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Anno VI N. 52 | Luglio 2017 | ISSN 2431 - 6739 Quando c’erano la miniera e la fabbrica. Ricorrenze Cinema e classe operaia Ricordo di Paola Così scrivevo, qualche e scrittura. Così poetavo di ritorno dal cantie- tempo fa, per www. re: “Lavoro e non so lavorare”. Mi sentivo an- Clemente attraverso manifestosardo.org: ch’io come Charlot stritolato dagli ingranaggi, una cultura non “Non è più possibile, dalle ruote dentate, un corpo ferito. La fabbri- in questo tipo di so- ca come conoscenza diretta era di là da venire, omologata cietà, un ruolo gram- di lì a poco. Ancora la racconto con il senso del Ma un giornale di cul- sciano per gli intellet- cinema operaio che ha superato gli schemi del tura, di cinema, ha il tuali, un materialismo realismo socialista, forse non gli è mai appar- dovere di trattare della Natalino Piras storico su cui poggiare tenuto. Stalin, vuol dire acciaio di fabbrica so- realtà e di ricordare e fare affidamento, un poetare operaio come viet, le sue eroine ed eroi stakanovisti raccon- Paola Clemente morta prassi del pensare e come prassi del fare. Non tati dal cinema e dalla letteratura di regime il 13 luglio 2015? Paola c’è più classe operaia, liquefatta anch’essa non hanno mai abitato, come reale, la Barba- non era un’attrice e dentro gli egoismi del brutto che ha del tutto gia del lavoro. A proposito, un film del tempo non apparteneva al soppiantato la categoria della solidarietà”. del fascismo, Acciaio (1933) del tedesco Walter mondo dell’arte e della Eppure, quando ero operaio e amavo il cine- Ruttmann scritto da Luigi Pirandello, è un’o- cultura. Era solo una ma che metteva al centro la classe operaia sen- pera di finzione e insieme documento che sa Angelo Tantaro dannata della terra che tivo che questa solidarietà esisteva e aveva come dire la vita degli operai della fonderia di lavorava 12 ore, più il una sua funzione: come se fosse stato possibi- segue a pag. 37 viaggio, schiattata nei campi, sotto il sole, per le fare convivere lo status di compagno e quel- guadagnare 27 euro al giorno. Aveva 49 anni. lo di amico. Erano gli anni Settanta. Ancora Viveva insieme a suo marito e ai suoi tre figli a mi emoziona un film come I cospiratori (The San Giorgio Jonico. Usciva da casa alle 2 del Molly Maguires, 1970) di Martin Ritt, regista mattino. Prendeva l’autobus alle 3 per rag- che ha nella sue corde la narrazione di vite, e giungere i campi nei pressi di Andria dove ar- morti, operaie, Norma Rae (1979) per tutti. I rivava intorno alle 5.30. Ritornava a casa non cospiratori, minatori della Pennsylvania, lud- prima delle 17, a essere fortunata. Guadagnava disti, verranno scoperti e impiccati dopo che un salario da schiavitù, ma per lei e la sua fa- un agente federale si è infiltrato tra di loro. Il miglia era una benedizione e per questo “do- sabotaggio dei mezzi di produzione e di sfrut- no” lei e tutti gli altri dannati erano disposti a tamento, sono un leit-motiv del cinema ope- farsi umiliare dai moderni caporali infiocchet- raio se questo è sentito come tale. Anche tati in “agenzia interinale”. Ma solo il 13 luglio quando è un classico come Tempi moderni (Mo- di due anni fa si scopre che ci sono ancora ca- dern Times, 1936) di Chaplin, Charlot ingoiato porali e scafisti? L’ex analfabeta e bracciante di dalla catena di montaggio, tipo da fabbrica che Cerignola, il sindacalista Giuseppe Di Vittorio, più non si può. Cinema e lavoro salariato hanno lo sapeva già, come ricordavano Lizzani e Del avuto in me diverse coincidenze, quando ero ra- Sette nel loro Giuseppe Di Vittorio. Voce di ieri e di gazzo. Cinema, fabbrica, disoccupazione, poesia Lo “Ius soli” di Pierfrancesco Uva oggi. Di Vittorio esortava a non togliersi più il berretto davanti al padrone e avvertiva di mu- XII Edizione nirsi dell’arma più forte che è la cultura. Dice- va che i braccianti andavano difesi. E’ gente abituata a lavorare, a stare in silenzio e co- Sardinia stretta a dare parte del loro compenso al capo- rale. Ma oggi scopriamo che in questo sistema, Film che riporta il Paese indietro nel tempo fino agli anni Cinquanta, i diritti sindacali acquisiti dai Festival lavoratori e dalle lavoratrici nel corso degli an- INTERNATIONAL ni si sono persi nuovamente con l’uragano di SHORT FILM nuovi poveri provenienti da altri mondi. Tutti AWARD i dannati della terra preferiscono non denun- ciare la loro situazione perché hanno paura di perdere il posto di lavoro ed essere sostituiti Evento appena concluso. Nostro servizio da Aghero(SS) 26 giugno | 1 luglio, Masterclass di da altri più disperati. E’ con questa visione sul- Gianluca Arcopinto, Beppe Lanci, Béla Tarr e premio alla carriera al regista ungherese. le ingiustizie della realtà che siamo convinti Il festival prosegue a Villanova Monteleone (SS) – Agosto -Documentary | Bosa (Or) - Set- sia giusto che anche una rivista di cinema si ri- tembre - Animation cordi di questa triste ricorrenza. La tenacia sin- segue a pag. 16 dacale di qualche dirigente che tenta la disperata segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente Una legge sbagliata riscossa in solitudine o la volontà di qualche regista come Vicari che un anno dopo si inte- La legge 220 è una legge sbagliata per 10 resserà di Eli, un’altra dannata, protagonista di una storia simile in una città come Roma, motivi + 1: fanno emergere altre storie che altrimenti ri- marrebbero sommerse, destinate a sparire nel 1. È una legge non innovativa: invece di istituire, come è avvenuto nulla. Sbaglia chi pensa che il cinema sia un in tutta Europa, un unico centro nazionale responsabile in materia di ci- mero spettacolo circense di evasione. Chi ha la nema e audiovisivo, mantiene la struttura organizzativa risalente al fa- scismo: ministero + istituzioni vassalle (CSC, Luce/Cinecittà, Biennale Cinema)+ corporazioni del settore (Anica, Agis, ecc.). 2. È una delega in bianco alla politica: la politica anzi i politici sono i principali beneficiari della legge stessa: dispongono infatti di molte più risorse da assegnare sulla base di criteri fissati in modo del tutto arbitra- rio o discrezionale da parte dei politici stessi. Giovanni Ernani 3. È una legge azzeccagarbugli: invece di essere una legge auto-ap- plicativa , come previsto dalla promessa riforma Renzi della P.A., per re- alizzare il precedente obiettivo la legge ha previsto un iter inutilmente complesso di attua- zione (decreti ministeriali, dpcm, bandi, circolari, decreti delegati) senza valutarne difficoltà e i tempi . 4. È una legge burocratica: scritta da burocrati per compiacere politici ingenui e vanitosi e per attribuire tutti i poteri decisionali a se stessi senza alcuna apparente responsabilità. 5. È una legge arrogante e velleitaria: non ha regolato il passaggio da un sistema all'altro di- mostrando tutta la propria indifferenza nei confronti dei beneficiari diretti o indiretti del- la legge stessa, siano essi le imprese, da mesi senza più riferimenti, senza sostegni finan- ziari, abbandonate a livello di rapporti internazionali, o il pubblico. 6. È una legge anacronistica: insiste sulla centralità del prodotto e della sala invece di ade- guarsi agli obiettivi europei della cultura, dell'accessibilità per il pubblico e dello sviluppo del pubblico. 7. È una legge malsana: produrrà un'ipertrofia della produzione cinematografica e audiovisi- Paola Clemente madre di tre figli morta il 13 luglio va e della promozione. Se nel 2004 (fine legge 1213) si producevano oltre 100 film, nel 2016 2015 sotto il sole (fine legge Urbani) si sono prodotti oltre 200 film, nel 2018, con la nuova legge, si produr- sensibilità di occuparsi di cinema o di cultura ranno forse 300 film. I politici, poi, potranno realizzare e finanziare ogni tipo di iniziativa in genere, deve ricordarsi anche dopo due an- di promozione, per quanto inutile o cervellotica, in Italia o all'estero. ni di Paola e della sua maledetta storia. Paola è 8. È una legge per l'industria del cinema e dell'audiovisivo non per la cultura del cinema e importante come Anna Magnani che nel cine- dell'audiovisivo: le opere cinematografiche non sono più d'interesse culturale e, infatti, la ma ha sempre interpretato donne di grande legge si occupa per l'82% di finanziare l'industria e per al massimo il 18% di buone intenzio- valore, commuovendoci. E’ dovere di una rivi- ni. Non si comprende perché se ne occupa il Ministero della Cultura invece che il Ministero sta di cinema ricordare Paola che ci riporta ad dello sviluppo economico. La legge non si preoccupa del cinema come bene culturale, ag- Eli interpretato dalla deliziosa Isabella Arago- giornando il relativo testo unico, né di modificare le norme sul diritto d'autore, per favorire nese nel toccante film “Sole cuore amore” che la massima circolazione delle opere in particolare quelle prodotte con risorse pubbliche. abbiamo visto alla festa del cinema di Roma lo 9. È una legge fiscalmente ingiusta: ha stabilizzato le agevolazioni fiscali come tax-credit ma scorso anno e finalmente recentemente uscito senza rispettare il principio della progressività, previsto dall'articolo 53 della Costituzione, nelle sale. Cosa resterà di Paola e di mille come e non ha reintrodotto il tax-shelter (detassazione degli utili) favorendo chi spende piutto- loro se non le ricordiamo anche noi? La Sala sto che chi fa ricavi. Ministri del ministero delle politiche agricole 10. È una legge discriminante: degrada le Associazioni Nazionali di Cultura Cinematografica, alimentari e forestali che è stata intitolata a le uniche riconosciute dallo Stato, al rango degli altri soggetti attivi nel campo della promo- Paola Clemente il 28 marzo scorso dal Mini- zione cinematografica; pone i circoli del cinema, associazioni laiche, anch'esse riconosciu- stro Martina e dalla Presidente della Camera te dallo Stato, sullo stesso piano delle sale ecclesiali dipendenti da autorità religiose. Laura Boldrini? Non ci basta! All’evento c’era- no tutti, ma nessuno ancora ha fatto qualcosa 10 + 1 È una legge inattendibile: il monitoraggio è affidata ai suoi stessi esecutori, la valutazione contro la paura che hanno i dannati di denun- del suo funzionamento è di competenza di un'Autorità (il Consiglio Superiore) priva di mezzi e ciare. Per loro, contestare, equivale alla perdita risorse proprie e i cui componenti non sono pagati e che non rispetta al suo interno l'equilibrio sicura della giornata e del lavoro oltre che al ri- di genere, benché esplicitamente previsto. schio della propria vita. Nessuna di queste per- Giovanni Ernani sone può permettersi di rinunciare a quei 27 euro al giorno. Paola è morta nei campi per Comunicazione ai lettori due euro l’ora. Dopo le indagini e sei arresti, il marito: “Dopo la denuncia i miei figli hanno La Redazione vi augura buone ferie. Ritorneremo a difficoltà a trovare lavoro”, ma la politica non va oltre la dedica alla sua memoria di una sala Settembre nelle consuete edicole virtuali del ministero. Sembra la sceneggiatura di un film senza senso, ma che un senso poi ce l’ha. Entra in una libreria e regala un libro a te o ad altri, un film, un Forse resta la speranza di un domani in cui un abbonamento a una rivista. Sono regali speciali che rimangono per altro giovane Zavattini possa scrivere una sempre. grande opera del neo – neo realismo che ci manca e riabiliti i vinti. Edward Hopper: (Scompartimento C, carrozza 293) Olio su tela, 50,8x45,7 cm Angelo Tantaro 2 [email protected] Querelle DGC Legge Cinema, organizzazione del pubblico, contributi pubblici, impegno operatori culturali e associazionismo

Sul numero precedente di Diari di Cineclub (Giugno, n. 51 pag. 28 e segg.) abbiamo pubblicato alcune interrogazione parlamentari di cui una, a firma di 9 deputati (primo firmatario on. Michele Piras) avente per tema “Legge 220 Disciplina del cinema e dell’audiovisivo” tra cui motivi la -di scriminazione in fatto di consultazioni tra i soggetti interessati, sull’attuale organizzazione della Direzione Generale Cinema e la mancata rota- zione dei dirigenti, in materia di prevenzione della corruzione. A questa interrogazione il Ministro Franceschini non ha ancora avuto tempo di rispondere. Abbiamo poi pubblicato anche un botta e risposta tra FICC e DGC sulla divulgazione parziale dei decreti attuativi. Di seguito pubbli- chiamo quanto inviato da FICC a DGC il 5 giugno scorso con posta certificata, di cui, anche in questo caso, si attende risposta. Qualsiasi essa sia pubblicheremo molto volentieri

FICC – Federazione Italiana dei Circoli Del Cinema

Al Direttore Generale Cinema Dr Nicola Borrelli e, p.c.: Diari di Cineclub e destinatari in indirizzo Proposte emendative alla legge 16 novembre 2016, n. 220 sul decreto attuativo della promozione su cinema e audiovisivo

Preambolo Egregio Direttore, la presenza e il ruolo delle associazioni nazionali di cultura cinematografica riguarda il granello più piccolo, la parte più infinitesimale del forte impegno finanziario pubblico della legge 14/11/2016, 220. Per il lavoro volontario di un anno, con una miriade di circoli del cinema disseminati in tutto il paese e migliaia di operatori culturali dediti alla formazione e alla crescita culturale del pubblico, il contributo ministeriale corrisponde più o meno, se lo si rapporta agli anni di maggiore magnanimità, al 25% di quello previsto oggi per un solo e unico emendamento alla Finanzia- ria a sostegno di un noto teatro romano. Ma non è solo un problema di denaro. Più in generale, la questione riguarda il nostro paese e su come esso intenda rapportarsi con il mondo del volontariato e dell’associazionismo culturale. La FICC più volte ha manifestato pubblicamente critiche alla legge n. 220/2016, per una sua propensione rivolta più alla mercificazione del cinema e dell’audiovisivo che alla cultura cinematografica in senso più ampio, evidenziando tra l’altro come proprio sulla promozione culturale e sulla formazione si assista ad un disconoscimento dell’as- sociazionismo senza scopo di lucro. Ad anno sociale ben inoltrato, il 26 maggio u.s., dopo averne ufficialmente reclamato a Lei l’invio, ci è giunta dal MiBACT - DGC la bozza del decreto attuativo con l’invito di fare proposte emendative entro il 5 giugno c.m.. Seppure senza grandi speranze, la FICC non intende sottrarsi a questo dovere, con l’unica idea di provare a limitare gli effetti penalizzanti di una legge contro il volontariato e l’associazionismo. In particolare, su due elementi di principio verteranno le osservazioni e le proposte che seguono. Il primo, provare a ripristi- nare le condizioni minime affinché associazioni nazionali come la FICC non cessino la propria attività culturale in ambito formativo, su cui il decreto, a nostro modesto parere, non incide a sufficienza. Il secondo principio, non meno importante, è riferito a una precisa indicazione a che la legge mantenga i valori solidi della laicità dello Stato, così come recita la nostra Costituzione. Per intenderci, pensiamo con tutta franchezza che debba cessare la deriva all’accoglienza di imbarazzanti genuflessioni volte a scambiare il rispetto del pensiero religioso con richieste di in- teressi contronatura. Questa legge, con i suoi ritardi, che perdurerebbero ancora con l’inutile vincolo dei bandi annuali, e i suoi marchiani errori, presenti perfino nella bozza del decreto (si vedano le nostre osservazioni sugli emendamenti proposti), stanno logorando l’impegno di associa- zioni come la nostra. E’ auspicabile però che in tempi così difficili queste continuino a mantenere dignitosamente la loro integrità morale, l’or- goglio delle ragioni vere per cui sono nate. Il pluralismo culturale e la rappresentanza democratica sono storicamente rappresentati dalle asso- ciazioni esistenti, laiche e cattoliche. E’ stata una forzatura della legge introdurre la specificità del valore culturale delle sale delle comunità religiose, sarebbe una bruttura politica e giuridica rafforzarla ulteriormente fuori dal collegamento stretto e indissolubile che deve esserci con le sale e le attività dei cosiddetti Circoli di cultura cinematografica. La Repubblica Italiana non confessionale ha festeggiato il 2 Giugno i suoi set- tant’anni. La FICC ha i suoi stessi anni. La Federazione, che nella sua lunga vita ha avuto presidenti come Cesare Zavattini, Filippo Maria De Sanctis e Riccardo Napolitano, giusto per fare qualche esempio, non intende demordere dal loro esempio e dall’impegnarsi affinché la loro storia e la loro memoria, che sono storia e memoria del nostro paese, non cadano nell’oblio. Marco Asunis (Presidente FICC) IL MINISTRO DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO

Disposizioni applicative in materia di contributi alle attività e alle iniziative di promozione cinematografica e audiovisiva di cui all’articolo 27 della legge 14 novembre 2016, n. 220, recante “Disciplina del cinema e dell’audiovisivo”

ELENCO DEGLI EMENDAMENTI PROPOSTI DALLA FICC In grassetto proposte di integrazioni e/o modifiche e proposte in decreto da cancellare

Emendamento integrativo n. 1 modalità previste nel presente decreto e come colare riferimento a: Emendamento all’art. 3, comma 1), lett. f), ulteriormente specificate in appositi bandi 1) iniziative di internazionalizzazione del set- punto 1. emanati dalla DG Cinema, ove previsti, per fa- tore e di promozione, anche a fini turistici, Articolo 3, comma 1 vorire le seguenti attività e iniziative: dell’immagine dell’Italia attraverso il cinema Tipologie di attività ammesse al contributo f) iniziative di particolare rilevanza per lo svi- e l’audiovisivo; tali iniziative possono essere Il Ministero concede contributi, secondo le luppo del cinema e dell’audiovisivo, con parti- segue a pag. successiva 3 n. 52

segue da pag. precedente secondo le seguenti percentuali: La bustina del Dott. Tzira Bella svolte anche tramite la società Istituto Luce- a) il 20% è assegnato per le iniziative realizza- Cinecittà, le associazioni nazionali di cultura te in comune tra due o più associazioni nazio- Scrivete a: Dott. Tzira Bella, C/O Laboratorio Veterinario cinematografica e la Federazione Interna- nali di cultura cinematograficae/o in concerto della Dott.ssa Zira, Planet of the Apes. zionale dei Circoli del Cinema (proposta inte- con associazioni di Federazioni internazionali Il Dott. Ubaldugo Tzira Bella grazione); tra loro confederate, al fine di promuovere i Da non credersi! Infatti non ci credo! Ma il di- Emendamento n. 2 valori della pace e delle diversità culturali tra ritto di cronaca è religione! Riceviamo e pub- tutti i paesi, nel rispetto delle direttive ema- blichiamo. E poi! Vogliamo dirlo? Grazie a Emendamento all’art. 9, comma 1) nate dalla C.E. (da integrare); Francesco i miracoli e le reliquie non turbano Articolo 9 più nessuno, anzi pro-muovono il turismo re- Contributi per il sostegno alle attività di diffusione Emendamento integrativo n. 8 ligioso in tutto il mondo, con somma gioia del- della cultura cinematografica svolte dalle associa- Emendamento all’art. 9, comma 3, lettera c) le compagnie aeree, di navigazione, autotra- zioni nazionali di cultura cinematografica sporti su gomma e rotaia. 1. La DG Cinema emana annualmente un bando Articolo 9 (da cassare), nell’ambito delle risorse disponibili, comma 3 indicate all’articolo 3 del presente decreto alle attivi- . Le risorse di cui al comma 1 sono ripartite se- Miracolo! Anzi, due!! tà di cui all’articolo 2, comma 2, lettera c) (da mo- condo le seguenti percentuali: dificare con emendamento successivo, n.b. a) …...... Pari e patta non ha niente a che vedere con l’attività delle b) …...... associazioni culturali cinematografiche, pos- c) il 30% è assegnato a ciascuna delle associa- 1. Miracolo a New York: sibile sovrapposizione di un copia-incolla col zioni nazionali di cultura cinematografica in la Vergine appare in un punto 2. lett. c) dell’Art. 7 su ‘Conservazione, relazione al numero di circoli tronco d’albero. Proces- restauro e fruizione del patrimonio cinemato- di cultura cinematografica ad essa aderenti e sioni di cattolici ispanici grafico ed audiovisivo’), predispone entro attivi alla data di presentazione della doman- muovono verso West ______(indicare data) l’erogazione di contributi da di contributo e alla loro distribuzione sul New York, cittadina a ad attività di diffusione della cultura cinematogra- territorio nazionale (criteri?), in proporzione poca distanza da New fica svolte dalle associazioni nazionali di cultura ci- alla dimensione, alle spese fisse generali e a York, per vedere l’albero nematografica, di seguito, nel presente articolo: “as- quelle di gestione annuale della struttura dove è comparsa l’im- sociazioni”. dell’associazione (da integrare); magine. La Chiesa cat- tolica prende le distanze Emendamento n. 3 Emendamento aggiuntivo n. 9 Dott. Tzira Bella e stabilisce, con Bolla Si- Emendamento all’art. 9, comma 2) gillata, che tra l’enclave romana di San Pietro e Comma 2. Il bando (da cassare) e sostituire Emendamento all’art. 9, comma 3, lettera d) la capitale morale degli USA, corrono 6892 con decreto prevede: (nuovo) km. La cittadina è nota per il suo alto tasso di criminalità e perché il suo primo cittadino è Emendamento n. 4 d) all’atto del bilancio consuntivo, sarà com- accusato di pirateria informatica. Più precisa- Emendamento all’art. 9, comma 2), lett. c) pito del Consiglio superiore del cinema e mente nel tronco di un Gink(g)o biloba, (il no- c) le procedure di selezione e valutazione delle dell’audiovisivo valutare se le risorse asse- me dell’acerrimo nemico di Diabolik, qualcosa domande e i relativi criteri di valutazione legati gnate possano essere ripartite secondo per- vorrà pur dire) i fedeli distinguono chiaramen- al valore storico,artistico e culturale del patrimo- centuali diverse da quelle indicate nelle lette- te l’immagine di Notre-Dame di Guadalupa, fi- nio da restaurare e delle connesse attività di va- re a), b) e c), ma che comunque non superino gura maggiore del cattolicesimo messicano e lorizzazione e diffusione presso il pubblico; (tut- il 10% di quelle indicate. chiedono che venga dichiarato monumento na- to il comma c. da modificare come da zionale. Attorno, la polizia ha eretto delle bar- emendamento successivo) riere per proteggere l’albero dall’assalto dei fan della madre di Gesù che cercano ramoscelli da Emendamento sostitutivo n. 5 La FICC al 39 piantare a talea nei giardini di casa, nella spe- Emendamento all’art. 9, comma 2), lett. c) ranza di avere tra qualche anno alberi propri, MIFF Moscow con l’immagine di Maria o almeno di sua cugi- n.b. - da sostituire il comma c) con la defini- international Film na Elisabetta, o altri parenti prossimi dell’As- zione presente nell’art. 6, comma d) (con una sunta. La chiesa cattolica locale ha richiesto il aggiunta finale), cassando di questo la parola Festival monopolio sulla vendita delle talee; alla Chiesa selezione: di Roma andrebbe il 10% del ricavato: a maggior c) le procedure di valutazione delle domande e i gloria di Pietro, e si gapiscie!! criteri di valutazione delle stesse, legati al loro La Legge cinema delegittima il valore di as- 2. Miracolo in Africa Occidentale: un albero di valore e impatto culturale nella crescita e forma- sociazioni culturali cinematografiche -co frutta, forse uva Chardonnay, appare in una zione del pubblico, in piena coerenza con l’art. 3, me la FICC, che in altri paesi come la Russia statua di arenaria della Madonna in una zona lett. f) della presente legge. hanno invece la più ampia considerazione. desertica del Burkina Faso, un’area arida del La FICC presente nella giuria internazio- Sahel priva di organismi vegetali, abitata da Emendamento integrativo n. 6 nale al Festival cinematografico interna- Tuareg, Peul e Hausa. Immediata la polemica Emendamento all’art. 9, comma 2), lett. e) zionale di Mosca MIFF presso il cnema tra una nota multinazionale di biotecnologie e) i tempi e le modalità di realizzazione dei Oktjabr. E’ questa la seconda volta in asso- agrarie, che considera la pianta transgenica, progetti e delle attività annuali in program- luto che la FICC viene invitata a partecipare dunque legittimamente sua e le tribù locali, mazione (da integrare); a questo importante evento culturale inter- per i diritti di proprietà e immagine del pre- nazionale. E’ stato presente il presidente zioso vitigno. Il Sant’Uffizio, per ora, tace. Emendamento integrativo n. 7 della FICC Marco Asunis. La 39^ edizione è Emendamento all’art. 9, comma 3, lettera a) durata dal 22 al 29 giugno. Incoronata Assunta di Domenica Articolo 9 e 3. Le risorse di cui al comma 1 sono ripartite Angelo Ugazio Sangiovese 4 [email protected] Americani di James Foley. Il capitalismo come tara ereditaria Nello stesso periodo che un buon uomo dovrebbe cogliere al vo- in cui i produttori lo. Mostrandosi come una contraddizione Stanley R. Zupnik e in termini, il sogno americano di Reagan Jerry Tokovsky con- porta i quattro protagonisti, quattro lavora- trattano con David tori che avevano sempre fatto gruppo, che si Mamet per l’acquisi- erano sempre aiutati tra loro con solida- Andrea Fabriziani zione dei diritti di rietà, ad entrare in una rete di competizio- Glengarry Glen Ross, Ja- ni, a “barare” sia con se stessi che con i loro mes Foley si fa notare dal grande pubblico potenziali clienti, invischiati in un gioco grazie al suo secondo lungometraggio, A di- crudele. Uno spietato schema dog eat dog in stanza ravvicinata con Sean Penn e Chri- cui Foley si permette anche di rappresenta- stopher Walken, che piace molto anche agli re visivamente i suoi personaggi con vivaci- ambienti hollywoodiani, ed in particolare ad tà ed efficacia, dalle atmosfere sognanti alla Al Pacino. È proprio l’attore ad avvicinare il Chagall che incorniciano gli sforzi estremi regista per proporgli il progetto di un film im- di Levene, al telefono sotto una pioggia perniato sull’opera del drammaturgo e sulla sferzante, alla rappresentazione disperante critica al capitalismo reaganiano. Il risultato è della vita urbana notturna derivata da Hop- ben oltre le aspettative della New Line, imbar- per. Una spietatezza, che risulta oggi, a li- catasi nel progetto e che, fino al ‘91, aveva pro- vello più ampio, di un’attualità disarmante. dotto soprattutto film modesti ed alcuni- di Un persistente bisogno di prevaricazione ventati poi dei cult, come Nightmare – Dal del prossimo è il minimo comun denomina- profondo della notte di Wes Craven. Il turpilo- tore, l’arroganza è un bel vestito che gli uo- quio mette in agitazione la produzione che mini vestono per sentirsi più potenti. non sa come commercializzare il film, e opta Un’apparente cecità (leggi ignoranza) è la per una strategia pubblicitaria decisamente sfrenati e della borsa di New York con gli miglior medicina contro chi vorrebbe sotto- fallimentare in cui il film sembra quasi un agenti di borsa rampanti thriller, con giochi di chiaroscuri e tagli veloci di Wall Street di Oliver Sto- di montaggio. Una musica di tensione sosti- ne. Ma Americani di James tuisce la colonna sonora jazz composta appo- Foley non è solamente la sitamente da James Newton Howard. Al bot- rappresentazione critica teghino risulta, se non un flop, un prodotto del sistema economico ca- dall’incasso modesto. La sua qualità è invece pitalistico, ma anche delle ben altra storia e forse testimonia il fatto che vittime che quello stesso un adattamento così acuto dell’opera di Ma- sistema crea. Mamet stu- met era necessario. L’idea viene in mente, per dia a fondo il linguaggio la prima volta, ad Irvin Kershner, autore di dei venditori, i loro atteg- Star Wars: Episodio V – L’impero colpisce ancora, giamenti e la loro gestuali- ma il regista, ferrato sulla fantascienza com- tà. Nel ’69, anni prima merciale, abbandona il progetto nell’89, la- dell’avvento del presidente/ sciando i due produttori senza alcuna major attore, passa diversi mesi Foley cita “I Nottambuli” di Hopper disposta a contare su di loro e su di un film dal in un’agenzia immobiliare linguaggio così aggressivo e violento e dai te- di Chicago in cui il lavoro è mi scottanti. L’opera, infatti, riprende molti sempre una corsa contro il elementi e temi dei precedenti lavori mame- tempo, propone in vendita tiani, ad iniziare dalla concezione dei perso- proprietà ai limiti della de- naggi: un gruppo di lavoratori, ultime ruote cenza e coinvolge clienti in del carro, stressati e oppressi dalla realtà eco- operazioni al limite della nomica e sociale americana, qui rappresenta- legalità. I protagonisti si ta dall’agenzia immobiliare Rio Rancho. Il col- trovano a dover prima se- legamento con il commesso viaggiatore di durre tali vittime e poi a Miller è evidente: entrambi mettono in scena cannibalizzarsi tra loro le problematicità di una figura archetipica nella seconda parte del dell’immaginario e della società statunitense, film, truffando, mentendo, il venditore, triste simbolo di tante dinamiche seducendo, a volte implo- e politiche e sociali del novecento americano. rando, come fa il Levene di Citazione di Marc Chagall Di nazionalità spiccatamente a stelle e strisce Jack Lemmon nelle prime e di origini ebraiche, dediti alla sottile e affa- scene, tutti con l’unico fine di vincere una El lineare che l’individuo dovrebbe sollevarsi scinante arte della vendita, i protagonisti so- Dorado. Finalità irrisoria: nessuno di loro insieme alle masse e non dalle masse. Il pro- no un prodotto della politica conservatrice di vuole davvero vincere la Cadillac, tranne forse fitto e la soddisfazione dei propri interessi Ronald Reagan, che ostenta la potenza e la su- il Ricky Roma di Pacino, il venditore più quo- permea la psicologia di tutti i protagonisti, periorità del paese in termini di forza militare tato, il primo della classe. Per gli altri si tratta mostrandosi come tara ereditaria che forse ed economica. Gli Usa si arricchiscono, pro- di restare a galla, di non essere licenziati e di l’America si porta dietro da secoli, tanti sperano in maniera quasi arrogante, con un non confessare a loro stessi di aver tremenda- quanti quelli che costituiscono la sua (bre- senso di eccitante benessere diffuso sui ceti mente fallito la loro scalata sociale al successo, al ve) storia. altolocati, mentre all’opposto, la forbice eco- perseguimento del sogno americano. Un ideale, nomica allontana dal centro i ceti meno ab- questo, secondo cui gli Usa si offrono costante- bienti. È il periodo dell’ascesa degli investimenti mente come la terra delle infinite opportunità Andrea Fabriziani 5 n. 52

Al cinema La tenerezza Regia di . Un film con Renato Carpentieri, , Giovanna Mezzogiorno, Micaela Ramazzotti, Greta Scacchi, Maria Nazionale. Sceneggiatura: Gianni Amelio, Alberto Taraglio; Fotografia: Luca Bigazzi; Montaggio: Simona Paggi; Genere Drammatico - Italia, 2017, durata 103 minuti. Distribuito da 01 Distribution. Non mi dispiacerebbe, comunque, essere un gatto, uno che non si lega mai davvero a nessuno, uno che “decide” di amare perché, in fondo, non ne ha bisogno e se la sa vedere anche da solo. Mi piacciono i tipi che se la cavano senza rompere le balle agli altri. Ecco, se dovessi rinascere animale (il che, dati i miei numerosi peccati, è un’eventualità da non scartare) vorrei essere un gatto. L. Marone, La tentazione di essere felici, Longanesi

Qualche volta con- tempo) ma ciò che importa in ogni caso, al di davanti ad una Corte (e nella vita). Appare evi- frontare romanzo e là dei molti tradimenti nel passaggio da un dente sin da questo momento che l’espressio- film può risultare irre- linguaggio all’altro, è che Amelio con questo ne grave stampata sul suo volto non è appa- sistibile, anche se di suo ultimo lavoro torna a toccare (dopo aver rente o momentanea, bensì la maschera che frequente si risolve in diretto alcuni film meno riusciti) livelli decisa- indosserà lungo tutto il film, mostrando (in un’ operazione delu- mente alti di scrittura, per aver confezionato una primis al figlioletto) tutto il disagio esisten- dente: spesso si fini- sceneggiatura di grande intelligenza, equilibrio, ziale, la solitudine e la rabbia che le cresce sce col propendere in intensità, finezza e spessore (dialoghi perfetti, dentro, dopo che (tra le altre cose capitatele favore del testo scrit- nessuna smagliatura o vuoto, ove anche i si- nella vita) il compagno che aveva conosciuto to, non fosse altro per- lenzi hanno un loro peso e grandissima im- in Egitto durante lo studio della lingua, l’ha ché di rado la pellicola portanza) e di regia, raggruppando un ottimo abbandonata con un figlio, senza nessun ri- riesce a condensare in cast capeggiato da un Renato Carpentieri di pensamento. Stupisce ma solo in parte questo un paio di ore ed effi- inarrivabile bravura, che riesce, in parte, ad incipit, non tanto per l’avversione di Elena cacemente una storia oscurare le buone prove di Elio Germano e verso l’imputato mendace (o sedicente tale), che abbiamo letto im- Micaela Ramazzotti ed esaltando al meglio la quanto perché introduce la complessità di un Giulia Zoppi maginandoci un mon- recitazione di Giovanna Mezzogiorno (rien- personaggio dedito pervicacemente a ricucire do. Il romanzo si dilunga in dettagli, i dialo- trata dopo qualche tempo al cinema dopo una le ferite che gravano su una quotidianità sco- ghi scorrono senza tempo, perciò le rare volte pausa e, a mio parere, nella forma migliore). moda e dolente a cui la Mezzogiorno dona in cui la sfida è vinta dalla pellicola, per il cine- Discostandosi per più di un aspetto dal ro- una credibilità di stupefacente efficacia (a filo / lettore è sempre una goduria: cosa me- manzo, La tenerezza racconta di Lorenzo, un partire dall’abbigliamento castigato monoco- glio di un film ci può restituire la bellezza di avvocato napoletano in pensione che vive da lore e dall’opacità di uno sguardo spento e un racconto immortalando volti, espressioni solo in un grande appartamento nel centro malinconico). Elena è una donna in affanno e gesti nella memoria, una volta per sempre? storico di Napoli, cercando di svicolarsi che sta cercando di ricomporsi attraverso il La lettura de Il nome della rosa per esempio, fu dall’abbraccio insistito della figlia Elena (Gio- rapporto con Lorenzo, l’anziano padre scor- talmente piacevole ed appassionante, che ne vanna Mezzogiorno) e del figlio minore Save- butico, ma l’operazione non sembra affatto imparai interi brani a memoria e anche se l’o- rio (Arturo Muselli) con i quali intrattiene un semplice, niente fa presagire che ci riuscirà pera di Annaud non poteva competere sullo rapporto distratto e risentito, covando ranco- più: quel padre scomodo, irresistibilmente stesso piano con quella di Eco, ancora oggi a ri e cinismo e rimuginando sul passato. La tranchant al limite del maleducato, rappre- distanza di anni, vedo lo sguardo di Adso da scena iniziale insiste sul volto tirato di Elena senta infatti il vulnus principale da superare Melk rivolto verso Guglielmo da Baskerville e durante il lavoro in tribunale dove è traduttri- per ritornare alla vita, nonostante un figlio da mi rallegro di aver conosciuto sia il romanzo ce dall’arabo all’italiano. Come di consueto la crescere. Lorenzo dal canto suo, sta finalmen- che l’opera cinematografica, entrambi indi- donna deve riferire della dichiarazione di un te godendosi la vecchiaia ed è consapevole menticabili, per la loro parte. Sembra che il imputato ma con nostra grande sorpresa, non della sua asprezza, pur senza coltivare alcun romanzo La tentazione di essere felici di Lorenzo si limita a svolgere il suo compito, bensì si sca- senso di colpa: Sono un vecchio egoista. Degli al- Marone (qui nella veste di soggettista) sia sta- glia verso l’uomo che a sua dire starebbe men- tri me ne frego. Ci riuscirò anche questa volta? to commissionato a Gianni Amelio dopo il no- tendo e lo dichiara risentita, rimarcando la (ibidem) Il vecchio intrattiene un bellissimo tevole successo editoriale (14 ristampe in breve sua ostilità verso chi rende falsa testimonianza segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente Cerca invano di comprarlo offrendo una cifra rapporto solo con il nipotino, un silenzioso e molto alta ma il negoziante non intende ven- intelligente bambino impegnato a gestire le derlo, facendo scattare in lui una reazione nevrosi materne e il suo pessimo carattere, ed ambigua (anche se qui l’attore non riesce è solo con lui che riesce a lasciarsi andare sen- completamente ad equilibrare autocontrollo, za rabbia o cattiveria. Tutto sembra scorrere paura e vertigine) che oscilla tra angoscia e fu- inalterato nella vita di Lorenzo fino al giorno rore silenzioso. Quando lo rivediamo poco do- in cui incontra sulle scale di casa una giovane po rifugiato in un bar solo con se stesso di donna Michela (Micaela Ramazzotti, brava fronte alla propria instabilità emotiva, siamo anche questa volta, ma la vorremmo vedere colti da un sentimento di pena profonda, co- sa niente di lui da giorni e la figlia lo cerca in- alle prese con delle caratteristiche diverse dal- me ogni volta che ci imbattiamo in una perso- sistentemente, preoccupata per il suo cuore le consuete in cui mostra grande abilità nel ri- na sofferente e impaurita. La tragedia è alle instabile. Sopraggiunta la morte anche per la velarsi ingenua, naif, provinciale e sincera- porte. Lorenzo sta rincasando, è già buio e povera Michela dopo settimane di coma, per mente generosa) che lo conquista sin dal una pioggia torrenziale impedisce di vedere Lorenzo non ci sono più scuse, deve ripren- primo istante grazie ad uno sguardo dolce e ad un palmo di naso. Giunto al suo portone, dersi e tornare alla vita normale, ma il suo smarrito. Lorenzo che era stato rinchiuso in fatica a convincere polizia e carabinieri di es- cuore è fragile e ha un sussulto che lo costrin- un lungo matrimonio senza amore per molti sere un inquilino dell’edificio e di voler rien- ge a fermarsi e rallentare. In questo frangente anni, dopo la morte della moglie (tradita con trare a casa, ma ci riesce. Sulle scale incontra intanto, Saverio sta completando i lavori nel un’altra donna per lungo tempo) ha chiuso portantini che imbracciano barelle e un clima suo nuovo locale e invita la sorella a visitarlo, sentimenti e passioni in un cassetto senza av- facendole trovare inaspettatamente un vec- vertire alcun bisogno di recuperarli, ma que- chio amore (il breve cameo di Giuseppe Zeno) sto incontro sembra scuoterlo sin dal primo con la speranza di toglierla per qualche istan- momento, tanto da indurlo ad aprire alla nuo- te dalla monotonia in cui vive. La tensione ac- va vicina di casa il suo appartamento di “sca- cumulata e le paure che la inseguono da anni polo”, come non aveva mai fatto prima. E’ l’i- però, hanno un effetto deflagrande in lei. La nizio di un’amicizia che scuote una routine “vecchia” coppia si guarda negli occhi, l’uomo consolidata e forse anche stanca, introducen- pronuncia qualche parola gentile alla sua ex do una ventata di tenerezza dentro una vita ma la reazione di Elena è quella di scoppiare grigia e sempre uguale. Michela è sposata a in un pianto disperato (concentrando in quel Fabio (Elio Germano), un ingegnere navale gesto, la sua totale e irrimediabile tristezza, del nord est, hanno due figli piccoli, carini e mortifero: ci vorrà tutto il suo fiato e il suo co- dando modo alla Mezzogiorno di far mostra divertenti e sulle prime appaiono allo scafato raggio per entrare nell’appartamento dei vici- Lorenzo, uniti e sinceramente appagati. Ciò ni e trovarli uniti nella morte, trivellati da col- che il vecchio evita di fare con Saverio e Elena, pi di pistola; solo Michela è sopravvissuta alla lo vive intensamente con Michela e Fabio, ge- follia del marito, ma la sua situazione è gra- nerando nei figli un sentimento di gelosia e vissima, la donna è in fin di vita. Inizia così il rammarico al quale, come al solito, reagisce calvario di Lorenzo in ospedale per assistere infischiandosene. Girato in una Napoli- bor la giovane intubata e in coma. L’uomo non si ghese che nulla concede alla cartolina, foto- dà per vinto, quella per Michela diventa la sua grafata sotto una luce mai troppo calda e av- nuova sfida contro il mondo. Si finge il padre volgente (a sottolineare il clima freddo in cui della ragazza e per giorni e notti non si muove si muovono Lorenzo, Elena e Saverio) gli dalla sala di aspetto, mentendo agli infermieri esterni sono rari quanto i sorrisi sui volti dei nostri personaggi, anche se il connu- di una grande prova, nella quale un momento bio dell’avvocato con i nuovi vicini di casa, di pura angoscia, ha la forza di apparire come sembra ora preludere a dei cambiamenti posi- il peso del mondo precipitatole sulle spalle) e tivi. Purtroppo però l’idillio sta per finire...Un di fuggire. Tornata alla vita di tutti i gior- pomeriggio Lorenzo scorge tra i passanti del- ni Elena scopre che il padre è vivo e all’ospe- la galleria Umberto I i suoi nuovi amici seduti dale lo trova al suo “meglio”, sardonico e re- ad un caffè. Pochi istanti dopo vede accostarsi spingente, come sempre. Siamo quasi al al loro tavolo un giovane ambulante di colore termine della storia e di nuovo in tribunale che vuole vendere un accendino, ma Fabio ri- e ai figli, pur di restare in attesa del risveglio. dove Elena ripropone la scena con cui si era fiuta l’acquisto. L’ambulante insiste e così do- Nella solitudine dell’ospedale ha modo così di aperto il film: durante la traduzione della de- po vari dinieghi, l’ingegnere perde la pazienza conoscere fugacemente Aurora (una Greta posizione di un imputato si interrompe e inizia ad inveire contro il ragazzo, attirando Scacchi irriconoscibile) che parlando del fi- all’improvviso per citare i versi di un poeta verso di sé l’attenzione di passanti e commer- glio, gli descrive Fabio da bambino, una crea- arabo che parlano della necessità/urgenza di cianti. Il clima intorno alla scena è raggelato e tura problematica e anaffettiva e forse una tornare sempre a casa, sia quel che sia… ma a non basteranno le scuse di Fabio al giovane (la vittima predestinata alla carneficina. Ciò che differenza di prima, questa volta Lorenzo è in scena è molto commovente perché cristallizza Lorenzo non ha dato ai figli e alla moglie tra- ascolto dietro ad un vetro, in silenzio. E’ arri- due solitudini incomparabili ma reali) per al- dita, lo sta restituendo alla giovane morente, vato il momento per Lorenzo di comprendere lontanare i dubbi che cominciano ad insi- ciò che ha mancato con l’amante di lungo cor- tutta la fatica che Elena si porta addosso, in- nuarsi in Lorenzo su quel timido e taciturno so (un’efficace ed intensa Maria Nazionale nei sieme alla sua paura di vivere, ed è il momento ingegnere, simpatico e molto riservato, quan- panni di Rossana, donna semplice e sincera) è finalmente di raggiungerla su una panchina do non impacciato e leggermente complessa- disposto a farlo adesso, purché la vittima si ri- dove è in pausa, per farle sentire quell’amore to. Poche scene dopo infatti, ritroviamo Fabio prenda. Inutile dire che la “scomparsa” di Lo- che le ha sempre negato con ostinato egoismo. camminare a passo incerto tra i vicoli del cen- renzo è per Elena motivo di preoccupazione. I In questo gesto tenero e senza parole è rac- tro con un’espressione smarrita e senza méta. suoi figli sono abituati ai suoi lunghi silenzi e chiusa la bellezza struggente di questo film All’improvviso si ferma davanti ad una vetrina alle sue fughe, ma ora è diverso, il vecchio avvo- importante. e scorge un vecchio giocattolo che gli è familiare. cato è introvabile, nessuno lo ha visto, nessuno Giulia Zoppi 7 n. 52 Francesco Rosi urbanista Di norma i discorsi che le grandi personalità della cultura pronun- ciano quando ricevono lauree ad honorem so- no di scarso interesse, risolvendosi in un as- Stefano Macera semblaggio di frasi di circostanza che poco o nulla aggiunge alla comprensione del loro per- corso intellettuale e creativo. Fa eccezione, a no- stro avviso, la lectio doctoralis che Francesco Rosi (1922-2015) ha rivolto alla platea della facoltà di Architettura dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, in occasione del conferi- mento, nel gennaio 2005, della laurea in Piani- ficazione territoriale urbanistica ambientale1. Un riconoscimento ancorato a una logica ben più seria di quella adottata in molti atenei, che tal- volta trasformano persone illustri in dottori al solo scopo di ottenere visibilità sui giornali. Il punto è che, in una prestigiosa opera rosiana come Le mani sulla città (1963), si è vista la con- ferma di una precisa potenzialità del cinema, mezzo capace di descrivere e interpretare i mutamenti che segnano un territorio. Ora, dalla sua realtà, perché fosse questa a” sugge- Piano Regolatore, può essere raggiunta da in- questa serietà d’approccio da parte dell’istitu- rire “la struttura drammatica della storia”. Ma frastrutture realizzate a spese della collettivi- zione accademica ha indotto Rosi a circoscri- il film in questione ha richiesto anche uno tà, aumentando a dismisura il suo valore. In- vere al minimo le formalità per restituirci a un sforzo conoscitivo di tipo diverso, volto a somma, le parole di Nottola stanno a indicare tempo la sua visione della settima arte e le sue comprendere l’assetto urbanistico del capo- il rifiuto di ogni laccio all’attività del costrut- opinioni in materia di urbanistica. Per quanto luogo campano. Come il regista ha ricordato tore e l’estraneità a qualsiasi riflessione sul attiene al primo aspetto, il celebre regista ha più volte, su questo fronte molte informazioni bene comune. Il secondo punto di vista è oggi tenuto a sottolineare il suo peculiare modo sono venute dall’architetto e uomo politico meno diffuso o, per meglio dire, trova l’ade- d’intendere il rapporto con il pubblico, a ben Luigi Cosenza (1905-1984), la cui lunga attività sione di associazioni ambientaliste, organi di vedere lontano anni luce da quello oggi domi- professionale si è coerentemente attenuta a nante, che contempla solo fruitori-consuma- nitidi principi etici e a una concezione del co- tori di merce audiovisiva. Egli, infatti, ha sem- struire attenta anche alle esigenze delle classi pre affidato al cinema il compito di “offrire sociali subalterne. Uno scambio, quello con stimoli alla riflessione (…) in un pubblico chia- Cosenza, che di certo ha aiutato Rosi a perve- mato a partecipare come interlocutore e non nire a una maggiore intelligenza delle que- soltanto come passivo spettatore”. Non a caso, stioni urbanistiche. Nella lectio doctoralis, i suoi film hanno spesso centrato l’obiettivo di confermando la sua vocazione di artista sen- suscitare discussioni tali da non coinvolgere i sibile ai maggiori problemi del paese, egli si soli addetti ai lavori. Questa capacità di solle- dichiara contrario alla spinta a “sostituire lo citare gli spettatori si lega fortemente alla po- strumento urbanistico del Piano Regolatore, etica derivata dal neorealismo dell’autore, che che passa al vaglio delle istituzioni democrati- in varie occasioni ha evidenziato il nesso tra le che, con l’urbanistica negoziale tra le parti”. sue opere e quel cinema che, nel secondo do- Anziché essere discusse tra pochi soggetti, le poguerra, ha portato la cinepresa nelle strade, grandi scelte concernenti lo sviluppo di una documentando i mali del paese per contribui- città debbono portare a un confronto conti- re alla sua rinascita civile e morale. Indicativa, nuo nelle sedi in cui i cittadini sono rappre- in quest’ottica, è la fase iniziale della realizza- sentati. Va sottolineato che in Le mani sulla cit- zione di Le mani sulla città, in cui Rosi e lo scrit- tà proprio il Consiglio Comunale è il luogo in tore e sceneggiatore Raffaele La Capria anda- cui si svolge un confronto serrato tra modi ir- vano in giro per Napoli “per” farsi “investire riducibilmente diversi di approcciare il tema W. Veltroni sindaco 2001-2008; G. Alemanno sindaco dell’espansione della metropoli. Uno dei quali 1 La lectio doctoralis Una città un 2008-2013 film può essere letta sul sito dell’Università è ancora fortemente presente: è quello enun- Mediterranea di Reggio Calabria: www. ciato al principio del film dall’imprenditore stampa alternativi e intellettuali non asserviti, unirc.it. Ma è stata pubblicata anche nel libro Edoardo Nottola. Rivolgendosi ai suoi colla- ma non riesce ad attraversare i luoghi della Con Francesco Rosi a lezione di urbanistica, boratori, il personaggio magistralmente in- politica istituzionale. Nel film viene espresso edito nel 2012 da Città del Sole e curato da En- terpretato da Rod Steiger si esprime in questi dal d’opposizione De Vita, peral- rico Costa, già Ordinario di Urbanistica in termini: “ Lo so che la città sta là, e da quella tro non interpretato da un attore di professio- quell’ateneo e, dal 2016, Professore emerito. Il parte sta andando perché il piano regolatore ne, ma da un collega nella vita reale: il comu- volume è ricco di interventi sia di critici cine- così ha stabilito. Ma è proprio per questo che nista Carlo Fermariello (1925-1997), che ha matografici che di architetti e urbanisti, men- noi da là dobbiamo farlo arrivare qua”. Laddo- portato sullo schermo assai più che il riflesso tre un Dvd allegato contiene un’interessante ve, ricorda il regista, qua sta per area agricola delle battaglie per anni combattute, nel segno intervista al regista. che, una volta diventata edificabile, in barba al segue a pag. successiva 8 [email protected] segue da pag. precedente Cinema e letteratura in giallo della passione e della competenza, dalla si- nistra partenopea. Per rendere ancor più chiaro questo approccio Rosi cita uno dei Il grande sonno (1946) di Howard Hawks maggiori intellettuali italiani del secolo scorso, lo storico dell’arte Carlo Ludovico Cast: Humphrey Bogart, Lauren Bacall, John Ridgley, Martha Ragghianti (1910-1987). A detta del quale “la Wickers, Dorothy Malone, Peggy Knudsen conoscenza effettiva dell’insediamento delle comunità umane, implica la ricostruzione di L’uscita come volume Come già in “Falcone maltese” Bogart si con- tutte le condizioni della vita sociale: econo- inaugurale in una del- ferma la vera incarnazione del detective soli- mia, diritto, rapporti della proprietà, strati- le tradizionali collane tario e misogino, dalle battute sempre pronte grafia dei ceti, dinamica delle forze, psicolo- estive di gialli e noir e pungenti. E’ anche un sentimentale ma sen- gia e comportamento, produzione di beni e de Il grande sonno di za mai venire meno al proprio rigore morale. cultura”. E “una urbanistica seria non è con- Raymond Chandler mi Dopo questo suo exploit solo Roberty Mi- cepibile fuori di questi termini, cioè se non ha fatto voglia di rive- tchum riuscirà a ricreare un qualcosa di al- ha come premessa e fondamento” quel “pia- dere il film realizzato trettanto significativo. La grandezza di- Bo no sociale economico”, che può esser di so- Giuseppe Previti nell’immediato dopo- gart viene condizionata, se possibile, dalla stegno nella determinazione “della misura e guerra da Howard splendida Lauren Bacall, dando vita a una ec- delle funzioni dell’edilizia pubblica e priva- Hawks. Il grande sonno, quello da cui non si citazione erotica alimentata dal desiderio e ta, industriale e residenziale, delle reti stra- ridesta, quello freddo della morte, notti buie e dal pericolo. Il regista, Hawks, molto furbe- dali e della distribuzione dei servizi...”. Dun- piovose. Questi i tratti fondamentali, oltre i scamente sfrutta abilmente la passione “reale” que, l’urbanistica è un sapere composito, tanti cadaveri, della pellicola di Hawks. Un tra i due, con dialoghi molto allusivi. Anzi il strettamente intrecciato con altre conoscen- film cupo e livido, un cielo senza luna, una ter- film fu girato nel 1944, ma per la concomitan- ze utili alla definizione della convivenza ci- ra fredda che ricopre questi corpi addormen- za con la guerra la Warner Bros decise di non vile. E l’assetto di una città dev’essere parte tati. Un’atmosfera senz’altro mutuata dalle to- farlo uscire. Fu proiettato nel 1946 e Hawks ne di una pianificazione più ampia, concernen- nalità in bianco e nero del romanzo stesso. approfittò per inserire dialoghi molto- “cal te tanto l’individuazione della sua vocazione “Cosa importa dove si giace quando si è mor- di”, vedi il dialogo al ristorante nel club ippi- economica, cioè delle attività produttive che ti?”, si dorme il grande sonno, il resto si considerano prioritarie, quanto le moda- cosa importa? “E si dorme il grande lità volte a garantire a tutti l’accesso ai servi- sonno senza preoccuparsi di essere zi e alla mobilità. Su queste solide basi - ci morti ma solo, di essere caduti nel leta- sembra evidente - risulta più facile armoniz- me...”. Così dice il libro, così ripete il zare gli interessi dell’imprenditoria privata film, che è dominato da un senso di ne- con quelli della collettività. In loro assenza, ro assoluto. Un “noir atipico” senza la lo stesso strumento del Piano Regolatore voce fuori campo che ci illustri il senso può essere snaturato o non produrre gli ef- del titolo, non vi sono flashback, né si fetti desiderati. Leggendo le parole di Rag- ricorre al grandangolo o a immagini di ghianti, in effetti, non possiamo fare a meno forte contrasto, che si affida alla sola forza dei dialoghi, con varie modula- di pensare a Roma e al deludente esito del “Il grande sonno” (The Big Sleep) Di Howard Hawks Con zioni di inquadrature e montaggi. Cer- Piano Regolatore della Giunta Veltroni. Cri- Humphrey Bogart, Lauren Bacall, Martha Vickers (1946) ticato duramente da associazioni ecologiste tamente possiamo parlare di “hard-boi- come Legambiente per l’eccessivo consumo led”, di cui Chandler fu validissimo esponente. co. E anche il finale non interessa tanto per- di suolo, esso non si è fondato su nessun pia- L’investigatore privato è definito “suola”, il ché ci fa scoprire il colpevole perché Marlowe no sociale economico e per questo si è ridot- nostro protagonista è Marlowe, detective pri- e Vivian sono insieme. Una sorpresa del film to a dare un ordine alle spinte provenienti vato che viene assunto da una famiglia tanto si rivelò Marta Wickers che gioca a fare la dai diversi costruttori, che hanno finito per facoltosa quanto immorale e viziosa. Insom- bimba perversa e ingenua, rubando spesso la prevalere su tutte le altre istanze, a partire ma tutto lo squallore possibile che si può anni- scena alla Bacall. Più che per la durata di appa- da quelle ambientali. Di più, di associazione dare nella c. d. “buona società” dell’epoca. Va rizione, di rilevante portata è la figura del ge- in associazione, la nostra mente torna alle ricordato che la sceneggiatura fu affidata al nerale, che prova pena e disgusto per le mise- concitate sedute del Consiglio Comunale del premio Nobel William Faulkner. Il film, con rie umane che lo circondano. Con lui subito film di Rosi. E quindi al ruolo svolto da De Vi- dialoghi serratissimi e fedeli al romanzo, con Marlowe lega proprio per il loro atteggiamen- ta-Fermariello: nessun rappresentante popo- un’atmosfera claustrofobica, colma di para- to critico e distaccato verso le cose. E del resto lare, a Roma, si è mosso con la medesima de- noie, minacce, sospetti, tradimenti che però l’aspirazione di Marlowe, pur avendo a che fa- terminazione quand’era in discussione il vengono ravvivati da un continuo scoppiettio re con gli esseri più squallidi della società, è di Piano Regolatore; c’è chi ha votato contro, di battute secche, doppi sensi. Un certo umo- fare qualcosa di “ morale”. Interessante è l’am- certo, ma senza svolgere una puntuale disa- rismo sempre disincantato. E poi il continuo bientazione, qui non immaginaria come in mina di quel che veniva previsto per il futuro scambio di sguardi fra i protagonisti. Il romanzo molti noir, ma rigorosamente tesa a far risal- della Capitale d’Italia. Come a dire che la è narrato in prima persona da Marlowe, nel tare la decadenza di Los Angeles. In particola- funzione del Consiglio Comunale, di propo- film è sempre in scena, così il regista tiene re si vuole evidenziare la parte marcia di una sta e di controllo rispetto all’esecutivo capi- conto del punto di vista del protagonista, un società “dorata”, vista da quest’uomo onesto, tolino, è stata in parte disattesa. Lo sappia- “duro” cinico e sardonico, dalla faccia sempre che si guadagna da vivere lavorando, provan- mo, qualcuno obietterà che con queste dolente e disillusa. Grande merito in questa do pietà e rispetto per i vecchi il profondo ri- riflessioni stiamo andando troppo oltre. Ma caratterizzazione del personaggio va data a gore e condannando i giovani dalla vita facile forse non è vero: un’opera così potente Bogart la cui immersione in Marlowe è vera- e dissoluta. Un film interessante perché a dif- nell’evidenziare insolute contraddizioni ita- mente totale, se ne appropria completamente, ferenza dei soliti noir gioca un po’ sulla com- liane come Le mani sulla città non può che dandogli in cambio il proprio volto, la propria fi- mistione tra dramma e commedia, un po’ su spingere ad affrontare di petto i problemi sionomia, un volto straordinariamente umano, una ben creata tensione erotica, insomma ce del presente. dalle espressioni disincantate, il tutto sempre n’è per tutti i gusti. Stefano Macera giocato sulla propria fisicità da uomo normale. Giuseppe Previti 9 n. 52 Francesco Rosi, i diari, il cinema, l’impegno Io non voglio tirare le somme voglio lasciare dubbi Francesco Rosi

