del 18.12.02, il gruppo di sette partecipanti dell’India ha studiato le modalità di una migliore divulgazione della Parola di Dio nel pre- noviziato, nel noviziato e a livello di studi di filosofia. Sono state formate tre commissioni per verificare nei dettagli i programmi delle rispettive istituzioni in diverse Ispettorie dell’India. Inoltre, i presenti hanno proposto di creare un team di specialisti che potrebbero guidare i programmi domenicali sulla Bibbia in diverse parrocchie di Bangalore. È stato infine proposto un altro incontro, previsto per 19-20 marzo 2003 per avviare il lavoro della traduzione in inglese del libro dell’ABS sulla “Parola di Dio e la comunità religiosa”. La seconda iniziativa riguardava l’incontro dei rappresentanti dei soci ABS residenti attualmente a Roma. L’incontro promosso dal presidente ebbe luogo al santuario della Madonna, alla Mentorella presso Roma il 28.06.2003. Ai biblisti dell’Europa si sono aggiunti: V.L. Cabañas come rappresentante del responsabile per le Americhe, Puykunnel Shaji e James Kandankavil come rappresentante del responsabile per l’Asia. Lo scopo primario dell’incontro di undici soci alla Mentorella fu quello di definire le coordinate del prossimo Convegno: il luogo, la data, il tema di studio, la proposta di un programma. In forma più dettagliata ritornerò su questo incontro nella presentazione della preparazione del Convegno.

16 2. ATTIVITÀ E VARI INCARICHI DEI SOCI La panoramica dell’attività dell’ABS si situa nel quadro della ampiezza quantitativa. Siamo attualmente 118 membri2 e ogni anno si aggiungono membri nuovi, specialmente soci giovani. Il confronto con la lista del primo gruppo dei soci creatosi dopo la fondazione dell’Associazione (i suoi 68 membri) dimostra che dopo i 20 anni abbiamo quasi raggiunto il doppio nel numero! In questi ultimi cinque anni cinque dei nostri colleghi sono stati chiamati nella casa del Padre. Li ricordiamo con gratitudine e affetto richiamando i loro nomi e la data della morte: 1) d. Nicolò M. Loss, il “decano” dei biblisti salesiani, deceduto il 10.07.2001; 2) d. Józef Wilk, uno dei soci della Polonia, forse meno noto nell’Associazione, deceduto il 19.07.2003; 2) d. Mario Schiro del Guatemala, deceduto l’8.01.2004; 3) d. Joseph Ishikawa Kosuke del Giappone, deceduto dopo lunga infermità il 14.04.2004; 4) sig. Severino Fabris, uno dei migliori disegnatori di soggetti dell’antico mondo biblico, impegnato nell’eseguire i disegni qualificati per le pubblicazioni scientifiche alla LDC di Torino, deceduto il 2.10.2004.3 Mentre li ricordiamo con riconoscenza per il loro servizio nei diversi settori biblici, notiamo con tristezza l’abbandono della nostra Associazione da parte di quattro soci che nell’ultimo quinquennio hanno fatto un’altra scelta di vita, lasciando la Congregazione e, in conseguenza, l’Associazione: Goncalves Joao Luis (Brasile), Nazareth Longinus (USA), Piña Secundo (Ecuador) e Russo Antonio (Madagascar). Grazie a Dio, le nuove forze hanno supplito a queste defezioni. Da alcuni anni il nostro gruppo può vantarsi di annoverare nei suoi ranghi anche altri rappresentanti della Famiglia Salesiana. Vi sono due FMA: oltre Sr. Maria Ko, che per molti anni era l’unica rappresentante di tutti i rami della FS, da cinque anni abbiamo la seconda FMA Sr. Maria Dolores Ruiz Perez della Spagna, e – da un anno – la signora Maria Gillian Bonney, rappresentante dei Cooperatori e professoressa di materia biblica a Roma, nel Pontificio Ateneo “”. Possiamo affermare senza esagerazione che l’attività dei soci ABS copre molti settori della vita salesiana ed ecclesiale spaziando a diversi livelli: dal Rettor Maggiore della Congregazione ai due Vescovi; dai docenti al Pont. Istituto Biblico, all’Università Cattolica di Washington (USA), all’Università Cattolica di Lublin (Polonia), all’Accademia Pontificia di Kraków, all’Universita’ di Caracas (Venezuela), e soprattutto dai titolari delle cattedre all’UPS con le sezioni e i Centri affiliati - ai professori impegnati nei nostri Centri di formazione e responsabili dell’insegnamento di tutte le materie bibliche!

2 Le proporzioni dei soci appartenenti alle tre regioni sono le seguenti: 67 soci della regione Europa-Africa, 28 dell’Asia e 23 delle Americhe. 3 Proprio nell’ultimo giorno del Convegno ci è giunta la notizia della scomparsa di un altro nostro socio, don Carlo Kruse morto a Torino (Crocetta) il 3.01.2005 in età di 84 anni. Nello stato attuale l’ABS conta quindi 117 soci.

17 Mi permetto ricordare alcuni nomi con gli incarichi di prestigio loro affidati nella Congregazione o nella Chiesa. Senza dilungarmi sulle date e sui particolari – tutti i dati li potete trovare nei rispettivi numeri del Bollettino di Collegamento – accenno solo ad alcune nomine dei soci nell’ultimo quinquennio: Oltre a don Pascual Chavez eletto Rettor Maggiore e don Francis Alencherry – Consigliere Generale per le Missioni, va ricordata la nomina di Juan José Bartolomé docente all Instituto Superior de Teologia “Don Bosco” di Madrid (Spagna) a stretto collaboratore del Rettor Maggiore, di Enrico dal Covolo a postulatore delle cause dei Santi nella Congregazione e nella Famiglia Salesiana, di Francis Moloney, a Decano della School of Theology and Religious Studies della Università Cattolica di Whashington, di Gianni Barbiero a Docente del Pontificio Istituto Biblico; la riconferma di Ryszard Rubinkiewicz, docente dell’Università Cattolica di Lublino, a essere membro della Pontificia Commissione Biblica per il secondo quinquennio; la nomina di Norbert Hoffmann a Segretario della Pont. Commissione per il Dialogo Interreligioso, di Mauro Morfino a Vice-preside della Pontificia Facoltà di Teologia della Sardegna, di Juan Pablo Peron, a Rettore del Instituto de Teología para Religiosos di Caracas (Venezuela) e di Jose Verikasseril a Rettore del Sacred Heart Theological College di Shillong (India); la nomina di Giorgio Zevini a Direttore dell’Istituto Teologico di Cremisan nel triennio 1999-2002, di Francesco Mosetto, Presidente dell’Associazione Biblica Italiana a Preside dell’Istituto Teologico “S. Paolo” a Cremisan (ora l’Istituto “S. Pietro e Paolo” Ratisbonne, Gerusalemme) e di Mario Fiandri a Preside dell’Instituto Teologico Salesiano a Guatemala. Infine, recentemente, le nomine di Gaston Ruvezi a Vescovo di Sakania - Kipushi (Congo) e di Corrado Pastore a professore della Facoltà di Scienze dell’Educazione nell’UPS (Roma). L’ultimo quinquennio ha visto tre soci conseguire la tesi di laurea in S. Scrittura al Pontificio Istituto Biblico: Juan Peron, Henryk Drawnel e Lanfranco Fedrigotti, con le pubblicazioni delle loro rispettive tesi. Altri cinque soci hanno conseguito la laurea in teologia Biblica, rispettivamente: Krzysztof Owczarek, Norbert Hoffman e Lingad Celestino all’Università Gregoriana, Tonino Falcone e Puykunnel Shaji all’Università di S. Tommaso, Angelicum. In questi ultimi anni, quasi ogni anno un gruppo di circa 3-4 studenti di S. Scrittura ha terminato lo studio con la licenza in S. Scrittura o in Teologia Biblica negli Atenei dell’Urbe. La maggior parte di essi ha espresso la volontà di iscriversi alla nostra Associazione. Tra questi mi permetto ricordare un nome: Abraham Vazhamplackal, salesiano coadiutore dell’India il quale si è iscritto all’ABS dopo aver conseguito la licenza in S. Scrittura al Pontificio Istituto Biblico. Infine una informazione che fa onore a quei soci che, impegnati nell’apostolato biblico, spesso nascosti davanti ai riflettori dell’opinione pubblica, meritano un particolare plauso e riconoscenza. A simbolo e paradigma di questi presentiamo il nostro collega, don Lyngdoh Silvanus

18 dell’India, con la recente proposta della Facoltà di Teologia all’UPS di onorarlo col dottorato honoris causa della Pontificia Università Salesiana per i suoi meriti dell’apostolato biblico e della promozione della Bibbia nella cultura e la letteratura della popolazione Khasi.4

3. ATTIVITÀ DELLA PRESIDENZA Riassumo brevemente le iniziative della presidenza collocandole in tre aree: pubblicazioni, incontri regolari e occasionali, gestione economica. Nell’ultimo quinquennio la Presidenza ha proseguito il suo impegno per curare regolarmente la pubblicazione del Bollettino di Collegamento con i quattro numeri: quello successivo al IV Convegno è stato pubblicato come volume degli Atti, invece altri tre sono stati stampati all’inizio degli anni 2002, 2003 e 2004. Manca l’anno 2001, in cui abbiamo proposto di cambiare la forma del Bollettino pubblicando i suoi contributi on line inviati via internet a tutti i soci. Questo esperimento è risultato poco pratico per alcuni, non gradito per altri, meno funzionale come servizio alle Ispettorie: perciò abbiamo rinunciato ad esso pubblicando successivamente nel numero 16 del gennaio 2002 sia i contenuti del 2000 sia quelli del 2001. Ricordo questo particolare per evitare nel futuro la stessa esperienza, verosimilmente di scarsa possibilità di successo. La diffusione del Bollettino avviene regolarmente, raggiunge i soci, tutti gli Ispettori della Congregazione ed alcune biblioteche interessate. È migliorata la prassi di raggiungere i soci nei continenti asiatico e americano attraverso i rispettivi rappresentanti: M. Thekkekara e C. Pastore. Al contrario, la nomina di N. Hoffman, rappresentante per l’Europa e l’Africa, a segretario del Dicastero per il dialogo con Giudaismo ci ha privati della sua collaborazione; per questo a partire dal 2002 i suoi compiti sono passati all’attività del presidente e del segretario. Pur volendo rimanere membro dell’Associazione, N. Hoffman ha chiesto formalmente di essere esonerato da ogni incarico nell’ABS. Genericamente parlando, sembra che il Bollettino risponda alle aspettative riguardanti lo scambio di informazioni tra i soci; tuttavia ci rendiamo conto che suoi contenuti potrebbero essere più mirati nella direzione dell’animazione. Mi sembra ancora assai carente l’aspetto del nostro servizio alla Congregazione sia per scarsità di studi centrati su questa tematica, sia per informazioni più dettagliate sui servizi che si stanno già facendo. Un coordinatore dedicato alla cura di raccogliere e di pubblicare le notizie provenienti da molti soci, a stimolare eventualmente gli studi di taglio più spiccatamente biblico e salesiano, potrebbe essere di prezioso aiuto per la redazione. Per migliorare e rendere più snello il coordinamento tra i soci, abbiamo aperto un sito ABS nel portale della PontificiaUniversità Salesiana. A causa

4 Nel gennaio 2005 il Collegio della Facoltà di Teologia dell’UPS ha espresso il parere positivo alla proposta della Facoltà di conferire il dottorato honoris causa ad un altro socio dell’ABS, don Wofgang Gruen, quale riconoscimento dei suoi grandi meriti nella pastorale biblica in Brasile.

19 delle difficoltà di gestione del portale e delle sua ristrutturazione nella fase attuale non è stato possibile inserire tutte le informazioni come avremmo voluto, ma alcuni dati possiamo già trovarli, tra cui anche l’annuncio del nostro Convegno, sperando peraltro di poter migliorare la veste e i contenuti del sito. Ricordo che lo possiamo trovare nell’indirizzo www.unisal.it, con i percorsi: Settori - Associazione Biblica Salesiana. Ancora nell’ambito delle pubblicazioni va registrato il secondo volume dell’ABS pubblicato nel 2003. Il progetto è nato per l’iniziativa del presidente ABS mirata ad offrire, in concomitanza con il CG 25, ai Salesiani, alle FMA e alle persone consacrate in generale, un sussidio di riflessioni bibliche per approfondire la tematica della comunità religiosa. All’invito rivolto a tutti i soci, diciassette biblisti salesiani e una FMA, Sr. Maria Ko, hanno risposto con i contributi di taglio biblico, pubblicati in italiano a cura di A. Strus e R. Vicent nel volume Parola di Dio e Comunità Religiosa, Elledici, Torino. Il volume presentato dalla prefazione dal Rettor Maggiore contiene diciotto saggi di meditazione biblica sulla comunità, divisi in tre aree, rispettivamente: 1) La Comunità religiosa a confronto con la Bibbia, 2) Parola di Dio e preghiera della Comunità, 3) Spunti biblici sulla formazione, vita e missione della Comunità. Il Superiore del Dicastero per la Formazione, d. F. Cereda, ha provveduto alla copertura delle spese della pubblicazione e alla diffusione del volume in tutte le comunità delle Ispettorie dell'Italia e MOR, in tutte le Ispettorie in tre copie e, inoltre, ai membri dei Consigli generali di SDB ed FMA, alla Congregazione per la Vita Consacrata, alle Ispettrici italiane FMA, alla Pontificia Facoltà Auxilium e ad alcuni Vescovi. M. Thekkekara ora sta preparando una edizione inglese per il mondo salesiano anglofobo; il volume dovrebbe uscire nell’estate prossima. Nel quadro degli incontri della Presidenza va indicata la prassi, ormai collaudata, di visite annuali del presidente e del segretario ai giovani biblisti studenti residenti a Roma-Testaccio. Questo incontro annuale permette di scambiare le informazioni, aggiornare l’elenco dei novi iscritti all’ABS e dei nuovi studenti, e di mantenere più vivo il legame tra l’ABS e le forze nuove dei biblisti salesiani. È altrettanto vivo e regolare il legame tra la nostra Associazione e la Federazione Biblica Cattolica di cui l’ABS fa parte del 1989. Ogni anno uno o due dei nostri rappresentanti partecipano all’incontro dei membri della Federazione organizzato dal presidente della Sub-Regione della FBC a Roma, P. Ludger Feldkämper (svd). Infine, per iniziativa della Presidenza, sono stati realizzati all’UPS degli incontri occasionali dei biblisti dell’Università con alcuni colleghi, p.es. in occasione della visita di F. Moloney, di F. Mosetto; in occasione della tesi dottorale di Lanfranco Fedrigotti, e particolarmente, nell’ottobre 2002, l’incontro e’ stato allargato con la presenza di Sr. Maria Ko e Sr. Ruiz Perez Maria Dolores di Sevilla, nonché di Gianni Barbiero del PIB e di Zbigniew Zomerfeld di Cape Town (Sudafrica).

20 La gestione economica dell’Associazione, compito della Presidenza definito dagli Statuti, è un impegno di minore rilevanza in quanto la nostra Associazione non ha scopi di lucro, ma vive con modeste entrate quali i risparmi dei rispettivi Convegni: affronta annualmente alcune spese di gestione ordinaria ed un’unica spesa sostanziale, la pubblicazione e la diffusione degli Atti e del Bollettino. Come risulta dal Bollettino, dove ogni anno è reso noto il rendiconto amministrativo, dopo il IV Convegno a Cremisan in cassa è rimasta la somma di Lit 27.454.000, vale a dire circa 13.500,00 Euro, mentre l’anno 2003 si è chiuso con il saldo di € 10.435,14, somma da cui vanno detratte le spese della stampa e distribuzione del Bollettino nr. 18 ed altre spese, come quelle di cancelleria, ospitalità e telefono nell’anno 2004.

4. PREPARAZIONE DEL V CONVEGNO MONDIALE Abbiamo già accennato al progetto di dedicar il prossimo V Convegno mondiale alla Lectio Divina; esso è stato confermato esplicitamente nell’incontro dell’8 aprile del 2002, durante il Capitolo Generale. L’opportunità di trattare questa tematica era già stata sollevata al IV Convegno a Cremisan. Questa stessa tematica è venuta alla ribalta all’occasione della relazione di G. Zevini sulla Lectio Divina, considerata uno dei modelli costitutivi per l’uso della Parola di Dio nella formazione. Tra le altre considerazioni venne confermato il diagnostico negativo sulla pratica salesiana della Lectio Divina; essa invece, si diceva, potrebbe anche sostituire la meditazione salesiana. Si è detto ancora che L’ABS potrebbe dare una mano ai Superiori per introdurre la Lectio Divina nel curriculum formativo dei Salesiani. Il Rettor Maggiore ha avvalorato questa proposta ribadendo che «la Congregazione, i Salesiani, la Famiglia Salesiana, hanno bisogno di nutrirsi dalla Parola di Dio» (incontro con i Biblisti, 8.04.2002). Nel primo incontro del presidente, del segretario e del responsabile dell’Europa e dell’Africa nel novembre 2002 all’UPS, il tema è stato approvato come argomento di studio del V Congresso ABS 2004. È stato previsto, inoltre un incontro di una commissione pre-congressuale alla fine di giugno 2003 per decidere sul programma, sulla data e sul luogo della celebrazione del Congresso. Nella lettera del 27.04.2003 a tutti i Soci il presidente e il segretario hanno proposto un incontro preparativo a Roma, o altrove, di un gruppo ristretto di soci disponibili per tale iniziativa. Dopo aver ricevuto pareri positivi circa l’opportunità dell’incontro e i suggerimenti circa la sede preferita, la Presidenza informava, con lettera del 26.05.2003, i soci disponibili a prenderne parte all’incontro previsto per il 28.06.2003 nel monastero della Mentorella, a circa 60 km da Roma. Durante la discussione sulla sede del futuro Convegno venne riaffermata la decisione presa a Cremisan nel 1999 di celebrarlo in Terra Santa. Solo nel caso dell’impossibilità di realizzare questa scelta era stata proposta l’alternativa della celebrazione a Cracovia (Polonia). I partecipanti hanno espresso il parere di aspettare l’evolversi della situazione politica in Israele ancora per circa sei mesi

21 e solo nel febbraio del 2004 si sarebbe presa la decisione definitiva. In vista del suo viaggio di lavoro a Bet Gemal nel dicembre del 2003, il presidente si è impegnato a sondare l’opinione dei confratelli in Terra Santa circa l’opportunità del Convegno a Cremisan. Per quanto riguarda la data, sono stati proposti due termini: 22-31.08, oppure 28.08-06.09. 2004. La Presidenza è stata incaricata di svolgere un sondaggio tra i soci per verificare la data preferita. Il tema venne formulato cosi’: Lettura “orante” della Bibbia. Lectio divina e vita salesiana. I partecipanti all’incontro hanno proposto pure un programma in linea di massima con l’indicazione dei nomi di possibili relatori. Dal sondaggio successivo presso i soci circa la scelta di Cremisan o Cracovia risultava la preferenza dei due terzi per la città polacca. Infine, la consultazione del direttore di Cremisan e dei colleghi biblisti in Terra Santa, aveva dato un parere negativo per il Convegno in Terra Santa: questo ha fatto maturare la decisione di optare per Cracovia. A questo orientamento si aggiunge la necessità di cambiare la data a causa dell’impossibilità di vari soci, tra cui anche non pochi relatori previsti, di partecipare al Convegno durante l’estate a causa degli impegni già presi in antecedenza. Le due date proposte alla Mentorella venivano sostituite con quella del periodo dopo il Natale 2004. In definitiva, il Bollettino nr. 18 pubblicava le coordinate definitive del Convegno a Cracovia nel periodo 27.12.04 – 4.01.05 e la bozza del suo programma elaborato alla Mentorella. Con la lettera inviata a tutti i soci nel luglio 2004 veniva rivolto a tutti l’invito al Convegno e la proposta delle modalità dell’iscrizione. Esprimo qualche dettaglio relativo all’aspetto economico e alla preparazione logistica e organizzativa del programma definitivo. Siamo profondamente grati innanzi tutto al Rettor Maggiore per la disponibilità ad aiutarci con il sostegno finanziario per venir incontro alle spese dei partecipanti impossibilitati ad assumersi l’onere delle spese di viaggio e del Convegno. La prontezza con cui il Superiore ci ha concesso il generoso aiuto è da interpretare come segno della sua attesa fiduciosa dei frutti di questo Convegno, e della sua approvazione del nostro lavoro. In secondo luogo il nostro grazie va a Corrado Pastore che si è prodigato con le sue doti di dialogo e di coinvolgimento per ottenere un altro sussidio finanziario dall’Adveniat in Germania. Il contributo portato da lui completa quello del Rettor Maggiore e ci permette di realizzare il Convegno nel modo previsto, mantenendo le promesse fatte a quanti hanno espresso il bisogno di essere sostenuti finanziarmene. In terzo luogo, mi preme esprimere un grazie al Signor Ispettore di Cracovia, d. Tadeusz Rozmus, e al Rettore del Seminario don Stanisław Semik, per aver accolto con simpatia e benevolenza la nostra richiesta della sede del Convegno: così hanno offerto un’ospitalità degna dell’antica capitale polacca, della città del Papa K. Wojtyła. Invece, il lungo e paziente lavoro della preparazione del programma non solo dei momenti di studio, ma anche di visite e attività culturali – che non possono mancare a tale occasione – è tutto merito

22 del nostro collega, don Sylwester Jędrzejewski, professore dell’AT alla Pontificia Accademia Teologica di Cracovia. A lui va il nostro particolare grazie per il lungo e paziente lavoro di mediatore tra l’ABS e la realtà salesiana e Polonia e di ideatore di queste giornate che certamente saranno godute nonostante il clima, temuto da alcuni di noi, del Natale polacco.

Conclusione Il presente Convegno è per noi una provocazione non tanto per il freddo di Kraków, quanto piuttosto per i lavori che vogliamo affrontare e con l’attesa dei risultati che vogliamo offrire alla Congregazione. In riferimento a questa sfida, direi fondamentale, desidero riportare la nota metafora biblica del rotolo della Parola, gustato e mangiato dal Profeta. A Ezechiele, al profeta dell’annuncio della tragica sventura d’Israele, dice un misterioso personaggio: «Figlio dell' uomo, ciba il tuo ventre e riempi le tue viscere di questo rotolo che ti do». Lo mangiai e fu in bocca dolce come il miele” (Ez 3,3). Però non basta assaporare il gusto nelle proprie viscere, il Profeta riceve l’ordine di parlare: “«Figlio dell' uomo, va' alla casa d' Israele e riferisci ad essi la mia parola» (3,4). Ma i destinatari si ostinano a non ascoltare questa Parola – allora cosa deve fare il Profeta? Ecco, gli viene comandato di far penetrare le parole assimilate nel suo cuore e di ascoltarle prima con le sue orecchie: “Poi mi disse: «Figlio dell’uomo, ricevi nel tuo cuore tutte le parole che io ti dirò, e ascoltale con le tue orecchie” (3,10). La Parola accolta, assaporata, assimilata come il nutrimento è dolce, ha il gusto del miele. Ma quando essa viene rivolta agli altri diventa amara, non gradita, rifiutata, perché non può gustarla chi non la desidera. Al profeta, all’annunciatore rimane una realtà sola: farla entrare nel suo cuore, ascoltarla con le sue orecchie accogliendo anche le amarezze e il bruciore che essa provoca. Se vuole annunciarla, deve accoglierla, è l’unica Parola vera rivolta nella storia, è l’unico messaggio autentico degno di occupare il suo cuore e le sue orecchie... Ma egli, il Profeta, soffrirà per primo la sua amarezza dentro di sé. La metafora della Parola cibo, del suo trasformarsi da miele in assenzio, rivela la profonda significatività del suo mistero. Certo, la Parola di Dio fatta carne, che in questi giorni celebriamo nel mistero del Natale, è la Parola di dolcezza, la Parola fatta uomo nella fragilità di un Bambino. Ma questa Parola è anche il messaggio rivolto nella storia, è un appello, o se vogliamo, una domanda che aspetta la risposta impegnativa e chiara. Ed è questo che la rende amara per tanti. Per chi invece è chiamato ad annunciarla, e questo è indubbiamente il nostro compito, rimane indispensabile di mettersi nell’atteggiamento dell’ascolto e dell’accoglienza nel cuore. L’ascolto che diventa l’accoglienza tale da impadronirsi del mio cuore! Questo, credo, è il segreto della Lectio Divina: lettura-ascolto orante della Parola. Non si può escludere però che tale ascolto trasformato in annuncio possa provocare contrarietà e amarezza della Parola e a causa di essa. Subentra quindi il rischio della Lectio Divina caduta nel vuoto, non voluta e non accolta, trasformata in

23 un cibo amaro di delusione per chi ne aveva assaporato la dolcezza. Ritengo che anche questo rischio fa parte della Lectio Divina ed è per questo che il Profeta si sente dire: «Non temerli e non scoraggiarti di fronte ad essi», ma «Va’ dai figli del tuo popolo che sono in esilio, parla loro, e di' loro: Così parla Dio, il Signore» (Ez 3, 9.11). La consapevolezza di essere mandati per questa missione, più forte delle nostre incertezze, ci accompagni e incoraggi nella convinzione che abbiamo ancora molto da offrire ai nostri fratelli Salesiani, ai membri della Famiglia Salesiana e ai giovani, privilegiati destinatari della nostra missione.

Roma, 27 dicembre 2004

24 V Convegno mondiale ABS MOZIONI CONCLUSIVE

Noi membri dell’Associazione Biblica Salesiana, in adempimento dell’art.10 dello Statuto, ci siamo è riuniti, per la celebrazione del V Convegno Mondiale, a Cracovia, nei giorni dal 27 dicembre 2004 al 4 gennaio 2005. Durante le giornate abbiamo studiato e riflettuto sulla prassi della lettura orante della Bibbia e specificamente sulla Lectio Divina in rapporto alla vita salesiana. In questo lavoro ci siamo sentiti incoraggiati dalla presenza attiva e stimolante del Consigliere gen. per la Formazione, don Francesco Cereda, dalla partecipazione significativa, di don Tadeusz Rozmus, Ispettore di Cracovia e di 6 suore FMA appartenenti a due ispettorie polacche. L’assemblea ABS, facendo sintesi dei lavori del Convegno, presenta le seguenti mozioni con il desiderio di contribuire all’animazione biblica, nel campo della Lettura-ascolto orante della Bibbia, in rapporto alla vita salesiana, secondo il CG 25 e la lettera del Rettor Maggiore “Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna (Gv 6,69). Parola di Dio e vita salesiana oggi” (Atti del CG 386, 2004). 1. La lectio divina è intesa come una prassi importante per vivere in modo significativo il nostro essere salesiani. Essa è per noi uno stile di preghiera ed allo stesso tempo un modo di vivere alla luce della Parola di Dio (cfr. Cost. 87). Riguardo al metodo della Lectio Divina, ci riferiamo allo schema tradizionale di lectio, meditatio, oratio, contemplatio, con gli opportuni adattamenti secondo la spiritualità salesiana. Circa la prassi di vita, cerchiamo di vivere la giornata alla luce della Parola che stimola la nostra meditazione, alimenta i momenti di preghiera e apre alla conversione del cuore. 2. La Lectio Divina, praticata con stile salesiano, diventa una opportunità per rinnovare la nostra testimonianza evangelica, il nostro essere educatori dei giovani ed il nostro processo formativo. Essa ci rende capaci di operare il discernimento comunitario sul nostro “vivere e lavorare insieme”. Perciò riteniamo opportuno e utile proporre il metodo della Lectio Divina per l’animazione di particolari momenti di vita comunitaria salesiana, tra cui gli esercizi spirituali, i ritiri e le giornate della comunità. La Lectio Divina, pertanto, deve essere accuratamente preparata e celebrata con la guida di un animatore. Ci sembra urgente, inoltre, recuperare il valore della meditazione come momento privilegiato dell’incontro con la Sacra Scrittura.

