ILCOMMISSARIO DELEGATO Per fronteggiare l'emergenza derivante dagli eccezionali eventi meteorologici verificatisi nei giorni dall'11 al 13 novembre ed il 1° e 2 dicembre 2013 nel territorio della regione . Ordinanza del Capo Dipartimento

della Protezione Civile n.150 del 21.02.2014 Pubbl. G.U. n.52 del 04.03.2014

Comune di Mosciano Sant'Angelo (PROV. DI )

FRANA CONTRADA MARINA NEL DI Mosciano Sant'Angelo con coinvolgimento di abitazioni e sgombero di 4 nuclei familiari. Procedura di somma urgenza. Approvazione servizi di consulenza geologica e delle operazioni di monitoraggio dell'area interessata dal dissesto per i primi immediati interventi urgenti ed indifferibili a tutela della pubblica e privata incolumità. CUP: J97B14000100001 CIG: 583257377F.

STUDIO GEOLOGICO, GEOMORFOLOGICO ED IDROGEOLOGICO IN LOCALITA' MARINA NEL COMUNE DI MOSCIANO SANT'ANGELO (TE) - COMPLETAMENTO - RELAZIONE GEOLOGICA

Elaborato: Data di emissione: DIREZIONE E SORVEGLIANZA CAMPAGNA IMPRESA ESECUTRICE: DRILLING CCD SYSTEM ITALIA S.r.l. GEOLOGICA E GEOTECNICA: Sede Legale: C.da Vicenne snc 65017 FARINDOLA (PE) Sede Amministrativa: Via Albegna, 3 - Geol. Eustachio 65018 PESCARA(PE) Tel. 085.8621283 -fax 085.8621282 PIETROMARTIRE P.IVA 02024680684 COORDINATORE SICUREZZA PER LA PROGETTAZIONE:

Il R.U.P. COORDINATORE SICUREZZA PER Ing. Giancarlo MISANTONI L'ESECUZIONE:

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STUDIO GEOLOGICO IN LOCALITÀ MARINA DI MOSCIANO SANT’ANGELO (TE)

INTRODUZIONE...... 4

1.0 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO ...... 11

2.0 CARATTERISTICHE GEOLOGICHE, GEOMORFOLOGICHE E IDROGEOLOGICHE GENERALI ...... 18 2.1 Inquadramento geologico generale ...... 18 2.2 Inquadramento geomorfologico generale ...... 31 2.2.1 Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) ...... 35 2.2.2 Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (IFFI) ...... 40 2.2.3 Piano Stralcio di Difesa delle Alluvioni (PSDA) ...... 41 2.2.4 Carta dell’uso del suolo ...... 44 2.2.5 Stato dell’arte paesaggistico ed archeologico ...... 45 2.3 Caratteristiche idrogeologiche generali ...... 47

3.0 CARATTERISTICHE OROGRAFICHE, IDROGRAFICHE E METEOCLIMATICHE DELL’AREA ...... 51 3.1 Analisi orografica ...... 51 3.1.1 Orografia ...... 51 3.1.2 Pendenza ed esposizione dei versanti ...... 53 3.2 Analisi idrografica ...... 55 3.2.1 Carta degli elementi idrologici e dei tipi di fondazione ...... 59 3.3 Aspetti meteoclimatici ...... 60 3.3.1 Caratteristiche climatiche generali ...... 61 3.3.2 Eventi meteorici intensi ...... 63

4.0 CARATTERISTICHE GEOLOGICHE DELL'AREA 4.1 Litologie del substrato ...... 74 4.1.1 Litotipi argillosi ...... 74 4.1.2 Litotipi pelitico-sabbiosi ...... 75 4.2 Depositi di copertura ...... 76 4.2.1 Depositi alluvionali ...... 76 4.2.2 Depositi eluvio-colluviali ...... 77 4.2.3 Depositi di frana ...... 78 4.2.4 Depositi di riporto antropico ...... 79 4.3 Assetto giaciturale o geometrico ...... 79 4.4 Carta geologica ...... 80

5.0 CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE DELL’AREA ...... 83 1

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5.1 Complessi idrogeologici del substrato ...... 83 5.2 Complessi idrogeologici di copertura ...... 84

6.0 CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE DELL’AREA ...... 86 6.1 Forme e processi morfogenetici ...... 90 6.1.1 Forme e depositi di versante dovuti alla gravità ...... 90 6.1.2 Forme antropiche ...... 99 6.2 Carta geomorfologica ...... 100 6.3 Il fenomeno franoso ...... 101 6.3.1 Tipologia del fenomeno ...... 101 6.3.2 Geometria ...... 101 6.3.3 Caratteristiche idrogeologiche ...... 103 6.3.4 Stato di attività ...... 109 6.3.5 Condizioni predisponenti ...... 110 6.3.6 Fattori innescanti (precipitazioni intense) ...... 111

7.0 MONITORAGGIO IDROGEOLOGICO DEL LAGO ARTIFICIALE E DELLA RETE IDRICA E FOGNARIA ...... 112

8.0 CARATTERISTICHE SISMICHE DELL’AREA E CLASSIFICAZIONE SISMICA DEI TERRENI114 8.1 Caratteristiche sismiche generali ...... 114 8.2 Categoria di suolo di fondazione ...... 117

9.0 VALUTAZIONI DELLO STATO DEL DISSESTO E CONSIDERAZIONI DI CARATTERE APPLICATIVO ...... 122

10.0 CONCLUSIONI ...... 125

BIBLIOGRAFIA ...... 132

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ALLEGATI: - CARTA COROGRAFICA (SCALA 1:25.000) - CARTA COROGRAFICA (SCALA 1:5.000) - CARTA GEOLOGICA (CARG, SCALA 1:50.000) - CARTA GEOMORFOLOGICA (PAI, SCALA 1:3.000) - CARTA DELLA PERICOLOSITÀ (PAI, SCALA 1:3.000) - CARTA DEL RISCHIO (PAI, SCALA 1:3.000) - CARTA DELLE PENDENZE (PAI, SCALA 1:3.000) - CARTA GEOLOGICA (DI DETTAGLIO, SCALA 1:2.000) - CARTA GEOMORFOLOGICA (DI DETTAGLIO, SCALA 1:2.000) - CARTA DELL’UBICAZIONE DELLE INDAGINI (SCALA 1:2.000) - SEZIONI GEOLOGICHE – GEOMORFOLOGICHE - CARTA DEL MONITORAGGIO IDROGEOLOGICO DEL LAGO ARTIFICIALE E DELLA RETE IDRICA E FOGNARIA (SCALA 1:2.000) - MONITORAGGIO FOTOGRAFICO DEL FENOMENO E DEI RELATIVI DANNI OSSERVATI DAL MESE DI APRILE 2014 A MARZO 2017

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INTRODUZIONE In riferimento al Decreto del Commissario Delegato di cui all’O.P.C.M. n. 150/2014 per l’incarico di prestazioni professionali inerenti la redazione dello studio e relazione geologica a supporto delle scelte progettuali da attuare relativamente alle opere suddette da eseguire nel Comune di Mosciano Sant’Angelo (TE), il Dirigente del Servizio del Genio Civile di Teramo Ing. Giancarlo Misantoni, nel mese di marzo 2016 ha affidato allo scrivente l’incarico di una consulenza geologica in assistenza alle scelte progettuali per i lavori da eseguire nella Località Marina di Mosciano Sant’Angelo (TE) – Completamento-. Tale elaborato, tenuto conto delle nuove indagini e monitoraggi, costituisce il completamento dello studio geologico, geomorfologico e idrogeologico. Nella relazione si espongono le caratteristiche geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche e sismiche dell’area interessata da fenomeni gravitativi verificatesi in Località Marina di Mosciano Sant’Angelo a seguito degli eventi metereologici eccezionali occorsi nei giorni dal 9 al 13 novembre e al primo (1) e due (2) dicembre 2013 nel territorio della Regione Abruzzo ed evoluti a seguito delle intense precipitazioni del dicembre 2014, marzo 2015 e gennaio 2017. Inoltre, lo studio si è sviluppato anche in relazione dei danni occorsi agli edifici a seguito dei movimenti franosi e in base alle numerose Ordinanze Sindacali ad essi relative. La relazione è il risultato di una indagine integrata basata su rilevamenti geologici e geomorfologici. Lo studio, oltre al rilievo geologico e geomorfologico di campagna, ha previsto l’esecuzione di indagini geognostiche, dirette e indirette, al fine di verificare la stratigrafia e caratterizzare i terreni presenti dal punto di vista geotecnico. I sondaggi realizzati sono stati attrezzati con piezometri ed inclinometri. I risultati delle indagini eseguite in fase di completamento sono stati integrati con quelli delle indagini geognostiche e geofisiche eseguite durante la fase di progettazione definitiva – esecutiva.

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I rilevamenti geomorfologici di superficie effettuati in tempi diversi (aprile- settembre 2014 – febbraio 2017) e i dati di monitoraggio di piezometri e inclinometri rilevati da luglio 2014 a aprile 2017 hanno consentito di valutare lo sviluppo della frana nonché la geometria della stessa. Nella fase del progetto definitivo – esecutivo, per meglio individuare le aree interessate dal dissesto, è stato eseguito, inoltre, un rilievo fotogrammetrico utilizzando droni radiocomandati, equipaggiati con fotocamera ad alta risoluzione. In questa fase, le principali attività svolte per la caratterizzazione geologica e geomorfologica dell’intera area, ed in particolare nel settore di intervento, sono di seguito elencate:  acquisizione del materiale bibliografico e dei dati cartografici dell’area di in- dagine (basi topografiche a scala 1:100.000-1:25.000, CTR, carte geologi- che, geomorfologiche, strumenti normativi PAI, IFFI, ortofotocarte, foto aere- e, ecc.);  acquisizione lavori tecnici relativi a precedenti studi reperiti negli uffici Tecnici dell’Amministrazione comunale di Mosciano Sant’Angelo e dell’ex Genio Ci- vile di Teramo;  analisi multitemporale della paleoidrografia, condotta attraverso l’ausilio di fo- to aeree di diverse annate (1954 al 2007) fondamentale supporto per le suc- cessive indagini di rilevamento in situ e per l’integrazione dei dati;  rilevamento geologico di dettaglio (scala 1:1.000) effettuato al fine di caratte- rizzare le litologie del substrato ed i depositi continentali di copertura; per tale analisi si è fatto riferimento alle linee guida del Servizio Geologico d’Italia (SGN, 1992, 1996) e successive modificazioni opportunamente modificate e integrate in relazione alla scala di lavoro; il rilevamento ha portato alla realiz- zazione di una Carta geologica in scala 1:2.500;  rilevamento geomorfologico di dettaglio (scala 1:1.000) effettuato con lo sco- po di rilevare e mappare le forme e i processi geomorfologici in atto, con par- ticolare riferimento alle forme che presentano strette relazioni con i fenomeni gravitativi e l’instabilità del versante. Il rilevamento geomorfologico è stato ef- fettuato e ripetuto a partire dal mese di aprile 2014 fino a aprile 2017 per os- servare l’evoluzione dei fenomeni gravitativi. Per tale analisi si è fatto riferi- mento alle linee guida del Servizio Geologico d’Italia (SGN, 1994, 2007) e

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del Gruppo Nazionale di Geografia Fisica e Geomorfologia (GNGFG, 1993), modificate e integrate in relazione alla scala di lavoro. Il rilevamento ha por- tato alla realizzazione di una Carta geomorfologica in scala 1:2.500;  integrazione e correlazione dei dati risultanti dalle indagini e dai rilevamenti di superficie con i dati risultanti dalle indagini di sottosuolo (sondaggi e pro- ve) e con i dati del monitoraggio di piezometri e inclinometri; la realizzazione di 3 sezioni geologiche-geomorfologiche in scala 1:1.000 per la definizione del modello geologico e geomorfologico del versante oggetto di indagine. Le indagini eseguite ed i relativi risultati hanno permesso la stesura degli elaborati di progetto e delle cartografie allegate. Nei capitoli successivi sono riportati, discussi ed analizzati tutti i dati raccolti, sia da bibliografia che dalle indagini condotte, per meglio comprendere l’evoluzione geolo- gico - geomorfologica dell’intero versante e in particolare dell’area interessata dalla fra- na. Di seguito si elencano gli allegati in calce alla presente relazione:  Carta Corografica (scala 1:25.000)  Carta Corografica (scala 1:5.000)  Carta Geologica (CARG, scala 1:50.000)  Carta Geomorfologica (PAI, scala 1:3.000)  Carta della Pericolosità (PAI, scala 1:3.000)  Carta del Rischio (PAI, scala 1:3.000)  Carta delle Pendenze (PAI, scala 1:3.000)  Carta Geologica (di dettaglio, scala 1:2.000)  Carta Geomorfologica (di dettaglio, scala 1:2.000)  Carta dell’ubicazione delle indagini (scala 1:2.000)  Sezioni geologiche – geomorfologiche  Carta del monitoraggio idrogeologico del lago artificiale e della rete i- drica e fognaria (scala 1:2.000)  Monitoraggio fotografico del fenomeno e dei relativi danni osservati dal mese di Aprile 2014 a Marzo 2017

Nella cartografia digitale, nelle relative legende e nelle descrizioni inserite nel pre- sente elaborato, per le diverse unità cartografate sono state definite le caratteristiche li- tologiche principali, la relativa variabilità litologica, la geometria e gli spessori, i rapporti di sovrapposizione, i contatti con il substrato ed, infine, l’ambiente morfogenetico e l’età.

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Per quanto riguarda il substrato, sono state distinte solo le principali categorie delle successioni litologiche marine plio-pleistoceniche. Per quanto riguarda la geomorfologia sono state distinte le forme erosive e depo- sizionali considerando in particolare forme di versante legate alla gravità, forme legate alle acque correnti superficiali, forme antropiche. Sono quindi state definite le caratteri- stiche del fenomeno franoso verificatosi da dicembre 2013 con particolare riferimento a tipologia, stato di attività, geometria, condizioni predisponenti, condizioni innescanti in relazione agli eventi meteorici critici del novembre-dicembre 2013 e seguenti, e condi- zioni idrogeologiche. La cartografia di base utilizzata nell’ambito dello studio comprende carte topogra- fiche, geologiche e geotematiche con particolare riferimento a: Cartografie topografiche storiche: tavolette IGM, CTR al 10.000 e 5.000 e di maggior dettaglio; Fogli della Carta Geologica d’Italia in scala 1:100.000; Fogli della nuova Carta Geologica d’Italia in scala 1:50.000 (Progetto CARG); Carta geologica della regione Abruzzo in scala 1:100.000; Carte geologiche e geotematiche della Regione Abruzzo a varie scale; Carte dell’uso del suolo della Regione Abruzzo in scala 1:25.000; Carte geologiche e geotematiche di altri enti a varie scale; Carte geologiche e geotematiche di pubblicazioni scientifiche a varie scale; Carta geomorfologica della Regione Abruzzo, scala 1:25000; Inventario dei Fenomeni Franosi, Progetto IFFI Regione Abruzzo (IFFI); Cartografia del Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI).

In fase definitiva – esecutiva, il progetto delle indagini e monitoraggio, prevedeva:

1) INDAGINI GEOGNOSTICHE a) Esecuzione di un totale di N° 7 sondaggi a rotazione con carotaggio conti- nuo che sono stati spinti fino a profondità compresa tra 20.0 e 40.0 m dal p.c.; b) Esecuzione di n° 33 SPT (Standard Penetration Test) realizzate nei primi 20.0 metri di profondità dal p.c., esecuzione di n° 6 SPT (Standard Penetra- tion Test) in corrispondenza dei sondaggi, realizzate all’interno dei succes- sivi 20.0 metri di profondità dal p.c.;

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c) Prelievo di n° 14 campioni indisturbati utilizzando campionatori a pareti sot- tili spinti a pressione in corrispondenza di tutti i sondaggi per profondità comprese tra 0.0-20 m e n°5 campioni indisturbati tra 20.0-40.0 m dal p.c. (in corrispondenza di n° 5 sondaggi); d) Installazione di n° 3 piezometri a tubo aperto fino alla profondità massima di 35.0 m dal p.c; e) Installazione di n° 4 tubi inclinometrici fino alla profondità massima di 40.0 m dal p.c; f) N° 3 Pozzetti esplorativi larghezza dello scavo 60x80 cm profondità 4 m. g) Prove di laboratorio geotecnico sui campioni prelevati Analisi granulometriche (n° 14 campioni); Limi di Atterberg, stato liquido e plastico (n° 14 campioni) Determinazione del contenuto in acqua (n° 14 campioni) Determinazione del peso di volume naturale (n° 14 campioni) Prova di taglio diretto consolidata drenata (CD) (n° 14 campioni) Prova triassiale non consolidata non drenata (ELL) (n° 7 campioni);

2) PROVE GEOTECNICHE IN SITO a) Esecuzione di n°4 prove penetrometriche statiche con punta elettrica e Pie- zocono (CPTU) spinte fino alla profondità di 25.0 m dal p.c. o rifiuto.

3) PROVE GEOTECNICHE-GEOFISICHE IN SITO b) Esecuzione di n°2 Prove dilatometriche tipo SDMT spinte fino alla profondi- tà di 30.0 m dal p.c. o rifiuto.

4) RILIEVO TOPOGRAFICO MEDIANTE SISTEMI A PILOTAGGIO REMOTO (SAPR) c) Rilievo topografico mediante drone radiocomandato con sistema multiroto- re, dotato di centralina di controllo avanzata con giroscopi e GPS per man- tenimento della posizione nello spazio, portacamera stabilizzato a due assi, fotocamera ad alta definizione, schermo LCD a terra per la visione in tempo reale delle immagini acquisite dalla fotocamera e per il monitoraggio della telemetria (parametri tecnici del mezzo).

Data la complessità dell’area, durante la fase di indagine sono state apportate modifiche al piano di indagine di progetto, integrando un ulteriore sondaggio e appro- 8

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fondendo, ove necessario, la profondità delle terebrazioni di sondaggio. Inoltre, sono state richieste prove di classificazione geotecnica su campioni indisturbati, quali angolo d’attrito residuo e un numero maggiore di prove di classificazione. In data 20/10/2014 è stata rimessa la relazione geologica contestualmente ai risul- tati delle indagini e i certificati delle prove di laboratorio. Il monitoraggio inclinometrico e piezometrico è stato protratto fino alla data 04/03/2015 (data di danneggiamento delle attrezzature istallate). Dalla lettura dei risultati del monitoraggio e in particolare del rilievo di superficie si evidenzia che l’area in frana era da considerare attiva. Nel tempo di osservazione delle misure inclinometriche, iniziate il 04/08/2014 e protratte fino alla data del 28/11/2014, queste ultime non hanno fornito valori di sposta- menti relativi. Subito dopo la lettura inclinometrica del 28/11/2014, in concomitanza con le forti precipitazioni avvenute nel periodo compreso tra dicembre 2014 e marzo 2015, con conseguente risalita della falda acquifera testimoniata dalle misure piezometriche e con l’intensificarsi della presenza delle acque di scorrimento superficiale, il corpo di frana, apparentemente stabilizzato, ha ripreso la sua attività tanto che in data 04/03/2015 gli inclinometri S1 – S5 ed S6 si sono interrotti. Nel sondaggio S2, la sonda passava con difficoltà alla profondità di -18,00 metri, e dopo qualche settimana dal 04/03/2015, an- che questo inclinometro si è interrotto. Dal rilevamento di campagna eseguito nel mese di giugno 2015, il fenomeno, pur rimanendo all’interno del perimetro precedentemente cartografato, evidenziava un ap- profondimento del ciglio della scarpata di frana anche di circa 3,00 – 4,00 metri e un ri- gonfiamento considerevole al piede, tanto da compromettere la cabina di sottostazione elettrica a servizio di un opificio situato a valle del corpo di frana. Ulteriori danni si regi- stravano nelle strutture delle tre villette a schiera, una delle quali ormai quasi collassa- ta, e sulle altre strutture coinvolte. Alla data del rilevamento è stata osservata l’instabilità del traliccio della media tensione, dove la nicchia di distacco è tangente alla fondazione, che allo stato attuale è completamente scoperta.

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Per quanto descritto sopra si rimanda agli elaborati del progetto definitivo – esecutivo. In considerazione della nuova evoluzione della frana, è stata ravvisata la necessi- tà di eseguire ulteriori indagini geognostiche, per cui, è stato programmato un piano d’indagini di completamento. Il progetto delle indagini di completamento e monitoraggio prevedeva: a) N. 5 sondaggi a carotaggio continuo spinti fino ad una profondità compresa tra 20,00 e 40,00 metri dal p.c., denominati S9I fino a 40,00 metri dal p.c., S10I fi- no a 35,00 metri dal p.c., S12I fino a 20,00 metri dal p.c., S11P fino a 35,00 metri dal p.c. e S13P fino a 20,00 metri dal p.c. b) Esecuzione di n. 19 prove S.P.T. (Standard Penetration Test) in foro di son- daggio, di cui n. 13 nella tratta tra 0,00 e 20,00 metri e n. 6 nella tratta tra 20,00 e 40,00 metri; c) Istallazione di n. 2 piezometri spinti fino alla profondità massima di 35,00 metri e precisamente S11P fino a 35,00 metri dal p.c., S13P fino a 20,00 metri dal p.c.; d) Istallazione di tubi inclinometrici spinti fino alla profondità massima di 40,00 metri, e precisamente S9I fino a 40,00 metri dal p.c., S10I fino a 35,00 metri e S12I fino a 20,00 metri dal p.c. e) il monitoraggio inclinometrico deve essere eseguito almeno n. 3 letture oltre a quella di zero; f) il monitoraggio piezometrico deve essere effettuato con almeno n. 4 letture, da eseguirsi contemporanee alle quattro letture inclinometriche.

