Sinistra E Sovranismo “ 243 31
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2019 1 2 Indice Premessa Pag. 5 1. Dal voto del 4 marzo al primato leghista alle europee “ 7 2. Una meteora divenuta stella polare “ 13 3. L‟ondivago atteggiamento dei postcomunisti nei confronti della Lega. “ 27 4. Gli scomposti comportamenti di Pds, Ds e Pd “ 35 5. Anche la sinistra radicale e quella sindacale hanno manifestato sbandamenti “ 45 6. L‟insulto assunto a pratica politica “ 55 7. In assenza di una seria opposizione democratica alla Lega, violenze e contestazioni da parte degli antagonisti “ 62 8. Ignorate le potenzialità e la natura del leghismo “ 67 9. La cultura leghista è produttrice di un senso comune retrivo “ 73 10. L‟etica e la morale leghista sono ferme al passato “ 76 11. Il modello sociale leghista è ispirato a un liberismo Conservatore “ 84 12. L‟avversione leghista all‟ambientalismo “ 92 13. Il federalismo separatista della Lega “ 96 14. Le incomprensioni e gli abbagli della sinistra “ 106 15. Dalla rivolta fiscale all‟aumento del carico impositivo sul lavoro dipendente “ 111 16. L‟antimeridionalismo è sempre vivo ed è mai stato rinnegato “ 120 17. Dalla xenofobia alle pratiche di autentico razzismo “ 125 18. Ostilità verso gli immigrati: dalle promesse ai fatti “ 131 19. L‟inerzia della sinistra di fronte al neorazzismo “ 141 20. Lo sfacciato uso politico della fede religiosa “ 150 21. L‟inaffidabilità dei leghisti in tema di alleanze “ 160 22. La dirittura morale dei leghisti in politica “ 170 3 23. Le ipocrisie e le trasgressioni sul fronte della giustizia “ 176 24. Da “tangentopoli” allo scandalo Credieuronord, fino alle “quote latte” “ 187 25. L‟uso illecito del finanziamento pubblico e la cattiva amministrazione del patrimonio “ 196 26. Cesarismo e “democrazia del prato” “ 203 27. Il sincretismo, l‟attaccamento alle poltrone e gli spropositi di alcuni dei più importanti personaggi della Lega “ 215 28. La strumentale “svolta” nella continuità “ 225 29. Le posizioni ballerine in campo internazionale “ 234 30. Sinistra e sovranismo “ 243 31. La Lega al governo “ 253 Conclusioni “ 263 Appendice “ 269 4 Premessa Avrei preferito non scrivere le note che seguono. L‟ho fatto per senso del dovere, con fatica e sofferenza. Anche se spinto, per la verità, dal desiderio di riscattarmi moralmente. Fatica, dal momento che ho smesso di studiare il fenomeno leghista nel 1997, allorquando mi sono convinto che era utile sforzarsi di capire cosa doveva fare la sinistra per arginare il fenomeno piuttosto che limitarsi a interpretarlo e descriverlo. Allorquando, in questo ultimo decennio, ho avvertito il persistere di un vuoto di analisi e di riflessione sulla presenza ed espansione di questo movimento, ho avanzato a diversi interlocutori l‟ipotesi di dare corso a uno studio collettivo sulle cause della sua egemonia, ma non ho trovato ascolto e disponibilità. Pertanto, il riprendere l‟argomento in uno stato fisico non sempre soddisfacente, con la mente segnata dal tempo, oltre tutto nella condizione di caregiver, ha significato per me un notevole sforzo. Ho dovuto ripassare e ponderare, giorno dopo giorno di quest‟ultimo ventennio, comportamenti, iniziative, posizioni politiche degli esponenti leghisti, al fine di far discendere le mie argomentazioni non da pregiudizi o sensazioni, ma dagli avvenimenti che si sono succeduti. Per di più, a differenza degli anni ‟90, ho compiuto questo sforzo in ristrette condizioni d‟informazione e di documentazione, il che ha reso meno argomentato il mio studio. Una tale scelta ha dunque comportato per me un lavoro enorme, monotono, da certosino. Sofferenza perché, non essendomi mai sentito affetto dalla sindrome di Cassandra, l‟assistere al realizzarsi delle mie preoccupate previsioni è stato per me un evento doloroso. Constatare infatti di aver avuto ragione quando poi il progetto politico-sociale per cui ho lavorato per tutta la vita è andato in fumo, non può che procurarmi dolore e tormento. Avrei 5 preferito essere smentito dalla storia. Piuttosto che riconoscimenti, pochissimi per la verità, avrei gradito sentirmi dire che le mie previsioni e teorie non erano altro che delle errate congetture. Poiché i miei sforzi degli anni ‟90 nel contribuire a un chiarimento sulla natura del leghismo sono risultati inefficaci, ora immagino che anche questo mio ulteriore contributo avrà un destino più o meno analogo o forse addirittura peggiore. Una tale sorte, però, non mi impedisce di continuare a dire testardamente la mia. In gioco non c‟è solamente il destino dello schieramento di sinistra, ma quello della democrazia, della giustizia sociale, della solidarietà umana. Ciò che mi auguro è che almeno quei compagni che non hanno ancora perso la testa per la conquista del “palazzo” e per il protagonismo personale, abbiano ad accogliere