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POWELL & PRESSBURGER Stravaganza e bellezza nel cinema inglese degli anni Quaranta

gennaio – marzo 2010

CINECLUB DEL MENDRISIOTTO Multisala Teatro Mignon e Ciak, Mendrisio www.cinemendrisiotto.org

CIRCOLO DEL CINEMA CIRCOLO DEL CINEMA mercoledì 13 gennaio, 20.45 BELLINZONA LOCARNO THE LIFE AND DEATH Cinema Forum 1+2 Cinema Morettina OF COLONEL BLIMP www.cicibi.ch www.cclocarno.ch Duello a Berlino, GB 1943

martedì 12 gennaio, 20.30 venerdì 15 gennaio, 20.30 mercoledì 20 gennaio, 20.45 LUGANOCINEMA 93 THE LIFE AND DEATH Cinema Iride THE LIFE AND DEATH OF COLONEL BLIMP OF COLONEL BLIMP Narciso nero, GB 1947 Duello a Berlino, GB 1943 Duello a Berlino, GB 1943 www.luganocinema93.ch mercoledì 27 gennaio, 20.45 martedì 12 gennaio, 20.30 THE RED SHOES sabato 16 gennaio, 18.00 TH lunedì 18 gennaio, 20.30 TH 49 PARALLEL TH Scarpette rosse, GB 1948 49 PARALLEL Gli invasori 49 PARALLEL Gli invasori , GB 1941 Gli invasori Michael Powell, GB 1941 Michael Powell, GB 1941 mercoledì 3 febbraio, 20.45 GONE TO EARTH martedì 19 gennaio, 20.30 La volpe, GB 1950 martedì 19 gennaio, 20.30 THE LIFE AND DEATH lunedì 25 gennaio, 20.30 OF COLONEL BLIMP GONE TO EARTH Un racconto di Canterbury, GB 1944 La volpe, GB 1950 mercoledì 10 febbraio, 20.45 Duello a Berlino, GB 1943 PEEPING TOM sabato 23 gennaio, 18.00 venerdì 5 febbraio, 20.30 L’occhio che uccide martedì 26 gennaio, 20.30 Michael Powell, GB 1960 BLACK NARCISSUS BLACK NARCISSUS I KNOW WHERE I’M GOING Narciso nero, GB 1947 Narciso nero, GB 1947 So dove vado, GB 1945

martedì 26 gennaio, 20.30 martedì 2 febbraio, 20.30 lunedì 8 febbraio, 20.30 THE RED SHOES GONE TO EARTH BLACK NARCISSUS Scarpette rosse, GB 1948 La volpe, GB 1950 Narciso nero, GB 1947

sabato 30 gennaio, 18.00 martedì 9 febbraio, 20.30 lunedì 22 febbraio, 20.30 GONE TO EARTH THE RED SHOES THE RED SHOES La volpe, GB 1950 Scarpette rosse, GB 1948 Scarpette rosse, GB 1948

martedì 2 febbraio, 20.30 martedì 23 febbraio, 20.30 I KNOW WHERE I’M GOING I KNOW WHERE I’M GOING So dove vado, GB 1945 So dove vado, GB 1945

martedì 9 febbraio, 20.30 martedì 2 marzo, 20.30 PEEPING TOM A CANTERBURY TALE L’occhio che uccide Un racconto di Canterbury, GB 1944 Michael Powell, GB 1960 martedì 9 marzo, 20.30 PEEPING TOM L’occhio che uccide Michael Powell, GB 1960 in collaborazione con Lab 80, Bergamo

entrata CHF 10.– / 8.– / 6.– POWELL E PRESSBURGER VITE PARALLELE

Powell e Pressburger: un regista visionario e uno scrittore capace di tener dietro, in sceneggiatura, alle esigenze fantastiche del A CANTERBURY TALE primo. Sarebbe tutto più semplice se la collaborazione ventennale dei due fosse nettamente definibile in questi termini, se il loro Un racconto di Canterbury, GB 1944 fosse uno di quei casi di grande sintonia tra parola e immagine che si verificano talvolta nel cinema, e spesso nel cinema britannico Sceneggiatura: Michael Powell, ; fotografia: Erwin Hillier; scenografia: Alfred Junge; montaggio: John Seabou- (per esempio, e Graham Greene, o e ). In realtà, il rapporto tra Michael Powell ed Emeric rne; musica: Allan Gray; interpreti: John Sweet, , Sheila Sim, Dennis Price, Esmond Knight, Charles Hawtrey, Hay Pressburger è più complesso, più dichiaratamente complesso, anche se le mansioni preminenti restano, rispettivamente, quelle della Petrie; produzione: Powell & Pressburger per The Archers. regia e della sceneggiatura. 