Il 26 settembre 2016 è stato firmato il verbale di consegna delle indagini geologi- che e geognostiche di completamento. Le indagini di completamento sono state svolte nel mese di ottobre 2016, mentre il monitoraggio piezometrico e inclinometrico, alla da- ta odierna, è ancora in corso. Durante la fase d’indagine sono state apportate modifiche al piano d’indagine di progetto per motivi logistici e a causa di mancati permessi da par- te di privati. Inoltre, sono state richieste analisi chimiche per il monitoraggio di eventuali perdite da parte dei sottoservizi (acque luride e acque bianche). In aggiunta, è stato i- stallato un piezometro prossimo al lago artificiale dove immettere un tracciante (fluore- sceina) per la valutazione della eventuale interferenza delle acque contenute all’interno dell’invaso con il corpo di frana.

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1.0 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO

L’area oggetto dello studio è ubicata nel Comune di Mosciano Sant’Angelo, Pro- vincia di Teramo, nel settore collinare dell’Abruzzo nord-orientale a ridosso della costa adriatica e sul versante meridionale della valle del F. , che disegna anche il confine comunale con ; il limite meridionale è localizzato nei pressi di Colle Imperatore. L’area di studio ricade nel Foglio 133-134 “Ascoli Piceno - ” della Carta Topografica d’Italia in scala 1:100.000 (IGMI) e nel Foglio 339 “Teramo”, in scala 1:50.000. Nella cartografia ufficiale IGMI in scala 1:25.000, l’area è coperta dalla tavo- letta topografica 133 II-NE “Tortoreto” (1954) e dalla sezione topografica 339 I nella nuova cartografia IGMI serie 25. In relazione alla cartografia regionale (Regione Abruz- zo) in scala 1:25.000, rientra nella tavola 339-E (2000) (fig. 1).

Per quanto riguarda le ortofotocarte in scala 1:10.000, il territorio è compreso nella sezione 339040. Nella Carta Tecnica Regionale (CTR) in scala 1:5.000, l’area di studio è coperta dagli elementi 339043-339044 (fig. 2).

Dal punto di vista geografico, il Comune di Mosciano Sant’Angelo è situato a 277 m di altitudine s.l.m. ed è ubicato a latitudine di circa 42°45’N e longitudine di 13°53’E. In dettaglio, l’area oggetto dello studio è ubicata nella parte più settentrionale del limite comunale, ad una quota variabile da circa 100 m a meno di 10 m s.l.m. (fig. 3 e fig. 4).

Dal punto di vista orografico, il territorio in esame è quello tipico della fascia pe- demontana, caratterizzata da rilievi allungati, generalmente, in direzione WSW-ENE e, in misura minore, SE-NW o N-S. Tali rilievi collinari sono solcati dalle incisioni dei corsi d’acqua minori (con direzioni SSW-NNE) e dalle più ampie valli dei corsi d’acqua princi- pali (con direzioni WSW-ENE o WNW-ESE).

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Area di studio

Figura 1 - Stralcio di Foglio 339 E della Carta Topografica d’Italia scala 1:25.000 (Serie ED 50).

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Area di studio

Figura 2 – Stralcio di carta tecnica regionale.

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Area di studio

Figura 3 - Ubicazione dell’area in studio indicata in rosso (Google, 2016).

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Area di studio

Figura 4 – Particolare immagine precedente.

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Figura 5 - Ubicazione dell’area di studio su foto aerea realizzata nell’ambito dello studio (data 24 settembre 2014).

Dal punto di vista idrografico generale, l’area di studio ricade nella sua interezza sotto l’Autorità di bacino della Regione Abruzzo. La porzione del territorio comunale in esame ricade al passaggio tra il bacino idrografico del F. Tordino e quello del F. Salinel- lo, in particolare in sinistra idrografica del primo e in destra idrografica del secondo. In dettaglio, la località Marina di Mosciano Sant’Angelo oggetto di studio appartiene al ba- cino del F. Salinello che rappresenta l’elemento idrografico principale che nasce sulle pendici del M. Pianaccio (1280 m s.l.m.) nel comune di e sfocia nel 16

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Mar Adriatico dopo aver attraversato i comuni di , , , Mosciano Sant’Angelo, Tortoreto e Giulianova. Il bacino idrografico del T. Sa- linello ha un'estensione di circa 180 km2 (fig. 6); in prossimità dell’area, direzione circa WNW-ESE, poco prima della confluenza nel Mar Adriatico (ad E).

Figura 6 - Carta del bacino idrografico del F. Salinello (a N) e del F. Tordino (a S). Nel riquadro è indicata l'area oggetto di studio.

Nell’area gli assi viari principali sono disposti secondo la direttrice SE–NW ovvero l’autostrada A14 “Autostrada Adriatica” e la linea ferroviaria Bologna-Bari; gli assi viari secondari sono rappresentati dalla strada statale Adriatica SS16 e dalla strada provin- ciale SP10 Teramo.

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2.0 CARATTERISTICHE GEOLOGICHE, GEOMORFOLOGICHE E IDROGEOLOGICHE GENERALI

2.1 Inquadramento geologico generale L’area di studio si trova, come detto, in corrispondenza dell’area pedemontana col- linare abruzzese, compresa tra l’area di catena e la fascia costiera (fig. 7). Questi settori presentano caratteristiche geologiche omogenee come evidenziato anche nello schema geologico semplificato di fig. 8.

Figura 7 - Schema fisiografico della Regione Abruzzo. Nel riquadro è indicata l'area di studio.

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Figura 8 - Schema geologico semplificato dell’Abruzzo. Il riquadro rosso indica l’area d’indagine (D’Alessandro et alii, 2003).

I rilievi della fascia pedemontana sono impostati su un substrato di litotipi terrigeni essenzialmente arenaceo-pelitici e pelitico-arenacei, con intercalazioni di orizzonti con- glomeratici (Centamore et alii, 1992; D’Alessandro et alii, 2003). Questi hanno età riferi-

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bile all’intervallo che va dal Miocene superiore al Pleistocene inferiore e rappresentano il riempimento di bacini di avanfossa e di piggy-back e depositi emipelagici che chiudo- no la sedimentazione marina nel Pleistocene inferiore (fig. 9) con una sequenza regres- siva di litotipi argillosi, sabbiosi e conglomeratici (Ori et alii, 1991; Bigi et alii, 1995; Can- talamessa & Di Celma, 2004; Della Seta et alii, 2008).

Figura 9 - Schema geologico Abruzzo settentrionale (modificato, da Della Seta et alii, 2008).

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Dal punto di vista tettonico, le successioni arenaceo-pelitiche torbiditiche mio- plioceniche sono disposte in strutture a pieghe più o meno ampie e sono sovrascorse verso ENE; le successioni argilloso-sabbioso-conglomeratiche plio-pleistoceniche sono disposte generalmente in assetto monoclinalico con deboli inclinazioni verso nordest. Solo nei settori più occidentali a ridosso della catena appenninica si riscontrano suc- cessioni carbonatiche meso-cenozoiche in assetto tettonico complicato per la presenza d’importanti sistemi di accavallamento.

Nel corso del Pleistocene tutta la fascia periadriatica è interessata da forti solle- vamenti. Diversamente rispetto all’area di catena, infatti, si sono sviluppate faglie diret- te, anch’esse a direzione da appenninica a SO-NE, ma in genere con rigetti modesti (Coltorti et alii, 1996; Centamore & Nisio, 2003; D’Alessandro et alii, 2008; Della Seta et alii, 2008).

L’area è caratterizzata, inoltre, dalla presenza di ampie coltri di depositi continen- tali quaternari che affiorano in prevalenza lungo le principali valli fluviali, come in parti- colare il fiume Tronto, il fiume Vibrata e il fiume Salinello, e in misura minore lungo i versanti dei rilievi principali. Essi sono costituiti prevalentemente da depositi fluviali e di conoide alluvionale disposti in diversi ordini di terrazzi ben noti in letteratura fin dalla prima metà del 1900 (fig. 10), (Castiglioni, 1935; Lipparini, 1939; Demangeot, 1965; Dramis et alii, 1992; Nesci et alii, 2003; Coltorti et alii, 1996; Della Seta et alii, 2008).

I settori di versante sono caratterizzati in prevalenza da coperture di depositi su- perficiali costituiti da corpi di sedimenti detritici e di coltri eluvio-colluviali legati al model- lamento recente olocenico, in appoggio su litologie del substrato prevalentemente are- naceo-pelitiche e sabbioso-conglomeratiche.

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Figura 10 - Schema dei depositi alluvionali e di conoide alluvionale e dei terrazzi (modificato, da Della Seta et alii, 2008). In rosso è indicata l’area di studio.

In dettaglio, la successione marina del Pliocene medio–Pleistocene inferiore, che caratterizza il settore pedemontano abruzzese, si è deposta in un bacino satellite subsi- dente dopo il culmine della tettogenesi appenninica e, in conseguenza del sollevamento regionale, i depositi che la compongono hanno assunto il loro caratteristico assetto mo- noclinalico con immersione generale verso Est. Mentre, in superficie, s’imposta e appro-

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fondisce l’attuale sistema vallivo, all’interno del quale l’alternarsi delle fasi climatiche fredde e temperate dà origine a più ordini di superfici di erosione e terrazzi alluvionali (Bigi et alii, 1995). La sequenza plio-pleistocenica, a causa dell’intensa attività tettonica plio-pleistocenica, mostra numerose differenziazioni sia in senso verticale che orizzon- tale, con discontinuità di sedimentazione e discordanze geometriche anche di notevole entità (Bigi et alii, 1995). La successione marina, nota in letteratura come Formazione di Mutignano, rappresenta una successione marina riferibile ad ambienti che vanno dall’offshore allo shoreface (fig. 11), con fasi di progradazione degli ambienti deposizio- nali verso le aree bacinali, con tendenza al colmamento del depocentro plio- pleistocenico. Tale successione ha inizio con la deposizione di litotipi trasgressivi e discordanti sulla Formazione della Laga, cui segue una potente successione argillosa nella quale sono intercalati, a varie altezze stratigrafiche, corpi e/o orizzonti clastici a granulometria fine e grossolana. La sequenza si chiude con sabbie e conglomerati in facies da litorale a continentale (Cantalamessa et alii, 1986).

La successione marina della Formazione di Mutignano (fig. 12), è caratterizzata da tre principali facies:

 L’associazione pelitico-sabbiosa (FMTa) è costituita alla base da argille gri- gio-azzurre con sottili livelli sabbiosi, passanti verso l’alto ad argille sabbiose grigio- avana con livelli siltosi fini grigio chiaro a laminazione incrociata con faune di acqua bassa. Al loro interno si rinvengono frequenti macrofossili quali gasteropodi e bivalvi;  L’associazione conglomeratica inferiore (FMTb) è costituita da conglomerati poligenici ben cementati in banconi e strati da decimetrici a metrici, con livelli di ghiaie in matrice argilloso-siltosa alla base e al tetto. Tali depositi formano frequentemente ri- lievi in netto risalto morfologico sulle argille sottostanti.  L’associazione sabbioso-pelitica (FMTc) è costituita da un’alternanza di sab- bie e sabbie siltose giallo-ocra, a variabile grado di cementazione, ed argille e argille sil- tose grigiastre sottilmente laminate. Lo spessore degli strati sabbiosi aumenta, dal bas- 23

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so verso l’alto, da sottile a medio ed il rapporto sabbia/argilla è pressoché pari a 1. Gli strati sabbiosi generalmente in rapporto erosivo sulle peliti, possono presentare lamina- zioni parallele.  L’associazione sabbioso-conglomeratica (FMTd) è costituita da una succes- sione di sabbie e arenarie di colore giallastro, frequentemente bioturbate, in strati da medi a spessi, alternate a lenti e strati di ghiaie e di conglomerati. Localmente sono presenti livelli, da millimetrici a centimetrici, di peliti grigie.

Figura 11 - Organizzazione verticale e spazio-temporale dei depositi della Formazione di Muti- gnano (ISPRA, 2010).

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Figura 12 - Log stratigrafico schematico della Formazione di Mutignano (ISPRA, 2010).

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Con il Pleistocene inferiore s’iniziano ad instaurare ambienti continentali portando alla deposizione di ghiaie ed arenarie appartenenti ad ambiente di transizione e riferibili principalmente ad ambienti fluviali e di conoide alluvionale, a depositi di versante, ad ambienti travertinosi e glaciali. I depositi fluviali e di conoide sono organizzati in terrazzi di diversi ordini.

La geologia di superficie del territorio comunale di Mosciano Sant’Angelo è, ad oggi, sintetizzata nel Foglio Geologico 133-134 “Ascoli Piceno - Giulianova” in scala 1:100.000 (fig. 13) e nel Foglio Geologico 339 “Teramo” in scala 1:50.000 (fig. 14), di cui si riportano degli stralci. In particolare, l’area di studio nel Foglio Geologico 133-134 “Ascoli Piceno - Giu- lianova” (Servizio Geologico d’Italia, 1969) è rappresentata dalla successione marina 1 definita da argille sabbiose grigio-azzurre (Q a) e dai depositi di copertura alluvionali flu- viali attuali (a4). Nella Carta Geologica d’Italia in scala 1:50.000, s’individuano, a partire dalla suc- cessione marina, argille marnose grigie con orizzonti millimetrici di limi e sabbie fini (FMTa) ed alternanze di argille limose grigio-giallastre e sabbie fini giallo-ocra (FMTc). Tra i depositi di copertura, invece, coltri eluvio-colluviali costituite da limi, argille e sab- bie (olob2).

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Area di studio

Figura 13 - Stralcio del Foglio Geologico 133-134 “Ascoli Piceno - Giulianova” della Carta Geo- logica d’Italia alla scala 1:100.000 (1969). In rosso è indicata l’area di studio. 27

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Area di studio

Figura 14 - Stralcio del Foglio Geologico 339 “Teramo” della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000 (2010). In rosso è indicata l’area di studio.

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Area di studio

Figura 15 – Schema tettonico di inquadramento del foglio 339 “Teramo” della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000 (2010).

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Area di studio

Figura 16 - Schema tettonico del foglio 339 “Teramo” della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000 (2010).

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2.2 Inquadramento geomorfologico generale L’evoluzione geomorfologica e il modellamento del territorio della fascia pedemon- tana e collinare abruzzese, dei settori di versante e dei settori di piana costiera e allu- vionale sono il frutto dell’interazione tra diversi fattori e processi fra cui possiamo anno- verare: la natura litostrutturale delle diverse litologie del substrato e depositi superficiali continentali affioranti, i fenomeni di sollevamento generalizzato che hanno interessato l’area dopo l’emersione del Pleistocene inferiore, le variazioni climatiche ed eustatiche, il conseguente approfondimento del reticolo idrografico ed, infine, l’intensa morfogenesi di versante. In generale l’area pedemontana è caratterizzata da rilievi tipo cuesta, in corrispondenza d’intercalazioni arenacee più resistenti all’interno delle successioni tor- biditiche mio-plioceniche o rilievi tipo mesa, con la sommità pianeggiante caratterizzata dalla presenza di litologie resistenti all’erosione. In particolare, a rilievi tipo mesa sono riferibili le alture alla cui sommità affiorano i depositi sabbioso-conglomeratici della parte alta della successione plio-pleistocenica diffusi a sud del F. Pescara e presenti, con lembi di estensione limitata, a nord del F. Pescara, come ad esempio nelle zone di Città Sant’Angelo, Atri, Silvi e Tortoreto.

I tipi di forme che caratterizzano l’area sono essenzialmente costituiti da: forme strutturali, forme di versante dovute alla gravità, forme legate alle acque correnti super- ficiali e forme antropiche.

Per quanto riguarda le forme strutturali, esse sono prevalentemente dovute alla presenza di disomogeneità litologiche, in particolare riferibili a scarpate influenzate dalla struttura, allineamenti di creste, superfici a influenza strutturale, oltre a forme tipo mesa e cuestas. Queste tipologie di forme sono tipiche delle aree di affioramento delle litolo- gie sabbioso - conglomeratiche del tetto della successione plio-pleistocenica e delle a- ree di affioramento delle successioni arenaceo pelitiche della Formazione della Laga. Meno evidenti sono le forme legate direttamene all’azione della tettonica, come espres- sione superficiale dei movimenti delle faglie, che s’individuano essenzialmente nelle ca-

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ratteristiche e nella geometria del reticolo idrografico (Farabollini et alii, 2004a; D’Alessandro et alii, 2008; Della Seta et alii, 2008). Le forme dovute alla gravità sono riferibili soprattutto a frane, di diversa tipologia, a movimenti lenti di versante e a falde di detrito. Le frane interessano principalmente i versanti più acclivi delle valli fluviali, dove sono diffuse le frane di scorrimento e le cola- te, con tipologie che spesso coinvolgono aree differenti della stessa frana, dando luogo a forme complesse. Dove i fenomeni franosi arrivano a coinvolgere le litologie sabbioso- conglomeratiche al tetto della successione plio-pleistocenica o, in alcuni casi, i litotipi ghiaiosi riferibili ai terrazzi fluviali, si hanno frane complesse, costituite da ribaltamenti, crolli, scorrimenti e colamenti. I movimenti lenti di versante hanno una grande diffusione in tutta la fascia periadriatica, dove interessano in modo particolare le coltri eluvio- colluviali e i litotipi argillosi. Le falde di detrito sono meno rappresentate rispetto alle fra- ne e ai movimenti lenti di versante, e caratterizzano la base dei versanti di alcuni rilievi impostati su litologie conglomeratico - sabbiose, sia quelle che caratterizzano la parte basale della successione plio-pleistocenica, sia quelle che caratterizzano il tetto di tale successione; sono presenti in alcuni casi alla base delle scarpate di alcuni terrazzi flu- viali e alla base dei versanti di quei rilievi la cui sommità è caratterizzata da depositi di travertino (D’Alessandro et alii, 2003; Progetto PAI Regione Abruzzo 2005; Progetto IFFI Regione Abruzzo, APAT 2005).

Tra le forme legate alle acque correnti superficiali, gli elementi geomorfologici che più marcatamente caratterizzano la fascia pedemontana adriatica, e particolarmente l’area del fiume Tordino, del fiume Salinello e del torrente Vibrata sono sicuramente i terrazzi alluvionali che si riconoscono in diversi ordini nelle valli dei principali corsi d’acqua. Pure importanti sono le forme riferibili a conoidi alluvionali, a volte di grande estensione, presenti nelle aree di raccordo tra le valli fluviali, i versanti vallivi e nelle a- ree di piana costiera. I terrazzi più antichi sono costituiti da lembi di depositi isolati di cui è difficile ricostruire l’originale continuità; i più recenti sono, invece, estesi e ben rappre- sentati soprattutto lungo il fondovalle e in sinistra idrografica dei principali corsi d’acqua; sono delimitati da orli di scarpata netti. Le piane alluvionali sono caratterizzate da corsi 32

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d’acqua con andamento generalmente a meandri o debolmente sinuosi, più raramente rettilinei, e da forme che ne indicano l’intensa dinamica (sponde di erosione con altezza fino a 5 m, ampi tratti di alveo in approfondimento). Questa risulta particolarmente in- tensa e in stretta connessione con gli eventi alluvionali che interessano i bacini in occa- sione dei fenomeni meteorici più intensi, come quelli che hanno interessato proprio il fiume Tordino, del fiume Salinello e del torrente Vibrata.

Per quanto riguarda l’idrografia, i fiumi principali, e le loro valli, hanno un anda- mento conseguente con una direzione circa perpendicolare alla linea di costa (fig. 17), (Castiglioni, 1935; Dufaure, 1989; Dramis, 1993). Il pattern del reticolo ha, nelle linee generali, un andamento angolato (Farabollini et alii, 2004). Localmente si osservano a- ree con pattern sub-dendritico, a traliccio, sub-parallelo o radiale. I bacini fluviali della fascia periadriatica sono anche caratterizzati da una forte a- simmetria, che consiste in una maggiore estensione areale, in un maggiore sviluppo del reticolo idrografico e in una maggiore estensione dei depositi fluviali terrazzati del ver- sante sinistro rispetto al versante destro. Altre forme diffuse soprattutto sui versanti, dovute alle acque correnti superficiali, di natura erosiva, sono i calanchi e i solchi di ruscellamento concentrato, importanti specialmente in relazione ai dissesti legati alla loro evoluzione. Nelle aree di crinale, s’individuano, infine, superfici di spianamento relitte e i lembi di paesaggio a debole energia di rilievo, di genesi complessa. Queste superfici sono scolpite nel substrato delle successioni marine e sono a quote generalmente superiori rispetto a quelle dei terrazzi fluviali. Esse sono situate spesso nelle zone di spartiacque tra i diversi bacini, dove sono conservate in lembi stretti e allungati, e sono spesso ca- ratterizzate da spessori rilevanti. A queste forme sono riferibili i lembi della “superficie villafranchiana” di Demangeot (1965, fig. 18), le cui caratteristiche ed evoluzione sono state successivamente approfondite da numerosi Autori, sia nel settore teatino che nell’area periadriatica nel suo insieme (Dramis, 1993; Bigi et alii, 1995, 1997; Nesci et alii, 1995; Del Monte et alii, 1996; Currado & D’Ambrogi, 2002; Centamore & Nisio, 2003; D’Alessandro et alii, 2003b; Mayer et alii, 2003; Pizzi, 2003). 33

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Le attività antropiche e le relative forme hanno determinato successivamente un forte impatto sui processi morfogenetici e sulle forme, in particolar modo nelle aree co- stiere e nelle piane alluvionali. L’area costiera è intensamente urbanizzata; infatti, in- sieme alle piane alluvionali del Tordino-Salinello-Vibrata, è interessata da importanti reti infrastrutturali e da estese aree industriali. Diversi centri abitati minori e reti infrastruttu- rali secondarie interessano i rilievi collinari. Notevole impatto sulla dinamica e sulla mor- fogenesi recente hanno, anche, i numerosi invasi artificiali a scopo irriguo.

Figura 17 - Carta della fascia pedemontana periadriatica marchigiano-abruzzese con, figura di sinistra, il reticolo idrografico principale (da Castiglioni, 1935). Il riquadro in rosso indica l’ubicazione dell’area di studio.

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Figura 18 - Schema generale dei residui della “Superficie “villafranchiana”, secondo Demange- ot, 1965. Il riquadro in rosso indica l’ubicazione dell’area di studio.

