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PosteItalianeSpA - Spedizioneinabbonamentopostale-70% -Aut.GIPA/C/RM/04/2013 Nulla èpiùnecessario delsuperfluo. non importa quale storia racconti, nonimportaqualestoriaracconti, rendi iltuoacquirenteuneroe. (da La chiave è: La vita èbella vita diRoberto Benigni) La (Chris Brogan)

www.8-mezzo.it Marketing e cinema. Come riaccendere la voglia di film? novembre 2019 numero 47 anno VII cinema italiano cinema Lo sportnel INCHIESTE di Hong Kong Il cinema FOCUS LA VOGLIA DIFILM? COME RIACCENDERE MARKETING ECINEMA. La cadutadegliDei A 50annida ANNIVERSARI Luciano De Andrea Camilleri RICORDI n °47 novembre 2019 €5,50 sul prossimo numero in uscita a dicembre 2019

Scenari Inchieste Focus Anniversari Il cinema e Casse Il cinema A 50 anni da... l'industria italiana e cassiere in Indonesia Metti una sera a cena editoriale

QUANDO UN FILM OFFRE OCCHIALI NUOVI di GIANNI CANOVA

Lo scorso anno era toccato a sioni profonde. Non c’è marketing Bohemian Rhapsody. Quest’anno che tenga: qui è il prodotto-film – a Joker. Flussi improvvisi di in- innanzitutto – che funziona, che namoramento collettivo. Passa- piace tanto alla giuria della Mostra parola enfatizzante e contagioso. d’Arte Cinematografica di Venezia Meccanismi di inclusione e ri- quanto al pubblico popolare, e partizione sociale fra i sostenitori che sa dialogare in profondità con (tantissimi) e i detrattori (molti il proprio tempo, anticipandone meno, ma tenaci) dei predetti i bisogni e offrendo a tutti nuovi film. Quando capitano fenomeni occhiali emozionali per vedere simili, quando le sale sempre più meglio il mondo. Il problema è desolantemente disertate all’im- che un tempo molti film erano provviso si riempiono, e vedi code costruiti così, o avevano quanto fuori dai cinema, e senti che del meno questo obiettivo di fondo, film ne parlano al bar, e capita mentre ora Joker sembra una rara perfino che la portinaia o il ben- avis, un gioiello isolato in mezzo zinaio ti chiedano se vale davvero a una produzione che ormai o in- la pena di vederli (“vale la pena?”, segue i solipsismi di certo cinema mi hanno chiesto proprio così…), d’autore o si adagia nella sciatte- allora vuol dire che un film tra- ria di un cinema popolare confe- scende i confini pur nobili dello zionato senza passione e senza spettacolo cinematografico e di- convinzione. In questo numero di venta a suo modo un sismografo 8½ ci occupiamo di marketing del sociale. Lo scorso anno, nel caso cinema, di come innovare i modi di Bohemian Rhapsody, il successo e le forme con cui i film vengono si poteva spiegare almeno in parte promossi e comunicati. È una (ma solo in parte…) con il culto riflessione importante e non più carismatico e transgenerazionale procrastinabile. Ma a condizio- di un’icona intramontabile come ne di non dimenticare mai che il Freddy Mercury. Quest’anno, con marketing può ben poco se non Joker, il fenomeno è più comples- c’è, prima, un prodotto da offri- so: quando un film funziona così re, se non ci sono film capaci di vuol dire che intercetta fantasmi accendere la fantasia e di incre- epocali, che fruga nelle anse na- mentare l’esperienza emotiva del scoste dell’immaginario collet- pubblico che dovrebbe comprare tivo, che porta in primo piano e il biglietto per entrare al cinema. offre una valvola di scarico a pul- In Italia più che altrove. sommario

8½ Progetto Creativo NUMERI, VISIONI 19novanta communication partners E PROSPETTIVE DEL CINEMA ITALIANO Creative Director EDITORIALE 19 Juno. Consuelo Ughi Gravidanza 01 Quando un film con hamburger Bimestrale d’informazione Designer Giulia Arimattei, offre occhiali nuovi di Gian Luca Pisacane e cultura cinematografica Valeria Ciardulli, di Gianni Canova Martina Marconi, 20 Luna Nera. Iniziativa editoriale realizzata Lorenzo Mauro Di Rese Wunderkammer da Istituto Luce-Cinecittà Stampa ed allestimento con vista in collaborazione con ANICA Arti Grafiche La Moderna di Ang e Direzione Generale Cinema Via Enrico Fermi 13/17 00012 Guidonia Montecelio cover 21 Loro 1 e Loro 2. (Roma) La chiave è nel titolo Direttore Responsabile di G.L.P Giancarlo Di Gregorio Registrazione presso il Tribunale di Roma n° 339/2012 SCENARI Direttore Editoriale del 7/12/2012 22 La ricetta che non c’è Gianni Canova Direzione, Redazione, 06 Perché non ci sono di Ilaria Ravarino Vice Direttore Responsabile Amministrazione premi per chi comunica Cristiana Paternò Istituto Luce-Cinecittà Srl meglio il cinema Interviste Via Tuscolana, 1055 - 00173 Roma e i film? Francesca Cima Capo Redattore Tel. 06722861 fax: 067221883 Stefano Stefanutto Rosa [email protected] di Gianni Canova Andrea Cuneo www.8-mezzo.it Gabriele D’Andrea In Redazione 08 Come eravamo Barbara Pavone Carmen Diotaiuti di Silvana Annicchiarico Chiuso in tipografia il 22/10/19 Andrea Guglielmino 26 A.A.A. 12 “Incastrati” nella Rete Cercasi influencer Coordinamento redazionale DG Cinema di Franco Montini disperatamente Iole Maria Giannattasio di Alessandra Tieri 14 Ho fatto due etti e mezzo, Coordinamento editoriale lascio? 28 Il concerto dei dettagli Nicole Bianchi di Andrea Guglielmino di Nicole Bianchi Hanno collaborato Alberto Anile, Silvana 16 Why So Serious? Interviste Annicchiarico, Andrea Bellavita, Questo (non) è un Paolo Balestrazzi Matteo Bittanti, Federico Bondi, video-gioco da ragazzi Federico Mauro Alice Bonetti, Nicola Calocero, di Matteo Bittanti Edoardo Massieri Oscar Cosulich, Steve Della Casa, Claudio Fontanini, Iole Maria 18 I trucchi del mestiere: 30 Jeeg piglia-tutto Giannattasio, Andrea Gropplero di Troppenburg, Oscar Iarussi, quattro casi di strategie a cura della redazione Stefano Locati, Anton Giulio di successo Mancino, Andrea Mariani, 31 Il fascino (in)discreto Rocco Moccagatta, Franco Avengers: Endgame. delle locandine Montini, Gian Luca Pisacane, Dai cosmetici di Alice Bonetti Emanuele Rauco, Ilaria Ravarino, alla Coca-Cola Giampaolo G.Rugo, Monica Sardelli, Fabiana Sargentini, di Ang Caterina Taricano, Alessandra Tieri, Hilary Tiscione, Bruno Zambardino, Winnie L.M.Yee voci rewind latest

INCHIESTE RACCONTI DI CINEMA SCANNER 94 Il compleanno di . 36 L’epica nel pallone 56 Compagni di scuola 68 Il mercato dei film La vocazione per la sfida di Gianni Canova Il momento europei fuori dall’Europa è sempre “ot-tanta” di Giampaolo G. Rugo di Iole Maria Giannattasio, di Anton Giulio Mancino 37 Questione Monica Sardelli, di “sacro furore” Bruno Zambardino di Stefano Locati REPRINT RICORDI

40 Cinema da campioni 58 Piccola storia FOCUS HONG KONG 96 Mattia Torre di Claudio Fontanini del cinema sportivo (1972-2019) di Mario Verdone 77 In cerca di identità Godere della vita Interviste da “Centrofilm”, n. 41, alle porte della Cina di Fabiana Sargentini Andrea Lucchetta 1964, pp. 54-60 di Stefano Locati Rosalia Pipitone di Andrea Mariani 97 Ilaria Occhini Patrizio Oliva 82 La scena indipendente (1934-2019) Adriano Panatta post-handover: Una “Gemma” fragile ANNIVERSARI documentare il territorio e determinata 44 Un calcio al cinema di Winnie L.M. Yee di Federico Bondi di Nicola Calocero 60 a 50 anni da La caduta degli Dei 98 Carlo Delle Piane 46 Non solo “due calci CINEMA ESPANSO (1936-2019) ad un pallone” 61 Capitalismo e massacro Molto più di di Oscar Cosulich (in guêpière) 84 La Formula rossa un caratterista di Alberto Anile di Cronenberg di Steve Della Casa di Hilary Tiscione IMMAGINARI 86 Ritratti in Polaroid, INTERNET 48 Andrea Camilleri il lato mistico E NUOVI CONSUMI e il suo universo della Mostra ..io canto di Carmen Diotaiuti 100 for Movies, di Andrea Bellavita l’Italia che si gira 88 L’apocalisse a Roma con un’app 50 Così parlò De Crescenzo di Cristiana Paternò di Carmen Diotaiuti di Rocco Moccagatta

GEOGRAFIE PRO E CONTRO CINE GOURMET 90 Sophia Loren e la magia 102 La solitudine 52 Lo sponz di Santo Spirito dei numeri 1 di di Oscar Iarussi di Emanuele Rauco di Andrea Gropplero di Troppenburg COMPLEANNI 104 BIOGRAFIE

92 Gli 80 anni di Maurizio Ponzi di Caterina Taricano voci - inchieste cover

SCENARI

06 Perché non ci sono 18 I trucchi del mestiere: 26 A.A.A. premi per chi comunica quattro casi di strategie Cercasi influencer meglio il cinema di successo disperatamente e i film? di Alessandra Tieri di Gianni Canova Avengers: Endgame. Dai cosmetici alla Coca-Cola 28 Il concerto dei dettagli 08 Come eravamo di Ang di Nicole Bianchi di Silvana Annicchiarico Interviste 19 Juno. Paolo Balestrazzi Gravidanza Federico Mauro con hamburger Edoardo Massieri 12 “Incastrati” nella Rete di Gian Luca Pisacane di Franco Montini 30 Jeeg piglia-tutto 20 Luna Nera. a cura della redazione Wunderkammer con vista 14 Ho fatto due etti e mezzo, di Ang lascio? di Andrea Guglielmino 31 Il fascino (in)discreto delle locandine 21 Loro 1 e Loro 2. di Alice Bonetti La chiave è nel titolo 16 Why So Serious? di G.L.P Questo (non) è un video-gioco da ragazzi di Matteo Bittanti 22 La ricetta che non c’è di Ilaria Ravarino

Interviste Francesca Cima Andrea Cuneo Gabriele D’Andrea Barbara Pavone

4/5 scenari

PERCHÉ NON CI SONO PREMI PER CHI COMUNICA MEGLIO IL CINEMA E I FILM?

di GIANNI CANOVA

Ormai lo dicono in tanti: in Italia la comunicazione e il marketing sono il tallone d’Achille di tutto il sistema cinema. Quello che si fa non basta. In ogni caso non funziona, o funziona poco. Perché? Cosa si potrebbe fare subito per migliorare la situazione?

Qualche anno fa, in uno dei primi e strategica nella consapevolezza sulla comunicazione del prodot- stanziazione del film sub specie ca- numeri di questa rivista, ragio- del sistema industriale e finanche to-film sono infinitamente infe- todica possa fare il miracolo. Non navamo sull’ipotesi che il vero politico italiano. I premi per la riori a quelle di cui dispone non è così. Non funziona così. Bisogna anello debole della filiera cine- comunicazione d’impresa si sono solo il cinema hollywoodiano, avere l’onestà intellettuale di ca- matografica, in Italia, fosse la co- moltiplicati, sono cresciuti in nu- ma su cui possono contare ormai pire che non funziona così. E in- municazione. Brutti titoli. Brutti mero e in autorevolezza. I leader anche tante altre cinematografie terrogarsi senza pregiudizi su cosa poster. Trailer scadenti. Banner politici costruiscono sulla comu- al mondo. Sono poche le produ- riesce oggi ad accendere i sogni e discutibili. Scarsa capacità di ac- nicazione (e spesso, purtroppo, zioni, da noi, che fanno un serio la fantasia del pubblico. C’è qual- cendere la fantasia. Di innesca- solo su quella) le loro fortune e – a lavoro di branding, che studiano e cuno che ha provato a fare un’a- re curiosità. Di generare attesa. volte – anche le loro catastrofi. Le progettano strategie per imporre nalisi seria del perché Unposted, E un’attività di comunicazione strategie comunicative sul web il proprio brand e il suo posiziona- il film su Chiara Ferragni, ha in- gestita per lo più nella routine, hanno fatto passi da gigante in mento sul mercato dell’intratte- cassato al cinema più di 500.000 quasi accettando come inelut- tutti i settori e il marketing non è nimento, ancora meno le pratiche euro il primo giorno di program- tabile il progressivo declino. La- più guardato come la Cenerentola e le tattiche transmediali di lan- mazione, battendo blockbuster mentavamo una sorta di afasia del sistema produttivo. cio del prodotto, cioè la capacità come IT-Capitolo II e Il re leone, e comunicativa del cinema italiano Questo rinnovamento ha coin- di costruire alleanze e sinergie, poi tallonando l’attesissimo C’era e – salvo poche, meritorie ecce- volto anche il nostro cinema? Più come ogni industria sana e consa- una volta… a Hollywood di Taran- zioni – la sua sostanziale incapa- no che sì. L’impressione è che non pevole di sé dovrebbe saper fare o, tino? La Ferragni ha 18 milioni di cità di comunicare efficacemente si possa ancora parlare, da noi, di quanto meno, impegnarsi a fare. followers su Instagram, va bene, se stesso. Lo scenario è cambiato marketing del cinema. E che – so- La maggior parte delle volte siamo ma non sempre chi ha seguito sul in questi tre/quattro anni? Sono prattutto – non ci sia la consape- sempre lì: la conferenza stampa e web porta la gente al cinema. Bi- anni – è bene ribadirlo – in cui la volezza che comunicare un film è poi la coda per andare in Tv, con sogna ragionare. Riflettere. Forse comunicazione si è finalmente importante almeno quanto pro- tutto il cast, da Fazio o da Vespa, bisognerebbe ripartire da qui. Da affermata come pratica centrale durlo. Da noi le risorse investite nella pia illusione che la transu- un’indagine seria e approfondita

cover - scenari Marketing del cinema. Come riaccendere la voglia di film? dei bisogni del pubblico. E da un ragionamento non improvvisato su come accendere sogni che an- cora non ci sono. Ma poi basterebbe poco. Baste- rebbe ricordarsi del fatto che ogni film è un mistero. E che sull’idea di mistero qualche vol- ta si potrebbe provare a lavorare. La rivoluzione digitale, da questo punto di vista, potrebbe aprire possibilità infinite. E la massa critica formata da un’infinità di corsi universitari che si occu- pano non solo di cinema ma di comunicazione potrebbe offrire un laboratorio permanente di ricerca e di sperimentazione. Ba- sterebbe la voglia di provarci. Di svecchiare. Di inventare nuove professioni. Di uscire dalla rasse- gnazione e dalla routine. E servirebbe, soprattutto, che chi gestisce il sistema dei premi del cinema italiano si decidesse una buona volta a riconoscere che il cinema è anche industria, oltre che arte, e quindi a prevedere di incentivare – con opportuni pre- mi e riconoscimenti – anche la creatività applicata alla comuni- cazione. Ci rivolgiamo ad esem- pio a chi ha la responsabilità di grandi e autorevoli premi (i David di Donatello, o i Nastri d’argento), ma anche ai tanti direttori di fe- stival nazionali e internazionali: ma è così impossibile pensare di istituire un premio anche per il miglior marketing di un film ita- liano? È così eretico, così scanda- loso riconoscere anche la natura industriale del cinema? E così impensabile l’idea di spingere chi produce film e li distribuisce a inventare e sperimentare nuo- ve forme di comunicazione che sappiano accendere di nuovo il desiderio di cinema e il bisogno di film? Possibile che fra tanti piccoli festival spesso difficilmente di- stinguibili uno dall’altro non ci sia nessuno che voglia provare a lan- ciare una manifestazione anche competitiva legata alla comuni- cazione del cinema e dei film? 8½ il sasso l’ha lanciato, ora stiamo a vedere se qualcuno lo raccoglie.

6/7

DI SILVANA ANNICCHIARICO

Gli stili, i colori e la grafica della comunicazione cinematografica degli Anni ‘60. Dove sono finite questa eleganza e questa efficacia nel cinema italiano di oggi? COME COME Milano è disegnata con un in- Anni ’60 (il film di Eriprando Vi- chiostro azzurro che tratteggia sconti esce per la precisione nel con stilizzata eleganza i simboli 1962) e la modernità si vede anche e le icone della città: il Duomo, nella grafica, nel ricercato equili- il Pirellone, le auto. L’immagine brio dei dettagli, nella scelta del scontornata dei due attori prota- lettering: vedi un manifesto come gonisti, in bianco e nero, è collo- questo e senti che il film che pub- cata in basso, a destra, sopra un blicizza è un oggetto contempo- “piedistallo” a sua volta azzurro raneo, assolutamente presente al che separa la parte iconica del proprio tempo. Dove sono finite manifesto da quella che contiene questa eleganza e questa efficacia

ERAVAMO invece il titolo del film (Una storia nella comunicazione del cinema milanese) e i nomi degli attori che italiano di oggi? compongono il cast. Siamo negli

cover - scenari Marketing del cinema. Come riaccendere la voglia di film? Basta prendere un magazine pro- mozionale di quegli anni come “CineSpettacolo” per restare me- ravigliati: le pagine sono ormai un po’ fanées, i colori hanno perso ni- tidezza, qua e là c’è qualche graf- Rosso e nero dominano anche il fio, ma il “progetto” comunicativo manifesto de Le mani sulla città si intravede forte e chiaro. (1963) di , dove il disegno traccia scheletri di ar- Chi “promuoveva” quei film sa- chitetture sullo sfondo di una peva che anche la comunicazione sagoma umana che richiama la è invenzione di forme. Che una silhouette dell’attore protago- comunicazione parassitaria e di- nista, Rod Steiger. Nient’altro. dascalica non va da nessuna par- Come se la comunicazione – nel te, e che anche in questo mestiere combinato disposto di titolo, servono immaginazione, visione grafica e colori – sapesse di po- e fantasia. Qualche esempio? C’è ter essere autosufficiente, di non solo l’imbarazzo della scelta. Il aver bisogno d’altro per colpire film La rossa (1962), con Ruth il pubblico. Leuwerik, Rossano Brazzi e Gior- gio Albertazzi, rinuncia perfino ai nomi degli attori e usa solo due colori, il rosso e il nero, per enfa- tizzare la capigliatura della prota- gonista che metonimicamente dà il nome al personaggio e al film.

8/9 Una scelta analoga era già, del re- Un caso di rara eleganza è ad sto, anche nel manifesto dell’altro esempio il manifesto di Tutto l’oro capolavoro del primo Rosi, Salva- del mondo di René Clair, giocato tore Giuliano (1962), dove il nero esclusivamente sulla tripartizione assoluto dello sfondo faceva risal- cromatica nero-oro-rosso divisi tare il disegno tracciato in bian- per larghe strisce orizzontali che co di un uomo prono, forse un contengono le parole del titolo: cadavere, con una pistola a terra senza immagini, senza foto, senza davanti a lui. Anche qui: nient’al- slogan, una sfida ardita che prova tro. Un titolo, un’atmosfera. Un a lavorare solo sul lettering per modo di sentire. Una suggestione. essere attrattivo e per incuriosire. Il manifesto de L’intrigo di Vitto- rio Sala lavora invece per analogia Agli antipodi, ma analogamente col titolo (e col tema del film), efficace, la scelta comunicativa de riproducendo su fondo nero un Le italiane e l’amore, documentario intricato groviglio di fili grigi e ros- collettivo in 11 episodi realizzato si, senza alcuna fotografia ripresa nel 1961: qui tutto lo spazio rettan- dal film. L’idea che accomuna golare del manifesto è occupato tutte queste strategie promozio- dai volti in primo piano delle don- nali è che per comunicare il film ne protagoniste, riprese con an- serve qualcosa di diverso dal film golazioni e dimensioni diverse, a stesso, e che qualche immagine comporre un collage, una sorta di – per quanto emblematica – for- mosaico volutamente corale della se funziona meno di un artefat- condizione femminile nell’Italia to progettato appositamente a del boom. Solo i volti, niente corpi fini comunicativi. né ammiccamenti sessuali.

cover - scenari Marketing del cinema. Come riaccendere la voglia di film? A volte si trovano anche interes- santi casi di promozione non di un film ma di un marchio editoria- le o distributivo: la CEI-Incom, ad esempio, per lanciare il suo listino Solo 10 anni prima il manifesto di 1959-60 prende in prestito il titolo Peccato che sia una canaglia (1954) di un bellissimo film di Billy Wil- di Blasetti puntava a un gusto der del 1951 (L’asso nella manica) marcatamente popolare, fatto di e propone un raffinato impianto colori accesi e luminosi, a esalta- grafico che usa le carte da gioco re il corpo disegnato di una Loren per suggerire in che mani sta la ignuda ma coperta maliziosa- carta vincente. Forse, se si voles- mente da una staccionata che si se davvero provare a rinnovare il sovrappone proprio alle parti più marketing e la comunicazione del intime e le nasconde. Anche qui: cinema italiano, bisognerebbe ri- niente nomi, niente cast, solo il partire da qui e provare a studiare titolo e - in questo caso - il corpo un modello che ha contribuito a dell’attrice, trasformato in icona fare del nostro cinema, in quegli della bellezza italiana. anni, uno dei più belli e innovativi del mondo.

10/11 Il rito dell’uscita del film: stanche strategie di promozione. Il punto di vista di Massimo Proietti - Universal, Sonia Dichter - 01 Distribution e Diamiano Ricci - BIM.

“Il risultato di un film dipende dal zione. Dall’affisso murale, una film, non dal marketing”. Se a pro- sorta di cartellone del cantastorie nunciare la perentoria affermazio- in epoca pre-televisiva, alla flani- ne è il direttore marketing di Uni- stica, al trailer distribuito in sala e versal, Massimo Proietti, c’è da programmato in tv. La più recente credergli. “Il marketing – prosegue rivoluzione nel settore è stata de- Proietti - può aiutare un film, ma terminata dall’avvento del digitale non ne determina l’esito commer- e della Rete. “Oggi la maggior par- ciale. Il marketing sta al film, come te delle risorse pubblicitarie di un l’allenatore sta ad una squadra di film - ricorda Sonia Dichter, re- calcio: per quanto bravo possa es- sponsabile marketing di 01- ven- sere il tecnico, la differenza sostan- gono destinate alla promozione ziale la fanno le qualità degli atleti. sui social media. Attraverso Face- Con una squadra di schiappe non book e piattaforme analoghe, con si vincerà mai lo scudetto”. il coinvolgimento di community, E tuttavia, la pubblicità cinema- si ha, infatti, la certezza di arrivare tografica è esistita fin dagli albori a colpire il target individuato per il del cinema, assumendo, di volta film in questione. In questo modo in volta, forme diverse e utilizzan- si abbatte il costo contatto”. do variegati mezzi di comunica- Si tratta di una scelta ormai condi-

cover - scenari Marketing del cinema. Come riaccendere la voglia di film? visa da tutte le distribuzioni, nella oggi si utilizza la Rete. Distribuen- consapevolezza che i social media do un cinema di qualità cerchia- non siano uno strumento utilizza- mo di diversificare l’offerta in Rete to solo dai giovani. “Le nostre in- pubblicando anche recensioni, di- dagini - spiega Damiano Ricci, di- chiarazioni di attori e autori, di fat- rettore marketing di BIM - hanno to ampliando la cassa di risonanza dimostrato che anche il pubblico della carta stampata”. adulto, perfino gli over 65, è mol- Quanto ai budget, le risorse a di- to attivo sulla Rete. Si tratta di indi- sposizione di un film sono pro- viduare la piattaforma più conge- porzionali alle attese commercia- niale per ogni singolo film: oggi un li: una logica del tutto razionale prodotto per giovanissimi va pro- da una parte e irrazionale dall’al- mosso su Instagram, per adulti su tra. Infatti, se è naturale spende- Facebook”. re in promozione cifre importanti Le difficoltà maggiori nell’attivi- per film destinati a grandi incassi, tà di marketing cinematografico sarebbero, però, i film più deboli, riguardano piuttosto la specifici- privi di immediati richiami, ad aver tà del prodotto film e l’esiguità del bisogno di maggiore promozione. pubblico di riferimento. “La tem- C’è poi da considerare che, anche pistica del consumo - ricorda Pro- per il sempre minor peso specifico ietti - si sta progressivamente ri- del mercato italiano rispetto agli ducendo e, a determinare l’esito altri, in particolare le major stanno commerciale, è sempre più spesso aumentando gli investimenti sui il risultato del primo giorno: non ci territori in crescita, sottraendoli a sono possibilità di recupero. Inol- quelli in recessione, come è il ca- tre, il pubblico si è molto ridotto so dell’Italia, un tempo il maggior rispetto al passato. Le indagini di- mercato europeo ed oggi relegato cono che gli italiani che vanno al in posizioni di rincalzo. cinema almeno una volta all’an- Ed essere molto importante resta no, su una popolazione di 60 mi- l’attività di marketing all’interno lioni, non sono più di 10 milioni. della sala cinematografica, perché Una volta esisteva solo la sala cine- colpisce un pubblico evidente- matografica, oggi il cinema si con- mente interessato al prodotto film. suma in moltissimi modi e i con- Le maggiori società di distribuzio- sumatori hanno una conoscenza ne hanno creato appositi team che cinefila molto più approfondita si occupano della pianificazione che in passato. Le opportunità di dei trailer e degli allestimenti nel- visione hanno reso obiettivamen- le sale. Tuttavia, il rapporto con i te sempre più complicato portare circuiti d’esercizio è spesso pro- lo spettatore in sala”. blematico per la richiesta di paga- “Per riuscirci - fa eco Sonia Dichter mento degli spazi sullo schermo – il marketing deve puntare sulla e nel foyer da parte degli esercen- novità, con la realizzazione di ma- ti e soprattutto dei grandi circuiti. teriali creativi sorprendenti, cosa Una richiesta contestata dalle di- tutt’altro che semplice, e cercando stribuzioni, perché, a trarre i van- di coinvolgere i talent. La dispo- taggi dalla proiezione di un trailer nibilità di attori e registi a seguire o dall’esposizione di un cartonato, il proprio film in sala, intervenire è anche la stessa sala. sulla comunicazione in Rete con Infine, a complicare le cose, è in- contenuti speciali anche utilizzan- tervenuta la crisi economica, che do i propri canali personali sta di- ha molto penalizzato la presenza ventando sempre più essenziale”. di sponsor nel lancio di un film. “È necessario – conferma Ricci Una serie di attività più libere e - cercare di uscire da una facile e fantasiose, come concorsi e distri- per certi versi inevitabile routine. buzione di gadget, di recente sono Il fatto è che, cambiano i mezzi, molto diminuite perché le aziende ma i contenuti della comunicazio- hanno preferito abbassare il prez- ne cinematografica in buona parte zo dei propri prodotti, piuttosto e, non potrebbe essere altrimenti, che impegnare risorse in attività sono sempre gli stessi: manifesto promozionali, cinematografiche e e trailer. Ieri si veicolavano attra- non solo. verso l’affissione e la televisione,

12/13 HO FATTO DUE ETTI E MEZZO, LASCIO?

DI ANDREA GUGLIELMINO

Guardare un film nell’era del digital marketing: anche l’industria dell’audiovisivo si rivolge alle tecniche dell’influencer marketing, con l’individuazione di figure adatte alla promozione, in cui non è il blogger più seguito a fare la differenza ma quello più in target con la linea del prodotto da promuovere; fondamentali sono la conoscenza del territorio e la padronanza di gusti e abitudini degli spettatori.

Quando si parla del concetto di dell’audiovisivo si rivolge alle che la presenza dei canali digitali “digitale” applicato al cinema si tecniche dell’influencer marke- non abbia particolarmente stra- pensa immediatamente alle con- ting, con l’individuazione di figure volto l’iter promozionale che si seguenze che le nuove tecnologie adatte alla promozione tra blog- seguiva prima dell’arrivo del web hanno sulla produzione (effetti ger, vlogger e YouTuber che siano 2.0. Si parte con uno screening, speciali e realtà aumentata) e disponibili a parlare del prodotto con lo staff che vede il film in all’esperienza di fruizione dello in maniera più comunicativa che proiezione privata raccogliendo spettatore, meno legata alla pro- prettamente critica, soprattutto le istanze principali su cui basare grammazione (in sala o in tv) e con una certa potenza di fuoco la campagna, la sezione strategica più libera grazie alle piattaforme sulla dimensione locale, che al- in cui vengono decisi i dettagli, on demand che la rende possibi- trimenti sarebbe difficile raggiun- come la data di uscita, il competi- le in qualsiasi momento e fram- gere. Non si tratta solo di numeri. tive, il budget a disposizione per mentata su più schermi. Ma per Non è il blogger più seguito a fare la promozione e infine il tipo di l’industria, “digitalizzazione” è la differenza ma quello più in tar- campagna da svolgere, per finire anche sinonimo di acquisizione get con la linea del prodotto da con la pianificazione operativa. di strategie di comunicazione e promuovere, e diventa allora fon- Nelle sei settimane prima dell’u- promozione che vivono di di- damentale la conoscenza del ter- scita, di solito, si concentra tutta mensione social e condivisione, ritorio e la padronanza di gusti e l’attività “fattiva”: anteprime, tipiche degli ambienti 2.0. Que- abitudini degli spettatori in un po- interviste, eventi, presentazioni sto significa che anche l’industria sto specifico. In generale, sembra ai festival dirette a social media,

cover - scenari Marketing del cinema. Come riaccendere la voglia di film? stampa e televisione. E a decretare un’imprecisione o un eventuale il successo del film è ancora la pri- “buco di sceneggiatura” – termine ma settimana al botteghino. Idee oggi molto in voga – possono di- a buon mercato possono essere ventare argomento di discussio- la presenza di cosplayer alle ante- ne ed essere creati ad arte per far prime dei film adatti (ad esempio parlare del film. Pensiamo all’e- quelli di supereroi) che favorisco- sempio estremo di Rogue One HO FATTO DUE no la condivisione di foto, stories – A Star Wars Story che su un e contenuti speciali sui social, o leggendario “buco” ha costruito l’organizzazione di eventi e gio- la sua stessa essenza, spiegando chi particolari in cui gli influen- finalmente, a tanti anni di distan- cer locali si muovono all’interno za, come mai fosse così facile ETTI E MEZZO, di scenari che richiamano quelli accedere alla Morte Nera, l’im- del film, magari invitandoli a penetrabile arma di distruzione postare il tutto con un #hashtag di massa dell’Impero Galattico. dedicato. Chiaramente le cose Se una parte di promozione 2.0 è LASCIO? vengono agevolate se il prodotto minuziosamente programmata, è legato a un marchio che ha già l’altra, quella che segue l’uscita e una forte fan-base, di qui la so- contribuisce all’eventuale tenitu- vrabbondanza di sequel, reboot ra, nasce spontaneamente dalle o riduzioni da libri e fumetti, che reazioni delle migliaia di utenti “garantiscono” l’interesse base da che commentano sui social quel- chi conosce il prodotto d’origine. lo che ieri si commentava al bar Si tratta del cosiddetto fan labour: sotto casa, rendendo la cosa pub- la passione dei fan che, attraver- blica e potenziando virtualmente so la produzione di fiction, foto, all’infinito il “buzz” sul film. filmati o contenuti nati sponta- neamente, di fatto permette un grandissimo margine di rispar- mio sul materiale promozionale, che viene realizzato a costo zero o semplicemente in cambio di un invito a un’anteprima o a un evento esclusivo. Da un punto di vista artistico-crea- tivo, il rischio è quello che sem- pre più spesso si arrivi a finire di voler soddisfare quelli che sono i gusti degli spettatori in maniera sicura, senza il tentativo di voler ricevere il loro apprezzamento per qualcosa di nuovo e originale. Ma è proprio nel marketing che si sperimentano oggi le massime vette di creatività del settore. Gli specialisti stessi si sono trasfor- mati in creativi e artisti che atti- rano gente grazie alle loro idee ingegnose. Non è più sufficiente – anche se ancora irrinunciabi- le – il rilascio del trailer o del sito dedicato. Il contenuto deve esse- re condivisibile e portare i poten- ziali spettatori ad emozionarsi già prima dell’uscita in sala. Può essere un gioco digitale, un’App specifica o una gara a chi inseri- sce più foto o scova più citazioni. Si può usare l’umorismo, la paura o l’amore a seconda del genere di film, purché crei impatto e reazio- ne. Perfino una scena ambigua,

14/15 WHY SO SERIOUS? QUESTO (NON) È UN VIDEO-GIOCO DA RAGAZZI

di MATTEO BITTANTI

Quando il marketing diventa ludico.

cover - scenari Marketing del cinema. Come riaccendere la voglia di film? Videogiochi e cinema s’incon- elezioni di Gotham City e duran- (virtualmente) con i giocatori trano spesso al crocevia tra te l’annuale ComicCon di San di altri distretti. Altre iniziative narrazione transmediale, ludi- Diego, presenta WhySoSerious. prevedono un social game per cizzazione e marketing virale. com, invitando i fans a prende- Facebook (The Hunger Games Il sodalizio assume sovente la re parte a una caccia al tesoro Adventures, 2012) e un tour vir- forma dell’alternate reality game virtuale per sbloccare un teaser tuale su internet sviluppato in (gioco di realtà alternativa), im- e una foto del Joker (Heath Le- collaborazione con Microsoft. postato sul modello della caccia dger). Nell’autunno del medesi- Oggi la maggioranza delle cam- al tesoro che si svolge in Rete. mo anno, il sito web ufficiale del pagne promozionali di Hol- Navigando su siti Internet fit- film innesca un’altra colossale lywood include componenti tizi, realizzati ad hoc dallo stu- caccia al tesoro con messaggi si- videoludiche. Una delle strate- dio, gli utenti collaborano inten- billini che sollecitano i fan a sco- gie più diffuse è il cross-marke- samente per risolvere una serie prire indizi sparsi in alcune lo- ting, con l’inserimento di con- di enigmi. L’archetipo dell’ARG calità delle principali città degli tenuti narrativi e iconografici di ludo-cinematografico è The Be- Stati Uniti e a documentare fo- un film all’interno di un vide- ast sviluppato da Microsoft per tograficamente la loro scoperta. ogioco di successo. È il caso di promuovere A.I. Artificial Intel- Completando con successo le Roblox, un gioco di costruzio- ligence (Steven Spielberg, 2001). varie “missioni”, i fan sono pre- ni ispirato a Minecraft che vanta I partecipanti assumono il ruolo miati con un’altra fotografia del oltre 80 milioni di utenti attivi di detective che, insieme all’al- Joker e una clip audio del film al mese. Nel marzo 2018, War- trettanto fantastica “terapeuta che dice: “E stasera, infrange- ner Bros. collabora con l’azien- dei cyborg” Jeanine Salla (cita- rai la tua unica regola”. Si tratta da produttrice, Roblox Corpo- ta nei credits del poster ufficia- dell’ennesimo rompicapo: i fan ration, per promuovere Ready le), tentano di risolvere il miste- sono indirizzati a un altro sito Player One (Steven Spielberg, ro della morte dell’amico, Evan web intitolato Rory’s Death Kiss, 2018) con l’obiettivo di attrarre Chan. Ambientata nel 2142, a dove possono scattare selfie ma- giovani e giovanissimi. Gli svi- quarant’anni di distanza dagli scherati da Joker. Inviando la fo- luppatori lavorano con il regista eventi narrati dal film, l’inve- to allo studio, il fan riceve per creando un’esperienza paralle- stigazione si svolge interamen- posta una copia del fittizio quo- la alla trama del film: i giocatori te sullo schermo del computer: tidiano The Gotham Times, ricco sono invitati a scovare tre chia- i fan setacciano oltre cinquanta di indizi per proseguire la ricerca vi nascoste in differenti loca- siti creati da Warner Bros., inter- online. In tutti i casi, l’esperien- tion, usarle per sbloccare altret- pretando criptici indizi dissemi- za ludica comincia ben prima tanti cancelli e impedire a Mega nati nei materiali promoziona- dell’uscita del film e continua Corp di prendere il controllo di li (trailers, comunicati stampa, anche dopo l’uscita nelle sale. Roblox. L’iniziativa riscuote un messaggi telefonici, locandine Una tendenza più recente del enorme successo: gli utenti gio- etc.). Costato oltre un milio- marketing ludo-cinematografi- cano all’evento per oltre 47,2 mi- ne di dollari e ideato da Jordan co consiste nel creare social ga- lioni di ore pari a 181 milioni di Weisman, The Beast coinvol- mes per attrarre giocatori occa- sessioni ludiche, documentate ge per mesi quasi un milione sionali. I giochi per Facebook e da circa 700 video su YouTube, di giocatori, assurgendo a ben- le app per smartphone e tablet 30.000 post su Twitter e 16,2 mi- chmark di un nuovo genere di raggiungono infatti un pub- lioni di visualizzazioni dei video marketing transmediale. blico potenziale più ampio ri- di Ready Player One. Warner Bros La Rete cambia completamente spetto a quello dei videogiochi sfrutta Roblox per promuove- aspetto dopo l’introduzione di per console e possono genera- re altri film, tra cui Animali fan- Facebook, YouTube e Twitter. re quella frenesia che trasforma tastici: I crimini di Grindelwald Attorno alla metà degli Anni Ze- un film in un fenomeno di co- (David Yates, 2018) e Aquaman ro si afferma il Web 2.0: il marke- stume. Un esempio paradigma- (James Wan, 2018). ting si aggiorna di conseguenza. tico è la campagna di marketing In tutti questi casi, le strategie Diversi autori di The Beast riuni- ideata da Tim Palen (Lionsga- di marketing applicano la logica tisi sotto l’egida della società di te) per promuovere la trilogia di dell’outsourcing: de facto, il fan marketing ludico 42 Entertain- The Hunger Games (2012-2015). “lavora” per promuovere il film, ment lanciano l’innovativa cam- Palen e il suo team sfruttano sa- in modo relativamente autono- pagna promozionale del Cava- pientemente le piattaforme di mo e collaborativo, ottenendo liere oscuro (Christopher Nolan, social media (allora) dominan- gratificazioni puramente sim- 2008). Nel 2007, prendendo ti, Facebook, Twitter e Tum- boliche, come la sensazione di spunto dallo slogan del film blr, invitando i fans a registrar- far parte di un universo finzio- “Why So Serious?”, 42 Enter- si sul sito ufficiale The Capitol. nale esteso, il cui fulcro coinci- tainment crea il sito “ufficiale” pn, la capitale del fittizio Stato de, appunto, con il prodotto ci- del candidato Harvey Dent alle di Panem, per poi competere nematografico.

