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Clara Altavista

Il palazzo di villa nella cultura architettonica genovese tra XIV e XVI secolo

During the 15th century there was a gradual reorganization of the formal and distributional structure of the Genoese villa; its main components — the residential block, the tower and the loggia — so far relatively independent from each other and distinguished by differentiated roofs, go through a process of increasing integration. This is what happens at Thomatis Palace where the loggia is coordinated with the main volume and assumes a key role as a distribution core. Around the end of the century, transformations were increasingly accompanied by the use of Florentine classic elements mixed with traditional forms. Just as the palace visible in the background of St. George and the dragon of Francesco Sacchi in which a loggia with a pediment and Tuscan columns introduces a tower- like palace with battlements and corbels. Even more advanced solutions can be found in the houses of the Cattaneo family in Albaro, the Fieschi in Carignano. Especially in the palace of Niccolo Lomellini an L shaped monumental loggia with capitals from the Sangallo workshop can be found, which will constitute the focal issue in the further renovation wanted by Andrea .

È nell’Italia illustrata di Flavio Biondo che si vances. Et tout autour desdites maisons sont les cessivamente le residenze di villa particolarmen- ha un ritratto fedele del Genovesato intorno alla beaux jardins4. te importanti8. In ragione delle loro qualità e ri- metà del Quattrocento1. In un passo dell’opera, La consistenza rilevata da d’Auton, sebbene esa- cercatezza compositiva i palazzi di villa avrebbe- l’umanista non mancava di registrare esplicita- gerata, individua con chiarezza un fenomeno ro finito per divenire, al pari delle residenze ur- mente la quantità degli insediamenti e le qualità peculiare della cultura residenziale genovese già bane, il manifesto pubblicitario delle fortune architettoniche delle costruzioni, descrivendo la dalla fine del XIII secolo. economiche e politiche dei loro committenti9. Arrivando dal mare, la continuità visiva del co- Erette in ambiti geografici sui quali alcuni tra i contrada tutta, non solo quello che è nel piano presso al mare, ma quanto le sue valli, et i suoi colli struito tra la città e i borghi costieri di Levante più autorevoli casati cittadini, come quelli degli si stendeno […], piena di bellissimi palazzi, e d’al- (Albaro, Sturla, Quarto, San Fruttuoso) e di Po- Adorno, Spinola, , (o Cam- tri vaghi e sontuosi edificii2. nente (Fassolo, Granarolo, San Pier d’Arena, pofregoso)10 e Lomellini potevano vantare an- Cornigliano, Pegli, Multedo), sin lungo le val- cora antichi diritti feudali11, queste residenze Ciò che Biondo sottolinea è l’eccezionale con- li interne dei fiumi Polcevera e Bisagno5, dove- extraurbane erano sorte seguendo quei principi tinuità residenziale tra la città murata e i suoi va certamente sorprendere i viaggiatori dell’epo- di contiguità insediativa tra famiglie alleate che dintorni, apprezzati nella loro densità abitati- ca e costituire un elemento caratteristico del ge- rappresentavano il portato su scala territoriale di va e nella qualità architettonica degli edifici ta- nius loci. Non a caso il vedutista genovese Cristo- quanto era avvenuto all’interno della città forti- li da eguagliare la stessa città. Quelle medesime foro de Grassi aveva rappresentato tale estensio- ficata nell’organizzazione demo-topografica del- “marmoreæ atque auratae domus, quocunque ne con dovizia di particolari nella sua Veduta di le consorterie medievali prima e degli alberghi […] sparsæ”3 tra litorale e valli già ampiamen- Genova la quale, seppur realizzata nel 1597, il- poi12. Fondato intorno a un ricco e potente ca- te celebrate da Francesco Petrarca, sembrano in lustrava il panorama dei primi anni Ottanta del sato che accoglieva una folta schiera di parenti Biondo prendere persino più vita. Quattrocento (fig. 2)6. e sodali, sotto l’egida di un medesimo cognome Anche nel diario di viaggio di Luigi XII di Fran- D’altro canto, anche le esigue fonti fiscali geno- e vessillo, l’istituto dell’ — cancellato nel cia, scritto dal cronista francese Jean d’Auton nel vesi, come i registri della Gabella Possessionum, 1576 con la riforma delle Leges Novae — impo- 1502, le residenze genovesi di villa assumono rilevavano un elevato numero di edifici di villa neva la condivisione delle strategie politiche e, grande rilevanza e vengono persino censite nel che, nel 1414, risultavano essere più di 500, con soprattutto, dell’ambito urbano di residenza13. numero. 85 palatia e 370 domus, mentre nel 1464 il nu- Per la disponibilità delle aree destinate all’edifi-  tissue de la ville [de Gennes …] est ung bourg mero dei palatia era giunto a più di 1357. Prima cazione, gli insediamenti extra moenia avrebbe- nommé Besaigne, et au dehors de celu y bourg, di allora, con i termini palacium o palatium era- ro in un certo senso accelerato la tendenza all’ag- et dedans la fermeure, au long et au coustau de no state designate le sedi pubbliche cittadine, gregazione topografica e al raggruppamento so- la montaigne, sont quattre ou cincq mille mai- ma nel tempo il vocabolo aveva finito per indica- ciale già sperimentato in città, manifestando sons fortes, et chasteaulx imprenables, tou encloz de lad ite montaigne et de la mer. Et dans les sei- re dapprima gli edifici privati di città caratterizza- la consuetudine a erigere il palazzo di villa “in gneu chans de Gennes tiennent leurs trésors et che ti da notevoli peculiarità architettoniche e suc- quella parte della campagna che meglio si con-

26 Opus Incertum (2019) pp. 26-39 | ISSN 2239-5660 (print) ISSN 2035-9217 (online) © The Author(s) 2019. This is an open access article distributed under the terms of the Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International License (CC BY-SA 4.0). If you remix, transform, or build upon the material, you must distribute your contributions under the same license as the original. DOI: 10.13128/opus-10898 www.fupress.com/oi

Il palazzo di villa nella cultura architettonica genovese tra XIV e XVI secolo Clara Altavista