“Partenza da Roma per se non storici, momenti Perù e Bolivia. Arrivo umani che imponevano a Lima – Gran Hotel la loro esigenza di essere Bolívar, tipico confort filmati e al tempo stesso da città coloniale. dettavano uno stile. Uno Grande albergo «oasi» stile non si può decidere – tutti americani Usa. prima di fare una cosa Maria Procino Per la strada (sono cir- perché se no è una cosa ca le 11 di sera) una fredda, sarà falso. Lo sti- fiumana di gente: prima impressione di folla le deve venir fuori, si fa

peruviana, massa molto floja, livello umano e all’interno. Perché deci- condizione sociale tipo grossa città del Sud dere prima le cose è poi Italia, Bari, ma periferia, perché tutto som- farle è come combinare mato mi sembrano più vicini a Benevento che gli elementi di una for- altro”. Così si apre il diario del regista France- mula chimica, e la scien- sco Rosi appena arrivato a Lima per un viag- za non è l’arte, sono due gio che lo avrebbe portato con Enzo Proven- cose completamente di- zale dal 17 gennaio al 17 marzo del 1968 a Cuba verse”. Tornato nei pri- e in vari paesi dell’America Latina seguendo le mi mesi dell’anno se- tracce degli ultimi mesi di vita di Ernesto Che guente, continuò i suoi Guevara. Il regista era stato a Cuba già l’anno incontri con i protagoni- precedente pochi giorni dopo la morte del sti e le sue esplorazioni Che: “Mi rendevano superabile la difficoltà di nei paesi attraversati da quella decisione la conoscenza della lingua Guevara. Quando gli fu spagnola, la stima che i cubani avevano dimo- posta come conditio alla strato per i miei film e il fatto che Che Guevara realizzazione del film, aveva dichiarato a un amico comune, una not- l’approvazione dei verti- te, seduto davanti a Fontana di Trevi qui a Ro- ci cubani, il regista ri- ma, che il film sulla Rivoluzione Cubana dove- nunciò al progetto: “La vo farlo io”. Partito da Roma il 30 ottobre 1967, scommessa era quasi a L’Avana con il sostegno del suo amico Save- impossibile, ma ero riu- rio Tutino, aveva presentato il progetto a Pepe scito a girare nei luoghi Aguilar amico della famiglia Guevara e ai diri- della verità impenetrabi- genti dell’Icaic, l’Istituto cinematografico cu- le di Salvatore Giuliano, bano, Saul Yelin e Alfredo Guevara. Riuscì ad sotto gli occhi della ma- incontrare Fidel Castro il 19 novembre e il 21 fia, perché non avrei do- Aleida, la moglie di Guevara, esponendo loro vuto riuscirci qui? Sba- la sua idea: un film che raccontasse, attraver- gliavo non nei calcoli, so gli ultimi centonovantanove giorni del ma nel giudizio: di fron- Che, le condizioni di un popolo, di un territo- te ai politici la mafia è Francesco Rosi. “I 199 giorni del Che. Diario di un film sulle tracce di un rio, le condizioni che portarono alla guerriglia uno scherzo”. Per anni la rivoluzionario”, a cura di Maria Procino, Rizzoli Libri S.p.A. / Rizzoli Milano 2017 ma anche alla separazione dei guerriglieri dai documentazione che ave- ISBN 978-88-58-68954-7 | € 19 contadini e al loro isolamento. Non gli inte- va accumulato durante le ressava dichiarare cosa fosse giusto o sbaglia- ricerche, restò nella sua biblioteca insieme ai narratore, una dimensione temporale; il dia- to, né schierarsi: l’obiettivo del regista era cre- volumi utilizzati per approfondire le indagi- rio è dunque narrazione di sé e dell’Altro, un are, realizzare un’opera cinematografica, ni, insieme ai periodici italiani e non, ai quoti- destinatario reale o immaginario. Anche il documentare attraverso il suo documentarsi, diani cubani, alle fotografie, al soggetto, alle diario serve per ricostruire la storia di un arti- lasciando al pubblico, allo spettatore attivo e scalette, agli appunti. Rimasero conservati in sta, di un intellettuale, perchè come scriveva pensante, il diritto e il dovere di prendere po- un cassetto i quaderni: da quella scrittura Luigi Crocetti “Non si cercano più soltanto le sizione. L’11 settembre 1967 nell’incontro con emergeva l’embrione di un film possente, for- carte immortali... Si cercano tutte le tessere alcuni critici cubani, Rosi affermava: “gli stili te. Senza retorica, senza enfasi, secondo lo che servano a ricostruire il mosaico” (Conser- di regia non si stabiliscono prima, non si pre- stile a cui ci ha abituato Francesco Rosi e che è vare il Novecento, 2009). “Allora prendo la costituisce niente: i metodi per girare un film diventato asse portante della cinematografia matita e il quaderno, e scrivo quello che non escono da soli quando la materia è reale. in tutto il mondo. “Ho scritto un diario, ma è saprei dire a nessuno”, confessa Primo Levi Quando c’è una verità tanto forte lo stile di re- molto impostato sul mondo che incontravo, nel suo Se questo è un uomo. L’abitudine a scri- gia viene da solo, è la realtà stessa che lo esige, che vedevo e conoscevo anche sui miei rap- vere diari è un’impronta precisa del lavoro di che lo identifica. E in Giuliano è stato così; è porti con l’Icaic”. Scrive nella biografia rac- Rosi e per certi versi l’anello fondamentale stato così in Le mani sulla città. Nel Momento contata a Giuseppe Tornatore (Mondadori, che collega l’idea alla realizzazione del film della verità non avevo idea di quello che avrei 2012). Quando si pensa al diario si pensa ad ma anche a nuove intuizioni. Quando Caroli- filmato. La metà diGiuliano è venuta fuori così una scrittura intimistica, frammentaria na Rosi mi propose di lavorare con il padre per perché non era scritta nel copione, è uscita dal spontanea, oggi però si tende a guardare a rileggere e trascrivere quell’avventura, ne fui fe- mio incontro con la realtà dei paesi della Sici- questa tipologia, come ad una scrittura creati- lice ma anche preoccupata per la responsabili- lia. Io andavo in giro per i paesi, parlavo con la va con una identità narrativa, caratteristiche tà a cui andavo incontro. C’era la sua stima che gente e uscivano episodi, uscivano momenti, formali e stilistiche: anche nel diario c’è un segue a pag. successiva 10 [email protected] segue da pag. precedente

Biblioteca Francesco Rosi, fasc. “Appunti per i 199 giorni”, bozza di scaletta segue a pag. successiva 11 n. 52

segue da pag. precedente mi confortava e Francesco che ricordava, ca- Lulu Femme Nue parbio rileggeva, correggeva puntiglioso e ri- Un marito ottuso e di- cerca, in un primo tempo, di rubare la bor- goroso, come nel suo solito modus vivendi rive- stante, tre figli in età sa, si rivelerà una compagna di risate diver- deva ogni parola. Grazie a lui entrai nella critica: non stupisce tente e una padrona di casa estremamente storia degli ultimi giorni di vita di Ernesto che Lulu (Karin Viard), ospitale. È uno svolgersi di azioni minime, Guevara e attraverso questa, nel mondo lati- moglie e madre anco- a cadenzare le dinamiche tra le due: un anti- noamericano, nella sua povertà e ricchezza in ra giovane e piacente, co legame da recuperare, un favore da chie- mano a pochi, nelle sue contraddizioni; un decida, dopo un collo- dere, una convivenza pacifica e piacevole fi- mondo che assurgeva a simbolo di ogni popo- quio di lavoro andato no all’inevitabile sciogliersi del nodo lo, di ogni paese, in ogni periodo. Lavorando male, di fare un passo drammatico che, come un groppo in gola, con Rosi capii quanto è difficile e omplicato ar- Eleonora Migliorini indietro (o in avanti, a costringe Lulu e Marthe a un doloroso, sep- rivare alla realtà delle cose, con disciplina e seconda dei punti di pure temporaneo, distacco. Lulu sente an- con rigore senza farsi prendere da facili posi- vista), e prendersi una pausa. Nell’estremo che arrivato il momento di tornare a casa, zioni, ma anzi partendo proprio da quelle po- nord della Francia, tra le sizioni per essere critici e scevri da giudizi af- rocce cupe e il mare scuro, frettati. Scrive Rosi: “Mi stuzzicava indagare la protagonista sceglie di la distanza che si era creata tra ispirazione ide- dedicare una notte solo a se ologica e applicazione pratica del programma stessa, dimentica delle in- rivoluzionario”. Il diario si offre come un in- combenze familiari e dei le- sieme di viaggi: viaggio in un continente, in gami di sangue. In un pic- un periodo particolare della storia; viaggio di colo hotel di provincia, un intellettuale che osserva, riflette alla luce dall’arredamento essenzia- degli incontri che fa, dal contadino nella soli- le e rétro, la donna prova a tudine delle Ande all’uomo politico e capo di rilassarsi e a reinventarsi, un governo Fidel Castro. E’ un viaggio nell’i- anche se per poche ore ap- dea e nella costruzione di un film che si rivela pena, anche senza una rea- ai nostri occhi parola dopo parola, momento le disponibilità economica. dopo momento. Nell’ordito diaristico ritrovia- Incontra un uomo, Charles mo una fonte ricca e articolata che si presta ot- (Bouli Lanners), che ha mo- timamente sia per ricomporre il percorso bio- di inconsueti eppure accat- grafico, sia per analizzare il mondo di relazioni tivanti, capace di ispirare ruotante intorno all’individuo stesso, sia per (immediata) fiducia. Que- contribuire alla memoria storica di un paese. sta breve parentesi lontana Ancora Rosi: “Nel cinematografo quello che da casa è destinata a pro- più fa imbestialire e quindi avvilisce per il sen- lungarsi: Lulu non è ancora timento di impotenza nel quale ti cala, dopo la pronta a reimmergersi nel prima sfuriata, è il fatto che c’è sempre un mo- consueto scorrere del tem- mento in cui si determinano delle difficoltà, po, fatto di obblighi conso- delle soste, degli ostacoli che non dipendono lidati e di sentimenti sfilac- dalla tua volontà. E malgrado la passione e l’in- ciati fino a scomparire del tenzione di andare a tutti i costi avanti, sono tutto. Al contrario, vincen- delle gravi battute di arresto, pericolose sem- do le prime resistenze, si pre, ma che possono diventare addirittura fa- scopre, piuttosto, incline a tali per una ‘impresa’ come questa. Poi succede ricominciare a respirare e a anche che queste stesse soste sono servite per vivere, grazie alla rassicu- decantare meglio la materia, dubbi, carica di rante presenza di Charles che, insieme ai due dal marito che non ama e dai figli, dei quali azione, ma questo lo si può dire solo quando si fratelli, la “adotta” per poi diventarne l’amante parla invece sempre con entusiasmo e che risolvono positivamente e il film continua ad tenero e fedele. I giorni, in questa sorta di pa- smania per rivedere. Quest’incontro, a lun- andare avanti”. Oggi il ricchissimo archivio ci- radiso perduto, si spogliano allora dei conno- go temuto, darà esiti insperati, permetten- nematografico del regista è conservato nel tati severi dell’irreversibilità e dell’implacabi- do alla protagonista di riprendere, serena- Museo del cinema di Torino-Fondazione Prolo lità, regalando alla neonata coppia felicità e mente, un rapporto troppo bruscamente mentre nella sede dell’Andiamo avanti pro- genuinità. La sorella e la figlia di Lulu arriva- interrotto; e non solo con l’irrequieta figlia duction a Roma, che ha tra gli scopi anche la no, tuttavia, a scompaginare quel tenero e fa- adolescente. Nonostante certi personaggi e valorizzazione della sua memoria, è stato rico- ticosamente raggiunto equilibrio: è tempo, qualche atmosfera richiamino troppo da vi- stituito lo studio, completo di tutta la sua bi- per la donna, decisa a proseguire nella propria cino il cinema di Aki Kaurismäki (nella mi- blioteca aperta a chiunque voglia approfondi- ricerca di qualcos’altro, di riprendere la stra- gliore accezione possibile), questa è comun- re l’opera di uno dei maestri del cinema. da. Prima ancora del ricongiungimento con i que una bella storia di anime candide, parenti, Lulu sparisce nuovamente. E saranno delicatamente intessuta dalla regista, Sólv- Maria Procino una diversa città e un diverso incontro a sug- eig Anspach, capace di delineare sentimenti gerirle, una volta di più, come reagire al pro- e situazioni con tratto leggero e spontaneo. Si occupa di diaristica ed è impegnata in progetti di recu- cedere incessante delle settimane, all’avvilup- E che, silenziosamente, ma inesorabilmen- pero e valorizzazione di archivi di donne e di personalità parsi dei pensieri e dei sentimenti e al te, porta a un’unica conclusione possibile: del mondo teatrale e cinematografico quali Francesco Rosi, dipanarsi delle vicissitudini e dei sensi di col- tutti vorremmo incontrare, almeno una vol- Gian Maria Volonté, , Isabella Q. pa. Un’inaspettata amicizia femminile, dalla ta nella nostra vita, persone così, pure e per- De Filippo. Lavora con la Fondazione De Filippo ed è re- quale imparare e alla quale insegnare, minuto fette nelle loro commoventi imperfezioni. sponsabile della biblioteca e dell’archivio privato Luca De per minuto, ora per ora, infatti, è ciò che at- Filippo e della biblioteca e dell’archivio privato Francesco tende adesso la fuggiasca: Marthe (Claude Rosi. Gensac), l’anziana a cui Lulu, rosa dalla fame, Eleonora Migliorini 12 [email protected] “Orecchie”, la commedia che è tutta un trailer. Oltreoceano è già Ears Leggerezza non è super- Masaria Colucci – che lo interrogano a brucia- Paolo Giovannucci è l’amico opportunista, af- ficialità, ma planare sul- pelo: Secondo lei c’è ancora speranza per il mondo? fabulatore dalla saggezza sbrigativa, mentre le cose dall’alto, scriveva – e lui, lapidario: No. Fatta irruzione in casa, Silvia D’Amico è la dentista e fidanzata. Il ca- Calvino. Lo scorso fanno appena in tempo a insinuargli il tarlo rosello imprevedibile e bizzarro scandito dalle maggio è uscito un che la sua amata, vista “sorridere a metà” in loro parti, fa da contralto alla visione disin- film atteso sin dagli una foto, non sia veramente felice, prima di cantata del protagonista, che ne viene investi- applausi e i riconosci- far impazzire una vicina anziana e invadente, to restando fra l’impassibilità e lo sgomento, menti a Venezia e Ba- Sonia Gessner. Si scatena un corto-circuito e come sperduto e allucinato per l’intera, Fernando Rizzo ri. Doppio trionfo al prende così il via la missione, in una staffetta kafkiana giornata. Nessuno gli presta ascolto, Montecarlo Film Festival de la Comédie, uni- di disavventure esilaranti e di personaggi sono tutti presi da loro stessi. Nell’on the road ca pellicola italiana in Concorso, ha fatto ride- re anche John Landis. Rischiava di rimanere nelle sale solo il tempo di un fine-settimana, mentre ha superato con disinvoltura il mese, con delle medie per copia non a caso ai livelli del miglior Allen e che un week end al botte- ghino hanno polverizzato pure Alien. Qualche giorno dopo da Taormina è arrivata la candi- datura a miglior commedia ai Nastri d’Argen- to. Distribuito da 102 Distribution, Orecchie è il secondo lungometraggio di Alessandro Aro- “Orecchie” di Alessandro Aronadio nadio, che pare aver cucito addosso il comple- stravaganti. In una Sanità malata, ci sono: to sartoriale da Primo premio al protagonista: un’indolente impiegata del Pronto Soccorso, Visite mediche in “Orecchie” Daniele Parisi. Il destino non poteva non la- Francesca Antonelli, che lo dirotta su due “vi- sciare che quella parte lo chiamasse a sé. Glie- site-duello” – in regime privato e a caro prezzo suo malgrado, peregrina fra ambiguità, ne- ne sarebbe spettata un’altra. L’ultima volta, – con dei medici sadici, Andrea Purgatori e vrosi e deliri di ogni giorno. Sembra inciam- nel montaggio, era finita sacrificata. Il regista Massimo Wertmuller; c’è pure un vecchietto pare eppure procede, disarmato. Mentre cre- “intriso di Sicilia”, però, aveva dato la sua pa- che non parla, con la flebo e la sigaretta spen- sce la curiosità e si resta in sospeso, conta rola e ha riconosciuto la grande occasione, ta in bocca, in un limbo senza fine nella corsia poco se quel fischio sia “verdonianamente” mettendo in scena una sfida rivoluzionaria dell’ospedale: Gaetano Piro. Menzione d’ono- psicosomatico o una metafora su un’inquie- che hanno vinto insieme. Rivelazione assolu- tudine interiore; se sia spia sibilante di un ta, al suo esordio sul grande schermo, Parisi è malessere o se sia utile a coprire il frastuono attore e autore dal talento brillante, già ap- della realtà circostante, ottusa e straniante. Il prezzato nei teatri indipendenti e non solo a segreto della storia è sedurre e spiazzare con Roma, per la sua comicità surreale e travol- la sua odissea di situazioni paradossali e tra- gente. Il 4 giugno ha ricevuto la Ciliegia d’oro gicomiche, sino a un monologo tutto da sco- al XXXII Festival delle Cerase di Monteroton- prire. Aronadio, classe 1975, è stato l’unico vin- do, di cui una volta era spettatore. Regge pri- citore italiano della borsa di Studio Fullbright mi piani come i suoi mostri sacri, Nuti, Rezza “Sergio Corbucci”, per perfezionarsi alla L.A. e Manfredi. Ha modi e tempi comici perfetti, Film School di Hollywood. Già assistente di tanto nei fendenti caustici che nei passaggi si- firme illustri – e associato a maestri come Mo- lenziosi e dilatati. In Orecchie vive l’alchimia di nicelli, Scola e Jarmusch – il cinesta parla del Rocco Papaleo in “Orecchie” un umorismo mai scontato o volgare, irresi- quotidiano e lo fa visionariamente, con un Pa- stibile, anche muto, misto all’introspezione e re anche per il giovane che fissa muto “il No- risi già paragonato a giganti come Keaton, alla speculazione esistenziale su smarrimen- stro” ogni volta che prende il bus: è il sapiente Troisi e Tognazzi (specie ne Il fischio al naso, to, solitudine, incomunicabilità, fede. C’è montatore, Roberto Di Tanna. Niccolò Senni 1967, dal racconto Sette piani di Buzzati, che lo un’ironia perspicace che rende ogni episodio – premio FEDIC per la Migliore scena di cibo aveva già trasposto in Un caso clinico a teatro). fluido e avvincente, in una commedia di co- – veste la divisa di un commesso reso automa Per la sceneggiatura – dal soggetto con Astu- stume che sembra tutta il trailer di se stessa. Il da un fast-food del pollo, in un dialogo da Un tillo Smeriglia – ha avuto circa otto mesi e l’ul- protagonista non ha nome. È supplente di Fi- giorno di ordinaria follia. Al debutto anche come timo tocco di Valerio Cilio. È un susseguirsi di losofia e Storia, precario. Un uomo razionale, aiuto-regia, Re Salvador, è l’allievo star del battute e sketch micidiali, in una galleria di introverso e critico, che non vuole arrendersi rap. Tutti animano l’alchimia di profondità e trovate scenografiche. Lo storyboard sembra e adeguarsi a un mondo insano, frenetico, allo leggerezza di un copione che li ha folgorati. quello di un fumetto a cui ci si affeziona all’i- sbando, per lui grottesco e minaccioso, men- Nel mosaico risaltano i cammèi di Piera degli stante. Funziona la scelta di partire con un tre tutti gli altri vi paiono assuefatti. Una mat- Esposti – direttrice di una rivista che vorrebbe formato inferiore ai 4:3, per poi allargare pro- tina viene svegliato dal campanello di casa “patinare” la cultura – Milena Vukotic – mo- gressivamente il campo, mentre il protagoni- della sua fidanzata – con la quale vive saltua- glie del “suo” Professore universitario, ridotto sta si apre al mondo. La Città eterna fa da riamente – e per giunta sente subito un fasti- senza la parola dentro un videogioco FPS sfondo con scorci monumentali, accostati alla dioso ronzio alle orecchie. A sconvolgerlo non (“sparatutto”, NdR), l’intellettuale Alberto Ab- street-art di periferie da Torpignattara a Tor è tanto che lei gli abbia preso l’auto, ma che le bruzzese, apparso solo nel primo Moretti. C’è Marancia. La fotografia, magnetica, è di Fran- dispiaccia per la morte del suo amico Luigi, poi Pamela Villoresi, madre e vedova sui ge- cesco Di Giacomo e le musiche le ha curate del quale, però, lui non ricorda neanche il no- neris, che s’accompagna con un artista di Santi Pulvirenti. Orecchie nasce da Biennale me. Cercherà di venire a capo di questi due strada, Ivan Franek, che “assembla emozioni” College 2016, prodotto da Matrioska di Co- misteri entro il funerale, alle 19. Alla porta, e mobili di Ikea senza istruzioni. Rocco Papa- stanza Coldagelli. Più che low-budget è love budget un’insolita coppia di suore – Silvana Bosi e leo è un prete moderno con un debole per Bacco. segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente (150.000 euro), come ha scherzato. È stato gi- Quello che so di lei rato in tre settimane, con macchina fissa e luce Quando si parla di so- con estrema ingenuità e sincerità, alcuni dei naturale, in presa diretta e a piedi, inseguendo lidarietà femminile é quali apparentemente futili ma capaci di na- incontri fra interrogativi e scelte decisive. Il inevitabile non spa- scondere verità profonde come il timore protagonista cammina verso una svolta: ab- ziare con il pensiero a dell’abbandono che diviene poi timore per bandonare il proprio “male di vivere”, a favore Lou Andreas Salomè e una vita semplice e lontana dagli stimoli cit- della sua parte yang. Abbracciando la sempli- al suo testo: Il tipo fem- tadini. “..ma ci vedi me in campagna?” Men- cità – e convivendo con l’ignoranza e la follia de- mina nel quale, con tre le mancanze di Beatrice vengono a galla e generata della società – tornerà a far sorridere acume e intelligenza ricordano la commedia all’italiana che qual- davvero la sua amata? Il racconto – esaltato da ,descrive gli effetti po- cuno ha accostato a Virzì, Claire suo malgra- un bianco e nero alla Wim Wenders, sofistica- do impara a volerle bene. “Cosa faresti se una Paola Dei sitivi dell’amicizia fra to e veritiero, delicato e al tempo stesso spieta- donne in un intreccio persona del tuo passato tornasse nella tua vi- di cervello e charme che si sposano perfetta- ta? Qualcuno che ti ha fatto stare male?” La mente alle interpretazioni di Catherine De- risposta appare inevitabile ma la realtà del neuve, qui temeraria, imperfetta, evanescen- film mostra il contrario e il regista è capace te, consapevole dei suoi lati e di Catherine di rovesciarla come un guanto mostrandoci Frot, coscienziosa, precisa, attenta, capace di come non occorra essere perfetti e virtuosi combinare stupore, distacco e aggressività in per poter essere accettati e amati, quanto un mix piacevolmente dosato. Di Martin piuttosto l’essere se stessi in un mondo che Provost, distribuito da Bim, è in uscita nelle molto spesso spersonalizza e rende i dialoghi sale cinematografiche il film Quello che so di vuoti e inutili. Le ombre degli uomini pre- lei, storia di due donne che, in maniera diver- senti nell’opera, vivi o morti che siano, rac- sa, hanno amato lo stesso uomo. Claire è la contano ancora meglio le personalità delle figlia di colui che è presente pur nell’assenza due donne: il padre-amante che non c’è più, e che ci viene svelato dai colloqui fra le due il figlio di Claire e un autista di Tir che sa do- donne, Beatrice è l’am- bivalente seduttrice-se- dotta dal padre di Claire che non aveva indugiato a lasciare la famiglia per lei, salvo poi essere ab- bandonato egli stesso. La prima è una coscen- ziosa ostetrica che ha fatto nascere innumere- voli bambini, che ama la propria professione ed è anch’ella madre. La se- conda, pur sempre vita- le ed energica, è malata e cerca quell’aiuto che to – non teme di farsi anche malinconico e possa permetterle di chiudere la parentesi sare i suoi interventi in un difficile equilibrio poetico. Non contempla un lieto fine a tutti i con il suo passato in maniera coerente sep- fra le due personalità femminili. Provost af- costi, piuttosto suggerisce una molteplicità pur in linea con la sua personalità trasgressi- fronta i temi della solitudine, della malattia, di letture. In un contesto dove genialità e in- va. Il regista ha voluto in questo modo rende- dell’amicizia, della morte senza mai scende- gegno sono spesso costretti a emigrare, non re omaggio alla levatrice che lo fece nascere re nella drammaticità ma con quel pizzico di può sfuggire questo film intelligente, inno- da bambino della quale ha voluto narrarci le ironia che rende ogni emozione straordina- vativo e controcorrente. Dopo esser stato ac- suggestioni collocando la realtà nell’azzurro riamente leggera e tutto ciò che è negativo si colto come un caso alla Mostra della Laguna, altipiano dell’immaginazione, come direbbe trasforma sotto i nostri occhi e prende il volo dallo scorso ottobre a oggi, nella miriade di Hemingway. Nel cast anche Olivier Gourmet, dissolvendosi verso l’alto, come quando pal- tappe del suo, tutti successi: Varsavia, Cra- Quentin Dolmaire e Mylène Demongeot .Un loncini colorati svaniscono nel nulla. Cathe- covia, Budapest, Praga, Bratislava, Mosca, cinema di sguardi, di ombre e luci, di scoper- rine Deneuve è una adorabile rompiscatole Londra, Zagabria, Sarajevo, Vevey, Villerupt, te mentre le due Catherine si scontrano e si che sa usare il suo fascino incoerente e non Stoccolma, Barcellona, Copenaghen, Rio de incontrano e l’una funge da riflesso dell’altra smette mai di essere stimolante ed indimen- Janeiro, Salvador De Bahia, Podgorica, Bel- in un gioco delle parti che ricorda in alcuni ticabile. L’interprete di Potiche. La bella statui- grado, Istanbul, Seul, Bruxelles... Fra queste dialoghi le piece teatrali, mentre in altre sce- na, e quella di Marguerite, la soprano più sto- kermesse, ogni volta che è tornato “profeta ne si affida completamente all’immagine. nata della storia si incontrano come la cicala in Patria”, è stato proiettato ovunque anche “Credevo che fossi una Principessa Unghere- e la formica. Lo stesso regista ha dichiarato in Italia. Le più recenti e acclamate presen- se con sangue russo!” dice Claire a Beatrice che oltre ad aver voluto omaggiare la sua le- tazioni estere si sono tenute alla rassegna che senza falso pudore risponde: “Mi è sem- vatrice ha voluto raccontare in commedia la Open Roads: New Italian Cinema, al Lincoln pre piaciuto inventare delle storie, soprattut- storia della cicala e della formica. Non solo, Center di New York, al Seattle International to quando qualcuno ci crede!” L’impermeabi- con il film ha mostrato come si possano ama- Film Festival – con tanto di lusinghiera re- le di Claire, che rappresenta il simbolo di re le donne, a qualunque tipologia esse ap- censione del The Seattle Times – e all’ICFF in stabilità, serietà, puntualità, è preso di mira partengano. Canada. Già profuma di cult movie anche ol- da Beatrice che non si fa mancare mai l’occa- treoceano. sione per farlo notare alla donna. “Rompibal- le come tuo padre!” incalza, mentre spiega a Fernando Rizzo Claire i motivi che l’hanno spinta a lasciarlo Paola Dei 14 [email protected] I dimenticati # 33 Ferdinand Marian Se c’è un attore dalla entrambi gli sposi erano alle seconde nozze: un anno di resistenza, all’attore non restò al- figura discussa, quello è Maria era stata moglie del regista ebreo Julius tro che chinare il capo. Va detto che Marian Ferdinand Marian. Per Gellner, al quale aveva dato la figlia Joan, Fer- non s’interessava affatto di politica, e non motivi, però, estranei al- dinand aveva sposato la pianista ebrea Irene aveva alcuna stima dei nazisti. Il film, un co- le sue capacità professio- Saager, avendo da lei una figlia. Al crescente lossal girato in Agfacolor, venne diretto da nali: anzi, proprio le doti consenso nel cinema seguì quello in palcosce- ed ebbe tra gli altri interpreti interpretative e la noto- nico, dove, dopo essersi imposto all’attenzio- Oskar Werner e la bionda Kristina Söderb- rietà causarono l’ingiu- ne al Thalia Theater di Amburgo interpretan- aum, terza moglie del regista (la prima, l’attri- sto marchio d’infamia do il dramma Rauhnacht di Richard Billinger, ce e cantante di cabaret Dora Gerson, era Virgilio Zanolla che porta addosso. passato al Deutsches Teather di Berlino, nel ebrea e morì ad Auschwitz nel ’43 assieme alla Ferdinand Heinrich ’39 Ferdinand fu uno splendido Iago nell’Otello sua famiglia). Ferdinand rese incisivamente Johann Haschkowetz era nato a il 14 di Shakespeare. Divenuto ormai uno degli at- Süss (mutato nel copione in figura negativa, agosto 1902, da due cantanti d’opera: il padre, tori tedeschi di punta, lavorò in altri film con giustiziato per aver avuto rapporti carnali con un basso, si esibì più volte alla Volksoper col ruoli da protagonista, come Nordlicht di Her- una giovane cristiana) cercando di caratteriz- nome d’arte di Ferdinand Marian, che a sua bert B. Fredersdorf (’38), Der Vierte kommt nicht zare il personaggio anche con sfumature sim- volta il figlio avrebbe adottato; la madre- la di Max W. Kimmich, Morgen werde ich verhaftet patiche. Presentato al Festival di Venezia nel vorò per il Regio Teatro d’Operetta di Buda- di Karl-Einz Stroux e Tu ’40, dove fu premiato, il pest. Fin dall’infanzia, Ferdinand respirò m’appartieni di Johannes film riscosse in tutt’Euro- dunque l’ambiente dei teatri, imparando a re- Meyer, tutti del ’39, Aus er- pa un enorme successo, citare senza frequentare scuole d’arte dram- ster Ehe di Paul Verhoeven giacché venne visto da ol- matica. Ultimata la scuola secondaria, dopo e Der Fuchs von Glenarvon di tre 20 milioni di spettato- un tentativo di dedicarsi agli studi d’ingegne- Kimmich del ’40 (quest’ul- ri; il capo delle SS Heinri- ria, scappò di casa, lasciò Vienna e per quattro timo un film di propagan- ch Himmler volle perfino anni intraprese vari lavori. Senza essere bello, da anti-britannica), che ne fosse proiettato ai carce- aveva una figura elegante e gradevole: nel ’33 consolidarono l’immagine rieri di tutti i campi di fece una comparsata in un film di fantascien- di affascinante seduttore concentramento, per in- za, Il tunnel di Curtis Bernhardt. Il padre l’as- presso il pubblico tedesco. crudelirli viepiù verso gli sunse come aiutante presso il teatro di Graz; e Ma la sua spiccata perso- ebrei. La carriera di Ma- inclinato verso la prosa egli esordì in palco- nalità d’attore finì per rian proseguì col vento in scenico, producendosi poi in Germania: a metterlo nei guai, perché il poppa: tra gli undici film Trier, Mönchengladbach, Acquisgrana, Am- famigerato ministro della in cui lavorò dopo Süss l’e- burgo e Monaco. Nel cinema, apparve nel ’34 propaganda del Terzo Rei- breo e fino al ’45 vanno ci- nel Peer Gynt di Fritz Wendhausen, nel ’36 fu il ch, , che tati almeno Ohm Krüger l’e- seducente autista Paul Puschkinow in Ein Ho- aveva ammirato Marian a roe dei Boeri di chzeitstraum di , poi il principe teatro nei panni di Jago, (’41), un’altra opera di propa- Konstantin ne La canzone del cuore di Karl pensò a lui quale interpre- ganda anti-britannica dove Heinz Martin (’37), un film musicale col- no te ideale del film Süss l’e- lavorò proprio con Gründ- stro Beniamino Gigli. In Madame Bovary di breo, che intendeva far gens e Jannings; e, tutti , ebbe il ruolo di Rodolphe produrre; tratto dall’omo- nel ’43, il bellissimo dram- Boulanger, l’amante della protagonista Em- nimo libro pubblicato nel 1925 dallo scrittore ma sentimentale La collana di perle di Helmut ma, interpretata da Pola Negri. Il terzo film di Lion Feuchtwanger, esso raccontava la vicen- Käutner, ispirato da un racconto di Maupas- quell’anno per lui professionalmente molto da di Joseph Süss Oppenheimer, consulente sant, con Marianne Hoppe: storia dell’amore fortunato fu La Habanera di Hans Detlef Sierk: finanziario ebraico del duca di Württemberg, di Michael, un compositore, per Madeleine, l’ultimo firmato dal regista in terra germani- impiccato a Stoccarda nel 1738. L’opera di una donna sposata; Il barone di Münchhausen ca, giacché, sposato ad un’ebrea e avverso al Feuchtwanger, ebreo tedesco, aveva però di Josef von Baky e il thriller Tonelli, scritto e nazismo, poco tempo dopo egli fuggì negli un’intenzione diametralmente opposta a quel- diretto da Viktor Tourjansky. A guerra finita, Stati Uniti, dove col nome di si la antisemita che si prefiggeva Goebbels. La la- la fama d’interprete di Süss l’ebreo creò a Ferdi- sarebbe imposto come uno dei più bravi pro- vorazione del film, prevista dal ’39, non era an- nand forte imbarazzo: identificato come l’at- fessionisti di Hollywood; Ferdinand riscosse cora stata intrapresa, perché i due ‘mostri tore-emblema del cinema nazista, gli Alleati grande successo per la sua interpretazione di sacri’ della scena tedesca fino allora interpel- gli proibirono di lavorare in altri film. Poco Don Pedro de Ávila, il torero marito di Astrée lati (Gustaf Gründgens e il premio Oscar Emil tempo dopo, il 9 agosto del ’46, egli moriva Sternhjelm (l’attrice-cantante Zarah Lean- Jannings) si erano rifiutati di vestire i panni presso Dürneck (oggi Frisinga, Baviera), in un der), disegnando con sapienza un personag- del protagonista. Innamorato dell’idea di Ma- incidente stradale: era ubriaco, e l’auto di cui gio sfaccettato e discutibile ma pieno di fasci- rian come Süss, Goebbels gli offrì la parte. Ini- si trovava alla guida andò a schiantarsi contro no; specialità dell’attore era l’inarcare il zialmente, Ferdinand ricusò; ma Goebbels un albero. Venne sepolto nel cimitero Nord di sopracciglio sinistro per conferire a certe pa- aveva ottimi argomenti per persuaderlo: sa- Monaco di Baviera. Nel ’49 Maria, la sua vedo- role un significato sottilmente ambiguo. Que- pendo che la sua prima moglie era ebrea e per- va, fu trovata annegata ad Amburgo. Sulla sti ultimi due film imposero la sua maschia -fi ciò la loro figlia era mezza ebrea, e che ebreo storia del film di Veit Harlan, nel 2010 il regi- gura nel panorama del cinema tedesco era il primo marito di Maria, e mezza ebrea sta tedesco Oskar Roehler ha diretto Jud Süss d’allora, decretandogli i favori del pubblico anche la loro figlia, è probabile abbia ricattato - Film ohne Gewissen, con nella femminile, in un ruolo di vilain non dissimile l’attore. In quel periodo, tra l’altro, per salvarli parte di Marian; ma il biografo di quest’ulti- a quello che in Italia occupava allora Osvaldo dalle persecuzioni naziste, Ferdinand e Maria mo, Friedrich Knilli, ne ha messo in rilievo i Valenti. Intanto, il 30 marzo del ’36 Ferdinand ospitavano in gran segreto in casa loro Julius numerosi arbìtri storici. aveva sposato ad Amburgo l’attrice Maria Byk e Joan Gellner, in attesa di un’occasione favo- (al secolo Annemarie Albertine Böck, 1904-49); revole per lasciare la Germania; sicché, dopo Virgilio Zanolla 15 n. 52

I giorni del Sardinia Film Festival Alghero (SS), porta del mediterraneo, candidata capitale italiana della cultura 2018

1200 corti pervenuti da 58 nazioni, 3 masterclass (il produttore Gianluca Arcopinto; il direttore della fotografia Beppe Lanci, il regista Béla Tarr), premio alla carriera a Béla Tarr; incontri di poesia, musica, concorso cortometraggi, il premio di rappresentanza del Presidente del Senato ai Te- nores di Bitti Remunnu ‘e Locu riconosciuti dall’Unesco come patrimonio immateriale dell’Umanità. 6 giorni di incontri ravvicinati con la cultu- ra, contatti internazionali, con una massiccia presenza di giovani che vogliono conoscere e farsi conoscere. Non sono mancati gli aperitivi con degustazioni di buoni vini sardi di Sella&Mosca in collaborazione con il Museo del vino di Berchidda.