25 3. Intendiamo per Lectio Divina l’esperienza spirituale che permea tutto il vissuto della giornata di ogni salesiano e di ogni comunità. Essa in particolare si collega con la celebrazione Eucaristica e la Liturgia delle Ore, prolunga i momenti di preghiera e di contemplazione secondo le tradizionali forme della preghiera salesiana (visite al Santissimo, giaculatorie, preghiera personale, etc.). L’esperienza della Lectio Divina conduce al discernimento nella propria vita, attraverso l’esame di coscienza e prepara alla celebrazione del sacramento della Riconciliazione.

PROPOSTE OPERATIVE 1. La Presidenza dell’ABS curerà, nei primi mesi del 2005, la pubblicazione degli Atti del V Convegno Mondiale con i contenuti usuali: relazioni, dibattiti, esperienze scambiate, documentazione fotografica. 2. L’ABS si impegna, attraverso i suoi organi esecutivi, a divulgare nel prossimo avvenire, la lettera del Rettor Maggiore con apposito commento e attraverso schede di interpretazione. 3. Oltre alle finalità stabilite dallo Statuto, nel prossimo quinquennio l’ABS darà la priorità alle seguenti tre aree nell’ambito delle sue attività: a) la collaborazione di tutti i soci, secondo la propria possibilità, alla celebrazione della Lectio Divina proposta sia alla comunità religiosa SDB ed FMA, sia nella nostra pastorale giovanile; b) l’animazione della pastorale biblica nei centri giovanili e nelle parrocchie attraverso il coinvolgimento dei soci impegnati nell’apostolato diretto; c) la collaborazione alla verifica dei programmi di insegnamento della Sacra Scrittura negli studi del prenoviziato, noviziato e postnoviziato, nonché il sostegno e lo stimolo agli altri confratelli docenti in questi centri. 4. In spirito di cooperazione nell’animazione biblica della Famiglia Salesiana l’ABS assume l’impegno di: a) preparare, attraverso un gruppo di soci avviati nell’esperienza di Lectio Divina, sussidi pratici per la celebrazione della stessa, quali “schede a finestra”, proposte di Lectio Divina per le comunità religiose, esempi della celebrazione con i giovani, ecc.; b) prestare il proprio servizio per la realizzazione di iniziative significative nell’ambito biblico-pastorale, quali la raccolta ordinata di esperienze bibliche nelle comunità e tra i giovani, la produzione di sussidi per la Famiglia Salesiana, ecc.

26 PARTECIPANTI al Convegno di Cracovia

S O C I BARTOLOMÉ Juan José, Roma PLASCENCIA Felipe, Guadalajara BAXA Vladimir, Bratislava RUBINKIEWICZ Ryszard, Lublin BISSOLI Cesare, Roma (UPS) SHABU Joseph, Bangalore BONNEY Gillian Mary, Roma ŚMIGIELSKI Mons. Adam, BUZZETTI Carlo, Roma (UPS) Vescovo di Sosnowiec CABAÑAS Victor L., Gerusalemme STRUS Andrzej, Roma (UPS) REYES CHAVEZ Hugo, Messico SZTUK Dariusz, Ląd, Polonia CIMOSA Mario, Roma (UPS) THEKKEKARA Matthew, Bangalore DA SILVA PINTO Alcides, Sâo Paulo VICENT Rafael, Roma (UPS) DAL COVOLO Enrico, Roma (UPS) WAWRO Julian, Francia DRAWNEL Henryk, Kraków ZEVINI Giorgio, Roma (UPS)

FALCONE Antonio, Napoli INVITATI E OSPITI FEDRIGOTTI Lanfranco, Hong Kong MACHARSKI Card. Franciszek, FERRARIO Fabio, Varese, Italia Arcivescovo di Kraków FIANDRI Mario, Guatemala GOŁĘBIEWSKI Mons. Marian, JAFOLLA Paolo, Ortona, Italia Arcivescovo di Wrocław GONZALEZ J. Francisco, Caracas CEREDA don Francesco, Roma, JEANNOT Jean-Sylvain, Haiti Consigliere gener. Formazione JĘDRZEJEWSKI Sylwester, Kraków JASKÓŁKA sr. Anna, FMA KEMPIAK Ryszard, Wrocław JELONEK Tomasz, Kraków KO HAFONG Maria, FMA, Roma KOĆWIN sr. Halina, FMA LASARTE Martin, Angola KULBIACZYK sr. Wiesława, FMA MOSETTO Francesco, Gerusalemme OŚWIECIŃKA sr. Dorota, FMA NIEWĘGŁOWSKI Tadeusz, ROZMUS Tadeusz, Ispettore Kraków Warszawa SECONDIN Bruno o.c., Roma OWCZAREK Krzysztof, Kenia STRZELCZYK sr. Lidia, FMA PASTORE Corrado, Roma (UPS) WITCZYK Henryk, Lublin ÁLVAREZ Miguel Angel, Sevilla WRONA sr. Emilia, FMA

27 VITA dell’ABS

UNIVERSITÀ PONTIFICIA SALESIANA, Roma

Biennio di specializzazione in Teologia Pastorale Biblica e Liturgica Nell’anno accademico 2005-2006 la Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana attraverso l’Istituto di Teologia Pastorale (di cui attualmente direttore è il biblista don M.Cimosa) ha iniziato una Nuova Licenza in «Pastorale Biblica e Liturgica». Questo nuovo curricolo accentua un'offerta formativa nel campo della pastorale attorno ai due elementi portanti della vita della Chiesa, la Bibbia e la Liturgia. Esso nasce da esigenze pastorali concrete e oggi molto diffuse: saper gestire nel modo migliore la presenza combinata di Bibbia e Liturgia. Quindi non si limita a essere un misto di due specializzazioni che, in forme separate, esistono già. Invece, considera soprattutto due realtà che nell’esperienza pastorale sono spesso intrecciate: la Bibbia (specialmente nei modi della sua presenza nella Liturgia) e la Liturgia (specialmente nei suoi momenti di accogliere e ripresentare la Bibbia). Attualmente pare che nessuna altra università ecclesiastica offra questo tipo di specializzazione. La Licenza con specializzazione in Pastorale biblica e liturgica è caratterizzata dallo studio e dall’orientamento verso il mutuo rapporto che intercorre tra Bibbia e Liturgia nel tessuto ecclesiale, nell’esperienza di fede del cristiano e nei risvolti culturali dell’arte e della musica. Il percorso è orientato a preparare docenti in uno specifico settore della Teologia pastorale; animatori dell’ambito biblico e liturgico a livello parrocchiale, diocesano e nazionale, come pure nella vita di movimenti e associazioni. I contenuti biblici e liturgici sono posti a fondamento e in dialogo con varie altre attenzioni (antropologia, etica, comunicazione, cultura, musica e arte). Il curricolo implica due anni di frequenza (quattro semestri) a corsi fondamentali, speciali e opzionali, a seminari e tirocini e si conclude con l’elaborazione di un’esercitazione scritta. Un quadrimestre estivo si può svolgere a Gerusalemme, nella sede dello Studio Teologico Salesiano “Santi Pietro e Paolo”, affiliato alla Facoltà. Corsi, seminari e tirocini sono articolati nelle due aree per Bibbia e Liturgia. La distribuzione dei vari corsi, seminari e tirocini assicura sia una base comune (obbligatoria) sia ampie accentuazioni diverse (a scelta). Destinatari: persone che, in diocesi, parrocchie o famiglie religiose, si preparano ad essere: operatori pastorali specializzati; incaricati di apostolato biblico; responsabili di animazione liturgica; assistenti nell’insegnamento; docenti di pastorale biblica e liturgica.

28 La nuova licenza è offerta soprattutto a persone – sacerdoti, diaconi, religiosi/e, laici – che intendono prepararsi a uno di questi impegni futuri: - operatore pastorale specializzato = chi, in una parrocchia o in una comunità, organizza e gestisce i momenti di incontro con la Bibbia e di partecipazione alla Liturgia (= chi opererà nella pastorale diretta); - incaricato di apostolato biblico; responsabile di animazione liturgica = chi, in una diocesi o in una famiglia religiosa, coordina le varie attività bibliche e liturgiche di tutti (= chi sarà direttore di un ufficio o responsabile di un dicastero); - assistente nell’insegnamento; docente di pastorale biblica e liturgica = chi aiuta a integrare un corso di Esegesi biblica o di Liturgia; oppure chi è un docente e gestisce da solo tutto intero un nuovo corso di Bibbia o di Liturgia, con una decisa accentuazione pastorale e integrata (= chi opererà nel settore dell’insegnamento e della formazione). Frequentando questo Biennio si può conseguire - alle condizioni abituali per ogni Licenza - la Licenza in Teologia con specializzazione in pastorale biblica e liturgica. Chi frequenta questa specializzazione in altre condizioni (ad es. dopo un Istituto di Scienze Religiose) al termine ottiene un Diploma. Entrambi i titoli sono “con specializzazione in pastorale biblica e liturgica”. I corsi ausiliari (greco, latino, metodologia) sono necessari soltanto per la Licenza e possono essere richiesti per la frequenza di alcuni altri “corsi speciali-opzionali” o “seminari” che saranno tra quelli a scelta. Infatti un particolare corso o seminario potrà essere organizzato in accordo con quegli studenti che risultano specialmente interessati a un certo tema e al suo svolgimento ad un livello scientifico piuttosto alto. Ii singoli contenuti dei vari corsi, seminari e tirocini sono indicati nel “Calendario” UPS nel portale dell’UPS: www.unisal.it prima dell’inizio dell’anno accademico.

Viaggi di studio nei luoghi biblici Dal lontano 1983 il Dipartimento di Pastorale Giovanile e Catechetica dell’Università Pontificia Salesiana organizza per i suoi studenti, ad anni alterni, un Viaggio di Studio «alle sorgenti della fede» (nella Terrasanta del Cristianesimo: Egitto, Sinai, Giordania, Israele-Palestina) e «alla Chiesa delle Origini» (nella Terrasanta della Chiesa: Turchia e Grecia)

Viaggio studio “Alle sorgenti della fede” (in Terrasanta) Percorriamo migliaia di chilometri, in aereo, in nave, in barca, a piedi, su cammelli e asini. Visitiamo i luoghi di Mosè, dei grandi profeti, di Gesù. Attraversiamo regioni fertilissime, rigogliose e altre impervie, spinose e aride. Incontriamo persone che ci possono inquietare, sostenere, illuminare, meravigliare, farci sorridere, arrabbiare e forse imprecare. Sfioriamo popoli che da tremila anni impastano il pane con l’amore più puro e l’odio più profondo. Sostiamo sul Sinai, nel deserto, nelle traffico delle città, nel silenzio

29 delle basiliche, nel dolce fruscio delle acque del mare, sui monti che ci permettono di spaziare all’infinito. Viviamo con persone provenienti dai quattro venti, con le loro storie, i loro limiti, e i loro talenti, prima nascosti e poi sempre più visibili. Tutto questo (e molto altro) è il nostro viaggio: come se un fratello maggiore ci avesse, con gesto gentile, preso per mano per condurci là dove la nostra fede è nata e cresciuta; e per accompagnarci là dove la stessa fede è stata trasmessa, difesa col sangue, scolpita nelle pietre, mescolata nelle costruzioni, dipinta nelle raggianti icone. Una terra davvero santa, amata da noi e da tanti. Amata pure da Gesù e da lui per sempre celebrata. “Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro”. Don Luis Gallo è l’organizzatore e leader. Don Mario Cimosa è la guida ufficiale.

Viaggio di studio “Sui passi di Paolo” (la Chiesa delle origini: Turchia e Grecia) Nel 2002 il Dipartimento di Pastorale Giovanile e Catechetica, che da oltre 15 anni organizza il viaggio di studio in Terra Santa, ha realizzato per la prima volta un viaggio di studio “Sui passi di Paolo” in Turchia e Grecia. Si tratta di una iniziativa accademica legata al seminario di Pastorale e catechesi biblica alle sorgenti, diretto dal prof. don Mario Cimosa. Di fatto 27 tra i 35 partecipanti erano professori e studenti dalla nostra università. Oltre a un professore del , hanno preso parte anche quattro studenti di altre università: Biblicum, Gregorianum, S. Anselmo e La Sapienza (unniveristà statale). Partendo dall’attuale sede del successore di Pietro (Roma), abbiamo iniziato il nostro viaggio di studio dalla prima sede di Pietro ad Antiochia di Siria (oggi Turchia). Per comprendere le emozioni che il gruppo provava durante il viaggio basta dare una occhiata al nostro itinerario: Tarso, Cappadocia, Konia, Pamukkale, Efeso, Pergamo, Istanbul, Filippi, Kavála, Veria, Verghino, Atene, Corinto… Seguendo i passi di Paolo abbiamo avuto occasione di immergerci nel contesto storico e geografico della Chiesa delle origini. Le visite guidate, interventi di professori, le celebrazioni liturgiche, le discussioni in gruppi hanno contribuito a cogliere la realtà e lo spirito della Chiesa delle origini. Un viaggio di questo genere ovviamente richiede una équipe organizzativa. In dialogo con l’agenzia “Eteria” il programma del viaggio fu stabilito dal prof. Luis A. Gallo. Il prof. Mario Cimosa, guida ufficiale e responsabile del seminario, ha curato la parte culturale e accademica del viaggio disponendo anche sussidi per i partecipanti. Il prof. Francis-Vincent Anthony ha seguito tutto l’andamento dall’inizio alla conclusione del viaggio come responsabile generale. Oltre agli interventi qualificati e opportuni dei tre organizzatori e delle due guide locali, i contributi del prof. Mario Maritano come esperto di

30 patrologia e del prof. Carlo Nanni come conoscitore di cultura greca e romana hanno reso il viaggio una esperienza arricchente, fruttuosa e indimenticabile. Lo stesso viaggio è stato organizzato nel 2005. Si è deciso poi di realizzare questo Viaggio di Studio ad anni alterni: un anno “sui passi di Paolo” (Turchia e Grecia) e un anno “alle sorgenti della nostra fede” (Egitto, Sinai, Giordania, Israele-Palestina.

Attività dei Docenti UPS Don Cesare Bissoli ha numerosi impegni legati alla sua competenza di biblista e docente di catechesi biblica: Consultore della Congregazione per il clero; Responsabile del settore Apostolato Biblico dell’Ufficio Catechistico Nazionale (Conferenza Episcopale Italiana); Delegato del Card. Vicario per la Pastorale Giovanile della Diocesi di Roma. È pure membro di vari organismi: Consulta nazionale per la catechesi, Consulta nazionale IRC (Insegnamento della Religione cattolica), Centro Studi per la scuola cattolica, Forum culturale dei cattolici italiani, ecc. Don Mario Cimosa nel 2° sem. dell’anno acc. 2004- 2005 ha tenuto il corso sulla Septuaginta presso l’Institutum Augustinianum di Roma, come Visiting Professor. Ha svolto la relazione La dottrina del peccato originale alla luce di una rilettura di Gn 2-3 al Convegno «Il peccato originale. Una prospettiva interdisciplinare» (Pont. Ateneo “Regina Apostolorum”, Roma, 3-4 marzo 2005). Don Rafael Vicent è “Lector” della S. Congregazione per la Dottrina della Fede (settore biblico). Don Giorgio Zevini, nominato Decano della Facoltà di Teologia per il triennio 2005-2008, continua a dirigere la collana “Lectio divina” presso l’editrice Queriniana. Don Corrado Pastore dall’Instituto de Teología para Religiosos di Caracas (Venezuela) è passato all’UPS e sta preparando la sua tesi di dottorato; a Caracas tra luglio e agosto 2005 ha tenuto il corso: Lectio Divina, lectura orante de la Palabra.

ANGOLA Pastorale Biblica in Angola Partiamo del dato, che Angola presenta una pauperrima situazione socio- economica e culturale frutto di 30 anni di guerra civile. Dopo di due anni d’avere ottenuto la pace s’impara ad essere nazione in un’incipiente democrazia asfissiata da una gran corruzione istituzionale. Dal punto di vista ecclesiale, la Chiesa, sebbene abbia un altissimo prestigio morale, è povera in personale e riflessione teologico-pastorale e biblica. Questa Chiesa di grande slancio missionario è carente di una significativa “intellettualità” cristiana. A questo si aggiunge la sfida, comune ad altri paesi africani, della crescita ovunque delle sette e chiesuole di tipo fondamentalista. Presentiamo quattro aree o sfide d’intervento “biblico”. Queste aree hanno, anche trasversalmente, la sentita sfida della Bibbia e l’inculturazione. Faremo più attenzione al quarto aspetto: “Bibbia ed evangelizzazione”.

31 1. Formazione accademica La mia attività biblica in questi 10 anni in Angola si è centrata all’inizio, nei primi sette anni, nel lavoro accademico, insegnando nel seminario archidiocesano di Luanda ad una media di 150 studenti di teologia per anno, in forma ciclica, quasi tutte le materie scritturistiche, facendo particolare attenzione al Nuovo Testamento ed introduzione alla Bibbia. Una preoccupazione nell’insegnamento delle Sacre Lettere è stata quella di formare pastori, più che esegeti. Ho accompagnato il segretariato della Pastorale Biblica Nazionale con corsi a livello nazionale per laici e formazione permanente per il personale missionário. Certamente lo stile è stato di carattere divulgativo. In quest’intervento troviamo carenze enormi di personale. Ci sono in Angola tre seminari di teologia con quasi 300 studenti, ma adesso, insegnando, appena ci sono tre o quattro professori con qualche titolo di licenza in Sacre Scritture o Teologia Biblica. Quegli altri pochi, che sarebbero in grado di insegnare, hanno altri compiti ecclesiali. A ciò si sommano le mancanze di bibliografie, manuali adatti, riviste, ecc. Peccato che siano tanti studenti, ma senza i mezzi e soprattutto biblisti per questo bel lavoro. 2. Nuove traduzioni in lingue bantu Il lavoro fondamentale per l‘inculturazione della Parola è quello delle traduzioni della Bibbia in lingue locali (cokwe, luchaze, luvale, umbundo, kimbundo, kikongo, fiote, kwanhama, gangela, etc.). Esiste in ogni lingua almeno una traduzione fatta dalle Società Bibliche, ma ne hanno delle limitazioni. Non è facile fare una considerazione complessiva. Si dovrebbe fare un’analisi critico particolare di ogni traduzione e anche uno studio più profondo. In ogni modo facciamo alcune considerazioni generiche, particolarmente di quelle traduzioni che più conosco (cokwe, luvale e luchaze) a) Queste traduzioni sono abbastanza vecchie. Hanno 50 o 60 anni. Per ciò non considerano la ricchezza esegetica e interpretativa di questi ultimi anni; anche utilizzano parole ed espressioni delle lingue africane, già fuori uso. b) Hanno avuto come punto di riferimento la traduzione portoghese protestante di Ferriera d’Almeida o qualche traduzione inglese piuttosto che i testi originali. c) Sono state fatte, in genere, molto in fretta con tantissimi sbagli e regionalismi. Alcune traduzioni sono quasi incomprensibili per il popolo, di modo che succede come a Erasmo di Rotterdam quando studiava la koiné, pensando che era così difficile perché era ispirata. d) Alle volte la traduzione è tendenziosa in accordo alla teologia protestante. e) Mancano i deuterocanonici. f) Didatticamente sono molto povere. Pochissime note esplicative o introduttive. In Angola, la chiesa cattolica non ha avuto delle iniziative per fare delle bibbie in lingue africane, o almeno iniziative ecumeniche. Soltanto abbiamo il Nuovo Testamento in Umbundo. Si, si è fatto il lezionario domenicale in kikongo, umbundo, kimbundo, ganguela e adesso in cokwe, ma le letture di

32 questi libri liturgici sono un’adattazione del testo delle bibbie esistenti. In lingua kikongo c’è una bibbia fatta in Congo Democrático dai religiosi Verbiti. Sembra una buona traduzione e didatticamente presentata. 3. Bibbia e catecumenato Una gran ricchezza della Pastorale Africana è la dinamica del catecumenato organizzato in quasi tutto il continente. In Angola sono quattro anni di preparazione per i sacramenti con un itinerario catecumenale chiaramente marcato. In questo campo si potrebbe fare molto di più con relazione ad un’interazione, o iniziazione biblica nel catecumenato, cercando di fare una presentazione più organica della Parola di Dio e anche abituando al catecumeno a fare delle Sacre Scritture il suo testo basico di catechesi e di vita cristiana. 4. Bibbia e evangelizzazione: Piccole Comunità Cristiane Questo è il campo più propriamente pastorale, anche chiamato d’apostolato biblico. In questo senso le attività sono quelle ben conosciute: - gruppi biblici di studio - corsi e settimane bibliche - fomentare l’acquisto delle Bibbie - inserire le Bibbie nelle scuole pubbliche - programmi di radio sulla Bibbia. - elaborazione di sussidi pastorali per il mese della Bibbia (Settembre) Quello che è più significativo è l’animazione della Pastorale biblica mediante le “Piccole Comunità Cristiane” (PCC). A riguardo della nostra regione d’Africa meridionale: Gruppo di Conferenze Episcopali del Africa Meridionale (IMBISA) che include Angola, São Tomé, Moçambique, Zimbawe, Bostwana, Lesotho, Swazilandia, Namíbia, Zambia e Sudafrica, si è sviluppata molto la Pastorale Biblica nella linea delle Piccole Comunità Cristiane. In Altri contesti d’Africa Francofona sono chiamate “Comunità Ecclesiali Viventi”. In America Latina hanno il suo corrispondente colle “Comunità Ecclesiali di Base”. C’è un binomio fondamentale che l’esperienza africana mette di manifesto: l’intima relazione tra Parola di Dio e piccole comunità cristiane. La diffusione della Parola nel popolo trova il suo ambiente naturale nello spirito di (njango, ondjango, cota, quibunga…), ciò è comunità, che sta in sintonia con l’ecclesiologia conciliare della comunione e, ancora più, con lo stile di vita e riflessione della Parola di Dio nelle primitive comunità cristiane. Alcune caratteristiche delle PCC: 1. Queste comunità si radunano attorno della Parola di Dio che è letta in clima di fede orante. 2. Interesse per gli altri, che porta alla condivisione e solidarietà. 3. Non sono acefale. Sono comunità di una comunità maggiore (parrocchia, diocesi). 4. Incontro con la Parola fatta carne nell’eucaristia (dominicale e quando è possibile locale). 5. La Parola è condivisa e contagiosa, perciò la comunità si fa missionaria creando altre nuove PCC.

33 Un metodo di condivisione della Parola Ci sono diversi metodi per approfondire la Parola di Dio in un gruppo. Gli elementi essenziali di questi metodi sono: lettura delle Bibbia, clima di preghiera, interiorizzazione della Parola, aderenza alla vita, condivisione di ciò che la Parola ci dice, impegno per il futuro. Presento il metodo proposto e ben diffuso nell’IMBISA, proposto dall’Istituto Missiologico della Conferenza Episcopale di Sudafrica (LUMKO). Il gruppo si raduna una volta alla settimana nella casa di qualcuno dei membri. 1. Invito: Facciamo l’invito al Signore. Qualcuno fa una orazione iniziale. 2. Lettura: Leggiamo con calma il testo. Si annuncia il capitolo e i versetti. Si ripete la lettura in altra versione o lingue. 3. Ammirare: Si sceglie qualche parola e si medita in essa. Si dice ad alta voce una parola o una frase a modo di preghiera e si fa silenzio tra un intervento e l’altro. 4. Ascoltare: Lasciamo che il Signore parli nel silenzio. Si fa qualche minuto di silenzio per interiorizzare il testo. 5. Condivisione: Si condivide ciò che si ha nel cuore. Si fa la condivisione di ciò che più ha colpito, cercando di collegare con la vita quotidiana. Si fa una relazione di ciò che la settimana anteriore si era impegnata la comunità. Quale sarà il nuovo impegno? Cosa si fará? Chi? Quando? Alcune applicazioni concrete Nelle comunità locali (nostra parrocchia nella provincia di Moxico), ci sono due momenti forti d’incontro con la Parola: a) Ogni giorno pregano le lodi in cokwe e al posto della lettura breve si leggono i brani liturgici del giorno, sui quali il catechista fa l’applicazione per la comunità. b) Una volta alla settimana si fa la condivisione della Parola con le letture della domenica seguente. A livello parrocchiale: a. Si fa un incontro settimanale con gli animatori della Parola (con quelli che vivono più vicino alla sede parrocchiale) e con loro si fa la preparazione delle letture della domenica. Questa dinamica dopo la porteranno alla loro comunità. b. Corsi di formazione biblica. Alcuni più intensivi di una o due settimane e altri permanenti una volta alla settimana dove si fa uno studio sistematico della Bibbia. Si studia pian piano ogni livro della Bibbia in forma d’esegesi divulgativa e catechetica. Martín Lasarte Topolanski

34 BRASILE, Belo Horizonte

Wolfgang Gruen Dottore honoris causa dell’Università Pontificia Salesiana La Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana di Roma ha conferito il titolo di Dottore honoris causa al Prof. Wolfgang Gruen, salesiano di origine tedesca, che vive in Brasile fin dal 1940. Il titolo è stato consegnato dal decano don Giorgio Zevini, accompagnato dal segretario generale don Jaroslaw Rochowiak, lo scorso 17 febbraio 2006, durante una cerimonia accademica svoltasi nell’Aula Magna del Centro Teologico del Instituto Santo Tomas de Aquino di Belo Horizonte, affiliato alla stessa Facoltà di Teologia UPS. Alla presenza delle autorità accademiche e religiose della Città, don Gruen ha ricevuto il diploma e la medaglia d’argento dell’UPS, quale riconoscimento del suo notevole impegno culturale, scientifico e pastorale nell’area della biblica, catechetica e dell’insegnamento religioso. Wolfgang Gruen è noto nella società e nella Chiesa brasiliana per il suo impegno di evangelizzatore, la sua attività di docente, le sue numerose pubblicazioni, e la partecipazione a numerosi congressi e simposi qualificati. Il suo impegno di docente è iniziato circa sessant’anni fa con l’insegnamento della lingua e letteratura greca, tedesca e inglese. Passato all’insegnamento della Sacra Scrittura, alla pastorale e alla catechesi biblica, ha contributo con competenza e premura alla formazione teologica di molte generazioni di sacerdoti e laici della Chiesa brasiliana. Questi le motivazioni del dottorato conferito dalla Facoltà di Teologia UPS a don Gruen: la continua attenzione ai destinatari della sua attività scientifica; la concentrazione sui settori specifici della catechesi e dell’insegnamento della Bibbia e della religione; la competenza metodologica caratterizzata dalla mens profondamente pedagogico-educativa, tipica del carisma salesiano.

