Rally Tragico L'addio a Flavio Guglielmini
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n. 47 - 20 luglio 2009 Rally tragico L’addio a Flavio Guglielmini La morte di Henry Surtees Un incidente “assurdo” è costato la vita al figlio 18enne del grande John. Un monito all’Europa delle corse: mai sentirsi sicuri ANNI SPEZZATI La foto della settimana Occhio allo “struscio” in riviera Nella prima gara del Gran Turismo a Misano adriatico, la F430 di Mugelli e Kemenater si trova in testacoda sul… corso. I due sfortunati “turisti” si rifaranno in gara 2 2 Registrazione al tribunale Civile di Bologna con il numero 4/06 del 30/04/2003 Direttore responsabile: Massimo Costa ([email protected]) Redazione: Stefano Semeraro Marco Minghetti Marco Cortesi Collaborano: Carlo Baffi Leopoldo Canetoli Samanta Capacini Antonio Caruccio Marco Cortesi Valerio Faccini Alfredo Filippone Dario Lucchese Alessio Morgese Claudio Pilia Guido Rancati Francesco Satta Produzione: Nicola Desiderio Marco Marelli Fotografie: Photo4 Actualfoto Studio Mazzi Photo Pellegrini MorAle Realizzazione: Inpagina srl Via Giambologna, 2 40138 Bologna Tel. 051 6013841 Fax 051 5880321 [email protected] 3 F.1 - La tragedia di Brands Hatch Addio figlio mio eri un campione Marco Cortesi Aveva solo diciott'anni Henry Surtees. Figlio di quel John Surtees campione in For- mula 1 nel 1964 con la Ferrari e ben 7 vol- te nel motomondiale, quando lo sport motoristico era poco più che una roulette russa, Henry aveva negli ultimi anni cer- cato fortuna nei campionati britannici di Formula BMW e F.Renault, prima di debut- tare con successo nel campionato inglese Formula 3 alla fine della passata stagio- ne. A quel punto della carriera, la mossa verso la nuova Formula 2 era sembrata quasi una scelta obbligata, viste le pro- messe di una serie che offriva grandi pos- sibilità a costi decisamente ridotti. Nem- meno ventiquattr'ore dopo aver festeggia- to il primo podio della stagione, Surtees ha perso la vita a Brands Hatch, in un incidente terribile per dinamica e quantità di sfortuna coinvolta. In una prova già tor- mentata dall'acqua e dai contatti, ad essergli fatale è stata una ruota, una di quelle che non si dovrebbero nemmeno più staccare, persa da Jack Clarke pochi istan- ti prima. In un drammatico balletto, è pri- ma tornata in pista e poi rimbalzata ad altezza casco, in mezzo al tracciato. L'im- patto non ha lasciato possibilità. Surtees ha perso subito conoscenza, finendo senza nemmeno frenare contro le barriere della curva Sheene. Portato al cen- tro medico dell'autodromo, è stato poi tra- sportato in ospedale a Londra, mentre la gara successiva, quella del mondiale turi- smo, veniva neutralizzata per permettere all'elicottero di sollevarsi. Non c'è stato nulla da fare. La conferma è arrivata in serata, più per una forma di rispetto verso i familiari che per la presenza di effettive speranze. Ed è così che, drammaticamen- te, una delle tragedie che nelle competizio- ni a ruote scoperte europee non succedo- no quasi mai, è puntualmente tornata a ricordarci di non abbassare mai la guardia. 4 “Henry ha seguito la sua passione fin dal primo giorno in cui si è seduto su un kart. Aveva manifestato di poter raggiungere il top dell’automobilismo, dimostrando maturità, conoscenza tecnica e velocità. Ma soprattutto era una brava persona e un figlio amorevole, che sarà profondamente rimpianto” John Surtees Henry e John Surtees nelle ore precedenti il fatale incidente 5 F.1 - La tragedia di Brands Hatch L’ultima immagine felice di Henry: il podio di sabato a Brands Hatch, con Surtees jr terzo. Era dalla morte di Alboreto nel 2001 (e del commissario di pista Ghislimberti colpito dall’auto di Frentzen alla variante della Roggia a Monza nel 2000), che sulle piste europee non scorreva il sangue. In F.1 le ultime vittime furono Senna e Ratzenbergher nel ’94, ma Coulthard l’anno scorso ha lanciato l’allarme: “Può accadere ancora, anche in F.1”. Mai abbassare la guardia 6 Il dramma di Guglielmini al Rally di Bulgaria Lavio: “Non si è accorto di nulla” Guido Rancati freschissimi di John Bernacchini che darsi da fare per far sospendere la racconta di essersi fermato a scam- gara. Senza pensare ai punti – ne ha È di nuovo il tempo del dolore. Per biare due chiacchiere con lo sfortuna- intascato 14, avrebbero potuto e dovu- quelli che in quel dannato punto della to collega giusto poco dopo la fine del- to essere 16 – da prendere sull’asfal- prima prova speciale del Rally di Bul- la prima tappa: “Ero andato in direzio- to di Bulgaria. Gli altri driver lo hanno garia erano già passati quando la 207 ne di gara a comunicare che Luca Bet- seguito e alla fine anche i capi e capet- di Brian Lavio è volata fuori strada e ti e io non saremmo ripartiti e lui ti della federazione bulgara hanno s’è fermata contro un albero e per aspettava che fosse pubblicato l’ordi- dovuto adeguarsi. Autoassolvenosi, quelli che ci sono arrivati dopo, quan- ne di partenza. A pensarci adesso mi ça va sens dire. “E’ una giornata tra- do un manipolo di volontari cercava di vengono i brividi...”