Voglio ringraziare Mauro Mussolin e Leonardo Pili per faccia alla posizione dell’abitazione urbana del- tiv che avrebbe condotto alla progressiva valoriz- l’aiuto fondamentale. Il primo repertorio sui palazzi di villa genovesi con analisi critiche e storiografiche è il Catalogo del- lo stesso padrone”, in modo quasi sincronico a zazione della loggia terminale. Diventata un ele- le ville genovesi, a cura di E. De Negri, C. Fera, L. Grossi Bian- quanto andava teorizzando in quegli stessi anni mento irrinunciabile e qualificante di questa ti- chi, E. Poleggi, Borgo San Dalmazzo 1967. Nel saggio di Em- mina De Negri è introdotta la definizione di “palazzo di villa Leon Battista Alberti nel De re aedificatoria14. pologia architettonica, la loggia finiva per costi- pre-alessiano”, per indicare gli edifici residenziali suburbani eretti sino all’arrivo in Genova di Galeazzo Alessi nel 1548. Da un punto di vista compositivo, la pratica co- tuire parte integrante e cardine dell’intera orga- In questo scritto, al contrario, si vuole affermare come il ‘pa- lazzo di villa genovese’ sia stato in realtà un fenomeno di lun- struttiva genovese del XV secolo, fondata su nizzazione planivolumetrica, tanto da subordi- ga durata, anche se non abbastanza indagato perché oscura- esperienze e tradizioni culturali autoctone matu- nare la disposizione degli ambienti circostanti e, to dalla fortuna e dalla risonanza del modello alessiano che ne rappresentava di fatto una critica, cfr. E. De Negri, Intro- rate prevalentemente dalla metà del secolo pre- soprattutto, della scala, generalmente costituita duzione all’Architettura della Villa Genovese, in Catalogo del- 15 le ville… cit., pp. 33-46. Studi successivi sono stati Le ville del cedente , sembrava avere orientato la costruzio- da una rampa unica allineata all’asse longitudi- Genovesato, a cura di P. Marchi, I-IV, Genova 1984-1987, che ne dei palazzi di villa verso una progressiva inte- nale dell’edificio17. aggiorna il catalogo precedente con rilievi architettonici, e i saggi di Lauro Magnani (ai quali si rimanda), che indagano grazione del corpo rettangolare dell’edificio (ec- Rappresentazioni di logge armoniose, che pote- il rapporto tra architettura di villa e paesaggio, spingendosi si- no al XVII secolo, dei quali L. Magnani, Il tempio di Venere. cezionalmente a ‘L’) con gli elementi caratteri- vano aver dato ispirazione formale, figurano nel- Giardino e villa nella cultura genovese, Genova 20053 costitu- stici del portico inferiore e della loggia superio- le opere di alcuni pittori attivi nel Genovesato e isce il caposaldo. 1 Per Genovesato si intende quell’area che, oltre gli attuali li- re sovrapposta. Questa combinazione originava, in a partire dalla seconda metà del Quat- miti comunali, va da Bogliasco nel Levante sino a Voltri nel Ponente e si estende nel relativo entroterra vallivo sino al mas- con le sue numerosissime variazioni, un reper- trocento. Se la loggia dipinta nella Natività di simo crinale appenninico. torio interessante e variegato di forme e caratte- Luca Baudo (fig. 3), espressione di un classici- 2 F. Biondo, Roma ristaurata et Italia illustrata di Biondo da Forlì. Tradotte in buona lingua volgare per Lucio Fauno, Vene- ri architettonici, oltre che di tecniche costruttive, smo di matrice padana, non trova riscontro diret- zia 1543, ff. 70, 72. 18 3 F. Petrarca, Itinerarium ad sepulcrum Domini nostri Jesu che nel tempo si sarebbero mostrati sempre più to nel costruito contemporaneo , la loggia pre- Christi ad Johannem de Mandello, herausgeben von J. Reu- aggiornati rispetto ai contemporanei modelli to- sente nell’Annunciazione di Carlo Braccesco19 fsteck, Stuttgart 1999. “Quis non ex alto turres ac palatia mi- rabatur atque arte perdomitam naturam, rigidos colles cedro scani e, pertanto, inevitabilmente legati al reper- (fig. 4), rappresentata ancora attraverso un lin- Bromioque atque olea vestitos et sub altis rupibus edes mar- moreas, nulli secundas regie, nullis urbibus non optandas”, torio classico. guaggio arcaico retaggio del gotico internaziona- sempre secondo le parole di Petrarca, cfr. F. Petrarca, Le fa- miliari, a cura di V. Rossi, Firenze 1933, lib. XIV, 5, 23-27, p. Negli edifici più antichi — e così sarebbe resta- le, sembra fungere da modello per la costruzio- 123, Descrizione di Genova del novembre 1352. to per lungo tempo — la loggia superiore sovrap- ne dei vestiboli di alcuni coevi palazzi di città e, 4 J. D’Auton, Chroniques de Louis XII, I-IV, Paris 1889, III, pp. 60-61 (agosto 1502). posta al portico del pianterreno andava a costi- tra i palazzi di villa, per esempio, per la realizza- 5 L. Grossi Bianchi, Introduzione storico-urbanistica alle ville genovesi, in Catalogo delle ville… cit., pp. 13-31. tuire un corpo esterno all’edificio, dotato di una zione delle slanciate colonne marmoree anella- 6 Cristoforo De Grassi, Veduta di Genova, 1597 (1481 ca.), copertura indipendente e prevalentemente col- te del portico di villa Spinola Dufour di ponente olio su tela (222 × 400 cm), Genova, Museo del Mare, inv. n. 3486. In realtà la veduta in questione risulta essere di ano- locato nell’angolo sud-est16. (parzialmente demolito e tamponato, forse nel nimo e, nonostante l’iscrizione del cartiglio riporti la data del 20 1410, è stata fatta risalire all’anno 1481. Nel 1597 Cristoforo Per tutto il Quattrocento e buona parte del seco- XVIII secolo, fig. 6) . De Grassi ne dipingeva una riproduzione — quella sopravvis- lo successivo, la progressiva apertura dell’edificio In un dettaglio del medesimo dipinto (fig. 5), suta — perché se ne conservasse memoria, vedi E. Poleggi, Paesaggio e immagine di Genova, Genova 1982, pp. 99-103. verso l’ambiente circostante costituiva il leitmo- che raffigura un ambiente desolatamente agre-

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pagina 27 Fig. 1 P.F. Sacchi, San Giorgio che sconfigge il drago, fine sec. XV-inizio sec. XVI (Levanto, chiesa dei Cappuccini). Dettaglio che mostra una residenza di villa.

Fig. 2 C. de Grassi, Veduta di Genova, 1481 (1597) (Genova, Galata Museo del Mare). Fig. 3 L. Baudo, Presepe, 1493 (Genova, Museo di Sant’Agostino). A sinistra si nota lo scorcio di una loggia “all’antica”.

7 La Gabella Possessionum era una delle poche imposte diret- te vigenti a Genova nel XV secolo, applicata alle proprietà im- mobiliari il cui introito era devoluto interamente al Banco di San Giorgio, si veda V. Polonio, L’amministrazione della res publica genovese tra Tre e Quattrocento, “Atti della Società Li- gure di Storia Patria”, n.s., XVII, 1977, 1, p. 71. Come rileva uno studio sulle ville estensi del primo Quattrocento, anche nella documentazione contabile di ambito ferrarese le abita- zioni signorili di campagna erano indicate con il termine ‘pa- lazzo’, vedi M.T. Sambin De Norcen, Il cortigiano architetto. Edilizia, politica, umanesimo nel Quattrocento ferrarese, Ve- nezia 2012, p. 20, nota 18. 8 E. Poleggi, Palazzo, bottega e città una storia di usi e valori, in La città e le sue storie, a cura di C. Olmo, B. Lepetit, Torino 1995, pp. 143-186: 156. 9 Analogamente a quanto sarebbe avvenuto, nella seconda metà del Cinquecento, con l’edificazione dei palazzi lun- go Strada Nuova, si veda G. Doria, Investimenti della nobil- tà genovese nell’edilizia di prestigio (1530-1630), in Id., No- biltà e investimenti a Genova in Età moderna, Genova 1995, pp. 235-285. 10 Si è deciso di adottare l’alternativa di ‘Fregoso’ conforme- mente al Dizionario Biografico degli Italiani. 11 M. Boffito, Linee di sviluppo urbano e l’insediamento di villa, in Le ville del Genovesato… cit., I, pp. 5-39: 6. 12 E. Poleggi, Le contrade delle consorterie nobiliari a Geno- va tra il XII e il XIII secolo, “Urbanistica”, 42-43, 1965, pp. 15- 20 e J. Heers, Il clan familiare nel Medioevo, Napoli 1976, pp. 193-194. 13 E. Grendi, Il profilo storico degli Alberghi genovesi, in Id., La repubblica aristocratica dei genovesi. Politica, carità e com- mercio fra Cinque e Seicento, Bologna 1987, pp. 49-102. 14 “La villa, a mio giudizio dev’essere situata in quella parte della campagna che meglio si confaccia alla posizione dell’a- bitazione urbana dello stesso padrone. Secondo Senofonte è bene recarsi in villa a piedi, per esercitarsi al moto, e tornare a cavallo. A questo fine essa non dovrà essere troppo lontana dalla città”, vedi L.B. Alberti, L’architettura. De re aedifica- toria, a cura di G. Orlandi, P. Portoghesi, Milano 1966, I, p. 402 (libro V, cap. XIV). Questo era stato il principio che, a ec- cezione di casi particolari, aveva guidato l’organizzazione ter- ritoriale delle residenze di villa quattrocentesche e del primo Cinquecento nell’area intorno a Firenze, nel suburbio mila- nese e nel Genovesato, vedi P.F. Bagatti Valsecchi, S. Lan- ste difficilmente riconducibile a quello ligure, stituire un corpo autonomo, distaccato solo po- gé, La villa. Cultura umanistica e nascita della villa come tipo compare un elemento irrinunciabile nella mag- chi metri dall’edificio principale al quale era col- codificato, in Storia dell’arte italiana, a cura di F. Zeri, XI (For- me e modelli), Torino 1982, pp. 361-456: 366. gior parte dei palazzi di villa del Genovesato: la legato attraverso un camminamento aereo all’al- 15 P. Quattrini, Caratteri dell’architettura di villa. La villa ge- novese di tradizione locale, in Le ville del Genovesato… cit., I, torre. Questa struttura edilizia, già fondamentale tezza del primo piano nobile (villa Spinola poi pp. 29-38: 31. 16 corredo difensivo a partire dal XII secolo, come Canepa e villa Spinola Dufour di ponente a Cor- F. Mazzino, Giardini nel paesaggio genovese tra XV e XVII secolo. Tipi ed elementi della composizione paesistica, in Giar- ben espresso dall’annalista Caffaro nel 1158, se- nigliano, figg. 7, 8). dini storici della Liguria. Conoscenza, riqualificazione, restau- ro, a cura di F. Mazzino, Genova 2006, pp. 91-107: 95-96, ma condo cui grazie alla protezione fornita dal cor- Nella disposizione combinatoria tra preesisten- anche G.L. Gorse, Genoese Renaissance Villas: A Typologi- cal Introduction, “Journal of Garden History”, 3, 1983, 4, pp. po turrito “ciascuno […] si potea dormir sicuro ze ed elementi tipici dell’architettura residenzia- 255-280. presso il suo fico e la sua vite”21, veniva ripropo- le di villa, quali portici, logge, scale e torri, anche 17 Quattrini, Caratteri dell’architettura di villa… cit., p. 32. 18 Luca Baudo (1460/65-1509/10), menzionato per la prima sta soprattutto a partire dagli anni Cinquanta del e soprattutto in relazione alle particolari caratte- volta in Liguria in documenti del 1481, quando veniva regi- strato nella Matricula artis pictorie et scutarie; si hanno notizie Cinquecento a causa delle scorrerie barbaresche ristiche paesaggistiche del luogo, va innanzitut- di lui sino al 1510. Non si possiede alcuna testimonianza rela- che devastavano la costa. A pianta generalmen- to indagato il fenomeno del palazzo genovese tra tivamente alla sua formazione e all’attività artistica preceden- te il soggiorno ligure. Console dell’arte per tre anni consecuti- te quadrata e caratterizzata da uno sbalzo all’ulti- Quattrocento e prima metà del Cinquecento. In vi, dal 1498 al 1500, Baudo aveva incontrato il favore di diver- si committenti come testimoniano i numerosi incarichi rice- mo piano, la torre poteva divenire parte integran- questa complessa fase, che per il Genovesato po- vuti, cfr. G.V. Castelnuovi, Baudo, Luca, in Dizionario Bio- te della planimetria della residenza, essergli sem- trebbe considerarsi conclusa solo alle soglie del grafico degli Italiani, 7, Roma 1965, p. 290 e il più recente La pittura in Italia. Il Quattrocento, a cura di F. Zeri, I-II, Milano plicemente addossata o, più comunemente, co- XVIII secolo, le prime architetture di villa si sa- 1986-1994, II, pp. 575-576.

