In Bilico Tra Fede E Scienza. Il Confronto Di Giovanni Gentile Con Il
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Dissertation zur Erlangung des Grades Dr. phil. im Fachbereich Katholische Theologie Kirchen- und Dogmengeschichte In bilico tra fede e scienza. Il confronto di Giovanni Gentile con il modernismo nel contesto storico-ecclesiastico e storico-filosofico italiano ed europeo degli inizi del XX secolo Verfasser: Alessandro Aprile M.A. Anschrift: Daniel Brendel Straße 15, 55127 Mainz Email: [email protected] Matrikelnr.: 4858740 Sommersemester 2015 Gutachter: Prof. Dr. Claus Arnold Zweigutachter: Prof. Dr. Thomas M. Schmidt INTRODUZIONE 1. Giovanni Gentile come parte della crisi modernista 1 2. Chiarimenti metodologici 6 3. Lo stato delle ricerche 8 CAPITOLO I- IL VOLUME IL MODERNISMO E I RAPPORTI TRA RELIGIONE E FILOSOFIA E L'IMPEGNO PER LA FILOSOFIA 1. La raccolta presso l'editore Laterza 15 1.1 La prima edizione (1909) 15 1.2 La seconda edizione (1921) 19 1.3 La risonanza del volume 21 1.4 Il progetto di traduzione inglese 24 2. La Critica ed il rinnovamento filosofico in Italia 27 2.1 Gli obiettivi della rivista 27 2.2 Il successo della rivista 30 2.3 Lo “stile” di Giovanni Gentile 33 CAPITOLO II- IL BARNABITA GIOVANNI SEMERIA E I LIMITI DELLA RICERCA STORICO- CRITICA SUL CRISTIANESIMO 1. La figura e l'attività scientifica di Semeria al principio del XX 35 secolo 1.1 La partecipazione alla modernizzazione della Chiesa 36 1.2 L'esilio 41 2. Giovanni Semeria tra le pagine de La Critica (1903) 44 2.1 Fides et scientia osculatae sunt 45 2.2 Un dilemma teoretico 48 C APITOLO III- L DOGMATISMO MORALE DELL'ORATORIANO LUCIEN LABERTHONNIÈRE. TRA RIFIUTO DELLA NEO-SCOLASTICA ED ACCETTAZIONE DELLA FILOSOFIA MODERNA 1. La promozione del tomismo 53 1.1 L'enciclica Aeterni Patris (1879) 53 1.2 Il movimento neo-scolastico 55 2. Intorno alla filosofia neo-scolastica: la polemica Gentile-De Wulf 57 2.1 La recensione de Introduction à la philosophie néo-scolastique (1905) 57 2.2 La replica (1911) 59 2.3 La controreplica 60 3. La ricerca cattolica di un'alternativa all'intellettualismo neo- 61 tomista 3.1 Un richiamo pontificio contro i “partigiani dell'immanenza” 61 3.2 Il genuino pensiero cristiano secondo Blondel e 64 Laberthonnière 4. Dallo scambio delle rispettive riviste all'articolo in La Critica 70 4.1 I “nuovi” Annales de philosophie chrétienne e la cultura italiana 70 4.2 Il contatto epistolare Gentile-Laberthonnière (1905-1906) 73 4.3 La genesi del saggio 74 5. L'interesse per l'apologetica dell'azione 76 5.1 La prima discussione in Italia delle opere di Laberthonnière 76 5.2 La concezione artistica della filosofia 80 5.3 L'essere è soggetto 85 6. I “due padroni” del pensiero di Lucien Laberthonnière 91 6.1 Dal soggetto a Dio? 91 6.2 Piano soprannaturale e metodo dell'immanenza 94 6.3 Il primato della ragione sulla volontà nell'idealismo (nuovo) 101 CAPITOLO IV- INTORNO ALLA PASCENDI DOMINICI GREGIS 1. La condanna del modernismo e la ricercata risonanza pubblica 104 1.1 L'enciclica Pascendi domini gregis (1907) 105 1.2 L'eco sulla stampa italiana 109 2. L'intervento de La Critica (1908) 114 2.1 La preparazione del saggio 114 2.2 Un primo giudizio sulla Pascendi 116 2.3 La polemica