Per Un Profilo Intellettuale Di Franco Russoli (1923-1977)
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Corso di Dottorato di ricerca in Storia delle Arti ciclo XXIX a.a. 2016/2017 Per un profilo intellettuale di Franco Russoli (1923-1977) L-ART/02; L-ART/03; L-ART/04 Coordinatore del Dottorato Ch. Prof.ssa Martina Frank (Università Ca’ Foscari, Venezia) Supervisori Ch. Prof.ssa Francesca Castellani (Università IUAV, Venezia) Ch. Prof. Emanuele Pellegrini (IMT – Alti studi, Lucca) Ch. Dott.ssa Caterina Bon Valsassina (Mibact) Dottorando Erica Bernardi 956128 Indice Introduzione – Franco Russoli “in and out” Cap. 1 - Franco Russoli da giovane 1.1 Pisa 1944-1950 1.2 Saggio sulla macchia (1944/45), uno sguardo a Longhi 1.3 I maestri: Matteo Marangoni, Carlo Ludovico Ragghianti 1.4 Scultura pisana del Trecento al carcere di San Matteo (1946-1947) 1.5 La mostra sulla pittura italiana contemporanea: l’incontro con Morandi, Casorati, Manzù e Salvadori (1947) 1.6 La ricostruzione di Pisa (1946-1950) 1.7 Tra Pisa e Milano passando per Parigi (1950) Cap. 2 - Un fatto politico: Picasso a Milano (1953) 2.1 Storicizzare un artista vivente 2.2 A caccia di opere 2.3 Guernica libre 2.4 Raccontare Picasso Cap. 3 - Il museo “militante” 3.1 Franco Russoli moderno museologo (1950-1977) 3.2 La casa museo come banco di prova (1950-1954) 3.3 Verso la direzione di Brera (1954-1957) 3.4 Il riordino dell’Accademia Carrara di Bergamo (1957-1962) 3.5 La crisi della cultura a Milano (1962-1969) 3.6 Un museo moderno di arte moderna per Milano (1969-1972) 3.7 L’utopia della grande Brera (1972-1974) 3.8 Museo Vivo (1973-1977) 3.9 Dalla chiusura di Brera al suo processo (1974-1977) 3.10 Il canto del cigno: “Processo per il museo” (1977) Cap. 4 - Comunicare il Novecento 4.1 Il documentario d’arte 4.2 Sperimentazioni anni Cinquanta 4.3 Gli anni Sessanta: Franco Russoli e Jean Marie Drot 4.4 “The mirror and the mirage”: Graham Sutherland (1964-1968) 4.5 La Radiotelevisione Svizzera (1969-1976) 4.6 “Distribuire i pan degli angeli agli happy many”: l’avventura coi Fratelli Fabbri 4.7 Dai Capolavori nei secoli ai Maestri del Colore (1960-1969) 4.8 L’arte moderna, un caso emblematico (1967-1969) APPARATI Cronologia breve Inventario dell’archivio di Franco Russoli Bibliografia di Franco Russoli Bibliografia tesi 2 Introduzione – Franco Russoli “in and out” Di Franco Russoli (1923-1977), negli anni Settanta, l’amico Raffaele Carrieri fa un ritratto umano vivido e affettuoso: «Al di sopra della squadra in uniforme, delle segretarie, degli archivisti, restauratori, professori e professoresse, il capo in testa, il Sovrintendente. Io ne ho conosciuti due: uno posticcio in una straordinaria commedia di Gogol – Il revisore – e uno vero, vivissimo, attraente, competente, tradotto in parecchie lingue: Franco Russoli. Nel romanzo che mi sarebbe piaciuto scrivere sarebbe stato proprio lui il protagonista. Un cristallo attivo. Per me gli altri sovrintendenti indossano una marsina e decorazioni e sono seduti sopra una nuvola a forma di trono. Invece Russoli sta per partire sempre: ha per ogni tasca una aereoplano a soffietto che gonfia da sé secondo la lunghezza dei viaggi»1. Il direttore di Brera viene spesso descritto in questo modo, brillante, vivace e visionario. Anche l’amico Giorgio Soavi, compagno di importanti avventure, scherzando gli scrive che avrebbe dovuto fare l’ambasciatore dei quadri, per la sua capacità comunicativa, l’intelligenza e per la bella voce2. Russoli è stato un fulmine nella realtà milanese, di fronte alla sua morte tutti sono rimasti pietrificati, dal Ministro in carica ai guardiani di Brera: insieme al Soprintendente era morta la speranza di una Milano diversa, non solo città di industria e di economia, ma anche città d’arte, antica e contemporanea; Russoli aveva agito nel segno di una coraggiosa sperimentazione che, sulla scia di quello che aveva significato il Centre Pompidou per Parigi, puntava a cambiare in modo significativo il volto della città meneghina. Alla sua morte ci si era interrogati subito su chi potesse essergli degno successore. La paura, fondata, era che arrivasse un direttore che non fosse in grado comprendere il progetto del suo predecessore, che non avesse l’umiltà di farlo proprio e portarlo a compimento, o la forza 1 CARRIERI 1975, pp. 40-43. 2 In Archivio Franco Russoli, d’ora in poi AFR, corrispondenza con Giorgio Soavi. 