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Fig. 4 Braccesco, Trittico dell’Annunciazione, 1490-1500 ca. (Parigi, Museo del Louvre). Scomparto centrale. Fig. 5 C. Braccesco, Trittico dell’Annunciazione, 1490-1500 ca. (Parigi, Museo del Louvre). Dettaglio che mostra una residenza di villa. Fig. 6 Villa Spinola Dufour di ponente, Genova- Cornigliano, sec. XV. Portico tamponato (foto di A. Decri).

19 Carlo Braccesco, pittore lombardo documentato in Liguria dal 1478 al 1501, ha realizzato gli affreschi raffiguranti Santo Vescovo e San Pantaleo, nella chiesa di Sant’Andrea a Levan- to (La Spezia) e il dipinto dell’Annunciazione e Santi, prove- niente da una cappella gentilizia della famiglia Fregoso, og- gi conservato al Museo del Louvre di Parigi, vedi M. Nata- le, Maestro dell’Annunciazione del Louvre, in Nicolò Corso un pittore per gli Olivetani. Arte in Liguria alla fine del Quat- trocento, catalogo della mostra (Genova, Convento di Santa Maria di Castello, 17 dicembre 1986-1 febbraio 1987), a cura di G. Rotondi Terminiello, Genova 1986, pp. 128-136. 20 Tra i palazzi cittadini i più interessanti sono quello di Bran- ca Doria presso la chiesa di San Matteo e di Brancaleone Gril- lo presso la chiesa di Nostra Signora delle Vigne. Nel palazzo Doria il cortile loggiato rivela una maggiore maturità com- positiva rispetto ai cantieri coevi: la scala è disposta entro due lati del quadrilatero loggiato, realizzando un “organismo più completo” in cui una esilissima colonna anellata “tenta l’ac- cordo con una nuova dimensione del porticato aulicamente definito”, vedi E. Poleggi, Il rinnovamento edilizio genovese e i Magistri Antelami nel secolo XV, “Arte Lombarda”, XI, 1966, 2, pp. 53-68: 60. Il palazzo Grillo era stato costruito a partire dal 1450, rivelando nel complesso impianto — esito dell’ac- rebbero offerte come occasione di esercitazio- evidenti interventi di restauro strutturale e con- corpamento di più unità immobiliari preesistenti — l’inseri- ne costruttiva, dove lasciti di chiara derivazione servativo, queste residenze mantengono ancora mento di un cortile il cui loggiato terreno collega due volumi di altezza differente con archi spezzati sorretti da alte colon- lombarda si sarebbero sommati con forme ar- inalterata la loro originaria articolazione. ne anellate: indizio evidente di modernità e aderenza a siste- mi distributivi nuovi. Una ricostruzione del prospetto del pa- chitettoniche nuove, attraverso le quali, forse per Palazzo Thomatis si trova lungo l’antico percor- lazzo offerta da Luciano Grossi Bianchi rileva la presenza di la prima volta rispetto al passato, la committen- so che dalla città risale il crinale di Promonto- una loggia rettilinea angolare al piano nobile, vedi L. Grossi Bianchi, Abitare “alla moderna”. Il rinnovo architettonico a za avrebbe potuto testare la scoperta dell’antico rio per scendere nella valle del torrente Polceve- Genova tra XVI e XVII secolo, Firenze 2005, p. 11, fig. 3. 22 21 Annali genovesi di Caffaro e dei suoi continuatori, a cura di e sperimentare il nuovo gusto rinascimentale . ra. In questo palazzo di villa, definito “tarda vil- C. Roccatagliata Ceccardi, G. Monleone, Genova 1923, p. 25 63. la lombardo-gotica” , la collocazione di una log- 22 E. Poleggi, F. Caraceni Poleggi, Genova e Strada Nuo- Il secondo Quattrocento gia esterna è particolarmente interessante, per- va, in Storia dell’arte italiana, a cura di F. Zeri, XII (Momenti di architettura), Torino 1982-1983, pp. 299-361: 305. Esempi sopravvissuti di palazzi di villa quattro- ché letteralmente incuneata in una rientranza 23 L’edificio non è databile con precisione né attribuibile a maestranze conosciute, vedi G. Robba, Villa Tomati-Cicala, centeschi genovesi ancora esistenti sono il palaz- del perimetro meridionale e scollegata rispetto in Le ville del Genovesato… cit., I, pp. 151-154. zo di villa Thomatis (Tomati), edificato sulla col- all’intero impianto planivolumetrico e alle co- 24 E. Poleggi, Genova e l’architettura di villa nel secolo XVI, “Bollettino del Centro Internazionale di Studi di Architettura lina degli Angeli a ovest della città intorno alla perture (figg. 10, 11). Il corpo indipendente del- Andrea Palladio”, XI, 1969, pp. 231-241: 234. 23 25 Gorse, Genoese Renaissance Villas… cit., p. 256, forse per prima metà del XV secolo , e la coeva villa Pal- la loggia, composto da un portico a pianterreno la presenza di aperture con archi a sesto spezzato, risalenti lavicini in San Francesco di Albaro, nel levante e dalla loggia vera e propria al piano nobile supe- senza ombra di dubbio a un edificio preesistente successiva- mente incluso nel palazzo. extraurbano24. Benché abbiano subìto nel tempo riore, rappresenta la parte più antica della resi-