“Non scendete a compromessi, siate sempre coraggiosi e autentici e non limitatevi a bussare alla porta del cinema, sfondatela” Béla Tarr ad Alghero il 29 Giugno 2017 durante il Sardinia Film Festival

Béla Tarr | Tecnica mista | Acquarello su carta e disegno digitale (Luglio 2017) di Giampiero Bazzu 16 [email protected] Sardinia Film Festival | Masterclass Gianluca Arcopinto - Produttore Alghero 27 giugno 2017- “La nuova legge sul cinema non mi piace fin dalla prima bozza” A potenziare il succes- E’ curioso sentirlo dire che “…il rapporto con solitudini nella nostra società educata alla so della XII edizione la Sardegna per me è molto importante, mi riem- sopraffazione e spesso priva della giusta soli- del Sardinia Film Fe- pie pezzi di vita. L’ho conosciuta grazie ai film darietà per chi soffre, storie di intolleranza stival oltre alla scelta realizzati con Salvatore Mereu e i suoi abitan- verso i più deboli. La conversazione prose- del cambio di location ti mi piacciono, pur nella loro diversità, per- gue parlando del suo libro Un fiume in piena. nella città di Alghero, ché hanno tutti un tratto di profondo rispetto Storie di un’altra Scampia, in cui racconta la sono state le master per gli altri. Hanno un codice d’onore difficile sua esperienza, abbandonata dopo soli 5 me- classes organizzate nei da capire ma una volta che tu ci entri dentro è si e 16 settimane di riprese, come organizza- giorni 27-28-29 giugno, meraviglioso, almeno per uno come me, tanto tore generale della serie Tv Gomorra. Arrivato ognuna delle quali ha che se avessi potuto dopo aver girato Bellas a Napoli nel quartiere conosciuto come uno Patrizia Masala permesso l’incontro, il Mariposas sarei rimasto a Cagliari, città in cui dei territori più degradati d’Italia dove regna dialogo e il confronto in questo momento mi piacerebbe vivere...”. la camorra, ben presto si è reso invece conto con alcune professionalità del cinema. E’ sta- Quanto alle sue scelte come produttore predi- che alle Vele di Scampia esiste una realtà co- to Gianluca Arcopinto il giorno 27 ad inaugu- lige innanzitutto concedere spazio agli esor- stituita da persone e associazioni che lottano rare l’agenda degli appuntamenti destinati dienti, purché gli propongano sceneggiature contro la droga, contro l’abbandono da parte ad un pubblico prevalentemente costituito da che abbiano temi con contenuti sociali, quei delle istituzioni, gente che vuole sottrarsi al giovani che insieme al prof. Marco controllo camorristico e che spera Navone, ha esplorato quel curioso di condurre una vita più decente. settore della filiera cinematografica: Stando in quei luoghi ha imparato la produzione. Gianluca Arcopinto, ad amare e rispettare queste perso- dotato di un talento straordinario e ne e ha fatto la scelta di stare dalla di una forza d’animo eccezionale, nel parte della cittadinanza attiva, pur panorama cinematografico italiano è sapendo che una volta rientrato nel- un produttore anomalo rispetto a co- la Capitale dopo le sue visite perio- me identifichiamo questa categoria diche in quei territori si siederà co- nel nostro immaginario collettivo. munque nella poltrona del suo Racconta al pubblico che proviene da studio a godere di quei, seppur pic- un’ambiente familiare normale che coli, privilegi che la professione di con il cinema non aveva nessun lega- produttore gli garantisce. Non una me e che i suoi esordi sono avvenuti master classe sulla produzione senza alcun apparentamento che gli Sardinia Film Festival | Masterclass da sx Gianluca Arcopinto, produttore, quella di Gianluca Arcopinto ma abbia spianato la strada. Lui è uno di docente al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e il moderatore una vera e propria lezione di vita quelli che si è imposto da solo, lottan- Marco Navone (foto di Salvatore Taras) che ci fa provare vergogna per tutti do in uno establishment normalmente ostile temi che spesso vengono relegati ed ignorati coloro che speculano ai danni di chi lotta e nei confronti di chi si discosta dalle regole e dalle grosse produzioni perché non garanti- insegue ogni giorno il suo sogno per una vita dalle logiche dei grandi “potentati” e non sgo- scono incassi da capogiro. Arcopinto non am- migliore. A cosa serve raccontare tecnica- mita o sbava con le banche per ottenere grossi bisce invece ad accumulare grossi capitali e il finanziamenti. Da oltre venti anni svolge que- suo stile di vita è paragonabile a quello di una sta professione “…ipotecando quel po’ di capi- persona qualunque “...mi basta avere i soldi tale accumulato…” e si dice non avvezzo alla per pagare le spese essenziali quali affitto e frequentazione dei salotti mondani, dedican- utenze, non mi interessa andare in giro con do invece prioritariamente il suo tempo libero abiti firmati…” e questo fa di lui una “stortura” “…ai miei figli, alle mie irrinunciabili passioni in quel mondo dorato con il quale però deve come quella del calcio e all’appuntamento set- confrontarsi. Sollecitato dalla domanda di un timanale con un gustosissimo gelato artigiana- partecipante dice anche la sua sulla nuova leg- le venduto in una famosa gelateria romana…”. ge sul cinema e l’audiovisivo che tra breve en- Conosciuto agli addetti come il produttore/di- trerà in fase attuativa “…è una legge che non stributore che ha stravolto questo settore della mi piace fin dalla prima bozza presentata che Gianluca Arcopinto intervistato da Salvatore Taras Settima Arte, ha scommesso su giovani registi conferma la dotazione di interventi nel siste- (foto di Marco Dessì) coraggiosi come lui, riuscendo a sostenerli, ma cinematografico a beneficio delle grosse immettendo sul mercato culturale opere cine- major, un sistema in cui noi piccoli produtto- mente cosa significa essere un produttore, matografiche la cui unica condizione ed esi- ri continueremo ad operare con grosse diffi- un distributore o un organizzatore generale genza per Arcopinto è quella di avviare un di- coltà… le banche continueranno ad ignorarci quando chi fa questo mestiere con passione, scorso per un cinema veramente “diverso”. perché non garantiamo in partenza la dota- come Arcopinto, immette nel mercato cultu- Parafrasando il titolo del suo libro è “un fiume zione di capitali…”. C’è anche il tempo duran- rale film impregnati di impegno civile? Pen- in piena” soprattutto quando il prof. Navone te la master classe per parlare delle storie che siamo sia sufficiente questa testimonianza ricorda ai presenti che Arcopinto con i suoi ol- hanno raccontato nei loro film i registi esor- per sensibilizzare coloro che ambiscono a in- tre cento film prodotti e distribuiti si distin- dienti che hanno avuto la fortuna di incon- traprendere questa professione perché pur gue in Italia per il numero elevato di opere trarlo. Storie di periferie, di reietti, di tutti co- affrontando mille difficoltà nella reperibilità prime realizzate dai nostri talentuosi registi loro che lottano ogni giorno per il sacrosanto dei fondi esiste sempre una cura e una solu- italiani. A partire da Daniele Gaglianone, Da- diritto a condurre una vita dignitosa diventan- zione per un cinema che non sia moribondo vide Manuli,... per arrivare a citare i registi sardi do perfino un sogno quello di avere una casa o di idee. Salvatore Mereu, Paolo Zucca e Peter Marcias. un posto di lavoro. Sono storie che raccontano Patrizia Masala 17 n. 52

Sardinia Film Festival | Masterclass Beppe Lanci - Direttore della fotografia il ruolo fondamentale dell’illuminazione nella costruzione dell’immagine Può la fotografia cine- che lo contraddistingue, a illustrare che tipo dell’immagine prende il sopravvento negli oc- matografica suscitare di lavoro ha dovuto affrontare sui vari set. Se- chi dello spettatore, grazie alla “fotografia di- emozioni nello spetta- guire il regista nelle sue richieste, ascoltarlo namica” realizzata da Lanci, in perfetta sinto- tore? La luce e la sua ed entrare in armonia con lui, consente ai vari nia con Tarkovskij. All’interno della stessa ombra possono avere reparti della troupe di far convergere i propri inquadratura la luce si modifica per creare un ruolo di primo pia- sforzi in modo da raccontare la storia perfet- stati d’animo e sensazioni, che nulla hanno a no all’interno di un tamente in linea con le necessità della narra- che vedere con il mero realismo. Come in tut- film? Possono veicola- zione. L’esperienza di Lanci insegna che un te le grandi storie d’amore che si rispettino, re il senso profondo buon film può essere considerato tale dal pun- per restare fedeli all’idea originaria e alla sto- che il film vuole espri- to di vista fotografico nel momento in cui la ria che si vuole raccontare, occorre una gran- Monica Pollini mere? Come si posso- luce non si sente, proprio quando scompare de umiltà. L’umiltà di Lanci, da non confonde- no conciliare le nuove tecnologie di illumina- l’artificio e resta la bellezza dell’immagine. Il re con una stucchevole modestia, è la cifra zione con un certo modo, “artigianale” e di viaggio insieme al maestro prosegue, attra- distintiva del suo essere Maestro: mettere il alto livello artistico, di intendere e realizzare verso Un complicato intrigo di donne, vicoli e delit- proprio sapere, la propria Arte e la propria la fotografia cinematografica? persona al servizio di un’opera, di Questi e altri interessanti spunti un’idea, di una storia, senza ri- di riflessione sono stati al centro nunciare a nulla di ciò che si pos- della Masterclass tenuta da Giu- siede e di ciò che si è. E da vero seppe Lanci, uno dei più grandi maestro, Lanci conclude con una autori della fotografia del cinema citazione di Peppino Impastato, italiano (e non solo), all’interno giornalista siciliano ucciso dalla della meravigliosa cornice del mafia: “Se si insegnasse la bellezza Sardinia Film Festival di Alghero, alla gente, le si fornirebbe di un’arma alla presenza di Carlo Dessì, Di- contro la rassegnazione, la paura e rettore artistico e Angelo Tantaro, l’.”, a ricordare che anche nel Presidente del Festival. Marian- cinema è possibile lavorare in un certo gela Bruno, in rappresentanza modo, senza necessariamente asser- della Sardegna Film Commission, virsi alle logiche di mercato, con la fer- modera l’incontro creando sin ma coscienza che cercare, affermare e dall’inizio un clima di reale dialo- Sardinia Film Festival | Masterclass da sx Mariangela Bruno, moderatrice (Sardegna servire la Bellezza ci rende più com- go con il maestro, interpellando- Film Commission), Beppe Lanci, direttore della Fotografia e docente al Centro piutamente uomini e costruttori di ci- lo e fornendogli occasioni di ap- Sperimentale di Cinematografia di Roma, Monica Pollini, autrice del volume “La luce viltà. È seguita poi la presentazione profondimento che Lanci non si come emozione. Conversazione con Giuseppe Lanci” (foto di Salvatore Taras) del volume “La luce come emozio- lascia sfuggire. Il punto di par- ne. Conversazione con Giuseppe tenza imprescindibile per Lanci consiste nel ti (1985) di Lina Wertmüller, La balia (1999) di Lanci”, a cura di Monica Pollini, edito da Artdi- fatto che la fotografia serve per trasmettere Marco Bellocchio e La masseria delle allodole giland (2017), nel corso della quale sono state una “sostanza emotiva”: l’illuminazione ac- (2007) di Paolo e Vittorio Taviani, tratto dall’o- ripercorse le tappe fondamentali che hanno quisisce un ruolo fondamentale nella costru- monimo romanzo di Antonia Arslan sul geno- portato alla stesura del libro: il primo incontro zione dell’immagine. È indispensabile per il dell’autrice con il maestro, l’amicizia che ne è maestro attenersi alla sceneggiatura, fulcro e nata e il rapporto di lavoro che ne è seguito. Il perno dell’intero lavoro sul set. Sono perciò libro racchiude l’intera opera dell’autore della importanti i sopralluoghi, la scelta degli am- fotografia, dai suoi inizi come giovane- assi bienti, lo stretto contatto con il regista. A scor- stente operatore fino ad approdare all’inse- rere la filmografia di Lanci vengono i brividi: gnamento. Dal 2014, infatti, Giuseppe Lanci è Tarkovskij, Bellocchio, i fratelli Taviani, Nan- responsabile del corso di fotografia presso il ni Moretti, … solo per citare Centro Sperimentale di Cinematografia di alcuni dei grandi autori con i quali ha collabo- Roma. rato durante la sua lunga e prolifica carriera. La vertiginosa differenza tra questi registi, Monica Pollini però, non ha impedito a Lanci di essere fedele Il maestro Beppe Lanci (foto di Marco Dessì) al suo principale proposito: aderire alla storia Nel 2009 consegue la Laurea Triennale in Lettere Moder- che si vuole raccontare e mettere la propria cidio degli Armeni. La memorabile sequenza ne presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano arte al servizio del film. A documentare la sua nel teatro di Johnny Stecchino (1991) di Roberto con una tesi dal titolo Dai Diari al film: Nostalghia di peculiarità, alcune sequenze che il maestro Benigni serve a stemperare il clima di grande Andrej Tarkovskij. Affascinata dall’opera del regista rus- commenta durante la lezione. Se Salto nel vuo- silenzio e concentrazione che si è creato in sa- so, nel 2011 realizza una seconda tesi, Andrej Tarkovskij e to (1980) di Marco Bellocchio è caratterizzato la. Nostalghia (1983) di Andrej Tarkovskij, inte- l’Italia. Da Tempo di Viaggio (1980) a Nostalghia (1983), da una forte sottoesposizione, che crea imma- ramente girato in Italia, consente a Lanci di per la Laurea Specialistica presso l’Università degli Studi gini particolarmente suggestive, dai toni che specificare l’importanza della fotografia cine- di Milano. Durante la stesura di questo lavoro, arricchito ricordano per certi aspetti l’espressionismo matografica. Nostalghia è l’esempio paradig- da interviste inedite, incontra Giuseppe Lanci. Qualche tedesco, Kaos dei fratelli Taviani, di soli quat- matico, e forse tra i più alti, di come il diretto- anno dopo il direttore della fotografia la chiama a curare tro anni dopo, mostra paesaggi siciliani inon- re della fotografia si possa definire “autore”. il libro-intervista promosso dalle edizioni Artdigiland sul- dati di sole ed esasperati da una voluta sovraespo- Ogni singola inquadratura resta impressa nel- la sua pluriennale carriera. Vive a Rimini e lavora sizione. Il maestro si sofferma, con la pacatezza la memoria come un’opera d’arte, la bellezza nell’ambito dell’insegnamento. 18 [email protected] Sardinia Film Festival | Masterclass Béla Tarr - Regista 48 ore trascorse ad Alghero con il regista ungherese A malapena avevo fat- nella propria dignità. successivi: nessuno potrà mai sentirlo espri- to caso ad un signore “un film è un modo di reagire al mondo, una possi- mere un giudizio, un parere o anche sempli- seduto su un divanet- bilità di denunciare ciò che vedi ma è solo un mezzo. cemente un’opinione sulle opere altrui perché to giallo della hall Il primo istinto è la rabbia per ciò a cui assisti e che ogni regista, sostiene, ha backgrounds diffe- dell’hotel. Occhi d’un giudichi sbagliato.” renti a motivo, logicamente, del paese di pro- azzurro cangiante fis- Prima ancora di ascoltare le parole di Tarr, cui venienza, della lingua madre, dalla religione Giorgia Bruni si a terra mentre ri- dedicherò maggiore spazio più avanti, ho e, scavando nell’intimo, ogni essere umano al- sponde in una lingua avuto l’impressione, in quel minimo scambio tro non è se non il frutto delle esperienze che aspra alle domande, rivolte nel medesimo avvenuto nella hall, che questo suo comporta- ha vissuto, di ciò che ha visto e di come ha de- pungente idioma, di una signora in piedi alla mento si identificasse con una forma di difesa ciso di reagire. La mattina seguente prima sua destra; la postura è scomposta, molleggia- dalla celebrità o dalle vicissitudini della vita o della conferenza stampa Tarr si aggira come ta, quasi comica se adottata da un uomo adul- forse semplicemente si riducesse ad uno un falco lungo il perimetro della piazza di Al- to con i gomiti ben appoggiati sulle ginocchia schermo per tutelare la propria intima sensi- ghero in cui si svolgono le proiezioni e in cui, e la schiena ricurva. L’ancora misteriosa si- bilità. Continuiamo a conversare e si dice af- la sera stessa, sarebbero stati proiettati due gnora si volta, il suo sguardo dolce si posa su famato, ci racconta sintetizzando all’osso in dei suoi film: il cortometraggioPrològus (2004) noi tutti e, sciogliendosi in un timido sorriso, pacato inglese, le tappe del suo viaggio, “At ten e il lungometraggio Le armonie di Werckmeister afferma: “Vi presento Béla”. È Ju- (2000) liberamente ispirato al ro- dit Pinter, la studiosa ungherese manzo Melancolia della Resistenza di cinema italiano amica di Béla dello scrittore (e amico di Tarr) Tarr che gli farà da traduttrice in ungherese László Krasznahorkai. queste giornate. Il cineasta sem- Nessuno immagina il flusso dei bra non avere spiccata attitudine suoi pensieri ma tutti temono un al sorriso; il suo è un riso arrochi- poco l’instabilità del suo umore e to, un piccolo ghigno che all’ini- l’evidente imprevedibilità che lo zio può lasciare perplessi i suoi contraddistingue. Guarda a ter- interlocutori, guarda spesso in ra, tira fuori il telefono, fuma, ri- basso o altrove, il movimento del- sponde ai minimi termini all’uni- le sue pupille è difficile da seguire verso circostante. Nel frattempo e ogni tanto è scosso da lievi tre- studiosi e amanti del cinema co- mori. Leggo subito una grande ordinati dallo Staff Sardinia Film umiltà nel suo modo di essere. Festival iniziano a riunirsi for- Non vuole complimenti, si capi- mando una notevole folla. Un im- sce che detesta ogni tipo di con- provviso “Hey guys, let’s go!” fa vol- venevole per cui scuote il volto Sardinia Film Festival | Masterclass da sx Roberto Chiesi, critico cinematografico e tare i presenti nella direzione di quando, in un impacciato e sus- Responsabile del Centro Studi Pier Paolo Pasolini della Cineteca di Bologna; Béla Tarr, Béla Tarr. Il cineasta ungherese surrato inglese, gli dico che sono regista ungherese; Maria Chiara Alivesi, traduttrice (foto di Marco Dessì) precede il pubblico scendendo ve- onorata di conoscerlo e mi con- loce la scalinata conducente alla gratulo per la sua carriera di regista. Fa spesso i left my flat...” le sue frasi suonano secche pro- sala predisposta per l’evento. Insieme a Judit un gesto con mani e braccia come per allonta- babilmente a causa della voce roca quasi ca- prende posto al tavolo e, in attesa che il pub- nare, anzi proprio scacciare entità astratte co- vernosa. Sembra un uomo stanco, molto più blico trovi sistemazione, si guarda intorno me elogi e omaggi, come a dire “ma va, non vecchio dell’età che ha effettivamente. Ama con fare nervoso. Non ama trovarsi al centro sono nessuno, non lo ripetete ancora”. È di fumare, mi mostra il suo porta pacchetto d’un dell’attenzione e non fa nulla per nasconder- poche parole allo stesso modo di molti suoi elegante nero opaco mentre lancia un’ironica lo. “Ok, let’s start!” intima. Il primo, così, rompe film scevri di superflui dialoghi ed è, proprio occhiata alla mia bustina di tabacco. Mi stupi- il ghiaccio ed iniziano a susseguirsi varie do- come loro, un eccezionale comunicatore non sce immediatamente il suo attaccamento al mande tutte presupponenti una reale e con- verbale. Manifesta apertamente anche la più telefono: un I- phone 7 di ultima generazione creta conoscenza dell’opera di Tarr. Il regista insignificante delle sfumature. È, d’altronde, che fa fuoriuscire dalla tasca dei suoi jeans in ungherese ne sembra soddisfatto. Béla ribadi- un dono tutto suo quello di riuscire ad impri- maniera sistematica non appena decide di ri- sce più volte l’importanza assunta da ogni mere nelle immagini un altissimo contenuto tagliarsi due minuti di silente assenza dal re- singolo fattore in un film. In un film, infatti, è semantico “parlante senza parlare e che spie- sto del mondo. Anche il suo modo di vestire tutto importante dai luoghi alla musica alla si- ga senza spiegare esplicitamente”. La gestua- colpisce la mia attenzione: t-shirt scura, scar- tuazione. lità che lo contraddistingue è tipica dei ragaz- pe modello Converse ma rigorosamente “made “Cos’è un film? È un mezzo. Tu stai vedendo il mon- zi ribelli e arrabbiati. Ed è realmente rabbia, in China” come afferma egli stesso con una do e reagisci al mondo. Se sei un regista vuol dire spiegherà la mattina dopo nell’ambito della punta di soddisfazione, una giacca scura che che hai scelto il cinema per esprimere la tua reazio- conferenza stampa, una rabbia credo in parte infila di rado e che predilige trasportare a ne al mondo che vedi. Fidati dei tuoi occhi e non rin- anche “pasoliniana” di protesta sociale, di ri- spalla. Durante la cena il regista è seduto ac- correre i sofismi.” bellione e rifiuto di schemi, sistemi e soprusi. canto a noi, beve vino bianco e sembra ap- Per Tarr un regista trasforma le esperienze in Fu realmente rabbia anche all’età di sedici an- prezzare la cucina locale non sufficiente, d’al- situazioni in grado di raccontarne la comples- ni quando l’adolescente Béla vide nel cinema tronde, ad incoraggiare la scarsa voglia di sità e il significato. Il cineasta ungherese con- lo strumento preferenziale per incanalarla e chiacchierare. Qualcuno gli chiede un parere fida di non aver mai voluto contemplare, nella comunicarla mostrando le rughe contratte su film girati da altri registi e Tarr, per la pri- sua troupe, la figura di un Casting director o di un dalla sofferenza di un volto che si fa metoni- ma volta, ci rende partecipi di un modus cogi- Locations manager in quanto lui stesso si occupava mia d’un intero popolo abbruttito e violato tandi che ribadirà in più occasioni nei giorni segue a pag. successiva 19 n. 52

segue da pag. precedente con le mani quasi volesse allontanare la mas- come se voi siete in un supermercato e dovete prepa- di scegliere i volti e i corpi non degli “attori” siccia presenza del pubblico prevalentemente rare una cena per la vostra famiglia. La madre sag- ma di “persone reali” di “persone vere” distac- costituito da giovani fra cui, tuttavia, si in- gia valuta la singola patata o il singolo pomodoro candosi da ogni forma di finzione e di artifi- travvedono anche molti adulti. non solo esteriormente lei cerca di capire se è buono cio scenico. Allo stesso modo si preoccupava “Stop. Stop. Let’s start please!” e se andrà d’accordo con gli altri ingredienti...” di esplorare in prima persona i luoghi per sce- Le sue fulminee frasi ammonitrici stroncano Per Tarr, infatti, è di fondamentale rilevanza gliere i più funzionali. gli ultimi battiti di mani. Chiesi prende la pa- avere un rapporto umano e confidenziale con “I luoghi parlano anche in un film. I luoghi fanno rola riuscendo in un sunto completo ed esau- le persone che interpreteranno i ruoli nei suoi parte della storia, non sono una cornice, essi rac- riente della figura di Tarr, dei suoi film e dello film. Racconta di voler bere, mangiare insie- contano la storia.” spirito pregnante di capolavori come, appun- me a loro ascoltando i loro problemi, facendo- Anche la musica è fondamentale; racconta to, Le armonie di Werckmeister e l’ultima fatica Il si narrare degli avvenimenti delle loro vite on- una storia nel suo peculiare linguaggio e Béla cavallo di Torino (2011) film vincitore dell’Orso de instaurare quel necessario clima di empatia tiene molto a menzionare un grande suo ami- d’argento al Festival Internazionale del cine- e sensibilità. In un film tutto deve essere per- co compositore che, dal 1983, ha lavorato a tut- ma di Berlino. Il regista, imbarazzato, rispon- fetto e al suo posto ma non per artificio per ti i suoi film: il musicista Mihály Vig. Tarr e de con un arido “Too much!”. Il suo atteggia- esigenza di coerenza con la storia che si vuole Vig sono legati da una sintonia tale da con- mento, dunque l’umore, è mutato rispetto a narrare. Se per Béla il cinema è un mezzo per sentire al primo estrema fiducia nei confronti quello della mattina probabilmente la platea restituire la dignità all’essere umano ogni co- dell’altro; una fiducia estesa al punto da non di giovani cinefili ipoteticamente aspiranti al- sa deve essere reale a partire dal suo scambio necessitare spiegazioni sulla composizione la regia lo agita e lo fomenta. Risponde alle con gli attori. Ciò tuttavia non deve forviare: da creare. Spesso, afferma Tarr, non si scam- domande di Roberto Chiesi colorando il lin- Tarr non è affatto un naturalista. Ai giovani biavano neppure una parola sul film in quan- guaggio di diverse parolacce come “fuck” e intima di non rispettare le regole perché to Mihály riusciva ad intuire subito le esigen- “shit” suscitando l’apprensione della traduttri- “Le regole sono stupide e non vanno prese alla lette- ze del cineasta questo perché entrambi ce costretta al doppio lavoro di tradurre edul- ra. Tu sei libero, noi siamo liberi. Non farti coman- possiedono la stessa (con i dovuti individuali- corando o tagliando varie parti. La sua ma- dare da nessuno, sii sempre libero e manda a fancu- smi) visione del mondo. Sia nel corso del- lo chi vuole imprigionarti!” la conferenza stampa sia qualche ora do- Il regista si apre, si racconta nel suo esse- po nell’ambito della Masterclass, Tarr, re scomposto, nervoso e poco ortodosso. dando un’altra dimostrazione dell’umiltà Rifiuta il titolo di “maestro”, parla del con cui percepisce se stesso e il proprio suo passato nella povertà da cui si è ori- operato, sostiene che ogni suo lavoro au- ginata la rabbia che non l’ha mai abban- diovisivo non può essere ricondotto uni- donato trasmettendogli la forza della te- camente alla sua figura ma è parte di una stimonianza. Rifiuta le istituzioni, il suo “squadra” di quattro persone: lo scrittore è un cinema non convenzionale, non tra- László Krasznahorkai, il compositore dizionale senza sceneggiatura e in bian- Mihály Vig, sua moglie Ágnes Hranitzky co e nero. Ricorda due volte la macchina co regista e, in ultimo, Tarr il quale parla fissa per otto minuti su un volto nel suo del suo ruolo come di colui che “dirige primo filmNido familiare (1979) girato, ri- l’orchestra” simulando ironicamente l’af- badisce ancora, con l’equivalente odier- fermazione con i movimenti delle mani a Béla Tarr al centro attorniato da alcuni partecipanti alla masterclass no di cinquemila euro. Anche se Béla braccia innalzate. Ad una domanda in (foto di Marco Dessì) non lo sa e forse non lo accetterebbe, ve- merito alla Factory creata nella città di Sa- do molto della filosofia del cinema di -Pa rajevo, oramai tristemente chiusa, un’ombra sterclass, bisogna riconoscerlo, è un vero e solini in questi suoi discorsi. Mentre si agita e di amarezza attraversa il suo volto per via del- proprio show e Tarr non solo ne è il fautore ap- inneggia alla dignità umana e alla realtà nella la passione con cui aveva intrapreso l’iniziati- parendo quasi come una rockstar consumata mia mente risuona la frase del poeta regista va defunta dopo solo quattro anni. dagli anni di concerti e vita dissoluta. Inizia bolognese “Ho scelto di fare cinema per rap- “Ho creato la Factory nel 2013 per costituire un’isti- col rifiutare la concezione di arte e di artista. presentare la realtà attraverso la realtà” e il tuzione come poteva essere la Bauhaus nella Ger- “Cos’è l’arte? Cos’è l’artista? È merda. Detesto l’idea suo prediligere quasi sempre attori di strada e mania degli anni venti. Volevo offrire agli esordien- di definirmi artista. Arte è un concetto astratto non professionisti toccando le corde più umi- ti la possibilità di cooperare insieme ai registi troppe volte deprivato e svuotato di senso. Ciò che liate e sensibili della società. Chiesi domanda esperti. Il mio progetto non era volto all’educazione faccio ha un significato. Io vedo il mondo lo raccon- a Tarr di parlare del suo rapporto con il digita- bensì alla liberazione così giovani provenienti da to, io voglio testimoniare quell’umanità oppressa in le considerato che tutti i suoi film furono rea- ogni angolo del mondo, con il loro vissuto e le loro tutta la sua dignità”. lizzati in pellicola trentacinque millimetri. Il tradizioni culturali, si sono riuniti a Sarajevo e per “Human Beings” lo ripete in continuazione cineasta afferma di non odiare completamen- pochi anni siamo stati tutti una famiglia interna- parlando del suo modo di fare cinema. Tarr te il digitale quanto l’uso sbagliato che di esso zionale. Dopo poco tempo, infatti, tutti iniziavano prova rabbia per l’essere umano oppresso, de- viene fatto e la sua speranza, sostiene, è che in a comprendersi senza ostacoli né barriere sorretti pauperato, ridotto a nullità e offeso nella sua futuro le giovani generazioni possano trasfor- solo dalla vocazione per il racconto della personale preziosa dignità di persona ed è per questo mare la rivoluzione digitale nell’ottava arte visione del mondo.” che ha realizzato film ossia per conferire nuo- tuttavia, adesso non è così. Tarr risponde fa- Sono da pochi minuti trascorse le diciotto e la vamente quella dignità stracciata, bruciata e cendo lunghi discorsi, infervorandosi e chie- Masterclass sta per avere luogo. Béla è al bar e calpestata dell’essere umano. Circa il suo lavo- dendo puntualmente scusa alla traduttrice attende che tutti arrivino per “scendere in ro con gli attori, il regista dopo aver riaffer- spezzando la sua tensione con un: “Sorry, love campo”, al tavolo siedono già Roberto Chiesi, mato la necessità di lavorare con persone ve- you!” . Béla si guarda intorno, risponde ad un Responsabile del Centro Studi Pier Paolo Pa- re, reali che non recitino ma che “vivano” che paio di domande del pubblico velocemente e solini della Cineteca di Bologna avente il ruolo parlino e che si muovano nella realtà della sce- con un “Ok guys. Let’s stop i need to smoke” si al- di moderatore e la giovane traduttrice italia- na che non è, appunto, né artificio né finzione za, striscia al lato della sala per trapassare il no – inglese. Il regista ungherese fa il suo in- ma realtà della situazione e della storia, de- muro di applausi, raggiunge la porta d’uscita gresso, gli applausi iniziano a scrosciare e Tarr scrive la scelta degli attori attraverso una me- con la sigaretta stretta fra le labbra e scompa- reagisce subito in maniera insofferente a ravigliosa metafora. re silenziosamente. quell’attenzione. Ripete, mentre si siede, il gesto “Non cerco mai attori ma personalità e persone. È Giorgia Bruni 20 [email protected] Sardinia Film Festival | Premio alla carriera Béla Tarr: Partecipare alla sofferenza degli ultimi Difronte al cinema di assistito a come l’animale veniva frustato dal alla macchina da presa, ora come produttore e Béla Tarr lo spettatore suo padrone, episodio che lo avrebbe portato promotore di attività didattiche: su tutte l’e- riscopre l’incanto del- al collasso mentale (le sue ultime, obbligato- sperienza, da poco conclusa, della Film Fac- la visione possibile rie, parole furono: «Mutter, ich bin dumm.» tory, un dottorato di tre anni in cinema avvia- soltanto attraverso il («Madre, sono pazzo.»). La voce over, nell’incipt to all’università di Sarajevo attraverso il quale recupero della dimen- del film, rievoca questa storia e termina- di ha provato ad aiutare una nuova generazione sione della durata. cendo: «Del cavallo… non sappiamo nulla». Tarr di registi a trovare la propria voce, una voce Con i suoi lavori, in prova a immaginare cosa ne sia stato di quel responsabile, e ad utilizzare le loro capacità Matteo Marelli particolare quelli del cavallo e dell’uomo che lo ha frustato; ci porta creative per difendere la dignità dell’uomo. Si secondo periodo se- in una povera casa, con un fienile, una collina è detto che la comprensione dell’uomo e la gnato dall’incontro con lo scrittore László di fronte e nulla di più: uno spazio che è lette- partecipazione alla sofferenza degli ultimi so- Krasznahorkai, il regista ungherese stravolge ralmente in/un Nessun Luogo. È un mondo no una costante della parabola artistica tar- tutta una serie di abitudini e di inibizioni che non è semplicemente oltre-il-tempo, ma riana, e il film dove probabilmente è riuscito a spettatoriali indotte dalla visione di un cine- realmente senza tempo. È qui che vive, insie- esprimere con maggior forza questi aspetti è ma pensato unicamente in termini Le armonie di Werckmeister (Werck- di prodotto di consumo, quindi da meister Hármoniák, 2000), tratto da assimilare voracemente, per poter Melancolia della resistenza, il roman- poi divorare sempre nuove imma- zo di Krasznahorkai che è una di- gini. Tarr ha dimostrato come ogni sperata lotta, e una disperata scon- film, ogni sequenza, necessiti di fitta nei confronti del caos. Tarr, dal tempi propri, che non possono es- testo, più che la storia raccoglie lo sere stabiliti a priori ma che sono spirito. Tutto confluisce nella sen- dettati da una necessità interiore: sazione che la fine stia arrivando, le immagini sono parte di un flus- che non ci sia molto da fare, e che il so, di un onda sinusoidale e lo spet- pericolo sia tutto quello che ci rima- tatore deve entrare in sintonia con ne. Le armonie di Werckmeister è questo ritmo lasciandosi trascina- strettamente legato a Il cavallo di To- re nelle sue derive. E questo aspetto rino: possiamo addirittura ipotizza- è evidente fin da subito, dai primi re che l’enigma sulla follia nicciana, docudrama, addirittura nell’esor- soltanto evocato nel film del 2011, dio: si pensi ai personaggi di Nido sia in realtà già stato indagato in familiare (Családi tüzfészekl, 1979) Béla Tarr durante la masterclass al Sardinia Film Festival (foto di Marco Dessì) questa regia del 2000: del resto per stretti in primissimi piani protratti il protagonista Janos Valuska, così fino a durate abnormi: gli avvolgenti piani se- me alla figlia, il padrone del cavallo, ciascuno come per Nietzsche, la comprensione dell’im- quenza con cui Tarr scolpirà i capolavori della condannato a un’esistenza sempre uguale a se possibilità, dell’inutilità del sogno, porta alla maturità sono di là da venire, ma la materia stessa. Un giorno, come tutti gli altri giorni follia. János è l’ultimo puro-folle del cinema di prima del suo cinema è già tutta qui, in questo battuto inesorabilmente dal vento, un visita- Tarr, un’anima tribolante che corre via veloce, dramma abbigliato da documentario, e non tore, Bernhard, bussa alla porta della casa in instancabile e disperata, per le strade notturne solo per il compulsivo ricorso al long take, ma cerca di liquore. Una volta entrato e sedutosi di una cittadina senza nome. Non si occupa, anche per la sofferta empatia verso umili ed al tavolo pronuncia, inascoltato, queste paro- come dovrebbe, di consegnare la posta, mestie- emarginati e l’incessante riflessione sulla con- le: «tutto è in rovina. Tutto è stato impoverito. Ma re che gli è stato pietosamente affidato, per dizione umana, formulata con un’intensità ri- potrei dire che tutto è distruzione e rovina perché mimare, con i suoi passi, l’eterno miracolo spetto alla quale è difficile trovare confronti. Il qui non si tratta di un qualche cataclisma generato che occupa ogni istante dei suoi pensieri: la suo sguardo, da subito rivolto verso quell’u- da un’azione innocente degli uomini. Al contrario... maestosa perfezione del sistema solare, il rit- manità, inconsapevole, condannata da sem- Qui si tratta del giudizio umano. Del giudizio mo cosmico dell’alba e del tramonto, il mecca- pre e per sempre ad abitare il lato faticoso del- dell’uomo su se stesso, nel quale sicuramente anche nismo divino degli astri incatenati a orbite la vita, costringe lo spettatore a fare i conti Dio ha un ruolo. Direi quasi al quale Dio “parteci- immutabili. Contro di lui incombono però le con il sentimento della fine conseguente alla pa”. […] Perché, vedi, il mondo è corrotto. […] Han- forze del caos decise a corrompere e sfasciare «trionfante rovina», per riprendere un’e- no comprato tutto e hanno ottenuto ogni cosa con il sogno di poter credere nell’armonia, che spressione utilizzata da Krasznahorkai in Sa- una lotta subdola e meschina, di conseguenza han- l’ordine possa governare qualcosa. «Questo tantango da cui Tarr ha tratto, nel 1994, l’omoni- no impoverito tutto. Perché tutto quello che toccano, film –ha dichiarato Tarr - è molto più di una sem- mo fluviale film (435 min). Per Krasznahorkai e loro toccano tutto, viene avvelenato. Ed è sempre plice storia per me. Riguarda un conflitto eterno: la la ragione della rovina in atto è «il satanico che stato così fino alla vittoria finale. Una fine trionfa- lotta secolare tra l’istinto barbarico e la civilizzazio- domina l’uomo, che per questo corrompe ogni cosa le. Prendere possesso e screditare. Svalutare e posse- ne; riguarda un processo storico che ha definito gli intorno a sé, se gli viene dato sufficiente tempo per dere. […] E non c’è rifugio per proteggere qualcosa ultimi due secoli di tutta l’Europa orientale». portare a compimento ciò a cui è predestinato». Un dalla loro avidità […]. Perché il cielo è già loro, e an- pensiero a cui il regista ha dato forma defini- che tutti i nostri sogni». Il cavallo di Torino è e sarà Matteo Marelli tiva nel monologo di Bernhard nel suo ultimo l’ultima opera di Tarr; è lui ad averlo deciso, e film Il cavallo di Torino (A torinói ló, 2011), che le parole pronunciate a riguardo sono inequi- porta a compimento quanto già espresso nella vocabili: «sento di avere chiuso un ciclo; dopo que- E’ redattore di “Uzak.it”, “Cineforum”, e “Spietati.it”, col- confessione di Karrer all’amante in Perdizione sto film non potrei fare altro che ripetermi».Del re- labora con l’Enciclopedia Treccani, il settimanale “Film (Kárhozat, 1988): «Non sono legato a niente, ma sto, come ha dichiarato in passato, non si è Tv”, il quotidiano “il manifesto”. Si occupa del lavoro di tutto è legato a me. E chiede che io guardi, vuole che mai ritenuto un regista, ha sempre pensato selezione per Filmmaker Festival. È autore di saggi cine- veda la disperazione delle cose». Il cavallo del tito- che la sua unica missione fosse cambiare il matografici contenuti in volumi collettanei e organizzato- lo è quello abbracciato da Nietzsche, dopo aver mondo; prima ha cercato di farlo stando dietro re di rassegne di cinema. 21 n. 52