2.2.1 Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) Il Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) è stato analizzato ai fini della caratterizza- zione in termini di pericolosità geomorfologiche dell’area; in base al PAI sono pianificate e programmate le azioni e le norme d'uso finalizzate alla conservazione, alla difesa e al- la valorizzazione del suolo, sulla base delle caratteristiche fisiche ed ambientali del terri- torio interessato. Nello specifico qui di seguito si riportano la Carta Geomorfologica, la Carta della Pericolosità e la Carta del Rischio del PAI (Regione Abruzzo, 2011). La Carta Geomorfologica PAI mette in evidenza la presenza di forme dovute alla gravità rappresentate da orli di scarpata di frana, sia quiescenti che attive, frane di di- versa tipologia, ovvero di scorrimento rotazionale e aree interessate da deformazioni superficiali lente, quiescenti, ed infine, forme e depositi dovute alle acque correnti su- 35

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perficiali quali orli di scarpate fluviali. In prossimità dell’area oggetto di intervento è indi- cata una superficie con forme di dilavamento prevalentemente diffuso, in stato quie- scente (Fig. 19). La Carta della Pericolosità PAI è stata ottenuta dalla sovrapposizione dei dati con- tenuti nella Carta dell'Acclività, nella Carta Geolitologica, nella Carta Geomorfologica e nella Carta Inventario dei fenomeni Franosi ed Erosivi (cartografie in scala 1:25.000). Questo elaborato cartografico, pertanto, fornisce una distribuzione territoriale delle aree esposte a processi di dinamica geomorfologica ordinate secondo classi a gravosità cre- scente. In particolare, sono state distinte le seguenti categorie: pericolosità moderata - P1; pericolosità elevata - P2; pericolosità molto elevata - P3. In particolare, nella porzione di territorio comunale in oggetto si rintracciano classi di Pericolosità da moderata (in verde), a elevata (in giallo), nonché aree interessate da dissesti generati da scarpate (in celeste). In dettaglio, l’area di interesse ricade, in parte, in un’area a pericolosità moderata (fig. 20). La Carta delle Aree a Rischio, allegata al PAI, è stata ottenuta dall'intersezione degli strati informativi contenuti nella Carta della Pericolosità con quelli riportati nella Carta degli Insediamenti Urbani e Infrastrutturali. Per la sua redazione è stata utilizzata la cartografia in scala 1:25.000. La valutazione del rischio è stata effettuata adottando una formulazione semplificata che tiene conto della pericolosità e del valore degli ele- menti a rischio contraddistinti in base al loro valore relativo. Le diverse situazioni di ri- schio così individuate sono state, pertanto, aggregate in quattro classi di rischio, a gra- vosità crescente, alle quali sono state attribuite le seguenti definizioni: moderato R1; medio R2; elevato R3; molto elevato R4. Nel dettaglio, in base al PAI, la porzione di ter- ritorio comunale analizzata è caratterizzata, per la maggior parte, da classe di Rischio R1 (in verde), ovvero di rischio moderato per il quale i danni sociali ed economici sono marginali; in secondo luogo si individuano classe di Rischio R2 (in giallo) per il quale sono possibili danni minori agli edifici e alle infrastrutture che non pregiudicano l’incolumità delle persone, l’agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività economi- che ed, infine, piccole porzioni sono interessate da classe R3 (in arancione) per il quale

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sono possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, l’interruzione di funzionalità delle attività socio-economiche. nello specifico, l'area di intervento ricade, in minima parte, nella classe di rischio R1 (fig. 21).

Figura 19 - Stralcio del F° 339-E della “Carta geomorfologica” (scala 1:25.000) tratta dal Piano Stralcio di Bacino per l'Assetto Idrogeologico (PAI), 2011. Il riquadro in rosso indica l’ubicazione dell’area di studio. 37

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Figura 20 - Stralcio del F° 339-E della “Carta della Pericolosità da Frana” (scala 1:25.000) tratta dal Piano Stralcio di Bacino per l'Assetto Idrogeologico (PAI), 2011. Il riquadro in rosso indica l’ubicazione dell’area di studio. 38

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Figura 21 - Stralcio del F° 339-E della “Carta del Rischio da Frana” (scala 1:25.000) tratta dal Piano Stralcio di Bacino per l'Assetto Idrogeologico (PAI), 2011. Il riquadro in rosso indica l’ubicazione dell’area di studio.

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2.2.2 Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (IFFI) La distribuzione e la tipologia delle frane è confermata dalle analisi condotte nell’ambito del Progetto IFFI (ISPRA, 2007). In dettaglio si osservano corpi di frana di colamento nel versante collinare orientale di Mosciano Capoluogo ricadenti, in parte, nell’area di studio (fig. 22).

Figura 22 - Carta dei fenomeni franosi dell’area di interesse - Progetto IFFI (ISPRA, 2007). Il ri- quadro in rosso indica l’ubicazione dell’area di studio.

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2.2.3 Piano Stralcio di Difesa delle Alluvioni (PSDA) È stata analizzata anche la perimetrazione del PSDA (Piano Stralcio di Difesa del- le Alluvioni; Regione Abruzzo, 2007), che consente di completare il quadro relativo alla pericolosità dell’area di studio, anche dal punto di vista idraulico. Il PSDA è, infatti, inte- so come strumento di individuazione delle aree a rischio alluvionale e, quindi, da sotto- porre a misure di salvaguardia ma anche di delimitazione delle aree di pertinenza fluvia- le. Il PSDA: individua, perimetra le aree di pericolosità idraulica (suddivise in quattro classi: molto elevata P4, elevata P3, media P2 e moderata P1) ed elabora Tavole di Pe- rimetrazione delle aree a diverso grado di pericolosità idraulica in scala1:10.000; valuta il rischio con particolare riferimento all’incolumità delle persone fisiche, alla sicurezza delle infrastrutture a rete o puntuali e delle altre opere pubbliche o di interesse pubblico, alla sicurezza delle costruzioni pubbliche e private, alla stabilità delle attività economi- che, alla tutela del patrimonio ambientale, storico e culturale; perimetra le aree a rischio idraulico attraverso l’utilizzo di quattro classi (molto elevato R4, elevato R3, medio R2 e moderato R1) ed elabora Tavole di Perimetrazione delle aree a diverso grado di rischio idraulico in scala 1:10.000. Nello specifico qui di seguito si riportano la Carta della Pericolosità Idraulica e la Carta del Rischio Idraulico in scala 1:10.000. Lungo il corso d'acqua del F. Salinello, in particolare in destra idrografica, posto poco a nord dell'area di intervento, si rintracciano principalmente aree di pericolosità i- draulica da moderata a media, fino a molto elevata nell'alveo del fiume (fig. 23). Dal punto di vista del rischio idraulico, nelle stesse aree si hanno classi R1 e R2 (fig. 24). In dettaglio, nella porzione di territorio comunale oggetto di interesse non si hanno aree di pericolosità e di rischio idraulico.

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Figura 23 - Stralcio della “Carta della Pericolosità Idraulica – F. Salinello” (scala 1:10,000) tratta Piano Stralcio Difesa dalle Alluvioni (PSDA) (Regione Abruzzo, 2007).

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Figura 24 - Stralcio della “Carta del Rischio Idraulico – F. Salinello” (scala 1:10.000) tratta Piano Stralcio Difesa dalle Alluvioni (PSDA) (Regione Abruzzo, 2007).

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2.2.4 Carta dell’uso del suolo La Carta dell’uso del suolo della Regione Abruzzo in scala 1:25.000 (Regione A- bruzzo, 2000), realizzata sull'intero territorio regionale, indica l'utilizzazione del suolo prendendo a riferimento la legenda del Progetto Corine Land Cover; è stata realizzata attra-verso la fotointerpretazione del volo regionale 1981-1985 in scala 1:33.000 con il supporto dei controlli di campagna. Attraverso le ortoimmagini digitali realizzate dall'AI- MA nel 1997 (scala 1:10.000) e dalle immagini del satellite Landsat TM5 è stato realiz- zato il riferimento geometrico principale dal quale sono stati tratti i limiti dell'uso del suo- lo aggiornato all’anno 2000. La legenda deriva direttamente da quella Corine Land Cover ed è strutturata in quattro livelli di approfondimento; la classificazione del primo livello è la seguente: - 1) Superfici Artificiali (Ambiente urbanizzato); - 2) Superfici agricole utilizzate (Ambiente coltivato); - 3) Superfici boscate e ambiente seminaturale; - 4) Ambiente umido; - 5) Ambiente delle acque.

Le principali unità cartografiche ricadenti nell’area dell’intervento progettuale sono ”Aree a seminativi”, “Oliveti” e “Aree con insediamenti industriali e artigianali”.

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Aree a ricolonizzazione artificiale

Aree a ricolonizzazione naturale

Aree aeroportuali ed eliporti

Aree agroforestali

Aree sportive

Aree verdi urbane

Brughiere e cespuglieti

Campeggi e bungalows

Cedui matricinati

Colture temporanee associate a colture permanenti

Formazioni riparie

Frutteti e frutti minori

Insed. industriale o artigianale con spazi annessi

Insediamento commerciale

Insediamento rado

Insediamento residenziale a tessuto discontinuo

Oliveti

Reti stradali e spazi accessori

Seminativi in aree non irrigue

Sistemi colturali e particellari complessi

Spiagge, dune sabbie

Tessuto residenziale continuo e denso

Tessuto residenziale continuo mediamente denso Vigneti

Figura 25 - Stralcio della Carta dell’uso del Suolo della Regione Abruzzo, in scala 1:25.000 (Regione Abruzzo, 2000). In rosso è indicata l’area di studio.

2.2.5 Stato dell’arte paesaggistico ed archeologico Il Piano Paesaggistico Regionale è lo strumento di pianificazione paesaggistica at- traverso cui la Regione definisce gli indirizzi e i criteri relativi alla tutela, alla pianifica- zione, al recupero e alla valorizzazione del paesaggio e ai relativi interventi di gestione. A seguito del nuovo "Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio", Dlgs. n. 42 del 22.01.2004, è stato aggiornato e verificato il Piano Paesistico Regionale; tra le principali novità introdotte dal Codice, si evidenzia che il Piano viene esteso all'intero territorio re- gionale, ed ha un contenuto descrittivo, prescrittivo e propositivo. Sulla base delle caratteristiche morfologiche, ambientali e storico-culturali e in rife- rimento al livello di rilevanza e integrità dei valori paesaggistici, il Piano ripartisce il terri-

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torio in ambiti omogenei, a partire da quelli di elevato pregio paesaggistico fino a quelli compromessi o degradati. A ogni ambito territoriale vengono attribuiti corrispondenti o- biettivi di qualità paesaggistica, coerentemente con i principi e le linee guida stabiliti e sottoscritti dalle Regioni nella Convenzione Europea del Paesaggio. Nell’area oggetto di interesse, il Piano Paesaggistico Regionale individua aree di “Valore Geobotanico e A- gronomico” (fig. 26).

Figura 26 - Stralcio della Carta dei Luoghi e dei Paesaggi – Carta dei Valori, I Stesura del F.° 339 – Tavola EST (Regione Abruzzo, 2009). In rosso è indicata l’area di studio.

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2.3 Caratteristiche idrogeologiche generali In generale nell’Appennino centrale sono state individuate numerose “strutture i- drogeologiche”, ciascuna formata da rocce permeabili affioranti circondate da terreni a bassa permeabilità. Ogni struttura risulta, dunque, da un limite di permeabilità general- mente ben definito. In base alla loro superficie e complessità vengono considerati tre diversi tipi di strutture idrogeologiche: “Unità” (con dimensioni inferiori a 200 km2), “Si- stemi” (con dimensioni di qualche centinaio di km2) e “Gruppi” (con dimensioni di diver- se centinaia o migliaia di km2). Nello specifico la struttura di riferimento dell’area di studio è quella della fascia pe- demontana abruzzese, in cui sono presenti depositi marini tardo-orogenici e sin- orogenici prevalentemente terrigeni, caratterizzati da limitata circolazione sotterranea, e depositi post-orogenici, di copertura e di colmamento, prevalentemente continentali, su- bordinatamente marini di ambiente neritico. Vengono di seguito descritte, in ordine di età crescente, le formazioni che indivi- duano i diversi complessi idrogeologici presenti nell’area (BONI et alii, 1986; Desiderio et alii, 2004, 2011) ed i principali caratteri idrologici generali (fig. 27 , 28).

Complesso delle argille marine - 5 - (Pliocene – Pleistocene; BONI et alii, 1986) costituito dai depositi marini prevalentemente argillosi con locali intercalazioni e coper- ture sabbioso-ciottolose e calcarenitiche, particolarmente diffusi nel settore adriatico. Spessori sempre notevoli, da alcune centinaia ad alcune migliaia di metri. Permeabilità e circolazione sotterranea limitatissime. Modesti acquiferi localizzati nelle coperture de- tritiche indifferenziate. Hanno funzione di "acquiclude" nei confronti degli acquiferi car- bonatici e sostengono le falde contenute nei depositi alluvionali (1).

Complesso dei depositi detritici di limitato spessore - 1 - (Pliocene – Quater- nario, BONI et alii, 1986) costituito da depositi continentali (argillosi, sabbiosi e ghiaiosi) e marini costieri (argillosi, sabbiosi e conglomeratici) caratterizzati da notevole eteroge- neità litologica e da spessore limitato, da qualche decina ad alcune centinaia di metri.

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Contengono falde a superficie libera di spessore, estensione ed importanza molto va- riabile con la geometria e la prevalente natura litologica del deposito. Acquiferi di note- vole importanza nei depositi detritici pedemontani e nei depositi alluvionale ciottolosi e sabbiosi dei principali corsi d'acqua. Acquiferi di interesse locale nei depositi alluvionali dei corsi d'acqua minori e nei depositi neritici ed eolici costieri.

Figura 27 - Stralcio dello Schema Idrogeologico dell'Italia Centrale (Boni et alii, 1986). In rosso l’area di studio.

Complesso idrogeologico delle argille, argille marnose e marne argillose – 4 - (Pliocene – Pleistocene, Desiderio et alii, 2004) composto da una successione mari- na prevalentemente argillosa, con argille marnose e marne plioceniche con subordinate intercalazioni sabbiose, da prevalenti marne e marne argillose messiniane alternate ad 48

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arenarie. I litotipi argillosi e marnosi svolgono un ruolo di acquiclude nei confronti degli acquiferi della pianure alluvionali, in qualche circostanza essi fungono da tampone delle falde di base dei massicci carbonatici con i quali sono in contatto stratigrafico tettonico. Dal complesso emergono anche delle sorgenti mineralizzate e facies cloruro-sodiche con tenore salino; le sorgenti salate generalmente emergono dalle argille del Messinia- no superiore e dal Plio-Pleistocene e sono associate a vulcanelli di fango. La genesi è legata a salamoie presenti nei depositi messiniani e pliocenici che risalgono, anche per presenza di gas, lungo le zone di frattura connesse ad elementi tettonici. Le sorgenti solfuree hanno genesi legata a processi di lisciviazione e messa in soluzione dei livelli gessosi messiniani.

Complesso idrogeologico dei depositi alluvionali recenti ed attuali – 2a - (Desiderio et alii, 2004) costituito da ghiaie con ampie lenti di limi-argillosi, limi sabbiosi, sabbie e sabbie-ghiaiose. La distribuzione varia sensibilmente all’interno di ciascun cor- po sedimentario, così come risultano variabili gli spessori tra le diverse pianure. In ge- nerale, procedendo da monte verso valle si individuano due zone con caratteristiche i- drogeologiche diverse: nella parte alta predominano corpi ghiaiosi, spesso affioranti in superficie; mentre le coperture limoso-argillose e limoso-sabbiose sono generalmente poso spesse; nella parte bassa delle pianure si hanno situazioni molto differenziate. Nelle principali pianure si riscontrano estesi e potenti corpi di depositi fini separati tra lo- ro da corpi lenticolari ghiaiosi e ghiaioso-sabbiosi, mentre nelle pianure minori la situa- zione è inversa, con ampie lenti di materiali fini che separano corpi ghiaiosi relativamen- te più spessi. Il complesso è sede di importanti acquiferi le cui acque sono ampiamente utilizzate a scopi civili, industriali e agricoli. Lo spessore risulta molto variabile, in gene- rale tra i 10 e 20 m nella parte alta del corso d’acqua ed un massimo di circa 30 m in prossimità della foce. L’alimentazione della falda contenuta nel complesso nella parte bassa delle pianure è dovuta principalmente ai fiumi e subordinatamente agli afflussi meteorici diretti.

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Complesso idrogeologico dei depositi di spiaggia – 1b - (Desiderio et alii, 2004) composto da depositi sabbiosi delle spiagge e delle dune costiere caratterizzati da presenza di falde libere alimentate dalle piogge, dalle acque circolanti nei depositi al- luvionali adiacenti e nelle coltri eluvio-colluviali dei versanti collinari alle quali i depositi costieri si interdigitano. Il complesso nel suo insieme ha una porosità primaria comples- sivamente alta; le intercalazioni argillose possono creare localmente condizioni di multi- strato. La vulnerabilità degli acquiferi del complesso è estremamente alta; la pericolosità potenziale di inquinamento, legata all’attività agricola ed al pascolo, è alta.

Figura 28 - Stralcio dello Schema Idrogeologico della Provincia di Teramo (Desiderio et alii, 2004). In rosso l’area di studio.

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3.0 CARATTERISTICHE OROGRAFICHE, IDROGRAFICHE E METEOCLIMATICHE DELL’AREA

In questo paragrafo viene analizzata l’orografia, l’acclività e l’esposizione dei ver- santi, le caratteristiche idrografiche e meteoclimatiche per l’intera area oggetto di studio.

3.1 Analisi orografica 3.1.1 Orografia Dal punto di vista orografico, il territorio in esame è quello tipico della fascia pe- demontana periadriatica, caratterizzata da rilievi collinari che degradano dolcemente verso la costa ed allungati, generalmente, in direzione SW-NE e, in misura minore, SE- NW o N-S. Tali rilievi collinari sono solcati dalle incisioni dei corsi d’acqua minori (con direzioni SSW-NNE) e dalle più ampie valli dei corsi d’acqua principali (con direzioni WSW-ENE o WNW-ESE). Inoltre, nella parte orientale dell’area di studio, è situata la piana costiera che presenta orientazione NW-SE ed è caratterizzata interamente da co- ste basse. L’analisi di dettaglio dell’orografia è stata realizzata sulla base della Carta Tecnica Regionale (CTR) in scala 1:5.000; da questa è stato ricavato un Modello Digitale del Terreno (DEM) con accuratezza di 5m /pixel. Sulla base del DEM di dettaglio è stato realizzato il rilievo ombreggiato (fig. 29). Dalla distribuzione delle fasce altimetriche è possibile osservare come le quote più alte si rinvengano nel settore sud-orientale in corrispondenza di Colle Imperatore (158 m s.l.m. circa), mentre in prossimità della piana alluvionale del F. Salinello e della piana costiera si hanno le quote minime, che decrescono a partire da circa 20 m s.l.m. (por- zione W) fino a 5 m s.l.m. (nel settore più orientale del limite comunale in esame).

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Figura 29 - Rilievo ombreggiato dell'area di Marina di Mosciano Sant'Angelo. Il riquadro rosso indica l’area di studio.

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Figura 30 - Carta delle fasce altimetriche dell'area di Marina di Mosciano Sant'Angelo. Il riqua- dro rosso indica l’area di studio.

3.1.2 Pendenza ed esposizione dei versanti Per quanto riguarda le pendenze, le aree collinari che caratterizzano il settore e- saminato presentano valori più frequenti e più significativi compresi tra 10°-30° e >30° in corrispondenza delle rotture di pendio che caratterizzano il rilievo di Colle Imperatore.

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Tali range di valori caratterizzano l'intera area di studio. Nella parte orientale, in direzio- ne NW-SE fino alla piana alluvionale del F. Salinello, invece, le pendenze variano tra 0° e 10° (fig. 31 ).

Figura 31 - Carta delle pendenze (in gradi) dell'area di Marina di Mosciano Sant'Angelo. Il ri- quadro rosso indica l’area di studio.

L’esposizione dei versanti risulta essere principalmente verso N e NE, per quanto riguarda il settore centrale che include anche l'area di interesse; mentre nella restante parte si hanno perlopiù esposizioni a S e SW (fig. 32).

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Figura 32 - Carta dell’esposizione dell'area di Marina di Mosciano Sant'Angelo. Il riquadro rosso indica l’area di studio.

3.2 Analisi idrografica Dal punto di vista idrografico, l’area di studio è ubicata sul versante destro, meri- dionale, della valle del F. Salinello, allo sbocco sulla piana costiera, al passaggio tra il bacino idrografico del F. Tordino, a sud, e quello del F. Salinello, a nord, in particolare in sinistra idrografica del primo e in destra idrografica del secondo. Il reticolo idrografico generale è stato realizzato sulla base topografica della Carta Topografica in scala 1:25.000 e della Carta Tecnica Regionale in scala 1:5.000, oppor- tunamente integrato con analisi fotogeologiche e delle foto aeree.

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Il corso d’acqua principale è rappresentato dal F. Salinello avente una direzione di scorrimento circa SW-NE, nel tratto di monte, NW-SE nel tratto centrale e circa W-E, nel tratto terminale. Lungo il suo percorso di 45 km riceve le acque dei principali affluen- ti dei torrenti Goscio e Rio in destra idrografica. Per quanto riguarda i pattern idrografici, quello caratteristico dell’area è la tipologia “a traliccio”, in cui gli affluenti confluiscono all’incirca in maniera perpendicolare verso l’asta principale. Spesso è riconoscibile an- che quello di tipo sub-dendritico in cui le aste tendono a congiungersi senza possedere un’orientazione specifica. Nello specifico, nell’area di studio è stata effettuata un’analisi multitemporale della paleoidrografia, condotta su foto aeree del Volo Base 1954, del Volo ENEL 1975, del Volo Regione Abruzzo 1982-86, 2001-02 ed, infine, del 2007 (fig. 33).