35mm, bianco e nero, v.o. inglese st. it., 124’ Quando nel 1943, in The Life and Death of Colonel Blimp, adottano per i titoli di testa la formula “Scritto, prodotto e diretto da Michael In un villaggio vicino a Canterbury, dove imperversa un maniaco che impiastra di colla i capelli delle ragazze, si incontrano un Powell e Emeric Pressburger”, affermano esplicitamente la centralità del lavoro dello sceneggiatore, annullando contemporaneamente sergente americano in licenza (Sweet, un vero soldato americano) che da tempo non riceve lettere dalla sua fidanzata; un sergente le barriere che segmentano il lavoro creativo. Ricorda Powell: “Decidemmo un ordine dei titoli di testa secondo quella che era per inglese (Price) che sognava di fare l’organista e si era adattato a suonare nei cinema; e una ragazza (Sim) della difesa civile, che noi l’importanza: scrittore, produttore e poi regista. Non erano in molti a pensarla così. Personalmente, mi aveva sempre irritato la crede di aver perso in guerra il fidanzato. Durante il viaggio in treno a Canterbury l’imbrattatore, un archeologo (Portman) con maniera in cui sono trattati nel cinema gli scrittori. Ma la nostra decisione nacque spontaneamente e quasi tacitamente”. La formula, qualche complesso edipico alle spalle, confessa le malefatte, ma liete sorprese aspettano tutti gli altri. assolutamente unica nella storia del cinema, dura tredici anni (fino al ritiro dal cinema, nel 1966, di Pressburger) e quattordici La guerra è agli sgoccioli, e Powell e Pressburger girano un film dove si respira già un’aria di pace. L’intreccio è volutamente esile, film, che rappresentano il culmine della poetica del “regista” Michael Powell (con una sola eccezione: quella dello straordinario e per lasciare spazio a una descrizione affettuosa della provincia britannica, dove si scherza sulla convivenza tra americani – igno- famigerato Peeping Tom, che nel 1960 sconvolge l’opinione pubblica e la critica inglesi, per il quale però Powell ha costituito un nuovo ranti di storia – e inglesi – tanto legati al passato da sentire l’eco dei pellegrini del tempo di Chaucer. Pieno di annotazioni deliziose binomio, purtroppo occasionale, con uno sceneggiatore stravagante, Leo Marks). e stravaganti, con i limiti e i pregi dell’opera minore girata senza preoccupazioni. La versione che circola abitualmente è di 95’, ed I compiti sono definiti con chiarezza per tutto il tempo della collaborazione. Pressburger è il narratore (…), senza reali ambizioni è priva di gran parte della sequenza in costume. La nostra è la versione integrale. di regia (dirige da solo un unico film, Twice Upon a Time, nel 1953), con tutta la scontrosa riservatezza dello scrittore puro. Figura tondeggiante, sempre lievemente in secondo piano nelle fotografie che li ritraggono insieme, non ha il divismo spontaneo di Powell: non chiacchiera, non rilascia, per quanto possibile, interviste, non tratta con finanziatori e produttori (a parte il connazionale I KNOW WHERE I’M GOING Alexander Korda), non ama raccontare il suo lavoro e, men che meno, scendere a patti sulle storie che ha pensato e costruito. So dove vado, GB 1945 (…) Dotato di senso dell’umorismo e del paradosso (di tipica marca mitteleuropea), il sornione Pressburger completa Powell non Sceneggiatura: Michael Powell, Emeric Pressburger; fotografia: Erwin Hillier; scenografia: Alfred Junge; montaggio: John Seabou- solo con il professionalismo acquisito in anni di lavoro per il cinema tedesco e francese, ma anche con la cauta curiosità della sua rne; musica: Allan Gray; interpreti: Wendy Hiller, Roger Livesey, George Carney, Pamela Brown, Walter Hudd; produzione: Powell percezione da fresco immigrato della cultura e della società britanniche. Scopre il nuovo e l’insolito (e lo sottolinea senza pudori) in & Pressburger per The Archers. un universo che per il “nativo” rischia di essere ovvio o rimosso. In pratica, Pressburger, con la silenziosa tenacia dell’esule che vuole 35mm, bianco e nero, v.o inglese st. it., 92’ essere accettato ma non travolto dalla cultura che lo ospita, aiuta Powell a mantenere vive quelle suggestioni bizzarre e devianti che Joan Webster (Hiller), venticinque anni, non ha mai avuto esitazioni nella sua vita: e si infuria quando il cattivo