16/17 I TRUCCHI DEL MESTIERE: QUATTRO CASI DI STRATEGIE DI SUCCESSO

ed eliminando avversari, come in un videogioco. Poi la collabo- AVENGERS: ENDGAME. razione con il programma di be- neficenza Stand Up to Cancer, con uno spot specifico, e con co- DAI COSMETICI lossi come McDonald’s, Google e Coca-Cola, con la distribuzio- ne di giocattoli esclusivi e conte- ALLA COCA-COLA nuti digitali, speciali sticker AR – ovvero personaggi 3D in real- tà aumentata che, tramite l’app di ANG della fotocamera, possono essere Campione di incassi mondiale e zate per tutti gli altri progetti del posizionati nell’ambiente che cir- storico, capace di scalzare Avatar Marvel Cinematic Universe, stan- conda l’utente - e linee di lattine dal trono grazie anche a una stra- ziando quasi il doppio rispetto al appositamente realizzate dall’ar- tegica riproposta in sala con sce- predecessore Avengers: Infini- tista Tom Whalen per 57 Pae- ne inedite, Avengers: Endgame ty War. A partire da una fan-base si del mondo. Mindy Hamilton, è stato anche un campione di in- solidissima, molti brand si sono SVP of Partnership Marketing per vestimenti, dato che la campagna messi in gioco cercando di rag- The Walt Disney Company, ha promozionale del film è costata giungere ogni genere di obietti- commentato in una nota: “Siamo oltre 200 milioni di dollari, supe- vo, anche i più impensabili fino cresciuti ben oltre il nostro tradi- rando di gran lunga quelle utiliz- a qualche anno fa. Basti pensare zionale pubblico di appassionati; che Ulta Beauty ha lanciato a te- ora abbiamo coinvolto Millennial, ma Avengers una collezione di co- adolescenti in un pubblico multi- smetici, andata immediatamen- culturale di famiglie. te sold-out, il che ha rinsaldato e Cerchiamo partnership che ono- confermato il legame – di matri- rino e celebrino ognuno di que- ce molto recente – con il pubblico sti segmenti. Per qualsiasi brand femminile, che fino a pochi anni che desideri rafforzare la pro- fa non apprezzava poi così tan- pria presenza sugli scaffali o rag- to i film di super eroi. Altra part- giungere un nuovo pubblico col- nership degna di nota quella con laborare con Marvel è un sogno: Audi, che si è concentrata sul- si stima che i brand che si asso- la linea di modelli di auto elettri- ciano al MCU vedano una cre- che Audi e-tron Sportback e Audi scita del 50% delle vendite per e-tron GT, coinvolgendo l’inter- la linea specifica di prodotti che prete di Iron Man, Robert Downey promuovono su base trimestrale. Jr., in un video dove guida gli ap- Quando hai un primo contatto passionati alla scoperta di questi con i fan Marvel, non vedono l’o- specifici veicoli, e ideando un’e- ra di condividere la propria espe- sperienza in realtà virtuale dove i rienza e passione per i nostri film passeggeri, sul sedile posteriore, e personaggi. Quella passione li potevano vivere il tragitto con la fa diventare brand ambassador, il visuale dell’astronave dei Guar- che si traduce in nuove vendite e diani della Galassia, schivando vicinanza ai nostri partner”.

cover - scenari Marketing del cinema. Come riaccendere la voglia di film? “Se qualcuno può raccontarmi to il mondo, pur essendo costato quattro esigenze dello spettatore un’idea cinematografica in meno meno di 10mln. Chissà se anche la che sono alla base di un modello di venticinque parole, può venir sceneggiatrice Diablo Cody (bal- di promozione cinematografica: fuori un bel film”, parola di Ste- lerina, blogger e poi storica colla- funzionali (relax e divertimento), ven Spielberg. Mettiamoci alla boratrice di Reitman) ha applica- educative, emozionali e socia- prova con Juno di Jason Reitman: to la regola di Spielberg quando ha li. E non solo. Per Juno, la Fox ha una sedicenne resta incinta, deci- presentato il suo progetto? messo in atto un’originale guerri- de di dare il bambino in adozione. Ma come ha fatto una futura ra- glia marketing. Una strategia “ag- Ma seguirà la coppia a ogni passo, gazza madre a stravincere al bot- gressiva”, secondo gli esperti, co- per assicurarsi che siano dei buo- teghino? Qualità e Marketing. me era avvenuto nel 1999 con la ni genitori. Sono “venticinque pa- Successo di pubblico e di critica campagna virale per The Blair Wi- role”, che introducono un trionfo al Toronto Film Festival, dialoghi tch Project – Il mistero della strega di del cinema indipendente. Ha gua- brillanti, passaparola assicura- Blair. Durante le proiezioni stam- dagnato più di 200 milioni in tut- to. Il film è riuscito a soddisfare le pa, la Fox distribuisce ai giornali-

JUNO. GRAVIDANZA CON HAMBURGER di GIAN LUCA PISACANE

sti telefoni a forma di hamburger, scritta che rimanda alle vacanze come quello della protagonista, (Due This Holiday Season), per- per invogliarli a recensire il film. Il ché l’uscita nelle sale è fissata diffondersi della notizia scatena il per il periodo natalizio. Intanto merchandising da parte di azien- viene aperto un sito web, ed esce de esterne, con la corsa all’acqui- un trailer accattivante (l’accen- sto del gadget da parte dei fan, or- to è sulle battute, sul lavoro di mai in attesa di poterlo vedere. scrittura molto lodato dagli ad- Le recensioni positive sono sul detti ai lavori). Le nomination cartellone: “Una commedia inu- piovono a cascata: BAFTA, Gol- suale, fresca e intelligente”, “Il den Globe, e poi anche gli Oscar, miglior film dell’anno”. Viene ri- dove Juno vince, non a caso, per lasciato un primo poster molto la sceneggiatura originale e sfio- semplice: una maglietta a righe ra anche il premio per Miglior bianche e rosse, il pancione da Film, Regia e Attrice. E il gioco mamma, la targhetta con sopra è fatto: diventa uno dei titoli più “Juno”, i nomi degli attori e la importanti del 2008.

18/19 LUNA NERA.

WUNDERKAMMER CON VISTA

di ANG

Siamo abituati a vedere film e serie na, poi si vedrà). La stessa scrittrice, lo di Montecalvello appartenuto pera la regista Paola Randi su del- tv tratte da romanzi di successo, e che sostanzialmente esordisce così, negli Anni ‘60 al celebre artista pa- le scene ambientate nella casa delle ormai anche l’Italia si spinge a livello ha contribuito alla sceneggiatura rigino Balthus, la Selva del Lamo- streghe al confine con il bosco, un di grande distribuzione internazio- degli episodi insieme a Francesca ne, Sorano, Sutri e il Parco degli luogo magico protetto dalla fore- nale ottenendo risultati importanti Manieri (Il miracolo), Laura Pao- Acquedotti di Roma adiacente agli sta, invisibile dall’esterno, dove la come ad esempio nel caso de L’ami- lucci (L’amica geniale) e Vanessa Studios. È una serie corale che parla natura e la cultura si incontrano e ca geniale, serie di Picciarelli (Bangla). È già questa di streghe, in un 1600 immaginario si confondono. Alberi s’intrecciano che traspone i romanzi della miste- una forma di marketing intrecciato al confine tra realismo e fantasy, con nei muri, ci sono molti libri e ogget- riosa scrittrice Elena Ferrante. È molto particolare, perché un pro- una forte componente teen drama e ti di scienza reali, ad esempio i clas- particolare però Luna Nera, terza dotto conta di vendere unendo le una storia d’amore tra appartenenti sici planetari, ma anche elementi di serie originale italiana Netflix - pro- forze con l’altro, sulla base non tan- ad opposte fazioni. Ci sono appun- fantasia, come palle di vetro ripiene duzione Fandango - che sarà dispo- to dei contenuti, ma del concetto to le fattucchiere, caratterizzate, da di tessuti, e dalla libreria si accede a nibile da inizio 2020 in tutti i Paesi in stesso di condivisione multimedia- quello che abbiamo potuto vedere una Wunderkammer dalle atmo- cui il servizio è attivo. Il serial è infat- le, di saga e di universo complesso e ascoltare, anche come ricercatrici sfere uterine e acquatiche, con me- ti basato sul romanzo (destinato a e condiviso che tanto piace al pub- e scienziate, e che proprio per la lo- duse e stelle appese a mezz’aria. Ma diventare una saga) Le città perdu- blico dei cinecomic e dei kolossal ro sapienza sono bandite dalla cul- si preannunciano anche roghi ed te. Luna Nera di Tiziana Triana, che americani. Per promuoverla e ini- tura dominante, tendenzialmente elementi spettacolari, scene action verrà pubblicato a novembre 2019 ziare a creare “buzz”, è stata orga- bigotta e maschilista. Ci sono i Be- e colpi di scena, facendo leva su un da Sonzogno Editore. Il progetto è nizzata una visita sul set negli stu- nandanti, cacciatori di streghe al immaginario fantasy che deve tan- stato dunque acquisito sulla base di di Cinecittà, dove è realizzata soldo della Chiesa, e ci sono delle to al nostro folklore, come a quel- delle bozze, che preludono a una tri- parte della serie, unitamente a lo- ragazze che scoprono di avere dei lo reimmaginato da serie di grande logia parallela (tre stagioni televisive cation vere e proprie come Cana- poteri particolari. Nella visita i gior- impatto come Game of Thrones. per tre romanzi, sei puntate ciascu- le Monterano, Celleno, il castel- nalisti hanno potuto vedere all’o-

cover - scenari Marketing del cinema. Come riaccendere la voglia di film? Avviso per gli spettatori in ritardo: gio, a poco più di due settimane di Anche in Italia non sono mancati i “Non ti permetto d’imbrogliare te distanza. Sono i due capitoli di una film lunghi divisi in due: negli Anni stesso. Devi vedere Psycho dall’i- stessa riflessione, è un avvicina- ’40, Noi vivi e Addio Kira! di Goffre- nizio, perciò non aspettarti di po- mento progressivo al protagonista. do Alessandrini, negli Anni ‘60 No- ter entrare in sala dopo l’inizio del Per poi analizzarlo nel profondo, vecento di Bertolucci. film. Vale per chiunque, perfino per portando alla luce l’uomo, prima Loro ha riscritto le regole attuali, ha il fratello del direttore, il presiden- che il politico. sfidato ogni possibile proiezione di te degli Stati Uniti e la regina d’In- Il budget era di 18 milioni di euro. mercato. E non è finita qui. Da Lo- ghilterra (che Dio la benedica)”. L’incasso: Loro 1 poco più di 4 milio- ro 1 e Loro 2 è poi nato Loro, rimon- Già nel 1960 Hitchcock faceva del ni e Loro 2 ne ha portati a casa quasi tato per essere mandato al Festival marketing innovativo. A suo modo, 2 e mezzo (ma l’argomento box of- di Toronto (anche con l’obiettivo aveva trovato la via per promuove- fice avrebbe bisogno di una rifles- di essere pronto per gli Oscar). La re un capolavoro, che è stato anche sione a sé). Nei cinema, in cartel- durata totale era di 145 minuti, con- un grande successo commerciale. lone, negli stessi giorni si potevano tro i 104 di Loro 1 e i 100 di Loro 2. Nuove tecniche di “vendita”, gran- vedere i poster dei due film vicini, Da 204, in fase di montaggio si so- de ingegno, ieri come oggi. In Italia magari anche di sala. Uno tutto ne- no ridotti a due ore e mezza scar- ad aver stupito esperti e pubblico è ro, l’altro tendente al rosa. Forse si se, pronte per un nuovo passaggio stato Loro di . La tratta di un caso unico per il nostro nelle sale. Strategie all’avanguar- chiave è già nel titolo: Loro, plurale, Paese, ma anche per le grandi pro- dia, capaci di tenere per mesi un che si contrappone a Lui, singolare. duzioni d’Oltreoceano. La trilogia film sulla cresta dell’onda. Differenti visioni per un dittico in- de Il Signore degli anelli, girata tut- Loro parlava di noi, e noi sui gior- solito a livello distributivo. Loro 1 e ta in contemporanea, ha raggiunto nali non smettevamo di parlare di Loro 2. Storia di Silvio Berlusconi e gli spettatori scaglionata in tre an- Loro. Tante facce di una stessa vi- non solo, di come noi lo vediamo, ni. Kill Bill, che Tarantino conside- cenda perché, come dice Servil- lo dipingiamo. Dividendola in due ra come un’opera unica, ha seguito lo/Berlusconi: “La verità è frutto parti. La prima è uscita nelle sale il la stessa linea (Kill Bill: Volume 1 nel del tono e della convinzione con 24 aprile 2018, la seconda il 10 mag- 2003 e Kill Bill: Volume 2 nel 2004). cui la affermiamo”.

LORO 1 E LORO 2. LA CHIAVE È NEL TITOLO

di G.L.P

20/21 LA RICETTA CHE NON C’È di ILARIA RAVARINO Le distribuzioni italiane e le loro strategie di lancio: la parola a Francesca Cima, Andrea Cuneo, Gabriele D’Andrea, Barbara Pavone

FRANCESCA CIMA, ed estromessi dal mercato in po- in tre, quattro copie. È un circolo produttrice (Indigo Film) chi giorni. vizioso: se resto solo tre giorni in sala, perché dovrei spendere tanti Chi decide il lancio di un film? Quali sono oggi i canali privile- soldi per il lancio? Il distributore insieme al produt- giati per comunicare un film? tore. Ma in teoria dovrebbe deter- Si sta spostando tutto nella sfera Quanto incide il dating FRANCESCA minarlo la stessa tipologia di film digitale. La cosa migliore, oggi, sul lancio del film? e il pubblico in target. Certamente sarebbe pensare a un sistema in- Avendo una stagione di otto, nove CIMA1 si tratta di un campo di studi che tegrato, personalizzato il più pos- mesi, le uscite si concentrano e il andrebbe approfondito, anche sibile. Ma per me uno dei luoghi meccanismo della scarsa perma- se ritengo sia un errore attestarsi migliori per comunicare resta la nenza in sala si amplifica. Speria- solo sui dati delle ricerche. Da un sala. In sala parli a un pubblico mo che con Moviement si riesca lato avremmo bisogno di arricchi- abituato ad andare al cinema, af- a invertire la tendenza. Fermo re le conoscenze in quel settore, fezionato. restando il problema culturale dall’altro diffiderei delle formule dell’Italia, un Paese che per tre magiche, perché il pubblico vuole Quanto incide il lancio mesi l’anno chiude per ferie. essere sempre sorpreso. Ripetere sul budget di un film? la stessa ricetta non funziona mai. Anche qui la situazione è cambia- Un esempio di lancio ta negli anni. Per catturare l’at- riuscito bene? Un lancio sbagliato può rovi- tenzione del pubblico oggi devi Direi il progetto de Il ragazzo in- nare un buon film, e viceversa? spendere molti soldi, almeno per visibile, che ha abbracciato film, In teoria no, se tutti avessero le farti largo tra le decine di uscite e graphic novel e romanzo. È stato stesse possibilità. In pratica oggi ambire a essere uno dei primi tre un prototipo. molti film non possono ‘sbagliare’ film. Ci sono film che hanno un un lancio perché non ce l’hanno budget molto alto per il lancio e proprio, il lancio. Penso a film ita- poi, senza vie di mezzo, quelli che liani, anche buoni, liquidati così ne hanno pochissimo ed escono

cover - scenari Marketing del cinema. Come riaccendere la voglia di film? ANDREA CUNEO, marketing director (Twentieth Century Fox)

Chi decide il lancio di un film? In una major la decisione è globale. L’internazionale dà alcune linee guida che sono oggettivamente strette. Le possibilità di intervento, per quel che riguarda la data, ricadono all’interno di alcuni range. Nella campagna di marketing si possono fare delle negoziazioni per andare un po’ fuori dal posizionamento internazionale, se il territorio ha delle peculiarità tali per cui quel posizionamento rischia di entrare in conflit- to con la cultura nazionale. Ma le politiche marketing e commerciale si muovono all’interno di confini prestabiliti.

Un lancio sbagliato può rovinare un buon film, e viceversa? Un cattivo marketing può danneggiare un prodotto, un buon marketing non può far diventare bello un prodotto pessimo. Un ottimo marke- ting può bluffare, ma l’inganno ha vita brevissima: il consumatore se ne accorge subito, e se il film è già uscito in altri Paesi le informazioni filtrano velocemente.

Quali sono oggi i canali privilegiati per comunicare un film? Per memorizzare meglio il messaggio, il consumatore deve essere sol- lecitato non da parte di un solo media, ma da più parti: quella che fun- ziona davvero oggi è una stimolazione che permetta il rimbalzo delle informazioni. Una campagna integrata è più efficace di una esclusiva, che iper-copra un solo mezzo di comunicazione. Fermo restando che ogni media ha un suo linguaggio che deve essere adattato.

Quanto incide il lancio sul budget del film? Incide tanto su un film internazionale come su uno italiano. Anche l’uso dei festival, che è una leva forte per gli internazionali, ha il suo costo. Un Festival come Venezia ha costi che quasi equivalgono quelli del piano di marketing.

Quanto incide il dating sul lancio del film? La data può essere sbagliata, e fare danni. E può esserlo sia per un erro- re umano, se per esempio posiziono il film in un contesto competitivo che ho calcolato male, che per fattori esogeni al sistema. Per esempio, un film a target maschile piazzato in un weekend di calcio molto forte, oppure il primo weekend di sole dopo quattro di pioggia.

Un esempio di lancio riuscito bene? Bohemian Rhapsody: la data di uscita è stata perfetta, subito dopo gli altri Paesi per cavalcare l’onda del probabile successo, e in scia, even- tualmente, per ‘prendere’ il Natale. Azzeccato anche il piano marketing, realizzato coinvolgendo prima gli appassionati di musica, poi quelli di cinema.

ANDREA 2 CUNEO

22/23 GABRIELE D’ANDREA, e lo indeboliamo. Il lancio può ge- bilità di fruire di agevolazioni sugli head of theatrical distribution nerare un interesse che altrimenti investimenti per la promozione and marketing (Lucky Red) non ci sarebbe? Spero di sì. Ma dei film. Specialmente se l’autore l’esperienza mi dice che se un film non è conosciuto bisogna creare Chi decide il lancio di un film? non interessa, è molto raro che un conoscenza, interesse, motivare il Intanto dobbiamo distinguere lancio marketing lo aiuti. Il mar- pubblico: è un processo lungo ed tra film stranieri, di cui licenzia- keting non può inventarsi qualco- economicamente impegnativo. mo i diritti per l’Italia, e film di sa che non c’è. Specialmente oggi, produzione italiana. Nel caso dei un’epoca in cui le informazioni Quanto incide il dating film di acquisizione, cioè quei sono accessibili a tutti e il pubbli- sul lancio del film? film prodotti all’estero di cui ac- co è più informato. Ci sono varie filosofie di pensiero. quisiamo i diritti per il nostro Pa- Io credo che la data sia importan- ese – che è il nostro core business Quali sono oggi i canali privile- te, e che una data sbagliata possa come distribuzione – è Lucky giati per comunicare un film? fare danni. È difficile invece che Red che decide il lancio del film In termini generali in Italia fun- una data crei il successo di un e come posizionarlo. Possiamo ziona bene Internet e tutto ciò film. Ci sono film che si prestano a lavorare con indipendenza e cre- che è digitale: la Rete è il mezzo determinati periodi - scuole chiu- atività sull’adattamento del mar- che meglio si adatta ad arricchire se, vacanze - e ci sono date che keting e della comunicazione per il contenuto marketing. Un altro hanno quelle caratteristiche. Ma il i film che compriamo per l’Italia, mezzo che funziona bene è la sala. successo non arriva perché metti cercando di dare libero sfogo Poi, ovviamente, ogni film ha un il film in una certa data. alle nostre idee. Che comunque suo pubblico e ogni pubblico ha vengono sottoposte all’approva- la sua dieta mediatica. La comu- Un esempio di lancio zione delle società che ci hanno nicazione va calibrata secondo le riuscito bene? venduto i diritti. modalità di fruizione del pubblico Tra gli italiani Lo chiamavano Jeeg di riferimento. Robot, che ha consacrato un gran- Un lancio sbagliato può rovi- dissimo autore e nuovo modo di nare un buon film, e viceversa? Quanto incide il lancio fare cinema in Italia. Tra gli stra- Il lancio che non va può fare dan- sul budget di un film? nieri Van Gogh – Sulla soglia dell’e- ni. La magia del cinema è nel rap- È una voce di spesa molto impor- ternità, con cui abbiamo fatto il porto tra opera e spettatore, e noi tante nell’economia di distribu- miglior risultato al mondo. ci mettiamo in mezzo. Se sbaglia- zione di un film. Tanto che oggi mo, intacchiamo la forza del film esiste, per i film italiani, la possi-

GABRIELE 3 D'ANDREA

cover - scenari Marketing del cinema. Come riaccendere la voglia di film? Quanto incide il lancio sul budget del film? La voce più importante ovvia- mente è quella della produzione, seguono i costi di distribuzione e infine la campagna marketing. Il fatto che la comunicazione stia diventando sempre meno massi- ficata e sempre più personalizzata ci aiuta a rendere i budget più ef- BARBARA ficienti. È una voce di investimen- to importante, ma permette di PAVONE sostenere il valore del film attra- verso tutte le sue finestre di sfrut- tamento. Ha una valenza efficace per tutto il ciclo di vita del film. BARBARA PAVONE, senior vice president of joint marketing (Warner Bros. Pictures) Quanto incide il dating sul lancio del film? Chi decide il lancio di un film? La scelta della data è molto im- Nel caso dei film internazionali, per quanto riguarda Warner, produtto- portante. In un mercato relativa- re e distributore coincidono. Warner Bros. Pictures, basata a Burbank, mente piccolo come il nostro, è prepara il piano di lancio di una campagna da condividere con i vari strategico non sovrapporsi a un territori locali. Quei territori hanno poi la possibilità di localizzare la film diretto allo stesso pubblico. strategia sulla base delle caratteristiche del mercato locale. E quando 4 dico ‘localizzare’ intendo in tutti i sensi, dalla strategia di marketing alla Un esempio di lancio decisione della data – fatto salvo qualche blockbuster, che si decide di riuscito bene? lanciare day & date con l’America, l’Italia ha la libertà di valutare la mi- A Star Is Born o The Mule. Film che glior strategia per stagionalità e competition. Dato il trailer internaziona- non nascevano come blockbuster, le, data l’outdoor e gli asset digitali, c’è tutto un lavoro fatto a livello lo- non appartenevano a un franchise cale per rendere la campagna più affine al pubblico. Anche il titolo, per affermato, all’universo dei supe- dire: a volte viene mantenuto in originale, a volte tradotto o leggermente reroi o alle saghe fantasy. Qui la cambiato per renderlo più vicino alla sensibilità culturale. bellezza dei film, unita a una buo- na campagna di marketing, hanno Un lancio sbagliato può rovinare un buon film, e viceversa? fatto la differenza. Mai come nel mondo del cinema, è la qualità del film a determinarne il successo. Il marketing non può cambiare il destino di un film. Una buona campagna di lancio può fare da amplificatore del successo di un buon prodotto o permettere a un film di ottenere un risultato migliore su un certo mercato rispetto ad altri.

Quali sono oggi i canali privilegiati per comunicare un film? Per il lancio di un film l’investimento marketing più importante, almeno una metà del totale, va ancora sulla tv: Rai, Mediaset o Sky. I program- mi importanti, quelli live, di sport o di intrattenimento, sono ancora quello che gli inglesi definiscono ‘the talk of the town’. Quelli cioè che raggiungono la mass audience e fanno parlare le persone. Ma cresce il peso del canale digitale, con i grandi player della comunicazione come Facebook, Instagram, Google o YouTube. In questo contesto di volta in volta, a seconda del target e del prodotto, l’influencer dà un apporto sempre più importante. L’influencer fa una comunicazione che non è nemmeno più percepita come pubblicitaria, ma ‘da utente a utente’, da consumatore a consumatore. L’influencer marketing va usato però con intelligenza. È importante che si senta coinvolto e che sia davvero ap- passionato al film: non può essere una cosa imposta, altrimenti si per- cepirebbe l’artificialità dell’operazione. Gli influencer vengono perciò coinvolti sulla base dei loro interessi, delle loro passioni e dei fan cui si 3 rivolgono. E sono ormai fondamentali. Onestamente altri mezzi, come la stampa, oggi sono considerati più tattici. La radio serve ancora molto a far parlare dei film, anche per quella forma di dialogo diretto che c’è tra lo speaker e suoi ascoltatori.

24/25 A.A.A. CERCASI INFLUENCER DISPERATAMENTE

DI ALESSANDRA TIERI

Non c’è piano di lancio pubblicitario, oggi, che non dedichi una parte del proprio budget alla ricerca e all’uso di questi personaggi. Che si tratti di una bolla destinata a scoppiare in tempi brevi o di un fenomeno destinato a durare, amati e odiati al tempo stesso, sono di fatto una realtà imprescindibile.

cover - scenari Marketing del cinema. Come riaccendere la voglia di film? A.A.A. Cercasi influencer dispe- partecipazione attiva, che più dei Molte le celebrities attive, mol- ratamente. Il più efficace, il più Like può dare conto dell’effettivo tissime le communities che di moderno, il più adatto, al minor interesse dell’utente. È il cosid- volta in volta vengono chiamate prezzo possibile. Nel periodo detto engagement che porta spes- in causa. Nel mondo della musica in cui la critica cinematografica so a pescare nel mare di medio e e dell’arte, ma anche nel mondo non sembra riuscire a colmare la micro-influencer. Accanto a vere della moda o del make up, in quel- frattura con il pubblico e a com- e proprie celebrità dello star sy- lo sportivo, televisivo, scolastico, battere la spirale negativa in cui è stem, infatti, c’è un nutrito grup- politico. caduta negli ultimi anni, il sugge- po di influencer che non hanno Da segnalare poi la tendenza cre- rimento su cosa andare a vedere al un numero di follower da capo- scente a utilizzare gli influencer cinema arriva sempre di più dagli giro, il cui nome è magari meno nel doppiaggio. È sempre più influencer, personaggi di varia no- noto al grande pubblico, ma la diffusa la scelta di nomi noti per torietà che - lo dice la parola stes- cui attività può essere anche più dare voce ai personaggi dei film. sa - sono in grado di influenzare efficace, in quanto legata a nic- Tendenza non nuova ma che oggi e spingere all’azione un pubblico chie specifiche, più omogenee. Si porta a coinvolgere, appunto, an- più o meno nutrito di persone, in spiega così il ricorso ad agenzie di che le webstar. virtù del proprio carisma o della aggregazione, che di volta in volta A vincere, come sempre, sono propria autorevolezza in determi- studiano il profilo di influencer creatività, originalità e autentici- nati ambiti. più adatti alla promozione, di un tà. E allora spiccano operazioni Il fenomeno degli infuencer ha prodotto come di un film. come quella messa a punto per in realtà radici lontane. L’uso di Esistono dunque gli influencer Smetto quando voglio, con la rico- talent per i suggerimenti all’ac- nel cinema? Vuoi per l’affinità in struzione di una puntata di Un quisto è uno strumento del mar- termini di linguaggio e orizzonte, Giorno in Pretura, o l’intervista keting da molto tempo. Certa- vuoi per il fascino e l’attrattiva di Franca Leosini a Paolo Virzì mente è però il web, con i social che il grande schermo esercita, il come fosse una puntata di Storie network, che ne ha fatto esplo- legame tra influencer e cinema è Maledette, o il cartoon realizzato dere le potenzialità, facendo in molto forte. Basti solo pensare a da Makkox per Cafarnao. modo che attorno a questa figura quanti personaggi nati sul web – In sostanza, partendo dal pre- si costruisse una vera e propria YouTuber e blogger – abbiano poi supposto che un piano promo- professione. Il termine influen- deciso di fare il salto e tentare la zionale implica molto altro e cer- cer è entrato oggi nel linguaggio strada cinematografica. Da Frank tamente non può esaurirsi nello comune di chiunque si occupi Matano a Maccio Capatonda, dai sfruttamento di un endorsement, di comunicazione. Il loro uso è The Pills ai The Jackal, Guglielmo direi che tutto sta nell’uso che diffusissimo, in tutte le aree mer- Scilla, Greta Menchi e molti altri. degli influencer viene fatto, nella ceologiche. E il cinema non fa ec- Non sempre con esiti fortunati, a capacità di scegliere la qualità, cezione. Non c’è piano di lancio dimostrazione del fatto che click e di diversificare, di non farne una pubblicitario, oggi, che non dedi- Like non corrispondono necessa- pura moda ma un vero strumen- chi una parte del proprio budget riamente a biglietti staccati. Chia- to promozionale, in modo che (più o meno cospicua a seconda ramente la situazione è diversa possano rappresentare un valo- dei casi) alla ricerca, alla selezio- se ad andare al cinema è la regina re aggiunto e non, come troppo ne e all’uso di questi personaggi. incontrastata degli influencer, spesso accade, la copia sbiadita Che si tratti di una bolla destina- Chiara Ferragni, protagonista di di qualcosa che non possono né ta a scoppiare in tempi brevi o di un documentario presentato alla potranno mai essere. un fenomeno destinato a durare, Mostra di Venezia, che nei suoi amati e odiati al tempo stesso, gli tre giorni (feriali) di programma- influencer sono di fatto una real- zione in sala – prima di approdare tà imprescindibile. su Amazon Prime - ha addirittura Come si sceglie l’influencer più battuto ogni record di incasso per giusto nell’oceano di possibilità un’uscita-evento. che il mercato offre? L’impresa è Per la promozione cinematogra- tutt’altro che semplice. Gli esper- fica sono numerosi i nomi ricor- ti ormai concordano sul fatto che renti: Barbie Xanax, Dario Moccia, il numero di Like non sia un me- Claudio Di Biagio, Yotobi, Viktor tro di giudizio sufficiente. Pren- Lazlo, Violettarocks, i Me contro dere in considerazione il dato te. Molta ricerca è orientata nel Commenta numerico come fattore unico è campo dell’entertainment, ma un errore ormai riconosciuto dai non ci sono regole in merito. Il più e non a caso le grandi mac- cinema individua gli influencer chine dei social si stanno adope- guardando al target del film, agli rando per eleminarne la visibilità. argomenti, al racconto, ai perso- Molta attenzione va riposta sullo naggi coinvolti. Questo significa studio delle interazioni, sulla molto spesso allargare lo sguardo.