Scala Volo Strisciata Fotogrammi media Volo Base 1954 1:33.000 61 2348-2349

Volo IGM 1975 1: 15.000 1 0013-0014 Volo Regione Abruzzo 1:33.000 3b 3972-3973 1982-86 Volo Regione Abruzzo 1:13.000 17 0086-0087 2001-02 Volo Regione Abruzzo Lotto B, strisciata 1004_1289- 1:5.000 2007 1004 1290

Figura 33 - Foto aeree utilizzate per l’analisi multitemporale della paleoidrografia.

Sui diversi voli di foto aeree analizzati, sono state individuate le aste idrografiche principali ricadenti in località Marina di Mosciano Sant’Angelo. Inoltre, in riferimento ai ri- lievi di campagna effettuati, sono stati rilevati e riportati su carta tecnica regionale, i

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principali elementi idrologici, sia puntuali che areali (vedi “Carta degli elementi idrogeo- logici” progetto definitivo – esecutivo) . Per quanto riguarda l’analisi delle foto aeree riferibili al 1954 con una scala media 1:33.000, sono state individuate due aste fluviali principali che delimitano il versante in- teressato direttamente dai fenomeni di dissesto. L’asta posta più a nord-ovest delle suddette, è localizzata in direzione dell’attuale strada senza nome che interseca Via Pescara, in prossimità delle abitazioni lesionate. Inoltre, facendo riferimento all’urbanizzato, nell’annata analizzata non erano presenti aree urbanizzate mentre pre- dominavano le aree agricole. Dall’analisi delle foto aree riferibili al 1975 sono state individuate tre aste fluviali principali: la prima (più a sud) coincidente con quella riportata già nelle foto aeree del 1954; le altre due, procedendo verso nord, sono rispettivamente in direzione di Via Chieti e nella porzione occidentale della zona industriale in prossimità del laghetto artifi- ciale). Per quanto riguarda la distribuzione dell’urbanizzato si osserva un ampliamento delle aree interessate da case sparse anche se dominanti le aree agricole. Dal punto di vista degli elementi idrografici principali, una situazione molto simile a quella del 1975, si individua dall’osservazione delle foto aeree riferibili al 1982-86; men- tre, aumentano le aree interessate da case sparse, tra cui quella di diretto interesse del- la presente relazione, e l’area industriale. L’analisi delle foto aeree riferibili al 2001-02 e al 2007 hanno individuato la pre- senza delle stesse aste fluviali sopra citate, compreso il laghetto artificiale, ed i tratti fi- nali dei suddetti elementi, allo sbocco della piana alluvionale, sono caratterizzati da un andamento rettilineo ovvero canalizzato. Quest’ultima condizione è legata al netto au- mento delle aree urbanizzate e, dunque, anche dei rilevati stradali; difatti, i tratti cana- lizzati sono stati osservati in prossimità di Via Pescara, Via Chieti e della zona setten- trionale dell’area industriale. Attualmente, non s’individuano impluvi nella porzione di territorio comunale ogget- to di studio, ad eccezione di quelli prossimi al laghetto artificiale (parte più occidentale).

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Durante le fasi di rilevamento geologico e geomorfologico di dettaglio, sono stati ri- levano altri elementi idrologici. Sono stati censiti e misurati sei pozzi per acqua posizio- nati all’esterno e all’interno del perimetro di frana. Di seguito si riporta una tabella rias- suntiva delle letture piezometriche effettuate nei pozzi.

Figura 34 - Stralcio di carta geomorfologica con ubicazione dei pozzi.

Progressivo Profondità pozzo(m) Profondità falda (m) Pozzo -4.50 (13/06/2014) P1 30 (interrotto a -14.15) -6.00 (04/07/2014) -1.40 (31/01/2017 P2 40 - P3 28.50 -9.47 P4 33 -8.00 P5 29 -14.60 -5.50 (03/10/2016) P6 -4.50 (31/01/2017)

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Il fenomeno franoso verificatosi ha interessato i pozzi per acqua P1, P2, P3; in particolare, il P1 mostra segni ben evidenti dell’avvenuto movimento come testimoniato dalla foto successiva.

Figura 35 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, quota circa 55 m s.l.m.: pozzo P1 (interrotto a 14.15m) in cui si osserva lo spostamento del terreno in seguito al verificarsi del dissesto. All’interno del pozzo è stata misurata la falda durante le fasi di rilevamento (come riportato nella tabella precedente).

3.2.1 Carta degli elementi idrologici e dei tipi di fondazione I dati relativi all’analisi multitemporale della paleoidrografia, al rilevamento di cam- pagna degli elementi idrologici attuali e alle informazioni sui tipi di fondazione sono stati

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sintetizzati nella “Carta degli elementi idrologici e dei tipi di fondazione” in scala 1:2.500, realizzata nella fase di progettazione definitiva – esecutiva (fig. 37).

Figura 36 - Carta degli elementi idrologici e dei tipi di fondazione in scala 1:2.500 (non in scala).

3.3 Aspetti meteoclimatici Per quanto riguarda le caratteristiche climatiche generali si è fatto riferimento alla stazione metereologica di Giulianova, limitrofa all’area di studio; per l’analisi degli eventi meteorici critici ed in particolare dell’evento del novembre-dicembre 2013, che ha inne- stìscato il fenomeno franoso) sono state prese in considerazione le stazioni di Giuliano- va, , Bellante e Teramo al fine di effettuare un confronto lungo un transetto per- pendicolare alla costa fino a ridosso dell’area montana.

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3.3.1 Caratteristiche climatiche generali Dal punto di vista climatico generale, considerando la classificazione di KÖPPEN- GEIGER aggiornata (Kottek et alii, 2006), l’area è caratterizzata da clima temperato u- mido con estate calda (sigla: Cfa; C = temperatura media del mese più freddo compre- sa tra -3°C e 18°C; f = assenza di una stagione secca; a = temperatura media del mese più caldo maggiore di 22°C). Le precipitazioni medie annue sono di 613 mm con mas- simi nei mesi di dicembre e di marzo; le temperature oscillano tra i 25°C di luglio e i 12°C di gennaio.

Figura 37 - Diagramma climatico, stazione di Giulianova. Il regime pluviometrico è di tipo sub-litoraneo appenninico, con andamento bimo- dale (fig. 38), con un massimo assoluto in autunno (dicembre, 78 mm medi) e uno rela- tivo in primavera (marzo aprile, 52 mm medi), un minimo in estate (luglio 32 mm medi) ma relativamente elevato, indicando un estate relativamente umida (Montin, 2012).

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Figura 38 - Regime pluviometrico, stazione di Giulianova.

Le precipitazioni di massima intensità, sia in diversi intervalli di ore (1-3 ore, fig. fig. 41a; 6-12-24 ore, fig. 41b), sia in giorni consecutivi (1-2 giorni, fig. 41c; 3-4-5 giorni, fig. 41d) mostrano valori mediamente elevati con massimi molto consistenti. Le precipi- tazioni massime orarie vanno da circa 20 mm medi in 1 ora (valore massimo 70 mm) a circa 65 mm in 24 ore (valore massimo 225 mm) (fig. 42). I valori giornalieri arrivano fi- no a 70 mm in 2 giorni (oltre 90 mm in 5 giorni) ma con massimi di 250 mm in 2 giorni.

Intervallo precipitazioni Valore medio (1931-2012) Valore massimo (1931-2012) di massima intensità 1 ora 20 mm 70 mm 3 ore 35 mm 128 mm 6 ore 42 mm 142 mm 12 ore 50 mm 194 mm 24 ore 65 mm 225 mm 1 giorno 55 mm 225 mm

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2 giorni 70 mm 252 mm 3 giorni 75 mm 258 mm 4 giorni 85 mm 258 mm 5 giorni 92 mm 258 mm

Figura 39 - Intervallo di precipitazioni di massima intensità.

a b < <

c d

< Figura 40 - Precipitazioni di massima intensità per la stazione metereologica di Giulianova: a) in 1 e 3 ore; b) in 6, 12 e 24 ore; c) in 1 e 2 giorni; d) in 3, 4 e 5 giorni. 3.3.2 Eventi meteorici intensi L’area di studio, come tutta l’area pedemontana e collinare abruzzese, è stata in- teressata ne-gli ultimi dieci anni da numerosi eventi meteorici intensi di cui almeno cin- que hanno superato i 100 mm di precipitazioni giornaliere e i 200 mm di precipitazioni in pochi giorni. Questi hanno sistematicamente determinato l’innesco di diverse tipologie di dissesti tra cui in particolare frane, fenomeni di erosione accelerata, esondazioni. Tali eventi intensi, come evidenziato dalla distribuzione delle precipitazioni di massima in- tensità, si sono ripetuti diverse volte anche a partire dal 1931 (fig. 41).

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Nell’ultimo decennio, gli eventi più intensi si sono verificati rispettivamente il 23-25 gennaio 2003 (in tutto il territorio regionale), il 6-7 ottobre 2007 (in parte dell’area colli- nare costiera teramana), il 1-2 marzo 2011 (nell’area collinare e costiera pescarese e teramana), il 5-6 e 13-14 settembre 2012 (un evento multiplo che ha interessato ancora l’area collinare e costiera pescarese e teramana) ed infine il 1-2 dicembre 2013, evento che ha seguito in mese di intense precipitazioni (Miccadei et alii, 2011; Piacentini et alii, 2014). Tali eventi si differenziano in relazione alla distribuzione areale dell’evento, alle ca- ratteristiche metereologiche e pluviometriche, alle caratteristiche litologiche e all’uso del suolo: - hanno interessato aree di estensione differente, regionale (2003, 2013), locale (2007), provinciale (2011, 2012); - hanno interessato aree con litologie differenti; - hanno avuto durata differente, 3gg (2003), <1g (2007), ~1g (2011), eventi multipli (2012, 2013); - si sono verificati in momenti stagionali diversi, inverno (2003), autunno (2007, 2013), fine inverno (2011), fine estate (2012); - si sono verificati dopo periodi molto umidi (2003, 2013), secchi (2007, 2012), moderatamente umidi (2011).

Le caratteristiche metereologiche e pluviometriche sono sintetizzate in fig. 32, che evidenzia precipitazioni da moderatamente a molto intense.

pre- Evento Data Area Stagione Durata Ihmax Pgmax Pctot Pmtot P mesi (ore) (mm/ora) (mm) (mm) (mm) cedenti 23-25 40- 2003 regionale Inverno ~72 10-17 80-230 120-380 elevate gen. 130 60- 2007 6-7 ott. locale Autunno 14-16 10-40 60-220 200-300 scarse 205 60- 120- 2011 1-2 mar provinciale Fine inverno 22-26 15-35 150-300 moderate 180 211 5-6 e 13- Evento 2012 provinciale Fine estate 40 150 250 250 scarse 14 sett. multiplo 2013 1-2 dic. regionale Autunno ~24 10-20 >50 60-180 300-400 elevate

Figura 41 - Sintesi delle caratteristiche meteorologiche dei cinque eventi principali di precipitazioni intense analizzati. Legenda: Ihmax - intensità oraria massima registrata nell’evento; Pgmax- preci-

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pitazioni massime giornaliere registrate nell’evento; Pctot - precipitazioni cumulate registrate nell’evento; Pmtot - precipitazioni totale mensile del mese dell’evento; P mesi precedenti - quantità di precipitazioni nei mesi precedenti l’evento (modificata da Miccadei et alii, 2011; Piacentini et alii, 2014).

Gennaio 2003. Nell’evento del 2003 precipitazioni intense e prolungate per circa tre giorni hanno interessato la gran parte della Regione Abruzzo (ed in particolare il suo settore sudorientale) innescando un gran numero di frane, anche su versanti a modesta pendenza. Il numero totale di frane è stato stimato in circa 1300, costituite in prevalenza da frane di modeste dimensioni, da scivolamenti superficiali e debris flows; sono state inoltre osservate colate in terra, colate di detrito di ampie dimensioni o scorrimenti tra- slativi. Le precipitazioni giornaliere (fig. 43) sono risultate molto intense, con valori più e- levati registrati nell’area teatina (spesso maggiori di 100 mm) e nell’area interna pesca- rese (maggiori di 120 mm) e più modesti nell’area teramana costiera. Le precipitazioni orarie (Fig. 9) presentano valori moderati che non superano, tranne in rari casi, i 9-10 mm/ora ma sono molto continui. Considerando, infatti, le precipitazioni cumulate nell’evento (fig. 44) sono stati registrati valori estremamente elevati, anche in questo caso nell’area teatina e in quella pescarese interna (> 200 mm in tre giorni). In generale quindi l’evento meteorico critico 2003 si può considerare di intensità moderatamente elevata (10-17 mm/ora) ma prolungato nel tempo (circa 72 ore) e verifi- catosi a seguito di un periodo già particolarmente piovoso, almeno per i due mesi pre- cedenti (precipitazioni in 2 mesi fino all’80% delle precipitazioni medie annue) (Miccadei et alii, 2011; Piacentini et alii, 2014).

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P max giornaliere 23-25 gennaio 2003 220,0 200,0 180,0 160,0 140,0 120,0

mm 100,0 80,0 60,0 40,0 20,0 0,0 Atri Salle Chieti Popoli Ortona Cupello Teramo L'Aquila Paglieta Bellante Silvialta Moscufo Pescara Orsogna Avezzano Lanciano Montazzoli Giulianova Manoppello Fara F. Petri F. Fara VillaVallucci Guardiagrele FanoCornoa BussiOfficine Casalincontrada TorinodiSangro GuardiaVomano Vasto (ex Istonio)(exVasto Montesilvanoalta Civitelladel Tronto Rosetodegli Abruzzi S. Eufemia MaiellaaS. Figura 42 - Massime precipitazioni giornaliere verificatesi tra il 23 e il 25 gennaio 2003.

Precipitazioni orarie e cumulate - Nereto Precipitazioni orarie e cumulate - Salle 35 280 35 280

30 240 30 240

25 200 25 200

20 160 20 160

15 120 15 120 Piovosità (mm) oraria 10 80 Piovosità (mm) oraria 10 80 Piovosità cumulata (mm) Piovosità cumulata (mm)

5 40 5 40

0 0 0 0 22/1/2003 23/1/2003 24/1/2003 25/1/2003 26/1/2003 27/1/2003 22/1/2003 23/1/2003 24/1/2003 25/1/2003 26/1/2003 27/1/2003 a) Piovosità oraria Piovosità cumulata b) Piovosità oraria Piovosità cumulata

Figura 43 - Diagrammi delle precipitazioni orarie e delle precipitazioni cumulate durante l’evento meteorico critico del 2003. a) Diagramma caratteristico dell’area teramana collinare costiera; b) diagramma caratteristico dell’area pescarese interna pedemontana.

Ottobre 2007. Nell’evento del 2007, la notte tra il 6 e il 7 ottobre, precipitazioni di forte intensità hanno interessato l’area settentrionale della Regione Abruzzo e in parti- colare l’area collinare costiera teramana, innescando estesi fenomeni di erosione acce- lerata sui versanti collinari, cui hanno fatto seguito colate di fango ai piedi dei versanti e

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dei corsi d’acqua minori e fenomeni di esondazione sia lungo i corsi d’acqua principali (F. Salinello, T. Vibrata) sia in corrispondenza della piana costiera (Tortoreto Lido). Le precipitazioni giornaliere (fig. 45) sono risultate in questo caso molto intense con valori fino a 100-110 mm registrati nelle stazioni delle aree collinari a ridosso della costa con punte di 205 mm (Nereto); in corrispondenza della costa sono stati registrati valori più modesti intorno a 60-80 mm (Giulianova). L’analisi delle precipitazioni orarie (fig. 46) ha mostrato valori estremamente elevati dai 10 mm/ora delle stazioni costiere ai 40 mm/ora delle stazioni delle aree collinari (Nereto). Tenendo conto che l’evento si è sviluppato complessivamente in circa 14-16 ore tra la sera del 6e la mattina del 7 otto- bre, le precipitazioni cumulate in questo intervallo di tempo sono risultate estremamente elevate, con valori da 60-80 mm sulla costa a 220 mm nelle aree collinari. In generale, quindi, quello del 2007 si può considerare un evento meteorico veramente eccezionale, di durata relativamente breve (14-16 ore) ma con intensità estremamente elevata.

P max giornaliera del 7 ottobre 2007

220

200

180

160

140

120

mm 100

80

60

40

20

0 Bellante Campli Civitella del Giulianova Nereto Tronto

Figura 44 - Massime precipitazioni giornaliere verificatesi il 7 ottobre 2007.

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Precipitazioni orarie e cumulate - Nereto 40 280 Precipitazioni orarie e cumulate - Giulianova

35 280 35 240

30 30 240 200 ) mm ) mm )

25 25 200 mm 160 mm ) 20 20 160 120 15 15 120

Piovosità ( oraria 80 Piovosità cumulata (

10 Piovosità ( oraria 10 80 Piovosità cumulata ( 40 5 5 40

0 0 0 0 6/10/2007 7/10/2007 8/10/2007 9/10/2007 6/10/2007 7/10/2007 8/10/2007 9/10/2007 10/10/2007 11/10/2007 10/10/2007 11/10/2007 a) Piovosità oraria Piovosità cumulata b) Piovosità oraria Piovosità cumulata

Figura 45 - Diagrammi delle precipitazioni orarie e delle precipitazioni cumulate durante l’evento meteorico critico del 2007. a) diagramma dell’area di Nereto; b) diagramma dell’area di Giulia- nova.

Marzo 2011. Nell’evento del 2011, la notte tra l’1 e il 2 marzo 2011, precipitazioni intense hanno interessato nuovamente l’area nell’evento del 2007, coinvolgendo tutta- via una porzione di territorio più ampia, che si estende dal confine con le Marche a nord, all’area Pescarese a Sud. Ancora una volta le aree più duramente colpite sono state quelle collinari costiere, interessate da fenomeni di erosione accelerata e cola- menti lungo i versanti e, in misura maggiore, da fenomeni di esondazione che hanno in- teressato i corsi d’acqua principali e secondari (T. Vibrata, F. Salinello, F. Vomano, T. Calvano, F.so Crocetta T. Cerrano) e le aree di piana costiera coinvolgendo i centri abi- tati della costa. Le precipitazioni giornaliere (fig. 47) sono risultate intorno a 100-120 mm; i valori più elevati sono stati registrati, anche in questo caso, nelle stazioni delle aree collinari a ridosso della costa come a (138 mm) o di nuovo a Nereto (180 mm). Le pre- cipitazioni orarie (fig. 48) presentano, di nuovo, valori molto elevati tra 15 mm/ora e 20 mm/ora per la maggior parte delle stazioni, con picchi che sfiorano i 35 mm/ora nell’area di Nereto e in quella di Pineto. L’evento si è sviluppato complessivamente in

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circa 22-26 ore tra la mattina del 1 e la mattina del 2 marzo; le precipitazioni cumulate in questo intervallo di tempo sono risultate estremamente elevate, con valori da 100-130 mm nella maggior parte delle stazioni e picchi di oltre 150 mm a Notaresco e di 211 mm a Nereto. In generale, quindi, quello del marzo 2011 si può considerare un evento me- teorico critico che ha interessato un areale più ampio rispetto al 2007, anche se minore del 2003, ha avuto una durata intermedia tra i due eventi precedenti (22-26 ore) e in- tensità elevata (15-35 mm/ora).

P giornaliera 2 marzo 2011 220

200

180

160

140

120 mm 100

80

60

40

20

0 Pineto Nereto Teramo Silvi Alta Silvi Giulianova Notaresco Silvi Marina Silvi Casoli di Atri di Casoli Vallucci Villa Fano a Corno a Fano

Civitella del Tronto del Civitella P giornaliera 2 marzo 2011

Figura 46 - Istogramma delle precipitazioni giornaliere totali del 2 marzo 2011.

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Precipitazione orarie e cumulate - Nereto Precipitazioni orarie e cumulate - Giulianova 35 280 35 280 30 240 30 240 25 200 25 200

20 160 20 160

15 120 15 120

Piovosità (mm) oraria 10 80 10 80 Piovosità (mm) oraria Piovosità cumulata (mm) Piovosità cumulata (mm) 5 40 5 40

0 0 0 0 1/3/2011 2/3/2011 3/3/2011 4/3/2011 5/3/2011 1/3/2011 2/3/2011 3/3/2011 4/3/2011 5/3/2011 28/2/2011 28/2/2011 a) Piovosità oraria Piovosità cumulata b) Piovosità oraria Piovosità cumulata

Figura 47 - Diagrammi delle precipitazioni orarie e delle precipitazioni cumulate durante l’evento meteorico critico del 2011 a) diagramma della stazione di Nereto; b) diagramma della stazione di Giulianova.

Settembre 2012. L’evento del 2012 è costituito da due eventi ravvicinati tra il 5-6 e il 13-14 settembre 2012. La combinazione di due eventi successivi ha generato lo svi- luppo di intensi fenomeni di erosione accelerata sui versanti delle aree collinari costiere pescaresi e teramane, mentre localmente, nei corsi d’acqua principali si sono verificati fenomeni di esondazione cosi come nei corsi d’acqua secondari dei versanti costieri. Le precipitazioni giornaliere hanno avuto valori moderati nel primo caso (fino a ~50 mm) ed elevati nel secondo evento (fino a ~150 mm); similmente i valori di precipitazio- ni orarie sono intorno a ~15-18 mm/ora nel primo evento e molto più elevati (~45 mm/ora) nel secondo.

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Figura 48 - Diagrammi delle precipitazioni giornaliere e cumulate dei mesi di agosto e settembre 2012, diagramma della stazione di Atri.

Figura 49 - Diagrammi delle precipitazioni orarie e delle precipitazioni cumulate durante l’evento meteorico critico del 2012, diagramma della stazione di Atri.