tempo le impedisce rappresentano uno degli elementi di fascino della cultura britannica, ma che sono tradizionalmente bandite dalla rigida educazione di raggiungere l’isola di Killoran, nelle Ebridi, dove deve sposare uno stagionato e ricco industriale. Ma la sosta forzata le fa cono- e dall’establishment. (…) scere l’affabile Torquil (Livesey), tra l’altro signore del luogo: finirà col cambiare i suoi progetti. Pressburger, l’ungherese fantasioso che si era abituato nel suo paese e in Germania a scrivere le sceneggiature non in forma di Powell e Pressburger fanno risuonare echi imprevisti in un racconto apparentemente lineare e senza pretese: l’amore di Joan e scene e di dialoghi ma come complicati racconti per metafore e immagini, è il contraltare ideale con cui il regista Powell confronta Torquil diventa infatti una favola sulla predestinazione, mentre il paesaggio selvaggio, con tempeste e vortici marini, fornisce uno la propria stravaganza percettiva. Sostanzialmente disinteressato a qualsiasi utilizzazione “civile” del cinema (e, quindi, all’impianto scenario da passione romantica, in felice contrasto coi toni prevalenti dell’ironia e della leggerezza. Stravagante rispetto all’in- realistico o teatrale), Powell affronta il suo lavoro con lo stesso entusiasmo affascinato con il quale, da piccolo, soggiaceva alle fan- treccio, ma assai divertente, la sequenza onirica all’inizio, dove Joan sogna un paesaggio scozzese le cui colline sono coperte di tasie cinematografiche altrui. (…) Aiutato dalla sua naturale propensione all’affabulazione, Powell sviluppa e coltiva una personalità tessuto – appunto – scozzese. La sequenza iniziale (dove i titoli di testa appaiono nei luoghi più impensati) è più vertiginosa di piuttosto anomala nel suo paese: da un lato, si propone come autore, senza per questo enfatizzare la dimensione sociale del cinema quella di un film dei fratelli Coen. Conosciuto anche col titoloSo dove sto andando. (e questo, in pieno documentarismo prima e nel bel mezzo dello sforzo bellico poi); dall’altro, sottolinea sempre l’aspetto tecnico del mestiere di regista. (…) La tecnica serve per dar corpo ai sogni e l’autorialità passa attraverso essa. Strumento indispensabile della regia, la tecnica racchiude in se stessa il diabolico e il logico, concretizza l’astrazione più folle. (…) BLACK NARCISSUS Molto amati da Korda (che era abbastanza eccentrico da apprezzare e ricercare nei suoi autori doti di stravaganza e affabulazione), Narciso nero, GB 1947 trascurati, liquidati con sufficienza o apertamente osteggiati dai critici, seguiti con notevole entusiasmo dal pubblico della loro epoca, Sceneggiatura: Michael Powell, Emeric Pressburger, dal romanzo omonimo di Rumer Godden; fotografia: Jack Cardiff; scenografia: Powell e Pressburger, deviando con decisione dalle traiettorie dominanti, hanno creato il nucleo autoriale più coerente e duraturo Alfred Junge; montaggio: Reginald Mills; musica: Brian Easdale; interpreti: Deborah Kerr, David Farrar, Flora Robson, Sabu (Sabu della storia del cinema britannico, l’unico in grado di competere con quello dei grandi maestri europei e americani sul piano delle Dastagir), Jean Simmons, Kathleen Byron; produzione: Powell & Pressburger per The Archers. suggestioni visive e tematiche e della ricchezza stilistica. Miravano a un cinema “totale”, sintesi di tutte le arti e di tutte le tecniche, in 35mm, colore, v.o. inglese st. it., 100’ armonica sintonia con l’universo psichico del pubblico. (…) “Io non sono un regista con uno stile personale”, ha detto Powell. “Io sono Una missione di suore inglesi, mandata ad aprire un convento sull’Himalaya, deve far fronte alle difficoltà materiali e alle tentazioni il cinema. Sono cresciuto con e attraverso il cinema; tutto quello che ho imparato l’ho imparato dal cinema; se mi sono interessato