Frosinone: Momenti Di Musica E Cultura All'interno Del Carcere
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Frosinone: momenti di musica e cultura all’interno del carcere laprovinciaquotidiano.com, 31 dicembre 2016 Due i punti salienti della giornata: il convegno ed il concerto. Il primo ben moderato da un figlio d’arte, Federico Vespa; il secondo una performance della giovanissima cantante Ilaria accompagnata dal suo gruppo, composto da ottimi musicisti, ma, ci si passi il termine, rinforzato da due pesi massimi della musica italiana, Beppe Carletti fondatore con Augusto Daolio dei Nomadi e Massimo Vecchi che oltre grande bassista anche vocalist della band emiliana. Significativa una frase-richiesta del direttore della Casa Circondariale il quale, anche se con i titoli di coda già in arrivo…"ragazzi fate suonare ancora altre canzoni dei Nomadi. Troppo belli questi momenti di musica e di amore proprio alla vigilia del Santo Natale. Bravi e commoventi Ilaria con la sua band e con la straordinaria presenza di due Nomadi, come Beppe Carletti e Massimo Vecchi". Altissima l’audience ben supportata dagli amici che in quel momento non si sentivano detenuti ma libere persone compartecipi di ciò che stava accadendo nella sala teatro. E dopo i saluti del Garante dei detenuti del Lazio portati dal suo vice Sandro Compagnoni, ad intervenire il professore Fabio Pierangeli della facoltà di Lettere dell’Università Tor Vergata, già attiva da diversi anni in alcuni penitenziari per garantire il diritto allo studio dei detenuti oggi finalmente anche a Frosinone. Il professore ha precisato orgogliosamente di avere fisicamente nella sua tasca la convenzione stipulata, tra la Casa Circondariale, l’Università e una delle associazioni di volontariato che opera nell’Istituto, Idee in movimento e che permetterà per la prima volta anche ai detenuti di Frosinone di diventare "Dottori" e di mettere un altro tassello nel loro percorso rieducativo. A chiudere il convegno Germana De Angelis, vice presidente dell’associazione Gruppo Idee e presidente dei Bisonti Rugby Frosinone, squadra composta dai detenuti dell’alta sicurezza dell’Istituto e che milita nel campionato di serie C, che dopo aver illustrato tutte le attività di volontariato che l’associazione svolge nel carcere di Frosinone, ha raccontato l’impegno di Gruppo Idee anche all’esterno del carcere, sottolineando commossa, quanto sia difficile aiutare le persone una volta che escono e quanto sia emozionante e gratificante vederle reinserite nella società e riprendere in mano la propria vita. E qui ha preso la parola l’assessore alle politiche sociale del comune di Frosinone Giampiero Fabrizi, ricordando quanto il suo comune sia vicino alle problematiche sportive e culturali delle carceri. L’intervento si è chiuso con una promessa a Federico Vespa e Beppe Carletti, da parte del direttore Francesco Cocco di organizzare un altro appuntamento all’interno della casa circondariale. Quindi i ringraziamenti al Direttore della Casa Circondariale, Francesco Cocco, al Comandante, Commissario Rocco Elio Mare e tutta la Polizia Penitenziaria, l’Area Educativa e gli operatori del carcere ed anche i ragazzi della squadra dei Bisonti che hanno garantito che nel loro spogliatoio canteranno le canzoni dei Nomadi. Un ringraziamento alla vice direttrice Pesante con la Chiara Guerra sua stretta collaboratrice. Ottimo il servizio del personale della Casa, attento e vigile. Bravissimi ed educati e molto compartecipi gli ospiti delle carceri di Frosinone. Presenti il sindaco di Boville Piero Fabrizi che ha portato il saluto della sua città, raccogliendo applausi quanto ha toccato il tasto dell’amnistia. L’assessore del comune di Frosinone Fabrizi ha ricordato l’affetto che il suo assessorato lo lega ai detenuti. Per il Comune di Veroli l’assessore alle politiche sociali, Luca Renzi con il funzionario comunale Mauro Ranelli. Per il Rotary club Frosinone insieme con il presidente Pietro Raimondi il dottore Massimo Uccioli. Lucca: le poesie dei grandi autori recitate dai detenuti del carcere di S. Giorgio loschermo.it, 28 dicembre 2016 Uno spettacolo dei detenuti per i detenuti. Una pièce teatrale in grado di alleggerire, per quanto possibile, il Natale dietro le sbarre. Ha avuto grande successoAltraCittà la rappresentazione andata in scena sul palco allestito all’interno della casa circondariale di Lucca. Una performance che ha visto protagonisti i reclusi, a margine del corso di teatro promosso dall’amministrazione comunale di Pietrasanta nel carcere San Giorgio. I detenuti hanno recitato poesie di grandi autori, da Salvatore Quasimodo ad Alda Merini, da Umberto Saba a Guido Gozzano, suscitando grande partecipazione da parte di tutta la comunità carceraria. Brani letti con intensità e commozione, sotto la guida attenta dell’assessore al Sociale, Lorawww.altravetrina.it Santini che, forte di una lunga esperienza come attrice dialettale, ha coordinato lo spettacolo insieme al partner di palcoscenico, Antonio Meccheri. Un evento che ha coinvolto tanti detenuti stranieri e che si è concluso con un intervento musicale