26/27 IL CONCERTO DEI DETTAGLI

di NICOLE BIANCHI

“Decalogo” del trailer sbagliato. Il punto di vista di tre professionisti del settore: Paolo Balestrazzi, Federico Mauro, Edoardo Massieri.

Paolo Balestrazzi – amministratore unico P&B Communication

“Regole non ce ne sono, ma accortezze, sia artistiche che di marketing, che pos- sono diventare dei vantaggi, se studiati ad hoc. Il trailer ti deve far sentire l’atmo- sfera, ti deve far entrare dentro quel mondo, ‘suggerendo’ le possibili chiavi di svi- luppo. La principale accortezza è non svelare troppo. È sempre fondamentale la collaborazione con il distributore per avere l’input di partenza sul target: troppe volte si realizzano trailer a target unico (solo uomini/solo donne) e difficilmente si riesco- no a realizzare film multi-target (escludendo i film per famiglia e i cartoni ovviamente). A volte anche una sola frase all’apparenza innocua svela troppo e toglie sorpresa allo spet- tatore. Ma ci sono alcuni trailer che iniziano con il finale del film, diventando super attratti- vi. La musica, poi, è sempre la parte fondamentale, è la chiave con cui si guida lo spettatore nell’atmosfera del film: può facilmente diventare un errore da non fare. Una pecca poi è sna- turare un film, trasformare un dramma in una semi-commedia, richiesta fatta più volte e una delle sfide più difficili: può risultare molto controproducente se non si trova un equilibrio. Ci sono alcuni elementi, nei trailer dei film drammatici soprattutto, che bisogna evitare: scene troppo crude o troppo violente, che nel film sono giustificate dalle sensazioni che lo spetta- tore vive, sul trailer risulterebbero repulsive. E poi, bisogna cercare di raccontare il film dal punto di vista registico, ovvero inserire elementi o situazioni che sono ‘intime’ dell’autore. Pensando agli ultimi titoli da box office, i trailer delle commedie sono spesso scontati, al contrario i film più ‘d’autore’ osano formule inedite e d’impatto emotivo. Invece, anche se non è sempre così, gli horror hanno ‘il limite’ di dover svelare le scene migliori con il trailer. Lo spettatore ha già vissuto i momenti più importanti e potrebbe non avere la curiosità di vedere il film. Noi cerchiamo sempre di tirare fuori il cuore dai film. Il trailer è da sempre importante per il distributore, ha una valenza superiore al film stesso, porta lo spettatore al cinema il primo we- ekend, e da lì partirà il passaparola. Con l’era digitale, questo passaparola arriva in meno di 24 ore. Se il film è bello, sarà un ottimo risultato. Se il film è mediocre lo salvi solo con un trailer che porti un buon primo incasso al box office, per poi morire. Quindi il trailer è diventato ancora più fondamentale”.

cover - scenari Marketing del cinema. Come riaccendere la voglia di film? Federico Mauro - creative director Vertigo*

“La prima cosa da non fare è tradire il film. Biso- gna selezionare le parti migliori, calibrare i regi- stri, intervenire sul ritmo senza mai prendere in giro il pubblico. Non bisogna usare ‘schemi’ trop- po rigidi di montaggio. Ogni film possiede so- stanze visive diverse e un racconto autonomo. Un’altra cosa da non fare è usare le ‘tendine’ con gli ‘sswish!’sonori per accorciare le scene ed arrivare alle battute. È una cosa tipicamente Anni ’90 che si usa ancora troppo nelle commedie. I cosiddetti ‘cartelli’ - le grafiche del trailer - sono importantissimi e richiedono attenzione ed elabora- zione: un cartello testuale deve legare con il raccon- to, con i fotogrammi che precedono e seguono, con la fotografia del film. La scelta del font, del colore, delle animazioni del testo sono tutti ‘segni’ che con- tribuiscono alla codifica e alla costruzione del trailer. Edoardo Massieri - direttore creativo Filmdesign Poi, non bisogna mai usare la musica a caso. Spesso vediamo trailer costruiti con una lunga, unica trac- “Scelte e modalità inefficaci derivano da molti fattori, che non sono total- cia sonora e sopra si montano con continuità tutte mente attribuibili ad un trailer sbagliato. La sintesi tra le ragioni dell’ar- le scene del film. Il risultato è un effetto ‘piatto’ che te e quelle del mercato è un fattore fondamentale ed imprescindibile, la sbiadisce i registri. Può funzionare per un teaser, ma perfetta sintonia tra strategia marketing e creatività, la chiave per incurio- per un trailer no. sire la porzione di pubblico individuata. Se i due fattori non collimano, il La musica, così come gli effetti sonori sono impor- rischio di vanificare una campagna promozionale è molto alto. Quando tantissimi e possono essere considerati come la vera mi viene assegnata una campagna, che oltre il trailer comprende spot tv, punteggiatura del trailer, in grado di richiamare pau- spot radio, contenuti web, ma che si avvale anche di altri mezzi non diret- se, anticipare e rafforzare battute, sottolineare la for- tamente realizzati da me, ho bisogno di comprendere la ‘totalità’ di ciò che za di una scena. avviene intorno al film per poter essere perfettamente allineato e creare Il cinema è linguaggio e per questo è soggetto a mu- valore aggiunto. Questo è il primo passo fondamentale per limitare al mi- tamenti. Questa cosa vale anche per i trailer. Basta nimo la possibilità di errore. Chi ritiene un trailer un prodotto a se stante guardare i materiali promozionali di 10 anni fa per ac- commette un grande errore. Non trovo ci siano generi che inducano più corgersi della differenza. Il punto è cercare di essere facilmente ad un errore nella realizzazione di trailer, forse ci può essere sempre in linea con queste evoluzioni del linguaggio. un po’ di inesperienza su generi che tradizionalmente in Italia affrontiamo Oggi bisogna fare i conti anche con le nuove modalità con meno frequenza. Ma, ripetendomi, dico che anche in questo caso la di fruizione del contenuto e delle dinamiche imposte perfetta sintonia tra le parti in campo ed un tempo adeguato per la realiz- dai nuovi mezzi di comunicazione. I media principa- zazione di tutti i materiali possono limitare la possibilità di grandi errori. li su cui si visiona un trailer sono gli Smartphone (o Difficile dire quale film italiano o straniero abbia subìto l’onta del peggior i PC). Questa considerazione ha ovviamente delle trailer possibile, posso sicuramente dire che un trailer che non trasmette conseguenze dirette su come si costruisce un con- emozione è sbagliato. Per realizzare un trailer emozionante sono necessa- tenuto. L’applicazione di questi difetti si registra rie molte competenze perfettamente coordinate tra di loro. Idea, montag- con una certa frequenza. Un po’ perché c’è l’abitu- gio, capacità di sintesi, scelte musicali, sound design, grafica, copywriting. dine a fare sempre gli stessi film e, di conseguenza, La mancanza di attenzione o competenza per uno solo di questi fattori a promuoverli allo stesso modo. Un po’ perché chi fa può vanificare il risultato”. questo lavoro non si aggiorna o non investe in nuo- ve energie che sono preziose per essere al passo con i tempi e quindi riesce ad offrire poco di ‘nuovo’ ai propri clienti”.

*www.vertigocinema.it

28/29 JEEG PIGLIA- TUTTO

a cura della REDAZIONE

10 critici indicano il film italiano meglio lanciato negli ultimi 20 anni: Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti ottiene ben 4 nomination.

Pedro Armocida Cristiana Paternò Lo chiamavano Jeeg Robot (2015) Lo chiamavano Jeeg Robot (2015) di G. Mainetti di G. Mainetti

Max Borg Angela Prudenzi Lo chiamavano Jeeg Robot (2015) L’ultimo bacio (2001) di G. Mainetti di G. Muccino

Steve Della Casa Boris Sollazzo Cado dalle nubi (2009) Notte prima degli esami (2007) di G. Nunziante di F. Brizzi

Beatrice Fiorentino Stefania Ulivi La grande bellezza (2013) Lo chiamavano Jeeg Robot (2015) di P. Sorrentino di G. Mainetti

Giorgio Gosetti Gomorra (2008) di M. Garrone ma in assoluto, La vità è bella (1997) di R. Benigni

Annamaria Pasetti Sulla mia pelle (2018) di A. Cremonini

cover - scenari Marketing del cinema. Come riaccendere la voglia di film? IL FASCINO (IN)DISCRETO DELLE LOCANDINE

di ALICE BONETTI

Abbiamo mostrato a 50 persone 30 locandine iconiche, senza titolo del film e senza nomi degli interpreti, per verificare la riconoscibilità immediata. Ecco la classifica delle prime 10.

Stare in coda alla cassa di un ci- vano tempo e denaro per realizza- riferimenti al cast e al regista, e li 10. La dolce vita (1960). nema. Nessun cellulare con cui re un poster che potesse attirare abbiamo sottoposti a un gruppo Disegnata da Giorgio Olivetti con giocare, nessuna distrazione. Solo gli spettatori in sala. Operazioni eterogeneo di 50 persone per ca- la tecnica dell’acquerello, cattu- l’odore dei popcorn e, affissi a di marketing, certo, ma spesso il pire quali venissero più facilmen- ra perfettamente la decadenza muri dagli intonaci scrostati, de- risultato era una vera opera d’arte. te riconosciuti. Oltre a permet- della società italiana presentata cine di manifesti di film in uscita Quali sono allora le locandine più terci di stilare la classifica delle nel film. Il volto dominante di tra cui far indugiare lo sguardo. indimenticabili della storia del 10 locandine più iconiche del Mastroianni raffigurato in fredde Sembra fantascienza, eppure cinema? Per scoprirlo abbiamo cinema, questo sondaggio è stato sfumature di blu mentre guarda la l’epoca delle locandine (quelle scelto 30 manifesti di film celebri soprattutto un viaggio attraverso Ekberg danzare è, a nostro avviso, belle) non è poi coì lontana. Era (15 italiani e 15 stranieri), abbiamo la storia di questo straordinario una delle illustrazioni più belle ed il tempo in cui gli studios spende- rimosso dalla grafica il titolo e i mezzo pubblicitario. emozionanti di sempre.

30/31 Pulp Fiction 2 5 Fight Club Lo Squalo

Ritorno al Futuro 25 La Vita è Bella 2 Il Padrino 2 Il Silenzio degli Innocenti

9. Perfetti sconosciuti (2016). La locandina del film di Genovese 2 20 è costruita da copione per clas- Star Wars sificare il film – già dal suo poster – all’interno del genere delle com- 2 medie italiane corali romantico/ brillanti. In quasi tutti i poster di questa tipologia lo sfondo è neu- Alien 2 tro per far concentrare l’occhio dello spettatore sugli attori prota- 6. Il silenzio degli innocenti (1991). 10 gonisti, disposti in linea orizzonta- Salvador Dalì e Jonathan Demme le, in ordine di notorietà. sono stati uniti da una locandina. 11 E non una qualsiasi, ma da una di 8. Full Metal Jacket (1987). quelle rimaste nell’immaginario posizione semplice ma capace di 1 Il famoso elmetto con la scritta collettivo, come dimostra il risul- comunicare violentemente il disa- “Born to kill” è stato riconosciuto tato del sondaggio. Il manifesto, gio che trasuda nel film. produzione cinematografica degli da molti dei nostri intervistati e disegnato da Dawn Baillie, vede ultimi anni. associato con facilità al capolavoro Jodie Foster in primo piano con la 4. Ritorno al futuro (1985) / di Kubrick. La locandina di Full Me- bocca coperta da una Death’s-He- La vita è bella (1997). 3. Star Wars (1977). tal Jacket - disegnata dall’illustrato- ad Hawkmoth, una particolare fa- Diciamolo pure, la locandina de La saga delle saghe conquista il 1 re Philip Castle, lo stesso di Arancia lena nota per il suo motivo a forma La vita è bella non è esattamente podio. Lo sappiamo, tutto l’uni- meccanica - è l’esempio per eccel- di teschio. Non tutti sapranno che un capolavoro di grafica. I volti verso creato attorno a Star Wars ha lenza dell’estetica modernista del il particolare motivo della falena di Benigni e della Braschi “galleg- fatto scuola. Anche la locandina di regista ed evidenzia il dualismo del fu sostituito con una foto di Dalì giano” in uno sfondo blu notte Guerre Stellari fu rivoluzionaria film. Bene e male; luce e tenebre; composta da alcuni corpi femmi- costellato da fiocchi di neve. Una dal punto di vista visivo. Il cattivo 1 razionalità e irrazionalità. nili, posizionati in modo da ricor- composizione basilare e didasca- sullo sfondo e i personaggi in pri- dare un teschio. lica - utile a richiamare la data na- mo piano posti su un sistema pi- 1 7. Alien (1979). talizia di uscita del film - che però ramidale sancirono il successo di Quando si cercò un modo per pro- 5. Fight Club (1999). ha decisamente fatto breccia nella una costruzione grafica utilizzata muovere Alien era imperativo mo- Tutto in questo poster è stato memoria degli intervistati. Stesso ancora oggi. strare poco o nulla dell’ormai cele- studiato con ingegno minuzioso. numero di voti anche per Ritorno bre creatura che oggi conosciamo Sfondo nero, quattro foto qua- al futuro, il film Anni ‘80 per an- 2. Il Padrino (1972). come “xenomorfo”. Ridley Scott drate geometricamente disposte tonomasia. Il poster fu disegnato Ogni battuta, ogni sequenza, ogni decise che sulla locandina venisse a creare un quadrato più grande, dal prolifico Drew Struzan, la cui singola nota de Il Padrino è entrata 1 15 raffigurato solamente l’uovo della il titolo che - impresso nel celebre ultima creazione per il primo epi- a far parte della memoria visiva e mostruosità aliena con il celebre sapone del film - ha caratteri scol- sodio della serie di Harry Potter sonora del pubblico. Non ci stu- slogan: “Nello spazio nessuno può piti, imperativi e virili, nonostante fu purtroppo anche una delle ulti- pisce quindi che il poster origina- sentirti urlare”. il rosa della saponetta. Una com- me locandine illustrate di tutta la le del film sia stato il secondo più

cover - scenari Marketing del cinema. Come riaccendere la voglia di film? 2 Jeeg Robot

5 riconosciuto dagli intervistati. La emerge nella parte inferiore del po- locandina rappresenta il ritratto ster sotto un’ignara bagnante è una a due colori del profilo di Marlon delle più iconiche della Storia del Brando ma la vera chicca è la mano cinema. Un primato però che il film stilizzata del burattinaio del titolo, di Spielberg deve inevitabilmente metafora del potere del boss ma- condividere con Pulp Fiction. La fioso protagonista e omaggio evi- locandina del film di Tarantino – dente all’illustrazione di Saul Bass che riprendere nei colori e nel font per L’uomo dal braccio d’oro. utilizzato lo stile di tutta di pellicola 25 V per Vendetta – mostra in primo piano la tormen- 1. Lo squalo (1975) / tata femme fatale Mia Wallace (alias Pulp Fiction (1994). Uma Thurman) con il suo iconico L’immagine (tratta dalla coperti- caschetto nero. C’è qualcuno al na disegnata da Roger Kastel per mondo che non la riconoscerebbe? 2 l’omonimo libro) dello squalo che Sono tante le considerazioni che si potrebbero fare analizzando Il Buono, il Brutto, il Cattivo questo sondaggio. Innanzitutto, i poster dei film stranieri sono 2 stati più identificati di quelli dei film italiani. In secondo luogo, il La Dolce Vita fatto che la maggior parte dei ma- nifesti di oggi siano tutti molto simili, con i volti degli attori che fluttuano nell’etere, provoca una certa confusione negli spettatori, 2 20 che spesso scambiano un film Inception per un altro (Perfetti sconosciuti o 2 Saturno contro?). 2 Perfetti Sconosciuti 10 Ladri di Biciclette Gran Budapest Hotel 11 1 Vertigo Mean Streets 1 Full Metal Jacket Fargo La Grande Bellezza Il Tè nel Deserto 1 Caro Diario Io Non Ho Paura 1 Dogman

1 15 I Mostri Suspiria Novecento Nuovo Cinema Paradiso

32/33 voci - inchieste voci

INCHIESTE IMMAGINARI CINE GOURMET

36 L’epica nel pallone 48 Andrea Camilleri 52 Lo sponz di Gianni Canova e il suo universo di Rocco Papaleo ..io canto di Andrea Gropplero di Andrea Bellavita di Troppenburg

37 Questione 50 Così parlò De Crescenzo di “sacro furore” di Rocco Moccagatta di Stefano Locati

40 Cinema da campioni di Claudio Fontanini

Interviste Andrea Lucchetta Rosalia Pipitone Patrizio Oliva Adriano Panatta

44 Un calcio al cinema di Nicola Calocero

46 Non solo “due calci ad un pallone” di Oscar Cosulich

34/35 inchieste

L’EPICA NEL PALLONE di GIANNI CANOVA

sociale o politico. Da noi non c’è un regista capace di celebra- Il cinema italiano, da sempre, fatica a raccontare re l’atletica come ha fatto Hugh lo sport. Non è a suo agio con l’epica del gesto atletico. Hudson in Momenti di gloria, ma non c’è neppure chi abbia saputo Preferisce la parodia, la satira, la nostalgia. filmare il calcio, sport nazionale E raramente riesce a trasferire sul grande schermo per eccellenza, come hanno fatto a Hong Kong con Shaolin Soccer, la passione sportiva che anima la società. in Gran Bretagna con Il maledetto United o in America con Fuga per la vittoria. In America, sì: perché I tedeschi hanno Leni Riefenstahl, Olimpiadi di Pechino del 2008 un lo sport, finiamo per spogliarla di gli americani magari sapranno i cinesi hanno Zhang Yimou. La kolossal dal vivo magniloquente ogni epicità e per farla scivolare anche poco del calcio (loro pre- prima ha trasformato le Olim- e mirabolante, con migliaia e mi- nella commedia, nella farsa o nel- feriscono rugby e baseball, e li piadi di Berlino del 1936 in un gliaia di comparse, intriso di epi- la parodia. Poco sport, allora, nel- rendono più appassionanti di un poema epico-lirico che fra slow cità e di un gusto spudoratamente la cassaforte del cinema italiano? thriller), ma insegnano a noi euro- motion, carrelli, ralenti e audaci neobarocco. E noi italiani? Noi, Per nulla. Al contrario, il discorso pei come raccontare l’“oggetto” di angolazioni di ripresa ha celebra- pur essendo tifosi e appassionati sullo sport e da Bar Sport, la chiac- tante nostre passioni. Il problema to la bellezza dei corpi impegnati di sport più di qualsiasi altro po- chiera, il blablabla da talkshow è sempre lo stesso: il racconto, il nel gesto atletico fino a fare di polo sul globo terracqueo, al ci- calcistico sono ben presenti nel ritmo, il punto di vista. E in que- Olympia un film che cattura an- nema dobbiamo accontentarci di cinema italiano, ma sempre sen- sta prospettiva – sportivamente che chi ha un’avversione radicale L’allenatore nel pallone o di Il pre- za alcun empito epico, cioè senza parlando – a Hollywood restano e un’incompatibilità assoluta con sidente del Borgorosso Football club. quella modalità del racconto che imbattibili. Perché? Nelle pagine il Terzo Reich e con tutto ciò che Siamo talmente refrattari all’epi- potrebbe fare dello sport il terri- che seguono proviamo ad appro- rappresenta. Il regista di Lanterne ca, noi italiani, che perfino quan- torio d’elezione di quel racconto fondire il rapporto fra sport e ci- rosse ha fatto invece delle cerimo- do portiamo sullo schermo un’at- condiviso che non siamo riusci- nema italiano. Nella certezza che nie d’apertura e di chiusura delle tività intrinsecamente epica come ti a costruire in ambito storico, troveremo qualche sorpresa.

voci - inchieste QUESTIONE DI di STEFANO LOCATI “SACRO FURORE”

Il cinema italiano degli albori è lega- to a doppio filo al gesto atletico, se non proprio allo sport, grazie ai film dei “forzuti”, che spopolano tra gli Anni ’10 e i primi Anni ‘20, portan- do alla ribalta una serie di corpi at- toriali plastici e nerboruti. È il caso Breve storia dello sport ad esempio di Bartolomeo Pagano, nel cinema italiano dai forzuti che in Cabiria (Giovanni Pastrone, 1914) interpreta Maciste, o di Alfre- degli Anni ’10 al nuoto do Boccolini, protagonista della se- sincronizzato di Cloro. rie Galaor, iniziata nel 1918. Le gesta acrobatiche di questi superuomini fantasiosi sono d’altra parte spesso legate ad attori-atleti, come il cam- pione di lotta Carlo Aldini e il gin- nasta circense Luciano Albertini, allontana dagli allenamenti e pre- che esordiscono in Italia e trovano ferisce far la corte a una giovane fortuna anche all’estero. americana, ma in seguito torna nei L’interesse per un cinema ginnico, ranghi e aiuta la sua squadra a vin- basato sull’espressività dei corpi cere una partita. durante lo sforzo fisico più che Probabilmente grazie al clima en- sull’intreccio, è però di breve du- fatico-salutista del fascismo, nel rata. In seguito, il cinema italiano film vi sono inedite riprese di gio- non mette volentieri in scena lo vani a petto nudo in pieno impeto sport e quando lo fa preferisce un agonistico. Più defilato è Cinque a approccio laterale, in cui lo sport zero (Mario Bonnard, 1932), che se- è un pretesto, è secondario, o è ri- gue le tribolazioni del presidente di preso in senso spettatoriale e non una squadra di calcio, preoccupato agito in prima persona. Tra le ec- dal fatto che il capitano si sia inna- cezioni, Stadio (Carlo Campogal- morato di una cantante di varietà. liani, 1934), che segue un rugbista Pur mostrando i giocatori sul cam- che dopo un piccolo infortunio si po, il film è interessato al dietro alle quinte del club sportivo. Il calcio ha un ruolo da comprimario anche in Contessa di Parma (, 1938), in cui un calciatore si innamora di una modella che crede una nobildonna. Un boom di film sul calcio si ha nel secondo dopoguerra, quando gra- dualmente tifoseria e campionato diventano un rituale della ripresa economica. Inizia 11 uomini e un pallone (Giorgio Simonelli, 1948), sui tentativi di combinare l’ultima partita di campionato. Con questo film si sedimenta l’usanza di coin-

36/37 volgere reali giocatori di Serie A in parti secondarie. Proseguono su questa strada L’inafferrabile 12 (Mario Mattoli, 1950), con Walter Chiari nel doppio ruolo di due ge- melli che non si conoscono, uno dei quali portiere della Juventus, e Parigi è sempre Parigi (Luciano Em- mer, 1951), sui sogni della piccola borghesia esplorati durante la tra- sferta francese di alcuni tifosi della nazionale italiana. In Gli eroi della domenica (Mario Camerini, 1952) l’ex calciatore Raf Vallone veste invece i panni di un giocatore cor- ruttibile di una squadra in ascesa. riti (Giorgio Bianchi, 1960), in cui Già da questi primi esempi è evi- approfittano dell’assenza delle dente come a dominare sull’im- mogli per abbordare due turiste te- presa sportiva sia il tono solare del- desche giunte in città per l’evento la commedia, in cui la passione è al sportivo. Più collaudata la coppia servizio delle gag dei comici. Senza Franco Franchi e Ciccio Ingrassia: aver prima costruito un’epica dello in Don Franco e Don Ciccio nell’anno sport, il cinema italiano è intento della contestazione (Marino Girola- nella smitizzazione forzata dello mi, 1969), una farsa religioso-poli- sforzo atletico. Non è un caso che tica, inseriscono un calcio di rigore in ogni decennio siano i maggiori girato come fosse uno spaghetti attori comici a incarnare gli ideali western, mentre in I due maghi del dello sport. Totò prende di mira pallone (Mariano Laurenti, 1970) il ciclismo in Totò al Giro d’Italia mettono in scena una pochade sul (Mario Mattoli, 1949), in cui vende calcio e le sue idiosincrasie. l’anima al diavolo pur di vincere Gli Anni ‘70 e ‘80 rappresentano il la corsa, e il calcio in Gambe d’oro culmine dei film comici sullo sport (Turi Vasile, 1958), dove interpre- (in prima fila il calcio). Ad esempio, ta il presidente di una squadra. ne L’arbitro (Luigi Filippo D’Amico, si dedica alla corsa 1974) Lando Buzzanca dà vita a un in Mamma mia, che impressione! arbitro sessuomane che in preda (Roberto Savarese, 1951), in cui a deliri da anfetamine si rifiuta di destruttura i movimenti accen- fischiare la fine di una partita. Su tuati della marcia con il suo fisico tutti domina però l’incarnazione dinoccolato, mentre affronta il cal- del ragionier Fantozzi di Paolo Vil- cio prima in un episodio di Un gior- laggio, che ritrae con ferocia e com- no in pretura (Steno, 1954), dove lo piacimento le bassezze della classe si ritrova tifoso romanista sfegata- media del tempo. In molti episodi to, e poi soprattutto in Il presidente della saga riemerge la passione per del Borgorosso Football Club (Luigi il tifo e i sotterfugi per vedere le par- Filippo D’Amico, 1970). Raimondo tite più importanti in qualsiasi con- Vianello e prendono dizione, ma già nel primo Fantozzi a pretesto le Olimpiadi di Roma (Luciano Salce, 1975) si vede il rito per il farsesco Le olimpiadi dei ma- voci - inchieste nostalgia sono invece i ritratti di Italia-Germania 4 a 3 (Andrea Bar- zini, 1990) o Figurine (Giovanni Robbiano, 1997), in cui lo sport è solo una cornice da osservare. Più che al gesto esemplare di corpi domati e plasmati dall’esercizio, il cinema italiano sembra così in- teressarsi al contorno, al contesto che accompagna il lavoro quoti- diano di allenamento. Persino Un ragazzo di Calabria (Luigi Comen- cini, 1987), in cui il giovane prota- gonista è costretto a vivere la corsa come un amore proibito, coltivato di nascosto da un padre che lo vor- rebbe valente studioso, la passione podistica è funzionale a un discor- della partita di calcetto amatoria- so di classe sociale. Sistemo l’Ame- le tra scapoli e ammogliati, teatro rica e torno (Nanni Loy, 1974) è una delle ripicche tra colleghi di lavoro. dura e talvolta didascalica presa di Il concetto è poi ripreso da tanti posizione contro il razzismo ne- altri film, espanso ad esempio nel gli USA ai danni di un giocatore di più recente Amore, bugie e calcetto pallacanestro afroamericano che (Luca Lucini, 2008). vorrebbe ingaggia- Oltre ai film con riferimenti spor- re perché giochi in Italia. Bim Bum tivi dell’ex nuotatore Bud Spencer Bam (Aurelio Chiesa, 1981) segue – da Lo chiamavano Bulldozer (Mi- le vicissitudini di tre amici della chele Lupo, 1978), in cui è un ex riviera romagnola che sognano di campione di football americano, diventare calciatori professionisti. a Bomber (Michele Lupo, 1982), Ultimo minuto (, 1987) è in cui è un ex campione di pugila- la rivisitazione amara dei film sui to – il periodo è dominato da Lino dirigenti sportivi alle prese con Banfi e la sua corte. Film come Al gli alti e bassi del campionato. bar dello sport (Francesco Massaro, L’uomo in più (Paolo Sorrentino, 1983) e L’allenatore nel pallone (Ser- 2001) mette a confronto le esi- gio Martino, 1984) restituiscono stenze di un calciatore sulla via macchiette sincopate di devozione del tramonto e un cantante attem- al gioco (più d’azzardo che di squa- pato. In Cloro (Lamberto Sanfeli- dra) costruendo mitologie di serie ce, 2015) il nuoto sincronizzato è il B, come l’allenatore Oronzo Canà. mezzo tramite cui la giovane pro- Un tipo di messa in scena sganghe- tagonista cerca di sfuggire all’im- rata ripreso da film coevi come Pau- placabile inabissamento della sua lo Roberto Cotechiño centravanti di condizione familiare. sfondamento (Nando Cicero, 1983), Il cinema italiano affronta insom- Il diavolo e l’acquasanta (Bruno Cor- ma lo sport sempre o quasi dalla bucci, 1983) o Mezzo destro, mezzo distanza. Sembra esserci una dif- sinistro (Sergio Martino, 1985). fidenza di fondo verso la messa in Se ci si allontana dal registro comi- scena del gesto atletico in sé e per co, i film che rimangono utilizzano sé; a dominare è piuttosto l’aspet- lo sport come momento filosofico, to discorsivo/descrittivo – da cui esistenziale, nostalgico, camera- deriva la preminenza da un lato tesco in cui diventa allegoria della della comicità, dall’altro del taglio società e dei rapporti interperso- sociologico. Permane uno scarto nali, più che studio sulla forma- netto tra tifo sullo sport (spesso ri- zione e sulla crescita individuale. preso nei film) ed epica dello sport Esemplare da questo punto di vista (poco considerata nelle produzio- Palombella rossa (1989) di Nanni ni italiane). In questo forse il cine- Moretti, in cui la pallanuoto assur- ma si arrende al linguaggio della ge a metafora della crisi delle ideo- presa diretta televisiva: un pecca- logie e dello spaesamento di fronte to, perché, come suggeriva Béla alla società. Lo sport d’altra parte Balász, il linguaggio cinematografi- ritorna spesso in Moretti, fino alla co è potenzialmente in grado di ri- clamorosa partita di pallavolo in creare il “sacro furore” dello sport Habemus Papam (2011). Colmi di fino a esaltare la bellezza dei corpi in movimento. 38/39 CINEMA DA CAMPIONI di CLAUDIO FONTANINI

Quattro interviste a sportivi di ieri e di oggi che ci svelano il loro rapporto con la Settima Arte. Andrea Lucchetta, Rosalia Pipitone, Patrizio Oliva e Adriano Panatta raccontano il loro amore per i film.

Andrea Lucchetta – pallavolista “Il mio sogno? Lavorare con Pupi Avati”

Che rapporto ha col cinema? bito dell’abbattimento delle barriere fisiche e Parte da lontano, da quando ero bambino a Tre- culturali e per aver mostrato lo sport come mo- viso e usavo i miei pochi risparmi per comprarmi mento di crescita ed unione tra persone cultural- il biglietto per il cinema di quartiere. Mi affasci- mente diverse. E con Il sogno di Brent, il film d’a- navano l’interpretazione, la voce degli attori e la nimazione tratto dalla serie, sono stato il primo a loro gestualità. Poi, da adulto, ho scoperto linee parlare di disabilità nello sport. parallele con lo sport dal punto di vista del lavoro di squadra e della collaborazione generale alla ri- Dica la verità, le piacerebbe fare l’attore? uscita di un progetto. In questo momento della mia vita sento che ci starebbe bene una forzatura artistica e anche se Quale è il suo genere cinematografico preferito? non so recitare, perché sono come la gente mi Sono cresciuto col mito di Jena Plissken in 1997: vede, il mio sogno sarebbe quello di lavorare con Fuga da New York e oggi mi sento un cavaliere Jedi Pupi Avati. Mi affascinano le sue atmosfere e mi che combatte con la forza del sorriso, quindi non ha incuriosito il suo ritorno all’horror gotico. posso fare a meno della fantascienza. Mi piaccio- no le grandi saghe e quella di Guerre stellari è il top. È un frequentatore di sale o vede i film su al- Anche se un’autentica rivelazione è stato The Wall: tre piattaforme? per me, che sul campo ero un centrale di muro, Anche se non ho molto tempo libero confesso di davvero il massimo. non aver mai visto un film sul pc. Adoro la conta- minazione col pubblico e il Dolby surround delle Esiste un rapporto tra divismo cinematogra- grandi sale. Il cinema è un rito collettivo e per le fico e sportivo? sensazioni autentiche e non virtuali c’è ancora I veri campioni si misurano sull’esempio e non sul- bisogno della sala. la vittoria. Dallo studio e dall’affinità della tecnica non si può prescindere. Oggi mi sembra che in tutti C’è un film sportivo che preferisce? e due i campi prevalgano invece i nuovi mostri da Il migliore di Robert Redford, Fuga per la vittoria social che non possiedono lo spessore e la prepara- e Quella sporca ultima meta ma il discorso sulla zione necessari. filosofia del centimetro di Al Pacino alla squadra nello spogliatoio in Ogni maledetta domenica lo Nel cinema lei ha anche lavorato come pro- trovo indimenticabile e ho voluto in parte ripren- duttore, autore e doppiatore. derlo quando Lucky parla alle ragazze prima della È successo con Spike Team, una serie animata di partita della vita. tre stagioni su sei ragazze che partecipano ad un campionato scolastico di pallavolo allenate da E la pallavolo al cinema? Lucky, un ex campione rappresentato su misu- Ho trovato geniale la partita tra prelati filmata da ra per me. È stato importante trasmettere valori in Habemus Papam ma la scena in- come impegno, sacrificio, rispetto delle regole e dimenticabile è l’inizio di Top Gun con Tom Cruise determinazione. Nel 2013 e nel 2018 abbiamo an- in jeans e occhiali Ray-Ban che gioca a torso nudo a che avuto il riconoscimento del Moige nell’am- beach volley in spiaggia. Davvero un’icona.

voci - inchieste Rosalia Pipitone – calciatrice “Le mie battaglie come quelle di Soldato Jane”

Che rapporto ha col cinema? Mi piace moltissimo ma purtroppo riesco raramente ad andare in sala. Vedo tutti i film su Sky e Netflix e quando sono in ritiro con le mie compagne, a differenza dei calciatori che preferiscono giocare alla PlayStation, scegliamo un film e lo vediamo tutte insieme nella sala tv.

