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Monumenta Capitolina Selecta Mura di Roma 1 memorie e visioni della città memorie e visioni della città Mura di RomaMura

Un percorso lungo la cinta muraria, voluta dall’imperatore MURA DI ROMA - MEMORIE E VISIONI DELLA CITTÀ Aureliano, alla scoperta della città. Il monumento, straordinariamen- ISBN 978-88-913-1640-0 te preservato, ma talvolta sopraffatto dall’intricato tessuto urbano, costituisce un osservatorio privilegiato per raccontare con parole e immagini una Roma inattesa, fatta di piccole e grandi storie.

«L’ERMA» «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER

COP_TEST_4_A DEFINITIVA_STAMPA.indd 1 03/05/18 18:07 Monumenta Capitolina Selecta 1

Mura di Roma memorie e visioni della città

a cura di Claudio Parisi Presicce Marianna Franco Antonella Gallitto Alessandra Gobbi Rossella Motta Valentina Valerio

Atlante fotografico di

Andrea Jemolo

«L’ERMA» di BRETSCHNEIDER Monumenta Capitolina Selecta 1 Mura di Roma memorie e visioni della città a cura di Testi di Materiale iconografico

Roma Capitale Claudio Parisi Presicce Francesca Bertozzi (FB) Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali Marianna Franco Marialetizia Buonfiglio (MB) Musei Capitolini Antonella Gallitto Cristina Carta (CC) Alessandra Gobbi Paola Chini (PC) Museo di Roma in Rossella Motta Maria Gabriella Cimino (MGC) Museo Napoleonico Valentina Valerio Silvana Ciocca (SC) Monumenti di Roma, Archivio Fotografico Monumenti Antichi e Aree Archeologiche (MA) Roberto Cristini (RC) Monumenti di Roma, Archivio Fotografico Monumenti Medievali e Moderni (MMM) Barbara De Petra (BdeP) Monumenti di Roma, Archivio Storico e Disegni (ASD) Stefania De Prai (SdeP) Archivio Storico Capitolino (ASC) Atlante fotografico di Patrizio Di Nezio (PDN) Casa Museo Alberto Moravia Massimo Di Paola (MDiP) Centro di Ricerca e Documentazione Arti Visive (CRDAV) Andrea Jemolo Angela Favelli (AF) Dipartimento Sviluppo Infrastrutture Manutenzione Urbana Elena Federico (EF) Archivio Ripartizione V Lavori Pubblici (Arch. Rip. V) Marianna Franco (MF) Gabinetto del Sindaco Antonella Gallitto (AG) Ufficio Stampa, Archivio Fotografico Storico (AFS) Alessandra Gobbi (AlG) Gianleonardo Latini (GL) Archivio di Stato di Roma (ASR) Ersilia Maria Loreti (EML) Marina Marcelli (MM) Ambasciatori Palace, Roma Maurizio Merra (MzM) Archivio ATAC Presidente Archivio E. Ferrari Frey Francesca Jacobone Massimiliano Munzi (MsM) Rossella Motta (RM) Archivio E. Montuori Amministratore Delegato Margherita Pasquali (MP) Archivio Ruffini Remo Tagliacozzo Carlo Persiani (CP) Archivio Storico e Museo della Birra Peroni Francesco Pacetti (FP) Casa delle Donne Direttore Generale Museo Storico dei Bersaglieri Roberta Biglino Tania Renzi (TR) Paola Rossi (PR) Museo Storico dei Granatieri di Sardegna Librerie Gianluca Schingo (GS) Scuola d’Arte Educatrice Laura Silvestro Simonetta Serra (SS) Società Ginnastica Roma con Barbara Bianco Cinzia Vannicola (CV) Accademia di Francia a Roma Rita Volpe (RV) Si ringraziano i direttori e i responsabili degli archivi fotografici e i privati che hanno messo a disposizione le immagini. Progetto grafico Valentina Valerio (VV) Si ringraziano, inoltre: «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER Gianluca Zanzi (GZ) Marina Marcelli per l’elaborazione grafica della pianta e Savina Bencivenga, Daniela Brignone, Biblioteca Comunale Villa Mercede, CAI Club Alpino Italiano, Bruno Camarota, Clara Cancellieri, Alessandra Cappella, Nicoletta Cardano, Cassa Italiana Previdenza e Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione di testi Assistenza Geometri, Pino Castelli, Francesca Cavallo, Paola Chini, Maria Gabriella Cimino, Jerome Delaplache, Alessandro Delfino, e illustrazioni senza il permesso scritto dell’Editore Maurizio di Ianni, Elena Federico, Ilaria Ferrazzi, Laura Francescangeli, Rita Galeazzi, Alessandra Gariazzo, Francesco Giovanetti, Arthur Godard Saulgeot, Nicola Immediato, Lazzaretti Roma, Cristiano Leone, Liceo Statale Maria Montessori, Baldassare Mazza, In copertina: Moreno Mazzocchi, Roberta Micheletti, Alessandro Milana, Famiglia Montuori, Angela Napoletano, Donatella Occhiuzzi, Antonella Bastione del Sangallo (sec. XX, prima metà), stampa Pagnotta, Margherita Pasquali, Massimo Piron, Laura Romeo, Daniela Ronzitti, Marco Ruffini, Massimo Ruffini, Sandro Santolini, fotografica (Museo di Roma, AF 28030) Mariarosaria Senofonte, Simonetta Sergiacomi, Laura Silvestro, Isabella Toffoletti, Isabella Vitale, Silvia Vitale

© Copyright «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER 2018 ISBN 978-88-913-1640-0 (cartaceo) «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER © Roma Capitale ISBN 978-88-913-1646-2 (PDF) Via Cassiodoro, 11 - 00193 Roma - [email protected] Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali www.lerma1896.com - www.lerma.it INDICE

Presentazione ...... 49 Claudio Parisi Presicce...... 9 Scambio d’identità Il tinello de’ li gentil’homini Un edificio dall’anima camaleontica Le mura di Roma. Diciotto secoli di storia, diciannove chilometri di città Villa : un “fermo immagine” prima della scomparsa Claudio Parisi Presicce...... 11 Eclettici villini I cenacoli muraioli Familia Randonia e la Scuola d’Arte Educatrice Invito alla lettura Il cinema più piccolo del mondo Marianna Franco, Antonella Gallitto, Alessandra Gobbi, Rossella Motta, La Grande Bellezza e l’Hotel degli Ambasciatori Valentina Valerio...... 21 , La dolce vita e la Hollywood sul Tevere Specchio specchio delle mie brame… chi è la più bella del reame? Una porta impacchettata Intorno alle Mura Porta Flaminia o ...... 27 ...... 65 Riposare sugli allori Il fanciullo “innamorato” delle Muse Gli Horti Aciliorum: dal giardino lussureggiante al Muro Torto Piazza Sallustio e la macchina del tempo Le inquiete ombre di porta del Popolo Gli aranci della bella Paolina “Lo studiolo segreto” del cardinale La torre del “Gran Maestro” ribelle Quando in piazza si andava in barca Il “telegelato” Apparati effimeri e cortei Chi beve birra campa cent’anni ovvero la Birreria Peroni Il campo delle anime perse Romolo e Remo in bicicletta Il Tridente dell’Arte Signorina grandi firme, col tuo stile Novecento hai portato il turbamento… La “Legnara al Popolo” Giustizia in piazza e ...... 75 Il Mattatoio e il Campo Boario di porta del Popolo da caserma a vigna a… caserma Un carnevale romano di fine Ottocento: le statue viventi a piazza del Ercole abita qui Popolo Una porta clausa da sempre Uno scrigno di storie a palazzo Corrodi La vertigine del rettifilo Mens sana in corpore sano: la Società Ginnastica Roma L’epopea dei Bersaglieri Su e giù dal Muro Torto al Pincio La pulizia delle strade: un problema antico Le mura del pianto , un vicino imbarazzante Elika, la signora delle camelie Biblioteca o caserma? Il monumento a San Francesco d’Assisi