queste mie note come un ulteriore modesto contributo alla riflessione e uno stimolo a un rinnovamento di strategia e di azione politica che considero improrogabile. Ringrazio Fabrizio, Luca e i miei figli Nadia, Riccardo e Rossana per avermi incoraggiato e supportato nell‟impresa. v.m. 13 luglio 2019 6 1. Dal voto del 4 marzo al primato leghista alle europee L‟esito della consultazione elettorale del 4 marzo 2018 che ha decretato il successo del M5s e della Lega e la conseguente formazione del governo Conte, ha messo in stato di fibrillazione oltre alle élite che hanno perso consensi, anche gran parte delle categorie imprenditoriali, delle dirigenze sindacali, dei rappresentanti dell‟associazionismo, nonché di molti esponenti della cultura e dell‟informazione. Persino le gerarchie ecclesiastiche hanno manifestato apprensione per la svolta di orientamento politico degli italiani. A dire di alcuni politici e opinion man, al potere si sarebbero insediati i “predicatori dell‟odio”, nella società italiana avrebbe avuto il sopravvento il “culto della separazione”, un “neo-indipendentismo aggressivo”. Di fronte all‟irresistibile richiamo della “pulsione securitaria” – a dire di alcuni - le “forze coese degli Stati nazionali” sarebbero entrate in crisi e la democrazia si sarebbe rivelata “impotente”. Lo stesso Rapporto Censis del dicembre scorso, parla di “sovranismo “psichico” e commenta: “La radice di questa trasformazione va ricercata in basso, negli orientamenti popolari più profondi… La pancia del Paese da dolente è diventata cattiva e siamo davanti a una trasformazione antropologica degli italiani che non sono più la “brava gente”, hanno preso invece a moltiplicare egoismi, chiusure e invidie”. Fra la politica e la statualità si sarebbe determinata una frattura e la mediazione politica avrebbe esaurito la sua funzione. Il nostro Paese si sarebbe incamminato sul “viale del tramonto civile e morale” e “il significato etico di questo passaggio sarebbe devastante”. “L‟Italia sta diventando un Paese invivibile. Un Paese incolto nel quale ogni regola è approssimativa, il suo rispetto incerto, mentre i tratti d‟inciviltà non si contano… Una discussione informata è ormai quasi impossibile… L‟italiano medio sopporta sempre meno di essere contraddetto e diffida di chi prova a farlo ragionare”. “L‟affermazione di un nuovo egoismo, di una cultura svilita a strumento esclusivo di selezione e di separazione è un colpo mortale ai 7 principi costituzionali della solidarietà e dell‟uguaglianza”. “L‟Italia rischia di diventare una democrazia illiberale”. C‟è chi ritiene che siamo di fronte “allo sgretolamento dell‟umanismo e delle sue espressioni politiche: la solidarietà cristiana, la fraternità socialista, il buon senso compassionevole liberale” e chi considera l‟alleanza tra Putin, Le Pen e Salvini una sorta di “fascismo russo- franco-padano”. E a riguardo dei primi passi del nuovo esecutivo hanno scritto: “Nell‟azione di governo è stato utilizzato il rancore” e poiché “il cambiamento miracoloso promesso da Salvini e Di Maio resta al palo, la successiva delusione renderà ulteriormente cattivi gli italiani”. “La manovra di governo è frutto di dosi massicce di dilettantismo e cialtroneria”. E tutto questo ha fatto dire a un ex prestigioso direttore di quotidiano che “il precipizio è davanti a noi”. Persino colui che, seppure a malincuore, ha benedetto il connubio giallo-verde/blu, qualche tempo dopo ha sostenuto che “siamo all‟anticamera di una dittatura” e che avendo lui (il cavaliere di Arcore) “salvato l‟Italia dai comunisti”, ora che “l‟Italia è di fronte a un pericolo peggiore, all‟ignoranza, all‟incompetenza, all‟odio sociale”, spetterà ancora a lui salvare il Paese. Non meno preoccupati per la situazione che si è venuta a creare in seguito alle elezioni politiche del 4 marzo, sono stati i post comunisti. L‟ex capo dello Stato, Giorgio Napolitano, si è mostrato allarmato perché “i valori della solidarietà e della comunanza europea sono stati in diversi Paesi sopraffatti dal dilagare di nuovi sovranismi e nazionalismi”. L‟ex presidente del Consiglio dei ministri ed ex segretario del Pds-Pd, Massimo D‟Alema, ha affermato di considerare “pericoloso il governo giallo-verde”. Dello stesso parere si è detto Maurizio Martina, in qualità di segretario reggente del Pd, il quale ha definito l‟esecutivo Conte “un governo di nazionalisti di destra con istinti antidemocratici, autoritari e oscurantisti… un governo di irresponsabili, di cialtroni”. Lo storico post comunista, Luciano Canfora, si è detto preoccupato per “quel ferino egoismo che costituisce il nerbo dalla psiche umana”, e 8 considerando ormai spacciata la democrazia politica, ha fatto sapere di ritenere le forze populiste dei “movimenti fascistici”. E a dirsi preoccupata per la prospettiva politica è stata la gran