C’è un film che la rappresenta come donna? Soldato Jane con Demi Moore. Non posso fare a meno di vederlo una volta l’anno. Mi identifico con il modo di affrontare le battaglie della protagonista, nell’andare oltre gli schemi precostituiti e nella guerra al maschilismo. A 16 anni mi avevano detto che per un problema alla cartilagine del ginocchio non avrei più dovuto fare sport ma non mi sono arresa e oggi a 34 anni difendo ancora i pali della Roma.

Che attori preferisce? Denzel Washington, Will Smith e Julia Roberts.

Il calcio è lo sport più seguito in Italia ma di film sull’argomento non se ne vedono molti. Perché? È molto difficile far rivivere sullo schermo il realismo di una partita di calcio e poi credo che non ci siano attori di spicco capaci di essere credibili come giocatori. Molto meglio i documentari sulla stagione intera di una squadra. L’ultimo che ho visto e mi è piaciuto è stato quello sul Manchester City di Guardiola.

Divi cinematografici e grandi calciatori. Chi è più popolare oggi? Credo i calciatori perché fanno un uso sfrenato dei social e purtroppo oggi fa più notizia una foto postata su Instagram di un calciatore che beve il caffè piuttosto che la promo- zione di un bel film. La gente vuole tutto e subito e l’apparenza trionfa sulla sostanza.

Che ne pensa di Sognando Beckham, il film più famoso sul calcio femminile? Non mi ha entusiasmato, l’ho trovato un po’ scontato. In realtà mi piacerebbe un film che analizzasse il cambiamento in atto nel nostro sport. Magari se ne potrebbe fare uno proprio sulla crescita della nostra Nazionale agli ultimi mondiali.

Le attrici si lamentano di paghe inferiori a quelle degli uomini. Anche voi vi sentite figlie di un Dio minore nel vostro sport? È un problema culturale e in Italia c’è ancora tanto da fare. Prima della parità sala- riale bisognerebbe investire su professionismo e leggi. Occorrono nuovi impianti e agevolazioni fiscali e forse anche noi un giorno arriveremo a guadagnare 200.000 euro all’anno come accade all’estero in squadre come il Barcellona o il Psg.

40/41 Patrizio Oliva – pugile “Il gong sul ring, come un sipario che si alza”

Il pugilato è lo sport più rappresentato al cinema, come lo spiega? La boxe è la storia di persone di strada che tentano la scalata al successo attraverso il sacrificio. Sono storie di riscatto e spesso di sconfitte che si coniugano bene con le emozioni richieste sul grande schermo.

Il suo film preferito? Lassù qualcuno mi ama. Aiuta a capire come lo sport, già negli Anni ’50, possa aiutare a salvare i ragazzi dalla strada attraverso la cul- tura della disciplina e dello spirito di gruppo che poi si tramutano in senso civico.

Da napoletano, che rapporto aveva con ? Speciale. Ha incarnato una comicità malin- conica e mai volgare che si traduceva attra- Cosa pensa della serie Gomorra? verso una mimica unica supportata da testi Da napoletano dico che non ci aiuta. intelligenti che hanno ribaltato l’immagine Mentre Saviano ha avuto il merito di sco- del napoletano da cartolina. Mi manca mol- perchiare un pentolone e il film è stata tissimo e non vedo purtroppo all’orizzonte un’operazione unica e salutare, la serie ti attori che possano raccoglierne l’eredità. bombarda ed esporta il degrado in 60 Pae- si nel mondo. Poco tempo fa ho fatto par- te dell’organizzazione delle Universiadi a Napoli e molti si stupivano di non trovare Campioni dello sport e divi del cinema. nella realtà quella città rappresentata. La Oggi chi è più popolare? serie mi sembra sinceramente sin troppo Purtroppo, di questi tempi si bada poco romanzata. Non si vede una macchina della alla sostanza e spesso ci troviamo di fron- polizia e si viaggia in quattro sulle moto con te a campioni da social, più che ad atleti o mitra e pistole in mano. Ma dove le vedono artisti veri. Io non ho mai ostentato i miei queste scene? E poi si è portati a fare il tifo successi e all’apparenza ho sempre preferi- per i delinquenti, con la gente che spera che to la sostanza. Ciro non muoia. La mitizzazione dell’eroe negativo è molto pericolosa e diseducativa Dal ring allo spettacolo. È stato impe- per i ragazzi che non cercano scorciatoie gnativo il passaggio? malavitose. La criminalità ha paura della Ho fatto l’attore di cinema ne Il flauto e in- scuola e la cultura è l’unica arma a disposi- terpretato con grande successo Pulcinella zione per non essere sottomessi a vita. in Due ore al’alba a teatro cinque anni fa e ora porto in scena la mia vita in Patrizio vs. Oliva tratto da Sparviero, la mia autobio- grafia. È molto dura mettersi a nudo in un ruolo molto impegnativo per un non at- tore come me. Non è semplice rivivere la tua vita ogni sera, dialogare con un fratello morto e combattere per 3’ mentre si recita, ma io amo il teatro perché sulle tavole del palcoscenico si sfida ogni sera il pubblico. La boxe mi ha abituato alla lotta e il rumo- re del gong che dà inizio al combattimento somiglia un po’ all’alzata del sipario.

voci - inchieste Adriano Panatta – tennista “Quei tornei con Ugo Tognazzi”

Che rapporto ha col cinema? Sono un appassionato da sempre. Amo frequentare le sale ma non di- sdegno nemmeno i film in tv o sulle piattaforme digitali. Sul genere non ho preferenze, spazio dai film d’azione a quelli sentimentali ma quello che detesto è perdere tempo e se un film non mi emoziona o mi lascia dentro qualche riflessione potente le considero due ore buttate.

Quali sono i suoi film preferiti? Tutti quelli dell’Alberto Sordi in bianco e nero che hanno fotografato con precisione assoluta l’italiano medio ma quello che considero il più bello mai visto è C’era una volta in America di , un genio assoluto che ha segnato l’era moderna della cinematografia mondiale.

Ne La profezia dell’armadillo ha interpretato se stesso in maniera esilarante. È stata un’idea del produttore Domenico Procacci e all’inizio nemmeno volevo accettare. Abbiamo girato solo due ciak e non ho fatto nessuna fati- ca perché sono semplicemente stato Adriano Panatta e in quel monologo diventato un piccolo cult ho detto quello che penso sui nostri tempi.

La filosofia del poff… Nel rumore della pallina da tennis colpita di piatto c’è tutto un mondo. C’è il senso del gioco, dell’armonia e di una musicalità che oggi il nostro mondo, tutto social e caos, ha paurtroppo colpevolmente perso. Non bisogna mai perdere di vista il senso della vita e nella bellezza di un ge- sto tecnico si può racchiudere la sintesi di tutto questo.

Il tennis al cinema è stato più rappresentato del calcio, come lo spiega? Mette in scena un raffinato duello psicologico che può diventare una facile metafora di differenti personalità. Ultimamente mi è piaciuto molto Borg McEnroe soprattutto per l’impressionante aderenza fisica dell’attore che interpreta il campione svedese. Comunque, non è mai facile rappresentare lo sport al cinema. Quello che è difficile è saper rendere al meglio il gesto tecnico che spesso risulta falso ad un com- petente come me.

Lei ha frequentato negli Anni ’70 e ’80 molti attori italiani. Oggi si è persa questa comunanza tra intellettuali e sportivi? Il torneo di tennis che organizzava Ugo Tognazzi a Torvaianica era un appuntamento fisso e irrinunciabile. C’era una bellissima atmosfera, ci si divertiva tanto e nessuno voleva mai perdere, su tutti. Oggi conosco e ho giocato con molti attori ma sembra che tutti vadano di fretta per aggiornare le loro pagine social. Certo, gli impegni di oggi non sono quelli di 50 anni fa ma mi piacerebbe che si tornasse a fare squadra.

42/43 la Storia della nostra cinemato- grafia. Prima tale primato spetta- UN CALCIO va al ciclismo, lo sport più amato durante l’età dell’oro della radio. La passione verso il calcio, in Italia, è cresciuta e si è diffusa in- AL CINEMA sieme all’evoluzione del mezzo televisivo. Con la diretta tv, che ci offre la possibilità di vivere im- mediatamente l’evento sportivo attraverso un linguaggio ed una di NICOLA CALOCERO tecnica sempre più accattivante, il nostro cinema non è riuscito mai a trovare un modello altret- tanto forte capace di raccontare le Perché gli americani riescono a costruire dinamiche complesse del calcio all’interno della nostra società. un’epica del baseball e gli italiani Eppure, le partite più amate, quel- non ce la fanno con lo sport nazionale? le che esaltano maggiormente il momento corale e la componen- te identitaria del tifo, sono quelle che vivono di colpi scena tali da rendere il climax agonistico as- La sera del 4 marzo 2018 Kobe sione pura che spinge a migliorarti per realizzare il sogno della vita. Tut- similabile a quello di un sapiente Bryant sale sul palco del Dolby to questo collocato su uno sfondo melò ed edificante, per evidenziare intreccio cinematografico. Non Theatre di Los Angeles a ritirare i tratti simbolici del campione sportivo: esempio puro e romantico di a caso la partita più impressa l’Oscar per Dear Basketball, pre- self-made man. In America sport e cinema sono perfettamente integrati nell’immaginario di noi italiani miato Miglior Cortometraggio nella stessa logica dell’entertainment: attraverso la costruzione di stelle è la semifinale di Messico 1970 d’Animazione. Il campione dei e campioni si alimentano da decenni i sogni del pubblico e quando gli tra Italia e Germania che, per la Lakers, la squadra simbolo della sport d’oltreoceano vengono portati sullo schermo si seguono dei pre- successione dei suoi episodi, città delle stelle, ha scritto, pro- cisi codici di messa in scena. sembra uscita dalla penna di un dotto e realizzato - con la compli- Se il basket, al cinema, rappresenta la possibilità di riscatto per i ragaz- grande sceneggiatore. Italia Ger- cità del maestro dell’animazione zi di colore (che trovano sempre nell’allenatore il proprio mentore), mania 4 -3 è anche il titolo di un Disney Glean Keane - un breve lo sport nazionale degli States è pur sempre il baseball, e intorno al suo film di Andrea Barzini, tratto dalla short che ha illustrato le intense “diamante” si è costruita molta epica americana del secolo breve. Basti omonima commedia di Umberto parole della sua lettera d’addio pensare alla storia d’amore tra Joe Di Maggio, il più grande battitore di Marino. Il calcio giocato nel film dai campi di gioco. Bryant è sta- tutti i tempi, e Marilyn Monroe. Il baseball incarna un sistema di valo- è quasi completamente assente e to il giocatore di pallacanestro di ri, completamente estraneo alle nostre coordinate europee, che si tra- la partita è usata come sfondo e maggior talento della sua genera- smette per via patriarcale. Come ci racconta perfettamente L’uomo dei pretesto per raccontare le speran- zione e per uscire di scena si rivol- sogni, con un ispirato Kevin Costner che, ricavando un campo da gioco ze deluse di un gruppo di sessan- ge direttamente al suo sport, per dalla sua piantagione, rievocherà lo spirito del padre. tottini. Ancora una volta prevale il ringraziarlo per tutta la strada che lato amaro. hanno fatto insieme. Il tratto del Il nostro cinema non è mai riuscito, raccontando il calcio, a raggiungere cartoon è semplice, leggero, qua- queste vette epiche. Curiosamente i film più epici di si astratto; sospeso tra l’onirico e Prima di tutto perché prevale, nel nostro modo di vivere la passione due sport decisamente europei l’evocativo. Si apre con l’immagi- sportiva, lo spirito di fazione tipico dei Paesi latini. La nostra comme- come il calcio ed il rugby sono ne di Kobe bambino che arrotola dia allora si è divertita a leggere il nostro calcio attraverso delle figure di stati realizzati da due registi ame- dei calzini per lanciarli nel cesto sfondo e così alcuni dei nostri maggiori interpreti del genere sono an- ricani: sicuramente animati da della biancheria e le illustrazioni cora oggi ricordati per le loro caratterizzazioni riuscite del tifoso (Die- un differente modello di fair play di questa lettera d’amore lo ac- go Abatantuono), dell’arbitro (Lando Buzzanca), dell’allenatore (Lino rispetto al nostro approccio. Una- compagnano fino ai più prestigio- Banfi) e del presidente (Alberto Sordi). nimemente Fuga per la vittoria di si successi destinati ad un cam- Due film che hanno raggiunto la vetrina di festival internazionali come John Huston è ritenuto il miglior pione del parquet. Bastano pochi Berlino e Venezia, ovvero Ultrà e L’uomo in più, si sono dedicati invece film sul calcio mai realizzato, minuti per essere epici, perché a raccontare il calcio in una chiave amara, per offrire uno sfondo ancora mentre Clint Eastwood in Invictus l’eleganza del cinema amplifica più tragico alla sconfitta umana degli outsider protagonisti di questi film. ci ha raccontato il mondiale di quei toni emozionali che ruota- Il calcio è diventato il nostro sport nazionale solo dopo la tragedia del rugby vinto dal Sudafrica davanti no su un elemento cardine dello Grande Torino del 1949, un episodio che occupa nelle vicende dello agli occhi emozionati del presi- storytelling a stelle e strisce: la pas- sport italiano lo stesso ruolo simbolico e fondante del Neorealismo nel- dente Mandela.

voci - inchieste 44/45 NON SOLO “DUE CALCI

AD UN PALLONE” di OSCAR COSULICH

“Il mio film sportivo favorito è Toro Scatenato. Non vale? Volete un titolo italiano?”: con poche varianti (Ogni maledetta dome- nica, Quella sporca ultima meta), la prima risposta della maggior parte degli interpellati è stata più o meno questa. Il binomio sport-cinema italiano non evo- ca particolari colpi di fulmine. Stimolati ad approfondire, gli in- terpellati hanno però sciorinato un vasto repertorio dimostrando come il tema sportivo sia un sot- to-testo costante nella nostra ci- nematografia. 10 nomi autorevoli raccontano qual è il loro Fausto Brizzi, raggiunto sul set a Praga, dove sta ultimando le film sportivo nazionale riprese di La mia banda suona il preferito e perché. pop, non ha dubbi: “Non esiste la cultura di film sportivi in Italia. La Ma il binomio tv invece ci ha abituato a biografie di grandi atleti, da Coppi a Bartali, sport-cinema italiano a Mennea. Ma il cinema latita di non evoca particolari storie, vere o inventate che siano, ad eccezione delle commedie. La colpi di fulmine. migliore di queste continua ad essere Lo chiamavano Bulldozer di Michele Lupo”. È su una posizio- ne simile, ma con sfumature di- verse, Francesco Patierno, che per la sua scelta evoca un ricordo personale: “Era la prima volta che andavo a Venezia da spettatore e lì vidi Palombella rossa in sala grande. C’erano Nanni Moretti e , alla fine erano in piedi commossi a raccogliere gli applausi: una cosa davvero emozionante. Per me l’emozione è stata doppia perché dopo aver visto Bianca avevo capito che non sarebbe stata l’architettura la mia strada e che volevo fare cinema. Tornando a Palombella rossa noto

voci - inchieste che non si incontrano e mi dispia- che aveva per protagonista Omar ce, mi piacerebbe essere spor- Sivori ed era stato prodotto da tiva”. Poi prosegue osservando mio padre. È interessante perché che “lo sport è un grande veicolo è stato il primo film che racconta- narrativo adatto al film d’autore va Sivori appunto in ‘controluce’, come a quello più commercia- è un film sparito dalla circolazio- le. Veloce come il vento di Matteo ne, molto cupo, dove si vedeva Rovere è sicuramente il mio film anche Sivori giocare, ma parlava d’autore preferito a tema sporti- di più della sua vita privata, quasi vo, ma vorrei ricordare anche un una sorta di Joker ante-litteram”. film dove mi ha trascinata una La scelta più sorprendente è però delle mie due figlie (loro hanno quella di Alessia Barela che, gusti diversi, mi danno consigli evitando con eleganza Velocità che mi permettono di confrontar- massima di cui era protagonista mi con realtà che altrimenti potrei femminile, sceglie “Ginger e Fred: sottovalutare). Grazie a mia figlia per il tip tap di Mastroianni e della così ho visto Il campione di Leo- Masina. La danza è uno sport fat- nardo D’Agostini che, nell’am- to di grazia: io ho fatto dieci anni bito del cinema popolare, mi è di danza classica ed è stata la mia piaciuto molto: è un film di buoni prima delusione. Non andavo sul- come in Italia non ci sia una tra- è sportivo Antonio Monda, che sentimenti, senza alcuna volga- le punte perché non avevo il collo dizione di cinema sportivo, non ha risposto al telefono da New rità e ben interpretato. Si passa- del piede abbastanza sviluppato. a caso il film di Nanni Moretti è York mentre faceva i suoi esercizi no due ore con personaggi ben L’emozione di stare sul palco di memorabile perché ha qualcosa mattutini sulla cyclette e, senza raccontati e questo non è poco”. legno che scricchiola è simile nel- d’‘altro’ che lo fa funzionare. Da esitare, ha ricordato “Un ragazzo segnala “due la danza, dove usi solo il corpo e noi lo sport puro e semplice sullo di Calabria di , film di argomento automobilisti- nella recitazione, che permette di schermo non regge”. È più recente con . Un film co. Veloce come il vento di Matteo sfruttare la voce. In Ginger e Fred si il film sportivo di riferimento per che mi piace e che di fatto raccon- Rovere mi ha sorpreso: aspettavo fondono la mia antica passione di Laura Delli Colli, che segnala ta la storia di Mennea: è davvero la prevalenza dei motori e invece ballerina e il mio lavoro d’attrice”. “Veloce come il vento, un film etico un film sullo sport italiano negli sono stato coinvolto dagli esseri perché, nel raccontare come da Anni ’60”. Alessio Maria Federici umani che li maneggiavano, tutti una sconfitta possa uscire una deve recuperare emozioni ado- interpretati da attori bravissimi rinascita e un riscatto, unisce lescenziali, prima di scegliere il e su tutti un grande Stefano Ac- allo sport un importante inse- suo film di riferimento: “Essendo corsi, Matilda De Angelis, Paolo gnamento di vita”. Si schermisce cresciuto e avendo passato tutta Graziosi. Di motore in motore Piera Detassis, prima di segnala- la mia adolescenza ascoltando il ricordo poi l’esordio di Daniele re un film, o forse due: “Premesso calcio alla radio, per me Ultimo Vicari, Velocità massima, che con- che non so niente di sport, quindi minuto di Pupi Avati è un vero cul- tribuii con entusiasmo a premiare non so se questo si possa consi- to. Tra l’altro ricordo che c’era an- al Festival di Annecy dove ero in derare un film sportivo, ricordo che un cammeo di Enrico Ameri, il giuria. Anche in quel caso cinema bene Ultrà di , che radiocronista di Tutto il calcio mi- a tutto tondo. Come le ruote del- è stato anche un fenomeno di nuto per minuto, inquadrato nella le macchine, che evidentemente costume. Naturalmente ci sareb- cabina radio della Rai durante la conoscono il segreto di sfrec- be poi Palombella rossa, ma pos- diretta della partita. Un mito!”. ciare sui nostri set”. La scelta di siamo davvero definirlo un film Antonietta De Lillo premette Andrea Purgatori cade invece su sullo sport? Mah”. Sicuramente “io e lo sport siamo due oggetti “Idoli controluce di Enzo Battaglia,

46 47 immaginari

..IO CANTO Andrea Camilleri e il suo universo.

di ANDREA BELLAVITA

…gli amori… Molti ne ha avuti Camilleri. Per la letteratura naturalmente, ma corrisposto solo in età avanzata, come in un matrimonio tardivo, …i cavalier, l’arme… per metà riparatore e per metà di Due, su tutti, i fedeli cavalieri del convenienza. Passioni di gioven- Montalbano televisivo. Luca Zin- tù, focose e poi sempre rinfoco- garetti, che a Salvo ha dato un cor- late, per il teatro (nasce regista, po talmente esatto da assorbirne adattatore geniale di testi di altri: i tratti anche nello sviluppo lette- porta in Italia, per primo, Fina- Le donne… rario: racconto dopo racconto, la le di partita di Beckett) e per la Femminile sembra essere, prima creatura di Camilleri assomiglia politica. E poi uno, meno noto, di tutto, la pagina scritta di Camil- sempre di più al suo interprete, ma essenziale, per la televisione. leri: donne desiderate e che non ringiovanisce anche, acquisisce Quella fatta da lui, e per gli altri, temono i loro desideri, dissemi- la prossemica e i tic comporta- prima che quella che gli altri han- nate in tutti gli scritti, sempre per mentali. A lui si concede il lusso no costruito intorno a lui. Come far cadere gli uomini, esibirne la di un’indignazione polemica (e amava ricordare fallì un primo meschineria. Molte abitano, in politica) che nelle pagine rimane concorso da funzionario Rai nel tutti i tempi, a Vigata (basterebbe- sempre controllata dal genere: 1954, perché comunista, ma poi ci ro le due raccolte Gran Circo Tad- ne Il giro di boa (2005) Zingaretti entrò e divenne uomo di macchi- dei e La Regina di Pomerania per si scaglia esplicitamente contro na, si occupò di produzione: dalle averne un catalogo sensazionale) gli agenti della Diaz (il romanzo commedie di Eduardo De Filippo e quindi incrociano la strada di è del 2003), è amminchiato. Va a Le inchieste del commissario Mai- Montalbano: dalla svedese Ingrid all’arme più del suo alter ego ori- gret. Del racconto televisivo, lo de Il campo del vasaio (funzionale ginale. L’altro è Alberto Sironi, mai sceneggiato, intuiva il potenziale di a dichiarare fedeltà all’eterna fi- abbastanza celebrato, nemmeno pedagogia culturale per il grande danzata, Livia) fino all’ariostesca da morto (sempre, ironicamente, pubblico: una biblioteca per im- fanciulla che lo fa soccombere in dopo Camilleri): è a lui che si deve magini, più accessibile e dome- vecchiaia ne Il sorriso di Angelica, l’intuizione di una regia televisiva stica, in grado anche di spingere passando almeno per l’esotica completamente inedita alla fine gli editori a ristampare i libri, in un Dolores Alfano de Il campo del va- degli Anni ’90. Profonda, calda, circolo virtuoso. saio e l’Adriana de La vampa d’ago- avvolgente e affascinante. Sempre sto. Sullo schermo saranno Isabell in grado di fermarsi un passo pri- Sollman e Margareth Madè, Sere- ma della cartolina, ma anche ca- na Rossi e Barbora Bobulova, ma pace di assecondare il pubblico di anche Belen Rodriguez e France- Rai Uno. E poi di tutto il mondo. È sca Chillemi. Attrici, comparse di al regista di Montalbano, in fondo, passaggio, modelle e starlette. Ma che si deve la fortuna internazio- sempre protette dal furto voyeuri- nale della serie. stico sul corpo della donna. Per- ché sempre amate, anche nello/ con lo sguardo.

voci - immaginari …l’audaci imprese… Una su tutte: aver compreso, da intellettuale, e poi rafforzato, da creatore, l’importanza della cul- tura popolare. Nella forma: il racconto breve, agevole e agibile da un mezzo all’altro, ibrido di …le cortesie… tante origini (il comico, il giallo, La cortesia più grande l’ha forse l’indagine sociale), non come rivolta alla sua terra, la Sicilia, che combinazione postmoderna, ma gli ha dato i natali, il carattere, e lascito della tradizione classica. l’ha formato, da Pirandello in giù. Nel potenziale indiziario: la sua Ad essa ha restituito una celebra- è una Storia d’Italia illustrata e zione nella forma del realismo a puntate, un diario nazionale, magico, un imbellettamento af- anche se compilato guardando fettuoso. Sempre condotto un po’ sempre dalla stessa finestra. Men- di sguincio. A partire dalla città di tre Oltreoceano si cristallizzava il Vigata, in provincia di Montelusa, character dell’antieroe, Camilleri che insieme è, e non può essere, la codificava i tratti di un eroe criti- sua Porto Empedocle. Sottraen- co, forte delle sue convinzioni e di dola alla maledizione del ricono- un’etica, ma anche delle proprie scimento, componendola negli debolezze, consapevole di poter scorci (che poi sarebbero diven- conquistare una battaglia dopo tate vedute) presi dall’esperienza l’altra, ma non di vincere la guerra. di una vita, l’ha miracolosamente Fuori da ogni epica, ha rivitalizza- trasformata in una città visibile. to un genere e una casa editrice (il E poi la lingua, addomesticata, giallo all’italiana di Sellerio, con lasciata onesta, come se fosse tutti i suoi epigoni), ha rafforzato parlata, ma resa comprensibile, il turismo televisivo, ha influenza- leggibile ed ascoltabile, pratica- to tormentoni e modi di dire. Ha bile anche da chi non l’aveva mai reso sostenibile la produzione di masticata prima, a patto di farci fiction Rai in epoche ben meno un po’ l’orecchio, e l’attenzione. felici di quelle odierne. È stato Di questa arcadia della parola, ha popolare, prima che fosse neces- lasciato inalterato ogni sfregio del sario essere pop. comportamento umano, dal tra- dimento personale (l’ipocrisia, la vigliaccheria, la violenza) a quel- lo sociale (la mafia). Ma, prima di tutti, ha saputo tratteggiarne il grottesco, il comico anche, che non è disinnesco, ma prova di li- bertà, di potere, di affrancamento.

48/49 COSÌ PARLÒ DE CRESCENZO

di ROCCO MOCCAGATTA Quale eredità culturale ci ha lasciato Luciano De Crescenzo (1928-2019), rimasto sempre ’O professore qualunque medium abbia frequentato.

voci - immaginari Divulgatore autentico, quando che tiene famiglia, ma anche un è addirittura una “commedia me- ancora il termine aveva un senso cenacolo di discepoli da condo- tafisica” in 3 episodi, ciascuno dei prima di perderlo completamen- minio, ovviamente selezionati tra quali si apre a continue digressio- te come oggi, De Crescenzo è il fior fiore dei teatranti e caratte- ni, parentesi e storie-nelle-storie sempre stato “’O professore” qua- risti napoletani (Benedetto Casil- (come la memorabile “mezz’ora” lunque medium abbia frequenta- lo, Sergio Solli, Gerardo Scala) ai nella quale il disoccupato Enzo to, dall’editoria al cinema alla tv. quali impartire lezioni semiserie Cannavale, Nastro d’argento Ovvio, con quell’aspetto da sex e paradossi ironici. Puro De Cre- come non protagonista per il ruo- symbol sui generis (nella rassegna scenzo, insomma. E, infatti, ha lo, accetta di subire insulti e con- degli uomini della sua vita, Moana ripetuto questo ruolo, contem- tumelie dal fratello per racimolare Pozzi gli dà un bel 7…), lo sguardo poraneamente di personaggio i soldi necessari a comprare i botti blu, barbuto e brizzolato da sem- dentro la storia ma anche di com- per Capodanno e non deludere i pre, un po’ faceva pensare a uno mentatore “esterno”, nei film suc- figli). Forse al De Crescenzo cine- degli amati filosofi greci più che a cessivi, quasi una messa in scena asta (che ha quasi sempre avuto al un ingegnere IBM (che pure è sta- del se stesso mediatico, si tratti proprio fianco come co-sceneg- to per vent’anni, anche se addetto del terzetto psichiatra/confesso- giatore, e attore, il sodale arboria- alle pubbliche relazioni). O ma- re/astronomo (ma forse è sempre no Riccardo Pazzaglia, già regista gari persino a un Padreterno sor- la stessa persona) negli episodi di in passato dei film di Franco&Cic- nione e ironico, che è il ruolo affi- 32 dicembre (1988) o del consulen- cio e piccolo artigiano del cinema datogli da Renzo Arbore nel film te storico frustrato sul set in Croce popolare) questa svagatezza si calembour Il pap’occhio (1980). e delizia (1995). Quest’ultimo film, confaceva in modo particolare. Sostenuto da Maurizio Costan- con il quale prende congedo dal Anche perché contigua all’af- zo, che, ospitandolo a Bontà loro, cinema (almeno come regista, fabulazione sorniona di molte aveva contribuito a rendere un visto che è poi ancora stato attore delle sue esperienze televisive da best seller il suo romanzo d’esordio in piccoli ruoli soprattutto in Tv), divulgatore, non importa che si Così parlò Bellavista, ha azzeccato è insieme un ritratto buffonesco e trattasse dei miti greci (Zeus-Le da subito un carattere perfetto smitizzante del set cinematografi- gesta degli Dei e degli Eroi, nel 1991 nel quale manteneva e sublima- co “all’italiana”, con una Traviata su Rai1) o addirittura dei rudi- va molti ingredienti della propria in trasferta a Parigi continuamen- menti dell’informatica (Bit, nel amatissima napoletanità, facen- te tradita, e un atto d’amore alla 1984 su Italia1). Multa paucis, si di- done un incrocio di alto e basso “sua” Marina Confalone. Secondo ceva una volta, e sicuramente De affascinante e divertente per il molta critica, è pure l’esito miglio- Crescenzo si è sempre attenuto a pubblico. Vicino alla banda Arbo- re da regista, perché finalmente questo principio. D’altronde, co- re, ma con una propria fisionomia capace di superare quella ten- noscete qualcun altro in grado di autonoma e autorevole (che la denza alla “coriandolizzazione” spiegare brillantemente (e a tutti, carriera di scrittore gli garantiva, dei titoli precedenti. Rivisto oggi, sia al colto sia all’inclita), come fa passando dai romanzi ai saggi di il fenomeno Bellavista (David lui in 32 dicembre, l’imprendibilità agile divulgazione, sulla filosofia di Donatello e Nastro d’argen- sfuggente del presente tra passato greca antica e non solo), De Cre- to a De Crescenzo come regista e futuro o la relatività del concetto scenzo apparteneva a una genera- esordiente e a Marina Confalone di tempo nel breve spazio di uno zione di eclettici e talentuosi, non come attrice non protagonista nel sketch comico? condannati alla mono-specializ- 1985) resta sempre frammentario zazione come oggi. Le frequenta- e discontinuo, costruito com’è zioni arboriane (anche sul piccolo attorno a scene(tte) e (stereo) schermo, nel seminale Tagli, rita- tipi del mondo partenopeo, ap- gli e frattaglie, un pre-Blob di spez- pena tenuto insieme da un labile zoni comici televisivi proposto plot (l’arrivo nel condominio di dalla seconda rete Rai nel 1981) gli Bellavista del milanese Cazzaniga, hanno aperto le porte del cinema, un sublime Renato Scarpa, per- via il produttore-regista Mario fetto come “alieno” dal Nord). E Orfini, con Emilio Bolles già die- neppure può dirsi più compiuto, tro le intemerate de Il pap’occhio nel 1985, il sequel Il mistero di Bel- e di “FF.SS. - Cioè: “… che mi hai lavista, realizzato un anno dopo il portato a fare sopra a Posillipo se successo dell’esordio e, rispetto non mi vuoi più bene?” (1983), dove a quello, maggiormente infiltrato era di nuovo attore. Poco dopo di maschere arboriane (Luotto, l’apocrifo felliniano, quindi, cade Laurito), nonostante il pretesto anche l’esordio alla regia di De giallo di fondo (che sembra quasi Crescenzo, che non poteva che una versione buffa di certe osses- interpretare il Bellavista del suo sioni depalmiane). Il terzo film, best seller tradotto al cinema: ex 32 dicembre, come il precedente professore di filosofia in pensione ricavato dal romanzo Oi dialogoi,

50/51 cine gourmet

LO SPONZ DI ROCCO PAPALEO

di ANDREA GROPPLERO DI TROPPENBURG

Quinta cine-ricetta della rubrica di 8½ dedicata al rapporto tra cinema e cucina.