Porta Tiburtina o Porta San Lorenzo...... 89 ...... 129 Servio Tullio prende il treno Dalla palus Decenniae a lo pantano Oh che bel castello: la “Laurenziopoli”, una fortezza sconosciuta Il Senato e il Popolo Romano restaurano le mura Nicolò V e il maestro di muraglie Un modo per evadere il dazio Uniti ma separati Una Madonna itinerante Una residenza a cavaliere delle mura della città Piante e fiori all’ombra delle mura La casa dei bambini Il “quartiere” invisibile di via della Ferratella Le ali dell’idrovolante S.55 sulle mura Il pittore di porta Metronia Funzionalità e “fascino avvolgente” ...... 139 Porte Prenestina e Labicana o ...... 99 La scoperta eccezionale di Giovanni Pietro Campana Eurisace: mastro fornaio d’altri tempi Una chiesa per un martire sopravvissuto Bis deletum ter aedificatum: il sepolcro di largo Talamo La “piletta” La di Santa Croce in Gerusalemme e il palazzo imperiale del Sessorio Il mistero di Galatea L’orto all’ombra delle mura La lapide delle buone intenzioni Porta Appia o ...... 145 L’acqua torna sulle mura: l’Acquedotto Felice Spoglie meritevoli d’alabastro Il Carnevale dei Tedeschi Un monumento contestato: arco di Druso o acquedotto Antoniniano? La lapide monumentale dell’Acqua Marcia Mulini e valche sul fiume Almone Una riserva d’acqua a porta Maggiore La residenza estiva del cardinale Panificatori a confronto Il Bastione Ardeatino e l’atelier di Corrado Ruffini Un rifugio antiaereo Provvedimenti comunali contro la ragazzaglia fromboliera Lo spasso della Caffarella e Porta San Giovanni...... 113 Un gerarca al Museo Coltivare e produrre fuori porta San Giovanni Le mura ritrovate Porta o ...... 157 Le mura, la cattedrale e la piazza del... primo Maggio Egitto che passione! La piramide di Caio Cestio Un programma politico in un monumento “vagante” Il “doliolo”, ovvero e il riuso delle anfore La tebaide di Roma, eremiti e anacoreti delle mura Il viaggio dell’obelisco di Costanzo II Una bomba d’acqua ante litteram Le mura “fuori” le mura: storie di monaci, pellegrini e scorrerie saracene Una porta… per il Laocoonte I giochi medievali nei prati del popolo romano Il dazio invisibile La leggenda della separazione tra Pietro e Paolo: una chiesina girovaga Ohibò, andiamo a San Giovanni a sentire gli organini: le osterie sciantanti e la Un cimitero romantico accanto alla piramide Cestia festa di San Giovanni Modernità o conservazione dell’antico? Un carteggio sulla demolizione delle mura Dall’omnibus alla tramway: il primo trasporto collettivo Una villa sopra uno de’ torrioni vecchi della città Così vicini, così diversi: la caserma dei Vigili del Fuoco e l’edificio delle Poste I combattimenti della Repubblica Romana: un reportage di guerra in via Marmorata Demolizioni e trasferimenti: la Vedetta Appennina e la Casa di La visita di Hitler a Roma Michelangelo Erano pochi, furono lasciati soli, ma hanno combattuto Le rotaie di Villa Sciarra Il silenzio assordante del cimitero di guerra ...... 201 Porta Portuense e ...... 175 Vaghe pitture da una villa perduta Scali, porti e approdi Vicolo Moroni: una lavanderia nella torre Il Tevere… incatenato La via Sancta dei pellegrini Una piscaria presso le mura di Testaccio: il pesce del Tevere sulla tavola dei romani Dal verziere di papa Nicolò III all’Orto Botanico di Villa Corsini Il cimitero ebraico di porta Portese I banchetti del banchiere: Agostino Chigi alla Farnesina Lo sfortunato varo della galera San Bonaventura La Fornarina di Trastevere Controcorrente: dal tiro dei bufali ai battelli a vapore Reclusione, clausura, emancipazione: storie di donne a Trastevere Un deposito d’eccezione: la Biblioteca Vaticana nell’Arsenale pontificio Cristina di Svezia e Palazzo Corsini “Una stazione di prim’ordine”… declassata Le candele del papa Come l’acqua in una fontana: i giovani nella casa della G.I.L. Trionfi e lamenti della città eterna Il mercato domenicale di porta Portese La street art approda a Roma Atlante fotografico Porta Aurelia e Porta ...... 193 Andrea Jemolo...... 215 I mulini del Gianicolo Mura di terra e fascine La Pimpaccia e l’Arco di Tiradiavoli Bibliografia...... 291

Presentazione Claudio Parisi Presicce

La nuova collana editoriale Monumenta Capitolina Selecta della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali si apre con un volume dedicato alle Mura di Roma, il principale segno della città antica, opera di alta ingegneria militare, oggi tra i monumenti archeologici più rilevanti e rappresentativi, sicuramente il più esteso. Dal 1847, in virtù del motu proprio di papa Pio IX, questo straordinario complesso è affidato alla cura dell’Amministrazione Capitolina che provvede alla sua salvaguardia, conservazione e valorizzazione. Le mura, sottoposte da sempre a restauri, demolizioni, ricostruzioni, trasformazioni, integrazioni e modifiche del tracciato, sono lo specchio della città in divenire perché hanno risposto, nel corso dei secoli, alle mutate esigenze funzionali. Mura di Roma. Memorie e visioni della città non è una monografia nel senso tradizionale del termine, ma una proposta per recuperare lungo il circuito difensivo le relazioni spaziali e temporali di cui si compone la storia urbana. Il volume si articola in tre sezioni distinte ma complementari, che documentano il monumento da prospettive diverse. La prima sezione, Le mura di Roma. Diciotto secoli di storia, diciannove chilometri di città, illustra il contesto socio-politico sotteso alla costruzione del circuito di Aureliano, ne descrive le caratteristiche progettuali e tecniche e passa in rassegna restauri, riparazioni, tagli o semplici manutenzioni che si sono susseguite nel tempo. La sezione centrale, Intorno alle mura, è dedicata alle “memorie” che gravitano o hanno gravitato lungo la cinta. Le mura assurgono a punto di vista privilegiato per ricostruire la storia di Roma rievocando luoghi, eventi e personaggi anche attraverso una ricca selezione di immagini, tratte in gran parte dallo straordinario patrimonio iconografico della Sovrintendenza Capitolina. Le due sezioni sono corredate da una ricca e variegata bibliografia, che consente di approfondire la conoscenza del monumento in ogni suo aspetto e in ogni sua fase storica. L’Atlante Fotografico di Andrea Jemolo è costituito da settantacinque scatti selezionati per questo volume, tratti da una capillare campagna fotografica realizzata tra il 2017 e il 2018. Le fotografie propongono la “visione” attuale del monumento, restituendo nella sequenza la sua unitarietà non sempre correttamente percepita nella città contemporanea.