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Dicembre 2013. Dall’analisi dei dati pluviometrici relativi al mese di novembre ed ai primi giorni di dicembre è possibile evidenziare tre eventi meteorici intensi susseguiti- si nell’arco di poco meno di un mese con intensità da moderate a elevate e caratterizza- te, almeno in un caso, da precipitazioni nevose. Questi eventi hanno determinato una precipitazione mensile decisamente elevata per l’area, con valori fino a oltre 400 mm/mese. La fig. 51 riassume la distribuzione degli eventi meteorici critici e delle precipita- zioni cumulate per il mese di novembre 2013 e i primi giorni di dicembre 2013, in riferi- mento ad alcune stazioni pluviometriche significative nell’area circostante Marina di Mo- sciano Sant’Angelo.

Stazione Eventi meteorici Entità cumulata di precipitazioni Pioggia - 9-13 novembre 2013 ~120 mm Neve e pioggia - 25-27 novembre 2013 ~90 mm Giulianova Pioggia - 1-2 dicembre 2013 ~65 mm Totale 1 novembre - 2 dicembre 2013 345 mm Pioggia - 9-13 novembre 2013 ~46 mm* Bellante Neve e pioggia - 25-27 novembre 2013 ~20 mm* *probabili Pioggia - 1-2 dicembre 2013 ~75 mm* dati lacunosi Totale 1 novembre - 2 dicembre 2013 159 mm Pioggia - 9-13 novembre 2013 ~180 mm Neve e pioggia - 25-27 novembre 2013 ~60 mm Teramo Pioggia - 1-2 dicembre 2013 ~90 mm Totale 1 novembre - 2 dicembre 2013 413 mm Pioggia - 9-13 novembre 2013 ~125 mm Neve e pioggia - 25-27 novembre 2013 ~80 mm Pineto Pioggia - 1-2 dicembre 2013 ~60 mm Totale 1 novembre - 2 dicembre 2013 298 mm

Figura 50 - Distribuzione degli eventi meteorici critici e delle precipitazioni cumulate per il mese di novembre 2013 e i primi giorni di dicembre 2013.

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4.0 CARATTERISTICHE GEOLOGICHE DELL’AREA

In riferimento all’area di interesse è stato effettuato un rilevamento geologico di dettaglio, in scala 1:1.000, al fine di individuare le litologie principali e il relativo assetto tettonico dell’area oggetto di studio. Tale rilevamento è stato effettuato precedentemen- te e parallelamente alle indagini previste. I dati di terreno, raccolti attraverso il rileva- mento di dettaglio, sono stati analizzati con quelli presenti nella bibliografia, nella carto- grafia regionale e confrontati con le immagini aeree. Inoltre, le analisi e gli studi geologici effettuati, sono stati preceduti da un attento esame della letteratura specifica, delle pubblicazioni tecnico-scientifiche esistenti e delle banche dati territoriali regionali e provinciali.

Dal punto di vista geologico, l’area in esame è caratterizzata dalla presenza di lito- logie marine e continentali che sono riconducibili a due differenti successioni sedimen- tarie, rispettivamente:

Litologie del substrato; Depositi di copertura. Le prime raggruppano i litotipi prevalentemente argillosi del substrato che costitui- scono i versanti collinari costieri della fascia pedemontana e della valle del F. Salinello, riferibili alla Formazione di Mutignano del Plio-Pleistocene (ISPRA, 2010). Al di sopra di questi si ritrovano, in discordanza, i depositi di copertura rappresen- tati da depositi di origine continentale (depositi alluvionali, depositi eluvio-colluviali, de- positi di frana e depositi di riporto antropico). Le indagini di terreno condotte mediante un rilevamento geologico in scala 1:1.000 hanno portato alla compilazione della "Carta Geologica" in scala 1:2.500. La cartografia è stata effettuata facendo riferimento alle linee guida del Servizio Geologico d’Italia, Guida al Rilevamento della Carta Geologica d’Italia (SGN, 1992 e integrazioni, APAT,

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2006, ISPRA, 2009) e dalla Guida alla rappresentazione cartografica della Carta Geo- logica d'Italia (SGN, 1996, e integrazioni, APAT, 2007). Di seguito, verranno descritte le diverse litologie a partire dalle più antiche alle più recenti.

4.1 Litologie del substrato Le litologie del substrato sono state individuate e caratterizzate in dettaglio facen- do riferimento anche alle indagini geognostiche realizzate nell’area di interesse in quan- to, in superficie, sono, in parte, obliterate dai depositi di copertura. La successione lito- logica del substrato, in corrispondenza dei settori collinari della fascia pedemontana- collinare, è costituita dal basso verso l’alto da argille e argille limose grigiastre sottilmen- te laminate, passanti superiormente a sabbie gialle con diverso grado di cementazione ed, infine, a conglomerati clasto sostenuti. Nel territorio comunale oggetto di studio si ri- levano i seguenti litotipi: - Litotipi argillosi; - Litotipi pelitico-sabbiosi.

4.1.1 Litotipi argillosi I Litotipi argillosi sono rappresentati, alla base della sequenza, da argille e marne argillose, ben stratificate, di colore grigio e grigio-azzurro, con intercalazioni di sottili li- velli sabbiosi e limosi; verso l’alto della serie si passa ad argille limose e/o limi argillosi di colore avana e grigio con livelli di sabbia rossastra e cinerea fine (fig. 51). Il limite superiore è definito dal passaggio graduale ai litotipi pelitico-sabbiosi; il li- mite inferiore non è affiorante né è stato incontrato in sondaggio. Nell’area, questa unità è ricoperta, in maniera quasi ubiquitaria, dalle coltri colluviali dovute al disfacimento, ad opera degli agenti esogeni, della frazione pelitica che la compone, ed in alcuni luoghi dai depositi alluvionali. Lo spessore complessivo non è determinabile, poiché la base non è stata indivi- duata nell’area. In letteratura lo spessore medio è di diverse centinaia di metri. L’età at-

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tribuita dagli Autori a questa sequenza è Pliocene superiore - Pleistocene inferiore (ISPRA, 2010). Tale unità è riferibile all’associazione pelitico-sabbiosa della Formazione di Muti- gnano – FMTa (ISPRA, 2010).

Depositi colluviali

Litotipi argillosi

Figura 51 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, quota 105 m s.l.m.: affioramento rappresentativo dei litotipi argillosi di colore grigio con alternanza di livelli sabbiosi di colore avana-rossastro, ri- levato nella porzione poco più a settentrione dell’area di studio; sono parzialmente coperti da depositi colluviali.

4.1.2 Litotipi pelitico-sabbiosi I Litotipi pelitico-sabbiosi sono costituiti da limi argilloso-sabbiosi di colore avana e avana-grigio con lenti e livelli significativi di sabbia limosa di colore rossastro, cinerea fi- ne. Lo spessore degli strati sabbiosi è variabile da sottile a medio e talora, nella parte alta dell’unità, possono divenire prevalenti.

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Il limite inferiore è definito dal passaggio graduale ai litotipi argillosi; il limite supe- riore non è stato individuato nell’area di studio. Questa unità è ricoperta, in maniera quasi ubiquitaria, da colluvi dovuti al disfacimento ad opera degli agenti esogeni. Lo spessore massimo rilevato nell’area dalle indagini geognostiche effettuate varia da qualche metro ad oltre 15 m. Lo spessore complessivo non è valutabile, non essen- do stato individuato il limite superiore. Tali depositi sono riferibili alla parte bassa dell’associazione sabbioso-pelitica della Formazione di Mutignano – FMTc (ISPRA, 2010).

4.2 Depositi di copertura Nell’ambito del presente lavoro, i depositi, qui di seguito descritti, sono differenziati in base ai processi che ne hanno determinato la genesi. Questi sono stati distinti in: Depositi alluvionali; Depositi eluvio-colluviali; Depositi di frana; Depositi di riporto antropico.

4.2.1 Depositi alluvionali Affiorano nella piana alluvionale e costiera del fiume Salinello e risultano costituiti generalmente da sabbie, limi e lenti di argilla con intercalazioni di ghiaie eterometriche con clasti di dimensioni variabili dal centimetro al decimetro, sub-arrotondati ed arroton- dati, immersi in una matrice sabbioso-limosa. Il limite inferiore è definito dal contatto erosivo con i litotipi del substrato (Litotipi argillosi). Lo spessore varia da qualche metro alla base del versante indagato a oltre 15-20 metri verso il centro della piana alluvionale.

Tali depositi sono riferibili ai depositi alluvionali (olob) del Foglio Geologico 339 “Teramo” a cui è attribuita età Olocene (ISPRA, 2010).

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4.2.2 Depositi eluvio-colluviali Si rilevano su tutto il versante collinare costiero oggetto di indagine e sono definiti da limi argilloso-sabbiosi di colore avana e avana-grigio con nuclei e/o livelli di sabbia rossastra e patine carboniose nerastre. Presentano assetto caotico o blandamente la- minato conformemente al versante. Nel deposito sono presenti concrezioni calcaree (calcinelli) e clasti centimetrici dispersi all’interno di materiali fini residuali (fig. 52). Il limite inferiore è definito dal contatto erosivo con i litotipi del substrato (“Litotipi argillosi” e “Litotipi pelitico-sabbiosi”). Lo spessore ditali depositi è variabile, da qualche metro a oltre 10 m.

Tali depositi sono riferibili al deposito eluvio colluviale (olob2) del Foglio Geologico 339 Teramo a cui è attribuita età Olocene (ISPRA, 2010).

Figura 52 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, quota circa 25 m s.l.m.: limi argilloso-sabbiosi di colore avana-grigio con intercalazioni sabbiose giallastre e, a luoghi, clasti centimetrici eteroge- nei, con struttura caotica o stratificazione non definita.

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4.2.3 Depositi di frana Sono costituiti da accumuli caotici di limi sabbioso-argillosi di colore avana e/o a- vana-grigio; a luoghi sono presenti clasti calcarei di dimensioni variabili (fig. 53). Sono dovuti al coinvolgimento in movimenti franosi dei litotipi del substrato (“Litotipi argillosi” e “Litotipi pelitico-sabbiosi”) e dei depositi eluvio colluviali. Il limite inferiore è definito dalla superficie di scorrimento delle frane. Gli spessori sono molto variabili, da pochi metri a oltre 15 m.

Tali depositi sono riferibili ai deposito di frana (oloa1) del Foglio Geologico 339 Te- ramo a cui è attribuita genericamente età olocenica (ISPRA, 2010).

Figura 53 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, quota circa 75 m s.l.m.: deposito di frana costituito da limi argillosi di colore avana in assetto caotico con calcinelli biancastri e clasti calcarei di di- mensioni decimetriche.

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4.2.4 Depositi di riporto antropico Materiale eterogeneo e caotico in matrice limosa di natura detritica con frammenti di laterizi affiorante a ridosso di abitazioni e/o di opere di origine antropica quali rilevati stradali o muri di sostegno. Lo spessore è dell’ordine di qualche m (fig. 54).

Figura 54 - Strada senza nome traversa di Via Pescara, quota circa 65 m s.l.m.: deposito di ri- porto antropico costituito da materiale eterogeneo e caotico in matrice limoso-sabbiosa.

4.3 Assetto giaciturale o geometrico Nell’area le litologie del substrato (“Litotipi argillosi” e “Litotipi pelitico-sabbiosi”) sono disposte generalmente in assetto monoclinalico, in genere con giaciture sub- orizzontali, blandamente inclinati con l’immersione che varia da NE a ENE (1°-5°). I depositi di copertura presentano geometrie e clinostratificazioni conformi ai ver- santi (depositi eluvio-colluviali e di frana) e suborizzontali (depositi alluvionali) legate al- la loro deposizione e non sembrano dislocate da elementi tettonici.

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4.4 Carta geologica I dati raccolti ed esposti nei paragrafi precedenti sono stati sintetizzati nella “Carta Geologica” in scala 1:2.000. La carta è stata realizzata secondo i criteri esposti nei Quaderni del Servizio Geologico Nazionale – ISPRA ed in particolare secondo le norme del Quaderno 1, 2 – Guida al rilevamento della Carta Geologica d’Italia. Di seguito vie- ne riportata la legenda della “Carta Geologica”, allegata alla presente relazione). Depositi di copertura Depositi di riporto antropico Materiale eterogeneo e caotico in matrice limosa di colore avana di natura detritica con frammenti di laterizi. Lo spessore stimato è dell’ordine di qualche m. (Olocene)

Depositi di frana Depositi caratterizzati da accumuli caotici di limi sabbioso-argillosi di colore avana e/o avana-grigio; a luoghi sono presenti clasti calcarei di dimensioni variabili. Lo spes- sore stimato è variabile da pochi metri ad oltre 15 metri. (Olocene)

Depositi eluvio-colluviali Depositi definiti da limi argilloso-sabbiosi di colore avana e grigio con diffusi livelli di sabbia di colore ocra, cinerea fine e ine carboniose. Lo spessore degli strati è variabi- le da millimetrico a centimetrico, talora decimetrico. Sono in appoggio ai litotipi argillosi del substrato. (Olocene)

Depositi alluvionali Depositi costituiti da sabbie, limi e lenti di argilla con intercalazioni di ghiaie etero- metriche con clasti di dimensioni variabili dal centimetro al decimetro, sub-arrotondati ed arrotondati, immersi in una matrice sabbioso-limosa. Lo spessore stimato è variabile da pochi metri a oltre 15-20 m. (Olocene)

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Litologie del substrato Litotipi pelitico-sabbiosi Depositi costituiti da limi argilloso-sabbiosi di colore avana e avana-grigio con lenti e livelli significativi di sabbia limosa di colore rossastro, cinerea fine. Lo spessore degli strati sabbiosi è variabile da sottile a medio e talora, nella parte alta dell’unità, possono divenire prevalenti. Lo spessore massimo rilevato varia da qualche metro ad oltre 15 m. Tali litotipi sono attribuibili alla parte bassa dell’associazione sabbioso-pelitica della Formazione di Mutignano – FMTc (ISPRA, 2010). (Pliocene superiore - Pleistocene in- feriore)

Litotipi argillosi Depositi rappresentati, alla base della sequenza, da argille e marne argillose, ben stratificate, di colore grigio e grigio-azzurro, con intercalazioni di sottili livelli sabbiosi e limosi; verso l’alto della serie si passa ad argille limose e/o limi argillosi di colore avana e grigio con livelli di sabbia rossastra e cinerea fine. Lo spessore complessivo non è de- terminabile, poiché la base non è mai in affioramento. In letteratura lo spessore medio è di diverse centinaia di metri. Tali litotipi sono attribuibili alla parte alta dell’associazione pelitico-sabbiosa della Formazione di Mutignano – FMTa (ISPRA, 2010). (Pliocene su- periore - Pleistocene inferiore).

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Figura 55 - Carta geologica allegata in scala 1:2.000 (non in scala).

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5.0 CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE DELL’AREA

In base alle caratteristiche litologiche dell’area sono stati distinti i complessi idro- geologici dell’area circostante la frana. In particolare sono stati distinti: Complessi idrogeologici del substrato; Complessi idrogeologici di copertura. I primi racchiudono i termini argillosi e pelitico sabbiosi della successione riferibile alla Formazione di Mutignano del Plio-Pleistocene (ISPRA, 2010). Al di sopra di questi i complessi di copertura comprendono depositi colluviali, di frana, alluvionali e antropici. La distinzione di tali complessi si è ritenuta di fondamentale importanza in relazio- ne ai fattori predisponenti di natura idrogeologica e ai fattori innescanti della frana, legati essenzialmente alle intense precipitazioni e alle variazioni locali dei livelli di falda. Tali aspetti saranno più dettagliatamente indicati nel paragrafo descrittivo del fenomeno fra- noso. Di seguito i complessi idrogeologici del substrato e di copertura.

5.1 Complessi idrogeologici del substrato In base alle caratteristiche litologiche si distingue in: - Complesso idrogeologico argilloso; - Complesso idrogeologico pelitico-sabbioso.

Complesso idrogeologico argilloso È costituito dai litotipi argillosi del substrato; si tratta di argille e marne argillose, ben stratificate, di colore grigio e grigio-azzurro, con intercalazioni di sottili livelli sabbio- si e limosi che passano verso l’alto ad argille limose e/o limi argillosi di colore avana e grigio con livelli di sabbia rossastra e cinerea fine. Lo spessore complessivo non è de-

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terminabile nell’area ma in letteratura lo spessore medio è di diverse centinaia di metri. La permeabilità del complesso è marcatamente bassa e aumenta verso l’alto per la presenza di livelli sabbiosi.

Complesso idrogeologico pelitico-sabbioso È costituito dai litotipi pelitico-sabbiosi del substrato; si tratta di limi argilloso- sabbiosi di colore avana e avana-grigio con lenti e livelli significativi di sabbia limosa di colore rossastro, cinerea fine. Gli strati sabbiosi, nella parte alta dell’unità, possono di- venire prevalenti. Lo spessore massimo rilevato nell’area dalle indagini geognostiche ef- fettuate varia da qualche metro ad oltre 15 m. La permeabilità del complesso è da bas- sa a moderata in relazione alla presenza di livelli sabbiosi.

5.2 Complessi idrogeologici di copertura Questi sono stati distinti in: Complesso idrogeologico dei depositi alluvionali; Complesso idrogeologico dei depositi eluvio-colluviali; Complesso idrogeologico dei depositi di frana; Complesso idrogeologico dei depositi di riporto antropico.

Complesso idrogeologico dei depositi alluvionali È costituito dai depositi alluvionali presenti nell’area di piana alluvionale e costiera del fiume Salinello; è composto da sabbie, limi e lenti di argilla con intercalazioni di ghiaie eterometriche con clasti di dimensioni variabili dal centimetro al decimetro, sub- arrotondati ed arrotondati, immersi in una matrice sabbioso-limosa. Lo spessore varia da qualche metro alla base del versante indagato a oltre 15-20 metri verso il centro del- la piana alluvionale. La permeabilità del complesso è molto variabile, da bassa nei livelli argillosi a moderata-alta nei livelli ghiaiosi.

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Complesso idrogeologico dei depositi eluvio-colluviali È costituito dai depositi eluvio-colluviali presenti sul versante; è composto da limi argilloso-sabbiosi di colore avana e avana-grigio con nuclei e/o livelli di sabbia rossastra e patine carboniose nerastre, disposte assetto caotico o blandamente laminato confor- memente al versante. Lo spessore ditali depositi è variabile, da qualche metro a oltre 10 m. La permeabilità del complesso è molto variabile, da molto bassa a moderata per la locale presenza di livelli sabbiosi, soprattutto nella parte alta del versante.

Complesso idrogeologico dei depositi di frana È costituito dai depositi della frana oggetto di indagine; è composto da limi sabbio- so-argillosi di colore avana e/o avana-grigio in assetto caotico; a luoghi sono presenti clasti calcarei di dimensioni variabili. Gli spessori sono molto variabili, da pochi metri a oltre 15 m. La permeabilità del complesso è molto variabile, da molto bassa a moderata per la locale presenza di livelli sabbiosi.

Complesso idrogeologico dei depositi di riporto antropico È costituito dai depositi di riporto antropico; si tratta di materiale eterogeneo e cao- tico in matrice limosa di natura detritica con frammenti di laterizi. Lo spessore è dell’ordine di qualche m. La permeabilità del complesso è molto variabile, da molto bas- sa a elevata in relazione alla variabilità del deposito.

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6.0 CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE DELL’AREA

Il rilevamento condotto in scala 1:1.000 ha consentito di definire le caratteristiche geomorfologiche dell’area oggetto di indagine e di realizzare una “Carta geomorfologi- ca” in scala 1:2.000 (allegata alla presente relazione). In base a tali indagini è stato ca- ratterizzato il fenomeno franoso verificatosi in Località Marina di Mosciano Sant’Angelo. In particolare sono stati definiti: tipologia del fenomeno, stato di attività, la sua ge- ometria in relazione al versante, le condizioni predisponenti, le condizioni innescanti in relazione agli eventi meteorici critici del novembre-dicembre 2013 e seguenti e alle condizioni idrogeologiche. Gli elementi geomorfologici che definiscono l’attività del cor- po di frana sono stati rilevati ripetutamente e monitorati a partire dal mese di aprile 2014 fino al mese di aprile 2017.

Figura 56 - Foto aerea dell’area di studio (2010 da http://www.regione.abruzzo.it/xcartografia/).

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Figura 57 – Vista da google earth dell’area di studio.

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Figura 58 - Foto aerea realizzata nell’ambito dello studio (data 24 settembre 2014). Area inte- ressata dalla scarpata di frana e dai danni agli edifici (al centro in basso nella foto le abitazioni del Sig. Chiarini e della Sig.ra Vanni).

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Figura 59 - Foto aerea realizzata nell’ambito dello studio (data 24 settembre 2014). Area inte- ressata dalla scarpata di frana e dai danni agli edifici (al centro in basso nella foto le case a schiera).

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Le principali forme riconosciute possono essere schematizzate in: - Forme e depositi di versante dovuti alla gravità; - Forme antropiche.

Gli elementi geomorfologici presenti sono stati divisi in base all’agente morfogene- tico che li ha generati e la cartografia è stata effettuata facendo riferimento ai criteri in- dicati dal Gruppo Nazionale di Geografia Fisica e Geomorfologia (GNGFG, 1994), dalla Guida al Rilevamento della Carta geomorfologica d’Italia (SGN, 1994 e integrazioni, APAT, 2006) e dalla Guida alla rappresentazione cartografica della Carta Geomorfolo- gica d’Italia (APAT, 2007).

6.1 Forme e processi morfogenetici 6.1.1 Forme e depositi di versante dovuti alla gravità Le forme legate alla gravità interessano diffusamente l’area di indagine e sono sta- te rappresentate sia in termini di forme, lineari ed areali, che di depositi. In particolare, si individuano : Orlo di scarpata di degradazione e/o di frana, attivo; Orli di scarpata di degradazione e/o di frana presunto, attivo; Fratture di trazione, attive; Corpo di frana di colamento, attivo; Corpo di frana di scorrimento rototraslativo, attivo; Corpo di frana di scorrimento rototraslativo, quiescente; Versante interessato da deformazioni superficiali lente, attivo;

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Figura 60 - Stralcio della Carta geomorfologica allegata in scala 1:2.000 (non in scala).