Rocco, tre film da regista, una rispetto ai due successivi che ho sessantina da attore, quali fatto innanzitutto perché era an- sono gli ingredienti fondamen- dato bene il primo, ero in qualche tali della sua cucina d’autore? modo obbligato a fare ancora un film. Quando ho fatto il primo Certamente la musica è un po’ la film non pensavo di iniziare una linea principale, sia esplicita che carriera da regista, ne avevo sem- nascosta. Poi ho sempre cercato plicemente l’urgenza, avevo una di creare un mondo non com- storia da raccontare e lo avevo pletamente realistico, anche se il in parte fatto nei vari spettacoli. realismo alla fine è il registro che Per quanto concerne gli altri due, uso, cercando però di uscire dal di spontaneo non c’era nulla, ho documentarismo, dal riprendere proprio cercato l’idea da svilup- la realtà per come è, cerco di cre- pare nei film e direi che in buona arne una nuova, di fantasia. parte ci sono riuscito. Oggi pen- so di fare un altro film, mi hanno Dove fa la spesa? chiesto di raccontare la storia di un personaggio realmente esisti- Non ho una regola, diciamo che to, come vede non ho un luogo in quasi quarant’anni di attività vero e proprio dove fare la spesa. ho fatto solo tre film… Non ho un indirizzo, un mercato o un su- E la preparazione, quali sono permercato, a seconda delle sug- per lei le fasi più importanti gestioni che mi abitano cerco di della preparazione? ispirarmi, in realtà è un percorso strano, per esempio in Basilicata Ammesso e non concesso che io coast to coast, si tratta di una ricer- abbia uno stile, cerco di rifarmi ca ventennale, rispetto alla mia a questo, a una narrazione musi- terra e al percorso fatto nell’am- cale, che ha comunque quel tipo bito del teatro canzone, una sorta di coordinate, a dire il vero parto di sliding door della mia vita. Un sempre da una letteratura, non film più autentico e spontaneo scrivo in modo tecnico, voglio che voci - cine gourmet quello che scrivo abbia già una sua Tra la cucina dell’autore e forma letteraria, sia già gradevole quella dell’attore, quale sente da leggere, che abbia una musi- più sua? calità, anche se non tutto finirà nel film. Naturalmente apprezzo moltis- simo la cucina degli altri perché Intendevo chiederle, qua- è più saporita: però, fare ‘l’ingre- li sono le fasi più importanti diente’, a lungo andare mi ha un nella preparazione della sua po’ annoiato, quindi oggi preferi- cinecucina, per esempio Mat- sco la mia cucina anche se non è teo Garrone dice che per lui è saporitissima, ma mi dà il gusto di il montaggio, per Francesco averla messa in tavola. Intanto ho Bruni la ricerca, per Renato de imparato a cucinare un po’ meglio Maria il set, per lei qual è il mo- e quindi mi sento di poter imban- mento in cui sente che sta com- dire una tavola con un piatto più ponendo il film? elaborato. Allo stesso tempo mi piace andare a cena dagli altri, ma La scrittura, a monte: direi che preferisco cucinare io. parte tutto da lì. È più un work in progress, diciamo che comincio Qual è il suo piatto preferito? con un soffritto e dato che non sono così deciso all’inizio magari Le melanzane alla parmigiana mi tengo vago, comincio col met- di mia madre. Sono la sintesi tere un aglio a soffriggere e, detto perfetta di gusto e potenza… mi anche un po’ malinconicamente, viene l’acquolina in bocca solo a la mia non è una dispensa fornitis- pensarci… La parmigiana di mia sima, quindi parto con alcuni in- mamma si fa pressappoco così, gredienti e confido nella genero- la conosco non solo perché l’ho sità degli ospiti e negli ingredienti vista fare tante volte ma perché che porteranno da aggiungere al ho messo la ricetta anche in un mio piatto. disco… Si affettano le melanzane molto sottili, si lasciano per tutta la notte sotto sale per eliminare l’amaro e i liquidi, poi si infarina- no e si friggono, nel frattempo si prepara una salsa di pomodoro e poi si compone uno strato di me- lanzane e uno di pomodoro; mia madre la faceva molto ricca e ci metteva sia della carne tritata che del prosciutto, del parmigiano e La seconda ricetta di Basilica- della mozzarella: poi s’inforna per ta coast to coast, che poi non ho una mezz’ora abbondante ed è fatto, è la pasta e fagioli sfrit- buona, buona, buona. ta, un piatto che si mangia solo Anche in Basilicata coast to coast dalle mie parti perché serve lo ci sono due ricette, il pane e frit- ‘zafarano sinese’, una specie di tata che è una cosa semplice ma paprica ottenuta dai peperoni deve fare lo sponz. cruschi polverizzati: ‘Sponzare’ significa impregnarsi, lessare 400 grammi di fagioli quando due elementi o due per- con battuto di sedano, aglio, ci- sone rimangono a contatto per un polla e carota tempo lungo, sponzano. Si tratta cuocere della pasta corta di un’unione che non fa perdere la preparare a parte un misto di 5 propria cifra ma la fa amalgamare gr di zafarano sinese e 60 gr di pe- con gli altri elementi fino a perde- corino re i confini e diventare un’unica unire la pasta e i fagioli cosa. Nel pane e frittata lo sponz soffriggere un aglio in padella e fa sì che non capisci dove finisce con l’olio molto caldo fare sfrigo- il pane e dove comincia la fritta- lare per qualche attimo il compo- ta. Nelle cose che faccio cerco lo sto di pecorino e zafarano sinese e sponz, ce l’ho come attitudine. unire il tutto alla pasta e fagioli.

52/53 voci - inchieste rewind

RACCONTI DI CINEMA REPRINT ANNIVERSARI

56 Compagni di scuola 58 Piccola storia 60 a 50 anni da Il momento del cinema sportivo La caduta degli Dei di Giampaolo G. Rugo di Mario Verdone da “Centrofilm”, n. 41, 1964, pp. 54-60 di Andrea Mariani 61 Capitalismo e massacro (in guêpière) di Alberto Anile

54/55 racconti di cinema

COMPAGNI DI SCUOLA IL MOMENTO

rewind - racconti di cinema Da uno scaffale di vetro, retroil- di tutta la grande banca, che lo può Era partito dallo sportello, dal rap- sbagliato una diagnosi, i parenti del luminato da una luce arancione, chiamare per nome. È solo una porto coi clienti; aveva scalato tutte paziente avevano potuto contare pieno di bottiglie, ne prende una di segretaria, ma lui ha deciso così. le posizioni, come in un film ame- sul migliore avvocato sulla piazza, forma ovoidale; la apre sulla scri- Quando gli altri la vedono, nello ricano in bianco e nero degli Anni pagato da uno sconosciuto benefat- vania e riempie un bicchiere largo splendore dei suoi venticinque ‘50. Gradino dopo gradino, piccolo tore. L’avvocato aveva vinto la causa e panciuto. È un rum millesimato, anni, pensano che sia la sua aman- favore dopo piccolo favore. Non milionaria, una causa milionaria una riserva speciale, da aprire in te; che “se la scopi”. Il sessantacin- aveva sbagliato una mossa né un’a- per la quale non era bastata l’assicu- un’occasione speciale. Quale occa- quenne che sbava per la ventenne: micizia; sempre in maniera felpata, razione professionale. Il ginecologo sione più speciale di quella? che cliché. Quanto sono ingenui gli non lasciando nulla al caso, ci aveva era finito sul lastrico. Col bicchiere in mano raggiunge altri, quanto sono banali. Quanto messo 25 anni ed era riuscito ad ar- Li aveva stanati uno ad uno, di- la scrivania, si lascia cadere sulla non capiscono nulla delle donne; rivare in cima. struggendogli la seconda metà poltrona in pelle e apre l’humidor come non riescono nemmeno a E aveva cominciato. della vita come loro gli avevano in legno. Controlla sull’igrometro immaginare che il potere è vero se In una conversazione con un uffi- distrutto la prima. incastonato all’interno che il valore non aderisce ai cliché, se li rovescia. ciale della Guardia di Finanza ave- Ne era rimasto uno solo. Appena dell’umidità sia quello giusto, poi va lasciato cadere che quel centro avrebbe chiuso con lui, avrebbe scorre con la mano la fila di sigari Si passa l’anilla tra le mani. Sono carni sull’Appia da cui si era servito chiuso con tutto. Quello sarebbe fino a quando trova quello che cer- esattamente 31 anni, 7 mesi e 12 più volte non si era mai degnato di stato il momento, che aveva imma- ca. Sulla fascetta, la “anilla” come la giorni che ha comprato quel sigaro. rilasciare uno scontrino. Un paio ginato da 31 anni 7 mesi e 12 giorni. chiamano gli esperti, il profilo di un 31 anni sette mesi e 12 giorni che di ispezioni fiscali scoprirono un E il momento era stato dieci minuti indio con una coda di cavallo stiliz- aspetta di poterlo fumare. Era un giro di fatture gonfiate: il centro prima quando, appena quello era zato in oro e la scritta Cohiba. Pren- venerdì, lo ricorda ancora, era sce- carni aveva dovuto chiudere la- entrato dalla porta, ancora prima de il sigaro, se lo gira tra le mani, lo so dalla macchina, quella vecchia sciando in braghe di tela quel fasti- che lui gli dicesse, nella maniera la- bagna nel rum; fa girare sui pantalo- Renault 5 con quelle ridicole bande dioso macellaio. terale e paludata attraverso la quale ni la rotellina zigrinata dello zippo celesti, azzurre e blu scure; aveva Per il cantante aveva fatto capire a da sempre si esprime il potere che, e con la fiamma accende il sigaro; ancora i cerchioni delle ruote spor- un produttore in difficoltà che era purtroppo, per quella cosa, mal- appoggia i piedi sulla scrivania, ab- che della terra e del fango di quella un suo protégé, gli aveva promesso grado la telefonata del direttore, bassa lo schienale della sedia e tira maledetta villa. Sapeva solo una un ingente finanziamento a patto del presidente e del segretario non una lunga boccata. cosa: da lì in poi tutto sarebbe cam- che l’avesse fatto lavorare. Il pro- c’era niente da fare. Ancora prima di avergli fatto capire in un colpo solo le due cose fondamentali della esistenza. Cioè che: uno, la vita è una maratona, non sono i COMPAGNI DI SCUOLA cento metri, se bruci tutte le tue energie all’inizio non te ne restano per il resto della gara; e che: due, ciò che fa girare il mondo non è la IL MOMENTO politica e le decine di partiti che quello aveva cambiato negli anni per mantenere un posto al sole, di GIAMPAOLO G. RUGO sono i soldi. Soltanto i soldi. Il momento preciso era stato quan- do entrando dalla porta mentre allargava le braccia in attesa di un Quante regole sta infrangendo? biato. Era entrato in un tabaccaio duttore aveva disegnato un musical abbraccio che non avrebbe mai ri- Sta bevendo un alcolico, fumando storico del centro e aveva chiesto addosso al cantante, 150 repliche cevuto, quello aveva detto: un sigaro e mettendo i piedi su una il sigaro cubano più costoso. Si era nei maggiori teatri italiani pur di ac- - Ti trovo in grande forma, il tempo scrivania in ebano intarsiata di fine fermato a una cabina telefonica e cedere a quei soldi che gli avreb- sembra non passare mai per te caro Ottocento. Sono cose che non si aveva chiamato Luisa per chiederle bero garantito la sopravvivenza. Fabris. dovrebbero fare in un posto di la- di sposarlo. Era l’unica persona che Quando Piermaria pochi mesi E lui, Piermaria Fabris, aveva allar- voro, in quel posto di lavoro. Ma in nella vita era stata dalla sua parte, dopo, gli aveva detto che purtrop- gato a sua volta le braccia, lo aveva quel posto di lavoro è lui che detta le per questo aveva deciso di premiar- po per quel finanziamento non squadrato dall’alto in basso, aveva regole agli altri, non viceversa. la. Gli avrebbe regalato una vita in- c’era niente da fare, il produttore inclinato la testa e aveva risposto: - Piermaria? – La voce di Valentina finitamente migliore di quella che era impazzito e gli aveva giurato -Mi piacerebbe poter dire la stessa arriva metallica dall’interfono. lei si sarebbe potuta minimamente e spergiurato che per vendetta il cosa. - Dopo! immaginare. Arrivato a casa aveva suo protégé non avrebbe mai più Se non mi avesse detto Valentina Non aggiunge altro perché non c’è messo il sigaro in una scatola sa- lavorato, né in Italia né altrove. che eri tu non ti avrei mai ricono- altro da aggiungere. Deve festeggia- pendo che tutta la sua vita sarebbe Con il ginecologo era stato più dif- sciuto. re il momento e qualsiasi altra cosa stata la lunga attesa del momento in ficile, aveva dovuto aspettare un Come sei invecchiato male, Va- deve aspettare. Valentina è l’unica cui se lo sarebbe finalmente goduto. po’, ma quando anche lui aveva lenzani.

56/57 reprint

Piccola storia del cinema sportivo di Mario Verdone da “Centrofilm”, n. 41, 1964, pp. 54-60

Mario Verdone non è soltanto un indagine di cui Verdone sarà tra una nuova sensibilità: sono gli “uomo di cinema”: il suo archivio, i pochi conoscitori e tra i primi anni del declino del genere Pe- recentemente valorizzato dalla Bi- formalizzatori. La dimensione di plum, che, come ci ricorda Fran- blioteca Luigi Chiarini del Centro genere, si diceva, sembra tuttavia cesco Di Chiara (Peplum, Donzelli Sperimentale di Cinematografia, eccedere i limiti della sua inter- 2016) aveva introdotto i bodybu- conferma la varietà dei rapporti pretazione, perché se da una parte ilder, i cui corpi “rimandano alla con l’intero sistema della cultura lo studioso tenta una ricostru- cultura del corpo della California e delle arti italiane e internazio- zione filmografica dell’incidenza […] richiamano evidentemente nali. L’interesse per il cinema non del “forzuto”/atletico nel cinema l’assimilazione della cultura ame- si appagava esclusivamente della di finzione, dalle origini ai giorni ricana da parte di quella italiana” forma filmica, ma andava a sedi- nostri, dall’altra è attratto dalla (Di Chiara 2016, 67-68). Non sia- mentarsi sull’ampio spettro della relazione tra cinema e allena- mo più ai forzuti popolari e po- cultura visuale moderna, nelle mento fisico del corpo; Verdone polani, provenienti dal mondo generiche e varie infrastrutture ha certamente in mente il cinema agricolo o operaio o dall’ambiente della riproducibilità tecnica au- didattico a sfondo atletico o spor- del pugilato: i nuovi colossi sono diovisiva, nelle forme dello spet- tivo, da circolare nelle scuole e il prodotto del consumismo del tacolo e dell’intrattenimento po- pensato precipuamente per l’alle- boom, della cultura della bellezza polare. Le traiettorie euristiche e namento e l’educazione fisica dei e della cosmesi e l’espressione del le spinte speculative della carriera più piccoli, tuttavia a provocarlo è loro corollario narcisistico. Negli intellettuale di Mario Verdone ci anche il nesso stretto tra il cinema stessi anni, ad accorgersi di que- danno testimonianza di un per- e la corporeità dello spettatore, gli sto mutamento nella percezione corso discontinuo, sperimentale, effetti del cinema sulla corporeità del corpo atletico è un altro gio- intermittente che disegna un avvi- dello spettatore: “si deve ritenere vane critico, Lino Miccichè, che cinamento a un medium (quello come efficace scuola di ginnastica nel 1960 dirige il cortometraggio cinematografico) e a un sistema la proiezione fotodinamica. Per documentario I maggiorati, scrit- mediale (quello delle arti popola- mezzo di questa vengono suggeri- to da Cecilia Mangini e Lino Del ri) che è tra i più originali del do- ti movimenti utilissimi all’acqui- Fra: un esempio di film atletico, ANDREA MARIANI ANDREA poguerra. Quello che pubblichia- sto della forza fisica”. Riprende e fotografato in uno splendido te- mo su Reprint è un intervento fa sue le parole dello scrittore Gio- chnicolor, che sarebbe piaciuto a di dedicato ad un genere – anche se vanni Bertinetti, dai cui soggetti Verdone. Non è più la potenza dei la categoria di genere sfugge dalle vennero tratti film “atletici” come forzuti, ma la bellezza dei Mister righe dello stesso Verdone – che Sansone contro i Filistei (1919), già Universo con le acconciature da riflette questa tensione vivace tra citato nell’articolo pubblicato su rockstar a condizionare il divismo cinema e spettacolo popolare: il “Centrofilm”: “Noi arriveremo del nuovo film “atletico”: sono, cinema sportivo. Verdone, all’e- certamente a questa applicazione come Miccichè riassume icastica- poca in procinto di assumere l’in- del cinematografo quando si sia mente con la scelta del titolo del carico di libera docenza di “Sto- diffusa la convinzione dell’enor- suo documentario, la controparte ria e Critica del Film”, pioniere me potere suggestivo dello scher- plastica del divismo delle maggio- dell’insegnamento universitario mo, non solo moralmente ma rate del cinema italiano degli Anni di cinema, aveva anticipato que- anche fisicamente”. Nella lettura ‘50. Una massa di carne unta e to- sta pubblicazione sulla rivista del di Verdone permane la funzione nica che, tuttavia, si fa carico an- Centro Universitario Cinemato- decisiva dell’“attrazione” impres- che del senso storico di un’epoca: grafico dell’Università degli Studi sa dall’eredità del cinema delle i film Peplum degli Anni ‘50 e ‘60 di Torino, “Centrofilm”. L’inte- origini sullo sviluppo di questo portano sullo schermo i culturisti resse per lo spettacolo popolare, “genere”, e sopravvissuta in que- americani, “liberatori” di una so- il circo, il pre-cinema trovano sta particolare tendenza, che pure cietà oppressa, come gli america- nel genere sportivo un campo di per Verdone sta già esprimendo ni del piano Marshall.

rewind - reprint IN QUESTO NUMERO UN ARTICOLO ESTRATTO DA “CENTROFILM” 1964

58/59 anniversari

a 50 anni da LA CADUTA DEGLI DEI

Le foto della sezione ‘Anniversari’ sono state gentilmente concesse dall’archivio fotografico © Si ringraziano dott. Marcello Foti, direttore Cineteca Nazionale; dott.ssa Daniela Currò, conservatore della CN; dott.ssa Viridiana Rotondi, responsabile Archivio fotografico della CN; dott. Alessandro Andreini, ricerca e elaborazione immagini Archivio fotografico della CN. rewind - anniversari a 50 anni da La caduta degli Dei Pochi anni prima della sua scom- a girare la sequenza della notte dei portarono da delinquenti: No- parsa, Mino Argentieri mi rac- lunghi coltelli. Gli dissi: ‘Come va tarianni chiese un’integrazione, contò di come Pietro Notarianni, con Visconti? Quello è matto...’. ma dissero no; per fronteggiare la storico organizzatore cinemato- ‘No, io sto tranquillo perché il film troupe rimasta senza soldi dovet- grafico, perdette la casa. “Per La lo giro tutto a Cinecittà, tranne te ipotecare la casa dei genitori, caduta degli dei fu Notarianni in questa sequenza’. Bene: Visconti dopodiché cedette i diritti del film origine a fare da produttore, con gli mangiò tutti i 600 milioni solo ad Haggiag, un produttore legato 500 o 600 milioni dell’Italnoleg- per quella sequenza e Notarianni agli americani, il quale combinò gio come minimo garantito. Ricor- si ritrovò senza una lira e con il con la Warner Bros, che prese i do che lo incontrai al cinema Cor- film che doveva essere condotto diritti per lo sfruttamento su scala so, mentre Visconti era in Austria a termine. All’Italnoleggio si com- internazionale. Il film ha portato

CAPITALISMO E MASSACRO (IN GUÊPIÈRE) di ALBERTO ANILE

soldi a Haggiag, all’Italnoleggio, late a giornalisti felici di avere una i soldi non arrivavano e capitava alla Warner, l’unico buggerato è leggenda da stampare. Per La ca- che non ce ne fossero nemmeno stato Notarianni: rimasto senza duta degli dei qualche verità invece abbastanza per pagare l’albergo. una casa e senza una lira è dovuto c’è, anche se non sempre la re- In un’occasione l’intera troupe fu andare a vivere in un residence”. sponsabilità può essere addossata chiusa a chiave nelle camere (…) Su Visconti e le sue bizzarrie spen- al regista. Scriveva Gaia Servadio, dall’albergatore. L’organizzazio- derecce si è esagerato. Alcune ma- in un’antica biografia a lungo di- ne era spaventosa: Bogarde se ne nie (come quelle dei fiori freschi sprezzata perché ritenuta gossip- stette in ozio a Roma per tre set- portati tutti i giorni da Sanremo para e invece preziosa nel raccon- timane, prima di essere chiamato; per il ballo del Gattopardo) erano tare senza troppi imbarazzi vita e la Thulin dovette aspettarne cin- in realtà abili Lucherinate propa- carriera di Luchino, che “da Roma que. A volte perfino Visconti non

60/61 lavorava, come protesta perché non veniva pagato”. La lavorazione fu complicata an- che dal fatto che le autorità tede- sche, poco entusiaste del proget- to, mettevano i bastoni fra le ruote negando i permessi. L’invasione di camicie brune e bandiere con le svastiche sul lago austriaco dove si girava il festino nazista fece addirittura una vittima, un ebreo colpito da infarto mentre passava in auto nelle vicinanze. La gestazione stessa del film fu lunga e piena di evoluzioni, nella concezione, nella scrittura, nella scelta degli interpreti. Per il ruolo di Sophie era prima prevista Va- nessa Redgrave, poi Visconti volle Ingrid Bergman che però rifiutò (e si sarebbe pentita del rifiuto) per la sgradevolezza del personaggio, e infine Ingrid Thulin, che prima di riuscire a entrare nel ruolo fece un bel po’ di problemi. Ma il risul- tato commerciale fu deflagrante: il film andò bene in Europa e pure in America, e Visconti ne uscì in- sieme rafforzato e condizionato. Il periodo “tedesco” di Visconti proseguì con altri due capitoli della trilogia germanica, Morte a Venezia e Ludwig.

ucciso quella notte stessa per LA NOTTE mano di Freidrich (Dirk Bogarde), amante di Sophie (Ingrid Thulin), DEGLI la vedova dell’unico figlio del barone, e l’omicidio viene fatto ORRORI ricadere su Herbert. Il quale è costretto a fuggire mentre la L’impianto de La caduta degli dei è moglie (Charlotte Rampling) corale. Il film si apre il 27 febbraio e le figlie vengono deportate a 1933, quando l’anziano barone Dachau. All’omicidio ha assistito Joaquim von Essenbeck (Albrecht Martin (Helmut Berger), figlio di Schönhals), festeggiato per il suo Sophie, ragazzo viziato e perverso compleanno, annuncia di aver che ama una prostituta (Florinda deciso di affidare strategicamente Bolkan), adesca bambine e le sorti delle acciaierie di stuprerà la madre; il giovane viene famiglia al nipote Kostantin manovrato da Aschenbach, che (René Koldehoff), membro punta su di lui per sbarazzarsi delle Squadre d’Assalto naziste, di tutti gli altri, e mettere le al posto del dissidente Herbert acciaierie al servizio delle SS e del (Umberto Orsini), che è inviso al Führer. La vittima successiva è regime. E infatti: per un complotto Kostantin, trucidato nella “notte ordito dal cugino Aschenbach dei lunghi coltelli” in cui le SS (Helmut Griem), che fa parte massacrarono le SA, divenute delle SS, von Essenbeck viene invise a Hitler. D’accordo con Aschenbach e ormai divenuto

rewind - anniversari a 50 anni da La caduta degli Dei nazista pure lui, Martin spinge sadomasochismo in uniforme, storica, anche meticolosa, ibri- la madre e Friedrich al suicidio provocazione omosex e sbriglia- LA data con l’analisi psicoanalitica e nell’ultima inquadratura alza il mento dionisiaco nel contesto e poi volta in metafora, e nell’at- braccio a salutare la nascita di una più repressivo immaginabile; ed è LETTERA trazione/repulsione per il conte- nuova epoca di orrori. sopravvissuto fino a ieri, con Senso sto nazifascista, da evocare e poi ’45 di Brass, annata 2002 (è la ri- DI PASOLINI esorcizzare. Pasolini, per la verità, Uscito nell’ottobre 1969 il film presa di un’altra opera di Visconti, ebbe molto da criticare, in una ebbe molte lodi e pure ottimi in- così il cerchio si chiude). Malgra- Ma La caduta degli dei ha prodotto lettera aperta a Visconti sul setti- cassi, anche in America, “forse per do le giustificazioni di Visconti, la anche discendenze più pregevoli: manale “Tempo” rimasta celebre: gli omicidi multipli”, ha scritto la sua personale propensione per il oltre all’ovvio Il portiere di notte “il tuo film (che ha codificato il Servadio, “le molte scene sadiche fascino malato, per la decadenza (’74) di Liliana Cavani (che recu- nuovo e riconfermato il vecchio) e l’inizio di un’ondata nostalgica morbosa era evidente fin nel pro- pera Bogarde e Rampling dal cast si presta, oggettivamente, a un’o- nei confronti dell’era nazista. In getto Pensione Oltremare, storia di viscontiano), anche Il conformi- perazione di restaurazione. (…) effetti il film di Visconti fu il primo un giovane arrestato dai nazifasci- sta (’70) di Bertolucci e perfino Ti avrà, spero, insospettito il coro di una lunga serie sull’argomento: sti e avviato alle Fosse Ardeatine, il Salò (’75) di Pasolini mi paiono dei consensi, che vanno, come per nazismo, sadismo, omosessualità che risale addirittura al ’44. consanguinei, nella ricostruzione il Satyricon, da destra a sinistra. in uniforme furono lanciati e resi rispettabili sotto il velo di una critica compiacente”. In un’inter- vista dell’epoca a “La Stampa”, Visconti spiega che “c’è un’ac- centuazione sulla perversione sessuale proprio per dare una sot- tolineatura quasi scandalosa, nel senso giusto, alla instaurazione del nazismo perché il film finisce quando il nazismo comincia. (…) Il nazismo era negativo in tutto, ma facendo un film sul nazismo bisogna prendere uno di questi lati negativi, non si può metter- li tutti, altrimenti avrei dovuto scrivere la storia del Terzo Reich. Io ho voluto prendere un piccolo nucleo e ho preso una famiglia, in essa ho voluto scatenare gli istinti più bassi, gli istinti meno nobili, ed è un esempio, non è che tutto il nazismo sia lì; il nazismo ha avuto anche altri aspetti, ed io ho con- siderato questo lato tralasciando gli altri, perché altrimenti avrei dovuto scrivere la storia del Terzo Reich. E non era possibile”. Come contraddirlo? Però poi quello che si ricorda di più è Helmut Berger in parrucca bionda e guêpière che rifà Marlene Dietrich, e canta con voce un po’ chioccia che vuole “un uomo vero”; una Ingrid Thu- lin michelangiolesca che si copre con un braccio perché il figlio le ha strappato di dosso i vestiti; i giovanotti desnudi delle SA che spogliano una contadinotta terro- rizzata, e poi si ritroveranno a let- to macchiati di vernice rosso vivo per le smitragliate delle SS. Il filo- ne naziexploitation nasce proprio qui, dal mélange di rosso e nero, eros e thanatos, divise corvine e fiotti di sangue, carne e svastica,

62/63 Tutti, infatti, hanno diabolica- e grazie alle ambizioni dell’avidità mente interesse alla restaurazio- capitalista. Anche se al montaggio ne”. Gianni Rondolino, nel suo non c’è più il compagno Serandrei fondamentale studio sul regista, ma Ruggero Mastroianni, l’ulti- ha rilevato il distacco e addirittu- ma inquadratura è chiarissima, ra il disinteresse di Visconti per esplicita, eizensteiniana: il saluto “le novità ideologiche e politiche, nazista di Helmut Berger va in so- cioè la profonda revisione dei va- vrimpressione sulle scintille delle lori alla luce delle nuove esigenze acciaierie: l’ideologia hitleriana morali e sociali”, che “parvero ri- che si sovrappone alla produzione manere estranee alla sua sensibi- del capitale. lità, più ancora che ai suoi interes- si”. In altri termini: concepita nel ’67 e uscita nel ’69, La caduta degli dei avrebbe attraversato il fatidico ANCHE anno di mezzo senza che questo aggiungesse linfa dialettica alla GLI DEI poetica del regista. Anzi, a detta di Pasolini, l’antico artista devoto QUALCHE alla giustizia sociale avrebbe pro- dotto un’opera utile ai reazionari VOLTA di tutte le bandiere. Il fatto è che Visconti non è mai RIDONO univoco. L’uomo di sinistra militò sempre, pur senza tessera, nel par- tito di Togliatti, ma il cineasta era La caduta degli dei è un coacer- multiforme e ambiguo, capace di vo di vecchi progetti e di nuove passare dall’affresco neorealista ibridazioni, un saggio engagé sul (Bellissima) al saggio teatrale (Le connubio tra ideologia fascista e notti bianche), dal verismo gram- arroganza capitalista, una variante sciano (La terra trema) al cocktail delle tante autobiografie familiari di Mann & Proust (Morte a Vene- che Visconti sottese nei suoi film, zia). Ne La caduta degli dei i numi e una ricostruzione storica dell’in- tutelari, dichiaratissimi, sono tera parabola nazista lumeggiata ancora Mann, con i Buddenbrook, per sommi capi, dall’incendio del e Shakespeare, con Macbeth, e i Reichstag ai suicidi finali nel bun- due riferimenti erano ancora più ker di Berlino. Dentro le due ore e evidenti nel trattamento origina- mezza del film c’è letteratura, me- rio. Nell’evoluzione del progetto moria nostalgica, impeto socia- entrarono poi altri amori: Dostoe- lista, gusto decadente, autobio- vskij, Musil, Wagner, Freud, Marx, grafismo perverso, melodramma tutta la letteratura storica sul frollato e andato a male. Terzo Reich, in un amalgama non Però forse l’elemento più sor- sempre fluido e convincente ma prendente del film è la forma, ovviamente ricco di stimoli. curiosamente poco analizzata nei Il tono è in fondo esplicito, e a tanti studi sulla pellicola: su sce- tratti, dalla fascinazione per il nografie (di Pasquale Romano), proprio passato di aristocratico, arredi (di Enzo Del Prato) e costu- dai privatissimi rovelli sulla deca- mi (di Piero Tosi e Vera Marzot) denza della propria famiglia, dal assai precisi, lo stile di ripresa non culto di memoria e nostalgie, ri- è quello composto del Gattopardo sorge l’antico compagno di strada o di Morte a Venezia; l’approccio è del Pci, che apre e chiude la pelli- moderno, apparentemente dis- cola con immagini di lavoratori sonante, si nutre molto di primi fra le scintille degli altiforni (le piani, non disdegna zoomate e az- riprese furono girate a Terni, nel- zarda perfino brevi correzioni sul le acciaierie oggi ThyssenKrupp, movimento della panoramica. I cioè proprio gli eredi delle dina- pranzi di casa von Essenbeck sono stie industriali alluse nel film), a allestiti con tutta la cura che l’ag- ricordare anche iconicamente ciò gettivo “viscontiano” può sugge- che il film dice peraltro più volte: rire, i tagli di luce irrorati da Nan- che il nazismo è cresciuto insieme nuzzi e De Santis sono sontuosi, la rewind - anniversari a 50 anni da La caduta degli Dei messa in scena è irrealistica e tea- genere si è visto in Une vie, 2016, di “teatrali” cercati da Visconti, il farsi recitare le proprie battute in trale, e invece il lavoro degli ope- Stéphane Brizé, dramma ottocen- film indubbiamente respira a pie- inglese da un membro del cast e ratori (Nino Cristiani, Giuseppe tesco da Maupassant girato tutto ni polmoni solo nella naturalezza registrarle per impararle con agio Berardini, Mario Cimini) appare macchina a mano). Come a dire: della presa diretta, dove si passa e con la benevolenza di un colle- prosaico e realistico, a volte quasi non crediate che questo sia il pas- (incongruamente) dal doppiag- ga che si sentiva anche investito sciatto e “sbagliato”. È forse una sato, tutto ciò che qui si racconta gio italiano alla colonna sonora di un incarico di “insegnante” (in conseguenza del progetto origi- può continuare, ripetersi, tornare. in lingua tedesca. Soprattutto nei questo caso si trattò di Bogarde). nario, che prevedeva l’inclusione E indubbiamente vengono i brivi- quindici minuti filati di deboscia “Durante la mia sparata a tavola di materiale di repertorio, a petto di a sentire l’SS dire all’imprendi- e massacro della Notte dei lunghi nella Caduta degli dei - raccontava del quale riprese realizzate pla- tore “Siamo vicini alle elezioni. E coltelli, versione corrotta e crimi- Orsini - c’era Nora Ricci seduta cidamente in studio avrebbero dobbiamo vincerle a tutti i costi nosa del ballo gattopardiano. E davanti a me e se ne uscì con una creato un contrasto eccessivo; in se vogliamo che siano le ultime”; anche se il titolo che avrebbe vo- battuta che poi Luchino, diverti- moviola però Visconti si accorse perché pure nei tempi presenti la luto Visconti, il wagneriano Gött- to, si faceva sempre ripetere. Dis- che fiction a colori e documento più distorta delle dittature può erdämmerung, è sempre indicato se, nella sua voce inconfondibile: in bianco e nero avrebbero co- nascere da un’accorta manipola- fra parentesi dopo quello italiano, ‘Come sono carini questi grandi munque prodotto troppo stridore zione del voto democratico. non esiste una versione originale attori stranieri, come sono educa- e ne fece a meno. Ma forse la scel- Quello che semmai oggi nuoce al in lingua tedesca perché i dialoghi ti, poverini, stanno ad ascoltare il ta di filmare in modo meno classi- film è il doppiaggio: anche se si del cast principale avvennero in cinese di Umberto come se fosse co fa anche parte di un approccio tratta di voci sublimi (Luigi Van- un terzo idioma, l’inglese. Umber- inglese’. Luchino si divertì da mo- consapevolmente disturbante, nucchi, Anna Miserocchi, Sergio to Orsini raccontò a Goffredo Fofi rire a questa battuta di Nora. Ogni aggressivo, per portare più vicini Graziani, ), e Franca Faldini dei suoi sforzi per tanto se la faceva ridire, quando allo spettatore, a una sensibilità e la sovrapposizione di dialoghi tener testa in scena ad attori ma- gli piaceva un’arguzia era persino moderna, fatti e ragionamenti in studio su corpi in libero mo- drelingua o che l’inglese lo cono- noioso”. Anche gli dei, qualche ambientati in un’epoca di trenta vimento ha un effetto di strania- scevano comunque meglio di lui, volta, ridono. e passa anni prima (qualcosa del mento non lontano da certi effetti e del suo abituale escamotage –

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SCANNER GEOGRAFIE INTERNET E NUOVI CONSUMI

68 Il mercato dei film 90 Sophia Loren e la magia 100 Italy for Movies, europei fuori dall’Europa di Santo Spirito l’Italia che si gira di Iole Maria Giannattasio, di Oscar Iarussi con un’app Monica Sardelli, di Carmen Diotaiuti Bruno Zambardino

FOCUS HONG KONG COMPLEANNI PRO E CONTRO

77 In cerca di identità 92 Gli 80 anni 102 La solitudine alle porte della Cina di Maurizio Ponzi dei numeri 1 di Stefano Locati di Caterina Taricano di Emanuele Rauco

82 La scena indipendente 94 Il compleanno 104 BIOGRAFIE post-handover: di Marco Bellocchio. documentare il territorio La vocazione per la sfida di Winnie L.M. Yee è sempre “ot-tanta” di Anton Giulio Mancino

CINEMA ESPANSO RICORDI

84 La Formula rossa 96 Mattia Torre di Cronenberg (1972-2019) di Hilary Tiscione Godere della vita di Fabiana Sargentini

86 Ritratti in Polaroid, 97 Ilaria Occhini il lato mistico (1934-2019) della Mostra Una “Gemma” fragile di Carmen Diotaiuti e determinata di Federico Bondi

88 L’apocalisse a Roma di Cristiana Paternò 98 Carlo Delle Piane (1936-2019) Molto più di un caratterista di Steve Della Casa scanner

IL MERCATO DEI FILM EUROPEI FUORI DALL’EUROPA

DI IOLE MARIA GIANNATTASIO, MONICA SARDELLI, BRUNO ZAMBARDINO

Solo un film su 10 prodotti in Europa arriva a varcare i confini del Vecchio Continente e nel 2017 si conta un totale di 671 titoli. L’Italia si posiziona al quinto posto dopo Francia e Gran Bretagna che insieme costituiscono il 52% del totale film esportati fuori dall’Europa, seguono Spagna e Germania. Le misure di sostegno alla circolazione delle opere italiane all’estero sono imperniate su tre strumenti: agevolare le coproduzioni internazionali; aumentare gli interventi sullo sviluppo e creare strumenti ad hoc per promuovere le opere all’estero.

latest - scanner dati e tendenze del mercato audiovisivo a cura di DG Cinema Un recente rapporto dell’Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo dal titolo “The circulation of European films outside Europe. Key figures 2017” fa un’approfondita analisi del mercato dei film europei che cir- colano al di fuori del Vecchio Continente. I mercati extra-europei presi in considerazione sono 12 e spaziano da Nord America, America Latina, Australia-Nuova Zelanda e China-Sud Corea. L’analisi fa riferimento, tra le altre cose, al numero di film europei usciti al cinema nel 2017 nei pa- esi del campione, alle admissions, ovvero il numero di biglietti generati dai film, e ai ricavi al botteghino.

