L’Alba della Piana

FRANCESCO CARBONE (1868-1928): “GENIO E REGOLATEZZA!” Nel 150° anniversario della nascita e a 90 anni dalla morte

Antonino Catananti Teramo

iglio di Vincenzo e Mariantonia direttamente li riguardava, non come il trofeo “Ai benemeriti fratelli F Lofaro, Francesco Carbone1 nasce mancavano di gratificare “il professore” Carbone”, ricevuto all’esposizione nel quartiere “Foti”2 di , il 15 per come potevano. industriale di Firenze del 1911 e dicembre 1868. Spirito intraprendente, Per Carbone fare il fotografo è una condiviso assieme al fratello Stefano, Carbone vive a cavallo degli ultimi vera professione. Anche perché, in titolare in quel periodo di un avviato decenni dell’Ottocento ed il primo quegli anni, rimediare agli inconvenienti studio fotografico nel paesino di quarto di ‘900: amante del bello in tutte della, non ancora perfezionata, tecnica . le sue molteplici manifestazioni, Purtroppo, della sua, per così nella sua intensa vita è pittore, dire, copiosa produzione fotografo, industriale-inventore, fotografica, intere casse di lastre- animatore, impresario. negativo, che avrebbero Allievo del valente artista compiutamente documentato la polistenese Rosalìo Scerbo(1838- Rizziconi di fine ‘800 fino agli 1904)3, fin da adolescente mostra anni ‘30, tra incuria e spiccate doti nella pittura. Ne è superficialità, sono andate perse, prova l’incarico nel 1888, ivi comprese, con tutta pressoché ventenne, che il probabilità, quelle riguardanti ‘a Consiglio Comunale di Rizziconi4 Tragedia (la rappresentazione affida “al giovane pittore della Passione di Cristo) da lui Carbone Francesco, studente in “inventata”. Sì, perché dell’idea pittura, per un quadro di S.M. il che ci siamo fatti del personaggio Re, con pesante cornice”. Quasi “Carbone”, appare quasi sicuramente, collabora col inconcepibile che, nella sua maestro agli affreschi della attività di valente fotografo, egli Chiesa Matrice durante il non abbia fissato scene e soggiorno rizziconese di Scerbo, personaggi delle prime volte di collocabile nell’ultimo periodo questa tradizione, che a lui tanto dell’artista. Comunque, altre si lega fin dal suo sorgere (1902). opere, ritratti a carboncino, nature Peccato, dunque, che a morte, paesaggi e qualche nessuno sia venuto in mente di scultura, sono state scoperte e porre in salvo le svariate lastre rivalutate solo alla fine del secolo impresse e sviluppate da scorso. Carbone, prima della Restando nel campo dell’arte, demolizione del vecchio palazzo dalla pittura alla fotografia il di famiglia di via Garibaldi: del passo è breve: ancora oggi, in resto, in quanto a occasioni tanti salotti rizziconesi stanno in perdute, non è certamente questa bell’evidenza i fotoritratti, la prima (e forse l’ultima) che Francesco Carbone in posa nello studio del ritoccati a carboncino, di avi o Rizziconi si lascia sfuggire. Ma, fratello Stefano a Maropati(RC) – Primi ‘900 congiunti, quasi sempre opera del piangere il morto... Sicuramente, con “professor Carbone “. Pare che egli, fotografica, essere un bravo fotografo l’ausilio di tale documentazione dopo qualche tempo dalla scomparsa di soleva dire saper dipingere. Ed egli, fotografica, sarebbe stato possibile un “anziano”, solesse presentarsi, con come abbiamo visto, nasce “artista del conoscere meglio “il piccolo mondo “opportunistico” spirito di servizio, dai pennello”, eccelle nei ritratti ma antico” rizziconese e ripercorrere familiari del defunto di turno con un bel fotografa di tutto: strade, chiese, gruppi, visivamente periodi significativi della ritratto del trapassato che, per tempo, ricorrenze. Fa davvero un certo effetto, storia del paese: le persone, i mestieri, le aveva avuto cura di immortalare: i ammirare le sue foto d’epoca che piazze, le chiese, le strade acciottolate. congiunti, colti di sorpresa e spesso ritraggono il paese e i rizziconesi di fine Ma, forse è già tanto ciò che si è riusciti senza più un visibile ricordo del loro e inizio secolo. a salvare. caro, rinsaviti da quella visione e In questa sua prolifica attività, non Dicevamo del Carbone stacanovista: compiaciuti per “l’opera artistica” che gli sono certo mancati riconoscimenti: fine artista, abile fotografo, ma anche