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denza insieme a un’altra costruzione a essa per- senti pilastri ottagonali dicromi e da un’unica co- pendicolare, nella quale le due grandi sale che lonna centrale di ordine tuscanico, ponendosi in la compongono sono chiuse da coperture lignee netto contrasto con il blocco chiuso della costru- simili a quella della stessa loggia (fig. 12)26. Da zione. Questa, infatti, è segnata dalla breve se- quest’ultima si sviluppa l’intera distribuzione in- quenza di tre finestre bifore, scompartite da un’e- terna delle camere e del salone del primo piano sile colonna centrale, corrispondenti al gran- nobile, che sono disposti linearmente lungo un de salone rettangolare disposto parallelamente unico asse di affaccio, scandito dalle aperture po- al fronte verso il mare e ad alcuni ambienti a es- lifore con archi a sesto spezzato27. Le volte a pa- so collegati, coperti con imponenti soffitti volta- diglione che coprono alcune di queste stanze po- ti a creste e vele su peducci in pietra nera di Pro- trebbero appartenere a un ampliamento succes- montorio31. Delimitata tra due muri e addossa- sivo della residenza. Al contrario, il piano terre- ta al lato più corto dell’edificio, la scala a doppia no è caratterizzato dalla successione apparente- rampa (uno dei rari casi sopravvissuti) conduce mente disarticolata di stanze diverse, tra le qua- direttamente alla loggia. 26 Il portico a pianterreno presenta volte a crociera e medaglio- li emergono per valore spaziale l’atrio di collega- Volte a ombrello analoghe a quelle di palazzo ni centrali in ardesia, vedi Quattrini, Caratteri dell’architet- tura di villa… cit., p. 31. mento tra ingresso e giardino — quasi un corri- Pallavicini, e riferibili approssimativamente al- 27 De Negri, Introduzione all’Architettura… cit., pp. 59-61, ma anche Poleggi, Genova e l’architettura di villa… cit., p. doio mosso da pochi gradini — e il vano della lo stesso arco cronologico, si ritrovano anche in 233. scala28. Il portico angolare è articolato nella se- due palazzi di villa eretti a Cornigliano, nell’e- 28 F. Faedda, Villa Tomati, in Le ville del Genovesato… cit., IV, p. 295. quenza di tre fornici archiacuti impostati su pila- stremo ponente genovese, appartenenti entram- 29 Capitelli cubici semplici, con volute, con foglie lisce o nlla combinazione di volute e foglie lisce, mutuati dall’architettu- stri con angoli tagliati a 45°, mentre al piano su- bi alla famiglia Spinola: villa Spinola poi Cane- ra religiosa dell’XI secolo, compaiono in numerosi edifici cit- periore la loggia è segnata da arcate a tutto sesto pa e villa Spinola Dufour di levante32. Introdot- tadini ancora nel XV secolo, vedi E. Poleggi, Santa Maria di Castello e il romanico a Genova, Genova 1982 e L. Grossi su pilastri alternati a colonne dicrome sormon- te dalla seconda metà del Quattrocento per co- Bianchi, E. Poleggi, Una città portuale del Medioevo. Geno- 2 29 va nei secoli X-XVI, Genova 1987 , pp. 244-251. tate da tozzi capitelli cubici . Nonostante l’evi- prire alcune stanze del piano terreno o di quelle 30 J.S. Ackerman, Origini della villa rinascimentale, in Id., dente carattere arcaicizzante, palazzo Thoma- seminterrate, queste volte avevano finito presto Punti di distanza. Saggi sull’architettura e l’arte d’Occidente, a cura di P.G. Tordella, Milano 2001, pp. 205-219: 213-214. tis è considerato unanimemente come uno degli per essere impiegate in stanze rappresentative di 31 La tradizione costruttiva genovese vedeva ampiamente im- piegata, ben più della nota ardesia (o pietra di Lavagna), la esempi più interessanti di integrazione compo- grandi dimensioni, come camere e salotti, ma so- pietra nera di Promontorio. Questo per evidenti ragioni di or- dine pratico derivanti dalla vicinanza delle cave a Genova. sitiva tra la scala e la loggia superiore, elemento prattutto in atri, vestiboli e vani scala. Se in palaz- Il nome di pietra di Promontorio deriva, infatti, dalla locali- quest’ultimo che sembra modellarsi attraverso le zo Spinola Canepa una grande volta a ombrello tà di provenienza, situata alle falde del monte Peralto lungo la costa che correva da Granarolo a Capo Faro, o della Lan- forme di un acerbo recupero dell’antico30. copre il vano d’ingresso (di cui oggi non soprav- terna, vedi P. Boccardo, I.M. Botto, La scultura decorativa in ardesia, in “Del dipingere e scolpire in pietra”, catalogo del- Anche palazzo Pallavicini in San Francesco di vivono che la volta e l’imponente scala a rampa la mostra (Genova, piazza della Meridiana, 5 dicembre 1984- Albaro si connota per la contaminazione tra for- unica) (fig. 15), in villa Spinola Dufour di levan- 12 gennaio 1985), a cura di P. Boccardo, Genova 1984, pp. 13-43: 13. me appartenenti a un repertorio costruttivo me- te le volte vanno a coprire i locali di quella che 32 Di estrema utilità è il volumetto Cornigliano città di ville, a cura di E. De Negri, F. Tassara, M.T. Facco, M. Antola, Ge- dievale ed elementi classici e per la presenza del- adesso è una cucina ma che un tempo doveva es- nova 2016. Colgo l’occasione per ringraziare l’ing. Filippo la loggia terminale (fig. 9). Collocata al primo sere stata una sala di rappresentanza. In entram- Tassara, presidente dell’ASCOVIL, Associazione per la Tute- la e la Valorizzazione dei Palazzi di Villa di Cornigliano, per piano nobile, la loggia è caratterizzata da tre pos- bi i casi, l’abilità delle maestranze si rivela nel- la disponibilità e la collaborazione.

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Fig. 7 Pianta del piano terreno di villa Spinola Canepa, Genova. Cornigliano, sec. XV (elaborazione grafica di L. Pili). Fig. 8 Villa Spinola Dufour di ponente, Genova- Cornigliano, sec. XV (foto di A. Decri).

33 Molte di queste volte sarebbero sparite nel fervore del rinno- vamento che avrebbe caratterizzato gli inizi del XVII secolo, cfr. A. Boato, Costruire “alla moderna”. Materiali e tecniche a Genova tra XV e XVI secolo, Firenze 2005, pp. 65-69: 67, do- la realizzazione di strutture dal disegno elegan- nel blocco della costruzione, ma elementi essen- ve viene citato il contratto per la ristrutturazione del palazzo di villa in Albaro del nobile Matteo Senarega risalente al 1603 te e nella profilatura tesa e leggera delle vele che ziali all’equilibrio generale della composizione34. nel quale si prevede di “batere a basso lo partamento che divi- de il portico de la camera dela stella e il medesimo la volta”. si staccano lungo le pareti da minuscoli peducci È ancora una volta un’opera pittorica a dare 34 De Negri, Introduzione all’Architettura… cit., p. 39. puntiformi a spigolo in pietra nera di Promonto- forma a quella rappresentazione di residenza 35 Pier Francesco Sacchi (1485 ca.-1528), di origine pavese, at- tivo a Genova dal 1501. Dal catalogo delle sue opere vale la rio o con la tipica appendice a goccia33. suburbana universalmente riconoscibile come pena ricordare il dipinto conservato alla National Gallery di Londra raffigurante San Paolo che scrive (olio su tavola, 106 × palazzo di villa genovese e, come tale, in grado 81.9 cm), datato 1520, in cui nello sfondo è rappresentata una 35 città ‘ideale’ caratterizzata da numerose architetture classiche Il primo Cinquecento di varcare i confini del Genovesato . Nello sfon- e tardogotiche (Londra, National Gallery, inv. NG 3944), cfr. Già nei primi anni del Cinquecento si assiste a do della pala d’altare raffigurante San Giorgio G. Algeri, A. De Floriani, La pittura in Liguria. Il Quattro- cento, Genova 1991 e ampia bibliografia citata. una definitiva rinuncia alle coperture differen- che sconfigge il drago dipinta dal lombardo Pier 36 Questo olio su tavola (228 × 252 cm), conservato nella chie- sa dei Cappuccini di Levanto nello Spezzino, considerato la ziate tra i diversi corpi di fabbrica, ancora eviden- Francesco Sacchi (fig. 1) (fine XV secolo — pri- migliore opera di Sacchi, era stato sottratto dai funzionari na- ti nei palazzi di villa Thomatis e Pallavicini, a fa- mi XVI secolo)36 è dipinto con dovizia di partico- poleonici per essere esposto al museo del Louvre. Nel 1817 veniva restituito alla comunità di Levanto. Una puntuale ana- vore di una volumetria più fluida, concepita co- lari lo scorcio di una residenza di villa nel qua- lisi del dipinto si trova in M. Bartoletti, Pietro Francesco Sacchi, San Giorgio e il drago, in Le arti a Levanto nel XV e me una successione dinamica di spazi aperti sul le i motivi all’antica (il delicato disegno dell’ar- XVI secolo, catalogo della mostra (Levanto, Convento della paesaggio che si doveva concludere agli estremi co di ingresso sormontato dal timpano e delle le- Santissima Annunziata, 26 giugno-3 ottobre 1993), a cura di P. Donati, Milano 1993, pp. 72-76. in due logge paritetiche: non più casuali aperture sene di ordine tuscanico che serrano e decorano

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Fig. 9 Palazzo Pallavicini, Genova-Albaro, prima metà sec. XV.