Sardinia Film Festival | Premio alla carriera Fiaba dell’apocalisse. Le armonie di Werckmeister (2000) Béla Tarr ha definito Lo ritroviamo internato in un ospedale psi- spietata e belluina cui può giungere un popolo Le armonie di Werck- chiatrico, annichilito e muto, mentre ormai è affamato e ingannato, manipolato da interes- meister (Werckmeister Eszter, cui hanno tolto la casa, a prendersi cu- si di cui è esso stesso la prima vittima. Se harmóniák, 2000), il ra di lui. Le armonie di Werckmeister comincia nell’immagine del vecchio nudo e inerme evo- suo quinto lungome- con un piano-sequenza di nove minuti dove ca le atroci fotografie dei deportati dei campi traggio, una “fiaba”. János mette in scena una danza surreale con i di sterminio nazisti (è un’inquadratura così Ma, come altre fiabe clienti di uno squallido bar che incarnano i terribile da arrestare la furia brutale della folla che sono rimaste im- pianeti, il sole, la luna e la terra, per rappre- impazzita), nella bellissima sequenza in cui il Roberto Chiesi presse nella memoria, anche il suo film è una fiaba crudele. Molto crudele. Presentato alla Quinzaine des réalisateurs nel 2000 con suc- cesso di critica, è il risultato di una complessa coproduzione che riunisce Ungheria, Germa- nia, Francia e Italia ed è il primo lungome- traggio che Tarr realizza dopo il capolavoro che l’ha consacrato come uno dei più grandi cineasti degli anni ‘90, Satantango (1994). Co- me quest’ultimo, nasce da un romanzo del grande scrittore ungherese Lászlo Krasz- nahorkai, Melancolia della resistenza (edito in Italia da Zandonai), precisamente dalla se- conda parte che si intitola appunto Le armonie di Werckmeister. Per la terza volta, Krasznahor- kai ha collaborato alla sceneggiatura. Ma alle diverse angolazioni di differenti personaggi cui aderisce la narrazione del romanzo, Tarr ha preferito accentrare il racconto sulla figura di János Valushka, un giovane postino, sem- povero János viene rag- plice di spirito che vive in un indeterminato giunto dall’elicottero di villaggio ungherese. Accudisce con dedizione cui non si vede il guida- il suo unico amico, il signor Eszter, insigne tore e non osa più avan- musicologo e musicista che vive recluso e vor- zare, allude ad un potere rebbe ritrovare l’armonia superiore della mu- senza volto che non ha sica prima che venisse rovinata dal sistema di neanche bisogno di usa- ottave creato da Andréas Werckmeister, orga- re la forza per schiaccia- nista tedesco del XVII secolo. La divisione in re i più deboli perché è dodici semitoni, secondo Eszter, ha infatti di- sufficiente la minaccia strutto il suono puro di cui tutti gli esseri sa- oscura di quel potere ad rebbero dotati. L’arrivo di un circo che espone inibirlo, a paralizzarlo. una balena impagliata e l’apparizione di un Alla fine, dopo l’apocalis- misterioso principe che rimane nell’ombra e se che ha permesso l’in- diffonde promesse agli abitanti del villaggio, staurarsi di un nuovo or- instaurano una enigmatica tensione. Inquie- dine, János è ridotto ad tante è anche la riapparizione della signora una “cosa”: ha perduto Tunde, moglie di Eszter, che aveva evidente- sentare l’eclissi. L’eclissi sta per arrivare. Co- non soltanto la sua dignità ma anche la sua mente abbandonato il marito e che all’im- me ha dichiarato lo stesso Tarr, János è “Un identità. La balena imbalsamata, che aveva provviso riappare nella casa per chiedere a uomo che sente ma non comprende bene contemplato con fascinazione nella penom- János di persuadere il suo amico a diventare il quello che succede intorno a lui, perché è in- bra del carrozzone, emblema di un mistero presidente di un movimento che ristabilirà nocente. Ama la gente, ama il cosmo e ha un che allude ad una vita altrove, nelle acque di l’ordine nella città. Di fronte al rifiuto del ma- vecchio amico, con cui ha stretto una relazio- oceani lontani, è stata portata all’esterno e si rito, la signora Tunde si unisce al capo della ne molto forte”. Il “puro di cuore”, solo e visio- rivela così un misero, penoso fantoccio di pez- polizia. Intanto, la folla che continua ad adu- nario, è un personaggio archetipico delle fia- za, che Eszter guarda con distacco. È l’imma- narsi nella piazza, insorge quando apprende be, come lo è il vecchio saggio che vive gine della riduzione prosaica di ogni realtà ad che il Principe, contrariamente a quanto era appartato dagli altri e di una fiaba il film pos- un povero oggetto abbandonato (come lo è stato detto, non verrà. Tutti si armano di ba- siede l’apparente semplicità delle situazioni János). L’armonia è impossibile su questa ter- stoni e marciano minacciosamente in dire- che però adombrano altro e ad altro rimanda- ra. L’unica armonia possibile è quella rappre- zione dell’ospedale cittadino, dove percuoto- no. La storia del caos che trascina una colletti- sentata dal film stesso, con la sua struttura, no brutalmente infermieri e ricoverati per vità, caos orchestrato da figure che rimango- con l’inesorabile, ipnotica lentezza dei suoi fermarsi soltanto davanti ad un vecchio de- no nascoste (come il Principe) a tessere i fili di piani-sequenza, la cruda materia fisica degli crepito, inerme e nudo dietro una tenda. All’e- un’imprecisata strategia, caos che consente oggetti e delle persone che riprende, tutti im- pisodio ha assistito anche János che, orripila- alle autorità di ripristinare l’ordine con mezzi mersi in una miseria endemica e la miasmati- to, tenta di fuggire dal villaggio ma viene repressivi spietati, ricorda altre storie, non ca, velenosa manipolazione che sommerge raggiunto da un elicottero che atterra minac- fiabesche ma reali, accadute nell’Europa ogni loro azione e reazione, senza speranze. ciosamente a pochi metri di distanza da lui. dell’est e non solo. Tarr mostra la violenza Roberto Chiesi 22 [email protected] Sardinia Film Festival | Premio alla carriera Prologo: la “visione d’Europa” di Béla Tarr Nel 2003, tre anni dopo avere presentato Le al successivo. La distribuzione armonie di Werckmeister e mentre sta intra- continua ma il film finisce e, prendendo la preparazione di L’uomo di Lon- nei titoli di coda, scorrono i no- dra, Béla Tarr riceve la proposta di realizzare mi di tutti i figuranti che hanno un cortometraggio sull’annunciata adesione partecipato alla scena. I corpi dell’Ungheria all’Unione Europea (che si at- degli individui filmati da Tarr tuerà il 1 maggio 2004). Tarr dirige Prológus appartengono anche qui al po- (Prologo), un film di cinque minuti, che l’anno polo ungherese, che il regista successivo viene inserito nel lungometraggio vede come invariabilmente, per- Visions of Europe, prodotto da Zentropa di petuamente sfruttato (a giudicare Lars von Trier e composto da altri ventiquat- dalla fatica che accomuna tutti i tro cortometraggi di cinque minuti ciascuno, membri di quella folla passiva) e firmati, fra gli altri, da Aki Kaurismäki, Chri- depossessato della propria di- stoffer Boe, Christos Georgiou, Jan Troell, Fa- gnità, umiliato a dover ricevere un misero pa- tih Akin, Laila Pakalnina, Małgorzata Szu- sto come se fosse un’elemosina e non l’ade- mowska, Peter Greenaway, Sharunas Bartas, guata retribuzione del lavoro compiuto. Il Teresa Villaverde, Theo van Gogh e Tony Gat- movimento lento della mdp e la ripetività del- lif. L’intento di Visions of Europe consisteva la musica del fedele Víg (il montaggio è di nell’offrire l’occasione a venticinque cineasti un’altra collaboratrice imprescindibile del ci- di commentare ciascuno alla sua maniera l’in- nema di Tarr, Ágnes Hranitzsky), esprimono gresso nell’Unione Europea di dieci nuove na- la radicale disillusione di un artista che non zioni (Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Mal- nutre nessuna speranza in qualsiasi, eventuale ta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, colonna di gente con una carrellata laterale, miglioramento delle condizioni della sua gen- Slovenia e, appunto, Ungheria). Ma la “visione fino ad arrivare alla testa della fila. Qui, sem- te e che suggerisce la propria rabbia nel sarca- d’Europa” di Tarr è priva di qualsiasi illusione pre nella continuità del piano-sequenza, si smo gelido con cui irride un assistenzialismo e dominata da un sarcasmo nero e tagliente. scopre che, affacciata ad una finestra qualche che propina una misera sussistenza in sosti- Mentre echeggia un malinconico tema musi- centimetro più in alto, una giovane impiegata tuzione di quel concreto progresso, di quel cale di Mihály Víg, infatti, l’autore di Satantan- dall’aria dolce e gentile, distribuisce ad ognu- promesso miglioramento di condizioni di vita go mostra una folla di uomini e donne vestiti no, a turno, un sacchetto di plastica con due destinate a rimanere sempre e comunque sot- poveramente, con i volti segnati dalla miseria e panini e un bicchiere di plastica con una be- tomesse allo sfruttamento. contratti dalla fatica, fermi in piedi in fila. Per tre vanda. Ogni individuo prende il cibo e il bic- minuti la macchina da presa percorre questa chiere in silenzio e si allontana, lasciando posto R. C.

Sardinia Film Festival Corti con piccoli gesti di umanità Penso che molte volte la critica cinematografica tenda ad essere troppo spesso legata alle novità e all’attualità del cartel- lone, dimenticando, in- vece che in altri terri- tori paralleli escono altre proposte, altre forme di visione del cinema che sarebbe Àngel Quintana necessario difendere. Per questo motivo, credo, che ogni critico di cinema debba confrontarsi anche con la pro- posta di corti internazionali, molti dei quali prefigurano il destino di alcuni cineasti del futuro. Poter essere presente in qualità di giu- rato del Sardinia Film Festival è stato un buon modo per comprendere il destino di alcuni di questi sguardi. Un mese fa, al festival di Can- nes, si è assistito ad una certa presenza di un cinema che va verso il nichilismo. Un cinema che ha mostrato l’impotenza dei cineasti di “Aux battements du parloir” Marc Pascal fronte al reale. Al contrario, ad Alghero i cor- tometraggi hanno mostrato l’altra faccia della umanità, malgrado questi itinerari della vita corti che abbiamo visto ad Festival di Alghero. moneta. Molti dei corti della sezione ufficiale ci non siano semplici. In questo senso, i piccoli Aux battiments du parloir di Marc Pascal, vincitore dicono che è ancora possibile credere in una gesti di umanità si incontrano tra i migliori segue a pag. successiva 23 n. 52

segue da pag. precedente l’uomo vuole rispettare del primo premio della Fiction Internaziona- le norme. Il corto assu- le, è una pellicola programmatica per l’acidità me perfettamente la e lo sguardo giusto, che si articola intorno ad struttura di un racconto un mondo che è diventato invisibile alla so- per terminare nella co- cietà. Siamo nel parlatorio di un carcere. Una struzione di una favola. moglie fa visita, con suo figlio, al marito dete- Il poeta romantico tede- nuto. Il rituale si ripete cinque volte, median- sco Heinrich Von Kleist te una struttura minimalista, che riflette il scriveva nel XVIII che passare del tempo. Nella quarta visita la ma- “quando una legge è in- dre non è più presente e nell’ultima quello che giusta, la ragione deve va a trovare il detenuto non è il figlio ma il pa- imporsi al di sopra della dre. Il figlio è stato carcerato mentre il padre è legge”. Nel cuore della tornato in libertà. Cosa è accaduto nel fuori nostra società ci sono campo filmico? La moglie si è stancata della “Red Light” di Waszarow Toma (2016) Bulgaria 21’ | Premio di Diari di Cineclub molte leggi ingiuste, situazione ed ha abbandonato, il ragazzo è che possono essere cresciuto in un ambiente ostile e di delin- abrogate attraverso l’in- quenza trasformando i loro rapporti. Crea la surrezione e la rivolta. delinquenza una predestinazione tragica? E’ Come è possibile mette- possibile scappare dal circolo vizioso del ma- re in discussione la leg- le? Queste domande che non trovano risposte ge? Il conduttore dell’au- le troviamo in questo potente corto. De l’atten- tobus di Red Light non tion di Bastien Bernini, sempre in concorso vuole metterla in di- nella Fiction internazionale, ha ottenuto una scussione, fa parte di un menzione speciale per l’interpretazione di mondo educato nella Sophie De Fürst, pone in relazione il romanti- vecchia burocrazia co- cismo con il banale. Lei è un’infermiera che munista che accettò pulisce la merda e l’urina dei vecchi infermi. l’ordine senza discus- Raccoglie i detriti di un malato terminale. sioni. Ma purtroppo Malgrado questo, lei ha i sogni di un adole- all’interno del microco- scente. Mentre parla della nuova ricetta per smo del bus avviene preparare torte, spera di terminare la giorna- “Mordechai” (2017) di Benjamin Bee (United Kingdom 13’) qualcosa che discute ta lavorativa per incontrare un nuovo possibi- l’ordine e questa cosa è le fidanzato. Ha il giusto desiderio che quasi il riconoscimento che in le assicura una speranza. Il sogno si impone un mondo molto indivi- alla realtà, la trasforma e la converte in qual- dualizzato qualche volta cosa di più piacevole. Ma al di là dei corti pre- è possibile rivendicare miati, la sezione ufficiale ha mostrato un’alta la solidarietà. I passeg- qualità. All’interno dei corti visionati ci sono geri mangiano insieme altri che non lasciano alternativa a un mondo un’anguria e il condu- chiuso. Mordechai di Benjamin Bee, per esem- cente riceve un gesto di pio, ci mostra il desiderio di evasione di un fi- tenerezza che lo aiuta a glio da una famiglia ortodossa ebrea che vive “Complices” di Mathieu (2016) di Montelmas (Belgium 31’) rivedere le cose, a di- rinchiusa nel proprio mondo. Complices di struggere il falso ordine Mathieu Montelmas descrive la crisi morale imposto. Red Light è una di un giudice che deve delinquere per proteg- piccola grande pellicola. gere il proprio figlio. The little word di Yasmin Angel disegna la storia fantastica di un anzia- Àngel Quintana no che controlla un piccolo mondo però inca- pace di poter amare. Rabie Chetwy de Moha- E’ Professore di Storia e Teo- med Camel mostra la crisi di un padre vedovo ria del cinema nell’Universi- che non riesce a comprendere che sua figlia si “Rabie Chetwy” (2015) di Mohamed Camel (Egypt 15’) tà di Girona (Spagna). sta trasformando in una donna. Infine, Ellos È coordinatore della rivista di Guillermo Tirado costruisce una piccola fa- Caiman Cuadernos de cine – vola horror nella quale il terrore si trasforma ex Cahies du cinéma/España in qualcosa di reale nel momento in cui il – e scrive di critica nel gior- bambino si alza perché entra la polizia inti- nale catalano El punta vui. mando lo sfratto dalla casa dove vive. La se- Ha pubblicato libri su Rober- zione internazionale del Sardinia Film festi- to Rossellini, Federico Fellini val ci ha mostrato una varietà di visioni di e Jean Renoir. molti paesi che hanno disegnato un certo de- E’ stato presidente dell’Asso- stino del proprio cinema contemporaneo. ciazione catalana dei critici Red Light di Waszarow Toma | Premio Diari di del cinema (1993-1999). Cineclub E’ direttore del Seminario sui L’inizio di Red Light è come un racconto di pionieri del cinema. Franz Kafka. Un conducente di autobus si fer- Menzione speciale all’attrice Sophie De Furst del film “De l’Attention” (2016) di ma al semaforo rosso. Passano i minuti e il se- Bernini Bastien (Francia) per l’interpretazione sofferta e partecipata con un perfetto SARDINIAFILMFESTIVAL maforo non cambia. I passeggeri gli chiedono alternarsi di emozioni al servizio di un monologo interiore della protagonista di ripartire perché il semaforo è rotto, ma dell’opera, anche autrice del testo. 24 [email protected] Sardinia Film Festival |I premiati Sardinia Film Festival | Eventi I premiati della XII edizione del Sardinia Film Ernesto Festival I premi per le cinque sezioni in concorso

“Ernesto” (2017) di Marco Antonio Pani e Bruno D’Elia Nel corso della serata è stato proiettato il vide- oclip “Ernesto”, realizzato dalla Società Uma- nitaria di Alghero, nel quale le melodie della cantante algherese Claudia Crabuzza fanno da cornice musicale al lavoro di regia di Marco Antonio Pani e Bruno D’Elia. “Ernesto” è il regalo che la Società Umanitaria di Alghero ha fatto alla sua città per celebrare i cento anni del Giro d’Italia, partito da qua il 5 maggio scorso. E’ il videoclip dell’omonimo brano musicale di Claudia Crabuzza fondato sullo straordinario materiale d’archivio del “Angeltown” (2016) di Nancy Liu. 20’ Produzione USA, lingua coreana con sottotitoli in inglese progetto La memoria è la nostra storia, campa- gna permanente di raccolta, digitalizzazione e Primo classificato nella categoria Scuole di ci- la propria volontà. L’ogliastrino Alessio Cubo- conservazione del cinema in pellicola di fami- nema è stato lo statunitense-coreano “Angel- ni ha invece conquistato il premio Fiction ita- glia, promosso dal 2010 dalla Cineteca sarda. town” di Nancy Liu, ambientato nella notte liana con “Lost in the white”, consegnato colorata di Los Angeles, dove Lola, una sosia dall’assessore Raniero Serra di Alghero per un coreana di Marilyn Monroe, vive l’inquietudi- horror girato in prevalenza tra Fonni e Villa- ne di un difficile rapporto con il padre separa- grande Strisaili, nel quale uno snowboarder to. Ad “Angeltown” è stata conferita la Meda- solitario si ritrova disperso nella neve durante glia della Presidenza della Repubblica. Incetta una sciata. Il nuorese Francesco Cocco il corto di premi anche per “Nobody dies here” del re- “Mariquita”, prodotto in Spagna, ha vinto una gista francese Simon Panay, riconosciuto co- menzione speciale dei Diari di Cineclub, che me miglior Documentario internazionale, che hanno concesso il primo posto a “Red Light” racconta le vicende della miniera d’oro di Per- del bulgaro Toma Waszarow. Nella Fiction in- ma, nel Benin, dove in molti scavano inesora- ternazionale il primo classificato è “Jail quar- bilmente nella speranza di diventare ricchi e ters” del francese Marco Pascal, con una men- Marco Antonio Pani, Bruno D’Elia , autori di “Ernesto” alcuni vi perdono la vita. Un emozionato Pa- zione speciale a “De l’attention” del e Alessandra Sento, direttrice Centro servizi culturali di nay ha ricevuto la Medaglia della Presidenza connazionale Bastien Bernini. Il Premio Vide- Alghero della Società umanitaria della Camera e, inoltre, il premio della Giuria oarte è stato conferito al corto spagnolo “Ga- La regia poetica di Marco Antonio Pani, mon- ristretta formata da tredici membri scelti tra mers” di Rodrigo Canet, mentre una menzio- tatore, regista e documentarista di film come le persone detenute del carcere di Bancali. ne speciale è stata assegnata al cubano Capo e croce, le ragioni dei pastori e Arturo torna Una giuria rappresentata a Lo Quarter dal ga- “Manual” di Letícia Simões. Miglior film della dal Brasile, la sensibilità visionaria di Bruno rante Mario Dossoni e dalla dottoressa Anto- sezione Experimental è stato l’ungherese “The D’Elia, filmmaker e autore dei videoclip musi- nella Vandi, che ha concesso una menzione first time I saw Francis Taylor he was in slow cali di Niccolò Fabi, Samuele Bersani e Maria speciale a “Jail quarters” di Marc Pascal. I sar- motion” dell’autore Sousa Haz, originario di sui Tubi, sulle dolci e malinconiche note della di premiati. La regista cagliaritana Silvia Per- Rio de Janeiro. La Giuria FICC composta dal canzone della cantautrice algherese vincitrice ra, con il corto “La finestra” ha ricevuto il pre- pubblico dei Circoli del Cinema del Centro Re- della Targa Tenco 2016 per Com un soldat, mi- mio Vetrina Sardegna, assegnato dai festival gionale Sardegna ha assegnato il premio a glior disco in dialetto e lingue minoritarie, rac- partner Fastnet di Cork ed Edinburgh Short “Mostri” di Adriano Giotti. contano una piccola storia di formazione at- Film Festival. Il filmato racconta la storia degli traverso la memoria cinematografica di una ultimi quattro abitanti di un piccolo villaggio, comunità costretti ad abbandonare la propria casa contro DdC DdC I riconoscimenti di Diari di Cineclub La redazione di Diari di Cineclub – Periodico indipendente di cultura e informazione cinematografica, presente in sala durante la XII edizio- ne del Sardinia Film Festival ha assegnato i seguenti riconoscimenti: Premio Diari di Cineclub a Red Light di Waszarow Toma : “In questa favola dolce amara ambientata in Bulgaria il personaggio principale, edu- cato al rispetto delle regole della vecchia burocrazia comunista si ritrova in un microcosmo in cui si discutono queste superate regole, per ar- rivare a rivendicare la solidarietà tra gli individui distruggendo sia il falso ordine imposto che l’egoismo individualizzato”. Menzione speciale a Mariquita di Francesco Cocco “Per aver raccontato la difficoltà del giovane protagonista nel vivere la propria diversità all’interno della sua famiglia affidando, anche se tardivamente, le proprie paure e le proprie angosce ad un insolito tramite”. DdC 25 n. 52

Sardinia Film Festival 2017 | Premi Ai Tenores di Bitti “Remunnu ‘e Locu” la Medaglia della Presidenza del Senato Sotto il cielo di Alghero voci armoniose si in- Ecco spiegata (o meglio, ipotizzata) l’espressi- cerca di dirigere l’orchestra della natura, in un trecciano all’unisono in una melodia ance- vità simbolica del canto a tenore. L’uomo che dialogo armonico con i compagni di viaggio strale che non ha uguali nel mondo. Nessun dell’esistenza. Ma al di accompagnamento strumentale. Solo la forza la di tutto, i Tenores di del canto che diventa sinfonia. Dal palco del Bitti sono stati amba- Sardinia Film Festival quattro uomini in abiti sciatori nel mondo del- tradizionali rapiscono il pubblico che ascolta la passione viscerale in silenzio. Sono tanti gli iphone di ultima ge- per le proprie tradizio- nerazione desiderosi di immortalare lo spiri- ni, quasi volessero re- to profondo di un’isola dal fascino arcano. A galare al mondo un dare spettacolo sono i Tenores “Remunnu ‘e messaggio lasciatogli Locu” di Bitti, che hanno appena ricevuto la in dote dai loro avi, tra- Medaglia di rappresentanza della presidenza mandato di generazio- del Senato per essere stati ambasciatori della ne in generazione da cultura sarda nel mondo, “contribuendo a far tempo immemorabile. conoscere e apprezzare, con la propria vi- Battezzata con il nome brante intensità melodica, la bellezza di un’e- del poeta estempora- spressione artistica autoctona, unica e origi- neo Raimondo Delogu, nale, che affonda le radici nell’antica e I Tenores di Bitti “Remunnu ‘e Locu” al Sardinia Film Festival con Carlo Dessì, quella capeggiata da insondabile tradizione dell’isola, e che l’Une- direttore artistico e Angelo Tantaro, presidente (foto di Marco Dessì) Daniele Cossellu è una sco ha riconosciuto come patrimonio imma- delle formazioni di can- teriale dell’umanità”. Il prestigioso riconosci- to a tenore più antiche e titolate di sem- mento è stato consegnato sabato 1 luglio dal pre. Vanta nel suo curriculum collabo- presidente del Sardinia, Angelo Tantaro, nella razioni con importanti trasmissioni serata conclusiva del festival presentata da televisive, con celebri artisti e studiosi un’impeccabile Rachele Falchi. Qualche atti- internazionali, e ha contribuito a far mo di commozione ha accompagnato le paro- conoscere e apprezzare nel mondo la le del decano della formazione, Daniele Cos- modalità artistico musicale più signifi- sellu, un mito vivente del canto tradizionale, cativa di Sardegna. Il gruppo è anche che ha dedicato il premio a Piero Sanna, a Bat- noto per aver portato quest’arte all’at- tore Bandinu e a Tancredi Tucconi, tre amici tenzione di ricercatori e docenti uni- che assieme a lui fondarono il gruppo nel lon- versitari, musicologi e autorevoli musi- tano 1974. Due di loro non ci sono più e un ter- cisti come Lester Bowie, Ornette zo si è ritirato dalle scene, ma hanno spianato I Tenores di Bitti “Remunnu ‘e Locu” durante l’esibizione canora Coleman e Frank Zappa. Resta celebre la strada a giovani talentuosi che ora prose- (foto di Marco Dessì) la collaborazione con Peter Gabriel che, guono sul cammino tracciato. E il canto dei con la sua etichetta discografica Real Tenores di Bitti, a Lo Quarter, si è concluso World Records, nel 1996 ha prodotto e accompagnato da un applauso fragoroso. Se- distribuito l’album intitolato “S’amore condo la tradizione, il canto a tenore è una ‘e mama”. La Medaglia della Presidenza rappresentazione simbolica del rapporto del Senato assegnata al Remunnu ‘e Lo- dell’uomo con la natura, in un orizzonte esi- cu è la sesta messa a disposizione del stenziale radicato nella cultura di stampo Sardinia Film Festival, ininterrotta- agropastorale. La voce solista, “sa boghe”, raf- mente dal 2012, da parte della seconda figura l’essere umano che si incontra con altri carica dello Stato. A entrare nell’albo tre elementi della natura, traducendo in note d’oro sono stati nell’ordine il Magnifico i propri versi rimati, cioè il linguaggio più ele- rettore dell’Università di Sassari, Atti- vato ricevuto in dono dagli dei, quello poetico. lio Mastino, il presidente Ficc Marco Il primo dei tre compagni è “su bassu” (il bas- Asunis, il maestro pianista Romeo so), dal tono ruvido e grave, che ritrae il mug- Foto d’alto dell’arena di Lo Quarter, Alghero durante l’esibizione Scaccia, la violinista Anna Tifu e la città gito del bovino. Al suo fianco c’è “sa contra”, dei I Tenores di Bitti. I numerosi puntini bianchi sono i cellulari di Cagliari-Capitale italiana della Cul- che esprime invece il belato di un ovino e, infi- del pubblico mentre fotografano il gruppo. (foto di Marco Dessì) tura 2015. ne, “sa mesu boghe”, la mezza voce, che con il Salvatore Taras suo incedere armonico di acuti dona ritmo e vivacità, seguendo forse l’imitazione del sibilo A sx nella foto il momento della consegna della del vento. Quest’ultima voce propone il suono Medaglia di rappresentanza del Presidente degli agenti atmosferici che, nei tempi remo- del Senato. Sul palco, oltre i Tenores di Bitti ti, erano davvero l’ago della bilancia per la so- (Daniele Cossellu (leader, “Oche” e “Mesu pravvivenza. È facile ipotizzare come gli anti- Oche”/Voce Solista e Mezza Voce); Mario chi pastori sardi nutrissero un sentimento di Pira (“Bassu”/Basso Gutturale); Pier Luigi rispetto per quei compagni di viaggio che era- Giorno (“Contra”/Controvoce Gutturale); Dino no i loro animali “domestici”. I bovini, indi- Ruiu (“Oche” e “Mesu Oche”/Voce Solista e spensabili per i lavori nei campi e gli ovini, che Mezza Voce), Maria Chiara Alivesi, traduttrice; con il loro latte permettevano la produzione del Rachele Falchi, presentatrice; Salvatore Taras, formaggio e il sostentamento della comunità. giornalista e Angelo Tantaro, presidente.** 26 [email protected] Sardinia Film Festival | I protagonisti (alcuni)

Sardinia Film Festival | Lo Quarter - Alghero 29 Giugno 2017. Béla Tarr in tre sfumature della sua personalità secondo l’obiettivo di Giampiero Bazzu

Carlo Dessì, Gianluca Arcopinto, Angelo Tantaro (foto Maria Caprasecca e Maria Antonietta Ajtano, la nonna Rachele Falchi e Carlo Dessì (foto di Marco Dessì) di Marco Dessì) del Sardinia Film Festival (foto di Marco Dessì)

Carlo Dessì, Beppe Lanci e Angelo Tantaro (foto di Giorgia Bruni, Roberto Chiesi, Matteo Marelli (foto di Judit Pintér e Béla Tarr (foto di Marco Dessì) Patrizia Masala) Marco Dessì)

Carlo Dessì, Béla Tarr e Angelo Tantaro (foto di Marco Antonia Carta e Salvatore Taras (foto di Marco Dessì) Paola Ruiu e Diego Bussu (foto di Marco Dessì) Dessì)

Carlo Dessì, Giampiero Bazzu e Angelo Tantaro (foto Marta Manconi e Isabella Dessì (foto di Marco Dessì) Àngel Quintana (foto di Marco Dessì) di Marco Dessì) 27 n. 52

Sardinia Film Festival | Staff (parte) a cura di Marco Dessì

Carlo Dessì Tore Perrotta Diego Bussu Isabella Dessì Salvatore Taras

Angelo Tantaro Antonia Carta Marta Manconi Mariangela Bruno Giuseppe Carta

Maria Caprasecca Paola Ruiu Emma Bussu Maria Chiara Alivesi Chiara Porqueddu

Patrizia Masala Andrea Deriu Nando Scanu

Marco Dessì Agata Carta Giovanna Errica ll suonatore di launeddas (Opera artigianale di Agostino Marogna, Alghero, premio alla carriera 2017 al regista Béla Tarr) 28 [email protected] L’irripetibile fisicità: Laurel & Hardy Nell’impossibilità di mi- a sollecitare la risata grama e transitoria. Al intrinseca tra gli elementi e le condizioni del surare il tempo, avvio il contrario, un acume ispessito da rilevanze noto e dell’ignoto, laddove, paradossalmente, mio argomentare dal drammaturgiche consente ai due attori di ri- il noto risente della tipologia attoriale specifi- concetto di casualità in generare su un eterno scenario teatrale il ri- ca e l’ignoto è nella realtà che di volta in volta quanto studio estempo- spetto consensuale di logica correttezza per- pare dissolversi nella sua concretezza, nella raneo che consente la formativa, affinché sia sostegno all’intera sua rigidità ottica e percettiva per assumere, non-immobilità di at- impalcatura, fino a plasmare una sorta di infine, una vulnerabilità mai sterile, compat- mosfere plausibili, affin- just-in-time-show quale istantanea di vita re- ta, anti-ampollosa o ripetitiva; attiva in virtù ché la memoria tratten- ale. In uno schema che prevede il distacco da della forza d’attrazione esercitata in un’arti- ga il miglior paesaggio degenerazioni agonistiche, la brillante espres- colata estemporaneità smossa da involonta- umano. È con siffatta sione cinematografica di Laurel & Hardy detie- ria direzione. In questo modo il concetto di convinzione che mi ne canoni afferenti tanto Carmen De Stasio accosto al nuovo in- le deviazioni surreali, terludio saggistico, tracciando una linea inin- che gli intenti dell’arte terrotta e vagante di professionalità, compo- surrealista, sospesi oltre stezza, cooperatività quali caratteristiche, il confine esistente tra accanto a decenza, tenerezza, aleatorietà, del- l’arretratezza del tempo la coppia che, più di ogni altra nel mondo pa- che spinge a ironizzare tinato della cinematografia di tutti i tempi, è sulle vicende umane e una riuscita a sconfiggere il (per molti) deludente maniera del tutto improv- passaggio dal muto al sonoro, senza cedere visa di rendere l’ordina- all’onda. Soprattutto, mantenendo l’integrità rietà non un sussulto de- artistica. Sulla scena sono Stanlio e Ollio. Lau- viato, quanto il possibile rel & Hardy – così come nell’originale. Una luogo in cui anche l’in- pronuncia fluente e un suono lieve come lieve credibile può avvenire. è nell’oltre-tempo la loro brillante performan- In una cinematografia di ce: composizione di casualità variabili (come tale densità, nella quale inteso nell’incipit) che, superando le ingenue del tutto assenti sono le torte in faccia (emblema delle gag del cinema macchie incolore, si rea- d’attrazione primordiale), si giova del crisma lizza visivamente un com- di malintesi intrecciati con personali propen- portamento che, a fronte di (inter)locuzioni relazione s’auto-ricostruisce secondo criteri di sioni in una realtà ordinaria e qui acquistano prevedibili, concerta un’organizzazione mai completezza che, appunto, soverchiano l’ap- la facoltà di resilienza e di adattamento a una forzata. Viepiù, proprio il carattere delicato, piattimento elusivo, tant’è che avviene con lo- corposità ab-norme, esclusiva e irrinunciabi- mai sciatto o approssimativo, continuamente ro, più che con altri talentuosi attori comici le, tanto da deviare anche successivi tentativi modificato in base alla circostanza, rende le coevi, la configurazione del double-take in di epigonismo, mancanti del quid di origina- azioni un’espressione artistica che concentra proporzioni inconsuete, con un richiamo in- lità che ha reso l’amicizia il criterio fonda- in sé l’idea principiale, la cadenza circadiana e dirizzato dalle epistemiche svolte fumettisti- mentale a un successo oltre-temporale di due l’emozione che sovverte professionisti della risata. O del sorriso inte- in una logica individuale nerito. In un aplomb English più che yankee, tout court gli eventi, in Laurel & Hardy manifestano sin dall’esordio la una struttura che conci- fondativa energia dell’a-tempo in una solida- lia gli effetti di una strut- rietà complementare a partire dall’immanca- tura architettonica in cui bile bowler-hat, simbolo di correttezza e misu- compostezza, buon gu- ra, incanalata sul tracciato di un assurdo che sto ed equilibrato uso investe a vario titolo la realtà stigmatizzata delle tecniche d’attrazio- del XX secolo. Epperò, la loro complementa- ne sono tutt’altro che as- rietà è cosa ben distinta dall’attore in calce in salto famelico e abulico avanguardia rispetto alla spalla. Invero, la e, come sovente ho in complementarietà di Laurel & Hardy richiama questa sede definito, di- la regolamentazione dell’incastro e della con- menticabile. In una sif- temporaneità d’azione e impegna tanto la fi- fatta architettura per ef- sicità che la modalità. In essa acquisisce valo- fetti nei quali culminano le intenzioni, si che. Assume così struttura l’audacia del lin- re l’atto ingenuo e ingegnoso, espresso in realizza l’ingegnosità performativa a suggel- guaggio nel quale insiste la volontà di modi alterni e coincidenti e che comporta il lo di una svolta culturale generale, che sembra governare, mediante una metrica personalis- loro trovarsi per caso in determinate circo- avere inizio nel cinema e di cui entrambi e in- sima, il cronometrico svolgersi e concludersi stanze, pur riuscendo a influenzarne lo svol- sieme, soprattutto, sono mirabile manifesta- nel momento, lasciando aperti scenari ipote- gimento. In tal senso vige la simbiotica presen- zione. Laurel & Hardy agiscono all’unisono, tici di come e cosa possa accadere quando ca- za continuamente costruita e destrutturata di tanto vero che, nel vivo bisogno di giustap- la l’oscurità sulle scene, ma non su una straor- due figure che si sbilanciano e si ritrovano, sol- porre ruvidità alle loro azioni, emblematica dinaria amicizia. lecitando altresì a ricercare, al contempo, l’uo- resta la figura contrastiva (preferibile aspalla ) mo imponente, savio e consapevole, all’oppo- dell’attore J. Finlayson, con il quale si realizza Carmen De Stasio sto del quale è l’innocente pasticcione, l’incrocio tra la realtà attuale, la realtà che si impedito senza la guida dell’amico-protettivo. anima diversamente e l’anima deviante dei Il riscontro è vivo soprattutto perché dalla lo- due attori, mai sprezzanti di superficialità. *Prossimo numero: ro tessitura è totalmente distante lo scaraboc- Ciò rispecchia interamente il progetto artistico L’audacia d’essere nel tempo e nello spazio e simultanea- chio di approssimazioni recitative confluenti di Laurel & Hardy e si esprime con una logica mente fuori: Jacques Tati 29 n. 52 Diari di Cineclub | YouTube www.youtube.com/channel/UCnEMMBhxM7Xi-G93ZYS6kzQ

Ultimi programmi caricati sul canale Diari di Cineclub di YouTube mese di giugno. Inizia a seguire i nostri programmi video. Iscriviti, è gratui- to. E’ importante per fare comunità militante

Marco Asunis al Sardinia Film Festival Citto Maselli 2016 https://youtu.be/DZNT70vfEzU https://youtu.be/z34sOhIGnCo Citto Maselli: Cinema e politica Marco Antonio Pani al Sardinia Film https://youtu.be/WIdk1WAR_iI Festival CIVICO 0 Citto Maselli Conferenza Stampa https://youtu.be/HRGp7fcDang 1°part RBCasting.com Resistenza, una Nazione che risorge . https://youtu.be/6zZey74I6wA Sceneggiatura di Mino Argentieri CIVICO 0 Citto Maselli Conferenza stampa Resistenza, una Nazione che risorge, I 3°part RBCasting.com PARTE https://youtu.be/XGhxwgNXjwE https://youtu.be/IRDU5nel3T8 CIVICO 0 Citto Maselli Conferenza Stampa Resistenza, una Nazione che risorge, 4°part RBCasting.com II PARTE https://youtu.be/y53WU1fOrsA https://youtu.be/eFYYFIxdXCk Citto Maselli parla del suo film “Civico Zero” Resistenza, una Nazione che risorge, https://youtu.be/Y4SBw8PWB5M Citto Maselli incontra Carlo Lizzani e il critico III PARTE Film Le ombre rosse. Dibattito con il regista Mino Argentieri da Movie Extra del 15/11/2015 https://youtu.be/UbaPfdHRgOc Citto Maselli conduce Enrico Del Vescovo https://youtu.be/AKQ0iCiAdAs Resistenza, una Nazione che risorge, IV PAR- Seconda Parte - https://youtu.be/vmnSBUi- Citto Maselli incontra il maestro Ennio Mor- TE JB4g ricone da Movie Extra del 3/4/2016 https://youtu.be/ccg-qGdQZkI Film Le ombre rosse. Dibattito con il regista https://youtu.be/6o_AVIocjZA Resistenza, una Nazione che risorge, V PAR- Citto Maselli conduce Enrico Del Vescovo Age e Scarpelli in una divertente chiacchiera- TE Terza Parte - https://youtu.be/4j8yQUX-Mn ta con Citto Maselli da Movie Extra del https://youtu.be/quFcaa_tf04 Film Le ombre rosse. Dibattito con il regista 15/5/2016 Sceneggiature di Mino Argentieri Citto Maselli conduce Enrico Del Vescovo https://youtu.be/6o_AVIocjZA 16 ottobre 1943 Quarta Parte - https://youtu.be/6pKEnwVa- Incontro tra Scola ed il suo coetaneo Citto https://youtu.be/qyl79gxe8Ko X8E Maselli da Movie Extra del 31/01/2016 Il Cinegiornale della pace 1963 Film Le ombre rosse. Dibattito con il regista https://youtu.be/i4jJCjIrYWs https://youtu.be/qUICqgExfRs Citto Maselli conduce Enrico Del Vescovo Francesco Maselli e Carlo Di Carlo da Movie TV in paese Quinta Parte - https://youtu.be/ORYfZrNqL- Extra del 4/10/2015 https://youtu.be/d9c6U5mmEWo gw https://youtu.be/mRkiMEOi1IQ Citto Maselli interviste Film Le ombre rosse. Dibattito con il regista Luciano Emmer una conversazione con Citto Citto Maselli ricorda Gianni Di Venanzio Citto Maselli conduce Enrico Del Vescovo Maselli da Movie Extra del 22/02/2015 2005 Sesta Parte - https://youtu.be/97nLcB6IqUA https://youtu.be/6ARnUWkNVMw https://youtu.be/XeRGgTZmPI4 CGIL, 25 ottobre 2014. Il cinema filma il cam- Citto Maselli incontra Virgilio Tosi da Movie Intervista con Citto Maselli 3 settembre 2011 biamento. In studio Citto Maselli e Giorgio Extra del 17/05/2015 https://youtu.be/Nhbc16WLcjM Arlorio https://youtu.be/1Nyz08_VoFA FCE 2017 Francesco Maselli - Ulivo d’oro alla https://youtu.be/Xht1-IZWDek Alberto Moravia 2007. A cento anni dalla na- carriera Masterclass di N.B. Ceylon Cine Club De Sica: Citto Maselli - 1 “Cinema e scita. Ciak, si gira Citto Maselli https://youtu.be/HDKznaReDNg Dimensione Sociale” https://youtu.be/7lQklQ3bgTU Parola di Citto Maselli https://youtu.be/McaJJI9S0Tg Intervista a Citto Maselli, ospite di Pino Stra- https://youtu.be/TlmyRKUfjSE Cine Club De Sica: Citto Maselli - 2 “Cinema e bioli Intervista a Citto Maselli - Ospite di Alice nel- Dimensione Sociale” https://youtu.be/BuNm5q0nUlo la città I Parte https://youtu.be/qtcPth8zYAM Omaggio a Béla Tarr ospite al XII Sardinia https://youtu.be/411uHm56Kcg Cine Club De Sica: Citto Maselli - 3 “Cinema e Film Festival Intervista a Citto Maselli - Ospite di Alice nel- Dimensione Sociale” la città II Parte https://youtu.be/c2G0LSjGZ64 Le Armonie di Werckmeister di Béla Tarr Citto Maselli - 20 anni di rifondazione Cine Club De Sica: Citto Maselli - 4 “Cinema e (scena iniziale) https://youtu.be/hDcGmgnv- https://youtu.be/3JsTtiq4TlQ Dimensione Sociale” QEA Citto Maselli - Ricordi di Venezia https://youtu.be/dP9-ohsYsHI Le Armonie di Werckmeister di Béla Tarr https://youtu.be/FFtvTv0d8h0 Cine Club De Sica: Citto Maselli - 5 “Cinema e (scena finale) Intervento Citto Maselli ANAC Dimensione Sociale” https://youtu.be/iFU5rQIAuDc https://youtu.be/tQrE3GUMFdI https://youtu.be/c0vkMbhG044 Le Armonie di Werckmeister di Béla Tarr SIDERURGIKATV Incontra Citto Maselli 1^ Cine Club De Sica: Citto Maselli - 6 “Cinema e (Hospital Scene) Parte Dimensione Sociale” https://youtu.be/k_EVgFisXzE https://youtu.be/OCjvUOm_tEM https://youtu.be/u0Sw4UdEQ_g Le Armonie di Werckmeister di Béla Tarr SIDERURGIKATV Incontra Citto Maselli 2^ Cine Club De Sica: Citto Maselli - 7 “Cinema e (clip) Parte Dimensione Sociale” https://youtu.be/EeWQZqAjLos https://youtu.be/otfg4forY2U https://youtu.be/DQlejCcjH0k Sardinia Film Festival 2016 Francesco Maselli 1987 - by Gérard Courant - I bambini e gli animali (1958) Angelo Tantaro al Sardinia Film F. 2016 Cinématon https://youtu.be/ehBbg9TqerE https://youtu.be/rWTV_u_cag8 https://youtu.be/0MYv0uYmF-k 30 [email protected] Eroine e demoni volano sulle ali del mélo “Soffrire, rinunciare, re- e a tutta la schiera dei surrealisti. L’amore che dell’amore. Ed ecco Folish Wives (“Femmine primere, non dire nulla, porta alla distruzione in un paesaggio brucia- folli”), un muto del 1921, diretto da Erich von affidandosi alle glorifica- to dal sole, devastato dalla luce stessa che por- Stroheim, in cui la sciagurata Maruska, gelosa zioni postume che potran- ta la vita e la morte. Ben diversa la storia di del perfido e losco conte Karamzin, interpre- no venire dallo sguardo Ruby Bentry (“Ruby, fiore selvaggio”) del 1952, tato dallo stesso Stroheim, appicca il fuoco al- lontano degli angeli o da sempre di Vidor, in cui nel bianco e nero di la torre dove lui se ne sta chiuso con un’altra quello egualmente impo- una fotografia un po’ fané, Jennifer Jones si donna. E ancora Leave Her to Heaven (alla lette- tente, ancorché partecipe, porta dietro qualcosa della meticcia Pearl, la ra “Lasciala al cielo” ma in Italia col titolo Lucia Bruni delle Madri”. sua sensualità calda e primitiva, nonostante “Femmina folle”), del 1945, di John Malcolm Guido Fink, anglista, sia una ragazza molto più educata ed elevata, Stahl, ambientato sulle rive di un lago del critico e storico del cinema, autore del passo destinata comunque a una fine ancora più Wyoming, dai colori scuri e inquietanti e citato, certamente ha ragione: il melodramma tragica: ammazzata nella palude con il suo dall’aspetto irreale come l’anima della prota- nasce e cresce sopra una intensa retorica ed amante dal fratello fanatico, religioso e deli- gonista, Ellen (Gene Tierney), la quale, divo- etica del sacrificio. Come non citareStella Dal- rante moralista. Vita e morte, amore e odio rata da una gelosia morbosa per il marito, uc- las, l’eroina del film omonimo che vanta ben sono finalmente una sola cosa. Il melodram- cide il cognato handicappato, finisce per due affascinanti versioni? La prima del 1926, ma è anche l’arte degli ossimori, delle luci te- uccidere anche il figlio che porta in grembo, diretta da Henry King e interpretata da Belle nebrose, degli splendori nascosti, delle ma- gettandosi dalle scale, e arriva perfino a simu- Bennett, dove i personaggi sono ancora im- gnifiche torture. Come non ricordare poi, lare il suicidio che la porterà a una tragica fi- mersi nel silenzio -spesso assai più evocativo l’intensa interpretazione di Greta Garbo nel ne. E ancora, restando oltreoceano, ricordia- dei dialoghi-, e la seconda del 1937, di King Vi- film del 1936 di George Cukor, Camille (“Mar- mo Magnificent Obsession (“Magnifica dor (in Italia col titolo “Amore su- ossessione”) del 1953; Written on the blime”), interpretata da Barbara Wind (“Come le foglie al vento”) del Stanwyck. Tratto dal libro di Olive 1956; The Tarnished Angels (“Il trape- Higgins Prouty, un classico della zio della vita”) del 1957, tutti firmati letteratura d’appendice, investe il dal regista Douglas Sirk; oppure rapporto madre-figlia attraverso la Home from the Hill (“A casa dopo l’u- piena etica del sacrificio materno. ragano”) del 1960, diretto da Vin- Stella, donna inquieta e rumorosa, cent Minnelli, o ancora, Love Story inadatta al conformismo della fa- (“Love Story”), di Arthur Hiller, del miglia-bene del marito inglese, che 1970 (negli anni Settanta il mélo ha sposato un po’ troppo in fretta, continua a miscelare amore e mor- rinuncia alla figlia Laurel, renden- te), solo per citarne alcuni. Il melo- dosi conto che la sua presenza è dramma, comunque, è qualcosa di d’impaccio al fidanzamento della più di un genere, e anche la trama ragazza con il ricco ed elegante Ri- gialla può mescolarsi alle tinte me- chard. Stella fugge, o finge di fuggi- lodrammatiche sentimentali. Al- re con il più rozzo dei suoi spasi- fred Hitchcock ci conduce su questi manti, assumendo su di sé tutto il binari con il film Notorius (“Notori- male che si potrebbe dire della fa- us-L’amante perduta”) del 1946, in- miglia. Solo gli occhi di un’altra terpretato dagli indimenticabili madre possono comprendere il “Stella Dallas” (1925) di Henry King, da un libro di Olive Higgins Prouty, un bestseller Ingrid Bergman e Cary Grant, e l’al- grande sacrificio, tanto più intenso uscito nel 1923. La pellicola ebbe un remake nel 1937 con il film “Amore sublime” tro, Vertigo (“La donna che visse due in quanto destinato a restare nel si- di King Vidor con Barbara Stanwyck nel ruolo di Stella Dallas. volte”) del 1958, con Kim Novak e lenzio e noto soltanto a noi spettatori. Ma chi gherita Gautier”)? La storia, tradotta in cine- James Stuart. E la vecchia Europa? Nei film di siamo “noi, che stiamo nascosti a spiare nel ma della lieve e disperata eroina, frutto della François Truffaut, ad esempio, il melodram- buio della sala”, diceva Chaplin pensando allo penna di Alexandre Dumas. La Garbo portava ma torna a toccare momenti di grande inten- spettatore invisibile, ma sempre presente? con sé tutta l’eredità del teatro di Ibsen e sità stilistica e narrativa. Solo per limitarci a Forse siamo noi i garanti di quel sacrificio, o Strindbergh, che la faceva nordica, misteriosa qualche citazione, è il caso de La chambre verte meglio i “testimoni dell’immaginario”, per e malinconica anche nel ruolo di cortigiana (“La camera verde”) del 1978, oppure del tragi- usare un’altra espressione di Guido Fink: gli ammirata dall’intera Parigi. E non possiamo co e sublime La femme d’à côté (“La signora del- spettatori onnipresenti-assenti che assistono tacere Letter from Unknown Woman (“Lettera da la porta accanto”) del 1981, o, in una cornice al sacrificio e sanno riconoscere il senso delle una sconosciuta”) del 1948 diretto da Max giallo-poliziesca, La Sirène du Mississipi (“La azioni. Tutto nel melodramma accade in vista Ophüls, dove una bella e “nascosta” Joan Fon- mia droga si chiama Julia”), del 1969, soprat- e a beneficio della platea. Lo stesso vale per taine, scrive a un pianista (Louis Jourdan) rac- tutto per la favolistica conclusione tra la neve, l’altra eroina, la meticcia Pearl Chavez (Jenni- contandogli il suo amore e ricordando come e le parole del moribondo Rudolph (Jean-Paul fer Jones) di Duel in the sun (“Duello al sole”) una sera lei si sia data a lui, che certamente Belmondo), che Julie (Catherine Deneuve) sta del 1946, di King Vidor, la cui bellezza selvag- più non rammenta la scialba ragazza portata cercando lentamente di avvelenare: “So quello gia e sconvolgente porta il disordine e l’ombra in casa per una notte. Lei, invece ha vissuto che stai facendo, e fallo presto, per piacere, greve del disonore nella casa del senatore Mc- per questo ricordo, che la stritolerà nelle sue perché mi fa molto male”. Lei si desta da Canles, seducendo involontariamente (?) i spire insidiose e mortali. Ma le figure femmi- quell’incubo, si accorge dell’orrore del suo ge- suoi due figli, il “buono” Jesse (Josef Cotten) e nili nel cinema mélo non sono animate soltan- sto e tutti e due insieme si avviano, anti-eroi e il “cattivo” Lewt (Gregory Peck), finendo per to dal sacrificio, dal senso di rinuncia, dalla inseguiti dalla polizia tra il candore della neve. trascinare entrambi e se stessa in una morte gratificante autodistruzione. C’è anche l’op- E in Italia? L’Italia del melodramma credo me- spettacolare; in un “duello al sole”, appunto. E’ posto il “demone” che abita in certi meandri riti un ampio discorso a parte che non possia- questa una delle più grandi storie d’amore e della mente con tutta la sua grandezza truce e mo affrontare in questa sede. Alla prossima, morte, di amore-follia, che sarebbero di certo tenebrosa. Donne in preda alla follia, carnefici dunque. piaciute al poeta e critico francese André Breton e assassine, simbolo dell’ambiguità assoluta Lucia Bruni 31 n. 52

Redazione a cura della Biblioteca Umberto Barbaro Via Romanello da Forlì 30 | 00176 Roma Con la scomparsa del direttore Mino Argentieri avvenuta il 22 marzo scorso, Cinemasessanta si ferma al n. 328. Al momento l’ Associazione Bi- blioteca Barbaro, proprietaria della testata, ha disdetto il contratto con l’editore. Nell’attesa della riorganizzazione della rivista fondata nel 1960 da Mino Argentieri, Tommaso Chiaretti, Spartaco Cilento, Lorenzo Quaglietti, Giovanni Vento, con la condivisione della proprietà, Diari di Ci- neclub pubblica su ogni numero, una rubrica, che ripropone il passato di questa storica rivista e testi a firma di Mino Argentieri. In particolare gli articoli di fondo dei diversi numeri. La rubrica è curata da Patrizia Masala. Riporterà inoltre eventuali aggiornamenti riferiti alla testata.