COLOMBIA La Universidad Pontificia Bolivariana me publicó últimamente tres textos: El grano de mostaza (Colección de artículos de teología bíblica), UPB, Medellín, UPB 2004; Jonás Salvado por los paganos, UPB, Medellín 2005; Jesús de Nazaret en el Evangelio de Marcos (Comentarios a los textos dominicales de la liturgia en el ciclo B), UPB, Medellín 2005. Para la familia salesiana de Colombia y para la Conferencia de Religiosos, durante el 2005, preparé dos artículos sobre Los samaritanos del Evangelio y el Carisma Salesiano. Otras actividades: Sigo como docente del área bíblica en la facultad de teología de la UPB, en Medellín. Soy profesor invitado a otras dos universidades de Colombia, y al CELAM- Itepal en la ciudad de Bogotá. Coordino los postgrados de la facultad de Teología y dirijo la Revista

35 “Cuestiones Teológicas”. La revista puede recibir artículos de los salesianos de la ABS, las puertas están abiertas. Hernán Cardona

ITALIA ROMA Sono numerosi gli studenti salesiani di S. Scrittura che frequentano il Pont. Istituto Biblico oppure il Biennio di Licenza in Teologia Biblica presso l’Università Gregoriana o all’Angelicum: John Richard Amalanathan INM (Biblico); John Cabrido (Gregoriana: dottorato); Francisco Cervantes MEG (Biblico); James Kadankavil INK (Angelicum: dottorato); Lambert Malungu AFC (Biblico); Luis Nevivlle AFE (Gregoriana); Abraham Vazhamplackal ING (Gregoriana: dottorato:); Jeferson Luiz Pereira da Silva BSP (Biblico); Antonín Pražan CEP (Biblico); Joseph Shabu INK (Angelicum: dottorato); Huan Francesco Tu Thien VIE (Grregoriana); Michele Viviano ISI (Gregoriana: dottorato); John Zosiama ING (Biblico). Ad essi si aggiunge Andrzej Toczyski MOR, che frequenta lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme. Auguriamo loro di concludere felicemente i loro studi e di poterli accogliere tra i soci ABS. Dal 2002 don Juan Josè Bartolomé è a fianco del Rettor Maggiore, come segretario e stretto collaboratore. Nato a Madrid nel 1944, sacerdote dal 1972, ha studiato a Salamanca, Monaco di Baviera, Roma (Pont. Istituto Biblico), Gerusalemme, ed è stato professore di Sacra Scrittura a Salamanca, Madrid, San Paolo (Brasile), Tlaquepaque (Messico). Formatore negli studentati teologici, predicatore di esercizi spirituali, scrittore fecondo, don Bartolomé dirige i Cuadernos de Formación Permanente y a collaborare nella redazione delle riviste Estudios Bíblicos e Vida Religiosa. Alle pp. ... pubblichiamo la sua bibliografia, che comprende la tesi dottoratale al Pont. Istituto Biblico (“La verdad del evangelio”. Estudio exegético de Gal 2,5.14) e numerosi studi sui Vangeli e su San Paolo. La cooperatrice salesiana e socio ABS prof. Mary Gillian Bonney insegna Greco biblico al Pont. Istituto Liturgico di Roma e svolge apostolato biblico nella parrocchia, preparando le catechiste e guidando un gruppo per la lectio divina.

MILANO. Don Fabio Ferrario, impegnato nell’apostolato biblico nella diocesi di Milano, ci ha mandato i testi della Scuola della Parola da lui guidata, che saranno pubblicati dalla Elledici. Si possono avere scrivendo all’autore (Centro Salesiano San Domenico Savio - Via don Francesco della Torre, 2 - 20020 Arese MI).

TORINO. Don Francesco Mosetto, nominato Preside della Sezione di Torino della Facoltà di Teologia UPS per il triennio 2005-2008, continua a dirigere il

36 manuale di studi biblici Logos, edito dalla Elledici, del quale è appena uscito il vol. 8/2 (G. SEGALLA, Teologia biblica del Nuovo Testamento). Dopo la 2ª edizione del vol. 5° (Vangeli sinottici e Atti degli apostoli), sono in preparazione la 2ª edizione dei volumi 1° (Introduzione generale alla Bibbia) e 3° (Profeti e apocalittici) ed è in diritttura di arrivo il vol. 2° (Pentateuco e storiografia biblica). Don Fausto Perrenchio porta avanti le sue ricerche sulla Bibbia negli scritti di Don Bosco. Il 29 marzo 2006 al Pont. Istituto Biblico don Marco Rossetti ha brillantemente sostenuto l’esame di dottorato in re biblica con la tesi: “Giuseppe negli scritti di Qumran. Studio sulla figura del patriarca a partire da 4Q372 1” (vedi la sintesi alla p. ..)

MÉXICO Estoy en mi quinto año como Delegado de Pastoral de la Inspectoría. Mientras tanto, continúo enseñando en el Teologado Salesiano Cristo Resucitado de Tlaquepaque. Enseño principalmente Nuevo Testamento en los diferentes cursos. He predicado ejercicios espirituales al presbiterio de la Diócesis de Apatzingán, a las VDB y próximamente acompañaré en esa experiencia a los hermanos de Medellín y de Antillas. Felipe Plascencia

INDIA

37 PUBBLICAZIONI e DISSERTAZIONI

ABS, The Word of God and the Religious Community “The Word of god and the Religious Community”, an English translation of Parola di Dio e comunita’ religiosa, consists of 22 Biblical articles, composed by the members of ABS (The Salesian Biblical Association). The Biblical march of The Word of God and the Religious Community is along the line of “the centrality of the Word of God of God in personal and community life.” The book consists of three sections: 1) The Religious Community in Encounter with the Bible; 2) The Word of God and Prayer in the Community; and 3) The Biblical Insights on Formation, Life, and Mission of the Community. The First Section is a horizontal tour of the community in confrontation with various Biblical Expressions. These are to be re-read and re- interpreted for a community. In this process the Word of God is viewed at the Informational, Formational and the Transformational Levels. Here the editor has added a short article, “Interpretation of the Word of God in a Salesian Community”.The Second Section of the book focalizes on the theme of Prayer. Thekkekara introduces this part with “Praying the Psalms”. Christ is the key to the Book of Psalms. The Third Section touches on the life of the community from the point of view of the Word of God. Mathew says that “Lectio Divina (Prayed Reading)” of the Word of God takes a central place here. This work illustrates that the Word of God makes of every community a home and a school, the light that illumines and guides our choices, and the flowing spring from which we draw our inspiration and strength. It is in the Word of God that the Master reveals himself and educates our hearts and minds; in it we mature ourselves in our faith outlook and we move on to possess the “mind of Christ” (1 Cor 2:16). The book, The Word of God and the Religious Community will certainly lead persons, through the practice of lectio divina, to listening, meditation, prayer, and contemplation of the Word of God that leads to action. The climax of the book is the acceptance by the community of God’s wisdom, “’Christ is All and in All’ (Col 3:11) in a Salesian Community”. Matthew Thekkekara

Andrzej STRUS, Khirbet Fattir - Bet Gemal.Two Ancient Jewish and Christian sites in Israel, LAS, Roma 2003 This book contains the results of an archaeological and historical study carried out over ten years (1989-1998) in a property belonging to the Salesians at Beth Gemal, Israel. The Pontifical Salesian University, which is responsible for the scientific conservation of the historic heritage in the Salesian properties in Israel, from the very beginning entrusted this study to Prof. Andrzej Strus, who was in Israel in 1989 as director of the Salesian Theological School at Cremisan near Bethlehem. His participation in all the digs and his coordination

38 and monitoring of all the work carried out over the ten year period contributed greatly to the positive success of the study, as well as to the publication of its results which are presented here in a succinct, coherent and unified way. This volume does not claim to be a definitive and complete report of all the archaeological campaigns carried out at Khirbet Fattir. The author hirnself admits to leaving out the studies on the stone, metal and glass artefacts found, because these were never carried out for lack of colleagues expert in this field. On the other hand, he gives the reader the results of previous or parallel archaeological studies carried out in the same region of Bet Gernal and unpublished so far. These studies can be summed up briefly as follows: 1) the discovery of the ruins of a Byzantine church at Bet Gemal at the beginning of the 20th century; 2) the accidental discovery of a late Roman tomb in the 1989; 3) and the discovery of an ancient jewish ritual bath, in 1983, in the garden of Bet Gemal. These discoveries constitute a precious file of information on the history of this site in the Roman and Byzantine period. In this way, the overall description of the studies carried out over ten years at Kh. Fattir is completed with a series of fragmentary results, all of which come from the area of the Salesian House at Bet Gemal. The dual aims of this publication, as proclaimed in its title, are thus justified: the archaeological examination of the now “dead” site of Kh. Fattir, and the historical one more relevant to Bet Gemal, where the present religious community resides. The historical analysis which, by the author’s own volition, goes beyond the due examination and description of the layers and the artefacts and of their interrelations, is what makes this book original and useful, even if it is easy to find some weak points especially as regards the historical interpretation of the two sites. The author is aware of this. The historical perspective is only sketched out, discretely and cautiously, in the part describing the archaeological digs at Kh. Fattir, while it is more clearly defined in the part dedicated to Bet Gemal. In fact, the author does not conceal his historical interest from the very first pages. He starts with a brief introduction, based on scant literary documents, to the history of the region of Bet Gemal in the Roman and Byzantine period The reader cannot miss the true motive of this interest: already in the first chapter the author refers to the hypothetical identification of Bet Gemal with the Byzantine location of Kaphargamala, where the tomb of the first Martyr, St. Stephen, and his Companions was found. The hypothesis is discretely stated, but lacks information on: who the authors of such an hypothesis were, what its historical antecedents are and what objections to it have been raised. One may credit the author for intentionally leaving it out and not letting himself be drawn into this question in the general treatment of the book, excluding it completely from the part about Kh. Fattir, which ends with an interesting and detailed discussion of the history of the site. The issue of St Stephen is taken up again at the end of the book, in the discussion of the history of Beth Cemal.

39 The historical conclusion may seem frail and unconvincing. This is not due so much to the study itself, but rather to the lack of archaeological material of historical value. Inscriptions, artefacts of a certain ìnterpretative value are missing; there are “black holes” in the archaeological documentation of the research carried out at the beginning of the last century. The comparison with the apocryphal literary sources is well handled. While they are of scant historical value, they are nonetheless uniquely interesting for the information they give on the origins of the veneration of St Stephen in the Holy Land. This study, therefore, provides another contribution to our knowledge of Christian life in Palestine in the first centuries AD. We hope that, despite its uncertain historical references, it may contribute, íf only as a provocation, to the pursuit of research on the primitive devotion to St. Stephen and his Companions in the Roman and Byzantine Palestine. We obviously cannot foresee the results of such research, but one thing is certain: for the Church in the Holy Land, it will be an historical, cultural and devotional enrichment. Fr. Raffaele Farina sdb Prefect of the Apostolic Vatican Library

Jozef HERIBAN, Dizionario terminologico-concettuale di Scienze bibliche e ausiliarie, LAS, Roma 2005, pp. 1495 Das neue Bibellexikon in italienischer Sprache, verfaßt von dem slowakischen Salesianerpater Jozef Heriban, langjährigem Professor für Bibelwissenschaft in Tokio und Osaka und in den letzen zwanzig Jahren an der römischen Päpstlichen Salesianeruniversi-tät, ist durchaus geeignet, bei der ersten Beantwortung von Fragen zur Bibel von an der Heiligen Schrift Interessierten eine ganze Bibliothek anderer Sachbücher zu ersetzen. Dieses Werk, nur von der Größe einen Stundenbuch, ist die erweiterte Auflage des zuerst in slowakischer Sprache in drei Auflagen (1992, 1994 und 1998) erschienenen Bibellexi-kons des gleichen Verfassers. Nach einführender Präsentation des Buchs durch P. Jean-Noël Aletti SJ vom Päpstlichen Bibelinstitut skizziert der Verfasser im Vorwort die Aktu-alität seiner knappen Zusammenfassung der Ergebnisse der modernen Bibel-wissenschaft in verständlicher Form unter Einbeziehung der für die Exegese zu konsultierenden verschiedenen Hilfswissenschaften. Das Buch, das sich als Ziel setzt, „den Lesern die Möglichkeit zu bieten, eine umfassende wissenschaftliche Kenntnis des Wortes Gottes und seiner Botschaft zu gewinnen“ (S. 9), hat dieses Ziel in hervorragender Weise erreicht. Wie viele Kommentare, Monographien und Artikel und sonstige exegetische Fachliteratur in dieses Lexikon eingearbeitet wurden, lassen die auf S. 1325-1385 thematisch übersichtlich geordneten reichen biblio-graphischen Angaben erahnen. In einleitenden Kapiteln werden S. 13-26 die Prinzipien dargelegt, nach welchen dieses Lexikon erstellt wurde. Dazu kommen weitere einschlägige Übersichten, z. B. der verwendeten Abkürzungen und Siglen. Die Zitationsweise der biblischen Bücher sowie ein Überblick über die wichtigsten Werke der zwischentestamentarischen und

40 spätjüdischen Literatur, auch unter Einschluß von Philo von Alexandrien und Flavius Josephus, runden diese einführenden Abschnitte ab. Der Hauptteil des Werkes, das eigentliche Lexikon der Bibelwissenschaft und der damit verbundenen Hilfswissenschaften, bietet S. 81-978 rund 3000 Stichwörter, wobei die vielen Querverweise den Informationswert noch erhöhen. Die Reihenfolge der behandelten Stich-wörter wird in einem Register S. 1398-1466 nochmals eingeführt. Ein zweiter Hauptteil schließt sich S. 981-1132 an: Es ist eine alphabetische Erklärung der in der modernen Bibelwissenschaft verwendeten vielen [grammatikalischen] Fachtermini, und das in einem Umfang, wie er sich wohl nirgends in vergleichbaren Werken finden läßt. Elf Anhangkapitel behandeln weitere wichtige Bereiche der Bibel-wissenschaft: So eine Zeittafel zur Natur- und Menschheitsgeschichte, Listen der alt-orientalischen Reiche und ihrer Herrscher bis hinein in die Zeit der Römerherrschaft. Ferner werden die Begriffe der biblischen Zeiteinteilung, die damals verwendeten Maße und Geldmünzen aufgeführt. Informativ ist auch die Aufzählung der Bibelgelehrten der Alten Kirche mit kurzer Würdigung und danach auch Namen der Exegeten der vergange-nen beiden Jahrhunderte bis in die Gegenwart, eine Liste, die natürlich nicht vollständig sein will. Zeittafeln und Karten über den Alten Orient, Palästina und Jerusalem für das Alte wie für das Neue Testament erleichtern das Verständnis für die biblischen Ereignisse der verschiedenen Perioden der biblischen Zeit, wozu S. 1286-1296 ergänzend ein Register der dort aufgeführten Orte kommt. Sehr informativ ist auch S. 1297-1324 die Beschreibung der wichtigen Fundorte der archäologischen Forschungen und der dort gemachten Funde. Fünf weitere Register schließen als Anhang das Werk ab: Die besprochenen Bibelstellen, die behandelten Stichwörter zur Bibel sowie die zusammengestellten grammatikalischen Termini, dazu die Liste der oben aufgeführten Bibelwissenschaftler der Alten Kirche und der neuesten Zeit. Angesichts des in diesem neuen Bibellexikon gebotenen vielfältigen und umfang-reichen Materials kann man nun seine Bewunderung zum Ausdruck bringen über die von P. Heriban allein erbrachte große wissenschaftliche Leistung als Zusammenfassung seiner jahrzehntelangen wissenschaftlichen Tätigkeit. Das bei manchen Stichwörtern ein Mehr an Information wünschenswert gewesen wäre, aber nicht geboten wird, erklärt sich einfach aus dem einzuhaltenden geringen Umfang der Darstellung der zu behandelnden Fragen. Wer jedoch weitere Informationen aus dem Bereich der Bibelwissenschaft sucht, wird dafür durch die aufgeführte umfangreiche Bibliographie zu Fachfragen auf die einschlägige Literatur verwiesen. Abschließend ist zu sagen: Es ist nur zu wünschen, daß dieses hand-liche, groß angelegte Werk von P. Heriban viele interessierte Leser und Benützer findet, die aus diesem reichen Schatz biblischen Wissens und aus der gebotenen theologischen Botschaft der Bibel – trotz der Abfassung in einer fremden Sprache – reichen Gewinn für die lebendige Verkündigung des Wortes Gottes

41 in der Kirche schöpfen und in der Begegn-ung mit dem lebendigen Gotteswort auch Freude und Kraft für ihr persönliches Galubens-leben gewinnen. Otto Wahl

Nel panorama già assai vario di dizionari biblici si inserisce con assoluta originalità questo nuovo, ricco e nello stesso tempo concentrato strumento di informazione basilare, frutto di lunghi anni di lavoro da parte di un docente emerito dell’UPS, il prof. Jozef Heriban, salesiano slovacco, che è stato anche professore alle università “Sophia” di Tokyo e “Sapientia” di Osaka. In origine questo lavoro voleva rispondere alle esigenze di formazione degli studenti di teologia e del clero slovacco, nella fase del passaggio dal regime totalitario alla democrazia e conseguentemente dalla chiusura culturale alla ricerca di un aggiornamento biblico e teologico, che consentisse di affrontare i tempi nuovi. Dopo tre edizioni, di volta in volta aumentate, nella lingua originale, approda ora alla traduzione italiana, realizzata con la collaborazione del collega prof. Rudolf Blatnický. Dopo la Prefazione dell’A., le Premesse danno la chiave di lettura del Dizionario. Nei Prolegomeni (pp. 35-77) sono elencati gli scritti biblici, la letteratura intertestamentaria, quella rabbinica, nonché gli altri scritti non canonici e le opere dei Padri apostolici, con le relative sigle; si forniscono inoltre le traslitterazioni dall’ebraico e dal greco, le abbreviazioni e sigle dei periodici, delle collane e delle opere di consultazione più importanti. Le voci del Dizionario, che occupano ben 900 pagine, riguardano l’ambiente religioso, culturale e storico dell’AT e del NT, le questioni introduttive, gli scritti biblici, i termini tecnici della scienza biblica nelle sue ramificazioni, l’interpretazione delle Scritture nella tradizione ebraica e in quella cristiana, i temi principali. I singoli lemmi sono accompagnati da una spiegazione essenziale, corredata da opportuni rimandi (→) alle voci affini, la cui consultazione consente di ampliare e completare l’informazione. Il “dizionario terminologico-concettuale” vero e proprio ècompletato da un prezioso “dizionario di termini grammaticali” (pp. 979-1132), che consente anche ai non iniziati di districarsi in una terminilogia che, appartenendo agli studi umanistici classici o relativi alle lingue bibliche, può risultare ostica: dall’asindeto allo stato costrutto alle lettere quiescenti. Non meno preziosi gli Allegati, riguardanti: (I e X) l’archeologia biblica; (II, III e IV) la storia biblica, in relazione a quella del Vicino Oriente Antico e a quella universale; (V) la datazione degli scritti biblici; (VI) la suddivisione del tempo, le misure e le monete nella Bibbia; (VI) il calendario; (VIII) i principali autori citati (compresi quelli moderni). Il IX allegato consiste in una scelta di cartine geografiche; l’XI offre un’ampia Bibliografia riguardante le scienze bibliche e ausiliarie. Le ultime 100 pagine sono per gli Indici. In sintesi, un lavoro monumentale, frutto di pazienza certosina, ma anche di indubbia competenza; uno strumento prezioso, in particolare per studenti di teologia, ma anche per quanti accostano la Bibbia con interesse culturale. Non

42 si può non sottoscrivere il giudizio di Aletti: «…la sfida di Heriban è di aver riunito tutti i sussidi sopra elencati [dizionari specializzati nelle diverse aree delle scienze bibliche] in un solo volume di 1500 pagine della grandezza di un breviario», che «funge da compendio biblico universale». Esperto del campo, l’Aletti riconosce che «le diverse voci che toccano la retorica antica e la narratologia… sono impeccabili» (Presentazione, pp. 6-7). Francesco Mosetto

Gianni BARBIERO, Cantico dei Cantici. Nuova versione, introduzione e commento (I libri biblici. Primo Testamento 24), Paoline, Milano 2004, pp. 591 L’autore, già professore a Benediktbeuern (München) e oggi al Pontificio Istituto Biblico di Roma, ci offre un commento al Cantico dei Cantici, un capolavoro della letteratura universale che i rabbini consideravano «la chiave per comprendere la Torah» e «il santo dei santi» della Scrittura. Da secoli interpretato in chiave allegorica, cioè come espressione dell’amore tra Dio e il suo popolo, oggi più che mai viene letto nel suo senso letterale e originale come un poema sull’amore tra uomo e donna. Tale lettura non dovrebbe però ignorare la dimensione teologica insita nell’amore umano: «Se il poema è parola di Dio, non solo parola d’uomo, la dimensione teologica va ricuperata: non più contro, vorrei dire, ma dentro la parola umana, per approfondimento di essa» (pag. 469). Il commento segue la struttura tripartita caratteristica di tutti i volumi della collana. Dopo una sezione di carattere introduttivo, dove si affrontano temi come il nome e la posizione nel canone, il testo, il linguaggio poetico, la struttura, l’ambiente storico-culturale e l’ermeneutica del Cantico (pp. 15-53), segue la traduzione e un commento dettagliato del testo (pp. 55-414) secondo la seguente disposizione: titolo (1,1), prologo (1,2–2,7), canti dell’amata (2,8– 3,5), intermezzo corale (3,6-11), canti del diletto (41–5,1), nuovi canti dell’amata (5,2–6,3), nuovi canti del diletto (6,4–7,11), ultimi canti dell’amata (7,12–8,4), epilogo (8,5-14). La terza e ultima parte del libro è dedicata al messaggio teologico del Cantico che l’autore raccoglie in tre punti: approfondimento teologico; il Cantico nel contesto globale del canone; le letture più significative del Cantico nella storia dell’esegesi, cioè la lettura allegorica e l’esegesi di tipo letterale (pp. 415-469). Il volume è arricchito con un lessico simbolico e biblico-teologico, le illustrazioni tratte dal commento di Othmar Keel (Das Hohelied, Zürich 1986), una bibliografia ragionata per ordine alfabetico, una bibliografia generale e gli indici degli autori e delle citazioni. La nuova traduzione di Barbiero, condotta sull’originale ebraico, è particolarmente attenta alla dimensione poetica del testo. Il commento, di alto livello scientifico ma allo stesso tempo di piacevole lettura, non lascia sfuggire nessun particolare. Speciale attenzione è riservata alle forme letterarie della lirica amorosa dell’Oriente Antico (Mesopotamia, Egitto), specialmente alle

43 numerose e suggestive metafore con le quali i due amanti si descrivono a vicenda ed esprimono il loro amore. In sintesi, e per riprendere la metafora rabbinica citata all’inizio, il commento di Gianni Barbiero, frutto maturo di anni di ricerca e insegnamento, si propone come una nuova “chiave” per scoprire i misteri nascosti del Cantico, il libro della Bibbia che è stato più diversamente interpretato sia dalla tradizione giudaica che da quella cristiana. Ci congratuliamo con l’autore per questo suo contributo in lingua italiana e ci auguriamo che molti siano i lettori e lettrici, specialisti o meno, a lasciarsi coinvolgere nella lettura di un’opera tanto squisita e armoniosa nella forma e nel contenuto. Nuria Calduch-Benages

Christopher OWCZAREK, “Sons of the Most High”. Love of Enemies in Luke–Acts, Paulines Publications Africa, Nairobi 2002, pp. 360 Il volume riproduce la tesi di dottorato, sostenuta presso il Pont. Ist. Biblico di Roma, di un salesiano polacco, docente di S. Scrittura a Nairobi (Kenya). Il tema gli fu suggerito dalla dura esperienza delle lotte tribali che insanguinarono il vicino Rwanda. Il primo capitolo (pp. 15-67) è dedicato allo sfondo del testo evangelico: nella tradizione biblico-giudaica, ma altresì nell’ambiente ellenistico, benché non si usi il verbo “amare”, la discussione circa il comportamento benevolo verso i propri nemici è ben presente; sono però notevoli le differenze rispetto all’insegnamento radicale di Gesù. Nel secondo capitolo (pp. 68-102) si delinea la storia dell’interpretazione di Lc 6,27-36, con particolare attenzione ad alcune tematiche: la “regola aurea”, lo scopo e la praticabilità del comando di Gesù, l’identità dei nemici da amare. Il terzo capitolo (pp. 103-129) affronta le questioni previe: delimitazione del testo, critica testuale, struttura, confronto con il parallelo matteano, i destinatari dell’insegnamento di Gesù (tutti!, in particolare coloro che hanno fatto esperienza della sua compassione e del suo potere taumaturgico). Il quarto capitolo (pp. 130-197) è dedicato all’esegesi vera e propria del testo; in sintesi: «l’ideale di coloro che vogliono seguire Gesù è imitare il comportamento di Dio “Altissimo”» (p. 195); il comando dell’amore, esteso ai nemici, è «il cuore dell’etica» di Gesù, quale ci è proposta dal terzo evangelista (p. 197). Di qui prende le mosse l’esame dell’opera lucana nel suo insieme, al fine di evidenziare come in essa si sviluppa questo insegnamento di Gesù. Nel Vangelo di Luca (cap. V) sono rilevanti la parabola del buon samaritano, il “Pater”, l’atteggiamento di Gesù nei confronti del traditore, di Pietro, dei crocifissori (pp. 198-246). In sintesi, Gesù conferma il suo insegnamento con il proprio comportamento e mostra con il suo esempio come si può mettere in pratica il comando di amare i nemici. Negli Atti degli Apostoli (cap. VI) è eloquente l’esempio di Stefano; ma non mancano episodi significativi che hanno Paolo come protagonista (pp. 247-287). Del sommario conclusivo merita trascrivere un’osservazione: «Nel Vangelo di Luca il titolo “figli dell’Altissimo” è riferito solamente a Gesù e a

44 coloro che seguono il suo comando di amare i propri nemici. Pare che Luca voglia dire ai suoi lettori che, mettendo in pratica i precetti di Gesù, essi non solamente assomigliano a Dio, ma anche a Gesù stesso. In tal modo, l’invito alla imitatio Dei si deve intendere come invito alla imitatio Christi» (p. 283). Chiudono il volume una buona bibliografia e ben quattro indici: degli autori moderni; degli autori antichi; delle citazioni bibliche; dei “soggetti” (nomi propri, concetti, temi). Un lavoro metodologicamente esemplare, che conferisce alla ricerca esegetica il pregio dell’estrema attualità. Francesco Mosetto

Joseph SAJI, Dalla dimenticanza alla conoscenza. Studio esegetico- teologico di shākah in rapporto con yādac nel libro del profeta Osea (tesi di dottorato alla Pont. Università S. Tommaso, Roma 2005). La situazione che Osea affronta coraggiosamente nella sua predicazione è un rinnegamento di Dio nella vita e nella storia del popolo d’Israele. La proliferazione del culto idolatra, specialmente a Baal, dio cananeo della fertilità, il riporre eccessiva fiducia nella propria ricchezza materiale e nel potere militare, l’anarchia sociale in cui la nazione si è ridotta - tutto questo viene interpretato da Osea come sintomi d’una malattia più profonda: Israele ha dimenticato il Signore, il suo vero Dio e Salvatore. La tendenza a eliminare Dio dall'ambito personale, sociale e politico dell'esistenza umana è evidente anche oggi. Sia nel voler stabilire un ordine sociale basato solamente sui poteri economici e militari, sia nel cercare di definire la propria identità solamente in termini umani, culturali ed economici, senza nessun riferimento a Dio, il mondo di oggi sta vivendo una “apostasia silenziosa” molto simile a quella che Osea ha denunciato nel suo tempo. Le quattro occorrenze del verbo shākah (dimenticare) si trovano in quattro sezioni del libro di Osea: 2,4-25; 4,1-19; 8,1-14 e 13,1-14,1. Il termine viene usato in rapporto con la responsabilità del popolo d'Israele a conoscere Dio, che il profeta indicacon il verbo yādac (conoscere). Il verbo #shākah riassume il peccato e l’infedeltà di Israele. Nella sua predicazione Osea cerca di restaurare Israele dallo stato di dimenticanza, apostasia e ignoranza, cui si è ridotto, all’intimità della conoscenza e fedeltà. La dissertazione si articola in cinque capitoli. Il primo (Seguire gli amanti e dimenticare il Signore) analizza Os 2,4-25: la dimenticanza del Signore riassume tutte le accuse contro Israele. Il secondo (Respingere la conoscenza e dimenticare la legge) è dedicato a Os 4,1-19: la responsabilità dei sacerdoti nella rovina del popolo per la loro mancanza della conoscenza. I1 terzo capitolo (Costruire palazzi e dimenticare il Creatore) prende in considerazione il cap. 8° del libro: mettere la propria fiducia nelle nazioni straniere e negli dei stranieri è un segno della dimenticanza del Signore da parte del popolo. Nel capitolo quarto (Saziarsi nei pascoli e dimenticare il Pastore) presenta un’esegesi dettagliata di Os 13,6 nel contesto di 13,1- 14,1: Israele si è saziato nei pascoli abbondanti del Signore e si è

45 dimenticato del pastore. I1 capitolo quinto (Chiamato alla Conoscenza e alla Fedeltà) studia il concetto della conoscenza di Dio nel contesto della teologia di elezione e di alleanza in Osea. Attraverso la metafora del matrimonio, il profeta insegna che Israele è chiamato a entrare in un rapporto intimo con il Signore; ma il popolo ha violato questo rapporto e non è più capace di ristabilirsi da solo nella sua identità come popolo di Dio. Solo 1’intervento del Signore può rinnovare questo rapporto di alleanza. Osea affronta il popolo d’Israele con toni di accusa. Ma le minacce sono dirette a risvegliare il popolo dall’apostasia all'adorazione del Signore, dalla condanna alla redenzione, dal peccato alla salvezza, dalla dimenticanza alla conoscenza. La missione profetica di Osea era quella di riportare Israele alla vera conoscenza del Signore.