I FILM EUROPEI ESPORTATI FUORI DALL’EUROPA

L’Osservatorio europeo dell’audiovisivo stima in 6.885 i film europei usciti al cinema in tutto il mondo. Di questi, il 48% ha avuto una diffu- sione solo nazionale, mentre il restante 52%, consistente in 3.567 film, è stato esportato. Si tratta della cifra più alta degli ultimi 5 anni. La maggior parte dei film europei del 2017 è uscito in almeno un merca- to europeo (98%) mentre solo il 10% dei film europei ha ottenuto diffu- sione fuori dall’Europa, in linea con quanto accaduto nel quinquennio precedente.

Film europei usciti per regione (2013-2017)

Film usciti 2013 2014 2015 2016 2017 Media 5 anni Nel mondo 4.973 6.261 6.297 6.719 6.855 6.221 Europa 4.826 6.137 6.190 6.583 6.714 6.090 Fuori Europa 566 589 599 650 671 615 Quota Europa 97% 98% 98% 98% 98% 98% Quota fuori Europa 11% 9% 10% 10% 10% 10%

Fonte: Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo/Lumière, Comscore

L’analisi conta dunque 671 film europei usciti al cinema nel 2017 in al- meno uno dei 12 mercati del campione: sebbene in crescita rispetto agli ultimi 5 anni, solo un film su 10 prodotti in Europa arriva a varcare i con- fini del Vecchio Continente.

68/69 Se si considerano solo i film in pri- I film europei usciti fuori dall’Europa, 2013-2017 (stime) ma visione, ovvero che non sono mai usciti al cinema fuori Europa prima del 2017, il numero stimato 650 671 589 599 di film è 435, un dato che indica 615 che il 65% dei film europei usciti 566 fuori dal nostro continente viene visto per la prima volta nel 2017, il restante 35% è stato posticipato o Media riproposto. 5 anni 12% I 671 film europei rappresentano 11% il 19% dell’offerta di film fuori 10% 10% 10% dall’Europa, su un totale di circa 10% 3.500. Questo significa che un film ogni 5 usciti al cinema fuori dall’Europa è europeo. La per- 2013 2014 2015 2016 2017 centuale varia dal 25% dell’Ame- rica Latina all’11% dell’Asia rap- presentata da Cina (5%) e Corea Film europei usciti fuori dall'Europa del Sud (23%). Share film usciti fuori dall'Europa sul totale film europei Se si considerano solo le prime uscite, la percentuale dei film eu- Fonte: Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo/Lumière, Comscore ropei nei paesi extra Europa sale al 21% su un totale di 2.391.

ADMISSIONS

I film europei hanno generato 470 Admissions film europei fuori dall’Europa, 2013-2017 (stime) milioni di admissions totali, per un guadagno stimato che si aggira in- torno ai 3,1 miliardi al box office. 108 Il 79% dei biglietti è stato stac- 97 cato nei mercati europei e anche 90 min 82 82 la maggior parte dei guadagni, il 80 78%, è avvenuta in Europa. Media I 671 film esportati hanno gene- 5 anni rato, invece, cumulativamente, 97 milioni di biglietti nei mercati extra-europei. Questo numero è 20% superiore alla media degli ultimi 5 20% 18% 24% 19% 21% anni e rappresenta il 21% del tota- le admissions dei film europei.

I 97 milioni di biglietti rappre- 2013 2014 2015 2016 2017 sentano solo il 3% del merca- to dei biglietti venduti fuori dall’Europa, che, in termini Admissions film europei usciti fuori dall'Europa (mln) assoluti, vale 3,69 miliardi di bi- glietti. La quota sale al 30% in Share admission mondiali dei film europei generate fuori dall'Europa Europa, dove i biglietti per i film Fonte: Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo/Lumière, Comscore europei sono stati 374 milioni su un totale di 1,25 miliardi.

Grazie ad una crescita del 69% sul 2016 e al declino delle admis- sions dei film europei nel mer- cato nordamericano, nel 2017 la Cina è per la prima volta il primo

latest - scanner dati e tendenze del mercato audiovisivo a cura di DG Cinema paese importatore di film euro- RICAVI AL BOX OFFICE I PAESI DI ORIGINE cazione. Nel 2017 il Regno Unito pei, passando dai 21,2 milioni di ha venduto infatti 31,7 milioni di biglietti del 2016 ai 35,8 milioni Facendo una media dei prezzi Nel 2017 Francia e Regno si con- biglietti fuori dall’Europa e si po- del 2017 e rappresentando il 37% locali di vendita, l’Osservatorio fermano al primo posto in termini siziona di poco dietro alla Francia, delle admissions dei film euro- Europeo dell’Audiovisivo stima di uscita di film fuori dall’Euro- con 31,8 milioni. Segue a distanza pei fuori dall’Europa. Il declino che i film europei hanno generato pa. La Francia guida la classifica la Spagna, le cui produzioni han- delle admissions nel Nord Ame- ricavi al botteghino per 528 mi- dei primi rilasci con 147 film su no generato 12,1 milioni di bigliet- rica si traduce in 27,1 milioni di lioni di euro fuori dall’Europa. In un totale di 201 film usciti in uno ti (13%), la Russia (5,1 milioni), la biglietti, con una quota del 28%, percentuale, il 18% dei guadagni dei 12 paesi campione. Segue il Germania (4,5 milioni), il Belgio e sebbene, a causa del costo più dei film europei è stato ottenu- Regno Unito con 103 primi rilasci la Polonia (3,4 milioni ciascuno). alto dei biglietti, il mercato ri- to fuori dall’Europa. In testa tra i su un totale di 147 film esportati. L’Italia si posiziona nona dopo manga il più grosso in termini di paesi importatori di film europei Entrambi contano, cumulativa- Francia, Gran Bretagna, Spagna, ricavi al box office, contando per troviamo il Nord America, a causa mente, per il 52% del totale film Russia, Germania, Belgio, Polo- il 41% del totale. di un costo dei biglietti più alto. esportati fuori dall’Europa. nia e Irlanda, tutte con admissions La stima dei ricavi è di 216 milio- superiori al milione. Il nostro pa- Ragionando in termini di titoli, ni di euro, ovvero il 41% del totale Al terzo posto si piazza la Spagna, ese ha infatti totalizzato 874.628 quelli che generano un numero si- ricavi extra-europei. Crescono che ha totalizzato 47 primi rilasci admissions (l’1% del totale) di cui gnificativo di biglietti staccati fuo- Cina e Corea del Sud, che contano su un totale di 61 film. Seguono 862.233 relative a film di prima ri dall’Europa sono pochi. 63 film per il 36%, corrispondente a 192 Germania con 36 primi rilasci su uscita. La percentuale di admis- su un totale di 671 film europei milioni, l’America Latina ha fatto 45 e Italia con 34 primi rilasci su sions italiane fuori dall’Europa distribuiti fuori Europa raccolgo- guadagnare ai film europei 68 mi- un totale di 43 film. L’Italia, dun- rispetto al totale è di appena il no il 90% delle admissions fuori lioni, Australia e Nuova Zelanda que, si posiziona al quinto posto 4%, contro il 13% di film italiani dal vecchio continente: in pratica seguono a distanza, totalizzando dopo Francia, Gran Bretagna, ammessi in altri paesi europei 9 biglietti su 10 tra quelli staccati insieme 52 milioni di euro. Spagna e Germania, con una per- e il restante 82% con diffusione fuori dall’Europa fanno riferi- centuale del 6% sul totale di 671 solo nazionale. Il dato è piuttosto mento solo a 63 film europei, che, film europei. significativo se si pensa che il pa- cumulativamente, hanno vendu- ese con la percentuale più alta di to 86,9 milioni di biglietti. 8 film su I due paesi dominano anche il admissions in Europa è il Regno 10 (81%) hanno venduto meno di mercato dell’esportazione dei Unito, con il 44% ma che ben tre 50.000 biglietti fuori dall’Europa film europei, totalizzando, assie- paesi (oltre a Gran Bretagna an- mentre il 30% ne ha venduti meno me, il 66% delle admissions totali che Belgio e Spagna) hanno gene- di un migliaio. 5 film (due in più di film europei che finiscono fuori rato più di un terzo delle proprie del 2016) hanno venduto più di 5 dal continente sebbene si intrave- admissions al cinema proprio fuori milioni di biglietti. dano moderati segni di diversifi- dall’Europa.

Ricavi al box office per area geografica, 2017 (€ e %) Quota admissions film italiani, 2017 (%)

10% 4% 13% 13%

528 41% 874.628 milioni di euro admissions

36% 82%

41% Usa e Canada € 216 milioni 82% Diffusione solo nazionale 36% Cina e Sud Corea €192 milioni 13% Diffusione europea 13% America Latina €68 milioni 4% Diffusione extra-europea 10% Australia e Nuova Zelanda €52 milioni

Elaborazioni su dati Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo/Lumière, Comscore Elaborazioni su dati Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo/Lumière, Comscore

70/71 Film italiani usciti nei 12 paesi extra-europei, 2017

Brasile 14

Argentina 12

USA 10

Australia 9

Messico 4

Colombia 4

Sud Corea 3

Cile 3

Venezuela 2

Canada 2

N. Zelanda 1

Cina 0

Elaborazioni su dati Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo/Lumière, Comscore

Nella classifica dei film che han- di Paolo Genovese, uscito in 3 no staccato più biglietti bisogna paesi, 188.344 admissions di cui scendere in trentatreesima po- 107.184 in America Latina e 81.160 sizione per trovare un film che in Australia/Nuova Zelanda. abbia l’Italia come paese di ori- Il paese tra i 12 del campione in gine: si tratta di Chiamami col tuo cui sono usciti più film italiani è nome, di Luca Guadagnino, co- il Brasile, con 14 film, seguito da prodotto assieme alla Francia nel Argentina e Stati Uniti. In Brasile 2017, uscito in 4 mercati, 455.607 l’Italia è quarta tra i paesi europei admissions fuori dall’Europa, che esportano più film dopo Fran- la maggior parte (439.186) nel cia, Regno Unito e Germania con Nord America, il resto (16.421) una percentuale dell’8% sul totale in Australia e Nuova Zelanda. Al film europei usciti nel paese e del sessantacinquesimo posto un 2% sul totale film usciti. film del 2016, Perfetti sconosciuti,

latest - scanner dati e tendenze del mercato audiovisivo a cura di DG Cinema Gli Stati Uniti sono il primo pa- europeo per admissions e ricavi in ese importatore di film italiani USA, dopo Regno Unito, Francia, sia per quanto riguarda i biglietti Spagna, Germania e Polonia. In venduti che per ricavi al box of- termini percentuali, i biglietti per fice. I biglietti venduti sono stati film italiani rappresentano il 2% 436.976, il triplo di quelli venduti del totale biglietti europei e l’1% del secondo classificato, ovvero del totale biglietti staccati al ci- il Brasile. L’Italia è il sesto paese nema negli States.

Admissions film italiani nei 12 paesi extra-europei, 2017

USA 436.976

Argentina 146.519

Australia 106.570

Brasile 50.812

Messico 40.122

Canada 28.022

Colombia 26.108

Cile 21.779

Sud Corea 9.107

Venezuela 7.463

N. Zelanda 1.150

Cina 0

Fonte: Elaborazioni su dati Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo

72/73 I film italiani hanno guadagnato, negli Stati Uniti, poco più di 3,4 milioni di euro, il triplo rispetto ai ricavi ottenuti in Australia. In termini percen- tuali i ricavi dei film italiani rappresentano il 2% del totale ricavi di film europei fuori dall’Europa.

Ricavi al box office dei film italiani nei 12 paesi extra-europei, 2017 (€)

USA 3.449.577

Australia 1.029.196

Argentina 769.257

Canada 221.218

Brasile 211.862

Cile 95.763

Messico 89.847

Colombia 68.192

Sud Corea 57.477

Venezuela 26.470

N. Zelanda 8.787

Cina 0

Fonte: Elaborazioni su dati Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo

latest - scanner dati e tendenze del mercato audiovisivo a cura di DG Cinema LE MISURE ITALIANE PER FAVORIRE Guardando a est, la Cina emerge Inoltre, unendo i due obiettivi, os- LA CIRCOLAZIONE INTERNAZIONALE dal rapporto dell’Osservatorio sia l’impegno nello sviluppo e le DELLE OPERE NAZIONALI come un mercato chiave e l’Italia partnership internazionali, sono ha attivato da anni un progetto di stati creati dei fondi che sosten- L’analisi dell’Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo, rimarcando le collaborazione in cui sono coin- gono i produttori nel partecipare potenzialità ancora non pianamente sfruttate dalla produzione italia- volti anche il Ministero degli affari ai più prestigiosi laboratori e wor- na, conferma la necessità di misure di sostegno alla circolazione delle esteri e della cooperazione inter- kshop dove essi possono avvalersi opere nazionali all’estero. nazionale, l’ANICA, l’Istituto per di assistenza professionale di alto La legge 220/2016 ha fortemente incrementato l’investimento sull’in- il commercio estero e l’Istituto livello per far maturare i progetti ternazionalizzazione del settore per far crescere l’industria, renderla Luce Cinecittà. sia sul piano artistico sia sul piano competitiva sul mercato globale e capace di rappresentare il pluralismo produttivo. di voci e di storie che la cultura italiana custodisce e coltiva. Se il sostegno alla coproduzione è evidentemente la prima e la più L’altro cruciale tassello, una volta In particolare le azioni si sono imperniate su tre strumenti: scontata delle azioni per promuo- realizzate opere attraenti per ter- vere la circolazione delle opere ritori diversi, è quello di facilitare 1. agevolare le coproduzioni internazionali; all’estero, questa da sola non ba- l’accesso in tali aree. A questo sco- 2. aumentare gli interventi sullo sviluppo; sta a garantire la capacità di attrat- po sono stati istituiti i fondi per 3. creare strumenti ad hoc per promuovere le opere all’estero. tività sui pubblici internazionali. l’internazionalizzazione che aiu- Un altro decisivo strumento è tano a portare i progetti ai princi- È noto che le opere in coproduzione hanno una marcia in più sul merca- quindi l’investimento sullo svi- pali festival e mercati internazio- to internazionale anche al di fuori dei paesi d’origine. L’Italia è uno dei luppo. La fase dello sviluppo è nali e garantiscono contributi ai paesi europei ad alta capacità produttiva. Ogni anno il numero di lun- essenziale a garantire la qualità fi- distributori italiani e ai venditori gometraggi cinematografici prodotti aumenta. Nel 2018 si è arrivati alla nale dell’opera, per l’opportunità esteri che diffondono i film italia- cifra record di 273 film. Eppure, in proporzione, il numero di coprodu- di sperimentare linguaggi e gene- ni su altri mercati. zioni è ancora troppo basso, anche se si registra finalmente una crescita ri, cimentandosi in linee creative nei valori assoluti. diverse e innovative. Attraverso È evidente che le azioni per agevo- Nel 2018, sui 273 film prodotti, 26 sono coproduzioni maggioritarie, 1 questa ricerca l’industria accre- lare la circolazione delle opere ita- paritaria e 13 minoritarie, ossia meno del 15% della produzione com- sce la propria capacità di offrire liane all’estero devono combinare plessiva di film. una varietà di prodotto che possa strumenti diversi che sciolgano D’altro canto, analizzando i dati sulla circolazione internazionale del intercettare i bisogni culturali di le eventuali strozzature presen- quinquennio 2014-2018, si nota che su 38 film italiani venduti in almeno tutte le fasce di spettatori nazio- ti nelle varie fasi del ciclo di vita 10 paesi, 31 sono coproduzioni, ossia oltre l’80%. E più il numero di pa- nali e internazionali. dell’opera in maniera sinergica e esi raggiunti aumenta, più il tasso di coproduzioni sale fino a diventare siano guidate da una visione pro- il 100%. Con questo in mente, è stato at- spettica di ampio raggio. È evidente quindi che il provvedimento più lungimirante da attuare è fa- tivato un aiuto selettivo dedicato cilitare questo tipo di assetto produttivo che naturalmente gode di mag- alla scrittura ed erogato diretta- giori opportunità e attrattività al di fuori dei nostri confini. Nel nuovo mente agli sceneggiatori. È un sistema di aiuti statali che da due anni sostiene la produzione italiana, è aiuto per gli autori che ancora stato messo in pratica questo obiettivo con una moltitudine di misure, non hanno un produttore e che le quali, oltre a dare vantaggi economici, favoriscono la realizzazione di grazie a questo sostegno possono opere che per loro natura presentano sfide più grandi di quelle pura- mettere a punto autonomamente mente nazionali. un progetto creativo da proporre Il fondo statale per l’audiovisivo ha un budget annuale di almeno 400 a chi sarà poi in grado di portarlo milioni di euro. Un’ampia porzione di questa dotazione è destinata alla sullo schermo. produzione e, in tutti gli schemi di aiuto, sono previsti vantaggi, facilita- Ma anche i produttori stessi pos- zioni e bonus per le coproduzioni alle quali è anche dedicato un fondo sono avvalersi di una linea di so- ad hoc per le minoritarie, diversi fondi bilaterali destinati al co-sviluppo stegno dedicata allo sviluppo e e due nuovi fondi bilaterali per la coproduzione, uno con la Francia già pre-produzione, congegnata per in vigore, e uno col Brasile di prossima apertura. le società alle prese con le pri- me cruciali fasi di lavorazione di Sempre in favore delle coproduzioni e della collaborazione con paesi nuovi progetti. extra-europei, strategica è stata l’entrata dell’Italia in Ibermedia, il fon- Questi fondi per lo sviluppo, pe- do che sostiene le coproduzioni ibero-americane. L’Italia è il primo pae- raltro, non impongono condizio- se non di lingua spagnola o portoghese ad avere accesso a questo fondo, ni riguardo alla effettiva realizza- grazie alla vicinanza culturale e storica ai paesi dell’America latina dove zione dell’opera, ma puntano a per altro la presenza di cittadini di origine italiana è considerevole. incoraggiare i filmmaker indipen- denti nell’esplorazione di raccon- ti originali adatti ai vari formati e generi che gli spettatori di tutto il mondo, sempre più raffinati nel loro gusto, cercano.

74/75 中華人民共和國香港特別行政區, Regione ad amministrazione speciale Regione adamministrazione speciale della Repubblica Popolare Cinese mandarino/cantonese einglese Carrie Lam(dal2017) CHIEF EXECUTIVE NOME UFFICIALE LINGUA

FOCUS HONG KONG 6.777 persone per km per 6.777 persone dollaro diHong Kong POPOLAZIONE 7.482.500 circa SUPERFICIE CAPITALE Hong Kong DENSITÀ 1.108 km VALUTA 2 2 IN CERCA DI IDENTITÀ ALLE PORTE DELLA CINA DI STEFANO LOCATI

di Wong Kar-wai e Stanley Kwan nei ‘90, l’industria cinematografi- Negli ultimi decenni del XX se- ca di Hong Kong è stata in grado colo, Hong Kong è stato una di creare, talvolta persino incon- delle più stupefacenti fucine sapevolmente, un’estetica e un dell’immaginario popolare a li- linguaggio inconfondibili e unici, vello mondiale. Il cinema – in negli anni successivi ripresi (o ba- particolare quello di genere – ha nalmente copiati) in tutto il mon- trasformato gli spazi formicolanti do – in primo luogo a Hollywood. di umanità della città-stato in un crogiolo di miti. Dai film di cava- lieri erranti di King Hu negli Anni ‘60 agli scontri marziali di Bruce Lee negli Anni ‘70, dai sanguinosi balletti con pistole di John Woo negli Anni ‘80 alle complicate geometrie sentimentali dei film

76/77 accezione semantica dei due ter- un post-colonialismo atipico, o mini rivela la distanza tra i punti “post-colonialismo liminale”, di vista: un allontanamento o un come lo ha chiamato John Nguyet avvicinamento, a seconda della Erni, in cui è negata l’indipen- sponda da cui si osserva il feno- denza, e questo si riflette natural- meno. In entrambi i casi Hong mente anche sul tipo di cinema Kong è guardata dall’esterno. La prodotto. Dopo il 1997 i film locali data della riconsegna/ritorno era sono dilaniati da diversi istinti, si conosciuta almeno fin dal 1984, muovono in diverse direzioni che quando Margaret Thatcher e l’al- ne trasformano profondamente lora premier cinese Zhao Ziyang la natura – tanto che si è sempre si trovarono a un tavolo (a cui non più spesso parlato della morte del erano presenti rappresentanti cinema di Hong Kong, per come hongkonghesi) per firmare lo sto- inteso tradizionalmente. rico accordo che prevedeva la gra- duale normalizzazione del territo- In questo processo di mutazione, rio. Da allora il 1997 ha cominciato diminuisce drasticamente il nu- a rappresentare uno spartiacque mero di film prodotti, di conse- psicologico anche per l’industria guenza frammentandosi la forza cinematografica. Si possono così del cinema medio, che si livella distinguere due momenti per il verso il basso, anche per la perdi- cinema di Hong Kong, uno ante- ta di appeal sui Paesi circostanti cedente e uno successivo al 1997. come Taiwan e Malesia, un tem- po grandi importatori di pellicole Nel descrivere il prima, Ackbar hongkonghesi e ora impegnati nel Abbas ha parlato di déjà disparu, tentativo di rilancio delle proprie ovvero di un cinema-in-vista-del- cinematografie nazionali. Qual- la-fine che rincorreva qualcosa che anno fa, insieme a Emanue- in realtà di “già scomparso”. Nel le Sacchi, abbiamo ragionato su momento in cui il cinema inizia a questo scenario inedito, raggrup- Il cinema di Hong Kong di questi Questo sistema produttivo iper- diventare consapevole dei propri pando gli sviluppi del “nuovo” anni evoca un’idea di scanzonata trofico è arrivato a sfornare cen- mezzi e della propria specificità, cinema di Hong Kong in tre dire- anarchia in cui le uniche rego- tinaia di pellicole all’anno, spesso deve arrendersi all’idea di non zioni complementari. le sono la sorpresa costante e in attivo ancora prima di essere esserci più, perché il ritorno alla La prima direzione riguarda le la sovversione delle aspettative distribuite nelle sale, grazie alla Cina significherà una metamorfo- grandi produzioni, con budget dello spettatore. I film sono ani- vendita dei diritti nei Paesi della si dai toni apocalittici e definitivi consistenti, sempre più orienta- mati da un ricorrente gruppo di diaspora cinese, da Taiwan alla (secondo la visione corrente). Il te verso il mercato continentale attori, volti sempre più noti che Malesia, fino alle Chinatown dis- cinema degli Anni ’80 e ‘90 è per- cinese. Il prototipo di questo svi- si trasformano in icone: le smor- seminate in ogni dove. Un terri- vaso così dal fantasma dell’han- luppo è il successo internaziona- fie gommose di Stephen Chow, le torio infinitesimale è arrivato a dover: gli eccessi bulimici, sia a le del ricercato e pretenzioso film pistole fumanti di Chow Yun-fat, essere la terza industria cinema- livello produttivo che narrativo, storico Hero (2002), diretto dal le contorsioni tra kung-fu e slap- tografica dopo Stati Uniti e India. sono un effetto emergente di que- regista cinese Zhang Yimou, ma stick di Jackie Chan, i voli in rotta Si tratta però di un sistema desti- sta fantasmagoria. L’ossessione di costellato di star hongkonghesi con qualsiasi legge fisica di Jet nato all’implosione, con una data Takeshi Kaneshiro per le scatolet- e co-prodotto a Hong Kong. Le Li e Michelle Yeoh, le struggenti di scadenza ineludibile: il 1997 è te di ananas scadute in Hong Kong pellicole successive si adegua- emozioni evocate da Anita Mui il limite del passaggio da colonia Express di Wong Kar-wai (1994) no al modello produttivo e alle e Leslie Cheung, il carisma sgua- britannica a regione speciale del- può essere letta anche così: rin- tensioni censorie proprie della iato di Sandra Ng – sono solo gli la Repubblica Popolare Cinese, corriamo perennemente ciò che Repubblica Popolare, in special esempi più immediati di un’in- secondo la formula “una nazio- non c’è, animati dall’idea illusoria modo da dopo il 2004, quando dustria incontenibile, che ha co- ne, due sistemi” (yiguo liangzhi) di poterlo raggiungere. vengono firmati gli accordi bila- niugato impunemente quantità voluta da Deng Xiaoping. In que- terali CEPA (Closer Economic e qualità media. In questo con- sto modo la città e i territori cir- Nel descrivere il dopo, invece, Vi- Partnership Arrangement). Gli testo, i generi cinematografici si costanti dovrebbero mantenere vian Lee ha parlato di “immagina- accordi facilitano le co-produ- confondono e intersecano, uno l’alterità rispetto alla madrepatria, zione post-nostalgica”, intenden- zioni e quindi consentono di stesso film può passare dalla almeno fino al fatidico 2046. do un cinema rivolto all’indietro considerare i film hongkonghesi comicità alla tragedia nel giro di che rimpiange un costrutto in re- come autoctoni, in grado di esse- un’inquadratura, i movimenti di Per definire il 1997 e la fine del altà mai realmente compiuto, che re liberamente distribuiti su tutto macchina più studiati possono periodo coloniale, sono state uti- ricostruisce e mette in scena una il territorio cinese. Con il mec- convivere con ingenuità sperico- lizzate due parole contrastanti: in nozione di Hong Kong mai espli- canismo delle co-produzioni il late sul piano narrativo, il tutto inglese handover (ovvero “cessio- catasi. Sospesa tra la pressione co- cinema di Hong Kong guadagna raccordato da colonne sonore ne”, “consegna”), in cinese huigui loniale inglese e la forte ingerenza l’accesso diretto al più vasto mer- melense di cantopop. (ovvero “ritorno”). La differente cinese, Hong Kong sperimenta cato nazionale del mondo, in ter-

latest - focus Hong Kong mini di potenziali spettatori, in La seconda direzione è quella lare Gippone, Thailandia e Corea rimanendo importante solo come un momento storico tra l’altro in della co-produzioni panasiati- del Sud. Nascono così l’omnibus hub di conoscenze. Oggi è fonda- cui le maestranze di Hong Kong che. Da polo finanziario della re- horror Three (Peter Chan, Nonzee mentale ad esempio il ruolo di sono considerate fondamentali gione, Hong Kong ha cercato di Nimibutr, Kim Jee-woon, 2002) networking di HAF (Hong Kong anche per la rinascita e il rilancio mantenere una centralità negli e il suo seguito Three: Extremes Asian Film Financing Forum), del cinema cinese – come Hero interscambi interasiatici anche (Fruit Chan, Miike Takashi, Park attivo dal 2000 e che da allora, in aveva reso evidente. Se da un lato dal punto di vista cinematografi- Chan-wook, 2004), oltre a suc- concomitanza con l’Hong Kong questo amplia le possibilità e lo co. In questa direzione si è speso cessi internazionali come la saga International Film Festival, riuni- scopo dei film, dall’altro snatura in special modo il regista-pro- horror di The Eye (Danny e Oxide sce i maggiori produttori dell’area la specificità hongkonghese. duttore Peter Chan, che nel 2000 Pang, 2002). Ci sono stati altri per trovare finanziamenti e facili- Oggi, a oltre vent’anni dall’hando- fonda Applause Pictures con il tentativi, come lo storico-filosofi- tare co-produzioni. ver e a quindici da CEPA, è sempre preciso intento di produrre un co A Battle of Wits (Jacob Cheung, Infine, la terza direzione è quella più difficile distinguere tra i cine- cinema asiatico che coinvolga 2006), che vede la partecipazione di un cinema sempre più aper- ma dei due blocchi sinofoni. Da fondi, maestranze e idee non di Cina, Corea e Giappone, ma tamente locale, in cui a budget imprenditori accorti, ad esempio, solo dal mondo sinofono, ma da con il passare degli anni Hong striminziti corrisponde un’at- sia il comico Stephen Chow che il tutta l’Asia orientale, in partico- Kong perde attrattiva e terreno, tenzione prima impensabile per funambolo ormai maturo Jackie Chan hanno trasferito le loro basi operative in Cina, producendo film pantagruelici per le masse. La commedia fantastica in costu- me Journey to the West: Conquering the Demons (2013) e il suo seguito Journey to the West: Demon Chapter (2017), o la favola ecologista The Mermaid (2016), ricostruiscono la comicità stralunata e nonsense di Chow per un pubblico diverso. Le ultime fatiche attoriali di Chan a produzione cinese, da Dragon Blade (2015), Skiptrace (2016) e Bleeding Steel (2017) al più recen- te The Knight of Shadows: Between Yin and Yang (2019) lo riposizio- nano come saltimbanco rassicu- rante e carismatico che ha tirato il freno a mano. Rispetto all’inizio del nuovo millennio, quando ad esempio la sontuosa trilogia noir di Infernal Affairs (2002-2003) diretta da Andrew Lau e Alan Mak trovava difficoltà con la censura – tanto che per il primo film si è do- vuto girare due finali diversi, uno internazionale e uno per il mer- cato cinese – è cambiato tutto: c’è stata una saldatura completa tra blockbuster di Hong Kong e cine- si; questi ultimi escono rafforzati e ringiovaniti dal confronto con tecnici e idee dell’ex colonia. Ven- gono prodotti decisamente meno film, ma con una grandeur prima impensabile. Tra i più grandi in- cassi del mercato cinese nel 2018 figurano ad esempio film come l’action guerresco Operation Red Sea di Dante Lam e il sornione-in- vestigativo Project Gutenberg di Felix Chong, che sono appunto l’evoluzione di questo percorso di innesti reciproci.