37 Come villa Medici a Cafaggiolo (1443-1456) o la quasi con- temporanea villa Passerini di Cortona, solo per riportare al- il corpo dell’imponente loggia angolare) dialo- logge (fig. 14), nelle quali sono evidenti i motivi la memoria un esempio noto e fissarne un altro forse meno conosciuto, cfr. H. Burns, La villa italiana nel Rinascimen- gano con sopravvivenze tipicamente medioevali dell’Annunciazione di Braccesco, è stato ricono- to. Forme e funzioni delle residenze di campagna, dal castello (beccatelli, merlature, la stessa torre) che richia- sciuto il linguaggio di Giovanni Gagini41. alla villa palladiana, Vicenza 2012, p. 30, ma anche M. Az- zi Visentini, La villa in Italia. Quattrocento e Cinquecento, mano direttamente alla memoria le cosiddette L’atrio del piano terreno, costituito da un porti- Milano 1995, pp. 46-49 con riferimenti alla bibliografia pre- 37 cedente. ville-castello toscane . Una immagine dipinta co articolato in due ampie campate su tozzi pi- 38 G. Rossini, Caratteri dell’architettura del Rinascimento a che trova significative analogie sia con il palaz- lastri ottagonali, è collocato ancora in posizione Levanto, in Le arti a Levanto… cit., pp. 165-173: 166. 39 B. da Porto, La venuta di Luigi XII a Genova nel MDII, zo di villa Tagliacarne costruito sul poggio di Ri- decentrata lungo il lato sinistro della costruzio- a cura di A. Neri, “Atti della Società Ligure di Storia Patria”, XIII, 1884, 5, pp. 907-929: 925-926. darolo presso Levanto, per restare a un esempio ne e conserva intatti alcuni elementi architetto- 40 Con tutta evidenza, le ristrutturazioni di metà Cinquecento del territorio spezzino38, sia con il palazzo di villa nici originari, come l’imponente portale con ar- (ante 1565) avevano interessato l’intero edificio, operando in particolare sul corpo centrale: a piano terra, in corrisponden- di Lorenzo Cattaneo in San Fruttuoso di Terral- chitrave decorato a bassorilievi retto da mensole za con un ingresso al centro della facciata, veniva creato un nuovo atrio dal quale partivano le scale e una galleria verso il ba nel borgo genovese di Albaro (oggi noto come e il portico angolare, dal quale partono le scale giardino posteriore, mentre al piano nobile lo spazio era quali- ficato dal vasto salone centrale. Contemporaneo risulta essere villa Imperiale). Ancora in fase di ultimazione, di accesso al piano superiore. Due mezze volte stato il tamponamento di una parte del porticato a grandi pi- nel 1502 questo palazzo aveva accolto Luigi XII a ombrello poggianti su peducci figurali a goccia lastri, forse quella stessa “speciosam porticum” citata nella de- scrizione di Da Porto. A una più diretta osservazione delle vol- di Francia con il suo corteggio. È la cronaca di in pietra nera di Promontorio recanti lo scudo te del piano terreno si rileva come il portico non dovesse esse- 42 re limitato alle due campate attuali, bensì si estendesse sotto la Benedetto da Porto, cancelliere della Repubbli- con i gigli di Francia coprono l’intero spazio . loggia di sinistra con un andamento a ‘L’. La grande campata ca di Genova, a riportare, forse un po’ troppo en- Tra i palazzi di villa sopravvissuti, questo di Lo- aperta all’estremità dell’edificio non presenta peraltro caratte- ri analoghi a quella sul lato opposto, così come alcune diver- faticamente, le impressioni del monarca, secon- renzo Cattaneo costituisce indubbiamente uno genti caratteristiche di colonne, capitelli e balaustri rendono problematica la datazione della loggia di destra al piano nobi- do il quale dimore simili potevano essere edifica- degli esempi più felici di composizione ragiona- le e pongono dubbi sull’effettiva contemporaneità con quel- te solo da sovrani e i genovesi avevano residen- ta delle parti, con logge perfettamente integrate la simmetrica. Si ravvisano inoltre sostanziali differenze nel trattamento del marmo, apparentemente più raffinato nella ze di villa addirittura più sontuose della propria, nel corpo dell’edificio e ben armonizzate rispet- loggia di ponente e nella loggia opposta reso meno sensibile, 43 accentuate nei capitelli, ma in special modo divergono note- deinde per rectam eius ruris viam, quae ducit ad to al paesaggio circostante . volmente le misure dei balaustri: quelle della loggia a levan- te coincidono con le dimensioni della loggia posteriore dell’e- villam, perductus in patentem et speciosam por- dificio, databile certamente alla metà del Cinquecento (che ticum, alias plures mulieres obvias habuit. A qui- Palazzi di villa scomparsi e ritrovati però potrebbero riprendere le proporzioni della loggia più ar- bus pari exceptus reverentia, domum tandem in- caica); differenze sembrano emergere infine anche tra i por- Nel novero dei palazzi di villa ristrutturati o rea- ticati dei pilastri al piano terreno, vedi Magnani, Il tempio di greditur, ipso aspectu superbam magnificeque pa- Venere… cit., pp. 27-28 e 43-44, note 8-9. lizzati ex novo che meglio testimoniano una qual- 41 ratam39. E. De Negri, Villa Imperiale, in Catalogo delle ville… cit., che apertura verso il linguaggio all’antica si tro- pp. 336-346. Che la realizzazione del palazzo di villa di Ter- ralba rappresentasse l’esempio più alto di una politica archi- Nonostante le imponenti trasformazioni subi- vano quello dei Fieschi in Carignano nel borgo tettonica finalizzata alla celebrazione della propria afferma- te negli anni, palazzo Cattaneo mostra ancora zione sociale lo testimonia l’edificazione, quasi contempora- di Santo Stefano, quello dei Fregoso poi di Giu- nea, della residenza di città: un edificio a blocco considerato il suo nucleo originale tardo quattrocentesco. liano della Rovere presso la porta occidentale di anticipatore dei più raffinati modelli cinquecenteschi. Analo- gamente al palazzo di villa di Lorenzo Cattaneo, il prospetto Caratterizzato dal marcato sviluppo orizzonta- San Tomaso e, infine, quello di Niccolò Lomel- del palazzo di città, segnato dal celeberrimo portale di Andrea Della Porta il Tamagnino (1504), era caratterizzato al primo le dei prospetti orientati secondo le curve di li- lini poco distante dal precedente. Se i primi due piano nobile da due logge laterali prospicienti il prestigioso vello e segnati da cinque assi di finestre, l’edifi- sono scomparsi e la loro ricostruzione affidata al- mercato di San Giorgio (oggi scomparse). L’attribuzione a Giovanni Gagini è stata proposta da De Negri, Introduzione cio presenta al piano nobile due interessantissi- le scarse fonti iconografiche e letterarie, l’ultimo all’Architettura… cit., p. 39. 42 40 R. Robinson, Villa Cattaneo Imperiale a Terralba, in Le vil- me logge a tre fornici . Nel linguaggio architet- sopravvive ancora nel nucleo centrale della cin- le del Genovesato… cit., III, pp. 94-98. tonico impiegato per la realizzazione delle slan- quecentesca residenza di Andrea Doria a Fassolo. 43 Magnani, Il tempio di Venere… cit., pp. 27-28, ma anche G.V. Galliani, Tecnologia del costruire storico genovese, Ge- ciate colonne anellate che caratterizzano queste Il casato guelfo dei Fieschi — titolari di feudi e nova 1990, pp. 17-19.