intorno alle esternazioni di Benedetto Croce 120 3. Il modernismo e l'enciclica Pascendi (I): le coordinate concettuali 128 3.1 Il significato del modernismo nel rapporto tra religione e 128 filosofia 3.2 L'equilibrio religioso del cattolicesimo 131 3.3 La doverosa presa di posizione tra cattolicesimo e filosofia 135 3.4 La lode alla “filosofica” enciclica 135 4. Il modernismo e l'enciclica Pascendi (II): l'esame delle fonti 138 4.1 Le conseguenze anti-cattoliche dello historicisme di Alfred Loisy 138 4.2 Metodo o dottrina dell'immanenza? Gentile “parsimonioso” lettore di Blondel 149 4.3 Coscienza e autorità ecclesiastica: Il Rinnovamento 160 5. Le reazioni al saggio e la difesa di Gentile 169 5.1 Il fronte anti-modernista: La Civiltà Cattolica, L'Avvenire d'Italia, L'Unità Cattolica 170 5.2 Il fronte modernista (I): Umberto Fracassini 171 5.3 Il fronte modernista (II): l'”anonimo” articolo su Nova et Vetera 172 5.4 Replica a un modernista (1909) 181 CAPITOLO V- IL CONFRONTO CON UN'ALTRA LETTURA DEL MODERNISMO. I DUE VOLUMI DI GIUSEPPE PREZZOLINI 1. Il modernismo secondo Giuseppe Prezzolini 183 1.1 L' “agitatore culturale” 184 1.2 Il cattolicismo rosso (1907) 186 1.3 Cos'è il modernismo? (1908) 196 2. Il giudizio di Giovanni Gentile 199 2.1 La recensione in La Critica 200 2.2 Un tentativo di chiarimento privato 203 CAPITOLO VI: IL DIBATTITO SUL RAPPORTO RELIGIONE E FILOSOFIA 1. Autonomia della religione 208 1.1 Giovanni Papini: contro i «filosofanti della bassa Italia» 208 1.2 Il ricercato dibattito pubblico da parte de Il Rinnovamento 213 1.3 L'idealismo di Piero Martinetti 217 1.4 Il regno dello spirito (1908) 219 2. Il primato della filosofia ed il problema delle forme dello spirito 223 2.1 Il regno dello spirito (1909): il corretto intendimento dell'idealismo 225 2.2 Il saggio Le forme assolute dello spirito (1909) 230 2.3 Un inaspettato giudizio critico da parte di Benedetto Croce 236 2.4 Un “cortese incrocio di armi” con Salvatore Minocchi 239 CONCLUSIONI 243 TAVOLA DELLE ABBREVIAZIONI 247 BIBLIOGRAFIA 252 !1 INTRODUZIONE 1. Giovanni Gentile come parte della crisi modernista Il 22 giugno 1934 il Sant'Uffizio rese noto il decreto relativo l'inserimento nell'Index librorum prohibitorum dell'opera omnia di Giovanni Gentile, professore di storia della filosofia della Regia Università di Roma, senatore del Regno d'Italia, nonché tra gli intellettuali più influenti di quegli anni. Com'era sua consuetudine la congregazione romana prese questa decisione sulla base di un esame attento del pensiero del filosofo di Castelvetrano.1 Per volontà diretta di Pio XI (1922-1939) a svolgere questo «incarico speciale» fu Agostino Gemelli O. F. M. (1878-1959),2 medico, psicologo, co-fondatore dell'Università cattolica del Sacro Cuore e colui che invero aveva mosso i primi passi in favore di un intervento vaticano contro Giovanni Gentile.3 Se si sfoglia il voto a stampa che il francescano presentò ai consultori del Sant'Uffizio nel gennaio 1933, non può non stupire la sua minuziosità. Articolato in quattro punti esso trattava non solo questioni filosofiche, ma si diffondeva anche in considerazioni d'ordine politico relative la convenienza, in quel preciso momento, della condanna di una sì importante figura