della carne. Dopo che una sua conversa (Byron), innamorata di un residente inglese (Farrar), impazzisce, la superiora, madre alla pittura, alla letteratura, alla musica, è stato grazie al cinema. Così, quando faccio un film come Peeping Tom, io sono il cinema. Clodagh (Kerr), deve ammettere la sua sconfitta e abbandonare la missione. E solo qualcuno come me può fare Peeping Tom, perché è necessario identificarsi di più con ilcinema che con un mondo personale”. Opulento melodramma pieno di sottintesi erotici e di amori impossibili, sceneggiato dai registi a partire dal romanzo omonimo di Rumer Godden, costruito con una straordinaria abilità per le ellissi e tutto giocato sui contrasti: Inghilterra e India, ragione (da Emanuela Martini, Powell & Pressburger, Firenze, La Nuova Italia, 1988) e natura, sacrificio e piacere, repressione e lussuria, educazione e istinto (ma anche molto più concretamente, in una scena delirante e sensualissima, il rossetto che si mette la conversa impazzita e il libro di preghiere che le vuol leggere la superiora). Ancor oggi straordinaria la cornice esotica completamente ricostruita in studio, unico modo che i registi avevano per controllare Questo omaggio a Powell & Pressburger rientra nella tradizione dei cineclub ticinesi di allestire, all’inizio di ogni nuovo anno, una perfettamente lo stile sontuoso e fiammeggiante del film. Oscar alle scenografie (Alfred Junge) e alla fotografia (Jack Cardiff). vetrina su momenti importanti della storia del cinema, che affianchi e completi le annuali rassegne a scadenza mensile (come in Conturbante l’interpretazione della peccatrice indigena offerta dalla Simmons. Le scene in cui la superiora ripensa al periodo in questa stagione quella dedicata a Fritz Lang). In passato è stata la volta della Commedia sofisticata degli anni ’30 e ’40 (2005), de cui non aveva ancora preso i voti e sperava di sposarsi furono censurate nell’edizione americana del dopoguerra. Qui presentiamo Lo specchio scuro (il noir classico hollywoodiano), di Billy Wilder (2008) e di Ernst Lubitsch (2009). Tutte queste rassegne sono la versione originale. state possibili grazie alla collaborazione con la Lab 80 di Bergamo, che ci ha fornito molte pellicole ormai difficilmente reperibili sul mercato. Anche quest’anno sette film su otto vengono da Bergamo: oltre che ringraziare gli amici della Lab 80, non possiamo che elogiare il lavoro di questo manipolo di autentici cinefili che (forse gli unici in Italia) si dedicano alla diffusione del cinema di qualità THE RED SHOES attraverso copie in 35mm in versione originale con sottotitoli. Scarpette rosse, GB 1948 Finora ci si era mossi nell’immenso bacino del cinema classico hollywoodiano, la fabbrica dei sogni. Questa volta il nostro viaggio Sceneggiatura: Michael Powell, Emeric Pressburger, dal racconto di Hans Christian Andersen; fotografia: Jack Cardiff; effetti ci porta nella Gran Bretagna degli anni della guerra e di quelli immediatamente successivi. Magari non tutti conoscono il cinema di speciali: F. George Dunn; scenografia: Arthur Lawson; coreografia: Robert Helpmann; montaggio: Reginald Mills; musica: Brian questi due geniali creatori di storie ed è anche possibile che alcuni dei nostri abituali spettatori non li abbiano nemmeno mai sentiti Easdale; interpreti: Moira Shearer, Marius Goring, Anton Walbrook, Jean Short, Gordon Littman; produzione: Powell & Pressburger nominare. La cosa non deve sorprendere, sia perché Hollywood ha ormai da lungo tempo monopolizzato la costruzione dell’immagi- per The Archers. nario cinematografico collettivo (e l’Europa vi concorre in parte solo con le glorie del passato ottenute dal cinema di pochi paesi: la 35mm, colore, v.o. inglese st. it., 133’ Germania dell’espressionismo, la Francia del realismo poetico, l’Italia del neorealismo, l’Unione sovietica del