La Produzione Monetaria Delle Zecche Minori Dei Visconti
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Corso di Laurea Magistrale in Scienze dell’Antichità: letterature, storia e archeologia Tesi di Laurea in Numismatica Medievale La produzione monetaria delle zecche minori dei Visconti Relatore Ch. Prof. Tomaso Maria Lucchelli Laureando Maria Victoria Berengan Matricola 835419 Anno Accademico 2011/2012 1 Indice1 Introduzione p. 1 1. Le monete di Piacenza p. 5 1.1. Schedatura delle monete 1.2. Contestualizzazione 1.3. Confronti e conclusioni 1.4. Immagini 2. Le monete di Parma p. 21 2.1. Schedatura delle monete 2.2. Contestualizzazione 2.3. Confronti e conclusioni 2.4. Immagini 3. Le monete di Domodossola p. 33 3.1. Schedatura delle monete 3.2. Contestualizzazione 3.3. Confronti e conclusioni 3.4. Immagini 4. Le monete di Como p. 46 4.1. Schedatura delle monete 4.2. Contestualizzazione 4.3. Confronti e conclusioni 4.4. Immagini 5. Le monete di Cremona p. 102 5.1. Schedatura delle monete 5.2. Contestualizzazione 1 L’indice segue l’ordine cronologico, partendo dai Visconti che coniarono all’inizio del XIV secolo e nei primi anni della seconda metà del secolo, cioè Galeazzo I, Giovanni, Azzone, Bernabò, e quelli che fecero produrre moneta dalla fine del XIV secolo all’inizio del XV, cioè Gian Galeazzo e Filippo Maria. 2 5.3. Confronti e conclusioni 5.4. Immagini 6. Le monete di Bologna p. 123 6.1. Schedatura delle monete 6.2. Contestualizzazione 6.3. Confronti e conclusioni 6.4. Immagini 7. Le monete di Siena p. 169 7.1. Schedatura delle monete 7.2. Contestualizzazione 7.3. Confronti e conclusioni 7.4. Immagini 8. Le monete di Verona p. 197 8.1. Schedatura delle monete 8.2. Contestualizzazione 8.3. Confronti e conclusioni 8.4. Immagini 9. Le monete di Cantù p. 223 9.1. Schedatura delle monete 9.2. Contestualizzazione 9.3. Confronti e conclusioni 9.4. Immagini 10. Le monete di Monza p. 237 10.1. Schedatura delle monete 10.2. Contestualizzazione 10.3. Confronti e conclusioni 10.4. Immagini 3 11. Le monete di Genova p. 270 11.1. Schedatura delle monete 11.2. Contestualizzazione 11.3. Confronti e conclusioni 11.4. Immagini 12. Le monete delle colonie genovesi p. 315 12.1. Chio 12.1.1. Schedatura delle monete 12.1.2. Contestualizzazione 12.1.3. Confronti e conclusioni 12.1.4. Immagini 12.2. Caffa 12.2.1. Schedatura delle monete 12.2.2. Contestualizzazione 12.2.3. Confronti e conclusioni 12.2.4. Immagini 12.3. Pera 12.3.1. Schedatura delle monete 12.3.2. Contestualizzazione 12.3.3. Confronti e conclusioni 12.3.4. Immagini 13. Le monete di Savona p. 398 13.1. Schedatura delle monete 13.2. Contestualizzazione 13.3. Confronti e conclusioni 13.4. Immagini Discussione p. 419 1. Aspetti della politica finanziaria e monetaria dei Visconti 2. La teoria monetaria viscontea 3. Classificazione delle zecche 4 Conclusioni p. 484 Appendice 1 p. 491 Appendice 2 p. 492 Appendice 3 p. 496 Bibliografia p. 500 5 Ringraziamenti I miei ringraziamenti vanno al Prof. Tomaso Maria Lucchelli per la sua disponilità e per avermi seguito ed aiutato nel mio lavoro relativo alla tesi. 1 Introduzione Oggetto del presente lavoro è lo studio della produzione monetaria dei Visconti nelle zecche minori all’interno delle città italiane sottoposte al loro dominio. Il corpo centrale della tesi analizza, per ogni zecca considerata, le monete che i Visconti vi hanno prodotto, mettendole anche a confronto con le emissioni di altre zecche minori, ma soprattutto con quelle delle officine di Milano e di Pavia, i due centri del potere visconteo, che risultano spesso un punto di riferimento importante sia nei tipi che nelle legende. Basti pensare alle figure di San Siro per Pavia e di Sant’Ambrogio per Milano, confrontandole con quelle di San Zeno per Verona o di Sant’Abbondio per Como: si riscontra una quasi totale somiglianza tra le immagini dei diversi santi, i quali sono rappresentati tutti di fronte, in cattedra, nimbati e mitrati, con pastorale nelle mani. Se non fosse per la legenda, che nella maggior parte dei casi li identifica, non si sarebbe in grado di distinguerli. L’obiettivo principale di questo studio è stato quello di evidenziare come fosse organizzata e gestita la produzione monetaria in tutto il suo complesso, considerando separatamente le zecche nelle quali i Visconti hanno fatto coniare monete in maggiore quantità e talvolta di più alto valore (Como, Bologna, Genova e le sue colonie, cioè Caffa, Chio e Pera), da quelle in cui sono stati prodotti nominali in numero ridotto e di valore talvolta modesto (Parma, Piacenza, Cantù, Monza, Cremona, Savona, Domodossola o Novara, Verona). I casi di Siena e di Verona non sono propriamente da annoverare nel contesto delle zecche minori per i Visconti, dal momento che queste due città avevano una posizione geografica strategica, che permetteva alla prima di mantenere stretti rapporti con la Toscana e la Liguria, e alla seconda con il Veneto, in particolare con Venezia. Un secondo obiettivo del presente lavoro è stato quello di individuare le motivazioni per le quali