Raduno ANMI 2015 a Raduno ANMI 2015 a Ravenna

La battaglia di Zagonara La medaglia di Filippo Maria e al centro un cavaliere 28 luglio 1424 in piedi, con la lancia, elmo Visconti da torneo e cavallo al seguito, Paolo Pagnottella molto simile a un personaggio Realizzata in bronzo dell’affresco di San Giorgio dall'artista italiano Pisanello e la principessa in on sono in molti a conoscere gli eventi che portarono In quel periodo il Papato, fino ad allora arbitro di tutte le dispu- nel 1441. Misura 10,20 cm di Sant’Anastasia a Verona. alla battaglia di Zagonara né la battaglia stessa. Eppu- te, era alle prese con il nuovo concilio di Pavia (1423) dove l’au- diametro. Sul dritto è l’iscrizione: PHILIPPVS MARIA Sul rovescio si trova Filippo Sullo sfondo roccioso si nota N re, fu un fatto d’arme di rilevanza almeno pari alla più torità papale fu messa in discussione e ne uscì indebolita. Subi- effigiato di profilo Filippo ANGLVS DVX MEDIOLANI Maria Visconti a cavallo una città, con una statua di celebre battaglia di Ravenna (1512), della quale to ne approfittarono Firenze, Milano e Venezia Maria Visconti in forma di ETCETERA PAPIE ANGLERIE al passo a sinistra, indossante guerriero, una cupola, una vi abbiamo già ampiamente parlato in un prece- per stipulare un accordo, a tutto detrimento dei busto rivolto a destra, con la QVE COMES AC GENVE la corazza, con elmo e cimiero torre, un campanile e, sulla dente numero di questa rivista. Zagonara (o Za- territori pontifici, in base al quale il duca di Mila- berretta e con l’abito ornato DOMINVS (“Filippo Maria del drago crestato, e con in collina al centro, una rocca. gunéra, per dirla in dialetto romagnolo) era una no, Filippo Maria Visconti estese la sua sfera di con la sua impresa della Angelo [Visconti], duca di mano la lancia. In basso si trova la firma fortificazione circondata da profondo fossato influenza su Lombardia, marca trevigiana, Mon- colombina entro la corona Milano etc., conte di Pavia e di A destra sono presenti un OPVS PISANI PICTORIS che sorgeva a pochi chilometri da Lugo e ad una ferrato e provincie pedemontane, Firenze su To- ducale. Sul bordo corre Angera e signore di Genova”). paggio a cavallo (“Opera del pittore Pisan[ell]o”) trentina da Ravenna. scana, , Marche e .