Diari di Cineclub Questo mese proponiamo Editoriale Cinemasessanta n. 327 gennaio/marzo 2016 di Mino Argentieri

Patrizia Masala La fiera della menzogna “Mentite, mentite, qualcosa resterà”. E’ una esortazione del vulcanico dottor Goebbels o dell’obeso e pluridecorato maresciallo Goering? Non importa saperlo con esattezza. In fondo, erano due nazisti e, per quanto diversi fisicamente e mentalmente, si equivalevano. E poi che cosa conta? La menzogna non è una Italia che avrebbe dormito oltre mezzo secolo, stata ritoccata e smentita da correzioni peggio- prerogativa delle dittature: anche le democra- cambiando governi ogni anno, per colpa prin- rative apportate in varie circostanze, prova ne zie liberali non scherzano, la usano. In Italia, cipalmente di una Costituzione inadeguata e sia che in Italia si vota con il maggioritario che conduttori e commentatori televisivi e un eser- rallentatrice di ogni progresso. Questa è la bal- la carta costituzionale del 1947-8 esclude chia- cito di opinionisti sparsi nella maggioranza la grossolana che va per la maggiore, dimenti- ramente. Ci turba la sottomissione del servizio delle testate giornalistiche raccontano di un cando che le crisi e i rimpasti succedutisi in un televisivo pubblico al potere esecutivo con la Centro-sinistra che in effetti non esiste, visto carosello frenetico, sono stati inconvenienti pratica di ignorare chiunque rappresenti fra- che ad amministrarci ci sono partiti definibili che non hanno impedito a una nazione uscita zioni di realtà e di pensiero che non collimano di Centro-destra, una coalizione legittima ma dalla guerra e dalla miseria più nera di diventa- con i teatrini della politica governativa. Una che stona da ogni angolo ed è strano che tanti re quello che è: un luogo retto dal sistema ca- ipercensura che Orwell ha addebitato allo sta- pennaioli non se ne accorgano e insistano nel pitalistico con le sue contraddizioni e i suoi linismo, ma è diffusa anche nel Sacro Impero parlare di un ipotetico Centro-sinistra aperto, conflittti ma anche segnato da uno sviluppo dell’Occidente liberale. Su quel che succede in verità, alle più scombinate convergenze. Già impensabile nella prima metà degli anni Cin- c’è da riflettere e preoccuparsi e da agire se etichettare di Centro-sinistra il partito di Renzi quanta, da una evoluzione a cui hanno contri- non si intende sprofondare nel sonno della co- (una entità che non ha niente da condividere buito anche le masse lavoratrici e i partiti scienza e della libertà. nemmeno con la Sinistra più moderata) è un dell’autentica Sinistra politica e sindacale. Og- Mino Argentieri azzardo, un controsenso in via logica giacchè i gi, la vulgata mediatica vuole che se non fosse partiti sono di Destra, di Centro e di Sinistra, comparso il signor Renzi vivremmo nella pa- diversificazioni che non impediscono di strin- ralisi e nell’oscurità. Al contrario, stiamo per A PROPOSITO DI CONTRORIFORME COSTI- gere a livello governativo gli affratellamenti accingerci a buttare a mare la Costituzione in TUZIONALI più bislacchi e sensazionali a seconda della cui si rispecchiano le aspirazioni della Resi- Nei prossimi mesi il panorama politico e convenienza. Nel caso specifico, il sostantivo stenza, gli ideali per cui sono morti migliaia di mediatico italiano sarà dominato dal refe- “Sinistra” non è accertabile, il vocabolo essen- uomini e donne. Sono questioni talmente gravi rendum sulla controriforma della Costitu- do stato espulso drasticamente dai simboli e che non possono interessare una rivista che nel zione repubblicana voluta dal governo di dal logo del raggruppamento, favoriti da una cinema e nella comunicazione audiovisiva ha centro-destra presieduto dal presidente concezione che ha spogliato l’idea di Sinistra costantemente avvertito la complessità del di- Matteo Renzi. Ci sarà modo di ritornare sul di ogni riferimento ai contenuti di classe, all’o- venire e le pulsazioni della vita ma anche le tema, ma c’è da constatare sin da adesso biettivo di realizzare una società socialista, più storture, gli imbrogli, i raggiri dei professioni- che nessuno abbia proposto l’abolizione giusta e umana, avversa perciò allo stradomi- sti dell’inganno, della distorsione, del fuorvia- dell’articolo che legittima la sopravvivenza nio delle leggi di mercato, al capitalismo, alla mento. Si approfitta di una comunità afflitta da della censura cinematografica, caldeggiata globalizzazione, alla supremazia dell’alta Fi- una grande ignoranza, asociale nell’intimo, nel 1947 dagli onorevoli Andreotti e Moro e nanza. Roba vecchia, oltrepassata, si dice sui politicamente tenuta in uno stato di analfabeti- placidamente subìta dalla Sinistra socialco- giornali e in Tv e questa è la bugia più grossa e smo nutrito da una Tv degradata e dai new me- munista, così come nessun sedicente laico e dalle gambe corte e ha dalla sua i teorici del dia che rarissimamente riescono ad essere uno liberale abbia pronunciato un auspicio per superamento delle ideologie e delle categorie strumento di conoscenza critica. C’è, infine, revisionare il già revisionato (in senso ne- storico-filosofiche che ci hanno accompagnato nell’estroso e fantasioso festival delle citrulla- gativo) famoso articolo che ha impedito e dalla Rivoluzione francese alla nostra contem- gini, per i grulli, la terza sciocchezza secondo continua a impedire che lo Stato italiano sia poraneità. Un’altra bugia si appunta su una la quale finora la Costituzione non sarebbe mai veramente laico. 32 [email protected] L’osso e la polpa Spratzeus cumenti de fradis bonus o cumenti? Gesuiti euclidei vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori della dinastia dei Ming. (Franco Battiato, Centro di gravità permanente, La Voce del padrone, EMI Italiana, 1981)

Quando ero piccolo, ogni domenica mio padre costringeva mia madre a portarmi a messa, perché non voleva che venissi su cattolico. (Daniele Luttazzi)

Meglio non credenti che falsi credenti ipocriti. (Jorge Mario Bergoglio, Sovrano della Città del Vaticano, Il Cairo, 29 aprile 2017)

Esiste Dio? Non lo so, spero di si, credo di no. So che esistono gli insegnanti di religione cattolica! (Anonimo)

L’OCSE, è l’Organizza- Signore e credono con ancora maggior forza e con- intera, ma non solo, […] unica tappa in Sardegna, zione per la Coopera- vinzione! I domenicani pensano che alla luce della unica possibilità per […] (i) fedeli di rendere omag- zione e lo Sviluppo Eco- scoperta sia necessario adeguare la Dottrina! I ge- gio […] (a) un frammento di corde vocali e una co- nomico, dei 34 Paesi a suiti si guardano stupiti e confusi: allora è esistito stola del Santo. […] (Le reliquie) saranno portate più alto livello econo- davvero!! L’osso: le reliquie son tornate di mo- anche al carcere […] e nei reparti ospedalieri, per mico, misura PIL, dun- da! Raccontano Giovanni Boccaccio (Decame- consentire la partecipazione (di) coloro che, per ov- que molto discutibile. rone, 1349-53) e Geoffrey Chaucer (The Can- vie ragioni, non possono spostarsi. La polpa: Ne fa parte pure l’Ita- terbury Tales, 1387-88), che nel XIV secolo, i 26.000 insegnanti di religione cattolica, dalle lia. Nel 2013, il nostro preti, mostrando false reliquie, si facessero materne alle superiori, presi dagli elenchi del- Paese, dov’è diffusa una dare molto denaro dagli sprovveduti fedeli. la CEI e immessi nei ruoli ordinari di insegna- Antonio Loru grandissima sensibilità Frate Cipolla, (sesta giornata del Decamero- mento dello Stato Italiano a insindacabile religiosa, risultava ulti- ne), era bravissimo, grazie alla sua oratoria e giudizio dei vescovi delle diocesi, e a loro in- mo nelle competenze linguistiche e espressive al suo istrionismo gigionesco; della confrater- sindacabile giudizio rimuovibili dall’incarico. necessarie per lavorare in questi 34 Paesi, pe- A pagarli però ci pensa lo Stato Italiano, costo nultimo in matematica. Secondo Cartesio, ne- (euro + euro -): 1 miliardo; paga sempre Pan- anche in sogno, o per miracolo, la somma degli talone in Italia! Da un’inchiesta di Curzio angoli di un triangolo può dare + o - di 180 Maltese, (Repubblica, 2007, 10 anni fa), risul- gradi, 2x2 5 o 3. La nostra classe dirigente, vi- tava che la chiesa cattolica costasse agli italia- ste le difficoltà che i giovani incontrano con le ni circa 4 miliardi di euro all’anno: 600 milioni scienze, preferisce promuovere la cultura del per gli stipendi dei 22.000 (allora), insegnanti miracolo, hai visto mai! Ultimi e penultimi, nel di religione Cattolica: un vecchio relitto concor- 2013; oggi nel 2017, a occhiometro, misura ita- datario che sarebbe da abolire, nell’opinione dello liana per eccellenza, le cose non sembrano an- scrittore cattolico Vittorio Messori. Il denaro è dare meglio anzi, parrebbero peggiorate: le sterco del demonio, meglio che a toccarlo sia il scienze languono. Che i ragazzi siano incom- potere civile, come nel Medioevo gli usurai Frate Cipolla () in un film di Monicelli petenti nelle discipline logiche, ce lo dice an- ebrei deicidi! La chiesa mette la lavatrice delle che, alla sua maniera incontrovertibile, la nita di Sant’Antonio, condannata, per il vi- opere buone! E lo stipendio di un dipendente pubblicità, che li considera, in queste abilità, zietto di menare per il naso i candidi fedeli, da di buon livello statale, al quale non è richiesta inferiori agli scimpanzé. La pubblicità, il lin- Gregorio IX (Ugolino di Anagni, 1170 ca - Ro- la laurea per insegnare, è indubbiamente guaggio più evoluto del nostro tempo, quello a ma 1241), che peraltro canonizzò Antonio di un’opera buona. A tutti gli altri insegnanti lo maggior contenuto di verità: lo hanno capito an- Padova nel 1232, Francesco d’Assisi (1228), Do- Stato chiede una laurea ottenuta in una Uni- che alla Santa Sede, dove cominciano a utiliz- menico di Guzman, (1234); e se Boccaccio, da versità Pubblica o titolo equipollènte; concor- zarlo con grande maestria, grazie alle enormi buon italiano, mostra una certa indulgenza si per esami e titoli superati, esperienze e risorse finanziarie, in buona parte frutto di per l’impostore: il miglior brigante al mondo; ot- competenze certificate dalla burocrazia laica devoluzioni devote, utilizzate AD MAJOREM timo parlatore e pronto, è meno tollerante il per- italiana, e non da pastori di anime soggetti al DEI GLORIAM: per fare proselitismo. A ‘Pa! fido figlio di Albione Geoffrey Chaucer: il suo Canone di un piccolissimo Stato limitrofo, Qui la colpa è anche tua, che con Il folle slogan parroco, versione inglese di frate Cipolla: è un retto ancora da una monarchia di diritto divi- dei jeans Jesus, <>, (Corriere della Sera, 17 maggio scopo non è che far quattrini, non correggere pecca- laicità e aconfessionalità. Laico e aconfessio- 1973), li hai svegliati dal sonno dogmatico, hai ti, anche se le loro anime andassero raminghe in nale lo Stato Unitario lo è stato solo sotto i Sa- pro-vocato i Gesuiti, che, nati nel 1540, per malora. Cose d’altri tempi! Dite? La Nuova Sar- voia, fino alla Rerum Novarum di Leone XIII Statuto, tengono gli occhi ben aperti!! Se il degna, edizione di Sassari, 30 aprile 2017: A Santa del 1891. Il fascismo prima, la DC e il PCI, il protocollo scientifico soffre, gode invece di ot- Maria le reliquie di Sant’Antonio da Padova, (786 PSI di Craxi poi, ne hanno svenduto l’aconfes- tima salute la soluzione miracolistica, così ri- anni dopo la morte!), articolo firmato Antonio sionalità, accettando pesanti ingerenze della assumibile: non abbiamo idea di cosa stiamo fa- Meloni: i resti (del santo) rimarranno esposti dal 6 chiesa cattolica nella vita politica e civile ita- cendo, neanche quali siano le cause dei problemi, all’11 di maggio […] a Sassari […] unica tappa sar- liana. Tornando ai Gesuiti alla barzelletta, se- però ci stiamo impegnando a fondo e speriamo be- da; (grazie) all’autorizzazione arrivata dalla San- condo Odifreddi: si deve a loro l’invenzione della ne, ovvero: che il cielo, o don Matteo, o qualche ta Sede dopo un laborioso iter burocratico […]. verità gesuitica, […] l’arte di dire la verità menten- buon vento dal convento, ci aiuti! Il matematico e (Nella) chiesa di Santa Maria di Betlem, […] un do, o di mentire dicendo la verità. […] ed è ciò che fa logico Piergiorgio Odifreddi, racconta una […] evento di fede atteso da migliaia di persone, […] tutt’ora papa Francesco, (che è, per chi non lo sa- barzelletta: a Gerusalemme viene ritrovata la le reliquie […] saranno esposte […] per la devozione pesse, il primo papa gesuita), che i fedeli e i me- mummia di Gesù! Crisi tra gli ordini religiosi! I dei fedeli […]. Fitto il programma degli appunta- dia ritengono un rivoluzionario nel proprio modo di francescani mettono il dito nelle piaghe di Nostro menti, che vedrà il coinvolgimento di una città segue a pag. successiva 33 n. 52

segue da pag. precedente l’idea stessa di Europa); a trattare lasciarono i Poetiche essere un incallito conservatore. Karl Marx, che è vescovi di una setta, sempre più interessati a noto, non ne ha azzeccata una, sosteneva che occupare le stanze del potere lasciate vuote La mia donna: capelli la storia si presenta prima come tragedia poi dalla fuga dei vecchi burocrati, e Roma stessa. come farsa. L’Italia fa eccezione: la tragedia ci La notte di Natale dell’800, raccontano le cro- di fuoco di legna viene difficile. Ma siccome Diari di Cineclub nache, l’Urbe oramai cristianizzata e cattolica, sono nello specifico, che cinema sia, e ci soc- tenne a battesimo il Nuovo Impero Romano, Pensieri di lampi di calore corra, con la sua forza e-ducativa, la settima sotto l’egida spirituale del Vescovo di Roma e Vita di clessidra arte, nello sforzo di sottrarre le coscienze del mondo. Qualcuno, non ricordo chi, soste- La mia donna: vita di lontra tra i denti della tigre all’imperio del peggior conservatorismo che si neva che i popoli che ignorano la propria sto- La mia donna: bocca da coccarda e fascio di stelle possa immaginare, il clericalismo reaziona- ria sono condannati a riviverla. E a partire di ultima grandezza rio, attraverso le grandi opere, cioè i bei film dall’800 e fino alla Rivoluzione francese, (Mil- Denti a impronta di topo bianco sulla terra bianca che con ironia o in maniera diretta, hanno vo- le anni!), non è stata una bella storia per i po- Lingua d’ambra e vetro lucidati luto metterci in guardia dai pericoli che si cor- poli. Ah! I film. Non sarebbe una cattiva idea La mia donna: lingua d’ostia trafitta rono, consegnandosi per disperazione, anima ri-cordare ai vecchi e far conoscere ai giovani Lingua di bambola che apre e chiude gli occhi e corpo, come il precetto paolino, sempre più come lavoravano (e lavorano), gli operai della Lingua di pietra incredibile alla base dell’azione politica cattolica, impone, vigna del Signore, promuovendo rassegne sul La mia donna: ciglia di aste di scrittura infantile Sopracciglia a bordo di nido di rondine La mia donna: tempie d’ardesia di tetto di serra Vapore sui vetri La mia donna: spalle di champagne Fontana con teste di delfini sotto ghiaccio La mia donna: polsi di fiammiferi La mia donna: dita d’azzardo e d’asso di cuori Dita di fieno tagliato La mia donna: ascelle di martora e faggiola Notte di San Giovanni Ligustro e nido di scalari Braccia di schiuma marina e di chiusa Miscuglio di grano e mulino La mia donna: gambe di missile Movimenti d’orologeria e disperazione La mia donna: polpacci di midollo di sambuco La mia donna: piedi a iniziale Piedi a mazzi di chiavi, piedi di calafati che bevono La mia donna: collo d’orzo imperlato La mia donna: gola di Val d’Or Appuntamenti persino nel letto del torrente “Tantum Ergo” (I nuovi mostri, 1977): Bloccato presso una borgata a causa di un guasto alla propria vettura, un Seni notturni cardinale () improvvisa un sermone in una chiesa, calmando i parrocchiani aizzati da un prete La mia donna: seni di monticelli di talpa marina contestatore La mia donna: seni di crogiolo di rubini Seni di spettro della rosa rugiadosa alle fintamente amorevoli, in realtà mortifere tema, (i cineclub per fortuna ancora ci sono), La mia donna: ventre spiegato di ventaglio dei cure, per il progresso democratico delle so- comprendenti, per esempio: I nuovi mostri, giorni cietà; rinunciando a risolvere con la dialettica (1977), di Monicelli, Risi e Scola, (l’episodio Ventre d’artiglio gigante del conflitto tra le classi, all’interno delle isti- Tantum Ergo); la trilogia di Luigi Magni, La mia donna: schiena d’uccello che fugge verticale tuzioni politiche e amministrative laiche, in Nell’anno del Signore, (1969), In nome del Papa Re, Schiena d’argento vivo quei luoghi che un tempo si chiamavano par- (1977), In nome del popolo sovrano, (1990). Se Schiena di luce titi e sindacati, i problemi che la sfera pubbli- pensate che qui si parla dell’Ottocento, che dal Nuca a sasso levigato e gesso bagnato ca continuamente pone in essere. Le istituzio- Novecento le cose sono cambiate radicalmen- Caduta di bicchiere nel quale si è bevuto ni laiche non pretendono dai singoli né il te, allora Amen, di Constantinos Costa-Gavras, La mia donna: anche di navicella corpo, né l’anima, ma solo che si adeguino al- (2002). Basato sull’opera teatrale Il Vicario, Anche a lampadario e penne di freccia cuni comportamenti a norme di carattere uni- (1963), di Rolf Hochhuth, narra dei complessi Nervature di piume di pavone bianco versale ritenute indispensabili, (di volta in rapporti tra Germania e Vaticano, negli anni Bilancia insensibile volta, storicamente), per garantire a tutti l’op- dello sterminio degli ebrei durante la Seconda La mia donna: natica di arenaria e amianto portunità di sviluppo del proprio talento at- Guerra Mondiale. Queste opere devono circo- La mia donna: natica a dorso di cigno traverso il rispetto del minor numero possibi- lare di nuovo e sviluppare dibattito. I cineclub, La mia donna: natica primaverile le di norme universali cogenti. Oggi politici e che sono nati per rispondere a una precisa ne- Sesso di gladiolo sindacalisti preferiscono disertare l’impegno cessità di educazione politica alternativa delle La mia donna: sesso di giacimento aurifero e di con i cittadini elettori e lavoratori e affidare la masse, devono farsi carico di questa esigenza, ornitorinco ri-soluzione dei problemi della società civile, promuovere modalità di pensare altrimenti, La mia donna: sesso d’alga e vecchie caramelle alle gerarchie e ai quadri, per altro disponibi- contrastare il non-pensiero unico che queste La mia donna: sesso di specchio lissime ad assumersene l’incarico, della Chie- agenzie oramai propalano quasi incontrasta- La mia donna: occhi pieni di lacrime sa Cattolica Romana; al miracolo più che all’a- te, grazie ai mezzi finanziari messi a loro di- Occhi di panoplia violetta e ago magnetizzato zione politica. Mutàtis mutàndis, qualcosa del sposizione dalla politica italiana, che sconfes- La mia donna: occhi di savana genere è accaduto più di 1.500 anni fa: la clas- sa nella prassi la laicità dello Stato, garantita La mia donna: occhi d’acqua da bere in prigione se dirigente romana squagliava, all’incalzare solo a parole dalla Costituzione repubblicana. La mia donna: occhi di legno sempre sotto l’ascia dei barbari, (in realtà nazioni di area tedesca o Occhi dei livelli d’acqua d’aria di terra e fuoco più genericamente nordica, che hanno creato Antonio Loru André Breton 34 [email protected] Mostre Kandinskij interattivo Mudec, il Museo delle Culture di Milano (fino al 9 luglio 2017) Un artista rivoluzio- di un’esperienza spiri- nario che fa parlare di tuale che nasce da ne- sé al Mudec. Il bigliet- cessità interiori e che to è piuttosto caro (12 dalla fine dell’Ottocen- euro + 5 di audiogui- to accompagnerà Kan- da) ma, si potrebbe dinskij durante il suo dire, ne vale – quasi – trasferimento a una di- la pena. Diciamo qua- rezione in Germania. La si perché la mostra è sensazione che quest’ar- davvero poca cosa: si te dà allo spettatore è di Michela Manente visita in breve tempo poter passeggiare den- e i quadri in esposizione non sono numerosi. tro al quadro, dimenti- Allora, ne vale la pena? Sì, almeno per un pa- candosi di tutto per io di motivi. Il primo è che se si opta per un sparire lì dentro. Per biglietto cumulativo si possono visitare an- amplificare questa sen- che le altre mostre del Mudec, combinando sazione le curatrici Sil- vari percorsi non solo artistici (ad esempio si via Burini e Ada Maso- può visitare la bella mostra sui dinosauri “Gi- ero hanno ideato un ganti dall’Argentina”). Due, perché il percor- ricco apparato multi- so della mostra “Kandinskij, il cavaliere er- mediale, con installa- rante. In viaggio verso l’astrazione” è quanto zioni integrate touch- mai interessante: fa luce sugli esordi non ar- screen che aiutano a tistici del pittore russo, quando venne sug- comprendere il difficile gestionato dall’arte folklorica del nord della codice simbolico dell’ar- Russia. La prima sala è pervasa da questi og- tista, in un itinerario getti in legno decorato che Kandinskij ripro- immersivo e totalizzan- dusse anche su un suo taccuino e che il visi- te. L’ultima sala è dedi- tatore può ammirare con ingrandimento cata al rapporto tra proiettati sulla parete. Sono la prima impres- forme, colori e musica. sione, una suggestione che entrerà nell’im- L’artista si era appas- maginario visivo dell’artista, generata da un sionato fin da piccolo suo viaggio del 1889 nella Repubblica dei Ko- alla musica imparan- mi e nel governatorato del Vologda. Da qui il do a suonare il violon- percorso ci conduce alle icone sacre con le cello: fu grazie alle sue immagini dei santi o con gli episodi della non comuni capacità storia di Cristo a cui Kandinskij si inspirò sinestetiche che ebbe per i suoi San Giorgio e per raffigurare altri una delle intuizioni cavalieri visibili in alcune tele. La principale più importanti per lo caratteristica dei suoi occhi era di avere uno sviluppo della sua pit- sguardo prensile condannato a guardare. Poi tura, comprende cioè arriva il momento delle città russe: Mosca la valenza musicale del viene ritratta nel complesso della sua vita in- colore e l’importanza teriore ed esteriore, punto di partenza delle del rapporto fra musi- sue ispirazioni di pittore, il suo primo diapa- ca e pittura. Prima di son. Il punto focale dell’esposizione è parlare giungere al bookshop, della svolta che porta l’artista all’astrazione: dove si possono acqui- piano piano il percorso di Kandinskij si af- stare le sue interessan- franca dall’arte figurativa per giungere all’a- ti autobiografie artisti- strattismo che è la sottrazione dell’oggetto che, il visitatore è indotto da rappresentare fino alla sua parcellizzazio- a soffermarsi in una sala ne in forme geometriche e poi in chiazze oscurata dove, grazie a un multicolori. L’astrazione appare come l’esito sensore di prossimità,

i movimenti del visitatore innescano un gioco di punti e linee che richiamano le ope- re del celebre artista. Per chi non ha visto i più bei Kandinskij all’Ermitage di San Pie- troburgo o nei musei di Mosca, questa del Mudec è davvero una ghiotta occasione.

Michela Manente 35 n. 52 Idolo infranto (1948 ): sottile vocazione metanarrativa tra verità e menzogna È un thriller ben con- Idolo infranto è un modello superbo di gegnato Idolo infranto; poliziesco psicologico, sceneggiato dal- primo titolo della tri- lo scrittore e agente segreto Graham logia firmata da Carol Greene [1904-91] su un suo racconto. A Reed e Graham Gree- lungo, gli si è persino attribuito un in- ne. Seguiranno Il terzo tento educativo, essendone protagoni- uomo e Il nostro agente sta un fanciullo disorientato dal falso all’Avana. Il piccolo mondo degli adulti. Tuttavia, non è pe- Philippe (Bobby Hen- regrino scorgere - ad un livello più pro- rey), figlio dell’amba- fondo di lettura - nell’intreccio un disegno Demetrio Nunnari sciatore francese a autoreferenziale preciso, metanarrativo, Londra, nutre una ve- legato alla definizione fondante, in let- nerazione profonda per Baines (Ralph Ri- teratura come nel cinema, di “punto di chardson), maggiordomo e suo solo compa- vista”, ovvero di posizione spaziale, pro- gno di giochi. È rapito dai suoi racconti spettica, dalla quale si pone colui che d’avventure vissute in paesi lontani; persino osserva, percepisce, elabora e narra gli d’un omicidio, in verità mai commesso. Bai- eventi. Una tesi che trova il suo climax nes mente. Non ha mai lasciato l’Inghilterra, e nel momento del fatale incidente oc- lo fiacca da tempo il grigio matrimonio con corso alla governante. Con un’astuzia l’arida governante dell’ambasciata (Sonia strategica di abile mestiere, Philippe è Dresdel). Egli vive, per di più, una tormentata destituito del ruolo di primo attore on- storia d’amore con Julie (Michèle Morgan), da nipresente in scena e diviene adesso poco assunta nell’ufficio diplomatico. Per aver mero spettatore esterno, che su una più agio d’incontrarla, e portare con lei il scala antincendio e da dietro una fine- bambino allo zoo, l’uomo ha in serbo un’altra stra vede solo in parte quel che accade. menzogna: la ragazza è sua nipote, ma non si Intanto, un artificio squisitamente let- deve dir di lei alla governante che non l’ha in terario, che è quello dell’onniscienza simpatia. Philippe sa bene che «i segreti sono multipla, sdoppia il punto di vista: una importanti, persino quelli delle persone anti- nuova inquadratura – e noi con essa – patiche come la signora Baines», ma si tradi- segue il maggiordomo allontanarsi e la sce dinnanzi alla scaltra donna che – fingen- moglie salire su quel dannato parapet- dosi partita – attende al varco gli amanti. Un to. Poi un urlo, un tonfo. Noi conoscia- giardino, tre coperti in tavola sotto un cielo di mo la verità; Philippe, no. La convinzio- stelle, poi un frenetico nascondino (magi- ne di ricostruire trama e ordito di un stralmente reso con vertiginose inquadrature film o un libro grazie a quel che i nostri oblique). Ma la megera appare all’improvviso occhi vedono e la nostra mente elabora come un fantasma. Urla minacce alla fedifra- è, in effetti, una chimera. Né l’uno né ga ed inveisce contro il consorte che la blocca l’altro avrebbero ragione di esistere se in cima ad una gradinata per poi recarsi in ca- non attraverso la percezione di chi, poi, mera da Julie. Tentando di spiare i due, la valuta razionalmente cosa rappresenta- donna s’accosta ad una grossa finestra bascu- re e cosa no. Vediamo – qui, più che al- lante che ruota su se stessa scagliandola giù trove – attraverso gli occhi di un qual- esanime. Philippe, accorso sulla scala antin- cun altro, ed è perciò che il privilegio cendio, assiste da un lucernario agli ultimi accordatoci di curiosare per un attimo istanti del concitato alterco. L’idolo è infran- dietro le quinte conduce la tensione to. Baines ha ucciso ancora. Da qui, una ridda emotiva che è in noi al suo acne. Ina- di falsità agli inquirenti: Philippe al serpenta- spettatamente, siamo come presenze rio con i due coniugi, una cena a tre e il corpo invisibili all’interno di quella dimora e - della vittima che – stando a un telegramma – per paradosso - muti testimoni di un non dovrebbe certo trovarsi là. Julie, terzo in- crimine mai consumato, mentre l’inve- comodo, esce allo scoperto, e con lei la tresca triata da cui Philippe ci fissa si fa meta- amorosa. Il ragazzino cerca di salvare il mag- fora del grande schermo. Quante volte giordomo, cui è troppo affezionato, infilando ci siamo sentiti come lui, illusi di essere bugie l’una dietro l’altra. D’un tratto, però, ammessi al ricco banchetto della verità? tutto appare chiaro; un vaso rotto sul davan- Vorremmo così potergli gridare, con zale del finestrone e un’impronta di donna quanto fiato abbiamo in gola, che il suo spiegano l’accaduto. Baines non ha spinto la eroe – malgrado le apparenze – è puro e moglie giù per le scale, ma lei stessa è scivola- senza macchia, che non è come egli cre- ta da quella soglia. Fatalità; non omicidio. In- de, e che è solo finzione. Ma, poi, le cose tanto, persuaso da Julie che solo se sincero po- si acquietano, e quando finalmente il redento d’ombra che separa verità e menzogna in Idolo trà esser d’aiuto, Philippe torna dagli ispettori: bugiardello rivela quel dettaglio così cruciale infranto, la realtà sembra essere talvolta quasi la signora ha lasciato quell’orma in un’altra per il quadro indiziario, lo stizzito ispettore più inverosimile dell’immaginazione stessa. circostanza, nel riprendere lui che dal quel ba- non bada alle sue parole. Se lo avesse fatto, sa- sculante voleva spiarla. È vero, ma Philippe ne rebbe stata dura per Baines dimostrare la sua ha dette troppe e ormai non gli si crede più. innocenza. Nell’intrigante scandaglio del cono Demetrio Nunnari

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segue da pag. 1 Satta) qualcuno recita- Terni. La realtà del lavoro, la sua durezza, il va Neruda, dal Canto disinganno che è (era) la fabbrica, va ben oltre general: “Io ero nella ga- le ideologie, oltre le sovrastrutture. Sul finire lena e nel carbone, con degli anni Sessanta “nella parte piana di gli eroi oscuri”. Uno Chentomines, della Barbagia intera, del Co- sconvolgimento, una staval, del Gotianum, del Logudoro e del Ler- lettura diversa della ron ma anche dentro le loro foreste, al caldo mia stessa realtà, della infernale dei roghi e al fumo del letame usato mia appartenenza alla nei balli dell’argia succedette il fumo delle ci- classe dei poveri e dei miniere, alte come i camini in mattone di Au- salariati. A cosa serve schwitz, la stessa drittezza della torre di Babe- l’arte: a riconoscersi. le, quando erano alte, storte come quelle che Qualche anno dopo escono dai tetti delle case di cattive fate, quan- Buggerru ho visto all’A- do risultavano basse. Ciminiere di industrie riston, vietato ai mino- appestanti più della malaria, tutte destinate al ri di 18 anni – la censu- fallimento”. Anch’io appartenni al fumo di ra è stupida in qualsiasi quelle ciminiere. Ero corpo giovane, come tempo – le immagini di tanti altri corpi giovani di ragazzi e ragazze. quotidianità di vita di “Trevico-Torino - Viaggio nel Fiat-Nam” (1973) di Ettore Scola Scrivo in romanzo: «Zivago era un produttore proletari e lumpen, il di flashback come accrescimento del dolore. brutale come porta dell’alienazione di Kitty per capirne tante. Gramsci docet, lui che ai Rivedeva se stesso quando fronteggiò Faus, il Tippel (1975) di Paul Verhoeven: una povera ra- tempi della fondazione del Partito Comunista padrone della fabbrica fallita. Perché non l’a- d’Italia, a Torino, si rivolgeva ai fanti della veva ucciso allora, dentro quella cabina elet- Brigata Sassari, suoi e miei conterranei, gli trica dove Zivago armeggiava con i cavi dell’al- stessi fantaccini reduci dal Carso, per chie- ta tensione? Lavorava di tronchesina sulla dergli di non sparare contro gli operai in scio- plastica tosta che avvolgeva il rame, sigaretta pero. Parola importante sciopero, nel cinema accesa tenuta tra le labbra, quando l’ombra operaio. Archetipo è Sciopero! (Stačka, 1925) del lunga dello zoppo Faus si proiettò sul muro grande Ėjzenštejn, fuori da qualsiasi, stali- della cabina, di fronte all’imbocco. Zivago niano, realismo socialista. Sciopero come continuò a lavorare nonostante la voce di quando ancora si credeva alla solidarietà, se Faus lo avesse aggredito, tono stridente che non attuata perlomeno possibile. Chi ha avuto vinceva il largo accento padano. “Cosa fai sar- esperienza di fabbrica, di cantiere, di brac- do? Lo sai che non si può fumare? Specie nei ciantato, sa che non esiste, non è mai esistito posti dove passano i cavi dell’alta tensione. nella quotidianità delle otto ore un sentirsi Non sai leggere il cartello che tu stesso hai af- fratelli e uguali, ugualmente sfruttati. Sono o fisso qui sul muro – l’ombra indicava col dito sono state le condizioni della dura fatica, della – VIETATO FUMARE? “Non so leggere” aveva disuguaglianza, dello sfruttamento nel can- risposto Zivago. “E poi dammi del lei, testa di tiere e nella fabbrica, nei campi e nelle offici- cazzo! Non abbiamo fatto le scuole insieme.”» Ce ne era voluto per arrivare a quel sabotaggio del tutto particolare. C’era stato, agli inizi de- gli anni Settanta, il tempo che il Gruppo Tetro Discorso di Bitti, il mio paese, portava in giro per la Sardegna intera Quel giorno a Buggerru “I compagni” (1963) di Mario Monicelli di Romano Ruiu, sulla brutale repressione di gazza di strada che vende l’unica cosa che uno sciopero di minatori nel Sulcis-Iglesien- può, il proprio corpo. Così come l’operaio ven- te, nel 1904. I primi morti operai del Novecen- de la sua forza lavoro. Una ragazza, Kitty Tip- to dopo le cannonate sulla folla di Bava Becca- pel, povera come la Raffaella Carrà giovanissi- ris a Milano, nel 1898, un massacro di ma nel capo d’opera di Mario Monicelli I affamati in rivolta per il pane. La stessa Mila- compagni (1963) sulle prime lotte operaie a To- no, lo stesso pane impastato di sangue, con rino, sul finire dell’Ottocento (grande Marcel- l’ombra della forca per i rivoltosi, di quasi tre lo Mastroianni nella parte del disarmato uto- secoli prima. La narrazione della rivolta per il pista professor Sinigaglia, organizzatore di pane che fa Manzoni nei Promessi sposi, vista scioperi). Quasi la stessa realtà di fabbrica che con gli occhi di Renzo Tramaglino in fuga, è avrebbe narrato Ettore Scola in Trevico- Tori- come una lunga sequenza cinematografica. Il no- Viaggio nel Fiat-Nam (1973), girato in 16 cinema e la letteratura intesa come arte sanno mm. Sintomatico che I compagni abbia la stes- creare di queste inversioni, la finzione che an- sa epica corale della Grande guerra (1959) dello ticipa il vero, la realtà storica. Stanno in que- stesso Monicelli, l’epica della povera gente – i sta visionarietà il tramite, il feeling, l’allarga- blocchi di ghiaccio sciolti dentro le case-ba- mento di campo e di orizzonte. Come un racche per potersi lavare nella Torino di fine annullamento di distanze, la coincidenza tra Ottocento – ammazzati e massacrati nella re- “Sciopero!” (1925) primo lungometraggio di Sergej storie e personaggi: quelli narrati dallo schermo, pressione dello sciopero così come nelle trin- Michajlovič Ėjzenštejn. scritti in pagina, messi in scena a teatro e lo cee del Carso. Per la terra dei padroni, quella ne, a far mettere insieme le persone, a far fa- spettatore-partecipe. Io ascoltavo e prendevo che mettevano ancora allora in scena Vittorio re fronte comune contro gli egoismi. E pure a coscienza di altro che fino a allora mi era scono- Franceschi e Dario Fo nella Ballata dello spettro: generare quella letteratura operaia dove in- sciuto quando per il teatro dei morti di Bugger- “Il loro latifondo ha confini, il comunismo no”. sieme a cose esteticamente valide ce ne erano ru (neri compagni mal sepolti li evoca Sebastiano Bisogna stare e sperimentare una vita operaia segue a pag. successiva 37 n. 52

