Uomini, Storie, Serpenti Contributi Alla Storiografia Erpetologica Del Trentino-Alto Adige E Dintorni

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Uomini, Storie, Serpenti Contributi Alla Storiografia Erpetologica Del Trentino-Alto Adige E Dintorni Ann Mus civ Rovereto Sez: Arch, St, Sc nat Vol 17 (2001) 173-274 2002 PIETRO LORENZI & SILVIO BRUNO UOMINI, STORIE, SERPENTI CONTRIBUTI ALLA STORIOGRAFIA ERPETOLOGICA DEL TRENTINO-ALTO ADIGE E DINTORNI Abstract - PIETRO LORENZI & SILVIO BRUNO - Men, Stories, Snakes Contribution to the herpeto- logical historiography of Trentino Alto Adige The knowledge of history and literature of the Italian herpetology, and of the lives of the naturalists professionals and amateurs who studied the regional or national herpetofauna are defective Since the late Seventies of the XX century the Italian herpetology has grown up, becoming a subject with academic dignity, but nevertheless the herpetologists often ignore out of presumption or unripeness - its classic publications, its historiography, and the activities and passions of its founders The general aim of this paper is to give a contribution to the Italian herpetological culture, in particular with the chronicles of the lives and researches of some of the most important herpetologists who studied the herpetofauna of Trentino Alto Adige especially the snakes Key words: History, Herpetologists, Biographies, Snakes, Reptiles, Trentino-Alto Adige Riassunto - PIETRO LORENZI & Silvio Bruno - Uomini, Storie, Serpenti Contributi alla storiografia erpetologica del Trentino-Alto Adige e dintorni Le conoscenze sulla storia e sulla letteratura dellerpetologia italiana, ma pure sulla vita dei naturalisti e non, professionisti e dilettanti, che si interessarono anche o unicamente di erpeto- fauna regionale o nazionale, lasciano molto a desiderare A partire dalla seconda metà degli anni 70 del XX secolo, lerpetologia italiana è maturata: passando da pochissimi eletti a tanti attori e assurgendo, finalmente, pure a materia di tesi o di tesine nelle aule universitarie Ciò malgrado, i suoi protagonisti e comprimari continuano a ignorarne in misure diverse la pubblicistica classica, la storiografia in genere, le attività e le passioni dei suoi artefici Per acerbità e presun- zione Lo scopo generale del presente saggio è sia un contributo alla cultura erpetologica del nostro Paese, sia un appello agli erpetologi per la ricerca di un nuovo equilibrio tra emotività e obiettività, tra competitività e cooperatività Lo scopo particolare, invece, è sia la cronaca delle ricerche e degli studiosi che, dal XVI secolo a oltre la metà del XX, hanno svolto indagini suller- petofauna (in particolare sui serpenti) del Trentino-Alto Adige, sia le biografie di alcuni tra i principali protagonisti di questa narrazione Parole chiave: Storia, Studiosi, Biografie, Serpenti, Rettili, Trentino-Alto Adige, Italia 173 INTRODUZIONE Come è già stato premesso (BRUNO, cit 1992) e ribadito (PAOLUCCI et alii, cit 1993; BRUNO, cit, 1995 et seq), le conoscenze storiografiche e bibliografiche che emergono dalla pubblicistica erpetologica italiana lasciano più o meno a desiderare E anche nel cenacolo delle nuove firme che in questi ultimi anni hanno accresciuto il sempre meno sparuto manipolo degli erpetologi (nazionali e regionali, professionisti e dilettanti) continuano a fare difetto gli attenti e diligenti sommozzatori di archivi I cultori, cioè, di quella «piccola» storia che in genere i nostri studiosi accademici, a differenza per esempio di quelli francesi e inglesi, trascurano come indegna della loro alta attenzione e che invece illumina unepoca dandone i sottofondi psicologici, le mode, gli entusiasmi e le infatua- zioni In una parola il costume, senza il quale la «grande» storia, cioè quella degli eventi primari, rimane di regola monca, amorfa e inanimata come un mu- seo delle cere (1) (1) A scanso di equivoci e luoghi comuni ancora oggi oggetto di cronaca, non sarà inutile precisare quanto segue Si definiscono erpetologi gli studiosi di erpetologia (dal greco erpetón, herpetón rettile e lógos discor- so, insegnamento, dottrina) e cioè i cultori del ramo della zoologia che ha per oggetto lo studio dei rettili e, per tradizione zoologica, anche quello degli anfibi Tuttavia, per una frangia linguistica, questultima acqui- sizione sarebbe paraetimologica e soggettiva labituale utilizzazione dellesponente Erpetón o il più classico herpetón, infatti, significa anche bestia o animale terrestre a quattro zampe e cioè quadrupede; più comunemente rettile, serpente e talvolta pure insetto Il lemma che nel suo significato classico (studio dei rettili) fu coniato in Francia nel 1789 dallabate naturalista Joseph Bonnaterre (1752-1804) venne ampiamente divulgato dalla letteratura zoologica già nella prima metà del XIX secolo Nella lingua italiana tale voce entrò ufficialmente nella seconda decade dellOttocento, con il