. gica, ma i soccorsi sono stati tempe- estrerre il corpo di Flavio Guglielmini Non è il solo a faticare ad accettare la stivi”, ha subito detto Ianakiev. Anche dall’abitacolo. Per quelli che hanno realtà. “È che quando ci infiliamo il se non è esattamente quello che pen- sentito il pilota elevetico mormorare casco in testa pensiamo di sapere di sano e dicono altri piloti. che forse, quasi certamente, il copilo- andare incontro a certi rischi. Ma E’ il tempo del dolore, questo. Dopo ta italiano non aveva avuto il tempo di quando poi capita quello che è suc- verrà quello per accertare eventuali accorgersi di quanto stava accadendo cesso a Flavio, ci accorgiamo di non responsabilità. E quello per chiarire la e che se n’è andato senza un grido, essere per niente preparati”, osserva dinamica. Anche se la versione di un lamento. E per quelli che non c’era- il pilota del figlio d’arte. “Lo avevo Lavio – che avrebbe detto di aver urta- no e possono solo aggrapparsi alla conosciuto in uno dei primi rally era- to una pietra e poi di essere uscito – speranza che sia davvero andata così. vamo diventi amici...”, aggiunge Betti. pare credibile. Occhi umidi e orecchie basse: quella Giandomenico Basso vorrebbe dire La speranza è che arrivi anche il tem- che avrebbe dovuto essere una dome- qualcosa, ma non ci riesce. Con po della riflessione. E toccherà agli nica come tante, fa precipitare nello Guglielmini, il Giando, aveva diviso ingegneri – a quelli federali e non solo sconforto la gente dei rally. Già, è il l’abitacolo neppure tanti anni fa. – trovare una soluzione per ridurre i tempo del dolore. E dei ricordi. Quelli Anche per questo è stato il primo a rischi degli impatti laterali. Flavio Guglielmini, con la tuta blu, per l’occasione navigatore del pilota svizzero Brian Lavio 7 F.1 - La curiosità Webber triatleta del digiuno Alfredo Filippone ma in fondo conferma tenden- ze già note. Sia Webber sia Barrichello, Trulli, Button e Fisi- Vincendo il suo primo Gran chella si sono guadagnati una Premio al Nurburgring una set- solida reputazione di stakano- timana fa, Mark Webber è visti, che, prima di assurgere diventato il 102esimo pilota al successo, hanno dovuto nella storia a vincere una gara soffrire in silenzio per anni in mondiale di Formula 1. L’au- team minori o/e sono capitati straliano è salito sul gradino in team buoni nel momento più alto del podio meritata- sbagliato. Una volta agguanta- mente e assicurandosi un pri- ta la prima vittoria, la voglia di mato originale: è il pilota che andare avanti non è mai venu- ha dovuto attendere più a lun- ta meno (vedi soprattutto Bar- go prima che gli venisse aper- richello, la cui ostinazione ta la porta dell’esclusivo club odierna fa quasi tenerezza...) dei “GP winners”. Misurato sebbene la seconda vittoria, a ovviamente in numero di GP volte, si faccia attendere quan- disputati e non in tempo, il to la prima (ne sa qualcosa digiuno pre-gloria è durato ben Trulli, che la insegue tuttora) o Numero di GP disputati 130 GP, una cifra che se non non arrivi proprio (come per altro sottolinea la pazienza e Alesi, ottavo in classifica). prima della prima vittoria la determinazione da triatleta In questa particolare top ten (quale è nei momenti di sva- ci sono anche due campioni go) di “Iron Webber”. La par- del mondo: Mika Häkkinen Mark Webber, 130 ticolare graduatoria sulla lun- sesto e il mai domo Nigel Man- ghezza dell’attesa prima di sell decimo. Gli altri due (Bout- Rubens Barrichello, 123 arrivare al primo GP vinto è sen settimo e Irvine nono) senza dubbio interessante e appartengono alla categoria di vede ai primi cinque posti pilo- quelli che magari non erano Jarno Trulli, 119 ti ancora in attività, come Web- fuoriclasse di razza, ma hanno ber, Rubens Barrichello, Jarno saputo attendere fino ad ave- Jenson Button, 113 Trulli, Jenson Button e Gian- re l’occasione giusta in termi- carlo Fisichella. Una spiega- ni di vettura e team, un pò Giancarlo Fisichella, 110 zione, ovviamente, c’è e sta come Webber oggi. nel numero maggiore di gare E di certo molti di loro hanno Mikka Häkkinen, 96 che si disputano a stagione da patito dello strapotere dei un paio di decenni a questa grandissimi: a correre contro Thierry Boutsen, 95 parte, e nella maggior longevi- Prost e Senna nell’epoca tà delle carriere, merito d’oro della McLaren o contro Jean Alesi, 91 anche, ma non solo, della Schumacher quando la Ferrari maggior sicurezza raggiunta.