segue da pag. precedente Zivago Artus sollevò il pure di decisamente brutte. Non sempre l’eti- braccio, teso, fermo, ca del lavoro ha salvaguardato dalla retorica sparò un solo colpo, de- delle tute blu, dall’apparenza della catena di vastante, sulla faccia montaggio messa in pagina o cantata in versi dell’orco che non poté in maniera del tutto distante da quella che è, fare in tempo a dirgli chi era, la vera esperienza della catena di montag- era veramente Iskuriko- gio. Taylorismo e fordismo (scientificità nell’or- re Kitanu”. Lo sparo ci- ganizzazione del lavoro, la catena di montag- nematografico che - am gio come massima espressione di produttività) mazza il padrone hanno fatte nascere grandi scrittori, Dos Pas- sembra essersi portata sos, Gertrud Stein, Theodor Dreiser di Our Si- via anche la fabbrica. ster Carrie (il romanzo è del 1900, il film di Wil- Ma non è colpa dell’ope- liam Wyler, in italiano Gli occhi che non raio. La colpa, nessuna sorrisero, 1952), alter ego di Kitty Typpel. Ma intenzione da slogan, è pure creato mostri, carriere di intellettuales e sempre del padrone: sia literados che hanno esaltato l’etica del lavoro che discenda da dina- senza sapere cosa questo realmente fosse, i stia di tessili (Renzo suoi meccanismi, la sua “massa bruta” come Tramaglino villan rifat- ben dice Bachisio Zizi nei suoi romanzi di ca- ti), siano taylorisi o for- “Il grido” (1957) di Michelangelo Antonioni va e di miniera. Qui l’archetipo è tutto il mon- disti, agrari come quelli do miserabile del sottoproletariato e parigino di Novecento (1976) di Bertolucci (sempre della periferia romana a una più nefasta glo- quale lo sa rendere, attingendo dal reale, il omaggiare il Quarto stato di Pellizza da Volpe- balizzazione: tante bidonville di gente male e grande Zola. A sua volta rielaboratore del do), sia, per tante linee bastarde, addirittura mai amata come nel capolavoro I figli della vio- mondo dickensiano delle cocketown (la rivo- dal Leviatano, il mostro biblico e il personag- lenza (Los olvidados, 1950) di Luis Buñuel. Il luzione industriale che divora, come Leviata- gio assoluto di Hobbes. Oggi che non c’è più giorno che uscì online il pezzo di cui sopra per no, i propri figli) e anticipatore del cinema fabbrica sono tornati tempi di maccartismo, www.manifestosardo.org era Pasqua. «Do- francese, quello in bianco/nero di operai frammischiati a guerre, carestie, pestilenze menica 4 aprile è per i cristiani Paska: di Re- maudits. Affondano qui le vere radici del neo- atomiche, terrorismi, guerre di religione. La surrezione. Da tempo, in una società non an- realismo italiano che ha come conclusione, da società che chiamano liquida tutto ha omolo- cora liquida anche gli intellettuales avevano percorso filmico, il suicidio dell’operaio che si gato e omogeneizzato, butta giù da una torre –silos, nel vuoto, nel anche il falso sentire. Grido (1957) di Antonioni. Quando lo proiet- Anche il felliniano Al- tammo in Cinestudio, sempre a Bitti, i nostri berto Sordi che nei Vi- “nemici” del Cineforum dissero che era un telloni (1953) irride i “la- film pornografico.Io ero nella galena e nel carbo- voratori che lavorate”, ne. Io stavo nei trabatelli, in alto, a 10 metri voce da basilisco cici- d’altezza dal suolo, ad avvitare cavetti d’accia- sbeo e mano sinistra io alle capriate, nelle fabbrica in costruzione. che batte sul braccio Poi la sera, smessa la tuta, il corpo ancora destro. Salvo poi muta- stanco, andavamo a proiettare film, a discu- re tutta questa sicume- terli insieme, nel garage che era la sezione del ra in mitezza, quando PCI al mio paese, nei corsi di scuola serale a l’auto in panne dei vi- Lula. La madre (1926) di Pudovkin che prende telloni viene raggiunta lei in mano la bandiera rossa dopo che il figlio dal camion con gli ope- è caduto, falciato da una scarica di fucileria rai sul cassone. Non c’è dei soldati dello zar. E quel capolavoro nasco- più un senso del rac- sto che è Il sale della terra (1953) di Herbert J. Bi- contare. Non ci sono“Gli indifferenti” (1964) di Citto Maselli berman, distribuito in Italia, sempre in tempi più anima né anime perché molte condizioni smesso di sfruttare il mistero di colui che ri- di oscena censura con il titolo western Sfida a di esistenza e sussistenza di tutto questo sono sorge dai morti come organizzazione della Silver City. Quando invece narra di uno scio- venute a mancare. Né c’è, né si intravede un speranza: pure nei lager, nelle città diventate pero di minatori nel New Mexico. Li mettono cantore, un romanziere che come Moravia ne- universi concentrazionari, nelle fabbriche e in carcere. Lo sciopero lo continueranno le lo- gli Indifferenti (il romanzo è del 1929, il film di nei quartieri disgregati. Nella società liquida ro mogli, appunto the Salt of the Earth, il sale Maselli del 1964) sappia narrare l’estrema no- invece, il mistero e la speranza di colui che ri- della terra. Biberman (uno dei dieci di Hol- ia, l’inettitudine e lo schifo di questa società sorge dai morti bisognerebbe rubarlo, come lywood con Dalton Trumbo), sua moglie Gale liquida sempre più virante al nero, alla mel- atto di parola, prenderglielo dalle mani, a chi Sondergaard, il produttore Paul Jarrico, era mosa bumbula che come nel finale di Sbatti il lo riduce a parola senza senso. E su questa ri- tutta gente che finì nelle liste nere al tempo mostro in prima pagina (1972) invade lo spirito duzione istituisce e rafforza il proprio potere del maccartismo, settanta anni fa. I minatori delle acque, le inquina, le devasta irrimedia- di comunicazione e seduzione: potere tout di Silver City però è come se compissero ven- bilmente. Il direttore di giornale del film di court a venature dittatoriali. Ma dove sono gli detta per il loro compagno morto, sepolto da Bellocchio è lo stesso Gian Maria Volontè, po- intellettuales che possano attuare, dare pras- una frana, non salvato e per questo ucciso dal liziotto assassino (gode nel reprimere mani- si, a questa idea? Proviamo allora a consolarci, cinismo del giornalista Charlie Tatum-Kirk festazioni di operai e studenti) di Indagine su a fare anche noi un poco di retorica e cantare Douglas nel capolavoro L’asso nella manica (Ace un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) e come Peppino Marotto il Primo Maggio, in the Hole, 1951) di Billy Wilder. Scrivo, in me- Lulù Massa operaio alienato in La classe opera- “Paska manna de su mundu proletariu”. Già , il moria di quando ero operaio, nel romanzo Più ia va in paradiso (1971), entrambi i film di Elio primo maggio, festa del lavoro che non c’è più». su di Cuore di tenebra mutuando da Uno sparo in Petri. E altri e altro non ci sono più, compreso fabbrica (Laukus tehtaalla, 1973) del finalndese il magistero di Pasolini e la sua poetica del Ekko Kivikoski: “Questione di frazioni di secondo. mondo di senza lavoro passato dalle baracche Natalino Piras 38 [email protected] Pirandello e il cinema. Un rapporto contrastato Il grande drammatur- L’utopia cinematografica, Sel- go e scrittore Luigi Pi- lerio editore, Palermo, 1984). randello ebbe un rap- In effetti accostarsi all’opera porto difficile con il di Antonioni, di Bergman o cinema, una forma di Godard comporta l’impe- d’arte che al contem- gno di cercare di decifrare il po lo attraeva e lo re- senso delle pellicole senza spingeva. Pur dimo- arrendersi alla loro presunta Fabio Massimo Penna strando una buona ermeticità. Film emblema conoscenza della set- del fenomeno di seconda vi- tima arte e dei suoi mezzi, il drammaturgo di sta è “Blow up” di Michelan- Girgenti (Agrigento) non si lasciò tentare, gelo Antonioni. Qui il prota- sebbene ne avesse tutte le possibilità, dall’idea gonista, il fotografo Thomas, di diventare sceneggiatore o regista. I suoi immortala una coppia in un rapporti con il cinema trovano il loro culmine prato ma ingrandendo l’im- nella scrittura del soggetto di “Acciaio” (1933) magine nella camera oscura di Walter Ruttman. All’arte filmica Pirandel- nota una pistola che sporge lo, però, dedica il suo romanzo del 1916 “Si gi- da un cespuglio. L’uomo tor- ra” (poi intitolato “I quaderni di Serafino Gub- na nel parco e trova un cada- bio”) in cui il protagonista, Serafino Gubbio, è vere. Nella terza occasione un operatore cinematografico della casa di in cui torna al prato, però, produzione Kosmograph che si riduce, data la non trova più né il cadavere ripetitività del suo mestiere, ad essere “una né alcun segno che indichi mano che gira una manovella”. Il personaggio un avvenuto omicidio. Il re- viene preso ben presto dall’orrore per la sua gista ferrarese aveva affermato passività di cosa, il suo doversi ridurre sem- in un’occasione come sotto plicemente a registrare gli eventi che si svol- un’immagine ve ne sia un’altra gono di fronte a lui con la sua macchinetta: “Il più fedele alla realtà e sotto dramma di Serafino è di dover registrare con questa un’altra ancora più impassibilità (è una parola che lo ossessiona) vicina al vero. In tal senso si “Acciaio” (1933) di Walter Ruttmann, soggetto di Luigi Pirandello dei pezzi di vita stupidamente congegnati per domanda Aristarco: “Come fare un racconto o un dramma cinematografi- potrebbe Thomas che, con il co, tremendamente falso, astratto, ignaro del- suo mezzo – la macchina fo- la vita vera e di ciò che sono nella realtà gli es- tografica – crede di vedere e seri umani che vi intervengono come attori” non vede, arrivare alla vera (Giacomo Debenedetti, Il romanzo del Novecen- immagine della realtà?” to, Garzanti editore, 1987). In effetti da alcune (Guido Aristarco, op. cit.). A parti del romanzo la settima arte esce un po’ confermare l’impossibilità malconcia ad esempio quando Gubbio la defi- del protagonista di giungere nisce un “ibrido gioco” per poi spiegare “ibri- alla verità vi è la famosa se- do perché in esso la stupidità della finzione si quenza finale in cui Thomas scopre e avventa, in quanto si vede attuata col vede alcuni mimi simulare mezzo che meno si presta all’inganno: la ri- una partita di tennis senza produzione fotografica” (Luigi Pirandello, I racchetta e palline. Quando i quaderni di Serafino Gubbio operatore, Arnoldo giocatori fingono che la pal- Mondadori editore, Milano, 1974). Il testo pi- lina si uscita e chiedono a randelliano ha, però, il grande merito di indi- Thomas di raccoglierla, l’uo- Greta Garbo e Erich Von Stroheim in “Come Tu Mi Vuoi” (Usa 1932) di care la strada per la decodificazione delle ope- mo si china e fa finta di resti- George Fitzmaurice re filmiche, per una comprensione profonda e tuirgliela. La scena è stata spesso interpreta- la prima da Marcel L’Herbier nel 1925 e la se- autentica del lavoro di registi, sceneggiatori e ta come la resa di Thomas di fronte conda Pierre Chenal nel 1937 a “Le due vite di attori. Afferma, infatti, Serafino Gubbio nel li- all’impossibilità di giungere alla verità, alla Mattia Pascal” (1985) di Mario Monicelli con bro: “C’è un ‘oltre’ in tutto. Voi non volete e realtà ultima delle cose e quindi come la sua . Nel 1933 George Fitz- non sapete vederlo”. Su questa teoria dell’ ‘ol- passiva accettazione delle finzioni. Alcuni of- maurice gira con Greta Garbo “Come tu mi tre’ si fonda molta critica cinematografica, la frono l’interpretazione di segno opposto per vuoi” tratto dall’omonimo dramma pirandel- quale deve superare la propria incapacità di cui l’uomo, prima incapace di vedere, alla fi- liano mentre del 2015 è “L’attesa” di Piero scorgere l’oltre dotandosi del “fenomeno di ne di fronte ai mimi riesca a scorgere la real- Messina con Juliette Binoche, film libera- seconda vista” per poter condurre con effica- tà. Torniamo, però, dopo questo excursus al mente ispirato a “La vita che ti diedi”. Alle cia le proprie analisi. Fondamentali in tal sen- punto di partenza, ai rapporti tra Pirandello novelle dell’autore siciliano sono ispirate so le parole di Guido Aristarco che afferma: e il cinema. Abbiamo sottolineato come lo pellicole a episodi quali “Questa è la vita” con “La realtà prima (quella che risulta dagli og- scrittore e drammaturgo siciliano, oltre ad Totò e (da “La giara”, “Il venta- getti che al loro apparire dicono ciò che devo- aver segnato la storia del teatro italiano, ab- glino”, La patente”, “La marsina stretta”) e no dire) non basta più: occorre che si senta l’e- bia con la sua teoria dell’ ‘oltre’ del ‘di là da “Kaos” (1984) di Paolo e Vittorio Taviani (da sigenza di rivelare – sottolinea Debenedetti noi stessi’ indicato il metodo per compren- “L’altro figlio”, “Mal di luna”, “La giara”, “Re- che sull’argomento ha scritto pagine fonda- dere il cinema. Cinema che da parte sua si è quiem”). mentali – quella ‘realtà seconda’ la quale non so- spesso rivolto a Pirandello. Vari film hanno lo è il tema del nuovo romanzo, ma anche e per tratto ispirazione dal romanzo “Il fu Mattia l’appunto del nuovo cinema” (Guido Aristarco, Pascal” dalle due pellicole omonime dirette Fabio Massimo Penna 39 n. 52

Un ricordo a quattordici anni dalla scomparsa Lo sguardo polivalente di Alberto Farassino Il mondo della critica filmica d’Italia (superiore se possibile alle della rubrica di “Repubblica” dopo il passag- cinematografica ita- stesse Emilia, Lombardia, Piemonte, Liguria, gio al “Corriere” di Tullio Kezich, che oltre- liana, che non fruisce Sardegna e Lazio), questo è irradiato anche e tutto ha fatto da apripista alla tendenza -già di una memoria più soprattutto dalla cattedra resa fondamentale un po’ anticipata da altri- di estromettere i lunga di quanto non da Alberto nei suoi lunghi anni giuliani, do- critici “veri” e il loro stesso lavoro dai quotidia- ne metta purtroppo po il pionieristico lavoro di fondazione e “se- ni (fanno oggi eccezione poche grandi testate, Nuccio Lodato in luce, più in genera- mina” di Lino Miccichè. La ricca messe di fe- “Corriere” per fortuna in testa, con “Messagge- le, il nostro paese nel stival triestini e udinesi, la Cineteca del ro”, “Stampa” e “Mattino”). Quella personale suo insieme, tende un po’ a dimenticarsi, tra Friuli a Gemona e le Giornate del Muto a Por- di Farassino fu al contrario una storia di lun- mille altre cose, anche dell’importanza del denone, le ulteriori istituzioni universitarie ghissime fedeltà: basti pensare al rapporto contributo offerto dal “collettivo Cinegram- della stessa Udine e di Gorizia vedono spesso anche diretto con Jean-Luc Godard e al lavoro ma” tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio e volentieri alla loro testa suoi ex-allievi. Ma pluridecennale sul suo cinema (l’ultimo corso dei Settanta. Lo ha descritto bene uno dei al fondo della vicenda friulana c’è anche Da- pavese, dopo l’ennesima edizione della mono- suoi quattro antichi componenti, il mio com- vide Turconi (cattedre non ne ebbe mai...), grafia, sempre gremito…). E appunto agli stu- pagno di università Tatti Sanguineti, intervi- che con le sue vacanze nell’amata Grado di denti: Luca Malavasi ed io potremmo testimo- stato da Anna Bandettini per “la Repubblica” Biagio Marin e Fulvio Tomizza e le relative niare -oltre che della disinvoltura del viaggiare il 3 marzo 2004, a un anno esatto dalla scom- proiezioni estive organizzatevi propiziò, con la chemio portatile a tracolla- del suo aver parsa di Alberto Farassino, in occasione all’inizio degli Ottanta, l’avvio delle Giornate voluto impartire le estreme istruzioni telefo- dell’uscita dei suoi postumi Scrit- niche dettagliate sulle tesi in cor- ti strabici da lui curato: “Io ero del so non pochi giorni ma poche ore clan dei savonesi: Aldo Grasso che fu prima del grande congedo defini- il primo ad arrivare a Milano, io e tivo. E altra lunghissima fedeltà poi più avanti Mimmo Lombezzi e fu quella alessandrina al Premio Carlo Freccero. Grasso aveva incon- “Adelio Ferrero”, della cui giuria trato il clan dei milanesi: Alberto Fa- fece parte ininterrottamente dal- rassino e Francesco Casetti che sta- la fondazione nel 1978 fino alla vano in Cattolica, nel gruppo intorno scomparsa, e che lo vide spesso a Bettetini, in via Sant’ Agnese. Era determinante nell’individuazione la fine degli anni ‘ 60, il periodo del di ragazzi che sarebbero poi dive- collettivo Cinegramma: Farassino, nuti suoi autorevolissimi interlo- Casetti, Grasso e io facevamo le pro- cutori e colleghi (ricordiamo solo iezioni in Cattolica. Camerini, Bla- l’a sua volta compianto Buccheri setti, Rossellini.... il cinema degli an- nel ’92, Morreale nel ’93, lo stesso ni ‘40-’50 che noi ricominciavamo a Malavasi nel 2001). Si dovette a lui, far vedere con occhio vergine. Poi ci quando la manifestazione crebbe, fu il periodo del cineclub Brera nel nel 2002, col festival della critica ‘73-’ 74 fino al ‘77. Era una Milano Alberto Farassino nell’Arena estiva di Bagnacavallo, 1988 (foto di Fulvia Pedroni “Ring!”, purtroppo troncato per divertente”. Proprio questo aver Farassino) forza maggiore dopo sole nove saputo tenere insieme ricerca edizioni, l’ideazione del “Guanto- scientifico-didattica e “militanza”, con una del Muto. Il nome di Turconi ci riconnette a ne d’oro” che riconoscesse di anno in anno ai presenza innovativa in istituzioni, stampa e Pavia e a lui: è merito quasi esclusivo di Fa- decani della critica “Una vita da boxeur”. Pro- media, contrassegnò l’intensivo contributo rassino (e della sua lungimiranza anche “po- pose i riconoscimenti per la prima edizione a del quartetto allo svecchiamento litica”, che seppe intuire dietro un Callisto Cosulich e Fernaldo Di Giammatteo. Il dell’una e dell’altra area, in una assessore provinciale della Lega primo accettò di buon grado, il secondo de- sapiente osmosi che contamina- l’interlocutore paradossalmente clinò garbatamente. E assai intensa, anche se va positivamente il meglio dei giusto) se il relativo Fondo è oggi purtroppo e involontariamente troppo breve due ambiti, oltre ad aver contri- totalmente dell’Università, e ne fa (1998-2003!) fu la sua fedeltà all’amatissima buito vistosamente al non facile una punta di diamante non più so- cattedra ticinense, dando finalmente cittadi- ingresso definitivo della “mate- lo potenziale di eccellenza scienti- nanza riconosciuta al lavoro di Adelio Ferrero ria” cinema e audiovisivi in am- fica e didattica (come dimostrò il che l’aveva inaugurata prima di passare al neo- bito universitario (poi Francesco lavoro pionieristico svoltovi da costituito DAMS bolognese, e di Lino Peroni Casetti addirittura a Yale; Aldo Elena Mosconi ai primordi della che la consolidò in un quarto di secolo esatto di Grasso in Cattolica e al “Corrie- ri-acquisizione) in grado di com- indimenticabile assiduità. Oggi Federica Villa, re”; Sanguineti, battitore libero petere quanto a risorse con Bolo- dopo la tragedia di Buccheri, si ritrova nelle troppo allergico alla disciplina gna Roma Milano. Ma se il mondo mani un grosso strumento, pur nei tempi per per mirare alla progressione accademica, un universitario e quello istituzionale (la presi- tutti grami che ovunque si stanno attraver- po’ dappertutto...). Con la limpidezza supe- denza del Sindacato Critici; il cda del Centro sando. Vorrei infine ricordare il suo magnifi- riore della sua scrittura non solo giornalisti- Sperimentale; la condirezione scientifica co gusto per il divertimento, all’occorrenza ca, la caratura scientifica e didattica di- Fa della grande Storia del cinema italiano voluta anche apertamente provocatorio, senza cui rassino (piemontese di Caluso, figlio di ancora da Micciché; i numerosi festival spes- non si fanno bene le cose, fin dai tempi aurei operaio Fiat, classe ’44) è tuttora commensu- so genialmente diretti) avevano saputo rico- dell’intesa perfetta con quel gigante della cul- rabile in quanto ha lasciato attorno e dietro noscere e compensare Alberto, non altret- tura spettacolare lombarda che fu Franco di lui. Una tra le tante possibili prove provate tanto ha fatto quello della grande stampa. Quadri, che portò all’esperienza indimentica- di tutto questo: se oggi il Friuli è con tutta Sarebbe ingiusto non ricordare la poco com- bile del cineclub Brera di via Formentini. Mille probabilità la regione più densa di cultura mendevole vicenda della mancata titolarità segue a pag. successiva 40 [email protected]

segue da pag. precedente possibili esempi: uno per tutti. Primo conve- Il nostro caro amico Piero Pintor gno internazionale sul cinema underground, organizzato da Ester de Miro, “Il Gergo In- Lo storico autore del Cineclub di Cagliari ci ha lasciato quieto”, Palazzo Tursi, Genova 1977. E’ il mo- L’autore cagliaritano mento del tripudio revanscistico di Vittorio Piero Pintor, storico Fagone e del suo “cinema d’artista”. I “vecchi” cine-amatore del ci- maestri dell’”indipendente italiano” del de- neclub FEDIC Caglia- cennio precedente e gli sparuti critici già loro ri, si è spento ieri 19 sostenitori sono trattati da revenants e bene o giugno 2017 all’età di male abbozzano. Ma la sera precedente c’è sta- Pio Bruno 92 anni. Socio da sem- ta la prima di Guerre stellari. e Farassino con pre del Cineclub ca- Casetti ha disertato i “lavori” per andarlo a ve- gliaritano, del quale è stato anche Presidente a dere. La mattina seguente, prendendo la paro- cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80, si era fatto notare la come relatore, non ha –tra il serio e il faceto- nel 1966 per aver realizzato per il cineclub dubbi: antichi e nuovi fautori del cinema off un’animazione “a passo uno”, in stop motion stanno sbagliando tutto, la vera avanguardia come si dirà poi, che stupirà l’ambiente cinea- protesa al futuro sono gli effetti speciali, all’e- matoriale per la qualità tecnica raggiunta non poca invero strabilianti, di Lucas! Devo a una essendo un’opera professionale: “L’orchestra sua affettuosa ironia sul mio pensionamento si diverte”, realizzata in collaborazione a scolastico un po’ anticipato persino la mia Gianni Meli, ottiene infatti diversi premi e ri- successiva esperienza universitaria pavese: conoscimenti, tra i quali il trofeo FEDIC a Piero Pintor certo avevo accettato il suo invito per il solo Montecatini Terme nel 1966 (Miglior film d’a- piacere lavorare con lui alla gestione del Fondo nimazione), una medaglia d’oro al concorso ci rimasi male e la discussione che ne seguì fu Turconi, nell’acquisto del quale da parte della UNICA a Marienbad nel 1966, il Trofeo Africa- particolarmente accesa, ma che avesse ragio- Provincia con la quale lavoravo, nell’82 avevo no al concorso del Sudafrica nel 1967, il Nastro ne o meno, è indubbio che il suo modo di non avuto piccola parte. E sono rimasto in credito d’oro al Festival di Salisburgo nel 1967, primo porsi problemi di sorta e di dire senza peli sul- della promessa visita comune, avendo a base la premio assoluto “Schermo d’Oro” nel 1967 a la lingua ciò che riteneva opportuno dire, al- sua casa al mare, al problematicamente acces- Nyon in Svizzera e una partecipazione dilà di chi fosse l’autore di un video, era un suo sibile mausoleo del Maresciallo d’Italia Enrico all’Expo ’67 a Montreal, in Canada, con pas- Caviglia a Capo San Donato della sua natìa Fi- saggio alla TV canadese. L’animazione, nella nalmarina, complice una comune passione quale una moltitudine di orchestranti e perso- storica per la Grande Guerra, noi che ci erava- naggi vari si muovono sulle note di celebri mo evitati la seconda, come motteggiava Gof- melodie classiche, è preceduta da un ironico fredo Fofi. Non ho più ritrovato voglia e corag- nonché istruttivo “making off” nel quale i due gio di andarci da solo. Posso ancora rimpiangere, autori mostrano nei dettagli tutte le fasi della in privato, come tanti, l’insuperato e orgoglio- creazione. Nel 1981 realizza una docu-fiction so confezionatore di torte, o in alternativa il di 30 minuti, “A son’e corru”, sulla storia del serissimo ordinario che pregava la segreteria quartiere cagliaritano di Castello, in collabo- dell’allora ancora “Facoltà” di Lettere di di- razione con altri due soci del cineclub, Vitto- spensarlo da impegni orari il martedì. “Perché, rio “Ninnino” Mascia e Antonio Sechi e suc- professore?” chiedevano sorprese le signore cessivamente, nel 1986, ritorna all’animazione dell’ufficio. “Ma perché Vigoni” rispondeva lui, con “Allegretto ma non troppo”, una sorta di “L’orchestra si diverte” (Pintor, Meli), un gioiello del riferendosi alla storica pasticceria di fronte collage animato a passo uno, satira caustica e 1964, che ha preso vari premi a livello mondiale. Lo all’università, produttrice dell’inarrivabile tor- irriverente sullo sviluppo dell’economia e del- scorso anno, nell’ambito de i Splenditi cinquantennilla, ta omonima, col tono di chi enuncia un’ovvietà la politica sarda all’inizio degli anni ‘80, il pe- i film FEDIC del 1966 (materiali della Fondazione “il martedì è chiuso!”. Martedì 30 maggio, presso riodo del cosiddetto “pentapartito”, nella qua- Cineteca FEDIC) con la consulenza di Angelo Tantaro, la storica Aula Foscoliana, con il Magnifico Rettore le si esprime tutta la verve satirica dell’autore. venne proiettato al Valdarno Cinema questo gioiello di Fabio Rugge e i Professori Dario Mantovani e Virgi- I soci del cineclub lo ricordano per la sua co- animazione d’epoca. nio Cantoni, l’Università di Pavia e il locale Rotary stante presenza alle serate di proiezioni e per Club hanno consegnato il Premio Internazionale i suoi giudizi ironici e severi rivolti agli autori, pregio ed è, con tutta evidenza, una caratteri- “Girolamo Cardano”, giunto alla 32^ edizione, ad talvolta poco diplomatici ma schietti e accet- stica oramai rara alle serate FEDIC. Difatti, Aldo Grasso, docente di Storia della radio e della te- tati da tutti come punto di riferimento forma- quando un paio di anni fa per motivi di salute levisione presso la Cattolica di Milano e critico tele- le da prendere in debita considerazione. Per- ha smesso di partecipare ai nostri incontri, visivo del “Corriere della Sera”. Il premiato, intro- sonalmente ricordo ancora come fece a pezzi tutti abbiamo sentito la mancanza dei suoi in- dotto da Elena Mosconi, ha tenuto una lectio un mio lavoro, un documentario sulle Cinque terventi, della sua competenza e del suo parti- magistralis sul tema Né apocalittici né integra- Terre realizzato con un gruppo di alunni di un colare umorismo. ti: uno sguardo culturale nuovo. E’ nella consue- Istituto professionale che presentai al cineclub: Pio Bruno tudine della manifestazione ricordare simultaneamen- te, ad ogni assegnazione annuale, un “personaggio richiamato”, la cui traiettoria biografica e culturale presenti attinenze con quella del premiato. La rela- tiva scelta è caduta su Alberto Farassino, già ordina- rio di Storia e critica del cinema nello stesso ateneo, prematuramente scomparso nel 2003. Memoria af- fidata a chi ebbe allora a sorpresa il non lieto né lieve onere di succedergli temporaneamente.

Nuccio Lodato 41 n. 52 Park Chan-Wook: il cinema della vendetta Festival di Cannes comincia a mutilarsi nella assoluta indiffe- incrociata è nel terzo ed ultimo film della Tri- 2004. Il Presidente renza del suo interlocutore. Ma quale è il logia: Lady Vendetta. In questo film il deside- della Giuria, Quentin dramma che vive Ryu, il protagonista? In bre- rio di vendetta ed il suo compimento hanno Tarantino, apprezza ve lo scopo della sua vita è aiutare la sorella in un percorso lineare: sono univocamente indi- molti dei film in con- dialisi: lei avrebbe bisogno della donazione di rizzati verso una sola persona , non solo da corso, ma il film che un rene che non può essere quello di Ryu, che parte della protagonista, ma anche da parte di ama di più è Old Boy, ha un gruppo sanguigno diverso. Si attende numerosi altri danneggiati e quindi tutti de- di un regista che sta se- un donatore. Ma – e qui irrompe ancora una siderosi di vendetta. Lee Geum-ja, tredici an- guendo da tempo, il co- volta la critica socio-politica di Park – la sanità ni prima dei fatti narrati nel film, viene ingiu- reano Park Chan-Wo- costa moltissimo in Corea e non ci sono scon- stamente accusata del rapimento e dell’assassinio Marino Demata ok, del quale non ha ti per i non abbienti! Ryu non ce la fa a mette- di un bambino di sei anni. Viene imprigionata: perso un film. Quando re insieme i soldi necessari ed è costretto a ri- la lunga detenzione le servirà da un lato per a Cannes Tarantino ha l’occasione di vedere in correre ai trafficanti di organi e a pagare a covare la propria vendetta, ma dall’altro per anteprima Old Boy (il secondo film della cosid- nero, andando incontro all’ennesimo ingan- dare una svolta in senso positivo alla propria detta Trilogia della vendetta) rimane come no: il rene non gli sarà dato e le condizioni concezione di vita. Attraverso bellissimi fla- folgorato e dirà “E’ il film che avrei voluto della sorella peggioreranno, spingendo il pro- shback la troviamo impegnata ad aiutare le sempre girare.” E in effetti quel film rappre- tagonista sulla via della disperazione che pre- compagne di cella, ad offrire consolazione e senta sicuramente uno dei punti più alti sto si trasforma in ansia di vendetta. Ma è Old aiuto, in uno spirito di umana solidarietà, che dell’arte cinematografica di Park Chan-Wook. Boy, il secondo film della Trilogia, il vero capo- non sarà dimenticato mai dalle altre donne. Nel corso dei faticosi lavori della Giuria, Ta- lavoro. il protagonista, Oh Dae-su (Choi Min- Tutto questo non contraddice il desiderio di rantino riesce a convincere anche i più tiepidi sik), appartenente alla classe medio borghese, vendetta per chi la ha ingannata: si tratta di a conferire il Premio speciale al giovane regi- è sotto custodia della polizia per essere stato Mr. Baek, l’autore del rapimento e dell’assas- sta Coreano, che viene quindi conferito all’u- trovato in alto stato di intossicazione. Ap- sinio del bambino, per il quale la colpa era poi nanimità. Perché questa grande ammirazio- prende per caso che quel giorno è anche il ricaduta sulla donna. In realtà si scoprirà su- ne di Tarantino, che poi, nel corso di un bito che Baek è un omicida seriale di bam- party, doveva trattenersi in un colloquio di bini e quindi una ideale lunga fila di perso- ben due ore con Park? Perché questi è giu- ne vive col medesimo desiderio di vendetta. stamente definito il regista della vendetta, Il film è la storia della metodica -prepara essendo buona parte dei suoi film costituiti zione della vendetta da parte di Lee Geum- da storie nelle quali la vendetta ha una par- ja, che in qualche modo vuole sporcarsi le te predominante. E sappiamo che anche mani il meno possibile e per questo coin- nei film del regista americano la vendetta volge genitori e parenti delle altre vittime, non è certo un elemento secondario.La ven- in un comune sodalizio cementato dalla detta che non significa necessariamente passata terribile esperienza di ciascuno e violenza (anche se tale componente è spes- dal comune desiderio/dovere di esercitare so presente), ma risposta ai torti e alle gravi la vendetta che viene da tutti considerata ingiustizie patite. In una recente intervista non atto gratuito, ma vera e propria giusti- a Firenze, ai margini della retrospettiva di Park Chan-Wook zia. Assistiamo ad una serie di scene mera- tutti i suoi film, dai primi “corti” fino al più vigliose che evocano la tragedia greca: le recenre The handmaiden, Park ha chiarito che compleanno della figlia, sicché, quando un persone assetate di vendetta radunate da Lee il suo ideale sarebbe una società senza cattive- amico paga la cauzione per farlo uscire, si Geum-ja in uno stesso luogo (guarda caso rie, senza la presenza del male. Ma purtroppo preoccupa di comprare un regalo per la bam- un’aula scolastica!), hanno un’unica voce, essa rappresenta oggi un’utopia: il male è in bina: due ali finte. Ma mentre sta per entrare un’unica volontà e un unico compito e nell’in- agguato, quanto meno te lo aspetti, in varie in auto improvvisamente scompare. Il film sieme sono esattamente come il coro delle an- forme e sembianze. Alla vittima del male non sembra virare improvvisamente verso il mi- tiche tragedie. La Trilogia della vendetta di resta altro che subire o meditare la vendetta. stero. Oh Dae-su è stato narcotizzato e rapito Park Chan-Wook rappresenta, come si evince Diciamo subito che in questa concezione, che e si risveglia in un piccolo appartamento, dal da quanto abbiamo finora descritto, uno dei potrebbe essere definita abbastanza pessimi- quale non riesce in alcun modo ad uscire. Re- progetti cinematografici più grandi ed ambi- sta, c’è l’influenza della società e dello Stato sterà imprigionato lì per ben 15 anni, trascorsi ziosi del nuovo secolo e soprattutto il progetto della Corea del Sud, a sfondo marcatamente soprattutto a chiedersi, minuto dopo minuto, più riuscito e vincente. Ma, chiuso il progetto classista, ove corruzione e prepotenza sono le chi si è voluto vendicare di lui in un modo così con Lady Vendetta, sarebbe erroneo pensare regole della classe dirigente e dove nessuna atroce e soprattutto perché, per quale azione che Park abbia definitivamente chiuso anche protezione è riservata ai più deboli, i quali da lui compiuta nel passato che egli incessan- il tema. Come abbiamo detto, il regista Corea- non possono aspettarsi nessun tipo di giusti- temente scandaglia senza trovare una rispo- no è assolutamente convinto non tanto che zia da parte di chi ha in mano le leve del pote- sta. La vendetta dunque è la chiara e traspa- tutto il mondo sia una “Corea”, con le sue in- re. Questo discorso che inevitabilmente porta rente motivazione di quello che sta capitando giustizie e le vessazioni cui sono sottoposte le chi ha subito una grave ingiustizia a tenere in a Oh Dae-su. Ma contemporaneamente è an- classi più umili, ma che il male comunque è considerazione solo la possibilità della ven- che il sentimento che lo tiene in vita: prima o sempre dietro l’angolo e un mondo liberato detta, viene da Park Chan-Wook mirabilmen- poi uscirà e a sua volta dovrà vendicarsi dei dal male e dalla cattiveria è un’utopia. Ecco te e chiaramente esposto nel primo film della suoi aguzzini. Una volta liberato il suo unico che dunque c’è sempre la possibilità che scatti Trilogia, Mr. Vendetta. C’è una scena in parti- scopo sarà quello di scoprire le ragioni di tan- la vendetta di fronte ad un male subito,so- colare, il padrone della fabbrica ove lavora il ta malvagità e il nome del suo carceriere cioè prattutto in assenza di giustizia. Per questi protagonista, è costretto ad arrestare la sua di colui che si è voluto vendicare per qualche motivi, anche lontano dalla Corea, nella sua auto perché uno degli operai licenziati gli torto subito. Si profila dunque una vendetta prima (e per ora unica) esperienza hollywoo- sbarra la strada chiedendo di essere riassun- incrociata: Oh Dae-su vuole vendicarsi di chi diana, si ripropone il tema della vendetta. Par- to. Colpisce profondamente la prostrazione si è vendicato di lui tenendolo prigioniero per liamo del film dal titolo assai significativo, dell’operaio, che, per convincere il suo padrone, 15 anni! Dove non troveremo una vendetta segue a pag. successiva 42 [email protected] segue da pag. precedente Cinema e psicoanalisi Stoker: un titolo che non a caso evoca il creato- re di Dracula e la sete di sangue che nel film caratterizza, proprio come in Lady Vendetta, Coscienza, sogno, illusione la protagonista della storia, la giovanissima Ingmar Bergman, Il come un vascello in tempesta. […] L’enorme carro India (Mia Wasikowska), privata improvvisa- posto delle fragole, 1957, funebre ondeggiava cercando l’equilibrio sulle sue mente del padre morto in circostanze poco una storia di medita- tre ruote; improvvisamente la bara scivolò fuori, chiare, al quale era legatissima e costretta poi zione sulla vita e sulla cadde sulla strada e si ruppe. […] Dalla bara una a convivere con uno zio avventuriero ed arri- morte; è un film che mano mi afferra per il braccio, tirandolo a sé ed io vista che vorrebbe prenderne il posto. Siamo tratta dei ricordi della posso riconoscere nel volto del morto il mio proprio negli schemi del thriller psicologico che non a vita passata e dei rim- viso. Al risveglio, dopo aver chiesto la colazio- caso si richiama esplicitamente ad Hitchcock pianti per le occasioni ne alla governante, decide di non affrontare il di Vertigo e che riserverà colpi di scena, cui perdute di un’esisten- viaggio in aereo ma in automobile e la nuora non è certo estraneo il sentimento di vendet- Massimo Esposito za più felice ormai Marianne si offre di condividere il viaggio con ta che India nutre nei confronti dello zio. E non più raggiungibile lui. Il viaggio, durante il viaggio Marianne, la ancora, dove il concetto di vendetta ritorna per l’imminenza della fine del proprio tempo. nuora, lamenta il cattivo rapporto di Isak con ancora più prepotentemente è nell’ultimo ca- Il posto delle fragole è un film sul tempo, prota- il figlio Evald. I due compiono una deviazione polavoro di Chan-Wook, The handmaiden. gonista del racconto, sul cambiamento che verso la vecchia casa di Isak che si lascia tra- Tratto dalla novella Fingersmith dell’inglese opera in noi, sulla paura della morte e sul- sportare dai ricordi. Rivede, con gli occhi della Sarah Waters, Park Chan-Wook ha la geniale la maschera che ogni uomo indossa per risol- memoria, la cugina Sara, amore adolescenzia- idea di trasferire l’ambientazione in Corea, vere (al meglio) i propri nel 1930, e cioè nel cuore della occupazione limiti celando dolori e giapponese. Questo spostamento è utile per passioni. Costruito in due motivi: da un lato e sullo sfondo per ac- modo che la memoria cennare alla situazione che si è venuta a crea- s’intrecci con la realtà, il re con l’occupazione, ove le famiglie coreane film si sviluppa su tre altolocate, come quella a cui appartiene la passaggi, tre tappe protagonista Lady Hideko (Min-hee Kim), so- simboliche; il viaggio, no state ben pronte a salire sul carro del vin- l’infanzia e la riconci- citore giapponese, continuando a prosperare liazione con se stesso. nel lusso e in passatempi erotici che il pro- Prologo. Il vecchio me- prietario della lussuosa villa, l’anziano e de- dico professor Isak cadente zio Kozouki (Jin-woong Jo) organiz- Borg la notte prima del- za per i suoi amici e vicini; e in secondo luogo la partenza per Lund per dare uno spessore particolarmente orien- dove si recherà per riti- tale all’erotismo che vede coinvolta Hideko rare un prestigioso pre- “Il posto delle fragole” (1957) di Ingmar Bergman nel 1957 con la sua ancella Sook-Hee, figura fonda- mio accademico, ha un mentale e centrale della storia, che non a caso incubo. Di seguito raccontato in prima perso- le, raccogliere le fragole. Successivamente dà il nome al romanzo e al film stesso. Con la na. […] ho fatto un sogno strano e molto spiacevole. una giovane, che somiglia molto alla cugina coerenza tipica di Park, ritorna anche in que- Ho sognato che facevo la mia passeggiata mattuti- Sara, chiede a Isak un passaggio per sé e due sto film la sua concezione della realtà e della na per le solite strade. Era molto presto e non si ve- suoi amici. Una breve sosta per fare benzina e vita di stampo pessimistico: The handmaiden è deva anima viva. […] Proprio in quel momento pas- dopo aver pranzato in una trattoria, i due gio- un thriller interamente costruito sul tentati- sai davanti a un negozio di ottica che ha per insegna vani discutono in modo appassionato sull’esi- vo di raggiro e di truffa da parte di un avven- un grosso orologio con l’ora esatta. […] Con mia sor- stenza di Dio. Ripartono e il percorso prevede turiero che si finge conte. Ma anche gli altri presa vidi che le lancette dell’orologio erano scom- una deviazione per visitare l’anziana mamma personaggi, senza eccezione alcuna, sono parse, il quadrante era cieco, inoltre qualcuno ave- ultranovantenne. La donna lamenta la solitu- campioni di doppiezza e di ambiguità. C’è in- va squarciato i due occhi, che ora mi fissavano come dine in cui vive nonostante i numerosi nipoti somma, da parte del regista,uno scavo psico- due ferite infette e acquose. Istintivamente tirai fuo- e pronipoti nessuno le fa mai visita. I vecchi logico nella mente contorta dei personaggi, ri il mio orologio per controllare l’ora, ma scoprii ricordi riemergono alla vista dei giocattoli e ove nessuno sembra esente da tratti di follia: che anche la mia vecchia fedele cipolla d’oro aveva vecchie foto che la madre mostrerà e, come la loro indubbia intelligenza e sensibilità è perso le lancette. La portai all’orecchio per control- spesso avviene, i ricordi del passato risultano sempre al servizio del male. In questo film, lare se funzionava. E sentii i battiti del mio cuore, addolciti dalla nostalgia mentre i dolori sono proprio come in Stoker, tutti mentono,e ognu- rapidi e irregolari. […] Il cuore si calmò e decisi di attenuati dal tempo. Dopo la breve sosta, si ri- no ha un differente punto di vista sugli altri, tornare a casa. Con sollievo vidi che c’era qualcuno mettono in viaggio e, mentre Marianne è alla considerati sempre in maniera strumentale, all’angolo della strada, girato di spalle. Mi affrettai guida, Isak si addormenta e viene colto da un che orienta le proprie azioni. In questo qua- a raggiungerlo e gli toccai il braccio. Si voltò di col- nuovo incubo. La cugina Sara lo costringe a dro le donne appaiono molto più attrezzate po e con orrore scoprii che sotto il cappello di feltro guardare in uno specchio il proprio volto di degli uomini quanto a furbizia e capacità di l’uomo non aveva volto. Ritirai la mia mano e nello anziano e lo informa che presto dovrà morire. cogliere i momenti favorevoli. Nella recente stesso istante l’intera figura crollò come se fosse fat- Successivamente gli annuncia che sposerà Si- Conferenza stampa che il regista ha tenuto a ta di polvere o di trucioli. Sul marciapiede non ri- gfrid e va in casa ad accudire il suo bambino. Firenze nel corso della retrospettiva delle sue mase che un mucchio di vestiti, l’uomo era scompar- Isak bussa alla porta ma viene ad aprirgli un opere, egli ha enfatizzato questo aspetto defi- so senza lasciare traccia. […] Un corteo funebre severo insegnante che lo conduce in una clas- nendo il film una sorta di apologia dell’uni- avanzava lentamente in direzione della chiesa, in se e lo interroga contestandogli le risposte e verso femminile. Un universo che, se orienta- testa veniva un carro mortuario vecchio stile e in co- dandogli dell’incompetente. Lo accusa poi di to al male, è capacissimo delle azioni più da delle carrozze a nolo d’altri tempi, tirate da ca- egoismo, di scarsa empatia e incomprensione cattive ed anche delle re-azioni più violente valli scheletrici, curvi sotto il peso di enormi gual- e gli infligge come condanna la solitudine. sotto forma di vendetta. drappe nere. Il carro funebre stava giusto per Isak si risveglia di colpo esclamando: Forse ho arrivare davanti al portale della chiesa, quando im- finito col non amare più, ed è per questo che sono Marino Demata provvisamente cominciò a ondeggiare e beccheggiare segue a pag. successiva 43 n. 52