78/79 il contesto sociale, economico Kong, che continuano a produrre suo parallelo tra famelica libera- e culturale dell’anomala Hong piccoli film incentrati sui proble- zione sessuale e situazione locale. Kong. La presa di coscienza da mi quotidiani e sulla prospettiva Questa terza strada è quella che parte di Hong Kong e del suo ci- locale. Ann Hui, storica regista conserva il sapore dei film di nema della propria identità non della new wave hongkonghese di Hong Kong di un tempo, ma in un è un effetto immediato dell’han- fine Anni ‘60, dirige alcuni dei più contesto completamente mutato. dover: matura a partire dal 2003, spietati e al contempo amorevoli Il florilegio di generi proprio del a sei anni di distanza, dopo un ritratti delle zone più proletarie passato – dal mèlo all’action, dal iniziale spaesamento. A portarla e dismesse della città in The Way noir alla commedia, fino all’hor- allo scoperto è il malgoverno di We Are (2008), Night and Fog ror e alle arti marziali – cambia Tung Chee-hwa, chief executive (2009) e nel toccante A Simple di baricentro e si fa più intimo e della regione ad amministrazione Life (2011). Herman Yau, paladi- riflessivo. Il che non vuol dire, speciale, incapace di arginare la no di un cinema di genere a basso nonostante le produzioni meno crisi economica, colto imprepa- budget capace di confrontarsi con elaborate, che manchino grandi rato dall’epidemia di SARS (Seve- le grandi produzioni, alterna mi- successi. L’esempio più sconcer- re Acute Respiratory Sindrome) cro-blockbuster a film più intimi tante, anche e soprattutto per- diffusasi tra febbraio e maggio come Cocktail (2006), Whispers ché scopertamente e fieramente del 2003 e inizialmente sminuita, and Moans (2007) e Sara (2015), politico, è l’omnibus Ten Years se non occultata, dalle autorità, e che ritraggono amorevoli perden- (2015), diretto da un quartetto di soprattutto sfiancato dal dibatti- ti da una prospettiva stradaiola, giovani semi-esordienti. Lo spun- to intorno al prospettato Articolo colmi di riferimenti locali. Anche to è quasi banale: le diverse storie 23, che si sarebbe dovuto appro- le commedie, orfane di Stephen immaginano come potrebbe esse- vare a breve e che di fatto avreb- Chow, ripiegano su una comicità re Hong Kong tra dieci anni. Ma il be introdotto nel territorio ad sguaiata, sbruffona e sovente ir- particolare momento storico e la amministrazione speciale regole riverente, radicata nel territorio e cura con cui è confezionato tra- repressive per i reati di pensiero. difficilmente esportabile – dal ta- sformano il film in un incredibile Proprio l’ipotesi di questo cam- glio nostalgico di Golden Chicken caso mediatico, fondato sul pas- bio legislativo viene contrastata (Samson Chiu, 2002) alle intem- saparola, tanto da spingerlo con- il 1° luglio 2003 da una manife- peranze verbali dei film più sboc- tro ogni previsione alle premia- stazione di proporzioni oceani- cati di Pang Ho-cheung, come zioni di gala degli Hong Kong Film che, raramente vista nel periodo Vulgaria (2012). Awards – con annesso incidente coloniale. Gli abitanti di Hong diplomatico con la Cina, che sce- Kong sono spinti a mettere in di- Il regista-autore che più di tutti glie di oscurare la diretta televisi- scussione la mentalità pragmati- probabilmente si fa carico di te- va in caso il film riceva dei premi. co-quotidiana adottata durante il nere viva l’hongkonghesità è in Ten Years dà anche il via a un pro- dominio inglese: molti iniziano a ogni caso Fruit Chan. Fin dal fol- getto internazionale che si diffon- interessarsi del destino della pro- gorante Made in Hong Kong (1997), de in tutta l’Asia, con l’uscita nel pria città – e di conseguenza alla recentemente restaurato in 4K, 2018 di altre tre installazioni – Ten loro identità ibrida. tutto il suo cinema è una riela- Years Taiwan, Ten Years Japan e È solo il primo passo di una lotta borazione delle contraddizioni, Ten Years Thailand. Nonostante estenuante, dagli obiettivi flui- aspirazioni, bassezze e slanci della si tratti di film prodotti con la me- di, in divenire, che si ripropone città e dei suoi abitanti. Ai ritratti desima cura, e vi si trovino alcuni invariata prima nel 2014, con le agrodolci dei vicoli e degli intar- cortometraggi rigorosi, manca proteste del cosiddetto Umbrella si del caso presenti in Durian, l’urgenza che ha reso l’originale Movement, per la caratteristica Durian (2000) e Little Cheung significativo e indispensabile. presenza di ombrelli durante le (2000) si aggiunge un tono sem- manifestazioni a protezione dai pre più grottesco in Hollywood A tenere alto l’onore del cinema di gas lacrimogeni, e poi più di re- Hong Kong (2001), fino all’esplo- Hong Kong in un momento tanto cente nel 2019, con la dramma- sione di allegorie politiche nei più complesso sono soprattutto le tica escalation in opposizione recenti e incendiari The Midnight nuove leve. Se a cavallo del nuo- a una proposta legislativa che After (2014) e Three Husbands vo millennio il destino dell’indu- avrebbe permesso l’estradizione (2018). The Midnight After unisce stria locale, da un punto di vista degli indiziati su suolo cinese. i destini dei passeggeri di un mi- qualitativo, era sostanzialmente Tale progressivo cambiamento di nibus notturno grazie a una svolta nelle mani di Johnnie To e Wai mentalità influenza la percezione fantascientifico-apocalittica, con Ka-fai – le due menti dietro alla del cinema. Rimangono alcuni David Bowie come collante. Three casa di produzione Milkyway, che registi, fortemente legati alla pe- Husbands è una gioiosa allegoria ha sfornato alcuni dei noir più culiare realtà cantonese di Hong sessuale, sfrontata e diretta, che roventi e formalmente innovativi nonostante qualche dettaglio le- degli ultimi decenni, da Too Many zioso di troppo, ha senso nel pre- sente clima di attesa e repressione che si respira nel quotidiano, col

latest - focus Hong Kong Ways to Be Number One (1997) a A poi procedendo a fasi alterne, tra post-adolescenziali di Jody Luk tari, si è poi cimentata nel mini- Hero Never Dies (1998), da The Mis- il raggelante Revenge: A Love Story con Lazy Hazy Crazy (2015). Mak male Big Blue Lake (2011), salvo sion (1999) a Election (2005) – oggi (2010) e lo scoppiettante Let’s Go Yan Yan ha invece esordito con approdare nell’arena commer- il testimone è passato a un pugno (2011). Un’altra storia di scalata l’etereo Ge Ge (2001), ma si è are- ciale con la favola di educazione di registi che ha iniziato dopo al successo, questa volta però in- nata per il momento sul ritratto sessuale non troppo riuscita The l’handover e nel nuovo millennio. terna al sistema hongkonghese, è intricato e nostalgico di Merry Go Lady Improper (2019). Non sono un movimento, né una quella di Adam Wong: da un film Round (2010, co-regia di Clement nuova onda, lavorano isolati, in che tratteggia con candore la sco- Cheng), mentre Heiward Mak ha Il cinema di Hong Kong ha attra- mezzo a continue difficoltà, ma perta dell’omosessualità, When all’attivo l’esordio al fulmicotone versato una grande fase di ristrut- stanno faticosamente costruendo Beckham Met Owen (2004), arriva High Noon (2008), cui sono segui- turazione. L’ammaliante abbrac- un contesto condiviso. a sfondare con un film sulla dan- ti i purtroppo meno convincenti cio della Cina ha ormai inglobato Innanzitutto, ci sono i due ex za, The Way We Dance (2013), che Ex (2010) e Diva (2012). L’indi- il cinema commerciale e di genere enfant terrible del cinema hon- attrae numerosi spettatori locali pendente Jessey Tsang, infine, con aspirazioni popolari, in per- gkonghese, Soi Cheang e Pang grazie al passaparola. Oltre agli che ha esordito con una serie di corsi che stanno creando nuove Ho-cheung. Il primo è passato dai autori di Ten Years (Jevons Au ha percorsi transmediali documen- ibridazioni, mentre il sogno pana- perturbanti horror degli esordi a ad esempio co-diretto anche l’in- siatico rivive solo sporadicamen- un film nichilista sulla disumaniz- teressante omaggio noir Trivisa, te, in pochi selezionati progetti. zazione della violenza come Dog del 2016), ci sono poi registi per A resistere è un inedito cinema Bite Dog (2006), per approdare cui è ancora presto dire che siano locale sempre più efficace nel de- alle co-produzioni cinesi in gran- autori, ma che hanno realizzato scrivere la quotidianità schizofre- de stile con la trilogia fantastica di alcuni film promettenti, come nel nica degli hongkonghesi, con un The Monkey King (2014-2018), di caso di Mad World (Wong Chun, taglio amaro e nostalgico. cui si salva solo il secondo episo- 2016) e Still Human (Chan Siu- dio, un divertissement fracassone ken, 2018), che affrontano la disa- e al contempo empatico verso i bilità da prospettive diverse. personaggi. Pang Ho-cheung flirta sempre con le commedie giova- Tante anche le registe che si sono nilistiche, dai primi passi con gli fatte notare negli ultimi anni. Dal sferzanti You Shoot, I Shoot (2001) calibrato e toccante esordio di e AV (2005) al recente, più affan- Flora Lau con Bends (2013), al ci- nato, Missbehavior (2019), anche se nema misterico di Rita Hui (Dead poi si è affermato grazie alla trilogia Slowly, del 2009, e Keening Wo- sentimentale iniziata con Love in a man, del 2013), fino alla stralunata Puff (2010) e ha raggiunto la ma- commedia sentimentale di Kea- turità con l’horror sullo sviluppo ren Pang 29+1 (2017) e agli spleen urbano Dream Home (2010). La ricerca formale del misogino e ac- cattivante Exodus (2007) rimane però a oggi insuperata.

Dopo di loro, hanno esordito molti altri registi promettenti, che purtroppo non hanno più il supporto di un sistema produtti- vo sano e solido e quindi possono girare con meno frequenza e con meno libertà. Derek Kwok ha ini- ziato con dei noir intimisti come The Pye-Dog (2007) e The Moss (2008), per proseguire con una irresistibile commedia nostalgica sulle arti marziali come Gallan- ts (2010, co-regia con Clement Cheng), mentre ora è passato a fanta-blockbuster con dispiego di effetti speciali come Wu Kong (2017), che nonostante tutti i di- fetti ha uno dei finali più destabi- lizzanti e antisistema degli ultimi anni. Wong Ching-po, dal canto suo, si è espresso al meglio nei noir Jiang Hu (2004) e Ah Sou (2005),

80/81 LA SCENA INDIPENDENTE POST-HANDOVER: DOCUMENTARE IL TERRITORIO

di WINNIE L.M. YEE (University of Hong Kong)

Il cinema indipendente di Hong Kong ha avuto i suoi alti e bassi. Filo diretto da Hong Kong Gli studiosi hanno approfondito la relazione tra la crescita dell’in- Il punto di vista critico. dustria cinematografica e gli spa- zi al di fuori dall’industria in cui sedimentano i film indipendenti. In un’intervista con Esther M.K. Cheung, il regista indipendente veterano Yuan Hu argomenta: “Il declino dell’industria cinemato- grafica di Hong Kong a metà Anni ‘90 ha significato anche la crescita di altre forme di cinema a Hong Kong”. Il cinema indipendente sembra rafforzarsi quando diven- ta necessario rispondere in modo diretto a sommovimenti sociali o storici. In effetti la fioritura del cinema indipendente di Hong Kong è avvenuta nell’era pre-1997, quando lo stress sociale e politico ha stimolato giovani filmmaker ad appropriarsi di nuovi mezzi per promuovere un nuovo discorso sul futuro di Hong Kong. Anche il supporto istituzionale ha aiutato a stimolare il loro successo: l’Hong Kong Arts Development Council ha giocato un ruolo importan- te nel finanziare progetti di film fin dalla metà degli Anni ‘90. Ma come nota Sebastian Veg, la scena indipendente ha tratto profitto anche da “festival, critici, collet- tivi di cooperazione e distributori, quali ad esempio Ying E Chi e Vi- sible Records”.

latest - focus Hong Kong degli eco-documentari rappre- senta un punto di svolta nella sce- na cinematografica indipendente di Hong Kong. Un altro snodo centrale del cine- L’attivismo a Hong Kong è stato ma indipendente di Hong Kong è ridestato da molti incidenti, il più legato ai movimenti sociali susse- controverso dei quali è la costru- guitisi nel periodo post-handover. zione della linea ad alta velocità Vivian Lee ha coniato il termine tra Hong Kong e Guangzhou, og- “post-nostalgia” per descrivere la getto di resistenza civile tra 2008 “reinterpretazione del locale sullo e 2010. Il villaggio di Choi Yuen, sfondo di un repertorio di cliché circa 500 abitanti, doveva essere (tra cui c’è) la cosiddetta grande abbattuto, in quanto si trovava sul narrazione della storia di succes- tracciato. Nel novembre del 2008 so di Hong Kong”. Veg ribadisce gli abitanti hanno ricevuto una co- che l’osservazione di Lee aiuta a municazione in cui si diceva che spiegare il passaggio dal cinema avrebbero dovuto abbandonare d’azione al ritratto del quotidiano le loro case entro il novembre del e dell’ordinario in alcuni film indi- 2010. I residenti di Hong Kong si pendenti. I documentari formano sono opposti: la protesta è partita una parte consistente della scena da media activist che avevano già indipendente di Hong Kong: il preso parte a diverse campagne, loro numero è in crescita fin dai tra cui la lotta per la preservazione tardi Anni Duemila, quando som- dello Star Ferry Pier nel 2006 e del movimenti epocali hanno inco- Queen’s Pier nel 2007. raggiato i filmmaker ad affrontare L’attivismo ha spinto registi le ingiustizie sociali e i problemi indipendenti come Benny Yin- sistemici presenti nel territorio. kai Chan e Fredie Ho-lun Chan Per evidenziare la connessione a sottolineare l’importanza di tra documentari, consapevolezza occuparsi dell’ambiente come sociale e territorio, basta guardare parte integrante del proprio spa- ad alcune opere che combinano zio vitale e a proporre un nuovo questi elementi. Un esempio ec- modo di immaginare l’identità di cezionale è la serie sul territorio Hong Kong. Tra i documentari in martoriato realizzata da V-artivist, difesa di Choi Yuen, i più rappre- un gruppo che ha reso esplicito sentativi sono The Way of Paddy l’uso del documentario per con- (2012), Open Road after Harvest frontarsi con temi sociali: hanno (2015) e Kong Rice (2015). Esplo- creato dei documentari sul mo- rano il conflitto ideologico tra vimento per salvare il villaggio l’attaccamento a un luogo e le di Choi Yuen dalla demolizione. tendenze eco-cosmopolite, le Oltre a questi film, ci sono anche aree urbane e le campagne, gli dei progetti più piccoli che han- individui e il governo, gli intel- no indirizzato l’attenzione sulle lettuali e le masse. Tra questi, L’importanza di questi documen- nel 2005. La connessione di Hong conseguenze del continuo rimo- Kong Rice è un cortometraggio di tari risiede nel loro ritratto di dif- Kong con il resto dell’Asia va dun- dellamento urbano di Hong Kong Chan Yiu-hei che descrive una ferenti prospettive sul futuro di que al di là di interessi economici alle spese della storia locale. È il nuova generazione di contadini Hong Kong, una sfida al discorso condivisi. Come sostiene Ursula caso di 1+1 (2010) e N+N (2012) che vuole far rivivere l’agricol- economico dominante. La preoc- Heise, è importante supportare di Mo Yan-chi, della serie sul vil- tura a Hong Kong e supporta la cupazione ambientale che emer- l’eco-cosmopolitismo dato che la laggio Ho Chung di Jessey Tsang, preservazione del territorio dalla ge nei documentari è presente preservazione dell’ambiente e dei di Ballad on the Shore (Ma Chi- cementificazione, per protegge- anche in altri Paesi asiatici, come nostri territori richiede collabora- hang, 2017) e di Rhymes of Shui re gli ultimi rifugi naturali dallo esplicita la presenza del filmma- zione e compartecipazione. Hau (Fredie Ho-lun Chan e Chloe sfruttamento commerciale. ker giapponese Ogawa Shinsuke Lai, 2017). Queste opere possono in The Way of Paddy e come han- essere descritte come eco-docu- no mostrato le proteste dei con- mentari. Anche se il loro scopo tadini coreani durante il summit principale non è la consapevolez- dell’Organizzazione mondiale del za ambientale, la loro enfasi sul commercio tenutosi a Hong Kong territorio e sulla memoria ci spin- ge a meditare sulla relazione tra natura e cultura umana. L’ascesa

82/83 cinema espanso

LA FORMULA ROSSA DI CRONENBERG

di HILARY TISCIONE

L’ibrida collisione fra motori e richiamo al ruggito sanguigno del- Red Cars: David Cronenberg cinema si dilata al Museo d’Arte la Rossa più glorificata al mondo. Contemporanea di Lissone. In James, il protagonista, non guida- in mostra in occasione del GP occasione del Gran Premio di va forse un’auto rossa poco pri- Monza, ha inaugurato Red Cars, ma dello schianto? Rosso come il di Monza e fino al 24 novembre l’esposizione di 200 immagini sangue dell’uomo ucciso sul col- a Lissone, per una collisione di Formula 1 estratte dal libro po nell’impatto dell’incidente. Il omonimo – edito da Volumina rosso vivo della carne attraversata tra cinema e motori. nel 2005 - del regista David Cro- del metallo della protesi di James. 200 immagini di Formula 1 nenberg. Rosso come gli sfregi del corpo e In principio, Red Cars nasce- il nucleo cromatico della lamiera. dal libro omonimo del regista, va come sceneggiatura che il Un caso, magari, ma non senza il edito nel 2005. regista canadese scrisse più di vantaggio del dubbio inesplicabi- vent’anni fa appena ultimate le le e il suo tornaconto profetico. riprese di Crash, lungometraggio Il film sui motori di casa Mara- peccaminoso ispirato al roman- nello – che voleva Mel Gibson nei zo di Ballard. panni del protagonista – non vide Già dalla pellicola del 1996 era alcuna corrispondenza, ma prese netta la fascinazione del regista forma, sempre dentro un’ottica per i motori e qualcosa celebrava conversiva, in un volume d’artista in modo anticipatorio – volonta- che venne presentato alla 62ma rio o involontario che fosse – un Mostra del Cinema di Venezia, al

latest - cinema espanso Palazzo delle Esposizioni di Roma Alla celebre sentenza del trion- Le fotografie tratte dall’archivio e al Lucca Film Festival. fo, sarà Hill a trattenere il titolo di Ferrari addentrano il visitatore Le rappresentazioni fotografiche campione mondiale di Formula 1, nella dimensione di suspense rea- mostrano l’ossessivo potere at- senza però affermare la propria le sfoderata dai due piloti. Così, il trattivo con cui le auto investono eccellenza dove germina il tra- tracciato documentativo diventa il regista. Ci sono dettagli di mo- gico decesso del competitore mito – per esempio nell’avvalo- tori, testimonianze dell’epoca, tedesco e compagno di scuderia. rato smantellamento delle Shar- modellini, ritratti che richiamano Anche lui morto sul colpo come knose (Ferrari 156 F1) che Enzo un evento dove lo scontro, la scia- la vittima di Crash. Ferrari mise in atto a fine stagione gura e la corporeità tornano quale Hill – che leggeva Jean-Paul Sar- proprio per la tragicità dell’acca- assillo perpetuo dell’autore. tre per concentrarsi prima della duto – e nelle mani allegoriche e La mostra – quintessenza di quel- corsa - fu il primo americano traslative di Cronenberg acquisi- le pagine, in esposizione - è curata della Storia della Formula 1 ad sce un’aura d’eccellente esalta- da Domenico De Gaetano che essere dichiarato campione del zione visiva. fa riverbero sul Gran Premio di mondo. Fra le immagini di Cro- Una perfetta commistione fra arte Monza del 1961, scrutando la nenberg, non mancano i profili e cinema. Fra fissità e movimento. controversa lotta fra i piloti Phil delle inquietudini del pilota e il Si tratta infatti di un esperimento, Hill e Wolfgang von Trips, en- suo sogno vorace d’insaziabile un mezzosangue che veste una trambi della scuderia Ferrari. affermazione. metamorfosi lungo la careggiata Nell’intrisa identificazione pas- La vicenda – grazie a questa nar- con l’impianto di una pellicola e la sionale del pilota americano e razione per immagini organizzata resa di un’esposizione. nella raffinatezza impalpabile da Volumia e Clarart – ormeggia Laddove la Formula rossa della del suo rivale e amico tedesco, in una dimensione domestica per pista di Cronenberg - sguarnita rivive la trama – in uno sfondo di la vicinanza al luogo d’origine, dallo strepitio filmico - trova edi- carattere cinematografico – libe- infatti Lissone non è una scelta ficio più vigoroso nell’interpre- rata dalla corporeità degli attori marginale. tazione per fotogrammi iconici, carnali sostituiti dal mito della si scarcera il paradosso del più leggenda. grande portavoce dell’alterazione corporale: la staticità ritrattista si addensa dove tutto è biologica- mente deformabile.

84/85 RITRATTI IN POLAROID, IL LATO MISTICO DELLA MOSTRA di CARMEN DIOTAIUTI

Nell’odierno panorama della riproducibilità digitale, in cui ogni contenuto è immediatamente replicabile e manipolabile, la mostra Ritratti (Opere uniche), che racconta i divi del cinema attraverso rare Polaroid giganti, restituisce alla fotografia l’esperienza dell’aura, propria dell’unicità dell’opera d’arte.

La riproducibilità tecnica, respon- dall’agenzia Photomovie. Un la potenza evocativa dell’attimo lo spettatore nella dimensione sabile, secondo il filosofo tedesco gigante da cento chili di legno e fissato di verità; un tipo di sguardo esterna allo shooting e nel retro- Walter Benjamin, della perdita metallo, capace di dar vita a im- che il cinema ha abolito con il suo scena dell’opera. Ma anche le spe- dell’aura sacrale dell’opera d’arte, magini uniche in grande formato rapido susseguirsi di immagini. rimentazioni con i fasci di luce di ha ceduto oggi il posto alla ripro- e altissima definizione, dal costo Chico De Luigi, che avvolgono ducibilità digitale. Nel panorama produttivo importante, realizzate In un gioco di illuminazione e di apparenza sfuggevole l’enigma- odierno tutto è immediatamente in un momento di tensione e con- ombre, messe a fuoco e sfocato, tico John Malkovich di Ripley’s replicabile, modificabile, mani- centrazione condivisa tra fotogra- aperture e chiusure di diafram- Game e lo spiazzante Takeshi polabile con filtri, post-prodot- fo e soggetto ritratto, necessaria ma, l’ottica fissa della Polaroid è Kitano, a Venezia nel 2002 per il to. La fisicità dell’analogico, che al pieno controllo di quell’unico un meccanismo impassibile che suo Dolls. Così come i giochi con mantiene una corrispondenza scatto possibile. restituisce l’oggettività essenzia- i mosaici di Polaroid composti da stretta e, in qualche modo, fede- le delle star del cinema, liberate Maurizio Galimberti, capace di le con il soggetto rappresentato, Dopo il click, il successivo minuto dalle contingenze temporali e danzare attorno al soggetto in un una volta strappata alla materia si e mezzo richiesto dallo sviluppo strappate dalla corruzione del ri- percorso introspettivo in cui il è virtualizzata e frantumata in se- è un tempo sospeso di attesa, di tocco digitale. Da Bernardo Ber- mito ritratto - da quenze numeriche di zero e uno, passaggio dal nero al colore, di na- tolucci a Zhang Yimou, Johnny a Benicio del Toro a Mario Mo- ricombinabili a piacimento, in un scita. A questo punto il negativo Depp e Julianne Moore, divi e nicelli - quasi scompare. processo fluido e democratico diventa inutilizzabile e muore, la- divine del cinema si sono affidati di trasmutazione e ridefinizione sciando solo positivi non riprodu- al genio creativo di alcuni dei più Di fronte alla presenza materiale continua del reale. Da qui il fasci- cibili né ristampabili. Pezzi unici noti ritrattisti italiani, prestandosi dell’esemplare unico e originale no rovesciato e ribaltato di un’e- su cui appare, arrestata nella sua come soggetti di un allestimento di Ritratti, lo spettatore non può sposizione come quella allestita durata temporale, l’anima vibran- artistico più che di un photocall. che riprovare quella sensazione nello storico Hotel Des Bains del te del soggetto ritratto, che lascia, Così sono nate le immagini rifles- mistica o religiosa in senso lato Lido di Venezia durante la 76ma poi, in calce all’opera appena re- se negli occhiali, unico elemento che Benjamin definiva “aura”. Mostra, Ritratti (Opere uniche). alizzata, la sua firma e spesso una a fuoco che sposta il centro della L’hic et nunc delle Polaroid in dedica, quasi a suggellare origine composizione, dei ritratti di An- mostra, non solo ha esplorato la 300 Polaroid giganti che raccon- e unicità di quello scatto. La virtù tonio Capuano e di Ettore Sco- soggettività privata dei divi del ci- tano star e protagonisti di nove estetica della Polaroid - tornata la realizzati da Fabrizio Marchesi; nema, ma ha ridato alla fotografia anni di Mostra (dal 1996 al 2004), oggi nuovamente oggetto del de- lo scatto di Stefano C. Montesi quell’oggettività immutabile che immortalati da una Giant Ca- siderio di massa - risiede proprio ad un Antonio Banderas acro- le conferisce un potere di credibi- mera, un’imponente macchina in questa rivelazione, nel transfert batico, alle prese con un salto a lità superiore al ritratto pittorico istantanea artigianale, prodotta di realtà dal soggetto alla sua ri- mezz’aria tra sedie sospese, dove e, in parte, alle altre forme di rap- negli Anni ‘70 dalla Polaroid in produzione. Il mito è a disposizio- fa capolino l’errore di taglio, la presentazione della realtà. soli cinque esemplari al mon- ne dello spettatore, cui viene of- mano che regge la sedia, che è do; uno dei quali in Italia, gestito ferta la possibilità di contemplare come uno squarcio che proietta

latest - cinema espanso ZHANG YIMOU. Venezia 1999 HOFF- foto di Stefano C. Montesi/Photomovie Yimou Zhang MAN DUSTIN DUSTIN HOFFMAN. Venezia 1996 foto di Fabrizio Marchesi/ Photomovie

PFEIFFER Kitano MICHELLE Takeshi

MICHELLE PFEIFFER. Venezia 2000 * foto di Fabrizio Marchesi/Photomovie

TAKESHI KITANO. Venezia 2003 foto di Stefano C. Montesi/Photomovie

* 86/87 L’APOCALISSE A ROMA

di CRISTIANA PATERNÒ

latest - cinema espanso Un saggio di Matteo Santandrea, È stata Roma, pubblicato da Rubbettino, indaga in parallelo la storia criminale della Capitale e la rappresentazione che il cinema ne ha dato dal poliziottesco alle grandi saghe come Romanzo criminale e Suburra.

“Ti prego di essere sempre calmo si dovrebbe dire, espandendo no e sono altrettanto feconde. Da Re di Matteo Rovere), non deve e retto, corretto e coerente, sap- a epigrafe e lapide mortuaria la una parte i piccoli delinquenti pa- sorprendere che l’identità della pia approfittare l’esperienza delle frase del boss Samurai, data a soliniani con la loro aura di sotto- Città Eterna sia legata a doppio esperienze sofferte, non scredita- spiegazione della morte di un ex proletaria santità che sopravvivo- filo a gesti e “gesta” di inaudita re tutto quello che ti dicono, cerca militante neo-fascista al politico no negli eroinomani disperati di violenza. La città dei Casamonica sempre la verità prima di parla- corrotto di turno. Claudio Caligari e in tutto il cine- e di Carminati, di “Renatino” De re, e ricordati che non basta mai È stata Roma è anche il bel titolo ma d’autore contemporaneo con Pedis e del clan Spada (Roberto avere una prova per affrontare un del saggio di Matteo Santandrea, titoli come Cuori puri di Roberto Spada con la testata al reporter di ragionamento. Per essere certo in pubblicato da Rubbettino (pp. De Paolis, Et in terra pax e Il conta- Rai Due Daniele Piervincenzi è as- un ragionamento occorrono tre 213, 16 €), sottotitolo “La crimina- gio di Matteo Botrugno e Daniele surto a anti-eroe della rete) diven- prove, e correttezza e coerenza. Vi lità capitolina dal ‘poliziottesco’ a Coluccini, Fiore di Claudio Gio- ta dunque “una Babilonia priva benedica il Signore e vi protegga”. Suburra”. Un testo denso di infor- vannesi, La terra dell’abbastanza di innocenti, di polizia, di società Con queste parole “pastorali” di mazioni e ricco di spunti biblio- di Fabio e Damiano D’Innocenzo civile, prossima al collasso, senza Bernardo Provenzano, boss san- grafici ma al contempo di agile e naturalmente in un capolavoro alcuna possibilità di salvezza”. guinario quanti altri mai, Giancar- lettura che trova notevoli ragioni e summa del genere, che viene Santandrea sviluppa, a partire dal lo De Cataldo volle introdurre il di interesse proprio negli intrecci qui trasfigurato e reso universale, cinema, una visione apocalittica suo Romanzo criminale (2002), il tra finzione e cronaca nera di ieri come Dogman di Matteo Garro- della Capitale, città irredimibile, testo da cui un po’ tutto prende le e di oggi. Già nel primo capitolo, ne, che prende le mosse dall’o- perduta, destituita di ogni grande mosse. Nasce da qui, dal racconto il giovane studioso, laurea ma- micidio compiuto nel 1988 dal bellezza e prossima alla catastro- di come una banda di delinquen- gistrale all’Università Roma Tre, Canaro della Magliana, Pietro fe, come del resto appare persino ti di strada tenti di impossessarsi deciso a coniare e argomentare De Negri, per intessere un’au- nel film di Paolo Sorrentino, a di Roma, una saga crossmediale la definizione di roman crime mo- tentica via crucis. dispetto del titolo. “È insomma tra letteratura, cinema e serialità vie, affronta un illuminante e af- L’altra linea è quella che si dipa- questa la sensazione che si ha as- sotto il segno della Banda della fascinante excursus storico sulle na dall’action e dal crime italiano sistendo alla stragrande maggio- Magliana. Il film di Michele Placi- trasformazioni del tessuto delin- degli Anni ’70 con i vari La poli- ranza dei film ambientati a Roma do (2005) e poi la serie di Sollima quenziale romano, dalla rapina zia… - sono sei i titoli citati, da La dagli Anni Settanta sino ai nostri (2008-2010) hanno (ri)dato vita a di via Gatteschi all’inchiesta di polizia ringrazia di Stefano Van- giorni e intenti a raccontarne con- un filone che tra crime all’ameri- Mafia Capitale. Diabolici intrecci zina a La polizia ha le mani legate traddizioni e ombre: che l’azione cana e “poliziottesco” nostrano, tra malavita organizzata, marsi- di Luciano Ercoli - che l’autore si svolga nei pressi del Colosseo o continua a mietere successi, non gliesi, Banda della Magliana, ma- approfondisce e studia alla luce del Gianicolo, di Fontana di Tre- solo con Suburra – poi diventato fia, eversione nera e terrorismo, degli eventi contemporanei, tra vi o di Piazza Navona, oppure nei serie con la regia di Michele Pla- fanno sì che il crimine romano storia d’Italia e cronaca nera. Qui paraggi di Tor Bella Monaca, del cido, Andrea Molaioli e Giusep- assurga a paradigma di un intero abbiamo un cinema a mano ar- Corviale o di San Basilio, è un’im- pe Capotondi, e ancora in fieri, paese, l’Italia delle trame e dei mata e un epos malavitoso a tratti magine in effetti apocalittica a ma anche con i tanti film legati misteri irrisolti, coinvolgendo ambiguo per la sottesa tendenza venirne fuori, quella cioè di una a storie della mala romana nelle fatti oscuri dalla sparizione di alla mitizzazione del gesto crimi- metropoli decadente, cinica, alle sue varie declinazioni, persino Emanuela Orlandi alla strage del- nale. Se il mito fondativo di Roma volte desolata ma costantemente comics, con un successo inatteso la stazione di Bologna. è legato a un fatto di sangue come desolante, in cui si concentrano e plebiscitario come Lo chiama- Vi sono due linee di narrazione l’omicidio di Remo per mano del gli incalcolabili drammi del vive- vano Jeeg Robot. “È stata Roma”, che travasano nel cinema italia- fratello gemello Romolo (Il primo re quotidiano”.

88/89 geografie

SOPHIA LOREN E LA MAGIA DI SANTO SPIRITO di OSCAR IARUSSI

Un quartiere di Bari è quasi un borgo del cinema, grazie anche ad Apulia Film Commission. Ma la zona ha dato i natali a tanti personaggi e tante storie.