cinema rivoluzionario) sia Il direttore (Walbrook) di un’importante compagnia di danza classica ingaggia una giovanissima e dotata ballerina (Shearer). perché i film di Powell & Pressburger sono stati per decenni considerati dalla critica come opere non degne di particolare attenzione, Ottenuto il successo con il balletto che dà il titolo al film, la ragazza si fa convincere dal fidanzato compositore (Goring) a lasciare nel migliore dei casi come prodotti tecnicamente brillanti ma privi di impronta autoriale, o come spettacoli divertenti ma adatti solo il palcoscenico, ma poi vi ritorna, posseduta dal demone della danza. per un pubblico poco raffinato. La riscoperta e la rilettura dell’opera dei due cineasti avviene solo a partire dalla seconda metà degli Un melodramma perfetto, osannato dal pubblico, amatissimo da molti registi (Coppola, Scorsese, De Palma) e imitato da altri anni Sessanta, dopo l’interesse e le polemiche suscitati da quel film conturbante che è Peeping Tom (1960), realizzato dal solo (Gene Kelly in Un americano a Parigi), nel quale “i trucchi scorrono impercettibili al di sotto della messa in scena melodrammatica, Powell quando il sodalizio tra i due era ormai finito da tempo. Solo nel 1971 il National Film Theatre di Londra renderà omaggio alla l’astrazione stilistica si fa palese solo nella sequenza dichiaratamente irreale del balletto e le convenzioni e il buon senso vengono loro opera con un’importante retrospettiva, che sarà seguita da molte altre in altri paesi d’Europa, fra le quali è giusto ricordare quella negati dalla stessa fluida eleganza del racconto (E. Martini). Perfetto, ma non convenzionale: in equilibrio tra romanticismo e del Festival di Locarno nel 1982. Alla sacrosanta rivalutazione dell’opera dei due contribuì poi non poco l’appassionato interesse maledettismo, stabilisce un triangolo amoroso dove il vertice è occupato dall’arte, in nome della quale si può anche morire. La dimostrato nei loro confronti, a partire dagli anni ’80, da cineasti come Martin Scorsese, Brian De Palma e Francis Ford Coppola sceneggiatura di Pressburger, ispirata da una favola di Andersen, fu scritta nel 1939 su commissione di Alex Korda, che però (Powell alla fine della sua carriera lavorerà anche agli Zoetrope Studios di quest’ultimo, prima del loro fallimento): Scorsese e Coppola accantonò il progetto. Dopo la guerra Pressburger comprò i diritti del proprio copione e con Powell allestì una vera compagnia di si impegneranno personalmente nel restauro e nella diffusione dei loro film anche negli Stati Uniti, perché convinti ed ammaliati dal danza, con al centro la stella del balletto britannico Moira Shearer. Si aggiudicarono l’Oscar sia la colonna sonora di Brian Easdale loro modo di intendere “la conoscenza come diretta conseguenza della visione e della visionarietà” (1). Quindi, buona visione e buona che le scenografie e i costumi di Hein Hockroth, suggestiva combinazione di espressionismo e astrattismo. L’accesa fotografia conoscenza a tutti! è di Jack Cardiff. Nella storia del cinema, pochissime volte racconto popolare e sperimentazione hanno trovato un così magico punto d’incontro. (Michele Dell’Ambrogio, Circolo del cinema Bellinzona)

(1) Stefano Della Casa, Cinema inglese del dopoguerra, in Storia del cinema mondiale, III*, Torino, Einaudi, 2000 GONE TO EARTH La volpe, GB 1950 Sceneggiatura: Michael Powell, Emeric Pressburger, dal romanzo Tornata alla terra di Mary Webb; fotografia: Christopher Challis; 49TH PARALLEL scenografia: Arthur Lawson; montaggio: Reginald Mills; musica: Brian Easdale; interpreti: Jennifer Jones, Cyril Cusack, David Gli invasori Farrar, Sybil Thorndike, Hugh Griffith, Edward Chapman; produzione: D.O. Selznick per LFP/Vanguard. Michael Powell, GB 1941 35mm, colore, v.o. inglese st. it., 110’ Sceneggiatura: Emeric Pressburger, Rodney