segue da pag. precedente emersi da tempo, l’estraneità, l’isolamento, la morto, anche se sono vivo”. Marianne, la nuora, paura e un’idea ostile e negativa della vita. Il La memoria confessa che il marito ha un carattere freddo e posto delle fragole, è un film che parla soprattut- audiovisiva e insensibile al punto di non accettare la gravi- to dell’assenza del dolore o meglio di un in- danza in corso. Isak riconosce in questa inti- consapevole dolore del futuro perduto. La vec- l’archivio dei sogni ma confessione i tratti del suo carattere e ne chiaia, la giovinezza, l’infanzia, i genitori, i rimane molto turbato. Finalmente giungono a figli, le occasioni perdute, la nostalgia, l’amo- Andrea Segre e il sogno del Lund dove si svolgerà la cerimonia di premia- re, sono i temi intorno a cui si gioca un’ assen- lago salato zione alla carriera di Isak. Il viaggio e gli incu- za di futuro in grado di risucchiare tutto il bi hanno compiuto un lavorio profondo sul presente. È la storia di un viaggio, onirico, Il senso del premio carattere di Isak che nel frattempo si attiverà metaforico, quanto reale. Un viaggio che for- “Zavattini” promosso per riavvicinare il figlio a Marianne. Isak ha ma una sorta di “clinica” per allontanarsi dal dall’AAMOD Archivio ottenuto una sorta di “riconciliazione con il tempo della morte e una tenace battaglia con- Audiovisivo del Movi- tempo” e con se stesso; quella sera dormirà se- tro la maschera che ha indossato. Nella sua mento Operaio e De- renamente. L’odore dell’infanzia, esiste forse biografia, “Lanterna magica”, il regista scrive: mocratico è quello di per tutti un posto delle fragole, un luogo dove “La verità è che io vivo sempre nella mia infanzia, invitare i filmmaker, rimane intatta la magia dell’infanzia, l’io che giro negli appartamenti in penombra, passeggio soprattutto i più gio- eravamo. Il gusto e gli odori sono tra i “canali per le silenziose vie di Uppsala, mi fermo davanti Elisabetta Randaccio vani, a servirsi per i chimici” più importanti per la comprensione alla Sommarhuset ad ascoltare l’enorme betulla a loro documentari e fi- del mondo. I sapori e gli odori forniscono nel- due tronchi. Mi sposto con la velocità di secondi. In ction dello straordinario materiale che lo la realtà uno dei legami più significativi con il verità, abito sempre nel mio sogno e di tanto in tan- stesso Archivio dell’AAMOD, ma anche altre nostro cervello, e sono a loro volta in grado di to faccio una visita alla realtà” . Padre di nove fi- cineteche italiane, conservano. Si tratta del- attivare emozioni e ricordi molto concreti. Ri- gli, alla morte della quinta moglie Ingrid si ri- la testimonianza per immagini in movimen- cordi e esperienze passate possono metterci tira sull’isola di Faro, nel Mar Baltico. Qui, to della gran parte della storia d’Italia: eventi davanti a uno specchio e farci vedere quello nella sua casa, muore il 30 luglio 2007 storici, fotogrammi, pellicole giornalistiche, che siamo diventati e quello che abbiamo per- ma pure amatoriali; tutto è utile allo studio- duto; tuttavia anche quello che forse possia- Massimo Esposito so per capire il passato, ma anche a un regi- mo ancora ritrovare. La Madeleine di Isak sta desideroso di filmare una determinata Borg, vecchio professore egoista e scorbutico, Filmografia:Il posto delle fragole, 1957 – Il settimo vicenda con dei riferimenti prodromici. Il prende forma dai suoi incubi. Da lì i ricordi sigillo, 1956 prendono a intrecciarsi alla realtà, trasforman- do il viaggio verso Lund in una sorta di pelle- [1] Note: Panezio, sosteneva che l’uomo non grinaggio, in cui le confessioni della nuora, i portava sulla “scena” della vita la sola masche- sogni e i ricordi dell’infanzia sono come tappe ra (prosopon) generica dell’essere umano, ma di un cammino all’interno di se stesso. Il ve- anche quella che caratterizzava la propria in- dersi attraverso la percezione dell’altro, la vi- dividualità fin dalla nascita alla quale, succes- sita alla madre, gli lasciano intravedere i suoi sivamente, se ne aggiungevano altre due: una fallimenti, il vuoto della sua solitudine e quelle terza, determinata dalle vicissitudini della vi- verità che sembrano volergli comunicare i ta, e una quarta caratterizzata dalla sua attivi- suoi incubi: “Sono morto. Anche se sono vivo”. tà. Nietzsche l’uomo non è costituzionalmente Mentre la presenza della nuora Marianne, la in grado di abbracciare l’essere, comprenderne freschezza del ricordo della cugina Sara apro- il significato, ma può solo coglierne - le ma no una porta alla riconciliazione. [1] La Ma- schere, ovvero l’apparenza. Carl G.Jung, sui schera, il tema della maschera è presente in temi universali (archetipi) dell’inconscio col- molti film di Bergman. Della sua infanzia in- lettivo, chiamò “Persona” (nel senso etimolo- felice scrive: “Credevo di capire di essere stato un gico di maschera) quel ruolo o copione che bambino non desiderato […] Il diario di mia madre ognuno svolge in determinate circostanze per ha in seguito confermato questa mia impressione rispondere alle richieste del mondo esterno.) […]. “Forgiai una personalità esteriore che aveva Pirandello attraverso la metafora della ma- ben poco a che fare con il mio vero io. Non riuscendo schera spiega come l’uomo si nasconda dietro a tenere separate la mia maschera e la mia persona, una “maschera”, che non consente di conosce- ne risentii il danno fin nella vita e nella creatività re la propria personalità. Nella realtà quoti- dell’età adulta. A volte dovevo consolarmi dicendo diana gli individui non si mostrano mai per che chi è vissuto nella menzogna ama la verità”. E quello che sono, ma assumono una maschera riconoscimento intitolato a un gigante del poi: “Modellavo un personaggio che esteriormente che li rende personaggi e non li rivela come cinema italiano, Cesare Zavattini, peraltro somigliava a mio padre ma che ero io in tutto e per persone. uno dei fondatori dell’AAMOD, ma pure del- tutto. Io, sui trentasette anni di età, tagliato fuori la FICC, insomma di svariate associazioni dalle relazioni umane, che recidevo i rapporti, auto- Il Cinema per la Mente - Il posto delle fragole indirizzate a far crescere la mente e la co- sufficiente, chiuso, non solo abbastanza fallito, ma Link: https://youtu.be/uNI1r382CrM scienza del pubblico, avrà sei finalisti, che completamente fallito. Coronato da successo, però. matureranno il loro progetto iniziale con E bravo. E per bene.” Allargando lo sguardo ana- workshop supervisionati da esperti e, in se- litico oltre il film, non recente ma sempre at- guito, ci saranno tre vincitori, i quali, oltre a tuale per temi legati all’essenza dell’umano, si un premio in denaro, avranno l’opportunità può ascoltare avanzare con sempre maggior di utilizzare gratuitamente per i loro lavori il violenza il rumore di fondo di una società do- materiale dell’AAMOD. Il premio “Zavattini” ve il benessere individuale, l’attaccamento ai è stato presentato nelle scorse settimane a valori economici, i rapporti con la famiglia e Palermo, Roma, Milano e a Cagliari, dove ne con gli altri formano uno scenario, una sorta è stato testimonial il regista Andrea Segre, di incubo Kafkiano, da cui ormai sono già segue a pag. successiva 44 [email protected]

segue da pag. precedente alcuni italiani, i quali lavoravano in Kazakistan e più paghe dai caporali o padroncini, c’è lo stipen- che ha approfondito il tema del confronto tra mi avevano descritto una situazione che mi aveva dio fisso della fabbrica. Vediamo anche come l’uso del materiale d’archivio e il girato inedito associato quella del mondo dei miei genitori.” An- una ruspa butti giù alberi, sconvolga un pae- per la costruzione di un film. L’esemplificazio- drea Segre si trova, insomma, davanti alla sua ci- saggio mediterraneo unico, ma la voce fuori ne è stata la proiezione e la discussione del suo nepresa, un territorio in via di stravolgimento. campo ci indica come in “quel luogo brullo” na- affascinante documentario I sogni del lago salato Ancora sono presenti infinite steppe, piccoli vil- scerà un’industria che cambierà il volto all’ar- del 2015. Segre, il quale ha evidenziato come già laggi rurali che sopravvivono di pastorizia, ma retrato Sud d’Italia...L’elemento, però, affasci- in precedenza per alcune sue opere “abbia utiliz- sorgono, come le nostre famose “cattedrali nel nante del film di Segre, è l’inserimento dei zato spesso materiale d’archivio, specificatamen- deserto”, enormi aziende petrolifere intente a fotogrammi dei super 8 della sua famiglia, do- te anche dell’AAMOD”, ha ricordato quanto, nel espropriare terre, promettere posti di lavoro ai ve veramente si evidenzia, nei gesti quotidiani, nostro paese, siano presenti cineteche di rilevanti contadini, o, meglio, ai loro figli. Le strade sterra- quell’entusiamo generazionale, sicuramente gruppi industriali contenenti immagini straordi- te lasciano il posto alle ferrovie per merci che tra- un po’ cieco, ma capace di ricostruire, comun- narie; in genere si tratta di archivi ben tenuti e sportano costantemente silos di petrolio, i piccoli que, un paese, anche nel morale o nella cultura non a scopo di lucro. Certo, le aziende che li de- paesi si spopolano e muoiono, mentre la grande popolare. La bella mamma di Segre è una ra- tengono, se acconsentono a prestare il loro inte- città, ormai, somiglia a una classica metropoli oc- gazza che lascia Chioggia, dopo il matrimonio, ressante materiale, ovviamente non amano sia cidentale, anche nell’estetica. Un enorme cartel- per andare a vivere a Venezia, “la città”. La ve- gestito dai filmmakers per screditarle o criticarle. lone pubblicitario con un giovane bello e ben ve- diamo in piccoli istanti di un’esistenza tutta in- Proprio evocando il bell’archivio posseduto stito incita a venire a cercare una posizione (“un dirizzata alla gioia del presente così sereno e dall’ENI, Andrea Segre ha ricordato come è nato sogno”) a tutti quelli che vogliono intraprendere diverso dall’angoscioso passato. Eccola mentre il suo documentario, un progetto non su com- una carriera nel business dell’oro nero. I kazaki va in gita con le amiche o si fa riprendere nel missione, originato dall’idea di un viaggio in Ka- somigliano, in questo senso, agli italiani del re- suo villaggio di pescatori, poi col marito a Ve- zakistan, uno di quegli itinerari “originali e im- cente passato: vogliono realizzarsi, desiderano nezia, vestita con abiti dalla foggia più moder- possibili”, che, a loro volta, hanno dato l’imput a uno stipendio meno risibile (un professore in na e comoda, mentre balla il twist, con i bambi- un progetto voluto dal regista e indirizzato ai gio- pensione prende circa 150 euro), immaginano un ni tanto voluti e amati (siamo in epoca di baby vani: “Fuori rotta”, bando per cortometraggi su mestiere redditizio come aprire un ristorante ti- boomer). Segre ritaglia i primi piani, gli occhi questo genere cinematografico per autori sino ai pico. Chi ha lasciato il villaggio natio ritorna che guardano lontano, una fiducia nel domani 30 anni. I sogni del lago salato ci racconta, in manie- esclusivamente per una piccola nostalgia di un incrollabile. I sogni del lago salato risulta, in que- ra estremamente originale, lo sprofondare di un giorno, poi si ritorna in città, dove ci si sente mag- sto modo, essere strutturato a vari livelli, uno popolo in una grande bugia ideologica: crescere giormente considerati e felici. Ma come Andrea “strano” documentario dove il presente kazako con un progresso a tutti costi, senza filmato con cura tecnica nelle sue badare né al futuro né alle conseguen- contraddizioni, anche paesaggisti- ze. Così come è accaduto in Italia, tra che, sembra reiterare un falso so- gli anni cinquanta e settanta: il sogno gno, già visto e morto in altre nazio- ambizioso di chi si voleva lasciare die- ni, voluto sempre dagli stessi poteri tro le spalle le miserie e i traumi della forti (per esempio, l’Italia possiede seconda guerra mondiale, di chi vole- un ricchissimo investimento nei va mutare in “meglio” la propria esi- pozzi e nelle aziende dell’oro nero di stenza e quella dei propri figli e, maga- questo stato) che, nel caso del Kaza- ri, dei propri nipoti. Insomma, kistan, coincidono pure con un go- accettare le proposte del benessere in verno estremamente autoritario il una sorta di “pacchetto tutto compre- quale non lascia possibilità di scelta so” considerato sicuro e allettante. Il ai propri cittadini sul piano econo- sogno di un mondo senza povertà o ri- mico e sociale. Nel nostro tempo pu- strettezze, dove avere il superfluo si- re in Kazakistan sanno perfetta- gnificava aver raggiunto uno stile di mente quali saranno i disastrosi vita, anche una generazione prima, danni ecologici di quel tipo di sfrut- inimmaginabile. Ovviamente sem- “I sogni del lago salato” (2015) di Andrea Segre tamento industriale, ma la moneta brava un processo infinito e inarresta- di scambio è sempre quella: povertà, bile. D’altronde, questo ‘sogno’ lo hanno costruito Segre realizza questo documentario, nello stesso miseria contro benessere e sicurezza economi- e incrementato con acuta abilitá i grandi gruppi tempo, su un fallimento già annunciato e sulla re- ca. Segre ci mostra anche come la memoria del di potere economico politici. Noi ora sappiamo sistenza della memoria (quella kazaka, ma pure recente passato possa ancora resistere e non quanto è costato: uno schianto inarrestabile non quella italiana)? Il regista, servendosi di un mon- solo in qualche statua sbrecciata. Un pastore, solo nelle crisi e nella recessione, ma il delinearsi, taggio di grande effetto emotivo, ci mostra in al- per esempio, vive solo (raggiunto qualche volta per esempio, del grande ossimoro tra salute e la- ternanza, non necessariamente congrua, imma- dai figli, i quali risiedono in città) in una picco- voro, tra mutazioni antropologiche e confusioni gini del Kazakistan agricolo, sempre più misero o la casa di quello che un tempo era stato un vil- sociali, una striscia di degrado saldata su alcuni in forte cambiamento, con materiale di reperto- laggio rurale vivace. Si ricorda la casa del popo- miglioramenti, spesso solo apparenti. Questo rio dell’ENI e, con un’idea originale, filmini della lo dove si andava a giocare a carte, persino il “sogno” è reiterato, come da manuale di econo- propria famiglia. Così, si delineano, in maniera cinema, molto amato dai suoi concittadini do- mia capitalista, in altre nazioni che presentino, in assai particolare, le declinazioni del sogno del be- ve, una volta, venne a esibirsi una celebrità. Le linea di massima, le stesse caratteristiche dell’Ita- nessere. La ragazza kazaka che racconta la sua rovine di questo paese sono deprimenti, il pa- lia del dopoguerra. Andrea Segre conosceva i esperienza di lavoratrice nell’azienda petrolifera store resiste per un desiderio di memoria quasi grandi cambiamenti svoltisi nell’ultimo decennio va di pari passo con le interviste fatte agli ex con- assurdo, resistenziale. A qualche miglia da lì, i in Kazakistan e ha deciso di andare a vedere di tadini pugliesi e siciliani, nei primi anni sessanta: nuovi ricchi stanno costruendo le loro ville per persona un luogo apparentemente così simile, al- sono ragazzini, giovani o anche quarantenni, i le vacanze, ma non sarà certo come prima, an- meno nei presupposti economici, al nostro paese quali esprimono la loro gioia di essere stati assun- che quella è un nuovo tipo di trasformazione negli anni del boom. Il regista veneto ha sottoli- ti dall’ILVA di Taranto o dal complesso petrolifero demografica. neato come lo abbia spinto anche “la curiosità per di Gela. Sono ancora modesti nel vestire, parlano comprendere una nazione non conosciuta, una con difficoltà, ma i loro occchi brillano dell’ottimi- tappa nella mia ricerca filmica. Avevo parlato con smo per il futuro che vedono comporsi, niente Elisabetta Randaccio 45 n. 52

Teatro Stivalaccio Teatro Giovane compagnia veneta alla riscoperta della commedia dell’arte Commedia dell’arte e secolo: Giulio Pasquati, padovano e Girola- Ci è successo, due estati fa, di rappresentare teatro popolare. La mo Salimbeni, fiorentino, di cui si racconta- un nostro spettacolo di commedia nell’am- storia del teatro in no le gesta. Sopravvissuti all’inquisizione, bito della Sagra della Porchetta, in Toscana e, Italia e in Europa è trovano il modo di riscattarsi riuscendo a re- il giorno dopo, di essere contattati da una fortemente segnata citare per Enrico III, futuro Re di Francia, rassegna di Teatro Contemporaneo di un da questo abbina- nientemeno che la più grande e tragica sto- grosso teatro Veneto, questa, per noi, è la mento: dopo la rivolu- ria d’amore di tutti i tempi: Romeo e Giuliet- prova che si può e si deve riuscire a parlare a zione attuata da Car- ta. Si assiste dunque ad una “prova aperta”, tutti>>. Quali le scelte imposte dalla non fa- lo Goldoni della vita dove la tragica storia del Bardo prende for- cile realtà di mercato in cui operate? <>. Riuscite ta, di una serie di compagnie che si a fare con i mezzi che avete il tea- sono dedicate al repertorio della tro che vorreste realizzare? <>. In Italia, a differenza di trebbe essere un ulteriore passo avanti e un diretto con il loro ultimo spettacolo di com- quanto accade all’estero, la commedia bel riconoscimento per quello che stiamo fa- media dell’arte e teatro popolare “Romeo e dell’arte incontra da sempre difficoltà a esse- cendo>>. Un ennesimo importante ricono- Giulietta – l’amore è saltimbanco”. Ne parlia- re riconosciuta e apprezzata, quali le ragio- scimento per la compagnia veneta sarà il de- mo con Marco Zoppello, uno dei fondatori ni? <

La luce come emozione. Conversazione con Giuseppe Lanci. Il libro, pubblicato da Artdigiland nell’ambito di una collana dedicata all’arte della luce nel cinema e nel teatro, è curato da Monica Pollini e realizzato con il patrocinio dell’AIC, la prefazione è di Laura Delli Colli.

La luce come emozione accompagna il lettore in una nar- razione che attraversa, nel vivo del set, oltre cin- quant’anni del migliore cinema italiano, e non solo. Dalla formazione al Centro Sperimentale di Cinema- tografia all’esperienza da operatore di macchina al fianco di Tonino Delli Colli e Franco Di Giacomo, dalle incertezze degli esordi all’immersione nella dimensio- ne unica del cinema di Andrej Tarkovskij per Nostal- ghia, dai sodalizi artistici con Marco Bellocchio, Paolo e Vittorio Taviani, agli incontri con Bo- lognini, Magni, Wertmüller, Von Trotta, Cavani, Del Monte, Greco, Piscicelli, Archibugi, Luchetti, Benigni, Franchi… L’arte e il mestiere del creare la luce e l’im- patto visivo del film sono resi con dovizia di particolari tecnici ma sempre nell’ambito di un approccio umani- stico, e in un insieme di riflessioni che vanno dai con- dizionamenti produttivi alle relazioni con gli altri re- parti del set e gli attori, fino al tema della “carriera” in generale. L’intervista si sofferma poi sull’ultima pas- sione di Lanci, quella per l’insegnamento e per lo scam- bio con i giovani, passione che lo riporta, da docente e coordinatore didattico, al Centro Sperimentale dei suoi inizi. Foto di scena e di set illustrano questo per- corso magistrale e testimonianze di registi e colleghi fanno da contrappunto alla narrazione di uno dei maggiori direttori della fotografia italiani.

Il volume è stato presentato al XII SardiniaFilmFesti- val INTERNATIONAL SHORT FILM AWARD. Alghero 28 giugno in collaborazione con edizioni Artdigiland. Diari di Cineclub | Media partner

Artdigiland Ltd - 23, Griffith Downs The Crescent - Drumcondra, Dublin D9, vat n. IE 9808314G www.artdigiland.com - info@ artdigiland.com

Andrei Tarkovskij e Beppe Lanci Beppe Lanci con i fratelli Taviani 47 n. 52

Editoria Un fiume in piena Storie di un’altra Scampia | Gianluca Arcopinto (Derive Approdi 2014) ISBN 978-88-6548-093-9; Pagine 128; Anno 2014; € 12,00; Collana Narrativa; Tema Immaginari Movimenti Gianluca Arcopinto fa il produttore cinemato- dalle case discografiche di molti grafico. Per alcuni mesi è stato l’organizzato- neomelodici o dagli attori collusi re generale della serie tv Gomorra, tratta dal li- o dalle location ambigue –, ma la bro di Roberto Saviano. Dopo 5 mesi di cocaina è l’unica cosa questa che lavorazione e 16 settimane di riprese, Arcopin- neanche chi si schiera contro le to ha lasciato il set. Non ha, invece, lasciato riprese a Scampia osa mai nomi- Scampia, scegliendo di mettersi dalla parte di nare, perché di questa cosa non si una cittadinanza attiva che rifiuta di essere parla, perché tocca più o meno ostaggio dell’economia camorristica e che tutti, come dice bene Saviano non vede nella risposta dell’ordine pubblico nel suo ultimo libro. Dal giorno l’unica alternativa. Arcopinto arriva alle Vele dell’assemblea a Scampia mi co- di Scampia con il mondo scintillante delle ri- mincio a domandare se sia giu- prese televisive, coi suoi problemi di costi di sto fare questa serie. Me lo chie- produzione, di organizzazione, insieme agli derò ancora di più quando, attori, ai registi, agli sceneggiatori e lì inciam- iniziate le riprese, scoprirò l’am- pa su una realtà fatta di persone e associazio- mirazione negli occhi dei bambini ni che resiste alla droga, che si sottrae al con- e delle ragazze adolescenti nel trollo camorristico del territorio, che guardare l’attore eroe che ha ap- denuncia l’abbandono da parte delle istituzio- pena sparato e ucciso, imponendo ni, che immagina un altro sistema economico la sua forza fino all’atto estremo e che dà forma alla speranza di una vita de- nei confronti del nemico, del più cente. Che rifiuta di riconoscersi nella parabo- debole, del perdente, di quello che la narrativa di una famiglia di boss e chiede che a fine giornata di riprese se ne tor- si racconti un’altra storia. Di questa realtà la se- na anonimamente a casa. Me lo rie Gomorra non parla, il libro di Gianluca Ar- chiedo quando per la prima volta, copinto sì. sotto una pioggia battente che rende ancora più tetro ciò che Un Assaggio: Ho iniziato questo lavoro con mi circonda, entro nelle Vele di grande entusiasmo, convinto che questa serie Scampia e vedo in che stato sono fosse la più importante girata quest’anno in ridotte e sbircio nelle case abita- Italia. E poi è l’occasione per tornare a lavora- te e incrocio lo sguardo di chi ci re dopo qualche anno con il mio amico Mauri- vive, e intanto sento il regista e zio Tini, con cui abbiamo fatto il nostro primo lo scenografo parlare di inter- film ormai ventinove anni fa. Senza trascura- venti sullo stato delle cose, alla ricerca di una sua strada nel cinema, nella scrittura, nella re il fatto che potrò trascorrere molti mesi a realtà che però non sia troppo brutta, perché militanza attiva tra la gente, apparentemente Napoli, la città che oggi amo dopo averla odia- altrimenti lo spettatore cambierà canale. Co- senza un metodo, se non quello del confronto ta e temuta per tanti anni, quando ero piccolo me posso stare qui a parlare di inquadrature, diretto e spassionato – quando nella sua opera e mio padre, nato qui, mi ci portava a trovare i di budget, di effetti speciali, di sangue e spari di mediazione tra la produzione e i cittadini suoi parenti: ricordo ancora il terrore che mi finti, quando la passerella che porta a casa di Scampia sostiene che la serie Gomorra è co- prendeva quando arrivavo alla stazione e co- Ivan, che vive sulla sedia a rotelle, è crollata e munque fonte di lavoro per tanti che non rie- minciavo a sentire parlare la gente per strada. lui da casa non può più uscire e nessuno trova scono ad arrivare a fine mese, e che se vista Me lo sono trascinato per anni questo terrore, il modo di rimetterla a posto quella maledetta nel verso giusto può anche essere l’occasione finché venendoci a girare un altro film, venti- passerella, neanche quel presidente del muni- per far scoprire un modo diverso di esprimer- tré anni fa, il terrore è scomparso ed è scoppia- cipio che si è indignato all’idea che ancora una si a tanti ragazzi? E noi, noi che veniamo da to un amore senza limiti. Qualcosa comincia a volta si offendesse quel quartiere che lui go- Roma, che lavoriamo su sceneggiature scritte rompersi dentro di me durante l’assemblea a verna abitando al Vomero? Riusciremo noi a in riunioni a colazione, pranzo e cena da Set- Scampia e nei giorni seguenti, in cui divampa- raccontare il tappeto di siringhe, le stanze del tembrini, il bar e ristorante di Prati dove van- no le polemiche e anche in altre zone della cit- buco dove la gente si va a drogare, le figure in- no quelli che fanno cinema, da sceneggiatori tà ci vengono chiuse le porte in faccia, met- quietanti che popolano le notti delle Vele? Ma che sono stati a Scampia o Ponticelli o Torre tendo a repentaglio l’inizio delle riprese, che soprattutto ci interessa raccontarle? E non Annunziata solo in visita guidata; noi che co- infatti slitta di un mese e mezzo. Quel giorno raccontandole, e mettendo in primo piano la struiamo squadre di lavoro nate durante le fe- dell’assemblea per me rappresenta l’emblema storia di una famiglia che regna sovrana sul ste che alterano lo spirito o vacanze a Formen- della vera Gomorra: il potere che strumenta- Sistema di padre in madre in figlio, faremo tera o a letto; noi che il settimanale, la diaria, lizza la disperazione ma non vuole fare niente bene o male? Avrà ragione Ciro Corona, che gli straordinari, i cinquanta euro in più; noi perché disperazione non sia; noi, che faccia- rimarrà sempre coerentemente convinto che che se la serie va bene facciamo anche la se- mo cinema, che quella disperazione la spetta- questa serie fa male al lavoro che tanti come conda; noi siamo sicuri di avere diritto di sta- colarizziamo, la sfruttiamo, la giudichiamo, lui fanno in quel territorio, per strappare tanti re qui senza abbassare lo sguardo e arrossire? trasformando il tutto in denaro da portare ragazzi al loro apparentemente inevitabile Il volume è stato presentato al XII Sardinia- nelle nostre comode case, magari qualcuno destino che li porta, chi prima chi poi, a lavo- FilmFestival INTERNATIONAL SHORT FILM sparandosi anche la sua dose giornaliera di rare per il Sistema? O avrà ragione Gaetano Di AWARD. Alghero 27 giugno in collaborazione cocaina – che guarda caso è un altro modo di Vaio – il produttore che è riuscito a uscire dalla con il prof. Marco Navone. portare denaro al Sistema, non molto diverso droga, dallo spaccio, dal carcere e a trovare la Diari di Cineclub | Media partner 48 [email protected] Arrival: riproporre coraggiosamente l’umanesimo attraverso la fantascienza “Arrival” è un film del americana vengono messi in campo una pre- stessa, dove l’inizio non è che la fine e dove ciò 2016, decisamente bla- stigiosa linguista (Amy Adams) e uno dei mi- che nei primi minuti lo spettatore dava per sonato sia con un Pre- gliori fisici teorici in circolazione (Jeremy scontato e già visto, diventa lentamente nuo- mio Oscar (miglior Renner), ma tutti gli altri paesi non sono da vo e inatteso. Ciò che accadrà influenza ciò suono), sia con vari al- meno, fino a creare rapidamente una fitta -re che è accaduto, in un’inversione causale de- tri award, tra cui un te di professionisti che, giorno dopo giorno, gna dei migliori film sul viaggio nel tempo. premio BAFTA e due tentano il contatto con i visitatori, cercando Ma non è ancora tutto. Il pacifismo insito nel candidature ai Golden di capire le loro reali intenzioni e la loro pro- film non sconfina mai nella retorica anzi, si Globes. Il regista, De- venienza attraverso l’insegnamento scritto basa su una logica stringente e trae ispirazio- nis Villeneuve, è un ci- della nostra lingua e la decodifica degli innu- ne da altri lavori simili, più o meno grandi e neasta autoriale, sicu- merevoli ideogrammi circolari dati dagli alie- più o meno riusciti (impossibile non notare le ramente sapiente e ni di volta in volta, in risposta. Ma pensare che citazioni da “2001: Odissea nello spazio”, “In- Giacomo Napoli giustamente ambizio- il film si limiti a questo tema, peraltro molto terstellar”, “Contact”, “il pianeta delle scim- so, già in procinto di portare sugli schermi il originale e poco sfruttato specialmente ai mie”); al tempo stesso i rapporti umani che seguito di un film storico, “Blade Runner” (in tempi nostri, non gli renderebbe giustizia. Il vengono mostrati non scadono mai nel cliché uscita nelle sale a ottobre di quest’anno, salvo punto di partenza è in effetti l’approccio co- ma riescono fino alla fine a tenersene un po’ al contrattempi). L’opera è decisamente sopra la media, sia per la resa tecnica assolutamente impeccabile, sia per il montaggio preciso co- me un rasoio, sia infine per la regia dai tempi lentissimi e calcolati alla perfezione; gli effetti visivi, e soprattutto quelli sonori come giusta- mente evidenziato dalla critica internaziona- le, risultano semplici ma originali e certo de- gni di nota. La protagonista Amy Adams e la spalla principale, Jeremy Renner (entrambi reduci da ruoli supereroistici, la prima era la nuova Lois Lane di Superman, il secondo era Occhio di falco degli Avengers) se la cavano egregiamente nelle rispettive parti, senza ne- cessariamente scadere in virtuosismi attoriali che non potrebbero permettersi, rimanendo ai loro posti con solido convincimento e que- sto importante aspetto vale anche per il tipico attore “sopra le righe”, ovvero Forest Whita- ker nella parte del colonnello. Il film narra dell’arrivo degli alieni sulla Terra, a bordo di municativo con l’alieno, in una sorta di stre- dodici navi gigantesche simili a gocce di pe- nua ricerca della pace in un’epoca come la no- trolio che si appostano in altrettanti punti po- stra che potremmo facilmente definire co strategici terrestri in attesa di… non si sa guerrafondaia; ma il vero cardine del discorso cosa. Non attaccano, non invadono, non fan- resta il problema dei diversi linguaggi e quin- no assolutamente niente eccetto far saltare i di tutto ciò che ruota attorno al concetto di ci- nervi all’ONU e ai vari capi di stato, cinesi, viltà come lingua scritta e di possibilità di russi o americani che siano; dimostrano una scambio e di crescita reciproca proprio attra- tecnologia decisamente superiore alla nostra verso le traduzioni delle lingue delle varie ci- e un dispiegamento di forze sufficiente a ra- viltà (basti pensare all’importanza della Stele dere al suolo il mondo intero, eppure non agi- di Rosetta). Ci troviamo dunque di fronte ad di sopra, quel tanto che basta a non rendere il scono. Ed è qui il vero punto distintivo della un tentativo di riproporre uno dei temi chiave dramma una melensaggine insulsa. In defini- pellicola, al di là di tutti i pregi già elencati: la dell’Umanesimo attraverso il linguaggio (è il tiva “Arrival” non è un vero e proprio film di trama. Sembra infatti, si intuisce già da subi- caso di dirlo) della fantascienza. Questo già fantascienza (anche se lo sembra) bensì un to nel film, che gli extraterrestri vogliano sarebbe sufficiente a prendere in considera- lungo, lentissimo e ben riuscito apologo sulla semplicemente comunicare con noi e per far- zione quest’opera come qualcosa di più di un comunicazione e sull’identità di specie, com- lo, ogni diciotto ore circa, un portellone si semplice prodotto di genere, ma c’è ancora al- prensiva della propria civiltà basata sulla pro- apre in ciascuna delle enormi navi-goccia e tro. Come in una metafora dei glifi rotondi pria scrittura e sulla propria glottologia e fo- accoglie le varie delegazioni di terrestri dispo- creati dagli alieni che rimandano quasi auto- netica specifiche. Parlare insieme per crescere ste ad entrare in contatto quasi diretto con gli maticamente all’Ouroboros, il serpente che si insieme e per evolvere a vicenda verso un fu- spaziali, simili ad abnormi seppie senzienti. Il morde la coda, presente in tutte le culture più turo comune e civile; un futuro che diventa il problema di tale approccio è proprio la comu- antiche, che rappresenta la circolarità del passato nel tempo delle due ore di montato o nicazione in sé, ovvero l’intraducibilità del tempo, il film ci parla proprio di questa circo- del battito di ciglia dello spettatore, poco im- linguaggio alieno fatto di suoni impressio- larità e, in un crescendo di cadenzati colpi di porta di fronte all’infinito. Davanti a questa nanti e cavernosi e soprattutto di disegni cir- scena, ci mostra una narrazione che diventa prospettiva, con questi punti di vista, la guer- colari ottenuti col nero di seppia che secerno- sempre più non-lineare fino a sfiorare (e a -su ra diviene immediatamente obsolescente e no dai tentacoli e che possono plasmare in perare, in una data scena) il paradosso vero e inutile. Non male, per quest’epoca. Ottimo un’infinità di varianti, tutte rigorosamente si- proprio, finendo per diventare un’opera che film, ovviamente consigliato. mili al cerchio. Per tale ragione, da parte torna costantemente e necessariamente su sé Giacomo Napoli

49 n. 52 Not film Il documentario sull’unico film scritto da Samuel Beckett, girato da Alain Schneider e interpretato dal genio della comicità muta Buster Keaton Soppressa ogni percezione estranea, animale, umana, divina, la percezione di sé continua ad esistere. Il tentativo di non essere, nella fuga da ogni percezione estranea, si vanifica di fronte all’ineluttabilità della percezione di sé. Samuel Beckett

Presentato nell’unica risponde al tormento noi. È questo il deside- proiezione romana al personale e filosofico di rio di O. Ma fino a che sempre attentissimo Beckett il quale, partico- continuerà ad esistere Apollo 11 lo scorso 24 larmente attento alla l’io percipiente è impos- Maggio, Notfilm è un sua privacy e quasi cie- sibile disfarci di noi kino-essay, letteral- co, era ossessionato da- stessi, morire: qui si ag- mente un saggio ci- gli occhi altrui su di sé e gira il tipico pessimi- nematografico, che allo stesso tempo mor- smo beckettiano. Non Giulia Marras dall’Ottobre del 2015 bosamente affascinato basta liberarci dello gira i migliori festival e cineclub internazio- dalla cattura fotografica sguardo impertinente nali. Diretto dal documentarista sperimentale della macchina da presa dei passanti, dei vicini, Ross Lipman, nonché responsabile di molti dell’individuo: perché degli animali né quello restauri di pellicole storiche tra le quali quella rappresenta contempo- di Dio o della propria dello stesso Film (ma anche di È tutto vero di raneamente una ferita memoria. Finchè non Orson Welles e di Tre canti su Lenin di Dziga dell’essere e la realizza- avviene la piena perce- Vertov), NotFilm ripercorre la storia dell’unico zione impossibile della zione di sé, come acca- film mai scritto da Samuel Beckett, dalla pro- percezione del sé, terri- de alla fine delFilm , non duzione ambiziosa dell’editore Barney Rosset ficante e rivelatrice. So- ci può essere morte, né – che con la Grove Press stava rivoluzionando no stati proprio questi paradossalmente nes- la storia della letteratura americana, con la impulsi conflittuali a suna rivelazione. Nel pubblicazione di titoli come Il pasto nudo di Al- guidare la creazione del momento in cui la mac- len Ginsberg, Tropico del cancro di Henry Miller film beckettiano, e l’im- china da presa supererà o L’amante di Lady Chatterley di David H. pulso di ricerca e di l’angolo di immunità di Lawrence – fino alla presentazione alla- Mo omaggio alla realizza- 45° previsto, O non può stra Cinematografica di Venezia del 1965. Il la- zione del documentario sopravvivere alla verità voro di “svelamento” di Lipman segue lo stes- di Lipman. Quasi con ti- per cui l’occhio (E) non è so movimento interno a Film: un inseguimento more di violarne la pri- che se stesso. Beckett dell’oggetto cinematografico e della sua parti- vacy postuma, il regista racconta questo concet- colare produzione, da parte di un occhio indi- infatti utilizza anche ra- to esistenziale in un screto, bramoso di indagare segni e significati rissime registrazioni corto di venti minuti, di un corto ancora oscuro ai più, incompreso rubate durante le riu- con 132 inquadrature e ai tempi d’uscita, neanche da chi ci aveva lavo- nioni di pre-produzione nessun suono, a parte rato – Buster Keaton rivelò a Venezia di non tra Beckett e i suoi colla- quel Shhh a rimarcare il sapere minimamente di cosa parlasse, anche boratori, indispensabile silenzio, l’assenza. No- se giudicò lo script “tormentato e senza spe- però per arrivare anche nostante all’epoca nes- ranza” – rigettato infine dallo stesso Beckett. solo a sfiorare le inten- suno l’avesse ritenuto Ma ancora oggi, Film rimane uno degli esperi- zioni dell’autore: “Non completamente riusci- menti più curiosi della storia del cinema, for- può esserci nessuna to, Film può affascinare se al di sotto solo de La Jetée di Chris Marker, normalità nel film dato e terrorizzare ancora nella maniera quasi primordiale e fisica di che non c’è nessun oc- oggi, parlandoci di noi, sfruttare il mezzo cinematografico e scolpir- chio normale. Non ci del nostro impavido ne il senso, nel tentativo di ricostruire per im- può essere una visione mostrare noi stessi su magini la coscienza umana e la memoria di di norma. La normalità social network e realtà essa. Come l’Oggetto (Keaton) e l’Occhio (l’o- è nell’esperienza perso- virtuali, in cui non sia- biettivo della macchina da presa) – O per nale dello spettatore che mo più costretti a guar- object e E per eye nella versione originale – poi si confronterà con Samuel Beckett (1906 - 1989) darci allo specchio ma così Lipman sembra voler incalzare l’anima queste nuove esperien- solo su uno schermo sfuggente di Film nel corpo irriconoscibile di ze”. Il desiderio di approfondire il contrasto zeppo di filtri e manipolazioni. Se oggi O vo- Keaton, per la prima volta ingabbiato in una tra l’appetito di immagini e il disgusto delle lesse cessare di esistere, probabilmente po- traiettoria precisa e privato del suo famoso immagini nasce dalla riflessione del filosofo trebbe riuscirci veramente, cancellando ogni volto, e rivelarne finalmente lo sguardo, che anglicano George Berkeley “esse est percipi – traccia dal web. Eppure prima o poi dovremo altro non coincide che con quello dell’autore essere è essere percepiti” secondo cui nulla tornare a fare i conti con la nostra immagi- Beckett. Unico corto realizzato di un trittico esiste al di là della nostra percezione. Beckett ne, quella reale, per riconoscerci, sperando immaginato da Rosset, in cui tre grandi del cattura il disperato tentativo umano di sfug- di non spaventarci per ciò che siamo diven- teatro dovevano cimentarsi col cinema – Io- gire a questa realtà: se non viviamo nello sguar- tati. nesco e Pinter erano gli altri due nomi – Film do di nessun altro, cesseremmo di esistere anche Giulia Marras 50 [email protected] settanta anni dopo Settanta anni fa, nel 1947, moriva in Florida il più famoso criminale di tutti i tempi: Al Capone Nato a New York il 17 traffico degli alcolici, le scommesse clandesti- gennaio del 1899 da ne, lo sfruttamento della prostituzione e rein- due immigrati italiani vestendo i ricavati in attività lecite e legali. Ar- della Campania (a ‘ri- rivò a gestire un fatturato di centinaia di vendicarne’ i natali so- migliaia di dollari che gli consentirono di cor- no oggi ben tre comu- rompere interi distretti di polizia affinché ni campani: Angri, chiudessero gli occhi sulle sue attività illegali. Napoli e Castellam- Uno strapotere che gli consentì di intromet- mare di Stabia), Al era tersi anche nella politica di Chicago facendo figlio della sarta Tere- eleggere sindaci a lui favorevoli come William Andrea David Quinzi sa Raiola e del barbie- Hale Thompson e Joseph Klenha, e di corrom- re Gabriele Caponi (il pere, o minacciare, giudici, testimoni ed av- cognome Capone sembra fu un errore dell’uf- vocati che tentavano di imporgli il rispetto ficio immigrazione all’atto della registrazione della legge. Chi invece cercava di contrastarlo, dei due coniugi all’arrivo in America). I geni- o peggio di tradirlo, veniva ucciso e, nono- tori erano emigrati negli USA nel 1893 insie- stante le decine di omicidi che gli sono stati Alphonse Gabriel “Al” Capone, detto Scarface (1899 me al primogenito Vincenzo, nato in Italia attribuiti, non si riuscì mai a trovare prove -1947) due anni prima, e si erano stabiliti a New York sufficienti per condannarlo. Questo dominio oggetto di un omonimo remake del 1983 scrit- nel quartiere di , dove sarebbero nati incontrastato sul regno del malaffare lo portò, to da Oliver Stone e diretto da Brian De Palma gli altri loro otto figli tra i quali Alfonso Ga- con protagonista Al Pacino. Negli anni sono briel, detto Al. Figlio di due onesti lavoratori stati molti gli attori che hanno impersonato il che garantirono ai figli una vita dignitosa, se boss di Chicago sul grande schermo: da Rod non agiata, Al si lasciò prendere dal suo carat- Steiger, che lo interpretò nel film biograficoAl tere sanguigno ed aggressivo, abbandonò la Capone diretto nel 1959 da Richard Wilson; a scuola e si unì alle bande di ragazzi che si divi- Ben Gazzara in Quella sporca ultima notte (tito- devano il controllo del territorio: “Era un ra- lo originale Capone), di Steve Carver del 1975; gazzo cupo e molesto – ricorderà anni dopo la fino a Robert De Niro inGli intoccabili di Brian sua insegnante Sadie Mulvaney – robusto e De Palma nel 1987. Un personaggio talmente forte per la sua età, spesso collerico e quasi famoso da riuscire a diventare anche oggetto crudele…”. Fu in quegli anni che fece amicizia Robert De Niro nei panni di Al Capone di divertenti parodie come in Una notte al mu- con un altro ragazzo di Brooklyn di origine seo 2, del 2009; e ad essere riecheggiato addi- italiana destinato anche lui ad una sinistra fa- ad appena 31 anni, ad es- rittura nel celebre setti- ma, Salvatore Lucania, poi diventato famoso sere dichiarato il “nemico manale per bambini con il nome di . Nel 1913 Alfonso pubblico numero uno” “Topolino” in storie a fu- entrò nella Five Points Gang, una famigerata d’America. Nella storia metti come Zio Paperone gang irlandese che operava nell’omonimo della criminalità non c’è e il malloppo di Al Crapone; quartiere di , ricordata anche da forse un malvivente più o Topolino contro Al Pietro- Martin Scorsese nel suo film Gangs of New famoso di Al Capone. Il ne. La drammatica para- York, interamente girato a Roma negli studi di suo nome è diventato in bola di Alphonse Capone Cinecittà ed uscito nelle sale nel 2002. A tutto il mondo sinonimo ebbe fine nell’ottobre del vent’anni andò a lavorare per , un di e di boss del 1931, quando, alla fine, criminale proprietario di un bar e di un bor- crimine, e il suo stile di furono raccolte abba- dello a Coney Island, la spiaggia di New York. vita dispendioso, il suo stanza prove per incri- Una sera, mentre faceva il buttafuori nel loca- contorno di guardie del minarlo di frode fiscale e le di Yale, un suo commento pesante nei con- corpo e la sua eleganza condannarlo ad 11 anni fronti di una ragazza scatenò la rabbia del fra- esagerata, hanno pratica- di reclusione, fu il crollo tello di lei che lo aggredì con un coltello, mente stabilito i canoni e del suo impero. Inizial- sfregiandolo sulla guancia sinistra. Per quella le caratteristiche dei capi mente fu internato in cicatrice fu soprannominato ‘scarface’, ma delle bande di criminali una ‘comoda’ prigione guai a chi avesse osato dirglielo in faccia. Fece dei romanzi e dei film. E ad Atlanta, in Georgia, sempre di tutto per nasconderla e si faceva proprio il cinema è stato ma poi fu trasferito ad sempre fotografare sul profilo destro per non il mezzo principale della Alcatraz, nel tristemente mostrarla, pensò addirittura di farsi fare una creazione del mito di Al Giornale dell’ottobre 1931 riporta la condanna di famoso penitenziario plastica al viso. Ma il salto di qualità, la laurea Capone dietro il quale, è Al Capone costruito su un’isola al di criminale, arrivò grazie al boss John Torrio bene ricordarlo, si cela largo di San Francisco. che divenne il suo mentore e, all’inizio degli pur sempre un delinquente e un crudele as- Da qui, a causa dell’aggravarsi della sifilide anni Venti, lo chiamò a lavorare a Chicago, sassino. Tra il 1931 e il 1932 uscirono i film della che aveva contratto da giovane, fu scarcerato che allora era la seconda città degli Stati Uniti. trilogia che diede vita al genere gangster: Pic- nel 1939 e si ritirò in Florida, dove morì per ar- Fu qui che Al costruì il suo cupo impero del colo Cesare, diretto da Mervyn LeRoy ed inter- resto cardiaco il 25 gennaio del 1947 all’età di male, e fu qui che nacque il suo mito. In pochi pretato da Edward G. Robinson; Nemico pub- 48 anni. Oggi i suoi resti mortali sono nel anni, in pieno Proibizionismo, Capone diven- blico, di William A. Wellman con James Mount Carmel Cemetery di Chicago. ne uno dei più importanti boss della crimina- Cagney, e Scarface, diretto da Howard Hawks Andrea David Quinzi lità organizzata degli Stati Uniti, gestendo il ed interpretato da Paul Muni, quest’ultimo 51 n. 52