Marco ROSSETTI, Giuseppe negli scritti di Qumran. Studio sulla figura del patriarca a partire da 4Q372 1 (tesi di dottorato, Pont. Ist. Biblico, Roma 2006). Il contributo, volto a rintracciare l’interesse per il patriarca Giuseppe nei Rotoli del Mar Morto, si presenta come un complemento ai numerosi commentari di carattere eminentemente filologico fino ad oggi pubblicati intorno a quegli scritti. Un desiderio soggiace all’intera sua composizione: porre 4Q372 1 e gli altri frammenti ad esso correlati in seno a contesti letterari larghi – a tal fine ampi florilegi di testi biblici ed extra biblici sono contenuti nella prima parte dello studio e ne costituiscono i presupposti – compiendo sui testimoni rilevanti un’analisi letteraria il più possibile vasta. La quantità del materiale qumranico reperito attesta una buona attenzione per la figura del patriarca. La sua persona vi viene riletta con quasi tutta quella ricchezza interpretativa che emerge da alcuni testi del Primo Testamento, dove si rileva l’applicazione a Giuseppe di un modello interpretativo segnato da un’innegabile tensione tra un’identità individuale ed una collettiva. Le testimonianze qumraniche sono riconducibili a quattro gruppi di frammenti dei quali quello di gran lunga più rilevante è definito da una serie di scritti che attestano la produzione di nuove opere ispirate a Gn 37–50. Alcune di queste composizioni denoterebbero una rilettura in chiave sapienziale della figura del patriarca. Tra di esse eccelle il frammento 4Q372 1 1-31, la cui composizione dovrebbe essere posta tra il 200 ed il 114-107 a.C. Esso è esempio di rilettura di vicende passate: fatti storici ispirati all’esilio, al post-esilio e alla polemica antisamaritana vengono elevati a paradigma di eventi prova cui Dio può sottoporre il suo popolo ed attualizzati per anni di rinnovata difficoltà. Un intento esortativo congiunto ad uno didattico permea l’intera composizione. Di origine non qumranica, essa venne conservata dagli uomini di Qumran forse perchè il suo contenuto poteva in qualche modo corrispondere al loro spirito di integrità religiosa, inteso come strenua resistenza contro ogni forma di sfida che potesse contrastare la fede nel Dio di Israele.

46 Il materiale contenuto in 4Q372 1 appare bipartito in due sezioni tra loro correlate. Le ll. 1-16a contengono stralci di un testo narrativo sul tema dell’apostasia; vi campeggia la figura di Giuseppe, sulla cui personalità corporativa non dovrebbero esserci dubbi. Le ll. 16b-31 attestano parti di una composizione dai tratti “quasi poetici” riconoscibile come una supplica di intercessione in cui convergono alcuni tratti tipici della lamentazione individuale e della lode. La presenza di lessico sapienziale nella sezione eucologica, particolarmente nella l. 27, ma anche nelle ll. 17b-19a.28, mette in crisi l’affermazione, normalmente ritenuta dagli autori, della personalità corporativa rivestita dell’orante Giuseppe nelle ll. 16b-31. La nostra ipotesi sosterebbe invece che a pregare sia il patriarca. 4Q372 1 si attesterebbe pertanto come uno scritto in cui si propone per uno stesso personaggio un processo di abbinamento di identità in tensione tra l’individuale ed il collettivo. È fondamentalmente lo stesso procedimento che si registra a proposito di Giuseppe in Dt 33,13-17, ma anche in Dn 7,13; 9,1-20 e in Ap 12,1-6. Si attesterebbe allora l’esistenza di un fenomeno di analogia tra alcuni testi nei quali sembrerebbe farsi strada un’antropologia secondo cui in un unico soggetto, che si distingue per particolari doti, la personalità individuale e quella corporativa non appaiono chiaramente distinte, ma si intersecano in modo complementare. Da questo essere soggetto ad un tempo personale e comunionale viene particolarmente la possibilità di farsi interlocutore di Dio e di pregarlo non solo per sé, ma anche per gli altri. L’attenzione dello studio si concentra infine intorno ad un altro soggetto tematico dominante del frammento: si tratta della denominazione «padre» attribuita a Dio nella l. 16b e, presumibilmente, nella l. 26a. Per suo tramite viene espressa piena fiducia in Dio-padre invocato come creatore, forte e fedele al suo patto salvifico. Il tutto è foriero di un’esperienza di fede fortemente personalizzata nel Dio di Israele. Il frammento non è il solo a farsi portatore di questa sensibilità: altri testi qumranici recensiti mostrano che anche altrove la paternità divina viene proclamata a titolo personale. La rarità delle attestazioni rende però ancora più preziosa la presenza di questa prospettiva teologica che, se non si può dire manifestasse il sentire religioso di tutto il gruppo di Qumran approssimativamente nel II sec. a.C., tuttavia doveva essere in esso presente. L’antologia di testi del Primo Testamento, tra cui eccellono le attestazioni ebraiche di Sir 51,1.10 e quelle greche di Sir 23,1.4, mostra inoltre come la teologia di 4Q372 1 si muova nell’ambito di una riflessione altrove agitata. L’intento di metterci a contatto diretto coi testi che ha animato il lavoro, possa contagiare di sé anche il nostro lettore proiettandolo nel vissuto di uomini antichi il cui cuore ed i cui pensieri erano solcati da passioni, timori e speranze non dissimili dalle nostre.

47 Altre pubblicazioni

▪ John ARANDA CABRIDO, Hanep, BIBLIA!. An integrated Bible study guide for Filipino youth, Salesiana Publischers, Makati City (Philippines), 2004, pp. 357. ▪ Juan J. BARTOLOMÉ, La Alegría del Padre. Estudio exegético de Lc 15 (Estella: Verbo Divino, Estella 2000. – El cuarto evangelio. Las cartas de Juan. Introducción y comentario, CCS, Madrid 2002. – Mar adentro. Llamados a la nueva evangelización, CCS, Madrid 2004. “Jesús de Nazaret, profeta galileo. Galilea, patria y escuela de Jesús”, Vida Religiosa 8 (2000) 404-412. – “¿Quién dice la gente que soy yo? (Mc 8,27). La búsqueda moderna del Jesús histórico”, Cuadernos de Formación Permanente 6 (2000) 35-58. – “Palabra de Dios y educación en la fe. Reflexión sobre una experiencia pastoral”, Misión Joven 286 (2000) 51-61. – “Jesús de Nazaret, formador de discípulos. Motivo, método y metas de su pedagogía”, Cuadernos de Formación Permanente 7 (2001) 37-56. – “Quehaceres del creyente bienaventurado: servir al prójimo y contemplar a Dios”, Cuadernos de Formación Permanente 7 (2001) 37-56. 145-159. – “Jesús de Nazaret, profeta galileo. Galilea, su patria; Jerusalén, su tumba”, Cuestiones teológicas y filosóficas 69 (2001) 23-35. – “Jesús de Nazaret, ‘ese varón acreditado por Dios con hechos prodigiosos’ (Hch 2,22). Una reseña de la investigación crítica sobre los milagros de Jesús”, Salesianum 63 (2001) 225-265. – “Quién dice la gente que soy yo’ (Mc 8,27). La búsqueda contemporánea del Jesús histórico. Una reseña”, Salesianum 63 (2001) 431-465. “La búsqueda del Jesús histórico. Una crónica”, Estudios Bíblicos 59 (2001) 179-242. – “Modelos de comunidad en el Nuevo Testamento”, Cuadernos de Formación Permanente 8 (2002) 37-60. – “Reseña de la investigación crítica sobre los milagros de Jesús”, in R. AGUIRRE (ed.), Los milagros de Jesús. Perspectivas metodológicas plurales, Verbo Divino, Estella 2002, 15-52. – “Vivere in comune, ‘dono del Padre, compito e impegno di ciascuno’. Una riflessione salesiana su Rm 12,9-16”, in A. STRUZ – R. VICENT (eds.), Parola di Dio e comunità religiosa, Elledici, Leumann (Torino) 2003, 177-186. – “La obediencia de Cristo, filiación probada”, Vida Religiosa 94 (2003) 38- 45. – “La testimonianza del quarto vangelo”, in G. LOPARCO – M. P. MANELLO (eds.), Maria nell’educazione di Gesù Cristo e del cristiano. 2. Approccio interdisciplinare a Gv 19,25-27, LAS, Roma 2003, 55-72. – “María de Nazaret. Estaciones de su camino de fe”, Misión Joven 327 (2004) 5-14. ▪ Cesare BISSOLI, Rivelazione come comunicazione, in G. LORIZIO (ed.), Teologia fondamentale. 3 Contesti, Roma, Città Nuova 2005, 171-236.

48 – Az Ószövetség a Közösség Életében, in Világi Közösség Vallási Közösség. Szegedi Nemzetközi Biblikus Konferencia Szegd 2003, augusztus 31 - szeptember 3. Szerkesztette Benyik György, JaJ Epress, Szeged 2004, 36-49. – La componente religiosa nel Profilo dello studente di scuola cattolica, in CENTRO STUDI PER LA SCUOLA CATTOLICA, Atti dei Seminari “Profilo dello studente” e “Piani di studio personalizzati”, Roma 1-10-2003/ 12-5-2004, Roma, Istituto Salesiano Pio XI 2004, 119-123. – Scuola cattolica e ispirazione cristiana. Presentazione, Seminario di studio “Scuola cattolica e ispirazione cristiana” Roma 28 novembre 2003, in “Notiziario dell’Ufficio per l’educazione, la scuola e l’università” 29 (2004) 1,18-22. – L’Insegnamento Religioso in Italia, in A. RINNERTHALER (ed.), Historische und Rechtliche Aspekte des Religionsunterrichts, Peter Lang, Frankfurt a.M. 2004, 467-479. – La dimensione religiosa nelle scienze dell’educazione, “Orientamenti Pedagogici” 51 (2004) 5, 889-891. – Incontro con la Parola. Bibbia e storia di Israele: certezze, dubbi, ipotesi a confronto, “IRC. Informazioni dell’UCD” 40 (2004) 4, 16-28. – Rivelazione ed esperienza umana nella proposta della fede, in F. DESRAMAUT (ed.), Proporre la fede nella cultura contemporanea. Riflessioni salesiane, Ed. Don Bosco, Paris 2004, 109-142. – Bibbia e prospettiva interculturale, “Religione e Scuola” 33 (2005) n. 3, 27- 38. – La Chiesa - Lettura biblica, in M.M. MAZZARELLO – M.F. TRICARICO, La Chiesa nel tempo. La narrazione dell’architettura sacra. Orientamenti pe l’azione didattica, Elledici, Leumann (Torino) 2005, 66-69. – Cristianesimo ed Ebraismo nell’educazione giovanile. Riflessioni a partire da “Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana” (2001), in BURIGANA R. et alii (edd.), Dall’amicizia al dialogo. Saggi in onore di Mons. Alberto Ablondi, Roma, Società Biblica Britannica e Forestiera 2004, 299-324. – Perchè mi cercavate?... (Lectio Divina), “Note di Pastorale Giovanile” 39 (2005) 3, 41-47. – Giovani e santità. Un progetto di vita: contemplazione, comunione, missione, ivi, 39 (2005) 4, 4-37. – È lecito in giorno di sabato..? (Lectio Divina), ivi, 38-45. – Il volto della famiglia agli occhi di Dio. La rivelazione biblica, ivi, 39 (2005) 6, 2-10. – Biblja i interkulturalna Perspektiva, in Kateheza God.27, br.1, str 1-96, Zagreb, ozujak 2005, 18-25 – Formazione religiosa: essere di fronte al fatto religioso come insegnante, in G. MALIZIA – S. CICATELLI (edd.), CSSC, Atti dei Seminari, Nuovi percorsi formativi per i docenti della scuola cattolica e Prospettive pe il secondo ciclo. Riflessioni e proposte sul decreto attrattivo, Roma, 3-09-2004/9-2-2005, Roma 2005, 167-171. – I consacrati e la famiglia, “Settimana” (2005) 5, 12.

49 – Comunicare la S. Scrittura, ivi, 6, 1. 16. – Incontrare la Bibbia alla luce della Rivelazione, ivi, 18, 12-13. – Incontrare la Bibbia nella sua ispirazione, ivi, 27, 3. – Incontrare la Bibbia nella Tradizione, ivi, 24, 11. – Sintesi dei lavori, in AA.VV., Consacrati e famiglie si incontrano nel Vangelo. Come evangelizzare la famiglia con la famiglia, Il Calamo (CISM), Roma 2005, 211-223. – Parola di risurrezione - Risurrezione della Parola. La pastorale biblica in Italia oggi, “UAC Notizie” 23 (2005) 2,6-8. – XIII Convegno Nazionale Apostolato Biblico. Comunicare la S. Scrittura a 40 anni dalla DV, “Notiziario dell’UCD” 9 (2005) 6. – Una presentazione di Gesù secondo i Vangeli, in U. MONTISCI (ed.), Gesù sorpresa di Dio, Elledici, Leumann (Torino) 2005, 102-113; 166-172. – Il rapporto catechesi e cultura in Ecclesia in Europa, “Itinerarium” 13 (2005) 30, 21-33. – Učitelju, Gdie Stanuješ ? (Iv 1,38). Putokazi za susret mladih s evanđeljem, Zagreb, Katehetski Salezijanski Centar 2005. – Catechismo e comunicazione della fede. Il contributo del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, “Osservatorio Comunicazione e cultura” (2005) 8/9, 3-4. ▪ Mary Gillian BONNEY, May Bible and Fathers never meet?, “Salesianum” 67 (2005) 255-297. ▪ Carlo BUZZETTI, La nostra voce per la sua Parola. La lettura orale. Come leggere meglio in chiesa, Leumann (Torino), Elledici 2005. – Quando vi radunate per la cena… Lectio divina sull’Eucaristia, Milano, Paoline 2004. – C. B. - M. CIMOSA, Bibbia. Parola scritta e Spirito, sempre. Ispirazione delle Sacre Scritture (Sophia. Manuali e sussidi per lo studio della Teologia), LAS, Roma 2004, pp. 271. – Ogni traduzione biblica è fatalmente parziale? Le mini-note (la forza ermeneutica di una rinnovata risorsa antica), “Rivista Biblica” 51 (2004) 129- 147. – Storia e ispirazione delle Società Bibliche, “Rivista del Clero Italiano” (2005) 53-62; 156-164 (in collab. con G. Bachelet). – Translator Training: A European Perspective, “The Bible Translator” 2005, April, 87-91. – La Bibbia in Italia, tra i cattolici, a partire dal XV secolo, in G. PLATONE G. (ed.), La Bibbia e l’Italia, Torino, Claudiana 2004, 17-31. – La proposta, in Vangelo secondo Marco – Appendice: Questa traduzione, Roma, SBBF-EDI 2004 [traduz. interconfess. a livello letterario]. – La traduzione, in Vangelo secondo Giovanni – Appendice: Questa traduzione, Roma, SBBF-EDI 2005 [traduz. interconfess. a livello letterario] – (in collaborazione con C. Ghidelli), Traduzione di: Jak Czytac I Rozumiec Tekst Biblijny, Krakow 2004 [Le tappe della lettura della Bibbia, Milano, San Paolo 2003].

50 ▪ Hernán D. CARDONA RAMÍREZ, Bordeando el mar de Galilea. Ensayos de Teologia Biblica, UPB, Medellín 2001. – Los Cristianos del 30 al 50 ec., UPB, Medellín 2003. – El grano de mostaza, UPB, Medellín 2004. – Jonás Salvado por los paganos, UPB, Medellín 2005. – Jesús de Nazaret en el Evangelio de Marcos (subsidios para homilías ciclo B), UPB, Medellín 2005. – Norbert LOHFINK - Hernán CARDONA, La alianza – Los milagros (Cuadernos de Formación avanzata 9), UPB, Medellín 2001. ▪ Mario CIMOSA, L’ambiente storico-culturale delle Scritture ebraiche (. . .), EDB, Bologna 2000, pp. … – Mia Luce e mia Salvezza è il Signore. Commento esegetico-spirituale dei salmi (Salmi 1-50), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2004, pp.430. – Perché, Signore, mi nascondi il tuo volto? Commento esegetico-spirituale dei salmi (Salmi 51-100), ivi 2004, pp. 430. – Lampada ai miei passi è la tua parola. Commento esegetico-spirituale dei salmi (Salmi 101-150), ivi 2002, pp. 382. – La Bibbia raccontata ai ragazzi, Velar, Gorla (Bergamo) 2004; traduzione in polacco. – e C. BUZZETTI, Bibbia. Parola di Dio e Spirito, sempre, LAS, Roma 2004. – e C. BUZZETTI, Con i Salmi in mano. Una guida particolare, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2004, pp. ... – e C. BUZZETTI, Bibbia. Parola scritta e Spirito, sempre. Ispirazione delle Sacre Scritture (Sophia. Manuali e sussidi per lo studio della Teologia), LAS, Roma 2004, pp. 271. – L’autore dell’Apocalisse ha usato la Bibbia Greca (LXX)?, in E. BOSETTI – A. COLACRAI (edd.), APOKALYPSIS. Percorsi nell’Apocalisse di Giovanni, Cittadella, Assisi 2005, 64-92. – La dimensione biblica, in P. CARLOTTI – M. TOSO (edd.), Per un umanesimo degno dell’amore. Il “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa”, LAS, Roma 2005, 43-73. – Il testo biblico usato nel Commento a Giobbe di Giovanni in Crisostomo, in Giovanni Crisostomo. Oriente e Occidente tra IV e V secolo, Institutum Patristicum Augustinianum 2005, 417-427. – LA BIBBIA raccontata ai ragazzi, Ed. Velar, Gorle (Bergamo) 2004; – Ho bisogno di giustizia (Salmo 5), “Presenza Cristiana” 8 (2004), 45-46; Io grido aiuto (Salmo 77), 9, 45-47; Sorgi, Signore, e salvami (Salmo 3), ivi, 10, 22-23; Liturgia penitenziale (Salmo 14), ivi (2005), 2, 24-26; Con lui nulla mi manca (Salmo 22), ivi, 3, 54-55; L’eco della gloria (Salmo 18), ivi, 4, 50-52; Sei tu, Signore, l’unico mio bene (Salmo 15), ivi, 5, 50-51; L’universo loda il suo Re (Salmo 22), ivi, 6, 52-53. ▪ Enrico DAL COVOLO, Ojcowie Kosciola Mistrzami Formacji Kaplanskiej, Lublin 2005, 70 pp. – “E voi, chi dite che io sia?”. Il Vangelo di Marco. Per essere “discepoli del Maestro”, (Quaderni di Pastorale Universitaria 1), Lateran University Press, Roma 2005, 64 pp.

51 – ID. - R. FUSCO (curr.), Il contributo delle scienze storiche allo studio del Nuovo Testamento (Atti del Convegno. Roma, 2-6 ottobre 2002) (Pont. Comitato di Scienze Storiche. Atti e Documenti 19), Libreria Ed. Vaticana, Citta del Vaticano 2005, 358 pp. – La dottrina della maternità di Maria nei Concili Ecumenici di Costantinopoli, Efeso e Calcedonia. Una rilettura in occasione del Grande Giubileo, in: Pont. Academia Mariana Internationalis, De Trinitatis mysterio et Maria. Acta Congressus Mariologici-Mariani Internationalis in civitate Romae anno 2000 celebrati, Città del Vaticano 2005, 293-304. – Presentazione, in F. FRANCO, La passione dell'amore. L'ermeneutica cristiana di Balthasar e Origene (Nuovi Saggi Teologici 64), EDB, Bologna 2005, 9-11. – “Mettere ordine nella propria vita”. La lectio divina nella formazione sacerdotale, in G. BORGONOVO – K. CHARAMSA (curr.), Percorsi di formazione sacerdotale, 1. Perché si generei la “Forma Christi”, LEV, Città del Vaticano 2005, 21-32. – L’omelia 50 del Crisostomo Sul Vangelo di Matteo. Un “caso” di sproporzione esegetica, in Giovanni Crisostomo. Oriente e Occidente Era IV e V secolo (XXXIII Incontro di studiosi dell'antichità cristiana. Roma, 6-8 maggio 2004) (Studia Ephemeridis Augustinianum 93/1), Inst. Patristicum Augustianianum, Roma 2005, 355-362 (anche in lingua polacca: “Vox Patrum» 23 [2003] 77-83). – Lo sguardo addolorato della Madre presso la croce del Figlio. Riflessioni olla luce della Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae, in M.M. PEDICO (curr.), Lo sguardo di Maria sul mondo contemporaneo. Atti del XVII Colloquio internazionale di mariologia. Rovigo, 10-12 settembre 2004 (Biblioteca di Theotokos 17), Ed. AMI, Roma 2005, 125 -137. – L'impegno culturale in università. Verso i laboratori culturali, in L. LEUZZI – G.P. MILANO (curr.), Per un nuovo umanesimo in Europa. Atti del simposio europeo “Università e Chiesa”, (Collana di Pastorale Universitaria 1), Cantagalli, Siena 2005, 563- 565. – La formazione al sacerdozio ministeriale tra il II e il IV secolo. Elementi di attualità, in M. SODI – B. AMATA (curr .), L'utopia dell’oasi città aperta. Percorsi culturali per un rinnovato umanesimo sociale. Atti del Simposio nell'anno 50° dell'Oasi e 60° di padre Luigi Ferlauto fondatore dell’Oasi. Troina, La Cittadella dell'Oasi 11.12.13 febbraio 2005, Città Aperta Edizioni, Troina 2005, 177 -198. – La lectio divina nei Padri della Chiesa. Dalla “svolta origeniana” alle Regole monastiche, fino a Guigo 11, in G. ZEVINI – M. MARITANO, La lectio divina nella vira della Chiesa, Studi di Spiritualita della Facoltà di Teologia dell'Università Pont. Salesiana 15, LAS, Roma 2005, pp. 97-111 [anche in: C. PASTORE – R. VICENT (curr.), Ripartire da Cristo, Parola di Dio. Lectio divina evita salesiana oggi. Atti del V Convegno Mondiale ABS. Kraków 27.12.2004 - 3.01.2005, Roma 2005, pp. 73 - 85]. – Argomentazioni patristiche sulla verità. “Ego sum via et veritas» (ef. Gv

52 14,6) in Origene e in Agostino, in A. PASSONI DELL’ACQUA (cur.), “Il vostro frutto rimanga” (Gv 16,16). Miscellanea per il LXX compleanno di Giuseppe Ghiberti, Supplementi alla Rivista Biblica 46), EDB, Bologna 2005, 309-321. ▪ Henryk DRAWNEL, An Aramaic Wisdom Text from Qumran. A New Interpretation of the Levi Document, Brill, Leiden, 2004 . ▪ Sykvester JĘDRZEJEWSKI, Biblijne podstawy terminu “formacja” w ujęciu (Il fondamento biblico della formazione), “Seminare” 20(2004), 49-60. – Kryterium profetyczne w hermeneutyce Nowego Testamentu, “Z badań nad Biblią” nr 8, Kraków 2004, 29-43 (Criterio profetico nella ermeneutica di Nuovo Testamento) – Koncepcje mesjańskie judaizmu po deportacji babilońskiej, RBL 57 (2004) 3, 173-182 (Idee messianiche nel giudaismo dopo la deportazione babilonica) – art. Lewirat, “Encyklopedii Katolickiej”, Lublin 2004, t. X, 904-905 (Levirato) – Septuaginta: Bibbia helleńskiego judaizmu, RBL 58 (2005) 4, 245-262 (La Settanta: Bibbia del giudaismo ellenistico) – Słowo Boga w księgach zachowane, in K. WOJTOWICZ (ed.), Bibliofilia consecrata, Kraków 2005, 50-69 (La Parola di Dio conservata negli scritti) ▪ Norbert J. HOFFMANN, Die Assumptio Mosis. Studien zur Rezeption massgültiger Überlieferung (Supplements to the Journal fort he Study of Judaism 67), Brill, Leiden 2000, pp. 371. – Die Rezeption des Dtn im Buch Tobit, in G. BRAULIK (ed.), Das Deuteronomium (ÖBSt 23), Lang, Frankfurt a.M. 2003, 311-342. ▪ Maria KO, Un Dio che sorprende. 40 meditazioni bibliche, .. 2001. – Präventives Handeln aus der Sicht der Bibel. Ein Vortrag aus dem Symposium „Prävention“ – Gestalten statt verhindern (Don Bosco Reihe, H. 8), Wien 2001. ▪ Zacharias MATTAM, Abriendo la Biblia. Escrutar las Escrituras porque ellas hablan de mi, Ediciones Abya-Yala, Quito (Ecuador) 2002. – Aprendo la Bibbia. Scrutare le Scritture perché parlano di me, Chirico, Napoli 2001, pp. 263, € 17.04. ▪ Francesco MOSETTO, Lettura del Vangelo secondo Luca (Sophia. Manuali e sussidi per lo studio della Teologia), LAS, Roma 2003, pp. 429. – Un’alleanza nuova e antica. Itinerario di catechesi biblica, in O. AIME - G. GHIBERTI - G. TUNINETTI (a c. di), In sequela Christi. Miscellanea in onore del Card. Severino Poletto Arcivescovo di Torino in occasione del suo LXX compleanno (Studia Taurinensia 13), Effatà, Cantalupa (Torino) 2003, 61-93. – La settimana iniziale: da Giovanni a Gesù (Gv 1,19-25), “Parole di vita” 49 (2004) n° 1, pp. 9-15. – Per leggere Giovanni. Bibliografia ragionata, “Parole di vita” 49 (2004) n° 1, p. 51; n° 2, p. 47; n° 3, p. 48; n° 5, p. 47. – In onore di Giuseppe Ghiberti, “Archivio Teologico Torinese” 10 (2004) 255-260.