Roma. Mura Aureliane 9

Le mura di Roma Diciotto secoli di storia, diciannove chilometri di città Claudio Parisi Presicce

Un libro di alcuni anni fa sulle Mura Aureliane evidenziava attraverso un for- imperio Romulus; condita urbs conditoris nomine appellata» (“Così, d’ora in poi, tunato sottotitolo (Atlante di un palinsesto murario) il dato essenziale del grande possa morire chiunque osi scavalcare le mie mura” [...]. In questo modo Romolo apparato difensivo di Roma: la sua stratificazione multisecolare. Le mura della si impossessò da solo del potere e la città appena fondata prese il nome del suo città, sorte in età imperiale, sono state sottoposte negli anni a continue modifi- fondatore) (Liv., I, 7,1). che, demolizioni parziali, aggiustamenti, riparazioni, localizzati rifacimenti, ma- nutenzioni, danneggiamenti e restauri, per rispondere al meglio ai progressivi Dopo la terza invasione degli Alemanni, che, penetrati oltre il sistema difen- sviluppi dell’arte militare e all’ininterrotta necessità di garantire la difesa della sivo predisposto dall’imperatore Gallieno (253-268) lungo la direttrice Milano- popolazione romana da ogni genere di assalitori. Verona-Aquileia, erano stati respinti a fatica dall’imperatore Aureliano (270-279), I sistemi difensivi antichi, tuttavia, vanno letti come strutture architettoniche fu decisa la costruzione delle nuove mura difensive di Roma: «muros urbis Romae che rappresentano l’esito di un complesso sistema di fattori, al tempo stesso sic ampliavit, ut quinquaginta prope milia murorum eius ambitus teneant» (SHA, geografici, culturali e politici. Per la definizione della loro forma e delle relative Vita Aureliani, 39, 2). A questo fine, in vista dell’imminente campagna militare tecniche costruttive hanno giocato sempre un ruolo decisivo il contesto econo- contro la regina Zenobia di Palmira, Aureliano chiese al Senato («[…] adhibito mico, quello naturale e ovviamente la tipologia del materiale da costruzione che consilio senatus muros urbis Romae dilatavit»; ibid., 21, 9), di cedere, se già di pro- si aveva a disposizione, con le possibilità e i limiti che ne conseguivano. prietà pubblica, o espropriare i terreni necessari al completamento del circui- È nell’ambito di un’analisi più generale relativa alle fortificazioni, nonchè to difensivo e, ovviamente, di fornire le risorse finanziarie H( omo 1904, p. 221 s.). dell’interesse sempre attuale per le strutture difensive antiche, che si inserisce I lavori di costruzione iniziarono nel 271 sotto il consolato dello stesso Aureliano l’indagine archeologica sulla cinta muraria di Roma, analisi che ha, come obiet- e di Pomponio Basso e proseguirono nel 275 durante il secondo consolato di tivo prevalente, la definizione degli aspetti relativi alla cronologia e allo sviluppo Aureliano, affiancato da Marcello. topografico e strutturale delle mura, traguardando la visione diacronica della La decisione di realizzare una nuova difesa militare di Roma fu assunta ve- città. rosimilmente dallo stesso imperatore, uomo pratico e aduso all’azione. La pro- Nel corso delle indagini occorre definire il contesto storico nonché la matri- gettazione unitaria e l’omogeneità della tecnica edilizia furono scelte cariche di ce culturale alla base delle varie fasi costruttive delle mura, tenendo pertanto importanti conseguenze. La costruzione, normalmente affidata ai soldati – che in conto non solamente dell’aspetto difensivo della cintura muraria urbana, ma quel periodo erano però assenti da Roma perché impegnati in Oriente – secondo anche, in termini di connotazione culturale, dell’insediamento. Di conseguenza la testimonianza di Malalas (Mal., Chron., 12, 5, 128C) fu eseguita dalle corpora- la prospettiva appare insieme sincronica e diacronica, tesa a focalizzare anche zioni urbane di operai. Il tracciato, studiato da architetti esperti in cose militari o il quadro sociale delle possibili influenze sul progetto costruttivo delle mura. elaborato da lui stesso, fu dettato da scelte di natura strategica e spesso adattato Questo dato emerge fin dal più antico riferimento a una cinta difensiva della cit- per proteggere le proprietà del demanio imperiale e alcuni edifici pubblici, a volte tà, che funge da spartiacque dell’appartenenza o non appartenenza alla nuova sfruttati essi stessi in chiave difensiva, per evitare gli enormi costi degli espropri comunità, che segna il confine fisico del territorio sul quale la città esercita la (Homo 1904, p. 276). Per un totale di un decimo del perimetro, risultano inseriti nel- propria sovranità e che individua il ruolo guida nell’uomo che si fa garante della le mura e nelle porte edifici pubblici, privati e monumenti funerari preesistenti tra stabilità: «“Sic deinde, quicumque alius transiliet moenia mea” [...]. Ita solus potitus i quali la piramide di Caio Cestio, gli horti degli Acilii sul Pincio, i , le

Roma. Mura Aureliane 11 arcate delle aquae Marcia-Tepula-Iulia e Claudia-Anio Novus, il circo Variano, il Ses- nelle rientranze strategiche delle mura, in particolar modo nel tratto di cinta sorio e l’anfiteatro Castrense, la recinzione degli horti Sallustiani. Gli interessi dei che costeggiava il Tevere, area dove fin dai tempi più antichi si svolgevano i traf- singoli proprietari dovettero sottostare alle esigenze di carattere generale, soprat- fici legati al commercio fluviale. Fino al XV secolo i nomi delle posterule aperte tutto per i vantaggi in termini di risparmio dei tempi e dei costi di costruzione gra- lungo il tratto in corrispondenza del , per lo più scomparse, sono zie al riutilizzo sia delle strutture in elevato che dei materiali degli edifici demoliti. conservati nei documenti che fanno riferimento agli attracchi e alla riscossione A motivazioni pratiche rispose anche l’utilizzazione del Tevere nel sistema di di pedaggi, tasse e gabelle. I nomi originari delle porte principali, invece, col difesa, come enorme fossato difficilmente valicabile. Stando al racconto di Pro- tempo sono cambiati. A seguito dell’abbandono dei riferimenti alle antiche stra- copio (Procop., Bell. Goth., I, 19 e II, 9), lungo il tratto fluviale del , de, prevalse il richiamo ai luoghi di culto ai quali conduceva la strada che da densamente abitato, il muro era piuttosto basso e dotato soltanto di 16 torri, quella porta usciva, per lo più basiliche o catacombe: porta Appia divenne por- evidentemente molto distanziate tra loro e forse distribuite in modo irregolare. ta San Sebastiano, oggi sede del e ingresso alla Passeggiata Una minuziosa descrizione delle mura è conservata nell’appendice all’Itine- sulle Mura; porta Asinaria divenne porta San Giovanni in Laterano, poi sostituita rario di Einsiedeln, databile nel IX secolo, ma probabilmente fondata su docu- nel 1574 da quella realizzata poco lontano; porta Aurelia prese il nome di por- menti risalenti alla seconda metà del VI secolo: vi sono elencate 383 torri, 7020 ta San Pancrazio dalla vicina chiesa con annesse catacombe; porta Flaminia fu propugnacula o merli per il riparo degli arcieri, 14 porte principali, 5 porte se- denominata prima porta San Valentino dalle catacombe con piccola basilica e condarie dette posternae, 116 corpi di guardia con i relativi servizi detti necessa- poi dal XV secolo porta del Popolo dalla chiesa di ; porta ria (ossia le latrine costruite all’esterno del muro), 2066 finestre grandi (forinse- Labicana assunse il nome di porta Maggiore perché conduceva alla basilica di cus) per le artiglierie, oltre a un numero imprecisato di finestre minori o feritoie, ; porta Ostiensis fu chiamata porta San Paolo per il suo col- poste ogni 10 piedi. legamento con la omonima basilica; divenne porta San Lorenzo Le mura recingono un’area di 1350 ettari circa e il loro andamento segue in dalla chiesa di San Lorenzo fuori le Mura. generale la dorsale delle colline, intersecando – rispettandola – la più antica via- Plinio (Plin., Nat. III, 65-67) in riferimento a moenia urbis parla di trentasette bilità, con porte o posterule collocate per lo più nelle depressioni tra un’altura e porte, un numero che corrisponde probabilmente a posti di blocco per il dazio l’altra. Le porte principali sono in totale diciassette, quattordici sulla riva sinistra funzionali ai controlli. Essi sono stati certamente tenuti presenti nel progetto di (Flaminia, Pinciana, Salaria, Nomentana, Clausa, Tiburtina, Praenestina, Labicana, Aureliano, che tuttavia non comprese tutta la città: delle quattordici regioni della Asinaria, Metronia, Latina, Appia, Ardeatina e Ostiensis) e tre sulla riva destra (Por- divisione augustea – un confine ideale tra città e suburbio – il circuito difensivo tuensis, Aurelia e Septimiana). La loro chiusura avveniva con chiavi e sbarre di attraversava soltanto la prima, la quinta, la sesta, la settima e la quattordicesima. ferro mediante saracinesche (cataractae) che scorrevano entro incassi praticati Del resto il rapporto tra il perimetro delle mura e la linea del pomerium o la cinta negli stipiti in pietra e che erano manovrate attraverso carrucole e corde fissate daziaria, in relazione agli aspetti giuridico-amministrativi, non è di semplice so- su apposite mensole in travertino nella camera soprastante. vrapposizione: solo nel 274, dopo le vittorie sui Germani e su Palmira, Aureliano Dal punto di vista tipologico, all’epoca di Aureliano le porte più importanti, stabilì che mura e pomerio dovessero seguire la stessa linea («[…] Nec tamen costruite in travertino e fiancheggiate da torri semicircolari, avevano un accesso pomerio addidit eo tempore sed postea»; SHA, Vita Aureliani, 21,10). a doppio fornice, in modo da permettere un duplice senso di marcia. In seguito, L’altezza delle mura, che presentavano caratteristiche architettoniche di verosimilmente nel periodo di Arcadio e Onorio (Giovenale 1931), per consentire estrema semplicità, era assai limitata: in epoca aureliana erano alte da 7,80 a un miglior controllo e maggiore sicurezza, le porte verso l’esterno della città 8 metri (26 piedi), raggiungendo solo in alcuni casi i 10 metri o con Onorio i vennero ridotte a un solo fornice, conservando il doppio accesso solo nella con- 12 metri. La fondazione, ampia 3,50-4,00 metri (12-14 piedi) era costituita da troporta protesa verso l’interno, dove si trovava il corpo di guardia, per lo più di un’opera a sacco. Il paramento di questa fase, pur nelle differenze di esecuzione forma rettangolare. Le altre porte erano a un solo fornice in pietra, travertino o dovute ai vari cantieri che operavano contemporaneamente lungo il perimetro, marmo. presenta una cortina di mattoni in genere spessi 3,5 centimetri, di colore rosso Le posterule, infine, che avevano un interesse quasi privato, erano ubicate chiaro, perlopiù di recupero. Gli strati di malta, chiara e con inclusi pozzolanici, su strade di importanza secondaria, ed erano costituite da un’apertura sormon- sono alti in media 2-2,5 centimetri e il modulo è di 28-31 centimetri. Nonostante tata da una piattabanda in travertino con arco di scarico in laterizio e talvolta i tempi ristretti di approvvigionamento avessero reso necessarie alcune soluzio- con stipiti lapidei. Le più significative, larghe tra 2,20 e 2,80 metri, si aprivano ni non omogenee, le pareti laterizie di Aureliano appaiono complessivamente