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Nell’area di studio, sono stati rilevati orli di scarpate di frana, tutti attivi, aventi ca- ratteristiche molto simili tra loro ovvero altezze variabili da pochi cm a circa un metro ed impostate su terreni pelitico-sabbiosi di colore variabile da avana a avana bruno con presenza di ciottoli e/o calcinelli. Lungo queste scarpate di frana sono stati osservati chiari indizi cinematici sulla direzione di movimento del corpo di frana che documentano un movimento perpendicolare al versante. Muovendoci verso valle, all’incirca parallelamente alla scarpata principale sopra descritta, si individuano orli di scarpata nel corpo di frana certi e attivi. Anche in questo caso, le scarpate si seguono lungo tutta la porzione di monte del versante collinare inte- ressato dal dissesto. Altri elementi geomorfologici rilevati lungo il versante oggetto di studio sono dati dalle fratture di trazione ovvero aperture nel terreno che sono presenti a diverse altezze e presentano dimensioni all’incirca decimetriche; ed, infine, ondulazioni nel corpo di fra- na sono presenti nella porzione più orientale del corpo di frana.

Figura 61 - Orli di scarpata di frana certi, attivi rilevati a seguito dell’evento del 2014 (in prossi- mità del terreno agricolo e tra gli ulivi) caratterizzati da altezze medie di circa 50 cm ed imposta- te su materiale limoso-argilloso avana.

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Figura 62 - Orlo di scarpata di frana certo, attivo rilevato a seguito dell’evento del 2014, nella zona antistante l’abitazione della Sig.ra Vanni, con altezza metrica e impostata su materiale li- moso-argilloso marrone.

Figura 63 – Fratture di trazione nel corpo di frana (2014).

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Figura 64 – Ondulazioni nel corpo caratterizzanti il movimento lento di versante (2014).

Figura 65 – Orlo di scarpata di frana sottostante l’albergo e distante da esso circa 2 metri (otto- bre 2016). 94

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Figura 66 – Vista laterale dell’immagine precedente.

Figura 67 – Orlo di scarpata di frana (ottobre 2016). 95

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Figura 68 - Particolare immagini precedente, scarpata di frana (ottobre 2016).

Figura 69 - Frattura di trazione (ottobre 2016). 96

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Figura 70 – Orlo di scarpata di frana (ottobre 2016).

Figura 71 - Particolare immagine precedente, scarpata di frana (ottobre 2016). 97

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Figura 72 – Esempio di danni subiti dalle abitazioni coinvolte.

Il versante collinare di Marina di Mosciano Sant’Angelo è interessato da un movi- mento gravitativo di tipo rototraslativo in stato attivo, a partire da una quota di circa 60- 65 m s.l.m. in cui si sviluppano gli orli di scarpata di frana certi, attivi, fino alla base del versante ovvero al raccordo con la piana. La porzione sommitale compresa tra le quote di circa 85m a 60-65m, invece, si presenta in stato di quiescenza in quanto non sono

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stati osservati importanti movimenti all’atto del rilevamento geomorfologico ma indizi quali, ad esempio, fratture di trazione nel muro di sostegno ed irregolarità nella morfolo- gia, che suggeriscono la presenza di instabilità di versante. Per quanto riguarda la porzione a monte della Strada senza nome traversa di Via Pescara, sono stati rilevati corpi di frana di colamento in stato attivo con annessi orli di scarpata certi, attivi. Inoltre, l’intera area risulta delimitata da orli di scarpata di origine antropica.

6.1.2 Forme antropiche Le forme di origine antropica sono definite da orli di scarpata antropica disposti a più altezze lungo il versante e muri di sostegno che costeggiano la sede stradale della Strada senza nome traversa di Via Pescara.

Figura 73 - Muro di sostegno a monte nella Strada senza nome traversa di Via Pescara.

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6.2 Carta geomorfologica I dati raccolti ed esposti nei paragrafi precedenti sono stati sintetizzati nella “Carta Geomorfologica” in scala 1:2.000. La carta è stata realizzata secondo i criteri esposti nei Quaderni del Servizio Geologico Nazionale – ISPRA ed in particolare secondo le norme del Quaderno 4 – Guida al rilevamento della Carta Geomorfologica d’Italia. Sono stati distinti i diversi elementi geomorfologici in funzione dell’agente morfogenetico e, quindi, sono stati individuati sia processi che le forme di erosione e di accumulo.

Figura 74 - Carta geomorfologica in scala 1:2.000 (non in scala).

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6.3 Il fenomeno franoso 6.3.1 Tipologia del fenomeno L’intero versante collinare oggetto di studio, da quota 65-70 m fino alla base del versante a quota 10 m, con esposizione verso NE e pendenza variabile da 15° a 25°, è caratterizzato da un corpo di frana di scorrimento di tipo rototraslativo. La scarpata di frana principale attivatasi a dicembre 2013 si individua nella parte medio alta del corpo di frana (quota 60-65 m) ed è costituita da una serie di scarpate con geometria arcuata verso valle o ondulata, che si raccordano una con l’altra formando un ampio sistema che ribassa il corpo verso valle. Lungo tali scarpate sono evidenti indicatori della cine- matica che evidenziano un movimento verso valle perpendicolare al versante. Distanti dalla scarpata principale si individuano una serie di scarpate di frana secondarie nel corpo di frana disposte contromonte, con altezza di alcuni decimetri e forma ondulata; queste interessano la parte settentrionale del corpo di frana. Nell’insieme questi due si- stemi di scarpate (principale e secondario) delineano una ampia depressione o trincea che si sviluppa tra gli edifici interessati dal dissesto disarticolandoli. Il corpo di frana è inoltre interessato, nella parte mediana e bassa del versante, da scarpate secondarie, fenditure di trazione e ondulazioni.

6.3.2 Geometria La frana, come si evince dai rilevamenti geologici e geomorfologici di superficie eseguiti ha subito una evoluzione morfologica a partire dal 2014 ad oggi. Inizialmente essa presentava una lunghezza di circa 220 m (nella direzione di massima pendenza); la parte attiva della frana aveva una lunghezza di circa 180 m; la larghezza variava da 200 m a oltre 250 m (parallelamente al versante). Ad oggi il corpo di frana si presenta con geometria più complessa e articolata. Il corpo di frana di scorrimento rototraslativo attivo presenta una lunghezza pari a circa 230 metri (nella direzione di massima pendenza) e una larghezza di circa 250 metri (pa- rallelamente al versante). Sul lato sudorientale, tale corpo di frana è adiacente ad un corpo di frana con movimento lento di versante la cui lunghezza misura 250 metri (nella

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direzione di massima pendenza) e la cui larghezza massima misura circa 170 metri (pa- rallelamente al versante). Nel settore di monte e nordoccidentale di questi due corpi di frana i materiali sono coinvolti in una frana di scorrimento rototraslativo quiescente. Le scarpate del corpo di frana attivo, collocate a una quota massima si circa 68 m che decresce verso le scarpate laterali, presentano orli subverticali o ad alto angolo, sia relativi alle scarpate principali che alle scarpate secondarie (altezza di alcuni decimetri). Questo suggerisce una profondità del fenomeno franoso relativamente elevata. L’analisi dei sondaggi geognostici con inclinometri e piezometri realizzati per lo studio e dei pozzi per acqua già presenti nell’area (danneggiati dal fenomeno franoso) ha evidenziato, infatti, una profondità della superficie di scivolamento compresa tra 13 m e 18 m dal piano campagna nella parte mediana e alta del corpo di frana, che dimi- nuisce verso la parte bassa del versante. Tali profondità sono superiori alla profondità dei pali di fondazione degli edifici interessati che sono quindi stati coinvolti nel movi- mento con evidenze di basculamento come discusso più avanti. In corrispondenza della scarpata principale la superficie di scivolamento è, come detto, subverticale o ad alto angolo (70-80°) per poi raccordarsi nella parte alta e mediana a una superficie di scivo- lamento con angolo di inclinazione di circa 20-21° conforme alla pendenza media del versante (circa 20-25° nella parte mediana e alta del versante che diminuiscono fino a meno di 15° nella parte bassa e nella parte sommitale). Nella parte bassa della frana la superficie di scivolamento diviene debolmente concava con pendenze che diminuiscono fino a valori di pochi gradi.

Al fine di valutare l’evoluzione del movimento gravitativo è stato eseguito un rilievo planoaltimetrico che, confrontato con quello risalente al 2014, nei punti di controllo e di sondaggio, ha evidenziato delle differenze sia planimetriche che altimetriche di notevole entità (vedi “Quaderno delle indagini” progetto di completamento). Di seguito si riporta la tabella riassuntiva degli spostamenti rilevati.

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SIGLA PROVA SPOSTAMENTO SPOSTAMENTO PLANIMETRICO m ALTIMETRICO m S1I 1,70 -0,15 S2I 1,85 -1,45 S4P 1,65 +0,05 S5I 1,90 -0,40 S6I 1,70 -1,30 Pozzo Hotel 1,90 -1,10 Pozzo 1,70 -1,05

6.3.3 Caratteristiche idrogeologiche Il fenomeno franoso si è sviluppato in stretta connessione con le condizioni idro- geologiche nei depositi di copertura sovrastanti i litotipi argillosi del substrato marcata- mente impermeabili. In occasione degli eventi meteorici e al successivo innesco della frana, si sono ve- rificate variazioni importanti dei livelli di falda (comunicazioni personali degli abitanti dell’area in relazione a livelli dei pozzi presenti) con innalzamenti di profondità da 15-18 m precedenti la frana a profondità inferiori a 10 m dopo la frana. Segue una tabella riassuntiva della misure della profondità della falda misurata all’interno delle verticali di sondaggio e dei pozzi.

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S3P S4P S7P S8P S11P S13P SDP DATA m dal p.c. m dal p.c. m dal p.c. m dal p.c. m dal p.c. m dal p.c. m dal p.c.

23/07/2014 1,30 05/08/2014 9,90 06/08/2014 10,25 07/08/2014 13,15 18/08/2014 11,10 13,80 19/08/2014 2,40 26/08/2014 11,45 2,60 14,30 11,25 25/09/2014 11,80 2,70 15,10 11,70 28/11/2014 8,90 2,35 12,85 11,60 29/01/2015 6,80 0,90 8,80 9,60 04/03/2015 4,95 1,50 5,60 6,70 05/10/2016 10,56 13,60 10,46 07/10/2016 6,30 14/10/2106 4,55 17/10/2016 10,65 13,94 10,57 10,80 25/10/2016 10,78 14,09 10,73 27/10/2016 13,82 24/11/2016 10,70 1,40 13,60 10,56 10,35 4,83 10,68 31/01/2017 6,00 0,40 7,40 6,40 7,80 2,80 8,40 10/02/2017 6,20 7,40 5,20 7,30 2,80 8,20 23/03/2017 6,62 0,40 7,70 6,50 8,10 3,60 8,35 30/03/2017 7,36 8,64 6,50 8,30

Figura 75 - Tabella monitoraggio piezometrico riferito al periodo 2014 - 2017.

DATA Pozzo Albergo Aurora Pozzo fabbrica a valle

31/01/2017 1,40 4,50 Figura 76 – Livello acqua all’interno dei pozzi.

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Si riportano inoltre, le quote d’acqua rilevate all’interno dei tubi inclino metrici, che pur essendo indicative, rappresentano un’informazione da aggiungere al quadro gene- rale.

S1I S2I S5I S6I S9I S10I S12I DATA m dal p.c. m dal p.c. m dal p.c. m dal p.c. m dal p.c. m dal p.c. m dal p.c.

28/11/2014 9,20 13,00 19,20 19,00 29/01/2015 7,80 13,00 20,00 18,00 04/03/2015 7,00 11,30 / poca a 12,0 m 03/11/2016 12,50 7,50 5,00 24/11/2016 4,75 13,21 4,45 6,40 12,90 8,90 4,80 31/01/2017 2,60 11,90 4,60 2,15 10,66 5,75 4,50

Figura 77 - Livello acqua all’interno dei tubi inclino metrici.

Di seguito si riportano le sezioni geologiche – geomorfologiche realizzate in scala 1:1.000 a partire dalle informazioni geologiche, stratigrafiche, geomorfologiche ed idro- geologiche.

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Figura 78 - Sezione geologico - geomorfologica AA' (fuori scala) in cui è indicata l'oscillazione della falda acquifera.

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Figura 79 - Sezione geologico - geomorfologica BB' (fuori scala) in cui è indicata l'oscillazione della falda acquifera.

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Figura 80 – Sezione geologico - geomorfologica CC' (fuori scala) in cui è indicata l'oscillazione della falda acquifera.

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6.3.4 Stato di attività La frana si presenta in stato quiescente nella parte alta (a quote massime di circa 95 m), con locali attivazioni di frane di colamento in corrispondenza di scarpate antropi- che e fratture di trazione. La parte mediana e bassa della frana è in stato attivo (da quota 68-65 m fino a cir- ca 10 m). La prima attivazione della frana si è avuta nel dicembre 2013 a seguito degli even- ti meteorici intensi verificatisi tra il 9-13 novembre 2013 e il 1-2 dicembre 2013. Il monitoraggio inclinometrico non ha evidenziato deformazioni significative a parti- re dalla prima metà di agosto fino a settembre 2014, mentre locali deformazioni sono state osservate negli edifici lungo la scarpata (case a schiera). La presenza, nella parte mediana e bassa del versante, di scarpate secondarie, fenditure di trazione e ondula- zioni, conferma lo stato di attività. Nel tempo di osservazione delle misure inclinometriche, iniziate il 04/08/2014 e protratte fino alla data del 28/11/2014, queste ultime non hanno fornito valori di sposta- menti relativi. Subito dopo la lettura inclinometrica del 28/11/2014, in concomitanza con le forti precipitazioni avvenute nel periodo compreso tra dicembre 2014 e marzo 2015, con conseguente risalita della falda acquifera testimoniata dalle misure piezometriche e con l’intensificarsi della presenza delle acque di scorrimento superficiale, il corpo di frana , apparentemente stabilizzato , ha ripreso la sua attività tanto che in data 04/03/2015 gli inclinometri S1 – S5 ed S6 si sono interrotti. Nel sondaggio S2, la sonda passava con difficoltà alla profondità di -18,00 metri, e dopo qualche settimana dal 04/03/2015, an- che questo inclinometro si è interrotto. Dal rilevamento di campagna eseguito nel mese di giugno 2015, il fenomeno, pur rimanendo all’interno del perimetro precedentemente cartografato, evidenziava un ap- profondimento del ciglio della scarpata di frana anche di circa 3,00 – 4,00 metri ed un rigonfiamento considerevole al piede, tanto da compromettere la cabina di sottostazione elettrica a servizio di un opificio situato a valle del corpo di frana. Ulteriori danni si regi-

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stravano nelle strutture delle tre villette a schiera, una delle quali ormai quasi collassa- ta, e sulle altre strutture coinvolte. Alla data del rilevamento è stata osservata l’instabilità del traliccio della media tensione, dove la nicchia di distacco è tangente alla fondazione, che allo stato attuale è completamente scoperta.

Di seguito si riportano le quote dal p.c. in cui si sono interrotti i tubi inclinometrici messi in opera nel 2014 e una tabella riassuntiva delle letture inclinometriche effettuate.

Progressivo inclinometro messo in opera Profondità interruzione nel 2014 S2I 15,80 m dal p.c. S6I 11,56 m dal p.c. S5I 16,70 m dal p.c. S1I 13,10 m dal p.c.

DATE MISURE INCL. “S9I” INCL. “S10I” INCL. “S12I” (35 m) (40 m) (20 m) 0 03-11-2016 03-11-2016 03-11-2016 1 24-11-2016 24-11-2016 24-11-2016 2 31-01-2017 31-01-2017 31-01-2017 3 23-03-2017 23-03-2017 4 11-04-2017

6.3.5 Condizioni predisponenti I principali fattori predisponenti sono riferibili all’assetto morfologico, geolitologico, idrogeologico e geomorfologico. Dal punto di vista morfologico, il versante interessato dalla frana presenta pen- denze da moderate a elevate (15-25°) con locali variazioni e convessità nella parte me- diana e alta dell’area interessata dal fenomeno.

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Dal punto di vista geolitologico e idrogeologico, il versante è caratterizzato da lito- tipi del substrato argilloso-sabbioso (con permeabilità moderata o bassa) sovrapposti a litotipi prevalentemente argillosi (con permeabilità molto bassa), questi sono coperti da un deposito colluviale di spessore variabile da moderato a elevato (5-18 m) con assetto caotico e permeabilità variabile ma generalmente bassa e da un deposito di frana con spessore intorno a 15-18 m anch’esso con permeabilità variabile ma generalmente bassa. Dal punto di vista geomorfologico, è parere dello scrivente, anche se non carto- grafato dal Piano di Assetto Idrogeologico Regione Abruzzo (PAI), che nell’area era presente un movimento gravitativo preesistente in stato quiescente (preservato nella parte alta del versante). Gli interventi antropici per la realizzazione di edifici e viabilità hanno inoltre determinato locali perturbazioni della morfologia del versante.

6.3.6 Fattori innescanti (precipitazioni intense) Il fenomeno franoso oggetto di indagine, come già detto, è stato innescato dagli eventi meteorici critici verificatisi tra il 9-13 novembre 2013 e il 1-2 dicembre 2013 e si è aggravato in coincidenza degli eventi meteorici intensi avvenuti successivamente. Altro fattore destabilizzante può essere ricondotto all’attività sismica che si è verificata già dall’evento sismico del 06.04.2009. La trattazione completa è esposta nel capitolo 9.

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7.0 MONITORAGGIO IDROGEOLOGICO DEL LAGO ARTIFICIALE E DELLA RETE IDRICA E FOGNARIA

Per il progetto di completamento, è stato richiesto dal committente di valutare le possibili eventuali interazioni delle opere antropiche (lago artificiale, rete idrica, etc) con la falda acquifera presente nel corpo di frana. Al fine di valutare eventuali flussi idrici provenienti dallo specchio di acqua artificia- le, si è realizzato un piezometro prossimo al lago artificiale, ove immettere il tracciante (fluoresceina). In data 31.01.17 è stato immesso il tracciante fluoresceina nel piezometro SDP, e il monitoraggio è stato eseguito nei giorni 06.02.17 e 10.02.17 sui piezometri S8P ed S13P. Questi non hanno evidenziato presenza di fluoresceina.

Per il controllo della rete idrica e fognaria, sono stati prelevati, in data 26.10.2016 campioni di acqua nei piezometri S7P, S3P ed S8P. I campioni sono stati inviati al labo- ratorio EcoServizi 2 Srl per effettuare analisi chimiche. I risultati inerenti alla presenza di enterococchi e escherichia coli risultano negativi, per cui si può affermare che non sus- sistono perdite delle rete fognaria. Contrariamente, i risultati delle prove chimiche riconducibili alla rete idrica hanno evidenziato la presenza di cloro attivo libero Cl2 pari a 0,11 mg/L nel piezometro S7P, 0,04 mg/L nel piezometro S3P e 0,04 mg/L nel piezometro S8P. Inoltre, è presente del triclorometano (cloroformio) pari a 0,18 g/L nel piezometro S7P e 0,36 g/L nel piezo- metro S3P. Tali valori sono riportati nell’allegato “Analisi acqua di falda”, fornito dalla ditta Dril- ling CCD System Italia S.r.l. Di seguito si riporta la carta del monitoraggio idrogeologico del lago artificiale e della rete idrica e fognaria in scala 1:2.000.

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Figura 81 – Carta del monitoraggio idrogeologico del lago artificiale e della rete idrica e fognaria in scala 1:2.000 (fuori scala).

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8.0 CARATTERISTICHE SISMICHE DELL’AREA E CLASSIFICAZIONE SISMICA DEI TERRENI

8.1 Caratteristiche sismiche generali La Regione Abruzzo, tenendo conto dei dati geologici di superficie e profondi, dei dati storici, dei danni prodotti dai terremoti, ha riclassificato il territorio adottando le pre- disposizioni dell’art. 1 e 2 dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003 (e successive modifiche ed integrazioni) – “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di Nor- mative tecniche per le costruzioni in zona sismica”; da ciò si evince che l’intero territorio regionale è classificato come esposto a rischio sismico ed è suddiviso nelle 4 zone pre- viste dalla normativa. La zona 3 caratterizza la fascia pedemontana e collinare costiera, dove ricade l’area di studio; nella classe 2 rientra l’area pedemontana interna e parte della catena appenninica; nella classe 3 rientra la parte di catena appenninica meridio- nale. Secondo l’attuale classificazione sismica della Regione Abruzzo il Comune di Mo- sciano Sant'Angelo ricade all’interno della ZONA 3 (http://zonesismiche.mi.ingv.it/pcm3274.html). Gran parte dell’attività sismica che ha interessato ed interessa l’area abruzzese, in epoca storica o nel recente passato, si localizza nell’area di catena, all’interno di una fascia interessata da deformazioni prevalentemente distensive. Tuttavia, non tutti i forti terremoti abruzzesi sono ancora chiaramente collocabili all’interno di un quadro geodi- namico ben preciso e definito. Al fine di individuare e ricostruire la storia sismica del territorio comunale in esame è stata effettuata una ricerca all’interno del database macrosismico Italiano 2011, DBMI11 dell’ INGV, indicando come area di riferimento Mosciano Sant'Angelo. Sono stati così identificati terremoti aventi intensità “Is” comprese tra 5 e 3; tra i terremoti sto-

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rici più significativi risentiti nell'area si possono mettere in evidenza quello del 1884 di Atri, di intensità 5-6 della scala MCS, e quello del 1997 dell’Appennino umbro- marchigiano, di intensità 4-5 della scala MCS.

Figura 82 - Classificazione sismica vigente della Regione Abruzzo. Il riquadro rosso indica l’area di studio.

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Figura 83 - Grafico illustrante la storia sismica di Mosciano Sant'Angelo dal 1000 al 2006. Sulle ascisse sono riportate le intensità sismiche (Is) dei terremoti rilevati, mentre sulle ordinate sono riportati i riferimenti temporali espresso in anni, (http://emidius.mi.ingv.it/DBMI11/query_place/).