trascinante, completamente improvvisato. "Il corso di teatro - spiega l’assessore Lora Santini - è un’opportunità importante per avviare il percorso di reinserimento nella società di chi ha scontato la pena. Tutti meritano una seconda occasione. Organizzare uno spettacolo in carcere è anche un modo per riportare l’attenzione sui problemi del sovraffollamento e della carenza di spazi per gestire i rapporti genitori figli. Sono temi di cui si parla sempre troppo poco e l’amministrazione comunale di Pietrasanta è impegnata a rimetterli al centro del dibattito politico". Il carcere San Giorgio è lo stesso in cui fu rinchiuso per 39 giorni il sindaco Massimo Mallegni, nell’ambito delle note vicende giudiziarie poi finite con un’assoluzione. Il corso di teatro, riconfermato anche per il 2017, non è l’unica attività promossa dal Comune di Pietrasanta sulla base dell’accordo con la direzione della casa circondariale di Lucca. A gennaio è previsto il via al primo corso di cucina, organizzato e interamente gestito da Versilia Format. Volterra (Pi): nel carcere dove i ragazzi studiano insieme con i detenuti di Alessio Gaggioli Corriere della Sera, 27 dicembre 2016 Il racconto della Fortezza, il primo carcere al mondo dove dal 2012 i ragazzi dell’alberghiero Niccolini seguono le lezioni insieme agli ospiti della struttura. C’è l’alberghiero Niccolini fuori che racconta la gran parte dei ragazzi di Volterra e dell’Alta val di Cecina. E c’è l’alberghiero Niccolini dentro, dietro le sbarre, oltre il metal detector. Quello dei ragazzi che avevano mollato gli studi. Francesca, Giusy, Jacopo e Margherita si erano arresi "per la troppa competizione che c’è fuori", dice un agente penitenziario. Perché è più sicuro lavorare la mattina al bar del babbo, o in trattoria. Oppure perché erano caduti in quelle piccole trappole tipiche della loro età, delle compagnie, della provincia. Ora ogni pomeriggio percorrono una ripida salita che d’inverno solo il detenuto "Capitan Ventosa" - per il suo impermeabile giallo choc - riesce a sghiacciare: si chiama Paolo, tra due mesi sarà fuori. "Ispettore, è l’ultimo Natale insieme, le faccio gli auguri. E poi? Una volta a casa?...". Anche lui come gli altri detenuti forse è un assassino, un trafficante, un rapinatore, anche se oggi ha la faccia da innocente. Prima di entrare nel carcere di Volterra insieme ai ragazzi dell’alberghiero ci pensi. Qui siamo in una casa di reclusione, tra i "fine pena mai", tra detenuti non di passaggio. Questa è la loro casa. Il metal detector, poi serrature e cancelli - Ma questo è anche il primo carcere al mondo dove dal 2012 i ragazzi esterni vengono a studiare assieme ai detenuti. Prima di entrare, di oltrepassare il cartello "State Prison" (un avvertimento peri turisti), "quelli che si sono dati una seconda chance in carcere" spengono il cellulare. Fanno la salita, abbandonano in una cassetta di sicurezza ogni cosa che li possa mettere in contatto con l’esterno. L’agente nel casotto all’ingresso segna presenze e assenze come un normale bidello. Francesca, Giusy, Jacopo, Daniela e Margherita passano prima sotto un metal detector, poi serrature e cancelli. Siamo in carcere, ma è tutto aperto. Il progetto - La fortezza medicea di Volterra, con i suoi 160 detenuti, si aprirà ancora di più. Entro qualche mese, dopo lunghi lavori di restauro, restituirà alla città la Rocca Nuova, detta il Mastio, costruita da Lorenzo il Magnifico, la torre dove furono imprigionati quelli della congiura dei Pazzi. Riaprirà alla città, sarà visitabile, annuncia raggiante la direttrice Maria Grazia Giampiccolo, "entro la fine dell’inverno". Un altro pezzo di Fortezza che torna a Volterra, un’altra apertura, dopo la compagnia teatrale di Armando Punzo (che quella compagnia vorrebbe renderla stabile); dopo l’apertura di una sartoria dove i detenuti confezionano pigiami e grembiuli per i detenuti di altre carceri o bellissime borse e tappeti in patchwork che chissà, magari si riusciranno a vendere online; e dopo le "Cene Galeotte" con i grandi chef e i detenuti in cucina che dal 2006 con il sostegno di Unicoop Firenze, ancora su intuizione della direttrice Giampiccolo, hanno messo a tavola dietro le sbarre oltre 12 mila persone (incassi sempre in beneficenza, quest’anno il ricavato della cena di Natale servirà per costruire una scuola a Norcia) e aperto il varco alla scuola per i "civili", come li chiamano gli agenti. Obiettivo diploma - Nelle celle con l’intonaco verde acqua i ragazzi della seconda opportunità vengono a cercare dentro risposte da spendere fuori. Lo stesso obiettivo - il diploma, l’anno prossimo ci saranno i primi diplomati del quinquennio in carcere - dei compagni di banco-detenuti che seguono le lezioni con loro e hanno vinto la battaglia contro il vortice dell’ozio, della noia, dei giorni tutti uguali. La vera maledizione dei carcerati. Le classi - In classe, una quarta, la professoressa Paola Albano tiene la sua lezione di diritto e tecnica delle imprese ricettive. Con Francesca, Giusy, Jacopo, Daniela e Margherita ci sono Assan, una cinquantina d’anni e David, trenta a malapena.