53 ▪ Corrado PASTORE, Iter: 25 años de camino, in E. FRADES (Ed.), Iter 1979- 2004, Caracas 2005, 12-48. – e R. VICENT (a cura di), Ripartire da Cristo, Parola di Dio. Lectio Divina e vita salesiana oggi, Atti del V Convegno mondiale ABS, Kraków 27.12.2004 - 3.01.2005, ABS, Roma 2005, pp. 314. – La Lectio divina oggi. La lettura orante nella pastorale della Chiesa, ib., 115-140. Modelli di Lectio divina, ib., 231-248. ▪ Gian Paolo PERON, Seguitemi! Vi farò diventare pescatori di uomini (Biblioteca di Scienze Religiose 102), LAS, Roma 2000, pp. 324. ▪ RAFAEL VICENT e A. STRUS (a cura di), Parola di Dio e comunità religiosa, Elledici, Leumann (Torino) 2003, pp. 206, € 12.00. – e C. PASTORE (a cura di), Ripartire da Cristo, Parola di Dio. Lectio Divina e vita salesiana oggi, Atti del V Convegno mondiale ABS, Kraków 27.12.2004 – 3.01.2005, ABS, Roma 2005, pp. 314. – Lectio della Parola nel giudaismo antico, ib., 33-60. ▪ Giorgio ZEVINI, I Salmi preghiera della comunità (coll. Mondo nuovo), Ellenici, Leumann (Torino), pp. 34. ▪ Giorgio ZEVINI – Mario MARITANO (curr.), La Lectio divina nella vita della Chiesa, LAS, Roma .., pp. .., € ...

54 Bibliografia di Jules Cambier a cura di Joseph Gevaert

Il prof. don Joseph Gevaert, docente emerito nella Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Pont. Salesiana (Dipartimento di Pastorale giovanile e Catechetica), sta curando l’inventario dell’Archivio personale del p. J. Cambier, organizzato nelle seguenti sezioni: I. Liste des extraits. II. Listes des livres et des numéros de revue. III. Les manuscrits: A. Les cours faits au scolasticat de théologie de Oud-Heverlee, au collège théologique des Salésiens à Heverlee, à l'université de Kinshasa; en plus un certain nombres de Conférences. B. Retraites, sermons, célébrations liturgiques. C. Manuscrits des publications: - 1. Recensions. - 2. Extraits. - 3. Épître aux Romains. - 4. Introduction à la Bible. - 5. Apocalypse. - 6. Éphésiens. - 7. Paul (vie de Saint). - 8. Luc - Corinthiens – Hébreux. - 9. Autres articles. IV. Documentation. V. Varia. La presente bibliografia è tratta dalle prime due sezioni dell’Archivio. Un breve profilo di padre Jules-Marie Cambier (1915-1992) è stato pubblicato in ABS, Bollettino di collegamento n. 9 (1993), pp. 52-54.

I. Libri 1. L. CERFAUX & J. CAMBIER, L’Apocalypse de saint Jean lue aux chrétiens (Lectio divina, n. 17 ), Cerf, Paris 1955, 238 pp. 2. Vie chrétienne en Église: l’épître aux Ephésiens lue aux chrétiens d’aujourd’hui (Spiritualité d'hier et d’aujourd’hui), Desclée, Tournai - Paris 1966, 206 pp. 3. L’évangile de Dieu selon l’épître aux Romains: exégèse et théologie biblique, Vol. 1: L’évangile de la justice et de la grâce (Studia Neotestamentica, 3), Desclée de Brouwer, Bruges 1968, 445 pp. 4. Théologie de la vie religieuse aujourd’hui (Coll. Études religieuses, 788), Éditions du CEP, Bruxelles 1971, 105 pp. 5. La liberté chrétienne, une morale d’adultes. Visage actuel d’un christianisme vivant. Avec une préface de L.-J. Suenens, CIACO, Louvain-la-Neuve 1978, VII, 271 pp. Traduz. ital.: La libertà cristiana, una morale di adulti: volto attuale di un cristianesimo vivo. Con prefazione del card. L.-J. Suenens, Elledici, Leumann (Torino), 1984, 340 pp.

II. Articoli e contributi 1. Eschatologie ou hellénisme dans l’épître aux Hébreux: une étude sur me,nein et l’exhortation finale de l’épître, in “Salesianum” 11 (1949) 62-96. Pubblicato come estratto presso la Scuola tipografica salesiana, Torino 1949 (Universitas Catholica Lovaniensis. Sylloge excerptorum e dissertationibus ad gradum doctoris in sacra theologia vel in jure canonico consequendum conscriptis, 18, 1); inoltre nella collezione Analecta Lovaniensia Biblica et Orientalia, 12, Nauwelaerts, Louvain 1949, 5-39. 2. Dialogue avec M. Cullmann, in “Ephemerides Theologicae Lovanienses” 29 (1953) 4, 646-653.

55 3. Les images de l’Ancien Testament dans l’Apocalypse de saint Jean, in “Nouvelle Revue Théologique” 87 (1955) 2, 113-122. 4. Historicité des évangiles et Formgeschichte, in L. CERFAUX, J. CAMBIER et alii, La formation des évangiles et Formgeschichte. Problème synoptique et Formeschichte (Recherches Bibliques), Desclée de Brouwer, Paris – Bruges 1957, 195-212. 5. La seigneurie du Christ sur son Église et sur le monde d’après le Nouveau Testament, in “Irénikon” 30 (1957) 4, 385-404. Traduz. spagn.: El señorío del Cristo sobre su Iglesia y sobre el mundo según el N.T., in “Kyrios” 1 (1958) 4, 213-222. 6. Paul, apôtre du Christ et prédicateur de l'évangile, in “Nouvelle Revue Théologique” 81 (1959) 10, 1009-1028. 7. Lucien CERFAUX & Jules CAMBIER, Le corpus paulinien, in A. ROBERT & A. FEUILLET (sous la dir. de), Introduction à la Bible. Tome II. Nouveau Testament, Desclée, Paris 1959, 375-554 [a firma di J. Cambier: La vie et l'oeuvre de saint Paul, 377-384; Les épîtres aux Thessaloniciens, 391-402; La première épître aux Corinthiens, 416-437; La seconde épître aux Corinthiens, 437-450; L'épître aux Romains, 451-474; L'épître aux Hébreux, 531-554]. Traduz. ingl. in A. ROBERT & A. TRICOT (eds.), Guide to the Bible: An Introduction to the Study of Holy Scripture, 2 vols., Desclée, Paris 1955-1960. Traduz. ted. in A. ROBERT und A. FEUILLET (Hrsg.), Einleitung in die Heilige Schrift, Herder, Wien 1965. 8. Connaissance charnelle et spirituelle du Christ dans 2 Cor 5, 16, in A. DESCAMPS, B. RIGAUX, A. RIESENFELD et alii, Littérature et théologie pauliniennes (Recherches bibliques V), Desclée de Brouwer, Bruges 1960, 72-92. 9. Le mensonge dans l'Écriture, in “Revue du Clergé Africain” 16 (1961) 1, 10-35; 2, 301-307. 10. Le critère paulinien de l'Apostolat en 2 Cor 12, 6 s., in “Biblica” 43 (1962) 3, 481- 518. 11. Unité et mission de l’Église selon l’Écriture, in “Salesianum” 24 (1962) 2, 337-362. 12. Le voyage de saint Paul à Jérusalem en Act. IX, 26 s. et le schéma missionnaire théologique de S. Luc, in “New Testament Studies” 8 (1962) 249-257. 13. L’épître (1 Co 15, 1-10). L’affirmation de la résurrection du Christ (1 Cor 15, 1-10), in “Assemblées du Seigneur” n. 65, Publications de Saint-André, Bruges 1963, 12-30. 14. La bénédiction d’Eph 1, 6-14, in “Zeitschrift für die Neutestamentliche Wissenschaft und die Kunde der Älteren Kirche” 54 (1963) 1/2, 58-104. 15. La liberté chrétienne selon Saint Paul, in “Lumière et Vie” 12 (1963), n. 61, 5-40. 16. La liberté des baptisés (Rom 6, 3-11), in “Assemblées du Seigneur”, 1e série n. 60, Cerf, Paris 1963, 15-27 [commento più dettagliato rispetto a La liberté des baptisés (Rom 6, 3-11), in “Assemblées du Seigneur”, 2e série n. 21, Cerf, Paris 1969, 42-47]. 17. Notre vocation chrétienne dans l'Église une du Christ, in “Revue du Clergé Africain” 18 (1963) 1, 125-134. 18. La signification christologique d'Eph IV, 7-10, in “New Testament Studies” 9 (1963) 262-275. 19. Une lecture de 2 Cor 12,6-7a. Essai d'interprétation nouvelle, in Studiorum Paulinorum Congressus Internationalis Catholicus (Analecta Biblica 17), Pont. Ist. Biblico, Roma 1963, 475-485.

56 20. La liberté chrétienne selon saint Paul, in “Lumière et Vie”, n. 61, Lyon 1963, 5-40. Idem in M.F. LACAN, A, GEORGE, D. MOLLAT et al., L'espérance du Royaume (Paroles de Vie” n. 64), Mame, Paris 1966, 159-199. Idem : La liberté chrétienne dans le Nouveau Testament, in “Biblica”, 48 (1967) 1, 116-127 < ? 20b. La liberté chrétienne selon saint Paul, in F.L. CROSS (ed.), Studia Evangelica, II (Texte und Untersuchungen zur Geschichte der altchristlichen Literatur, B. 87), Akademie Verlag, Berlin 1964, pp. 315-353 (rielaborazione dell’art. precedente). 21. Justice de Dieu, salut de tous les hommes et foi. La doctrine paulinienne du salut d’après Rom (1,16 s.), in “Revue Biblique” 71 (1964) 537-583 22. Péchés des hommes et péché d'Adam en Rom IV, 12, in “New Testament Studies” 11 (1965) 217-255. 23. La Vocation Chrétienne de toutes les Nations. La Bénédiction d’Ephès 1, 3-14, in “Revue du Clergé Africain” 20 (1965) 4, 527-538. 24. Le grand mystère concernant le Christ et son Église: Ephésiens 5, 22-33, in “Biblica” 47 (1966) 1, 43-90; 2, 223-242 25 24b. Paul (Vie et doctrine de Saint), in “Supplément au Dictionnaire de la Bible”, Letouzey & Ané, Paris 1966, coll. 279-387 (fasc. 37, pubblicato nel 1962). 26. Paul et la tradition, in “Concilium” (1966) n. 20, 89-99. Traduz. spagn: Pablo y la tradición, in “Concilium” 2 (1966) n. 20, 463-477. Traduz. ital.: Paolo e la tradizione, in “Concilium” 2 (1966) n. 6, 162-176. Traduz. ingl.: Paul and Tradition, in “Concilium” 10 (1966) 2, 53-60; Traduz. port.: Paulo e a tradição, in “Concilium” 2 (1966) n. 10, 92-103; Paulus und die Tradition, in “Concilium” 2 (1966), 793-800. 27. Le “Dieu et Père de notre Seigneur Jésus-Christ” (Eph. 1, 3), in “Revue du Clergé Africain” 22 (1967) Mai, 258-271. 29. Renoncer à la ténèbre du mensonge pour accueillir la lumière de Pâques, in “Feu Nouveau” (Mons, Centre biblique et liturgique) 9 (1966) 11, 1-10. 30. Recensione di: Rudolf BULTMANN, Glauben und Verstehen. Gesammelte Aufsätze, Band IV, J.C.B. Mohr, Tübingen 1965, 198 pp., in “Revue d'Histoire Ecclésiastique” 62 (1967) 2, 437-445. 31. Deux études sur Clément de , in “Revue d'Histoire Ecclésiastique”, 63 (1968) 2, 415-428. 32. L'espérance et le salut dans Rom. 8, 24, in Message et Mission. Recueil Commémoratif du X Anniversaire de la Faculté de Théologie (Publications de l’Université Lovanium de Kinshasa 23), Nauwelaerts, Louvain 1968, pp. 77-107. 33. La liberté de l’homme et du chrétien, in “Revue du Clergé Africain” 23 (1968) Septembre, 445-460. 34. La chair et l'esprit en 1 Cor V, 5, in “New Testament Studies 15 (1968) 221-232. 35. Nouveauté du Christ et renouveau Chrétien dans l'Église du Christ, in “Revue du Clergé Africain” 24 (1969) Mars, 146-161. 36. La liberté des baptisés (Rom 6, 3-11), in “Assemblées du Seigneur”, 2e série n. 21, Cerf, Paris 1969, 42-47. 37. La doctrine paulinienne de la justice de Dieu, principe d'unité dans l'Église et source de paix dans le monde, in Otto BÖCHER, Klaus HAACKER (Hrsg.), Verborum Veritas. Festschrift für Gustav Stählin zum 70. Geburtstag, Wuppertal: Theologischer

57 Verlag, 1970, 159-169. Idem in “Dimensions Africaines. La revue des grands séminaristes du Congo” 14 (1970) 4, 247-257. 38. L'histoire et le salut dans Rom 9-11, in “Biblica” 51 (1970) 2, 241-252 39. La prière de l'Esprit, fondement de l'espérance, Rm 8,26-27, in “Assemblées du Seigneur”, 2e série n. 47, Cerf, Paris 1970, 11-17. 40. Dieu veut sauver les élus (Rom 8), in “Assemblées du Seigneur”, 2e série n. 48, Cerf, Paris 1972, 10-15. 41. Le Christ est ressuscité (1 Cor 15, 1-11), in “Assemblées du Seigneur”, 2e série n. 36, Cerf, Paris 1974, 57-62. 42. Le jugement de tous les hommes par Dieu seul selon la vérité, dans Rom 2, 1 - 3, 20, in “Zeitschrift für die Neutestamentliche Wissenschaft und die Kunde der Älteren Kirche” 67 (1976) 3/4, 187-213. Trad. ingl. (testo ridotto): God’s judgment, in truth, of all man: Rom 2, 1 - 3, 20, in “Theology Digest”, 26 (1978) 2, 107-113. 43. Le “moi” dans Rom 7, in L. DE LORENZI (ed.), The Law of the Spirit in Rom 7 and 8, Abbazia di S. Paolo, Roma 1976, pp. 13-44; discussione: pp. 44-72. 43. Paul et l’Église de Thessalonique (= Ch. II); L'Épître aux Romains, (= Chap. VI), in A. GEORGE, P. GRELOT (éd.), Les Épîtres apostoliques (Introduction critique à Nouveau Testament, Vol. III), Desclée, Paris - Tournai 1977, pp. 39-50 e 123-151. Traduz. ital.: Introduzione al Nuovo Testamento, a cura di A. GEORGE, P. GRELOT, 3. Le lettere apostoliche, Borla, Roma 1978, pp. 32-43 e 111-138. 44. Recensione di: F. PASTOR RAMOS, La Libertad en la carta a los Galatos. Estudio exegético-teológico (Publicaciones de la Universidad Pont. Comillas, serie I, Estudios 8, Teología 1, 6, 363 pp., Eapsa, Madrid 1977), in “Biblica” 59 (1978) 4, 592-593. 45. Doctrine paulinienne du mariage chrétien. Étude critique de 1 Cor 7 et Eph 5, 21- 33 et essai de leur traduction actuelle, in “Église et Théologie” 10 (1979) 1, 13-59. 46. Paul de Tarse, un homme libre, nous interpelle aujourd’hui, in L. DE LORENZI (ed.), Paul de Tarse, apôtre de notre temps: la communauté de S. Paul, En mémoire du Pape Paul VI (Benedictina 1), Abbazia di S. Paolo, Roma 1979, 751-794. 47. La liberté chrétienne est et personnelle et communautaire, in L. DE LORENZI (ed.), Freedom and love: the guide for christian life, 1 Co 8 - 10, Rm 14 - 15 (Benedictina, 6), Abbazia di S. Paolo, Roma 1981, 57-84; discussione: pp. 84-126. 48. La liberté du Spirituel dans Rom 8, 12-17, in M.D. HOOKER, S.G. WILSON (eds.), Paul and Paulinism. Essays in honour of C.K. Barrett, London, SPCK, 1982, 205-219 (sommario ingl.: p. 220).

58 STUDI E CONTRIBUTI

IL RUOLO CENTRALE DELLA PAROLA DI DIO NELLA VITA DELLA CHIESA. L’animazione biblica nell’esercizio pastorale Carlo Maria Card. MARTINI, s.j.

Il titolo che mi è stato assegnato per descrivere il mio tema è complesso. Esso consta di due parti (ruolo della Parola nella Chiesa e animazione biblica della pastorale)il cui collegamento è dato come evidente ma che non è così facile da esplicitare con rigore scientifico. Si potrebbe mettere in luce questo fatto riesprimendo il titolo con alcune domande successive, come ad es.: Qual è il ruolo della Parola di Dio nella Chiesa? Perché questo luogo è centrale (e non ostacola altre centralità, in particolare quella di Cristo)? Quale relazione tra questa centralità della Parola e il posto della Scrittura nella Chiesa? Come animare con la Scrittura la vita quotidiana dei fedeli nella loro dedizione al Regno di Dio? E ancora: quale la relazione di tutto ciò con la Rivelazione, che dà il titolo al documento di cui celebriamo il quarantesimo? Come è ovvio, non posso approfondire ciascuna di queste domande, che sono già certamente state presenti agli oratori che mi hanno preceduto. Ma le ho poste qui all’inizio perché appaia la complessità e la vastità del tema. Io mi limiterò a sottolineare alcuni aspetti pratici relativi soprattutto all’animazione biblica della pastorale. Ovviamente il testo fondamentale di riferimento per questa trattazione è la Costituzione dogmatica Dei Verbum del Concilio Vaticano II. Tale Costituzione è già stata presentata nei suoi aspetti teologici dal card. Kasper e nel suo cammino di ricezione in questi quarant’anni da Mons. Onayekan. Mi limiterò dunque a sottolineare i punti seguenti: 1. Vorrei iniziare con un ricordo personale e con una testimonianza del carissimo Papa defunto Giovanni Paolo II. - 2. Quali i problemi aperti al tempo della Dei Verbum? - 3. Come vennero affrontati dal Concilio? - 4. Quale la presenza della Scrittura nella vita della Chiesa al tempo del Vaticano II? - 5. Quale il contributo della Dei Verbum alla presenza della Scrittura nella Chiesa? - 6. Quali le conseguenze per l’animazione biblica dell’esercizio pastorale, soprattutto per quanto riguarda la lectio divina dei fedeli?

1. Ricordo personale e testimonianza del Papa Giovanni Paolo II Mi piace cominciare la mia conversazione con un ricordo del carissimo papa defunto Giovanni Paolo II. È un ricordo che mi riguarda personalmente, poiché nel suo penultimo libro, dal titolo “Alzatevi, Andiamo!", egli parla del vescovo come "seminatore" e “servitore della parola" e dice (pag. 36): "Compito del vescovo, infatti, è di farsi servitore della parola. Proprio come maestro egli siede sulla cattedra, quel seggio posto emblematicamente nella

59 Chiesa detta "Cattedrale”. Egli vi siede per predicare, per annunciare e per spiegare la parola di Dio". Il Papa aggiunge che ovviamente ci sono diversi collaboratori del Vescovo nell'annuncio della Parola: i sacerdoti, i diaconi, i catechisti, i maestri, i professori di teologia e un numero sempre maggiore di laici colti e fedeli al Vangelo. Ma prosegue (e questo mi tocca da vicino): "Tuttavia nessuno può sostituire la presenza del Vescovo che si siede sulla Cattedra o che si presenta all'ambone della sua chiesa vescovile e personalmente spiega la parola di Dio a coloro che ha radunato attorno a sé. Anch'egli, come lo scriba divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche. Mi piace qui menzionare il cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di Milano, le cui catechesi nella cattedrale della sua città attiravano moltitudini di persone, alle quali egli svelava il tesoro della parola di Dio. Il suo non è che uno dei numerosi esempi che provano come sia grande nella gente da fame della parola di Dio. Quanto è importante che questa fame venga saziata! Sempre mi ha accompagnato la convinzione che se voglio saziare negli altri questa fame interiore, occorre che, sull'esempio di Maria, ascolti io per primo la parola di Dio e la mediti nel mio cuore".

2. Quali erano i problemi aperti a proposito della Scrittura al tempo del Concilio? Ho citato questa pagina perché mi ricorda momenti bellissimi vissuti nella cattedrale di Milano, in particolare con migliaia e migliaia di giovani in ascolto silenzioso della parola di Dio. E l’ho citata anche per rendere omaggio alla memoria di Giovanni Paolo II, che gentilmente ha voluto fare menzione di me in questo suo penultimo libro. Ma con ciò intendo pure affermare che la possibilità che noi abbiamo oggi di saziare abbondantemente la fame della parola di Dio di tanta gente è anche frutto e merito del documento del Concilio di cui celebriamo i quarant'anni, cioè della Dei Verbum. Mi limiterò ad alcuni cenni, quanto basta per mettere in rilievo il tema che ci interessa. Infatti scorrendo le cronache del tempo è facile rendersi conto che almeno tre erano i problemi più sentiti nell’ambito degli studi biblici e della presenza della Scrittura nella Chiesa. 1. Il rapporto Tradizione - Scrittura. Questo tema era soprattutto vivo nel mondo dell'Europa del Nord, nel quadro del dialogo tra protestanti e cattolici. Si trattava di rispondere alla domanda se la Chiesa ricava i suoi dogmi solo dalla Sacra Scrittura o anche da una tradizione orale che contenga cose non dette dalla Scrittura. Il Concilio di Trento, quattro secoli prima, aveva già discusso il problema e aveva lasciato da parte la formula che era stata proposta, cioè che le verità rivelate si ritrovano " partim in libri scriptis ed partim in sine scripto traditionibus ", per una formula che non pregiudicasse il problema, cioè: le verità rivelate si trovano “in libri scriptis et sine scripto traditionibus": quindi non “partim – partim” ma “et – et”. Il problema si ripresentava ora nella sua crudezza, in seguito a discussioni accese da parte di studiosi recenti, cattolici e protestanti. Il concilio ne trattò ampiamente. Ma non è mio compito ricostruire qui la storia di tale problematica. Accennerò in seguito soltanto alla soluzione a cui si giunse.

60 2. L’applicazione del metodo storico critico alla Sacra Scrittura e il problema connesso dell'inerranza dei libri sacri. Si era avuto qualche progresso rispetto alla dottrina molto rigida del passato col riconoscimento della validità dei generi letterari, e questo grazie all'Enciclica Divino afflante Spiritu del 1943. Ma la questione restava ancora pendente, e il tutto era sfociato in una esasperata polemica alla fine degli anni 50. Bersaglio di questa polemica era soprattutto l'insegnamento del Pontificio Istituto Biblico, accusato di non tenere conto della verità tradizionale dell'inerranza dei libri sacri. Il problema non toccava solo l’interpretazione della Scrittura, ma anche il rapporto quotidiano dei fedeli con la Bibbia. Se si obbligavano i fedeli a una interpretazione di tipo quasi fondamentalistico dei libri sacri, non pochi di essi, soprattutto i più colti e preparati, si sarebbero allontanati. 3. Tema molto vivo, che ci tocca particolarmente in questa relazione, era anche quello del “movimento biblico”, che da oltre cinquant'anni stava favorendo una nuova familiarità con i testi sacri e un approccio più spirituale alla Scrittura, intesa come fonte di preghiera e di ispirazione per la vita. Ma si trattava di iniziative un po’ elitarie, sottoposte anche a sospetto e critica. Era importante riconoscere ufficialmente quanto c'era di buono in questo movimento, regolare questa nuova fioritura di iniziative, dare loro un posto nella Chiesa, nel caso correggerle,valutando a fondo i pericoli di deviazione ancora oggi ripetuti a proposito di questa lettura della Bibbia da parte dei laici. Questi dunque i grandi temi che agitavano l'animo dei Padri conciliari. Non era in gioco invece il concetto di rivelazione, che si rivelò poi di fatto determinante per l'impostazione dell'intera Costituzione.

3. Come avvenne, nell’ambito del Concilio, il processo di chiarificazione rispetto a questi temi, e soprattutto rispetto al terzo, cioè la Sacra Scrittura nella vita della Chiesa? Lo schema preparatorio su questi argomenti, a cura della commissione apposita, fu proposto ai Padri il 14 novembre del 1962, col titolo Constitutio de fontibus Revelationis. Quella prima seduta fu tempestosa. Il cardinale Liénart disse semplicemente: “Hoc schema mihi non placet” Nello stesso senso parlarono con forti critiche i cardinali Frings, Léger, Koenig, Alfrinck, Ritter e Bea. In senso opposto parlarono invece altri Padri. Fu così che si giunse con fatiche e tensioni al voto del 20 novembre, in cui prevalse, con grande malumore di molti, la decisione di continuare la discussione. Senonché il Papa Giovanni XXIII intervenne con un gesto di grande saggezza, imponendo il ritiro dello schema per affidarlo ad una nuova commissione per un rifacimento. Da allora ebbe inizio un lungo lavoro che produsse, con alterne vicende, numerose forme di testo, di cui l'ultima fu finalmente accettata il 22 settembre 1965. Venivano tuttavia proposti ancora numerosi “modi”. Essi furono vagliati e inseriti nel testo che fu sottoposto a votazione il 20 ottobre del 1965. Si arrivò così alla votazione definitiva del novembre seguente, che registrò 2344 voti a favore e 6 voti contro. Quali furono i punti maggiormente chiariti dalla nuova stesura, a cui fu dato il titolo di “Costituzione dogmatica sulla divina Rivelazione”, o Dei Verbum dalle parole iniziali, che furono inserite grazie a una proposta fatta nell’ultima discussione (settembre 1965)? Ne ricordo cinque.