Lo stemma degli Ordelaffi La fertile Romagna rimaneva il territorio ambito da tutti. Nel 1422 L’attacco fu sferrato “all’ora terza”, cioè fra le 9 e le 12 e l’inizia- (da wuikipedia) scoppiano a violenti disordini, per sedare i quali il lega- le carica di cavalleria fu resa vana dal terreno impantanato e dai to pontificio, cardinal Carillo chiese l’aiuto del Visconti, che non fossati scavati dai milanesi. Così, il peso principale dello scontro aspettava altro per infiltrarsi. fu sostenuto dalle fanterie, in una lotta corpo a corpo intensa e A Forlì, nel gennaio 1422 era morto Giorgio Ordelaffi, signore veemente sotto le mura del castello. Grande impressione, inol- La località di Zagonara ai nostri tempi della città, e i cittadini, temendo di finire sotto predominio imo- tre, destarono i “palvesarii” milanesi, fanti che imbracciavano lese, ricorsero alla vecchia amicizia con Milano che, nel mag- grandi scudi da poggiare a terra per formare un muro sul quale (da wuikipedia) gio 1423, inviò proprie milizie al comando di Sicco da Montagna- la cavalleria nemica si infrangeva e dietro al quale la propria ca- na. Firenze denunciò l’accordo e, in vista dell’ormai certo con- valleria poteva riordinarsi al sicuro. fronto con il Visconti, assunse a servizio Carlo, signore di Rimi- La zona si riempì ben presto anche del fumo acre degli “schiop- ni e suo fratello Pandolfo Malatesti che passarono decisamen- pettari” milanesi, che peggiorò la già scarsa visibilità dovuta al- te all’attacco il 6 settembre 1423 dalle parti di Ronco. Ma si tro- la pioggia. Il combattimento durò a lungo “aequo marte”, cioè varono davanti due tipini tosti, come Sicco da Montagnana e col massimo equilibrio, fiorentini all’assalto e milanesi a respin- Angelo (o Agnello) della Pergola, che non solo batterono i Ma- gerli. Nel pomeriggio, dopo cinque ore di lotta, i fiorentini si tro- latesti ma occuparono anche Imola e Tossignano, roccaforte varono presi fra due fuochi e non poterono far altro che mano- che controllava le vie verso la Toscana. vrare in ritirata, che ben presto si trasformò in una fuga precipi- Anche Alberico da Barbiano, conte di Cunio, nipote del celebre tosa. La strage fu immane. Carlo Malatesti fu catturato e condot- Alberico da Barbiano, si unì ai fiorentini ma, nei pressi di Lugo, to a Milano al cospetto di Filippo Maria Visconti il quale gli usò venne sorpreso da Angelo della Pergola (per ironia della sorte, un trattamento di riguardo per poterne fare un futuro alleato (co- allievo prediletto del nonno Alberico da Barbiano) e, costretto a me in effetti sarà). Anche Alberico di Cunio, signore del castello battere in ritirata, si rinserrò, stretto d’assedio, nel suo castello di Zagonara, fu “convertito” agli interessi viscontei, ricevette un di Zagonara da dove inviò richieste di soccorso. Carlo e Pan- prestigioso comando nell’esercito milanese ed una nuova con- dolfo Malatesti lasciarono così l’assedio di Forlì e diressero su tea in quel di Belgioioso in Lombardia. Zagonara, nei cui pressi giunsero il 26 luglio, con l’intento di Non andò altrettanto bene a Zagonara: il castello fu raso al suolo prendere l’esercito milanese fra due fuochi. Il tempo, in quel lu- fino alle fondamenta e mai più ricostruito, i suoi abitanti subirono glio 1424, vide un continuo di piogge a rovesci, che resero le ogni forma di angheria e di violenza e furono quindi costretti a di- campagne un immenso acquitrino e difficile per truppe e caval- sperdersi. Filippo Maria Visconti non seppe o non volle profittare li muoversi. Le milizie di Filippo Maria Visconti, giunte intorno al dell’incredibile occasione di marciare su Firenze, rimasta senza castello da giorni, erano fresche, riposate e rifornite. baluardi né milizia: la sua sopravvivenza, a questo punto, era appe- I Fiorentini, viceversa, erano stanchi, ignari del terreno, pungo- sa ad un filo e la dovette non alle sue milizie ma… al miglior con- lati a fare presto per portare aiuto all’alleato barricato nel ca- dottiero visconteo, Francesco Bussone detto il Carmagnola, che stello. Oltre alle abbondanti piogge, Angelo della Pergola aveva decise la primavera successiva di passare armi e bagagli al servi- fatto anche allagare il perimetro intorno a Zagonara, convo- zio di Venezia. Milano dovette richiamare tutti i suoi uomini impe- gliandovi le acque dei vicini canali che resero il terreno ancor gnati in Romagna. Comincia da qui l’oblio (imposto dalla politica di più infido e pericoloso. allora ma che perdura fino ai nostri giorni) della battaglia di Zago- Il mattino del 28 luglio, Carlo e Pandolfo Malatesti decisero per nara: che fosse ricordata e studiata non conveniva a Firenze, che l’attacco, disponendo di circa 10 mila uomini e 600 cavalieri. Le lì le aveva sonoramente buscate, non conveniva a Milano, che non milizie milanesi di Angelo della Pergola sono stimate in 8000 uo- aveva saputo trarne alcun beneficio per sua inettitudine. mini circa, con 400 cavalieri. nnn

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