Dizionario di Aquilino Bonavilla, per essere in seguito (1835) formalmente attestata dal classicissimo benché oggi ignoto o dimenticato Compendio dErpetologia o dIstoria Naturale dei Rettili Ancora nel 1875, il Dizionario Universale di Scienze, Lettere ed Arti di Michele Lessona e Carlo A Valle che riprendeva e integrava dalla britannica National Cyclopaedia, dal germanico Nat! Lexikon, dai francesi Dictionnaires Universels des Sciences, dHistoire et Géographie, dalla spagnola Enciclopedia Moderna, dallEnciclopedia Popolare Italiana e dalla statunitense Encyclopaedia Americana definiva il nome come la «parte della zoologia che tratta dei rettili» Tuttavia, per quanto riguarda laspetto generale della questione, non bisognerebbe ignorare che, per i padri della sistematica erpetologica, i rettili appartenevano alla classe degli Amfibi (per la storiografia lingui- stica canonica) o Anfibi (C Linné 1758, C C Gmelin 1815, J Wagler 1830) o gli anfibi (Salientia, Gradientia, Batrachia, Ranae, Apoda, Caudata, Ecaudata, Dipnoa ecc) alla classe dei Rettili (J N Laurenti 1768, A Brongniart 1799, G R Treviran 1802, G Shaw 1802, P A Latreille 1804, A M C Duméril 1806, J K L C Gravenhorst 1807, H De Blainville 1816, L I Fitzinger 1826) o ancora che gli anfibi erano «rettili nudi» (M Oppel 1811) Soltanto B Merrem (1820) vide nei Batrachia (= Amphibia in senso stretto) una classe diversa da quella dei Pholidota (= Reptilia): un concetto ripreso e migliorato da J E Gray (1825), da C L Bonaparte (1831, 1838) ecc e oggi di uso (biologico e naturalistico) comune Il compito delletimologo, come ripeteva ancora V Pisani nel 1967, «consiste nel determinare i materiali formali adoperati da chi per primo ha creato una parola, e insieme il concetto che con essa egli ha voluto esprimere Quindi una etimologia può anche consistere nellindividuare quello che comunemente si dice un cambiamento di significato, per es luso di liber corteccia a designare il libro, nellindividuare un imprestito, e così via Quanto al perché di una certa innovazione, esso potrà rientrare fra i presupposti delletimologia, ma non è di stretta spettanza delletimologo: è dai risultati raggiunti da questo che il teorico e lo storico nel linguaggio traggono il materiale per indagare lattuazione del principio di casualità nelloggetto dei loro studi» 174 A rischio di essere tediosi, ribadiamo che a ogni indagine storica di qualsiasi dottrina faunistica non dovrebbe mai fare difetto il supporto delle ricerche dar- chivio le quali, come ben sanno tutti gli storici, sono fondamentali per unampia e corretta visione, interpretazione, spiegazione e analisi della materia investiga- ta A livello erpetologico italiano, però, si continua o a ignorare la storia specifi- ca o a ricordarla parzialmente e di solito in modo molto formale, convenzionale, canonico Non solo, ma lindifferenza dimostrata da certi studiosi (pazienza se matusa, gran peccato se ventenni o trentenni) verso le radici culturali della disci- plina magari per disconoscerle, come è quasi prassi in campo geonemico s l produce quello che gli storiografi definiscono «effetto marmellata» Cioè si ope- ra e si vive soltanto nel presente e per il presente Cerchiamo di sfatare, almeno per questa disciplina zoologica, le famose pa- role del saggista, narratore e giornalista romano Ugo Ojetti (1871-1946): «Di ciò che noi abbiamo fatto, nulla rimarrà: viviamo in un Paese di contemporanei senza antenati né posteri perché senza memoria» Dove lunica cosa da fare è cercare di non morire perché chi muore (fatte salve la solita mezza dozzina di sacre mummie che tutti citano, ma che nessuno più legge) è morto per sempre Una Italia senza passato, quindi, che non accumuna né ricorda nulla Ogni ge- nerazione non solo seppellisce quella precedente, ma la cancella Una cultura priva di crestomazia e di umiltà In ambito erpetologico nazionale uno dei migliori esempi di dissociazione storiografica è stato lapproccio, pubblicizzato a vari livelli culturali (anche psico- sociologico), di quel giovane professionista, progressista dassalto con la mistica del protagonismo e un uzzolo per la presunzione, il quale sia nellambito di una specie, soggetto di sue molteplici e buone ricerche attuali, sia nellintrodu- zione storica di alcuni sui saggi regionali, tanto compilativi quanto originali ha dimostrato con o senza comprimari di ignorare parzialmente la letteratura e quasi totalmente i contributi darchivio che avrebbero potuto migliorare, ogget- tivamente, le sue certezze lacunose e, in alcuni casi, non fare passare o presenta- re avvenimenti o notizie (da altri attori edite volutamente, per inconfessati moti- vi culturali, senza coordinate: ma del secondo Ottocento e dei primi del Nove- cento) come se fossero attuali o al massimo dellaltro ieri Tuttavia, laspetto scientifico più interessante almeno per uno degli autori di questo saggio è
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