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44 I Fieschi tra papato e impero, atti del convegno (Lavagna, 18 dicembre 1994), a cura di D. Calcagno, Lavagna 1997 e C. Costantini, La Repubblica di Genova, Torino 1986, p. 39. 45 Appartenente a una delle quattro famiglie di nobiltà feuda- le tra le più importanti della Repubblica di Genova (con Gri- maldi, Doria e Spinola) il casato dei Fieschi avrebbe visto due dei suoi esponenti salire al soglio pontificio: Sinibaldo (Inno- cenzo IV, 1243-1254) ed Ottobono (Adriano V, †1276). 46 Una denominazione caratteristica anche di altri giardini ri- nascimentali, per esempio il Giardino delle Viole dei Bentivo- glio a Bologna, cfr. Magnani, Il tempio di Venere… cit., pp. 32 e 44, nota 23. 47 Figlio di Gian Luigi seniore e di Caterina del Carretto dei marchesi di Finale, Sinibaldo era nato a Genova nel 1485. La committenza architettonica di Sinibaldo si sarebbe concen- di giurisdizioni, spesso arbitri dei destini della tant magistrallement composé, que reallement trata essenzialmente sul castello di Montoggio nell’Oltregio- sembloit estre de pierre de taille49. go (territorio della Repubblica di Genova oltre Appennino, Chiesa genovese e con cospicue entrature alla coincidente all’incirca con la bassa provincia di Alessandria) corte pontificia44 — sin dalla fine del XIV seco- e sul palazzo di Vialata, che avrebbe provveduto a difendere, La descrizione può essere arricchita, e resa anco- ingrandire e arricchire ulteriormente nonché a dotare di una lo possedeva sulla collina di Carignano una serie ra più viva, dalle parole dell’umanista ‘genove- splendida biblioteca la cui cura era stata affidata all’umanista Paolo Pansa. Ricordato da Ludovco Ariosto nell’Orlando fu- di proprietà fondiarie e immobiliari tra cui set- se’ Paolo Pansa50, ricordato da Ludovico Ariosto rioso (canto 26), Sinibaldo moriva improvvisamente, tra la fi- te palazzi di villa45. Di questi, quello chiamato il ne del 1531 e gli inizi del 1532, nel suo palazzo di villa e da lì nell’Orlando furioso e da Paolo Giovio nel suo veniva trasportato solennemente nella cattedrale di San Lo- Violaro — per la presenza di estesi terrazzamen- Dialogo51. Pansa era stato familiare dei Fieschi e renzo per ricevere le esequie regali, vedi M. Cavanna Ciappi- na, Fieschi, Sinibaldo, in Dizionario Biografico degli Italiani, ti seminati a viole di tutte le varietà sino ad allora come tale assiduo frequentatore del palazzo del 47, Roma 1997, pp. 487-492. conosciute46 — e costruito nel 1391 da Ugolino, 48 G.L. Gorse, The villa Doria in Fassolo-, Ph.D. diss., Violaro il quale, per l’importanza dei suoi ospi- Brown University, Providence (RI USA), 1980, p. 120. Nel conte di Lavagna, presso la chiesa di Santa Maria 1538 il palazzo di villa ospitava papa Paolo III Farnese e la sua ti, era diventata la sede di una vera e propria cor- corte durante il soggiorno a Genova. in Vialata si sarebbe distinto per la qualità archi- te umanistica di rango internazionale, seppure di 49 D’Auton, Chroniques… cit., III, pp. 60-61 (agosto 1502). 50 G.B. Spotorno, Storia letteraria della Liguria, I-V, Geno- tettonica e le peculiarità decorative. brevissima durata. Nel componimento letterario va 1824-1858, IV, pp. 147-149. Nativo di Arquata Scrivia, Pan- Riordinato già attorno al 1394 dallo stesso Ugoli- sa (1485-1558) sarebbe stato il precettore dei figli di Sinibaldo non a caso intitolato Le Carignane (1524), Pan- Fieschi, attraverso la cui intercessione, nel 1520 sarebbe sta- no e ampliato alla fine del Quattrocento, questo sa descriveva con nitore primaverile l’edificio dei to nominato da papa Leone X de’ Medici arciprete di Rapal- lo. Nel 1541 Paolo III Farnese gli avrebbe assegnato la carica palazzo di villa veniva ristrutturato nel 1512 da Fieschi, di perpetuo beneficiario della parrocchia di Santa Margheri- Sinibaldo47, che lo arricchiva con affreschi, un ta di Lusignano di Albenga. Poeta e latinista — aveva consue- maestrevolmente fabricato, pomposamente come 48 tudini letterarie con Pietro Bembo —, è autore di alcune in- antiquarium e un giardino dei semplici . Ana- più degno […], di sale, di camere, di loggie, d’ar- teressanti opere tra le quali Vita del gran pontefice Innocenzo Quarto scritta già da Paolo Pansa genovese e da Tommaso Co- logamente alla villa di Lorenzo Cattaneo prima chi, di colonne, di cortili […], le stanze, già per ca- sto corretta … ove s’ha notizia di molte cose notabili accadute considerata, questo palazzo appartiene al nove- lamitosi tempi di guerre ruinose et incolte, nuova- un tempo del suo pontificato, compresavi anche la vita di pa- mente con maestrevole ornatura […] raddificate. pa Adriano V suo nipote pubblicato a Napoli nel 1598, vedi ro delle residenze suburbane descritte da Jean L. Tacchella, Paolo Pansa umanista arquatese del Cinque- [E salite le scale] Hor quivi mentre che questa di d’Auton, il quale anche in questo caso non ave- cento, Genova 1994. stupor piena mira i dorati tetti, e i pavimenti di co- 51 P. Giovio, Dialogo dell’imprese militari et amorose di monsi- va lesinato elogi: gnor Giovio vescovo di Nocera con un ragionamento di messe- lori diversi, e l’altra attonita per gli ricchi apparati re Ludovico Domenichi nel medesimo soggetto, Venezia MDL- si’ fa maraviglia, et delle istraniere pietre gli lavo- VI, f. 50. 52 L. Magnani, Le Carignane del Pansa: una testimonianza in a l’entrée d’une large place, devant celuy logys, es- ri per man di Fidia o di Lisippo intagliati conside- assenza di prove, in Umanisti in Oltregiogo. Lettere e Arti fra toit ung portal faict de toille, bien hault et sump- ra […] et di una in altra camera va trapassando, tre XVI e XIX secolo, atti della giornata di studi (Arquata Scrivia, tueusement ouvré a rontz pilliers bien arcellez, et 30 settembre 2012), a cura di G. Ameri, Novi Ligure 2013, di loro […] da una loggietta di bianchissimi mar- pp. 33-49. tout faict a fueillages, scelon la mode lombarde, mi ornata52.

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Fig. 10 Pianta del piano terreno e del piano nobile di palazzo Thomatis, Genova-Granarolo, 1450 ca. (elaborazione grafica di L. Pili). Fig. 11 Palazzo Thomatis, Genova-Granarolo, 1450 ca. Copertura lignea della loggia. Fig. 12 Palazzo Thomatis, Genova-Granarolo, 1450 ca.

Aperto verso il paesaggio circostante attraverso te il palazzo di villa che la famiglia Fregoso aveva due ariose logge simmetriche, il nucleo princi- fatto costruire in un luogo scarsamente edifica- 53 E. Celesia, La congiura dei Fieschi, Genova 1864, p. 81. pale più antico è ricordato anche dalla storiogra- to all’interno della cerchia muraria duecentesca, 54 Gian Luigi Fieschi (1522-1547), figlio di Sinibaldo e Ma- fia ottocentesca, che lo descrive presso la porta di San Tomaso. Nulla si conosce ria Grosso della Rovere. Aveva avuto come tutori Paolo Pansa e Andrea Doria. Ereditati con la maggiore età i titoli e le pro- in merito alla sua originaria articolazione plani- prietà di famiglia si trasferiva stabilmente nel palazzo del Vio- listato di zone di marmo candido e nero, con due laro dove, nel 1543 sposava Eleonora Cybo di Carrara, nipo- volumetrica, la quale — ancora per una volta — grossi torrioni alle spalle e ai fianchi e fregi e statue te di Innocenzo VIII. Ordita, tra l’estate e l’autunno del 1546, con il presunto appoggio di papa Paolo III Farnese e di suo 53 può essere ricostruita grazie alla nota Veduta di sulla fronte e sui lati . figlio Pier Luigi, la congiura aveva come obiettivo quello di De Grassi (fig. 16). Realizzato secondo un im- uccidere Andrea Doria, il suo erede designato Giannettino Doria ed Adam Centurione braccio destro dell’ammiraglio, A seguito della congiura ordita nel 1547 da Gian pianto di chiara matrice medioevale e segnato portare al seggio ducale un membro della famiglia Adorno e 54 mettere Genova sotto la protezione della Francia. Il complot- Luigi Fieschi contro Andrea Doria , la residen- da un grandioso fronte scandito da finestre poli- to però sarebbe fallito e Gian Luigi avrebbe trovato la morte za veniva data alle fiamme, la famiglia esiliata e i fore con slanciate colonne, il palazzo era carat- in Darsena, precipitando in mare con l’intera armatura. Si ve- dano A. Mascardi, La congiura del conte Gio. Luigi de’ Fie- preziosi marmi che diffusamente decoravano l’e- terizzato da un piano nobile sovrapposto a due schi descritta da Agostino Mascardi, Milano 1629 e O. Rag- 55 gio, Fieschi, Gian Luigi, in Dizionario Biografico degli Italia- dificio messi all’asta . L’immagine del palazzo ammezzati più bassi. Il corpo principale appari- ni, 47, Roma 1997, pp. 462-464. del Violaro presente nel dipinto di De Grassi (cfr. va separato da quello del portico terraneo svilup- 55 E. Poleggi, Una committenza urbana fra Comune e Repub- blica: le «muraglie vecchie» di Genova (1461-1551), in Il prin- fig. 2) si costituisce dunque come fondamenta- pato linearmente in due campate con archi a tut- cipe architetto, atti del convegno internazionale (Mantova, 21-23 ottobre 1999), a cura di A. Calzona, F.P. Fiore, A. Te- le per la ricostruzione di questo edificio perché to sesto. Sul retro della costruzione, verso nord, si nenti, C. Vasoli, Firenze 2002, pp. 55-98: 60. lo mostra com’era prima della devastazione, im- estendeva un ampio giardino organizzato su due 56 Non esistono studi specifici sul tema, anche a causa del si- lenzio assordante delle fonti, per cui in ambito genovese è pa- merso in una vasta proprietà fondiaria destinata terrazzamenti con rispettive peschiere, comuni- rere comune ritenere che tra Quattro e Cinquecento gli in- sediamenti residenziali di villa non coesistessero con aziende allo sfruttamento agricolo del suolo, delimitata canti attraverso una scala a due rampe affronta- agricole. Il fenomeno si sarebbe manifestato a partire del XVII da un’alta recinzione segnata agli angoli da tor- te58. Appartenente ai Fregoso sin dal 137559, il pa- secolo e avrebbe caratterizzato soprattutto il secolo successi- vo, si veda a esempio A. Leonardi, Le “ville” del contado di rette di avvistamento, caso raro, se non eccezio- lazzo era stato completamente affrescato — for- Albenga: note su palazzi e giardini, in Atlante tematico del Ba- rocco in Italia. Il sistema delle residenze nobiliari, I (Italia set- nale, negli insediamenti residenziali di villa ge- se anche lungo la facciata principale — tra 1415 tentrionale), a cura di M. Fagiolo, Roma 2009, pp. 122-127. 57 novesi tra XV e XVI secolo56. L’impianto archi- e 1421 nel corso di una vera e propria campagna E. Poleggi, I. Croce, Ritratto di Genova nel Quattrocen- to. Veduta d’invenzione, Genova 2008. Più che la realizzazio- tettonico del palazzo vero e proprio appare arti- di autocelebrazione familiare avviata da Tom- ne di una “veduta di invenzione” si tratta della rielaborazione della Veduta di Genova di De Grassi alla luce delle nuove ri- colato ma compatto, segnato da una profonda maso Fregoso, interessante figura di uomo po- sultanze archivistiche e storiografiche: un interessante tenta- tivo di ricostruzione grafica, definita Ipergrassi, realizzata dal loggia disposta lungo il prospetto principale al li- litico in contatto con umanisti e letterati come grafico Guido Zibordi Marchesi. vello del piano nobile e dotato di una peculiare Francesco Barbaro, Leonardo Bruni e Poggio 58 F. Alizeri, Notizie dei professori del disegno in Liguria dalle origini al secolo XVI, I-VI, Genova 1870-1880, I, pp. 195-196. loggetta aerea indipendente sovrappassante uno Bracciolini60. A conclusione di questa comples- 59 Anno in cui veniva donato dalla Repubblica di Genova a 57 Pietro Campofregoso per i suoi “alti servigi”, cfr. A. Borlan- dei viali di accesso . siva opera di ristrutturazione architettonica, l’in- di, Pittura, politica e committenza nel primo Quattrocento ge- Analogo per ampiezza, decorazione e dominio tervento pittorico — per il quale sono stati sug- novese, in Renaissance Studies in Honor of Craig Hug Smyth, edited by A. Morrogh, F. Superbi Gioffredi, P. Morselli, F. sul territorio circostante, era stato indubbiamen- geriti i nomi di Pisanello e Bartolomeo da Pia- Borsook, I-II, Firenze 1985, II, pp. 65-77: 66-67.