Autori si raccontano Un innovativo modo per finanziare i film Ma quando si vuole sempre soldi permettendo. breve scritta anni or sono “fare cinema” non ba- Oppure si può tentare il e intrappolata tra le pagi- sta mettersi dietro una crowdfunding. Che cosa è? ne dell’antologia dove era scrivania e inventare il Si tratta di una forma di fi- stata pubblicata. Desidero mondo parallelo dove nanziamento online dove dare alla sceneggiatura la propria storia pren- una persona organizza una l’opportunità di “vivere” de vita, bisogna con- campagna, offre dei premi e sul grande schermo. I Claudia Marinelli frontarsi con la dura raggiunge il pubblico via miei personaggi sono bel- realtà del “business”: i film costano. Perché la mail o tramite i “social”, nel- li, hanno tanto da dire e il sceneggiatura è il film, ma non vive senza uno la speranza di ottenere da loro messaggio è positivo schermo, un regista, una produzione, un di- parte del pubblico delle do- e universale: parlano di rettore della fotografia, degli attori in carne nazioni. Come? Esistono come affrontare i grandi ed ossa e un insieme di altre figure professio- delle piattaforme, la cui na- dolori della vita, soprat- nali che qui non elenco, ma che sono tutte im- zionalità può essere diver- tutto alla fine della vita, e portanti. Sul set si lavora… tantissimo e dun- sa, che permettono di racco- La campagna di finanziamento di Claudia non lo fanno piangendo, que bisogna essere remunerati. E allora come gliere fondi da parte dei Marinelli per il suo breve film faranno sorridere gli spet- potevo far vivere le mie sceneggiature su di un sostenitori di un progetto, tatori. E… ho scelto il grande schermo? Dovevo saperne di più. Ho che può riguardare il cinema ma non solo. crowdfunding: una decisione presa dopo aver fatto un corso di regia, per capire meglio il Molti sono dei progetti filantropici, altri idee letto dei libri sull’argomento, aver seguito dei mondo che sta dietro allo schermo e che per- per start up, altri ancora progetti musicali e webinar e aver parlato con persone che aveva- mette di proiettare il film e ho capito che, se così via… Sì, ma come funziona praticamen- no sperimentato la tecnica. Ho scelto la piat- volevo girare la piccola e dolce commedia che te? Ci si iscrive alla piattaforma scelta, la piat- taforma Indiegogo, piattaforma americana avevo scritto, dovevo trovare le risorse per far- taforma dà uno spazio dove caricare il proget- che accetta progetti da tutto il mondo, anche lo. Niente risorse? Niente sogni… niente film… to, si fa in genere un video di presentazione e in euro. E’ una delle poche piattaforme che Ciao Wendy, Zia Maria, Clara e Don Paolo… i lo si carica, si affianca il video con una presen- non richiede il raggiungimento dell’ammon- miei personaggi, le mie creature. No, non po- tazione scritta più dettagliata, si chiedono do- tare scelto per erogare le somme alla fine della tevo permetterlo! Cosa potevo fare? Così, un nazioni anche minime per il progetto stesso, campagna. Indiegogo trattiene il 5% delle po’ per caso, un po’ perché “chi cerca trova”, si predispongono dei premi per i generosi do- somme donate più un ulteriore 3% per ogni ho scoperto il crowdfunding. Che cosa è il natori. E, mi direte, basta questo perché pio- donazione per spese di trasferimento fondi, crowdfunding? Crowd significa folla, funding vano così soldi dal cielo? No, certo che no, vi che si possono effettuare tramite carta di cre- significa finanziare. Crowdfunding: un finan- rispondo. Il crowdfunding si fonda su di un’i- dito o paypal. Caricare il progetto è semplice e ziamento tramite la folla. Fare un film è diffi- dea semplice: cercare la folla prima dei finan- il sito è supportato da un staff efficiente che cile, trovare i fondi per finanziarlo è ancora ziamenti. Cosa vuol dire? Nessuno regalerà a risponde ai tuoi dubbi in pochissimo tempo, più difficile. In Italia vi sono svariati modi per qualcuno soldi solo perché ha caricato e pre- ed è sempre pronto ad aiutare in caso di biso- finanziare la produzione di un film. Si può sentato il suo progetto su di una piattaforma gno. Sono a disposizione per domande e chia- cercare di accedere ai finanziamenti pubblici, di crowdfunding, ma molte persone, se ben rimenti e soprattutto per incoraggiamenti fare domanda presso gli organi competenti, informate, saranno portate ad interessarsi al per chi ancora è dubbioso, titubante o… mi- aspettare tempi lunghi e sperare che il sogget- progetto prima ancora che si parli loro di fi- scredente… to del corto possa piacere alla commissione nanziamento. Di fatto il crowdfunding incita Claudia Marinelli preposta, che poi erogherà dei fondi. Oppure i promotori di un progetto a cercare gente che si può cercare una casa di produzione (questa lo ami quanto chi lo ha ideato, che ci creda Sono stata una “mangiatrice” di romanzi, di opere di tea- strada è valida anche all’estero) che si prenda tanto quanto chi lo ha pensato, che ci si appas- tro e di film prima di cominciare a scrivere narrativa per l’onere di produrre il cortometraggio. Ma di sioni allo stesso modo del suo creatore, perché bambini e per adulti, passare poi alla scrittura per il tea- produttori di cortometraggi in Italia ve ne so- queste stesse persone possano sentirsi parte tro e approdare infine, in “tarda età” alla sceneggiatura e no pochissimi perché i corti costano e l’inve- del progetto come se fosse il loro. Queste stes- alla regia. Riuscire a creare delle storie e raccontarle su di stimento non “ritornerà” mai. Non c’è una di- se persone, la folla appunto, convinte della un grande schermo è il mestiere più bello del mondo, per- stribuzione per i cortometraggi e il prodotto bontà del progetto, avranno voglia di soste- ché l’umanità non esiste senza le sue storie dovrà prendere per forza la via dei festival nerlo e saranno inclini a donare. Attenzione! (che spessissimo hanno una tassa d’accesso) o Non si parla di grosse donazioni, anche poco, quella delle proiezioni private, alle quali non pochissimo basterà, se a donare è appunto Indiegogo: si fa pagare il biglietto d’entrata. Terza possi- una vasta folla. Il mio piccolo film si intitola https://www.indiegogo.com/projects/il-rosario-cor- bilità: ci si può autofinanziare e autoprodursi, “Il Rosario”; prende spunto da una mia storia tometraggio/x/15645676#/

Bisoù

2017

Acquarello su carta

25X10

di Giampiero Bazzu

52 [email protected] Anche la Shoah ha il suo fumetto Sono innumerevoli e miei guai”. Se infatti il appartenenti a ogni primo termina con i campo artistico le cancelli di Auschwitz, opere che hanno trat- dove campeggia la tri- tato il delicato argo- ste, sarcastica scritta mento della Shoah, lo “ARBEIT MACHT FREI” sterminio nazista de- (“Il lavoro rende liberi”), gli ebrei avvenuto du- il secondo racconta l’in- rante la Seconda Guer- ferno che Vladek visse al ra Mondiale: una delle suo interno. Il cibo di- Davide Deidda opere che meglio è ri- venta un lusso. L’umani- uscita a raccontare tà diventa un lusso. La questa tragedia è Maus. Maus (a volte sottoli- vita diventa un lusso. neato “A survivor’s tale”, “Una storia di un so- Sono questi però lussi pravvissuto”) è un romanzo a fumetti scritto e che il padre di Art riesce disegnato da Art Spiegelman, pubblicato a a ottenere, sfruttando le episodi tra il 1980 e il 1991 sulla rivista Raw sue capacità di lavoro, (fondata dall’autore e da sua moglie Françoise dallo stagnaio al calzo- Mouly), episodi poi raccolti in due volumi. Ma laio, senza trascurare cos’è Maus? Cosa racconta? Maus ha una dop- la sua abilità nel salvar- pio filo conduttore: è insieme il racconto bio- si nelle situazioni più grafico di Vladek, sopravvissuto all’olocausto estreme. Un incubo, ma e padre del fumettista, e la storia di come suo lucido: ogni cosa è lim- figlio (l’autore Art Spiegelman) abbia raccolto pida nella sua memoria dai suoi racconti il materiale per questo mo- e così come gli appare ce numentale affresco della Shoah, della sua fa- la racconta, e diventa fu- miglia e, riconducendolo all’universale, dell’uomo. metto nelle mani dell’au- Ho scritto uomo, si, ma quelli che Spiegelman tore. L’importanza del raffigura non sono uomini nell’aspetto, bensì mezzo non è da trascu- animali. Gli ebrei sono rappresentati come rare in un caso come dei topi mentre i nazisti sono dei gatti (meta- questo, dove l’autore si fora semplice quanto efficace). A questi si ag- fa portavoce della sua giungono i polacchi, rappresentati come ma- stessa impresa creativa. iali, e altri personaggi disegnati in questa Un’impresa accompa- forma (come gli americani, disegnati come gnata da dubbi, incer- Copertina della prima edizione del primo volume di “Maus”, del 1986. dei cani). Se gli incontri tra Vladek e suo figlio tezze, fragilità e sensi di Art, che ascolta, appunta e registra, si colpa. Il senso di colpa involontario e ine- svolgono a New York (per la precisione a vitabile di chi è sopravvissuto e di chi non Rego Park), la storia vissuta e raccontata ha mai vissuto il vero orrore e non può ri- dal sopravvissuto è ambientata nella Po- uscire a immaginarlo. Maus non è solo la lonia degli anni ’30 e ’40 del Novecento. testimonianza di un sopravvissuto, che Una storia che da paesi come Czesto- sarebbe potuta essere raccontata in tan- chowa e Sosnowiek condurrà Vladek e ti modi, ma è un esempio della poten- Anja (sua moglie e madre dell’autore, zialità della forma espressiva “fumetto”, anch’essa sopravvissuta, morta suicida come linguaggio a se stante, che include quando Spiegelman aveva vent’anni) fi- sì elementi propri della letteratura così no ai campi di Auschwitz e Birkenau. come delle arti figurative, ma che è mol- L’aspetto singolare di Maus è forse la sua to di più che la semplice unione delle esteriore semplicità: il tratto grosso, ru- stesse. Disegno e testo (se c’è, dal mo- vido, immediato del disegno, unito alla mento che non per forza nel fumetto lingua sgrammaticata di Vladek quando deve essere presente un testo) collabo- racconta il suo passato, regalano a una rano, si fondono, si dispongono in tanti storia che ha come protagonisti (nell’a- modi differenti diventando qualcosa di spetto grafico) dei topi un’umanità- in nuovo e unico: per dirla con Eisner, “ar- credibile. Il topo/uomo è rappresentato te sequenziale”. Maus ha ricevuto il con- nella sua quotidianità. I dialoghi, gli atteg- senso di critica e pubblico in tutto il giamenti, le movenze, tutto è rappresen- mondo, riaprendo il dibattito sul fu- tato con sincerità sconcertante, tutto per- metto, e oggi è considerato uno dei più meato ora dall’umorismo, ora dalla alti traguardi artistici del secolo scorso sofferenza. Ogni cosa è descritta fedel- e un testo sacro per chiunque si approc- mente dai ricordi di Vladek, e il climax ci al mondo del fumetto. È stato il primo della persecuzione è narrato con un cre- (e finora l’unico) fumetto a vincere lo scendo lento ma inesorabile. Non è un Special Award del prestigioso Premio caso infatti che il primo volume di Maus Pulitzer e tra i primi a divenire un testo sia intitolato “Mio padre sanguina sto- di riferimento nelle scuole pre universi- ria”. Il secondo non perde di eloquenza, tarie e nelle università. intitolandosi “E qui sono cominciati i Tavola di Maus raffigurante l’arrivo dei topi ad Auschwitz. Davide Deidda 53 n. 52

E’ uscito Cineforum 565 Sommario editoriale Adriano Piccardi Se il tempo non fugge p. 03 primopiano Le cose che verranno p. 04 Mariangela Sansone La nouvelle Nathalie p. 06 Nicola Rossello Il vuoto della solitudine e l’accettazione del di- venire p. 10 Intervista a Mia Hansen-Løve a cura di Rober- to Manassero, con la collaborazione di Chiara Borroni e Lorenzo Rossi p. 14 primopiano Song to Song p. 18 Francesco Cattaneo La musica e il cosmo p. 20 Matteo Marelli Il Kinograz all’ombra dei Frammenti di un di- scorso amoroso p. 23 Mariangela Sansone La canzone dell’amore perduto p. 26 primopiano La tenerezza p. 28 Anton Giulio Mancino Gruppo di famiglia p. 30 Intervista a Gianni Amelio a cura di Fabrizio Tassi p. 37 i film Paola Brunetta Le donne e il desiderio di Tomasz Wasilewski p. 43 Elisa Baldini Libere di Rossella Schillaci p. 46 Edoardo Zaccagnini Tutto quello che vuoi di Francesco Bruni p. 49 Rinaldo Vignati A casa nostra di Lucas Belvaux p. 52 Manuela Russo, Paola Brunetta, Giuseppe Previtali, Claudio Gaetani, Mathias Balbi, Gia- como Calzoni Una settimana e un giorno – The Space Between – Sole cuore amore – Alien: Covenant – Gold. La grande truffa – I guardiani della Galassia. Vol. 2 p. 55 Percorsi Tullio Masoni, Alberto Zanetti Linda Magnoni Intervista a Jean-Claude Carrière a cura di Kommunisten di Jean-Marie Straub p. 78 Lucca Film Festival e Europa Cinema 2017 p. Angelo Signorelli p. 62 Festival 88 Francesco Rossini Claudia Bertolè Il Far East Film Festival di Intervista a Cristi Puiu a cura di Linda Ma- Screwball comedy e post-modernismo. Le fonti Udine nell’anno del Gallo p. 85 gnoni p. 90 di Tutto può accadere a di Peter Bog- Intervista a Ogigami Naoko a cura di Claudia le lune del cinema danovich p. 70 Bertolè p. 87 a cura di Nuccio Lodato p. 92

54 [email protected] Americo Sbardella e il vento del Filmstudio Americo Sbardella, strettamente cinemato- la presentazione di 120 titoli di- fondatore del Filmstu- grafica. L’ideazione di un visi in otto sezioni e un catalogo dio (ottobre 1967), ponte tra New American di 45 pagine. Accadde che la ti- martedì 20 giugno, Cinema e underground pografia, per ragioni tecniche, improvvisamente ci italiano consentì a un folto andava troppo a rilento nella fo- ha lasciato. L’idea del gruppo di intellettuali di tocomposizione dei testi. Si crea- Filmstudio nacque confrontarsi e in alcuni ca- rono dei tempi morti. In quella nella mente di Ameri- si contaminarsi con forme parentesi temporale Americo (il co. Un’idea semplice e e linguaggi caratterizzati cinema underground è stato geniale che condivise da livelli di sperimentazio- sempre una delle sue tantissime Stefano Pierpaoli con Annabella Miscu- ne che attraversavano le passioni), con impressionante glio e Paolo Castaldini. I discipline artistiche e deli- velocità, ampliò il catalogo e tro- tre fondatori, sulla spinta di una bruciante neavano modelli e tenden- vò in America altri 80 cortome- passione, crearono lo “spazio” che in seguito ze che avrebbero influen- traggi. Conclusione: il catalogo gran parte della stampa italiana, e non solo, zato i decenni successivi. Il raddoppiò le pagine e fu rifatto avrebbe riconosciuto come “bene culturale” e ricordo di Leone ci accom- Americo Sbardella di sana pianta, le sezioni diven- definito in molte occasione come “luogo miti- pagna nell’esplorazione di tarono dieci e i film che presen- co” del cinema, della cultura, della città di Ro- quegli anni: “Quante scoperte, cicli di generi, di- tammo furono 200. Fu un evento di enorme portata ma. Occorrono mani leggere e discrete per battiti, retrospettive sono stati ideati, tracciati, ma per noi significò un vero disastro economico. Il toccare la storia del Filmstudio. Non potrebbe scritti, realizzati da Americo insieme ai suoi com- commento di Americo sulla batosta economica fu essere altrimenti. Un luogo che racchiude pagni di strada. Un’infinità. Ne sanno qualcosa che “non potevamo rinunciare a un così importante esperienze e percorsi che oltrepassano il co- migliaia e migliaia di romani, che, silenziosi, cu- investimento culturale”. Episodi di questo tipo nel mune pensare legato al cinema per come lo stodiscono nella memoria e nel cuore la scoperta al tempo si sono ripetuti varie volte. Sono stati tanti i conosciamo negli ultimi 25 anni. Trasmettere Filmstudio di un grande autore, di un grande film, momenti in cui la passione cinefila ha mandato al oggi tutto quello che è successo in quello spa- il ricordo di aver vissuto l’emozionante condivisione diavolo qualsiasi pragmatismo operativo. Quello zio risulta impossibile se al messaggio si desi- di una comune passione o la nascita di una amici- del Filmstudio è un vento difficile da reprime- dera unire il senso del lavoro che si è fatto nel zia, o, ancora, l’incontro con un noto personaggio re. Dietro alla sua saracinesca chiusa batte an- film club (così amano definirlo i suoi anima- dello spettacolo; non pochi poi hanno incontrato al cora lo stesso cuore di allora e fino all’ultimo tori) più famoso di Roma e forse di tutta Ita- Filmstudio il compagno o la compagna della pro- giorno ha continuato a realizzare una pro- lia. La scomparsa di Americo Sbardella, ci sor- pria vita”. Il percorso del Filmstudio non era grammazione per sei giorni a settimana, film prende impreparati e ancor più segnati da un “andare controvento”. In realtà lì fu creato indipendenti e opere prime o grandi classici quella stessa impossibilità. Un limite che di- un vento nuovo e diverso, che soffiava aldilà di alcuni dei quali in lingua originale. Rassegne venta impotenza e frustrazione perché il Fil- quelli fino ad allora conosciuti. Certo non si indipendenti e grandi iniziative sociali come mstudio è chiuso da oltre un anno, il suo cam- trattava di una brezza allineata e conformista, le proiezioni, primo in Italia, con Friendly Au- mino originale e solitario si è arrestato e ma mai contro. Gli stimoli che scaturirono da tism Screening per i bambini e i ragazzi nello sembra disperso nel nulla. La saracinesca ab- quella scommessa avrebbero rapidamente spettro autistico. Lo spirito che si respira al bassata ci consegna un’immagine inerte ma al coinvolto i protagonisti del cinema militante Filmstudio è sempre quello di Americo, Anna- tempo stesso non passiva, non sconfitta. rendendo il Filmstudio un vero e proprio bella, Paolo, Armando, Delia e delle centinaia Troppa vitalità culturale è passata attraverso avamposto di provocazione nel periodo più di artisti e intellettuali che in quelle due sale quell’entrata. Troppe sfide portate avanti col politicamente e socialmente acceso dal dopo- hanno condiviso successi e battaglie. Lo spiri- piglio rivoluzionario della sperimentazione e guerra a oggi. Lì dentro potevi vedere pellicole to che continua ad alimentare il vento del Fil- della provocazione. Armando Leone, direttore non autorizzate o comunque introvabili in mstudio ci dà la certezza che quella saracine- artistico da decenni dello storico cineclub ro- qualunque altro posto. Potevi incontrare figu- sca tornerà ad alzarsi e che la sfida inventata mano, descrive l’amico scomparso e racconta re di straordinaria personalità. In altre parole da Americo Sbardella continuerà a proporre, quel tempo con la lucida consapevolezza di partecipavi a un viaggio utilizzando strumen- ideare, provocare. Sul personaggio e sull’uo- aver condiviso pagine che hanno lasciato il se- ti unici e irripetibili che ti davano immediata- mo di cinema e di cultura Americo Sbardella il gno: “Americo e il Filmstudio dettero a Roma, ai mente la percezione di essere in un luogo pro- Filmstudio si riserva di organizzare una tavo- Romani, ai cinefili inquieti e a quelli raffinati, un digioso. Continua Armando Leone: “Americo ci la rotonda a cui saranno invitati a dare un rifugio rivoluzionario e alternativo, che si inseriva lascia un vasto e prezioso capitale di documentazio- contributo persone e personaggi del mondo con perfetto tempismo nello sviluppo “del discorso ne e di memoria che ci permetterà di continuare a del cinema e dello spettacolo che hanno avuto imbastito a livello planetario dai festival cinemato- dialogare con lui, pensandolo, silenzioso ma pre- modo di conoscerlo ed apprezzarlo. grafici, cioè quello sforzo di trasferire l’eccezionalità sente, nella stanza accanto. Americo era colto, ben Stefano Pierpaoli della programmazione del raro, del non visto, del oltre i confini del cinema, raffinato nelle scelte, te- Ha collaborato Armando Leone cinema d’essai alla quotidianità”. Sembra incre- nace e sul lavoro esasperatamente perfezionista. dibile che quella fonte inesauribile di energie Capitava a volte che durante le lunghissime riunio- Stefano Pierpaoli ha lavorato nella distribuzione interna- culturali e di idee sia stato ferito a morte. Tut- ni di lavoro uscissimo dai binari del cinema. E a zionale negli anni ’90. Partendo da quell’esperienza ha tavia la cattiva o pessima politica e la dittatura quel punto sia che si parlasse di architettura, di me- cercato di introdurre in Italia pratiche e modelli per la della burocrazia, in certi casi schiacciano e dicina alternativa, di poesia, di psicoanalisi o della promozione del cinema indipendente soprattutto a basso soffocano ma arrivano solo all’involucro, alla sua Roma scoprivi un altro Americo. Non era mai costo. Da alcuni anni collabora tra l’altro con il Filmstu- facciata. Non possono intaccare il cuore né la generico. Preparatissimo. Con ricchezza e dovizia dio e affianca Armando Leone nella direzione artistica di sorgente autentica di quegli impulsi. Tentare di particolari improvvisava delle vere e proprie le- rassegne ed eventi nello storico cineclub romano. di neutralizzare quel luogo sta tuttavia a si- zioni. Partendo da un punto, quasi scientificamen- gnificare una determinazione di confine tra te, allargava progressivamente il campo… ed era Il Filmstudio organizzerà a breve una tavola rotonda a memoria e desolazione, tra processo culturale per noi una gioia sentirlo parlare. Nel mese di di- cui saranno invitati persone e personaggi del mondo del e assenza di visione e di progetto. Americo cembre del 1984 realizzammo una delle più vaste e cinema e dello spettacolo che hanno avuto modo di cono- Sbardella dette il via a un progetto che avreb- complete rassegne sulla storia del Cinema Under- scerlo ed apprezzarlo. be lasciato il segno non solo nella dimensione ground Americano. Il progetto originale prevedeva Via degli Orti d’Alibert, 1, 00165 Roma 55 n. 52

Ripubblichiamo con new entry segnalate dai lettori offesi per alcune involontarie esclusioni La televisione del nulla e dell’isteria (VIIª) La Rai Tv, insieme al cinema, è stata la più grande industria culturale del paese, che ha favorito l’integrazione nazionale, una lingua comune a tutti, il superamento dei dialetti locali, la possibilità di accesso ad una qualità formativa prima riservata a pochi. L’avvento della tv commerciale ha portato al ribasso senza alcuna resistenza da parte di un pubblico ormai educato ad essere oggetto di consumo in una società dello spettacolo, effimero, volgare, evasivo che conduce alla resa. La Tv è anche il più importante mezzo di comunicazione capace di mutare i costumi e le abitu- dini degli spettatori. E il massacro è avvenuto con la responsabilità dei politici interessati alle logiche di spartizione del potere e di favorire risor- se senza un progetto culturale. Ma oggi, quale è la responsabilità di questa ex industria culturale sulla formazione e lo sviluppo del bullismo ita- lico? Chi sono e cosa hanno in comune tra di loro questi personaggi, quale è il loro contributo alla cultura del nostro paese e al resto del pianeta. Perchè la Tv dedica molta attenzione a questi personaggi che tutta questa bellezza non hanno e quindi incapaci di condurre e donare bellezza e garbo? Contiamo sui vostri contributi per capirci qualcosa su questa unica “buona scuola” del nulla e dell’isteria. Quale può essere il nostro im- pegno verso la TV che va difesa dai partiti e aiutata a migliorare nella capacità di produzione culturale contro sprechi, clientele e lottizzazioni. Fra 30 anni l’Italia sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione (Non abbiamo la certezza che questa citazione sia di Giacomo Devoto o Ennio Flaiano, ma va bene lo stesso. il concetto tiene. La profezia si è avverata)

Marco Amleto Belelli noto Alessandro Cecchi Paone Alessia Marcuzzi Alfonso Signorini Antonella Clerici come divino Otelma

Barbara D’Urso Fabio Fazio Gigi Marzullo Fabrizio Frizzi Bruno Vespa

Maria De Filippi Mario Giordano Massimo Giletti Maurizio Costanzo Vittorio Sgarbi

Simona Ventura Teo Mammucari Mara Venier Mara Maionchi Tina Cipollari segue a pag. successiva 56 [email protected]

segue da pag. precedente

Gigi e Ross Gialappa’s Band Tiziano Crudeli Angela Troina (Favolosa cubista) Luca Barbareschi

Cristiano Malgioglio Platinette (M. Coruzzi) Daniela Santachè Rocco Siffredi Iva Zanicchi

Emilio Fede Valeria Marini Alba Parietti Vladimir Luxuria Paola Perego

Morgan Marco Castoldi Flavio Briatore Marina Ripa di Meana Alda D’Eusanio Alessandro Sallustri

D. Parenzo e G. Cruciani Lele Mora Maurizio Belpietro Federica Panicucci Patrizia De Blank & f.

Vittorio Feltri Mario Adinolfi Piero Chiambretti Loredana Lecciso Costantino della Gherardesca Dalla TV Italiana con qualche imbarazzo

57 n. 52 Metamorfosis del cineclubismo en México Facendo seguito all’uscita nel n° 50 di Diari di Cineclub della prima parte, si conclude il breve saggio sulla storia del cineclubismo in Messico curata da Gabriel Rodriguez Alvarez, responsabile della comunicazione dell’ IFFS – International Federation of Film Societies (2^ parte – conclusione)

I movimentati anni d’oro che partono dal riesame del racconto filmico, dell’Associazione Nazionale delle Università e Isti- Per trent’anni la zona con l’aggiunta del complementare lavoro di tuzioni d’Educazione Superiore (ANUIES), si è della Città Universita- informazione, diffusione e pubblicità dell’at- fatta nascere l’Associazione Nazionale dei Circoli ria e Coplico, il Cinema tività, cosa che, d’altra parte, ha consentito di del Cinema Universitari (Anccu), che ha riunito del Chopo nel quartiere lasciare un’ampia documentazione: cartello- numerosi Circoli negli anni ‘80. Per diversi Santa Maria la Ribera, ni, schede, fotografie, pellicole, registrazioni e anni l’Associazione si è fatta promotrice di in- la Cineteca Nazionale materiali utili per ricostruire la memoria di contri, ha elaborato nuove strategie per mi- di Churrubusco e un una realtà culturale ampia quale è quella dei gliorare i circoli universitari e in quel decen- Gabriel Rodrìguez circuito di musei e circoli del cinema. Il lavoro quotidiano e si- nio si è affiliata alla Federazione Internazionale gallerie d’arte, offriro- stematico ha ampliato l’organizzazione e la dei Circoli del Cinema, che organizzò nel 1985 la no ad un pubblico avido cinema alternativo, classico e trasgressivo. L’associazionismo ci- nematografico universitario si fece le ossa e con l’aiuto delle ambasciate fu in grado di of- frire rassegne, mostre, cicli, prime esibizioni, dibattiti, retrospettive, fori, incontri con au- tori e pubblicazioni, cartelloni, comunicati stampa, riviste e bollettini. Nel corso di quegli anni gli schermi si aprirono alle nuove cine- matografie e il cinema-dibattito rese più ricca la vita culturale degli studenti. Proprio i film favorivano il dibattito sui problemi del mon- do e loro soluzioni, con riflessioni e discussio- ni. La politicizzazione dei giovani che ha ca- ratterizzato quel decennio, si deve anche all’esercizio critico e sistematico della cono- scenza e apprezzamento della narrativa cine- matografica1. Gradualmente gli operatori cul- turali migliorarono le forme, stabilirono percorsi di lavoro e definirono procedure, contatti e luoghi da cui recuperare i film. L’or- ganizzazione per la vendita degli abbona- menti, tessere e le quote dei soci permise di sostenere le attività e le programmazioni ci- nematografiche. Queste entrate permetteva- no di affrontare alcune spese necessarie come il pagamento dei diritti, l’affitto delle copie dei 1981. Scheda su Cinema e psichiatria film, il pagamento della pubblicità, l’acquisto di materiali per il lavoro, la corrispondenza e produzione documentaria. Come ogni attivi- propria Assemblea Generale a Cuba, al Festival il trasporto. Nell’UNAM, la sezione per le atti- tà politica e studentesca, il clima è però cam- Internazionale de L’Avana. Non tutti i progetti vità cinematografiche sviluppò il cinema-di- biato prima e dopo il massacro di Tlatelolco nel mantennero una linea morale corretta e in al- battito popolare e il circolo cineragazzi per il 1968. Nel corso degli anni ‘70, l’apertura “eche- cuni casi il principio dell’autogestione fu tra- pubblico più giovane. Nonostante il governo verrista” favorì il cinema, favorendo l’arrivo dito da circoli che si trasformarono in meri dimostrasse scarsa considerazione per i gio- della cinematografia da paesi lontani del bloc- apparati commerciali. E’ il periodo in cui na- vani, a volte giungevano al campus film con il co socialista, altri firmati dai maestri del cine- scono i videoclubs e lo stesso facile noleggio marchio specifico adatti al pubblico giovane, a ma europeo e altri ancora del cinema indipen- dei film indebolì fortemente l’esistenza stessa dimostrazione della fiducia che si stava racco- dente nordamericano. Si consolidò così la dei circoli del cinema. Dopo la prima espe- gliendo che rispondeva al bisogno di sale spe- Rassegna Mondiale dei Festival Cinematogra- rienza con la nascita di una sala cinematogra- cializzate, mostre e forum internazionali. fici grazie alla quale sono stati prodotti nume- fica alternativa al nord di Città del Messico Esempi importanti sono rappresentati dalle rosi film messicani. Mantenendo il cinema chiamata “El Chopo” e organizzata da Carlos proiezioni che si fecero di Citizen Kane, A hard come intrattenimento popolare, i circoli del Narro, nel 1986 la UNAM apre le sue sale cine- day’s night e Shadow of the Tyrant, che diedero cinema fiorirono in varie istituzioni e in molti matografiche Julio Bracho e José Revueltas pres- celebrità ai film e ai cineclub che li proiettaro- stati messicani come Durango, Guanajuato, so il Centro Culturale dell’Università. no, rispettivamente il Cine-Club di Scienze e il Guerrero, Jalisco, Puebla, Sonora, Tabasco, Cine-Club di Economia2. Nello stesso tempo, la Tlaxcala, Querétaro e Veracruz. Nell’IMSS si Le proiezioni oltre i Campus presentazione e la discussione dei film hanno sviluppò una tendenza alla valorizzazione dei Oltre all’UNAM (Università Nazionale Autonoma sempre confermato l’importanza sul versante circoli del cinema grazie a un manuale firma- del Messico), tra le principali istituzioni che nel della riflessione e della formazione. E’ questa to da José Rovirosa, sviluppando una rete che paese hanno promosso i cineclub ci sono l’IPN una caratteristica dei circoli del cinema quali ha favorito le proiezioni nelle sale all’interno (Istituto Politecnico Nazionale), le Università di luoghi di confronto e discussione collettiva della Repubblica3. Più tardi, sotto gli impulsi segue a pag. successiva 58 [email protected]

segue da pag. precedente sciopero studentesco del 1999. L’attivismo po- cambiamenti tecnologici hanno determinato Stato ed i principali Musei. Questi ultimi, do- litico si ferma di pari passo col movimento dei una trasformazione complessiva irreversibile po aver aperto le loro aule magne alle iniziati- cineclub studenteschi che necessitava di nuo- con il passaggio dai formati VHS ai DVD, co- ve culturali, hanno fatto conoscere e propa- vi attori e nuovi protagonisti, necessari per stringendo i circoli ad abbandonare i proietto- gandato la nuova cinematografia, come è far rivivere i cineclub in una dimensione cul- ri e le pellicole a 16 mm che avevano caratterizza- successo col Museo di Antropologia dove to le attività cinematografiche dell’ultima sono stati fatti conoscere i primi film del decade del secolo appena trascorso. I nuovo cinema tedesco in Messico. In al- cambiamenti successivi con la rete in- tri organismi parastatali, come l’INBA ternet e il passaggio al cosiddetto web (Istituto Nazionale delle Belle Arti), PEMEX 2.0 ha aperto le porte alla massificazio- (Petroli Messicani) oppure anche attraver- ne delle reti sociali, aprendo un nuovo so i sindacati indipendenti come il STU- scenario in cui direttamente il pubblico NAM, il SME, il SITUAM e altri ancora, è poteva essere in grado di utilizzare piat- stato possibile far crescere il pubblico taforme di comunicazione con archivi con nuove conoscenze. Il cinema e la po- fotografici, blogs e video digitali. Gli ul- litica si sono fusi così in una estetica del timi quindici anni sono stati caratteriz- sociale, facendo diventare normale di- zati dalla nascita di siti internet, data scutere i film alla fine della proiezione e base, blogs e gruppi pubblici, legati a in- preparare in anteprima le schede con le teressi vari e ai centri di insegnamento informazioni più importanti per una più tecnico, che lentamente hanno fatto consapevole visione. L’allargamento di avanzare una conoscenza alternativa e questa rete culturale si è sviluppata di un indirizzo culturale che ha occupato pari passo con la diffusione dei cinema e spazi pubblici e privati. In Città del delle compagnie teatrali in tutto il Messi- Messico, questa dimensione culturale co, giocando questi un ruolo fondamen- ha creato nuovi interessi e iniziative, tale nella nascita di una organizzazione dando forza a gruppi giovanili che si so- finalizzata alla formazione critica di un no organizzati e riuniti avendo come nuovo pubblico, che pian pianino si è al- punto di riferimento il cinema. L’orga- largata e riprodotta in molte città della nizzazione della Conferenza Mondiale dei nazione. Tra il 1979 e il 1991, gli operatori Cineclub in Messico nel 2008 e nel 2009, della Broadcast Film Zafra con le loro pro- ha permesso di riprendere e arricchire poste innovative percorrono le strade del l’agenda politica pubblica che ha porta- sud, del nord e dei Caraibi, sperimentan- to a sancire la consacrazione del diritto do la complessità della distribuzione al- alla cultura nella Costituzione, consen- ternativa. Si collegano così in questo per- tendo di lanciare l’importantissima cam- corso con il movimento del Nuovo Articolo di Giornale. Titolo “Parole per inaugurare un Cineclub” in CC pagna per i diritti del pubblico nei cin- Cinema Latinoamericano, importando Israelita- Fc Pina-novedades-1955 que Continenti. L’incontro ha avuto in Messico i uovi film rivoluzionari sulla come invitati diversi membri della Fe- resistenza dell’America Latina e realiz- derazione Internazionale dei Circoli del zando un catalogo con tutti i prodotti a Cinema, oltre che operatori culturali, 16mm provenienti dall’Argentina, Brasi- politici, funzionari, professori universi- le, Colombia, Cuba, Cile, Stati Uniti, tari, e vecchi dirigenti dei cineclub mes- Francia, Messico e URSS4. In questi anni sicani. Altri momenti hanno consentito molto erano cambiati gli operatori cultu- di trovare accordi per la distribuzione e rali universitari. Nel Congresso Univer- per le proiezioni cinematografiche, fa- sitario del 1991, furono gli operatori di un cendo si che le istituzioni statali della circolo del cinema a indirizzare una linea cultura unissero le proprie forze per di politica culturale che rischiava di rin- sfruttare al meglio le risorse destinate chiudersi in un vicolo cieco 5. E’ in quei alla crescita e alla produzione del cine- primi anni novanta che riprendono a cre- ma messicano. scere i circoli del cinema nelle facoltà uni- versitarie, facendo nascere una schiera di La scossa giovani operatori e promotori di nuove Negli ultimi dieci anni sono nati nuovi iniziative culturali, che si rapportavano spazi che hanno riproposto i cineclub con le nuove forme di convivenza del ci- quali luoghi di offerta culturale. Quel nema nel formato digitale. In questo che oggi stiamo vivendo è un momento contesto, il Film Club Marathon Sciences ha di rinascita e di sviluppo della rete dei segnato un punto di svolta nella decade cineclub, sebbene in una condizione dei primi anni ‘90, tanto che da allora è precaria di sostegno delle politiche pub- diventata una costante riconoscerne bliche. Nel nuovo millennio, la tecnolo- ogni anno il ruolo attraverso giornate in- gia ha reso possibile una divulgazione terminabili di proiezioni cinematografi- della cultura un po’ meno ingiusta ri- che. Sono gli anni in cui le fotocopie sosti- spetto al passato. L’orizzonte della co- tuiscono il ciclostile per le pubblicazioni noscenza è oggi esteso come lo è la so- come Zoopraxiscope di Wanda del Cine- Bollettino CC. Zoom Politikon 2, 1998 cietà. I nuovi apparati elettronici possono club di Scienze, Cinemastudios e il Zoom Po- favorire la divulgazione audiovisiva litikon del Cineclub Politiche, o del Magazzine turale legata alla nuova presenza degli appa- delle diversità culturali, anziché essere so- del Cineclub Economia. Col nuovo secolo la recchi digitali. Con il XXI secolo la situazione vraccaricati da immagini e stereotipi discutibili. UNAM entra in una fase di crisi, anticipata dallo cambiò lentamente ma radicalmente. I profondi segue a pag. successiva 59 n. 52

segue da pag. precedente Le battaglie del pubblico hanno dato luogo al riconoscimento dei diritti culturali affinché fossero divulgati ed una pressione nei con- fronti delle politiche pubbliche per un impe- gno a realizzarli. Lo sviluppo del cinema digi- tale ha aperto le porte a innumerevoli lavori presenti in nuovi cataloghi che sono nati sen- za sosta. Svariate tipologie di cinema si sono lanciate nei mercati in DVD, entrando a loro volta nei circuiti illegali che hanno fortemen- te incrementato il numero di spettatori singo- li al di fuori delle sale cinematografiche. Per un’altra fascia di consumatori che possono permettersi oggi di acquistare film su richie- sta o scaricarli attraverso l’uso di Internet, è sempre più comune (sarebbe ingenuo non te- nerne conto) rapportarsi con una tecnologia che lo separa dall’essere pubblico, utilizzando quel cinema portatile risvegliato dagli scher- mi al plasma e tablet, nonché con quell’univer- so dei videogiochi che coesiste e interagisce con le storie degli audiovisivi. Nel panorama mondiale, grazie al cinema si sono stabilite Programma - cine debate popular 1967 relazioni e stretto rapporti tra i Continenti, ri- questa la differenza con una operazione traendone le conclusioni. Nei social network si conoscendo con ciò il valore del circolo del ci- commerciale che si organizza per uno scopo possono utilizzare oggi album fotografici, vi- nema quale luogo di pratica culturale e demo- di puro interesse economico, che non faccia deo e parole che lasciano tracce di avveni- cratica conosciuta in tutto il mondo. Oggi si riflettere, non educhi e né sia istruttiva. Dall’al- menti che possono portare lontano. Quel che naviga nei tempi di un capitalismo neolibera- tra parte, i Musei e le case di cultura, le univer- può succedere in una piccola proiezione cine- le sfrenato, per questo appare necessario matografica può diven- mantenere una resistenza a un modello di tare fatto globale. Vi- consumo che sta indebolendo il pubblico e i viamo in un secolo in modi più educativi e formativi del vedere il cui l’informazione è se- cinema. Una buona parte dell’Atlantide cine- me della metamorfosi e matografica che si era dispersa, è riemersa della memoria. Attra- nella superficie degli schermi elettronici. verso i circoli del cine- Così nuovi pubblici avranno l’opportunità di ma, il pubblico lascia le conoscere i classici del cinema e lo spirito che sue impronte impresse, animava le avanguardie, le perversioni e le passioni e sentieri. Così sottigliezze della propaganda politica, la me- gli orizzonti per lo stu- diocrità autoritaria dei cinema sciovinisti e dio del pubblico sono nazionalistici, le gemme inossidabili come immensi. gocce d’ambra nella celluloide che contiene Gabriel Rodrìguez ancora le stelle e le emozioni delle nuove sale Alvarez cinematografiche. In un’epoca segnata dalla crisi e dalle corruzioni, la cinematografia non 1 - Gabriel Rodrìguez Álvar- può essere considerata l’eccezione. Per questo ez, Raíces y metamorfosis del tuttora si dibatte sul consumo della cultura cineclubismo universitario, Laboratorio tenuto dal prof. Gabriel Rodrìguez Alvarez | Corso tenuto presso UNAM cinematografica a livello individuale, colletti- revista Toma, núm 32, Ene- Cineteca. A che serve questo workshop? Rivolto a studenti, promotori culturali vo, sociale o economico. Il cineamatore è colui Feb 2014, p. 67 che guarda molti, tutti, alcuni dei film che ac- e ricercatori interessati nella formazione del pubblico attraverso le applicazioni di cinema e cineclub contemporanea. Offre la storia e la metamorfosi del cineclub, e le quista, o che scarica, copia, affitta, riceve o 2 - Alejandro López, Semina- tecniche di analisi e discussione di film, basi per sviluppare linee di programmazione, scambia? E’ quello che si aggiorna sull’elenco rio internacional Los cineclu- l’approccio editoriale con diffusione strategie multimediali e patrimonio audiovisivo dei premi che si danno e che segue le novità bes hacia el siglo XXI, a 40 directory per la creazione e la gestione di un cineforum. Esso comprende esempi dei festival, dei concorsi, delle scuole e che años del Cineclub de la Uni- pratici, antologie e documentari, proiezione di corti di vari paesi, tecniche e soggetti legge le riviste, frequenta le cineteche e filmo- versidad, Filmoteca de la per la sperimentazione, analisi collettiva. teche? Non esiste un amore per il cinema UNAM, México, 1999 inerte, perché è solo l’individualismo che può sità e le diverse istituzioni educative ritorna- cadere inesorabilmente nella trappola del no ai circoli del cinema come una forma per 3 - José Rovirosa, Cine-Club, IMSS, México, 1970. consumismo vorace e del feticismo insaziabi- arricchire la loro offerta culturale. Gli spetta- le. Affinché il cinema possa essere effettiva- tori, nelle sale in cui si proietta col digitale, ol- 4 - Gabriel Rodrìguez Álvarez, “Metamorfosis del cineclu- mente culturale, saranno sempre necessari tre alla comodità dei posti a sedere possono bismo mexicano” Diccionario Iberoamericano de cine, gli altri. Per la parte rituale, l’idea di assistere godere oggi della qualità del suono e della pro- SGAE, España, 2006. insieme agli altri a una proiezione crea dei le- iezione. Resta sempre fondamentale però la gami insostituibili rispetto ai dialoghi virtuali scelta del film da vedere insieme, le ragioni 5 - Francisco Cobos, Seminario internacional Los cineclu- con il computer. Sono passaggi complessi della programmazione abbinate a delle rifles- bes hacia el siglo XXI, a 40 años del Cineclub de la Uni- questi della socialità e dell’oralità che si deter- sioni in una sintetica presentazione, per poi versidad, Filmoteca de la UNAM, México, 1999. minano improvvisamente o in ogni rapporto coordinare il dibattito col pubblico alla con- che si sviluppa con le immagini. E sarà sempre clusione del film, integrando i loro pareri e Traduzione di Valeria Patané e Fernando Olivares 60 [email protected] Omaggio La prima notte di quiete (1972) di Valerio Zurlini « Perché la morte è la prima notte di quiete? » Spider

«Perché finalmente si dorme senza sogni. » Daniele Con , Alain Delon, Lea Massari, Alida Valli, Renato Salvatori, , Sonia Petrova, , Sandro Moretti, Krista Nell, Fabrizio Moroni, Nicoletta Rizzi, Roberto Lande, Patrizia Adiutori, Carla Mancini. Musica composta da: Mario Nascimbene. Scritto da: Valerio Zurlini. Sceneggiatura: Valerio Zurlini, Enrico Medioli. Fotografia di Carlo di Palma “…La prima notte di quiete è un verso di Goethe, è la morte. Esprime l’idea che l’uomo nella sua traversata della vita ambisce a un riposo che solo la morte potrà dargli” (Valerio Zurlini in “Il cinema italiano d’oggi” di Faldini & Fofi, Mondadori 1984). La malinconica, negativa ed introversa personalità dei personaggi (Daniele e Vanina in particolare) è in armonia con la visione di Rimini in un freddo e fu- nebre inverno, la spiaggia deserta, il mare grigio come il cielo (esaltati dalla fotografia di Carlo Di Palma). L’assolo di tromba di Maynard Fergu- son acuisce la solitudine di Daniele e preannuncia la sconfitta esistenziale del racconto esaltato dalle citazioni poetiche e dalla visione della Ma- donna del Parto di Piero della Francesca . La prima notte di quiete è un film il cui significato può essere riassunto dalla canzone eseguita durante la sequenza che vede il gruppo di amici festeggiare il compleanno di ‘Spider’. Domani è un Altro Giorno di Ornella Vanoni: “È uno di quei giorni che ti prende la malinconia che fino a sera non ti lascia più. La mia fede è troppo scossa ormai ma prego e penso fra di me, proviamo anche con Dio non si sa mai. E non c’è niente di più triste in giornate come queste che ricordare la felicità sapendo già che è inutile ripetere: chissà? Domani e’ un altro giorno si vedrà. È uno di quei giorni in cui rivedo tutta la mia vita, bilancio che non ho quadrato mai. Posso dire d’ogni cosa che ho fatto a modo mio, ma con che risultati non saprei e non mi sono servite a niente esperienze e delusioni e se ho promesso non lo faccio più, ho sem- pre detto in ultimo: ho perso ancora ma domani è un altro giorno, si vedrà. È uno di quei giorni che tu non hai conosciuto mai, beato te, sì beato te. Io di tutta un’e- sistenza spesa a dare, dare, dare …. non ho salvato niente, neanche te, ma nonostante tutto io non rinuncio a credere che tu potresti ritornare qui e come tanto tem- po fa ripeto: chi lo sa? Domani è un altro giorno si vedrà e oggi non m’importa della stagione morta, per cui rimpianti adesso non ho più e come tanto tempo fa ripeto: chi lo sa? Domani e’ un altro giorno si vedrà, domani e’ un altro giorno si vedrà…”.

61 n. 52 Politici sul palco protetti da ragazze ombrello Il sole potrebbe dargli alla testa

Non è una scena di un film demenziale ma l’immagine della tavola rotonda in Abruz- zo con un ministro, due governatori di regione, un rettore di Università e altri. Da quanto sappiamo nessuno si è ribellato. Siamo in buoni mani e buoni cervelli. Dietro di loro sei ragazze a ripararli da sole e pioggia. Da “Uomini libri” di Fahrenheit 451 a “Donne ombrello” di Fonderia Abruzzo: laboratorio di idee nuove e visioni per il futuro. Do- po veline, letterine, meteorine ora anche le ombrelline. Il portavoce del presidente del convegno minimizza, difende la scelta e grida al complotto. Considerata la difesa sconclusionata proponiamo il passaggio di ruolo da porta “voce” a porta “ombrello” e un ritorno veloce dal passato oscuro ai tempi moderni. DdC

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