12 Roma. Mura Aureliane N. Ciampi, Tratto delle Mura Aureliane presso Porta San Sebastiano (sec. XX, metà), stampa fotografica (Museo di Roma, AF 21930)

Roma. Mura Aureliane 13 regolari, con anomalie riscontrabili solo dove lo impone la differente altezza dei Il camminamento e le torri di Aureliano furono innalzate di un piano con laterizi, determinata dai materiali provenienti da edifici demoliti, vecchi depositi una nuova muratura in opera laterizia realizzata con mattoni di recupero di o scarichi. colore e misure diverse e con strati di malta dal modulo di 30-35,5 centime- I camminamenti sono quasi sempre scoperti con un parapetto alto 1 metro tri. Il precedente cammino di ronda venne coperto con una galleria a volta, circa e merli posti a intervalli regolari, tranne nei punti in cui l’altezza delle mura aperta verso l’interno della città con grandi arcate e sormontata da un secon- era maggiore per ragioni difensive. In alcuni casi si è ipotizzata la presenza di una do camminamento scoperto, riparato da merli verso l’esterno. Nella galleria galleria coperta (come nel tratto compreso tra porta Asinaria e l’anfiteatro Ca- furono realizzate nicchie concave, in cui furono inserite strette feritoie per la strense), antesignana dell’impianto poi adottato da Onorio. Le torri, segnate all’e- postazione degli arcieri e nelle torri fu aggiunta una seconda camera di ma- sterno da una sottile cornice di mattoni a marcapiano, avevano originariamente novra coperta, comunicante con quella inferiore per mezzo di una scala. Le quattro finestre (due sulla facciata verso l’interno della città e una su ciascun lato finestre delle camere inferiori furono generalmente chiuse e trasformate in verso l’esterno), erano di forma quadrata e sporgevano di 3,55 metri (12 piedi) feritoie, mentre nelle camere superiori furono aperte otto finestre ad arco, tre dalla linea delle mura. Poste a intervalli di circa 30 metri (100 piedi), sopravan- sulla fronte, tre sul retro ed una per lato. La copertura era costituita all’esterno zano in genere di 5 metri il camminamento. L’accesso ai piani superiori avveniva da un tetto a quattro falde e all’interno da una volta a padiglione, impostata attraverso una scala posta generalmente al centro della torre. I dislivelli del ter- su una base ottagona. reno, spesso anche di una certa entità, e i mutamenti dell’andamento lineare del Onorio provvide anche alla fortificazione delle porte che furono dotate di tracciato furono risolti all’attacco delle torri, che fungendo da cerniera, rafforza- controporte interne. Tre lunghe iscrizioni pressoché identiche collocate sull’atti- vano quello che avrebbe potuto costituire un punto debole della cinta difensiva. co della porta Portuensis, della porta Praenestina e della porta Tiburtina (rispet- tivamente CIL, VI, 1188, 1189, 1190) ricordano che l’intervento avvenne per cura La costruzione delle mura, che alla morte di Aureliano nel 275 era stata quasi del prefetto della città Flavio Macrobio Longiniano e sotto la direzione del mae- completata, almeno nel disegno generale del circuito, si concluse in realtà nel stro della milizia Flavio Stilicone «egestis immensis ruderibus». 279 durante il regno dell’imperatore Probo (Zos., Hist., I, 49), anche se non possia- Nonostante questo importante intervento, compiuto quasi cento anni dopo mo escludere che fosse continuata anche sotto gli imperatori Tacito (275-276) e i lavori massenziani, nel 410 i Goti di Alarico entrarono in città da porta Salaria, Floriano (276). La datazione è confermata indirettamente dalla cronologia degli inaugurando verosimilmente la sequela di tradimenti che rese da allora permea- edifici inclusi nella cinta, che non sono posteriori alla metà del III secolo. bile la difesa di Roma. Un ampio lavoro di bonifica fu compiuto da Massenzio che, tuttavia, secon- Un editto per il restauro delle mura, delle torri e delle porte, emanato nel do l’anonimo della Chronographia del 354, non era riuscito a portarla a termine 440 sotto Teodosio II e Valentiniano, documenta che esse si trovavano nuova- («Maxentius […] fossatum aperuit, sed non perfecit»: Valentini, Zucchetti, I, p. 281). mente in uno stato di rovina («quae sunt labefactata»; Nov. Valent., III, 5, 3). Ciò La veridicità e l’entità di questi lavori sono ormai accertate (Cozza 1987) e trovano consentì a Genserico, re dei Vandali, di accamparsi a Ostia e di penetrare in città giustificazione nella minaccia di Costantino, che potrebbe anche averli completa- attraverso le sponde del Tevere, mentre i barbari guidati da Recimero nel 472 ti, come indurrebbe a pensare il monogramma costantiniano fiancheggiato dal- saccheggiarono nuovamente Roma. le lettere alpha e omega inciso nel blocco in chiave dell’armilla dell’arco esterno Limitati restauri alle mura furono commissionati da Teodorico nel 500, nel a porta Latina; la loro datazione e la loro durata, tuttavia, sono ancora oggetto 510 e nel 513, come testimoniano anche i bolli di mattone presenti a porta Asi- di discussione tra i diversi studiosi che si sono occupati di questa fase. Interventi naria (CIL, XV, 1664, 1665a, 1669) e a porta Flaminia (CIL, XV, 1665b, 27). Solo con massenziani, distinguibili per la caratteristica cortina a filari di blocchetti di tufo, l’arrivo in Italia di Belisario, inviato da Giustiniano nel 535 tuttavia fu possibile peperini e laterizi, sono stati riconosciuti anche in alcuni tratti di via Casilina e di restaurare la cinta muraria, in modo da resistere – come racconta Procopio nei corso d’Italia e recentemente anche presso porta Asinaria e in via della Ferratella. primi tre libri della Guerra dei Goti – agli assalti e agli assedi successivi, in parti- A causa del pericolo costituito dai Geti («audito […] rumore Getarum», Claud., colare grazie all’accorgimento di ridurre i punti di difesa, tamponando porte e 28, 532), nel 401-402 sotto gli imperatori Arcadio e Onorio le mura furono mo- finestre. Dopo la riconquista della città a seguito del tradimento degli Isauri, che dificate con un radicale intervento strutturale che all’incirca ne raddoppiò l’al- aprirono porta Asinaria per far entrare gli Ostrogoti, Belisario restaurò le mura tezza, mentre i fossati esterni vennero bonificati, eliminando il materiale che nel in soli 25 giorni con sassi e palizzate e allargò il fossato all’esterno lungo tutto il corso del tempo si era accumulato intorno al circuito. circuito. Nel 546 Bessa, successore di Belisario, non riuscì a contrastare il nuovo

