Pio Ix Ed Il Suo Secolo Dalla Rivoluzione Francese

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Pio Ix Ed Il Suo Secolo Dalla Rivoluzione Francese http://www.eleaml.org – Marzo 2010 Presentazione Tempo fa abbiamo pubblicato di Biagio Cognetti “Passato e presente nel reame delle due Sicilie - 1862”. Avevamo anche questo libro (PIO IX ED IL SUO SECOLO DALLA RIVOLUZIONE FRANCESE... – II volume) che oggi mettiamo a disposizione degli amici della rete, ma non vi avevamo dato molta importanza, ritenendolo tagliato soprattutto sulla storia della chiesa. Poi un giorno fummo contattati da un discendente dei Cognetti che ci sottolineò l’importanza del testo. In effetti aveva ragione, si tratta di una opera matura che non lascia spazio alla ideologia di parte ma offre al lettore una valutazione razionale degli avvenimenti. Interessante la definizione che egli da di Liborio Romano come il “Cavour delle due Sicilie”. In effetti persona di straordinaria intelligenza politica il Romano è stato sempre considerato, anche ad chi scrive, un essere abbietto, uno dei tanti che vendettero il loro paese per un pugno di lenticchie. Oggi dopo anni di ricerche e decine di libri letti la nostra opinione è cangiata. Era un personaggio del suo tempo le cui doti gli avrebbero potuto permettere di offrire grandi servigi al suo paese, ma appartiene ad uno stato che è stato spazzato via e i cui territori sono devastati da criminalità e sottosviluppo. Se non fosse scoppiata la guerra civile e se il sud non fosse finito in miseria probabilmente Romano sarebbe passato alla storia come il salvatore della capitale, come l’abile politico che aveva evitato a Napoli un bagno di sangue. E se Cavour non appartenesse ai vincitori oggi sarebbe considerato un volgare ladro ed un accaparratore. Avremmo voluto riportare il messaggio che il discendente dei Cognetti ci ha inviato qualche mese fa e in cui delineava la storia della propria famiglia all’indomani della unità d’Italia, ma non siamo ancora stati autorizzati alla pubblicazione. Zenone di Elea – 25 Marzo 2010 http://www.eleaml.org – Marzo 2010 PIO IX ED IL SUO SECOLO DALLA RIVOLUZIONE FRANCESE DEL 1789 ALLA PROCLAMAZIONE DEL REGNO D'ITALIA PER BIAGIO COGNETTI DOTTORE IN TEOLOGIA TIRTEO FRA GLI ARCADI, PIO METELLO FRA I PELLEGRINI AFFATICATI. SOCIO DELL’ACCADEMIA del TRASFORMATI. DELLA COSENTINA. etc. etc. Vol. II. NAPOLI STABILIMENTO TIPOGRAFICO DI P. ANDROSIO Cortile San Sebastiano, 51 1868 http://www.eleaml.org – Marzo 2010 LIBRO VI. DALLA PERSECUZIONE DELLA CHIESA IN SPAGNA AL VIAGGIO DI PIO IX NELLO STATO PONTIFICIO CAPITOLO I. Persecuzione della Chiesa in Spagna Vendita del beni ecclesiastici La Catatogna in stato l'assedio. Il Nunzio Pontificio chiede i suoi passaporti Tentativo socialista a Barcellona Il matrimonio civile in Svizzera Incameramento del beni ecclesiastici in Piemonte — Indirizzo del Vescovi — Discussione al Parlamento — Breve del S. Padre (Probe memineritis) — Tumulti a Val d'Aosta — 19 Sacerdoti arrestati — Ii Conte di Cavour e le fraterie del mendicanti — Le figlie della Carità difese da Cavour — Proposta dell'Episcopato Piemontese — È rigettata — Il maresciallo Della Torre al Senato di Torino — Soppressione dell'Accademia di Superga — Allocuzione del Papa per gli affari di Spagna — Anatema al governo Piemontese Concordato con l'Austria — Le quattro proposizioni dell’Arcivescovo di Parigi — L'Hatti — Humaioun del Gran Sultano. Gravissimi sono i tempi, di cui