Ackland; fotografia: Frederick Young; scenografia: David Rawnsley; montaggio: David Hazel (Jones), una ragazza gallese dallo spirito selvaggio e amante della natura, sposa un curato impotente (Cusack), e cade Lean; musica: Ralph Vaughan Williams; interpreti: Eric Portman, Richard Gorge, Raymond Lovell, Glynis Johns, Leslie Howard, poi tra le braccia di un uomo violento e crudele (Farrar). La situazione precipita quando lui dà la caccia alla volpe che lei aveva , Anton Walbrook, Raymond Massey; produzione: Michael Powell per Ortus Films/Ministero dell’informazione. addomesticato. “Sembra che il mondo sia una grande tagliola, e che noi ci siamo in mezzo”, dice lei. 35mm, bianco e nero, v.o. inglese st. it., 123’ Uno “scavo lucido dentro gli stereotipi della drammaturgia romantica” (E. Martini) nutrito di suggestioni panteistiche. Incompreso Sei marinai tedeschi, scampati sulle coste del Canada dall’affondamento del loro sottomarino, attraversano il paese guidati da un all’epoca della sua uscita e tratto dal romanzo (in costume) Tornata alla terra di Mary Webb (sceneggiato dai due registi), è fanatico ufficiale hitleriano (Portman), commettendo violenze d’ogni genere per raggiungere il 49. parallelo e arrivare così negli Stati invece uno dei vertici dello stile fiammeggiante di Powell e Pressburger. Il produttore David O. Selznick, marito della Jones, fece Uniti, allora ancora neutrali. rigirare a Robert Mamoulian alcune scene per la versione americana (intitolata The Wild Earth) di 82’, che è poi quella che circola Prodotto con chiari intenti propagandistici, il film utilizza l’ambientazione canadese e la varietà della sua popolazione per mettere comunemente. La versione originale che qui presentiamo è stata restaurata nel 1986. in scena una unanime contrapposizione alla barbarie dei nazisti che vengono eliminati, simbolicamente, dai diversi rappresentanti di questo cosmopolitismo: Johnnie, il trapper francese (Olivier); Peter, il capo della comunità tedesca utterita (Walbrook); l’inglese Philip (Howard); il canadese Andy (Massey); i pellerossa delle Three Sisters Mountains. La sceneggiatura di Emeric Pressburger (e PEEPING TOM la regia di Powell), comunque, si preoccupano di evitare ogni facile effetto melodrammatico, utilizzando la miglior tradizione culturale L’occhio che uccide britannica (rispetto degli altri, elogio del “quieto lasciar vivere”) per evitare le schematizzazioni e arrivare a dire che non tutti i tede- Michael Powell, GB 1960 schi sono nazisti e alcuni di questi sono persino riscattabili, ottenendo così “uno dei film di propaganda bellica più bizzarri e ricchi di Sceneggiatura: Leo Marks; fotografia: Otto Heller; scenografia: Arthur Lawson; montaggio: Noreen Ackland; musica: Brian Easdale, sfumature sotterranee prodotti dal cinema (non solo inglese) di quegli anni” (E. Martini). Oscar per il miglior soggetto a Pressburger. Wally Stott; interpreti: Carl Boehm (Karl Böhm), Moira Shearer, Anna Massey, Maxine Audley, Brenda Bruce, Martin Miller, Nigel Davenport, Michael Powell, Columba Powell; produzione: Michael Powell per Theatre (MP). 35mm, colore, v.o. inglese st. f/t, 109’ THE LIFE AND DEATH OF COLONEL BLIMP Torturato in gioventù dal padre che lo usava come cavia per esperimenti sulle reazioni alla paura, il giovane cineoperatore Mark Duello a Berlino, GB 1943 Lewis (Boehm) ammazza le ragazze che riprende, facendo in modo che le vittime si vedano allo specchio un attimo prima di morire. Sceneggiatura: Michael Powell, Emeric Pressburger; fotografia: Georges Périnal; montaggio: John Seabourne; musica: Allan Gray; Geniale saggio sul cinema come voyeurismo, pulsione necrofila e insieme scopofila (il bisogno morboso di contemplare), capace di interpreti: Roger Livesey, Anton Walbrook, Deborah Kerr, John Laurie, James McKechnie; produzione: Powell & Pressburger