Agosto 2018 Pagina 27 L’Alba della Piana arguto industriale. Proprio lui, nel primo All’indomani, al giungere della per i bambini che davano in escande- decennio del ‘900, mette in funzione una funzione, i confratelli rivali schierati in scenze per quelle sagome volanti dalle piccola industria per la produzione di chiesa per il “Gloria” già pregustano la forme più varie (in genere santi e ma- frizzantissime gassose e spumoni, con la situazione di disagio che da lì a poco i donne). fatidica pallina a fare da tappo. E fu così colleghi avrebbero dovuto incassare per Nel ruolo a lui più congeniale di ani- che, grazie alla sua intraprendenza, l’assenza del “Cristo”. Ma, tutta matore indefesso, mostrando una parti- anche i nostri nonni poterono gustare l’assemblea - già al corrente - resta di colare sensibilità verso il coinvolgi- una “Coca cola” nostrana, proprio sasso nel vedere da lontano, ben mento anche di quelle persone più sfor- quando ad Atlanta, negli States, la posizionata, una statua, la cui effigie dà tunate, si deve pure all’iniziativa del di- famosa industria americana delle proprio la plastica impressione di quella namico rizziconese l’aver più volte reso bollicine iniziava la sua fortuna. Ancora custodita al “Rosario”: sorpresa! Prima possibile, lungo i valloni sdrucciolevoli lui, nel circondario, è uno dei primi ad si grida al furto, poi constatato che di un paese nel fango, l’esibizione della azionare il motore a scoppio, per una più l’originale si trova al suo posto, davanti Banda dei ciechi: musicisti non vedenti spedita e meno faticosa attività di al clone del “Cristo Risorto” posto che per l’innato talento naturale, ogni macinazione del grano. sull’altare maggiore e realizzato da volta, al loro passaggio lasciano stupiti i Ma non finisce qui! Nella sua veste Carbone, i confratelli del “Rosario” non rizziconesi, in fila sul ciglio della strada, di impresario, in anni in cui lungo le possono far altro che arrendersi compiaciuti ad applaudirli. principali strade cittadine a razziare all’evidenza e ritirarsi, anche per non Un personaggio, Carbone, oggi si di- liberamente ci sono i maiali (1910-’15), dare adito a un caso miracoloso che rebbe a 360 gradi. Ma, con tutto il no- nei locali di quello che poi diventerà avrebbe, comunque, avvantaggiato vero delle attività in cui si è brillante- “Bar Scannapieco”, Carbone istituisce il quelli del “Sacro Cuore”. mente cimentato, ciò che però lo ha fatto «Cine-Teatro Italia»: sì, restare vivo nel tempo è l’aver libera- nientepopodimeno che un teatro! Con mente elaborato e suddiviso in atti sul tanto di sala-ristoro, palco d’onore e finire dell’800, attingendo probabil- locanda; dove si esibiscono le mente da qualche opera primaria e da- compagnie di passaggio da e per la gli scritti evangelici, l’originale co- città di Reggio , e i cui attori, pione dell’opera teatrale della sacra anche famosi, pernottano negli attigui rappresentazione a Rizziconi e din- locali (poi officina di biciclette). torni e comunemente detta ‘a Trage- Ma, oltre all’attività teatrale, dia, la messa in scena, a far data dal questo è il periodo del primo cinema venerdì Santo dell’anno 1902, della muto. Per merito del polivalente passione e morte di Nostro Signore Carbone, i villici rizziconesi restano Gesù Cristo. meravigliati da quelle curiose visioni È vero, non possiamo affermare in movimento che, cosa che non che Francesco Carbone sia stato an- guasta - motivi ce ne sono pochi - che un autore-scrittore. A parte il testo fanno pure ridere! In arrivo, da lì a della «Sacra Tragedia», peraltro a lui poco, le proiezioni sonore dei primi non attribuibile, non ci sono tracce di film d’amore e d’avventura, censura altri suoi scritti in circolazione. Inol- di regime permettendo. tre, dal materiale esaminato (verbali, Fra i tanti fatterelli che lettere, istanze)5 che lo riguarda, è confermano la verve di un Carbone possibile affermare che, tra le tante inesauribile, indiscusso protagonista, doti inequivocabilmente ascrivibili, viene riferito di uno strano episodio non sembra possa intravedersi in lui avvenuto nel corso di uno dei consueti Francesco Carbone in una foto di fine ‘800 quella del letterato. Ad ogni modo, litigi fra le confraternite esistenti a sua la non capacità di aver Rizziconi nel primo Novecento Ecco, cos’era Carbone! Capace di “concepito” un evento che, da un oltre (Confraternita del SS. Rosario-costituita tutto, e di più. Perché, se dal