imprendiamo a parlare, e per la politica degli Stati, e per la Chiesa, che non contò forse nei suoi annali epoca più di questa travagliativa; gravissimi per gli avvenimenti, che come preludio prepararono la campagna del 1859, eia rivolta del 1860. Napoleone III. Cavour, Plombiéres, Villafranca, Nizza e Savoia, e la proclamazione del Regno d'Italia sono avvenimenti ancor palpitanti, di cui siamo stati disavventurosamente testimoni. Il Pontefice espoliato del suoi possedimenti; i Principi d'Italia miseramente spodestali l’un dopo l’altro; la Toscana, i Ducati, e le Province pontificie che si ribellano; Garibaldi elio con mille uomini invade le Due Sicilie, sostenuto dall’inqualificabile intervento delle truppe Piemontesi; la battaglia di Castelfidardo, ed il plebiscito sono gli alti del gran dramma. http://www.eleaml.org – Marzo 2010 2 LIB. VI. – DALLA PERSECUZIONE DELLA CHIESA IN SPAGNA (1855) Tesser la storia di fatti sincroni è ardimento periglioso, avvegnacchè vivessero gli autori e gli allori del dramma politico. Noi però non tememmo di accingerci all'opra, facendoci scudo dell'onesta imparzialità del nostro racconto, non dettato da spirito partigiano, sibbene messo a base di documenti irrefragabili. Che la rivoluzione abbia agito potentemente, chi niega? Che questa rivoluzione sia stata attizzata in Piemonte, chi smentirà, se è dichiarato con Alti Ufficiali? Chi niega, che nelle Due Sicilie l'oro, le promesse, e il tradimento sorpresero le popolazioni, e sbandarono un esercito di 90 mila uomini? Noi raccontiamo avvenimenti su cui molto si è scritto, ma non sempre con verità: alcuni falsarono la storia per manco di documenti — , altri per dare alla rivoluzione un carattere, che non ebbe. Noi abbiamo coscienza di non poter essere da alcuno contestati, perciò scrivemmo per tutti. L'anno 1855 si apriva funestissimo per la Chiesa Cattolica. La rivolta compiuta da O'Donnei in Spagna (luglio 1854), per cui era salilo a capo del Ministero di Madrid Espartero duca della Vittoria, fece riaccendere in quel regno la più aspra persecuzione contro la Chiesa. Il Concordalo, che nel 1851 era stato stabilito con la S. Sede, fu violalo; come nemici perseguitali i cattolici; i Vescovi o prigionieri, o fuggitivi, o esiliali; scacciate le fraterie, dispogliate del beni; manomesse le Chiese; derubali gli argenti ed i sacri arredi. Potea dirsi di bel nuovo la Spagna esser caduta nello stato di convulsione. Neanche agli studi ecclesiastici volte perdonarsi; e nelle Cortés, benché renitente e contrario il voto del Ministero, fu fatta mozione, ed a maggioranza approvalo, che fossero soppresse nei seminari le Cattedre di filosofia e di teologia, e proibito ai Vescovi, sino a nuove disposizioni, il conferire ordini sacri. È sventura inqualificabile, che in tutte le rivoltare politiche, la prima battaglia che aspramente s'ingaggi, fosse contro la religione: sembra che essa sia incubo polente pei rivoltuosi. http://www.eleaml.org – Marzo 2010 (1855) AL VIAGGIO DI PIO XII NELLO STATO PONTIFICIO — 3 Le leggi che le Cortès aveano sanzionalo, non parean bastevoli alla distruzione della Chiesa, e si andò avanti. Due progetti di legge furono presentale al banco del congresso; l'una per trasferire in giorno di Domenica tutte le feste di precetto, che cadono nel corso della settimana; e l'altra riguardante la vendila del beni di manomorta. Per la prima fu stabilito doversi conferire con la S. Sede; la seconda, senza discussione di sorta, fu