i milanesi, al 1 loro arrivo nelle località conquistate, talvolta vi chiudessero le zecche, e altre volte invece le mantenessero aperte, facendovi proseguire la produzione monetale. Si è potuto constatare, oltre a questo, che i Visconti hanno concentrato le loro emissioni nelle città che avevano maggiore contatto con il centro del loro potere, Milano, mentre minor peso è stato attribuito a quelle città che, seppure importanti, non avevano un ruolo cruciale per gli interessi politici e finanziari della famiglia. Inoltre i Visconti non vollero far coniare in città come Piacenza o Parma o Domodossola un quantitativo di moneta paragonabile a quello emesso a Genova o a Bologna: questo perché si trattava di luoghi che, già prima del loro arrivo, avevano ricoperto ruoli politici e commerciali sostanzialmente differenti. Sicuramente gli interessi che i Visconti avevano nei confronti di città caratterizzate da una grande vitalità economica, come per esempio Siena e Verona, non erano gli stessi che rivolgevano a località decentrate e che erano meno attive nella grande rete commerciale nazionale, come, a titolo di esempio, Parma e Cremona. L’obiettivo ultimo di questo lavoro è stato quello di individuare quali siano state le caratteristiche generali ed i limiti della politica monetaria dei Visconti nell’ambito dell’espansione del loro dominio nei territori dell’Italia centro-settentrionale, nella consapevolezza però che tale politica non è limitata all’ambito economico-finanziario, ma rispecchia una più ampia attitudine nei confronti della costruzione e dell’organizzazione di uno Stato. Nel corso della ricerca, peraltro, sono emerse alcune questioni particolari a cui si è cercato, quando possibile, di dare una risposta; in primo luogo si sono individuate le personalità della famiglia Visconti che hanno promosso le coniazioni nelle città conquistate; inoltre si è definito l’ambito cronologico per ogni caso analizzato e i nominali coniati. Altri problemi affrontati riguardano i motivi che hanno indirizzato la scelta verso particolari nominali e specifiche tipologie figurative o legende, 2 le quali variano, come abbiamo visto, dal contesto non solo storico, ma anche geografico; si è successivamente cercato di capire anche le motivazioni per cui i Visconti decidessero di chiudere, aprire o mantenere aperta la zecca nelle città conquistate, e conseguentemente sulla base di quali criteri facessero produrre abbondanti o modesti quantitativi di moneta, di alto o mediocre valore. Una questione di particolare interesse, volta alla comprensione dei rapporti intercorsi tra i Visconti e le singole città, è stata quella di analizzare la presenza o meno del nome dell’emittente sulle legende delle monete studiate. Infatti, non sempre il nome del signore è inciso sulle monete, anche se spesso sono impressi simboli, di dimensioni variabili, chiaramente riferibili alla famiglia milanese, come il biscione, o talvolta lettere, come B E, che rimandano al nome del committente. Quest’ultima questione è stata affrontata nell’ottica di trovarvi un legame storico, tant’è vero che i Visconti vissuti nella prima metà del XIV secolo fecero imprimere sempre sulle monete il proprio nome ed il biscione, mentre i successori, vissuti tra la seconda metà del XIV secolo e l’inizio del XV, ebbero la tendenza a rappresentarsi più attraverso i simboli che non per mezzo delle legende, mantenendo elementi di uso locale, come a Siena o a Savona. Si trattò di un fenomeno che riguardò principalmente le singole città del dominio visconteo. Un problema affrontato è stato proprio quello di studiare le differenze riscontrate nei tipi e nelle legende, nonché le connotazioni storico-politiche, che caratterizzarono la monetazione dei Visconti nella prima metà del XIV secolo e poi nel periodo successivo. La produzione monetaria di Azzone, Galeazzo I e Giovanni Visconti non è certo assimilabile a quella di Bernabò, Gian Galeazzo, Filippo Maria Visconti: spesso cambiano i tipi e le legende, quindi anche le dinamiche politiche, territoriali e finanziarie. Infine, attraverso l’analisi delle monete coniate nelle diverse città dai rispettivi Visconti, nei relativi periodi storici, ci si è potuta porre 3 la questione del disegno politico portato innanzi dalla famiglia milanese. Se con i Visconti del primo XIV secolo troviamo, attraverso la produzione monetaria, un semplice tentativo di affermare la propria autorità, facendo apporre il nome ed il biscione sulle monete, nel secondo XIV secolo e nel primo XV lo scopo della moneta diventa quello di stabilire determinati tipi di rapporti con le città conquistate, con la finalità di unificare tutte le località sotto un unico potere, e dunque forse anche sotto una sola monetazione. Per rispondere a tali questioni, che permettono di giungere agli obiettiv preposti, è stato necessario procedere con un’analisi dettagliata delle emissioni monetali delle città che i Visconti hanno conquistato e, nello specifico, in cui hanno mantenuto attiva la zecca, o ne hanno aperta una, continuando a farvi coniare moneta.