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Fig. 13 Pianta del palazzo di villa di Fassolo, prima metà sec. XVI (Madrid, Biblioteca Nacional de España, Estampas y Bellas Artes). Fig. 14 Villa Cattaneo Imperiale, Genova-Terralba, fine sec. XV. Dettaglio della loggia (foto di P. Monti).

60 G. Petti Balbi, Governare la città. Pratiche sociali e lin- guaggi politici a Genova in età medievale, Firenze 2007, pp. 349-374. Come ricorda Giannozzo Manetti reduce, nell’esta- te del 1437, dell’ambasceria nel capoluogo ligure, era stato durante i cruenti scontri in città tra genovesi e satellites del duca di Milano Filippo Maria Visconti del 1435, che il palaz- zo di villa aveva subìto pesanti guasti e la completa distruzio- ne dell’affresco della facciata, cfr. G. Manetti, Elogio dei Ge- novesi al Doge Tommaso Campofregoso, in Id., Elogio dei Ge- novesi, a cura di G. Petti Balbi, Milano 1974, pp. 89-182: 121- 122 e 177-178, nota 59. 61 Borlandi, Pittura, politica e committenza… cit., pp. 71-72. La presenza di Pisanello a Genova è documentata per l’anno 1415, mentre l’intervento nella decorazione interna della re- sidenza di Bartolomeo da risale al 1420. 62 Borlandi, Pittura, politica e committenza… cit., pp. 67-68. 63 L. Amelotti, Fregoso, Tommaso, in Dizionario Biografico degli Italiani, 50, Roma 1998, pp. 434-436. 64 Borlandi, Pittura, politica e committenza… cit. ed E. Par- ma, Appunti sulla committenza dei Della Rovere a Genova fra cenza61 — aveva il fine di celebrare le diverse fa- di affari, sodale di alcuni membri della fiorenti- Quattro e Cinquecento, in Sisto IV e Giulio II mecenati e pro- motori di cultura, atti del convegno internazionale di studi si della conquista di Cipro intrapresa dal padre na famiglia Strozzi70. L’edificio si trovava appena (Savona, 3-6 novembre 1985), a cura di S. Bottaro, A. Dagni- 62 no, G. Rotondi Terminiello, Savona 1989, pp. 313-325. Per la Pietro . Dal 1461 il palazzo di villa diventava la fuori la porta di San Tomaso, a ridosso delle ulti- ricostruzione grafica si rinvia a Poleggi, Croce, Ritratto di residenza abituale dell’arcivescovo di Genova, il me propaggini del piccolo insediamento di Fas- Genova nel Quattrocento… cit., pp. 103-107. 65 Nel 1480 i lavori al complesso dei Santi Apostoli erano an- cardinale Paolo Fregoso63. La familiarità con il- solo, un borgo sorto spontaneamente presso la cora in corso, ma un lato del portico era già stato completa- to dal cardinale Della Rovere, che donava ai frati francesca- lustri esponenti del casato fiorentino degli Stroz- cinta muraria difensiva e caratterizzato da un ele- ni parte degli ambienti trattenendosi le tre stanze principali, che nel 1497 avrebbe affittato ufficialmente a Paolo Fregoso, zi — Palla di Nofri era stato il padrino di batte- vato numero di palazzi di villa oggi quasi comple- vedi M.G Aurigemma, Dimore roveresche a Roma, a Savona simo di sua madre Ilaria Guinigi minor — e di tamente scomparsi o profondamente modificati. e in Francia, in Giulio II e Savona, atti della sessione inaugu- rale del convegno Metafore di un pontificato. Giulio II (1503- alcuni membri della corte di Ludovico III Gon- L’articolazione planimetrica della residenza di 1513) (Savona, 7 novembre 2008), a cura di F. Cantatore, M. Chiabò, M. Gargano, A. Modigliani, Roma 2009, pp. 93-107: zaga marchese di Mantova, nonché la benevo- Lomellini è perfettamente riconoscibile in un 94 e S. Sperindei, Repertorio delle residenze cardinalizie, in lenza accordatagli dai papi Della Rovere, aveva- disegno realizzato intorno agli anni Trenta del Roma. Le trasformazioni urbane nel Quattrocento, a cura di G. Simoncini, II (Funzioni urbane e tipologie edilizie), Firen- no favorito al cardinale l’ingresso nei più esclusi- Cinquecento poi inserito nell’album di disegni ze 2004, pp. 137-158: 148. 64 66 M. Sanuto, I Diarii di Marino Sanuto, a cura di R. Fulin, F. vi circoli umanistici di Roma , dove questi ave- di architettura appartenuto a Giovanni Vincen- Stefani et alii, Venezia 1879-1902, I, p. 925. va a lungo soggiornato come ospite di Giuliano zo Casale, oggi conservato nella Biblioteca Na- 67 Il palazzo di villa era giunto a Paolo grazie a un donativo del cugino Gian Galeazzo Fregoso — proprietario dell’intero della Rovere, futuro papa Giulio II, nel palazzet- cional de España a Madrid (fig. 13)71. complesso architettonico — prematuramente scomparso, ve- 65 di G. Olgiati, Fregoso, Gian Galeazzo, in Dizionario Biogra- to presso la chiesa dei Santissimi Apostoli , nel Il disegno sembra mostrare simultaneamente fico degli Italiani, 50, Roma 1998, pp. 404-406. quale, tuttavia, sarebbe morto “povero cardinale piano terreno e primo piano dell’intero comples- 68 Alizeri, Notizie dei professori del disegno… cit., I, pp. 194- 200: 195-196, nelle quali l’autore riporta uno stralcio dell’at- et [con] poca entrata”, come laconicamente an- so architettonico prima delle trasformazioni cin- to di vendita. 66 69 Parma, Appunti sulla committenza dei Della Rovere… cit., notato da Marin Sanudo . quecentesche, permettendo di ricostruire l’im- p. 316, in cui si legge che l’intervento genovese di Giuliano da Nel 1494, la villa di San Tomaso67 veniva acqui- pianto originario della villa di Niccolò Lomelli- Sangallo nel palazzo di villa di San Tomaso sarebbe stato ri- portato da autorevoli fonti liguri ottocentesche che però non stata dallo stesso cardinale Della Rovere68, che ni. Il piano terreno presentava un grande atrio di vengono dichiarate (forse Federigo Alizeri?). 70 C. Altavista, La residenza di Andrea Doria a Fassolo. Il can- vi aveva risieduto durante i suoi soggiorni geno- ingresso centrale intorno al quale erano organiz- tiere di un palazzo di villa genovese nel Rinascimento, Milano 2015, pp. 72-73. vesi e che, una volta divenutone proprietario, vi zati le altre stanze. L’atrio si affacciava su un por- 71 Madrid, Biblioteca Nacional de España, Estampas y Bellas avrebbe promosso, nei primissimi anni del Cin- tico a ‘L’, costituito da quattro campate disposte Artes, DBI/16/49/102/1v, si veda O. Lanzarini, Il codice cin- quecentesco di Giovanni Vincenzo Casale e i suoi autori, “An- quecento, un sostanziale rinnovamento architet- lungo l’edificio e due campate libere rivolte ver- nali di Architettura”, 10-11, 1998-1999, pp. 183-202, che per prima associa il disegno al palazzo genovese di Andrea Doria. tonico ispirato, forse, dai suggerimenti di Giulia- so il mare. La scala, non segnata nel disegno (ne Studi successivi hanno precisato meglio questa affermazione, no da Sangallo69. viene indicato genericamente il vano) ma ancor attribuendo l’immagine a quella dell’originario palazzo quat- trocentesco di Niccolò Lomellini, vedi C. Altavista, Intorno Non molto lontano da palazzo Fregoso Della oggi nella collocazione originaria, si articolava a un foglio dell’album di disegni di Giovanni Vincenzo Casale della Biblioteca Nacional de España. Il palazzo di Andrea Do- Rovere sarebbe stata eretta intorno alla fine de- in due rampe disposte ad angolo retto, arrivan- ria a Fassolo-Genova: così è se vi pare, “Annali di Architettura”, gli anni Novanta del Quattrocento la residenza do direttamente alla loggia superiore. Quest’ul- 24, (2012) 2013, pp. 93-108 e Ead., La residenza di Andrea Doria a Fassolo… cit., pp. 39-55. di villa di Niccolò Lomellini, ricco e colto uomo tima può essere ipotizzata sia estesa unicamente