volala e sancita con il seguente decreto. «Sono dichiararti in istato di vendila i beni rurali ed urbani, rendile e diritti 0 appartenenti allo Stato, al Clero, ai Comuni ed alle corporazioni di a beneficenza, e di pubblica istruzione». La vendila fu universale! Religione, beneficenza, e pubblica istruzione eran cose superflue per i rivoltuosi di Spagna! La Regina Isabella, involta in quel vortice tremendo, troppo debole per resistere, senza avere un partito forte e compatto, che avesse potuto sostenerla e moderare le strane pretese del rivoltuosi; senza la confidenza delle truppe, le quali in Spagna è pernoto essere le prime ad alzare il vessillo delle rivolte, dové a contracuore cedere a tutte le istanze, e confermò anche la proibizione ai Vescovi di conferire ordini Sacri, sino a che non fosse stabilito e concordalo un generale regolamento del Clero provinciale. Le proteste dell'Episcopato e del partito Cattolico, non che la stessa ripugnanza della Regina, non più libera della sua volontà e della autorità regia, non furon dighe sufficienti a raffrenare il torrente della rivolta Cattolica; i beni del Clero furon messi in vendila, e la Regina sanzione la legge fatta all’uopo dalle Cortès. Grave scontentamento destarono tali enormità nella Catalogna; ed i Cattolici, pria con pacifiche dimostrazioni, e poi con dimostrazioni armate, fecero man bassa sui capi più noti delle selle; ma il tumulto fu sedalo con la forza; quella Provincia fu messa in stato di assedio, perseguitato l’Episcopato ed il Clero senza distinzione; e molti sacerdoti bistrattati, fatti segno ad ogni sorta di tormento. http://www.eleaml.org – Marzo 2010 4 LIB. VI. – DALLA PERSECUZIONE DELLA CHIESA IN SPAGNA (1855) Resi vani i richiami, che all'uopo fece Monsig. Franchi Nunzio Apostolico a Madrid, né ricevute le proteste e le giuste continuate istanze contro tanta illegalità, richiese, ed ottenne subitamente i suoi passaporti, rompendo ogni relazione diplomatica. La Spagna vedeasi minacciata da imminente sfacelo, poiché la rivolta non s'avventava centra le gravezze del Governo, o contro la tirannide del governanti, poiché lo stato reggevasi a libertà costituzionale; ma svolgevasi nel senso socialista, per abbattere di un colpo tutte le civili istituzioni, e manomettere i beni e le proprietà private. Il primo tentativo fecesi a Barcellona, e la plebe sollecitamente si associò ai settari. Qual possa non ha l'oro nel cuore umano? Qual polente leva non è desso a manomettere e capolevare diritto, leggi e società? A stento, e con grande spargimento di sangue poté frenarsi questo movimento; ma fu represso, non spento. La Spagna sin d'allora si è dibattuta miseramente tra le tanaglie della rivoluzione, che non diè mai più tregua ai governanti. Nella Svizzera è pur troppo storico, che di tanto in tanto aspreggiasse la persecuzione cattolica; i pochi momenti di pace, che potean godersi, eran susseguiti sempre da più feroci tempeste, come se in quella simulata quiete gli animi si allenassero a riprendere con maggior violenza le ostilità. E questa volta ne fu causa la sanzione che il gran Consiglio del Ticino diede alla legge sul matrimonio civile. L'Incaricalo della S. Sede risiedente in Lucerna protestò vivamente al Consiglio alto federale della Svizzera contro tale ordinamento «non per restringere i diritti che lo Stato ha sui cittadini, ma perché fossero lasciati anche intatti i diritti della S.
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