per legare indissolubilmente Eros e Thanatos, il film, scritto da Leo Marks, è chiaramente una metafora sull’arte della visione (come lo The Archers. era stato La finestra sul cortile, ma qui molto più crudele e imbarazzante), che Powell dissemina di “allusioni generali specifiche 35mm, colore, v.o. inglese st. it., 163’ al cinema, di stoccate malevole al perbenismo bigotto e, soprattutto, di riferimenti personali” (E. Martini): il protagonista veste la Dopo il duello per difendere l’onore dei rispettivi paesi, che li contrappone nella Berlino di inizio secolo, l’ufficiale inglese Clive giacca marroncina e il montgomery che sono stati per anni la divisa di Powell; questi appare brevemente nella parte del padre del Candy (Livesey) e quello tedesco Theo Kretschmar-Schuldorff (Walbrook) diventano amici per la vita. Sapranno conservare il protagonista e affida a suo figlio Columba il ruolo di Mark bambino. Clamorosamente sottovalutato all’epoca della sua uscita (un rispetto reciproco a dispetto dei sommovimenti politici (due guerre mondiali, l’avvento del nazismo) e si ritrovano ormai vecchi a critico britannico scrisse che si sarebbe dovuto “prenderlo con la paletta e buttarlo subito nella fogna più vicina”), sprizza in realtà ricordare il passato. intelligenza da ogni scena, oltre a rappresentare una sorta di punto di partenza per il thriller moderno, da Brian De Palma in poi. Primo (di dodici) film “scritto, prodotto e diretto” dai due registi con la propria casa di produzione, The Archers, è il “maggior affresco romantico mai realizzato nel cinema britannico” (E. Martini). Costruito con una struttura a flashback, il film racconta la storia di un uomo e del suo paese ma soprattutto quella di alcuni valori (l’onore, lo spirito di casta, l’amore) che la cultura del Schede tratte da Il Mereghetti. Dizionario dei film 2008, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2007, con integrazioni per i dati tecnici da ventesimo secolo sembra aver messo in crisi. E lo fa con una libertà di invenzioni e una fantasia narrativa (la panoramica ascen- Powell & Pressburger, Textes et iconographie réunis par Roland Cosandey, Locarno, Éditions du Festival, 1982, da Emanuela Martini, dente e discendente con cui è raccontato il duello a Berlino, il salto temporale che accompagna la nuotata in piscina di Clive) che Powell & Pressburger, Firenze, La Nuova Italia 1989, e da Fernaldo Di Giammatteo, Nuovo dizionario universale del cinema. I film, sconcertarono i critici contemporanei ma la cui forza visionaria oggi è unanimemente riconosciuta. Così come era molto in anticipo Roma, Editori Riuniti, 1994. sui tempi la capacità del film di scavare “sotto il compassato silenzio del riserbo britannico per far emergere passioni, debolezze, ingenuità, perversioni, malattie dell’anima e languori che non erano necessariamente etici, positivi o educativi” (idem). Deborah Kerr interpreta tre personaggi – Edith (la moglie di Theo), Barbara (moglie di Clive) e Angela (autista di Clive) – tre volti della stessa donna amata dai due amici (e amata nella realtà da Powell). Il film ebbe molti problemi con la censura (attivata direttamente da Churchill) perché il titolo sembrava ricordare il protagonista di una striscia antimilitarista, disegnata negli anni Trenta e Quaranta da David Low, e perché Theo è descritto come un “tedesco buono”, figura inaccettabile durante la guerra (anche se la commovente scena dell’ufficiale interrogato dalle autorità inglesi allo scoppio della seconda guerra mondiale rende ridicola ogni accusa di disfattismo). Una delle conseguenze fu che Laurence Olivier, che doveva interpretare Clive Candy, non ottenne il permesso che lo esentava dal servizio militare attivo; l’altra, che il film fu distribuito all’estero con notevoli tagli. La versione che presentiamo è comunque quella originale.