14 Roma. Mura Aureliane Porta Tiburtina, particolare dell’iscrizione (sec. XX, prima metà), stampa fotografica (Museo di Roma, AF 28095)

Roma. Mura Aureliane 15 capo dei Goti Totila che, grazie a un nuovo tradimento degli Isauri, penetrò in modello di quella di Aureliano, presero parte i prigionieri saraceni, ai quali era città attraverso la porta Ostiensis e demolì una parte delle mura. Solo nel 552 stata appositamente risparmiata l’impiccagione. Narsete, che prese il comando al posto di Bessa, dopo essersi impossessato del Nel X secolo con la decadenza dei due poteri principali, l’Impero e la Chiesa, Mausoleo di Adriano – trasformato da Totila in una fortezza collegata con una a Roma venne a mancare un’effettiva autorità centrale universalmente ricono- bassa muraglia all’accampamento vaticano – restaurò porte e mura e ricostruì sciuta e si sviluppò una forte conflittualità interna, come testimonia la lunga anche alcuni ponti (CIL, VI, 1199). lotta per il potere fra le due famiglie dei Crescenzi e dei Tuscolani. Poiché la lotta Il sistema difensivo resistette agli assalti dei Longobardi del 573-593, allor- per la supremazia si sviluppò fra diverse fazioni di cittadini e non contro un ne- quando papa Gregorio I (590-604) per salvare Roma si accordò con Agilulfo, im- mico esterno, la cinta muraria per circa due secoli perse la sua importanza stra- pegnandosi a versare cinquecento libbre d’oro ogni anno. tegica. Nei documenti dell’epoca, infatti, scompaiono i riferimenti topografici alle mura, ormai assenti nel sistema toponomastico cittadino, mentre vennero Per tutto il VII secolo non abbiamo notizia di ulteriori interventi, che ripre- edificati veri e propri fortilizi costituiti da palazzi, chiese e conventi. sero soltanto nell’VIII secolo con i papi Sisinnio nel 708, Gregorio II nel 725 e A partire da questo periodo, anche a seguito del forte restringimento Gregorio III nel 731 (LP, I, 388 e 396). Quest’ultimo risultò provvidenziale nel 756, dell’area abitata, alcuni tratti delle mura furono abbandonati, in particolare quando la città sotto il pontificato di Stefano III subì un assedio durissimo da quelli lungo il fiume tra le porte Ostiensis e Portuensis, mentre tra Campo Marzio parte dei Longobardi. e Trastevere la cinta fu inglobata nel tessuto delle abitazioni sviluppatesi lungo Con il vasto progetto di rinnovamento della città intrapreso da papa Adriano l’argine del fiume perdendo la funzione difensiva, affidata in parte e solo per la I (772-795), oltre al ripristino di alcuni acquedotti e al rafforzamento dell’argi- riva destra alle mura Leonine. ne tiberino con 12.000 blocchi di tufo messi in opera all’altezza del Vaticano, Gli eremiti trasformarono in oratori alcuni ambienti delle torri e dei cammi- fu avviato a partire dal 774 il restauro complessivo delle mura Aureliane («Ve- namenti di ronda nelle zone più decentrate, come quello di Santa Margherita in rum etiam et muros atque turres huius Romanae urbis quae diruti erant et usque una torre tra porta Asinaria e l’Anfiteatro Castrense, e quelli all’interno di porta ad fondamenta destructi renovavit atque utiliter omnia in circuitu restauravit; ubi San Paolo e in una torre tra porta Appia e . et multa stipendia tribuit, tam in mercedes eorum qui ipsum murum fabricaverunt, Solo a partire dalla seconda metà del XII secolo le mura sono nuovamente quamque in ipsorum alimentis, simulque et in calce atque diversis utilitatibus usque menzionate come delimitazione dello spazio cittadino. Con la Renovatio Se- ad centum auri libras expedit»; LP, I, 501-508), danneggiate nel 756 durante l’as- natus il appena istituito assunse la cura della cinta difensiva e nel sedio di Astolfo, cui era seguito un primo frettoloso intervento di emergenza. La 1157, all’epoca di Arnaldo da Brescia, un gruppo di senatori realizzò un im- grande somma di denaro impiegata, pari a cento libbre d’oro, indica la vastità portante intervento di restauro, testimoniato dalla nota iscrizione di porta dell’intervento, che rese necessaria una cospicua quantità di manodopera, evi- Metronia («SPQR / menia vetustate dilapsa / restauravit»; Krautheimer 1981, p. dentemente reclutata non soltanto tra la popolazione romana, ma anche nei 297). Tra le varie clausole previste dall’accordo che il pontefice Clemente III territori circostanti, dai quali la Chiesa traeva sostegno economico. I lavori furo- e l’amministrazione cittadina conclusero il 31 maggio 1188, era compreso il no realizzati con grossi blocchi in tufo o in peperino, recuperati da edifici più an- pagamento in favore del Senato di cento provisini (la moneta coniata nella tichi e sistemati in modo piuttosto disordinato, con inserti in laterizio, anch’essi zecca di Roma a partire dal 1184) espressamente destinati al restauro delle di riuso, posti negli interstizi, per lo più in posizione verticale, legati con malta di mura, la cui affidabilità ed efficienza erano direttamente connesse con le ac- notevole durezza e di buona qualità. cresciute mire espansionistiche del Comune. La spinta verso la conquista dei Un apparecchio ancor più irregolare, ma sostanzialmente analogo, si trova territori circostanti, che toccò il suo apice con Brancaleone degli Andalò, giun- in alcune murature realizzate con laterizi di riuso disposti in ricorsi fortemente to a Roma come Senatore nel 1252, rappresentava la possibilità di ottenere ondulati, attribuibili all’epoca di papa Leone IV (847-855), che trovano puntuali approvvigionamenti alimentari e garantire alla città l’acquisizione di tasse, confronti con le fortificazioni realizzate dal medesimo pontefice a Leopoli. Oltre pedaggi e censi. al rafforzamento delle porte e alla ricostruzione di quindici torri (LP, II, 106 s., A prescindere dall’attendibilità dell’anonimo autore della Vita di Cola di Rien- 123-125), Leone IV fece realizzare le mura intorno al Vaticano, a difesa del borgo zo, che riferisce di un introito annuo di trecentomila fiorini, tra focatico, tassa del sorto intorno alla basilica di San Pietro, la Civitas Leonina, per evitare il ripetersi sale, “li porti e le rocche”, il Comune romano godette fin dall’inizio di numerose della scorreria saracena dell’846. Alla costruzione della nuova cinta, realizzata su entrate, grazie all’estensione del territorio e all’elevato numero dei nuclei abitati