del regime fascista. Nella sua terza parte la relazione esponeva poi, seguendo l'ordine cronologico di pubblicazione, contenuto e finalità di tutte le opere e scritti di Gentile, a cominciare dalla tesi di laurea fino a quelle più recenti, senza escludere i vari progetti editoriali ed il Giornale critico della filosofia italiana. Tra le prime opere esaminate Gemelli si soffermò anche su un volume da Gentile pubblicato nel 1909 ed intitolato Il modernismo e i rapporti tra religione e filosofia, illustrando quanto segue: 1 Intorno i procedimenti dell'inquisizione romana cfr. A. DEL COL, L'inquisizione in Italia. 2 Cfr. N. RAPONI, «Gemelli Agostino», DBI, LIII (1999), pp. 26-36; M. BOCCI, Agostino Gemelli rettore e francescano. 3 Per una ricostruzione dell'intera vicenda inquisitoriale che, com'è noto, coinvolse anche Benedetto Croce cfr. G. VERUCCI, Idealisti all'Indice. !2 Il libro non è un lavoro organico: ma i vari studi di cui risulta rivelano abbastanza lo spirito di Giovanni Gentile. La dedica con cui il libro si apre è sufficiente per designare il libro alla condanna ecclesiastica. Dice la dedica: «Al mio amico – Sebastiano Maturi – che con la dottrina e l'esempio – mostra la perfetta religione essere filosofia». Dove si vede che la religione scompare nella filosofia che la supera e renre [sic]. Quest'è in realtà il preciso pensiero di G. Gentile. Ed ecco il giudizio che il Gentile fa del cattolicesimo. «Tutta la verità del modernismo è in quello che esso toglie dalla moderna filosofia: ma a questa verità, ut placidis coëant immitia, esso riattacca tutto il vecchio che vuol conservare, che non è poi l'accessorio ma il principale: il vecchio Dio....Ormai che sono entrati in quel laboratorio immenso della logica di Dio, che è la storia questa li trarrà innanzi appunto con la sua divina logica: fino alla mèta. E il cattolicesimo, per loro, indietreggerà nel tempo fino al suo posto, che tocca la soglia dell'età moderna, con la dissoluzione della scolastica. Ma il modernismo così sarà finito, perchè si fonderà con la corrente del pensiero moderno; dove la storia non è precisamente la storia del Loisy, con pretese apologetiche ingiustificabili, ma è si la storia dell'umanità, del Cristo uomo, e della Chiesa pura istituzione umana...». E a pag. 227 leggiamo ancora: «Se non siete cattolici, fateci il piacere di lasciare in pace il cattolicesimo, come fa da quattro secoli e più la filosofia moderna. Siete ridicoli, se credete che incominci ora la critica del cattolicesimo, che per la filosofia è morto da un gran pezzo. Siete anche ridicoli se credete che voi possiate ammazzarlo ben altrimenti che non abbia già fatto la filosofia, cioè nella filosofia». Non occorre illustrazione di sorta.4 Agli occhi di un lettore attento queste parole suscitano inevitabilmente un certo stupore, non tanto per quello che dicono, ma per quello che tacciono. L'intero giudizio critico da Giovanni Gentile esposto nella sua opera sul modernismo, considerato un fenomeno destinato sostanzialmente al fallimento, nonché il vero e proprio plauso rivolto alla Pascendi dominici gregis di Pio X, definita «una magistrale esposizione e una critica magnifica dei principi di tutto il modernismo»,5 passano interamente sotto silenzio.