Figura 84 - Storia sismica di Mosciano Sant'Angelo dal 1943 al 2006, disposti in ordine cronologico (Database macrosismico italiano DBMI11 - Istituito Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (http://emidius.mi.ingv.it/DBMI11/query_place/). 116

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8.2 Categoria di suolo di fondazione

Il Decreto Ministeriale 14 Gennaio 2008 recante “Norme Tecniche per le Costru- zioni” raccoglie in modo unitario le norme nazionali che disciplinano la progettazione, l‘esecuzione ed il collaudo delle costruzioni al fine di garantire criteri univoci di sicurez- za e pubblica incolumità.

In particolare, per quanto di nostra competenza, nel decreto sono definiti i modelli per la descrizione delle azioni agenti sulle strutture con particolare riferimento all’azione sismica.

Come indicato nel Decreto, le azioni sismiche di progetto sono definite sulla base della “pericolosità sismica di base”, caratteristica del sito di costruzione.

Questa è funzione di diversi parametri:

 ag accelerazione orizzontale massima del sito;

 Fo valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione o- rizzontale;

 Tc periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione o- rizzontale.

Allo stato attuale ai fini della definizione dell’azione sismica di progetto la normati- va definisce le seguenti categorie di sottosuolo a cui si può fare riferimento per valutare la risposta sismica locale:

A Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi caratterizzati da valori di VS30 superiori a 800 m/s, eventualmente comprendenti in superficie uno strato di altera- zione, con spessore massimo pari a 3,0 m. B Rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa molto addensati o terreni a grana fina molto consistenti con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un gra-

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duale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di VS30

compresi tra 360 e 800 m/s (ovvero NSPT>50 nei terreni a grana grossa e Cu30>250 kPa nei terreni a grana fina). C Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina mediamente consistenti con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di

VS30 compresi tra 180 e 360 m/s (ovvero 15

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ri di VS30 inferiori a 180 m/s (ovvero NSPT30<15 nei terreni a grana grossa, e

Cu30<70 kPa nei terreni a grana fina). E Terreni dei sottosuoli di tipo C o D per spessore non superiore a 20 m posti

sul substrato di riferimento VS30 >800m/s.

Sono poi definite delle categorie di suolo aggiuntive a quelle sopra elencate quali:

S1 Depositi di terreni caratterizzati da valori di Vs30 inferiori a 100 m/s (ovvero

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Nelle definizioni precedenti Vs30 è intesa come la velocità equivalente di propa- gazione, entro 30 m di profondità, delle onde di taglio, ed è definita dalla seguente e- spressione:

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Il valore Nspt,30 corrisponde al numero equivalente di colpi della prova penetro- metrica ed è il risultato della seguente espressione:

La resistenza non drenata Cu,30 è definita dall'espressione :

L'andamento dello spettro di risposta elastico, oltre che dalla litologia, è anche in- fluenzato dalle condizioni topografiche del sito in esame. Queste ultime sono definite e classificate come mostrato nella tabella seguente.

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CATEGORIA CARATTERISTICHE DELLA SUPERFICIE TOPOGRAFICA

Superficie pianeggiante,pendii e rilievi isolati con incli- T1 nazione media i≤ 15° Pendii con inclinazione media i > 15° T2 Rilievi con larghezza in cresta molto minore che alla T3 base e inclinazione media 15°≤ i ≤ 30° Rilievi con larghezza in cresta molto minore che alla T4 base e inclinazione media i > 30°

Sulla base dei risultati emersi dalle indagine geofisiche eseguite per il progetto de- finitivo – esecutivo, al sito di progetto può essere attribuita una categoria di sottosuolo “C”. Per quanto riguarda la categoria topografica, come emerge dalla osservazione del- la carta delle pendenze, l’area di studio appartiene ad una categoria topografica "T3". Nella definizione della pericolosità sismica di base è importante evidenziare il comportamento dei valori di ag/g. Nel sito ufficiale dell’INGV, attraverso l'applicazione Webgis, è possibile visualizzare tali valori. In accordo con l'Allegato 7 OPCM 3907/2010, questi sono espressi con rettangoli colorati (in corrispondenza dei nodi della maglia di riferimento) in termini di accelerazione orizzontale massima del terreno (ag), con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni, riferiti a suoli rigidi orizzontali (Vs30 > 800 m/s). Per il territorio comunale di Mosciano Sant'Angelo tali valori sono compresi tra 0.150 – 0.175 ag.

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Figura 85 - Mappa interattiva di pericolosità sismica per la zona di Mosciano Sant'Angelo; i colori della legenda indicano le diverse accelerazioni del suolo (http://esse1-gis.mi.ingv.it).

In particolare l’accelerazione al suolo, così come definita dall’Ordinanza n.3907 At- tuazione dell’articolo 11 del decreto legge 28 aprile 2009 n. 39, convertito, con modifi- cazioni, della legge 24 giugno 2009, n. 77, per il Comune di Mosciano Sant'Angelo è pari a ag = 0.175649 g.

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9.0 VALUTAZIONI DELLO STATO DEL DISSESTO E CONSIDERAZIONI DI CARATTERE APPLICATIVO

Da quanto esposto nei capitoli precedenti e dalla presa visione del “Quaderno delle Indagini” e dei “Monitoraggio inclinometrico e piezometrico”, il movimento gravitativo iniziato a seguito degli eventi metereologici eccezionali occorsi nei giorni dal 9 al 13 novembre e al primo (1) e due (2) dicembre 2013 nel territorio della Regione Abruzzo ed evoluti a seguito delle intense precipitazioni del dicembre 2014, marzo 2015 e gennaio 2017, alla data odierna è da considerarsi attivo ed in evoluzione, ad eccezione di periodi di stasi registrati nella stagione estiva. Il movimento gravitativo è da ricondursi ad una frana di tipo rototraslativo la cui lunghezza (misurata nel senso di massima pendenza del pendio) misura 230 metri e la cui larghezza media misura 250 metri. La profondità massima del piano di scorrimento è di – 18,00 metri, la minima è - 3,00 metri dal p.c. Il volume stimato della frana è circa 862.500 mc. In particolare, relativamente alla parte di monte, la nicchia di distacco è regredita di qualche metro rispetto all’inizio del fenomeno, tuttavia l’altezza della scarpata di frana è aumentata considerevolmente. I rigonfiamenti al piede della frana sono anch’essi aumentati interrompendo il tubo inclinometrico nel sondaggio S12I, istallato nel progetto di completamento, alla profondità di - 2 / – 3 metri dal p.c. In questa fase di studio si è osservato che il limite sud del corpo di frana, si è ampliato allineandosi con l’orlo di scarpata che precedentemente era ritenuto presunto. L’orlo di scarpata nord del corpo di frana ha mantenuto lo stesso allineamento senza regredire, ma con i movimenti che si sono registrati nel corpo di frana è aumentata l’altezza della scarpata. Sulla base di questa osservazione, è possibile affermare che momentaneamente non si rilevano situazioni di pericolo immediato per gli edifici del complesso residenziale 122

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posto a nord dell’orlo di scarpata. Tuttavia, è consigliabile, in futuro, un monitoraggio per valutare un eventuale ampliamento del corpo di frana nel settore nord. Contrariamente, considerando l’approfondimento del corpo di frana con conseguente aumento dell’altezza della scarpata, subverticale, di circa 5,80 metri (rilevata dallo scrivente in data 27.04.2017), in corrispondenza del fabbricato denominato ex Hotel Colle del Mare, che risulta tutt’ora occupato, si ravvisa una situazione di pericolo per la pubblica e privata incolumità. In corrispondenza della zona artigianale situata al piede della frana, dove sono stati osservati rigonfiamenti ed un avanzamento del corpo di frana, come evidenziato anche dal monitoraggio inclinometrico, si ritiene che al momento non vi sono problematiche per l’opificio di produzione. Contrariamente, la cabina elettrica già in passato aveva subito un leggero sollevamento con una rotazione verso est. Tale situazione attualmente si è accentuata, per cui si consiglia un monitoraggio in tempo reale nell’ area di pertinenza della proprietà.

A parere dello scrivente, il motore principale che innesca il movimento gravitativo è riconducibile all’escursione della falda acquifera che si registra all’interno ed all’esterno del corpo di frana. Tale escursione tra i periodi di massima siccità (settembre – ottobre) e quelli più umidi (novembre – marzo, coincidenti con intense precipitazioni) è di circa 7 metri nel piezometro SP3; mentre, nella parte a valle, ove il valore della piezometrica nei periodi estivi è tra i 3- 4 metri dal p.c., nei periodi umidi causa venute a giorno di acqua come si osserva nel monitoraggio fotografico in calce alla relazione. Altro fattore che potrebbe aver causato l’instabilità del pendio è da ricondurre a fenomeni tellurici.

Si riscontra che il fattore predisponente è l’assetto litostratigrafico dei limi argillosi sabbiosi di colore avana disposti a franapoggio rispetto al pendio. Inoltre, si è osservato dalla campagna di indagine geognostica che il passaggio stratigrafico della formazione eluvio – colluviale con quella dei limi argillosi sabbiosi di colore grigio ha due differenti

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inclinazioni rispetto all’orizzontale. Nel settore di valle l’inclinazione è di circa 14° - 18°, mentre a monte è pari a 10°. Come si può osservare nella sezione geologica AA’ il ciglio di frana è coincidente con la variazione di pendenza sopra descritta.

Per mitigare ed eliminare le cause del dissesto, si consiglia la realizzazione di trincee drenanti profonde, all’interno e all’esterno del corpo di frana. Dove le trincee drenanti raggiungono la base del corpo di frana, queste dovranno essere intercettate da pozzi, all’interno dei quali istallare pompe sommerse di sollevamento per lo smaltimento delle acque raccolte dai dreni. Altre opere da eseguire devono mirare alla riprofilatura del pendio, con eliminazione di contropendenze e pianori che permettono il ristagno delle acque piovane. Di primaria importanza è la corretta regimentazione delle acque superficiali, da realizzare mediante un sistema di drenaggio costituito da cunette e fossi di grande sezione. Considerando i notevoli volumi che il corpo di frana coinvolge, si sconsiglia di ricorrere ad opere di ingegneria quali pali di grosso diametro, paratie etc; poiché tali opere potrebbero in futuro essere coinvolte nel movimento gravitativo, perdendo la loro efficacia. Ove tali opere si rendessero localmente indispensabili, il progettista dovrà indagare puntualmente e valutare il volume significativo di una zona sufficientemente ampia, a monte e a valle, al fine di definire il modello geotecnico del sottosuolo.

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10.0 CONCLUSIONI

In riferimento al Decreto del Commissario Delegato di cui all’O.P.C.M. n. 150/2014 per l’incarico di prestazioni professionali inerenti la redazione dello studio e relazione geologica a supporto delle scelte progettuali da attuare relativamente alle opere suddette da eseguire nel Comune di Mosciano Sant’Angelo (TE), il Dirigente del Servizio del Genio Civile di Teramo Ing. Giancarlo Misantoni, nel mese di marzo 2016 ha affidato allo scrivente l’incarico di una consulenza geologica in assistenza alle scelte progettuali per i lavori da eseguire nella Località Marina di Mosciano Sant’Angelo (TE) – Completamento-. Tale elaborato, tenuto conto delle nuove indagini e monitoraggi, costituisce il completamento dello studio geologico, geomorfologico e idrogeologico. Nella relazione sono illustrate le caratteristiche geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche e sismiche dell’area interessata da fenomeni gravitativi verificatesi in Località Marina di Mosciano Sant’Angelo a seguito degli eventi metereologici eccezionali occorsi nei giorni dal 9 al 13 novembre e al primo (1) e due (2) dicembre 2013 nel territorio della Regione Abruzzo ed evoluti a seguito delle intense precipitazioni del dicembre 2014, marzo 2015 e gennaio 2017. Inoltre, lo studio si è sviluppato anche in relazione dei danni occorsi agli edifici a seguito dei movimenti franosi e in base alle numerose Ordinanze Sindacali ad essi relative. La relazione è il risultato di una indagine integrata basata su rilevamenti geologici e geomorfologici. Lo studio, oltre al rilievo geologico e geomorfologico di campagna, ha previsto l’esecuzione di indagini geognostiche, dirette e indirette, al fine di verificare la stratigrafia e caratterizzare i terreni presenti dal punto di vista geotecnico. I sondaggi realizzati sono stati attrezzati con piezometri e inclinometri. I risultati delle indagini eseguite in fase di completamento sono stati integrati con quelli delle indagini geognostiche e geofisiche eseguite durante la fase di progettazione definitiva – esecutiva.

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I rilevamenti geomorfologici di superficie effettuati in tempi diversi (aprile- settembre 2014 – febbraio 2017) e i dati di monitoraggio di piezometri e inclinometri rilevati da luglio 2014 a aprile 2017 hanno consentito di valutare lo sviluppo della frana e dei suoi principali elementi. Durante la fase di indagine sono state apportate modifiche al piano di indagine di progetto per motivi logistici e a causa di mancati permessi da parte di privati. Inoltre, sono state richieste analisi chimiche per il monitoraggio di eventuali perdite da parte dei sottoservizi (acque luride e acque bianche). In aggiunta, è stato istallato un piezometro prossimo al lago artificiale dove immettere un tracciante (fluoresceina) per la valutazione della eventuale interferenza delle acque contenute all’interno dell’invaso con il corpo di frana. Analizzando nel dettaglio i risultati dello studio svolto è possibile sintetizzare le caratteristiche geologiche e geomorfologiche del versante indagato e del fenomeno franoso costituito in sintesi da un corpo di frana di scorrimento di tipo rototraslativo in stato attivo. Dal punto di vista geologico, nell’area sono presenti litologie del substrato costituite da litotipi argillosi e pelitico-sabbiosi, riferibili alle successioni di depositi marini plio-pleistocenici (Formazione di Mutignano), e depositi di copertura, costituiti dai depositi alluvionali, eluvio-colluviali, di frana e di riporto antropico. Dal punto di vista giaciturale, le litologie del substrato (“Litotipi argillosi” e “Litotipi pelitico-sabbiosi”) sono disposte generalmente in assetto monoclinalico, con giaciture sub-orizzontali o debolmente inclinati con l’immersione che varia da NE a ENE (1°-5°). I depositi di copertura presentano geometrie e clinostratificazioni conformi ai versanti (“Depositi eluvio-colluviali” e “Depositi di frana”) e sub-orizzontali (“Depositi alluvionali”) legate alla loro deposizione e non sembrano dislocate da elementi tettonici. Dal punto di vista idrogeologico, tale assetto determina la sovrapposizione di complessi idrogeologici a permeabilità da moderata a bassa (litotipi pelitico-sabbiosi e complessi di copertura), con presenza di falda idrica di modesta entità, che si sovrappongono su un complesso idrogeologico a permeabilità da bassissima a bassa (litotipi argillosi). Inoltre sono presenti falde sospese spazialmente discontinue e

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stagionali all’interno di livelli sabbiosi, talora di spessore decimetrico, presenti principalmente nella parte alta del litotipo pelitico-sabbioso. L’assetto geologico, giaciturale e idrogeologico hanno quindi determinato condizioni predisponenti per il fenomeno franoso legate alla disposizione a franapoggio dei contatti litologici, alla presenza e variazione delle falde idriche nei complessi idrogeologici pelitico sabbiosi e di copertura. Dal punto di vista geomorfologico, il versante collinare oggetto di studio, da quota 65-70 m fino alla base del versante a quota 10 m, è caratterizzato, come detto, da un corpo di frana di scorrimento di tipo rototraslativo in stato attivo; solo nella parte alta del versante si individua una porzione di frana in stato quiescente. La scarpata di frana principale si è attivata a dicembre 2013 ed è costituita da una serie di scarpate con geometria arcuata verso valle o ondulata, a cui si associano scarpate nel corpo di frana disposte contromonte. La frana, come si evince dai rilevamenti geologici e geomorfologici di superficie eseguiti ha subito una evoluzione morfologica a partire dal 2014 ad oggi. Inizialmente essa presentava una lunghezza di circa 220 m (nella direzione di massima pendenza); la parte attiva della frana aveva una lunghezza di circa 180 m; la larghezza variava da 200 m a oltre 250 m (parallelamente al versante). Ad oggi il corpo di frana si presenta con geometria più complessa e articolata. Il corpo di frana di scorrimento rototraslativo attivo presenta una lunghezza pari a circa 230 metri (nella direzione di massima pendenza) e una larghezza di circa 250 metri (pa- rallelamente al versante). Sul lato sudorientale, tale corpo di frana è adiacente ad un corpo di frana con movimento lento di versante la cui lunghezza misura 250 metri (nella direzione di massima pendenza) e la cui larghezza massima misura circa 170 metri (pa- rallelamente al versante). Nel settore di monte e nordoccidentale di questi due corpi di frana i materiali sono coinvolti in una frana di scorrimento rototraslativo quiescente.

Come detto nei capitoli precedenti, per il progetto di completamento, è stato ri- chiesto dal committente di valutare le possibili eventuali interazioni delle opere antropi-

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che (lago artificiale, rete idrica, etc) con la falda acquifera presente nel corpo di frana. Al fine di valutare eventuali flussi idrici provenienti dallo specchio di acqua artificiale, si è realizzato un piezometro prossimo al lago artificiale, ove immettere il tracciante (fluore- sceina). Per il controllo della rete idrica e fognaria, sono stati prelevati campioni di ac- qua nei piezometri S7P, S3P ed S8P. I campioni sono stati inviati al laboratorio EcoSer- vizi 2 Srl per effettuare analisi chimiche. Dal punto di vista sismico, tenendo conto dei dati geologici di superficie e pro- fondi, dei dati storici, dei danni prodotti dai terremoti, delle predisposizioni dell’art. 1 e 2 dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003 (nuova classificazione sismica del territorio nazionale), il comune di Mosciano Sant’Angelo ricade all’interno di una zona classificata come ZONA 3. Mentre secondo la nuova Mappa di Pericolosità Sismica dell’Italia nella zona di Mosciano Sant’Angelo si hanno dei valori di accelerazione del suolo (con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni) pari a 0.150 – 0.175 ag (accelerazione massima del suolo). Sulla base dei risultati emersi dalle indagine geofisiche eseguite per il progetto definitivo – esecutivo , al sito di progetto si può attribuire una categoria di sottosuolo “C”, mentre la categoria topografia è “T3”.

Da quanto esposto nei capitoli precedenti e dalla presa visione del “Quaderno delle Indagini” e dei “Monitoraggio inclinometrico e piezometrico”, si possono trarre valutazioni dello stato del dissesto e considerazioni di carattere applicativo. Il movimento gravitativo studiato, alla data odierna è da considerarsi attivo ed in evoluzione, ad eccezione di periodi di quiescenza registrati nella stagione estiva. Il movimento gravitativo è da ricondursi ad una frana di tipo rototraslativo la cui lunghezza (misurata nel senso di massima pendenza del pendio) misura 230 metri e la cui larghezza media misura 250 metri. La profondità massima del piano di scorrimento è di – 18,00 metri, la minima è - 3,00 metri dal p.c. Il volume stimato della frana è circa 862.500 mc. In particolare, relativamente alla parte di monte, la nicchia di distacco è regredita di qualche metro rispetto all’inizio del fenomeno, tuttavia l’altezza della

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scarpata di frana è aumentata considerevolmente. I rigonfiamenti al piede della frana sono anch’essi aumentati interrompendo il tubo inclinometrico nel sondaggio S12I, istallato nel progetto di completamento, alla profondità di - 2 / – 3 metri dal p.c. In questa fase di studio si è osservato che il limite sud del corpo di frana, si è ampliato allineandosi con l’orlo di scarpata che precedentemente era ritenuto presunto. L’orlo di scarpata nord del corpo di frana ha mantenuto lo stesso allineamento senza regredire, ma con i movimenti che si sono registrati nel corpo di frana è aumentata l’altezza della scarpata. Sulla base di questa osservazione, è possibile affermare che momentaneamente non si rilevano situazioni di pericolo immediato per gli edifici del complesso residenziale posto a nord dell’orlo di scarpata. Tuttavia, è consigliabile, in futuro, un monitoraggio per valutare un eventuale ampliamento del corpo di frana nel settore nord. Contrariamente, considerando l’approfondimento del corpo di frana con conseguente aumento dell’altezza della scarpata, subverticale, di circa 5,80 metri, (rilevata dallo scrivente in data 27.04.2017), in corrispondenza del fabbricato denominato ex Hotel Colle del Mare, che risulta tutt’ora occupato, si ravvisa una situazione di pericolo per la pubblica e privata incolumità. In corrispondenza della zona artigianale situata al piede della frana, dove sono stati osservati rigonfiamenti ed un avanzamento del corpo di frana, come evidenziato anche dal monitoraggio inclinometrico, si ritiene che al momento non vi sono problematiche per l’opificio di produzione. Contrariamente, la cabina elettrica già in passato aveva subito un leggero sollevamento con una rotazione verso est. Tale situazione attualmente si è accentuata, per cui si consiglia un monitoraggio in tempo reale nell’ area di pertinenza della proprietà.

A parere dello scrivente, il motore principale che innesca il movimento gravitativo è riconducibile all’escursione della falda acquifera che si registra all’interno ed all’esterno del corpo di frana. Tale escursione tra i periodi di massima siccità (settembre – ottobre) e quelli più umidi (novembre – marzo, coincidenti con intense precipitazioni) è

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di circa 7 metri nel piezometro SP3; mentre, nella parte a valle, ove il valore della piezometrica nei periodi estivi è tra i 3- 4 metri dal p.c., nei periodi umidi causa venute a giorno di acqua come si osserva nel monitoraggio fotografico in calce alla relazione. Altro fattore che potrebbe aver causato l’instabilità del pendio è da ricondurre a fenomeni tellurici. Si riscontra che il fattore predisponente è l’assetto litostratigrafico dei limi argillosi sabbiosi di colore avana disposti a franapoggio rispetto al pendio. Inoltre, si è osservato dalla campagna di indagine geognostica che il passaggio stratigrafico della formazione eluvio – colluviale con quella dei limi argillosi sabbiosi di colore grigio ha due differenti inclinazioni rispetto all’orizzontale. Nel settore di valle l’inclinazione è di circa 14° - 18°, mentre a monte è pari a 10°. Come si può osservare nella sezione geologica AA’ il ciglio di frana è coincidente con la variazione di pendenza sopra descritta.