16 Roma. Mura Aureliane in esso contenuto. Oltre alle gabelle, alle multe e alle ammende comminate dal Carlo V – le mura apparivano «multae […] collapsae, multae et vetustate corrosae, Senato nella sua funzione giudiziaria, sono documentati almeno due lasciti te- ut in dies ruinam minentur» (Fichard 1815, p. 18). stamentari di cittadini romani della seconda metà del XIII secolo, che destinano Nel 1564 papa Pio IV chiuse l’antica porta Nomentana, considerata da Rich- somme al restauro delle mura. Come sostenuto per primo da Antonio Nibby, mond (Richmond 1930, pp. 93-100) l’unica porta originale di Aureliano, fece eri- a questo arco temporale possono essere attribuite alcune riparazioni eseguite gere a 75 metri di distanza la nuova porta Pia e promosse il restauro di Porta con una muratura irregolare, formata da scaglie di selce e frammenti di tufo, del Popolo; nello stesso secolo papa Gregorio XIII (1572-1585) fece edificare la peperino, marmi e travertino o da ricorsi orizzontali di mattoni di recupero, al- nuova porta San Giovanni. Sotto il pontificato di papa Sisto V (1585-1590), per ternati a filari di blocchetti lapidei, legati da malta, con inerti costituiti da sabbia consentire il passaggio dello speco dell’Acqua Felice al di sopra delle mura, fu- grossa e quantitativi ridotti di pozzolana. A dispetto di una certa irregolarità del rono apportate modifiche all’interno delle strutture di porta Maggiore, di porta paramento murario, i fori da ponte presenti lungo questi tratti di muratura mo- Tiburtina e di alcune torri comprese nel tratto. strano l’utilizzo di impalcature provvisionali ben organizzate che presuppongo- Nei pochi interventi documentati nel Seicento continua l’uso di laterizi di no l’intervento di maestranze specializzate. reimpiego disposti secondo ricorsi regolari, con la sola eccezione della porzione Con i pontificati di Martino V (1417-1431) e soprattutto di Niccolò V (1447- superiore della torre di papa Paolo V nel settore compreso tra porta Maggiore 1455) iniziò la consuetudine di indicare in modo sistematico, con stemmi e iscri- e porta Asinaria. Sono noti i restauri lungo il lato meridionale di Castro Pretorio zioni, i lavori di restauro effettuati, in particolare in vista del Giubileo del 1450, e eseguiti a pochi anni di distanza sotto i papi Gregorio XV nel 1621 e Urbano VIII proprio sulle mura di Roma il simbolo del potere pontificio, costituito dalle due nel 1628 e quelli documentati da stemmi di Innocenzo X e Alessandro VII. chiavi decussate sostituì per la prima volta l’autorità del Senato. Al papa Barberini si deve l’aggiunta di una cinta bastionata collegata a Nord Negli interventi quattrocenteschi si assiste ad un impiego più esteso dei con le mura del Vaticano ed estesa a comprendere l’intera altura del Gianicolo. laterizi, ormai quantitativamente equivalenti alla pietra, sebbene ancora L’operazione comportò anche il recupero di materiale da costruzione dalle mura di riuso e alternati senza alcun ordine, come dimostrano i rari interventi di Aureliane del Trastevere, ormai completamente sostituite dal nuovo tracciato restauro delle cortine attuati da Pio II (1458-1464). Secondo i principi della difensivo, compresa porta Aurelia che nel 1644 venne demolita e ricostruita su nuova architettura militare, dettati dall’impiego delle armi da fuoco, durante il progetto di Marcantonio de Rossi (riedificata nuovamente nel 1854 da Virginio pontificato di Paolo II (1464-1471) le torri riedificate non superavano in altezza Vespignani dopo i danneggiamenti delle truppe francesi nel corso dei combat- le cortine adiacenti. Il principio fu rispettato anche nella costruzione di porta timenti della Repubblica Romana nel 1849). Settimiana, forse provvista di una sola torre a difesa, realizzata nel 1498 sotto Abbandonati i grandi progetti integrali di rinnovamento delle strutture di- il pontificato di Alessandro VI (1492-1503) e ampiamente restaurata da papa fensive cittadine, nuove riparazioni furono effettuate durante i pontificati di Pio VII nel 1798. Clemente XI e Benedetto XIV che nel 1749 rinforzò porta San Paolo e ripristinò Negli interventi cinquecenteschi, inoltre, in base alle indicazioni del De re interamente le merlature del circuito. Sempre nel corso del Settecento, al mar- aedificatoria di Leon Battista Alberti (Cassanelli, Delfini, Fonti 1974) l’inclinazione chese Girolamo Theodoli, che ricoprì più volte la carica di Conservatore della dei muri a scarpa – nel secolo precedente di solito appena accennata – aumentò Magistratura cittadina, si devono consistenti opere di manutenzione e piccoli progressivamente, mentre le cornici orizzontali che segnano il passaggio alla risarcimenti delle lacune presenti nelle cortine, di non facile localizzazione. muratura verticale soprastante – già costituite da laterizi disposti su uno o al Un documento del 1806 attesta un progetto di restauro di Giuseppe Valadier massimo due filari – diventarono molto più grandi fino a raggiungere un’altezza per una spesa di 5.884 scudi (Cozza 1992, p. 103). Tredici anni dopo il medesimo di circa trenta centimetri e furono realizzate in tufo o peperino. architetto propose un nuovo intervento di generale ripulitura dalla vegetazione A seguito del Sacco di Roma del 1527, papa Paolo III progetta una nuova infestante, di reintegrazione delle cortine e di realizzazione di una doppia strada strategia difensiva della città affidando nel 1534 ad Antonio da Sangallo il Gio- di circonvallazione, che in funzione di “pubblica passeggiata” rendesse visibile il vane e a Michelangelo l’ipotesi di rafforzare e integrare la cinta di Aureliano con monumento quale memoria della città antica. l’inserimento dei bastioni, elemento tipico dell’architettura militare cinquecen- Fra il 1822 e il 1826 Valadier diresse i primi lavori lungo il Muro Torto e presso tesca. Dei diciotto bastioni previsti, furono realizzati soltanto quello Ardeatino Santa Maria del Popolo, mentre a partire dal 1830 furono eseguite le opere di (1537-1542) e quello Aventino o della Colonnella, tant’è che nella descrizione consolidamento del secondo lotto, che diede origine a una vibrante protesta di del giurista J.C. Fichard, in visita a Roma nel 1537 – un anno dopo la discesa di Antonio Nibby contro il progetto: le «mura di Roma sono una storia parlante, non