61 1. Il concetto di “rivelazione”, che, come ho detto, non era in questione all'inizio del Concilio, ma fu poi via via precisato durante le discussioni e i rifacimenti del testo, fino ad essere espresso come è ora al numero due della Costituzione, non più come riferito a delle verità, ma anzitutto al comunicarsi di Dio stesso: "Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e far conoscere il mistero della sua volontà, mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo hanno accesso al Padre, e sono resi partecipi della divina natura" (DV n. 2). Questo chiarimento sulla natura della rivelazione ebbe effetto positivo su tutto il testo, e favorì una ricezione favorevole del documento. 2. Un concetto largo di Tradizione. Rispetto a quanto si era soliti dire in precedenza, il Concilio presentava, nel testo definitivo della Costituzione, un concetto ampio di Tradizione, che veniva espresso così: "La Chiesa, nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede" (n. 8). Veniva così affermata anche l'unità di Tradizione e Scrittura, contro ogni tentativo di separazione: "La sacra tradizione e la sacra scrittura sono dunque strettamente tra loro congiunte e comunicanti. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo una cosa sola e tendono allo stesso fine. Infatti la sacra scrittura è parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l’ispirazione dello Spirito divino” (n. 9). Nel numero seguente si descrive il rapporto tra le tre grandezze: Tradizione, Scrittura e Parola di Dio: “La sacra tradizione e la sacra scrittura costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio affidato alla Chiesa”. 3. Di fronte alle discussioni sull'interpretazione della Scrittura e soprattutto sulla assenza in essa di ogni errore, il Concilio proponeva nella sua formulazione definitiva una concezione larga dell'inerranza. Nel primo schema preparatorio si parlava di una inerranza "in qualibet re religiosa vel profana". Il testo definitivo afferma che "i libri della Scrittura insegnano fermamente, fedelmente e senza errore la verità che Dio per la nostra salvezza volle fosse consegnata nelle Sacre Lettere" (n. 11). Con questo venivano messe a tacere molte oziose discussioni del passato sull'argomento. Ma a noi interessa qui soprattutto il lavoro del Concilio dedicato all’importanza e alla centralità della Sacra Scrittura nella vita della Chiesa. Esso, nella sua stesura finale, recepisce le istanze fondamentali del movimento biblico e promuove una familiarità orante di tutti fedeli con tutta la Scrittura. Su questo tema il Concilo lavorò per tutte le sessioni, sino all’ultima, con un susseguirsi di riscrizioni del testo, di proposte e di emendamenti dell’ultima ora, che rendono la storia di questo capitolo molto complessa e difficile a descriversi. Mi limiterò ai punti fondamentali, partendo dalla considerazione della situazione della Scrittura nella Chiesa cattolica al tempo del Vaticano II.

4. Quale presenza della S. Scrittura nella Chiesa al tempo del Vaticano II ? La situazione fino verso l'inizio del secolo ventesimo veniva talora descritta con le parole di Paul Claudel, che affermava: “Il rispetto verso la Sacra Scrittura è senza limiti: esso si manifesta soprattutto con lo starne lontani!” (cfr L’Ecriture Sainte, in La Vie intellectuelle 16 [1948] 10). Anche se tali parole sembrano esagerate, v’era tuttavia presso i cattolici una certa

62 lontananza, soprattutto dei laici, dal testo della Scrittura (anche se molti erano i modi indiretti di contatto con il suo contenuto). Essa si spiega con tanti motivi, non ultimo dei quali il fatto che fino all’ottocento erano una minoranza quanti sapevano leggere e scrivere. Ma la motivazione principale era quella di una certa diffidenza delle Autorità ecclesiastiche verso la lettura della Bibbia da parte dei laici. Essa era nata a seguito soprattutto della riforma protestante e di altri movimenti in vigore fin dal medioevo, che promuovevano un contatto diretto dei laici con la Scrittura, ma separando di fatto la sua lettura dal contesto ecclesiale. Fino al Medioevo, infatti, non si ha notizia di provvedimenti intesi a limitare l’accesso alle Scritture, anche se il costo proibitivo dei manoscritti ne rendeva difficile l’uso diretto ai fedeli. Si hanno notizie di vere e proprie restrizioni a partire da alcuni Concili regionali, ad es. quello di Tolosa del 1229 in occasione della lotta contro gli Albigesi e quello di Oxford del 1408 in seguito al movimento di Wicleff. Seguirono altre proibizioni in Inghilterra, in Francia e altrove. Paolo IV nel 1559 e Pio IV nel 1564, promulgando l’indice dei libri proibiti, vietarono pure di stampare e tenere Bibbie in volgare senza uno speciale permesso. Ciò corrispondeva a un impedimento pratico per molti laici ad accostarsi alla Bibbia intera in lingua volgare. Di fatto si continuava a stampare solo la Volgata latina. Ad esempio in Italia, dopo una prima traduzione italiana anteriore al concilio di Trento, del 1471 (la cosiddetta Bibbia del Malermi ) si dovette arrivare alla fine del 1700, cioè alla traduzione di Antonio Martini, per avere una Bibbia tradotta in italiano per i cattolici. Infatti nel 1757 erano state permesse in maniera generale le edizioni in volgare tradotte dalla Volgata, purché approvate dalle competenti autorità e munite di note. La Bibbia del Martini si basava appunto sulla Volgata latina, mentre la prima versione cattolica dai testi originali apparve in Italia solo nella prima metà del novecento. Il movimento biblico caldeggiava invece un contatto diretto e una familiarità orante di tutti i fedeli con l'intero testo della Scrittura nella lingua del popolo, tradotta dai testi originali. Esso voleva, nelle sue espressioni più mature, che la lettura avvenisse nel quadro della tradizione della Chiesa, definita proprio nel senso in cui l’avrebbe descritta la Dei Verbum, cioè la totalità di ciò che la Chiesa trasmette nella sua vita, nel suo culto, nella sua preghiera e nella sua dottrina. Non voleva essere un movimento solo per alcune élites. Per questo occorreva superare non poche resistenze e incomprensioni, che non sono del tutto scomparse neppure ora.

5. Quale il contributo del Concilio alla presenza della Scrittura nella Chiesa ? Il Vaticano II tratta di questo tema soprattutto del capitolo VI della Dei Verbum, che ha per titolo “La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa". Esso enuncia fin dall’inizio un principio fondamentale (n. 21): "E’ necessario che tutta la predicazione ecclesiastica come la stessa religione cristiana sia nutrita e regolata dalla Sacra Scrittura". Dopo questa affermazione il capitolo applica tale principio alle traduzioni nelle lingue moderne, alla necessità dello studio profondo dei sacri testi da parte degli esegeti, sottolinea l'importanza della Sacra Scrittura nella teologia e finalmente raccomanda la lettura della Bibbia a tutti i fedeli. Dopo aver infatti raccomandato la lettura della Scrittura a tutti i chierici, in primo luogo ai sacerdoti, ai diaconi e ai catechisti, così continua (n.

63 25): “Parimenti il santo Concilio esorta con forza e insistenza tutti i fedeli, soprattutto i religiosi, ad apprendere la ‘sublime scienza di Gesù Cristo’ con la frequente lettura delle divine Scritture”. Questa esortazione così pressante a tutti i fedeli, fondamentale per il movimento biblico, corrisponde alla richiesta di molti Padri conciliari. Venne aggiunta anche una frase incisiva di San Girolamo: “L’ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo”. Il Concilio raccomanda perciò che tutti i fedeli “si accostino volentieri al sacro testo…anche mediante quella che viene chiamata “pia lettura” [oggi si suole chiamarla lectio divina, e su ciò ritorneremo]. Si aggiunge che “la lettura della Sacra Scrittura dev'essere accompagnata dalla preghiera, affinché possa svolgersi il colloquio tra Dio e l'uomo; poiché” (e qui si cita sant’Ambrogio) “gli parliamo quando preghiamo e lo ascoltiamo quando leggiamo gli oracoli divini” (Sant'Ambrogio, De officiis ministrorum, I, 20, 88 ). Si tratta dunque di una lettura che potremmo chiamare “spirituale”, fatta cioè sotto l'impulso dello Spirito santo, grazie al quale " tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia” (2 Tim 3,16). E una lettura che si lascia guidare da quello Spirito di verità che guida " alla verità tutta intera” (Giovanni 16,13) e che "scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio" (1 Cor 2,10 ). Vuol essere dunque una lettura fatta nella Chiesa, nel solco della grande tradizione ecclesiastica, nel quadro di tutte le verità di fede e in comunione con i pastori della Chiesa.

6. Quali le conseguenze per l’animazione biblica dell’esercizio pastorale, soprattutto per quanto riguarda la lectio divina dei fedeli? Nella mia esperienza di vescovo a Milano per oltre ventidue anni ho avuto modo di vedere concretamente i frutti di tale preghiera fatta a partire dalla Scrittura, soprattutto in moltissimi giovani e in tanti adulti che hanno trovato in questa familiarità con la Bibbia la capacità di orientare la loro vita secondo la volontà di Dio anche nella grande città moderna e in un ambiente secolarizzato. Molti fedeli impegnati e molti preti hanno trovato nella lettura orante della Scrittura il modo per assicurare l'unità di vita in una esistenza spesso frammentata e lacerata da mille diverse esigenze, nella quale era essenziale trovare un punto fermo di riferimento. Infatti il disegno di Dio presentatoci dalle Scritture, che ha il suo culmine in Gesù Cristo, ci permette di unificare la nostra vita nel quadro del disegno di salvezza. La familiarità orante con la Bibbia ci aiuta inoltre ad affrontare una delle più grandi sfide del nostro tempo, che è quella di vivere insieme come diversi, non solo nella etnia ma pure nella cultura, senza distruggersi a vicenda e anche senza ignorarsi, rispettandosi e stimolandosi mutuamente per una maggiore autenticità di vita. Questo vale anche per ogni cammino ecumenico e anche per l’incontro tra le grandi religioni, che non deve portare né a conflitti né a steccati, ma piuttosto deve spingere uomini e donne sinceramente religiosi a comprendere i tesori degli altri e a far comprendere i propri, così da invitare ciascuno a pervenire ad una maggiore verità e trasparenza di fronte a Dio e alle sue chiamate. Se mi interrogo sulle radici di questa esperienza, le trovo principalmente nel fatto che di fronte alla Parola per mezzo della quale “tutto è stato fatto” e senza della quale “niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” (Gv 1,3) e nella

64 quale siamo “stati rigenerati non da un seme corruttibile ma immortale, cioè dalla Parola di Dio viva ed eterna” (1 Pt 1,23) noi ci riconosciamo nella nostra comune origine, dignità, fratellanza e sorellanza fondamentale, al di là di tutte le ulteriori divisioni. Molti sono ovviamente i modi concreti per l’animazione biblica della pastorale. Si tratta di lasciare spazio all’energia creativa dei pastori e dei fedeli. Io potrei menzionare molte di queste esperienze, come le settimane di meditazione serale in Duomo o nelle parrocchie su un personaggio o su un libro biblico; le catechesi alla radio o alla televisione dove rilevavo nella Diocesi una audience di centinaia di migliaia di persone. Al limite anche la cosiddetta “Cattedra dei non credenti”, con cui si incontrava chi fosse in ricerca di fede, aveva un suo riferimento al testo della Scrittura. Qui vorrei soprattutto menzionare le esperienze di vera e propria lectio divina, che sta un po’ alla base di tutto e dà il metodo di fondo per tutta l’animazione successiva. Il Concilio raccomanda tale “lectio divina” a tutti i fedeli. Si tratta ovviamente di una esperienza spirituale e meditativa e non propriamente esegetica. Si tratta cioè di mettere di fronte al testo con una spiegazione semplice che ne colga le valenze fondamentali e il messaggio permanente e che valga ad interpellare chi legge e medita e a spingerlo a pregare a partire dal testo che ha di fronte. Infatti la Bibbia va vista non solo nei suoi contenuti e nelle sue affermazioni, come un testo che dice qualcosa a qualcuno, ma anche come Qualcuno che parla a chi legge e suscita in lui un dialogo di fede e di speranza, di pentimento, di intercessione, di offerta di sé… Tale era la “lectio divina” tradizionale nel primo millennio dell’éra cristiana, quella che appariva come prevalente nelle omelie bibliche dei Padri della Chiesa (penso alle spiegazioni bibliche di sant’Ambrogio a Milano o a quelle di Agostino a Ippona): una lettura finalizzata a un incontro con l’Autore della Parola, una lettura capace di plasmare e orientare l’esistenza. Personalmente mi sono sempre sforzato di far praticare anche ai più semplici fedeli questo tipo di lettura della Bibbia, senza troppe complicazioni di metodi. Non a caso ho promosso in Duomo a Milano le scuole della Parola, che hanno insegnato a migliaia di giovani un accostamento semplice e orante al testo sacro. Esistono infatti molti modi di fare la “lectio”, ma personalmente sono convinto che occorre anzitutto insegnare alla gente un metodo semplice e mnemonicamente ritenibile, che esprimo con la triade: lectio, meditatio, contemplatio. Per “lectio” intendo la lettura e rilettura del brano che ci sta davanti (meglio se è quello della liturgia del giorno) cercando di coglierne le scansioni (la struttura), le parole chiave, i personaggi, le azioni e le loro qualifiche, collocandolo nel contesto del libro biblico cui il brano appartiene e nel contesto sia dell’intera Scrittura sia del proprio tempo (noi leggiamo questo testo “oggi”!). Questo momento viene spesso trascurato perché si ha già l’impressione di conoscere il testo e di averlo magari letto e ascoltato molte volte. Ma esso va letto ogni volta come se fosse per la prima volta e se analizzato in maniera semplice svelerà aspetti finora rimasti nascosti o impliciti. Si tratta in sostanza di rispondere alla domanda: che cosa dice questo testo?

65 Per “meditatio” intendo la riflessione sui messaggi del testo, sui valori permanenti che esso ci trasmette, sulle coordinate dell’agire divino che esso ci fa conoscere. Si tratta di rispondere alla domanda: che cosa ci dice questo testo? quali messaggi e quali valori ci comunica? Per “contemplatio” o “oratio” intendo il momento più personale della ”lectio divina”, quello nel quale io entro in dialogo con Colui che mi parla attraverso questo testo e attraverso l’intera Scrittura. Mi pare evidente da questa descrizione che tale esercizio di lettura biblica riporta tutti a quella Parola nella quale ritroviamo la nostra unità e insieme scioglie i cuori analogamente a ciò che avveniva nell’ascolto fatto dai due discepoli delle parole di Gesù nella strada verso Emmaus: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?” (Lc 24,32). È in questa linea dell’ardore del cuore concentrato sulla Parola che è possibile sperare un rinnovamento della Chiesa al di là di quanto non possano fare discussioni e consultazioni. Auspichiamo quindi che si attui davvero come metodo pastorale in tutte le comunità cristiane e presso tutti i fedeli ciò che ha proposto il Concilio Vaticano II nella Dei Verbum: che tale modo di meditare e pregare a partire dalla Scrittura divenga esercizio comune a tutti i cristiani, anche perché esso costituisce un antidoto efficace all’ateismo pratico della nostra società soprattutto in Occidente e un fermento di comunione anche in rapporto alle grandi religioni dell’Est del nostro pianeta. Tale insistenza della Chiesa sulla lectio divina è continuata anche dopo il Concilio. Alla Dei Verbum infatti hanno fatto seguito diversi documenti ufficiali importanti che hanno sottolineato e approfondito alcuni aspetti della costituzione. Ne ricordo alcuni: per quanto riguarda l’interpretazione della Scrittura (cfr capitolo III della Costituzione) va citato il documento della Pontificia Commissione Biblica dal titolo “L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa”, 1993. Per il rapporto tra i due Testamenti (cfr capitoli terzo e quarto) il documento della stessa Commissione Biblica “Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana”, 2001. Numerose poi sono le insistenze per far sì che la Sacra Scrittura abbia il posto centrale che le compete nella vita della Chiesa. In questo contesto si moltiplicano le esortazioni alla “lectio divina”. L’istruzione della Pontificia Commissione Biblica del 1993 parlava della lectio come di una preghiera che nasce dalla lettura della Bibbia sotto l'azione dello Spirito santo. Nel documento programmatico per il terzo millennio Novo Millennio Ineunte il Papa sottolinea la necessità (n. 39) “che l’ascolto della Parola diventi un incontro vitale, nell’antica e sempre valida tradizione della lectio divina, che fa cogliere nel testo biblico la parola viva che interpella, orienta e plasma l'esistenza”. Andrebbero aggiunti il documento della Congregazione per la vita consacrata (Ripartire da Cristo) e altri analoghi delle diverse Congregazioni Romane e i documenti delle Conferenze episcopali dei vari paesi (per esempio la C.E.I.). Si vede dunque come anche a livello ufficiale i segni lanciati nel terreno della Chiesa dalla Dei Verbum abbiano continuato a produrre frutti. Vanno pure ricordati quegli aspetti che hanno ricevuto un approfondimento da parte dei teologi e degli esegeti. Ricordo in particolare il tema del rapporto tra rivelazione come comunicazione divina e Scrittura. A questo proposito così

66 si esprime un teologo in uno scritto recente: “L’impressione di una certa astrazione che può risultare oggi da una lettura integrale della Dei Verbum... deriva dal fatto che il capitolo VI su ‘La sacra scrittura nella vita della Chiesa’ non struttura fino in fondo l’insieme della costituzione e neppure veramente il concetto di rivelazione. E tuttavia è proprio in questo capitolo che si raggiunge il principio pastorale, assegnato come programma al Concilio da Giovanni XXIII. Qui incontriamo uno dei principali problemi della recezione conciliare che deve tenere conto del fatto che questo principio non è stato mantenuto fino in fondo in tutti i documenti e che, a causa della loro promulgazione tardiva, alcuni testi fondamentali e molto controversi, come la Dei Verbum, non hanno potuto influenzare sufficientemente la redazione dei documenti ecclesiologici adottati in precedenza” (Christof Theobald, “Il Regno”, 2004, p. 790). Si aprono perciò nuovi spazi di ricerca, a quarant'anni dalla Dei Verbum, per una penetrazione più organica dei temi evocati da questo testo conciliare e soprattutto per una azione pastorale che faccia veramente risaltare il primato della Scrittura nella vita quotidiana dei fedeli, nelle parrocchie e nelle comunità. Il futuro della Costituzione è dunque nelle nostre mani, ma soprattutto nelle mani di quello Spirito che avendo guidato i Padri conciliari in un terreno delicato e difficile, guiderà anche oggi e domani noi tutti a nutrirci della Parola per conformare ad essa la nostra vita.

67 THE OBJECTIVE OF BUSINESS MANAGEMENT - 5 - BIBLICAL PERSPECTIVE Christopher Owczarek sdb (Nairobi, Kenya)

Introduction Do business management and the Bible have anything in common? Does the Christian revelation contained in the Bible have anything to offer Christian and non-Christian managers regarding their business behaviour? One would expect the Bible to support business virtues championed by the common human ethic characterized by honesty, accountability, justice, defence of the poor, etc. For sure, we do find these business virtues in the Bible without difficulty. The question, however, is whether the Bible can offer something specifically biblical, that is, something that we cannot find anywhere else on the purpose of business management? This paper will try to answer this question. 1. A Story of a Very Successful Manager We find this story in Genesis, the first book of the Bible. Joseph, the youngest son of Jacob, is sold into slavery in Egypt (cf. Gen 37). There, he quickly becomes a successful estate manager for Potiphar, an officer of Pharaoh, the captain of the guard (cf. Gen 39:1.6a). Yet, he does not enjoy his privileged position for too long. Due to the intrigues of his master’s wife, he ends up in the royal prison (cf. Gen 39:6b-20). Even there, however, his management skills do not pass unnoticed and in a short while Joseph becomes the C.E.O. of the royal prison, even while he is still a prisoner (cf. Gen 39:21- 23). What saves him from the prison is his ability to interpret dreams, in other words, his analytical skills – Joseph can analyse the data in order to predict the future with uncommon accuracy (cf. Gen 40). One day he is asked to interpret the Pharaoh’s dream about “the seven fat and seven thin cows” (cf. Gen 41:1- 24). We can say, that Joseph gets access to a privileged information from the government of Egypt regarding the economy of the country. Pharaoh had this information but could not interpret it. The same information in Joseph’s hands combined with his analytical skills’ allow him to foresee the market trends for the next 14 years and to chart an appropriate course of action, with a view toward maintaining a stable economy (cf. Gen 41:25-36). The seven good cows are seven years […] The seven lean and gaunt cows that came up after them are seven years […] of famine. […]There will come seven years of great plenty throughout all the land of Egypt, but after them there will arise seven years of famine, and all the plenty will be forgotten in the land of Egypt; the famine will consume the land, and the plenty will be unknown in the land by reason of that famine which will

5 This paper was presented during the First Annual Strathmore University Ethics Conference at Strathmore University, Nairobi, 12th - 13th June 2003.

68 follow, for it will be very grievous. Now therefore let Pharaoh select a man discreet and wise, and set him over the land of Egypt. Let Pharaoh proceed to appoint overseers over the land, and take the fifth part of the produce of the land of Egypt during the seven plenteous years. And let them gather all the food of these good years that are coming, and lay up grain under the authority of Pharaoh for food in the cities, and let them keep it. That food shall be a reserve for the land against the seven years of famine which are to befall the land of Egypt, so that the land may not perish through the famine (Gen 41:26- 36). The expertise he displays earns him elevation to the position of “prime minister” of Egypt, second only to the Pharaoh himself, and this at the age of 30 (Gen 41:37-46)! Thus, endowed with the authority of the government, he puts into action his own rescue plan for Egypt. He has no difficulty imposing and collecting 20% intax on all the produce of the land (cf. Gen 46:34). In the time of plenty, this system of taxation is not so burdensome. During the seven plenteous years the earth brought forth abundantly, and he gathered up all the food of the seven years when there was plenty in the land of Egypt, and stored up food in the cities; he stored up in every city the food from the fields around it. And Joseph stored up grain in great abundance, like the sand of the sea, until he ceased to measure it, for it could not be measured (Gen 41:47-49). At the end of the seven years of prosperity and buoyant market, Joseph is well prepared to face the seven years of famine and its attendant civil unrest. The people react exactly as expected. Once they have consumed their own reserves, they clamour for help from the government. Joseph opens all the storerooms and sells food to the famished population of Egypt and Canaan (cf. Gen 41:53-57). He does not hesitate, however, to take full advantage of his monopolistic position as the only food supplier. He manages first to deprive the people of their money, and subsequently, of their livestock and of their land. Finally, the people themselves are reduced to the state of slavery at the mercy of the central government. And Joseph gathered up all the money that was found in the land of Egypt and in the land of Canaan, for the grain which they bought; and Joseph brought the money into Pharaoh's house. And when the money was all spent in the land of Egypt and in the land of Canaan, all the Egyptians came to Joseph, and said, "Give us food; why should we die before your eyes? For our money is gone." And Joseph answered, "Give your cattle, and I will give you food in exchange for your cattle, if your money is gone." So they brought their cattle to Joseph; and Joseph gave them food in exchange for the horses, the flocks, the herds, and the asses: and he supplied them with food in exchange for all their cattle that year. And when that year was ended, they came to him the following year, and said to him, "We will not hide from my lord that our money is all spent; and the herds of cattle are my lord's; there is nothing left in the sight of my lord but our bodies and our lands. Why should we die before your eyes, both we

69 and our land? Buy us and our land for food, and we with our land will be slaves to Pharaoh; and give us seed, that we may live, and not die, and that the land may not be desolate." So Joseph bought all the land of Egypt for Pharaoh; for all the Egyptians sold their fields, because the famine was severe upon them. The land became Pharaoh's; and as for the people, he made slaves of them from one end of Egypt to the other (Gen 47:14-21). Joseph may have saved the people of Egypt from famine, but in the process he has deprived them of their property and their freedom. He neither shared his market knowledge with the people nor did he train them to withstand the crisis. He used his knowledge and managerial skills to establish a total monopoly of the organization he represented and thus to maximize its profit. In this way, Joseph contributed to the formation of a “pyramidal” society, with the rich, that is, the ruling class and its supporters, at the top of the pyramid and the poor at the bottom. Those at the bottom of this pyramidal structure of the society were made completely dependent on the good will of those who enjoyed their privileged position at the top through easy access to resources (positions, jobs, money etc.). The only people who escaped such a predicament were the priests, for, according to the law, they lived on a fixed allowance accorded to them by the government. Only they managed to preserve their land and their freedom (cf. Gen 47:22.26b). This will become an important factor for the Hebrews, when, through the event of Exodus, they will form a society of their own. The total dependence of the population of Egypt on its government turned against the Hebrews, who in the meantime had settled down in Egypt. At the change of the dynasty, “there arose a new king over Egypt, who did not know Joseph” (Exod 1:8). The new king, for purely political reasons, imposed on the descendants of Joseph a very harsh form of slavery (cf. Exod 1:8-14). They set taskmasters over them to afflict them with heavy burdens; and they built for Pharaoh store-cities, Pithom and Raamses. […] So they made the people of Israel serve with rigor, and made their lives bitter with hard service, in mortar and brick, and in all kinds of work in the field; in all their work they made them serve with rigor (Exod 1:11.13-14). Not having property of their own and being completely dependent on the government, the Hebrews were not in a position to offer any resistance. They experienced what the poor of all time have always experienced – social marginalization and economic exploitation. Joseph was a very successful manager. He died surrounded by riches and in glory (cf. Gen 50:26), but he created a system that marginalized and exploited people. As long as he and his protectors were alive, his own people had no reason to complain. They were among the beneficiaries of the system. The wickedness of that system, geared only towards the maximization of owner value, appeared when the roles changed and the beneficiaries became the victims. Then, only God could help the Hebrews, and God did. In the process, however, God changed the system. Let us examine this in some detail.

70 2. From the “Pyramidal” to the “Circular” Society The event of Exodus, the deliverance of Israel from Egypt, constitutes the central and in fact unique theme of the Old Testament credo: «A wandering Aramean was my father; and he went down to Egypt and sojourned there, few in number; and there he became a nation, great, mighty and populous. And the Egyptians treated us harshly, and afflicted us, and laid upon us hard bondage. Then we cried to the Lord, the God of our fathers, and the Lord heard our voice, and saw our affliction, our toil, and our oppression; and the Lord brought us out of Egypt with a mighty hand and an outstretched arm, with great terror, with signs and wonders; and brought us into this place and gave us this land, a land flowing with milk and honey» (Deut 26:5-9). This is the confession of faith that the Israelite father pronounced when, accompanied by his entire family, he brought the first fruits of the harvest to the sanctuary (cf. Deut 26:1-5). This credo reveals a very important fact - God Yahweh did not try to help the marginalized and exploited Hebrews within the corrupt and oppressive Egyptian system. God took the poor of Egypt completely out of the system. The credo stresses the fact that the event was a work of God alone, a great miracle accomplished with “a mighty hand and an outstretched arm, with great terror, with signs and wonders” (Deut 26:8). This miraculous aspect of Exodus is expressed in the biblical narrative by means of a story of the passage through the divided sea — an event that breaks all the laws of nature (cf. Exod 14:1–15:21). This brings us immediately to another consideration. In the Bible, God divided the waters for the first time when God was creating the world, a new order (cosmos) out of chaos (cf. Gen 1:1-10). The division of the waters in the story of Exodus indicates that God is again creating something new, a new order, but this time not at the level of the material world but at the level of the society. However, the departure from the exploitative social system would not be genuine unless it led to the construction of a new society that knew no more exploitation and marginalization; a society where everyone was recognized as an important player and where everyone enjoyed the fruits of common effort. Once free, the oppressed and exploited people will have the temptation to reproduce the only social system they have known, that is, the “pyramidal” system of Egypt, unless they undergo a dramatic change of mentality and learn new ways of dealing with one another. That change is initiated through the Covenant at Mt. Sinai, the heart and centre of the Exodus. There, the Hebrews receive the constitution for the new society they are supposed to build. Before they enter the promised land, they receive the law that instructs them on how to use that land. That law is designed to make them into a society different from all other societies — they are to become God’s special possession, a holy nation and a kingdom of priests (cf. Exod 19:5-6). Just as priests in Egypt could not be deprived of their land, so also every Hebrew family would have a perpetual right to the land they were to receive upon arrival in Canaan.