Il borgo del cinema. È un quartie- re di Bari che si affaccia sull’Adria- tico felliniano, naturalmente più a Sud. Santo Spirito è il nome del villaggio che fino al 1928, quando divenne “frazione” del capoluogo regionale, era la marina di Bitonto assai cara, fra gli altri, al pittore Francesco Speranza. Un’altra ex frazione, Torre a Mare, fu eletta a residenza e luogo dell’anima da Nino Rota, che in una piccola casa a piano terra in via Leopardi compose le sue impareggiabili partiture per Fellini e non solo, nei decenni in cui dirigeva il Con-

latest - geografie servatorio barese. Nel tempo Bari 1975 fruttò allo scrittore francese - Santo Spirito si è gonfiata di in- di origine ebraico-lituana il suo sediamenti urbanistici nell’entro- secondo Premio Goncourt con lo terra, costruiti al posto degli uli- pseudonimo di Émile Ajar, e nel veti sulla strada verso Bitonto, ma 1977 diventò un film diretto dall’i- riserva ancora il porticciolo del sraeliano Moshé Mizrahi, prota- primo ‘700 e intorno - come in un gonista Simone Signoret nel ruolo abbraccio senza tempo - le case di Madame Rosa. basse della “marineria”. Al tra- monto rientrano due o tre coppie Nella “luce a cavallo” del tramon- di paranze con la pesca del giorno, to, sapientemente fotografata da subito esposta sui banconi, men- Angus Hudson (Star Wars - Gli ul- tre prendono il largo una decina di timi Jedi e Assassin’s Creed), Sophia primi anni ‘80 si trasferisce a gozzi, alcuni dei quali montano a Loren si aggira tra le bancarelle Roma dove fonderà la Fandango prua la tradizionale “lampara” per del mercato ittico su una carrozzi- Film, ma rimane molto legato al le battute notturne in cui la preda na per disabili spinta da Momo. A quartiere delle radici dove torna viene abbacinata e fiocinata. poche decine di metri di distanza, regolarmente, spesso per accom- qualche mese prima è stata girata pagnare registi e attori dei “suoi” Ad abbagliare i cittadini di Santo una sequenza clou di Il ladro di film (per esempio Ligabue) nelle Spirito e i non pochi villeggianti giorni di Guido Lombardi, con il anteprime organizzate al Piccolo è stata la sorprendente presenza pugliese Riccardo Scamarcio e un Cinema, la vivace sala parrocchia- di Sophia Loren che nell’area altro personaggio in erba, Augu- le fondata da don Peppino Cutro- del porticciolo, agli inizi di luglio, sto Zazzaro, che aveva solo cinque ne e adesso in restauro. ha girato alcune scene di La vita anni quando suo padre fu arresta- davanti a sé con la regia di Edoar- to. Ma quando Vincenzo (Scamar- I trent’anni della Fandango, ce- do Ponti, figlio della diva dei due cio) torna, eccolo intraprendere lebrati al Biografilm Festival di mondi. Il film è prodotto da Carlo con il bambino un on the road Bologna e poi in ottobre alla Festa Degli Esposti e Nicola Serra per dal Trentino verso il Sud, fino a di Roma, hanno avuto un gioioso la Palomar, con l’apporto della Santo Spirito. Qui sul lungomare preludio in maggio a Giovinazzo, Apulia Film Commission, e ha “ri- nella bella stagione risiede Mi- a sei chilometri da Santo Spirito, portato” Sophia per sei settimane chele Mirabella, regista di teatro dove Procacci frequentava il liceo in Puglia quasi trent’anni dopo o d’opera e conduttore Tv, che classico “Matteo Spinelli”. E da Sabato, domenica e lunedì di Lina cominciò da attore interpretando Giovinazzo partì un secolo fa per Wertmüller del 1990, girato a Tra- fra l’altro la scena-cult del viaggio gli Stati Uniti il carpentiere Ni- ni, dove stavolta Edoardo Ponti ha da Napoli a Firenze in Ricomincio cola Turturro, padre dell’attore e realizzato alcuni ciak in un palaz- da tre di Massimo Troisi (1981). “Il regista John Turturro, il quale a zo della locale giudecca (c’è pure professor Mirabella”, bitontino di fine giugno - mentre Sophia Loren una sinagoga da poco riaperta nascita, è affezionatissimo al bor- girava in zona - è “tornato a casa” grazie al pianista Francesco Lo- go, cui di recente anche il giorna- con moglie e figli per ricevere la toro, impegnato ad antologizzare lista Valentino Losito ha dedicato cittadinanza onoraria, in un tri- la musica concentrazionaria degli un libro di racconti. pudio di abbracci italo-americani. ebrei nei lager nazisti). A proposito di oriundi, ricordate Del resto, Santo Spirito custodi- Meryl Streep, casalinga “paisà” Il cast de La vita davanti a sé allinea sce più d’una memoria cinemato- dell’Iowa, che si innamora per- , Massimiliano grafica. In un palazzo di via Gari- dutamente del fotografo Clint Ea- Rossi, Babak Karimi, Abril Zamo- baldi che porta dalla ottocentesca stwood? Il film è I Ponti di Madison ra e il piccolo Ibrahima Gueye chiesa dello Spirito Santo fino alla County (1995) e Meryl commuove nel ruolo di Momo. Quest’ulti- stazione ferroviaria, trascorreva mezzo mondo quando Bari affiora mo è un turbolento dodicenne l’estate Ricciotto Canudo, so- sulle sue labbra, rimpianto della senegalese di cui si prende cura prannominato “le barisien” dai città natale e di quel piccolo por- Madame Rosa / Sophia Loren, an- detrattori francesi (pare che il to nel sole... Chissà che non fosse ziana ebrea reduce da Auschwitz nomignolo-sfottò si debba a Guil- proprio Santo Spirito! ed ex prostituta che, dapprima laume Apollinaire), il letterato di riluttante e conflittuale rispetto Gioia del Colle che a Parigi negli al ragazzino, lo “adotterà” come Anni ’10 del Novecento scrive i amico. Una relazione struggente primi libri sulla Settima arte, cui e profonda tra due anime affra- offre lo statuto teorico, inco- tellate da un destino comune... raggiato da amici quali Braque, La vita davanti a sé aggiorna sullo Picasso e Ravel. A Santo Spirito schermo l’omonimo e popolare è nato ed è cresciuto il produtto- romanzo di Romain Gary, che nel re Domenico Procacci che nei

90/91 compleanni

GLI ANNI DI MAURIZIO PONZI

Da Fritz Lang a Ughetto Bertucci di CATERINA TARICANO

“È mai riuscito un critico, diciamo di tipo tradi- zionale, a capire come un regista come quello di Metropolis abbia potuto girare Il grande caldo o Il covo dei contrabbandieri? Eppure, è sempre Fritz Lang, assolutamente. Questo, ovviamente senza fare paragoni inammissibili”. Risponde così Maurizio Ponzi, nel suo libro Al ci- nema da giovani a quella che viene notata da tutti i critici più attenti come la grande peculiarità del- la sua opera, ovvero essere passato dal cinema militante e impegnato alla commedia, attraverso quello che è stato lo studio e il racconto del regi- sta di Totò e dei più grandi comici italiani, ovvero Mario Mattoli. Infatti Mattolineide – documentario dedicato ap- punto a uno dei nomi più importanti del cinema comico in Italia - è un momento fondamentale per raccontare il percorso unico e originale di un cineasta che ha saputo unire due mondi che per tradizione nel nostro Paese non si sono quasi mai incontrati e che anzi spesso sono stati vissuti in contrapposizione (in que- sto senso, Ponzi si inserisce nella visione dello spettacolo proposta da Fellini e capace di coniugare rigore autoriale e contaminazione con le forme più popolari di spettacolo). Ed è proprio da questa immersione nell’universo della grande Commedia italiana che emerge il regista di Madonna che silenzio c’è stasera, Io, Chiara e lo scuro, Son contento, Qualcosa di biondo e altri film che hanno attraversato il cinema italiano con intelligenza, grazie e ironia, mostrandosi come l’esempio più concreto di come si possa fare intrattenimento senza che questo diventi automaticamente sinonimo

latest - compleanni di bassa qualità. Piero Spila, nella sua prefazione del già citato libro firmato da Ponzi, lo sottolinea: “Se per I visionari si faceva il nome di Dreyer, per una commedia come Io Chiara, e lo scuro il paragone più plausibile sono certi film di Rohmer, per lo stile, e la misura, per il piacere di creare situazioni semplici e poi filmarle come il cinema classico pretende”. Maurizio Ponzi, a cinquant’anni dal suo esordio dietro la macchina da presa con I visionari - film ancora oggi capace di restituire pulsioni e tensioni degli anni intorno al ‘68 - e a 80 anni appena compiuti, ha ampiamente dimostrato che non ha mai accettato di farsi incasellare nello spazio angusto di un certo tipo di critica mani- chea, nelle cui maglie non è mai rimasto intrappolato nemmeno quando il critico lo faceva quasi di profes- sione (quasi, perché lo stesso Ponzi ci tiene a sottolineare che di cinema ha sempre scritto più per passione che per lavoro, visto che collaborava con “Filmcritica” e “Cinemasessanta” quando aveva ancora un impiego all’Olivetti). L’amore per il cinema - quello divorato da bambino, la domenica, alla sala Apollo, così come quello scoperto da ragazzo, ricco soprattutto di tante pellicole americane - è sempre stato troppo grande per le gabbie ideologiche. E proprio questo suo essere onnivoro gli ha permesso di amare alla follia i film di Douglas Sirk e di Jerry Lewis tanto quanto quelli di . Un amore che gli ha consentito di percorrere strade poco battute senza paura, o di prendere anche, in qualche caso, posizioni nette; come quando per difendere le sue scelte dà le dimissioni da “Filmcritica” e insieme ad Adriano Aprà, Enzo Ungari e Marco Melani fonda “Cinema & Film”, rivista che vede anche il coinvolgimento di Pier Paolo Pa- solini. E proprio di Pasolini Ponzi diventa assistente, nel 1966, per La sequenza del fiore di carta, episodio del film Amore e rabbia; una collaborazione da cui nascerà anche Il cinema di Pasolini, un critofilm, un’invenzione dello stesso Ponzi per raccontare i film con il linguaggio del cinema, e che in questo caso si presenta come un vero e proprio antesignano del videosaggio, realizzato utilizzan- do gli stilemi del cinema pasoliniano. Di questi critofilm Ponzi ne girerà altri tre, uno dedicato a Rossellini, un altro a Visconti, un altro ancora a Fellini. Poi, finalmente, il passaggio definitivo dietro la macchina da presa, avvenuto, non ci stupisce, con la stessa urgenza che aveva gui- dato quelli che possiamo considerare un po’ i suoi fratelli maggiori - da cui certamente ha mutuato quell’approccio totale e totalizzante al cinema, che non vede differenze tra chi ne scrive e chi lo fa. Stia- mo parlando dei giovani critici dei “Cahiers du cinéma”, desiderosi di realizzare con la macchina da presa quello che facevano con la penna. Come per i giovani turchi della Nouvelle Vague, anche per Maurizio Ponzi fare “nuovo” cinema è stato un tutt’uno con la ri- scoperta della grande tradizione hollywoodiana che la critica uffi- ciale italiana aborriva o quantomeno disprezzava. Per Ponzi critica e pratica cinematografica sono sempre stati coincidenti: quando scriveva articoli militanti, quando dava spazio alle idee di rivolta, quando ha celebrato la grande tradizione del cinema comico ita- liano. Ponzi tiene dentro di sé saperi e capacità che solo in appa- renza confliggono, e li porta fino all’estremo infischiandosene di ogni condizionamento, di ogni buonsenso fatto per calcolo. Volete vederlo appassionarsi? Potete citare Wilder, o Lubitsch, o Lang; ma anche riconoscere Ughetto Bertucci (il caratterista principe del cine- ma di Mattoli) o – perché no – elencare con precisione certosina tutte le linee tranviarie delle maggiori città italiane. Ponzi è tutto questo. Di conseguenza, è anche molto di più.

92/93 Giovanni Veronesi una volta ha film di “montaggio”. Ha poi ol- ziarsene, osservarli con la dovuta di concepire un film, piccolo o raccontato in un’intervista te- tremodo ragione, nel 1984, il pro- adesione e perplessità, insepa- grande, o uno spettacolo, di pro- levisiva che accompagnandolo tagonista finto pazzo interpretato rabili - adesione profonda e per- sa o lirico, come un debutto. È in taxi di sera si è sentito dire da da in Enrico plessità estrema - l’una dall’altra. un modo, il modo, inequivocabil- : “Devo ricordar- IV, quando sulla falsariga del testo E quale migliore scena, del crimi- mente il suo modo, per mettersi mi di salire le scale senza fare i pirandelliano sbotta: “Non si può ne, del delitto, dello svuotamento in discussione. Senza sosta. Per gradini due alla volta. Non ho mica sempre avere ventisei anni!”. Ben del senso e del senno comune del istinto o per strategia, non fa dif- più ottant’anni”. Ecco, in questo detto. L’autore della personalissi- caso Moro poteva irretirlo, incu- ferenza, l’approccio alla realtà, e senso giungono a proposito gli ma riscrittura di un capolavoro di riosirlo, spingerlo a esporsi? Non al cinema di Bellocchio è quello ottant’anni di Marco Bellocchio, Pirandello molto nelle sue corde, una, con Buongiorno, ma due, con di chi in generale I pugni in tasca, un autore tra quelli che maggior- non può essere all’anagrafe quello l’annunciato, televisivo Esterno titolo e concetto di fondo, se li mente hanno inciso sulla Storia dei tempi dell’esordio con I pugni notte. Il controcampo del beffar- porta dentro e li tira fuori all’oc- del cinema non soltanto italiano in tasca, ma a livello interiore sì. do “buongiorno” si vede non dal correnza, a sorpresa, nei contesti ma mondiale, in termini di rottu- Donde la voglia inesausta di ri- mattino, secondo il proverbio, ma più insospettabili, disparati. ra, slancio, ribellione a oltranza, cominciare tutto daccapo in ogni dal ripetersi in “esterno/i” della I venticinque anni, come gli 80, ricerca stilistica. film, mettersi alle spalle il passato, “notte” repubblicana, inaugurato per ora solo 80, Bellocchio li reca Marco Bellocchio ha dunque ap- procedere in chiave verdiana a un dal più oscuro, diuturno e assur- scritti nel proprio codice geneti- pena ottant’anni. reiterato e performativo Addio del do delitto eccellente della Storia co. I termini di confronto soste- E lo dimostrano, se mai ce ne fos- passato, che è poi il titolo anche di dell’Italia contemporanea. nibili possono essere Carl The- se bisogno, non solo i suoi ultimi un film chiave a metà tra fiction e Come accade nei quadri di Fran- odor Dreyer, Elia Kazan, Ingmar film ma in senso antiorario tutti. non della sua diversificata filmo- cis Bacon riletti da Gilles Deleuze Bergman, , Luis Ad esempio, l’energia, la potenza, grafia. Non è mancata occasione alla luce della Logica della sensa- Buñuel, Lindsay Anderson. A la ricchezza di implicazioni de Il in oltre mezzo secolo di carriera zione, Bellocchio circoscrive la ciascuno il suo. Fatto sta che per traditore rivelano un’età indefini- di entrare nel merito delle cose, “Figura”, con la maiuscola, dentro Bellocchio la tensione, il rigore, la bile. Eppure, non sorprendono in esplorare i fantasmi di una verità forme precise per rifuggire il “fi- passione, non diminuiscono, au- un cineasta in grado di guardare da negata, pasticciata, trasformata in gurativo”. E questo gli consente mentano invece a dismisura. Così sempre direttamente negli occhi circo mediatico o babelica biblio- con fervore visionario, surreale, anche la vocazione inveterata per la Storia, anticipandola o segreta- teca. O di accogliere magisteri, surrealista, rifuggendo il registro la sfida. mente decifrandola, i suoi snodi ideologie, modelli di pensiero, di realistico e con esso l’impianto Che è sempre tanta. indicibili, le sue contraddizioni terapia, di utopia, salvo poi distan- narrativo tradizionale, ogni volta O per meglio dire “ottanta”. che ben si addicono a un tracciato provocatorio, paradossale, ironi- co. Il suo. La Storia, italiana e non, è spesso recitata in modo impres- sionante. È una Storia farsesca, Il compleanno di Marco Bellocchio imbarazzante, involontariamente comica o più correttamente tra- gicomica. Insomma, l’aggettivo “bellocchiano” si confà spesso e volentieri ai fatti stessi, già scrit- LA VOCAZIONE ti, rappresentati, messi in scena, prima ancora che a questi l’au- tore piacentino imprima il suo sigillo cinematografico o teatrale PER LA SFIDA - o teatrale e cinematografico a un tempo. E che dire, senza necessa- riamente andare troppo a ritroso, di Sorelle Mai o Sangue del mio san- È SEMPRE gue? Che, complice la fisiologica matrice memoriale e domestica donde il bisogno di eleggere la “OT-TANTA” natia, “pia” Bobbio a caput mundi, vi si può ammirare come la rein- venzione low budget di uno spazio allusivamente allargato e allegori- co consenta di giocare appunto in di ANTON GIULIO MANCINO casa ben altre pericolose partite. Con la Storia, con l’istituto della famiglia, con la politica, la religio- ne. Anzi, La religione della storia, per citare un suo emblematico

latest 94/95 ricordi

Mattia Torre (1972-2019) GODERE DELLA VITA

di FABIANA SARGENTINI

Caro Mattia, sono giorni che cer- co il modo di rivedere in Rete le prime puntate di Boris, invano. Non che non lo ricordi ma volevo il compito di latino, il desiderio ritrovare fresca l’emozione del- che quello svago clandestino non le inquadrature iniziali, le prime terminasse mai. Ricordo quan- battute, gli abbozzi dei personag- do mi parlasti per la prima volta stimavi con generosità sincera e gi. Non sono riuscita. Immemore della serie che stavi scrivendo, credevi in me prima di altri, con in me il ricordo nitido di come che non si chiamava Boris, come mio sommo orgoglio. Negli anni bellissimi bambini. Quando in tv vedemmo quelle scene io e mio il campione di tennis Becker, ma diventasti apprezzato e ricono- è arrivato Dov’è Mario?, con mio marito nei trentasei metri quadri Sampras, numero uno del mondo sciuto, lavoravi con personaggi figlio, di soli otto anni allora, non dove vivevamo il nostro amore per sei stagioni consecutive nella noti senza perdere l’umiltà e la mi- abbiamo perso un episodio. Ora appena divenuto famiglia: nell’u- medesima disciplina, che però tezza di carattere che hanno fatto che è più grande non vedo l’ora di nica stanza salotto-studio-ca- dava già il titolo a qualcos’altro, di te un grande sceneggiatore, un fargli godere di Boris: che strazio mera da letto, accanto alla culla, con tuo sommo rammarico. Ri- grande autore teatrale, un grande pensare che - ahimè, ahinoi - sarà sdraiati per terra, con una sola cordo la fierezza a teatro davanti regista, un grande. Il tuo talento senza poterti telefonare e raccon- cuffia dal filo corto attaccata al te- ai tuoi successi: dire “è mio ami- trapelava in ogni gesto, ogni cena, tare quanto abbiamo riso. levisore catodico, vicinissimi allo co” provocava gioia empatica e il ogni gustoso scambio di opinioni schermo con gli auricolari girati piacere delle cose belle. Ricordo il su qualsiasi cosa. Quando ho sa- ognuno verso un orecchio, il mio tuo entusiasmo per lo champagne puto della tua malattia non ci ho sinistro, il suo destro, col volume Crystal al nostro matrimonio: go- creduto, non poteva essere, tu eri al massimo ma appena percepi- dere della vita era la tua missione, più forte, nessuno poteva spezzar- bile da fuori, per non svegliare il che ti veniva benissimo. Ricordo ti. Infatti, all’inizio hai vinto, hai pupo. Ricordo bene le risate sof- quando venisti a vedere un pre- continuato a produrre, a scrivere, focate fino al pianto, le gomitate montato di un mio documentario a trovare meravigliose ragioni di come fossimo in classe durante e mi dicesti che era potente: mi vivere in tua moglie e nei vostri

latest - ricordi Ilaria Occhini (1934-2019) UNA “GEMMA” FRAGILE E DETERMINATA di FEDERICO BONDI

Nell’inverno del 2007 ero alla ri- occupavano lo studio sulla postu- cerca dell’interprete per il ruolo ra di una donna con problemi di dell’anziana signora in Mar Nero, deambulazione (Ilaria era ancora il mio primo film di finzione che in ottima forma) o l’estrazione avrei girato l’anno successivo. sociale di Gemma, ispirata a mia Quando Ilaria si presentò al pro- nonna, così lontana dal suo am- vino, stretta in un cappotto che biente. Aveva paura di non essere non si tolse, tremava. Il volto in in grado di riappropriarsi di quel particolare, quella sua bellezza dialetto fiorentino per me ne- austera trasfigurata dalla tensio- cessario. Ma non ebbe difficoltà, ne, la voce rotta per l’emozione tornava alla sua calata d’origine quando mi disse che non si sen- con disinvoltura, come aveva di- tiva pronta… Ma si fece coraggio: mostrato in Benvenuti in casa Gori rimanendo in piedi, si portò con le (1990) di . spalle al muro come per sostener- Le chiacchiere nel suo attico ro- si o mettersi alle strette da sola – la mano. Le prove costume col ma- cosa mi colpì non poco! – e attac- rito, Raffaele La Capria, a cui non cò con la scena che si era prepara- mancava mai di chiedere con- ta. Aveva scelto una delle più osti- siglio. L’umiltà di mettere un’e- che, un episodio dove Gemma, sperienza maturata in decenni di la protagonista, doveva apparire attività al servizio di un documen- senza difese, piccola e vulnera- tarista che non aveva mai diretto bile. Ilaria balbettava. Un’attrice un attore! Ma lei aveva fiducia in di 74 anni che aveva lavorato con me, si lasciava guidare perché, i più grandi, da Visconti a Ronco- diceva, sapevo ascoltare. Sempre ni, si sottoponeva allo strazio di insoddisfatta e piena di incer- un provino per l’opera prima di tezze sulla riuscita di una scena, un trentaduenne. Alla fine, esau- Ilaria cercava costantemente sta, si mise a sedere, riprese fiato l’intensità, a costo di “perdersi” e con gli occhi chiusi sottolineò e soffrire per poi “ritrovarsi” ogni quanto tenesse a quella parte. Pri- volta. Così facendo, è riuscita a ma di lasciare la stanza, mi salutò imprimere solidità e debolezze, impacciata, come se si vergognas- rigidità e dubbi a un personaggio se di aver tradito le mie aspetta- complesso come Gemma, fragile tive. Ilaria invece spazzò via ogni e determinata allo stesso tempo. concorrenza ed ebbe il ruolo. Da La ricordo in questo modo, incre- grande professionista quale era, dula e fiera con il Pardo in mano al la dedizione fu totale. Non la pre- 61° Festival di Locarno.

96/97 Carlo Delle Piane (1936-2019) MOLTO PIÙ DI UN

conoscono dopo che Delle Piane CARATTERISTA ha avuto un incidente d’auto che lo ha mandato in coma, e forse anche da quello Avati riesce ad di STEVE DELLA CASA estrarre l’anima malinconica che fino a quel momento era stata così nascosta. Come Gassman, che per passare alla commedia con I soliti ignoti ha dovuto balbettare e gon- in Un americano a Roma. A quel fiarsi il viso con il cotone, anche punto, la carriera di Delle Piane Delle Piane deve mascherarsi: sembrava assolutamente disegna- nelle foto per Una gita scolastica si ta: in virtù di quel suo vitalismo e esibisce con una parrucca bionda del naso storto (dovuto probabil- che lo rende irriconoscibile, per- mente a una pallonata ricevuta in ché il produttore non voleva nomi tempi in cui le ferite dei bambini noti. Il resto è storia: con Avati, non venivano medicate), Delle coppe Volpi e Nastri d’argento. di ragazzini al ci- Piane sarebbe stato un caratteri- Però, ai funerali, il cinema italiano nema se ne intendeva. E pare sia sta. E così è stato. Ha lavorato con era assente: forse, nessuno gli ha stato proprio lui a indicare a Duilio tutti i maggiori comici, ha parteci- perdonato di essere molto più di Coletti, che stava preparando il pato a tantissimi film. Mai grandi un caratterista… ritorno di De Sica nel film Cuore parti, ma una presenza costante e come attore dopo i grandi succes- riconoscibile, talmente riconosci- si neorealisti, che quel ragazzino bile da portarlo anche a teatro nel con il naso storto presentatosi ai ruolo di Bojetto, il figlio di Mastro provini sarebbe stato un bravis- Titta nel Rugantino. E tanti film simo Garoffi. Come ben ricorda con Marino Girolami, nato nel chi ha letto De Amicis, Garoffi ha suo stesso quartiere di Roma e suo un naso da civetta e passa il suo grande amico. tempo a mercanteggiare, a fare traffici, dimostrando una vitalità Poi, tra i ‘60 e i ‘70, qualche segna- non comune. Inutile dire che il le che Delle Piane vuole cambiare. bambino in questione era il do- Lavora con Skolimowski e con dicenne Carlo Delle Piane, figlio Polanski, i due grandi nomi del di un sarto che risiedeva a Campo cinema polacco che si spostano Il magazine di cinema de’ Fiori. Avrebbe dovuto essere entrambi in Occidente dopo aver un’esperienza unica, invece Del- ottenuto il successo. Ma poi so- le Piane continuò, diventando prattutto con Pupi Avati. I due si che ti raggiunge dove vuoi. prima il figlio di Totò in Guardie e ladri (con annesso un tema sul padre che sembra anticipare la famosa lettera di Totò, Peppino e la malafemmina), poi il figlio di nel fortunatissimo La fa- Vai sul sito miabbono.com e sottoscrivi il tuo abbonamento. miglia Passaguai e poi il dinamico Cicalone amico e vittima di Sordi Riceverai 8½ dove vuoi tu ad un prezzo speciale.

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ITALY FOR MOVIES, L’ITALIA CHE SI GIRA CON UN’APP

di CARMEN DIOTAIUTI

I luoghi del cinema italiano sono a portata di smartphone grazie a una nuova applicazione dedicata alle location italiane per la produzione di film, serie tv e videogiochi: Italy for Movies, una guida tascabile e digitale che accompagna tra i paesaggi memorabili del cinema. Rivolta a cine-turisti e operatori cinematografici, l’app permette, con un solo clic, di scovare i più bei film girati nei paraggi o la location più adatta per ambientare una nuova storia.

latest - internet e nuovi consumi Esiste una nuova ed emotiva- L’app ha un’interfaccia semplice Argento, dei sentieri da favola mente coinvolgente modalità di e intuitiva, con un doppio accesso dell’Abruzzo di Ladyhawke o del esplorazione dei luoghi del cine- rivolto a turisti e operatori cine- Lazio incantato de Il racconto dei ma e del mondo circostante. È la matografici che, in base all’opzio- racconti; ma anche di location ina- fruizione mediata da dispositivi ne selezionata, possono scoprire spettate, come le Dolomiti bellu- tecnologici che consentono allo i film più memorabili girati nei nesi e il Lago di Como che hanno spettatore di sovrapporre al livello paraggi o le migliori location per fatto da sfondo agli scenari fan- del reale, fisicamente percepito, il cinema disponibili nei dintorni. tascientifici di Guerre stellari, o la un nuovo livello rappresentativo, In questo modo produttori, lo- Valle d’Aosta, che si scopre aver che rimane coerente con lo spazio cation manager o registi, che si dato forma a Sokovia, l’immagi- in cui si muove, ma è amplificato trovano nei pressi di una location nario paese dell’Europa orientale artificialmente da informazioni e e che sono interessati ai luoghi che appare nel sequel di Avengers. approfondimenti digitali custo- che stanno osservando per am- diti sul web. Una rivoluzione del bientarvi un film, possono imme- Italy for Movies è una guida tasca- reale in cui online e offline sono diatamente scoprire l’esistenza bile, completa ed aggiornata, de- collegati, avviata già con l’intro- di altre location poco distanti, dicata ai migliori luoghi italiani duzione dei QR Code, codici a accedere alle schede informati- per la produzione cinematogra- barre bidimensionali stampati su ve corredate da dettagli tecnici, fica e audiovisiva. Nasce dai con- carta, i quali veicolano un collega- ottenere indicazioni di percorso tenuti dell’omonimo sito online mento a contenuti multimediali per raggiungere il luogo, sapere già dal 2017, ma la novità nella sua pubblicati online. La diffusione se in zona sono già stati girati al- versione smartphone è il ruolo capillare, poi, di sensori per coor- tri film, consultare gli incentivi attivo dello spettatore, a cui dinate spaziali che permettono di disponibili per quell’area geogra- viene offerta un’esperienza perso- individuare la posizione precisa fica, contattare la Film Commis- nalizzata in base al luogo fisico in di oggetti e persone (il GPS pre- sion di riferimento. Similmente cui si trova. Può, inoltre, muoversi sente oggi praticamente in ogni l’appassionato di cinema, serie sulla mappa digitale alla scoperta smartphone e tablet), ha definiti- tv e videogiochi, può curiosare di altri luoghi e film, decidere se vamente riscritto la pratica di frui- alla scoperta di cosa è stato girato ricevere notifiche su contenuti di zione della realtà arricchendola di nel luogo che sta visitando o nelle interesse nelle vicinanze, scattare nuovi spazi di azione. Così succe- sue vicinanze, scoprire inaspetta- direttamente dall’app fotografie de che, grazie alla nuova app Italy ti dettagli su set e ambientazioni, di paesaggi per poi condivider- for Movies, lo spettatore può lasciarsi suggestionare da uno dei le su Instagram, utilizzando gli avere un’esperienza curiosa e in- tanti e originali itinerari cine-turi- #hashtag automaticamente cre- novativa dei film a partire dai veri stici possibili, suggeriti, di volta in ati. Viene così stimolato ad arric- luoghi in cui sono stati girati. volta, a partire dalla regione in cui chire la sua esperienza sensoriale si trova. Un vero e proprio viaggio con elementi multimediali che L’applicazione, disponibile per alla ricerca dei set, nella Storia e si muovono con lui nello spazio il download gratuito negli store nelle storie del cinema, che lo por- e con i quali può liberamente in- digitali Apple e Google, sfrutta il ta sulle tracce dei borghi marinari teragire. Con l’app, dunque, il di- GPS del telefonino per geo-loca- del sud Italia e di quei luoghi po- gitale entra nel quotidiano come lizzare su mappa l’utente, che può polari e veraci raccontati da Lina espansione dello spazio di azio- così viaggiare in maniera curiosa e Wertmüller, delle architetture ne del soggetto, e ne valorizza il innovativa alla scoperta dell’Italia esoteriche e monumentali filma- reale percepito. e dei luoghi che fanno cinema. te dal maestro del brivido Dario

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LA SOLITUDINE DEI NUMERI 1 di EMANUELE RAUCO Un gioco irresistibile tra cinefili, che mette spesso a dura prova la pazienza: le classifiche. Perché amarle? E perché no?

“Preferire è il primo atto della ticolate e con la partecipazione di importante. In questo caso, ho servizio del pubblico o del lettore vita intellettuale”, diceva Nicolás non solo dei collaboratori della rimandato fino all’ultimo e poi e cercare di capire dove il cinema Gómez Dávila. Non ditelo a un rivista, ma di studiosi, critici ed l’ho fatta di fretta, accorgendo- sta andando. Con le classifiche cinefilo. La sua vita è costellata esperti non solo italiani) sui film mi appunto di aver dimenticato non avviene: sono un mezzo epi- di preferenze, di scelte, e quale migliori della storia del cinema cose notevoli. Per cui quando me gonale”. modo migliore di preferire che italiano. “Quella era una classifica l’hanno fatto notare ho pensato Tutto vero, tutto giusto, e sono in comporre una classifica? A leg- - ci dice Sangiorgio - fatta con un avessero ragione e ho riportato molti a condividere questo odio gere i quotidiani d’oltre Manica criterio storico e critico ben de- tutto su Facebook”. Il dibattito per la classificazione, da Alberto o d’oltreoceano, le riviste specia- finito, per far conoscere la storia che già normalmente tra cinefili Crespi ad Anton Giulio Mancino lizzate e i siti Internet dedicati al del cinema soprattutto ai lettori è acceso - lo diceva Pennac ben fino a Dario Tomasi, critici e stu- cinema, sembra che non passi più giovani, mentre quest’ultima prima dei social network - con le diosi tra i più eminenti in Italia. giorno senza una classifica di film. era più un gioco legato all’assen- classifiche si scatena, perché ogni Eppure, a volte il gusto ludico del Ovviamente imperversano quelle za in estate di argomenti forti o critico o appassionato sceglie un cinema e della critica prende il so- che riguardano la fine dell’anno, film forti di cui parlare. Un gioco metodo molto prima che un film, pravvento, il bisogno, come dice ma riviste come “Sight & Sound” editoriale, certo, però rivendico e ogni metodo si pensa sia il mi- Sangiorgio, di mettere ordine si periodicamente aggiornano le l’importanza della classifica come gliore. È uno dei motivi per cui le mescola con la condivisione più proprie classifiche di tutti i tempi, strumento critico: penso che in classifiche fanno storcere il naso o meno narcisistica di un pensie- oppure si fa la corsa per condivi- questo periodo di stimolazioni a più d’uno: “Ho sempre creduto ro e anche con la voglia di sentirsi dere e commentare le classifiche infinite e poca memoria serva un che le classifiche di tipo artistico al sicuro. Le classifiche di film - di registi importanti su vari argo- canone, un modo per fare ordine, siano dannose per la creazione specie se intese come liste da cui menti, da Spike Lee al classifica- cercando di approfondire a parti- di uno spazio comune di con- prendere spunti di visione - sono tore compulsivo Tarantino. re dalla classifica e mi piace farlo fronto, polarizzano le opinioni e importanti per chi le fa, ma prima Quest’estate, il movimento dei mescolando tutte le sensibilità e non aiutano in nessun modo la ancora per chi le legge, perché cinefili è stato incendiato dalla le influenze diverse di chi scrive comprensione dell’opera”, ci dice aiutano a stabilire dei paletti, dei classifica di “FilmTv” dedicata ai sulla rivista”. Francesco Fusar Poli, studioso perimetri entro cui muoversi, che migliori film del decennio (subi- Tra questi Pedro Armocida, cri- di estetica e filosofia alla Statale di spesso si prendono come misura to accusata di classificatio precox, tico e direttore della Mostra del Milano. È la critica che si è sempre di partenza per allargarli, ridefi- tra chi diceva che alla fine del Nuovo Cinema di Pesaro, che ha fatta alle recensioni da parte di nirli, rimuoverli. Dicono qualco- decennio mancassero 6 mesi, chi sfruttato l’interesse per la classifi- studiosi e analisti, il vero vulnus sa dei film che citano? Certo che un anno e sei mesi), poco prima ca per farne un tormentone, usan- della critica semaforica, ma Ni- no, specie se restano elenchi. Ma di venire rimpiazzata nell’inte- do con la dovuta ironia i mezzi cola Calocero, cultore di Storia ricordano la differenza che passa resse del cinefilo dalla classifi- social: l’epopea dei commenti alla e critica del cinema a Tor Vergata, tra il cinefilo e il critico (per non ca redatta da “The Guardian” sua classifica e di tutti gli appunti che collabora anche alla Festa del dire il teorico), una differenza che sui migliori film del XXI secolo, che i cinefili fanno ai compilatori Cinema di Roma, tira fuori anche spesso sta proprio nella voglia di alla faccia della precocità. Già lo è stata uno dei risvolti più buffi un altro aspetto: “Chi si applica giocare prima che di elaborare. scorso anno la rivista settimana- della questione. “Eppure, sono nelle classifiche non fa lo sforzo E ora vi lascio che devo mettere le diretta da Giulio Sangiorgio una vittima - ci dice - perché a di pensare a chi ha un gusto diver- in ordine i film per la classifica di aveva acceso i dibattiti con una me le classifiche non piacciono so dal suo o ad ampliare il proprio fine anno. classifica (ben più strutturata di molto, ho sempre l’impressione sguardo verso altri tipi di sensi- questa, dalle intenzioni più ar- di essermi dimenticato qualcosa bilità. È importante mettersi al

latest - pro e contro 102/103 biografie

FEDERICO BONDI

Nato a Firenze nel 1975, nel 2008 debut- ta alla regia con Mar Nero, in Concorso al 61mo Festival di Locarno (dove vince il Pardo d’oro per la Migliore Interpre- GIAMPAOLO te Femminile, il Premio della Giuria Ecumenica e della Giuria Giovani) e G. RUGO candidato al David di Donatello per la Migliore Attrice protagonista e al Na- stro d’argento per il Migliore Regista Esordiente. Dalla fine degli Anni ‘90 è regista di spot e documentari, tra cui So- Nato a Genova nel ‘68, romano acquisito. ste (2001), Soste Japan (2002), L’uomo Oltre alla narrativa ha scritto per la radio planetario. L’utopia di Ernesto Balduc- e il teatro. Per il cinema ha sceneggiato ci (2005), Educazione affettiva (2014). Governance insieme a Heidrun Schleef e Dafne (2019), il suo secondo lungome- Michael Zampino. L’uscita del film con la traggio di finzione, presentato alla 69ma regia di Zampino, e interpretato da Massi- Berlinale nella sezione Panorama, dove mo Popolizio e Vinicio Marchioni, è previ- vince il Premio Fipresci. sta per la prima metà del 2020.

WINNIE L.M. YEE ALESSANDRA TIERI Docente associata in Letterature comparate e coordinatrice del programma in Studi lette- rari e culturali alla University of Hong Kong. I suoi interessi di ricerca riguardano l’eco-critica e il cinema indipendente di Hong Kong. Sta la- Giornalista pubblicista e laureata in Lingue e letterature straniere, ha vorando ad un libro che esplora la relazione tra poetiche ecologiste e la iniziato la sua attività di comunicazione in ambito cinematografico scena dei film indipendenti cinesi. presso Istituto Luce, quando presieduto da Angelo Guglielmi: nel 2003 assume la guida dell’ufficio stampa. L’anno successivo le viene affidato il medesimo compito professionale presso Lucky Red. Circa 300 i titoli seguiti in questo ruolo, toccando i generi più diversi, senza rinunciare a occasionali incarichi di docenza in materia di comunicazione presso Ateneo Impresa, l’Università Cattolica, la Luiss e altri istituti universita- ri. E senza rinunciare a una doppia felice maternità.

latest - biografie sul prossimo numero in uscita a dicembre 2019

Scenari Inchieste Focus Anniversari Il cinema e Casse Il cinema A 50 anni da... l'industria italiana e cassiere in Indonesia Metti una sera a cena PosteItalianeSpA - Spedizioneinabbonamentopostale-70% -Aut.GIPA/C/RM/04/2013 Nulla èpiùnecessario delsuperfluo. non importa quale storia racconti, nonimportaqualestoriaracconti, rendi iltuoacquirenteuneroe. (da La chiave è: La vita èbella vita diRoberto Benigni) La (Chris Brogan)

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