Roma. Mura Aureliane 17 solo per le rimembranze, ma ancora per i modi diversi di costruire dalla epoca to sulla sua difesa e sicurezza. Fin dal 31 ottobre del 1870 il Ministero della Guer- della repubblica fino a’ nostri giorni, e perciò non si dovrebbero restaurare se non ra incaricò una commissione di redigere un progetto per il nuovo sistema di dove la rovina è imminente, bensì dovrebbonsi polire e sterpare da tanti arbusti fortificazioni atto a proteggere la capitale. A cinque chilometri di distanza dalla che le ricoprono e così impedire questa stessa rovina» (Roma, ASR, Camerale II, vecchia cinta, fu installato tutto intorno alla città un circuito di difesa costituito Antichità e Belle Arti, b. 209; Cozza 1992, p. 105). Per l’intervento furono adoperati da 23 forti bastionati e 15 batterie (Fiore 1984). Le vecchie mura furono abban- conci di tufo squadrati e le strutture, tutt’intorno alle pendici del Pincio, vennero donate e dopo milleseicento anni dalla loro costruzione furono completamente intervallate da grandi archi di scarico in mattoni, sorretti da pilastri in tufo con private del loro ruolo, subendo l’avvio di un processo congiunto di decadenza ricorsi in laterizio, adoperati anche nei parapetti del giardino soprastante. materiale e di perdita di significato. Nel 1838, un anno prima della morte di Valadier, per volere di papa Gregorio A seguito della dichiarazione di inadeguatezza difensiva delle mura da par- XVI, due delle porte della cinta muraria antica, la Labicana e la Prenestina, furo- te del Ministero della Guerra e di una lunga controversia sulla competenza del no sacrificate insieme alle torri per ‘valorizzare’ l’arco monumentale dell’Aqua bene, il Consiglio di Stato decretò definitivamente la proprietà del Comune di Claudia e Anio Novus, e i suoi fornici – ristretti da due diaframmi interni coronati Roma e avviò le procedure di consegna dei singoli tratti, che si conclusero solo da merli – furono utilizzati come porte fino al 1915. All’interno di una delle torri nel 1919. fu scoperto il sepolcro di Eurisace. Dell’antica porta Prenestina, oltre ad alcune L’intero circuito, pur inserito nell’elenco dei beni di rilevanza nazionale del vedute del Settecento e dell’Ottocento, si conservano i blocchi in travertino con Ministero della Pubblica Istruzione del 1902, non viene ancora compiutamente l’iscrizione dedicatoria di Onorio rimontati su un basamento in laterizio. riconosciuto dalla comunità scientifica come complesso archeologico – monu- Sotto il pontificato di Pio IX, con motu proprio del 1847, la custodia e il man- mentale unitario. Si avvia, così, verso un crescente degrado, determinato da crolli tenimento delle mura, del pomerio e delle porte della città furono affidate uffi- dovuti all’incuria, all’accumulo di terre di scavo dei nuovi quartieri, all’addossa- cialmente alla Municipalità di Roma, anche se fino al 1870 la Camera Apostolica mento di superfetazioni utilitarie e all’uso incongruo degli ambienti interni. continuò ad esercitare il suo controllo. Prima che fosse restituito al circuito il valore storico-documentario che me- Alla morte dell’architetto camerale Luigi Poletti (1792-1869), che dal 1847 ritava, le mura dovettero superare un periodo di svalutazione e decadenza in si era occupato del restauro di ampi settori delle mura, subentrò il suo allievo quanto considerate il retaggio di un oscuro passato e un intralcio allo sviluppo e collaboratore Virginio Vespignani (1808-1882) architetto camerale, architetto e al progresso della città. Esemplificativo, in tal senso, il caso delle nuove lot- comunale, consigliere della Commissione di Antichità e Belle Arti e, dal 1872, tizzazioni connesse alla gigantesca operazione speculativa edilizia del 1896 membro della Commissione Archeologica Municipale. Vespignani lavorò ai che interessò Villa Boncompagni Ludovisi sulla zona settentrionale della città, cantieri di porta Pia, e porta Salaria e collaborò con Carlo provocando un dibattito sulla necessità di demolire alcuni tratti della cinta, in Ludovico Visconti alla demolizione delle torri laterali di porta Flaminia. I suoi particolare in corrispondenza dell’attuale via Campania, per migliorare la mo- interventi sono caratterizzati dall’utilizzo di mattoni a pasta gialla, prodotti dalle bilità. Lo stesso Rodolfo Lanciani, segretario della Commissione Archeologica fornaci vaticane, ben riconoscibili e messi in opera in modo molto regolare con Municipale, si trovò a dover accettare la decisione, divenuta suo malgrado im- disposizione di testa e di taglio - per assicurare la giusta ammorsatura fra cortine procrastinabile, di realizzare alcuni ‘tagli’, sacrificando considerevoli tratti di esterne e nucleo murario - e malta generalmente di ottima qualità e stuccatura cortina antica. dei giunti e velatura superficiale di colore violaceo data a pennello sul paramen- A partire dal taglio lungo via degli Abruzzi, avviato il 26 novembre dello stes- to risarcito. so anno, in poco tempo furono abbattuti quasi settanta metri di cinta fortificata (Cozza 1993, pp. 91-94). Il circuito, fino ad allora ininterrotto, fu spezzato o per- Nel fatidico mese di settembre del 1870, quando Roma fu annessa al nuovo forato da varchi realizzati per collegare la città vecchia con il nuovo suburbio: se Stato Italiano, la cinta muraria svolse, per l’ultima volta, la sua funzione milita- ne contano ben 10 da porta Pinciana a porta Salaria. Quest’ultima, già ricostrui- re dopo essere stata sottoposta a lavori di adeguamento delle opere di difesa ta da Vespignani nel 1873, fu allargata nel 1912, e poi demolita nel 1921-1923 come la realizzazione di nuove fuciliere e il restringimento delle antiche feritoie per rendere più fluida la viabilità verso i nuovi quartieri del e del onoriane. La memoria degli eventi è conservata, oltre che dalla celebre breccia (il disegno dell’antica porta è stato riprodotto sulla pavimentazione di piazza di porta Pia, nelle tracce ben visibili lasciate dai colpi dell’artiglieria sulle cortine. Fiume con elementi in granito rosa). L’ultimo varco è stato realizzato nel 1960 in Come Capitale del nuovo regno, Roma si trovò al centro di un ampio dibatti- occasione dei Giochi Olimpici.

18 Roma. Mura Aureliane N. Ciampi, Mura Ardeatine (sec. XX, metà), stampa fotografica (Museo di Roma, AF 22452)

Roma. Mura Aureliane 19 Ulteriori fattori hanno contribuito a compromettere l’integrità del monu- Dopo oltre trentacinque anni di semiabbandono, solo nella seconda metà mento, dal mancato rispetto della fascia del pomerio interno con conseguenti del secolo scorso le mura vengono finalmente percepite come un insieme espansioni delle proprietà limitrofe, all’isolamento di spezzoni declassati a rude- monumentale e diventano oggetto dei primi restauri in senso moderno. Da ri indipendenti fino all’invadenza di nuove costruzioni, che ne hanno schermato questo momento in poi si sono succeduti interventi ad opera del Comune, la visione unitaria e ridotto l’imponenza. sempre riconoscibili grazie alla presenza di targhe lapidee che recano la data Il significato di barriera architettonica, che annuncia da lontano la città ai dei lavori. nemici, ai viaggiatori e agli abitanti sulla strada del ritorno, è ormai perduto. Le La successione completa delle fasi costruttive e delle trasformazioni mostra manipolazioni subite e la vegetazione infestante mascherano le cortine e ren- chiaramente come le mura di Roma siano il prodotto della storia stessa della dono le mura ormai invisibili. città, con tutte le connesse valenze simboliche. Il monumento è il frutto di un continuo lavoro di adeguamento e di riparazione: a partire dalla sua realizzazio- Nonostante questa perdita di senso fisico e simbolico, la cinta muraria – caso ne ogni epoca ha lasciato la sua traccia, con una continuità stupefacente. raro nelle città murate divenute metropoli – sopravvive alla modernità per gran Le mura restano il più rilevante monumento archeologico e architettonico parte della sua estensione e mantiene netta la propria configurazione architet- della città, che con i suoi 18,837 chilometri (Lanciani 1892, p. 88) attraversa inin- tonica. terrottamente quasi diciotto secoli della storia di Roma.