71 The land shall not be sold in perpetuity, for the land is mine; for you are strangers and sojourners with me. And in all the country you possess, you shall grant a redemption of the land. If your brother becomes poor, and sells part of his property, then his next of kin shall come and redeem what his brother has sold. If a man has no one to redeem it, and then himself becomes prosperous and finds sufficient means to redeem it, let him reckon the years since he sold it and pay back the overpayment to the man to whom he sold it; and he shall return to his property. But if he has not sufficient means to get it back for himself, then what he sold shall remain in the hand of him who bought it until the year of jubilee; in the jubilee it shall be released, and he shall return to his property (Lev 25:23-28). In Egypt, the Hebrews experienced the harsh reality of the land-tenure system called prebendal. In that system, land was viewed as a tradable commodity, but ultimately it was the possession of the king who represented the state. The linkage of land and person was not inalienable, but viewed as an historical accident. There were no safeguards against the rapacious social policy of the strong against the weak.6 The Hebrews suffered because of the lack of such safeguards. Having been deprived of their possessions, they could offer only their work under the conditions dictated by their oppressors. In contrast, on Mt. Sinai, God commands them to follow a land-tenure system that is governed by patrimony. In this system, the ownership of land is inalienable. The family inheritance gives privileges but also imposes responsibilities. As a result it bestows a certain dignity on the human person. It seems, that what is displayed here is the profound appreciation of the materiality of the human process. People are intended to have land and turf as well as the social power that goes with them. When people lack land and social power, their persons are commensurately diminished.7 Therefore, in Israel, the land is to be retained in perpetuity. Only the produce of the land can be sold. «You shall hallow the fiftieth year, and proclaim liberty throughout the land to all its inhabitants; it shall be a jubilee for you, when each of you shall return to his property and each of you shall return to his family. […]And if you sell to your neighbour or buy from your neighbour, you shall not wrong one another. According to the number of years after the jubilee, you shall buy from your neighbour, and according to the number of years for crops he shall sell to you. If the years are many you shall increase the price, and if the years are few you shall diminish the price, for it is the number of the crops that he is selling to you. You shall not wrong one another, but you shall fear your God; for I am the LORD your God. Therefore you shall do my statutes, and keep my ordinances and perform them; so you will dwell in the land securely» (Lev 25:10.14-18).

6 Cf. W. BRUEGGEMANN, A Social Reading of the Old Testament. Prophetic Approach to Israel’s Communal Life, ed. P.D. Miller, Minneapolis: Fortress Press 1994, 239. 7 Ibid.

72 The law also provides support for those groups which, for very different reasons, are not in a position to live off their own land: widows, orphans, strangers and Levites. The owners of the land, that is, the majority of Israelites, are viewed as God’s administrators or God’s managers, for “land is mine” (Lev 25:23). Since the Israelites have received the land from God, they are to manage it according to God’s will and not according to what they would prefer. God’s will is that the produce of the land satisfy not only the owner’s family but also those who do not have real estate. «When you reap the harvest of your land, you shall not reap your field to its very border, neither shall you gather the gleanings after your harvest. And you shall not strip your vineyard bare, neither shall you gather the fallen grapes of your vineyard; you shall leave them for the poor and for the stranger: I am the LORD your God» (Lev 19:9-10). Those who do not have land are not reduced to the status of beggars. Their dignity is not diminished. They go and collect what is theirs from the land that is not theirs. «When you reap your harvest in your field, and have forgotten a sheaf in the field, you shall not go back to get it; it shall be for the sojourner, the fatherless, and the widow; that the LORD your God may bless you in all the work of your hands. When you beat your olive trees, you shall not go over the boughs again; it shall be for the sojourner, the fatherless, and the widow. When you gather the grapes of your vineyard, you shall not glean it afterward; it shall be for the sojourner, the fatherless, and the widow. You shall remember that you were a slave in the land of Egypt; therefore I command you to do this» (Deut 24:19-22). God Yahweh acted on behalf of the marginalized people in Egypt not in order to create a new marginality among them, but in order to eliminate it altogether. God’s attentiveness to the marginal is a warrant for such a managerial vision in Israel that is strongly attentive to marginality. Every year those who have will leave something, according to their generosity, for those who do not have. It does not mean however, that all the rest is theirs. Every three years 10% of their produce will be brought to the community store and from there distributed to those in need. «At the end of every three years you shall bring forth all the tithe of your produce in the same year, and lay it up within your towns; and the Levite, because he has no portion or inheritance with you, and the sojourner, the fatherless, and the widow, who are within your towns, shall come and eat and be filled; that the LORD your God may bless you in all the work of your hands that you do» (Deut 14:28-29). «When you have finished paying all the tithe of your produce in the third year, which is the year of tithing, giving it to the Levite, the sojourner, the fatherless, and the widow, that they may eat within your towns and be filled, then you shall say before the LORD your God, `I have removed the sacred portion out of my house, and moreover I have given it to the Levite, the sojourner, the fatherless, and the widow, according to all thy commandment which thou hast commanded me; I have not transgressed any of thy commandments, neither have I forgotten them; I have not eaten of the tithe

73 while I was mourning, or removed any of it while I was unclean, or offered any of it to the dead; I have obeyed the voice of the LORD my God, I have done according to all that thou hast commanded me. Look down from thy holy habitation, from heaven, and bless thy people Israel and the land which thou hast given us, as thou didst swear to our fathers, a land flowing with milk and honey» (Deut 26:12-15). The land flows with milk and honey as food for human beings, there where they live in a society without marginalization and exploitation, where the dignity of all is upheld. The “haves” are not to use any excuses in order to avoid sharing their income with “have-nots”, but they are to consider that 10% as a sacred portion, as something that does not belong to them. They are to understand that only the removal of that sacred portion will secure the blessing and abundance in the land. If this system worked, the Hebrew “have-nots” would be well taken care of. It will never be possible to eliminate the existence of strangers, orphans and widows, but it is possible, according to the Covenant law, to create a world in which one can be a stranger, an orphan, or a widow without being marginalized and exploited (see also Deut 14:29; 16:11-14; 24:19-21). The question arises: what about those, who have land but fall sick and are unable to work the land, or become victims of some sort of misfortune or natural disaster such as drought or flood? The new socio-economic system designed by God, makes provisions for them as well. «If there is among you a poor man, one of your brethren, in any of your towns within your land which the LORD your God gives you, you shall not harden your heart or shut your hand against your poor brother, but you shall open your hand to him, and lend him sufficient for his need, whatever it may be. Take heed lest there be a base thought in your heart, and you say, `The seventh year, the year of release is near,' and your eye be hostile to your poor brother, and you give him nothing, and he cry to the LORD against you, and it be sin in you. You shall give to him freely, and your heart shall not be grudging when you give to him; because for this the LORD your God will bless you in all your work and in all that you undertake. For the poor will never cease out of the land; therefore I command you, You shall open wide your hand to your brother, to the needy and to the poor, in the land» (Deut 15:7-11). The Israelites are told that there always will arise cases of poverty, but the one who has become a poor person is not to be considered a nuisance or a stranger, but a brother, and needs to be treated as such. He or she needs to borrow to survive the hard times and to restart the family economy. Their needs are not to be met with refusal. How the lending is to be done is explained in another law: «You shall not lend upon interest to your brother, interest on money, interest on victuals, interest on anything that is lent for interest. To a foreigner you may lend upon interest, but to your brother you shall not lend upon interest; that the LORD your God may bless you in all that you undertake

74 in the land which you are entering to take possession of it» (Deut 23:19-20, cf. Exod 22:25-27). What happens if the borrower is not able to repay even the capital that was put at his disposal? In this case, the Covenant law resorts to a common practice in the Ancient Near East called “slavery for debts”. Those who cannot generate enough profit to pay their debts can sell themselves to their lenders, that is, they can sell all their work to them. However, that kind of “slavery” cannot last for ever. The longest it can last is six years, for on the seventh year, the so- called sabbatical year, the release has to be granted. «At the end of every seven years you shall grant a release. And this is the manner of the release: every creditor shall release what he has lent to his neighbour; he shall not exact it of his neighbour, his brother, because the LORD’s release has been proclaimed. Of a foreigner you may exact it; but whatever of yours is with your brother your hand shall release. But there will be no poor among you (for the LORD will bless you in the land which the LORD your God gives you for an inheritance to possess), if only you will obey the voice of the LORD your God, being careful to do all this commandment which I command you this day. For the LORD your God will bless you, as he promised you, and you shall lend to many nations, but you shall not borrow; and you shall rule over many nations, but they shall not rule over you» (Deut 15:1-6). Nobody in Israel is to be kept in a perpetual state of dependency. Everyone has to be given another chance to start the family economy afresh. However, after up to six years of working for one’s lender, the newly released person will have nothing on his/her own and will be forced to borrow again. Will it not be a beginning of a vicious circle of borrowing and slavery? In order to avoid such a situation, the law says: «If your brother, a Hebrew man, or a Hebrew woman, is sold to you, he shall serve you six years, and in the seventh year you shall let him go free from you. And when you let him go free from you, you shall not let him go empty-handed; you shall furnish him liberally out of your flock, out of your threshing floor, and out of your wine press; as the LORD your God has blessed you, you shall give to him. You shall remember that you were a slave in the land of Egypt, and the LORD your God redeemed you; therefore I command you this today» (Deut 15:12-15). The final goal of the law of the Covenant is the elimination of poverty within the new society of God: «There will be no poor among you» (Deut 15:4), and in consequence, the elimination of marginalization and exploitation of its members. God intends that Israel be an egalitarian – a “circular” society of brothers and sisters taking care of one another. At the same time, the law assures that a society organized and managed according to the “circular” system, with its attention to the well-being of its every member and not just to the maximization of profit for the “haves”, will be, in the long run, financially stronger than other societies. «If only you will obey the voice of the LORD your God, being careful to do all this

75 commandment which I command you this day […] you shall lend to many nations, but you shall not borrow; and you shall rule over many nations, but they shall not rule over you» (Exod 15:5-6). Only in such a society, are its members able to feel secure without having to build high walls and spend their resources on the security arrangements. «Therefore you shall do my statutes, and keep my ordinances and perform them; so you will dwell in the land securely» (Lev 25:18). Some conclusions 1. By concentrating on the maximisation of owner value, one can become a very successful manager in material terms. In this way, one can even deliver essential though short-lived benefits to a targeted group of people. In the long run, however, such an approach is self-destructive and creates a fatal sphere of action that deprives people of their social power and exposes them to exploitative mechanisms of the “pyramidal” system. 2. The alienated members of such a system – socially marginalized and economically exploited - have their dignity diminished. Being demotivated, they do not identify with the system. As a consequence, instead of being a creative economic asset, they become an economic ballast and slow down the economy. (In this context, it is enough to think about the Egyptian plagues and their effects on the country’s economy expressed by the Pharaoh’s ministers: «How long shall this man be a snare to us? Let the men go, that they may serve the LORD their God; do you not yet understand that Egypt is ruined?» (Exod 10:7). 3. Having become a hindrance to the economy, they are perceived as a threat by the managerial class. They are strangers who need to be kept under strict control. Once this course of action is implemented, the alienation of the “aliens” deepens and that introduces a real vicious circle with no way out. «Behold, the people of Israel are too many and too mighty for us. Come, let us deal shrewdly with them, lest they multiply, and, if war befall us, they join our enemies and fight against us and escape from the land. Therefore they set taskmasters over them to afflict them with heavy burdens;[…] But the more they were oppressed, the more they multiplied and the more they spread abroad. And the Egyptians were in dread of the people of Israel. So they made the people of Israel serve with rigor, and made their lives bitter» (Exod 1:9- 14). 4. According to the Bible, God first fashioned the material body of the human beings and only then breathed into it the breath/the spirit of life (cf. Gen 2:7; Job 32:8; 34:14). It shows the unity between body and spirit. It also shows that materiality is the basis of spirituality, that spiritual builds upon the material. In order to have spiritually sound human beings, one needs to take care of their “materiality”. The inalienable ownership of a basic capital, one that both bestows privileges and imposes responsibilities, guarantees human dignity and contributes to the integrity and unity of the society.

76 5. The “circular” system of the society proposed in the Covenant law calls for a managerial model that promotes the good of society and all of itsmembers. By sacrificing a short-term profit, it contributes to the long-term economic outlook of the society in two ways: first, it boosts the creative energies of all its members and thus taps into all human resources; second, by avoiding alienation of a large section of the society and too sharp an economic disparity among the people, it does not waste economic resources on the security arrangements geared towards the protection of the “haves” against the “have-nots”. 6. In other words, the suggestions for the business managers resulting from the analysis of the biblical data can be summarized in the following way: - spread the ownership; - involve all those affected by your system in critical decision making; - enlist their corresponsibility for the system and its outcome; - plug in all their creative energy; - by making more people feel secure and happy you will feel more secure and happy yourself. You don’t need to choose between maximization of owner value and promotion of the interests of the people affected by your business decisions, for promotion of the interest of those affected by your business decisions will contribute to owner-value maximisation.

The rich

Circular = Pyramidal Egalitarian Society Society/Society

help of Equals — The poor there are no poor

77 A PARADIGM FOR COMMUNITY BUILDING: A meditation on Colossians 3:1 - 4:6 Jose VARICKASSERIL (Shillong)

1. Introduction We take Colossians 3:1-4:6 as one unit. The heart of the unit is 3:10. Paul affirms here that there is need to re-create within us the image of God. God is love (1Jn 4:8). His essence is love. He created man/woman in his own image (Gen 1:27). This God-given image which man possessed was disfigured and vitiated through sin. God embarked upon a new plan to re-create the tarnished image of man. With this in mind, He sent his only son into the world out of love for us (see Jn 3:16). In man's efforts at re-creating the image of God within himself/herself, He/She has Jesus as a model and exemplar. Those who see Christ in fact see the Father (Jn 14:8-10). Jesus is in the form of God (cfr. Phil 2:6). Jesus is the invisible image of God made visible (cfr. Col 1:15). In Colossians Paul tells the reader that Jesus is in the image of God and in 3:10, he invites the Colossians to make themselves into the image of God their creator. Becoming God's image implies and involves a close imitation of Jesus Christ. Paul's letter to the Colossians was in fact aimed at this - he wanted to present every man mature in Christ (Col 1:28). In Col 3:10 Paul speaks of a possibility that every man has, namely, that of re-creating the image of the creator within him. And Jesus is the type. In this brief meditation, we shall look at the method that Paul proposes in order to carve the Jesus image deep within us. This re-shaping of oneself has much to do with communion and community building. In other words, one cannot build himself / herself into Christ's image without an appropriate interpersonal relationship. And every authentic interpersonal relationship implies a genuine love for the other. In his exposé Paul lays before the Colossians some methods that are needed in order to renew the tarnished image of man. In laying down the requirements, Paul reaffirms the need for the divine. If members of a community desire to create a communion of brothers, then God must be given the central place in the life of that community. However right relationship with the divine alone is not sufficient. This is an idea that is found also in the prophetic literature (cfr. especially Is 1:11f; Amos 5:21f. and Micah 6:7f.). There are also negative qualifications that to be avoided and positive requirements which are to be acquired. In this meditation, we shall briefly focus our attention on all these three aspects.

2. The role of the Divine in communion building Paul begins the paraenesis section (3:1-4:6) inviting the Colossians to seek the things that are above. In the first 4 verses our attention is drawn to the

78 transcendent. The community of Colosse is invited to look at Jesus who is seated at the right hand of the Father. The idea here is similar to the one contained in the Letter to the Hebrews (cfr. 12:1-2). There too, Jesus serves as an inspiration and the type. We are to look at Jesus so as to imitate him and copy him. In drawing the attention of the Colossians to things that are above, Paul uses two verbs in the present imperative. The verb seek (zhtei/te) and think about (fronei/te) therefore refer to a constant disposition that the Christians must have. It is a disposition wherein one's life is constantly revolving around the heavenly and the transcendent. This will be possible when the fleshly within us is shed. And the spiritual must be put on. Paul reminds the Colossians that they belong to a category of people that have put off the old nature…and put on the new nature. This is an idea that is also found in Ephesians, a letter that has much in common with the letter to the Colossians (see Eph. 4:22-24). Paul returns to the theme of the divine several times in this hortatory section that we are dealing with. In fact, some 43 times Paul refers to the divine by making use of words like Christ, God, above, heaven, creator, Lord, thanksgiving, Word, psalms, hymns, songs, Father, pray, prayer, in the name of Jesus, etc. In 3:16-17 Paul speaks of the need for the Word to reign in our hearts. And proclamation of the Word had become almost an obsession to Paul (see also 4:3). He also speaks of the need for having recourse to psalms, hymns and spiritual songs. The need to thank God is mentioned more than once (see 3:17 and 4:2). In 4:2 Paul speaks of the type of prayer that we should have recourse to. Using the present imperative of proskartere,w Paul speaks here of a constant prayerful disposition that the Christian must have.

3. Negative qualifications to create within the Christian the image of Christ There is an invitation to free oneself from a wide range of vices. Paul's list is rather extensive. Basically, one can boil down the content of the list to what is already contained in the 10 commandments especially in the second part of the decalogue, namely the commandments related to one's dealings with his/her neighbour. Paul invites the Colossians to get rid of fornication (pornei,a), impurity (here is a reference all sorts of uncleanness), passion (the reference is to sensuality and all types of sexual disorders), evil desires, and covetousness. Paul calls these 5 sins idolatry or worship of false gods. These are sins which create also a chasm between a person and his neighbour who is violated. Bonds of true love are broken down when man becomes a slave to these forms of evil. One is enslaved and he/she enslaves others too. There is no true love where there is no true freedom. Paul commands the Colossians to put

79 to death once and for all (that is the nuance contained in nekrw,sate which is an aorist imperative) all such vices. Using another aorist imperative, namely avpo,qesqe Paul instructs the Colossians to rid themselves off another list of sins against one's neighbour. The sins against one's neighbour include anger, wrath (meaning rage), malice (meaning whatever is ugly and dirty), slander or defamation (which is indeed a form of blasphemy against one's neighbour) and foul talk. These are all forms of unacceptable conduct which poison human relationships (see James D.G.DUNN, Romans 1-8, Word Biblical Commentary, Dallas, 1988, p 76). Paul crowns his list by telling the Colossians to stop telling lies. To tell a lie is to sever the trust and it undermines the foundations of a community. There is nothing so harmful to community building as telling a lie since it corrodes mutual trust and creates suspicion among the members. And a community is destroyed irreparably once suspicion has set in among its members.

4. Positive requirements to be met for community building Paul exhorts the Colossians to put on once and for all a number of virtues which are predicated of God (cfr. P.T. O’BRIEN, Colossians, Philemon, Word Biblical Commentary, … TX, 1982, pp. 195-213). These virtues are an integral part of communion building. The virtues to which Paul draws the attention of the Colossians are: A feeling of compassion, kindness (which is same as goodness or bounty), lowliness (which is the virtue of Jesus Christ as mentioned in Mt 11:29 and as contained in Philippians 2:8), meekness (this is the virtue by which Jesus defines his identity - cfr. Mt 11:29). According to Barclay, meekness means getting angry at the right time and not getting angry at the wrong time (see W. BARCLAY, The Letters to the Philippians, Colossians, Thessalonians, Edinburgh, 1974, p 189). Patience, tolerance (forbearance) and the capacity to forgive someone who has hurt us are other qualities which foster harmony and communion. Jesus is the example and type par excellence in forgiving. He is to be the standard and inspiration when extending forgiveness to the faltering and failing members of a community. All these are Virtues which are the antithesis of self-centredness (cfr. Donald GUTHRIE, New Testament Theology, Inter- Varsity Press, . . . ., 1981). Paul further insists on the importance of love, peace and gratitude which are foundational for building true communion among members of one body (3:15). In a family, in a community there is the need for mutual correction and disciplining. No one ought to have an am I my brother's guardian attitude? (cfr. Gen 4:9). Paul and James speak in no ambiguous terms of the need to bring back the wayward through correction and discipline (see Gal 6:1 and James 5:19-20). And in teaching and admonishing one another, the tool par excellence at our disposal is the Word of God (3:16).

80 Paul's paraenesis in view of communion building continues. Humble submission of the wives to their husbands, a love of benevolence (avgapa,w) towards the wife on the part of the husband through avoidance of all harshness, obedience to parents on the part of children, the fathers' obligation not to provoke children, the duty of slaves to perform their duty in all sincerity, a fair treatment of slaves by the masters are other essential requirements for the building up of a community. Paul concludes by insisting on the need for being pleasant, courteous and polite in one's conversations. Gracious speech attracts and contributes immensely to the building up of communities.

5. Conclusion A good blending of the divine and the human, of the vertical and the horizontal restores the lost image of God within every individual of a community. When one is transformed into the image of Jesus (or of the creator), one becomes also an agent of communion building. And in the process of building a communion, the person and the personality of Jesus shine as a powerful model and exemplar. When the old nature is put off by distancing oneself from the defects against the community and when the new nature is put on by the practice of the virtues mentioned by Paul, then there takes place the wonder of wonders, namely all distinctions and barriers are removed. The social, religious, economic, and cultural barriers which are obstacles to true communion are broken down (3:11).

81 LAS SAMARITANAS DE LOS EVANGELIO EN EL CARISMA SALESIANO. Algunos matices Hernán CARDONA RAMÍREZ

Introducción Para nadie constituye un secreto la presencia de al menos una samaritana y un samaritano en los evangelios del Nuevo Testamento. El cuarto evangelio (Jn 4,4-43) trae un relato donde Jesús se encuentra con una mujer samaritana del poblado de Sicar; y Lucas refiere la faena del samaritano misericordioso en el camino de Jerusalén a Jericó (Lc 10,30-37). Llama la atención no tanto la mención de estos personajes, sino la inserción de sus acciones cuando eran enemigos declarados de los judíos a lo largo de muchos siglos. Para el judaísmo los samaritanos, por haber mezclado su sangre con los pueblos paganos desde el año 721 ac, aparecían como un grupo digno del rechazo y la marginación. María Mazzarello y Juan Bosco sintieron el llamado del Abbá para darse a los marginados de su tiempo, a las jóvenes y a los jóvenes, pobres, abandonados, excluidos y en peligro. Para los evangelios se trata de una mujer y de un varón, samaritanos, de la misma región. Don Bosco y Madre Mazzarello nacieron al norte de Italia. La samaritana recibe a Jesús en su pueblo y con Él evangeliza su comarca; de manera similar Madre Mazzarello desde Mornés no solo evangeliza el pueblo, desde allí saldrá para otras regiones de Europa y hacia las misiones. El samaritano salió de su región para adentrarse en el camino de Jerusalén a Jericó; Don Bosco salió de I Becchi, pasó por Chieri y terminó en Turín, centro de operaciones, para abrirse luego al mundo de los jóvenes empobrecidos y enfermos del mundo sideral. La samaritana tiene una preocupación por el lugar del culto y descubre la vida de las personas como el espacio propicio de la oración. Madre Mazzarello desde la ventana de la Valponasca, descubrió muy pronto el mismo criterio bíblico. El samaritano atendió al aporreado en una posada, allí le ofreció la salud y el bienestar; Don Bosco ofreció a los suyos, pan, trabajo y paraíso, el desarrollo integral de sus capacidades. De esta forma podríamos adentrarnos en muchos detalles de los evangelios en agraciada sintonía con rasgos esenciales del carisma salesiano. Sin embargo, en orden a la claridad, ahora se propondrán algunos matices particulares para cada relato bíblico.

Del pozo de Jacob al pozo de Mornés El encuentro de Jesús en Jn 4,4-43 no se agota en la mujer de Samaría, también hay un diálogo con los discípulos y con la comunidad; el relato nos lleva desde una persona hasta la entera población. Un proceso similar vivió María Mazzarello desde el contacto con Don Pestarino, con las otras jóvenes

82 de su grupo, pasando por su familia, hasta conformar el instituto de la “Hijas de María Auxiliadora”. Se trata desde el pasaje evangélico de una cita personal pero también colectiva –o mejor “comunitaria”-, el proceso con esta aislada mujer permite entender por anticipado, y sin necesidad de volver a repetir los detalles, la transformación obrada por Jesús en la comunidad. Al final del pasaje, los eventos ocurridos con la samaritana se replican en toda una ciudad, por ello Jesús “permanece” allí (Jn 4,43) el tiempo suficiente para operar una metamorfosis. Para facilitar la lectura del pasaje miramos tres escenas: Jesús dialoga con la samaritana; Jesús dialoga con sus discípulos; Jesús dialoga con los moradores de Sicar. Primero, la conversación con una mujer, una persona individual (Jn 4,5-26); luego con los discípulos, es decir, con la comunidad (Jn 4,27-38); y finalmente, con los habitantes del poblado, o sea, con la sociedad (Jn 4,39-42). El texto corresponde, en el cuarto evangelio, a la segunda cita privada de Jesús con una persona particular, y en este caso se configura una de las conversaciones más largas de Jesús en el Evangelio. El primer diálogo muestra la entrevista de Jesús con Nicodemo (Jn 3,1-21); tanto en ese encuentro como con la samaritana Jesús utiliza la praxis didáctica del coloquio; el cual desde la lectura salesiana corresponde al diálogo interpersonal, la charla de amigos y la palabra al oído.

Primera escena: Del temor de Nicodemo a la Samaritana buscadora Nicodemo es un judío (de allí viene la salvación, según Jn 4,22), la mujer es una samaritana y por ello hace parte de un pueblo disidente política y religiosamente del centro del poder: Jerusalén. El varón judío representa la clase regente (“Magistrado judío”; Jn 3,1), la mujer samaritana según su entorno está marcada por la doble marginación: mujer y sicariense. Nicodemo asoma como una persona de prestigio (“Maestro en Israel”, Jn 3,10), la samaritana como una mujer de una vida ambigua, incluso, Jesús conoce sus yerros. Este Maestro judío busca a Jesús de noche (Jn 3,2), la samaritana en cambio, al mediodía, a plena luz. Nicodemo toma la iniciativa de buscar a Jesús, pone el tema de la conversación (Jn 3,2), en el caso de la samaritana, Jesús busca el agua, toma la iniciativa y conduce el coloquio con esta necesitada mujer. Desde otra perspectiva, el diálogo va desde fuera hacia dentro de la ciudad: comienza con Jesús y la samaritana solos junto al pozo de Jacob, luego entran en escena los discípulos y junto con ellos Jesús contempla los campos, finalmente Jesús entra la ciudad, donde es acogido como huésped de honor, incluso se queda allí durante dos días. Madre Mazzarello y Juan Bosco, buscaron en la periferia, en medio de los jóvenes más pobres, el rostro de Jesucristo, les devolvieron la identidad perdida, los involucraron en la ciudad, en el mundo del trabajo y la realización personal. El encuentro va da del pozo físico al pozo del corazón: el corazón humano por sí mismo incapaz de

83 producir vida, descubre en el corazón del Padre el don inagotable de la vida. En el carisma salesiano la educación es un asunto del corazón. También el relato pone al descubierto el quiebre de profundas dicotomías, reconcilia al varón y a la mujer (conflictos de género), al judío con el samaritano (enemigos políticos), al verdadero-falso adorador de Dios (discriminaciones religiosas). Solo a partir de este reconocimiento la mujer se deja educar por Jesús y comprende la grandeza del don de Jesús, él es capaz de llenar los vacíos, saciar la sed. El carisma salesiano desde el Sistema Preventivo idéntico en la persona de Juan Bosco se transforma en un itinerario pedagógico, sin duda, afincado en el derrotero paradigmático de Jesús de Nazaret. En pocas palabras, la primera escena descubre unas actitudes fundamentales. Jesús viene de Judea donde una discusión con los judíos ha desvelado su rechazo a la realidad de Dios como Padre, llega a Sicar, a territorio samaritano hostil, cansado y con sed. Se acerca al pozo de Jacob, un lugar estratégico, al mediodía, cuando es hora de almorzar, allí donde pueden llegar las personas. En el diálogo, Jesús le pide a la mujer un gesto muy humano: “dame de beber”. Pero muy pronto se evidencia una verdad, aunque se tome agua del pozo de Jacob, la sed volverá. Jesús, al contrario, se ofrece Él mismo, dona el agua viva y el regalo del encuentro con su Padre: Dios nos viene en Jesús. Los miembros de la familia salesiana como signos y portadores del amor de Dios a los muchachos y las muchachas, administramos ese don par entregar a Dios como Padre al gran potencial del mundo: los y las jóvenes. Jesús le revela a la mujer la verdad de su vida, muchos ídolos han copado sus intereses. El marido de la "necedad desinformada y conformista", la situación del mundo no tiene remedio. El "marido neoliberal y consumista", ser "como todo el mundo", desde el confort y la vida fácil. El "marido individualista" el cual seduce con la facilidad de una vida trivial y distraída sin sentir dolor por los otros. El "marido pseudoterapeuta", impone el psicologismo como explicación última de la historia. El "marido secularista", quien aleja del pozo, del encuentro profundo con el Señor y de la experiencia mística, incapacita para expresar la experiencia espiritual. El "marido espiritualista" pues nos saca de la realidad y nos deja abandonados en una serie de situaciones marcadas por la nueva era sin ningún sentido de vida. El "marido idolátrico" limitado al culto a los medios y a los instrumentos, a las instituciones, los ritos y las leyes, haciendo cada vez más difícil esa adoración del Padre quien nos busca y se deja sentir en nosotros. El "marido de los mil quehaceres" para justificar las obras y la incesante actividad8. Pero ella, la

8 Estas frases de los maridos de la samaritana en versión moderna, son prestadas de la intervención de Dolores Aleixandre, en el reciente Congreso de Vida Consagrada, Roma, Octubre de 2004 ( www.congreso2004.org ).