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Fig. 15 Villa Spinola Canepa, Genova-Cornigliano, sec. XV. Atrio (foto di F. Tassara). Fig. 16 C. de Grassi, Veduta di Genova, prima metà sec. XVI. Particolare di palazzo Fregoso Della Rovere presso porta San Tomaso (rielaborazione grafica di G. Zibordi Marchesi, in Poleggi, Croce, Genova nel Quattrocento… cit., p. 104). Fig. 17 Fig. 18 Ipotesi di ricostruzione dell’alzato di palazzo Lomellini, Genova-Fassolo, fine XV secolo (elaborazione grafica di L. Pili).

lungo la facciata, sia con in lato allungato verso il acquistato dall’ammiraglio Andrea Doria nei pri- mare, analogamente al portico inferiore (fig. 17). mi anni Venti del Cinquecento. Il principesco Intorno al grande salone centrale del piano nobi- edificio doriano, realizzato tra 1521 e 1547, con le (sovrapposto e perfettamente coincidente con semplici ma sapienti interventi, da Perin del Va- le dimensioni dell’atrio) si trovavano le stanze ga prima e da Giovann’ Angelo Montorsoli dopo, dell’appartamento principale72. Il disegno non si sarebbe ispirato alle ville classiche di pliniana permette di localizzare la torre, la cui presenza è memoria76, presentando una caratteristica loggia tuttavia testimoniata dai documenti73. a tre bracci protendenti verso il mare nei quali È stato dimostrato come gli elementi dell’ordi- sarebbero stati riutilizzati gli elementi dell’origi- ne architettonico del portico inferiore siano sta- nario portico sangallesco realizzati per palazzo ti ampiamente riutilizzati nella ristrutturazione Lomellini (fig. 19)77. Coerentemente con quan- cinquecentesca74. Si tratta di un ordine compo- to osservato nei palazzi di villa cinquecenteschi, sito caratterizzato da cinque capitelli a voluta in- ai lati brevi del piano superiore si collocano due 72 Una prima ricostruzione del palazzo di villa di Niccolò Lo- troversa, la cui eleganza e magistrale esecuzione, logge simmetriche di ordine ionico aperte sul pa- mellini è stata fatta da G.L. Gorse, The Villa of Andrea Do- ria in Genoa: Architecture, Gardens and Urban Setting, “The così prossime alla analoga coppia di capitelli re- norama circostante (quella di ponente, pur pre- Journal of the Society of Architectural Historians”, 44, 1985, 1, pp. 18-34: 22, fig. 5. alizzati su modello di Giuliano da Sangallo nel vista nel progetto originario sarebbe stata co- 73 Gorse, The Villa Doria… cit., appendice documentaria, palazzo Della Rovere di Savona (oggi visibili in struita solo nella seconda metà del Cinquecen- passim. 74 C. Altavista, Nuove considerazioni sul palazzo di Andrea corrispondenza del portale di accesso), porta a to)78. In corrispondenza delle sale monumenta- Doria nel sobborgo di Fassolo a Genova tra la fine del Quat- trocento e gli inizi del Cinquecento. Il tema del capitello com- ipotizzare l’implicazione delle stesse maestranze li, e della galleria decorata da Perin del Vaga, in posito a voluta introversa, “Bollettino d’Arte”, n.s., VII, XCVI, esecutive del coevo cantiere savonese75. posizione leggermente asimmetrica rispetto alla 2011, 12, pp. 133-148. 75 Altavista, Nuove considerazioni sul palazzo di Andrea Do- Per il linguaggio architettonico tra i più aggiorna- facciata sul mare, è presente una ulteriore log- ria… cit. e Ead., La residenza di Andrea Doria a Fassolo… cit., pp. 39-55. ti nel panorama genovese del tempo e per essere gia qualificata da un comune ordine tuscanico. 76 Ivi, p. 117. fondato in una delle più strategiche postazioni Il palazzo di villa di Andrea Doria a Fassolo ri- 77 Altavista, Nuove considerazioni sul palazzo di Andrea Do- ria… cit. nei dintorni della città, non stupisce che il palaz- maneva tuttavia un episodio isolato del rinnova- 78 Altavista, La residenza di Andrea Doria a Fassolo… cit., pp. 204-215. zo di villa di Niccolò Lomellini a Fassolo venisse mento architettonico cinquecentesco a Geno-

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va, mentre avrebbe avuto grandissima fortuna gi è chiusa da vetri, quella di destra è tamponata) la straordinaria facciata affrescata verso monte, alleggeriscono la compattezza del volume, gra- opera dello stesso Perin del Vaga — della quale duandolo con forti valenze chiaroscurali. Per la restano i magnifici cartoni preparatori79 —, tan- sua posizione geografica, l’edificio veniva reso to da far diventare il tema della facciata dipinta adatto alla difesa attraverso l’inserimento ai quat- centrale per la cultura architettonica genovese tro angoli della costruzione di un’alta torre e di degli anni a seguire80. tre caratteristiche guardiole aggettanti. I grandi cantieri di Strada Nuova (1550-1583), Fuori dalla ‘maniera romana’ introdotta da Ga- seguiti alla costruzione della villa Doria di Fasso- leazzo Alessi a partire dalla metà del secolo, con Fig. 18 Villa Lomellini Rostan, Genova-Multedo, lo, avrebbero assorbito per alcuni lustri le inizia- i suoi dirompenti progetti che “facevano rivivere 1564-1568 (foto di P. Monti). tive edilizie e le risorse economiche della com- sulle colline genovesi una architettura nata in al- Fig. 19 Palazzo di Andrea Doria, Genova-Fassolo, mittenza architettonica del tempo81. tro ambiente”82, villa Lomellini può essere consi- 1529-1533. Modello tridimensionale del complesso. Una vigorosa ripresa dell’attività costruttiva nel derata come la testimonianza più rappresentativa suburbio di Genova si sarebbe registrata con la di una tradizione architettonica di lunga durata83. 79 Ivi, pp. 132-150. 80 Genua picta. Proposte per la scoperta e il recupero delle fac- realizzazione del palazzo di villa eretto dai Lo- L’arrivo a Genova di Alessi, con le sue volume- ciate dipinte, catalogo della mostra (Genova, Commenda di S. Giovanni di Prè, 15 aprile-15 giugno 1982), a cura di E. Ga- mellini (in seguito Rostan e Poggi), tra il 1564 trie compatte, simmetriche, estremamente pro- vazza, G. Rotondi Terminiello, Genova 1982. e il 1568, sulla collina di Multedo presso Pegli porzionate e unificate sotto il medesimo tetto pi- 81 Poleggi, Caraceni Poleggi, Genova… cit., ma soprattut- to l’insuperato E. Poleggi, Strada Nuova. Una lottizzazione nel ponente cittadino (fig. 18). Sebbene comple- ramidale84, non sarebbe riuscito, infatti, a disto- del Cinquecento a Genova, Genova 1968. 82 De Negri, Introduzione all’Architettura… cit., p. 41. tamente trasformato nella sua funzione (attual- gliere dalla pratica costruttiva più tradizionale 83 Ivi, p. 40. mente ospita un centro sportivo), palazzo Lo- del palazzo di villa genovese — basata sulla di- 84 Si veda a riguardo la più recente sintesi di G.L. Gorse, Ge- nova: repubblica dell’impero, in Storia dell’architettura italia- mellini mostra ancora il suo originario impian- versa combinazione di volumi creati in organi- na. Il secondo Cinquecento, a cura di C. Conforti, R. Tuttle, Milano 2001, pp. 240-263: 253-260 che cita tutti gli studi pre- to lineare, dove ogni singolo elemento compo- ca disposizione con scale, portici, logge proietta- gressi, tra i quali resta ancora attualissimo Galeazzo Alessi e sitivo è bilanciato e dove le due logge simmetri- te sul paesaggio — riproposto con sempre nuo- l’architettura del Cinquecento, atti del convegno internazio- nale di studi (Genova, 16-20 aprile 1974), a cura di C. Malte- che laterali al piano nobile (quella di sinistra og- ve soluzioni sino alle soglie del Secolo dei Lumi. se, Genova 1975.

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