sacro ci un secolo, ha permesso a generazioni di nel 1878, e Confraternita del Sacro spostiamo al profano, la farina è sempre rizziconesi di vivere un’esperienza, bene Cuore-fondata nel 1901): ... i confratelli dello stesso tipo. Difatti, è ancora lui a o male, da ricordare per tutta la vita. del “SS. Rosario” non vogliono prestare cimentarsi nella settimana di Carnevale Senza alcun dubbio, invece, i vari ai congregazionisti la statua del Cristo nella produzione di maschere satiriche aspetti della figura di Francesco Car- Risorto per la “svelata” della messa di cartapesta, raffiguranti i personaggi bone evidenziano la composita perso- pasquale di mezzanotte, alla Matrice. politici del momento, allegramente ani- nalità e lo spiccato temperamento di “Sic stantibus rebus”, a quelli del “Sacro mate dai giovani del loco in chiassosi un industrioso artista-inventore. Ma, a Cuore” non resta che correre ai ripari: cortei mascherati. Durante, poi, le feste Rizziconi, non una piazza lo ricorda confermando la sua proverbiale civili e le ricorrenze religiose, tempo (c’è una via in estrema periferia), né – intraprendenza, pare sia stato proprio il permettendo - quasi ogni domenica di a quanto ci risulta – lo stesso è stato professor Carbone, nottetempo, a primavera e in estate - ad opera di Car- mai insignito di cavalierati o premi entrare nella chiesa del Rosario per bone, vengono alzati in volo coloratis- alla carriera. Questo, forse, perché non copiare, sopra un pezzo di carta, i tratti simi “palloni frenati” (aerostatici): in “amico degli amici” o perché, fra i vari salienti del “Risorto”. Sempre nella anni di grande povertà, di poche occa- settori in cui si è cimentato con inten- stessa notte, assieme ai suoi “complici”, sioni e mezzi per divertirsi, un appunta- sità, evidentemente non ha praticato intagliatala da una lamiera, ne avrebbe mento, questo, motivo di grande gioia dipinto una copia.

Agosto 2018 Pagina 28 L’Alba della Piana molto quello della politica. Ma, A riportare quello che di lui cosa sarebbe stato, senza la sua dicevano gli anziani che dinamicità, il primo quarto del l’avevano conosciuto, come ‘900 di vita rizziconese? E senza Francesco Carbone ne nasce uno la Tragedia?... Come altro, senza ogni cent’anni. Beh! Fa male le sue fotografie (rimaste), si sa- registrarlo, ma quest’anno ricorre rebbero potuti rivedere i luoghi il 150° anniversario della sua di una volta, le facce di chi ci ha nascita(1868) e, a parte il silenzio preceduto? generale su questo anniversario, Spirito creativo e geniale, di Professor Carbone, con quello Francesco Carbone morì d’im- che passa il convento, non si provviso, il 17 agosto 1928. Fra i intravvede nemmeno l’ombra; più addolorati, senz’altro il suo fe- mentre, a Rizziconi, ce ne dele «Gimì», un cane – a detta di vorrebbe più d’uno di tanti - che “gli mancava solo la “professore” per tentare di parola”, istruito ad eseguire con risollevare le sorti in cui la diligenza, ogni mattina, una serie cittadina è stata tristemente di normali faccende, come reca- costretta da politici inutili e pitare il giornale, ma pure cose fasulle autorità, specie nell’ultimo fuori dall’ordinario. Tipo quella lustro. volta che fu mandato dal “pa- drone” a recuperare l’ombrello dimenticato nell’ambulatorio del Note: 1 medico condotto: ricevuto il co- ANTONINO CATANANTI TERAMO, “Un secolo di tragedie 1902-2002” (Cent’anni mando, “Gimì” non esitò a tor- di notizie, immagini, fatti e personaggi nare indietro ed entrare, trafelato, della tradizionale rappresentazione del ve- nerdì Santo Rizziconese), Arti Grafiche nell’ambulatorio per addentare Edizioni- Marina, 2002. l’ombrello, con cura e senza in- 2 “Quartiere Foti” si legge sull’atto di dugio, tra lo sbigottimento dei pa- nascita di Carbone; più precisamente il Francesco Carbone pochi giorni luogo natale potrebbe essere individuato zienti ancora in attesa, rimasti di prima della sua morte (17.8.1928) in via Cairoli angolo-via Mentana stucco per quella veloce e sicura dell’odierno “Paese Vecchio”. La Ma, sorvolando su questa parentesi precedente denominazione “Foti” del azione canina. rione potrebbe riferirsi a una famiglia rizziconese Il corteo funebre che accompagnò “goliardica” e che non incide, a diffe- proveniente da , e poi da Carbone alla sua dimora estrema fu renza di altri “personaggi” quasi