Libro Decimale, Della Lunghez- Za, Altezza E Larghezza Della Conchiglia Di Ogni Esemplare Che Poi È Stato Pesato Con Una Bilancia Analitica
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ISSN: 0365-1576 ATTI DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE DI TRIESTE VOL. 52 - 2005 MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE - TRIESTE DIRETTORE RESPONSABILE: Sergio Dolce Autorizzazione del Tribunale di Trieste N. 491 Reg. Periodici del 16.02.1976 Finito di stampare maggio 2006 Stampa Arti Grafiche Riva Atti Mus. Civ. Stor. Nat. Trieste 52 3-17 maggio 2006 ISSN: 0365-1576 PROSPETTIVA MORFOLOGICA DEL QUADRO DI INFEZIONE MISTA SOSTENUTA DA FUNGHI DEL GEN. SCOPULARIOPSIS BAINIER, 1907 (HYPHOMYCETES), IN ASSOCIAZIONE CON CLADOSPORIUM SPP. (ASCOMYCOTINA), IN ACARI IXODIDI (ACARI, IXODOIDEA, IXODIDAE) NICOLAS ORMAS(1), EMANUELA GIORGETTI(2), ANDREA COLLA(1) (1) – Museo Civico di Storia Naturale di Trieste, Piazza A. Hortis 4, 34123 Trieste, Italia (2) – Fraz. Bognassi 6/B, 27057 Varzi (PV), Italia Abstract - Morphological appearance of the natural mixed infection in ixodid ticks (Acari, Ixodoidea, Ixodidae) caused by Scopulariopsis Bainier, 1907 (Hyphomycetes) and Cladosporium spp. (Ascomycotina) - Scopulariopsis Bainier 1907 is a genus of ubiquitous keratolytic-keratinophylic mould, that is found in soil, plant, animal matter, and air, having unclear microecological behaviour. In this report is the first time discussed the patho- genic ability against ixodids of the fungus Scopulariopsis sp., generally not included among pathogenic genera against arthropods, even if already known as an entomopathogenic mould. This fact underscores the importance of these observations on ixodids. Perhaps, the event could be very interesting and promising to try to develop a natural mycoembryocide system using this non-dermatophitic mould in ticks’ biocontrol. Key words: Ticks (Acari, Ixodoidea, Ixodidae), biocontrol, entomopathogenic fungi, natural infection, acaricide management, Scopulariopsis. Riassunto - Scopulariopsis Bainier 1907 è un genere di micete cheratolitico-cheratinofilico ubiquitario, che si trova in suolo, piante, materiale organico di natura animale, ed aria, avente comportamento microecologico tuttora poco chiaro. In questo lavoro è discussa per la prima volta la potenzialità infettiva contro ixodidi del fungo Scopulariopsis sp., generalmente non incluso tra i tradizionali generi patogeni di artropodi, anche se già segnalato come entomopatoge- no. Questo fatto sottolinea l’importanza delle presenti osservazioni su ixodidi. Effettivamente, quanto qui descritto potrebbe rivelarsi molto interessante e promettente per l’individuazione e lo sviluppo di un sistema micoembriocida naturale che utilizzi questo microrganismo non-dermatofita nel biocontrollo delle zecche. Parole chiave: Zecche (Acari, Ixodoidea, Ixodidae), biocontrollo, funghi entomopatogeni, infezione naturale, tratta- menti acaricidi, Scopulariopsis. 1. - Introduzione Scopulariopsis Bainier, 1907 è un genere pressoché ubiquitario di microrgani- smi cheratolitici non-dermatofiti relativamente diffuso in suoli, piante, aria e sub- strati vari di natura sia vegetale che animale, avente comportamento microecolo- gico spesso non sufficientemente chiarito (DOMSCH et al., 1980). Ceppi non-dermatofiti ritenuti affini a Scopulariopsis potrebbero essere causa di rare infezioni in campo umano e veterinario. Per questa ragione, svariati cam- pioni di Scopulariopsis risultano indagati per sporadici episodi di onicomicosi. Specie del genere discusso sono in grado di invadere materiali ungueali in vitro, quali agenti invasivi occasionale di strutture cheratiniche già parzialmente com- promesse. In realtà, evidenze sperimentali dirette confermano la sua spiccata abilità di agire quale fungo entomopatogeno, come nel caso di Scopulariopsis brevicaulis (Sacc.) (GUPTA, ELEWSKI, 1996). 4 NICOLAS ORMAS, ANDREA COLLA, EMANUELA GIORGETTI Nel presente lavoro vengono per la prima volta individuate, presentate e discusse le differenti forme di attività entomopatogena che Scopulariopsis sp. esercita nei confronti di due distinti generi di acari ixodidi (Acari, Ixodidae). Trattandosi di un microrganismo fungino che non era mai stato visto essere patogeno di alcun genere di acaro, ciò sottolinea l’importanza di questa serie di osservazioni condotte in stretta relazione al ciclo vitale dei temibili acari parassiti: circostanza che potrebbe rivelarsi estremamente promettente ai fini della messa a punto e dello sviluppo di un nuovo sistema di contenimento micoembriocida degli ixodidi. In questo senso, merita un’accurata valutazione la progressione della dinami- ca infettiva dell’ifomicete, in funzione di un’azione prevalentemente embriocida (EKESI et al., 2002) nei confronti degli ixodidi esaminati. 