Per mitigare ed eliminare le cause del dissesto, si consiglia la realizzazione di trincee drenanti profonde, all’interno e all’esterno del corpo di frana. Dove le trincee drenanti raggiungono la base del corpo di frana, queste dovranno essere intercettate da pozzi, all’interno dei quali istallare pompe sommerse di sollevamento per lo smaltimento delle acque raccolte dai dreni. Altre opere da eseguire devono mirare alla riprofilatura del pendio, con eliminazione di contropendenze e pianori che permettono il ristagno delle acque piovane. Di primaria importanza è la corretta regimentazione delle acque superficiali, da realizzare mediante un sistema di drenaggio costituito da cunette e fossi di grande sezione. Considerando i notevoli volumi che il corpo di frana coinvolge, si sconsiglia di ricorrere ad opere di ingegneria quali pali di grosso diametro, paratie etc; poiché tali opere potrebbero in futuro essere coinvolte nel movimento gravitativo, perdendo la loro efficacia.

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Ove tali opere si rendessero localmente indispensabili, il progettista dovrà indagare puntualmente e valutare il volume significativo di una zona sufficientemente ampia, a monte e a valle, al fine di definire il modello geotecnico del sottosuolo.

Per la trattazione completa degli argomenti si rimanda agli elaborati del progetto definitivo – esecutivo, nonché alla perizia di variante e suppletiva della campagna di indagini geognostiche, geofisiche, prove di laboratorio e monitoraggi eseguiti dalla ditta Drilling CCD System Italia S.r.l., commissionata dalla committenza.

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140

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REGIONE ABRUZZO (2009) - Stralcio della Carta dei Luoghi e dei Paesaggi – Carta dei Valori, I Stesura del F.° 339 – Tavola EST (Direzione Parchi, Territorio, Ambiente, Energia, Servi- zio Tutela e Valorizzazione del Paesaggio e Valutazioni Ambientali della Regione Abruz- zo). REGIONE ABRUZZO (2000) - Stralcio della Carta dell’uso del Suolo della Regione Abruzzo, in scala 1:25.000. ROVIDA A., CAMASSI R., GASPERINI P. & STUCCHI M. (2011) – CPTI11, la versione 2011 del Cata- logo Parametrico dei Terremoti Italiani. Milano, Bologna, http://emidius.mi.ingv.it/CPTI. SACCO F. (1907) - Gli Abruzzi, Schema geologico (con carta alla scala 1:500.000). Boll. Soc. Geol. It., 26, Roma. SERVIZIO GEOLOGICO D’ITALIA (1969) – Foglio 133-134 “Ascoli Piceno - Giulianova” della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000 rilevato da A. Paradisi, O. Girotti, A. Guerricchio & R. Colacicchi. Serv. Geol. d’Italia Roma. SCISCIANI V. & MONTEFALCONE R. (2005) - Structural setting of the Central Apennine Thrust Front. Rend. Soc. Geol. It., nuova serie, 1, pp. 157-158, 3 ff. SIMEONI U. (1989) – Rapporti fra barre e caratteri idrodinamico-geomorfologici nei litorali nord abruzzesi (medio Adriatico). Boll. Soc. Geol. It., 108, pp. 161-173, 4 ff., 1 tab., 1 tav. f.t. STRAHLER A. (1957) – Quantitative analysis of watershed geomorphology. Transactions, Ameri- can Geophysical Union, 38 (6), pp. 913 – 920. VEZZANI L., CASNEDI R. & GHISETTI F. (1993) - Carta geologica dell’Abruzzo nord-orientale. S.E.L.C.A., Firenze.

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ALLEGATI

CARTA COROGRAFICA (SCALA 1:25.000)

CARTA COROGRAFICA (SCALA 1:5.000)

CARTA GEOLOGICA (CARG, SCALA 1:50.000)

CARTA GEOMORFOLOGICA (PAI, SCALA 1:3.000)

CARTA DELLA PERICOLOSITÀ (PAI, SCALA 1:3.000)

CARTA DEL RISCHIO (PAI, SCALA 1:3.000)

CARTA DELLE PENDENZE (PAI, SCALA 1:3.000)

CARTA GEOLOGICA (DI DETTAGLIO, SCALA 1:2.000)

CARTA GEOMORFOLOGICA (DI DETTAGLIO, SCALA 1:2.000)

CARTA DELL’UBICAZIONE DELLE INDAGINI (SCALA 1:2.000)

SEZIONI GEOLOGICHE – GEOMORFOLOGICHE

CARTA DEL MONITORAGGIO IDROGEOLOGICO DEL LAGO ARTIFICIALE E DELLA RETE IDRICA E FOGNARIA (SCALA 1:2.000)

MONITORAGGIO FOTOGRAFICO DEL FENOMENO E DEI RELATIVI DANNI OSSERVATI DAL MESE DI APRILE 2014 A MARZO 2017

CARTA COROGRAFICA

(SCALA 1:25.000)

CARTA COROGRAFICA (Stralcio di Foglio 339 Est della Carta Topografica d’Italia in scala 1:25.000)

Area di studio

N

CARTA COROGRAFICA

(SCALA 1:5.000)

CARTA COROGRAFICA (Stralcio di Foglio 339043 - 339044 della Carta Tecnica Regionale in scala 1:5.000)

Area di studio

N

CARTA GEOLOGICA

(SCALA 1:50.000)

CARTA GEOLOGICA (Stralcio di Foglio 339 “Teramo” della Carta Geologica d’Italia in scala 1:50.000) fuori scala

Area di studio

Area di studio

CARTA GEOMORFOLOGICA

STATO DI ATTUAZIONE PIANO PAI

(PIANO STRALCIO DI BACINO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO)

(SCALA 1:3.000)

Area di studio

CARTA DELLA PERICOLOSITÀ

STATO DI ATTUAZIONE PIANO PAI

(PIANO STRALCIO DI BACINO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO)

(SCALA 1:3.000)

Area di studio

CARTA DEL RISCHIO

STATO DI ATTUAZIONE PIANO PAI

(PIANO STRALCIO DI BACINO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO)

(SCALA 1:3.000)

Area di studio

CARTA DELLE PENDENZE

(SCALA 1:3.000)

Area di studio

CARTA GEOLOGICA

(DI DETTAGLIO, SCALA 1:2.000)

P5

A’ C’

B’

INDAGINI PREGRESSE LEGENDA

B

C A

INDAGINI DI COMLETAMENTO

Sondaggio con inclinometro - SI B’ Traccia di sezione geologica - geomorfologica B Sondaggio con piezometro - SP

P5

A’

P4 T1 S12I

S1I S4P S8P P2 S13P T2 B

L2

CPTU4 S2I

P3 DPSH2 S5I P1 S3P DPSH1 DPSH3 S10I L1 S6I CPTU5

S7P

Sa1 T3 S11P CPTU2 B S9I

A

CARTA GEOMORFOLOGICA

(DI DETTAGLIO, SCALA 1:2.000)

A’ C’

B’

INDAGINI PREGRESSE LEGENDA

B

C A

INDAGINI DI COMLETAMENTO

Sondaggio con inclinometro - SI B’ Traccia di sezione B geologica - geomorfologica Sondaggio con piezometro - SP

P5

A’

P4 T1 S12I

S1I S4P S8P P2 S13P T2 B

2L

CPTU4 S2I

P3 DPSH2 S5I P1 S3P DPSH1 DPSH3 S10I L1 S6I CPTU5

S7P

Sa1 T3 S11P CPTU2 B S9I

A

CARTA DELL’UBICAZIONE DELLE INDAGINI

(SCALA 1:2.000)

CARTA DELL’UBICAZIONE DELLE INDAGINI Scala 1:2.000

P5

A’ C’ P6 P4 T1 S12I S13P B’ S1I S8P P2 S4P SDP T2

L2

CPTU4 S2I S11P P3 DPSH2 S5I P1 S3P DPSH1 DPSH3 S10I L1 LEGENDA S6I CPTU5 INDAGINI PREGRESSE

S7P

SAA T3 CPTU2 B S9I

C A INDAGINI DI COMLETAMENTO

Sondaggio con inclinometro - SI

Sondaggio con piezometro - SP

Sondaggio a distruzione di nucleo con piezometro - SDP

B’ Traccia di sezione B geologica - geomorfologica

SEZIONI GEOLOGICHE – GEOMORFOLOGICHE

LEGENDA

SEZIONE GEOLOGICA - GEOMORFOLOGICA AA’ INDAGINI PREGRESSE Ubicazione traccia di sezione Scala 1:1.000

LEGENDA

RIPORTO ANTROPICO

LIMO ARGILLOSO Limo argilloso di colore grigio con sabbia di colore ocra, calcinelli e ghiaietto. Presenza di resti organici.

GHIAIA Ghiaia eterometrica in matrice limoso - sabbiosa. INDAGINI DI COMLETAMENTO Sondaggio con inclinometro - SI LIMO ARGILLOSO SABBIOSO Sondaggio con piezometro - SP Limi argilloso - sabbioso di colore avana e grigio con diffusi livelli di sabbia di colore ocra, cinerea fine e patine carboniose. Sono presenti elementi calcitici. Lo spessore degli strati è variabile da millimetrico a centimetrico, talora SW decimetrico NE LIMI ARGILLOSO SABBIOSO A Limi argilloso di colore grigio con alternanza di livelli di sabbia A’ di colore ocra e cinerea fine.

V U V U CORPO DI FRANA DI SCORRIMENTO ROTOTRASLAZIONALE V U V Depositi caratterizzati da accumuli caotici di limi sabbioso - U V U argillosi di colore avana e/o avana-grigio con, a luoghi, clasti V U V U calcarei di dimensioni variabili. S9I S9I Superficie piezometrica Superficie piezometrica rilevata in data 25.09.2014 rilevata in data 04.03.2015 85 85 85 S7P S10I Superficie piezometrica 75 presunta in data 04.03.2015 75 S6I 65 Scarpata di origine Muro di sostegno Orlo di scarpata 65

V antropica di frana V V V U U 55 U U 55 V U U V V U V V V U V S5I V U U U U 45 U V U 45 U V U V V V V U V U U U V U V U V U V 35 V V U 35 U U U V U V U V U V U V U V V V V S4P U V U V U V U U U U V U 25 U V 25 V U V U V V U V V V V V U V V U S12I U V U U V U U U U U U P5 15 V U V 15 U V U V V V V V U U V U U V V U V U U V U U V 5 V U 5

V V

U

V Metri V Metri s.l.m. s.l.m. SEZIONE GEOLOGICA - GEOMORFOLOGICA BB’ Scala 1:1.000

LEGENDA Ubicazione traccia di sezione LIMO ARGILLOSO Limo argilloso di colore grigio con sabbia di colore ocra, calcinelli e ghiaietto. Presenza di resti organici.

GHIAIA Ghiaia eterometrica in matrice limoso - sabbiosa.

LIMO ARGILLOSO SABBIOSO Limi argilloso - sabbioso di colore avana e grigio con diffusi livelli di sabbia di colore ocra, cinerea fine e patine carboniose. Sono presenti elementi calcitici. Lo spessore degli strati è variabile da millimetrico a centimetrico, talora decimetrico LIMI ARGILLOSO SABBIOSO Limi argilloso di colore grigio con alternanza di livelli di sabbia di colore ocra e cinerea fine.

V U V U CORPO DI FRANA DI SCORRIMENTO ROTOTRASLAZIONALE V U V Depositi caratterizzati da accumuli caotici di limi sabbioso - U V U argillosi di colore avana e/o avana-grigio con, a luoghi, clasti V U V U calcarei di dimensioni variabili.

Orlo di scarpata Superficie piezometrica di frana

SW NE

C U2PT B B’ 70 70

V V 60 V V 60 V V U V U U U U U U U U U V V V V V V 50 V V 50 U V V V U U U U U U D HPS3 V U V U U U V V V V V V V V V U 40 40 U V U V U V U U V V V U U U U U V U V U V V V V 30 30 V V V V U U V V V V U V U CPTU4 U U U U V U V S13P 20 U V 20 U U U V U U V U U U U U U U V 10 V 10

0 0

Metri Metri s.l.m. s.l.m. SEZIONE GEOLOGICA - GEOMORFOLOGICA CC’ Scala 1:1.000

Ubicazione traccia di sezione LEGENDA

RIPORTO ANTROPICO

LIMO ARGILLOSO Limo argilloso di colore grigio con sabbia di colore ocra, calcinelli e ghiaietto. Presenza di resti organici.

GHIAIA Ghiaia eterometrica in matrice limoso - sabbiosa.

LIMO ARGILLOSO SABBIOSO Limi argilloso - sabbioso di colore avana e grigio con diffusi livelli di sabbia di colore ocra, cinerea fine e patine carboniose. Sono presenti elementi calcitici. Lo spessore degli strati è variabile da millimetrico a centimetrico, talora decimetrico LIMI ARGILLOSO SABBIOSO Limi argilloso di colore grigio con alternanza di livelli di sabbia C’ di colore ocra e cinerea fine. C

V U V U CORPO DI FRANA DI SCORRIMENTO ROTOTRASLAZIONALE V U V Depositi caratterizzati da accumuli caotici di limi sabbioso - U V U argillosi di colore avana e/o avana-grigio con, a luoghi, clasti V U V U calcarei di dimensioni variabili.

Superficie piezometrica Superficie piezometrica S9I con falda rilevata durante con falda rilevata durante 85 i periodi estivi i periodi invernali 85 S7P 75 Scarpata di origine Muro di sostegno Orlo di scarpata 75 antropica di frana S6I 65 65

V

V 55 U V 55 U V U U U U U V U U V V V U V V V 45 V U 45 S5I U U V V U U V U U U V V U U U V V V V 35 U V U V U U 35 U V V U U U V V V U U U V U U U V V U V V U S4P V V U V V U V U 25 V U 25 V U V V U U V U U U V V V U U U V U U V V S12I U V U U U V U V V 15 U 15 U V U V V U U V V V V U V U V U V U U V U V 5 V V U 5 U V U U Metri Metri s.l.m. s.l.m.

CARTA DEL MONITORAGGIO IDROGEOLOGICO

DEL LAGO ARTIFICIALE E DELLA RETE IDRICA

E FOGNARIA (SCALA 1:2.000)

CARTA DEL MONITORAGGIO IDROGEOLOGICO DEL LAGO ARTIFICIALE E DELLA RETE IDRICA E FOGNARIA Scala 1:2.000

f S13P

1’ S8P

’ SDP

P

f

1 ’’

S3P

f 1 / ’’ 2 S7P

’ 1 ’ f P P f 1’’

LEGENDA

INDAGINI PREGRESSE

E punto di prelievo

’’ + 1/ P 1 2 Pozzetto F

Rete idrica

EX SERBATOIO Punto di immissione fluoresceina IDRICO

MONITORAGGIO FOTOGRAFICO DEL FENOMENO

E DEI RELATIVI DANNI OSSERVATI DAL MESE

DI APRILE 2014 A MARZO 2017

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MONITORAGGIO FOTOGRAFICO DEL FENOMENO E DEI RELATIVI DANNI OSSERVATI DAL MESE DI APRILE 2014 A

MARZO 2017

1

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Figura 1 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, vista laterale delle tre case a schiera (foto aprile 2014).

Figura 2 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, vista laterale delle tre case a schiera (foto marzo 2015).

2

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Figura 3 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, vista laterale delle tre case a schiera (foto ottobre 2016).

Figura 4 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, vista laterale delle tre case a schiera (foto marzo 2017).

3

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Figura 5 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, vista frontale della casa a schiera (foto ottobre 2016).

Figura 6 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, vista frontale della casa a schiera (foto marzo 2017).

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Figura 7 - Particolare dell’effetto del movimento gravitativo sugli elementi strutturali (foto aprile 2014).

Figura 8 - Particolare dell’effetto del movimento gravitativo sugli elementi strutturali (foto marzo 2015).

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Figura 9 - Particolare dell’effetto del movimento gravitativo sugli elementi strutturali (foto ottobre 2016).

Figura 10 - Particolare del pilastro (foto ottobre 2016).

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Figura 11 – Marina di Mosciano Sant’Angelo, vista frontale della seconda villa a schiera (foto aprile 2014).

Figura 12 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, vista frontale della seconda villa a schiera (foto giugno 2014), particolare della fondazione del portico.

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Figura 13 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, vista frontale della seconda villa a schiera (foto marzo 2015), particolare della fondazione del portico.

Figura 14 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, vista frontale della seconda villa a schiera (foto 03 ottobre 2016), particolare della fondazione del portico.

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Figura 15 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, vista frontale della seconda villa a schiera (foto 05 ottobre 2016), particolare della fondazione del portico.

Figura 16 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, vista frontale della seconda villa a schiera (foto gennaio 2017), particolare della fondazione del portico.

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Figura 17 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, vista frontale della seconda villa a schiera (foto marzo 2017), particolare della fondazione del portico.

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Figura 18 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, vista laterale della terza villa a schiera (foto aprile 2014).

Figura 19 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, vista laterale della terza villa a schiera (foto giugno 2014).

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Figura 20 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, vista frontale della terza villa a schiera (foto agosto 2014).

Figura 21 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, vista frontale della terza villa a schiera (foto marzo 2015).

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Figura 22 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, vista frontale della terza villa a schiera (foto giugno 2015).

Figura 23 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, vista laterale del portico della terza villa a schiera (foto ottobre 2016).

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Figura 24 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, vista frontale della terza villa a schiera (foto gennaio 2017).

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Figura 25 – Principio di orlo di scarpata di frana a valle dell’ex hotel Colle del Mare (foto aprile 2014).

Figura 26 - Orlo di scarpata di frana a valle dell’ex hotel Colle del Mare (foto agosto 2014).

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Figura 27 - Orlo di scarpata di frana a valle dell’ex hotel Colle del Mare (foto marzo 2015).

Figura 28 - Orlo di scarpata di frana a valle dell’ex hotel Colle del Mare (foto ottobre 2016).

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Figura 29 - Orlo di scarpata di frana a valle dell’ex hotel Colle del Mare (foto marzo 2017).

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Figura 30 - Marina di Mosciano Sant’Angelo (loc. Abitazione Sig. Chiarini) (foto giugno 2014).

Figura 31 - Marina di Mosciano Sant’Angelo (loc. Abitazione Sig. Chiarini) (foto giugno 2015).

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Figura 32 - Marina di Mosciano Sant’Angelo (loc. Abitazione Sig. Chiarini) (foto ottobre 2016).

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Figura 33 - Marina di Mosciano Sant’Angelo (loc. Abitazione Sig. Chiarini) (foto marzo 2017).

Figura 34 - Marina di Mosciano Sant’Angelo (loc. Abitazione Sig. Chiarini) (foto marzo 2017).

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Figura 35 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, Abitazione Sig.ra Vanni, panoramica dell’abitazione lesionata dal movimento gravitativo (foto aprile 2014).

Figura 36 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, Abitazione Sig.ra Vanni, panoramica dell’abitazione lesionata dal movimento gravitativo (foto marzo 2015).

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Figura 37 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, Abitazione Sig.ra Vanni, panoramica dell’abitazione lesionata dal movimento gravitativo (foto ottobre 2016).

Figura 38 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, Abitazione Sig.ra Vanni, panoramica dell’abitazione lesionata dal movimento gravitativo (foto marzo 2017).

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Figura 39 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, Abitazione Sig.ra Vanni, particolare a monte dell’abitazione (foto aprile 2014).

Figura 40 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, Abitazione Sig.ra Vanni, particolare a monte dell’abitazione (foto giugno 2014).

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Figura 41 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, Abitazione Sig.ra Vanni, particolare a monte dell’abitazione (foto settembre 2014).

Figura 42 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, Abitazione Sig.ra Vanni, particolare a monte dell’abitazione (foto giugno 2015).

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Figura 43 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, Abitazione Sig.ra Vanni, particolare a monte dell’abitazione (foto ottobre 2016).

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Figura 44 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, ciglio di scarpata a monte dell’abitazione della Sig.ra Vanni (foto 13.03.2015).

Figura 45 - Marina di Mosciano Sant’Angelo, ciglio di scarpata a monte dell’abitazione della Sig.ra Vanni (foto 30.03.2017). 26

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Figura 46 – Problematiche di carattere idrologico ed idrogeologico a valle del corpo di frana, nella stagione umida, in particolare dopo intense precipitazioni (foto aprile 2014).

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Figura 47 - Problematiche di carattere idrologico ed idrogeologico a valle del corpo di frana, nella stagione umida, in particolare dopo intense precipitazioni (foto aprile 2014).

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Figura 48 - Problematiche di carattere idrologico ed idrogeologico a valle del corpo di frana, nella stagione umida, in particolare dopo intense precipitazioni (foto gennaio 2017).

Figura 49 - Problematiche di carattere idrologico ed idrogeologico a valle del corpo di frana, nella stagione umida, in particolare dopo intense precipitazioni (foto febbraio 2017).

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Figura 50 - Problematiche di carattere idrologico ed idrogeologico a valle del corpo di frana, nella stagione umida, in particolare dopo intense precipitazioni (foto febbraio 2017).

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Figura 51 - Problematiche di carattere idrologico ed idrogeologico all’interno del corpo di frana prossimo alla nicchia di frana (foto febbraio 2017).

Figura 52 – Problematiche di carattere idrologico ed idrogeologico all’interno del corpo di frana prossimo alla nicchia di frana (foto febbraio 2017).

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Figura 53 - Problematiche di carattere idrologico ed idrogeologico all’interno del corpo di frana prossimo alla nicchia di frana (foto febbraio 2017).

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Figura 54 – Rigonfiamenti al piede della frana (foto marzo 2017).

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