sempre Rizziconi trasferitasi a Casalnuovo (), probabilmente intorno al 1775, quando il sacerdote l’ultimo a snodarsi lungo la vecchia mossi da motivi personali, Carbone fu, Domenico Foti, uno dei figli di Bruno e Nesci stradina di pietra (denominata ‘Zii forse, persona interessata, ma nel senso Caterina, divenne arciprete di questa cittadina. positivo del termine. Uno che si indu- Una sorella del prelato, l’eroina Nicoletta Foti Cola ed eliminata negli anni ‘90) che (Rizziconi 1750-Cittanova 1815), fu incarcerata dal “Paese Vecchio”, passando sotto il striò per vivere (neanche allora si cam- nella torre del Castello di Scilla per aver innalzato ponte di via Carignano-Fontana vec- pava d’aria), senza chiudersi in un can- in Casalnuovo, nel 1799, “l’albero della libertà” e nel 1801, all’arrivo dei Francesi, liberata con il chia, portava al fiume Vena (dove fino tuccio e mettendo a disposizione le sue famoso “cannone di Marengo” (Arturo Zito de agli anni ‘50-’60 le donne andavano a cognizioni e la sua energia per ravvivare Leornardis, Archivio Privato Zito de Leonardis, fare il bucato), e quindi al Cimitero di la grigia e povera vita del primo nove- Cittanova). 3 Rosalìo Scerbo è un pittore nato a nel Rizziconi: davanti a cui, non si sa per cento rizziconese. 1838 che comincia a formarsi frequentando la quanto tempo, il fido «Gimì» stazionò Di fronte all’apatia e al fare calco- bottega dell’artista polistenese Francesco Morano (1809-1870). A Napoli, dove le sue tele furono pazientemente, invano attendendo lato che muove i faccendieri di oggi, la esposte nei vari istituti di belle arti partenopei, fu l’uscita del suo padrone, a cui era tanto sua figura, senza particolari ombre, si allievo di Giuseppe Mancinelli. Acquistò fama per legato. erge a positivo esempio di chi certo non il quadro “Dino Compagni scrivente la storia di Firenze”. Rientrato in Calabria, a fine ‘800 rimase In occasione della sua scomparsa, il si perde in chiacchiere, ma concretizza nella sua provincia “randagio per i paesi” a fare parroco del tempo, don Giuseppe Cata- fatti, senza aspettare il comodo altrui, quadri sacri e ritratti. Tra questi, una pregevole tela proprio di chi vuol cambiare il mondo in olio eseguita a Rizziconi e denominata nanti (1879-1965), da poco rientrato “Resurrezione di Cristo”, oggi custodita nel dalla festa di San Rocco di Acquaro, nel con ragionamenti di convenienza e, palazzo municipale della cittadina. Scerbo è morto pronunciargli l’elogio funebre, con- spesso, solo con le parole. a nel 1904 (ENZO LE PERA, Arte di Ca- labria tra Otto e Novecento, Rubbettino Editore- fermò in Francesco Carbone il raro Tant’è, che a novant’anni dalla Soveria Mannelli, 2001). temperamento di una persona di grande morte (1928), l’opera del professor 4 Delibera C.C. n. 45 del 28 aprile 1888 (Archivio Carbone, come a tutt’oggi viene ogni comunale di Rizziconi). animosità ed effettivo promotore di 5 Nel 1897 Carbone svolgeva anche l’incarico di tante iniziative: “Oggi, si è spento il tanto ricordato, è ancora viva. Difatti, segretario della Società Operaia Agricola Coope- campanello elettrico di Rizziconi!” – per quanto lasciatoci, sarà impossibile rativa di Rizziconi il cui presidente era il pittore Nicola Valentino (1850–1929). esordì, il prelato -, paragonandolo a una cancellare la traccia che egli, nel corso 6 “E si amavano di cuore (andavano d’accordo), novità a quei tempi sorprendente. D’al- del XX secolo, con la sua dinamica l’arciprete e il professore”. Una collaborazione, tronde, dopo la nomina a parroco di Ca- intraprendenza, ha saputo imprimere comunque non scevra da piccoli incidenti di percorso: come il tentativo, sventato dal medico tananti (1908), tra i due, molto simili nella memoria e nell’immaginario condotto Eduardo Arcuri (1877-1942), della nel modo di fare estroverso, era sorto collettivo dei rizziconesi: di ieri, di “miracolosa” sudorazione della statua di Sant’Antonio, in realtà cosparsa di vasellina. Il uno stretto sodalizio, da cui il famoso oggi e, forse, di domani, a cui ha ritornello sulla coppia, infatti, continuava:”...e adagio: “È s’amavano di cori, l’’acci- lasciato una cospicua eredità “storica”, s’amavanu di cori, ‘u fannu ‘u suda previti e ‘u professori…6”. ma soprattutto umana. Sant’Antoni...”.

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