3 politica necessaria. A Milano tutti ormai sapevano cosa avrebbe dovuto essere la “grande Brera” e – questo è fondamentale - la desideravano. Tra le tante voci che si levano alla morte di Russoli, quella dell’amico Maurizio Calvesi sul “Corriere della Sera” descrive bene ciò che lui e il suo progetto rappresentavano per la città: La morte di Franco Russoli apre o sottolinea una serie di problemi di delicata importanza per la gestione culturale della giurisdizione storico- artistica lombarda e in particolare della città di Milano. Russoli era il catalizzatore di una serie di iniziative, di progetti, nel campo dell’attività conservativa, della museografia, delle mostre, perno delicatissimo, infine, di una complessa macchina che egli sperava di far decollare. Né, per il grande rilievo del suo progetto, a questo si potrebbe attribuire una dimensione esclusivamente milanese, perché si tratta evidentemente di uno dei dibattiti salienti della politica culturale italiana e perché intorno alla ristrutturazione di Brera si è andato delineando uno degli sforzi in questo senso più qualificanti. Basti pensare alla dimensione dei problemi chiamati in causa, che vanno dal rapporto tra pubblico e privato (la donazione o il deposito delle grandi raccolte Jesi, Jucker e domani di altre), all’incidenza territoriale, al coordinamento di enti come il museo, l’accademia di belle arti e la biblioteca, alla dialettica centralità- decentramento, al collegamento con l’istituenda galleria d’arte moderna e con le mostre e le attività didattiche nel quartiere della città3. Russoli muore all’apice della sua carriera: solo pochi anni prima, nel 1973, era diventato Soprintendente ai Monumenti e alle Gallerie della Lombardia, mentre direttore di Brera lo era ormai da vent’anni, e questo ultimo scatto gli aveva fornito la forza politica necessaria per tentare quella rivoluzione museale che negli anni era andato definendo e che, a causa della sua prematura scomparsa, è rimasta congelata nel tempo. Attraverso l’archivio di Franco Russoli, come è evidente fin da un primo e veloce sguardo al suo inventario, si può leggere uno spaccato della società italiana tra il 1940 e il 1977: in trasparenza è possibile ripercorrere le istanze e i cambiamenti di un momento fondamentale della storia italiana che a partire dal dopoguerra, con i suoi entusiasmi da boom economico, ha “quasi” consentito il realizzarsi di un sogno. La 3 CALVESI 1977, p. 3. 4 sensazione che si ha ripercorrendo il succedersi degli eventi è che le ottime premesse di ricostruzione, intesa in questo caso ancor più in senso lato e ideale che concreto, siano velocemente svanite nel nulla, perse in non si sa bene quale degli anni Settanta, morte non si sa insieme a quale dei suoi attori. Russoli è protagonista di questa storia: si forma a Pisa durante la guerra - arriva ad odiare a tal punto l’oppressore, fascista, da imbracciare il fucile, pur continuando sui monti a recitare Montale – vive la Milano “capitale morale” al fianco di Fernanda Wittgens, esempio di correttezza, lungimiranza e forza, con cui elabora la propria personale visione museografica e museologica, che lo porta a tentare un cambiamento profondo non solo in campo museale, ma delle istituzioni italiane tutte, in primis del Ministero dei Beni Culturali fondato negli anni Settanta con Giovanni Spadolini. Nonostante la centralità del tema di ricerca, mancava ad oggi un’analisi strutturata sulla sua figura; dimenticata dalla topografia della critica d’arte del secondo dopoguerra, la sua storia si è infatti trasmessa attraverso più che altro un passaparola orale in assenza di lavori sistematici o affondi di ricerca. Nonostante egli sia stato una figura di grande rilievo della cultura artistica milanese e nazionale gli sono dedicate molte veloci citazioni nei saggi di museologia e arte moderna, ma quasi mai approfondimenti su documenti di prima mano4. 4 Nel 2004, dopo la morte della madre, la figlia di Russoli, Sandra, affida l’archivio e il suo riordino a Giuseppe Davide La Grotteria che nell’a.a. 2006/2007 discute presso l’Università degli Studi di Milano una tesi dal titolo Per Franco Russoli sotto la guida di Giovanni Agosti. In questa occasione viene steso un primo inventario che è stato da me integrato con parte dei ritrovamenti di questi anni, in particolare relativi alla corrispondenza. Dalla tesi La Grotteria ha tratto un articolo: GROTTERIA 2008, pp. 82- 112. L’unica biografia di riferimento invece è la voce di PESCARMONA, 2007, pp. 555-560. 5 La biografia intellettuale Proprio per lo spessore del personaggio e la quantità e qualità dei documenti ritrovati, è stato necessario operare una selezione critica dei temi da approfondire possibile solo dopo un’attenta analisi dei materiali; in certi casi è invece proprio il mancato ritrovamento, o la difficoltà nell’ottenere risposta dagli archivi privati, come spesso è accaduto nel caso di gallerie, ad aver determinato il mancato approfondimento di alcuni temi. Si è optato quindi, non essendo possibile analizzare come si sarebbe voluto ogni argomento con stesso grado di approfondimento, per una suddivisione dell’elaborato in affondi imperniati su degli apparati atti a fornire un sostegno cronologico solido; questi garantiscono infatti la continuità e il rimando ad una linea temporale sempre presente, leggibile nelle sue diverse espressioni che sono: la cronologia, la bibliografia di Franco Russoli e l’inventario, in modo da fornire il lettore di tutti gli strumenti necessari per la comprensione dello studioso.