84 samaritana, en ese lugar fue liberada de sus idolatrías. Por eso pudo conocer la verdad sobre Jesús. Los jóvenes destinatarios de la misión salesiana viven en el mundo holístico situaciones similares y requieren otros “Jesús” al estilo salesiano, capaces de alejarlos de los ídolos modernos. Al Dios de la vida, al Padre de Jesús ya no se le adora en un lugar, ahora importa el modo de encontrarse con Jesús, será en el Abbá, en Espíritu y en verdad. El encuentro ahora se da en las personas, en su mente y en su corazón, en la capacidad de gastar la vida por medio del servicio, la bondad y la misericordia. Muy bien comprende el carisma salesiano estas dimensiones de la lucha contra la idolatría cuando educa evangelizando y evangeliza educando, cuando centra el sistema preventivo en la persona de Don Bosco y de los jóvenes, cuando quiere mostrarles por la praxis pedagógica la ciencia más eminente en la persona de Jesús.

Segunda escena: De la samaritana a los discípulos Cuando la mujer descubre a Jesús y está a punto de ir más allá de sus impresiones iniciales, llegan los discípulos, seguramente con el almuerzo. La mujer entonces “deja el cántaro”, se le olvidó el motivo por el cual llegó al pozo; “corre a la ciudad” y “anuncia a sus vecinos” la novedad (Jn 4,28). La samaritana se convierte en apóstol tocando las puertas de las casas de Sicar para anunciar su propia vivencia. También la samaritana lleva a los otros a creer. El éxito de la misión de la mujer reluce de inmediato: “Salieron de la ciudad e iban donde Jesús” (Jn 4,30). Una simple conversación privada termina ante una muchedumbre, la cual al filo del mediodía, busca calmar el hambre y la sed con Jesús “agua viva”. Ahora, de improviso, los discípulos entran en la escena, sin conocer detalles de lo sucedido. Al regresar de Sicar, se encuentran con dos hechos: El Maestro está hablando con una mujer (Jn 4,27); el Maestro no quiere comer (Jn 4,31). La conversación con la samaritana nació a propósito del agua, del mismo modo la conversación con los discípulos nace de la comida. Junto al mismo pozo, y con la foto de una multitud corriendo hacia Jesús, se desarrolla el segundo coloquio de este relato (Jn 4,31-38). A los discípulos Jesús les conversa sobre el alimento del cual vive. “Mi alimento es hacer la voluntad del que me ha enviado y llevar a cabo su obra” (Jn 4,34). Un ejemplo concreto: Jesús acaba de entregar el don de Dios a la samaritana y hará lo mismo con sus paisanos de Sicar. El don salvífico del Padre en la persona de Jesús no es una promesa de futuro, sino una realidad (Jn 4,35) los discípulos pueden verlo con sus propios ojos. La comparación siguiente (Jn 4,36-37), del sembrador y del segador, muestra cómo el Padre prepara y conduce estos encuentros; en la base se halla la pedagogía de Dios. Las acciones de los discípulos de Jesús en el mundo, dependen de las obras de su maestro: “Yo os he enviado a segar donde vosotros no os habéis fatigado. Otros se fatigaron y vosotros os aprovecháis de su fatiga” (Jn 4,38). Los discípulos toman parte de la obra de Jesús y deben continuarla. Para Don

85 Bosco en este contexto cada presencia salesiana debe ser casa que acoge, escuela que educa, parroquia que evangeliza y patio donde hacer amigos (C. 40). Sin duda en la casa salesiana, la misa y la mesa, juegan un papel esencial pues el sueño de los nueve años nos enseñó hacernos humildes, fuertes y robustos. De este ambiente familiar, como en Mornés, saldrán los discípulos y discípulas misioneros en los cinco continentes.

Tercera escena: de los discípulos a una ciudad “enemiga”, ahora evangelizada La plática de Jesús con los discípulos fue un paréntesis en su encuentro con la samaritana. Sobre ese horizonte Jesús insertó la misión de sus discípulos. Pero la historia sigue, incluso es curioso, la samaritana aplicó con los sicarienses, la misma táctica de Jesús con sus dos primeros discípulos: “Vengan y vean” (Jn 1,29; 1,39a). La samaritana llevó al pueblo al encuentro con Jesús. Dio su testimonio e hizo una pregunta “¿No será el Cristo?” (Jn 4, 29). El pueblo respondió con su fe: “Creyeron en él por la palabras de la mujer” (Jn 4,39). Ante esta respuesta, Jesús decide permanecer con ellos, así la fe de los samaritanos se ejercitó como comunión, como relación estrecha con Jesús: “Le rogaron se quedara con ellos. Y estuvo allí dos días” (Jn 4,40). La comunión con Jesús lleva al pueblo a experimentar la vivencia de la mujer de Sicar. Jesús gana ahora nuevos creyentes. Este último paso es decisivo. A Jesús se le descubre en dos fases consecutivas: Por las palabras de los testigos: “Creyeron en él por las palabras de la mujer” (Jn 4,39). Por la relación personal con él: “Ya no creemos por tus palabras” (Jn 4,42). El pueblo se vuelve discípulo y llega a una confesión de fe inmensa: “Sabemos que éste es en verdad el Salvador del mundo” (Jn 4,42). La ignorancia de los samaritanos (Jn, 4,22) se transforma en conocimiento por experiencia personal (“sabemos”). Sólo en la continua y abierta comunión con Él se puede saber quién es Jesús, y a la vez acoger el don ofrecido desde el Padre. Este hecho revuelca por completo la escala de valores: mientras los judíos, de quienes viene la salvación (Jn 4,22), rechazan a Jesús (Jn 4,1), los samaritanos, alejados, enemigos e ignorantes, aceptan y llegan a hacer una experiencia de salvación. La dimensión misionera del carisma salesiano da testimonio de este mismo proceso.

Conclusión La mujer de Sicar, Don Bosco y Madre Mazzarello, son capaces de contagiarnos hoy, al volver a las fuentes, su encuentro con Jesús; la samaritana nos muestra cómo llegó al pozo de Jacob con su cántaro vacío y sin ilusiones; María Mazzarello nos habla del tifo asesino de sus energías y su orgullo; Juan Bosco de su paso por el “convitto ecclesiastico” con Don Caffasso, donde muchas noches bebió lágrimas de incertidumbre; también ellos nos narran su experiencia misionera con los jóvenes y las jóvenes de sus pueblos; nos fascinan con sus estrategias para llevarlos a Jesús. Ellos le han posibilitado a

86 los suyos compartir el agua de su experiencia y nos enseñan a encausar todas nuestras fuentes dispersas. Nos encantan asimismo al hablarnos de cómo fueron liberados de sus idolatrías, pues en cada ser humano yace una fuente, un pozo del cual siente sed el Maestro, cuando nos espera sentado en su brocal. El don regalado por Jesús se transforma en una corriente de vida capaz de anegarnos, se trata de reconocer la sed de Él, latente en nosotros y en nuestras comunidades educativas. La pedagogía del Sistema Preventivo vive, los jóvenes, razón de ser de la educación, deben ser el centro de nuestra praxis; más allá de predicarles, enseñarles y dirigirlos debemos escucharlos, dialogar con ellos y compartir la vida, de ese modo descubriremos la alegre sorpresa de ser evangelizados por aquellos a quienes anunciamos la Buena Nueva. El pasaje de la samaritana tanto como el carisma salesiano revelan una paradoja, quien sediento nos pide agua para calmar la sed, resulta ser quien calma la nuestra. Las jóvenes de Mornés y Bartolomé Garelli, el primer oratoriano, se transformaron en camino de salvación para Don Bosco y Madre Mazzarello. Cuántas misiones aparecen como un fracaso o nos dejan un sabor amargo en la boca; un hecho similar se vivió en Sicar, al final, la mujer volvió a la casa sin agua, sin cántaro y con una sed, hasta ahora desconocida, pero suficiente para motivarse a llevar hacia Jesús el poblado entero. He aquí el reto para el seductor carisma salesiano.

87 FEDERAZIONE BIBLICA CATTOLICA

Dall’anno .. l’Associazione Biblica Salesiana è membro associato della Federazione Biblica Cattolica, che nel settembre 2005 a Roma ha celebrato a il 40° anniversario della Costituzione Dei Verbum con un congresso mondiale. Oltre a una breve cronaca, riportiamo la relazione del Card. Martini sul tema: ...”. La FBC (opp. CBF) pubblica il Bollettino Dei Verbum in quattro lingue: ingles, francese, tedesco, spagnolo. Indirizzo: Catholic Biblical Federation, Postfach 105222 – 70045 Stuttgart (Germania). Sito internet della CBF (in quattro lingue: inglese, francese, spagnolo, italiano): www.c-b-f.org .

LA SACRA SCRITTURA NELLA VITA DELLA CHIESA Congresso della Federazione Biblica Cattolica (Roma, 14-18.9.2005) Per il 40° della promulgazione della costituzione conciliare Dei Verbum, la Federazione Biblica Cattolica, in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei cristiani, ha celebrato un Congresso su “La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa”. Dal 14 al 18 settembre sono convenuti a Roma, presso la Domus Mariae, circa 400 delegati (tra i quali 60 vescovi) provenienti da 98 paesi per riflettere insieme sul cammino biblico-pastorale percorso nelle diverse regioni in questi anni e porre all’attenzione delle comunità cristiane nel mondo la centralità della Scrittura. Nell’introdurre i lavori il presidente della Federazione, Mons. Vincenzo Paglia, ha sottolineato come la Costituzione conciliare abbia inteso riscoprire la Scrittura come luogo privilegiato per la crescita nella fede dei cristiani e della vita ecclesiale. Nella relazione di apertura il card. W. Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani, ha tracciato un bilancio del dibattito teologico che ha interessato la Sacra Scrittura dal contesto tridentino fino alle dispute del XX secolo e agli sviluppi conciliari prodotti dal movimento biblico, determinante anche per lo sviluppo del dialogo ecumenico. La seconda giornata è stata caratterizzata dalla riflessione sull’impatto che la Dei Verbum ha avuto nel contesto culturale e teologico del XX secolo. La relazione centrale era affidata a Mons. John Onayekan, arcivescovo di Abuja (Nigeria) e presidente del Simposio delle Conferenze Episcopali d’Africa e Madagascar, il quale ha tratteggiato gli aspetti emergenti della relazione tra Bibbia e vita della Chiesa, valorizzando soprattuttuo l’esperienza africana. Il continente africano rappresenta infatti una vera e propria frontiera per l’apostolato biblico. Mons. Onayekan ha anche rilanciato l’appello a tutti i partecipanti di appoggiare la proposta al papa Benedetto XVI della convocazione di un’assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi dedicato al tema «La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa». La mattinata è proseguita con l’approfondimento di quattro comunicazioni articolate secondo aree geografiche sul tema: “Sfide e prospettive per l’implementazione della Dei Verbum nel mondo”. Nel pomeriggio sono stati organizzati altri

88 incontri per gruppi di interesse sulle diverse forme e modalità della pastorale biblica nel mondo. La mattinata del 16 settembre è stata consacrata alla celebrazione eucaristica nella basilica di San Pietro, presieduta dal card. W. Kasper, e dall’udienza che il papa Bendetto XVI ha concesso a tutti i congressisti a Castelgandolfo. Il Santo Padre ha ricordato l’importanza del cammino compiuto dalla Chiesa in questi 40 anni e ha ribadito l’urgenza e la necessità di continuare con rinnovato vigore la diffusione della Parola, mediante una profonda esperienza spirituale e un’efficace pastorale biblica. La relazione pomeridiana è stata tenuta dal card. Carlo M. Martini, arcivescovo emerito di Milano, sul tema: “Il ruolo centrale della Parola di Dio nella vita della Chiesa – L’animazione biblica dell’esercizio pastorale”. La stessa storia redazionale della Dei Verbum – ha osservato il card. Martini – ha posto in essere un processo di trasformazione di mentalità sia sul versante della riflessione colta che su quello propriamente pastorale. Come ha auspicato il Concilio, la Bibbia, deve diventare sempre di più il “libro della preghiera” dei credenti. Il cuore della pastorale biblica è costituito dall’incontro personale ed orante con la Parola, mediante il metodo della Lectio divina. Nel pomeriggio si sono svolti tre interessanti dibattiti: “Bibbia e catechesi”, “Bibbia e liturgia”, “Bibbia e famiglia”. Nell’ultimo giorno è stata proposta una riflessione ecumenica a più voci su “la Sacra Scrittura e l’unità dei cristiani”. Quattro sottogruppi si sono confrontati sul dialogo intereligioso con il mondo ebraico, islamico, induista, buddista e con i nuovi movimenti religiosi. I lavori si sono chiusi nel pomeriggio con una tavola rotonda dedicata al rapporto tra mondo contemporaneo e la Parola di Dio. Il congresso ha rappresentato un momento significativo per il cammino delle chiese dopo il Concilio. La presenza di numerosi vescovi e rappresentati ecclesiali, la ricchezza dell’esperienze bibliche attivate in numerose nazioni ed aree geografiche del mondo (per l’occasione le nazioni presenti hanno allestito diversi stands biblici) e soprattutto la crescente consapevolezza del ruolo della Sacra Scrittura per la vita dei credenti costituiscono segnali di un “cambiamento in atto” nella Chiesa, frutto della Dei Verbum. Circa il futuro della pastorale biblica i partecipanti hanno delineato le seguenti prospettive: 1. un crescente impegno di risorse umane, fatto di collaborazioni di uomini e di donne su progetti di pastorale biblica a medio e lungo termine; 2. il reperimento di maggiori risorse finanziarie per sostenere l’evangelizzazione e l’inculturazione della Sacra Scrittura, soprattutto nei paesi del continente africano ed asiatico; 3. una più stretta ed intelligente collaborazione per unificare gli sforzi e mettere in comune le ricchezze delle singole realtà geografiche; 4. l’utilizzazione delle possibilità comunicative e mass-mediali presenti nel mondo globalizzato, che deve favorire un allargamento delle dimensioni e dei destinatari della pastorale biblica; 5. la necessità di tendere all’unità, mediante un attento e rispettoso dialogo ecumenico tra i cristiani e un

89 confronto costruttivo con le altre religioni mondiali sui grandi temi della vita e dell’uomo.

Nota. La relazione del card. Martini è riportata sopra alle pp.

RICORDO don Andrzej STRUS Nato il 19 aprile 1938 in Polonia, dopo gli studi liceali seguì la vocazione salesiana. Ordinato sacerdote (1964), fu per due anni rettore della chiesa parrocchiale a Łodz. Riprese poi gli studi teologici presso la Facoltà di Teologia dell’Università Cattolica di Lublino; di qui passò al Pontificio Istituto Biblico di Roma (1969-1971), conseguendo la Licenza in Scienze bibliche, e nel 1971-72 fu allievo dell’École Biblique et Archéologique Française di Gerusalemme. Ritornato a Roma, fu assistente alla cattedra di Antico Testamento nell’Università Pontificia Salesiana dal 1973 al 1976, anno in cui coronò i suoi studi con la tesi dottorale: “Nomen-Omen”. Poétique sonore des noms propres dans le Pentatéuque et les Livres historiques, elaborata sotto la direzione di L. Alonso Schökel (Analecta Biblica 80, Roma 1978). Promosso professore aggiunto, oltre che all’Università Salesiana prestò con generosità il suo apprezzato servizio in vari centri salesiani di studio: dal 1976 al 1980 a Łodz in Polonia, dal 1986 al 1990 a Cremisan in Palestina, con il ruolo di Preside, dal 1990 al 1992 a Lumumbashi nel Congo, negli anni 1996 e 1997 presso la Sezione della Facoltà di Teologia a Torino. Nel 1992 fu nominato professore straordinario e nel 2004 professore ordinario per la cattedra di Antico Testamento dell’UPS. Il suo interesse era rivolto anche all’archeologia. In seguito a una prima esperienza negli anni 1975-1976, a partire dal 1986, soprattutto nel periodo estivo, condusse diverse campagne di scavi in Terra Santa, concentrandosi sull’antico sito di Kirbet Fattir – Beit Gemal (presso Beth Shemesh), che secondo la tradizione avrebbe ospitato il corpo di santo Stefano e avrebbe visto sorgere un martyrion in suo onore. Oltre ai saggi pubblicati in “Salesianum”, “Révue Biblique”, “Liber Annus SBF”, ecc., recentemente offrì agli studiosi il risultato delle sue indagini nel volume: Khirbet Fattir – Bet Gemal. Two ancient Jewish and Christian sites in Israel, LAS, Roma 2003. La sua multiforme attività e la sua competenza come studioso è testimoniata anche da altri numerosi articoli e dai volumi di cui curò l’edizione. Membro dell’Associazione Biblica Italiana, ne frequentava i convegni. Membro fondatore dell’Associazione Biblica Salesiana, ne divenne Presidente nel 1993 e la guidò con entusiasmo fino alla sua ultima fatica: il V Convegno mondiale, svoltosi a Cracovia dal 27 dicembre 2004 al 3 gennaio 2005, sul tema: Lettura orante della Bibbia: Lectio divina e vita salesiana.

90 Nel ricordo degli allievi egli rimane come docente preparato, gentile e premuroso, sempre pronto ad aiutarli e a condurli con mano esperta ad addentrarsi nel mistero della Parola di Dio. Come religioso e sacerdote, don Andrea lascia un esempio di vita fedele alla preghiera e zelante nell’apostolato. Colpito dalla malattia, l’affrontò con coraggio, continuando a progettare e portare avanti i suoi impegni. Intimamente unito alle sofferenze di Cristo, la sera del 12 giugno 2005 è tramontato a questo mondo per risorgere in Dio (cf Ignazio di Antiochia, Lettera ai Romani 2,2) . Mario Maritano

don Karl KRUSE Nato a Rotterdam (Olanda) nel 1920, dopo gli studi ginnasiali a Essen in Germania, nel 1937 giunse a Torino, dove iniziò la sua formazione salesiana. Dopo gli studi filosofici, portò a compimento gli studi di teologia nello Studendato di Bollengo (presso Ivrea), dove venne ordinato il 4 luglio1948. Conseguita la Licenza in Teologia presso il Pont. Ateneo Salesiano di Torino, nel 1950 fu inviato a Roma per gli studi biblici al Pont. Istituto Biblico. Dal 1953 fino al 1993 insegnò Sacra Scrittura in diversi studentati (Messina, Castellamare, Bollengo). Da Bollengo fu trasferito nella Sezione di Torino della Facoltà di Teologia dell'Ateneo Salsiano, diventato dal 1973 Università Pontificia. Don Kruse è stato un docente appassionato della Parola di Dio, non solo nelle aule scolastiche, ma anche nei gruppi biblici parrocchiali. Sua caratteristica è l'aver sempre accompagnato la docenza con il servizio pastorale proprio del salesiano: negli oratori, tra gli Scout, nell’insegnamento della religione cattolica in diverse scuole e, per molti anni, tra i giovani universitari del Collegio universitario dell'Istituto Internazionale Don Bosco di Torino- Crocetta. Lasciata la docenza per raggiunti limiti di età, si è dedicato al servizio pastorale fino all'ultimo nella nostra chiesa pubblica. Tra le molteplici attività di don Kruse va annoverato quella di traduttore di diverse opere, tra le quali il nuovo Catechismo Olandese. Non ha lasciato, invece, pubblicazioni inerenti alla sua specializzazione biblica. Tuttavia, buon conoscitore delle tendenze esegetiche in campo, ha saputo offrire agli studenti un insegnamento sempre aggiornato e al tempo stesso vagliato alla luce degli orientamenti del magistero ecclesiale. È morto alla Crocetta la mattina del 3 gennaio 2005. I suoi colleghi e tutti i confratelli lo ricordano con affetto non solo per il suo insegnamento, ma anche per la sua personalità ricca di simpatia, arguzia, buon umore, discrezione e dedizione pastorale. Il Signore lo accolga tra i suoi fedeli servitori. Sabino Frigato

Severino FABRIS

91 Soci ABS 2006

Rik ALEN BEN Mario GALIZZI ICP Francis ALENCHERRY, Roma Giuseppe GAMBA ICP Miguel Ángel ÁLVAREZ SSE Francisco J. GONZÁLES VEN Sevilla Caracas Jesús ARAMBARRI SMA Wolfgang GRUEN BBH Madrid Sâo Paulo Arnulfo ARRUBLA COM Josef HERIBAN UPS Roma Gianni BARBIERO IRO Ladislav HERYÁN CEP Roma Praha Juan BARTOLOMÉ Roma Norbert HOFMANN Roma Robert BAUER SUE Paolo IAFOLLA IAD Vladimir BAXA SLK Stanislaw JANKOWSKI PLN Zepherinus BAXLA ING Jean Silvain JEANNOT HAI Shillong Sylwester JĘDRZEJEWSKI PLS Cesare BISSOLI UPS Roma Kraków M. Gillian BONNEY coop. sales. Sebastian KAROTEMPREL ING Carlo BUZZETTI UPS Roma Shillong Victor Luis CABAÑAS MOR Ryszard KEMPIAK PLO Jerusalem Maria KO HA FONG FMA John CABRIDO FIN Auxilium, Roma Parañaque Miroslaw KOKOŁ PLO Luis Alfredo CÁRDENAS COB George KOTTIRY INK Bogotà Michael KRÄMER GEM Hernán CARDONA COM Benediktbeuern Medellín Enrique LAPADULA ABA Pascual CHÁVEZ VILLANUEVA Martin LASARTE ANG Rettor Maggiore Jordi LATORRE CASTILLO SBA Mario CIMOSA UPS Roma Barcelona Enrico DAL COVOLO UPS Roma Arthur LENTI SUO Henryk DRAWNEL PLO Celestino LINGAD FIN Lublin Parañaque Antonio FALCONE IME Jos LUYTEN BEN Oud-Heverlee Nilson FARIA DOS SANTOS BBH Sylvanus LYNGDOH ING Belo Horizonte Shillong Lanfranco FEDRIGOTTI CIN John MADASSERIL INT Hong Kong Scaria MATTAM INK Fabio FERRARIO ILE Bangalore Mario FIANDRI CAM Roman MAZUR MOR Guatemala Jerusalem

92 Pedro MEDRANO G. CAM Pierpaolo ROSSINI INE Ronald MENEZES INB Ryszard RUBINKIEWICZ PLS Francis MOLONEY AUS Lublin Lillo MONTANTI ISI M. Dolores RUIZ PEREZ FMA Messina Gaston RUVEZI episc. Sakania Mauro M. MORFINO ISA Tomasz Andrzej SEŃ PLN Cagliari Alcides SILVA BSP Francesco MOSETTO ICP Sâo Paulo Torino Adam SMIGIELSKI ep. Sosnowiec Yohane Toyokatsu NAMIKI GIA Vincenzo SOCCORSO CIL Gabriel NGENDAKURIYO AFC Santiago Lubumbashi Dariusz SZTUCK PLN Tadeusz NIEWĘGŁOWSKI PLE Ląd Krzysztof OWCZAREK AFE Thomas THARAYIL INK Charles PANACKEL INM Bangalore Madras Mathew THEKKEKARA INK Corrado PASTORE UPS Roma Bangalore Juan Pablo PERON VEN James THEOFILUS AFE Caracas Nairobi Fausto PERRENCHIO ICP Joseph Shabu THOTTUMKAL Torino INK Juan PICCA UPS Roma Leonard VAN DER BOL OLA Stephen PLACENTE FIN Jan VAN DER VALK OLA Parañaque Francesco VARAGONA ISI Felipe PLASCENCIA MEG Messina Guadalajara Jose VARICKASSERIL ING Silvestre PONGUTÀ COB Joan M. VERNET MOR Bogotà Jerusalem Mario PROVERA MOR Rafael VICENT UPS Roma Shaji Francis PUYKUNNEL ING Michele VIVIANO ISI Shillong Messina Aldo RANIERI ABB Otto WAHL GEM Buenos Aires Benediktebeuern Hugo REYES MEM Julian WAWRO FRA Tlaquepaque Lyon Miguel RODRIGUEZ RUIZ GEM Michael WINSTANLEY GBR Benediktbeuern Morand WIRTH UPS Roma Angel RONCERO CAM Giorgio ZEVINI UPS Roma Guatemala Zbignew ZOMERFELD AFM Marco ROSSETTI ICP Torino

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94 I N DI C E

Lettera di presentazione ...... 3 Lettera del Rettor Maggiore, 18 maggio 2005 ...... 5 Statuto dell’ABS ...... 6 V Convegno mondiale ABS (Cracovia 26.12.2004 – 3.1.2005) Cronaca del Convegno ...... 8 Relazione sul quinquennio 1999-2004 (Andrzej Strus) . . . . . 10 Mozioni conclusive ...... 25 Proposte operative ...... 26 Elenco dei partecipanti ...... 27 Vita dell’associazione UPS ...... 28 Africa ...... America ...... Asia ...... Europa ...... Pubblicazioni e dissertazioni ...... Bibliografia di p. Jules Cambier ...... Contributi e studi Carlo M. MARTINI, Il ruolo centrale della Parola di Dio nella vita della Chiesa. L’animazione biblica nell’esercizio pastorale Christopher OWCZAREK, The Objective of Business Management. Biblical Perspective ...... Jose VARICKASSERIL, A paradigm for community building: a meditation on Colossians 3:1 - 4:6 ...... Hernán CARDONA RAMÍREZ, Las Samaritanas de los Evangelio en el carisma salesiano. Algunos matices ...... Federazione Biblica Cattolica Congresso mondiale per il 40° della Dei Verbum ...... Ricordo Andrzej Strus ...... Karl Kruse ...... Severino Fabris ...... Elenco dei Soci ......

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