2. - Materiali e metodi 2.1 - Procedura di screening Originariamente lo screening anatomo-microscopico e microbiologico era stato condotto in funzione di una differente indagine, avente per oggetto uno stu- dio in microscopia ottica relativo alla biologia riproduttiva degli acari ixodidi. Circa le tecniche di microscopia ottica utilizzate, i campioni sono stati esami- nati con un microscopio biologico Leica DMLB e con uno strereomicroscopio Olympus BH. È stata fotografata l’intera sequenza degli stadi di sviluppo dell’in- fezione, mediante connessione degli strumenti ottici con una fotocamera Leica, provvista di pellicola Kodak 64 T. L’intera sequenza dell’infezione fungina osservata al microscopio ottico corri- sponde ad un’accurata e dettagliata serie di preparazioni microbiologiche, ottenu- te da prelievi del micromicete così come riscontrato a livello macroscopico sugli acari in figg. 1 – 3. La procedura sperimentale descritta ai §§ 2.2, 2.3 si attiene scru- polosamente ai protocolli ed alle tecniche specifiche per il trattamento dei funghi entomopatogeni adottati presso l’Insect Micology Laboratory, USDA–ARS Plant Protection Research Unit, US Plant, Soil & Nutrition Laboratory, Ithaca, NY (USA). 2.2 - Materiali e metodi relativi alle uova fertilizzate Sono state utilizzate uova fertilizzate provenienti da svariate ovideposizioni in vitro, ottenute a partire da esemplari di gravide appartenenti a zecche delle specie Boophilus decoloratus (Koch, 1844) e Rhipicephalus (Rhipicephalus) san- guineus (Latreille, 1806) (Acari, Ixodidae). Le uova venivano mantenute nelle stesse provette in vetro per batteriologia (mm. 15 x 65) dove erano state deposte, fino all’emergenza delle prelarve (in cor- rispondenza del raggiungimento della loro maturità embrionale). In previsione dei successivi tempi e stadi di sviluppo, le uova venivano incubate in termostato. PROSPETTIVA MORFOLOGICA DEL QUADRO DI INFEZIONE MISTA, ecc. 5 E’ seguito l’allestimento di una camera umida, adattata per il controllo di dieci provette. I parametri microambientali, sottoposti a controllo costante, erano: temperatu- ra + 27°C, umidità relativa 95%, e luce fredda prodotta da illuminatore a fibre ottiche. Subito prima di essere preparate per lo screening ottico, le uova, venivano ripetutamente sciacquate per clusters di 10 unità ciascuno in alcool 70°. Ogni singola investigazione prevedeva schiacciamento e colorazione di tre uova su ciascun vetrino portaoggetti. Quindi, la procedura di schiacciamento e colorazione applicata per ciascun embrione veniva eseguita molto accuratamente mediante l’uso di microaghi. Ciò allo scopo di individuare, disgregare e separare le sole membrane del corion. 2.3 - Procedure e materiali adoperati per monitorare l’infezione naturale di Scopulariopsis in larve e gravide di acari ixodidi Osservazioni molto dettagliate sono state eseguite su larve schiuse in vitro, subito dopo la loro emergenza. Esse provenivano da gravide che avevano ovi- deposto in vitro, rappresentando perciò la loro generazione parentale. Trattavasi di adulte di Boophilus decoloratus (Koch, 1844) e di Rhipicephalus (Rhipicephalus) sanguineus (Latreille, 1806) (Acari, Ixodidae). Alla loro schiusa, le larve venivano prelevate singolarmente e separate dai grappoli di uova non ancora schiuse, che permanevano nella medesima fiaschetta in cui la gravida le aveva deposte, spesso posizionate ancora a stretto contatto con il ventre della stessa. Tali larve venivano raggruppate per lotti separati di trenta esemplari ciascuno, all’interno di capsule (dischi) Petri (7 cm. di diametro). Il trasferimento era svolto secondo modalità random, ad intervalli di 75 minuti dalle prime schiuse. Le fiaschette contenenti le gravide insieme ai grappoli di uova embrionate non ancora schiuse venivano mantenute rigorosamente separate, in modo che ciascuna fosse conservata con le proprie uova. Infine, fiaschette e capsule Petri venivano sistemate in contenitori di polietene, in condizioni di temperatura ed umidità controllate, mantenendole separate in due com- parti sigillati: l’uno contenente larve, l’altro embrioni non schiusi. Per assicurare il mantenimento in vivo-in vitro delle larve era stata allestita un’uni- ca camera umida termostatata, in grado di garantire valori di umidità costantemente elevati grazie alla presenza di filtri a disco di carta bibula, parzialmente immersi in solu- zione fisiologica ed adagiati sul fondo delle singole Petri. I parametri sperimentali inerenti la fase d’incubazione in capsule Petri erano: - temperatura: +24°C - umidità relativa: 85-87% - luce incidente: bassa, attenuata mediante filtri blu Per quanto riguarda larve e gravide, è stata adoperata una tecnica di screening del tutto analoga: 1°. stoccaggio degli esemplari da esaminare in singoli vial contenenti soluzio- 6 NICOLAS ORMAS, ANDREA COLLA, EMANUELA GIORGETTI ne salina 9% NaCl sterile; essi venivano dapprima immersi in alcool 75% per 10 secondi, ripetendo il lavaggio