20 Roma. Mura Aureliane Invito alla lettura Marianna Franco, Antonella Gallitto, Alessandra Gobbi, Rossella Motta, Valentina Valerio

«Spiegheremo la nuova istoria delle Mura incominciata quando an- quelle di gente comune: l’eccentrico imperatore Elagabalo e il poeta fanciullo cora eravamo ragazzini di pochi anni in lieta compagnia di nostro Padre. sepolto presso l’antica porta Salaria, il condottiero Belisario e lo sconosciuto […] Cento magnifiche passeggiate romane insieme al nostro primo Ma- pretoriano che ha lasciato la sua firma sull’intonaco del Castro Pretorio, la nobi- estro. […] Raccontare la storia in forma educativa – attraverso il prisma le stirpe degli Scipioni e l’intraprendente panettiere Eurisace. cromatico della Famiglia – dire delle persone che hanno avuto rapporti Dal Medioevo le mura divengono silenziose testimoni della nascita dello diretti con queste antichità – che hanno costruito – restaurato – protetto Stato della Chiesa e devono la propria sopravvivenza ai numerosi interventi di e dilaniato – paurosi imperatori – munifici Papi e Principi, valenti Architet- restauro e manutenzione voluti dai singoli papi e dal Comune nato nel 1143. ti, Ministri e Sindaci, ingordi appaltatori, giardinieri coi loro fiori e Dazieri Nella città, che progressivamente si contrae e accoglie il paesaggio agricolo coi loro pungoli, e Artisti coi loro pennelli, coi loro bulini, con le loro pen- anche all’interno delle mura, si creano ampi spazi disabitati nei quali trovano ne d’oro. Sapere e sentimento – ché molti per avere gli occhi più o meno posto, a partire dal Cinquecento, gli splendidi giardini di ville e residenze rina- bendati – non sanno leggere quanto su queste antiche cortine è scritto scimentali e barocche. senza essere scritto!» La narrazione si arricchisce così di nuovi personaggi: grandi papi quali Nic- colò V (1447-1455), Paolo IV (1555-1559) o Pio IV (1559-1565), vescovi, influen- F. Randone, Cronache d’Arte Educatrice, III, 2, 1925, p. 1. ti cardinali e grandi famiglie aristocratiche. Torri e camminamenti diventano quinte scenografiche e ospitano ricercati luoghi di delizia, coffee house, bel- La cinta muraria voluta dall’imperatore Aureliano, protagonista della difesa vedere, studioli privati o addirittura osservatori astronomici, come nelle ville di Roma per circa mille e settecento anni, monumento di se stessa dal 1870, è Medici, Gonzaga, Aurelia, Ludovisi e Dominici. ancora oggi straordinariamente preservata ma non sempre percepita nell’in- Dopo il 1870, con l’insediamento di Roma Capitale e l’approvazione dei tricato tessuto urbano. Un palinsesto murario composito sul quale hanno im- primi Piani Regolatori, la città “papalina” si trasforma rapidamente in quella presso i loro segni le tappe principali della storia di Roma, capitale di un impero “umbertina”: le aree libere vengono occupate dai nuovi quartieri ad alta den- prima, poi centro della cristianità e dello Stato Pontificio, quindi capitale del sità abitativa, senza soluzione di continuità tra centro e suburbio, tra interno Regno d’Italia e infine della Repubblica. Abbracciando fisicamente e virtual- ed esterno delle mura. L’antica cinta, abbandonata ogni funzione difensiva, mente la città storica, le mura costituiscono un osservatorio privilegiato per aggredita dalla “modernità” e sottoposta a tagli, demolizioni e aperture, perde raccontare le trasformazioni urbane e le infinite storie che «su queste antiche progressivamente evidenza e sembra smarrire la propria identità. cortine sono scritte senza essere scritte», come nelle parole del pittore cerami- Le memorie, i documenti, i personaggi e gli aneddoti provano a rendere, sta Francesco Randone, noto come il “Maestro delle Mura”. anche per questo periodo, la complessità di una città tanto difficile da raccon- Intorno a ognuna delle quattordici porte del circuito prendono forma epi- tare. La vita quotidiana del passato, rappresentata da piscariae, valche e muli- sodi storici e leggende. Le centocinquanta schede contenute nella sezione ni, arsenali e approdi sul Tevere, legnare e mattatoi, si fonde in una continuità Intorno alla mura rappresentano una selezione dei possibili racconti che la sto- ideale con quella dei nuovi edifici funzionali e produttivi. Si realizzano nei pres- ria di Roma offre. si delle mura stazioni ferroviarie, caserme, ministeri, palazzi per le poste, strut- Le testimonianze spaziano da un secolo all’altro rimanendo ancorate ai ture industriali e attività artigianali, mentre le sfarzose ville nobiliari vengono luoghi in una continuità che supera ogni limite temporale. Le pagine del vo- sostituite da imponenti palazzi in stile tardorinascimentale ed “eclettici villini”. lume restituiscono descrizioni di sepolcri, ville, horti, caserme e acquedotti Ancora una volta le torri e i camminamenti si reinventano diventando ina- dell’antica Roma, vite di imperatori e di grandi condottieri che si incrociano con spettate sedi di “cenacoli muraioli”, dove, per oltre un secolo, nel confronto tra

Roma. Mura Aureliane 21 F. Cicconetti, Porta San Paolo (sec. XIX, seconda metà), disegno (Museo di Roma, GS 2825)

gli artisti e il gusto del tempo «le idee diventano correnti» e si mescolano le vite All’ombra del cupolone la leggenda e la superstizione si sono inevitabil- di personaggi come Ettore Ferrari, Francesco Randone, fondatore della Scuola mente confuse con il sacro. Gli stessi luoghi che si legano alle figure di impera- d’Arte Educatrice, e Corrado Ruffini. tori maledetti, fantasmi e donne di malaffare ospitano oratori, conventi, edico- Nella seconda metà del Novecento le mura si confrontano con i nuovi lin- le sacre e cimiteri. guaggi architettonici degli edifici in cemento armato, acciaio e curtain wall, come I racconti accompagnano il lettore lungo il circuito, invitandolo, in pros- il palazzo della Rinascente di piazza Fiume, l’edificio polifunzionale di via Campa- simità delle porte, a varcare la soglia e a ricucire la storia dei luoghi. Un ri- nia o il complesso della Biblioteca Nazionale. tratto composito ricostruito anche grazie alle immagini, che costituiscono al Per secoli l’antica cinta è stata testimone non solo delle vicende ma anche tempo stesso illustrazione, sintesi e presentazione degli argomenti trattati degli umori dei romani, dei quali ha condiviso, in un sodalizio imprescindibile, e nelle quali il trait d’union è costituito dalla presenza delle mura, sfondo, l’anima ludica e festosa: dalle giostre del carnevale ai canti della festa di San soggetto o talvolta solo comparsa delle diverse inquadrature. Il reperto- Giovanni, molte delle più importanti occasioni di divertimento hanno avuto rio iconografico è molto vario e comprende disegni, litografie, acquerelli, come scenario le mura Aureliane. foto storiche e attuali, conservate in gran parte negli archivi della Sovrin-

22 Roma. Mura Aureliane F. Cicconetti, Porta Tiburtina (sec. XIX, seconda metà), disegno (Museo di Roma, GS 2830)

tendenza Capitolina. In particolare si riproducono alcuni degli splendidi Sessanta, che evocano atmosfere ormai irrimediabilmente perdute. Andrea rilievi acquarellati dell’architetto Felice Cicconetti, collaboratore di grandi Jemolo, infine, ha documentato il monumento nella sua complessità attuale archeologi del calibro di John Henry Parker, che disegnò il circuito murario nell’Atlante fotografico appositamente realizzato per questo volume. in pianta e in alzato quasi per l’intero percorso con una straordinaria fedeltà di dettaglio. Sempre sotto l’indirizzo di Parker, alcuni fotografi, come Carlo Non è una guida nel senso tradizionale del termine ma un tentativo di re- Baldassarre Simelli, più volte riprodotto in queste pagine, hanno ritratto le cuperare, attraverso le mura, le relazioni spaziali e temporali di cui si compone mura superando la raffigurazione “vedutistica” del monumento in favore di la città. una documentazione più scientifica. Accanto a queste campagne fotografi- Questo lavoro, maturato nell’esperienza quotidiana di chi opera sul cam- che capillari, trovano spazio gli scatti occasionali di dilettanti e professionisti po per la conoscenza e la cura dei monumenti della città, può dunque rap- che dalla fine dell’Ottocento a oggi hanno immortalato le mura con diverse presentare un’occasione per condividere e riscoprire una Roma inattesa o finalità, contribuendo a restituirne una visione unitaria. Tra tutti emergono scomparsa che si cela anche nei luoghi più celebri e celebrati. le pregevoli vedute di Nello Ciampi, scattate tra gli anni Trenta e gli anni

Roma. Mura Aureliane 23